Progettare per la Sanità_4_21

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04 21 CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera

Organizzazione, tecnologia, architettura

ISSN: 17206642

Il progetto dell’Hospital Nova / Case della Comunità: esigenze e opportunità / Convegno CNETO 2021 / Rapporto Oasi 2021 / L’implementazione della telemedicina nelle aziende sanitarie / Intervista a Walter Bergamaschi, direttore generale ATS Milano / L’importanza di un cloud nazionale / Intervista a Luca Beghelli /

Hospital Nova


silere

VALSIR

BRAGA MISCELATRICE (VBF)

Silenzio senza compromessi Silere è il sistema di scarico progettato per rispondere alle più elevate esigenze di comfort acustico e mettere a tacere definitivamente il rumore! Tra i suoi numerosi punti di forza, è perfetto per edifici dall’elevato utilizzo di apparecchi sanitari - quali grattacieli, ospedali o laboratori - grazie all’elevata resistenza ai più comuni agenti chimici ed all’ampia gamma di raccordi, tra cui la braga miscelatrice (VBF).

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EDITORIALE

Una visione olistica della nostra salute

Hospital Nova

L’approccio alla salute sta

si sta invocando un approccio

te in linea con gli obiettivi dello

cambiando e sta superando

cosiddetto “One Health”, ovve-

sviluppo sostenibile dell’Agen-

la concezione esclusivamente

ro basato sulla consapevolezza

da 2030.

fondata su prevenzione, cura e

che viviamo tutti sullo stesso

In quest’ottica diventano as-

riabilitazione. Si sente sempre

pianeta e che la modifica ap-

solutamente rilevanti almeno

più parlare di un sistema circo-

portata a una variabile finirà per

tre aspetti: la collaborazione e

lare e integrato che coinvolge la

influenzare anche le altre.

l’integrazione tra esperti, affe-

salute umana, quella animale e

Sebbene non sia un tema del

renti a diverse aree disciplinari;

l’ambiente.

tutto nuovo per l’OMS, è stato

la necessità di mettere a pun-

L’OMS ha evidenziato come

recentemente messo a punto

to moderni percorsi didattici e

la pandemia ci abbia ricorda-

un vero e proprio Manifesto con

formativi che consentano alle

to il rapporto intimo e delicato

sei prescrizioni per la ripresa

future generazioni di interpreta-

tra gli esseri umani e il pianeta.

“sana e verde” post-Covid-19:

re e governare i fenomeni che

L’ambiente in cui viviamo costi-

1. salvaguardare la natura; 2.

regolano questo nuovo model-

tuisce un sistema di cui fanno

garantire l’accesso all’acqua

lo integrato; la comprensione

parte persone, animali, pian-

pulita; 3. garantire una tran-

da parte dei decisori politici

te e tutti questi elementi sono

sizione energetica rapida e

che qualsiasi scelta operata sul

strettamente interdipendenti tra

sana; 4. promuovere sistemi

mondo animale, vegetale, o più

di loro. In più, abbiamo preso

alimentari sani e sostenibili; 5.

in generale sull’ambiente, in un

sempre più coscienza della mi-

costruire città sane e vivibili; 6.

sistema circolare, si ripercuote

naccia all’esistenza dovuta al

azzerare gli incentivi per i com-

anche sulla salute umana.

cambiamento climatico.

bustibili fossili.

Insomma, sempre da più parti

Raccomandazioni perfettamen-

Margherita Carabillò

Organo ufficiale del C.N.E.T.O.: Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera Direttore Responsabile Giorgio Albonetti Direttore Scientifico Margherita Carabillò Coordinamento Editoriale Chiara Scelsi Redazione Fabio Chiavieri redazione@progettareperlasanita.it Comitato scientifico Stefano Capolongo, Margherita Carabillò, Albert de Pineda, Eric de Roodenbeke, Gilles Dussault, Tiziana Ferrante, Giuseppe Manara, Maurizio Mauri, Paolo Pettinelli, Walter Ricciardi, Aymeric Zublena Comitato di redazione Architettura: Design LAB, DABC Politecnico di Milano Nuove tendenze: Stefano Carera

Impiantistica: Francesco Ruggiero Information Technoloy: Fabrizio Massimo Ferrara Organizzazione e management: Federico Lega Servizi e facility management: Arturo Zenorini

Hanno collaborato a questo numero: S. Consilia Papavero, F. M. Ferrara, A. Fracasso,M. Gola, F. Lega, E. Maggioni, E. Mosca, G. Polifrone, A. Zenorini Stampa & Produzione Paolo Ficicchia p.ficicchia@lswr.it Tel. 02 88184.222 Pubblicità Luigi Mingacci (responsabile vendite) dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.404 Archivio immagini Shutterstock

Traffico Ornella Foletti ornella.foletti@quine.it Tel. 02 88184.261 Abbonamenti www.quine.it Tel. 02 88184.233 | Fax 02 56561173 e-mail: abbonamenti@quine.it Costo copia singola: euro 2,50 abbonamento annuale Italia euro 40,00 abbonamento annuale Europa euro 60,00 Stampa Grafica Veneta Via Malcanton 2, 35010 Trebaseleghe (PD) ©2021 Quine Business Publisher Progettare per la sanità www.progettareperlasanita.it Reg. Trib. Milano n. 767 del 09/11/1998 Iscrizione al ROC n. 12191 del 29.10.2005

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GIENE


4 SOMMARIO

Sommario 12

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HOSPITAL NOVA: UN ESEMPIO DI APPROCCIO OLISTICO ALLA PROGETTAZIONE SANITARIA Hospital Nova è stato progettato per essere il più flessibile possibile e adattarsi alle esigenze delle persone in continuo cambiamento. La flessibilità deriva dalla struttura modulare dell’edificio, dalle unità spaziali standardizzate e dai principi tecnici. Poiché l’assistenza sanitaria cambia, l’edificio è pronto per il cambiamento di Marco Gola, Erica Isa Mosca

LE CASE DELLA COMUNITÀ A SERVIZIO DEI PAZIENTI CRONICI Layout e caratteristiche organizzative delle Case della Comunità: esigenze e opportunità di Federico Lega, Elena Maggioni

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CONVEGNO CNETO 2021: COME CAMBIA LA SANITÀ ALLA LUCE DEL PNRR Evolvere verso un modello di integrazione e sinergia di strutture, professionalità e risorse per creare un sistema veramente tale per dare salute a 360 gradi. Trasformare le difficoltà in occasioni di miglioramento epocale grazie al PNRR e a nuove organizzazioni e gestioni, progetti e realizzazioni di strutture avanzate e a corretto utilizzo delle risorse di Fabio Chiavieri

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RAPPORTO OASI 2021: NUOVI PARADIGMI ATTENDONO IL SSN

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INDAGINE SULLE SOLUZIONI DI TELEMEDICINA IMPLEMENTATE DALLE AZIENDE SANITARIE

Nel 2021, il Rapporto ha dedicato particolare attenzione alle sfide che attendono il SSN, tra la pandemia Covid-19 e l’implementazione dell’ambizioso programma di investimenti Next Generation EU. Vediamo in sintesi i risultati più salienti di Luca Vieri

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LA VERA SFIDA: IL CLOUD NAZIONALE

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UNA STRATEGIA BASATA SULL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Per evitare che la raccolta e la gestione di moli massicce di dati sanitari continui a essere nelle mani dei colossi privati, lo Stato deve detenere e gestire quantità rilevanti di dati personali. Per questo diventa fondamentale la costruzione del cloud nazionale di Gianluca Polifrone

L’Osservatorio sulla Telemedicina Operativa dell’ALTEMS ha condotto un sondaggio sulla rilevanza della telemedicina per le aziende sanitarie anche a seguito della pandemia da Covid-19 di Fabrizio Massimo Ferrara, Andrea Fracasso, Sara Consilia Papavero

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CASE DELLA COMUNITÀ, TRA RIORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE E INNOVAZIONE DIGITALE I fondi destinati alla realizzazione delle CdC hanno acceso un dibattito su come organizzare e dove tali strutture il cui compito è di coordinare i vari servizi offerti dall’assistenza territoriale. Ne parla Walter Bergamaschi, direttore generale ATS Milano di Arturo Zenorini

RUBRICHE

La risposta immediata di Beghelli S.p.A. alla necessità di far fronte all’epidemia da Covid 19 anche attraverso la sanificazione dell’aria che respiriamo si è concretizzata in una linea di strumenti dedicati agli spazi indoor. Ne abbiamo parlato con Luca Beghelli, Marketing & Communication Manager dell’azienda di Fabio Chiavieri

I PROGETTI IN GRANDE FORMATO DELLE ARCHITETTURE DI QUESTO NUMERO

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News 6 Normativa commentata 56

Le aziende presenti in questo numero Interystems www.intersystems.com Operamed www.operamed.com

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pag. 50 pag. 1

Reed Exhibition www.reedexpo.it Schneider Electric www.se.com

pag, 21 IV cop –pag. 49

Tekna Chem pag. 3 www.teknachemgroup.com Valsir II cop. – pag. 6 www.valsir.it


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NEWS

SOLUZIONI MULTISTRATO PER IL SETTORE OSPEDALIERO Valsir è un’azienda italiana con più di trent’anni di esperienza nel settore della termoidraulica. Con più di 2000 dipendenti in tutto il mondo, di cui quasi 600 in Italia, esprime la potenza di una multinazionale, ma conserva intatta la reattività di una grande azienda a conduzione familiare, sempre pronta ad interpretare senza esitazioni le dinamiche e le esigenze del mercato. «Anche nel periodo più delicato dallo scoppio della pandemia – dice l’ingegner Francesco Folli, Product Manager dei sistemi di adduzione idrica e sistemi gas – le decisioni che sono state prese a livello di management ci hanno permesso di mantenere la produzione attiva, così come di garantire la continuità dei servizi ai nostri clienti.» Valsir ha un portafoglio di prodotti molto ampio, che spazia dalle soluzioni per lo scarico ai sistemi radianti, dall’adduzione idrica ai sistemi gas, dalle cassette WC alla Ventilazione Meccanica Controllata, dal drenaggio pluviale al trattamento delle acque

reflue, passando anche per le soluzioni per la rete fognaria. La gamma particolarmente ricca si sposa con differenti settori dell’Edilizia, da quella residenziale a quella ospedaliera, per la quale l’azienda ha sviluppato soluzioni ad hoc. «In un ospedale – spiega l’ing. Folli – gli impianti devono essere estremamente affidabili perché, come è facile da capire, un’eventuale interruzione di servizio può causare molti disagi ai pazienti e non solo. Questo è il motivo per cui Valsir si impegna a garantire un prodotto di qualità ben superiore agli standard imposti dalle normative di tutto il mondo. Questo obiettivo viene raggiunto perché ci occupiamo internamente di tutta la produzione e possiamo contare su laboratori per il controllo qualità su cui perfino alcune università fanno affidamento per lo sviluppo di nuovi progetti.» Valsir punta molto anche sulla sostenibilità ambientale, ed ha intrapreso l’impegno della redazione di un report biennale in

█ Il quartier generale di Valsir a Vestone, in provincia di Brescia

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NEWS

█ Pexal alterna uno strato esterno ed uno interno in polietilene reticolato, con uno intermedio in alluminio, combinando le proprietà di entrambi i materiali

█ Francesco Folli, product manager dei sistemi di adduzione idrica e sistemi gas di Valsir

cui rendiconta il proprio percorso. L’azienda della Val Sabbia investe cospicuamente nel proprio efficientamento energetico, anche per ridurre l’impatto della propria produzione: ne sono testimonianza l’impianto di trigenerazione dello stabilimento di Vobarno e il vasto parco fotovoltaico installato in tutti gli stabilimenti.

lene, inoltre, è in grado di resistere agli attacchi chimici delle sostanze – come, per esempio, il cloro – che viene utilizzato anche negli ospedali per sanificare le tubature. La differenza tra Mixal, proposto nei diametri da 14 a 32 mm, e Pexal, che va da 14 a 90 mm di diametro, sta nella flessibilità del tubo. La presenza di due strati in polietilene reticolato rende infatti il Pexal più rigido e, in taluni casi, più apprezzato dagli installatori. La riflessione sui materiali, poi, interessa naturalmente anche i raccordi: i nostri Bravopress e PexalEasy sono realizzati in polimero (PPSU) e si adattano perfettamente ai trattamenti cui periodicamente va sottoposto l’impianto di distribuzione idrica di un ospedale. Non solo, le due gamme includono figure studiate per minimizzare la stagnazione dell’acqua nelle tubazioni, una delle prime cause della proliferazione del batterio della legionella.»

Le soluzioni più avanzate per l’adduzione Tra la gamma di prodotti impiegati nella realizzazione degli impianti termosanitari in ambito ospedaliero, spiccano i sistemi di adduzione idrica. Si tratta di quella rete di impianti che trasporta l’acqua dal contatore all’utenza finale, quale un lavabo, una doccia ecc.: la peculiarità dei sistemi di adduzione Valsir è l’impiego di soluzioni multistrato, ovvero tubi realizzati con una componente metallica e una in materiale plastico. Sono due le gamme proposte: Pexal, caratterizzata da due strati di polietilene reticolato con un inserto intermedio in alluminio, e Mixal, che si differenzia per lo strato più esterno in cui il polietilene non subisce il processo di reticolazione. «Il vantaggio di questa tipologia di tubazione, ottenuto con anni di ingegnerizzazione del prodotto – continua Francesco Folli – è quello di riuscire a far lavorare insieme due materiali diversi con le loro distinte peculiarità. In questi anni, abbiamo perfezionato un prodotto che sfrutta la resistenza e le ridotte dilatazioni termiche dell’alluminio e la leggerezza del materiale plastico. Il polieti-

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█ I raccordi in tecnopolimero sono particolarmente adatti alle esigenze di sanificazione della rete idrica ospedaliera


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NEWS

MTB.NEXT – EVOLUZIONE DEI MOLECULAR TUMOR BOARD

█ Healthcare Vision Study 2021

Nell’ambito dei Molecular Tumor Board (MTB), organismi multidisciplinari che nascono dall’esigenza di migliorare la gestione dei nuovi farmaci oncologici approvati con la “procedura agnostica”, è stato avviato il percorso MTB.Next che, partendo da un evento nazionale realizzato nel 2020, si pone l’obiettivo di promuovere la conoscenza, anche presso le Istituzioni, dell’MTB e creare le basi culturali di consapevolezza della sua evoluzione necessaria sul territorio nazionale. Date la frammentarietà e l’eterogeneità dell’esperienza territoriale italiana dei MTB, è necessario attivare un percorso che indichi un approccio e degli strumenti condivisi, partendo dai documenti di consenso pubblicati da Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM)1, Fondazione Ricerca e Salute (ReS)2, Alleanza Contro il Cancro (ACC)3 e Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG)4. Infatti, per evitare che le Regioni procedano in modo disarmonico, ad esempio nell’identificazione delle figure necessarie alla definizione del MTB e nella gestione dei big data, è fondamentale la collaborazione con le istituzioni al fine di stilare un decreto nazionale che vincoli l’uso dei farmaci a specifici requisiti che il MTB deve avere per garantire omogeneità tra le Regioni. Il percorso MTB.Next supporta la realizzazione di MTB regionali omogenei, coordinati a livello nazionale per garantire un’uniformità sul territorio e che serviranno da strumenti per la raccolta di dati di real-world condivisibili a livello nazionale. La condivisione delle esperienze e la discussione proattiva tra i partecipanti ai tavoli ha l’obiettivo di analizzare le singole realtà regionali e proporre soluzioni e interventi concreti che facilitino l’implementazione dell’MTB.

Tra le regioni coinvolte finora, Lombardia, Trentino e Sardegna. La Lombardia non ha ancora redatto una delibera per l’istituzione del MTB regionale che ha l’obiettivo di governare l’accesso ai nuovi approcci terapeutici secondo criteri di appropriatezza, qualità e omogeneità nelle procedure sul territorio. Anche alla luce di quanto emerso durante i lavori, sarà necessario quindi riorganizzare l’economia sanitaria, prevedere l’assunzione negli ospedali pubblici delle nuove figure professionali necessarie al MTB e creare infrastrutture adeguate. I laboratori, centralizzati in hub e governati da uno o più MTB regionali, dovranno essere coordinati a livello nazionale e strettamente integrati con gli enti regolatori quali AIFA e il Ministero della Salute. Il Trentino rappresenta certamente una realtà semplificata sul territorio italiano perché, rispetto ad altre, conta un’unica azienda sanitaria. Nell’ottica della creazione dell’MTB, questo comporta da un lato delle facilitazioni e dall’altro dei limiti, come la mancanza di un confronto tra esperti nella stessa disciplina e la mancanza di alcune figure chiave, quali il Farmacologo e il Biostatistico. Dal confronto sono emersi spunti interessanti per intraprendere azioni future che consentano di superare questi ostacoli, per l’implementazione di un MTB. Dal tavolo Sardegna è emerso come il contesto sardo sia complessivamente favorevole allo sviluppo del MTB. Secondo gli esperti, per dare concretezza all’attivazione di MTB a livello regionale le azioni più importanti da intraprendere sono il reperimento di finanziamenti privati, soprattutto per quanto riguarda i test e i farmaci, e una pianificazione strategica di sviluppo partendo proprio da un documento comune condiviso e sottoscritto da tutti i partecipanti al tavolo da presentare agli organi regionali. Il percorso si svilupperà ulteriormente in altre regioni e sarà alla base dello sviluppo di nuove opportunità dell’oncologia mutazionale.

