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DIGITALIZZARE PROCESSI E INFORMAZIONI NELL’INDUSTRIA AEC

Digitalizzare processi e

informazioni nell’industria AEC

Colmare il divario tra produttività e innovazione significa implementare sistemi e metodi volti alla creazione di valore in termini di riduzione degli errori di programmazione e di inefficienze di processo o sprechi di risorse in una prospettiva di Lean Management

di SOFIA AGOSTINELLI* e STEFANO AMISTA**

*Docente di Project Management presso la Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma **Docente specializzato in BIM 4D, 5D e 7D in diversi Master universitari e corsi specialistici

L’ innovazione tecnologica sta gradualmente permettendo di raggiungere nuovi standard qualitativi nello sviluppo dei processi produttivi nell’ambito del settore costruzioni, ma non solo. Anche nel caso degli appalti pubblici, si configura sempre più la necessità di una Pubblica Amministrazione orientata allo smart working, che valorizzi la componente digitale nella gestione delle fasi che investono il ciclo di vita degli asset, dalla pianificazione alla realizzazione e futura gestione. Tali definizioni portano necessariamente al ripensamento delle competenze e responsabilità delle figure profes-

sionali coinvolte, ma anche all’applicazione di precise tecniche manageriali volte all’ottimizzazione e all’efficienza dei processi. Tali complessità di contesto e progetto possono trovare nelle tecnologie dell’ICT (Information Communication Technology) orientate al BIM un significativo supporto alla valorizzazione delle attività del Project Manager, potendo amplificare la qualità dei risultati e aumentare il livello di controllo e monitoraggio del progetto attraverso tutte le fasi del processo. Il risultato è in termini di qualità per l’intera filiera e di risparmio in termini di tempo e di denaro, configurando un sistema di supporto alle decisioni maggiormente efficace e competitivo, basato su informazioni attendibili – sin dalla fase di pianificazione – sempre aggiornabili anche durante la costruzione. Nell’ottica di disruptive innovation l’obiettivo è quindi la creazione di un nuovo mercato e di una nuova rete di valori che stravolgano i tradizionali modelli di business mediante metodologie e strumenti digitali al fine di una migliore collaborazione tra professionisti, che miri a un maggiore controllo del progetto tra gli stakeholder e a una migliore qualità globale, traducendosi in una riduzione di tempi e costi [1]. Lo scopo è dunque il raggiungimento di una maggiore competitività e produttività, avendo accesso alle informazioni in qualsiasi momento, anche da remoto e aggiornate in tempo reale, rendendo digitale il processo e l’interfaccia tra i diversi stakeholder tramite l’impiego di metodologie, applicazioni, piattaforme e tecnologie.

DIGITALIZZARE INFORMAZIONI E PROCESSI

La scelta di una specifica metodologia volta alla gestione ottimizzata dei processi mediante strumenti digitali può influire sull’utilizzo di applicazioni, tecnologie e piattaforme integrabili tra loro. Il progettista e/o il tecnico d’impresa

FIGURA 1. Livello di adozione di tecnologie per l’organizzazione interna e di filiera. Elaborazione Ance su dati Istat esperto può beneficiare anche di maggiori livelli di controllo grazie proprio all’utilizzo degli strumenti e metodi digitali, coniugando così l’esperienza e le capacità individuali con le potenzialità proprie dell’ICT (Information and Communications Technology) in termini di potenza di calcolo, di condivisione delle informazioni, di disponibilità in modalità mobile, avvalendosi perfino delle possibilità derivanti dalle applicazioni della realtà aumentata. In particolare, nel settore AEC (Architecture Engineering Construction) le opportunità del BIM consistono nella possibilità di rendere centrale il ruolo di un modello digitale di dati orientato a oggetti, permettendo di controllare e gestire le informazioni relative all’opera in modo rapido, preciso e facilmente adattabile alle esigenze mutevoli della fase progettuale, costruttiva e gestionale. L’obiettivo è dunque quello di fornire metodologie e tecniche per far sì che le informazioni siano trasmesse evolvendosi durante il processo, mirando alla realizzazione del cosiddetto “digital twin” dell’opera, utile e necessario prima alla costruzione e poi alla sua gestione. Il ricorso a processi BIM-oriented sta cambiando sempre più la funzione del Project Manager, richiedendo una maggiore condivisione dei dati e rendendo cruciale tale ruolo in materia di supervisione e gestione del flusso informativo, aumentando la collaborazione, il coordinamento e la comunicazione tra le parti interessate [2], [3]. In particolare, in questo ambito si colloca il concetto di integrazione del binomio spazio/tempo che, grazie ai progressi tecnologici, diventa integrabile con le tre dimensioni spaziali, dando vita a processi di 4D Modeling e raggiungendo gli obiettivi del Virtual Design Construction, inteso come simulazione computerizzata della definizione e dello sviluppo di un progetto di costruzione. Infatti, mediante la creazione di prototipi virtuali, che consentono di analizzare visivamente il progetto, diventa possibile integrare team e strategie di progetto che fino a ora sono sempre stati separati, anche a causa dei limiti tecnologici esistenti. La realizzazione di un modello virtuale costruito – che può essere quindi scomposto ed esaminato a fondo, anche nelle sue diverse fasi – riduce i rischi connessi alla realizzazione, semplificando le previsioni di possibili conflitti logistico/progettuali, ottenendo un processo più snello, veloce e meno costoso. I vantaggi infatti si manifestano tanto a livello economico (eliminando costi non neces-

