All that fall (postcards)

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ALL THAT FALL



ALL THAT FALL



ALL THAT FALL



ALL THAT FALL


All that fall #01 fotografia scuola di scenografia “Anime di coloro che ho amato, anime di chi ho cantato, datemi forza, sostenetemi, tenete lontana da me la menzogna e la corruzione che esalano dal mondo; e voi mio Signore Iddio! accordatemi la grazia di produrre qualche bel verso che provi a me stesso che non sono l’ultimo degli uomini, che non sono inferiore a coloro che disprezzo!” Charles Baudelaire, 1869, Lo spleen di Parigi



All that fall #02 disegno di Maria Arena “Dimostrazione del fatto che anche mezzi inadeguati, persino puerili, possono servire alla salvezza. Per proteggersi dalle Sirene, Odisseo si tappò le orecchie con la cera e si lasciò incatenare all’albero maestro della nave. Naturalmente tutti i viaggiatori avrebbero potuto fare da sempre qualcosa di simile, eccetto quelli che le Sirene avevano già ammaliato da lontano, ma era risaputo in tutto il mondo che ra impossibile che questo potesse servire. Il canto delle Sirene penetrava dappertutto e la passione degli incantati, avrebbe spezzato ben più che catene e albero. Odisseo non ci pensò, benché forse lo sapesse per esperienza. Confidava pienamente in quel poco di cera e in quel fascio di catene, e, con l’innocente gioia per i suoi astuti sotterfugi, andò direttamente incontro alle Sirene. Ora, le Sirene hanno un’arma ancora più terribile del canto, cioè il silenzio.” Franz Kafka, 1917, Il silenzio delle sirene



All that fall #03 disegno Pierfrancesco Bada “Per tutta la vita sono stato un impostore. E non esagero. Ho praticamente passato tutto il mio tempo a creare un’immagine di me da offrire agli altri. Più che altro per piacere o per essere ammirato. Forse è un po’ più complicato di così. Ma se andiamo a stringere il succo è quello: piacere, essere amati. Ammirati, approvati, applauditi, fa’ un po’ tu. Ci siamo capiti” David Foster Wallace, 2004, Caro vecchio neon



All that fall #04 collage scuola di scenografia Nel maggio 1928, pochi giorni dopo che il suo aereo, The Spirit of St Louis, atterrò in Francia dopo la sua traversata atlantica senza scalo da record, Charles Lindbergh perse il suo casco da volante.

“Non c’è un momento preciso né un giorno fissato, non ti sarà preannunciato da alcun segno esteriore, nulla nei comportamenti e nel paesaggio sarà diverso dall’abituale, il sole a filo della pista, la pista che finisce nel mare, niente comunque ti farà presagire che è giunto il momento, per te, di trovarti su un aeroplano senza passeggeri, senza piloti, senz’altri che non sia tu stesso, come nel peggiore dei sogni.” Daniele Del Giudice, 1994, Staccando l’ombra da terra



All that fall #05 modellino a cura di Lorenzo Rossi collage scuola di scenografia “La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.” Milan Kundera, 1984, L’insostenibile leggerezza dell’essere,



All that fall #06 disegno di Francesca Della Martera [...] Il nostro vano mondo incerto estendono in una ragnatela di vertigine; a volte accade, a sera, che li appanni di un uomo non ancora morte l’alito. Il cristallo ci spia. Se tra le quattro pareti della stanza c’è uno specchio, non son più solo. C’è il riflesso, l’altro, che appresta all’alba un tacito teatro.[...] Jorge Luis Borges, Gli specchi



All that fall #07 disegno Elisa Marchetti “Rottami, frammenti di frasi, | cassette vuote, grosse buste commerciali, | bruni, fradici, rosicchiati dal sale, | estraggo dai flutti dei versi, | dai cupi, caldi flutti | del mar dei Caraibi, | dove pullulano gli squali, | versi esplosi, salvagenti, | vorticosi souvenirs.” Hans Magnus Enzensberger, 1978, La fine del Titanic



All that fall #08 disegno Elisa Marchetti

(si ringrazia il maestro Albert Hitchcock per aver immaginato Vertigo)

“Tanto precipitò nella mia stima che lo sentii battere per terra e farsi in mille pezzi sulle pietre in fondo alla mia mente. Diedi la colpa al fato che lo spinse ma ancor di più rimproverai me stessa d’aver tenuto oggettini placcati sulla mensola dell’argenteria.” Emily Dickinson, Tanto precipitò



All that fall #09 modello Lorenzo Rossi “Allora, che cosa è la qualità della scrittura? È quello che è sempre stato: essere in grado di cacciare la testa nel buio, essere capaci di saltare nel vuoto, sapere che la letteratura è essenzialmente un mestiere pericoloso. Come correre sull’orlo del precipizio: da una parte l’abisso senza fondo e dall’altra i volti amati, volti amati che sorridono, e i libri e gli amici, e la tavola.” Roberto Bolaño, 2004, 2666



