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BE FACTORY, LA FABBRICA DELL’INNOVAZIONE SOSTENIBILE

Credit: Michele Purin

Materiali naturali, impianti ad alta efficienza energetica e un’architettura che si integra nel paesaggio. Ecco il nuovo hub tecnologico di Trentino Sviluppo che amplia gli spazi dell’ex Manifattura Tabacchi di Rovereto

a cura di ERIKA SEGHETTI

Elevate performance energetiche, basso impatto paesaggistico e il green roof più grande d’Europa. È questa la carta d’identità di Be Factory, l’ultimo tassello del progetto di riqualificazione dell’ex Manifattura Tabacchi di Rovereto. Nato dalla visione di Kengo Kuma, icona contemporanea dell’architettura sostenibile, e dopo due anni di lavori, che si sono conclusi nel 2019, il nuovo compendio produttivo low carbon si posiziona sul sedime della vecchia fabbrica, triplicandone gli spazi. Consentendo, quindi, di attrarre nel polo tecnologico trentino numerose nuove aziende dalla forte matrice sostenibile, che vanno a rafforzare la sua identità di green innovation factory.

UNA STRUTTURA RAMIFICATA

Al primo colpo d’occhio dall’alto, Be Factory si presenta come una struttura bassa e ramificata in lunghi edifici paralleli, uniti al centro come in una colonna vertebrale. La copertura di questa linea centrale è calpestabile, mentre i tetti degli edifici sono coperti in parte da vegetazione e in parte da pannelli fotovoltaici. Da terra, invece, la struttura si caratterizza per un alto e largo viale con tetto piano a una navata in legno che si ramifica all’aperto seguendo la disposizione perpendicolare degli edifici che sono disgiunti alla base.

SPAZI MODULARI

Gli edifici che compongono Be Factory sono dieci, per una superficie complessiva lorda in pianta di 25.513 metri quadrati. Otto sono destinati a utilizzo manifatturiero/uffici/laboratori, mentre gli altri due sono funzionali alla struttura. I moduli sono realizzati prevalentemente a struttura lignea e pianta rettangolare basata sulla griglia strutturale di luci 16.60 m x 17.50 m x h 9.60 m. Gli spazi interni agli edifici in legno hanno un’altezza pari a 7 metri sotto-trave, con un ulteriore incremento di circa 1.40 metri tra le strutture fino ad arrivare al pannello di chiusura in X-LAM. Rispetto alla quota del piazzale dell’ambito storico, l’imposta del piano terra dei nuovi uffici produttivi è ribassata. Al piano interrato, sono collocati circa 400 posti auto comprensivi di quattro postazioni per la ricarica elettrica, parcheggi dedicati a veicoli green e parcheggi disabili.

POSTAZIONI PER LA RICARICA ELETTRICA

Credit: Michele Purin

IL PROGETTO MANIFATTURA

Nel 2009, ad appena un anno dalla chiusura della Manifattura Tabacchi e dal passaggio del compendio a Trentino Sviluppo, è stato costituito un gruppo di progettazione e consulenza su incarico di Progetto Manifattura Srl, società costituita appositamente per gestire l’operazione di recupero. Il gruppo di lavoro era composto da Kengo Kuma & Associates, Carlo Ratti Associati, Arup e Kanso e aveva l’incarico di trasformarla in un centro di innovazione industriale green nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente. Fu chiesto loro di dare corpo a una nuova visione per la storica Manifattura Tabacchi. Nel 2010 venne presentato il Master Plan, un documento di analisi e di proposte, contenente la filosofia dell’opera e le linee guida per la progettazione. Cardini della concezione architettonica erano: ■ il rispetto del territorio circostante; ■ l’integrazione tra vecchio e nuovo; ■ la restituzione dell’area alla città di Rovereto. Attualmente nel Progetto Manifattura convivono e collaborano varie realtà dei settori green-tech come PMI, startup e scaleup innovative, grandi gruppi industriali, associazioni di sistema come Habitech – il primo distretto italiano per l’energia e l’ambiente –, corsi universitari come la laurea magistrale in Scienze dello sport e della prestazione fisica nata dalla collaborazione tra le Università di Trento e Verona, e centri di ricerca come il Cerism che svolge attività di ricerca di base su sport montagna e salute, il Cimec, Centro Interdipartimentale Mente/Cervello per le neuroscienze cognitive dell’Università di Trento, e il Cosbi Centro di ricerca bioinformatica fondato da Unitn e Microsoft Research. Quattro sono le traiettorie strategiche dell’hub tecnologico dell’innovazione: ■ edilizia intelligente: risparmio energetico e sistemi integrati per la comunicazione e la sicurezza domestica; ■ mobilità sostenibile: veicoli elettrici, carburanti non convenzionali, infrastrutture, bike-economy ; ■ sport-tech: sviluppo materiali, impianti e attrezzature intelligenti, sensoristica, promozione del turismo outdoor e 4seasons ; ■ scienze della vita: biotecnologie, biomedicina, tecnologie per il settore medicale.

