Dimensione Pulito n° 7 - Settembre 2020

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ANNO 29 n. 7 settembre 2020 ISSN: 2612-4068

1991 - 2020 i nostri

anni!

MENSILE DI PULIZIE INDUSTRIALI, SANIFICAZIONE E IGIENE AMBIENTALE

ECONOMIA

Servizi, un’opportunità per ripartire AMBIENTE

La plastica, tra sviluppo e sostenibilità

LA CIVILTÀ DEL PULITO ISPIRATA ALLA BLUE ECONOMY

MARKETING

Ripartire dalla qualità delle relazioni CARRIERA

Il candidato ideale e come diventarlo

Speciale GREEN

www.dimensionepulito.it



TRATTAMENTO DEI PAVIMENTI

lavaggio

deceratura

micro levigatura

lucidatura



S

Periodico mensile edito da

Quine Srl Via G. Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel. 02.69001255 | Fax 02.69001277

SOMMARIO/ ANNO 29 N. 7 SETTEMBRE 2020

Direttore editoriale Ornella Zanetti | o.zanetti@dimensionepulito.it Fondatore Gabriele Marrazzini Direttore Responsabile Marco Zani Direttore Tecnico Maurizio Pedrini

8

Coordinamento editoriale Chiara Scelsi - chiara.scelsi@quine.it Loredana Vitulano - loredana.vitulano@quine.it Redazione Cristina Cardinali - c.cardinali@dimensionepulito.it Simone Ciapparelli - simone.ciapparelli@quine.it Consulenti tecnico scientifici per la sezione Igiene&Ambiente Chiara Dassi - Graziano Dassi

12

YOUR INFORMATION PARTNER

Ufficio traffico e Servizio abbonamenti Ilaria Tandoi | i.tandoi@lswr.it Ornella Foletti - ornella.foletti@quine.it

IN COPERTINA

Ricerca e innovazione continua all’insegna YOUR INFORMATION PARTNER dell’eco-sostenibilità, della creazione di

Responsabile Commerciale Stefano Busconi - s.busconi@lswr.it

#42

www.casaeclima.com

TAVOLA ROTONDA

MARCO BOSELLI Bosch riparte da… Bosch

ANNO 8 - FEBBRAIO 2017

Conto Termico e TEE. A che punto siamo?

#251

IMPIANTI NEGLI NZEB: DALLA TEORICA ALLA PRATICA MARCO EPB, LE NOVITÀ DELLE NUOVE NORME BOSELLI IMPIANTI ADBosch ARIAriparte PRIMARIA VS VAV da… Bosch FOCUS COMMISSIONING

NOVEMBRE/DICEMBRE 2016

Analisi del processo e case study Poste italiane Target Magazine LO/CONV/020/2010 - Omologazione n. DCOCI0168

SOTTORAFFREDDAMENTO CLASSIFICHE 2015 ADIABATICO PER LA

Organo ufficiale

bimestrale

MATERIA CONNECTION

DISTRIBUZIONE Quando la differenza la fa il “service”

ANTONIO FALANGA Una passione sempre viva

SAIE INNOVATION 2016 MEDAGLIE D’ORO A “IMPATTO ZERO”

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

Produzione&Stampa Paolo Ficicchia

ITS Dove va la filiera? FOCUS

Un anno di logistica RISPARMIO ENERGETICO NEL TERZIARIO

COMMISSIONING MATERIA CONNECTION

FOTOVOLTAICO INTEGRATO STORIA E ITER PROGETTUALE PCM UNA SCELTA DA NON SOTTOVALUTARE

Passo obbligato e grande opportunità

Il ruolo del BIM nella sicurezza in cantiere

Organo ufficiale AiCARRStampa Organo ufficiale ANGAISA

DISTRIBUZIONE Quando la differenza la fa il “service”

ANTONIO FALANGA Una passione sempre viva

SAIE INNOVATION 2016 MEDAGLIE D’ORO A “IMPATTO ZERO”

FOTOVOLTAICO INTEGRATO STORIA E ITER PROGETTUALE PCM UNA SCELTA DA NON SOTTOVALUTARE

RIO

C&R

ISSN n. 1974-7144

Passo obbligato e grande opportunità

Il ruolo del BIM nella sicurezza in cantiere

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/MI

CLAUDIO DE ALBERTIS, INGEGNERE VISIONARIO pag. 5 • NUOVE NORME UNI pag. 21 • MOSTRE E CULTURA pag. 21 • IN LIBRERIA pag. 21

IMPIANTI FOTOVOLTAICI

a pag. 12

I BENEFICI DELLA NORMAZIONE

alle pagg. 16­17

1563

www.giornaleingegnere.it

L’EDITORIALE

Innovazione e cambiamento

alle pagg. 22­23

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI

VALIDAZIONE

N. 12 - Dicembre 2016

Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti

La crisi ancora “morde”, il contesto politico barcolla, alta l’attenzione sul governo degli ingegneri

di GIOVANNA ROSADA

O

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/MI

O pag. 5 • NUOVE NORME UNI pag. 21 • MOSTRE E CULTURA pag. 21 • IN LIBRERIA pag. 21

FOCUS

alle pagg. 16­17

alle pagg. 22­23

GUIDE Professionale

N. 12 - Dicembre 2016

Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti

di MATTEO PALO

R

iorganizzazione delle divisioni operative del Cni. E, in prospettiva, due sfide: quella dei servizi per gli iscritti e delle strutture territoriali. Armando Zambrano, presidente uscente del Consiglio nazionale degli ingegneri, si prepara a governare la categoria per altri cinque anni: dal 2016 guiderà gli ingegneri fino al 2021, quando completerà i suoi dieci anni di mandato. In attesa che arrivi l’ufficialità del ministero della Giustizia e che i consiglieri designati indichino lui come nuovo presidente, è già possibile fare il punto sulle prime mosse del nuovo Governo del Cni. “Siamo desiderosi di partire, visto che dai territori è arrivata un’indicazione così forte per la continuità del Consiglio nazionale uscente”, è stata una delle prime dichiarazioni fatte da Zambrano.

In USA volano le infrastrutture

TAX& LEGAL Partite IVA dal prossimo anno la contabilità diventa un lavoro a tempo pieno e i costi salgono

de”, il contesto politico barcolla, alta l’attenzione sul governo degli ingegneri

NI eletto per dare risposte

ROBOTICA

PROGE T TA ZIONE

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AUTOMAZIONE

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AT T UA L I TÀ

Fondata da Paolo Giana nel 1966, Torgim compie il prestigioso traguardo dei 50 anni di attività. Il comune di Magnago vide un grande sviluppo economico e industriale già a partire dalla seconda metà del 1800. Con il passare dei decenni il territorio s’è via via arricchito di aziende manifatturiere che hanno rappresentato delle vere eccellenze in molti settori industriali. [pag. 11]

[pag. 10]

ECONOMIA 8 Servizi, un’opportunità per ripartire Simone Ciapparelli – Anno 72 - n. 9

www.ammonitore.com

Novembre/Dicembre 2016

#4maggio 2016 mensile

www.meccanica-automazione.com

FINANZIAMENTI PMI

TAVOLA ROTONDA

Editoriale

Raddoppiati i programmi per le opere pubbliche, un trilione → pag.3 di dollari per infrastrutture e stimolo ai consumi. Gli effetti in Europa e le opportunità per le imprese italiane. La Cop22 di Marrakech e le politiche Usa sulle emissioni. alle pagg. 6-7

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50 anni di torni

Oggi si parla molto di Industria 4.0 applicata alla produzione. Ma occorre ricordare che l’efficienza del flusso produttivo passa attraverso l’ottimizzazione della movimentazione dei materiali all'interno delle aziende.

Via libera alla finanza innovativa, quali risposte alla stretta del credito?

Italia scossa

di Fabio Chiavieri

Nr.01 – VENERDì 13 GENNAIO 2017

MACCHINE UTENSILI

→ pag.37

segue a pag. 2

GOVERNO IN CRISI

Ancora trattative e consultazioni?

MACCHINE UTENSILI

MACCHINE UTENSILI

Al centro della fabbrica intelligente

MENSILE D’INFORMAZIONE PER LA PRODUZIONE E L’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE

a pag. 15

Newsletter www.dimensionepulito.it SCIA, operativo Top 7 megail modello unico infrastrutture del 2016 www.cleaninginternational.com dell’Installatore 7

IMPIANTI FOTOVOLTAICI

a pag. 12

ICI DELLA ZIONE

gni campo dell’architettura e dell’ingegneria nel senso più ampio del termine ha fatto progressi, ha modificato modalità, metodologie, tecnologie, mezzi e strumenti, fatto ricerche e scoperte. Le idee sono progredite, sono mutate, si sono evolute; si sono adeguate alla società o hanno modificato modi e stili di vita. Nessuno si è mai posto il problema se fosse giusto o sbagliato; la cultura del “fare” ha privilegiato la sperimentazione e ha insegnato che dagli errori si può imparare, crescere, progredire e migliorare. Non è mai stato chiesto ai professionisti se fossero d’accordo con un “SI” o con un “NO”. È stato dato semplicemente per scontato che il cambiamento fosse insito nella natura dell’uomo e nel nostro caso dei professionisti, nella loro ricerca di miglioramento e progresso per il bene comune. Ci sono stati “si” e “no” dettati da successi e insuccessi; il buon senso e la competenza hanno sempre fatto da guida nelle scelte e quindi nell’evolversi delle professioni. Per la politica evidentemente è diverso; ma ciò dimostra solo uno scollamento fra i problemi pratici della quotidianità dell’individuo e l’incapacità della politica ad adeguarsi. Il buon senso non fa da guida; un referendum che fa contento/scontento la metà dei cittadini resta un problema non risolto. Il cambiamento è necessario e la civiltà parla da sola a tal proposito; ma il cambiamento dovrebbe godere della fiducia e della certezza di tutti i cittadini quando si parla di politica. Se tutti quanti noi quando attraversiamo un ponte o saliamo sulla cima di un grattacielo diamo per scontato di poterci fidare di chi ha pensato il progetto, forse non vuol dire che i professionisti potrebbero insegnare e dire il loro pensiero con più forza alla politica? n

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI

LE ZIONE

www.commercioelettrico.com IL BUSINESS MAGAZINE DEI DISTRIBUTORI E GROSSISTI DI MATERIALE ELETTRICO

Organo ufficiale FME

Organo ufficiale FINCO

SPECIALE BIM

www.bluerosso.it www.casaeclima.com LA RIVISTA CHE HAcollaborato: PORTATO Hanno L’INFORMAZIONE EFFICIENTE, COMPLETA E LA RIVISTA PERAG I PrintingLA VOCE PIÙ AUTOREVOLE DEL LA VOCE AUTOREVOLE DEL CANALE LA PROGETTAZIONE Cristina Cardinali, Attilio Cattapan, Simone Ciapparelli, IN TEMPO REALE OLTRE 200.000 UTENTI MESE PROFESSIONISTI DELL’HVAC&R SOSTENIBILE IN ITALIA IDROTERMOSANITARIO PIÙ DINAMICA SETTORE IDROTERMOSANITARIO Peschiera Borromeo (MI) Chiara Dassi, Graziano Dassi, Falvo, Marco www.commercioelettrico.com Organo ufficiale FME Marcello Organo ufficiale FINCO IL BUSINESS MAGAZINE Genicco, Marco Monti, Michele Pagani, Fabrizio Pirovano, Prezzi e abbonamentiLA RIVISTA CHE HA PORTATO www.bluerosso.it Organo ufficiale ANGAISA www.casaeclima.com DEI DISTRIBUTORI Chiara Scelsi, Scelsi, Loredana Vitulano L’INFORMAZIONE EFFICIENTE, COMPLETA E Francesca LA VOCE AUTOREVOLEannuale: DEL CANALE49 euro LA VOCE PIÙ AUTOREVOLE DEL • Abbonamento E GROSSISTI DI LA PROGETTAZIONE MATERIALE ELETTRICO IN TEMPO REALE OLTRE 200.000 UTENTI MESE SOSTENIBILE IN ITALIA PIÙ DINAMICA SETTORE IDROTERMOSANITARIO IDROTERMOSANITARIO • Annuale estero: 160 SPECIALE FOCUS euro • Copia arretrata: 17 euro • Costo di una copia: 1.30 euro info@dimensionepulito.it Un CNI eletto per dare risposte TREND Il bagno che ti calza a pennello

98

SPECIALE BIM

TREND Il bagno che ti calza a pennello

POSTE ITALIANE SPA – POSTA TARGET MAGAZINE - LO/CONV/020/2010.

N. 64 · Anno XI · dicembre 2016

ITS Dove va la filiera? FOCUS Un anno di logistica

FRIGOCONSERVAZIONE ALIMENTARE Produttori e distributori: ce la si può fare!

ISSN: 2038-0895

N. 64 · Anno XI · dicembre 2016

Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

ISSN: 2038-0895

Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

A SCUOLA DI EFFICIENZA

bimestrale

A SCUOLA DI EFFICIENZA

www.casaeclima.com

Realizzazione grafica LIFE - LSWR Group

FILTRAZIONE E QUALITÀ DELL’ARIA

ORGANO UFFICIALE ANGAISA (Associazione Nazionale Commercianti Articoli Idrotermosanitari, Climatizzazione, Pavimenti, Rivestimenti ed Arredobagno)

Organo ufficiale

ORGANO UFFICIALE ANGAISA (Associazione Nazionale Commercianti Articoli Idrotermosanitari, Climatizzazione, Pavimenti, Rivestimenti ed Arredobagno)

Poste italiane Target Magazine LO/CONV/020/2010 - Omologazione n. DCOCI0168

Organo Ufficiale AiCARR

Pubblicità e Sviluppo: Filippo Viola - f.viola@lswr.it Guido Rossi - g.rossi@lswr.itCLASSIFICHE 2015 Produttori e distributori: Edoardo Rossi - e.rossi@lswr.it ce la si può fare! Paolo Simeoni - p.simeoni@lswr.it

LA RIVISTA PER I PROFESSIONISTI DEGLI IMPIANTI HVAC&R NORMATIVA

Panoramica di inizio anno

NOVEMBRE/DICEMBRE 2016

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

42 ISSN:2038-2723

nuovi posti di lavoro e alla valorizzazione del territorio. L’8 disegnato a mano è il simbolo che definisce il processo produttivo di economia circolare, che caratterizza l’azienda e che solitamente viene declinato nel termine di Blue Economy. La filosofia di Industrie Celtex è incentrata su un sistema produttivo virtuoso, in cui niente viene sprecato, ma riutilizzato per futuri cicli produttivi.

#251

ISSN:2038-2723

LA TRIVELLA

Professionisti al passo coi tempi...

ROBOTICA

Al centro della fabbrica intelligente

Oggi si parla molto di Industria 4.0 applicata alla produzione. Ma occorre ricordare che l’efficienza del flusso produttivo passa attraverso l’ottimizzazione della movimentazione dei materiali all'interno delle aziende. [pag. 10]

– Anno 72 - n. 9

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PROGE T TA ZIONE

MACCHINE UTENSILI

50 anni di torni

Fondata da Paolo Giana nel 1966, Torgim compie il prestigioso traguardo dei 50 anni di attività. Il comune di Magnago vide un grande sviluppo economico e industriale già a partire dalla seconda metà del 1800. Con il passare dei decenni il territorio s’è via via arricchito di aziende manifatturiere che hanno rappresentato delle vere eccellenze in molti settori industriali. [pag. 11]

www.ammonitore.com

Novembre/Dicembre 2016

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Macerie ovunque, interi paesi rasi al suolo, gente disperata, sguardi persi. No, non è lo scenario di guerra che ci arriva da qualche zona remota del mondo, a cui siamo tristemente abituati. È la forza devastante del terremoto che ha colpito, e continua a farlo, il nostro Centro Italia. Una faglia che si è estesa per cinquanta chilometri, una ferita su quelle terre che non si potrà più rimarginare. L’Italia è scossa, fisicamente e mentalmente; schiaffeggiata dalla mano della natura che a volte sa essere molto dura nella sua inarrestabile forza. Eppure il nostro paese risulta essere nelle prime posizioni per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie antisismiche nelle nuove costruzioni. Cosa succede allora? Alessandro Martelli, Presidente del Glis (Isolamento sismico e altre strategie di progettazione antisismica), ha dichiarato che “Oltre il 70% dell’edificato italiano attuale non è in grado di resistere ai terremoti che potrebbero colpirlo”. Il problema pertanto è la sicurezza delle costruzioni più datate, e di un immenso patrimonio storico e culturale famoso in tutto il mondo, fatto di chiese, monumenti, palazzi storici, emblema di un passato grandioso che ha visto protagonisti i più grandi artisti e ingegneri di tutti i tempi. Il tema della sicurezza degli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, più volte trattato dal nostro giornale e a cui le nostre imprese pongono molta attenzione, ritorna così alla ribalta in un frangente – purtroppo non l’unico negli ultimi anni - tanto eclatante quanto drammatico. Dalle pagine de L’Ammonitore abbiamo rivolto molti inviti al settore manifatturiero italiano a investire in tecnologie produttive innovative per continuare a essere competitivo, e questa volta ci sentiamo di invitare tutti a investire sulla propria sicurezza, lo Stato a salvaguardare la vita dei cittadini intervenendo significativamente sulle strutture pubbliche e sul nostro prezioso patrimonio artistico, perché il futuro non si prevede, men che meno un terremoto, ma si prepara.

AUTOMAZIONE

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[pag. 14]

AT T UA L I TÀ

MISURA

M-Steel qualità da oltre 40 anni

Ovako, fornitore finlandese di acciai, ripropone sul mercato la qualità M-Steel. Grazie ad un incremento nella lavorabilità M-Steel si caratterizza per affidabilità, coerenza e prevedibilità nelle lavorazioni, riducendo i così costi di pro[pag. 12] duzione.

LAMIERA

40 anni di storia e successi nella robotica industriale

Il 2016 è un anno molto importante per Tiesse Robot. L’azienda festeggia infatti i 40 anni di attività: una storia lunga di successi nazionali e internazionali per le applicazioni della robotica in [pag. 6] ambito industriale.

INTERVISTA Gianfranco Carbonato, un’emozione che dura da quarant’anni

STORIA DI COPERTINA

TENDENZE Generative design, come cambierà il mondo

Responsabilità QUOTA RINNOVABILI EDIFICI SPECIALE MILLEPROROGHE LA DISTRIBUZIONE obblighi e proroghe Tutti i rinvii Dimensione Pulito periodico mensile registrato: Newsletter NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO SCIA, operativo Top 7 megal modello unico infrastrutture del 2016 autorizzazione PACKAGING E AMBIENTE del Tribunale di Milano N. 598 del 9.11.92 Ancora trattative e consultazioni? www.meccanica-automazione.com MECCANICA&AUTOMAZIONE La pubblicazione o ristampa di articoli e www.ammonitore.com PERIODICO BUSINESS TO BUSINESS 12 La plastica: tra sviluppo MENSILE PER LA e IL PORTALE CHE TI UOTA RINNOVABILI EDIFICI SPECIALE MILLEPROROGHE deve essere autorizzata obblighi e proroghe Tutti i rinvii LA GUIDA immagini DA PORTARE della rivista DAL 1952 IL PERIODICO LA RIVISTA PER PROGETTARE Organo ufficiale Confapi www.rivistainnovare.it SUBFORNITURA E GUIDA VERSO LA NEL MONDO DELL’INDUSTRIA SEMPRE CON SÉ PER D’INFORMAZIONE per iscritto INFORMAZIONE LA SMART INDUSTRY LA PRODUZIONE sostenibilità SMART INDUSTRY MECCANICA E DELLE MACCHINE CONOSCERE TUTTI I PER INGEGNERI E ARCHITETTI dall’editore. Gli articoli pubblicati su Dimensione TECNICO SCIENTIFICA INDUSTRIALE UTENSILI TRUCCHI DEL MESTIERE NEWSLETTER – L’AGGIORNAMENTO PER LE PMI Michele www.meccanica-automazione.com Pulito sono sotto la responsabilità degli autori. Pagani e Attilio Cattapan MECCANICA&AUTOMAZIONE PROFESSIONALE VIA MAIL MENSILE PER LA www.ammonitore.com PERIODICO BUSINESS TO BUSINESS IL PORTALE CHE TI I manoscritti i disegni Ogni 15 giornieOrgano raggiunge oltre pubblicati 42.000 iscritti 952 IL PERIODICO www.rivistainnovare.it SUBFORNITURA E ufficiale Confapi LA RIVISTA PER PROGETTARE GUIDA VERSO LA NEL MONDO DELL’INDUSTRIA non saranno restituiti. NFORMAZIONE INFORMAZIONE LA SMART INDUSTRY LA PRODUZIONE SMART INDUSTRY MECCANICA E DELLE MACCHINE GNERI E ARCHITETTI INFORMATIVA AI SENSI DEL GDPR 2016/679 TECNICO SCIENTIFICA INDUSTRIALERUBRICAUTENSILI R – L’AGGIORNAMENTO LE in PMInostro possesso Si rende noto che iPER dati SIONALE VIA MAIL liberamente ottenuti per poter effettuare i servizi 96 News aggiunge oltre 42.000 iscritti relativi a spedizioni, abbonamenti e similari, sono utilizzati secondo quanto previsto dal GDPR 2016/679. CARRIERA & LAVORO Titolare del trattamento è Quine srl, via Spadolini, 7 - 20141 Milano 98 Il candidato ideale (info@quine.it). Si comunica inoltre che i dati personali sono IVO GRASSO e Francesca Scelsi MASSIVE ARTS contenuti presso la nostra sede in apposita banca SALVATORE ADDEO dati di cui è responsabile Quine srl e cui è possibile www.audiofader.com WEBSITE AGGIORNATO rivolgersi per l’eventuale esercizio dei diritti previsti MARKETING QUOTIDIANAMENTE MAGAZINE MENSILE DIGITALE MENSILE DI FORMAZIONE E www.MTEDocs.it IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHI www.pulizia-industriale.it dal D.Lgs 196/2003. IVO GRASSO e www.terminidellameccanica.com TUTTI IMASSIVE VOLTI E LEARTS AZIENDE TECNICHE OPERA NEL CAMPO DELLA PULIZIA DA 50 ANNI LA VOCE LA PIATTAFORMA ITALIANA DELLA PRODUZIONE MUSICALE AGGIORNAMENTO PER INFORMAZIONE © Quine srl –DELLA Milano IL TRADUTTORE MULTILINGUE MECCATRONICA 100 #andràtuttobene PER L’AUTORIPARAZIONE INDUSTRIALE, SANIFICAZIONE E AUTOREVOLE DEL CLEANING IL MECCATRONICO SALVATORE E DELL’AUDIO PROFESSIONALE ADDEO DELLA MECCATRONICA www.audiofader.com FACILITY MANAGEMENT WEBSITE AGGIORNATO (se sai come farlo) Distribuzione QUOTIDIANAMENTE MAGAZINE MENSILE DIGITALE MENSILE DI FORMAZIONE E www.MTEDocs.it IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHI www.pulizia-industriale.it 1. Disinfestazione e servizi ambientali m TUTTI I VOLTI E LE AZIENDE INFORMAZIONE TECNICHE OPERA DA 50 Monti ANNI LA VOCE NEL CAMPO DELLA Fabrizio Pirovano e PULIZIA Marco COLLABORA CON: LA PIATTAFORMA ITALIANA DELLA PRODUZIONE MUSICALE AGGIORNAMENTO PER QUINE 2. Alberghi DELLA MECCATRONICA PER L’AUTORIPARAZIONE INDUSTRIALE, SANIFICAZIONE E AUTOREVOLE DEL CLEANING IL MECCATRONICO E DELL’AUDIO 3. Aziende alimentari e variePROFESSIONALE FACILITY MANAGEMENT 4. Pubblici esercizi 5. Enti pubblici DISINFESTAZIONE 6. Grande distribuzione QUINE COLLABORA CON: 102 Incomunicabilità: quando 7. Imprese di pulizia 8. Rivenditori si gioca a non capirsi 9. Sanità

organizzazione delle divisioni opedel Cni. E, in prova, due sfide: quelei servizi per gli i e delle strutture oriali. Armando brano, presidente nte del Consiglio nale degli ingegnecategoria per altri à gli ingegneri fino suoi dieci anni di l’ufficialità del mionsiglieri designati esidente, è già pose mosse del nuovo siderosi di partire, ata un’indicazione l Consiglio naziole prime dichiara-

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In USA volano le infrastrutture

TAX& LEGAL Partite IVA dal prossimo anno la contabilità diventa un lavoro a tempo pieno e i costi salgono a pag. 15

Nr.01 – VENERDì 13 GENNAIO 2017

Raddoppiati i programmi per le opere pubbliche, un trilione → pag.3 di dollari per infrastrutture e stimolo ai consumi. Gli effetti in Europa e le opportunità per le imprese italiane. La Cop22 di Marrakech e le politiche Usa sulle emissioni. alle pagg. 6-7

CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Parte il piano 'smart city' 1 miliardo per 14 città

a pag. 7

INTERVISTA ALL’ARCH. DE LUCCHI

“Il museo del futuro è il mondo intero”

a pag. 9

I pareri degli Ordini dopo l’esito del referendum del 4 dicembre

Abbiamo sentito alcuni Ordini per commentare un ipotetico scenario all'indomani delle dimissioni di Renzi. Nelle parole dei Presidenti inter­ pellati è fortissima la preoccupazione sull’ennesima battuta d’arresto di un Paese in affanno. Stabilità e certezza sono oggi più lontane per lo meno dal punto di vista temporale. Come sottolinea Varese “Ora gli ac­ cordi tra CNI e Governo che fine faranno?” / alle pagg. 18­19

Eucentre per ricostruire la sicurezza A Pavia il Centro Europeo di Ricerca Formazione in Ingegneria Sismica →epag.25

a pag. 10

Per redarre un progetto il supporto informatico è dato per scontato che i professionisti lo abbiano, lo usino e lo utilizzino. Per depositare un progetto in Comune è scontato che tutto il supporto elettronico diventi carta, che la firma digitale non sia prevista, e che sia scontato fare una coda di ore per farsi mettere un timbro di carta per documen→ pag.5 tare la consegna.

