34/qUeSte istituzioni 1980/1° semestre
LA PROPRIETA' EDiLIZIA SECONDO LA CORTE COSTITUZIONALE 1/ Dopo le sentenze n. 5 e n. 13, 1980, di Guido Alpa
Con due pronunce assai complesse, rese a pochi giorni di distanza l'una dall'altra (il 30 gennaio e il 15 febbraio del 1980), la Corte costituzionale ha investito, in pari tempo, questioni attinenti alla materia delle espropriazioni e in particolare ai criteri di indennizzo, questioni relative alla disciplina dei suoli, questioni riguardanti l'organizzazione e la disciplina dell'urbanistica, questioni correlate, infine, alle garanzie della proprietà privata. Le due pronunce, per il loro linguaggio, talvolta oscuro, talvolta evasivo, talvolta ancora involuto, offrono molteplici chiavi di lettura, che si prestano quindi ad una diversa interpretazione dell'atteggiamento della Corte, dei principi enunciati, dell'effetto che tali principi possano dispiegare sulla legislazione anteriore (in senso abrogativo) e sui programmi del legislatore. L'esame congiunto delle due sentenze è per così dire obbligato, ma solo per ragioni di connessione
logica e temporale: la seconda, che reca il n. 13, è meno nota e riguarda specificamente talune leggi della Regione siciliana; si avvicina comunque alla precedente, che reca il n. 5, sol perché ne riprende in toto le argomentazioni, facendo ad essa un semplice rinvio: segno che, come non diversamente poteva accadere, la Corte ha inteso riaffermare, in un breve lasso di tempo, con coerenza di giudizio, gli assunti che avevano sorretto la prima pronuncia, peraltro assai discussa al suo apparire. Critiche, obiezioni, dubbi, perpiessità che da varie parti, e in vario modo, si erano affacciati non hanno sortito l'effetto sperato, né sembrano (ancorché organizzati in precisi appunti critici mossi alla ratio decidendi seguita dalla Corte) poter determinare una inversione della linea di tendenza ormai descritta dalla giurisprudenza della Corte. I modi di lettura delle pronunce sono an-