Credit: Michele Purin

Credit: Michele Purin

Gli edifici sono disegnati seguendo un principio di modularità spaziale e offrono la possibilità di ottenere superfici di dimensioni diverse per rispondere alla domanda varia delle aziende, da un minimo di 300 metri quadrati a un massimo di 1.000 metri quadrati circa. La struttura portante è in legno lamellare, sia per le elevazioni verticali che per i solai di copertura. Si è trattato di una formula costruttiva con sistemi antisismici, altamente prefabbricata, che ha richiesto una progettazione costruttiva coordinata tra le varie componenti dell’edificio: strutture, facciate, manti di copertura, lucernari e impianti tecnologici ma ne ha velocizzato le fasi di montaggio. Travi e pilastri in legno sono lasciati il più possibile liberi da ogni elemento aggiuntivo per una resa ampia e pulita degli spazi produttivi. Ogni modulo presenta un blocco servizi interno realizzato a secco con sistema portante in acciaio e finiture in cartongesso. Al mezzanino in cui si trovano i macchinari per l’aerazione meccanica UTA è possibile accedere tramite una scala alla marinara. I moduli produttivi sono, infine, completati con un pavimento in cemento industriale integrato con rete elettrosaldata e fibre.

LA TEXTURE DELLE SUPERFICI

Particolare attenzione è stata posta nell’uso dei materiali di rivestimento orizzontali e verticali. Si è optato per materiali di provenienza locale: il verdello estratto dalle cave presenti nella collina di Trento e il legno di larice naturale. La vegetazione, posta in zone verticali e in copertura, completa il processo di mimesi con il paesaggio circostante. In copertura si è cercato di utilizzare elementi tridimensionali (collinette) per separare le aree a diversa accessibilità in modo da ridurre l’impatto di parapetti e recinzioni. La facciata continua con struttura portante in legno è composta da pannelli sandwich con finitura in alluminio ed elementi in vetro con dimensioni 2 m x 1 m. Il pattern prevede l’alternanza di elementi vetrati apribili/fissi e opachi piatti/inclinati creando con l’inclinazione di questi ultimi un leggero gioco estetico di ombre. La scelta dei materiali di facciata è dettata dal dialogo di Be Factory con il contesto preesistente. Così troviamo il legno e il verde verticale lungo il fiume Leno mentre la pietra verdello verso la Manifattura storica. La parte sotterranea è realizzata in cemento armato e si snoda tra i numerosi locali tecnici in cui sono collocate le macchine, le vasche per l’accumulo dell’acqua di falda e il parcheggio in un sistema di tunnel ciechi con illuminazione al passaggio particolarmente suggestiva.