BIBLIOGRAFIA 1. Associazione Italiana di Oncologia Medica. Raccomandazioni AIOM - “Tumor Board Molecolare”, novembre 2020. Disponibile su: www.aiom.it/wp-content/uploads/2020/11/2020_RaccTumorBoardMolecolare.pdf. 2. Martini N, De Maria T, Amunni G, Apolone G, Beretta G, Bertetto O, et al. Documento di Consenso sullo Sviluppo e sull’organizzazione dell’oncologia mutazionale in Italia. Supplemento a Politiche Sanitarie Vol. 21, n. 4, 2020. 3. Linee Guida per l’istituzione e la gestione dei Molecular Tumor Board negli Istituti di Alleanza Contro il Cancro. ALLEANZA CONTRO IL CANCRO | 2020. 4. ISS-FICOG. Test molecolari e terapie target in oncologia, novembre 2020. Disponibile su: www.ficog.org/it/eventi/eventi/1,1579,1

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NEWS

NUOVA GAMMA DI DEPURATORI E SANIFICATORI D’ARIA Vortice, che da oltre 70 anni propone soluzioni attente al benessere e alla salute delle persone a partire dalla qualità dell’aria che si respira negli ambienti chiusi, ha sviluppato la nuova gamma di depuratori e purificatori d’aria Depuro Plus e Depuro Plus Evo in risposta al bisogno sempre più impellente di poter respirare bene e in sicurezza proteggendosi da inquinanti presenti nell’aria, virus e batteri. I Depuro Plus risultano particolarmente adatti per la depurazione e i Depuro Plus Evo anche per la sanificazione dell’aria, in ambienti domestici, commerciali o industriali con una superficie █ Depuro Plus Evo Vortice è particolarmente adatto per la depurazione e la sanificazione dell’aria fino a 160 m2. Luoghi dove è possibile utilizzarli sono ad esempio: laboratori di analisi, studi medici e dentistici, uffici, sale riunioni, bar, ristoranti, palestre, centri fitness, di filtri assoluti HEPA H14, capaci di trattenere fino al 99,995% di centri di bellezza e parrucchieri, negozi, studi professionali, farmamicroparticelle. cie, RSA, scuole e asili, magazzini e officine. La gamma prevede 4 I modelli EVO svolgono in più un’azione sanificante, grazie al modelli che differiscono per dimensioni, prestazioni: modulo di fotocatalisi di cui sono equipaggiati, efficace contro █ Depuro Plus 230 e Depuro Plus Evo 230 -> portata massima di il COVID-19, così come attestato dal Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “L. Sacco” dell’Università degli Studi di 460m3/h, ambienti fino a 85 m2; █ Depuro Plus 430 e Depuro Plus EVO 430 -> portata massima Milano. Sono apparecchiature compatte, facili da trasportare e non ridi 860m3/h, ambienti fino a 160 m2. chiedono interventi per l’installazione. Basta inserire la spina e impostare le modalità di funzionamento sul pannello comandi Tutti i modelli sono efficaci nei confronti di inquinanti, e microrganiintegrato che segnala anche la sostituzione dei filtri. smi patogeni, grazie all’elevatissima capacità filtrante della coppia

INVESTIRE DI PIÙ PER MASSIMIZZARE L’EFFICIENZA: UNA PRIORITÀ PER 7 DIRIGENTI OSPEDALIERI SU 10 Il progetto è realizzato da Edra con il contributo non condizionante di Novartis Zebra Technologies Corporation, azienda innovatrice in prima linea con soluzioni e partner che offrono prestazioni all’avanguardia come vantaggio competitivo, ha presentato i risultati del suo ultimo studio sul settore healthcare “Smarter, More Connected Hospitals”(Ospedali più intelligenti e connessi). La ricerca dimostra – a livello globale – quanto può essere importante l’uso di strumenti tecnologici avanzati per rispondere alla sempre più forte propensione dei reparti di terapia intensiva verso una maggior resilienza e la digitalizzazione dell’esperienza sanitaria del paziente. L’89% dei decision-maker e l’83% dei medici intervistati concorda sul fatto che l’acquisizione dei dati in tempo reale è essenziale per offrire al paziente le migliori cure. Le strutture ospedaliere

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NEWS

stanno investendo sempre di più in dispositivi che abilitano la mobilità clinica, sistemi di localizzazione in tempo reale (RTLS) e soluzioni smart per ottimizzare i flussi di lavoro e renderli più smart e connessi. Tuttavia, più di due terzi (67%) dei dirigenti ospedalieri non ritengono che le loro organizzazioni stiano investendo a sufficienza per massimizzare l’efficienza del personale e che bisogna fare di più in questa direzione.

La risposta è Automazione Intelligente del flusso di lavoro Circa due terzi dei dirigenti riconoscono che medici e operatori sanitari sono sovraccarichi durante i turni di lavoro e passano troppo tempo a localizzare attrezzature e forniture mediche. Più della metà riferisce, inoltre, che anche il personale amministrativo è sovraccarico e fa fatica a completare le attività lavorative nei tempi assegnati. Dando sempre la massima priorità alla sicurezza e al benessere delle persone, i manager in ambito ospedaliero si stanno affidando sempre più alla tecnologia per alleviare lo stress di medici e infermieri, ridurre gli errori causati da processi e soluzioni gestiti manualmente e, non da ultimo, permettere al personale di dedicare più tempo ai pazienti: █ l’80% circa dei dirigenti prevede di automatizzare i flussi di lavoro nel corso del prossimo anno per migliorare la gestione della supply chain, facilitare la tracciabilità di attrezzature sanitarie e risorse mediche, coordinare al meglio i pronto soccorso e le sale operatorie, e semplificare la gestione del personale. █ i tre quarti dei responsabili prevedono di implementare tecnologie di localizzazione come l’identificazione a radiofrequenza (RFID) per tracciare meglio le attrezzature e la raccolta dei campioni, oltre a migliorare il flusso di lavoro dello staff e di accrescere la sicurezza del paziente. Inoltre, guardano con attenzione anche soluzioni di localizzazione capaci di rendere più dinamici ed efficienti i flussi di lavoro e migliorare la sicurezza e la conformità delle attività del personale rispetto alle norme previste. █ altrettanti dirigenti affermano che integreranno soluzioni innovative come sensori basati sull’Internet of Things (IoT), prescriptive analytics e Intelligenza Artificiale (IA) per migliorare l’assistenza ai pazienti sia in ambito ospedaliero che ambulatoriale. Non da ultimo, aumenteranno le opportunità di consulenza a distanza tra operatori e pazienti e tra colleghi in ambito sanitario. La maggior parte degli intervistati (84%) è convinta che la qualità dell’assistenza ai pazienti migliorerebbe se infermieri, medici e operatori sociosanitari potessero usufruire di strumenti di collaborazione, oltre alla possibilità di utilizzare i dispositivi mobile personali per accedere alle applicazioni sanitarie.

Questa considerazione potrebbe stupire considerando che le tecnologie mobile - già da diversi anni - sono utilizzate per ottimizzare i flussi di lavoro in ambito medico e non. Nel 2017, la maggior parte di medici, tecnici di laboratorio e infermieri incaricati di assistere i pazienti a bordo letto utilizzavano già dispositivi mobile e, inoltre, l’adozione di unità di terapia intensiva tra il personale farmaceutico infermieristico era già all’epoca in aumento. La questione che, invece, non emerge è che queste strutture davano al personale la possibilità di utilizzare i propri dispositivi personali per connettersi ai sistemi informativi sanitari e alle applicazioni di gestione del flusso di lavoro, piuttosto che dispositivi aziendali. Oggi l’approccio alla mobilità sta evolvendo. Quasi la metà (49%) dei dirigenti intervistati ora fornisce al personale dispositivi destinati all’assistenza sanitaria in dotazione presso la struttura: sempre di più i medici hanno bisogno di dispositivi durevoli e robusti, e con la possibilità di esser gestiti a distanza, la sicurezza dei dati è diventata una priorità assoluta. Chi ha già implementato soluzioni per la mobilità clinica sta già registrando risultati positivi sulla qualità e sul costo dell’assistenza al paziente: 8 su 10 citano, tra i tanti benefici, un miglioramento dell’accuratezza e della precisione dei flussi di lavoro, nonché una riduzione degli errori medici prevenibili.

Più investimenti tecnologici La maggior parte dei dirigenti ospedalieri prevede di dotare quasi tutto il personale con dispositivi aziendali nell’arco dei prossimi cinque anni. Tuttavia, la priorità ora è rivolta agli infermieri assegnati ai reparti di pronto soccorso, alle unità di terapia intensiva e alle sale operatorie, nonché ai responsabili IT, della supply chain, a chi gestisce l’inventario e si occupa del trasporto dei pazienti. Questo rappresenta un cambiamento importante rispetto al 2017, quando il target prioritario era invece composto da infermieri impegnati alla cura a bordo letto e dal personale addetto alla gestione delle strutture. Non ultimo, anche la telemedicina e il monitoraggio a distanza dei pazienti sono considerati una priorità in quanto rappresentano un vero e proprio beneficio a supporto del personale dei reparti di terapia intensiva e in pronto soccorso. I Dirigenti più lungimiranti sono pronti ad avviare una transizione da processi manuali e reattivi a sistemi più ricettivi e predittivi nei prossimi anni. Oggi già un gran numero di team dedicati al procurement e all’IT sta lavorando per dotare tutto il personale di soluzioni di mobilità che consentano l’accesso a strumenti di comunicazione e tracciabilità intelligenti e di trarre pieno vantaggio dalle soluzioni di automazione progettate per ottimizzare i flussi di lavoro e migliorare i modelli di assistenza al paziente. Si prevede che nei prossimi due anni tanti medici, farmacisti, radiologi, tecnici di laboratorio, medici di pronto soccorso e di terapia intensiva potranno contare su un dispositivo tecnologico.

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NEWS

LA TELEMEDICINA È AL SERVIZIO DELL’INTEGRAZIONE OSPEDALE-TERRITORIO “Il dottor Rossi avvia la videoconferenza e attende che si colleghi il signor Bianchi, li raggiungerà a breve anche la dottoressa Verdi.” Non è l’inizio dell’ennesimo meeting di lavoro, ma quello di una tele-visita, dove il dottor Rossi è il medico curante del signor Bianchi e la dottoressa Verdi la collega coinvolta per un parere specialistico. Un’eventualità che potrebbe diventare sempre più frequente nel contesto sanitario post-pandemico, dove saranno necessari nuovi modelli di assistenza basati sull’utilizzo della telemedicina e delle innovazioni digitali, così come indicato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Proprio per rispondere a questa esigenza e, in particolare, a quella di una maggiore integrazione ospedale-territorio, soprattutto per la gestione delle cronicità, Siemens Healthineers lancia la piattaforma di telemedicina Minerva, presentata al 53° Congresso Nazionale SIBioC. Tra le funzionalità di Minerva, un sistema di videoconferenza che permette al medico e al suo paziente di effettuare videochiamate a cui invitare eventualmente anche un parente o un caregiver, così come un altro medico per una visita multidisciplinare. Ma sono molti altri i servizi che Minerva mette a disposizione del paziente, sia come portale web, sia come App sulle piattaforme iOS e Android: prenotazioni di visite ed esami, distribuzione referti, gestione dei consensi, registrazione dei

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parametri vitali anche quelli rilevati da dispositivi indossabili come smartwatch, notifiche e promemoria (assunzione di un farmaco, compilazione di un questionario, data di una visita, etc), per citarne solo alcuni. L’altra faccia di Minerva è poi il portale a disposizione dei medici che consente loro, ad esempio, di accedere a dashboard con statistiche sul numero di pazienti, appuntamenti, annullamenti, richiedere/fornire consulenza a colleghi e specialisti, predisporre questionari rivolti ai pazienti, gestire i piani di cura. La piattaforma, inoltre, offre vantaggi a livello di sistema, perché è in grado di integrare dati dei pazienti registrati in database eterogenei, caratteristica particolarmente funzionale agli attuali processi di cura che implicano sempre più il coinvolgimento di diverse unità organizzative all’interno delle strutture sanitarie. Minerva sfrutta l’analisi dei dati per evidenziare aree di miglioramento assistenziale e identificare i pazienti a rischio, monitora le metriche operative per promuovere l’efficienza. Grande attenzione è stata dedicata all’implementazione degli aspetti di sicurezza. Il paziente può infatti controllare tramite il meccanismo dei consensi a chi rendere disponibili le proprie informazioni (in toto o limitatamente a un set di informazioni/esami) ed eventualmente porre una scadenza. Può anche verificare tramite log specifici chi ha fatto accesso ai suoi dati e quando. E può applicare il diritto all’oblio, chiedendo che tutti o parte dei propri dati vengano oscurati da un certo momento in poi.


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ARCHITETTURA

di Marco Gola, Erica Isa Mosca

Hospital Nova: un esempio di approccio olistico alla progettazione sanitaria Hospital Nova è stato progettato per essere il più flessibile possibile e adattarsi alle esigenze delle persone in continuo cambiamento. La flessibilità deriva dalla struttura modulare dell’edificio, dalle unità spaziali standardizzate e dai principi tecnici. Poiché l’assistenza sanitaria cambia, l’edificio è pronto per il cambiamento

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ARCHITETTURA

DATI TECNICI Luogo Jyväskylä, Finlandia Committente KSSHP, Central Finland Hospital District Progettisti JKMM Architects Anni di progettazione 2012-2015 Anni di realizzazione 2016-2020 Superficie lorda complessiva 116.000 m² Numero di Posti letto 450 Dati dimensionali 116.000 m2

█ Vista del progetto dell’Hospital Nova. Credits Kuvio M Sommerschield

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ARCHITETTURA

Per diversi decenni il settore ospedaliero finlandese è rimasto bloccato, soffrendo per l’invecchiamento delle strutture ospedaliere e per la mancanza di nuovi modelli sanitari. Per questo motivo il Distretto Ospedaliero della Finlandia Centrale aveva richiesto: “Abbiamo bisogno di un futuro ospedale innovativo e un sistema organizzativo altamente performante”. L’Hospital Nova è un ospedale generale con un totale di 450 posti letto, di 116.000 mq, localizzato nella città di Jyväskylä, con una popolazione di circa 250.000 abitanti, e serve l’intera regione della Finlandia centrale. I primi studi relativi al progetto risalgono al 2010, il bando di gara del progetto è stato pubblicato nel 2012, l’inizio dei

lavori è avvenuto nel 2016 ed è stato completato alla fine del 2020. È stato formalmente aperto al pubblico all’inizio del 2021. Nel corso di questo decennio circa 30 progettisti hanno fatto parte del team dedicato al progetto dell’Hospital Nova. L’intero processo di progettazione è stato eseguito con modellazione computerizzata 3D in BIM. Questo approccio olistico alla progettazione sanitaria è stato reso possibile dal team interdisciplinare di JKMM. In aggiunta, per lo sviluppo del progetto, ben 350 referenti delle diverse aree sanitarie sono stati coinvolti nel processo di progettazione e per la sua realizzazione.

█ Main street dell’Hospital Nova. Credits Hannu Rytky

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ARCHITETTURA

OBIETTIVI E IMPOSTAZIONE GENERALE DEL PROGETTO L’obiettivo generale è stato quello di progettare un ospedale di nuova generazione, ripensando l’edificio in modo innovativo e ripartendo dagli aspetti fondamentali. Innanzitutto, è stato abbandonato il modello precedente dell’edificio a piastra-torre e la nuova struttura è stata suddivisa in quattro distinte aree: █ Hot Hospital dove si localizza l’area critica e le aree diagnostico terapeutiche; █ Hotel relativo alle aree di degenza; █ Health Care Shopping Mall rispetto all’area ambulatoriale; █ Factory dove sono localizzate tutte le funzioni di supporto. █ Main street dell’Hospital Nova. Credits Tuomas Uusheimo

█ Corridoio interno dell’area critica. Credits Studio Juha Sarkkinen

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ARCHITETTURA

█ Camera di degenza. Credits Pauliina Salonen

Il concept adottato dai progettisti è quello di pensare l’ospedale come una piccola città che necessita di una organizzazione logica e chiara mettendo il paziente al primo posto, tramite i trend attuali dell’approccio User-Centered Design. In aggiunta l’Hospital Nova integra nello stesso edificio l’assistenza sanitaria primaria e specialistica: qui medici di base, specialisti e infermieri lavorano all’interno della stessa struttura. Per rendere più accogliente l’ospedale, la natura è stata scelta come tema centrale per gli spazi interni. Infatti, ogni settore è stato curato con particolare sensibilità, prendendo come riferimento elementi naturali. È noto, infatti, quanto sia forte il legame tra i finlandesi e la loro terra: le vicine pinete, le colline e i laghi così familiari a coloro che utilizzano l’ospedale e i riferimenti a questi all’interno dell’edificio creano una connessione significativa. In aggiunta i colori e la presenza di opere d’arte raccontano storie legate alla natura. Una grande varietà di opere d’arte è stata

commissionata per Hospital Nova, per mettere al primo posto l’esperienza del paziente, creando un progetto attento alle diverse esigenze in ottica User-Centered Design. L’illuminazione artificiale nell’ospedale è soffusa in un modo che è piacevole per gli utenti e completa la qualità degli interni.

