![](https://assets.isu.pub/document-structure/210429075119-cf98a8d53cd23bb86c00050a5cecb19e/v1/a4a3f6ef11a3daa512abc5892c622d6c.jpg?width=720&quality=85%2C50)
6 minute read
Vea
from TRAKS MAGAZINE #42
by Fabio Alcini
“Sei chi non sei” è il titolo del nuovo disco della cantautrice e porta con sé cambiamenti, desideri e molte speranze di tornare a suonare dal vivo
![](https://assets.isu.pub/document-structure/210429075119-cf98a8d53cd23bb86c00050a5cecb19e/v1/4bd72e31edd00c97a97c2bbb9d3fdc4d.jpg?width=720&quality=85%2C50)
Advertisement
Ciao Vea, partiamo dal titolo del tuo disco, Sei chi non sei. Ce lo spieghi?
È il titolo della prima traccia dell’album, una canzone scritta per un amico, che si stava lasciando sfuggire di mano la sua vita, affidandosi totalmente alla ragione, senza mai piegarsi all’istinto. A distanza di anni (eh sì l’ho scritta da un po’), ho capito che parla anche a me, di me e quindi...un nuovo disco doveva farsi portatore in qualche modo di questa consapevolezza.
Hai cambiato stile rispetto al tuo ep precedente. Perché hai avvertito questa esigenza?
l’intervista
Non è stata una scelta. Ho iniziato a scrivere e a pensare al suono in maniera differente, molto più intima e delicata... senza una specifica volontà. Quando ho iniziato a percepire questo cambiamento, ho deciso semplicemente di esplorarlo il più possibile. La mia esigenza è stata più che altro quella d’incontrare il cambiamento e accoglierlo.
Hai deciso di esporti molto anche fisicamente in questi mesi. Ci racconti questa scelta?
Credo che questa domanda faccia riferimento al video di “Esplosa”. L’idea del video è nata come ispirazione dal testo stesso. Ho sottolineato l’aspetto della rinascita dal dolore, mettendo a nudo il mio corpo, mostrando a tutti la mia pelle. È vero, ci ho messo più che la faccia, ma in realtà non si tratta di me, quel corpo non è il mio... è una rappresentazione che vuole
esprimere un messaggio che coinvolga più anime possibili. Lo stesso vale per le canzoni...
Sei stata anche molto attiva sui social con vari progetti. Avendo il “polso” della situazione anche dei tuoi colleghi, come pensi che stiano i musicisti italiani oggi?
Sì, ho cercato di rimanere in contatto con la realtà e con i miei compagni di viaggio...entrando anche un po’ nell’intimità dei pensieri. C’è chi sta benissimo e chi è sotto un treno. Forse il musicista è tra i professionisti più avvezzi alle altalene emotive e lavorative, ma adesso siamo veramente arrivati al limite. I musicisti Italiani (e parlo dei big) hanno il dovere, secondo me, di farsi carico di molte rivendicazioni che riguardano tutto il settore, cogliendo l’occasione di arrivare diretti come un palo in faccia al grande pubblico. Mi viene da pensare: “che effetto avrebbe fatto l’operazione Ultimo Concerto sul palco di Sanremo?”
Quali sono i tuoi progetti per il futuro prossimo?
Ricordarmi come si suona con la mia band e per un pubblico. Abbiamo già iniziato a imbastire il live e non vediamo l’ora di farvelo ascoltare!
![](https://assets.isu.pub/document-structure/210429075119-cf98a8d53cd23bb86c00050a5cecb19e/v1/d11f690189c24564f26e631dd175c38a.jpg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/210429075119-cf98a8d53cd23bb86c00050a5cecb19e/v1/55e7fc5e8e20c3f9aae2578c9c76c373.jpg?width=720&quality=85%2C50)
IL WEDDING KOLLEKTIV
“BRODO” è il nuovo mini-lp del collettivo, con poca attenzione ai generi e molta alla musica e alle sue virtù terapeutiche
![](https://assets.isu.pub/document-structure/210429075119-cf98a8d53cd23bb86c00050a5cecb19e/v1/303224553c683c4c64d3cf0589d70a21.jpg?width=720&quality=85%2C50)
Chi è e come nasce il Wedding Kollektiv?
Il Wedding Kollektiv nasce nel 2017, a Berlino, nel quartiere di Wedding (da qui il nome di questo che più che un gruppo è un progetto musicale), nasce perché a un certo punto nella propria vita si può sentire il bisogno e la necessità di utilizzare la musica per lenire delle ferite, per comunicare (con se stessi e con gli altri), per far si che attraverso la musica e le interazioni personali che essa genera una disavventura si possa trasformare in una avventura bella, soddisfacente e rigenerante.
“Brodo” è un mini lp che concentra influenze diverse e poca attenzione ai “generi” classicamente concepiti. Quali sono state le fonti di ispirazione?
