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il punto
Quo vadis veritas? A Dio non piace la Filosofia. E non gli può piacere come agli esseri umani non piace la psicologia quando ne sono oggetto. Quindi si capisce come alla famosa domanda di Pilato “Quid est Veritas?” Cristo volle rispondere come se gli fosse stato chiesto “chi” è la verità e non “che cosa” è la verità. “Ego sum Veritas”. Punto. E chi non gli basta si attacca. Ma qui viene il bello, perché (ovviamente) Cristo aveva ragione. La verità, sia essa maiuscola o minuscola, porta certo un tratto di ineludibile oggettività che è base di qualunque descrizione ne si voglia poi dare. Ma non è tutto qui. Perchè la verità ha anche un’anima. Altrimenti non sarebbe possibile distinguere tra un corpo morto ed uno vivo, perché entrambi sono oggettivamente identici. Allora si tratta di distinguere tra verità passata e verità futura ed, ulteriormente, tra verità conosciuta e verità sconosciuta (o non ancora conosciuta). Non mi vorrei addentrare in risvolti psicologici, qui davvero pericolosissimi, ma la verità è come il famoso oggetto che sta in mezzo ad un cerchio di persone. Ciascuno vede la sua parte ma non accetta la visione altrui, perché l’oggetto è uno solo ma i soggetti che pretendono (anche a ragione) di possederne una visione chiara, ne hanno una visione altrettanto chiaramente parziale. Eppure l’oggetto è uno solo. Tragicamente tridimensionale. Ed il problema è proprio questa tridimensionalità di tutto ciò che accade. Più è forte la luce speculativa e più diviene scura ed illeggibile l’ombra che ne consegue. Leggere le ombre è essenziale quanto leggere la luce, per chi volesse essere intellettualmente onesto. Ma a che cosa serve la verità? In effetti non serve a niente. La verità è tutto ciò che è, né altro può esistere che non sia vero. Anche l’inganno ha una sua
Si parla tanto dell’amore ma poi, diciamocelo, non lo si considera un gran ché. L’amore è per gli illusi, l’amore è per gli ingenui, l’amore è – in una parola per gli sciocchi. Dall’amor che muove il sole e l’altre stelle di Dante siamo caduti a un sentimento per bimbiminkia che comprano orsetti rosa, si mandano smiles idioti su whatsup e si dedicano orrende canzoni-poltiglia tutte uguali che vengono vomitate da programmi televisivi per giovani che erano vecchi quando mio nonno era giovane, ma che continuano a spacciarsi come cose “innovative”, “cool” e “per giovani” come se nulla fosse. “Dov’è finito l’amore?” cantavano i Black Eyes Peas nel loro primo pezzo. La domanda, effettivamente, è lecita. Dov’è finito l’amor che muove il sole e l’altre stelle? Perché bene o male tutto è mosso dall’amore; chi non ama niente non fa niente, perché se non ama niente non vuole ottenere niente. Ecco. Allora... verso cosa si è rivolto oggi l’amore? Soldi? Oggetti? Cosa amiamo oggi che l’amore per le persone dell’altro sesso è divento un prodotto usa e getta, o un banale strumento per fare esperienza della vita? Cosa amiamo oggi? Chi amiamo? Siamo ancora in grado di attingere all’amor che muove il sole e l’altre stelle e creare relazioni vere e profonde, oggi che in Italia è uno sport più praticato del calcio? E se lo abbiamo perso, se l’amor che muove il sole e l’altre stelle è sparito per sempre... siamo ancora in grado di muoverci? Di fare cose? Di produrre cose? Di essere felici?
parte nella verità. Ma a ben guardare sta qui la differenza tra verità passata e futura, così come tra quella conosciuta e quella ancora da conoscere. L’anima della verità direi che si affaccia al mondo nelle mani della più inaffidabile levatrice, cioè la Menzogna. Pensiamoci bene. A chi interesserebbe ragionare sulla verità se questa non si discostasse mai, per le strade del mondo, dalla propria (ineludibile ma velata) purissima oggettività? Sono la menzogna e l’inganno a darne un profilo soggettivo. L’inganno rivolto agli altri ma anche e prima di tutto a se stessi. Il concetto stesso di “giustificazione”, non è forse l’intento dichiarato di voler far prevalere la soggettività sulla oggettività di un avvenimento? Anche http://www.FaceBook.com/GuidoGiacomoGattai Dio giustifica (si spera)… oltre la comune sopportabilità del dolore. La reMa non mi importa qui, ai fini del presente ragionamento. Quello che veramente è impor- altà diventa un gioco e, segnatamente, il gioco di tante, almeno per me, è l’effetto “drammaticizzante” un bambino sadico e masochista al tempo stesdella menzogna rispetto alla verità che di per sé, guar- so, perché razzola senza rispetto tra i sentimenti dando al passato, sarebbe immobile. Ciò che è stato è propri ed altrui alla ricerca dell’ombra. stato. Punto. Oppure no, se ancora non lo sai, ma ca- Qui muore l’interesse per la verità in sé e per la somai solamente lo sospetti. Oppure se già lo sai, ma tragedia o dramma umano che ineluttabilmente porta con sé. Qui nessuno sopravvive a se stesso, nessuno sa che lo sai. La verità nascosta è la cosa più divertente che esista. perché bisogna morire per propria mano per apCostringe chi la vuol cogliere al gioco più divertente che prezzare la vita per quel che è. Qui nasce il senso esista. Come ho detto, ciò che è stato è stato, ma voler del grottesco, il principio ed il principe del catportare alla luce questo grasso tartufo maleodorante di tivo gusto, colui che bussa ed irrompe nella falsa chiuso è un gioco per pochi, soprattutto quando è stato quiete di ogni tomba. E nasce dall’aver superato nascosto ad arte perché non venisse scoperto. Questo è la tragedia della verità oggettiva cui ineluttail senso della tragedia; molti piangono e pochi cercano bilmente si avviluppa la scala a chiocciola della oltre le lacrime per paura di doverne piangere molte di menzogna. più. Ma quei pochi sono quelli che amo, perché è qui Saper ridere di ciò che non farebbe ridere nese solo qui che la verità viene strappata alla scienza e suno. Ridere rigorosamente come personaggio diventa arte, cessando di essere solamente dramma e di un dramma, non ponendosi fuori o al di sopra condanna. In realtà divenendo qualche cosa che va ben del dramma stesso. Ridere perché si è colta la
Guido Giacomo Gattai