IL PROGETTO FUNZIONALE DELL’HOSPITAL NOVA Trattandosi di un ospedale a sviluppo orizzontale, il sistema distributivo della main street tende a emulare quello dei grandi centri commerciali e/o degli aeroporti, in cui tutte le funzioni ospedaliere sono organizzate lungo questa dorsale pubblica. Lo spazio interno principale – il cuore dell’Hospital Nova – risulta essere una grande hall a tripla altezza di ingresso molto accogliente, che ricorda una galleria o un centro commerciale piuttosto che un in-

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ARCHITETTURA

Piano terra dell’Hospital Nova. Progetto fornito da JKMM Architects

Piano primo dell’Hospital Nova. Progetto fornito da JKMM Architects

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ARCHITETTURA

Piano secondo dell’Hospital Nova. Progetto fornito da JKMM Architects

Piano terzo dell’Hospital Nova. Progetto fornito da JKMM Architects

Piano tipo dell’Hospital Nova. Progetto fornito da JKMM Architects

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█ Ingresso del Pronto Soccorso. Credits Tuomas Uusheimo

terno tradizionale di un ospedale. Su questo spazio si affacciano il ristorante, una sala seminari, un cortile con opere d’arte e un chiosco. L’impostazione e la composizione del progetto sono molto chiare e i visitatori possono orientarsi facilmente per raggiunge le diverse aree funzionali. Ciò viene anche enfatizzato dalla presenza di una plafoniera bianca a serpentina che invita i visitatori, i pazienti e il personale ad attraversare l’edificio, e i corrimani delle scale pubbliche principali si illuminano puntualmente per animare l’interno e per guidare ulteriormente le persone attraverso l’ospedale. Per i bambini è anche stata prevista un’area giochi all’aperto progettata utilizzando strutture in legno. A questo livello, il progetto propone un nuovo modello relativo all’organizzazione degli ambulatori. Questi sono progettati come un “centro commerciale per l’assistenza sanitaria” (Health Care

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Shopping Mall) in cui tutte le 360 ​​sale di consultazione sono disposte lungo l’atrio interno principale. In aggiunta le sale di consultazione sono standardizzate e condivise dalle diverse specialità mediche, per garantire flessibilità organizzativa e funzionale. Qui le sale di attesa dell’ospedale sono progettate in modo da garantire la vista verso l’esterno e fornire l’ingresso di luce naturale. A partire dal concept di progetto, per l’Hospital Nova è stato sviluppato il concetto di “Hot Hospital”, ben riconosciuto come piastra sanitaria. Ciò significa che tutta l’area critica, comprensiva del dipartimento di emergenza, della diagnostica, delle terapie intensive e del blocco operatorio, è localizzata ai primi livelli e occupa circa il 25% della superficie totale dell’ospedale. In tale modalità, le funzioni strategiche dell’edificio sono così disposte in modo compatto ed efficace rispetto ai modelli precedenti, e in tale maniera il


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ARCHITETTURA

percorso del paziente critico garantisce il rapido spostamento dei casi di emergenza nel blocco operatorio. L’area dell’“Hotel” costituisce infine la nuova concezione del reparto di degenza, in cui la cura degli interni delle camere è stata centrale nel progetto: infatti si sono introdotte ampie finestre, carta da parati decorativa e legno per gli arredi, che in abbinamento al metallo delle strutture sanitarie, aiutano i pazienti a sentirsi accolti. In generale, tutte le stanze di degenza sono singole con bagno privato e possibilità di pernottamento degli accompagnatori. Con un ambiente simile a quello di un hotel, i pazienti possono qua-

█ FIGURA 7. Hall di ingresso a tripla altezza. Credits Tuomas Uusheimo

si dimenticare di essere in un ospedale. Le camere singole sono flessibili e offrono un ambiente curativo, privacy e con accorgimenti igienico sanitari atti a ridurre al minimo il rischio di infezioni. Il sistema della logistica e flussi di processo sono stati ripensati per massimizzare ulteriormente l’efficienza, nell’area cosiddetta “Factory”. Lo stoccaggio, ad esempio, è ridotto al minimo con l’ospedale utilizzando un sistema di consegna “su richiesta”. L’obiettivo è stato di rendere la logistica efficiente quanto lo sono nelle fabbriche e nella vendita al dettaglio. Secondo gli esperti coinvolti, ripensare logistica e processi consentirà di ridurre del 10% i costi di gestione dell’ospedale. Poiché i costi operativi per 1–2 anni sono allo stesso livello dell’intero costo di costruzione del nuovo ospedale, i risparmi a lungo termine nelle spese operative sono significativi. In questi primi mesi, si è anche riscontrato che le comunicazioni tra il personale medico sono notevolmente migliorate. Lo staff, infatti, si incontra e lavora insieme nel “Knowledge Centre” (Centro della conoscenza), un ampio spazio di lavoro condiviso dietro la zona della sala di consultazione (Health Care Shopping Mall). Nello specifico non ci sono uffici privati, ma solo spazi open space e tale approccio consente a medici specialisti di diversi campi di consultarsi tra loro, garantendo così una valutazione più olistica di ogni singolo paziente. In conclusione, si osserva che, per consentire cambiamenti futuri, Hospital Nova è stato progettato per essere il più flessibile possibile ed adattarsi alle esigenze elle persone in continuo cambiamento. La flessibilità deriva dalla struttura modulare dell’edificio, dalle unità spaziali standardizzate e dai principi tecnici. Poiché l’assistenza sanitaria cambia, l’edificio è pronto per il cambiamento. Le informazioni utili per la scrittura dell’articolo sono state tratte da: █ brochure informative relativa all’intervento di JKMM Architects, fornito dai progettisti (progetto architettonico); █ disamina tecnica delle piante e sezioni del progetto; █ portali di architettura accessibili dal web.

Ringraziamo per la realizzazione dell’articolo: Architects e in particolare Peter Vuorenrinne per la condivisione delle immagini e piante pubblicate in questo articolo e Laura Iloniemi per il supporto tecnico.

█ JKMM

Gli autori

MARCO GOLA ERICA ISA MOSCA Design & Health Lab, Dip. Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito, Politecnico di Milano

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ORGANIZZAZIONE

di Federico Lega, Elena Maggioni

Le Case della Comunità a servizio dei pazienti cronici Layout e caratteristiche organizzative delle Case della Comunità: esigenze ed opportunità La pandemia da Covid-19 ha evidenziato la necessità di rafforzare la capacità del SSN di fornire servizi adeguati e omogenei sul territorio nazionale, da cui ha preso origine lo sviluppo dei contenuti del PNRR. Il progetto delle Case della Comunità (CdC), inserito nella Missione 6 del Piano, prevede l’attivazione di 1.288 strutture entro la metà del 2026, per un investimento complessivo di 2 miliardi di euro. Esse si propongono di divenire il centro nevralgico dell’assistenza territoriale per la cronicità e la continuità assistenziale, favorendo l’integrazione multidisciplinare e multiprofessionale e la presa in carico dell’assistito.

Gli investimenti strutturali, organizzativi e produttivi che concorreranno alla nascita e allo sviluppo delle CdC si devono quindi ispirare a questi obiettivi, e devono rispondere alle attese di una medicina capace davvero di mettere al centro il “paziente-cliente”, migliorandone l’esperienza di fruizione dei servizi e massimizzando la qualità del suo journey con la predisposizione di modelli di servizio costruiti su misura dei diversi target di popolazione serviti (grande anziano fragile, multi-cronico vs. mono-cronico, adulto autosufficiente, paziente occasionale ecc.).

█ Holywell, Flintshire; Regno Unito. Blocco residenziale di nuova costruzione su Halkyn Road che serve come struttura di assistenza extra

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ORGANIZZAZIONE

█ Figura 1. Schema organizzativo funzionale per “macro-area” (riadattato da GPG/2010/228)

LAYOUT E CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE Le Case della Comunità, progettate per divenire luoghi di assistenza continuativa per la popolazione, hanno dunque l’obiettivo di potenziare e riorganizzare l’erogazione dei servizi sul territorio, permettendo una maggiore coordinazione delle prestazioni offerte. Al fine di progettare un layout strutturale interno flessibile e una logistica di erogazione dei servizi dinamica, in grado di sopperire alle necessarie evoluzioni nel tempo, le indicazioni della Regione Emilia-Romagna (RER) per la realizzazione e organizzazione delle Case della Salute (GPG/2010/228) possono rappresentare la base per l’applicazione di regole progettuali comuni che permettano di uniformare i presidi sul territorio. Tutte le strutture includono differenti spazi suddivisibili in grandi “macro-aree” per funzione, così da rendere i percorsi e l’orientamento del paziente il più possibile chiari e riconoscibili. Ognuna delle “macro-aree” possiede caratteristiche ed esigenze differenti e, in modo analogo, differenti possono essere le finiture, gli arredi e i colori prescelti nel progetto per caratterizzarle (fig. 1). Il paziente e i suoi caregiver dovranno essere al centro della progettazione degli spazi. Area Staff. L’area del personale può comprendere, a seconda delle dimensioni del presidio, la zona amministrativa, spogliatoi, ambienti di relax del personale, ed eventualmente aule e sale riunioni dedicate. Quando necessario, si dovrebbe prevedere un’area direzionale: Dipartimento di cure primarie, Coordinamento infermieristico, Gestione degli approvvigionamenti e smaltimento dei rifiuti ecc. È inoltre possibile prevedere la presenza in sede di associazioni di volontariato e l’Ufficio Relazioni col Pubblico.

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Sebbene in generale gli utenti non necessitino di raggiungere l’area staff, la quale dunque potrà essere collocata in una zona periferica della struttura, alcuni servizi con “sportello utente” dovranno essere collocati in una zona intermedia, di cerniera tra l’area staff e quella pubblica. Area Pubblica. L’area pubblica comprende ingresso, area principale d’attesa, punto di informazioni, parte pubblica del CUP e punti di ristoro, dimensionati secondo necessità. In quest’area l’utente passa la maggior parte del tempo all’interno del presidio e, di conseguenza, tali spazi contribuiscono maggiormente a definire l’immagine della CdC. Nell’area accettazione dovranno essere indicati tutti i percorsi verso i principali reparti privilegiando non i più rapidi ma i più semplici: il paziente e i suoi caregiver devono essere accompagnati nel percorso di cura non solo metaforicamente bensì anche attraverso una semplificazione organizzativa e strutturale delle infrastrutture dedicate. Area Clinica. Quest’area rappresenta il cuore del presidio e l’accesso degli utenti a tale zona dovrebbe preferibilmente avvenire attraverso l’area pubblica, senza possibilità di accesso autonomo. La distribuzione degli spazi, il più possibile omogenea e funzionale, dovrà tenere conto della copresenza di ambienti aperti al pubblico (ambulatori) e ambienti riservati al solo personale. Inoltre, servizi simili dovrebbero essere organizzati in raggruppamenti basati sulle attività comuni, così da poter essere facilmente raggiungibili. Nei presidi che includono servizi con permanenza diurna o notturna dei pazienti, questi ultimi dovrebbero essere collocati in aree ben riconoscibili, con accessi autonomi, o in padiglioni esterni al nucleo principale del presidio, a seconda delle esigenze dei servizi erogati. Infine, gli spazi ester-


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ORGANIZZAZIONE

ni alla struttura potranno essere aperti all’uso della città, senza influire negativamente sulla funzionalità della struttura sanitaria. Questo potrà avere una forte valenza di comunicazione per avvicinare il cittadino/ utente alla struttura sanitaria, nonché portare il cittadino a essere più aperto a sua volta ad interagire con il Sistema Sanitario stesso. La strumentazione polispecialistica in dotazione alle CdC, adattabile alle caratteristiche della comunità di riferimento, supporterà i

TABELLA 1(4) - Servizi previsti da standard nelle Case della Comunità Modello Organizzativo Casa della Comunità HUB

Servizi

Casa della Comunità SPOKE

Servizi di cure primarie attraverso equipe Obbligatorio multidisciplinari Punto Unico di Accesso

Obbligatorio

Servizio di assistenza domiciliare di livello base

Obbligatorio

Servizi di specialistica ambulatoriale per le patologie ad elevata prevalenza

Obbligatorio

Servizi infermieristici

Obbligatorio

Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale

Obbligatorio

Programma di screening

Obbligatorio

Partecipazione della Comunità e valorizzazione co-produzione

Obbligatorio

Collegamento tra Casa della Comunità e Hub di riferimento

-

Obbligatorio

Presenza medica

Obbligatorio H24, 7/7 Gg

Obbligatorio H12, 6/7 Gg

Presenza infermieristica

Obbligatorio H12, 7/7 Gg

Obbligatorio H12, 6/7 Gg

Servizi diagnostici (monitoraggio della cronicità)

Obbligatorio

Facoltativo

Continuità Assistenziale

Obbligatorio

Facoltativo

Punto prelievi

Obbligatorio

Facoltativo

Servizi Sociali

Raccomandato

Servizi per la salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza

Raccomandato

Attività Consultoriali

Facoltativo

Vaccinazioni

Facoltativo

team multidisciplinari, permettendo approcci assistenziali collaborativi e multidimensionali. I team saranno composti da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute, e assistenti sociali. Proprio quest’ultimi rafforzeranno sia il ruolo sia l’integrazione dei servizi sociali territoriali, in perfetta sinergia con gli investimenti previsti dalla Missione “Inclusione e coesione” del PNRR. Gruppi assistenziali così composti consentiranno, inoltre, di alleggerire il carico di lavoro del medico: la letteratura rileva, per esempio, come il ruolo ampliato dei farmacisti clinici nella consulenza e monitoraggio nell’erogazione dei farmaci, porti a migliorare la qualità della cura del paziente. Inoltre, team multiprofessionali permettono un approccio proattivo al contrasto delle malattie: uno degli elementi caratteristici di tale approccio, sottolineato dal CCM, consiste nel rendere edotti i pazienti non solo delle patologie che li affliggono ma anche delle cure e delle opportunità di autogestione della terapia. Una maggiore consapevolezza delle malattie può portare a scelte più ponderate sia da parte dei pazienti che dei clinici. I primi potranno essere maggiormente coinvolti nella gestione dei differenti aspetti della patologia (psicologia, nutrizione, attività fisica) divenendo così più consapevoli dei comportamenti da seguire e del proprio stato di salute; i secondi, attraverso i dati sui pazienti recuperati con tecnologie web-based, potranno condividere approcci integrati multidisciplinari. Oltre alle caratteristiche strutturali, è di fondamentale importanza tenere in considerazione l’aspetto tecnologico che, a oggi, si è notevolmente evoluto rispetto a quando le Linee Guida emiliane furono ideate e, soprattutto, tale elemento è divenuto preponderante in seguito alla pandemia da Covid-19. Secondo il PNRR, l’infrastruttura informatica di cui verranno dotate le Case della Comunità svolgerà inevitabilmente un ruolo fondamentale fin dal primo approccio al paziente che, secondo i principi definiti dal piano nazionale della cronicità, deve vedere proprio la casa del paziente come primo luogo di cura. Le nuove tecnologie consentono il controllo dei biomarcatori, dell’aderenza ai trattamenti somministrati e dello stile di vita tenuto dal paziente, nonché fornire feedback periodici e promemoria costanti da remoto, per aumentare l’interazione con i pazienti ed il loro engagement. Le infrastrutture informatiche saranno orientate ad aiutare gli operatori sanitari nella gestione e cura del paziente: strumenti automatizzati di supporto alle decisioni (DST), documentazione condivisa in tutto il SSN attraverso database nazionali (FSE, cartella clinica elettronica, portali per le ricette elettroniche) e piattaforme nazionali (telemedicina). Tali strumentazioni web-based sono alla base del coordinamento dell’assistenza multilivello in equipe, che va oltre la dimensione delle cure primarie, permettendo anche un’armonizzazione degli standard di cura garantiti. Inoltre, attraverso il telemonitoraggio, la telediagnosi e la prescrizione elettronica, l’e-

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ORGANIZZAZIONE

Health può consentire una rapida gestione di sintomi e parametri anomali, evitando al paziente di sottoporsi a consulti di routine o di emergenza e consentendo di adottare misure correttive prima che compaiano complicanze più gravi. In conclusione, questo approccio può portare a visite meno frequenti alle infrastrutture sanitarie aumentando, allo stesso tempo, la qualità della vita dei pazienti. In conclusione, le Case della Comunità, per rispondere alle differenti esigenze territoriali di equità di accesso, capillarità e prossimità del servizio, dovranno costituire l’accesso unitario fisico, per la comunità di riferimento, ai servizi di assistenza primaria e sociosanitaria, permettendo approcci dinamici e multidisciplinari anche attraverso l’utilizzo della telemedicina, sebbene i due modelli organizzativi prevedano differenti servizi standard (Tabella 1) (4). Proprio in questa prospettiva le CdC dovranno quindi svilupparsi secondo due o più tipologie strutturali, ispirandosi a quanto fatto con le case della salute Hub o Spoke individuate dalle linee guida della RER, per rispondere nel modo più efficiente ed adeguato ai bisogni della popolazione, territorio e sistema di offerta in cui si inseriscono. Agli architetti, progettisti, ed al management aziendale il compito e la responsabilità di dare gambe nel modo migliore a questo “futuro” (e presente) di massima importanza per dare nuovo impulso alla capacità del SSN di assolvere alla sua missione di tutela della salute della popolazione partendo dalla prevenzione e dalle cure primarie.