All that fall #10 Tavola scuola di scenografia ‘’Esiste il contrario del déja vu. Lo chiamano jamais vu. È quando incontri le stesse persone o visiti gli stessi posti in continuazione, ma ogni volta è come fosse la prima. Tutti sono sconosciuti, sempre. Niente risulta mai familiare.’’ Chuck Palahniuk, 2001, Soffocare



All that fall #11 tavola scuola di scenografia “[…] Qui vedrete la vostra anima La vista di una grande stanza si apre ai loro occhi, Nivasio e gli altri protagonisti sono investiti da un «fetore tra di pollaio e di gabbia di conigli», una sensazione di vuoto li invade e a prima vista non riescono a vedere nessun abitatore di quel ripugnante posto. […] Finché Sayas, che conosceva bene quel luogo, indica un angolo in fondo alla stanza: era lei, Psiche, seduta sul pavimento, il volto verso il muro. L’alone di mistero che ricopre la sua figura fin dall’inizio del racconto si fa ora più intenso; la «bestia» è in fondo ad una stanza grandissima e nessuno la vede chiaramente, gli occhi non ancora pronti a tale visione della realtà. Il volto della ragazza inoltre è nascosto, girato verso il muro. Frequenti gemiti la percuotono e Sayas afferma sia la sua risata: «Ride. Ride sempre. Ride da quando l’abbiamo portata qui. […] Ma […] il suo riso è il suo pianto.” Alberto Savinio, 1944, La nostra anima



All that fall #12 tavola Maria Arena “MEFISTOFELE: Sono acque finte, io non vedo niente, solo occhi umani si lasciano ingannare, e mi diverto a questa bizzarria. Precipitano a mucchi alla rinfusa, a quegli sciocchi sembra di annegare, stronfiano liberi sulla terra ferma e mimano ridicole nuotate. La confusione adesso è dappertutto.” Johann Wolfgang Goethe, 1772-1832, Faust



All that fall #13 disegno di Giada Simoncelli “Grande! Ho scritto qualcosa di stupido, ma non ho firmato un contratto con nessuno per produrre solo opere sapienti e perfette. Ho dato sfogo alla mia stupidità… ed eccomi qui, rinato.” Witold Gombrowicz, 1937, Ferdydurke



All that fall #14 tavola scuola di scenografia

impossibilità a determinare con esattezza una quantità osservabile senza rendere indeterminato il valore di altre quantità osservabili

“[...] Chiudo gli occhi, un film. Valle verde meraviglioso, campi da tennis, sole, tof tof tof, ffffffffff. Un film, Bunuel regista, fffffff, si alza in volo un branco di mucche, ffffffff lui può. ffffffffff e su quei bellissimi ragazzi abbronzati, dalle mandibole giuste e dai denti bianchi, ffffffff, su quelle signore assolutamente belle, ma così assolutamente da non arrapare nessuno, fffffffff, su quei signori eleganti e raffinati, su quelle signore da piccoli cagnolini, fffffffff, sulle Adidas, sulle magliette col coccodrillino, sugli arbitri con la erre francese, quaranta a trenta tof tof parità (con erre moscia) tof. E le mucche....Plaaa. Parità. Niente, un sogno, tutto pulito, i miracoli, non li fa neanche Bunuel.[...]” Giorgio Gaber, 1976, Il tennis,



All that fall #15 bozzetto studio Emanuele Rebecchini Valentina Lillini In un sutra, Buddha raccontò una parabola Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo. La tigre lo fiutava dall’alto. Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola. Com’era dolce!


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All that fall #16 bozzetto scuola di scenografia “[...] E siamo noi a far bella la luna Con la nostra vita Coperta di stracci e di sassi di vetro. Quella vita che gli altri ci respingono indietro Come un insulto, Come un ragno nella stanza. Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera, Riprendiamoci la vita, La terra, la luna e l’abbondanza. [...]” Claudio Lolli 1976, Ho visto degli zingari felici


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All that fall #17 bozzetto Giada Simoncelli “[...] Dovrà dunque abituarsi ad ascoltare ancora la radio della vita. Le farà bene. Lei è d’intelligenza molto corta, caro stupidello, ma pian piano avrà forse capito che cosa si vuole da lei. Lei deve imparare a ridere, questo è richiesto. Deve comprendere l’umorismo della vita, l’allegria degli impiccati. Ma naturalmente lei è pronto a tutto meno che a quello che le si chiede! Lei è disposto a pugnalare fanciulle, a farsi giustiziare solennemente e sarebbe certo anche disposto a far penitenza e a flagellarsi per cent’anni. Non è così? [...]” Herman Hesse, 1927, Il lupo della steppa