Editoriale

Macerie ovunque, interi paesi rasi al suolo, gente disperata, sguardi persi. No, non è lo scenario di guerra che ci arriva da qualche zona remota del mondo, a cui siamo tristemente abituati. È la forza devastante del terremoto che ha colpito, e continua a farlo, il nostro Centro Italia. Una faglia che si è estesa per cinquanta chilometri, una ferita su quelle terre che non si potrà più rimarginare. L’Italia è scossa, fisicamente e mentalmente; schiaffeggiata dalla mano della natura che a volte sa essere molto dura nella sua inarrestabile forza. Eppure il nostro paese risulta essere nelle prime posizioni per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie antisismiche nelle nuove costruzioni. Cosa succede allora? Alessandro Martelli, Presidente del Glis (Isolamento sismico e altre strategie di progettazione antisismica), ha dichiarato che “Oltre il 70% dell’edificato italiano attuale non è in grado di resistere ai terremoti che potrebbero colpirlo”. Il problema pertanto è la sicurezza delle costruzioni più datate, e di un immenso patrimonio storico e culturale famoso in tutto il mondo, fatto di chiese, monumenti, palazzi storici, emblema di un passato grandioso che ha visto protagonisti i più grandi artisti e ingegneri di tutti i tempi. Il tema della sicurezza degli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, più volte trattato dal nostro giornale e a cui le nostre imprese pongono molta attenzione, ritorna così alla ribalta in un frangente – purtroppo non l’unico negli ultimi anni - tanto eclatante quanto drammatico. Dalle pagine de L’Ammonitore abbiamo rivolto molti inviti al settore manifatturiero italiano a investire in tecnologie produttive innovative per continuare a essere competitivo, e questa volta ci sentiamo di invitare tutti a investire sulla propria sicurezza, lo Stato a salvaguardare la vita dei cittadini intervenendo significativamente sulle strutture pubbliche e sul nostro prezioso patrimonio artistico, perché il futuro non si prevede, men che meno un terremoto, ma si prepara.

→ pag.37

LA TRIVELLA

I pareri degli Ordini dopo l’esito del referendum del 4 dicembre

Abbiamo sentito alcuni Ordini per commentare un ipotetico scenario all'indomani delle dimissioni di Renzi. Nelle parole dei Presidenti inter­ pellati è fortissima la preoccupazione sull’ennesima battuta d’arresto di un Paese in affanno. Stabilità e certezza sono oggi più lontane per lo meno dal punto di vista temporale. Come sottolinea Varese “Ora gli ac­ cordi tra CNI e Governo che fine faranno?” / alle pagg. 18­19

a pag. 10

Professionisti al passo coi tempi...

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Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

Programma Corsi di Aggiornamento Professionale Gennaio - Maggio 2017

Per redarre un progetto il supporto informatico è dato per scontato che i professionisti lo abbiano, lo usino e lo utilizzino. Per depositare un progetto in Comune è scontato che tutto il supporto elettronico diventi carta, che la firma digitale non sia prevista, e che sia scontato fare una coda di ore per farsi mettere un timbro di carta per documen→ pag.5 tare la consegna.

© Collegio degli ingegneri e Architetti di Milano

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NEWSLETTER – Nr.01 – Pag.1

FINANZIAMENTI PMI

TAVOLA ROTONDA

Via libera alla finanza innovativa, quali risposte alla stretta del credito?

Italia scossa

di Fabio Chiavieri

segue a pag. 2

A Pavia il Centro Europeo di Ricerca Formazione in Ingegneria Sismica →epag.25

www.meccanica-automazione.com

MENSILE D’INFORMAZIONE PER LA PRODUZIONE E L’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE

GOVERNO IN CRISI

Eucentre per ricostruire la sicurezza

#4maggio 2016 mensile

VENERDÌ 13 GENNAIO 2017

IN QUESTO NUMERO

[pag. 14]

UTENSILI

Trasformare l’esperienza di oltre 40 anni di attività in una nuova piattaforma in grado di coniugare soluzioni avanzate con le esigenze e professionalità di oggi. Questo è lo sforzo che sta compiendo Hexagon Manufacturing Intelligence, emerso anche durante il forum di fine settembre dedicato all’automazione e alle tecno[pag. 4] logia multisensore.

L’anello che mancava: l’utensile connesso al sistema produttivo

L’utensile “intelligente” è il naturale completamento del complesso sistema produttivo che si basa sulla raccolta e l’analisi dei dati provenienti da macchine e strumenti di misura in costante dialogo tra loro. In altre parole un nuovo passo avanti verso la creazione della fabbrica completamente automatica. [pag. 7]

MACCHINE UTENSILI

Rettificatrici Ghiringhelli: 95 anni sull’onda dei mercati

[pag. 18]

MISURA

Il 2016 è un anno molto importante per Tiesse Robot. L’azienda festeggia infatti i 40 anni di attività: una storia lunga di successi nazionali e internazionali per le applicazioni della robotica in [pag. 6] ambito industriale.

UTENSILI

Trasformare l’esperienza di oltre 40 anni di attività in una nuova piattaforma in grado di coniugare soluzioni avanzate con le esigenze e professionalità di oggi. Questo è lo sforzo che sta compiendo Hexagon Manufacturing Intelligence, emerso anche durante il forum di fine settembre dedicato all’automazione e alle tecno[pag. 4] logia multisensore.

M-Steel qualità da oltre 40 anni

Ovako, fornitore finlandese di acciai, ripropone sul mercato la qualità M-Steel. Grazie ad un incremento nella lavorabilità M-Steel si caratterizza per affidabilità, coerenza e prevedibilità nelle lavorazioni, riducendo i così costi di pro[pag. 12] duzione.

INTERVISTA Gianfranco Carbonato, un’emozione che dura da quarant’anni

LAMIERA

40 anni di storia e successi nella robotica industriale

L’anello che mancava: l’utensile connesso al sistema produttivo

STORIA DI COPERTINA

TENDENZE Generative design, come cambierà il mondo

MACCHINE UTENSILI

PANORAMA La formazione salesiana professionale

Rettificatrici Ghiringhelli: 95 anni sull’onda dei mercati

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Un ponte tra passato e futuro

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07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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E

ECONOMIA

SERVIZI, un’opportunità per ripartire Il comparto occupa il 70% dei lavoratori in Italia. Occorre valorizzarlo adeguatamente, perché da esso può arrivare una grande spinta per la ripresa del Paese Simone Ciapparelli

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DIMENSIONE PULITO | 07/2020


I

n Italia, i servizi svolgono un ruolo molto importante dal punto di vista economico ed occupazionale, facendo da collante tra le diverse attività produttive. Alcuni segmenti di questo comparto sono stati messi in crisi dalla pandemia, ma quest’ultima ha consentito ad altri di emergere, come ad esempio il segmento di igiene e sanificazione, che, decisamente trascurato prima dell’emergenza Coronavirus, ha assunto nuova importanza agli occhi della gente: i lavoratori occupati in questo settore hanno infatti avuto un ruolo molto prezioso nel provvedere a pulire e sanificare ospedali, mezzi di trasporto pubblico e luoghi di lavoro. Occorre però trovare delle soluzioni per contrastare problematiche capaci di rallentare la ripresa del Paese. Esiste, ad esempio, un marcato squilibrio tra Nord e Sud Italia, e provvedimenti come una fiscalità di vantaggio per il meridione sarebbero utili a dare impulso all’occupazione, in particolare a quella femminile, che rappresenta una percentuale importante nell’ambito di questo comparto. Riguardo all’argomento, si è espresso Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi HCFS, federazione che riunisce le più importanti associazioni di imprese del settore: “L’arrivo di risorse europee gioverà anche in un’ottica di riequilibrio dei Servizi tra nord e sud, coprendo un gap competitivo ed economico che non ha più ragion d’essere in un Paese come l’Italia, che ha saputo mettere in atto una risposta all’emergenza Covid che è stata di esempio per tutto il mondo”. Rimarca invece Vito Grassi, Vicepresidente di Confindustria: “In termini economici ed occupazionali, i servizi sono già importanti e sono un fondamentale elemento di coesione tra le attività produttive. Le modalità di rilancio sono state già ben identificate, e le risorse ci sono. Al Sud il comparto è vivo, e composto da realtà specializzate: dal territorio può sicuramente partire un nuovo modello di sviluppo, ma servono riforme per evitare le storture del passato, ovvero fondi non spesi oppure spesi male”.

BONUS SANIFICAZIONE: UN RISULTATO IMPORTANTE, MA NON SUFFICIENTE

Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi HCFS

I numeri del comparto

Gli occupati nei servizi sono più di 16,4 milioni (70% degli occupati totali in Italia). Per fare un paragone con gli altri settori, nell’industria sono il 20%, nelle costruzioni il 6%, nell’agricoltura il 4%. Tra il 2008 e 2019 gli occupati nei servizi sono cresciuti di oltre un milione di unità, con un tasso di crescita del 6,9%. Nello stesso periodo, l’industria ha perso 225.000 occupati e le costruzioni ne hanno persi oltre 613.000. Il settore dei servizi di pulizia e di facility services integrati assorbe la quota principale del mercato complessivo, pari in base alle stime a 35mila imprese e 470mila addetti, vale a dire il 65% delle imprese e più dell’88% dei relativi addetti. L’ambito dei servizi di lavanderia, industriale e non, e di noleggio biancheria, conta 17mila imprese attive e 49mila addetti, ovvero il 32% delle imprese e quasi il 10% degli occupati. I servizi di igiene in ambito sanitario sono invece

La percentuale per la determinazione del credito d’imposta per acquistare i DPI e sostenere le spese di sanificazione è stata recentemente definita dall’Agenzia delle entrate. Il credito è utilizzabile dai soggetti che hanno presentato domanda entro lo scorso 7 settembre. “Il bonus sanificazione è utile per le aziende, rendendo diffusa e meno onerosa una pratica fondamentale per limitare l’azione del Covid” - ha dichiarato Lorenzo Mattioli - “per il comparto dei Servizi questo è un risultato importante, anche se la misura di tax credit è molto bassa. Ora è necessaria la sanificazione obbligatoria nei luoghi pubblici, dove il rischio di contagio è più elevato, e sostenere lo svolgimento professionale del servizio, combattendo la dannosa presenza degli improvvisati. Il tax credit può essere utilizzato nella dichiarazione dei redditi oppure compensato con il modello F24 che potrà essere presentato tramite i già disponibili servizi telematici.

una nicchia specializzata di mercato, rappresentata da circa 200 operatori con circa 4.700 addetti. Emerge quindi come, nell’attuale scenario economico, i servizi rappresentino il motore della crescita per il Paese. Essi stanno vivendo cambiamenti radicali a causa di diversi fattori, come l’accelerazione del lavoro in remoto. Inoltre, alcune tipologie di servizi, come i servizi di pulizia e sanificazione, hanno assunto un ruolo ancora più importante rispetto a prima, e sono in questa fase fondamentali per poter tornare alla vita normale. Basti pensare che, secondo un recente studio di mercato, in Italia oltre 2 miliardi di metri quadri di superfici necessitano di essere sanificate, e per rispondere a tale bisogno occorrerebbero almeno 2,5 miliardi di euro, considerando che tale operazione costa tra 1,20 e 1,50 euro per metro quadro. Calcolando i costi per ogni settore, per la pulizia e la 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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E

ECONOMIA

disinfezione degli uffici occorrerebbero, al netto dell’IVA, 148 milioni di euro per superfici di circa 135 milioni di metri quadri; per gli ospedali 35,8 milioni di euro (superficie circa 33 milioni di metri quadri); per le scuole 101, 3 milioni di euro (superficie 93 milioni di metri quadri); per gli alberghi 73 milioni di euro (corrispondente ad una estensione di 67 milioni di metri quadri). Per sanificare le superfici commerciali, la stima arriva a 403 milioni di euro, ed è di oltre un miliardo di euro per l’industria. L’interesse e la preoccupazione per una corretta sanificazione riguarda, in questo periodo, soprattutto l’ambito scolastico: secondo una piattaforma di monitoraggio di contenuti, il termine sanificazione compare al decimo posto come termine associato alla parola scuola, evidenziando come la sicurezza e la salubrità degli istituti, in periodo di riapertura, la

faccia da padrone tra le preoccupazioni dell’opinione pubblica. Dice Mattioli, a questo riguardo: “Le imprese dei Servizi che si occupano di pulizia, igiene, sanificazione e mense sono preoccupate per questa fase in cui l’organizzazione della ripartenza appare assai lacunosa. Rinnoviamo la nostra intenzione a collaborare con il governo per rendere più sicuro il nuovo anno scolastico.” I servizi di sanificazione hanno aperto un nuovo mercato ed è necessario assicurarsi che siano svolti da imprese e personale con caratteristiche professionali specifiche. Spesso, invece, si assiste all’ingresso di soggetti privi di requisiti, e ciò comporta gravi rischi per la sicurezza. Relativamente a ciò, ha dichiarato ancora Mattioli: “I dati ci dicono che il 70% degli occupati passa per il nostro comparto, ma chi Governa non interviene per tutelarlo e

valorizzarlo. Non vogliamo che, svanita l’enfasi degli eroi ‘invisibili’, si prosegua con il solito sistema che alimenta gare al ribasso e scarsa trasparenza. Urge una legge quadro sui Servizi, per la definizione di un codice degli appalti che prenda in considerazione le specificità del settore e non solo gli appalti per opere di costruzioni. Uno dei rischi principali, sul quale non si pone la dovuta attenzione, è il possibile ingresso nel mercato della sanificazione di operatori privi di requisiti. Esiste inoltre il rischio di una deriva assistenzialista che potrebbe disincentivare i settori ad alto tasso di manodopera, e non ce lo possiamo permettere. Quello che occorre è progettare attentamente la cura degli spazi pubblici, delle scuole, dei luoghi di lavoro, degli ospedali, che rappresentano il cuore di un Paese che ha bisogno di ripartire”. ■

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PA C K A G I N G E A M B I E N T E

LA PLASTICA: tra sviluppo e sostenibilità Iniziamo un viaggio in due tappe nel mondo della plastica dove si cercherà di tratteggiare quello che è il percorso più virtuoso dal punto di vista del suo impiego, mettendo in evidenza la funzione strategica della raccolta differenziata e del riciclo. La seconda tappa sarà dedicata al contributo degli operatori e al punto di vista delle associazioni di categoria e ambientaliste Michele Pagani e Attilio Cattapan

E

ra il 1967 quando nel film “Il laureato”, con Dustin Hoffman nelle vesti di Ben Braddock, viene pronunciata la famosa battuta: “Il futuro è nella plastica”. Il regista, Mike Nichols, non era certo un veggente, ma viveva la quotidianità del suo tempo e, come noi, vedeva cambiare il mondo attorno a lui con questi nuovi materiali e oggetti. E il futuro si è realizzato in un presente di plastica da gestire con intelligenza, senza compromettere né l’ambiente né lo sviluppo. In molti casi, oggi, discutere di plastica significa evocare scenari difficili, con una materia che da amica dell’uomo si è trasformata in uno dei problemi ambientali principali da affrontare. In realtà, è sempre l’essere umano a decidere come indirizzare il futuro e a scegliere tra uso e abuso. La storia della plastica, se ci limitiamo a quella moderna, inizia nel XIX secolo ed accompagna lo sviluppo industriale del pianeta. Si inizia dalla celluloide per poi assistere ad un susseguirsi di nuove scoperte di inizio XX secolo come la bachelite ed il PVC, per poi entrare nella fase evolutiva adulta, contrassegnata dal petrolio come materia prima d’origine. Da quel momento è un’incessante messa a punto di nuovi

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DIMENSIONE PULITO | 07/2020

polimeri, dalla sintesi del nylon al PET, dal polietilene al polipropilene isotattico, che valse il premio Nobel a Giulio Natta nel 1963. L’industrializzazione del polipropilene, con il nome commerciale “Moplen”, accompagnò diverse generazioni nell’esperienza dei manufatti della plastica. La nuova frontiera

della plastica si basa attualmente sui tecnopolimeri, che oggi incontrano la domanda di settori evoluti dell’industria, quali quella aerospaziale, automobilistica e medicale. La crescita della sensibilità collettiva rispetto alle problematiche ambientali ha posto come questione centrale


la gestione delle enormi quantità di oggetti plastici utilizzati dai consumatori che, disfacendosene, diventano rifiuto. Tra le prime soluzioni adottate si è pensato di risolvere il problema con le discariche o con gli inceneritori. Si è quindi passati ad un orientamento di tipo selettivo (raccolta differenziata e riutilizzo), poi a forme di minimizzazione dei consumi e adesso all’eventuale sostituzione della plastica con altri materiali. Essendo il campo di applicazione di questa materia prima estremamente variegato, il taglio dell’articolo sarà decisamente orientato al settore degli imballaggi con una definizione di un modello di utilizzo della plastica più consapevole e rispettoso dell’ambiente. Lo sviluppo e la sostenibilità devono progredire di pari passo, e l’equazione dell’economia circolare deve essere aggiornata costantemente in senso fortemente progressivo. Nel nostro viaggio cercheremo di tratteggiare quello che secondo noi è il percorso più virtuoso dal punto di vista dell’impiego della plastica, mettendo in evidenza la funzione strategica della raccolta differenziata e del riciclo per la produzione di granuli PCR (post consumer recycled), se provenienti da raccolta domestica, o PIR (post industrial recycled), se provenienti da quella industriale, destinati a integrare/sostituire il granulo vergine. Cercheremo di dare una rappresentazione esaustiva delle varie fasi dei processi in un percorso in due tappe, con la seconda dedicata al contributo degli operatori e al punto di vista delle associazioni di categoria e ambientaliste. Come dicevamo tra i maggiori utilizzi della plastica vi è quello indirizzato al packaging: il 45% del totale. Se la quantità di plastica prodotta al mondo negli ultimi dieci anni è raddoppiata, la quota di packaging è cresciuta più che proporzionalmente e con essa la consapevolezza della necessità di una gestione sostenibile del loro fine vita. Il packaging in plastica ha accompagnato il miglioramento del tenore di vita della popolazione: contiene, protegge, conserva quei beni che si usano e consumano sia quotidianamente che saltuariamente. Il mondo del packaging è riuscito negli

PET E HDPE

PET: Il Polietilene-tereftalato, è un polimero termoplastico che appartiene alla famiglia dei poliesteri. È ottenuto dall’acido tereftalico e dal glicole etilico attraverso la reazione di policondensazione. Il PET presenta un’eccellente resistenza chimica e proprietà di barriera (ossigeno, acqua e anidride carbonica), buona rigidità e resistenza all’usura e all’abrasione. HDPE: Il Polietilene ad alta densità è un polimero termoplastico appartenente alla famiglia delle Poliolefine. Viene ottenuto dalla polimerizzazione dell’etilene ed è uno dei polimeri più utilizzati costituendo la frazione più grande di consumo mondiale di polimeri. Trova applicazioni in una estesa tipologia di manufatti.

anni ad intercettare in modo ottimale i progressi compiuti dall’industria delle materie plastiche, migliorandosi - come nel caso dell’acqua minerale, che ha visto il passaggio dal contenitore in PVC al PET, senza dubbio materiale di più facile riutilizzo - e aumentando il range di offerta per tipologie di plastica e soprattutto utilizzo. La regolamentazione nazionale e comunitaria ha accompagnato, normandoli, gli ambiti relativi all’utilizzo

della plastica e della gestione dei rifiuti, progredendo con l’evolvere della sensibilità sociale della collettività. L’individuazione e la classificazione condivisa delle tipologie di materiali utilizzati nel packaging è stata una delle prime necessità. Si è incominciato quindi ad usare termini e sigle che il consumatore ora trova riportate anche sul packaging: PET, HDPE, PVC, PP, PS, EPS etc. La necessità, ma anche l’opportunità, di gestire i flussi di packaging post consumo/utilizzo ha iniziato ad avere una valenza non solo sociale ma anche economica. Si sono introdotti strumenti con i quali si sono coinvolte le aziende in quella che è stata definita la “responsabilità condivisa del produttore”, dove quest’ultimo contribuisce ai costi di gestione del fine vita del proprio prodotto. In Italia questo si realizza attraverso il consorzio CONAI e, per gli imballaggi in plastica, attraverso il COREPLA. Lo strumento è di imposizione di un contributo (Contributo Ambientale Conai: CAC) sul peso di materia plastica utilizzata. Il COREPLA ha la responsabilità di assicurare agli enti locali la copertura dei cosiddetti oneri aggiuntivi per la raccolta differenziata. Il CAC vale oggi per il solo packaging in plastica circa 300 milioni di Euro/anno, che sono poi 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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P

PA C K A G I N G E A M B I E N T E

distribuiti ai comuni, secondo accordi diretti ANCI-CONAI. Tecnicamente Il consorzio si fa carico delle operazioni di selezione attraverso i CSS (Centri di Selezione Secondari, 33 in Italia), che trattano circa l’80% degli imballaggi da raccolta differenziata (intorno a 1.250.000 ton. per l’anno 2018) e che rappresentano approssimativamente il 15% di tutta la raccolta. Gli impianti effettuano sia l’operazione di pulizia (in particolare l’eliminazione di parti metalliche e corpi estranei), sia la selezione manuale e automatica di separazione delle varie frazioni e/o colori. Questa fase del processo ha come obiettivo l’ottenimento di flussi omogenei, con una presenza di contaminati i cui limiti sono definiti da precise specifiche dell’ente stesso. I vincoli derivano anche dalla tipologia di materiale trattato: fogli (2D) o contenitori (3D). La ripartizione del materiale ottenuto dal processo è la seguente: circa il 40% è PET, il 10% è HDPE mentre il rimante 50%, denominato PLASMIX, è destinato o alla termovalorizzazione o alla discarica (pochissima frazione viene riciclata). Pochi centri riescono ad estrarre dalla differenziata materiali diversi (PP, PS) sia per la loro bassissima presenza (1%2%) sia per l’onerosità. La necessità che il CAC, oltre che ad essere uno strumento di “recupero costi”, diventi anche, per il produttore, uno fattore di competizione ha portato, dal 2018, ad una differenziazione del contributo in funzione della “riciclabilità” del packaging in plastica. A fronte di un contributo medio di 230 €/ton ci sono prodotti in cui l’incidenza è ora di 150 €/ ton (facilmente riciclabili) ed altri di 546 €/ton (difficilmente o non riciclabili). Se consideriamo che più del 50% del materiale che il CONAI veicola verso i centri di separazione non va ad impianti di riciclo ma al recupero energetico (termovalorizzatori o altro), o in discarica, si capisce quale possa essere la spinta nei confronti del produttore perché adotti per il proprio packaging un approccio volto alla migliore e più facile riciclabilità. 14

DIMENSIONE PULITO | 07/2020

Ciclo del recupero

Con il decreto Legislativo nr 116 del 3 settembre 2020 (GU Serie Generale n.226 del 11-09-2020) - in attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e in attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio - siamo in presenza di un nuovo quadro regolatorio che tra l’altro prevede il passaggio, entro il 2024, da una “responsabilità condivisa” ad una “responsabilità estesa o EPR” del produttore. Tutto questo potrebbe portare il CAC ad un raddoppio del suo valore attuale, se non addirittura a triplicarlo o quadruplicarlo per coprire i costi rimanenti, ora coperti dalla TARI e dalla fiscalità generale. In questo contesto si inquadra, quindi, la problematica del packaging in plastica, ed in particolare, la gestione del suo fine vita. A chiudere il quadro di riferimento regolatorio la Plastic Tax Europea, in vigore dal 1° gennaio 2021, che riguarderà non tanto la plastica prodotta ma la plastica non riciclata. L’onere sarà di 0,8€/kg.

Se tutte queste azioni le riconduciamo alla cosiddetta Gerarchia dei Rifiuti (98/2008) è chiaro che se il legislatore applica la regola “chi più inquina più paga” vale anche che “chi meno inquina meno paga”, che è proprio il filo conduttore di tutto: rendere la riduzione dei rifiuti strumento di competitività economica per il produttore. In questa logica già si sono mosse le aziende per scalare la piramide. Sono importanti gli interventi di redesign di pakaging in plastica per usufruire dei vantaggi economici (competitivi) nel passare per esempio da fascia C (CAC 546 €/ton) a B1 (CAC 208 €/ton) o anche fascia A (150 €/ton). In questa prima parte abbiamo, dunque, definito l’evoluzione delle aspettative sociali nella gestione del rifiuto plastico, accompagnate dagli interventi normativi in termini di regole ambientali e di interventi economici a supporto di queste. La seconda parte, come già anticipato, sarà dedicata al punto di vista degli operatori di filiera e delle associazioni. ■


ANNO 29 n. 7 settembre 2020 ISSN: 2612-4068

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INDAGINE

M22 L’approccio delle aziende alla gestione dei rischi ambientali a cura di Simone Ciapparelli ENERGIA & CONSUMI

M36 Efficienza energetica nelle lavanderie industriali Chiara Scelsi PULIZIA ECO-FRIENDLY

M36

M43 Come pulire inquinando meno Marcello Falvo RUBRICA

M48 Oggi sul mercato Prodotti in sintonia con l’ambiente

M58

PEST MANAGEMENT

M58 Disinfestazione a basso impatto ambientale e marketing tecnico-divulgativo Graziano Dassi SPECIALE IGIENE URBANA ECONOMIA CIRCOLARE

M61 Pandemia e igiene urbana. Come cambia la gestione dei rifiuti a cura della redazione

M68

SICUREZZA

M64 Operazioni di igiene urbana: cosa sono e come eseguirle in sicurezza a cura di Simone Ciapparelli

RUBRICA

M74 Oggi sul mercato DISINFESTAZIONE

M68 Strade: pulire o sanificare?

M76 Un esempio di approccio per il controllo dei ceratopogonidi

Cristina Cardinali

Marco Genicco

SANIFICAZIONE STRADALE

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SPECIALE GREEN

SCENARI

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Le SFIDE GREEN nel post pandemia La pandemia da coronavirus ha sconvolto abitudini e modi di vivere. Questo periodo così difficile può essere un’occasione per ripensare alle cose importanti, per provare a capire meglio le sfide del nostro tempo e imparare alcune lezioni di Francesca Leoni

È

noto da tempo e lungamente studiato il rapporto duplice tra settore agroalimentare e climate change. Da una parte gli impatti dei cambiamenti climatici stanno riducendo la capacità delle risorse naturali (biodiversità, suolo e acqua) di sostenere la domanda alimentare della crescente popolazione mondiale. Dall’altra l’agricoltura e le diverse fasi di raccolta,

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trasformazione e distribuzione del cibo contribuiscono in maniera sostanziale alle emissioni di gas serra. Secondo i dati di ISPRA tale contributo in Italia è pari a circa il 7,1% del totale; nel periodo tra il 1990 e il 2016 il quantitativo complessivo si è ridotto del 13,4%. La situazione emergenziale generata dalla pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 ha avuto e avrà significative ripercussioni sui con-

sumi alimentari e sul sistema agroalimentare, tanto a livello globale quanto alla scala locale. La severa lezione impartitaci da questo drammatico avvenimento deve spingerci a ripensare il rapporto tra uomo e cibo, a partire proprio dalle città. È l’occasione per realizzare una analisi attenta delle diverse criticità determinate da alcuni modelli di produzione agricola e zootecnica – che sono divenuti progressiva-


mente dominanti - e da imprevidenti distorsioni dei comportamenti alimentari, che negli ultimi anni hanno pericolosamente incrementato la loro incisività. Sembra ormai evidente che sistemi colturali troppo aggressivi possano determinare, anche indirettamente, altre conseguenze negative sugli equilibri ambientali e sul benessere della popolazione mondiale. Il WWF ha recentemente pubblicato un interessante report dal titolo “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi”, nel quale si evidenzia come la progressiva trasformazione ed eliminazione dei sistemi naturali – unita ad altri fattori quali il commercio incontrollato e spesso illegale di specie di fauna – contribuisca in maniera rilevante a facilitare il passaggio di organismi patogeni dagli animali all’uomo. Le zoonosi di origine selvatica causano ogni anno milioni di morti ed elevatissimi impatti socioeconomici.

NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE

La necessità di guadagnare nuove superfici da destinare all’agricoltura è una delle cause principali di deforestazione e cambiamento di uso del suolo – in particolare nei Paesi in via di sviluppo – ed è determinata da dinamiche di produzione e consumo accelerate dalla globalizzazione e sostenute da nuove abitudini alimentari di cui siamo tutti responsabili. La crisi generata deve dunque essere da stimolo per ridurre l’utilizzo di modelli agricoli intensivi – che determinano perdita di biodiversità, riduzione della fertilità dei suoli, consumo di risorse ed elevate emissioni di gas serra – e incrementare la diffusione di principi e pratiche tipiche della green economy, in grado di migliorare il benessere e l’equità sociale a lungo termine e accrescere la qualità ecologica dei territori. Il consolidamento di tali pratiche rappresenta una opportunità di valorizzare e tutelare le tipicità e le eccellenze dell’agricoltura

nazionale, fornendo alle imprese nazionali elementi utili a rafforzare la propria competitività sui mercati internazionali. In questa ottica l’Italia dovrà utilizzare la nuova Politica Agricola Comune, valida per il periodo 20212027, per sostenere la transizione verso un modello che premi maggiormente le aziende agricole più virtuose, che producono maggiori benefici per la società: cibo sano e di qualità, riduzione dell’utilizzo della chimica di sintesi in tutti i processi della filiera agroalimentare, mantenimento della fertilità del suolo dei cicli biogeochimici, mitigazione dei cambiamenti climatici anche attraverso l’incremento delle Infrastrutture Verdi, salvaguardia del paesaggio e dei servizi ecosistemici, tutela della biodiversità. E questo cambiamento dovrà essere abbracciato soprattutto dalle città, la cui crescente domanda di cibo non può essere soddisfatta a lungo se non con una maggiore caratterizzazione green degli attuali sistemi alimentari. Oggi, più di metà della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e secondo le previsioni della FAO nel 2050 la quota salirà al 70%. Questi numeri rendono evidente la necessità di una seria pianificazione delle

politiche di approvvigionamento di cibo da parte dei centri urbani, una nuova governance basata su alcuni principi non derogabili: ricorso ad una agricoltura a basso impatto ambientale, sostegno alle filiere locali, garanzia di accesso equo ad una alimentazione sana e di qualità. Consumando, ci limitiamo solo a vedere i prodotti finiti che consumiamo e gli oggetti che usiamo, ma difficilmente riflettiamo sul fatto che questi prodotti e oggetti sono fatti con materiali prelevati in grandi quantità in diverse parti del mondo. Il consumo di materiali nel mondo è cresciuto ad un ritmo doppio di quello della popolazione. Dal 1970 al 2017 la popolazione mondiale è aumentata di 2 volte: da 3,7 MLD a 7,5 MLD. Dal 1970 al 2017 il consumo mondiale di materiali è aumentato di ben 4 volte: da 26,6 a 109Gt. Il consumo di materiali pro-capite è raddoppiato: da 7,2t nel 1970, a 14,5t nel 2017. (Fonte: The circularity gap Report 2020, Circle Economy, Amsterdam) Il nostro modello tradizionale e ordinario di consumo ha degli impatti ambientali enormi. L’ONU ci avverte che da qui al 2050 il mondo consumerà, proseguendo col modello tradizionale così diffuso fino a poche settimane fa, risorse pari a 3 pia-

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SCENARI

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SPECIALE GREEN neti. Circa la metà delle emissioni totali di gas a effetto serra e più del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico sono determinati dall’estrazione di risorse e dai processi di trasformazione di materiali, combustibili e alimenti. Dal 1970 ad oggi si è registrato un calo del 60% del numero di vertebrati. Secondo alcuni ricercatori, la perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il Prodotto interno lordo (PIL) globale, per una cifra che raggiunge 145.000 miliardi di dollari l’anno. Tutto ciò viene trainato anche dalle nostre scelte di consumo. Sarebbe bene, pensando alla ripresa dell’economia e dei consumi, che avessimo molto più presente

sui consumi energetici. Secondo l’analisi dell’Agenzia Spaziale Europea sulla base delle rilevazioni del satellite Copernicus-Sentinel-5P, la concentrazione di biossido di azoto (NO2), gas inquinante generato dai processi di combustione, sui cieli di tutta Europa (Italia, Francia e Spagna in primis) si è ridotta del 30-40%. Lo stesso fenomeno era stato già osservato in Cina, nella regione dell’Hubei. Anche in Italia è stata osservata una riduzione significativa di NO2 nella pianura padana. È quanto affermato dall’ISPRA che, in un comunicato stampa, ha dichiarato: “si riduce in maniera significativa uno dei principali inquinanti dell’atmosfera, il

l’impatto di un modello di crescita del consumismo quale pilastro di un modello lineare di economia, ad alto spreco di risorse, che non è più sostenibile. Il consumismo, tra l’altro, genera anche enormi quantità di rifiuti da gestire.

biossido di azoto, a seguito delle misure introdotte dal Governo per l’emergenza Coronavirus. Si stima una diminuzione dell’ordine del 50% nella Pianura Padana”. Ci si aspetta, tuttavia, che la graduale ripresa delle attività industriali possa riportare l’inquinamento ai livelli precedenti al Covid-19. La riduzione delle emissioni registrata durante la pandemia da coronavirus prevedibilmente non durerà dopo la crisi e non dovrebbe portare a sottovalutare l’impegno

CAMBIAMENTI CLIMATICI E CONSUMI DI ENERGIA

Le misure di prevenzione e contenimento decise dal Governo su tutto il territorio nazionale hanno provocato impatti piuttosto significativi M14

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necessario e di lungo termine per contrastare il riscaldamento globale. L’obiettivo di contrasto ai cambiamenti climatici dell’Accordo di Parigi del 2015 prevede di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei +2°C (rispetto al periodo pre-industriale), facendo ogni sforzo possibile per centrare la soglia di +1,5°C. In termini di emissioni di gas serra, il target di Parigi si traduce in una riduzione drastica delle emissioni globali, che dovranno raggiungere la neutralità carbonica (ovvero un bilancio netto pari a zero fra emissioni e assorbimenti) intorno al 2050, con obiettivo intermedio al 2030 di dimezzarle rispetto ai valori del 1990. Il trend delle emissioni globali, prima della pandemia da coronavirus era ben lontano dalla drastica riduzione necessaria: negli ultimi anni le emissioni stavano continuando a crescere e, proseguendo con questo ritmo, saremmo arrivati a fine secolo a superare la soglia dei +4°C. Le prime stime per il 2019 segnalano una battuta di arresto nella crescita delle emissioni sia a livello globale che in Italia. Tuttavia non è sufficiente per parlare di una reale inversione di rotta e la portata della crisi che stiamo vivendo nel 2020 rende ancora più incerte le prospettive nel medio e lungo periodo, anzi, le crisi del passato ci insegnano che con la ripresa poi le emissioni sono tornate a crescere. Nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, il documento attraverso il quale ciascuno Stato membro dell’Unione Europea indica obiettivi e misure nazionali in tema di energia e clima per il prossimo decennio, il settore residenziale ricopre un ruolo primario negli obiettivi di efficienza energetica dell’Italia. Questo perché quello residenziale è uno dei settori più energivori del Paese, ma presenta anche margini di miglioramento in termini di performance energetica ancora piuttosto ampi. Secondo il Piano, infatti, l’Italia



SCENARI

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SPECIALE GREEN dovrà arrivare nel 2030 ad un consumo finale di energia di circa 104 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), riducendo i propri consumi energetici di 9,3 Mtep in 10 anni. Oltre un terzo di questa riduzione (3,3 Mtep) dovrebbe avvenire nel comparto residenziale, in particolare attraverso le riqualificazioni profonde degli edifici. L’obiettivo potrà essere raggiunto, secondo il Piano, non solo incrementando il tasso di ristrutturazione profonda (che dall’attuale 0,26% dovrebbe almeno triplicare), ma soprattutto con una diffusione degli edifici ad emissioni quasi zero (Nearly Zero-Emissions Buildings), in grado di ridurre il fabbisogno energetico del 60%, ad oggi limitata a poco più di 1.400 unità. Tale diffusione dovrebbe interessare non solo i nuovi edifici, come previsto dalla Direttiva europea sulla performance energetica degli edifici, ma anche il patrimonio esistente. Le emissioni di gas serra generate con i consumi di energia nel settore domestico restano rilevanti. La decarbonizzazione anche del settore civile rimane una priorità e richiede maggiore impegno sia per ridurre i consumi di energia e migliorare l’efficienza energetica sia per aumentare la produzione e l’uso di fonti rinnovabili di energia per produrre elettricità, calore e carburanti. La capacità di penetrazione delle rinnovabili nella produzione elettrica è un fattore strategico di cui tenere conto. Secondo Eurostat, infatti, a oggi i consumi elettrici coprono solamente l’11% del fabbisogno totale di energia finale domestica, prevalentemente per l’utilizzo di apparecchiature elettriche ed elettroniche (7%), l’illuminazione (2%), i condizionatori (2%), mentre il rimanente 89%, riguarda il riscaldamento (75%), la produzione di acqua calda sanitaria (9%) e la cottura dei cibi (5%), che viene soddisfatto utilizzando soprattutto gas naturale, DIMENSIONE PULITO | 07/2020

oltre che biomasse e prodotti petroliferi. Con una produzione di elettricità che riduce progressivamente le proprie emissioni specifiche di CO2 grazie all’apporto di rinnovabili, estendere alle tecnologie elettriche anche la produzione del fabbisogno di energia termica deve essere considerato un elemento centrale nella transizione verso la decarbonizzazione dei consumi domestici.

MOBILITÀ URBANA

Aver dovuto limitare il raggio di azione a qualche centinaio di metri intorno alla propria abitazione ha fortemente ridotto il ricorso alla propria automobile, interrompendo l’abitudine ad usarla per qualsiasi spostamento, spesso allungando inutilmente le distanze percorse. Questa pandemia cambierà anche le nostre abitudini sull’uso dell’auto e ci aiuterà a sviluppare una mentalità multimodale (in città uso l’auto solo nei casi limitati in cui serve veramente e per il resto utilizzo la bicicletta, lo sharing, il trasporto pubblico, i piedi, lo scooter, etc.)? Sulla mobilità urbana delle merci che fa muovere molti mezzi a motore c’è da chiedersi se è possibile razionalizzare e rendere più ecologico il sistema della logistica

urbana delle merci? E ancora, sulla mobilità urbana per il lavoro: è possibile, specie nel terziario, fare di più da casa senza moltiplicare spostamenti e distanze percorse ogni giorno? La pandemia ha messo con forza al centro la questione ambientale, e la necessità di un’impostazione “green” sia come chiave di lettura delle problematiche che come approccio alla formulazione di risposte e all’indirizzo dei mutamenti. Si moltiplicano gli studi scientifici che attestano la fondatezza dell’ipotesi per la quale elevati gradi di inquinamento, in particolare in riferimento alla percentuale di PM10, connesse ad accentuate condizioni microclimatiche, prime fra tutte quelle dell’umidità relativa dell’aria, possono essere state, ed essere ancora, esplosive nella diffusione del virus. È naturale e logico che alcuni studi comincino anche a indagare più nel complesso le possibili connessioni col global warming e il climate change. fonte: Pandemia e sfide green del nostro tempo. Studio realizzato dal Green City Network e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Autori: Edo Ronchi, Fabrizio Tucci.


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SPECIALE GREEN

AMBIENTE

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Surriscaldamento globale, un PERICOLO che sta accelerando Momentaneamente oscurati dall’emergenza Coronavirus, i cambiamenti climatici restano la peggiore minaccia per il futuro del pianeta: l’ultimo decennio è stato il più caldo della storia Simone Ciapparelli

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a crisi sanitaria da Coronavirus è molto grave e avrà serie conseguenze, ma avrà un effetto limitato nel tempo. Le anomalie climatiche causate dall’inquinamento, invece, avranno effetti irreversibili che porteranno allo stravolgimento della vita sul pianeta. Questo è il

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pensiero di Noam Chomsky, noto linguista e analista politico statunitense, che afferma come l’esperienza Coronavirus dovrebbe portarci a riflettere sulle caratteristiche disfunzionali di tutto il sistema socioeconomico che, se vuole sopravvivere, deve necessariamente cambiare. Questa crisi deve essere

un segnale di avvertimento, che deve spingerci a modificare uno sviluppo insostenibile destinato a causare crisi ancora peggiori di questa. Gli effetti del surriscaldamento globale continuano infatti ad avanzare inesorabilmente: con questo ritmo, entro il 2070 vaste aree del pianeta saranno letteralmente investite da


temperature insostenibili per la sopravvivenza umana. Secondo il recente studio “Future of the Human Climate Niche”, realizzato da un team di ricercatori provenienti da Cina, Stati Uniti ed Europa, senza un drastico abbassamento delle emissioni di gas a effetto serra, il surriscaldamento globale innalzerà la temperatura mediamente percepita di 7,5°C. Di conseguenza il 30% della popolazione mondiale si troverebbe ad abitare in aree geografiche con una temperatura media superiore ai 29°C, condizione climatica che al momento si registra solo nelle parti più calde del Sahara, cioè sullo 0,8% della superficie terrestre, ma entro il 2070, questa condizione potrebbe interessare il 19% delle terre emerse. Il periodo 2010-2019 è stato infatti il decennio più caldo mai registrato: il 2019 è stato il secondo anno più caldo dal 1850, e gli anni 2015-2019 sono stati i cinque più caldi registrati. Dagli anni ’80, ogni decennio successivo è stato più caldo di qualsiasi decennio precedente dal 1850. L’urgenza di un’azione climatica di vasta portata appare quindi fondamentale: l’effetto di questi stravolgimenti climatici avrà molteplici conseguenze, sulla salute, sull’economia, sulla riduzione della sicurezza alimentare e sull’aumento dei migranti. Dato che i livelli di gas ad effetto serra continuano ad aumentare, saliranno anche le temperature, e nei prossimi cinque anni è possibile un nuovo record annuale di temperatura globale. “Abbiamo appena trascorso il gennaio più caldo mai registrato” - ha affermato di recente Antonio Guterres, segretario generale del WMO, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale - “l’inverno è stato insolitamente mite, il fumo e gli inquinanti provocati dagli incendi in Australia hanno circumnavigato il globo, provocando un picco delle emissioni di CO2”. Le temperature record segnalate in Antartide avranno ripercussioni sull’innalzamento del livello del mare, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, esponendo quindi le

DPI: UNA NUOVA MINACCIA PER L’AMBIENTE?

In diverse parti del mondo, soprattutto in Asia e Stati Uniti, mascherine e guanti hanno già iniziato a comparire nei mari e sulle rive delle spiagge: già alla fine di febbraio delle mascherine sono state ritrovate al largo di Hong Kong. L’uso di questi dispositivi potrebbe protrarsi per un tempo indefinito, ed esiste quindi il rischio che si venga a creare un serio problema ecologico, a causa delle cattive abitudini di molte persone, che portano alla dispersione nell’ambiente di queste protezioni, che sono per la maggior parte realizzate con materiali plastici non biodegradabili come il polipropilene. Questa dispersione di dispositivi di protezione non farebbe altro che aumentare il numero di microplastiche nel mare, con pericolose conseguenze sia per le specie marine, sia per l’uomo, che si nutre di esse. Molte associazioni in Italia e nel mondo si stanno impegnando in campagne di sensibilizzazione per un corretto smaltimento di mascherine e guanti: secondo i dati rinvenuti dall’International Union for Conservation of Nature, ogni anno vanno a finire negli oceani almeno 8 milioni di tonnellate di plastica, costituendo l’80% di tutti i detriti marini, e il cattivo smaltimento dei DPI andrà ad aumentare ulteriormente questi numeri. A livello mondiale, è stato stimato che basta l’1% di mascherine non smaltite a regola, per tradursi in circa 10 milioni di esse, corrispondenti a 40 mila chili di plastica nell’ambiente. Il Ministero della Salute italiano ha dichiarato che le mascherine utilizzate nel nostro Paese non sono ancora un prodotto riciclabile, e devono essere gettate, come i guanti, nell’indifferenziata. Esiste quindi la necessità, oltre a educare la popolazione ad una corretta gestione di questi rifiuti, di trovare un piano d’azione a lungo termine per quanto riguarda lo smaltimento nelle grandi città. Per ridurre l’entità di questo problema, è anche consigliabile l’uso di mascherine riutilizzabili piuttosto che quelle usa e getta. Queste protezioni, chiamate anche mascherine di comunità, sono facilmente lavabili e igienizzabili, ma non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, e non possono essere utilizzate in ambito sanitario. Sono però utili, nell’ambito della vita quotidiana, a ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana, garantendo un’adeguata barriera per naso e bocca.

aree costiere e le isole a un maggior rischio di inondazioni e di sommersione delle aree basse. Le condizioni di caldo estremo stanno inoltre causando problemi crescenti alla salute umana e ai sistemi sanitari: nel 2019, in Giappone, una grande ondata di calore ha provocato oltre 100 morti e ulteriori 18000 ricoveri, mentre In Francia sono stati registrati oltre 20.000 ricoveri al pronto soccorso per malattie legate al calore tra giugno e metà settembre e durante due ondate di caldo estivo sono avvenuti in totale 1462 decessi in eccesso nelle regioni colpite. Anche l’emergere, negli ultimi anni, di diverse pandemie, ultima quella

da Covid, è legato all’inquinamento. Tutti questi virus comparsi in anni recenti sono di origine zoonotica, sono cioè trasmessi dagli animali, soprattutto selvatici, e il loro emergere deriva da complesse interazioni tra esseri umani e animali. I focolai di queste epidemie sono stati associati ad attività di origine antropica, come le alte densità di popolazione umana, i livelli insostenibili di caccia e la perdita di habitat naturali, soprattutto le foreste, che porta ad un maggior contatto tra umani e animali selvatici. Di queste attività fa parte anche l’allevamento intensivo, che sottrae territori alle specie originariamente presenti e altera la biodiversità. 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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L’APPROCCIO delle aziende alla gestione dei RISCHI ambientali Le aziende ad alto rischio, e in particolare quelle appartenenti al comparto chimico, sembrano quelle più attive nell’adottare misure per la riduzione dell’impatto ambientale A cura di Simone Ciapparelli M22

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e aziende di tutto il mondo concordano sull’importanza della tutela ambientale, tenendo conto degli aspetti che riguardano la salvaguardia del pianeta durante la pianificazione delle loro strategie, specialmente se sono imprese che operano in settori ad alto rischio. Questo è quanto emerge da un’indagine eseguita da DNV GL - Business Assurance, un importante ente di certificazione, e GFK Eurisko, istituto di ricerca internazionale, che ha coinvolto più di 3500 professionisti provenienti da tutti i settori industriali. L’indagine si è focalizzata sulle modalità di gestione degli aspetti ambientali nei principali ambiti di rischio e le iniziative implementate in Europa, Asia, Nord, Centro e Sud America. Operando in ambiti più pericolosi, dove l’impatto ambientale è particolarmente significativo, ed essendo quindi più soggette a normative e controlli severi, le aziende ad alto rischio sono quelle fanno di più dal punto di vista ambientale, specialmente in termini di progettazione strategica e dialogo con gli stakeholder. Tra queste aziende, spiccano per impegno quelle del comparto chimico. Le aziende coinvolte nell’indagine operano nei settori primario (4%), secondario (57%) e terziario (35%). Il 24% conta meno di 50 addetti, il 33% tra 50 e 249 e il 43% 250 o più; Il campione comprende 578 aziende ad alto rischio, di cui 177 nel settore della chimica. La classificazione ad alto rischio comprende, ad esempio, attività estrattive minerarie, petrolifere e gasiere, tintura e concia di tessuti e capi, produzione di cellulosa, chimica e farmaceutica, edilizia civile e demolizioni, smaltimento di rifiuti pericolosi e non, smaltimento di reflui e acque nere.

TUTELA DELL’AMBIENTE: PROVVEDIMENTI E LINEE GUIDA

L’84% delle imprese tiene conto della salvaguardia ambientale nelle proprie strategie. Questa attenzione non è ostacolata dalle dimensioni aziendali, infatti l’80% dei professionisti che lavora in aziende con meno di 50 dipendenti considera importante prestare attenzione al rispetto dell’ambiente. Per le imprese ad alto rischio, la percentuale sale al 92%. Le aziende più impegnate sono quelle del comparto chimico, con percentuali che raggiungono il 98%. Il 76% delle aziende adotta una politica ad hoc per gestire l’impatto ambientale, con l’Europa che registra i valori più alti (81%). Questi dati dimostrano come l’attenzione verso l’ambiente non sia solo un’operazione di facciata. Per quanto riguarda la concretezza delle azioni previste da queste politiche, che include la fattiva prevenzione dell’inquinamento e l’inclusione di linee guida per aumentare l’efficienza delle misure messe in atto, esistono differenze a livello geografico. Le imprese norvegesi (70%) e svedesi (82%) sono le più avanzate e registrano le percentuali più alte di inclusione nelle proprie policy di linee guida per il miglioramento delle loro attività. La Cina, tra i primi Paesi per incremento nel numero di nuove certificazioni ISO 14001, afferma, con il 75% dei propri intervistati, che le proprie policy prevedono misure per la salvaguardia dell’ambiente, e che, nonostante resti ancora molto da fare da un punto di vista operativo, l’impegno in tal senso sta crescendo. Relativamente alle aziende ad alto rischio, l’88% di queste e il 96% delle aziende del settore chimico ha adottato delle policy di gestione ambientale ad hoc, particolarmente evolute, che, 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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Pag. 7 l’ambiente di 18 oltre a tutelare e a prevenire l’inquinamento, definiscono regole per rendere le performance aziendali sempre più rispettose dell’ambiente.

PERCEZIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI

Sono percepiti come principali rischi per l’ambiente lo smaltimento (60%) e la gestione di materiali e rifiuti pericolosi (44%), ma queste percezioni sono influenzate dalle peculiarità locali. Lo smaltimento dei rifiuti preoccupa più i nordamericani (69%), mentre gli europei sono più sensibili al consumo di risorse energetiche non rinnovabili (38%). Il 36% degli intervistati europei vede un rischio nelle emissioni di anidride carbonica e altri gas serra, mentre in Nord America la percentuale è solo del 19%. Paesi Bassi (55%), Norvegia (51%) e Svezia (54%) sono

i Paesi che registrano i valori più alti. La scarsità delle risorse idriche preoccupa invece principalmente gli indiani (29%). Nel settore chimico, principali motivi di preoccupazione sono la gestione di materiali e rifiuti pericolosi (64%), lo scarico di acque reflue (62%) e lo smaltimento dei rifiuti (61%), seguiti dalle emissioni atmosferiche (42%). Nella gestione degli aspetti operativi, le aziende di questo settore sono piuttosto avanzate: la presenza di agenti fisici come rumore e vibrazioni (27%) e le carenze strutturali dei siti (12%) è inferiore alla media. (Fig. 4) Per quanto riguarda le iniziative di riduzione dei rischi, quelle a cui la maggior parte delle aziende ricorrono sono il monitoraggio dei processi per valutarne la conformità con i requisiti di legge (75%) e la regolare manutenzione degli spazi (68%). Sono meno diffusi i processi di progettazione per

minimizzare l’impatto ambientale di prodotti e servizi (47%) e i programmi specifici per i fornitori (24%). Tra i professionisti che adottano almeno un’azione per il contenimento dei rischi, è nuovamente il settore chimico a confermarsi il più attivo. Oltre a monitorare la conformità (92%), l’82% delle industrie chimiche conduce attività di assessment, in modo da identificare tutti i potenziali motivi di impatto sull’ambiente. Il 76% delle aziende del settore adotta sistemi di gestione, mentre il 63% ricorre al monitoraggio di indicatori ambientali specifici. Questi comportamenti sono riscontrabili in tutte le aziende ad alto rischio, anche se con percentuali inferiori rispetto al settore chimico. Le imprese più intraprendenti sono quindi quelle che operano nei settori più pericolosi e più soggette a norme e controlli severi.

Figura 3: Principali rischi per area geografica e dimensione delle aziende

Figura4: 4: Principali Principali ambiti di attenzione per leper aziende ad alto rischio e, rischio fra queste, perqueste, le industrie Figura ambiti di attenzione le aziende ad alto e, fra perchimiche le industrie chimiche

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Le aziende ad alto rischio riferiscono di aver migliorato le relazioni con le autorità (63% delle aziende ad alto rischio, 70% di industrie chimiche) e con altri stakeholder (37% e 40% rispettivamente) in misura superiore alla media. Mantenere buone relazioni con la comunità rappresenta un beneficio importante per le aziende ad alto rischio, anche se le attività a tutela dell’ambiente consentono di ottenere risparmi finanziari inferiori alla media (29% delle aziende ad alto rischio, 28% delle industrie chimiche).

Figura 8: 8: Vantaggi derivanti dalle dalle iniziative ambientaliambientali implementate dalle aziende ad dalle alto rischio e, fra ad queste, Figura Vantaggi derivanti iniziative implementate aziende altodalle industrie chimiche rischio e, fra queste, dalle industrie chimiche

FATTORI DETERMINANTI

Il rispetto di leggi e normative (79%) è la ragione principale che spinge le aziende a sviluppare iniziative di salvaguardia ambientale. Altre motivazioni sono le politiche interne (59%), le richieste da parte dei clienti e la reputazione di marca (entrambe 36%). Per le imprese chimiche, sono determinanti leggi e normative (90%) e politiche interne (71%). La performance di queste aziende è influenzata dalle pressioni esercitate da comunità e istituzioni e il mantenimento di un dialogo con gli stakeholder, dando un’importanza prioritaria alla tutela ambientale, è fondamentale per rimanere sul mercato. Secondo il 45% degli intervistati, i vantaggi derivanti dagli interventi di mitigazione dei rischi superano i costi. Il 57% delle aziende del settore primario ha ottenuto vantaggi maggiori rispetto ai costi, mentre nel settore secondario le aziende chimiche spiccano con percentuali M26

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attorno al 56%. La maggior parte delle aziende, in ogni settore, ha beneficiato in particolare di un calo degli incidenti ambientali (50%), quota che sale al 61% per le aziende ad alto rischio e al 71% per quelle del settore chimico. Il principale ostacolo all’ottenimento di progressi nella gestione ambientale è, secondo le aziende, la penuria di risorse finanziarie (33%). Questo rappresenta un problema solo per il 26% delle industrie chimiche, mentre il 36% non rileva alcun ostacolo al miglioramento della gestione ambientale. (Fig. 8) Il 73% delle imprese ha condotto almeno un’azione volta al miglioramento della propria reputazione ambientale, con il 45% che è ricorso alla certificazione in base a uno standard o a uno schema esterno riconosciuto. Fra tutte, le aziende ad alto rischio e in particolare quelle chimiche spiccano per la frequenza del ricorso a certificazioni di terza parte (63%). Quasi la metà degli intervistati del settore chi-

mico dichiara inoltre che la propria azienda ha pubblicato un bilancio di sostenibilità.