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Bibliografia 1. ISTAT. INDICATORI DEMOGRAFICI | ANNO 2020. https://www.istat.it/it/files/2021/05/REPORT_INDICATORIDEMOGRAFICI-2020.pdf. 2. ISTAT. ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 2020, capitolo 4. https://www.istat.it/it/files//2020/12/C04.pdf, 2020. 3. Ministero della Salute. Stato di Salute in Italia: profilo Paese. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_ EventiStampa_521_intervisteRelatori_itemInterviste_1_ fileAllegatoIntervista.pdf. 4. AGENAS. Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Sistema Sanitario Nazionale. 5. Giunta regionale Emilia-Romagna. GPG/2010/228. Lunedì 8 Febbraio 2010. Casa della salute: indicazioni regionali per la realizzazione e l’organizzazione funzionale.

Gli autori

FEDERICO LEGA ELENA MAGGIONI Università degli Studi di Milano, Centro di Ricerca in Health Administration


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ATTUALITÀ

di Fabio Chiavieri

Convegno CNETO 2021. Come cambia la Sanità alla luce del PNRR Trasformare le difficoltà in occasioni di miglioramento epocale è possibile grazie ai fondi messi a disposizione del PNRR destinati a nuove organizzazioni e gestioni, nuovi progetti e realizzazioni di strutture avanzate. Questi i temi principali del Convegno CNETO 2021 tenutosi a Camogli i giorni 28-30 novembre scorsi di cui riportiamo i passaggi più significativi per i lettori della nostra testata Dopo lo stop forzato causato dal Covid-19, a fine novembre si è svolto nella splendida cornice di Camogli il convegno CNETO 2021 dal titolo “Nuove sfide per la Sanità e nuove opportunità dal PNRR” organizzato in collaborazione con Politecnico di Milano, Fondazione Action for Health Institute e ABC…Salute. «Abbiamo voluto ripartire, sebbene non possiamo dire di essere ancora fuori dal tunnel, portando il nostro consueto contributo di proposte per creare un sistema capace di dare salute a 360°. Con questo convegno vogliamo ripartire dalla Carta di Camogli ratificata nel convegno di dicembre 2019 e dare nuovi suggerimenti affinché questo momento di difficoltà si possa trasformare in occasioni per un miglioramento epocale, grazie anche agli aiuti economici del PNRR. Vogliamo proporre nuove organizzazioni e progetti di strutture avanzate e contribuire alla concreta realizzazione di nuove tipologie di ospedali e altre strutture sul territorio» spiega Maurizio Mauri presidente CNETO. «L’eccezionalità del periodo che stiamo vivendo dal punto di vista storico, economico e sociale ci deve far capire che siamo giunti a un bivio sotto tutti i punti di vista in particolar modo su salute e sanità, con delle scelte da fare e con un futuro attualmente

molto incerto – dice Walter Ricciardi consigliere del Ministero della Salute, già commissario e poi presidente del ISS, rappresentante per l’Italia nell’executive board dell’OMS fino al 2020 e presidente della World Federation of Public Health Associations. Negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito a una serie di eventi che hanno contribuito a creare la cosiddetta “tempesta perfetta” su cui si è insinuato il Covid-19: la peggiore crisi economica dal 1928, la recessione economica globale del 2007-2008, una crisi del debito sovrano senza precedenti nell’Eurozona, lo scoppio della guerra in Medio-Oriente e Nord Africa, la guerra civile in Siria, la grande crisi emigratoria in Europa, la guerra tra Russia e Ucraina, la Brexit, l’ondata di cyber-terrorismo, la tensione nucleare in Iran e in Corea del Nord, la secessione della Catalogna, il primo governo sovranista in un paese membro fondatore dell’UE, la guerra commerciale – per fortuna recuperata con l’uscita di scene di Trump – tra USA e il resto del mondo. A questo si aggiunge il fatto che negli ultimi 20 anni il mondo è cambiato drasticamente. Pochi sanno che dal 1950 siamo addirittura entrati nell’era geologica detta Antropocene in cui l’ambiente terrestre viene fortemente condizionato su scala locale e

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ATTUALITÀ

globale dagli effetti dell’uomo. Gli sforzi compiuti dall’uomo, dagli anni ’50 in poi, hanno pagato dal punto di vista dello sviluppo economico-sociale, basti pensare che prima della pandemia il 2017 è stato l’anno migliore con la massima aspettativa di vita, la minima mortalità neonatale ecc. ma tutto ciò è stato ottenuto a scapito dell’ambiente. L’Antropocene è purtroppo caratterizzato dalla continua alternanza di eventi avversi causati essenzialmente dal riscaldamento globale dovuto all’uso di combustibili fossili:

COSA SONO LE CASE DI COMUNITÀ La Casa della Comunità è il luogo fisico di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. La CdC promuove un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso équipe territoriali. Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale.

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15 dei 16 anni più caldi si sono verificati dal 2000. Il problema non riguarda solo paesi lontani dal nostro, infatti, già in alcune parti dell’Italia stiamo assistendo allo sviluppo di questi fenomeni come dimostra la rilevazione scientifica che un quinto del nostro territorio è a rischio desertificazione. Sebbene l’evidenza sia impressionante pochi avvertono l’imminente pericolo e qui entra in gioco il ruolo di scienziati, medici e professionisti. Purtroppo, la variante Omicron ci sta mettendo nelle condizioni peggiori da quella di partenza. Dando per scontato che questo virus rimarrà e questa non sarà l’ultima pandemia, servono leader che lavorino per il bene comune e una buona governance nazionale e internazionale. Per quanto riguarda i sistemi sanitari, essi devono andare nella direzione di risolvere i problemi della sostenibilità non solo con più soldi ma attraverso l’uso corretto delle risorse, e su questo dobbiamo farci guidare dall’evidenza scientifica. È molto bella la notizia che proprio di recente è stato trovato l’accordo su un trattato globale in cui la salute e la sanità verrà gestita in maniera armonica su tutto il continente. L’Europa ha capito che sui cinque pilastri o mission del cambiamento (adattamento ai cambiamenti climatici, lotta contro il cancro, far rivivere i nostri


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ATTUALITÀ

oceani e le nostre acque entro il 2030, 100 città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030, un patto europeo per i suoli, ndr) bisogna mettere competenze, incentivi e un piano di azione. L’Italia ovviamente deve fare di tutto per essere all’altezza di questa sfida. Per questo, il nostro paese deve approfittare di questo PNRR, che fa parte del programma Next Generation EU, soprattutto perché i giovani italiani sono in una situazione drammatica aggravando ulteriormente la situazione debitoria che ha raggiunto valori come mai nella sua storia. Le Missioni del PNRR su cui dobbiamo essere protagonisti e accelerare il cambiamento sono la 4 Istruzione e Ricerca e la 6 Salute, dimostrando - soprattutto il prossimo anno utile per l’ottenimento della terza tranche di finanziamenti - che ciò che stiamo producendo come documenti siamo anche in grado di realizzarlo.» Luigi Bertinato della Presidenza dell’ISS traccia il percorso compito dal nostro paese dallo scoppio della pandemia a oggi spiegando qual è l’impatto che il Covid ha avuto e avrà sulla popolazione: «Dopo pandemie sono sempre successe cose che hanno cambiato costumi, comportamenti e le organizzazioni per la salute, e anche dopo questa da Covid-19 dovremo aspettarci profondi cambiamenti. Attualmente, però, siamo ancora lontani dalla fine di questa ondata pandemica e fino a che non ci sarà tutto il mondo vaccinato continueremo a confrontarci con le varianti del virus per molto tempo. L’Italia è tra i paesi che ha saputo reagire nella maniera migliore alla pandemia grazie alla decisione del Governo di mantenere la persistenza degli interventi non farmacologici, in particolare l’utilizzo della mascherina, del lavaggio delle mani in tutti i mezzi pubblici a differenza di altri stati oltre, ovviamente, all’impiego del green pass. Trattandosi di una pandemia tremendamente innovativa alcuni luoghi, come i palazzetti dello sport, sono stati riadattati ad altre funzioni in pochissimo tempo e questa è una questione fondamentale per chi lavora nella progettazione e costruzione delle strutture intermedie e ospedaliere. Questo denota la capacità del nostro paese di essere molto bravo nelle emergenze, mentre siamo più lenti nella costruzione. Un aspetto importante, che dovremo conservare anche per il futuro, è quello della resilienza degli ospedali che hanno instaurato una cultura dei percorsi che nella stragrande maggioranza dei nosocomi è stata dimenticata. Oggi ci si pone la domanda su quale sarà il futuro dell’ospedale, qual è la tecnologia applicabile e se l’architettura possa essere una soluzione a future pandemie. Ciò che è successo fa sì che la struttura ospedaliera di per sé rimanga la stessa, ma può cambiare l’utilizzo con la nascita di nuovi modelli organizzativi. Di conseguenza viene da chiedersi come cambierà il sistema sanitario. Abbiamo visto che chi ha investito nella telemedicina, ancora prima dello scoppio della pandemia, ha potuto beneficiarne in termini di sicurezza per

l’operatore e per il paziente. Così come ha beneficiato chi ha investito in tempi non sospetti sull’ospedale virtuale e sulla robotica mininvasiva. Altre soluzioni valide sono le sale operatorie e gli ambienti ospedalieri prefabbricati. Parlando di integrazione tra ospedale e territorio, la domotica assistenziale apporta sicuramente un miglioramento della qualità della vita alle persone anziane o disabili. La “quarta curva” per ripensare il SSN è quella che tiene conto dell’aggravamento delle malattie mentali, dello stress e del trauma psicologico e del danno economico causati da un lock down così prolungato. Risulta necessario, per questo, promuovere un sistema di cure che non solo risponda a esigenze di pazienti fragili e all’invecchiamento della popolazione, ma anche alla fragilità di setting che si sono dimostrati ad alto rischio come le RSA. Il PNRR porterà delle novità importanti anche dal punto di vista organizzativo in termini di costruzione di nuove strutture come l’Ospedale di Comunità, le Cure palliative, l’ADI, l’infermiere di famiglia, le Case della Comunità ecc. Ci dovrà essere poi un’interconnessione tra l’ospedale per acuti fino alle RSA attraverso le CdC.»

STUTTURE DEI SERVIZI PER LA SALUTE Il discorso relativo alla programmazione e progettazione delle strutture e dei servizi per la salute ha una rilevanza fondamentale per progettisti e professionisti del mondo della sanità. Sotto questo aspetto, la Missione 6 del PNRR stanzia una serie di finanziamenti per la costruzione di una sanità maggiormente imperniata attorno al territorio rispetto al passato, come dimostrano gli obiettivi particolarmente impegnativi che sono stati prefissati: l’attivazione di ben 1288 Case della Comunità entro la metà del 2026 e la realizzazione di 381 Ospedali di Comunità. «I presupposti per ricostruire la nostra rete sanitaria ci sono tutti e l’obiettivo è raggiungibile purché chi programma gli interventi sappia mettere i governi locali nelle condizioni di poter far fronte a impegni così importanti.» sottolinea Margherità Carabillò, direttrice scientifica della rivista Progettare per la Sanità e Vicepresidente CNETO. Mentre in alcuni parti del mondo, per esempio in Inghilterra, come illustrato da Paul O’Neill del Bryden Wood, si dà molta importanza alla creazione di standard comuni, in Italia la situazione è differente visto che la progettazione di un ospedale fa riferimento alla regione in cui ci si trova. E questo potrebbe essere un fattore limitante. «La “condizione di guerra” che stiamo vivendo in questi mesi (la prima che ha toccato le nostre generazioni dal 1945), è stata aggravata da una globalizzazione dei problemi che quotidianamente ci dimostra come, senza collaborazione e solidarietà, nessun Paese è in grado di superare difficoltà così grandi e coglierne le possibili opportunità. Eppure, basta pensare a ciò che accade

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ATTUALITÀ

al solo livello locale per renderci conto che, di fatto, questa necessaria visione integrata oggi appare come una chimera, con normative per l’accreditamento che fanno riferimento a 20 sistemi regionali diversi, con aggiornamenti più o meno recenti e con parametri talvolta differenti anche se riferiti alle medesime aree funzionali. Per non parlare del DPR n. 37 del 14 Gennaio 1997 che costituisce il primo riferimento legislativo di carattere nazionale che individua i requisiti minimi, generali e specifici per l’autorizzazione all’esercizio delle attività sanitarie pubbliche e private e che ormai si rivela totalmente obsoleto sia a livello di contenuti che di standard di riferimento.Dobbiamo, pertanto, osservare cosa accade all’estero per arrivare ad attivare delle iniziative congiunte evitando che la soluzione a problemi di vasta scala nazionale e internazionale vadano in direzioni differenti» prosegue Margherita Carabillò.

IL POLO OSPEDALIERO DOPO LA PANDEMIA Se è vero che oggi le iniziative prevalenti riguardano Case e Ospedali di Comunità e le Centrali Operative, l’ospedale rimane un tema centrale che pone al centro la questione di come saranno le strutture ospedaliere in futuro anche alla luce dell’emergenza pandemica e del PNRR. Tutto ciò che è stato accumulato come bagaglio culturale di ricerca ed esperienza su questa tematica, oggi subisce un’accelerazione sia in termini concettuali che pratici. Pensando all’ambito che più interessa CNETO, non possiamo dimenticare che per quanto si parli di digitalizzazione, lo spazio fisico rimane fondamentale e ha un ruolo attivo importante in termini di prevenzione e promozione della salute. Anche chi si occupa di programmazione, progettazione, pianificazione di strutture socio-sanitarie ospedaliere deve interrogarsi su come ripensare gli ospedali del futuro. Nel corso dei secoli l’architettura ha saputo porsi come atto finale di intermediazione di tutte le istanze e gli stimoli che vengono dalla società in termini di servizi sanitari. Le risposte che essa può dare devono andare nella direzione del significato del verbo “pro-gettare” ovvero “gettare in avanti” «Dobbiamo essere attenti osservatori per avere delle idee di ospedali che devono funzionare non solo oggi, ma almeno per i prossimi cinquant’anni. E per fare questo bisogno guardare la storia, non negarla, e sapere quali sono i passi avanti e quelli indietro che sono stati fatti. Durante la pandemia, per esempio, molti professionisti hanno rimpianto l’organizzazione “a padiglioni” degli ospedali. Detto questo, il nostro compito è quello di guardare avanti senza farsi ingannare da queste recrudescenze, tenendo conto di come le esigenze sanitarie della popolazione attuale non riguardino solo il Covid. Basti pensare che il 77% delle patologie non trasmissibili croniche o degenerative in Europa ha origine da fattori socio-economici e culturali e sono ancora

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fortemente presenti negli ospedali» spiega Stefano Capolongo, professore del Politecnico di Milano e segretario generale CNETO. Un altro elemento che condizionerà il modo di progettare una struttura ospedaliera consiste nel fatto che nei prossimi dieci anni cambierà più dell’80% delle conoscenze dei metodi di diagnosi, di terapia e soprattutto di prevenzione. Le strutture sanitarie, pertanto, dovranno essere progettate guardando avanti tenendo presente che esse soffrono di una obsolescenza sempre più rapida rispetto al passato. Gli ospedali attuali hanno un ciclo di vita di circa cinquant’anni di cui, almeno nel passato, ben dieci spesi per la loro realizzazione. Ecco perché “resilienza” e “flessibilità”, indicati nel titolo della relazione del professor Capolongo, sono requisiti già noti ma oggi indispensabili da applicare. A tutto questo si aggiunge che il patrimonio ospedaliero italiano ha più di settant’anni per cui va fortemente ripensato e che metà degli ospedali è inadeguato rispetto alle nuove tecnologie e ai nuovi modelli organizzativi.

QUALE SANITÀ DIGITALE PER IL PNRR Le linee di intervento previste dalla Missione 6 Salute del PNRR sono due: la prima riguarda le reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, con 7,5 mld di euro di investimenti, l’altra dedicata all’innovazione, ricerca, digitalizzazione del SSN, con stanziamenti per 9,63 mld di euro. All’interno delle reti di prossimità c’è una serie di voci: oltre ai 7 miliardi di euro del PNRR su cui AGENAS sta lavorando con il Ministero della Salute, è stata aggiunta un’ulteriore voce dal


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ATTUALITÀ

nostro Governo da 500 milioni di euro su Salute, Ambiente e Clima proprio per fare un passaggio sulla necessità di creare competenze, conoscenza, banche dati sul tema “One Health”. All’interno della seconda componente si trovano i finanziamenti per gli ospedali che includono diverse voci quali l’ammodernamento tecnologico, la sicurezza e la sostenibilità delle strutture e, infine, tutta la parte dedicata all’ infrastruttura tecnologia e degli strumenti per la raccolta ed elaborazione analisi dei dati e simulazione. Seguono gli investimenti dedicati alla Ricerca e altri dedicati allo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario. Il modello di Sanità Territoriale che è in capo ad AGENAS vede gli ospedali come “luoghi che dimettono” lasciando il ruolo di smistamento alle Centrali Operative che possono insistere su Case di Comunità, Ospedali di Comunità, Assistenza a domicilio ed RSA. All’interno delle CdC, secondo il modello ipotizzato da AGENAS, si trova la somma dei servizi che oggi vengono erogati in luoghi diversi: poliambulatori specialistici, sedi del distretto, centri vaccinali non massivi, consultori, screening e salute mentale. La differenza rispetto a prima è che sta uscendo una serie di linee con scritto “obbligatorio” e una con scritto “facoltativo”, quindi, chi sta progettando le CdC si trova davanti alla necessità almeno di rispondere alle linee con “obbligatorio”. Secondo Cristina Masella, responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, sono due le novità introdotte dalla CdC che impatteranno sui luoghi di cura. «Sono due i luoghi “diversi” presenti nelle CdC che attualmente non si trovano se non saltuariamente nelle attuali Case della Salute: l’area della cure primarie e della continuità assistenziale; l’area dei programmi di prevenzione e promozione della salute. Tutto questo perché parallelamente sono state inserite delle figure professionali nuove quali l’infermiere di famiglia, il punto unico di accesso, la “nuova” valutazione multidimensionale, la partecipazione della Comunità e la valorizzazione della Coproduzione.» «L’elemento centrale all’interno delle Cdc – sottolinea Margherita Carabillò – è il coinvolgimento del MMG sul modello inglese. Nel momento in cui il medico interloquisce con il paziente, diventa anche promotore del fatto che il paziente stesso riconosce quello come luogo deputato al primo percorso assistenziale di base senza dover ricorrere all’ospedale.» Gli interventi sulla sanità territoriale prevedono il domicilio come primo luogo di cura e in questo senso molto può fare la digitalizzazione del servizio, in particolare le COT, le piattaforme integrate e la telemedicina.

