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Stefanelli

Stefanelli

FAST ANIMALS AND SLOW KIDS

Un nuovo singolo, “Cosa ci direbbe”, e il primo featuring della carriera, insieme a Willie Peyote, per la band umbra, che freme in attesa di una ripresa dei live. E pensa al nuovo album...

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“Appena ci sarà la possibilità di suonare dal vivo lo faremo. Perché per una band come la nostra che ha tanti anni di gavetta alle spalle. Ma soprattutto negli ultimi sette anni non ci è mai capitato di non andare in tour. Quindi la mancanza è davvero fisica. È quasi come aver perso un pezzo di noi stessi, come aver perso completamente una parte di noi che ci definiva tantissimo. Appena ci sarà la

possibilità cercheremo di tornare sul palco. Anche perché dietro di noi c’è un discorso di operatori, maestranze dello spettacolo che ci seguono da una vita. Abbiamo iniziato insieme e con noi si sono evoluti, in termini professionali, quindi vediamo la loro difficoltà come la nostra giornalmente”. A raccontare tutto questo è Aimone Romizi, cantante e frontman dei Fast Animals & Slow Kids, che risponde insieme alla band in conferenza via Zoom per raccontare del nuovo singolo, Cosa ci direbbe, che vede il primo featuring della carriera della band, quello con Willie Peyote.

L’ambiente indie è tutto popolato di interazioni tra i principali esponenti e Willie Peyote stesso è uno che ha collaborato con tanti artisti. Voi no, siete sempre stati un po’ per i fatti vostri. Quindi perché ora e perché Willie?

A parte “perché con Willie”, tutto il resto ce lo stiamo cercando di figurare anche noi in questi giorni di chiacchiere… Perché non abbiamo mai collaborato prima? Non ce lo siamo mai chiesti ma ce lo chiediamo ora. La realtà è che, forse e in un breve slancio di psicanalisi di basso livello, probabilmente non ci sentivamo pronti prima. Siamo una band molto concentrata quasi a scudo su noi stessi. Considera che gli album, a parte l’ultimo, li abbiamo registrati in una casa, davanti al lago di Montepulciano, da soli. Solo noi, stavamo lì per un mese, uno suonava e l’altro registrava. Forse ci siamo chiusi a riccio perché volevamo definirci. Magari non ci sentivamo anche pronti. Una cosa importante quando si va a collaborare con qualcun altro è che devi sentirti all’altezza di poterlo fare. In termini sia tecnici sia mentali, di pensiero. Quello che mi viene da dire è che non ci sentivamo pronti psicologicamente o non avevamo le spalle abbastanza larghe per confrontarci con un altro artista in generale. Oltre a tutto questo abbiamo anche pensato al fatto che c’è una componente legata all’ultimo anno: ci siamo chiusi così tanto che forse ci è venuta la voglia di incontrare,

di parlare con gli altri, di stare con gli altri. Di vivere la musica con qualcuno che è come noi, per cui la musica è tutta la vita, proprio come lo è per noi. Quindi queste sono due buone ragioni, però non ti saprei dire perché non è venuto prima. È venuto adesso e adesso eravamo pronti.

E perché proprio Willie?

Be’ lì è abbastanza semplice: nel momento in cui ti vai a confrontare con una cosa per noi così nuova come un feat. vuoi cadere sul morbido, vuoi atterrare sul tranquillo, quindi abbiamo chiamato un amico. Avevamo bisogno di qualcuno che capisse il testo e al quale empaticamente spiegare da dove derivava tutto questo. Ci sono anche cose intime dentro a tutto questo. Con Willie siamo amici e ci sentiamo a prescindere. Ci sono state delle lunghe telefonate in cui ci spiegavamo. E lui mi diceva: “Allora io la vorrei prendere da questo punto di vista”. E io: “No, secondo me più da questo…” e abbiamo trovato una sintesi tranquilla come avviene tra amici in cui ti puoi dire tutto. In più di Willie a noi piace che è un artista che stimiamo molto dal punto di vista musicale e come artista e che c’è molta musica suonata in quello che fa (Aimone dice che è un artista molto “suonato” ma messa poi giù per iscritto non “suonava” benissimo, ecco Ndr) e chi l’ha visto dal vivo può capire quello che intendo. Ma soprattutto c’è un’unione di serietà, di professionalità dietro al discorso musica. Willie è una persona che si prende sul serio e questa serietà la traspone anche in musica. Noi ci prendiamo meno sul serio di Willie però da un punto di vista musicale la vediamo allo stesso modo. Quindi anche questo ci ha portato a una condivisione molto proficua, l’abbiamo presa seriamente, siamo andati a registrarla in studio, lui è andato a registrarla, e questo in un periodo anche per Willie difficile perché comunque era a Sanremo, c’era una grande pressione. Ma si è comportato da amico e al tempo stesso è stato la persona seria e professionale che ci aspettavamo di trovare.

L’ultima volta che ci siamo sen-

titi avevate un po’ di ritegno nel parlare di un prossimo album futuro. È ancora così oppure avete fatto sufficienti passi avanti da aver voglia di raccontare qualcosa in merito?

No, in realtà siamo sempre su questa sospensione. Io vorrei dirti che esce domani un disco e che dopodomani andiamo in tour. Ma chi è che non vorrebbe? È solo che è stupido, perché ogni volta c’è qualcosa che lo fa saltare o lo pospone in avanti. E allora preferiamo, come scelta, fare quello che stiamo facendo adesso: siamo sicuri che uscirà il singolo e quindi siamo qui a parlare del tema, della band e del percorso di lancio in futuro. Però è una cosa concreta. Un disco, farlo uscire ora per una band come la nostra, che si incentra tantissimo sul live (per noi fare un disco e non fare il live è come non aver fatto il disco), quindi da quel punto di vista finché non ci sarà certezza sul come e sul quando si potrà portare dal vivo c’è tanta reticenza ad annunciare qualcosa. È evidente che siamo pieni di pezzi e che li vogliamo registrare e che li continuiamo a fare e a registrare. Ma li continuiamo a fare proprio, scriviamo un pezzo ogni due settimane, questo è evidente perché c’è una voglia assoluta. Però non ce la sentiamo di dire esce il disco qui perché boh…

Quindi alla fine uscirà un doppio…

Esatto! O triplo, dipende da quanto tempo passa! Il disco più noioso del mondo…

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