sari), quanto a livello di pianificazione (ottimizzando le attività di progetto), e a livello di analisi costruttive (individuando e correggendo eventuali errori prima che essi si manifestino durante la costruzione). Pertanto, si configura un sistema cosiddetto di Agile Project Management, un termine generico per i metodi di sviluppo che adottano un approccio incrementale e iterativo. Anche se ha avuto origine nell’ambito informatico e nello sviluppo di software, i suoi principi sono di natura trasversale e possono essere applicati ad altre discipline (vedi Box 1). L’applicazione delle metodologie Agile nel settore delle costruzioni è tuttora agli albori, ma anche le nuove normative in ambito di Lavori Pubblici (D.Lgs. 50/2016 e s.m.i) puntano a investire in qualità di RUP e Direzione lavori delle figure di Project Manager, nell’ottica di quella sempre più fondamentale collaborazione e del perseguimento dei medesimi obiettivi tra committente, studi e imprese.

COSTRUZIONI 4.0

I processi operativi di trasformazione e di transizione verso un’industria delle Costruzioni 4.0 passano per l’impiego e la configurazione di sistemi digitali basati su applicazioni, piattaforme e tecnologie di processo.

Applicazioni

Per applicazioni si intendono le soluzioni software da utilizzare in base agli usi e agli obiettivi da perseguire (tecnici, gestionali, amministrativi, finanziari e di comunicazione). Nel settore delle costruzioni – e nella maggior parte dei casi – gli applicativi tecnici e gestionali sono costituiti da strumenti di tipo office, e non da soluzioni strutturate: progetti e cantieri a volte anche complessi sono gestiti attraverso fogli di calcolo e file chiusi in decine di cartelle. Questo tipo di soluzione, anche se di facile approccio, risolve sicuramente una serie di necessità specifiche, ma spesso non risponde all’esigenza di raggiungere un quadro di insieme di progetto, se non con uno sforzo continuo di inserimento manuale e spesso ripetuto di dati. Il sistema più semplice sembra essere dunque il più veloce, ma molto spesso si tralasciano fondamentali principi di ottimizzazione di processi informativi e di risorse impiegate, in quanto la maggior parte dei dati e delle informazioni

METODOLOGIA AGILE BOX 1

I quattro principi fondamentali che si adattano a qualsiasi organizzazione: 1. le interazioni tra gli attori del processo sono importanti tanto quanto gli strumenti, ed è necessario quindi puntare alla qualità del prodotto tralasciando tutto ciò che è superfluo; 2. la collaborazione e condivisione tra gli stakeholders è un principio fondamentale prima di adempiere a un contratto; 3. la flessibilità e l’adattamento alle mutevoli esigenze dei processi aderendo alla pianificazione permette di raggiungere i risultati prefissati; 4. la capacità di adattare e mutare le priorità del sistema sempre considerando l’obiettivo finale si ripercuote sulla qualità complessiva.