Spiega la professoressa Masella: «Le COT attualmente sono pensate come un luogo tecnico che consente di gestire la dimissione protetta, che fa l’organizzazione logistica dei servizi che vengono erogati a domicilio e che potrebbe gestire la telemedicina. In realtà, progetti di COT ancora non se ne vedono pertanto non sono attualmente pensate all’interno dei muri delle CdC – in quanto in numero inferiore –, quindi, sono luoghi senza l’accesso del paziente. Ed è per questo che insieme alle COT c’è il tema della piattaforma integrata - basata sulla capacità di raccogliere, integrare e analizzare dati sanitari, ambientali, economici e sociali dei cittadini, l’offerta di servizi e condizioni di accesso, la qualità dei servizi e dei volumi di attività degli erogatori - senza la quale una COT non può funzionare.» La trasformazione digitale mira a rispondere a una serie di esigenze dei cittadini, già presenti prima dello scoppio della pandemia, per cui occorre ripensare i servizi e i processi integrandoli con il digitale. «In quest’ottica – dice Paolo Locatelli dell’Osservatorio Sanità Digitale Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico di Milano – l’approccio evolutivo deve agganciare percorsi fisici e digitali in un’interazione che vada a toccare le varie fasi indicate nel modello della Connected Care che utilizziamo nell’osservatorio da qualche anno. A partire dalla prevenzione e stili di vita, attraverso la raccolta dati con strumenti digitali, per proseguire con l’accesso ai canali di cura, con la fase vera e propria di cure e poi di followup. Le aziende sanitarie, in questo momento, segnalano la presenza di alcune barriere significative allo sviluppo dell’innovazione digitale, prima fra tutte la limitatezza delle risorse economiche disponibili soprattutto se paragonate agli investimenti fatti in altri paesi europei. Rispetto a queste barriere, o per meglio dire sfide, alcune si vanno a collocare su temi che il PNRR affronta specificatamente, come per esempio Il Fascicolo Sanitario Elettronico che rappresenta uno degli asset fondamentali per la raccolta dei dati sui pazienti ma è ancora poco utilizzato a cominciare dai MMG/PLS. Peraltro, i cittadini secondo il nostro osservatorio sono pronti ad affrontare il servizio digitale e sono favorevoli o interessati all’impiego di app in ambito salute.» Le parole del professor Locatelli riportano alla ribalta il tema della formazione dei medici specialisti o di medicina generale. «A prescindere dalla disponibilità di ciascuno di noi a condividere o meno lo scenario del futuro, è probabile che si possa essere d’accordo sul fatto che gli eventi ci sopravanzano, che sono sempre un passo davanti a noi. E questo pare essere particolarmente vero per quanto concerne l’adeguamento tempestivo delle conoscenze e delle competenze, ovvero, l’allineamento della formazione del personale sanitario alle innovazioni tecnologiche – dice Ubaldo Montaguti, medico di Sanità Pubblica di Bologna. Il contributo che possono dare la formazione e la comuni-

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ATTUALITÀ

PNRR MISSIONE 6: LE CIFRE IN GIOCO Secondo il PNRR, il SSN dovrà investire molte risorse, in poco tempo, e con un’alta efficienza. In termini assoluti, si tratta di finanziamenti molto significativi, pari a oltre il 30% delle risorse in conto capitale investire nel SSN tra il 2000 e il 2017. All’assistenza di prossimità e telemedicina sono dedicati 7 miliardi di euro, per la riforma per la definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale (DM71). Lo stanziamento maggior è per l’ADI (assistenza domiciliare integrata, 4 miliardi di euro). Per le 1.288 CdC è previsto lo stanziamento di 2 miliardi e la loro attivazione deve avvenire entro metà 2026. Sono previsti anche fondi (1 miliardo) per la creazione di 400 Ospedali di Comunità. Alla digitalizzazione e alla formazione sono dedicati 8,63 miliardi di euro.

cazione alla realizzazione degli obiettivi della Sanità futura sarà proporzionale alla capacità di essere il più vicino possibile (non un passo indietro) al progresso che inevitabilmente connoterà la Sanità stessa.»

INTEGRAZIONE TRA OSPEDALE E TERRIRORIO La domanda che si pone Gabriele Pelissero dell’Università degli Studi di Pavia, per introdurre la propria memoria dal titolo “Integrazione del polo territoriale, di quello ospedaliero e della sanità pubblica nell’emergenza malattie infettive: aspetti progettuali, organizzativi, strutturali ed economici in relazione al PNRR”, è: esiste ancora un ospedale contrapposto al territorio? «Se si considera la modalità di esercizio professionale medico da una parte e la tipologia dei bisogni dall’altra, più che pensare al sistema sanitario in termini di ospedale e territorio dobbiamo pensarlo in termini di medicina specialistica e medicina generalista. Questa differenza che si è fortemente caratterizzata dagli anni ’50 ed è andata crescendo, in realtà descrive molto meglio del binomio ospedale-territorio sia la tipologia dei bisogni che l’esercizio professionale.» Una distinzione fondamentale tra queste due è legata all’uso della tecnologia. La medicina specialistica, così come si è sviluppata negli ultimi 50-60 anni in Europa, è un esercizio professionale che si è caratterizzato per l’enorme impatto della tecnologia sempre più complessa. La medicina generalista per contro si connota per avere un uso estremamente modesto della tecnologia e per una serie di elementi di vicinanza che sono importanti anche sotto il profilo psicologico e sociale. La medicina speciali-

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L’investimento è maggiore (7,34 miliardi) nel campo delle nuove apparecchiature e nella digitalizzazione dei DEA (Dipartimento degenza e accettazione): 4,05 miliardi per nuove apparecchiature (>5 anni), digitalizzazione DEA, PL aree intensive e semi-intensive, 1,6 miliardi per la messa in sicurezza antisismica, 1,4 miliardi per l’implementazione del FSE, 0,29 miliardi per il Nuovo Sistema Informativo Sanitario, miglioramento della raccolta, del processo e della produzione di dati NSIS a livello locale, sviluppo di strumenti di analisi avanzata, creazione di una piattaforma nazionale dove domanda e offerta di servizi di telemedicina possa incontrarsi. Una parte residuale del fondo (1,26 miliardi di euro) è allocata a potenziare il sistema della ricerca biomedica in Italia.

stica, inoltre, per sua natura, si è sviluppata secondo un modello professionale “gerarchico”, nel senso che nello stesso esercizio della singola specialità il livello di competenza, e pertanto l’attitudine all’esercizio, è differenziato. La medicina generalista non ha avuto lo stesso tipo verticistico di evoluzione, comportando delle implicazioni professionali importanti per quanto riguarda la standardizzazione e la qualità. Lo specialista non opera più, secondo una visione ottocentesca, solo nell’ospedale, esattamente come il MMG che svolge il suo esercizio in strutture di ricovero, strutture ambulatoriali complesse e semplici, a domicilio. Sul tema dell’integrazione tra ospedale e territorio, in particolare dell’ospedale “aperto”, Renato Botti dell’Ospedale Pediatrico Gaslini ha portato l’esempio Piano Strategico del nosocomio genovese che mira alla costruzione di una struttura che pone il bambino con la sua famiglia sempre più al centro della propria progettualità dove assistenza, formazione e ricerca sono inscindibilmente connesse e al servizio, per un ospedale “accogliente” e a misura di famiglia. «Per quanto riguarda la telemedicina – spiega Botti – si punta alla creazione di una Centrale Operativa (CO) “cuore” dei servizi di telemedicina e teleassistenza per gli assistiti, per gli specialisti dei presidi spoke e delle strutture intermedie, per i Pediatri di libera scelta ecc. La continuità di cure ospedale-territorio ha come obiettivo essere presenti e vicini al bisogno di salute dei bambini attraverso un modello circolare in un continuum territorio-ospedale-territorio.» Per ulteriori informazioni sul programma completo del convegno: https://www.cneto.it/convegni-e-workshop


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di Luca Vieri

Rapporto Oasi 2021: nuovi paradigmi attendono il SSN Nel 2021, il Rapporto ha dedicato particolare attenzione alle sfide che attendono il SSN, tra la pandemia Covid-19 e l’implementazione dell’ambizioso programma di investimenti Next Generation EU. Vediamo in sintesi i risultati più salienti La presentazione nazionale del rapporto OASI 2021, Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema Sanitario Italiano, viene dedicata ai policymaker nazionali e regionali, alle direzioni strategiche delle aziende sanitarie pubbliche e private, ai membri degli staff aziendali e a tutti i professionisti interessati all’innovazione nel management e nelle politiche sanitarie. L’evento dello scorso 18 novembre è stato organizzato da CERGAS, Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale SDA Bocconi School of Management con il contributo incondizionato di Medtronic, Viatris e Bristol Myers Squibb.

COME È ORGANIZZATO IL SSN Il SSN rimane tutt’ora di gran lunga il soggetto centrale dominante nel sistema sanitario italiano. Esso non ha una sola faccia, infatti, come successo in altri paesi europei, è diventato un sistema pluralistico con una netta presenza di diritto pubblico fortemente integrata con componenti di diritto privato. All’interno del SSN, l’attività di ricovero ospedaliero vede una produzione fatta per il 75% da soggetti di diritto pubblico e dal 25% da soggetti di diritto privato sebbene in alcune Regioni strategiche, come per esempio Lombardia, Lazio e Campania, la quantità di prestazioni erogate al di fuori delle strutture di diritto pubblico salgono in taluni casi a oltre il 35%. Per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali esse sono distribuite quasi equamente al 50% mentre l’attività di riabi-

litazione, che è fondamentale come dimostrato anche in fase Covid, la quota erogata da soggetti che non sono di diritto pubblico supera il 70 Con riferimento agli assetti istituzionali, dopo i grandi processi di riordino occorsi tra 2015 e 2017, nel 2021, in linea con i dati rilevati per l’anno precedente, il numero di aziende territoriali (ASL + ASST) rimane pari a 118 così come il numero di AO (43). In termini strutturali, la contrazione del numero di posti letto (PL) iniziata già negli anni Novanta ha portato nel 2019 a una dotazione media di 2,9 PL per mille abitanti per gli acuti e a 0,6 PL per i non acuti, sostanzialmente in linea con la dotazione-obiettivo definita dal DL 95/2012. Per quanto riguarda il personale dipendente del SSN, nel 2019 continua il trend positivo iniziato nel 2018, con un incremento nel numero dei medici (+492 unità) e del personale di ruolo sanitario (+1.013 unità). Le attività di ricovero (dimissioni) risultano in significativo calo tra 2001 e 2019 (-34,1%), in coerenza con il trend strutturale. L’Italia ha inoltre un tasso di dimissione ospedaliera inferiore alla media dei Paesi OECD e una degenza media allineata a quella dei principali Paesi europei. Per quanto riguarda le giornate di ricovero, il trend si conferma calante (-1,2% tra 2018 e 2019) e contestualmente, si registra il dato di incidenza degli accessi in day hospital più modesto dal 2001 (10,4%), a conferma della continua trasformazione in prestazioni ambulatoriali di alcuni ricoveri precedentemente erogati in regime DH.

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ATTUALITÀ

LO STATO DEI FINANZIAMENTI Le evidenze mostrano che, nel panorama internazionale, l’Italia registra una spesa sanitaria contenuta e con una copertura pubblica del 73,9%, nella media dei Paesi europei, ma in lieve aumento. A differenza di tali Paesi, la componente privata è prevalentemente out-of-pocket (circa il 23% del della spesa totale), mentre è ancora marginale il ricorso ad assicurazioni complementari. A livello nazionale, nel 2020 la spesa sanitaria corrente a carico del SSN è aumentata dell’5,3% rispetto al 2019, attestandosi su un valore di circa 126,7 miliardi di euro. Nel 2020, come per i precedenti 5 anni, si registra un tendenziale orientamento al pareggio, con un disavanzo modesto (237 milioni), contenuto grazie all’azione di maggior finanziamento (6,2 miliardi) predisposta a fronte dell’emergenza COVID.

LA COMPONENTE PRIVATA Nel 2020 la spesa SSN per assistenza erogata da soggetti privati accreditati è stata pari a 374 euro procapite, il 17,0% del totale della spesa sanitaria pubblica, in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente. Con riferimento alle singole regioni, diminuisce molto la spesa per servizi ospedalieri erogati dai privati in Lombardia (-16%), che ha evidentemente risentito del calo della mobilità e dell’attività chirurgica. Gli erogatori privati accreditati detengono complessivamente il 30% dei posti letto ospedalieri, prevalentemente concentrati presso le case di cura accreditate, il 60% degli ambulatori e laboratori e l’83% delle strutture residenziali socio-sanitarie. Il profilo e il ruolo assunto dal privato accreditato nelle diverse aree del Paese risultano molto differenti, e diverse sono le potenzialità di collaborazione nell’ottica di implementare il PNRR.

L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI In Italia si stima che gli anziani affetti da demenza siano circa 1,1 milioni, di cui oltre 600.000 con demenza di Alzheimer. La demenza si presenta come una tra le sfide maggiori legate all’invecchiamento, sia in termini di prevalenza nella popolazione, che rispetto alle ricadute sociali ed economiche connesse alla malattia. A questo si aggiunge il disallineamento tra la configurazione dell’attuale rete di offerta socio-sanitaria e la prevalenza della malattia. Rispetto alla mappatura normativa, a luglio 2021 erano solo 12 le regioni ad aver recepito il PND (Piano Nazionale Demenze), di cui solo sette con attività normativa più profonda rispetto alla mera ricezione del Piano. Tra queste, è emerso come le regioni si siano concentrate prevalentemente sulla ri-organizzazione della rete integrata di offerta e sulla razionalizzazione della stessa, obiettivi profondamente collegati. Meno diffusi sono i riferimenti all’adozione di sistemi informativi e di conoscenza che permettano di acquisire una migliore consapevolezza e rappresentazione del

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fenomeno delle demenze. L’altro obiettivo meno presente negli atti di recepimento del PND è quello relativo alle iniziative finalizzate ad accrescere la consapevolezza e l’empowerment dei caregiver. Infine, dai casi emerge come a fare la differenza sia l’investimento sui sistemi di conoscenza e l’allocazione di risorse aggiuntive e dedicate a demenza, spinte da sostegno politico.