MATERIALI LOCALI E SOSTENIBILI

I criteri di sostenibilità hanno guidato l’intero intervento. La scelta dei materiali risponde all’esigenza di ridurre l’impatto del costruire sull’ambiente, privilegiando l’impiego di materiali, componenti e prodotti regionali, riciclati e riciclabili, atossici e a ricrescita veloce. Tra le tecnologie più significative adottate vi sono quelle relative alle strutture portanti, con il legno lamellare per le strutture fuori terra e il cemento armato post-teso per il solaio al piano terra. Il cemento armato post-teso è una tecnologia particolarmente innovativa che permette di realizzare grandi superfici orizzontali riducendo al minimo la quantità di materiale utilizzato e preservando quindi le risorse disponibili in termini di materie prime. La natura dei materiali impiegati ha consentito inoltre di utilizzare una grande quantità di materiale riciclato come acciaio da armature, inerti da frantumazione degli scarti della lavorazione del porfido, ceneri da altoforno. Il contenimento degli spessori della struttura hanno consentito infine di ridurre le profondità di scavo limitando l’impatto ambientale sia sui siti di costruzione che sui siti di conferimento. Anche la scelta di utilizzare legno lamellare va inserita in un’ottica di sostenibilità, grazie alle proprietà sostenibili intrinseche del legno e alla regionalità della tecnica costruttiva, che permette di ridurre al minimo le quantità di CO2 emesse nella fase di trasporto. La particolare tecnologia adottata per le strutture in legno lamellare garantisce poi la massima flessibilità negli anni dei moduli produttivi grazie a campate di quasi 20 metri di luce, completamente libere da elementi verticali strutturali, e contribuisce a realizzare un ambiente produttivo di grande qualità architettonica.

GEOTERMIA E FOTOVOLTAICO

Il progetto ricorre a fonti energetiche sostenibili come la geotermia e il fotovoltaico. La strategia energetica sostenibile si basa su due pilastri:

■ riduzione del fabbisogno energetico con performance ottimizzate dell’involucro edilizio; ■ massima efficienza di funzionamento degli impianti.

La generazione energetica è affidata a tre pompe di calore polivalenti che usano come fluido di scambio l’acqua emunta dalla falda sotterranea attraverso due pozzi da 85 litri al secondo. L’edificio è asservito anche da un impianto fotovoltaico con potenza di 350 kWp, integrato dalla rete elettrica urbana. Nella visione di risparmio energetico, il sistema tecnologico di ogni singolo modulo produttivo con uffici è completamente indipendente, ottimizzando l’efficienza e il comfort sulle specifiche esigenze dell’insediamento. La potenza elettrica disponibile in ogni modulo va da 50 kW a 150 kW. La climatizzazione di ogni modulo è composta da un sistema radiante a pavimento con uno spessore inerziale di circa 20 centi-

metri e un impianto di trattamento aria UTA a 4 tubi, collocato per ogni modulo al piano mezzanino del blocco servizi. Questa combinazione permette un basso livello di consumo energetico e al contempo un comfort termico e igrometrico dinamico e preciso. L’intero sistema è supervisionato da un controllo domotico che permette la gestione in remoto delle funzioni e delle impostazioni. Il livello di illuminamento è impostato a 300 lux ed è costantemente controllato dai sensori in base all’apporto di luce naturale esterna. Be Factory ha ottenuto il livello di sostenibilità Gold secondo i criteri del protocollo Leed NC v4 e a ottobre 2021 ha conseguito il livello di Silver secondo i criteri della certificazione di qualità ARCA per gli edifici in legno.