PROSPETTIVE FUTURE

In futuro, le percentuali registrate per i diversi rischi diminuiranno. Le aziende confidano di riuscire a migliorare la gestione di problematiche quali lo smaltimento dei rifiuti (-12%), la gestione di materiali pericolosi (-9%), lo scarico di acque reflue (-9%) e la presenza di pericoli fisici (-12%). Per i problemi che richiedono l’intervento delle autorità, in quanto non risolvibili dalle aziende, la riduzione prevista è minima: -3% per il consumo di energie non rinnovabili, e -5% le emissioni di CO2. Per le industrie chimiche, si rileva un calo percentuale per tutti i rischi, eccetto quelli legati alla scarsità di risorse idriche (18%) e alle carenze strutturali (12%), che resteranno costanti. Il calo percentuale dei rischi sarà accompagnato da una riduzione del numero di iniziative che le aziende


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pulizia e sanificazione


I nda g ine

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SPECIALE GREEN intraprenderanno per tenerli sotto controllo, soprattutto per quanto riguarda le misure di emergenza (-25%), perché si dà per scontata la capacità di saper gestire, in futuro, determinate problematiche. Questo potrà portare a crescenti pressioni da parte delle autorità a considerare gli impatti a lungo termine sull’ambiente e sulle persone, in special modo nel settore chimico. Queste industrie, infatti, opteranno in gran parte per attività di valutazione degli Pag. 16 di 18 impatti sull’ambiente (+8% rispetto alla media), di monitoraggio degli indicatori ambientali (+13%) e di INVESTIMENTI progettazione volta a minimizzare l’impatto sull’ambiente (+18%). L’attenzione per l’ambiente Rimarrà elevata l’attenzione per livello degliil 92% investimenti. l’ambiente: degli intervistati infatti manterrà o incrementerà il livello degli investimenti. Il 43% delle aziende ad alto rischio e il 48% delle industrie chimiche confermano l’aumento degli investimenti in tutela ambientale nei prossimi anni.

rimarrà alta: il 92% degli intervistati manterrà o aumenterà il

Il 43% delle aziende ad alto rischio e il 48% delle industrie chimiche confermano che incrementeranno gli investimenti in tutela ambientale nel prossimo triennio.

Figura Intenzionidi di investimento particolare riferimento alle aziende ad alto rischio fra queste, Figura 13:13: Intenzioni investimentocon con particolare riferimento alle aziende ad altoe, rischio e, fra queste, alle alle industrie chimiche industrie chimiche

M28

DIMENSIONE PULITO | 07/2020


Lo SCENARIO delle imprese italiane: I DATI Concentrandoci sui dati riguardanti le aziende italiane, scaturiti da un’analisi che ha coinvolto 434 professionisti, l’89% di esse prende in considerazione, nell’ambito delle strategie aziendali, la tutela dell’ambiente, con il 72% dei professionisti intervistati che dichiara di adottare delle policy di tutela ad hoc. Secondo i professionisti italiani, i principali rischi ambientali sono la gestione dei rifiuti e degli scarti (56%), rischi derivanti da agenti fisici come rumori, vibrazioni o radiazioni (41%) e la gestione delle risorse energetiche non rinnovabili (36%). In Italia, le aziende sono spinte a occuparsi di tutela ambientale a causa della necessità di rispettare delle leggi (85%), rispettare le politiche interne (63%), o per ragioni di reputazione di marca (33%). Per quanto riguarda il rapporto costi/benefici, Il 46% degli italiani ritiene che essi

si equivalgano, mentre il 33% considera i benefici superiori ai costi. I benefici si sono concretizzati soprattutto in termini di miglioramento delle relazioni con le autorità (44%), miglioramento della reputazione di marca (36%), diminuzione del numero degli incidenti e miglioramento delle relazioni con i dipendenti (34%). La mancanza di risorse economiche (38%) è tra i principali motivi che impediscono alle aziende di progredire ulteriormente in materia di tutela ambientale. Il 29% non ha invece riscontrato barriere. Il 64% delle aziende italiane ha intrapreso almeno un’iniziativa per la gestione della propria reputazione ambientale: il 41% usando una certificazione di terza parte, Il 15% pubblicando informazioni in un bilancio di sostenibilità. In merito alla riduzione dei rischi ambientali, in Italia ci si si aspetta una riduzione soprat-

tutto per quanto riguarda i rischi derivanti da agenti fisici (-31%), emissioni in atmosfera (-10%) e smaltimento di rifiuti e scarti (-8%). Le azioni di tutela più implementate in futuro saranno il monitoraggio della compliance (60%), le attività di manutenzione (57%) e attività di assessment dei potenziali rischi ambientali (52%). Come per i risultati globali, anche in Italia la riduzione dei rischi si riflette nella riduzione delle iniziative che le aziende intraprenderanno in futuro, soprattutto quelle legate alla gestione delle emergenze (-21%). Gli italiani continueranno anche in futuro a investire in tutela ambientale: il 62% dei professionisti manterrà i propri investimenti, mentre il 29% ha intenzione di aumentarli. Fonte: DNV-GL, Environmental Management Executive Summary

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FALPI ecological unbreakable BEAUTY

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rima ancora che “green” diventasse di moda, Falpi iniziava un percorso di “produzione sostenibile” che prosegue tuttora, con immutata convinzione. Oltre ai numerosi prodotti CAM/GPP, infatti, è amplia la gamma di carrelli che vantano l’etichetta Epd, che determina l’impatto ambientale dei prodotti sull’intero ciclo di vita; e ampia è anche la gamma di panni e frange (5 famiglie di prodotti) che hanno conseguito l’etichetta Ecolabel, costituendo un precedente di grande importanza, perché, anche in questo caso, Falpi è stata pioniera, e oggi può garantire la massima compatibilità ambientale possibile su un’ampia selezione di prodotti tessili e in particolare sulle frange di lavaggio in microfibra.

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Oggi “sostenibilità ambientale” è un mantra che accompagna ogni comunicazione aziendale, per questo il motto di Falpi è “Ecological Unbreakable Beauty”. Non ci sono aziende manifatturiere o imprese di servizi che non esaltino comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente o non evidenzino il carattere “green” della propria produzione. Si insegue l’obiettivo dell’economia circolare, nuovo traguardo da raggiungere, per quanto non a tutti sia chiaro il percorso da intraprendere e a volte si equivochi: adottare politiche di riduzione dei rifiuti, di abbattimento dei livelli di inquinamento, di incremento della durabilità dei prodotti, sono solo piccoli passi, a volte solo degli alibi. Ma è indispensabile esibire una patente ecologica, perché gli allarmi sulle condizioni del pianeta non sono più solo allarmismi, ma evidenze di un male che rischia di diventare incurabile. Aumenta la sensibilità dell’utenza, l’Europa impone un ripensamento delle politiche produttive e commerciali degli stati membri, in direzione di una nuova cultura, che deve imporsi, ma che non si può improvvisare. Occorre operare un cambiamento radicale, il che comporta non poche difficoltà. Falpi è nata ecologista, perché il rispetto per l’ambiente da sempre è inscritto nel suo DNA e, da sempre, da quando è sorta, oltre trent’anni or sono, ha perseguito una politica verde, coniugata con un profondo rispetto sociale, che significa trasparenza di comportamenti e ricerca costante di una innovazione che fosse anche arricchimento culturale per tutto il settore.

Da tempi non sospetti, quando parlare di qualità, di ambiente, di ecologia era considerato per lo meno eccentrico, Falpi ha intrapreso percorsi pionieristici, con tenacia, determinazione, convinzione, certificando processi, prodotti, sistemi, in un continuum di attenzione all’uomo e all’ambiente, che non ha mai avuto battute d’arresto, e che continua ancora oggi, con immutato entusiasmo. Non solo, in un mondo dove si cerca sempre più di delocalizzare la produzione in Paesi a basso costo di manodopera, Falpi ha scelto di essere fedele alla qualità del vero Made in Italy, difendendo il valore della produzione italiana perché la filosofia dell’azienda è approntata a un’etica da perseguire in ogni fase, dal progetto alla realizzazione, al post-vendita. www.falpi.com


SPECIALE GREEN

accessori

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BAMBOO collection

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er un futuro sostenibile, per riconoscere quanto l’attenzione all’ambiente sia importante per Hygenia, la linea Hygenia Bamboo si arricchisce di una nuova componente, la carta mani in bamboo, per la linea di dispenser SURF. La carta mani Wave bamboo è realizzata per l’appunto con fibre di bambù, che sono spesse, assorbenti e ad asciugatura rapida, caratterizzate inoltre da una spiccata morbidezza, proprietà antibatteriche e dal tipico “color bamboo”, apprezzato in quanto materiale naturale, senza essere sottoposto a processi di sbiancamento. Hygenia bamboo è una linea realizzata per un numero sempre maggiore di persone che riconosce il valore dei prodotti in maniera etica e responsabile, operando scelte consapevoli sulla salvaguardia ambientale.

Produrre materiali in bamboo, infatti, non distrugge l’ambiente, anzi lo preserva, perché è una pianta generalmente definita infestante; in più, la sua lavorazione non richiede l’impiego di prodotti chimici necessari allo sbiancamento del colore naturale della carta. E’ la soluzione ecosostenibile per eccellenza, ancor più della carta riciclata, perché utilizza una pianta che cresce a una grandissima velocità, 20-30 volte più di un albero, senza bisogno di fertilizzanti, insetticidi o pesticidi. Inoltre produce il 30% di ossigeno e assorbe il 35% in più di CO2 rispetto a un albero. La linea Hygenia bamboo collection è composta, oltre che dalla nuova arrivata Wave Bamboo, dai rotoli mini jumbo e dalle salviette cosmetiche, resistenti e morbide come la seta, ideali per l’uso nelle camere d’albergo, per uso estetico, per essere lasciate a disposizione del pubblico. Completamente biodegradabili, senza profumo, senza cloro, senza coloranti.

www.hygenia.it

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aziende

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SPECIALE GREEN

Il GREEN dalle parole ai FATTI L’approccio green non può limitarsi a essere una moda ma deve piuttosto divenire un orientamento sistematico alla sostenibilità in ogni ambito, a partire da quello aziendale

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o sviluppo sostenibile è perseguibile adottando politiche ambientali efficaci e mettendo in atto azioni concrete mirate a ridurre quanto più possibile l’impatto sull’ecosistema, sia a livello individuale sia di comunità. In quest’ottica, la salvaguardia dell’ambiente dovrebbe diventare parte integrante delle politiche aziendali, richiedendo un impegno costante a 360°: la sostenibilità non deve essere un valore limitato alla fornitura di prodotti e servizi green ma deve coinvolgere l’intera vita aziendale, responsabilizzando tutti i soggetti coinvolti. La tutela dell’ambiente, il miglioramento continuo del proprio impatto ambientale e la prevenzione di ogni forma di inquinamento sono da sempre obiettivi fondamentali per TTS: questi presupposti hanno condotto l’azienda a sviluppare un approccio totalmente orientato alla sostenibilità, implementando politiche interne che spaziano dall’utilizzo

di risorse naturali e tecnologie efficienti all’adozione di pratiche che salvaguardano ambiente e salute.

ENERGIA SOLARE

L’Accordo sul clima approvato a Parigi nel 2015 ha sancito formalmente la necessità di contrastare il riscaldamento globale riducendo il pericoloso rilascio di gas a effetto serra nell’atmosfera. L’energia solare ricopre un ruolo di prim’ordine nel fronteggiare il cambiamento climatico: è un’energia pulita ricavata dai raggi solari che evita l’emissione di anidride carbonica (CO2), principale causa dell’aumento della temperatura sul pianeta. Inoltre, evita il rilascio di inquinanti atmosferici originati dalla combustione di combustibili fossili quali carbone, petrolio e gas, i quali rappresentano una vera e propria minaccia per la salute. TTS ha scelto di investire su questa fonte rinnovabile, producendo e utilizzando energia propria: nel 2011 ha installato un impianto fotovol-


I N F O R M A Z I O N E P U B B L I C I TA R I A

taico nella sede principale che alimenta completamente la produzione tessile dell’azienda, evitando l’emissione di 115 tonnellate all’anno di CO2. Successivamente, ha introdotto nel 2019 un secondo impianto fotovoltaico che rifornisce completamente l’impianto produttivo italiano di energia pulita. Un investimento importante che permette all’azienda di contribuire concretamente a salvaguardare non solo l’ambiente ma anche la salute delle persone.

ACQUA PIOVANA E GEOTERMIA

TTS ha predisposto nella sede principale un sistema per il recupero dell’acqua piovana e un impianto geotermico per utilizzare in ottica sostenibile risorse naturali e inesauribili come l’acqua piovana e il calore del sottosuolo. L’acqua piovana viene raccolta in una vasca equivalente a una piscina olimpionica e riutilizzata per irrigare il verde aziendale e alimentare l’impianto antincendio, evitando lo

spreco di risorse preziose e limitate come l’acqua potabile. Un risparmio non da poco considerando che, secondo le stime della Commissione europea, ogni persona in Europa consuma mediamente fino a 120 litri di acqua potabile al giorno. Il sistema installato garantisce la massima efficienza anche in caso di precipitazioni di forte intensità: l’acqua in eccesso viene ridistribuita localmente in maniera graduale, evitando il sovraccarico della rete fognaria. Il calore presente nel sottosuolo mantiene l’acqua raccolta a una temperatura costante di 8-10° tutto l’anno: sfruttando questo principio, la pompa di calore posizionata nella centrale termofrigorifera consente di climatizzare i locali aziendali in maniera del tutto sostenibile. L’impianto geotermico installato permette infatti di riscaldare e rinfrescare gli ambienti sfruttando il calore naturale della Terra, garantendo in entrambi i casi un notevole risparmio di energia rispetto agli impianti tradizionali.

ILLUMINAZIONE SOSTENIBILE

Partendo dal presupposto che il 14% del consumo di elettricità nell’Unione europea è dovuto all’illuminazione, è evidente la necessità di passare a nuove tecnologie in grado di assicurare una maggiore efficienza energetica. In quest’ottica, l’illuminazione a LED rappresenta una soluzione ecocompatibile che consente una riduzione dell’energia del 75% rispetto alle ormai superate lampade a incandescenza. TTS utilizza le luci a LED per illuminare le aree aziendali, contribuendo concretamente alla riduzione dei consumi energetici perseguita dall’Unione Europea. Inoltre, l’azienda ha installato sensori di movimento che attivano l’accensione delle luci solo quando viene rilevata la presenza di persone nei locali, evitando quindi inutili sprechi.

CARAFFE E BORRACCE RIUTILIZZABILI

Ogni anno in Europa vengono generati 25.8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui una parte finisce in mare. Questo fenomeno è aggravato dall’utilizzo di plastica monouso che rappresenta il 49% dei rifiuti marini: bottiglie, tappi e coperchi sono i rifiuti più comunemente trovati sulle rive. La plastica finisce così per compromettere non solo l’ecosistema ma anche la salute delle persone: i frammenti che ne derivano mettono a rischio la vita marina e ricompaiono sulle nostre tavole nei pesci e molluschi che consumiamo. TTS ha deciso di contribuire al cambiamento implementando politiche interne per la riduzione del consumo di bottiglie in plastica: l’azienda ha installato nelle aree ristoro erogatori di acqua filtrata liberamente accessibili a personale, fornitori e clienti, fornendole di caraffe in vetro per il consumo. Inoltre, ha consegnato a ogni collaboratore una borraccia riutilizzabile, eliminando la necessità di ricorrere a imballaggi in plastica usa e getta che possono causare danni all’ambiente e ripercussioni sulla salute. www.ttsystem.com 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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economia circolare

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SPECIALE GREEN

LUCART, innovazione e CSR per il GREEN DEAL Lucart, azienda leader in Europa nella produzione di carta tissue, airlaid e carte monolucide per imballaggi flessibili, presenta il Rapporto di Sostenibilità 2019 che, redatto secondo le linee guida internazionali del Global Reporting Initiative (GRI Standard), evidenzia il raggiungimento di un fatturato pari a 515 milioni di euro (+6,4%), nel rigoroso impegno verso l’innovazione, la responsabilità sociale e gli obiettivi del Green Deal europeo. Nel corso del 2019, questo orientamento ha trovato espressione soprattutto in due importanti progetti: l’installazione di una nuova turbina a gas NovaLT12 nello stabilimento di Diecimo (LU), in grado di fornire una potenza di 12,5 Mw, con un rendimento cogenerativo (elettrico e termico) dell’85%, e lo sviluppo di un nuovo packaging in carta riciclata per i prodotti delle linee Grazie Natural ed Eco Natural, realizzato con la carta per imballaggi flessibili prodotta nello stabilimento di Porcari (LU). Due importanti innovazioni che si sommano alle numerose iniziative che negli anni hanno portato Lucart a raggiungere importanti traguardi di riduzione del proprio impatto ambientale: ■■ riduzione delle emissioni di CO2 e di Nox, rispettivamente del 6,8% e del 16,9% (vs 2014); ■■ diminuzione dei rifiuti per tonnellata di carta prodotta (- 13,8% vs 2014); ■■ miglioramento nell’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche, con consumi specifici di acqua calati del 13,3% (vs 2013) e di energia ridotti dell’8,1% (vs 2014); DIMENSIONE PULITO | 07/2020

Massimo Pasquini, CEO

■■ incremento nell’utilizzo di carta da riciclo, arrivato al 55% del totale del mix di produzione, in aumento del 2% rispetto al 2018; ■■ la migliore gestione dei rifiuti di produzione, che sono avviati a recupero in un’ottica di economia circolare per il 62%. Gli investimenti in nuove tecnologie, inoltre, hanno consentito a Lucart di ottenere due importanti riconoscimenti: l’European Cleaning and Hygiene Awards, che ha premiato il progetto Municipal Material Cycle® come “migliore iniziativa europea per innalzare il profilo del settore della pulizia professionale”, e il premio Coop for Future, organizzato da Coop Italia, per l’impegno di Lucart nei confronti dell’ambiente. “La crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo ci impone di riflettere ulteriormente sui nostri stili di vita, sulle nostre abitudini e di conseguenza sul nostro modo di fare impresa - afferma Massimo Pasquini, AD di Lucart. “Il 2019

è stato un anno in cui la presa di coscienza sull’importanza della connessione fra temi economici, sociali e ambientali è passata dal piano individuale a quello collettivo, come hanno dimostrato i movimenti giovanili e l’adozione di nuove norme e piani di sviluppo a livello europeo come il Green Deal. In quest’ottica, la notizia del recente accordo tra Governo e Confindustria per una strategia industriale che vada nella direzione degli obiettivi europei in termini di sostenibilità, conferma la bontà delle decisioni strategiche che abbiamo intrapreso negli anni e ci sprona a puntare con sempre più decisione verso modelli di sviluppo come l’economia circolare e la simbiosi industriale, in grado di creare valore condiviso nel rispetto del Pianeta”. Seguendo questa direzione, nel 2019 Lucart ha creato un nuovo comitato responsabile dell’applicazione del programma di sostenibilità, rivedendo i propri obiettivi di miglioramento in funzione degli SDGs fissati dalle Nazioni Unite per il 2030. Nel 2020 il Gruppo ha già stanziato 10 milioni di euro per l’installazione di una nuova turbina cogenarativa a Porcari, che va a completare il piano di rinnovamento energetico del Gruppo, la cui potenza complessiva autoprodotta negli stabilimenti italiani arriverà a raggiungere la soglia dei 32 MW. Infine, è previsto a breve il lancio di nuove linee guida per il Packaging Sostenibile che contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo del 100% di imballaggi riciclabili o compostabili entro il 2025. www.lucartgroup.com


D eter g enti

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SPECIALE GREEN

Lavaggio nel rispetto dell’AMBIENTE

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a società Unira in ogni suo campo d’attività ha intrapreso da tempo e con decisione una strada che porta verso l’ecocompatibilità, considerando l’inquinamento un problema pressante, soprattutto quando si parla di detergenza. Da produttore, l’azienda ha cercato di utilizzare tecnologie volte alla creazione di prodotti con un carico inquinante ridotto, senza che ciò vada a scapito della loro funzionalità. Questo ambizioso obiettivo, all’atto pratico, viene perseguito grazie alla pressoché totale eliminazione di tensioattivi e di componenti dannose per gli impianti di depurazione e per l’ambiente come, per esempio, gli sbiancanti ottici, in modo da rispettare le regolamentazioni ambientali.

STOP AGLI SPRECHI

Quando parliamo di riduzione degli sprechi, invece, il discorso si fa più ampio. È ovvio, infatti, che il primo spreco (e quindi anche costo) da abbattere è quello dei detergenti usati in modo sbagliato e spesso anche eccessivo. Nell’ambito dei lavaggi della biancheria, per esempio, non va sottovalutato lo spreco correlato ai lavaggi con procedure aggressive che deteriorano rapidamente gli indumenti, provocando contrattempi nel ciclo di lavaggio (come la pulizia troppo frequente dei filtri dell’essiccatore), costringendo, inevitabilmente, a una frequente sostituzione. Un altro spreco a cui i prodotti di Unira riescono a dare un taglio drastico, è il dispendio energetico necessario all’ottenimento di

www.unira.it

DETERSIVI E AMMORBIDENTI

determinate temperature dell’acqua di lavaggio. Grazie alle formulazioni innovative dei detergenti Unira, infatti, le lavanderie industriali riescono a lavare con successo a temperature molto inferiori rispetto alla consuetudine, con un conseguente elevato risparmio energetico, che può arrivare anche al 50%. Tutti questi miglioramenti sono coadiuvati dalla scelta dell’impresa di affidarci totalmente a prodotti liquidi, accantonando i tradizionali prodotti in polvere. I vantaggi di questa decisione sono molteplici ma il principale è l’eliminazione delle apparecchiature per la miscelazione delle polveri, con conseguente riduzione degli ingombri, minore impiego di energia, minore perdita di tempo degli addetti ai lavori e completa automazione del sistema.

Fra le proposte di Unira per le lavanderie industriali troviamo Sapone Concentrato N. 11, detersivo a ristretto impatto ambientale. Concentrato, pulisce e sbianca pur non contenendo sbiancanti ottici. Non crea problemi agli impianti di depurazione. Essendo utilizzato solo in lavanderie industriali, l’impiego varia in funzione di molti parametri, pertanto si può considerare da 0,5/10 gr per ogni chilo di biancheria asciutta. Un additivo per lo sgrassaggio di tessuti ad alta concentrazione e forte potere imbibente è lo Sgrassante Forte Neutro N. 12. Puff Più, invece, è un ammorbidente concentrato profumato, per ogni tipo di biancheria, da impiegarsi per il lavaggio a mano e in lavatrice. Abbatte i residui di schiuma rimasti nella biancheria a fine lavaggio. Elimina l’infeltrimento e le cariche elettrostatiche. Sanitizza e rende particolarmente morbidi i tessuti.

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ENERGIA & CONSUMI

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SPECIALE GREEN

EFFICIENZA energetica nelle lavanderie industriali La maggior parte dei consumi di questo settore sono quelli relativi all’energia termica. Secondo l'analisi dell'l’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, eventuali interventi di efficientamento hanno un impatto economico significativo, ma l’accesso agli incentivi può aiutare a ridurre l’investimento iniziale e i tempi di ritorno A cura di Edoardo Bosco, Politecnico di Milano e consulente del Comitato Scientifico di MCE - Mostra Convegno Expocomfort

I

l comparto delle lavanderie industriali conta oltre 780 attività commerciali dislocate sull’intero territorio Italiano (dati al 2018), che complessivamente cubano circa 1.660 milioni di euro di fatturato, corrispondente a un fatturato medio per impresa pari a 2,3 milioni di euro. Come si evince dalla Figura 1, tuttavia, oltre il 54% del fatturato (circa 900 milioni di euro), è ad appannaggio delle imprese con un fatturato maggiore di 10 milioni di euro, le quali rappresentano però meno del 3% delle imprese operanti nel Paese. Poco meno del 40% del fatturato è in capo alle imprese di piccole-medie dimensioni (con un fatturato compreso tra 1 e 10 milioni di euro), mentre le piccolissime aziende – fatturato minore di un milione di euro – contribuiscono solamente a circa il 6% del fatturato totale del settore, nonostante, in termini di numerosità rappresentino oltre il 70% delle imprese.

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1000

CONSUMI

Il processo produttivo di una lavanderia industriale può essere suddiviso in 5 macro-fasi: ■■ ricevimento della merce; ■■ trattamenti meccanici, chimici e termici; ■■ strizzatura ed essiccatura; ■■ stiratura; ■■ piegatura e confezionamento. Come mostrato in Figura 2, ad ogni fase è associata sia la tecnologia specifica, sia i consumi di energia – termica ed elettrica – necessari per azionare i macchinari. L’energia complessivamente utilizzata per un intero ciclo di lavorazione è di circa 1.680 kWh per tonnellata di prodotto, dove la maggior parte dei consumi sono di energia termica e contano per il 90% del totale (1.500 kWh). Marginale invece il consumo di energia elettrica, pari a circa 180 kWh per tonnellata di prodotto. Energia elettrica che viene adoperata per le macchine automatiche per il conteggio pezzi e per le macchine specializzate per la piegatura e confezionamento, processi che tuttavia richiedono un apporto energetico di 20 kWh/tonn, pari a meno del 2% dei consumi totali. Il processo che, di gran lunga, ha il maggior consumo di energia è la stiratura – effettuata tipicamente tramite il mangano, che richiede circa 1.150 kWh/tonn di energia (70% dei consumi totali), di cui oltre 1.000 di energia termica. Anche il processo di strizzatura ed essiccatura, effettuato attraverso presse ed essiccatori, richiede un consistente consumo energetico: circa 350 kWh/tonn di energia termica e poco più di 30 kWh/tonn di energia elettrica, contando per il 22% dei consumi dell’intero ciclo produttivo.