GLI INDICATORI DI SALUTE A livello internazionale, l’aspettativa di vita italiana, pari a 83,6 anni, risulta la quarta più alta al mondo, in crescita progressiva dal 2000 e in linea con la precedente rilevazione. Questo valore, tuttavia, non recepisce ancora l’eccesso di mortalità che si è registrato nel corso del 2020 per il Covid-19, che porterà ad una riduzione di tale indicatore attesa nell’ordine di 1-3 anni. La percentuale di morti premature per malattie non trasmissibili è più contenuta in Italia se confrontata con quella di Regno Unito, Spagna, USA, Germania e Francia. A livello nazionale, invece, permangono importanti divari interregionali. Fonte: https://cergas.unibocconi.eu/observatories/oasi_/oasi-report-2021


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di Fabrizio Massimo Ferrara, Andrea Fracasso, Sara Consilia Papavero

Indagine sulle soluzioni di telemedicina implementate dalle aziende sanitarie L'Osservatorio sulla Telemedicina Operativa dell'ALTEMS ha condotto un sondaggio sulla rilevanza della telemedicina per le aziende sanitarie anche a seguito della pandemia da Covid-19

È ormai un fatto acquisito che la pandemia Covid ha definitivamente reso la telemedicina una modalità accettata e diffusa per l’erogazione di servizi sanitari, come complemento delle attività in presenza. Alla fine di giugno 2021 nell’ Instant Report COVID-19(1) dell’ALTEMS, erano state censite quasi 250 iniziative, implementate dalle aziende dall’inizio della pandemia. Considerata l’esigenza di estrema rapidità nell’implementazione, le soluzioni realizzate si sono basate su strumenti e tecnologie molto differenti (a partire dal semplice contatto telefonico) e sono state in gran parte circoscritte al supporto a singole attività di cura ed assistenza, indipendentemente dal contesto complessivo del percorso di cura del paziente. Alla fine dello scorso anno sono poi state definite le “Indicazioni Nazionali sull’erogazione delle prestazioni in telemedicina” (2), approvate dalla Conferenza Stato Regioni il 17 Dicembre 2020, che definiscono il quadro di riferimento operativo e normativo secondo il quale organizzare, erogare le prestazioni effettuate, “al fine di ricondurle ai Livelli essenziali di assistenza nell’ambito dei quali vengono erogate e quindi alle regole 1. https://altems.unicatt.it/altems-covid-19 2. http://www.statoregioni.it/media/3221/p-3-csr-rep-n-215-17dic2020.pdf

amministrative che devono essere applicate a tali prestazioni (in termini di tariffa, modalità di rendicontazione, compartecipazione alla spesa)”

L’APPROCCIO MULTIDIMENSIONALE NELLA VALUTAZIONE DELLE SOLUZIONI DIGITALI L’obiettivo principale, adesso, deve quindi essere quello di “mettere a sistema” quanto realizzato sotto la spinta dell’emergenza, per integrare le soluzioni realizzate all’interno dei processi clinicoassistenziali e poter capitalizzare sui risultati raggiunti utilizzandoli come base per i successivi passi di evoluzione digitale del sistema sanitario, nell’ottica della continuità del percorso di cura del paziente e secondo le linee guida del PNRR. A questo scopo, le iniziative di telemedicina non possono essere considerate circoscritte solo nel loro specifico ambito settoriale e secondo visioni puramente tecnologiche, ma devono essere analizzate, dal momento della pianificazione a quello dell’utilizzo, fino alla valutazione, secondo una visione multidimensionale, che coniughi gli aspetti ICT con le esigenze del contesto sanitario, primi fra tutti il rischio clinico, la continuità del processo di cura e la collaborazione sul territorio, i benefici sociali ed economici e per il paziente, gli aspetti normativi (inclusa la protezione dei dati personali).

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INFORMATICA

Un buon sistema digitale viene progettato, realizzato e valutato secondo linee guida e modelli ormai largamente diffusi e collaudati sia nella letteratura che nella pratica. Primo fra tutti il modello di riferimento ISO 10476 che formalizza un quadro organizzativo architetturale di riferimento (“an enterprise architecture framework”), mediante il quale rappresentare ed analizzare il sistema secondo quattro prospettive fondamentali: gli aspetti organizzativi, la gestione dei dati, le funzionalità disponibili e l’infrastruttura tecnologica. Nell’ambito di ognuna di queste prospettive, è evidente la molteplicità delle implicazioni legate all’adozione di soluzioni digitali nel contesto delle organizzazioni sanitarie, che influiscono su: █ la sicurezza dei pazienti (es. soluzioni per la gestione dei rischi clinici), █ l’efficacia delle cure: basta pensare alle esigenze di collaborazione multiprofessionale fra i diversi attori sul territorio, alla rielaborazione di soluzioni diagnostiche, all’incremento dell’aderenza alle terapie grazie a sistemi di reminder automatici ecc. █ l’efficienza e l’economicità dell’organizzazione e dei processi di cura; █ la protezione dei dati personali; █ gli aspetti sociali, inclusa la qualità della vita ed il risparmio per il paziente. Le prospettive informatiche vanno quindi coniugate con le peculiarità e le esigenze di una organizzazione sanitaria per valutarne la efficacia e la validità nello specifico contesto (fig. 1).

█ Figura 1: Le prospettive di analisi delle soluzioni digitale nel contesto sanitario

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LA SURVEY SULLE SOLUZIONI DI TELEMEDICINA IMPLEMENTATE DALLE AZIENDE Secondo questo approccio, il Laboratorio sui Sistemi informativi Sanitari (3) dell’ALTEMS, in collaborazione con il CERISMAS, il Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha avviato uno studio sulla rilevanza della telemedicina (fig. 2) nei

█ Figura 2: La survey sulle soluzioni di telemedicina

3. https://altems.unicatt.it/altems-laboratori-e-osservatori-i-sistemiinformativi-sanitari-per-il-governo-dell-organizzazione


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INFORMATICA

diversi contesti clinico-organizzativi e sulle soluzioni implementate e/o in corso di sviluppo, a cui tutte le organizzazioni sanitarie sono invitate a partecipare, compilando il questionario on-line (4)

In particolare, per quanto riguarda i pazienti, si può osservare come l’informazione e la scarsa familiarità di questi nell’uso dei sistemi e dei dispositivi siano considerati ostacoli molto significativi, considerando anche che nel 48% dei casi viene indicato che i pazienti sono

assistiti -totalmente o parzialmente- da un care giver. Potrebbero sensibilmente contribuire alla risoluzione di queste diffcoltà le Associazioni dei pazienti, che -tuttavia- risultano essere state coinvolte solo nel 18% dei casi. Inoltre, solo il 28% delle soluzioni descritte prevede la disponibilità di una app per il paziente, e solo nell’11% dei casi questa app ha anche funzionalità di formazione ed informazione sull’accesso al servizio. Questo rappresenta senz’altro un fattore di difficoltà per il paziente, considerato che lo smartphone rappresenta lo strumento più utilizzato (oltre il 70%) dai pazienti stessi, come riscontrato nell’analisi di oltre 3.000 prestazioni nell’ambito della collaborazione “Telemedicina Subito” (5), avviata nel marzo 2020 fra il Laboratorio sui Sistemi Informativi Sanitari dell’ ALTEMS e diverse aziende sanitarie per la realizzazione di manuali per implementare rapidamente televisite nell’ambito dei processi esistenti e facendo uso di piattaforme comuni, immediate e conosciute dai pazienti (vedi anche ‘l’articolo “Telemedicina Subito” sul numero 3-2020 di Progettare per la Sanità). Per quanto riguarda gli aspetti tecnici all’interno dell’organizzazione, va evidenziato come in oltre l’80% delle aziende, la frammentazione dei dati e la non condivisione di questi fra le diverse applicazioni venga -a ragione- considerato un aspetto molto critico, in quanto con consente la continuità del processo di cura e la disponibilità di un quadro completo, aggiornato e proattivo dello stato del paziente. Questo problema è imputabile alla architettura dei sistemi informativi, in massima parte descritti come formati da applicazioni dipartimentali eterogenee e privi di un Cinical Data Repository ovvero una base dati conosceiuta dall’azienda ed indipendente dalle singole applicazioni, nel quale far confluire -in forma dettagliata ed analizzabile- tutti i dati sanitari provenienti dai diversi settori, al pari di quello che si fa da anni per scopi amministrativi con il datawarehouse (vedi anche l’articolo “La babele dei dati nella sanità digitale” sul numero 2-2021 di Progettare per la Sanità). Dall’indagine è risultato infatti come solo il 32% delle aziende abbia, nel proprio sistema informativo, il componente del Clinical Data Repository, sia pur non completo e/o in fase di sviluppo. Per quanto riguarda gli strumenti adottati nell’implementazione delle varie soluzioni, la figura 6 evidenzia come nel 66% dei casi di faccia ancora ricorso al telefono e alla mail. Se queste potevano essere ritenute soluzioni accettabili in situazioni di estrema emergenza, devono necessariamente adeso essere evolute verso contesti più proceduralizzati e strutturati, sia per la completezza dell’atto medico (come previsto anche esplicitamente dalla Indicazioni Nazionali) sia per la sicurezza della comunicazione e dei dati trasmessi, non garantita dai sistemi di posta elettronica. Questo trova riscontro anche nella rispondenza agli aspetti normativi: solo il 27% delle soluzioni dichiara di essere conforme al recente regolamento UE sul software come dispositivo medico e solo nel 42% dei casi è dichiarato di aver effettuato una “valutazione di impatto” ai sensi di quanto prescritto dal GDPR.

4.

5. https://www.dati-sanita.it/wp/indicatori-sulle-televisite-effettuate/

Scopo della survey è innanzi tutto ottenere una fotografia dettagliata degli scenari attuali secondo criteri che siano indipendenti da specifiche tecnologie e prodotti, e che permettano quindi di rappresentare le diverse soluzioni secondo un linguaggio e parametri comuni. Sulla base dei risultati raccolti verrà proposto un quadro multidimensionale di indicatori che possa aiutare le Aziende le Istituzioni ad analizzare le varie implementazioni secondo criteri omogenei, facilitando la collaborazione sul territorio ed individuando possibili obiettivi di evoluzione nei singoli contesti, a beneficio del paziente e della collaborazione del sistema sanitario sul territorio. La survey è tuttora in corso e procederà per i prossimi mesi, in modo da seguire l’evoluzione dei progetti delle aziende e delle Regioni che saranno avviati nell’ambito del PNRR. I dati raccolti ad oggi, con il contributo di 128 aziende sanitarie (fig. 3), permettono già di delineare –sulla base di un campione più che significativo del panorama nazionale- lo scenario complessivo circa la rilevanza attribuita alla telemedicina dalle diverse aziende e l’approccio finora seguito nella definizione di questi progetti, di sui solo il 52% è stato avviato a fronte della pandemia COVID, a riprova dell’interesse già da tempo esistente anche in Italia verso forme di digitalizzazione e collaborazione sanitaria, adesso finalmente consolidabile grazie alle Indicazioni Nazionali ed agli obiettivi del PNRR. Le soluzioni sono state implementate mediante un mix di contributi: nel 57% mediante fondi autonomi, il 5% attraverso progetti di ricerca, il 14% a seguito di donazioni ed il 24% adottando direttamente piattaforme messe a disposizione dalle Regioni durante il periodo di emergenza. La figura 4 riassume la tipologia delle attività supportate dalle soluzioni di telemedicina in essere presso le aziende e le priorità delle aziende stesse rispetto agli ambiti di interesse per progetti di telemedicina prevedibili nell’arco dei prossimi 18 mesi. La figura 5 evidenzia i principali fattori di criticità evidenziati dalle aziende rispetto all’implementazione ed alla diffusione di soluzioni di telemedicina, sia dal punto di vista della accettazione da parte dei pazienti, sia per quanto riguarda i fattori interni all’organizzazione sanitaria stessa.

con il supporto non condizionato di Lilly

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INFORMATICA

█ Figura 3: Le aziende che hanno partecipato allo studio

█ Figura 4: Soluzioni presenti nelle aziende e previsione di progetti per il prossimo

periodo

█ Figura 5: Difficoltà nell’utilizzo di soluzioni di telemedicina

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L’elemento più preoccupante, ai fini di una effettiva integrazione della telemedicina nei percorsi di cura -aziendali e territoriali- dei pazienti, è tuttavia la gestione dei dati, evidenziata in figura 6. Nel 9% dei casi il processo non prevede trasferimento di dati e si traduce quindi in una semplice interazione audio e/o video con tutti i limiti del caso. Nel 38% dei casi il sistema di telemedicina consiste in una applicazione del tutto autonoma e non dialogante con il resto dei sistemi aziendali, che registra in una sua base dati proprietaria i dati gestiti. Effetto di questo è un aumento nella frammentazione dei dati e nella loro non disponibilità per agli altri episodi assistenziali di cura del paziente. Ad esempio. nel caso -del tutto auspicabile- che il paziente sia gestito tanto direttamente in presenza che in telemedicina, il medico dell’ambulatorio ha la necessità di accedere tutte le volte ad almeno due sistemi informativi distinti per avere il quadro complessivo dello stato del paziente, per non parlare poi dell’impossibilità di allarmi automatici e di monitoraggio delle cronicità, come dovrebbe essere nella missione delle COT previste dal PNRR. Analogo problema si evidenzia nel caso di utilizzo di piattaforme regionali, che non interagiscono con le migliaia di cartelle cliniche ed app specialistiche esistenti nelle aziende. In definitiva, si conferma come in mancanza di una strategia di governo ed utilizzo dei dati tramite una piattaforma aziendale, aperta e condivisa (il Clinical Data Repository) l'aumento della digitalizzazione ed il proliferare dei progetti possa tradursi più in un ostacolo che in un supporto al processo di cura del paziente, tanto all’interno dell’azienda che -a più forte ragione- nella collaborazione territoriale di più attori nell’intero percorso clinicodiagnostico-assistenziale. Una ultima considerazione per quanto riguarda l’analisi e la valutazione da parte delle aziende delle soluzioni implementate, al fine di poterne migliorare le funzionalità e le caratteristiche. Conformemente allo stato, in fondo ancora preliminare, di queste iniziative, solo il 29% delle aziende ha riportato di


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INFORMATICA

█ Figura 6: Caratteristiche principali delle soluzioni implementati

sumere in a) interazioni preliminari con la struttura (prenotazione, eventuale pagamento del ticket, trasmissione di documentazione); b) eventuale pre-visita infermieristica finalizzata al triage ed al supporto assistenziale, c) visita con il medico, con il contemporaneo invio al paziente di referti e prescrizioni; d) rendicontazione amministrativa ed eventuale “follow-up” -estemporaneo o programmato- fra il medico ed il paziente, ad esempio per la notifica di reazioni alla terapia e dei risultati di esami prescritti. In questo modello di riferimento generale, “one size does not fit all”: le singole █ Figura 7: La televisita deve riflettere tutte le attività del processo della visita in presenza attività e interazioni dipendono dalle diverse patologie, dalla struttura organizraccogliere indicatori sulla efficacia clinica delle prestazioni, e solo il 24% zativa del centro, dal territorio e dalla tipologia di pazienti. Esempi di sugli impatti economici ed organizzativi. Il 54% delle aziende dichiara coqueste peculiarità sono stati evidenziati nei manuali progettati nell’ambimunque di avere in programma l’implementazione di queste verifiche. to della citata iniziativa “Telemedicina Subito” (6). Vale anche ricordare che le Indicazioni Nazionali prescrivono che “deve sempre essere garantita la possibilità di scambiare in tempo reale dati cliLO SCENARIO DELLE TELEVISITE Alcune considerazioni più approfondite meritano le soluzioni adottate nici, referti medici, immagini, audio-video, relativi al paziente” e che “il colper implementare la televista, che fin dall’inizio della pandemia ha raplegamento deve avvenire comunque in tempo reale e consentire di vedere il paziente e interagire con esso”. Queste funzionalità devono essere pospresentato l’attività prioritaria e più diffusa, indispensabile per facilitare l’accesso alle cure a tutti i pazienti, in particolare se fragili e cronici, e sibili, in modo facile e immediato, anche per il paziente che - come risconche è uno dei servizi principali già in essere e previsti dalle aziende per trato nell’ambito della collaborazione “Telemedicina subito” - per il 70% il prossimo futuro. dei casi utilizza lo smartphone e non il PC, con le conseguenti implicazioni Come avviene per le visite in presenza, la televisita non può essere un per quanto riguarda le modalità di effettuazione delle varie operatività. fatto isolato, ma deve essere strutturata all’interno di un processo clinicoorganizzativo che si evolva in diverse fasi (fig. 7), che possiamo rias6. https://www.dati-sanita.it/wp/telemedicina/osservatorio-telemedicina/

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INFORMATICA

█ Figura 8: Le soluzioni implementate per le televisite ancora non rispettano interamente le Indicazioni Nazionali

Dall’analisi delle risposte raccolte attraverso la survey, si evidenzia come questo supporto integrato all’intero processo della televisita non sia ancora stato raggiunto. Solo nei casi nei quali la soluzione è stata co-progettata dall’azienda insieme ad un fornitore tecnologico (circa il 30%), lo scenario rappresentato descrive un supporto completo al processo secondo le fasi precedentemente descritte. Un analogo livello di completezza si riscontra in settori specifici (ad esempio, si vedano su www.dati-sanita. it i manuali realizzati nel corso dell’iniziativa “Telemedicina Subito”), per i quali partendo dall’analisi del processo in presenza è stato progettato lo scenario completo con l’uso di piattaforme di videocomunicazione web pubbliche. Più in generale, si può evidenziare come (fig. 8): █ le soluzioni implementate sono in gran basate sull’utilizzo (anche congiuntamente, nel 30% dei casi) di diversi strumenti: telefono e posta elettronica (29%), sistemi commerciali (38%), piattaforme regionali (32%) e piattaforme di videocomunicazione web pubbliche (32%); █ la maggior parte delle piattaforme regionali (quasi l’80% dei casi) sono dedicate a supportare il solo momento della televisita, costringendo al ricorso al telefono ed alla posta elettronica per le comunicazioni e lo scambio di documenti nella fase precedente all’incontro e nei follow-up successivi; █ solo il 48% delle soluzioni prevede il trasferimento di messaggi e documenti anche al di fuori del momento della televisita. E solo nel 30% dei casi tramite un ambiente unico e protetto, senza dover far ricorso a portali esterni per upload/download, (non immediati,

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più difficili per il paziente e spesso di difficile attuazione da uno smartphone e/o alla posta elettronica, con i conseguenti rischi in termini di comunicazione (per esempio e-mail errate) e di sicurezza (per esempio intercettazione e/o errato recapito di documenti contenenti dati sulla salute); █ in minima parte (meno del 10% dei casi) la televisita si basa ancora, come nel periodo di emergenza, sul solo telefono e scambio di documenti via mail o portale, senza consentire l’interazione visiva ed in tempo reale fra medico e paziente, realizzando quindi più un “teleconsulto” che una reale “televisita” come descritta nelle Indicazioni Nazionali.