All that fall #18 bozzetto Elisa Marchetti “[...] Quando mi svegliai il sogno era svanito. Solo più tardi me ne ricordai. Avevo dormito forse un’ora nonostante la musica e la confusione: non l’avrei mai creduto possibile. La cara ragazza stava davanti a me e mi teneva una mano sulla spalla. “Senti, dammi un paio di marchi” disse “devo pagare una consumazione.” Le porsi il borsellino ed ella si allontanò ritornando poco dopo. “Adesso rimango ancora un pochino con te, poi bisognerà che vada perché ho un appuntamento.” Io rimasi stordito. “Con chi?” domandai subito. “Con un uomo, piccolo Harry. Mi ha invitato al bar dell’Odeon.” “Oh, credevo che non mi avresti abbandonato.[...] ” Herman Hesse, 1927, Il lupo della steppa


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All that fall #19 bozzetto Carolina Caramelli/Maria Arena “Non so dirti cosa fa l’Arte e come lo faccia, ma so che spesso ha giudicato i giudici, chiesto vendetta per gli innocenti e mostrato al futuro quel che il passato ha sofferto, così che non lo si è più dimenticato. So anche che quando l’arte fa questo, i potenti ne hanno paura. E che a volte una simile arte circola fra la gente come una leggenda, perché dà senso a quello che le brutalità della vita non sanno spiegare, un senso che ci unisce, perché è finalmente inseparabile dalla giustizia. L’arte, quando funziona così, diventa il punto d’incontro dell’invisibile, dell’irriducibile, del duraturo, del coraggio e dell’onore.” John Berger, 1991, Minatori



All that fall #20 bozzetto scuola di scenografia “Un paese di bambola, non le pare? Non s’è risparmiato sul pittoresco! Ma non l’ho portata in quest’isola per il pittoresco, caro amico. Tutti possono farle ammirare delle cuffie, degli zoccoli, case dipinte dove i pescatori fumano tabacco fine in mezzo all’odor di trementina. Io sono invece uno dei pochi che possa farle vedere quel che c’è di importante.” Albert Camus, 1956, La caduta


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All that fall #21 bozzetto scuola di scenografia su un disegno di Giada Simoncelli “La vita diventava meno facile: quando il corpo è triste, il cuore langue. Mi sembrava di disimparare in parte quello che non avevo mai imparato e che tuttavia sapevo così bene: vivere, voglio dire. Sì, credo proprio che tutto sia cominciato allora. Ma nemmeno stasera mi sento in forma. Faccio persino fatica a mettere insieme le frasi. Mi sembra di parlare meno bene e il mio discorso è meno sicuro. Il tempo, senza dubbio. Si respira male e l’aria è così greve che pesa sul petto. Le spiacerebbe se uscissimo a camminare un po’ per la città? Grazie.” Albert Camus, 1956, La caduta


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All that fall #22 bozzetto scuola di scenografia Un paese di bambola, non le pare? Non s’è risparmiato sul pittoresco! Ma non l’ho portata in quest’isola per il pittoresco, caro amico. Tutti possono farle ammirare delle cuffie, degli zoccoli, case dipinte dove i pescatori fumano tabacco fine in mezzo all’odor di trementina. Io sono invece uno dei pochi che possa farle vedere quel che c’è di importante. Albert Camus, 1956, La caduta


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All that fall #23 bozzetto scuola di scenografia su foto di Nino Migliori “[...] Ora arriva uno con le bandierine Mette le tribune, vende noccioline Poi fa su un recinto tutt’intorno al prato Fa pagar l’ingresso e si paga salato [...] [...]È arrivata infine anche la mia mamma: “Figlio non buttarti, dai, non fare un dramma Te l’avevo detto, va a finire male Ma sei ancora in tempo, non ti suicidare” Gioco sull’equivoco, guardo nel crepaccio Sotto c’è un gran mare, forse ce la faccio Lascio già le mani, finalmente in volo Finalmente in aria, finalmente solo ...Splash!” Gianfranco Manfredi, 1978, Precipito



All that fall #24 Jacopo Pontormo particolare di Ritratto di monsignor Della Casa Sconvenevol costume è anco, quando alcuno mette il naso in sul bicchier del vino che altri ha a bere, o su la vivanda che altri dèe mangiare, per cagion di fiutarla; anzi non vorre’ io cheegli fiutasse pur quello che egli stesso dèe bersi o mangiarsi, poscia che dal naso possono cader di quelle cose che l’uomo ave a schifo, etiandio che allora non caggino. Giovanni della Casa 1558, Galateo ovvero De’ costumi



All that fall #25 “Sono così scontento delle enciclopedie, che mi sono fatto questa enciclopedia mia propria e per mio uso personale. Arturo Schopenhauer era così scontento delle storie della filosofia, che si fece una storia della filosofia sua propria e per suo uso personale” Alberto Savinio, Nuova enciclopedia




ALL THAT FALL “Per tutta la vita sono stato un impostore. E non esagero. Ho praticamente passato tutto il mio tempo a creare un’immagine di me da offrire agli altri. Più che altro per piacere o per essere ammirato. Forse è un po’ più complicato di così.”


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