Fatturato cumulato [mln €]

900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 >10 mln €

1 mln € - 10 mln €

< 1 mln €

Lavanderie industriali:
 Ciclo di lavorazione e consumi Figura 1: Numero di lavanderie per dimensione aziendale (fatturato) Fatturato medio per impresa

▪ Si riportano di seguito le principali fasi e le tecnologie del processo produttivo di una lavanderia industriale. Il consumo energetico dell’intero processo è pari a 1680 kWh/t dove l’energia termica dissipata è circa di 1500 kWh/t mentre quella elettrica è pari solo a 180 kWh/t. Fasi

Ricevimento della merce

Trattamenti meccanici, chimici e termici

Strizzatura ed essicatura

Stiratura

Piegatura e confezionamento

2

Tecnologie

Macchine automatiche per conteggio pezzi

Macchina lavacontinua

Pressa ed essicatori

Mangano

Macchine specializzate

3

Consumi

8 – 12 kWh/t Energia elettrica

10 – 14 kWh/t Energia elettrica

30 – 35 kWh/t Energia elettrica

100 – 150 kWh/t Energia termica

300 – 350 kWh/t Energia termica

1000 – 1110 kWh/t Energia termica

8%

22%

69%

1

<1% 29/10/2019

110 – 120 kWh/t Energia elettrica 10-14 kWh/t Energia elettrica

<1% 4

Energy&Strategy

Figura 2: Ciclo produttivo di una lavanderia industriale; fasi, tecnologie e consumi energetici

Meno rilevanti, in termini energetici, i trattamenti meccanici, chimici e termici, che richiedono circa 150 kWh/tonn di energia, meno del 10% del totale, di cui la maggior parte di origine termica. Comparando il settore delle lavanderie rispetto ad altri comparti industriali, si osserva quindi come i consumi energetici per tonnellata di prodotto non siano trascurabili (inferiore al settore chimico ma mediamente superiore alla maggior parte delle industrie alimentari), ciononostante, il tema dell’efficienza energetica non è tuttora molto sentito dagli operatori del settore, i cui investimenti sono frenati dai tempi di ritorno considerati eccessivi dagli operatori stessi.

INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

Alla luce della forte disparità tra il fabbisogno termico ed elettrico richiesto dal ciclo produttivo, appare evidente come interventi di efficientamento energetico volti a ridurre il consumo di energia termica abbiano un impatto economico più significativo. A tal proposito, in Tabella 1 vengono riportati il dimensionamento e l’investimento richiesto per 4 tipi di interventi di efficientamento energetico (2 volti a ridurre il consumo termico e 2 elettrico). Il dimensionamento è stato effettuato considerando una lavanderia industriale con una lavorazione media di 5.800 tonnellate annue di biancheria. 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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ENERGIA & CONSUMI

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SPECIALE GREEN L’investimento richiesto per gli interventi volti a ridurre il consumo elettrico sono significativamente meno onerosi sia per il ridotto dimensionamento sia per il minor costo della tecnologia a parità di kW installato. Di contro, gli investimenti per l’installazione di un cogeneratore, o di un sistema di combustione efficiente per il recupero termico, richiedono un esborso iniziale di circa 150.000 – 200.000 €. Nonostante l’investimento iniziale per gli interventi volti a ridurre il consumo termico siano significativamente più ingenti, si osserva, in Tabella 2, come i tempi di ritorno siano a vantaggio di quest’ultimi. Mediamente, infatti, un sistema di recupero termico ha un tempo di ritorno di circa 2 anni, mentre il rientro dell’investimento per un impianto di cogenerazione si aggira tra i 4 e i 5 anni. Per i motori elettrici invece l’investimento non viene ammortizzato prima dei 6 anni, mentre per gli inverter il valore soglia è simile ad un’unità cogenerativa. Considerando poi che il valore attuale netto (ipotizzando una vita utile di tra i 10 e 15 anni in funzione della tecnologia considerata) è di gran lunga maggiore per i sistemi di recupero termico ed unità cogenerative, emerge come gli interventi di natura termica siano economicamente più vantaggiosi rispetto ad interventi di natura elettrica.

INCENTIVI

Nonostante la totalità degli interventi proposti abbia un tempo di

DIMENSIONAMENTO 60 kW

7000

Inverter

60 kW

6000 €

Recuperatore di calore da 600 kWt

180000 €

150 kWe

200000 €

Recupero termico e sistemi di combustione efficiente Cogenerazione

PAY BACK TIME SENZA INCENTIVI

Inverter Recupero termico e sistemi di combustione efficiente Cogenerazione

5

6

3,5

4

1

2

3,5

4,5

Tabella 3: comparazione dei tempi di ritorno per 4 possibili interventi di efficienza energetica con e senza incentivi

ritorno decisamente inferiore alla loro vita utile, essi non risultano particolarmente attrattivi, ad eccezione dei sistemi di combustione efficiente per il recupero termico, per un settore dove tempi di ritorno superiori ai 3 anni difficilmente vengono considerati attrattivi. In quest’ottica, tuttavia, l’accesso agli incentivi previsti dal quadro regolatorio possono aiutare a mitigare l’investimento iniziale e ridurre ulteriormente i tempi di ritorno. La totalità degli interventi rappresentati ha accesso alla stessa tipologia di incentivi, ovvero il meccanismo dei certificati bian-

Motori elettrici

6

Inverter

4

Recupero termico e sistemi di combustione efficiente

2

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PAY BACK TIME CON INCENTIVI Motori elettrici

4,5

Tabella 2: tempi di ritorno per 4 possibili interventi di efficienza energetica per una lavanderia industriale con una lavorazione di 5.800 tonnellate all’anno di biancheria

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Tabella 1: Dimensionamento ed investimento per 4 possibili interventi di efficienza energetica per una lavanderia industriale con una lavorazione di 5.800 tonnellate all’anno di biancheria

PAY BACK TIME

Cogenerazione

INVESTIMENTO

Motori elettrici

chi. In Tabella 3, viene raffrontato il pay back time per i 4 interventi nel caso in cui il soggetto che ha effettuato l’investimento abbia accesso o meno ai Titoli di Efficienza Energetica. Dall’analisi emerge come la possibilità di usufruire dei certificati bianchi permette di ridurre i tempi di investimento di circa un anno, nonché di aumentare il valore attuale netto dell’investimento dal momento che i certificati bianchi vengono erogati per più anni. Confrontando quindi il tempo di ritorno degli investimenti, si osserva che, in presenza di incentivi, tutte le soluzioni di efficientamento energetico proposte, ad eccezione dei motori elettrici, hanno un valore soglia che rendono l’investimento interessante dal punto di vista economico. La possibilità di usufruire delle forme di incentivazione, per cui, risulta fondamentale nell’ambito delle lavanderie industriali – ma anche negli altri settori manifatturieri – per stimolare il processo di efficientamento energetico e per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC.






LAVANDERIE come pulire inquinando di meno L’impiego di prodotti e macchinari di recente sviluppo e l’adozione di determinati accorgimenti rendono oggi possibile pulire abiti, superfici e tessuti riducendo al minimo l’impatto ambientale e contenendo gli sprechi di Marcello Falvo

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avare rispettando realmente l’ambiente comporta la presa in considerazione di molteplici aspetti, quali la riduzione del consumo di energia, l’utilizzo di prodotti facilmente biodegradabili, l’impiego dell’energia pulita. Per arrivare concretamente a realizzare dei sistemi di lavaggio il più possibile eco friendly, sono diversi gli accorgimenti che è necessario adottare, come ad esempio la riduzione della quantità di sapone utilizzata: spesso ci si concentra solo sull’uti-

lizzo di prodotti poco inquinanti ma essi, per legge, devono tutti avere una percentuale di biodegradabilità superiore al 90% per poter essere utilizzati. Ridurre invece del 75% la quantità di prodotto utilizzato è un accorgimento efficace per ridurre di molto l’impatto ambientale. Anche l’acqua è un elemento da tenere in considerazione nell’ambito della riduzione dei consumi, abbattere la quantità di acqua utilizzata è infatti un aspetto fondamentale per qualsiasi progetto Green. Oggi esistono cicli di lavaggio che, con

una sola fase senza prelavaggio e risciacqui, riescono a effettuare una pulizia ottimale, consentendo di ridurre i consumi idrici fino al 50%. Ma l’acqua, se molto calda, può anche rappresentare una fonte di inquinamento: riscaldarla richiede energia, e lo scarico di acqua a 70 - 90° C è dannoso per l’ambiente; le lavatrici moderne hanno infatti una funzione chiamata Cool Down, che serve a raffreddare l’acqua, abbassandone la temperatura fino a 35 - 40° C, prima di scaricarla. Per evitare di sprecare energia si pos07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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COME L’ECOSOSTENIBILITÀ CAMBIA IL MERCATO Marcello Falvo

sono utilizzare programmi di lavaggio che già a 40°C garantiscono alte performance, senza bisogno di alzare eccessivamente la temperatura dell’acqua. Anche l’uso di macchinari di ultima generazione permette di abbattere in modo significativo i consumi di energia; gli essiccatoi eco-dry a basso assorbimento aiutano a ridurre i consumi del 60%, mantenendo le stesse performance di asciugatura di un essiccatoio meno recente. Questi macchinari sfruttano la possibilità di regolare la velocità di circolazione dell’aria, consumando 6 - 9 KW/H, contro i 18 - 24 dei vecchi essiccatoi. Per quanto riguarda i detersivi e gli ammorbidenti, i tensioattivi contenuti in essi devono essere, come accennato prima, mediamente biodegradabili almeno al 90%, come richiesto dalla normativa UE per le sostanze detergenti 82/242 (tensioattivi non ionici) e 82/243/EEC (tensioattivi anionici). I tensioattivi devono essere facili e veloci da degradare: quando si compra un prodotto, sarebbe opportuno richiedere il certifiM44

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Il mercato delle lavanderie è oggi caratterizzato da una crescente domanda di tutela ambientale proveniente dalla clientela, che tende a rivolgersi più volentieri a imprese che garantiscano la salute e il rispetto per il pianeta prima ancora del “bianco splendente”. Da qualche anno a questa parte, quindi, il fattore bio sta apportando delle modifiche sostanziali all’indotto della lavanderia; il cliente non si accontenta più di un perfetto livello di pulizia, che a volte viene anzi guardato con sospetto pensando ai metodi utilizzati per ottenerlo, ma richiede che i capi siano trattati nel rispetto della salute umana e ambientale, per esempio utilizzando prodotti biodegradabili e ipoallergenici. Il ruolo del settore chimico diventa quindi fondamentale, e bisogna prestare un’attenzione particolare al tema delle certificazioni: in Italia fanno ancora testo i Criteri Ambientali Minimi (CAM), richiesti per operare in determinati ambiti. Un’azienda può ottenerli rivolgendosi a un istituto o laboratorio di fiducia, senza necessitare di un nulla osta da parte di un ente terzo. La certificazione Ecolabel, invece, è rilasciata direttamente dalla comunità europea, che paga il laboratorio a cui affida le analisi, conferendo quindi un marchio di assoluta attendibilità. Il marchio Ecolabel garantisce il 100% di biodegradabilità, una maggiore concentrazione del fattore chimico e un efficacia del prodotto testata tramite confronto con un prodotto di mercato non-ecologico leader, rispetto al quale deve possedere, in termini di competitività, requisiti uguali o superiori. Il fattore “bio” segna quindi la differenza tra le lavanderie d’avanguardia e tutte le altre: le imprese che investono nell’uso di prodotti chimici rispettosi dell’ambiente sono quelle che fatturano di più, e scavano un solco sempre più marcato, in termini di qualità, tra loro e le lavanderie ancora legate alla logica del prezzo imposta dal cliente finale. Le lavanderie più competitive sul mercato sono caratterizzate da un’elevata recettività nei confronti dei nuovi prodotti: alcune imprese infatti accettano di testare i prodotti sui quali le aziende chimiche investono in ricerca. In questo modo, si arriva a conseguire risultati sempre più importanti, che interessano l’intera filiera dei prodotti utilizzati nel lavaggio ad acqua: oggi, per molti di questi prodotti, sono possibili soluzioni totalmente vegetali, derivati da estratti di piante, con 1% di tensioattivi e ph neutro. Fino a pochi anni fa tutte queste soluzioni non esistevano, segno che il fattore bio rappresenta sempre più il futuro della lavanderia.

cato di biodegradabilità, per non rischiare di acquistare prodotti non a norma. Per realizzare un sistema di lavaggio che sia veramente efficace in termini di riduzione dell’inquinamento, è necessario quindi avere un progetto preciso che vada a toccare tutti gli aspetti qui esaminati.

Un sistema eco-friendly efficace non avrà solamente effetti positivi sull’ambiente, ma assicurerà a chi lo adotta notevoli risparmi, abbattendo i costi sia in termini di risorse energetiche che di quantità di prodotto utilizzata durante il processo di lavaggio. www.falvo.info


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Un pulito sempre più GREEN e “su misura” Ar-co da sempre pone grande attenzione alla crescente sensibilità da parte del mercato per prodotti ecosostenibili, biodegradabili e con un minore utilizzo di plastica negli imballaggi. Per questa forte motivazione l’azienda ha sviluppato nuovi prodotti esattamente in quest’ottica. Innanzitutto, il Sistema Aladin, votato al green e al risparmio, che si pone l’obiettivo di ottimizzare la diluizione e l’uso dei detergenti. Esso permette, infatti, una mirata valutazione dei consumi in funzione di tutte le operazioni di pulizia previste nei cantieri. I vantaggi assicurati dall’impiego di Aladin sono molteplici: a partire dalla notevole riduzione degli stock di prodotti chimici giacenti in magazzino e del numero delle consegne presso i cantieri. Un fondamentale plus garantito da Aladin è il controllo: non solo dei consumi, in generale, sulla base delle operazioni programmate in ogni cantiere, ma anche delle diverse tipologie di prodotti in esso impiegate. Il prelievo del prodotto avviene tramite l’utilizzo di un Badge RFID o l’inserimento di un PIN a cui sono associate le quantità massime erogabili, per ogni singolo operatore. I sistemi di erogazione Aladin sono equipaggiati da porte usb in cui è possibile caricare file di configurazione con i dati di impostazione delle erogazioni da effettuare. Inoltre, con la connettività wifi, è possibile inviare i report di consumo. Aladin disponibile in 3 modelli: Aladin GT1, Aladin GT5, Aladin Pack.

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Percorrendo la strada green ed ecosostenibile l’azienda modenese ha introdotto sul mercato Naturally, una gamma di detergenti di origine vegetale, con tensioattivi naturali e ipoallergenici, utilizzando imballaggi 100% riciclati derivanti da scarti produttivi. Inoltre la gamma storica, certificata, Ecolabel si amplia con l’introduzione delle stesse tipologie di prodotti ma con un packaging monouso. Questo in risposta alle esigenze della clientela per la partecipazione di gare d’appalto pubbliche e più in generale alla domanda del mercato, oggi sempre più attenta alle dinamiche green. www.arcochimica.it


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Prodotti MADE in ITALY igienici ed efficienti

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iconoscere il valore della sostenibilità ambientale significa comprendere la sua capacità di produrre business quando scelte basate su efficienza energetica, riduzione delle emissioni di CO² e prevenzione della deforestazione ne diventano i capisaldi. Significa anche comprendere che le dinamiche di un sistema complesso, integrato ed interdipendente come il nostro pianeta sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile, e che le attività produttive possono avere un impatto catastrofico nel medio e lungo termine sull’ecosistema. La deforestazione come concausa nell’attuale pandemia da Coronavirus ne è sicuramente il più emblematico e drammatico esempio. Il costante lavoro di ricerca & sviluppo svolto negli ultimi 10 anni ha

consentito di raggiungere ottimi risultati in termini di sostenibilità ambientale e risparmio energetico. Riducendo il tempo di asciugatura a soli 15 secondi si è azzerato il gap temporale rispetto a carta monouso e cotone. A parità di tempo impiegato gli asciugamani elettrici consentono il rispetto dei più elevati standard ecologici (nessun disboscamento, basse emissioni di CO², materiali 100% riciclabili) e un risparmio sui costi di gestione per gli utilizzatori superiore al 90% rispetto agli altri sistemi di asciugatura. Nel progettare il futuro post pandemia, oltre alla necessità di effettuare scelte sempre più green per la tutela dell’ecosistema nel medio e lungo periodo, è cruciale una risposta immediata al bisogno di igiene e sicurezza. Vama Elettrotermo

Meccanica® già dal 2015 ha ideato una nuova gamma di prodotti Made in Italy che garantiscono il massimo livello di prestazione, sostenibilità ed igiene: gli asciugamani elettrici X Dry Compact®, Stream Dry Uv® e Laserflow®, con il loro sistema igienico integrato, sono stati precursori rispetto alle necessità oggi emergenti. A partire dall’autunno 2020 a questi si affiancherà il nuovo modello Dry Max Uv®: velocità ed efficienza come da linea eco-jet, design innovativo, massimo comfort nell’utilizzo grazie alla regolazione di velocità e rumorosità, sistema igienico integrato che prevede come dotazioni di serie sia i filtri antivirali che antibatterici, oltre all’uso di lampade UVC. L’azione integrata di filtri e lampade è l’unica soluzione adatta a garantire un livello assoluto di igiene: il filtro garantisce la sanificazione del flusso d’aria che viene utilizzato durante l’asciugatura ed interviene nel momento in cui si attiva il prodotto; la lampada UV è invece sempre attiva, anche con il prodotto in stand-by, ed assicura la sterilità di tutti i condotti interni che l’aria attraversa prima di arrivare alle mani. La modalità di funzionamento no-touch annulla infine ogni possibilità di contatto e contaminazione. Sostenibilità, efficienza energetica, igiene e sicurezza sono i capisaldi per una trasformazione profonda della società, che consideri l’ambiente come un investimento in grado di generare valore e business. www.vama.it 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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Loredana Vitulano

SPECIALE GREEN

Prodotti in sintonia con L’AMBIENTE Dal mondo del cleaning una selezione delle offerte più innovative LAVASCIUGA COMPATTA E POLIVALENTE

QUARTZ 50 CON SISTEMA A OZONO Quartz 50 di Adiatek è la lavasciuga uomo in piedi pratica come una macchina di piccole dimensioni. Le dimensioni compatte permettono a questo modello di entrare nei normali ascensori dando quindi la possibilità di operare su più piani. L’approccio e l’utilizzo sono resi intuitivi dal display digitale e l’installazione delle batterie è comoda ed ergonomica grazie al vano estraibile. L’ampia rotazione del tergi pavimento, garantisce una asciugatura perfetta ad ogni curva. Quartz 50, equipaggiata con un generatore di Ozono, è in grado di pulire senza l’uso di detersivi chimici in caso fosse necessaria una disinfezione. Infatti, è altamente consigliata per ambienti ospedalieri ove è necessaria sia una pulizia di fondo che di sanificazione.

Robusta ma compatta, Mira 40, la nuova lavasciuga 4CleanPro, è una macchina indispensabile per le pulizie di fondo nei locali più piccoli e pieni di ostacoli. Grazie alla sua funzione ‘eco’ gestisce la distribuzione dell’acqua in maniera temporizzata. Grazie al suo il timone snodato permette di accedere sotto i tavoli, mobili, scaffali. Vanta diversi tipi di spazzole o dischi trascinatori ed è una macchina polivalente: infatti, grazie al tergitore che si solleva e alla ridotta pressione a terra, è indicata anche per trattamenti specifici, per decerare o lucidare. Elevate prestazioni sono assicurate anche dalla velocità di rotazione variabile delle spazzole – due spazzole controrotanti di 210 mm di diametro. Inoltre, l’introduzione di un sistema di protezione del motore di aspirazione del tipo eletromeccanico rende MIRA 40 ancora più affidabile.

www.4cleanpro.com

E-SPRAY: PISTOLA SPRAY PROFESSIONALE DI FIMAP E-Spray è una pistola spray professionale che sfrutta il principio dell’induzione elettrostatica per distribuire sulle superfici soluzioni igienizzanti in modo uniforme. Grazie alla carica elettrostatica le particelle del liquido si respingono a vicenda, quindi si mantengono a una distanza costante l’una dall’altra, ma nello stesso tempo vengono attratte dalla superficie su cui sono dirette. L’attrazione assicura che tutte le particelle della soluzione spruzzata si depositino sulla superficie e che si crei una copertura totale su tutti i lati a 360°, evitando gocciolamenti e risparmiando soluzione. È alimentata con una batteria agli ioni di litio che permette di igienizzare liberamente ovunque senza essere vincolati da un cavo.

www.fimap.com

www.adiatek.com

ICEFOR: GREEN DAL 2002 Icefor, presente sul mercato con il marchio Ecolabel dal 2002, amplia la linea I-Green, costituita da prodotti Ecolabel e Cam. Oggi comprende diciassette formule Ecolabel di cui tre superconcentrati, quattro CAM superconcentrati e trentotto referenze, di cui alcune in pouches per una migliore efficienza gestionale. La gamma attuale copre tutte le aree applicative tradizionali (superfici, aree food e lavanderia OPL) e vanta in etichetta i marchi: Ecolabel, Legambiente e PSV (Plastica Seconda Vita). Il packaging è tutto in PCR fino alle taniche da 5 litri. I piccoli formati sono al 100% plastica post-consumo. A breve Icefor introdurrà le taniche da 10 e 20 litri in PCR e omologa ADR. Il portafoglio prodotti I-Green sarà poi ampliato per rispondere ai nuovi CAM di prossima uscita, incluso una robusta integrazione di prodotti per la manutenzione straordinaria.

www.icefor.com

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La SECONDA VITA della plastica

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impegno di Filmop nello sviluppo di soluzioni sostenibili per la pulizia professionale si è tradotto nel tempo in una vasta gamma di prodotti con componenti certificati PSV - Plastica Seconda Vita, progettati per minimizzare l’impatto ambientale senza rinunciare all’elevato standard qualitativo. Il marchio ecologico PSV è una garanzia per il consumatore: non è una semplice autodichiarazione ma un sistema di certificazione ambientale che verifica e garantisce la qualità e la rintracciabilità delle plastiche da riciclo utilizzate. Attualmente Filmop offre sette linee di carrelli strizzatori e multiuso, cinque linee di contenitori e una vasta gamma di secchi con componenti realizzati con percentuali idonee di plastica riciclata PSV, mantenendo colorazioni originali, varietà di modelli e la qualità che da sempre contraddistingue l’intera produzione aziendale. La speciale composizione garantisce la stessa robustezza, leggerezza e affidabilità nel tempo dei prodotti realizzati con polipropilene di primo utilizzo, assicurando però una maggiore sostenibilità. L’attrezzatura Filmop assicura un ridotto impatto ambientale anche a fine vita: l’azienda non favorisce solamente il riutilizzo dei materiali di scarto come materia prima ma anche il riciclo dei materiali utilizzati, i prodotti realizzati in polipropilene copolimero sono infatti completamente riciclabili. www.filmop.com

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SOLUZIONI NATURALI NEWPHARM La fiorente ascesa del Pest Management consente il contrasto efficace degli infestanti ponendo contemporaneamente attenzioni particolari verso l’ambiente circostante. La gestione integrata degli infestanti sottende l’integrazione di discipline e abilità che il professionista della disinfestazione dovrà raccordare intelligentemente per puntare al massimo risultato. Il ricorso quindi ai gel insetticidi, rappresenta un nuovo concetto di deblattizzazione, molto meno impattante ma non per questo meno efficace. Newpharm propone Advion gel scarafaggi negli ambienti industriali, come pure quelli domestici. Advion gel scarafaggi a base della moderna sostanza attiva Indoxacarb, viene letteralmente bioattivato direttamente dall’infestante in seguito all’ingestione. Tra gli insetticidi più moderni, figurano le formulazioni microincapsulate. Ne esistono di svariate sul mercato, tuttavia Newpharm ha deciso di puntare su qualcosa di unico: la microincapsulazione con polimeri di cellulosa, completamente biodegradabili, senza dimenticare la drastica riduzione della tossicologia della sostanza attiva. Specie nel controllo dei blattoidei, insetti lucifughi per eccellenza, l’applicazione di Newcidal Micro garantisce una costante azione snidante oltre che insetticida, protratta addirittura per mesi.

www.newpharm.it

MARKA ECOLABEL, OLTRE LA FRONTIERA DEL GREEN Marka, leader brand di MK srl, fedele alla filosofia di innovazione continua, investe e sviluppa soluzioni di cleaning innovative nel massimo rispetto dell’ambiente. Nasce così la gamma Ecolabel, formulata con materie prime certificate e provenienti da fonti rinnovabili e con profumi altamente biodegradabili. Una gamma che pone la performance al primo posto, avendo come da standard internazionale superato brillantemente i test prestazionali e le analisi chimico-contenutistiche, effettuate da un laboratorio esterno. I test sono stati condotti verso prodotti con formulazione tradizionale, sia verso la linea Marka più performante che verso i prodotti leader di mercato. Il packaging con un contenuto del 50% di plastica riciclata, certifica la scelta di Marka di adottare criteri più stringenti di quelli richiesti dal disciplinare.

www.marka.biz

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Nata nel 2009, STI in soli 10 anni è diventata leader nella realizzazione di macchine per la pulizia a vapore. L’azienda si pone come un partner affidabile in grado di offrire un servizio a 360 gradi e un prodotto interamente made in Italy. La gamma è davvero ampia: dalle macchine più semplici per l’utilizzo domestico a quelle più complesse e potenti per l’uso professionale. Per entrambe le linee STI offre prodotti solo vapore e vapore-aspirazione permettendo così di soddisfare qualsiasi esigenza dei consumatori finali.

www.stindustry.it

LAVASTOVIGLIE SEMPRE PIÙ GREEN CON GLI ECOLABEL DI BETTARI Bettari Detergenti, da anni presente sul mercato con il marchio Ecolabel, all’interno della sua gamma di prodotti green, introduce nuovi detergenti per lavastoviglie: GEA Matic e GEA Brill. GEA Matic è un lavastoviglie concentrato ad alto potere sgrassante, studiato appositamente per sgrassare stoviglie estremamente sporche. Il suo formulato è studiato per garantire ottimi risultati anche in presenza di acque dure (oltre i 25 °F), previene la formazione di velature su piatti e bicchieri oltre che il deposito di residui calcarei in macchina. GEA Matic è disponibile in confezioni da 6 e 24 kg. GEA Brill è un brillantante ad azione autoasciugante che garantisce la rimozione di residui calcarei e di detergente dalle stoviglie. Utilizzato in fase di risciacquo a una temperatura di almeno 80 °C facilita l’asciugatura delle stoviglie rendendole terse e brillanti senza generare eccessi di schiuma. Indispensabile in presenza di acque medio-dure. GEA Brill è disponibile in confezioni da 5 e 20 kg. Entrambi con la garanzia di Ecolabel, il marchio di qualità ecologica di prodotti che, pur garantendo elevati standard prestazionali, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita.