lungo l’intero ciclo di vita coinvolgono e interessano i più vari settori specialistici di una stessa organizzazione. Infatti in parecchi ambiti, la gestione informativa dei processi è basata ancora oggi su documenti e file piuttosto che su dati e database. Questo tipo di soluzione non favorisce però uno scambio d’informazioni tra persone e organizzazioni, ma ne costituisce spesso un ostacolo alla condivisione di dati, che comporta l’inevitabile perdita di informazioni o la necessità che esse vengano inserite più volte in sistemi diversi, con il rischio esponenziale di incorrere in errori. Risulta interessante anche notare su cosa prevalgono gli investimenti: prendendo ancora, ad esempio, le imprese e l’incidenza del tipo di software, emerge che circa il 60% delle imprese con 50-99 addetti non usa un sistema gestionale ERP (Enterprise Resource Planning), ovvero un tipo di soluzione gestionale che integra funzioni tecniche con quelle amministrative. L’investimento in ICT risulta uno dei fattori chiave della capacità produttiva, consultando dati di correlazione per settore rispetto al livello di innovazione tecnologica derivante da un’indagine Istat. La Figura 2 mette in correlazione la produttività in termini economici per addetto rispetto il livello di ICT nel 2018: valutando la media, la correlazione risulta molto chiara anche rispetto agli altri settori merceologici [4].

FIGURA 3. Principi di interoperabilità nel workflow BIM

COME RENDERE STRATEGICA UN’APPLICAZIONE?

BOX 2

Il settore degli studi professionali sicuramente ha una propensione all’investimento verso l’ICT maggiore rispetto alle imprese ma, se è chiaro che occorre investire per essere più produttivi, la domanda è: su quali tipi di applicazioni? Quali caratteristiche devono avere per poter essere veramente innovative e far fronte alle nuove sfide del mercato? Di seguito si riportano le caratteristiche principali nell’ottica di rendere un’applicazione strategica per il processo e la filiera delle costruzioni. Accessibilità: è la capacità di un’applicazione di essere multipiattaforma e multidevice ovvero in grado di poter essere utilizzata, a parità di uno specifico ambiente dati, da diversi dispositivi che utilizzano anche sistemi operativi diversi. Nel caso di software tecnici o gestionali non è immediato trovare la giusta versatilità, ma sarebbe importante rendere possibile l’accesso ai dati anche in modalità tablet o smartphone senza dover ricorrere a sistemi di remote desktop, stante la necessità di lavorare o accedere ai dati da ambienti diversi.

Collaborativo: è la capacità di condividere il medesimo contesto operativo, permettendo a più soggetti di accedere a uno specifico ambiente dati o parte di esso in base anche a diversi ruoli. Tipicamente, di base si distinguono a livello informatico, ad esempio quelli di amministrazione, di lettura scrittura, di sola lettura o di verifica/autorizzazione. Un’altra caratteristica interessante per un’applicazione è che essa consenta a più persone di lavorare, collaborare e condividere informazioni mediante lo stesso modello BIM, computo metrico o diagramma di Gantt. Per collaborativo si intende quindi la capacità di poter direttamente o indirettamente accedere e, dunque, interagire con soggetti esterni alla propria organizzazione. Sicurezza: quando si parla di applicazioni da utilizzare “in rete” è logico immaginare che l’accesso ai dati debba essere “sicuro” e non facilmente accessibile da chiunque non sia autorizzato. Sicurezza non è però solo una questione di accesso, ma anche di riservatezza, salvaguardia e conservazione dei dati. Le soluzioni “on-premise”, ovvero a licenza installate nei propri server, rispetto a quelle “in-cloud”, cioè a servizio installate su server online, sono quelle tuttora preferite proprio per far fronte delle problematiche legate alla sicurezza informatica. Interoperabilità: è la capacità di un’applicazione di poter dialogare con altre: se i software di modellazione, computazione, programmazione e manutenzione non fossero interoperabili sarebbe impossibile parlare di modelli 3D, 4D e 5D o addirittura 7D. Alla base del concetto di interoperabilità vi è la configurazione di un linguaggio comune, un “formato” scelto o imposto spesso da un organismo di riferimento di settore, governativo o unitamente riconosciuto. Un esempio tra tutti è il formato IFC (Industry Foundation Class) ormai riconosciuto come il formato standard per lo scambio dei dati nel settore dell’edilizia. Un aspetto fondamentale da considerare ai fini di una corretta interoperabilità non è soltanto la capacità di un’applicazione di riconoscere i formati standard per poter interagire con altri software, ma la metodologia utilizzata. Il sistema più semplice di interscambio

dati è quello tradizionale di scambio file attraverso sistemi di condivisione: e-mail, cartelle condivise, sistemi di peer-to-peer (es. FTP, Dropbox o GDrive) fino ad arrivare ai Common Data Environment (CDE, ACDat o ACDoc secondo la normativa UNI). In realtà, queste sono tecniche informatiche ormai superate dai “Web-Service” e da qualche anno dalle cosiddette API (Application Programming Interface), ovvero dei servizi che semplificano il dialogo tra diverse applicazioni attraverso la “pubblicazione” delle istruzioni per poter accedere ai dati che interessano una determinata funzione.