Scriviamo musica, la suoniamo, la pubblichiamo tutti da molti anni, decenni. Da sempre quel che ha caratterizzato i nostri lavori musicali (che siano stati i dischi dei Gronge o dei Roseluxx, piuttosto che quelli dei Goah o le performance berlinesi di Inke Kühl) è stata la volontà di andare oltre ogni classificazione sonora, Ascoltiamo tanta musica da sempre, siamo musicalmente onnivori e quel che facciamo quando componiamo è prendere ciò che ci piace e utilizzarlo, spesso decontestualizzandolo, sovrapponendo e mischiando idee che provengono dagli ascolti più disparati. In ogni battuta di ogni canzone c’è un qualcosa dovuto ad un’ispirazione, ad un riferimento, non sempre di cose che ci piacciono ma sempre di cose che riteniamo funzionali al singolo pezzo e alla singola battuta. Potremmo elencarti gruppi rock storici che amiamo visceralmente come gli Stereolab o altri, ma preferiamo che sia chi ascolta a “cercare la fonte” e costruirsi le sue linee di congiunzione, un suo BRODO. Siamo alla ricerca della canzone pop perfetta, che sappiamo non scriveremo mai, ma è bello quotidianamente provare a farlo mischiando le cose che ci
l’intervista
![](https://assets.isu.pub/document-structure/210429075119-cf98a8d53cd23bb86c00050a5cecb19e/v1/0d90713f82ccb68dcf89e8148ba009a6.jpg?width=720&quality=85%2C50)
piacciono: da Bach a Beck.
Dite che “le cinque canzoni nascono da un uso terapeutico della composizione musicale”: ci spiegate meglio?
Sì, capita di vivere delle disavventure personali, cose che non ti aspetti possano succedere e invece succedono. Questo è successo ad Alessandro, che qualche anno fa ha avuto un “intoppo” che gli ha portato una sofferenza grande. In quel momento (come detto sopra era il 2017) dopo diversi anni di accantonamento della composizione dovuto a motivi essenzialmente lavorativi, la cosa che gli è venuta di fare è stata quella di riprendere in mano la scrittura musicale, quindi installare software su un laptop e cominciare a buttar fuori emotività tramite note, lenendo dolore e pensando che se quel dolore era vero (e lo era!) l’unica cosa che poteva e doveva generare era qualcosa di bello come delle canzoni. Alessandro ha scritto in un anno una ventina di pezzi, e al momento di doverli finire quel che gli è venuto naturale è farsi aiutare da persone con le quali ha un legame forte, proprio nella ricerca di quelle interazioni personali positive di cui si parla nella prima domanda. Claudio, Tiziana, Inke hanno accolto l’invito in maniera entusiasta e da li abbiamo cominciato a lavorare sugli arrangiamenti dei pezzi (che nel frattempo dai venti iniziali avevamo ridotto a cinque). Si sono poi aggiunti altri musicisti in fase di registrazione. Tutti estremamente bravi e coinvolti nell’idea, pensia-
mo che questo coinvolgimento si senta nel disco.
Il disco è stato oggetto di una prevendita in vinile di 100 copie numerate a mano. Quali le motivazioni di questa scelta?
Abbiamo optato per la stampa del vinile perché della grafica di BRODO si è occupato un grafico (MyPosterSucks.com) amico, molto bravo oltreché famoso. Ci piaceva l’idea che i suoi disegni (due sulla copertina e due nella busta interna) fossero ben visibili e quindi apprezzabili in modo da dare a chi acquista altre sollecitazioni oltre a quelle della musica e delle parole (scritte da Jfk, una giovane scrittrice romana). Le 100 copie numerate a mano sono un numero limitato dovuto alla consapevolezza che un progetto come il nostro, al suo primo lavoro, ha un riscontro limitato, e abbiamo quindi fatto di necessità virtù dando a ogni copia un numero che la identifica. Non siamo riusciti a vendere tutte le copie in prevendita, ma contiamo di farlo quando il disco sarà pronto, ovvero verso la fine di maggio 2021. L’idea del crowdfunding vinilico ci piaceva, e ci piaceva l’idea di collaborare con questo sito parigino che si chiama Diggers Factory e che secondo noi porta avanti un progetto molto interessante. Lavorando con loro ci siamo però resi conto che il loro modo di gestire l’idea è meno interessante dell’idea stessa e quindi non lo utilizzeremo più.
Quali sono i vostri progetti per i prossimi mesi?
Stiamo cercando di far conoscere BRODO il più possibile, le recensioni sono buone e ne siamo contenti. Stiamo ultimando la prevendita e quindi stampa del vinile. Abbiamo già scritto il secondo disco de Il Wedding Kollektiv (che ha già un nome) e le canzoni sono praticamente terminate, dobbiamo iniziare a registrarle. Speriamo di finirlo in meno tempo di quanto è servito per BRODO. Poi ognuno ha i suoi progetti musicali tra cui il più importante è sicuramente Roseluxx, il gruppo di Tiziana, Claudio e Federico (con Marco che però non ha suonato su BRODO), atteso da eventi interessantissimi.