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a pandemia ci ha obbligato a porre ancora più attenzione alla salubrità degli ambienti in cui viviamo. L’Istituto Superiore di Sanità sta prestando, negli ultimi mesi, grande attenzione al tema dell’inquinamento indoor dando indicazioni precise per il contrasto al virus, ma sta anche ponendo l’accento sui prodotti chimici usati all’interno delle strutture, prodotti che possono emettere sostanze molto nocive per la nostra salute. In particolare, l’ISS raccomanda di arieggiare gli ambienti durante e dopo l’uso dei prodotti per la pulizia, soprattutto se si utilizzano prodotti disinfettanti/detergenti potenzialmente tossici, aumentando temporaneamente la ventilazione, e raccomanda inoltre di evitare o limitare l’utilizzo di detergenti profumati in quanto aggiungono inutilmente sostanze inquinanti e degradano la qualità dell’aria indoor. Da tempo Werner & Mertz stava studiando questo tema per offrire un’alternativa di pulizia sicura. La risposta arriva con la certificazione Indoor Air Quality ottenuta da cinque prodotti green care professional con l’etichetta A+. Si tratta di una gamma completa per la pulizia di tutti i tipi di superfici di uffici, scuole, hotel: TANET interior Quick&Easy, detergente multiuso per superfici; TANEX allround detergente sgrassante che con dosaggi variabili può essere utilizzato dalla pulizia di fondo a quella di manutenzione; SANET daily Quick&Easy per i bagni; SANET zitrotan detergente concentrato per i bagni, e WC mint per la tazza WC. L’ecodesign di Cradle to Cradle e la certificazione Ecolabel europea garantiscono un impatto ridotto sull’aria interna ma la certificazione Indoor Air Quality lo dimostra in maniera ancora più specifica. L’etichetta fornisce informazioni chiare e garantisce che ogni sostanza emessa sia conforme agli standard più rigorosi in termini di qualità dell’aria. www.wmprof.com

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ASCIUGAMANI “VERDI” Il marchio Ecogreen di Paperdi propone una linea di asciugamani intercalati a “V” che soddisfano tutti i requisiti di tutela ambientale, qualità e performance, progettati per rispondere alle richieste di un mercato sempre più esigente in termini di qualità a costo contenuto. L’articolo AV.11821/5000 è realizzato con Tissue riciclato 100% ad alta performance, per un prodotto resistente e morbido; è certificato Ecolabel, confermando la tradizionale attenzione di Paperdi all’ambiente; è prodotto con colla colorata blu, che ne esalta la goffratura, donando al tatto e alla vista un gradevole effetto tessile. Un prodotto ad alta qualità a tutela del consumatore e dell’ambiente.

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COME LIMITARE LA DIFFUSIONE DI VIRUS E BATTERI NEGLI AMBIENTI CHIUSI È di dominio comune che gli ambienti chiusi, dove il flusso di persone in entrata e in uscita è continuo, diventano luoghi critici per la diffusione di virus e batteri. In negozi, farmacie, uffici, studi medici, sale d’attesa, laboratori, asili e scuole è indispensabile garantire una aria pulita e sana. I depuratori d’aria Depuro Pro di Vortice si contraddistinguono per le elevate portate d’aria trattate, sono adatti per superfici fino a 100 m2, sono facilmente trasportabili e hanno un’elevata capacità filtrante. La coppia di filtri Hepa H14, capaci di trattenere fino al 99,995% di micro particelle, sono in grado di bloccare pollini, spore, goccioline e microparticolato, potenziali vettori di virus e batteri, limitando così il rischio di contrarre allergie, asma, problemi respiratori e infezioni. Il pannello comandi a bordo macchina ne segnala la necessità di sostituzione periodica così da garantire la massima resa.

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SGRASSATORE ECOLOGICO MULTIUSO Nuovo pulitore pronto all’uso a base esclusivamente di ingredienti naturali non pericoloso per gli operatori, per le superfici e rispettoso dell’ambiente. Mac Plus è ideale per la pulizia di tutte le superfici dure lavabili, pareti, macchinari, attrezzature, arredi, nelle cucine, bagni, uffici, industrie, comunità. Rapido ed efficace lascia le superfici pulite e igienizzate. Lo sgrassatore è disponibile in cartone da 12x500 ml spray e 2 x 5 l.

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ORBITALE MI-TOR Orbitale Mi-TOR di TMB, ora è disponibile anche nella nuova versione alimentata a batteria al litio. Utilizzando la tecnologia orbitale, Mi-TOR è perfetta per la pulizia, il lavaggio, la lucidatura e la rifinitura di scale, bordi, battiscopa e tutti gli spazi difficili da raggiungere. Lo snodo del manubrio consente di compiere tutte le rotazioni fino a 180° lateralmente e all’indietro fino a 90°. Disponibili tutti i tipi di tamponi abrasivi, nonché tamponi in melamina, diamantati e DSWC. Modello portatile disponibile per lavoro su pianali.

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IL PRODOTTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO La grande attenzione posta alla sanificazione e disinfezione degli ambienti ha spinto Itidet a lavorare intensamente e responsabilmente per mettere a punto un detergente che potesse aiutare i suoi clienti nella gestione dell’emergenza. Il disinfettante Isosan, un detergente concentrato con presidio medico chirurgico risponde perfettamente alle esigenze del momento: si tratta di un prodotto a base di sale quaternari di ammonio con un elevato spettro di attività, in grado di disinfettare ovunque sia necessario. Possiede inoltre un’eccellente proprietà tensioattiva. Per le sue caratteristiche può essere impiegato con efficacia in ospedali, scuole, comunità, industrie, impianti sportivi, e attrezzature rurali. Indicato anche per la disinfezione di ricoveri per animali. È ideale nelle cucine professionali per disinfettare piatti, stoviglie, utensili. Da usare come disinfettante nella fase di risciacquo nelle lavanderie e anche nelle piscine utilizzando 4 litri di Isosan ogni 200,000 litri di acqua.

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DOMOFORM PRO-LINE, DETERGENTE IGIENIZZANTE Rubino Chem presenta Domoform Pro-Line, detergente igienizzante per pavimenti e superfici a base di Alcol Etilico al 75%, Perossido di Idrogeno al 1%, Glicerolo e SaniEssenza Balsamica. Specifico per la detergenza e igienizzazione professionale del settore Medicale ed Estetico. Evapora rapidamente, non lascia aloni e non necessita di risciacquo. La sua speciale formula ha un alto potere nella rimozione di germi e batteri - con azione meccanica, non è un biocida - e idonea per HACCP.

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on la gamma di Detergenti Linea Sole, Kemika si propone di sviluppare il concetto di “Cultura del Pulito” ponendo al centro della propria Mission il totale rispetto dell’ambiente. La Linea Sole si compone di quattro formulati, certificati con il prestigioso marchio Bio C.E.Q. a cui oggi si aggiunge la registrazione Ecolabel. Una doppia certificazione che rende questa linea unica nel

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suo genere, nel panorama italiano dei prodotti professionali legati alla detersione, nelle pulizie di manutenzione ordinaria di tutti i giorni, fondamentali nel settore del Cleaning Professionale. La Linea Sole è composta da: Star, detergente anticalcare giornaliero, indicato per la pulizia dei Servizi Igienici; Space, detergente di manutenzione giornaliera, impiegabile su qualsiasi tipo di pavimentazione; Sky, detergente multiuso neutro, a uso giornaliero, utilizzabile su qualunque superficie, tra cui arredi, attrezzature e vetri; Sun, detergente sgrassante universale, utilizzabile su qualunque pavimentazione e superficie compreso arredi e attrezzature. I componenti organici presenti nei formulati sono ricavati da fonti rinnovabili. Il sole, attraverso la funzione clorofilliana, permette la crescita dei vegetali dai quali si estraggono i componenti utilizzati: tensioattivi, solventi, coadiuvanti. I principali vantaggi di questi for-

mulati sono: la totale derivazione vegetale di tutte le materie prime presenti in formula, tensioattivi e solventi; la limitata presenza di metalli pesanti e di derivati del fosforo; la limitata presenza di allergeni; l’assenza di test su animali per tutte le materie prime utilizzate. Per i prodotti che compongono questa gamma, Kemika, ha scelto confezioni in polietilene vergine di prima scelta ad alta densità, miscelato al 50% con un polietilene ad alta densità rigenerato meccanicamente da scarti industriali post consumo. Con la Linea Sole, Kemika, ha deciso di investire su criteri che riguardano: rispetto dell’ambiente, salute e sicurezza degli operatori addetti alle pulizie, aspetti sociali ed etici dei processi produttivi. Kemika, con questa novità continua a percorrere la strada della sostenibilità e della educazione ambientale, iniziata con i prodotti certificati CAM e proseguita, poi, con le gamme Ecolabel e Bio C.E.Q. www.kemikagroup.com


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TORK per uno sviluppo sostenibile

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prodotti e i sistemi Tork sono i veri testimoni della reale attenzione di Essity in materia di sostenibilità. Un’attenzione che parte dai sistemi produttivi e si concretizza nell’elevata riduzione dei consumi che offrono i nostri dispenser. Tork è parte dell’azienda globale Essity, una delle aziende più sostenibili al mondo. “Per noi – ci spiega Riccardo Trionfera, Direttore Commerciale di Essity Professional Hygiene - la sostenibilità è parte integrante del business, prestiamo attenzione al benessere, al consumo sostenibile e al concetto di società circolare. Occuparci di sostenibilità per noi significa operare in modo responsabile secondo i più elevati standard ambientali internazionalmente riconosciuti. Lavoriamo costantemente su innovazioni che possano offrire al mercato soluzioni che riducano i consumi e gli sprechi, impiegando materiale e fibre riciclate per contribuire allo sviluppo di un’economia circolare. L’ultima innovazione in ordine di tempo su cui stiamo lavorando si chiama Tork Papercircle. Si tratta del primo servizio al mondo per il riciclo degli asciugamani di carta. Aiutiamo il mercato ad andare verso un’economia circolare chiudendo il cerchio: riciclando gli asciugamani usati per trasformarli in nuovi prodotti tissue. Ottimizziamo ogni processo produttivo per ridurre al minimo

Riccardo Trionfera

l’impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita dei nostri prodotti, imponiamo leggi severe sulla politica di approvvigionamento della cellulosa, utilizziamo materie prime provenienti da foreste a gestione responsabile. E tendiamo a un continuo miglioramento: tra i nostri progetti più recenti segnalo Crush. Un progetto grazie al quale Essity produce carta tissue di alta qualità riutilizzando sottoprodotti di lavorazioni agroindustriali - come residui di arance, mais o caffè, altrimenti sprecati - che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero. I sottoprodotti, 100% di origine italiana, vengono rilavorati meccanicamente senza utilizzo di prodotti chimici e rivalorizzati come nuova materia prima per la

produzione di carte ecologiche di alta qualità, in sostituzione della cellulosa vergine. Essity utilizza questa carta per la produzione di tovaglioli, carta cucina, fazzoletti e carta igienica biodegradabili e biocompostabili, che avviene al 100% in siti italiani, seguendo un processo che, da un lato promuove il reimpiego delle risorse di sottoprodotto agroindustriale con basso impatto ambientale, e dall’altro consente la riduzione dell’impatto sulle foreste ottimizzando l’utilizzo della cellulosa, dando vita a un circolo virtuoso, sempre più inserito nell’ambito di un’economia circolare. In aggiunta al progetto Crush, che si riferisce al mercato italiano, Essity, ha avviato una nuova tecnologia su scala globale chiamata Phoenix Process™ di SFT (sviluppata e brevettata negli USA in esclusiva per Essity) che converte paglia da grano in polpa adatta alla produzione di prodotti di carta. La carta creata con questo metodo è bianca, morbida e forte, paragonabile al tissue ottenuto con la cellulosa proveniente dagli alberi”. www.tork.it 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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SPECIALE GREEN

Prestazioni ELEVATE con consumi ridotti

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uando si parla di prodotto green vanno sempre considerate tutte le molteplici caratteristiche che contribuiscono a definirlo tale: i bassi consumi elettrici sono un obiettivo primario, tanto che Lindhaus è da sempre impegnata nella progettazione di motori sempre più evoluti e con elevato risultato di efficienza a basso wattaggio. La nuova linea Lindhaus Digital Pro, realizzata con motori brushless Rotafil per coniugare potenza, leggerezza e sostenibilità, alimentata da batteria a ioni di litio per esaltarne le prestazioni e la maneggevolezza, ha tra i punti di forza un livello minimo di consumi. Rispetto a una scopa elettrica con consumo di 700W, i modelli Digital Pro hanno un consumo massimo di 340W. Un dato che già equivale a una riduzione del 50% dei consumi, ma il dispendio reale in corrente è dato dal carica batterie in ciclo di ricarica pari a 225W/h a ciclo, per cui il risparmio elettrico arriva a sfiorare il 70%. Da evidenziare un altro aspetto dei motori digitali, ovvero l’inquinamento zero dovuto all’assenza dei carboncini e conseguenti emissioni di particelle. Questo, unitamente al filtraggio Hepa a 4 livelli con filtro H11 di serie (H13 optional) su scopa LB3 L-ion Digital Pro e aspirapolvere a zaino LB4 L-ion Digital Pro (peso solo 3,8 Kg batteria compresa) certificano per queste macchine l’alto grado di sicurezza, di affidabilità e di rispetto ambientale. Se parliamo di lavasciuga, ecco che non si può prescindere da ridotti consumi di

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acqua e detergenti. La linea LW3038 eco Force risponde a tale esigenza con numeri precisi: solo 2,6 lt di acqua e 26 ml di detergente per lavare 40 mq di pavimento, ovvero circa 1500mq con 1 lt di detergente e 100 lt d’acqua, fabbisogno ridotto di circa 15 volte rispetto a lavaggi non meccanizzati. A tutto ciò, per

un concetto green a 360°, si deve affiancare una garantita lunga durata nel tempo degli apparecchi e dei loro componenti: ecco che le macchine Lindhaus, se correttamente e periodicamente manutenute, durano in media 8 anni per uso professionale anche intensivo, e ben 15 anni (con punte ben superiori ai 20) per uso domestico. In tempi bui di obsolescenza programmata, questi dati certificano senso etico e serietà nel lavoro. Particolare attenzione è sempre rivolta alla miglior scelta possibile della materia prima, in modo che sia sempre parzialmente riciclabile e smaltibile nel rispetto delle norme ambientali vigenti. Naturale conseguenza è la ridottissima produzione di rifiuti plastici ed elettrici, minimamente impattante per l’ambiente. Infine, da rimarcare che oltre l’80% dei nostri fornitori si trova in un raggio di 50 Km rispetto alla nostra sede produttiva, il che equivale a ridotti tragitti su strada della merce e minimo consumo di carburante con relative emissioni nocive nell’atmosfera. www.lindhaus.it


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MADRE TERRA: quando la tavola incontra la sostenibilità

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egli ultimi anni le logiche di consumo sono cambiate, orientandosi alla tutela ambientale. L’acquirente 4.0 risulta ancora più attento alle nuove tendenze di mercato, capace di tenersi aggiornato attraverso i molteplici canali di informazione e quindi sensibile a tematiche connesse ad ambiente e sostenibilità. Ecco che trasparenza nella comunicazione dei valori aziendali, nonché risorse e metodologie impiegate per realizzare i prodotti sono oggi prerogativa essenziale per mantenersi competitivi sul mercato. “Ne deriva un nuovo paradigma di consumo che fa leva sul consumare meno, ma consumare meglio, secondo criteri di responsabilità e rispetto”, sostiene Attilio Giannasi, Direttore commerciale di Industrie Celtex, importante punto di riferimento del tissue professionale nella paper valley lucchese in tema di sostenibilità. Un aspetto quello ecologico che al giorno d’oggi riveste un ruolo sempre più importante per quanto riguarda le scelte d’acquisto e che garantisce all’utente finale quella sicurezza che quest’ultimo ricerca con maggiore insistenza. Consapevoli della metamorfosi in corso, Industrie Celtex applica un processo produttivo ispirato ai principi della Blue Economy, dove nulla è sprecato e tutto viene riuti-

lizzato all’interno di un processo a “cascata” che trasforma i rifili di un ciclo in materie prime di un altro. Un’innovativa chiave di lettura dell’economia circolare, quella introdotta dall’economista e imprenditore belga Gunter Pauli, in cui l’economia blu rappresenta un modello di business volto alla creazione di un ecosistema sostenibile. Esemplificativa della Blue Economy è Madre Terra, la prima carta realizzata in fibre di cellulosa di recupero, mai usate prima, all’avanguardia nella sostenibilità, poiché non deriva da post-consumo o da rifiuto solido-urbano. Infibra Madre Terra è una linea dedicata all’Ho. Re.Ca. improntata allo stile sostenibile, capace di ispirare nuovi con-

cetti di ristorazione: una proposta 100% ecologica, alta performante e certificata Ecolabel. L’efficientamento dell’intero processo produttivo di tovaglie, tovaglioli, buste porta posate Madre Terra comporta un minore consumo di energia e di risorse idriche con conseguente riduzione di emissioni in atmosfera. Anche nella scelta del packaging Madre Terra fa la propria parte nel circolo virtuoso del recupero della plastica di seconda vita, valorizzando l’impegno dei cittadini nella raccolta differenziata. Un tovagliato dal colore naturale del legno, scelto come elemento di innovazione. Un piccolo gesto nella propria attività per rispettare la natura. www.industrieceltex.com

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DISINFESTAZIONI a basso impatto ambientale e marketing tecnico-divulgativo Graziano Dassi

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na notizia che mi ha colpito è stata la reintroduzione in Francia di alcuni fitofarmaci motivata dalla necessità di potenziare la lotta antiparassitaria nella bieticoltura in crisi. Una cosa è certa: gli apicoltori hanno di che preoccuparsi. Ognuno di noi potrà fare le sue considerazioni più o meno emozionali o razionali. La domanda più pertinente, a parer mio è: “la reintroduzione di tali formulati era rigorosamente necessaria?”. Sia come sia i bieticoltori francesi li utilizzeranno, ne deriva che per minimizzare gli effetti collaterali i protocolli operativi, conditio sine qua non, dovranno essere realizzati con assoluto rigore: nel modo più mirato possibile, limitando le pericolose derive e intervenendo al momento giusto.

PRIME CONSIDERAZIONI

Tornando nel nostro settore la disinfestazione a basso impatto ambientale deve in ogni caso garantire i risultati. Dovremmo quindi ipotizzare uno o più percorsi che ci conducano all’obiettivo. A livello metodologico il prerequisito è stabilire il grado di necessità (fase di monitoraggio), poi realizzare un M58

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progetto che eradichi o minimizzi l’infestazione e coerentemente intervenire (fase operativa) e successivamente misurare i risultati (fase di controllo). Tutto ciò è semplice solo in fase di enunciazione perché fatto salvo gli aspetti tecnici, che esamineremo più avanti, resta da risolvere il lato economico/commerciale a cui dedicherò un breve commento nella conclusione di questo articolo con il titolo di marketing tecnico-divulgativo.

ASPETTI TECNICI: I FORMULATI

Una volta determinato il o i parassiti, dandone per nota sia la biologia sia l’etologia, va da sé che i criteri di scelta devono privilegiare i principi attivi e relative formulazioni a basso impatto ambientale e tossicologico il più rassicurante possibile. Ad esempio, le esche in gel sono uno strumento di rara efficacia e sicurezza a patto di essere utilizzate con perizia, è pur vero che questo vale sempre ma ci sono prodotti più “facili” da usare. In alternativa i biocidi abbattenti riducono i rischi di destini ambientali indesiderati anche a lungo termine e inoltre è necessario analizzare i coformulanti. Oggi la farmacopea a disposizione offre una vasta scelta che consente di trovare il biocida più idoneo alla bisogna.

ASPETTI TECNICI: LE ATTREZZATURE

Mi limito ad esaminare la lotta alle zanzare adulte in quanto è quella che comporta i maggiori rischi ambientali. Una volta stabilito che tale tecnica applicativa sia necessaria per intensità di infestazione dovuta, ad esempio, a difficoltà di affrontare una lotta larvicida efficace e generalizzata, per una insufficiente collaborazione da parte della cittadinanza, per inadeguate coperture economiche, per il riscontro di rischi sanitari (virosi in primis) a cui aggiungere un mix di specie di zanzare tali da rendere realistica-

mente impossibile una prevenzione efficace e quindi si renda necessario affinare tecniche operative integrate. Non è questa la sede per entrare in dettagli tecnici per cui mi limito a indicare alcune linee guida, esortando il lettore ad approfondire l’argomento mediante ricerche anche nell’ampia letteratura di carattere agricolo. In estrema sintesi i trattamenti insetticidi raggiungono un alto livello di efficacia con il minor impatto ambientale se si adottano: ■■ Bassi volumi di erogazione ■■ Getti mirati ■■ Diametro delle microgocce il più omogeneo possibile ■■ Diametro delle micelle tale da consentire di contenerne la deriva ■■ Dispositivi elettrostatici in grado di conferire alta capacità di adesione alla nebbia aero-diffusa Inoltre, i tecnici devono o dovrebbero essere addestrati al corretto uso delle attrezzature distributive tenendo conto che più elevate sono le potenze in campo più aumentano i rischi a 360° in primis gli errori umani. Dato che una cosa vista è meglio che cento volte raccontata, di grande efficacia risulta il posizionare cartoncini idro-sensibili sulle alberature e a terra per far toccare con mano quanto accade durante il lavoro svolto, sia durante i corsi (con prove in bianco) sia una tantum durante il lavoro vero e proprio.

MARKETING TECNICO/ DIVULGATIVO

Questo argomento è il nocciolo della questione: le risorse tecniche disponibili ci sono, le competenze professionali anche, tenendo conto che sono distribuite ancora in maniera disomogenea; i problemi igienico-sanitari vanno aumentando ma resta da creare una coscienza di mercato che spesso privilegia il prezzo più basso che, a volte, coincide con affermazioni al limite del millantato credito. Tutte cose note,

Una cosa è la concorrenza nel quotidiano legittima e necessaria, ma per il medio-lungo periodo la collaborazione è sicuramente utile soprattutto per esplorare tecniche di disinfestazione a basso impatto ambientale.

sottolineate meritoriamente dalle associazioni di categoria. Forse è il momento di perfezionare il messaggio arricchendolo di contenuti concreti che vadano oltre le istanze di principio o forse trovare qualcosa d’altro, ma sinceramente non riesco a metterlo a fuoco.

LA MORALE

Si può fare della disinfestazione eco-compatibile “misurando” il problema, fissando l’obiettivo (stato di necessità, cercando la o le soluzioni possibili, scegliendo la migliore in una logica di costo/ beneficio/rischio e “misurando” i risultati. Perché tutto ciò possa diventare qualcosa di concreto bisogna trovare una sorta di “quadratura del cerchio” in modo da non rendere possibile le interferenze degli apprendisti stregoni. Per fare ciò, lo ribadisco, i monitoraggi e il controllo dei risultati sono indispensabili. 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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Specializzata nella costruzione di macchine per la disinfestazione urbana e per il trattamento del verde pubblico e privato, SPRAY TEAM propone una vasta serie di macchine che permettono di far fronte ai piccoli e grandi interventi come la saturazione d’ambiente con termo nebbia o ULV nebbia fredda. Grazie ad un controllo completo del processo produttivo è in grado di garantire ai propri clienti la massima affidabilità su tutta la gamma dei prodotti. SPRAY TEAM essendo una ditta certificata, intende applicare e migliorare costantemente il proprio Sistema di Gestione della Qualità aziendale, in riferimento alla norma UNI EN ISO 9001:2008.

ISO 9001:2008 - Cert. n. 9190.SPRY SPRAY TEAM SRL Via Cento, 42/d 44049 Vigarano Mainarda FE Tel. 0532–737013 Fax 0532–739189 P.I. 01980350381 E-mail: info@sprayteam.it Sito Internet: www.sprayteam.it


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PANDEMIA e igiene urbana. Come cambia la gestione dei rifiuti Nella gestione dei rifiuti questa pandemia ha causato e continua a causare non poche difficoltà. Nel caso dei rifiuti urbani le problematiche sono prevalentemente legate a difficoltà organizzative e logistiche a cura della redazione

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n particolare, la gestione dei rifiuti ha risentito fortemente della carenza di personale – esposto al rischio di contagio e anche contagiato – alle difficoltà delle aziende a fornire prontamente al personale la dotazione dei necessari dispositivi di protezione individuale, all’aumento della produzione di alcuni rifiuti come gli imballaggi di carta, cartone e plastiche, legato all’esplosione degli acquisti on line e alla consegna a domicilio dei beni di consumo. A ciò si aggiunge una difficoltà di vendita delle materie prime seconde ricavate dal riciclo dei rifiuti: le industrie e le attività che le utilizzavano sono per la gran parte state ferme, gli impianti di riciclo che hanno continuato a funzionare hanno avuto grandi difficoltà a vendere i materiali prodotti che, di conseguenza, hanno intasato i magazzini. Molti si sono quindi fermati. Tali difficoltà sono state acuite dalla necessità di dover garantire il regolare svolgimento dei servizi di pubblica utilità inerenti alla raccolta dei rifiuti e alla relativa corretta gestione. Inoltre in Italia si sono aggiunte le difficoltà e i notevoli ritardi per le nuove autorizzazioni e per i rinnovi, caso per caso, delle attività di riciclo dei rifiuti che richiedono la qualifica di cessazione del rifiuto (End of waste) per realizzare prodotti vendibili. Le procedure di controllo speciale sul riciclo dei rifiuti, recentemente introdotte dall’art. 14 bis della legge 128/2019 e applicate, in maniera estensiva, dalle Linee guida del SNPA (sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) anche al controllo delle autorizzazioni regionali, certo non favoriscono il riciclo, ma indeboliscono l’efficacia delle autorizzazioni caso per caso e generano incertezze sull’efficacia delle nuove autorizzazioni rilasciate dalle Regioni e quindi sui nuovi investimenti. A queste proble-

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matiche si aggiunge, poi, la deviazione di alcuni flussi dalla raccolta differenziata a quella indifferenziata come previsto dalla nota dell’Istituto Superiore di Sanità (Prot. n. 8293 del 12 marzo 2020) che ha fornito le linee di indirizzo per la raccolta dei rifiuti extra-ospedalieri da abitazioni di pazienti positivi al Covid19, in isolamento o in quarantena obbligatoria, e dalla popolazione in generale al fine di limitare il contagio del virus.

INCREMENTO RIFIUTI OSPEDALIERI

Un altro problema strettamente connesso è poi quello del forte incremento dei rifiuti ospedalieri e della graduale saturazione degli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti urbani e speciali anche a causa dell’impossibilità di inviare una parte di questi flussi verso gli altri Stati membri in seguito alle misure restrittive adottate da alcuni impianti. Questa situazione rischiava di interrompere i ritiri dei rifiuti, anche a causa della saturazione delle aree di stoccaggio. Per far fronte a questo potenziale blocco il Ministero dell’Ambiente ha

emanato una circolare per autorizzare per il periodo di crisi l’incremento delle capacità di stoccaggio e del deposito dei rifiuti presso le aree già autorizzate. Ovviamente nel rispetto delle norme in materia di prevenzione degli incendi, di stoccaggio e la captazione degli eluati e delle emissioni odorigene. È stato inoltre consentito l’utilizzo della capacità termica massima per gli impianti di incenerimento e la modifica temporanea dell’autorizzazione delle discariche solo in mancanza di destinazioni alternative, a condizione che gli scarti non siano classificati come rifiuti pericolosi.