Concludendo, l’interoperabilità 4.0 consiste nella possibilità di far dialogare applicazioni così come anche attrezzature attraverso dispositivi IoT senza l’utilizzo di file, ma permettendo sostanzialmente un dialogo diretto mediante formati aperti che rappresentano i linguaggi da utilizzare. Alcune API, come quelle standard di un sistema operativo, sono implementate come una libreria separata e distribuite con il sistema operativo. Altre API richiedono a chi pubblica il software di integrarla direttamente nell’applicazione. Completezza: la completezza di un’applicazione dipende da quante funzioni mette a disposizione rispetto alle necessità a cui una determinata organizzazione deve far fronte. Dunque, si tratta di una valutazione piuttosto relativa, ma volendo dare un’indicazione generale risulta importante utilizzare il minor numero di applicazioni possibili, valutandone sempre e comunque l’eventuale interoperabilità tra di esse per evitare le criticità maggiori che potrebbero derivarne, come: inserimento degli stessi dati più volte, dover utilizzare soluzioni terze per realizzare i report di controllo, sostenere costi diversi per mettere in sicurezza più software.

Piattaforme

Per piattaforma si intende l’ambiente fisico dove vengono archiviati, conservati, elaborati e consultati i dati. Negli anni ’90, con l’avvento dei PC, le applicazioni Office e Desktop si sono diffuse molto più ampiamente di quelle Client-Server, soprattutto tra gli applicativi tecnici, facendo sì che i dati venissero salvati e conservati spesso in diversi file anziché in un database. Anche in diverse applicazioni gestionali e amministrative non sono mancate soluzioni che salvano i dati su file, anche se a volte concentrati su un’unica “macchina”, con funzioni di tipo server. Da almeno vent’anni il salvataggio dei dati in cartelle è sicuramente il sistema più utilizzato in assoluto, non solo per i documenti personali, ma anche per quelli aziendali. La componente di utilizzo online necessario per il collegamento ad altre organizzazioni, come nell’esempio bancario, ha fatto sì che queste applicazioni, anche se in alcuni casi installate localmente, avessero una componente collegata al web. Progressivamente, l’evoluzione digitale, unita alla convenienza economica e a una dose di imposizioni normative aventi come obiettivo la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, sta facendo in modo che sempre più applicativi siano utilizzati non più “in locale” – ovvero “on Premise” – ma “in cloud” o con collegamenti col web. Oggi, con lo sfortunato avvento del Covid-19, il passaggio alle piattaforme cloud si è reso sempre più una strada obbligata, seppur ancora con molte resistenze. Infatti, Canalys Estimates ha dichiarato che a fronte di un forte aumento, +34%, in realtà si è assistito a uno stop di progetti di migrazione di passaggio al cloud da parte dei settori colpiti dalla crisi come quello turistico, del trasporto aereo ma anche delle costruzioni. Dati tendenzialmente più ottimistici vengono dalla TeamSytem che ha visto un importante incremento e numerose migrazioni da soluzioni “on premise” a “in cloud” anche nel segmento Construction.