Gli autori

FABRIZIO MASSIMO FERRARA Docente di Informatica e sistemi informativi nel Corso di Laurea in Economia e Gestione delle Aziende e dei Servizi Sanitari e Coordinatore del “Laboratorio sui sistemi informativi sanitari” presso l’ALTEMS – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore ANDREA FRACASSO SARA CONSILIA PAPAVERO Collaboratori di Ricerca presso il “Laboratorio sui sistemi informativi sanitari” ALTEMS – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore


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di Arturo Zenorini

INTERVISTA

Case della Comunità, tra riorganizzazione dell’assistenza territoriale e innovazione digitale I fondi destinati alla realizzazione delle CdC hanno acceso un dibattito su come organizzare e dove tali strutture il cui compito è di coordinare i vari servizi offerti dall’assistenza territoriale. Ne parla Walter Bergamaschi, direttore generale ATS Milano La pandemia di Covid-19 ha rivelato varie carenze del nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN), facendo emergere la necessità di un profondo ripensamento dell’assistenza territoriale. È in questo contesto che, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) Sanità, è previsto un finanziamento di 2 miliardi per la realizzazione delle Case della Comunità (CdC), il cui obiettivo è dotare il territorio di “uno strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti” e di garantire alla popolazione “un punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie”. Questa iniziativa, molto innovativa, ha portato a un acceso dibattito sull’organizzazione di tali strutture, in termini sia di competenze professionali che di adeguamento dei sistemi informatici. Ne ha parlato Walter Bergamaschi, Direttore Generale ATS Milano, già Direttore Generale del Ministero della Salute e Direttore generale della Sanità per la Regione Lombarda, in occasione del Convegno “La collocazione interdisciplinare delle cure di prossimità nell’era digitale” organizzato da “FarmacistaPiù”, moderato da Ludovico Baldessin, Direttore Esecutivo di EDRA, e realizzato grazie al contributo non condizionato di Teva.

█ Dott.

Bergamaschi, a suo avviso cosa ci aspetta nelle cure di prossimità, considerando le caratteristiche dell’assistenza territoriale e della digitalizzazione? Abbiamo da un lato un’assistenza ospedaliera molto ben riconoscibile dai cittadini, erogata da gruppi pubblici e privati, nell’ambito di un sistema collaudato e focalizzato sulla cura delle patologie. Dall’altra c’è invece un sistema territoriale - di cui fanno parte le cure primarie, il sistema delle farmacie e le unità di offerta sociosanitarie - costituito da migliaia di erogatori che offrono un patrimonio di competenze e di attività rilevante ma spesso frammentate, e di conseguenza non riconosciute o riconoscibili. Per esempio, le unità di offerta socio-sanitarie prevedono vari setting con un obiettivo di cura che non è più quello tipico ospedaliero di trattare solo la patologia, quanto di mantenere la salute delle persone, coinvolgendo anche il vasto ambito della prevenzione. In questo momento, il raccordo tra il paziente e questi due grandi universi è dato dal mondo dei medici di medicina generale. Un raccordo che avviene meglio nell’integrazione tra ospedale e territorio - cioè

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INTERVISTA

quando il medico gestisce la patologia di un proprio assistito e si riferisce al mondo sanitario che conosce meglio - mentre paradossalmente funziona meno bene fra territorio e territorio. Penso che le cure primarie – un patrimonio sul quale investire - debbano avere alle spalle un’organizzazione che stiamo cercando di inserire nelle CdC che non devono configurarsi solo come poliambulatori più visibili quanto diventare luoghi in cui - anche attraverso piattaforme tecnologiche - possano garantire alle cure primarie uno stato di integrazione con tutti gli altri livelli di assistenza. Compreso, tra questi, il livello della farmaceutica territoriale che, nella gestione della cronicità, può certamente svolgere un ruolo fondamentale con il controllo di aderenza e continuità terapeutica. █ Come

si configura lo sviluppo di queste CdC all’interno di un tessuto urbano particolarmente denso, come per esempio quello milanese? A Milano oggi abbiamo più di 60 punti di erogazione di servizi, mettendo insieme centri di continuità assistenziale, poliambula-

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tori, consultori familiari, luoghi di sanità distrettuale. Quindi non è che non esista la Sanità territoriale, ma non è identificata e riconosciuta e, soprattutto, non lavora insieme. Allora, quanto ci stiamo sforzando di fare è invece individuare luoghi adeguati laddove presenti, da riqualificare e ristrutturare e, qualora assenti, da edificare - perché questi possano costituire innanzitutto un punto di riferimento per le cure primarie in quel territorio in cui il medico di medicina generale possa trovare sia specialisti a supporto sia competenze intersettoriali e interdisciplinari per affrontare problemi che, in studio, non necessariamente si riescono a svolgere. Stiamo quindi progettando le CdC pensando all’organizzazione che queste strutture dovranno poter svolgere in futuro come punto di raccordo e integrazione. In tutto ciò, grandissima importanza riveste il rinnovamento dei sistemi informativi dato che questo raccordo può avvenire solo con piattaforme tecnologiche che permettano di collegarsi a luoghi che siano riconosciuti dal paziente e nel quale i professionisti possano davvero mettersi in relazione fra loro.


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INTERVISTA

█ Vi

sono reali difficoltà nel concretizzare questi cambiamenti? Il progetto di CdC sul nostro territorio non intende emulare esperienze del privato, in quanto le attività di quest’ultimo settore sono molto diverse e rivolte a un target di persone che ha bisogno di una prestazione rapida per sciogliere un dubbio diagnostico ed eventualmente passare a un secondo livello ospedaliero. Pensiamo di rivolgerci invece a un paziente con patologia cronica che può essere ancora gestito a livello territoriale e quindi ha bisogno di un’integrazione di competenze e servizi diversificati secondo una logica non prestazionale, ma con una modalità che superi alcuni limiti degli attuali livelli prestazionali. Va fatto notare che alcuni centri privati di Milano hanno attivato servizi che sono quasi in competizione con le cure primarie, offrendo una sorta di continuità assistenziale di guardia medica che risponde entro 40 minuti 7 giorni su 7. Questo è dunque il retail che ci proponiamo di portare avanti, sottolineando che non si inventa niente di nuovo se non la componente di integrazione costituita da sistemi informativi come piattaforma sulla quale devono poter operare figure professionali in grado di svolgere questa mansione. In sintesi, non penso alle cure primarie come prestazioni di primo livello a cui segue una prestazione di secondo livello con la quale alla fine si riescono a raggiungere gli obiettivi di salute. Concepisco al contrario le cure primarie come momento di

ricomposizione delle informazioni per poter seguire dei specifici processi di cura, come sta già avvenendo grazie alla competenza degli professionisti i quali, però, spesso non parlano fra loro. Non servono quindi solo sistemi digitali di integrazione ma occorre anche creare una relazione e in tal senso anche il luogo fa la sua parte, sia per l’assistito sia per i professionisti che lo abiteranno. █ Nell’ottica

di interventi volti alla riduzione dei costi delle cronicità, come ritiene che nelle CdC debbano essere svolte azioni di questo tipo che possano conciliarsi efficacemente con le nuove dimensioni delle cure di prossimità e di collaborazione interprofessionale? Parlando di dati di bilancio, occorre ammettere che il Covid ha indotto nei cittadini una maggiore propensione a considerare il proprio SSN come un patrimonio da salvaguardare, anche perché, rispetto a Paesi vicini europei con livelli prestazionali analoghi al nostro, ha una spesa pro capite dal rapporto costi/benefici molto vantaggioso. La spesa privata è meno efficiente di quella pubblica e se riuscissimo a integrare le informazioni che derivano dall’attività svolta privatamente sicuramente avremmo un grande vantaggio. Riguardo al tema della cronicità, il nostro modello di finanziamento delle strutture di erogazione non favorisce economicità e outcome nella gestione dei pazienti cronici perché è nato in un contesto che vedeva molto di più la

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INTERVISTA

DIGITALIZZAZIONE, DAL FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO AI BIG DATA PASSANDO PER WHATSAPP Bergamaschi, fortemente esperto in tema di digitalizzazione, ha spiegato i motivi per cui, a suo avviso, vi è tuttora un utilizzo molto eterogeneo sul territorio italiano del fascicolo sanitario elettronico. Quest’ultimo spiega «a mio avviso fu purtroppo generato come se fosse non uno strumento ma un obiettivo, mentre io ho sempre considerato che i sistemi informatici siano strumenti e non obiettivi. Dobbiamo tornare invece a concentrarci sui processi assistenziali e quindi è utile pensare alle piattaforme come strumenti che favoriscono l’integrazione dei processi». Ha poi affrontato il tema della governance dei big data in cloud, evidenziandone rischi e opportunità. «In tema di privacy, mi sembra che ci sia uno scollamento dalla realtà da parte del Garante. Un recente studio ha evidenziato che l’85% della

necessità di affrontare il tema dell’acuto. Il Drg e la prestazione ambulatoriale non misurano l’outcome bensì le risorse necessarie per erogare una determinata prestazione. In passato abbiamo sperimentato modelli di gestione di “pay for performance”. Se consideriamo l’assistenza territoriale come una sorta di serie B dell’assistenza ospedaliera, rimarremo in un sistema che continua a produrre prestazioni. Se invece consideriamo - con gli strumenti dei sistemi informativi, le piattaforme, la cultura e le competenze - un modello di assistenza territoriale che si distingue, offre altri servizi, ha competenze diverse e mette insieme le informazioni - penso che si possa arrivare a misurare e finanziare la spesa anche in funzione degli esiti. █ Vede

concretamente attuabile questo modello? E cosa serve per realizzarlo? Innanzitutto, serve fare in modo che questo modello sia affermi perché, ripeto, non servono nuovi professionisti o nuove competenze ma dobbiamo riuscire a “farlo funzionare”. Se ciò avvenisse è chiaro come ci siano tanti segnali anche dal mondo assicurativo riguardo a modalità di finanziamento innovative. In questo momento sono orientato a fare in modo che queste modalità differenti nell’affrontare i temi della persona piuttosto che della patologia diventino nuovo pratiche. In questo senso il farmacista ha un ruolo fondamentale perché permette di arrivare “all’ultimo miglio”. L’assistenza domiciliare, quella delle cure primarie e quella farmaceutica sono presidi imprescindibili per mantenere un livello di salute di compenso delle patologie croniche che permette di ridurre le ospedalizzazioni e quindi di modificare non solo l’aspetto di salute ma anche quello economico perché, di fatto, sposterebbe sul territorio risorse che oggi sono concentrate necessariamente negli ospedali.

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comunicazione di referti e informazioni cliniche sensibili avviene attraverso WhatsApp e non tramite il fascicolo sanitario elettronico. Ci sono interi progetti che stanno venendo meno perché non riescono a superare le difficoltà collegate al sistema della privacy. Credo si debba contemperare il principio della protezione delle informazioni sanitarie personali con il diritto a essere curati efficacemente attraverso i nuovi strumenti. È molto importante che i titolari dei dati sanitari possano rendere maggiormente fruibili le informazioni a chi le deve utilizzare, sia per la ricerca sia per fornire assistenza, ricorrendo a progetti attentamente valutati. E se è vero che i big data e la loro gestione rappresentano indubbiamente un rischio importante che va governato, ciò non implica impedirne l’utilizzo.


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DIGITALIZZAZIONE

di Gianluca Polifrone

La vera sfida: il cloud nazionale

Per evitare che la raccolta e la gestione di moli massicce di dati sanitari continui a essere nelle mani dei colossi privati, lo Stato deve detenere e gestire quantità rilevanti di dati personali. Per questo diventa fondamentale la costruzione del cloud nazionale

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DIGITALIZZAZIONE

Dal punto di vista di chi scrive vale la pena soffermarci su un tema, più volte trattato, ma che resta centrale e rappresenta alla fine il vero perno della sanità digitale: le informazioni. Il dato rappresenta la moneta di scambio tra Stato e cittadino e diventa l’elemento centrale del rapporto. È grazie al dato digitale che diventa possibile effettuare monitoraggi in remoto dei pazienti, visite a distanza con reale valore diagnostico eccetera. Si tratta comunque di saper gestire migliaia di dati per paziente che devono per forza di cose essere gestibili e fruibili in maniera che abbiano un reale valore per i medici e, dunque, anche per il paziente, ma non solo: posto che i cittadini devono avere la possibilità di limitare l’accesso ai dati sensibili laddove non necessario, esiste comunque la possibilità di ottenere big data realmente anonimi che possono servire per le indagini di tipo epidemiologico, statistico, economico e che, quindi, sono di grande valore per la ricerca e la messa a punto di PDTA, protocolli terapeutici e quant’altro. La condivisione dei dati sanitari su tutto il territorio nazionale se avessimo banche dati sicure ed interoperabili consentirebbe alle strutture sanitarie di sfruttare la ricchezza di una mole di informazioni (in forma anonima) che può contribuire alla ricerca scientifica e a una migliore comprensione di molti aspetti legati alla salute (su scala geografica, sociale, per fasce di età ecc.). Ciò significa che nell’interesse generale e del cittadino, lo Stato dovrebbe continuare a garantire il rispetto di queste informazioni, senza lasciare che esse stesse siano di fatto in mano al mercato degli operatori privati. Ecco perché qualsiasi tipo di investimento sia reso necessario dall’implementazione dell’e-health, finisce comunque con il generare un valore aggiunto di incomparabile importanza. Quella che si pone è una sfida cruciale ma al contempo necessaria in un contesto digitale in cui lo Stato deve detenere e gestire quantità rilevanti di dati personali. Ancor più rilevante lo è quando i dati di cui parliamo riferiscono allo stato di salute dei cittadini. Non vi è dubbio alcuno che grandi risultati si possono ottenere solo se si costruiscono sane alleanze con il mercato privato. Ma deve essere altrettanto chiaro che la parte pubblica deve avere una strategia di politica sanitaria altrettanto chiara. Questa è precondizione necessaria per chiedere al mercato dell’ICT, ad esempio, di sostenerti nelle analisi approfondite della mole di informazioni sanitarie a disposizione per costruire algoritmi predittivi appositi (in base ai risultati diagnostici) che possono contribuire e condizionare le scelte di politica sanitaria pubblica futura. Tutto questo va affrontato in un quadro giuridico di riferimento al fine di evitare, per esempio, la cessione di dati alle aziende private, in assenza di un preventivo consenso da parte dei singoli interessati. Questo spiega come sia necessario impiegare la giusta parte dei fondi del PNRR nella costruzione di banche dati di proprietà pubblica per evitare, ciò che oramai succede sistematicamente, che la raccolta e la gestione di moli massicce di dati sanitari, e non solo, continui ad essere nelle mani dei colossi privati ponendo un problema

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rilevante anche da un punto di vista sociale. I poteri privati in ambio tecnologico arrivano a eguagliare e superare i poteri pubblici in un’epoca in cui le banche dati, gestite in modo sistemico, sono in grado di condizionare non solo la scelta di politiche sanitarie di uno Stato; ma banalmente la vita quotidiana delle persone sotto diversi profili. È noto ai più come questo strapotere sia nelle mani dei colossi digitali della Silicon Valley al punto tale che qualche paese europeo, spiace dirlo, più lungimirante della nostra Italia come Francia e Germania hanno dato vita al c.d. progetto Gaia-X per la creazione di una piattaforma di cloud computing tutta europea. Questa iniziativa nasce con un principio di partenza molto forte, ossia garantire alle aziende europee una maggiore autonomia dai colossi americani per quanto riguarda la conservazione e la gestione dei propri dati in cloud. Pare evidente che la sovranità digitale europea è un tema che ha condizionato le agende politiche di questi Paesi europei, e la pandemia ha contribuito a far comprendere pienamente che amministrare i propri dati, soprattutto quelli sanitari, in autonomia con aziende europee e con standard di sicurezza garantiti dal sistema istituzionale europeo contribuirà a rendere l’area U.E. più competitiva rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. In un progetto di tale portata la sfida da vincere è la costruzione del cloud nazionale. L’obiettivo del governo deve essere quello di creare un polo strategico, un’infrastruttura avanzata per la gestione dentro uno spazio virtuale di tutti i dati della sanità. Dati che fino ad oggi sono dispersi sul territorio e che vanno accorparti e messi in sicurezza e resi interoperabili.