RACCOLTA DIFFERENZIATA

L’Italia negli anni ha costantemente incrementato i quantitativi di rifiuti urbani raccolti separatamente e riciclati: nel 2018, a fronte di una produzione di rifiuti urbani di 30,1 Mt, sono stati raccolti separatamente 17,5 Mt, il 58% della produzione (+11 punti in cinque anni) e riciclati 13,6 Mt, il 45% (+5 punti in cinque anni). La differenza tra raccolto e riciclato mette in luce la necessità di miglioramento della qualità del materiale


ECONOMIA LINEARE. Il modello dell’economia lineare genera un elevato consumo di materiali perché considera il prodotto quale fonte della creazione del valore, basa i margini di profitto sulla differenza fra il prezzo di mercato e il costo di produzione e, per aumentare i profitti, punta a vendere più prodotti e a rendere i costi di produzione più bassi possibile. Utilizza l’innovazione tecnologica anche per rendere i prodotti rapidamente obsoleti e per stimolare i consumatori ad acquistare sempre nuovi prodotti. Promuove prodotti di breve durata con prezzi più bassi perché considera più redditizio vendere nuovi prodotti che mantenere e riparare quelli vecchi. ECONOMIA CIRCOLARE. L’economia circolare punta invece a risparmiare il consumo, e quindi a ridurre il prelievo, di nuovi materiali. A tal fine considera i prodotti come parte di un modello di business integrato, focalizzato sulla fornitura di un servizio. Basa la competizione sulla creazione di un valore aggiunto del servizio di un prodotto e non solo sul valore della sua vendita; considera i prodotti come parte degli asset dell’impresa e, applicando una responsabilità estesa del produttore, punta sulla longevità del prodotto, sul suo riuso, la sua riparabilità e riciclabilità. Collega la provvigione generata dalla fornitura di un servizio alla localizzazione del consumatore, che ha bisogno di accessibilità al fornitore del servizio, il che lo porta a dare priorità al prodotto locale. ECONOMIA LINEARE. Nell’economia lineare i consumatori vogliono nuovi prodotti che tengano il passo con la moda e con gli avanzamenti tecnologici e cercano – anche online – la versione più economica sui mercati internazionali. La competizione che guida le politiche nazionali, sociali e ambientali, si basa su un link fra la produzione di massa dei beni e il taglio dei costi, il che si traduce frequentemente nell’abbassare le retribuzioni e generare meno occupazione. Nell’economia lineare possedere il prodotto è considerata la via normale per utilizzarlo e farlo riparare è in genere difficile e costoso. ECONOMIA CIRCOLARE. Nell’economia circolare per soddisfare le necessità del cliente si punta oltre che all’accessibilità al prodotto anche alla soddisfazione che proviene dal suo uso; differenti segmenti di consumatori possono accedere ai servizi forniti dai prodotti a loro scelta, senza doverli necessariamente possedere. Nell’economia circolare il contratto di fruizione del servizio fornisce un incentivo al produttore per una maggiore cura del prodotto ed anche per far ritornare il prodotto al fornitore dopo l’uso. L’economia circolare richiede, oltre ad una forza lavoro in genere più specializzata, la gestione dei prodotti come beni locali, meno facilmente delocalizzabili e con minor incentivo per la corsa verso il basso nelle politiche sociali e ambientali ECONOMIA LINEARE. L’economia lineare genera una gran massa di rifiuti da smaltire; i prodotti a fine vita sono considerati solo un peso, da smaltire come rifiuti, spendendo il meno possibile. ECONOMIA CIRCOLARE. Nell’economia circolare il prodotto mantiene un valore anche a fine vita, anche quando è diventato un rifiuto, perché è stato progettato per essere riciclabile. Il riciclo, nell’economia circolare, è parte essenziale del ciclo economico, per il risparmio e l’uso efficiente dei materiali e dell’energia. L’economia circolare richiede una buona raccolta differenziata che è indispensabile per poter effettuare un buon riciclo dei rifiuti. Richiede che il riciclo dei rifiuti con la produzione di materie prime seconde sia promosso e incentivato con procedure di autorizzazione semplificate e non inutilmente e pesantemente complicate come sta accadendo in Italia, specie per le nuove attività, con le recenti procedure di controllo delle autorizzazioni Regionali End of waste.

raccolto; miglioramento teso a raggiungere i target di riciclo imposti dalla Direttiva europea 851/2018, ossia almeno il 55% nel 2025, il 60% nel 2030 e il 65% nel 2035. Per arrivare all’obiettivo del 2025 dovremo portare le raccolte differenziate almeno al 68%: livello già raggiunto nel Nord Italia ma che richiede grandi sforzi in Regioni dove siamo in forte ritardo. La Sicilia è, infatti, ancora al 30% di raccolta differenziata, il Molise al 38%, la Calabria e la Puglia al 45%, la Basilicata e il Lazio al 47% e la Liguria al 50%. Il problema dei rifiuti e del consumo di risorse è strategico per il futuro dell’Italia. Il tasso di utilizzo circolare dei materiali è un indicatore della circolarità dell’economia: migliora diminuendo il denominatore (il consumo di materiali) e aumentando il numeratore (le MPS reintrodotte nel ciclo economico in sostituzione dei materiali vergini). Nel 2017, il tasso di utilizzo circolare di materia è stato mediamente nella UE dell’11,7% quello mondiale solo del 7,9%. In Italia nel 2017 il tasso di utilizzo circolare dei materiali è stato del 17,7%, inferiore solo a quello dei Paesi Bassi (29,9%), della Francia (18,6%) e di poco del Belgio (17,8%). Anche se l’Italia è relativamente in buona posizione, per rendere l’economia davvero circolare occorre un tasso di utilizzo circolare dei materiali ben più alto: riducendo il consumo di materiali e, per sostituire l’uso di materie prime vergini, aumentando il reimpiego delle materie prime seconde ottenute dal riciclo dei rifiuti, quindi aumentando e migliorando anche la raccolta differenziata. Durante la pandemia occorre preservare il carattere di servizio essenziale strategico della gestione dei rifiuti che non può essere interrotto e che deve funzionare comunque, e funzionare bene, e restare un perno decisivo di un modello circolare di economia. fonte: Pandemia e sfide green del nostro tempo. Studio realizzato dal Green City Network e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Autori: Edo Ronchi, Fabrizio Tucci. 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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SICUREZZA

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Operazioni di IGIENE URBANA: cosa sono e come eseguirle in SICUREZZA Queste attività svolgono un ruolo di pubblico interesse, ed è necessario che si svolgano senza pericolo per la salute dell’uomo e dell’ambiente, seguendo criteri di efficacia, efficienza, economicità e trasparenza A cura di Simone Ciapparelli

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e principali attività di igiene urbana possono essere suddivise in tre processi: raccolte differenziate, raccolta rifiuti indifferenziati, e pulizia delle aree urbane, come ad esempio lo spazzamento. Le attività di raccolta e spazzamento possono essere effettuate sia manualmente che tramite mezzi meccanici. La raccolta dei rifiuti consiste nello svuotamento di contenitori di diverse dimensioni, come cassonetti, trespoli, bidoni. Tempistica e frequenza di questa attività variano a seconda delle esigenze, del traffico veicolare e del livello di urbanizzazione, e gli operatori incaricati possono svolgere raccolta manuale e/o meccanizzata. Gli addetti possono anche effettuare l’assistenza a terra al servizio di raccolta meccanizzata a caricamento laterale. L’operatore assicura, in ogni caso, la completa pulizia dei luoghi, rac-

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cogliendo anche i rifiuti rinvenuti a terra e riponendoli all’interno dei contenitori per la raccolta meccanizzata o, nel caso questo non sia

possibile, nel mezzo di raccolta. Le operazioni sono completate dalla movimentazione e dal riposizionamento dei contenitori.


Dove non è consentito o non è previsto il posizionamento dei cassonetti, le raccolte differenziata e indifferenziata possono essere effettuate anche tramite veicoli di piccole e medie dimensioni. Questi consentono la raccolta “porta a porta” dei rifiuti depositati dagli utenti lungo le strade dei centri storici o negli spazi condominiali privati, qualora predisposti. Per raccolta manuale dei rifiuti si intende la raccolta di rifiuti urbani da strada o da proprietà private a mezzo di trespoli o bidoncini, la raccolta di rifiuti urbani ingombranti, e l’assistenza a terra alla raccolta meccanizzata monoperatore. Per raccolta meccanizzata si intende invece quella svolta a mezzo di veicoli compattatori a caricamento posteriore o laterale di diverse dimensioni. Lo spazzamento manuale e meccanizzato delle aree pubbliche si effettua invece con veicoli differenti a seconda del tipo di attività, e del luogo dove essa si svolge, e prevede inoltre l’uso di

attrezzature per la pulizia manuale di aree verdi e strade. La pulizia delle superfici urbane avviene con attrezzature meccaniche quali l’idropulitrice carrellata, usata per l’igienizzazione e l’eliminazione delle incrostazioni e dei residui di sporco dalle superfici pavimentali e murali; come ausilio all’attività di spazzamento meccanizzato si utilizzano le soffianti, mentre vengono impiegati i decespugliatori per il diserbo. Dopo aver chiarito la natura di queste attività e le differenze che le caratterizzano, esaminiamo la metodologia di valutazione del rischio, utile a individuare le fonti di pericolo per l’operatore all’interno del ciclo di lavorazione. L’ambiente di lavoro su strada è molto particolare, composto da un insieme di fattori come strutture, veicoli e persone capaci di interferire con le attività dell’operatore, che è quindi esposto ad una pluralità di rischi, tra essi potenzialmente sinergici, anche per via del fatto che non esiste una

postazione di lavoro ben localizzata. La complessità dell’ambiente di lavoro è amplificata dal fatto che la raccolta dei rifiuti e lo spazzamento delle strade sono attività svolte sia manualmente sia con supporto di mezzi con grande capacità di carico in cui sono conferiti i rifiuti. Questi veicoli sono considerati mezzi di trasporto e, per inquadrare correttamente l’attività e di conseguenza i rischi per i lavoratori, va considerato che tali mezzi, oltre a trasportare persone e materiali, sono attrezzature di lavoro. Infatti l’attività lavorativa non è svolta solo alla guida del veicolo ma anche interfacciandosi con le attrezzature, come i sistemi di sollevamento, il compattatore, il sistema meccanizzato di spazzamento, dei quali il mezzo di trasporto è equipaggiato. L’ambiente di lavoro è quindi, in questo ambito, costituito da un luogo di proprietà di terzi (Comuni, condomini) dove operano attrezzature di lavoro interagenti con i lavoratori su strada e, potenzialmente, con gli utenti,

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SICUREZZA

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S PECIALE IG I E N E U R BANA ossia i cittadini. Essendo l’attività effettuata in strada, l’ambiente di lavoro è quindi notevolmente diversificato e può cambiare, anche nell’arco della stessa giornata, nelle sue caratteristiche principali, nonostante gli operatori svolgano le stesse mansioni.

RISCHI PER LA SICUREZZA

Sia le attività manuali che quelle meccanizzate sono svolte in aree che non rispondono al significato di luogo di lavoro così come è comunemente inteso, o come è definito dalla legislazione. Gli infortuni più frequenti in un ambiente outdoor come quello di cui stiamo trattando sono incidenti stradali, collisioni tra mezzi e investimenti di persone, cadute, tagli, abrasioni dovuti a contatto con oggetti taglienti, caduta dall’alto di contenitori dei rifiuti. Le collisioni tra

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mezzi accadono quando il mezzo è in movimento e non sono state predisposte e/o applicate procedure per l’esecuzione di manovre per le quali occorre l’ausilio di operatori a terra, o gli strumenti in dotazione dei mezzi (illuminazione e impianto frenante) non sono adatti o sufficientemente manutenuti. Ulteriori fattori di rischio sono rappresentati da comportamenti errati di autisti e utenti, lacune formative, mancato uso di dispositivi di protezione. Causati da fattori analoghi sono gli investimenti, provocati dal mezzo di raccolta oppure dal traffico veicolare. Nel caso dei lavoratori che operano a supporto della raccolta a caricamento posteriore, il rischio di investimenti è in gran parte legato al rischio di cadute dai mezzi: mantenere l’equilibrio dipende dal comportamento degli operatori, ma anche da dispositivi come maniglie e impugnature pre-

senti sul veicolo. Sono frequenti scivolamenti e inciampi nella salita e discesa dai mezzi o durante la movimentazione e lo svuotamento dei contenitori; in questo caso, i fattori di rischio sono legati alle condizioni delle superfici stradali per grado di pulizia e manutenzione, alla presenza di ghiaccio o neve, o al livello di illuminazione. Le cadute di oggetti dall’alto possono avvenire durante il caricamento posteriore dei cassonetti, se il compattatore o il cassone sono troppo pieni, chiusi male oppure malfunzionanti, durante lo svuotamento di contenitori; il contatto accidentale con oggetti taglienti può verificarsi durante la manipolazione di rifiuti per la presenza di frammenti di vetro o metallo. Oltre al trauma, il contatto con oggetti taglienti può causare infezioni e malattie dovute alla potenziale contaminazione degli stessi con agenti biologici. La quantità di materiale nel contenitore, i conferimenti errati e il non corretto uso di DPI aumenta la probabilità del rischio. Esistono anche tipologie di infortunio connesse con il rischio meccanico da uso delle attrezzature, delle macchine e dei dispositivi: essi sono ad esempio l’impigliamento e lo schiacciamento, soprattutto durante il sollevamento meccanico dei contenitori e lo scarico. Questi infortuni possono essere dovuti al cattivo orientamento di specchi e telecamere, dall’errato sganciamento e carico di cassonetti, dall’utilizzo di abbigliamento e di accessori non idonei o dall’azionamento accidentale dei comandi. La mancanza di personale adeguatamente formato e addestrato e non debitamente informato sui percorsi dei mezzi e le caratteristiche degli stessi, e lacune come la scarsa manutenzione del parco macchine, conducono, in tutte le attività non manuali, ad un cattivo funzionamento e ad impieghi errati delle attrezzature e delle macchine operatrici.


PREVENZIONE DEI RISCHI

Per impedire il verificarsi di eventi dannosi, un passaggio obbligato è la conoscenza dei luoghi di lavoro, delle operazioni svolte e dei pericoli insiti in macchine, impianti e attrezzature. Una corretta scelta degli strumenti e la progettazione del lavoro, oltre all’adozione di Dispositivi di Protezione Individuale ben mantenuti e controllati, può contribuire alla protezione del singolo lavoratore da patologie e infortuni. Programmi di manutenzione e monitoraggio periodici di macchine e attrezzature, e l’aggiornamento tecnologico di mezzi e macchinari, svolgono un ruolo importante in ambito preventivo, facilitando certe operazioni manuali o sostituendo l’operatore nello svolgimento delle stesse. Un esempio possono essere sistemi di caricamento automatico e sistemi informatici capaci di segnalare in tempo reale malfunzionamenti e condizioni avverse delle strade. L’azienda dovrebbe stabilire, applicare e mantenere

aggiornate le procedure e le istruzioni di lavoro, da condividere con i lavoratori, che contemplino anche modalità di esecuzione delle operazioni in sicurezza. Queste procedure dovrebbero essere oggetto di informazione, formazione e addestramento dei lavoratori, e devono coprire tutte le fasi dell’attività lavorativa. È fondamentale che ruoli, responsabilità e mansioni siano ben definiti, e che l’operatore sia a conoscenza delle norme riguardo la gestione di emergenze e di incidenti a rischio biologico/chimico, le modalità di utilizzo degli automezzi e la gestione di rifiuti tossici e pericolosi. Infine, affinché un servizio di raccolta sia un effettivo sistema integrato di rimozione dei rifiuti, è necessario che le aziende rispettino determinati requisiti operativi che influiscono non poco sull’economia di gestione e sulla garanzia di tutela del lavoratore. Questi requisiti operativi dovrebbero essere dettati dalle Istituzioni, in modo da defi-

nire i parametri di progettazione di un sistema integrato di raccolta e gli standard di qualità, tecnici e di servizio utilizzabili da parte della Pubblica Amministrazione, per l’affidamento del servizio. L’adozione di standard di riferimento a livello nazionale dovrebbe, ad esempio, definire linee guida per le aziende per la progettazione dei servizi, e definire requisiti per l’iscrizione ad associazioni di categoria e Consorzi. Quando si ha a che fare con un ambiente lavorativo complesso come quello che caratterizza l’igiene urbana, è quindi necessaria una approfondita valutazione dei rischi lavorativi, fondamentale per predisporre adeguate misure di prevenzione e protezione, volte a migliorare le condizioni di lavoro evitando il più possibile il verificarsi di infortuni e incidenti ai danni degli operatori.

Fonte: Inail, La sicurezza per gli operatori della raccolta dei rifiuti e dell’igiene urbana

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Strade: pulire o SANIFICARE? La pulizia dei Comuni deve avvenire entro criteri di tutela dell’ambiente e delle persone. Dalle indicazioni dell’Istituto Superiore della Sanità emerge che spargere grandi quantità di disinfettanti sulle strade per eliminare il coronavirus non serve e può risultare dannoso Cristina Cardinali

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ome tutti i virus, anche il Sars-Cov-2 ha bisogno di cellule viventi da infettare per sopravvivere. Vero è che si mantiene attivo anche sulle superfici – quindi all’esterno degli organismi – per un certo periodo di tempo. Quanto duri questo periodo, prima che il virus si degradi e non sia più pericoloso, ancora non è del tutto chiaro. Si stima che questi tipi di virus rimangano attivi fino a 48 ore, ma non si esclude che in alcune circostanze possano mantenersi attivi fino a 9 giorni. Molto dipende dalla superficie su cui si sono depositati, dalle condizioni ambientali e da eventuali agenti esterni. Sulle superfici e sugli oggetti resiste al massimo qualche ora e per quanto riguarda le strade, non è ancora stato dimostrato che sia possibile un passaggio superficie stradale-scarpe e da lì alle persone. Inoltre di solito le persone non stanno a contatto diretto con la pavimentazione stradale, ed è quindi estremamente improbabile che possano prendere il virus da lì.

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I RISCHI DELLA SANIFICAZIONE

La sanificazione delle strade è uno dei primi interventi messi in atto dalle amministrazioni comunali per contenere la diffusione del virus. Tuttavia, non si pos-

DISINFEZIONE DELLE STRADE

Per le superfici stradali, costituite per lo più da asfalto e pietra, ad oggi non ci sono evidenze scientifiche per sostenere che le superfici su cui camminiamo siano coinvolte nella trasmissione del coronavirus, per i motivi legati alle modalità di contagio. Analisi realizzate in altri paesi hanno inoltre messo in evidenza che l’ipoclorito di sodio può reagire con il materiale organico presente sulle strade, causando la formazione di sottoprodotti cancerogeni che potrebbero essere inalati. Potrebbero esserci quindi rischi per gli operatori e per la popolazione, che paiono superiori a quelli molto remoti di essere contagiati attraverso le superfici stradali. Non è stata inoltre esclusa la possibilità che i lavaggi stradali con sostanze disinfettanti possano comportare la contaminazione delle riserve d’acqua locali. Il Ministero della Salute consiglia di limitare la disinfezione stradale a interventi straordinari, e solo a patto che siano assicurate protezioni adeguate agli operatori e agli eventuali passanti.

sono escludere effetti negativi della sanificazione, sia per l’ambiente sia per le persone. Una delle sostanze più utilizzate è infatti la candeggina o ipoclorito di sodio. Anche se diluita, a contatto con i materiali organici presenti sulle strade potrebbe dare origine e molecole cancerogene, che possono poi essere inalate dalle persone adulte, dai bambini, dagli animali,

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dai lavoratori impiegati per la disinfezione, e possono inquinare terreni e falde acquifere. Un’altra sostanza è il cloruro di benzalconio, che può causare dermatiti e i cui effetti sul virus non sono diversi da quelli di un normale sapone.

INDICAZIONI UFFICIALI

In Italia il ministero della Salute con una circolare ha fatto sapere che non ci sono prove che dimostrino l’efficacia di provvedimenti di sanificazione, i quali, viceversa, possono costituire un rischio per la popolazione. Si legge infatti: “È importante sottolineare che esistono informazioni contrastanti circa l’utilizzo di ipoclorito e la sua capacità di distruggere il virus su superfici esterne (strade) e in aria. L’efficacia delle procedure di sanificazione per mezzo dell’ipoclorito su una matrice complessa come il pavimento stradale non è peraltro estrapolabile in alcun modo dalle prove di laboratorio condotte su superfici pulite”. Si legge ancora: “lo stesso China’s Center for Disease Control and Prevention (CCDC), ha avvertito il pubblico che le superfici esterne, come strade, piazze, prati, non devono essere ripetutamente cosparse con disinfettanti poiché ciò potrebbe comportare inquinamento ambientale e dovrebbe essere evitato”. Il documento, nel confermare l’opportunità di procedere alla ordinaria pulizia delle strade con saponi e detergenti convenzionali, assicurando tuttavia di evitare la produzione di polveri e aerosol, valuta la ‘disinfezione’ quale “misura la cui utilità non è accertata, in quanto non esiste allo stato, alcuna evidenza che le superfici calpestabili siano implicate nella trasmissione del Covid-19”. Il Consiglio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente condivide il parere dell’ISS e mette in guardia sull’impiego dell’ipoclorito di sodio, un prodotto la cui DIMENSIONE PULITO | 07/2020

LAVAGGIO MECCANIZZATO DELLA SEDE STRADALE

È un’attività di supporto e completamento dello spazzamento meccanizzato e consistente nell’innaffiamento della carreggiata e dei marciapiedi prima del passaggio della spazzatrice, al fine di abbattere le polveri, di rimuovere i rifiuti e di convogliarli nel raggio d’azione della spazzatrice. È effettuata generalmente con una macchina operatrice (lavastrade) dotata di dispositivi di erogazione di acqua in pressione, fissi e mobili. I dispositivi fissi sono costituiti da ugelli, montati su una barra posta anteriormente al mezzo, che erogano acqua frontalmente e lateralmente; il dispositivo mobile, costituito da un lungo tubo con lancia, è manovrato da un operatore a terra. La lancia può essere montata su un braccio mobile con o senza servo assistenza. L’impianto di erogazione dell’acqua è alimentato da una cisterna di capacità compresa tra 2 e 6 m3.

scheda di sicurezza è di ben 18 pagine e prescrive le precauzioni per chi lo utilizza o ne viene a contatto. Le linee guida dell’ISPRA,

inviate dal Ministero della Salute agli assessorati regionali competenti per materia, riportano che “l’uso di ipoclorito di sodio per la disinfezione delle strade è associabile a un aumento di sostanze pericolose nell’ambiente con conseguente possibile esposizione della popolazione e degli animali” e che “in presenza di materiali inorganici presenti sul pavimento stradale potrebbe dare origine a formazione di sottoprodotti estremamente pericolosi”.

LE SCELTE DEI COMUNI

Le amministrazioni locali, tuttavia, in alcuni casi si attengono alla circolare dell’ISS, in altri praticano la disinfezione a tappeto. Ci sono stati, però, diversi cambiamenti di opinione, dopo la pubblicazione della circolare, e molti Comuni hanno rinunciato alle procedure di disinfezione, limitandosi alla consueta pulizia senza disinfettanti, e nel caso aumentandone la frequenza.


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Un ESEMPIO di APPROCCIO per il controllo dei CERATOPOGONIDI Marco Genicco

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l Parco Nazionale di Divjakë, che si trova nella provincia di Fier e dista meno di 2 ore da Tirana, è inserito nella costa albanese e abbraccia una grande parte del mar Adriatico. È una meta di vacanza estiva per molti appassionati di natura e di luoghi ancora incontaminati e di biodiversità. Parte integrante del Parco Nazionale è la laguna di Karavasta, la più grande dell’Albania che copre circa 5000 ettari ed è tra le più estese del Mediterraneo che, assieme a quella di Butrinti e di Patok, sono assolutamente da visitare. La nostra presenza in questo fantastico Parco Naturale è dovuta alla presenza di ceratopogonidi, ovvero piccolissimi e fastidiosissimi insetti della famiglia dei ditteri (detti anche moscerini pungenti) in quanto disturbano i visitatori che, in alcuni periodi, sono diverse migliaia al giorno, ma anche le attività commerciali e turistiche presenti. La laguna è divisa dal mare da una striscia di sabbia dove sono cresciuti migliaia di pini, le sue acque confluiscono al mare attraverso tre grandi canali, due naturali e uno artificiale creato per la pesca. Ma la caratteristica che ci rende ancor

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Ceratopogonidae spp

Trattamento con motopompa di canali con presenza di acqua stagnante con Bacillus thuringensis

più difficile il controllo di questi insetti è causata dalle maree che permettono al flusso dell’acqua in questi canali di cambiare direzione ogni 6 ore, questo comporta che la laguna cambi spesso conformazione coprendo e scoprendo aree interne diverse volte durante il giorno. Per questa ragione l’Istituto di Sanità Pubblica (IshP) ha allo studio una serie di progetti per poter realizzare un progetto completamente biologico per il controllo dei ceratopogonidi da abbinare al controllo delle zanzare che già è in essere dal 2014 in diverse aree della Repubblica di Albania.

All’interno dell’area della laguna, ricca di acque ferme e pulite, essi si sviluppano per poi divenire un serio problema a causa delle loro fastidiosissime e pericolose punture. Ma queste aree interne sono spesso difficilmente raggiungibili, se non con piccole imbarcazioni.

PROGETTO BIOLOGICO

I monitoraggi effettuati dai biologi dell’Istituto di Sanità Pubblica mostrano la possibilità di progettare una campagna basata sul controllo mediante Bacillus Thüringensis israeliensis abbinato al Bacillo Sphaericus così largamente utilizzato in Italia e


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Breve nota sui Ceratopogonidae a cura di Chiara Dassi

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er un certo periodo ci fu un po’ confusione nella sistematica perché nell’Ordine dei ditteri non si differenziavano i Chironomi dai Ceratopoconidi per cui c’era chi sosteneva che alcuni chironomi pungessero, altri lo negavano. In effetti gli anglosassoni distinguevano i “biting midgens” (moscerini pungenti) dai “no-biting midges” (moscerini non pungenti). I primi appartenevano ai Ceratopogonidae i secondi erano i Chironomidae. La differenzazione si basa sulla presenza nell’apparato boccale dei Ceratopoconidi di mandibole funzionali per cui le femmine adulte di molte specie sono ematofaghe e hanno la possibilità di trasmettere agenti patogeni sia agli esseri umani che agli animali. In quest’ultimi la malattia più nota è il morbo della lingua blu (Blue Tongue) che colpisce i ruminanti sia domestici che selvatici il cui agente eziologico è Bluetongue virus, BTV (virus del genere Orbivirus) veicolata dal Culicoides imicola. Fra le specie che arrecano maggior disturbo nelle località balneari cito il Leptoconops irritans, il L. bezzii e L. kertezzi.