Tecnologie digitali

Per tecnologie, infine, si intendono principalmente tutti gli strumenti di tipo hardware e software che combinati insieme consentono di poter lavorare in una logica di Industria 4.0. Non solo smartphone, tablet e Pc, ma anche attrezzature di cantiere come escavatori, impianti, DPI, robot, droni APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto), stampanti 3D, stazioni di laser scanning surveyor, dispositivi IoT integrati con gli strumenti software come Cloud e API consentono di poter gestire un progetto o un cantiere in una logica che possiamo definire pienamente digitale. Basti pensare all’utilizzo di dispositivi IoT per il monitoraggio di infrastrutture o edifici, per gestire i rischi in cantiere o verificare l’operatività di un impianto, per monitorare i consumi energetici etc. L’evoluzione tecnologica, infatti, sta andando sempre più verso l’impiego di tecniche di machine learning fino a incontrare sistemi governati da algoritmi di Intelligenza Artificiale (AI) che sostituiscono o automatizzano le funzioni in cantiere mediante software e dati integrati e ottimizzati. Anche sul fronte tecnologico risulta fondamentale il ruolo e la centralità del dato, e sussistono tre tipologie di progresso che concretizzano il valore del gemello digitale: la capacità di calcolo, i sensori e la capacità di simulazione/visualizzazione [5]. Il motore del digital twin si basa su un’enorme quantità di dati e su elaborazioni che necessitano di una elevata potenza di calcolo, nonché di memorizzazione e ampiezza di banda. Questo permette di elaborare, memorizzare e comunicare le enormi quantità di informazioni utilizzate per gestire gli edifici e interi comparti in maniera efficiente. Il secondo progresso tecnologico è giunto con l’invenzione dei sensori, che permettono la configurazione di veri e propri edifici e infrastrutture intelligenti, interrogabili e capaci di interagire con l’uomo, ottimizzando i consumi, monitorando gli impianti e prevedendo guasti in modo tale da intervenire prima che si verifichino. Mediante strumenti di realtà virtuale e aumentata e simulazione visiva è possibile poi studiare l’ambiente costruito in modalità immersiva, camminando all’interno

FIGURA 4. Utilizzo di soluzioni in cloud nelle aziende nel biennio 2019-2020. Canalys Estimates

del progetto molto prima che questo raggiunga il cantiere e descrivendo realisticamente le entità fisiche che lo compongono, generando valore e supporto ai processi decisionali.

BIM E LEAN CONSTRUCTION NEL PROCESSO EDILIZIO

Per Lean Construction si intende la ricerca di miglioramenti simultanei e continui in tutte le dimensioni dell’ambiente costruito: il progetto, la costruzione, l’uso e la gestione, la manutenzione, la salvaguardia e il recupero delle risorse, nonché il riciclo e il riuso. Tale approccio mira a gestire e migliorare i processi di costruzione applicando il minimo costo per il raggiungimento del massimo valore, attraverso la riduzione dei fattori di spreco e la considerazione essenziale dei bisogni del cliente. Negli anni ’90 l’ormai riconosciuta inadeguatezza del modello “tempo-costo-qualità” porta a gettare le basi per una nuova teoria. Essa dimostra anche altre anomalie del management tradizionale: infatti, uno dei fattori principali di crisi era l’analisi della pianificazione del processo, che denotava ritardi rilevanti e continui. Queste ricerche, quindi, arrivano a dimostrare che i modelli concettuali di Construction Management e gli strumenti che questa utilizza, (Work Breakdown Structure, Critical Path Method, Earned Value Management) non erano più in grado di rispettare i tempi di consegna, i budget, e la qualità desiderata. Nasce così la Lean Construction, un modo di progettare la produzione edilizia minimizzando lo spreco di materiali e di tempo, generando la massima creazione possibile di valore.

PIATTAFORME CLOUD, VANTAGGI BOX 3

Esistono diverse modalità in cloud, ma in ogni caso i vantaggi sono notevoli. Di seguito sono sintetizzati i principali: ■ Backup, aggiornamenti di sistema. In base ai tipi di contratti saranno in carico quasi completamente al gestore dell’ambiente; ■ Scalabilità. Aumentare RAM, CPU e spazio disco è pressoché automatico o modificabile facilmente sempre in base al tipo di contratto; ■ Accessibilità. Garantisce l’accesso da qualsiasi dispositivo e zona che abbia un accesso a internet, soluzione necessaria considerata la natura del settore delle costruzioni, ovvero di una realtà industriale con produzione distribuita; ■ Interoperabilità. Nel caso di applicazioni che utilizzano tecnologie API entrambe installate in cloud il loro scambio di dati sarà più efficiente, veloce e sicuro. ■ Collaborazione. Tenendo conto di quanto analizzato, il principale punto di forza del cloud è costituito dalla capacità di rendere immediatamente disponibili applicazioni con i suoi dati e informazioni a chiunque sia coinvolto in un processo e non appartenga a una stessa organizzazione.

Questa caratteristica fa capire quanto il cloud sia una strada obbligata nel caso occorra strutturare un CDE, ma anche una progettazione integrata, un processo di quantity tak-off tra un programma di BIM authoring e uno di computazione, e infine nel caso in cui una direzione lavori debba essere tenuta in un ambiente condiviso tra impresa e committente.