LANDMARK ORIZZONTALE

Be Factory si inserisce nella città, rispettandone il contesto geografico e storico. La struttura porta con sé innanzitutto un legame profondo con Borgo Sacco, il quartiere che la ospita, e il torrente Leno, aprendosi al tempo stesso al territorio. Un’apertura che si rispecchia anche nelle scelte architettoniche. Il green roof e l’orientamento degli edifici riprendono le stesse cromie e direzionalità delle linee parallele tratteggiate dai vigneti e dalle coltivazioni circostanti. Lungo il Leno si snodano alcuni luoghi adibiti al tempo libero, una pista ciclabile, delle aree attrezzate per la sosta. Inoltre, per sottolineare l’importante rapporto con il torrente e i suoi elementi, da questo lato la copertura verde si abbassa dolcemente fino a raccordarsi al livello del terreno, permettendo così l’accesso su di esso. Seguendo questo principio è stata prevista anche una scalinata nella parte centrale della facciata, che permette di raggiungere la copertura ma allo stesso tempo si offre come spazio di sosta e possibile auditorium all’aperto con una vista privilegiata verso il landscape circostante. I pannelli di finitura di dimensione 2,5 m x 0.5 m sono posizionati ruotati rispetto all’orizzontale per avere un effetto di dinamicità e movimento, come l’ambiente circostante caratterizzato dalle stratificazioni rocciose e dai vigneti. Il materiale dei pannelli cambia gradualmente lungo lo sviluppo della facciata in accordo con il susseguirsi delle funzioni all’interno degli edifici: si alternano pannelli in pietra verdello, con pannelli in legno di larice naturale e pannelli che ospitano il verde verticale, previsti proprio per dialogare con il territorio coltivato e naturale. Utilizzare la copertura non solo come chiusura di un involucro edilizio bensì come spazio pubblico in parte pedonabile e in parte verde permette di ridare alla città di Rovereto quella porzione di territorio che era da tempo stata occupata dalla fabbrica e resa inaccessibile al pubblico esterno, diventando così luogo di aggregazione. Sfruttando quindi il salto di quota esistente tra l’imposta degli edifici storici, i nuovi edifici e la pista ciclabile che corre lungo

IMPIANTI

IMPIANTI

IMPIANTI

Credit: Michele Purin

FOTOVOLTAICO IN COPERTURA

Credit: Michele Purin il torrente Leno è stato possibile dare accessibilità a questo nuovo spazio in copertura garantendo allo stesso tempo la necessaria sicurezza per gli edifici produttivi. Sotto il profilo strettamente urbanistico, Progetto Manifattura ha un’ubicazione di confine tra il borgo e l’area verde agricola. La parte storica è conglobata nell’assetto urbano mentre il nuovo ambito Be Factory è retrostante e vuole fare da cerniera con l’area verde. Questo rafforza la vocazione del progetto all’apertura. Per rendere efficaci tali concetti, è stato studiato un approccio formale e permeabile che tiene conto della texture disegnata dai campi agricoli paralleli al Leno che rappresenta un elemento di continuità verso Rovereto, ma anche aperto verso l’abitato di Borgo Sacco. Quest’ultimo è un elemento da rispettare e valorizzare considerando che l’orientamento del primo impianto storico della Manifattura guarda su Borgo Sacco. Si è cercato di creare un sistema che si relazionasse al contesto fisico in maniera chiara e visibile facendo emergere la preesistenza storica e integrandosi in maniera tangibile con il contesto ambientale.

Credit: Manuel Morandini

Credit: Michele Purin

Credit: Manuel Morandini

INTEGRAZIONE NEL PAESAGGIO

RACCORDO TRA STORIA E MODERNITÀ

A fare da cerniera tra i due ambiti, quello storico e quello nuovo, è stata inserita una fascia di connessione che raccorda i livelli dei due ambiti collegando le due aree e ordinando i diversi flussi di circolazione, pubblico e privato. In particolare sono previsti tre livelli principali: ■ la copertura, che collega per i pedoni Progetto Manifattura con il Lungoleno; ■ l’accesso a Be Factory, che coincide con la quota del piano terra dell’edificio storico dell’“Orologio”, mettendolo in diretta comunicazione con gli spazi esterni; ■ la quota del piano di campagna adiacente alla ciminiera storica, che rimane cardine di riferimento nel passaggio tra i due ambiti. La copertura scende tramite una scalinata verso la quota delle piazze storiche e, di fronte all’edificio dell’“Orologio”, crea uno spazio ampio, con aree per la sosta e sedute, che funge da anfiteatro. L’edificio B1, fabbricato di raccordo tra i due ambiti, sviluppa il linguaggio architettonico dell’intervento secondo un criterio di dialogo con il contesto storico, privilegiando l’impiego della pietra per le facciate che si rapportano con l’ambito storico, riprendendone matericità e cromie e impiegando l’elemento vetro in maniera specifica. Quest’ultimo, in particolare, viene impiegato per caratterizzare il fronte del piano terra, interpretando in chiave attuale i rapporti compositivi dei fronti storici e soprattutto il loro basamento di attacco a terra.

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