Morfologia Riempimento atomizzatore con VectoMax [B. turingensis israeliensis (AM 65-52) e B. sphaericus (ABTS1743)] per trattamento zone paludose.

nel mondo e applicato con successo anche in Albania. Lo studio di fattibilità è ancora in fase di valutazione, ma i primi passi sono stati mossi e test realizzati in piccole aree in modo da poter fare delle osservazioni molto precise. Questo progetto ci permetterà di poter godere a pieno di questo fantastico posto dove vive una moltitudine di animali in tranquillità. Un vero paradiso dove si contano oltre 40.000 esemplari di uccelli di 200 e più specie diverse, per non parlare di cavallucci marini, decine di diversi tipi di rettili, anfibi e mammiferi e infine della vera attrazione del Parco e della laguna che è, il pellicano “riccio”, Pelecanus crispus, di cui sono presenti circa 50 coppie che rappresentano il 5% degli esemplari esistenti al mondo di tale specie che in Albania nidifica solo in questa splendida Laguna. M78

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Gli adulti sono piccoli moscerini in genere di dimensioni inferiori dei Chironomidi; la lunghezza del corpo varia da 1-5 mm, presentano una colorazione nerastra, grigiastra o bruna. Le larve prive di pseudo zampe sottili e cilindriche spesso di colore rossastro e, Ceratoponidae spp in alcuni casi, sono state ritrovate nella sabbia a profondità notevoli (fino a 50 cm), il che complica non poco la lotta larvicida.

Curiosità

I Ceratopogonidi ematofagi del genere Culicoides sono particolarmente aggressivi arrivando, ad esempio, a cercare di penetrare fra i capelli o sotto i vestiti. Ritengo che il massimo lo raggiunga Culicoides anophelis, che arriva ad aggredire le femmine di zanzare per sottrarre loro il sangue che hanno succhiato restando attaccata alla preda per alcuni giorni. Fra i ceratopoconidi utili vanno menzionati quelli del genere Forcypomyia, per il loro importante ruolo nell’impollinazione del cacao. Altre specie sono invece saprofaghe. Alle tante specie esistenti devono essere aggiunte quelle estinte i cui resti fossili risalgono al Cretacico (il periodo più lungo dell’era mesozoica inizia 145 mio di anni fa e durò per 80 mio) che prende il nome da un calcare bianco e friabile costituito in gran parte dai resti di microrganismi marini, assai diffuso in Inghilterra (le bianche scogliere di Dover). (NEWMAN, 1834).


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BONUS SANIFICAZIONE: DEFINITO L’AMMONTARE DEL CREDITO D’IMPOSTA Venerdì 11 settembre un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate ha stabilito la percentuale di fruizione del credito d’imposta per le spese di sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione per contrastare il Covid-19, introdotto dall’articolo 125 del Decreto Rilancio. È stata determinata, in particolare, la misura percentuale che consente di calcolare l’importo che spetta ad ogni richiedente. Sarà quindi possibile ottenere un credito utilizzabile pari al 15,6423% di quello richiesto. L’ammontare è stato stabilito in base al rapporto tra il tetto di spesa stabilito dal Governo (200 milioni di euro) e l’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti (la scadenza per la loro richiesta era il 7 settembre). Il provvedimento legislativo, prevedeva di riconoscere un credito d’imposta al massimo del 60% delle spese sostenute per un importo complessivo di 200 milioni di euro, qualora le domande presentate avessero superato tale importo la percentuale del 60% sarebbe stata ridotta proporzionalmente. Al 7 settembre, data entro la quale si doveva

CLEANING INTERACTIVE, L’EVENTO ONLINE PER IL SETTORE DELLA PULIZIA Ideato da CBI VR Experiences Limited, consociata della nota agenzia di pubbliche relazioni Ceris Burns International, Cleaning Interactive si svolgerà il 6 e 7 ottobre, ed è il primo evento high tech del settore delle pulizie che incorpora la tecnologia di visualizzazione, permetterà al settore del cleaning professionale di presentare le sue innovazioni, coinvolgendo in modo sicuro i potenziali nuovi clienti. Verranno offerti tutti i servizi di una fiera dal vivo, come gli appuntamenti one-to-one, le attività di networking e la distribuzione di video e documenti. Lo stage interattivo si servirà della realtà virtuale e della realtà aumentata per offrire un’esperienza sensoriale adeguata, e gli espositori potranno offrire dimostrazioni di grande impatto, grazie ad un set 3D su misura ed elementi di realtà mista, che permetterà di vivere un’esperienza coinvolgente, paragonabile a un contatto fisico in prima persona. Inoltre, verrà presentata l’esclusiva piattaforma “Meet the buyer”, disponibile solo su invito. Cinque buyer di alto livello inviteranno 20 aziende ad affinare le loro offerte commerciali e a partecipare a un concorso che premierà le migliori innovazioni, con consigli e suggerimenti su come attirare i clienti.

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presentare domanda, l’importo complessivo richiesto da aziende e professionisti è stato di 1.278.578.142 euro. Per evitare di dare il Bonus soli ai primi che lo hanno richiesto, è stato necessario calcolare una percentuale per consentire di rendere fruibile il bonus a tutti rimanendo nel tetto dei 200 milioni di euro previsti dal Decreto Rilancio. I beneficiari possono visualizzare il proprio credito d’imposta accedendo all’area riservata del sito internet dell’Agenzia delle Entrate, e possono inoltre scegliere se utilizzare il credito nella dichiarazione dei redditi o compensazione tramite modello F24, oppure optare per la cessione, anche parziale, del credito ad altri soggetti, tra i quali sono compresi gli istituti di credito e altri intermediari finanziari. Questa opzione è esercitabile fino al 31 dicembre 2021. La comunicazione all’Agenzia della cessione del credito per l’acquisto dei DPI e la sanificazione può essere effettuata solo dal soggetto cedente con le funzionalità rese disponibili nell’area riservata del sito dell’Agenzia.


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Il candidato IDEALE Come diceva Darwin, “non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”

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l lavoro sta cambiando a una velocità sempre più alta, complici i mutamenti tecnologici, sociali ed economici che stanno impattando aziende di piccole e grandi dimensioni. Anche in tema di collaborazioni con il personale dipendente, aziende e datori di lavoro cercano la formula migliore per attrarre candidati di valore cercando però di mantenere quella flessibilità necessaria per reggere i colpi di un mercato sempre più imprevedibile. Alcune delle domande a cui cercherò di rispondere in questo articolo sono ad esempio: ■■ Come scegliere il contratto più idoneo al contesto e al candidato?

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■■ Quali strumenti integrativi e opzioni deve mettere in campo un datore di lavoro per attirare il miglior candidato possibile? Iniziamo quindi con le novità normative, sperando di non annoiarvi troppo!

Jobs Act e contratti: una carrellata

Ad oggi le forme di contratto che disciplinano un’attività “regolare” sono principalmente tre: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, il contratto a tempo determinato e il contratto di apprendistato. Vi sono poi contratti meno strutturati come lo Staff Leasing e il contratto a chiamata, mentre sono stati aboliti i contratti

Francesca Scelsi

a progetto e i mini co.co.co. Rimane comunque possibile sia per i contratti a tempo indeterminato che determinato, introdurre un regime di orario parziale con nuove clausole di elasticità e flessibilità Tempo indeterminato a tutele crescenti: è la nuova forma di contratto a tempo indeterminato che annulla le tutele dell’articolo 18 o meglio introduce tutele che crescono con l’anzianità di servizio, in caso di licenziamento. Tempo determinato: viene reintrodotta la causale, può durare fino a 12 mesi, solo in alcuni casi 24, incluse proroghe o rinnovi. Apprendistato: tre tipi di apprendi-


stato, per il diploma, professionalizzante o di alta formazione oltre all’apprendistato per la riqualificazione dei lavoratori in mobilità. Contratto di somministrazione o Staff Leasing: l’impatto del decreto dignità è relativo primariamente ai limiti che vengono posti sul datore di lavoro rispetto alle numeriche. I contratti di Staff Leasing a tempo determinato non possono superare il 30% dei contratti a tempo indeterminato dell’azienda. Mentre quelli a tempo indeterminato si assestano al massimo sul 20%. Contratto a chiamata: per far fronte ad esigenze spot di un datore di lavoro, previa comunque comunicazione al sistema.

Come scegliere il giusto contratto?

Le opzioni contrattuali sono definite dalla legge e, con un po’ di pazienza, si possono comprendere le differenze e le novità introdotte dalla legge. Ma al di là di esigenze legate al business o al regime orario, come è possibile individuare la forma contrattuale più idonea alla professione e alla professionalità di un futuro dipendente? Ci sono ovviamente figure professionali dedicate che forniscono una consulenza in materia di diritto del lavoro, ma quali sono le domande che un datore di lavoro dovrebbe farsi prima di selezionare risorsa e formula contrattuale? Abbiamo tempo per formare la risorsa? La formazione è un investimento fondamentale in un’azienda. Difficilmente una risorsa che viene da fuori è pronta al cento per cento a ricoprire un dato ruolo. Far crescere internamente le proprie risorse ha sicuramente enormi vantaggi dal punto di vista dei risultati di lungo termine ma richiede un investimento notevole in termini di costi e tempo. E questa è una valutazione da fare assolutamente perché cercare il risparmio di un contratto di formazione se effettivamente non si ha il tempo di investire su quella risorsa significa in effetti una perdita netta rispetto all’acquisizione di un professionista “pronto”. Siamo flessibili e in grado di accogliere le nuove sfide? Il coronavirus ha riportato con prepotenza a galla una tematica importante

legata al mondo del lavoro: lo smart working. C’è purtroppo ancora molta confusione su cosa sia lo smart working, che è qualcosa di diverso dal telelavoro per esempio. Ma sicuramente un’azienda si deve chiedere quanto sia in grado di abbracciare le nuove sfide prima di selezionare un candidato e di conseguenza una forma contrattuale. Quali sono le esigenze legate al business? Un’azienda estremamente specializzata con competenze legate a tecnologie emergenti deve fare i conti anche con un più importante gap delle competenze probabilmente, rispetto ad altri settori. Il gap deve essere colmato e per farlo è giusto considerare anche gli opportuni strumenti contrattuali.

PROFESSIONE

Francesca Scelsi è consulente di carriera, Professional Counselor e Formatrice in ambito soft skills. Fonda il brand Jobscouting.it (www.jobscouting.it) e lavora come esperta di tecniche per la ricerca del lavoro, fornendo servizi a privati, enti e aziende sulle tematiche di comunicazione, orientamento e cambiamento professionale.

La conquista dei talenti: non di solo pane vive l’uomo

Dal lato del dipendente, la ricerca del lavoro passa attraverso due aspetti fondamentali della vita lavorativa moderna: la reputazione digitale e il networking. Se c’è quindi fame di lavoro dal lato dell’offerta, dal lato domanda, sedersi sugli allori significa selezionare le risorse che non sono state scelte dagli altri. Perché se è vero che l’offerta è corposa, è altrettanto vero che una buona parte di questa offerta soffre di un gap rilevante in termini di competenze, da quelle digitali fino ad arrivare alle rinomate soft skill, fondamentali nelle relazioni professionali. Quali sono allora i fattori che un datore di lavoro deve tenere in conto per “accaparrarsi” le risorse migliori? Flessibilità lavorativa. L’abbiamo già detto l’ufficio di fantozziana memoria è fuori discussione con le nuove generazioni. Uffici moderni, spazi condivisi e soprattutto flessibilità in termini di spazi e orari. La lingua batte dove il dente duole, ma torniamo lì, lo smart working può attrarre molto di più di un paio di centinaia di euro in busta paga. Condivisione della vision. Tante parole inglesi per dire cose? Che le nuove generazioni vogliono sentirsi parte di un progetto. Le risorse umane sono appunto risorse: nomen omen, fondamentali per la crescita se messe in condizione di parteciparvi attivamente.

Etica aziendale. Non sono solo parole. Mai come oggi i dipendenti chiedono di poter contribuire a un progetto che sia non solo profittevole ma anche valevole dal punto di vista sociale per esempio. Ascolto. Come in ogni relazione l’ascolto è fondamentale e quella lavorativa è comunque una relazione a tutti gli effetti. Un esempio con cui mi scontro quotidianamente è quello dei team building. Fare un team building non significa passare una giornata insieme. Se una volta tornati alla routine non ci si è portati a casa nulla da quell’esperienza significa aver investito male risorse economiche e di tempo. È fondamentale invece ascoltare i dipendenti e i collaboratori, al fine di mettere in pratica delle strategie nuove e più efficaci. Ne beneficia l’azienda ma anche soprattutto, ovviamente, la relazione! Cercare delle risorse è essa stessa un lavoro: una domanda “attiva” basata sulla giusta analisi e con i giusti strumenti può fare la differenza nella selezione della persona giusta al momento giusto. La fortuna aiuta gli audaci! ■ 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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MARKETING

Le aziende sono fatte di persone e, ora più che mai, bisogna ripartire da loro. Accrescere la qualità delle relazioni, infatti, significa far crescere il business Fabrizio Pirovano

Marco Monti

#ANDRÀTUTTOBENE (se sai come farlo)

I

l lockdown ci ha colti di sorpresa come una tempesta improvvisa, invisible e tanto potente da lasciarci senza fiato, senza un margine di preparazione. Lo spirito, molto rischioso, che serpeggia è: “Aspettiamo che passi”. Se siete tra coloro che stanno aspettando che passi allora avete un problema: non passerà perché non sappiamo “cosa” debba passare. In realtà sta accadendo qualcosa di straordinario che ci sta offrendo una grande opportunità, ovvero fare la vera differenza. Da sempre, nei corsi di formazione motivazionali si sente dire “fai la differenza”. Ebbene, fare la differenza, adesso, è mandatorio: non si può aspettare che passi qualcosa di cui non abbiamo esperienza. È bene agire e in fretta.

Non c’è tempo...

La pandemia esiste nei film americani, quelli con tante grida, con i medici buoni che rischiano la vita per ciò in 100

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cui credono e i cattivi di turno che pensano cinicamente ai soldi, immolando gli infetti a ogni costo sull’altare del business. Bene, sappiate che – volenti o nolenti – siete parte di questo film. Non potete aspettare che passi. Piuttosto evolve e dipende da voi essere attori o registi. Come dicevano i greci: “panta rei, tutto scorre”; tutto si trasforma e diventa un nuovo nuovo. E voi? Che state facendo? Quando siete davanti a qualcosa di nuovo non siete curiosi di capire come affrontarlo? Siamo certi di sì. Siamo ormai nella Fase 2, un momento che dovrebbe arrivare dopo una Fase 1 in cui qualcuno ha investito il tempo in smart working, per studiare, seguire webinar tecnici o commerciali, ripensare al proprio lavoro per migliorarlo, rivedere alcune pratiche per averle nella lista delle cose “già fatte” nella Fase 2 etc. Anche voi avete agito così? Vi siete preoccupati, per esempio, di tenere vivo il vostro marchio e il vostro lavoro

nella mente dei vostri clienti? Starete pensando che vi stiamo facendo un po’ di pressione, vero? Lo facciamo perché siamo sicuri che il momento è decisivo e non c’è tempo.

Non sarà più come prima

Si sta ritornando (gradualmente) alle proprie attività. C’è chi si aspettava di trovare potenziali acquirenti in fila – a un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri, con il volto coperto da una mascherina e con la pazienza che hanno imparato fuori dai discount alimentari – pronti per essere ricevuti. È accaduto davvero? Magari sì. Lo speriamo vivamente. Ma se così non fosse? Avete un piano per correre velocemente ai ripari? #andràtuttobene (se sai come farlo) è il titolo di questo contributo che non vorremmo mai fosse letto come una condanna, ma come un avviso ai naviganti che dopo non sarà sicuramente più come prima e non ce ne sarà per tutti. Ce ne sarà meno e per pochi; solo


per quei pochi – tra i quali speriamo ci sarete anche voi – che si troveranno davanti una grande opportunità. Chi in questi due mesi si è preparato per fare la differenza avrà clienti in cerca di un nuovo fornitore, avrà fornitori in cerca di nuovi clienti “capaci e solidi” con i quali riprendere il viaggio di una lenta, costante e graduale crescita. Che ci sarà, come c’è sempre stata.

Tre azioni concrete

Anche noi, in questi mesi, invece di trainer e coach, abbiamo lavorato incessantemente (a distanza, ovviamente) per raccontare ai nostri clienti come affrontare la situazione al meglio, come comunicare (anche digitalmente) ai propri dipendenti lo stato delle cose mantenendo alta la motivazione di ognuno, rispettando le paure e apprezzando gli sforzi per “essere presenti”. Molto probabilmente, vi trovate a lavorare con le distanza di sicurezza e le mascherine: siete pronti? I vostri colleghi e collaboratori sono pronti? Avete previsto una nuova modalità di relazione? Se avete lavorato bene fino a ora state tranquilli perché il business che avete costruito in questi anni non è stato spazzato via. Ciò che il Covid-19 ha spazzato via è l’ignavia, la lentezza,

l’indifferenza a favore di chi, invece, ha letto in questa situazione senza precedenti un segnale fortissimo di cambiamento e di azione. Ecco che, in ogni caso, siete ancora in tempo per fare qualcosa di straordinario in un momento straordinario. Possiamo suggerirvi 3 quick win (azioni concrete e di rapido successo): ■■ Videochiamate tutti i vostri contatti – anche quelli che non avete contattato da un po’ (soprattutto quelli) – per fare sentire la vostra presenza, chiedendo loro come stanno, cosa stanno facendo e offrendo la vostra disponibilità a preparare le cose fin da subito per essere in anticipo quando sarete più liberi di agire; ■■ Usate un linguaggio positivo di prospettiva e di opportunità. Niente parole sui vostri problemi, sulle vostre difficoltà, sul rafforzamento degli alibi per giustificare l’immobilismo. Niente immobilismo, ma azione! Ai vostri clienti, collaboratori, dipendenti, fornitori NON interessa sapere cosa NON riuscite a fare, bensì quello che riuscite a fare. Non piangetevi addosso: non serve. Non sarete commiserati, allontana la speranza e vi mette nella schiera degli attendisti e non va bene; ■■ Siate presenti. Sui social, con direct

mailing, con siti e-commerce. L’Italia sta facendo un passo tecnologico in avanti di 5 anni in 2 mesi: cogliete l’attimo e siate pronti. Fate dei brevi video di presentazione di un prodotto che vi possa differenziare e far percepire come esperti. Rendetevi memorabili per essere il primo riferimento a cui i vostri contatti penseranno. Comunicazione costante, marketing di prodotto e di brand, ottimizzazione dei processi lavorativi, crescita della competenza tecnologica, miglioramento dell’organizzazione per processi e per obiettivi (non più “a vista”), motivazione dei collaboratori, coaching e comunicazione ai massimi livelli.

Ripartire dalle persone

Sviluppate l’intelligenza relazionale, che vede la capacità di cogliere il meglio degli altri e metterlo a fattor comune per una relazione empatica d’eccellenza, per un consenso straordinario che dura nel tempo. Le aziende sono fatte di persone e – più che mai in questo momento – è richiesto all’uomo di tornare all’uomo, alle sue emozioni, ai suoi sentimenti veri e onesti per ricostruire un viaggio con persone di cui fidarsi. Siete persone, prima che numeri. Accrescere la qualità delle relazioni significa far crescere il business. Ora più che mai bisogna partire dalle persone: sono loro il vostro “mercato”. Rafforzate nella loro memoria il vostro essere persone straordinarie che lasciano un segno straordinario in un momento straordinario. Quanto tempo avete dedicato a sviluppare questa intelligenza? È la più importante per fare business, per avere clienti e collaboratori disponibili e proattivi per fare la differenza. Forse c’è ancora un po’ di tempo per rimediare. Poco, ma c’è. Potete strutturare al meglio il tempo che vi rimane per approfondire questi concetti. Diventate esperti, insieme ai vostri colleghi e collaboratori con cui condividere questi pensieri prima che sia troppo tardi, di qualcosa di unico che vi renda notabili per i prossimi mesi. Siate registi del film che volete vedere! In bocca al lupo. ■ 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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D I S I N F E S TA Z I O N E

INCOMUNICABILITÀ: quando si gioca a non capirsi È innegabile che con la scoperta degli eso-pianeti la questione degli extraterrestri abbia lasciato i libri di fantascienza per entrare a pieno titolo nei dibattiti scientifici e da lì ai media il passo è stato breve per cui la cosa è sempre più di attualità e, come accade in questi tempi, si è creato un minestrone di congetture di cui i social vanno ghiotti Chiara Dassi

I

n effetti gli extraterrestri sono presenti sul nostro pianeta da millenni! Essi vi capitarono oltre 3 miliardi e mezzo di anni fa, nell’Archeozoico l’era geologica più lunga della storia della Terra (4 miliardi di anni): loro non si resero conto della presenza degli uomini (soprattutto perché in quei tempi gli uomini non erano ancora comparsi sul pianeta Terra), ma questo non li scoraggiò e cominciarono a colonizzare ogni ecosistema compatibile con il loro metabolismo, dalle profondità marine ai deserti, ma soprattutto ogni forma di vita con cui venivano a contatto, vegetale o animale che fosse. Tuttavia, i loro tentativi di comunicare con quelle forme vitali fallirono: erano troppo primitive. Trascorsero millenni e millenni quando finalmente si resero conto che una nuova specie più evoluta era comparsa, per cui si riproposero i tre atteggiamenti: alcuni di loro, i più, non la presero in considerazione, altri entrarono in sim-

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MESSAGGIO (§)

EXTRARERRESTE (*)

NOTE (A TITOLO ESEMPLIFICATIVO)

Chykungunya

Il virus della famiglia delle togaviridae, genere alphavirus.

Si sospetta che i primi tentativi di comunicazione risalgono al 1779 in Indocina. Ma la prima trasmissione clinicamente certa è stata descritta nel 1952 in Tanzania.

ZIKV (flavivirus)

Si sospetta che l’ospite serbatoio (reservoir) sia una scimmia

Dengue

Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4

Diffusa soprattutto da Aedes aegypti e A. albopictus con 390 milioni di casi ogni anno (rarissimi i casi infausti)

famiglia togaviridae, genere alphavirus.

I primi tentativi di “comunicazione” risalgono alla fine del ‘700 primi ‘800 nelle zone tropicali e subtropicali anche in Europa (Italia compresa)

Febbre del Nilo occidentale Diffusa principalmente dalle zanzare del genere Culex

WNV (1) e WNV (2) arbovirus della famiglia flaviviridae, genere flavivirus, Di questo genere fanno parte anche il virus della febbre gialla, il virus dell’encefalite di Saint-Louis, il virus dell’encefalite di Murray Valley e il virus dell’encefalite giapponese !!

È stato isolato per la prima volta nel 1937. Nel 2012 in Texas si sono avuti 286 decessi e in Italia, nel 2008, si è riscontrato un focolaio con una infezione in 77 cavalli e 2 persone

Febbe gialla

Genere flavivirus

È una patologia che interessa principalmente gli esseri umani e le scimmie. Di particolare interesse è la possibile diffusione a quote superiori ai 2300 slm. Non c’è una terapia specifica, ma esiste un vaccino molto efficacie a livello di prevenzione che risulta efficace vita natural durante

Plasmodium falciparum, agente della cosiddetta terzana maligna P. vivax, P. ovale curtisi e P. ovale wallikeri, agenti della terzana benigna P. malariae, responsabile della quartana benigna P. knowlesi responsabile della malaria di alcune scimmie arboricole ma anche responsabile di malaria nell’uomo.

La malaria colpisce 230 milioni di persone e ne uccide quasi mezzo milione ogni anno (≈1200 al giorno). È quindi una malattia molto grave un poco oscurata dall’arrivo di Covid-19. Si può aggiungere che la pericolosità di tale malattia aumenta per la “resistenza” dei vari plasmodi ai farmaci e parimenti alla “resistenza” delle anofeline malarigene agli insetticidi.

??

Vedi le filariosi e l’infinito mondo dell’ultra piccolo che ci circonda

Diffusa da Aedes spp Zika Diffusa da Aedes spp in particolare da A. albopictus e aegypti.

Diffusa soprattutto da Aedes aegypti

Malaria Diffusa da ≈ 60 specie di Anopheles

Eccetera eccetera (§): malattia

(*): entità virale (tranne i plasmodi che sono protozoi e le filarie che appartengono ai nematodi).

biosi, invece alcuni fecero di tutto per mettersi in comunicazione con questa nuova specie umana: Homo sapiens, che poi divenne H. sapiens sapiens. Di quelli che divennero dei veri e propri simbionti gli uomini non se ne resero conto per millenni e la convivenza si consolidò sempre di più. Alcuni di loro si impegnarono come se non ci fosse un domani e cercarono in tutti i modi di comunicare con i sapiens che, nel frattempo, si erano evoluti e cominciavano a padroneggiare tecnologie sempre più avanzate. Purtroppo, questi tentativi, costi quel che costi, portarono per il genere umano a esiti nefasti e, in alcuni casi, addirittura mortali.

NILO 07/2020 | DIMENSIONE PULITO

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D I S I N F E S TA Z I O N E

sono presi in considerazione in quanto non risultano veicolati da insetti. A tal proposito rimarco che ogni anno si riscontrano più di un milione di decessi per punture di insetti.

Fu così che da un centinaio di anni gli uomini, anzi gli scienziati, cominciarono a studiare gli extraterrestri anche se non sospettavano la loro origine astrale. Per cui, verso la metà del secolo scorso, si cominciò a indagare,

con metodi scientifici e strumentazioni adeguate, tali messaggi. Iniziarono quindi a essere classificati e catalogati e presero dei nomi di grande importanza (vedi schema) fra cui SARSCoV-2 e AIDS che nello schema non

Questa esposizione volutamente surreale evidenzia: ■■ i pericoli sanitari che sempre più incombono sulla nostra salute (l’infinito mondo dell’ultra piccolo che ci circonda), ■■ il peso che gli insetti rappresentano come vettori di malattie spesso con esiti mortali (si riscontrano più di un milione di decessi ogni anno causati dalle loro punture) ■■ la complessità dei monitoraggi entomologici (≈ 60 specie di Anopheles, chi mastica di entomologia sa quanto sia difficile la loro classificazione). A ciò va aggiunto: ■■ l’aumento della mobilità delle merci e delle persone a livello mondiale ■■ la circolazione di inesatte e irresponsabili informazioni via Web ■■ per ultimo, ma non certo per importanza, i vincoli legislativi non sempre semplici e esaustivi. Cosa fare? Come sempre è più semplice enunciare i problemi che le soluzioni, pur tuttavia mi sento di sottolineare che ai parassiti e ai patogeni poco o nulla interessa della nostra salute per cui affrontiamoli con risorse tecniche adeguate, professionalità e competenza (tutte cose che rifuggono i luoghi comuni) e facciamo pressione sui legislatori affinché si calino nella realtà (le ultime norme presentano davvero vuoti preoccupanti).

Precisazione: quanto ho scritto è un omaggio al grande divulgatore Roberto Vacca, ingegnere informatico che nel 1999 scrisse, da par suo, una breve raccolta di fantascienza, fantapsicologia e fantastoria dal titolo I miei migliori racconti (edizione Newton) fra cui “incomunicabilità”.

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