La Lean Construction vuole essere quindi una nuova sfida al Construction Management tradizionale, gettando le basi e i principi di futura applicazione mediante tecnologie e sistemi digitale, togliendo quei vincoli e ostacoli che rendono il processo edilizio ormai difficilmente gestibile. Con la Lean Construction, infatti, si intende una pratica di management che segue e riadatta i principi e le pratiche del Lean Manufacturing applicandoli al processo edilizio. La visione del Lean Construction è olistica, ovvero considera che la sommatoria funzionale delle parti di un insieme sia maggiore della somma delle parti considerate singolarmente, in quanto essa mira a migliorare simultaneamente e continuamente tutte le fasi e le dimensioni del mondo delle costruzioni. La capacità del BIM incontra i principi del Lean nella possibilità di generare scenari analitici, partendo da un modello di dati, in una modalità condivisa e coordinati tra i vari stakeholder, facilitando e velocizzando la creazione di alternative progettuali, che possono essere valutate con l’obiettivo di individuare tra di esse la soluzione migliore. Ciò può avvenire nella fase concettuale, su cui concentrare le attenzioni per evitare problemi futuri, così come in quella gestionale, per individuare ambiti critici o da monitorare ai fini del conseguimento dell’efficienza e l’efficacia dei processi di gestione digitale. Il workflow BIM ha quindi l’obiettivo di eliminazione o minimizzare lo spreco di risorse, così come l’ottimizzazione tramite la collaborazione auspicata dal Lean Construction è riscontrabile nel processo BIM grazie alla possibilità di condividere il lavoro tra i progettisti delle diverse discipline fin dai primi stadi del processo edilizio.

CONCLUSIONI

BIM, Lean Construction, Agile, API, cloud, Artificial Intelligence e IoT sono metodi, strumenti e tecnologie che configurano un sistema integrato, smart ed efficiente di controllo dei processi di progettazione, costruzione e gestione mediante l’elaborazione di dati oggettivi e analisi di scenari che supportano i processi decisionali. L’evoluzione tecnologica comporta infatti un progressivo stravolgimento culturale nel progredire a nuove modalità di lavoro, provocando un vero e proprio cambio di paradigma che permetta l’utilizzo di strumenti digitali, quali modelli multidisciplinari e integrati, per simulare processi e analizzare grandi moli di dati inerenti al progetto. Così come per gli altri settori industriali, anche la filiera delle costruzioni deve trarre valore dagli sviluppi digitali implementabili per l’intero ciclo di vita: dal conceptual design alla costruzione, fino alla gestione dell’opera. Mediante la realizzazione del gemello digitale, l’intera catena di fornitura diviene collaborativa e trasparente: il monitoraggio continuo è in grado di individuare comportamenti anomali di sistemi, impianti o infrastrutture, e permette agli operatori di reagire prontamente prevenendo guasti e riducendo i malfunzionamenti. Un sistema di controllo e monitoraggio dell’intero processo basato sull’analisi e l’interazione continua di dati su infrastrutture digitali migliora e ottimizza anche il facility management, nonché la gestione di portafogli immobiliari, tenendo traccia e contezza dei processi, dei dati storici e delle attrezzature, compresi i manuali di manutenzione e i dati di ispezione, ottimizzando e migliorando la rete nel tempo e adattando il sistema a diversi possibili scenari, rendendo il processo decisionale collaborativo e condiviso.

Il presente articolo è tratto dalla rivista “Ponte, vol. 1/2020” (p. 41-48) edita dalla DEI, Tipografia del Genio Civile.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] Project Management Institute. (2013). A Guide to the Project Management Body of Knowledge: PMBOK Guide. Project Management Institute. [2] EUBIM Task Group, Handbook for the Introduction of Building Information Modelling by the European Public Sector. Strategic action for construction sector performance: driving value, innovation and growth, p. 78, 2017. [3] Ferrara A., Feligioni E., BIM e Project Management, Dario Flaccovio editore, 2016. . [4] Integrazione tra registro esteso delle principali variabili economiche delle imprese “Frame SBS” e l’indagine campionaria sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione “ICT” (anno di riferimento 2018, ISTAT). [5] Il Cantiere Digitale, Angelo Ciribini, Soc. Editrice Esculapio.

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