L’autore

GIANLUCA POLIFRONE Autore del saggio “Sanità Digitale: riflessioni sulla sanità che vorrei”


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di Fabio Chiavieri

SANIFICAZIONE

Una strategia basata sull’innovazione tecnologica In un mercato in continua evoluzione in cui nuove sfide sono all’ordine del giorno, un’evoluta attività di ricerca e sviluppo rappresenta per un’azienda un considerevole vantaggio competitivo in termini di rapidità di innovazione. La risposta immediata di Beghelli S.p.A. alla necessità di far fronte all’epidemia da Covid 19 anche attraverso la sanificazione dell’aria che respiriamo si è concretizzata in una linea di strumenti dedicati agli spazi indoor. Ne abbiamo parlato con Luca Beghelli, Marketing & Communication Manager dell’azienda █ Dottor

Beghelli, è opinione diffusa che la pandemia ha avuto almeno il merito di aver acceso i riflettori sul tema della sanificazione degli ambienti che in passato non ha goduto sempre della giusta considerazione. Secondo la vostra esperienza, alla luce di quanto detto, come sono realmente cambiate le esigenze del mercato e l’attenzione degli utilizzatori finali? E in che modo hanno influenzato le vostre strategie di R&D? L’attuale pandemia ha suscitato un forte interesse per la qualità microbiologica dell’aria, che è ora considerata una importante fonte di trasmissione per agenti infettivi. Dopo i primi mesi di assoluta e terribile incertezza dovuta alla mancanza di conoscenze sul Covid, gli studi scientifici hanno

confermato che la trasmissione avviene non tanto per contatto con le superfici ma per via aerea. Fino al 37% delle particelle esalate da una persona Covid positiva può infatti contenere almeno una particella di virus. Ora sappiamo che queste minuscole particelle si diffondono nell’aria e possono muoversi anche di diversi metri all’interno di un ambiente e permanere per lunghi periodi mantenendo una carica di infettività. Oltre a SARS-CoV-2, sono decine i microrganismi che possono essere trasmessi per via aerea e che possono essere presenti in elevata concentrazione negli ambienti chiusi di uso comune, ad iniziare dai virus responsabili dell’influenza. Da questa consapevolezza, oggi a ragione diffusa e non solo in ambito sanitario, deriva l’attenzione alla salubrità dell’aria negli

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SANIFICAZIONE

nostra tecnologia. Alcune aziende basano ambienti chiusi, in particolare dove ci sia su dati di letteratura l’efficienza di sanifiun’elevata concentrazione di persone. cazione dei propri prodotti. Noi abbiamo Abbiamo messo sul mercato SanificaAmesso in campo sforzi scientifici ed ecoria a luglio 2020, si tratta di dispositivi nomici perché abbiamo voluto misurare per sanificare in continuo l’aria, anche la reale performance dei nostri dispositivi, mentre le persone sono presenti nell’amcome normalmente facciamo prima di imbiente. L’aria è aspirata attraverso un simettere tutti i nostri prodotti sul mercato. stema di ventole e canalizzata a contatL’azienda ha due punti fissi nel proprio to con la luce ultravioletta all’interno di DNA, che sono l’investimento in ricerca e SanificaAria, da cui fuoriesce sanificata. la finalizzazione della ricerca per la sicuI sanificatori hanno registrato ottimi rirezza delle persone. Siamo consapevoli sultati, il mercato ha ben recepito che dell’importanza di condividere i risultati sono strumenti efficaci nell’abbattimento degli studi condotti dai ricercatori con la della carica virale nell’ambiente e quindi comunità scientifica e con la platea degli nella riduzione del rischio da contagio. I █ Luca Beghelli, Marketing & addetti ai lavori. nostri sistemi di sanificazione sono stati Communication Manager di Beghelli adottati da diverse scuole, ambulatori S.p.A. █ Tra i tanti settori di riferimento medici, ristoranti, bar, palestre, negozi, industrie ed anche da tanti privati per la per Beghelli c’è anche quello Ospedapropria abitazione. liero e, più in generale, delle strutture Il riscontro del mercato e dell’efficacia della nostra tecnologia ci sanitarie. Quanto vale per voi oggi questo mercato? E ha indotto a proseguire nell’attività di ricerca applicata e sviluppo quanto conterà in futuro? della gamma di prodotti per la sanificazione dell’aria. Grazie ad Siamo presenti da anni in ambito ospedaliero con i nostri impianti un processo di miniaturizzazione abbiamo progettato e già realizdi illuminazione a risparmio energetico, di illuminazione anti blackzato apparecchi per illuminazione ed illuminazione di emergenza out e di segnaletica con controllo automatico, che soddisfano agli che integrano la funzione di sanificazione dell’aria, ideali per luoobblighi previsti dalle norme in materia di verifiche e manutenzioni ghi pubblici e ambienti di lavoro, pensi ad esempio ad una sala periodiche. Ci attendiamo una ripresa positiva dell’attività impiandi attesa di un ospedale. █ Si

sente molto spesso parlare della collaborazione tra i vostri laboratori di ricerca e Università e Poli Tecnologici: qual è il valore aggiunto derivante da queste importanti cooperazioni? E qual è in generale il vostro parere sulla collaborazione tra aziende e Università? L’efficacia antimicrobica di SanificaAria è stata testata da laboratori privati e dall’ Università di Modena e Reggio Emilia; il Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova ne ha valutato la operatività in ambiente. Ciò ha confermato la capacità di abbattere oltre al 99% di virus e batteri. L’IMQ, Istituto Italiano Marchio di Qualità, ha effettuato le misure di emissione della radiazione UV-C, verificando l’assenza di emissioni pericolose. Infine, il Tecnopolo “Mario Veronesi” - TPM di Mirandola ha testato l’attività antivirale del sistema germicida SanificaAria con lo specifico ceppo virale SARS-CoV-2 responsabile dell’attuale pandemia di Covid-19, dimostrando una riduzione del 99,66%. Abbiamo fortemente voluto la collaborazione con il mondo accademico e della ricerca per valutare il grado di innovazione della

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█ Il SanificaAria Beghelli


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SANIFICAZIONE

tistica nei prossimi anni, anche in considerazione che il settore dovrebbe beneficiare dei fondi che il Next Generation EU ha stanziato per il comparto edilizio, tra cui quelli relativi alla riqualificazione degli impianti di illuminazione in ottica “green”. Ai sistemi di illuminazione ed emergenza si affianca ora la linea di prodotti per la sanificazione dell’aria, perfettamente rispondenti alle specifiche necessità del settore sanitario. Riteniamo che la gamma SanificaAria possa esprimere in pieno il proprio potenziale anche al di là della crisi pandemica, essendo strumenti che consentono, tra l’altro, di supportare i datori di lavoro ai fini del rispetto di quanto previsto dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. █ Entrando

nello specifico delle vostre soluzioni per la sanificazione dell’aria, Beghelli sta puntando sulla tecnologia UV-C. In che modo viene impiegata per ridurre il rischio di contagio virale?

L’effetto anti-microbico dei raggi ultravioletti è noto, sono sistemi di sanificazione efficaci ed utilizzati da anni nel comparto medicale. Le radiazioni generate dalle lampade UV-C sono in grado di danneggiare le strutture dei virus, provocando danni al loro genoma incompatibili con la capacità di replicarsi. I virus vengono in questo modo inattivati e si abbatte il rischio di infezione per via aerea. La luce UV però non deve entrare in contatto diretto con l’uomo per motivi di sicurezza oppure deve essere usata in ambienti vuoti. La particolare tecnologia UV-C che i nostri tecnici hanno progettato permette di sanificare l’aria attraverso un sistema a camera chiusa saturato con raggi UV-C. Nei prodotti SanificaAria, i raggi ultravioletti restano sempre confinati all’interno della cella di flusso dell’apparecchio, senza mai entrare in contatto diretto con le persone, inoltre non c’è emissione di ozono. La sanificazione può essere quindi continua, anche in presenza di persone nell’ambiente, 24h al giorno.

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PUBBLIREDAZIONALE

Continuità operativa e servizi efficienti: la sfida del settore sanitario La digitalizzazione è fondamentale per le strutture sanitarie: nuove applicazioni tecnologiche e criticità dei servizi offerti impongono una infrastruttura fisica strutturata e affidabile. Schneider Electric ha messo a punto un’offerta specifica con le soluzioni Micro Data Center EcoStruxure La trasformazione digitale è un processo che sta investendo ogni settore, ma in alcuni ambiti la tecnologia informatica e la gestione dei dati sono particolarmente critici. Come nel caso delle strutture sanitarie, nelle quali occorre garantire sicurezza e comfort ai pazienti, elevata disponibilità dei servizi, assistenza puntuale. A questo si aggiungono la riduzione dei costi e l’efficienza operativa ed energetica. La necessità di procedere con la digitalizzazione nel settore sanitario è un dato di fatto: cartelle cliniche digitali, strumenti self-service e teleconsulti, sistemi per indagini cliniche (come TAC, risonanze ecc.) producono grandi quantità di dati. Dati che hanno bisogno di essere gestiti, analizzati, archiviati per migliorare l’assistenza, ridurre i costi e contemporaneamente diminuire gli errori. È chiaro, però, che l’infrastruttura fisica sottostante deve essere strutturata e resiliente per reggere a ogni tipo di evento, in particolare quelli imprevisti. L’implementazione di soluzioni di edge computing assume in tal senso una rilevanza strategica.

DA SCHNEIDER ELECTRIC UNA RISPOSTA NELLE TECNOLOGIE ABILITANTI

Compresa l’importanza dei sistemi di edge computing, la sfida per il settore sanitario è quella di riuscire a identificare una soluzione scalabile e modulare, in grado di gestire una quantità di dati in continua crescita. A sostegno della resilienza e della continuità dei servizi in campo è importante adottare soluzioni digitali tecnologiche come i Micro Data Center. Modulari e scalabili, possono aiutare gli ospedali a soddisfare le crescenti esigenze di elaborazione dei dati, migliorando al tempo stesso l’affidabilità dei sistemi e ottimizzando l’efficienza energetica. In aggiunta semplificano la convergenza IT e OT, abilitano le applicazioni IIoT e garantiscono i requisiti di sicurezza. La risposta di Schneider Electric a questi requisiti sono i Micro Data Center EcoStruxureTM, sistemi costituiti da rack preassemblati, pretestati e chiusi che permettono di implementare e gestire un’infrastruttura di edge computing. I VANTAGGI DELL’EDGE COMPUTING Il vantaggio di questa soluzione risiede anche nel concetto all-inL’edge computing aiuta ad accelerare la comunicazione e l’interaone: infatti scegliere un Micro Data Center di Schneider Electric zione tra la tecnologia e le persone. Come architettura IT distribuita significa avere tutti i componenti – alimentazione, raffreddamento, costituisce un modello di calcolo, in cui i dati vengono elaborati sicurezza e monitoraggio – in un’unica postazione. Questa soluin maniera decentralizzata. Da qui si evincono immediatamente i zione rende gli ambienti edge particolarmente affidabili grazie a vantaggi che possono assicurare alle strutture sanitarie. più fattori: Il primo è sicuramente quello legato all’accesso delle █ informazioni, che risulta così particolarmente affidastandardizzazione del design, che ne conbile grazie all’avvicinamento della potenza di calcolo. sente la replicabilità in aree altamente diPoter prendere decisioni in tempo reale eliminando le stribuite; █ problematiche di latenza dei dati e prevenire i tempi sicurezza fisica con alert che prevengono di inattività nelle aree con connessioni di rete instabili anomalie di funzionamento e assicurano sono ulteriori benefici che questa scelta più portare. la visibilità su eventuali violazioni della siInoltre, sono soluzioni flessibili e facilmente adattabili, curezza; Inquadra il QR code e █ scopri di più nella che incrementano l’affidabilità dei sistemi. Da sotgestione semplificata con software e servizi nostra “Guida alla tolineare anche la sicurezza intrinseca dei sistemi di aperti che assicurano visibilità, informazioni Semplificazione delle implementazioni IT negli edge computing. e supporto a livello sia locale sia remoto. ambienti edge per il settore sanitario”

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PUBBLIREDAZIONALE

SOLUZIONI DI NUOVA GENERAZIONE PER LA SANITÀ DIGITALE Dal 1978 InterSystems è un fornitore di tecnologia che alimenta alcune delle applicazioni software più importanti nel mondo per il settore della sanità.

La piattaforma tecnologica di InterSystems consente di gestire e integrare enormi quantità di dati da qualsiasi sistema, realizzando in tempi rapidi applicazioni mission critical per le esigenze più complesse. Alcune di queste soluzioni includono software e servizi gestiti per i sistemi informativi ospedalieri, cartelle cliniche e fascicoli sanitari elettronici per le organizzazioni che si prendono cura della salute dei pazienti e della popolazione. La pandemia ha evidenziato la necessità di una rivoluzione consistente del sistema sanitario nazionale orientata a impiegare al meglio i benefici del digitale e supportata dalle attività previste dalla “Missione 6: Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che dedica parte degli investimenti al “rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione”. Per InterSystems la sfida principale che il PNRR presenta alla sanità consiste nel ripensare ai processi e alle infrastrutture informatiche dell’intero sistema salute in ottica di interoperabilità e governance per la gestione del dato. Aspetti indispensabili per seguire il paziente in tempo reale e in modo integrato sia all’interno di una struttura sanitaria sia nelle future reti di prossimità come gli ospedali di comunità o le Case della Salute. Alle direzioni sanitarie italiane, perciò, InterSystems propone principalmente due soluzioni per una corretta e completa raccolta e gestione del dato clinico. █ InterSystems HealthShare è una suite di prodotti integrati per la sanità elettronica che permette di connettere tra loro pazienti, operatori sanitari con un sistema informativo di governo strategico del territorio. La soluzione, attraverso un “Healthcare Information Exchange”, rende completamente interoperabili i

dati del paziente e offre una cartella elettronica unificata che, all’interno di un unico ambiente coerente e facile da gestire, comprende tutte le informazioni cliniche e permette di creare e gestire soluzioni per il fascicolo sanitario elettronico. █ InterSystems TrakCare è un Sistema Informativo Ospedaliero che fornisce un set completo di funzionalità cliniche, amministrative e dipartimentali al servizio dei professionisti sanitari per la gestione di percorsi integrati del paziente trasversalmente ai setting assistenziali (emergenze/urgenze, ricoveri, ambulatori, telemedicina) e attraverso le diverse unità di cura. Nel cuore del sistema, in grado di supportare qualunque struttura organizzativa (per dipartimenti, per intensità di cura, etc.), si trova la cartella clinica elettronica del paziente, arricchita di strumenti di workflow, decision support e analisi in tempo reale affinché medici e amministratori siano in grado di prendere decisioni pienamente informate sulla base di dati completi ed aggiornati. La soluzione è interamente certificata come software dispositivo medico. La roadmap dei prodotti di InterSystems va nella direzione di fornire strumenti software sempre più evoluti per garantire scalabilità e gestione dei big data, integrati con strumenti di intelligenza artificiale e machine learning a supporto dei processi decisionali in ambito clinico e organizzativo. www.intersystems.com/it

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APPROFONDIMENTO

Le schede di architettura Uno strumento di consultazione pensato per progettisti e health planner: la pubblicazione dei disegni di progetto in grande formato assicura la completa leggibilità e comprensione degli schemi grafici a corredo delle realizzazioni presentate nella rivista Hospital Nova

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NUOVA EDIZIONE

2° SEMESTRE

2021

Prezzario per incentivo SUPERBONUS 110%

€ 48,00

Rilevazione prezzi SETTEMBRE 2021

Tutti i prezzi per gli impianti tecnologici civili e industriali suddivisi in manodopera, noli-costi orari, materiali e opere compiute. Oltre che per tutti i lavori di carattere ordinario questo prezzario può essere utilizzato per la preventivazione e l’asseverazione dei prezzi delle opere che ricadono negli interventi “trainanti” di carattere impiantistico, finanziati con il Superbonus 110%, per la sostituzione degli impianti centralizzati o autonomi con impianti termici ad alta efficienza energetica.

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Ospedale Hospital Nova

Pianta piano terra

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54 APPROFONDIMENTO

Ospedale Hospital Nova

Pianta piano primo

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55 APPROFONDIMENTO

Ospedale Hospital Nova

Pianta piano secondo

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NORMATIVA COMMENTATA

di Antonella Crugliano, Sara Capizzi, Arianna Laurenti Ufficio Legale e Appalti Dipartimento Tecnico Patrimoniale AUSL di Bologna

Appalti, sentenze e aggiornamenti normativi CONTRATTI DI APPALTI PUBBLICI NOVITÀ NORMATIVE Decreto Legge 25 maggio 2021 n.73 (c.d. Sostegno -bis), convertito nella legge 23 luglio 2021 n.106. Articolo 1-septies -Rincari eccezionali dei prezzi di materiali da costruzione verificatisi nel primo semestre 2021 La disciplina introdotta ha carattere eccezionale, in quanto destinata ad introdurre un regime di compensazione straordinario, applicabile unicamente ai lavori eseguiti e contabilizzati in un arco temporale circoscritto, relativo al primo semestre 2021. La compensazione introdotta dall’articolo 1-septies si applicherà ai contratti in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore della legge di conversione (cioè il 25 luglio 2021), con esclusivo riferimento ai lavori eseguiti e contabilizzati nel periodo 1° gennaio-30 giugno 2021. Per tali contratti il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile (MIMS), con lo specifico DM 11 novembre 2021 pubblicato in Gazzetta Ufficiale (G.U.) n.279 del 23 novembre 2021, ha rilevato le variazioni percentuali, in aumento e in diminuzione, dei prezzi dei principali materiali da costruzione verificatesi, appunto, nel primo semestre 2021. Per quanto attiene alla quantificazione dei riconoscimenti revisionali, le compensazioni saranno determinate applicando alle quantità dei singoli materiali impiegati nelle lavorazioni eseguite e contabilizzate nel periodo di riferimento (1° gennaio – 30 giugno 2021) le variazioni percentuali rilevate dal Decreto rispetto ai prezzi vigenti al momento dell’offerta. Tali variazioni dovranno superare l’alea dell’8%, se riferite esclusivamente all’anno 2021, e del 10% complessivo se riferite a più anni, nel caso cioè di offerte anteriori al 2020. Ai fini del riconoscimento della compensazione, gli appaltatori dovranno presentare alla stazione appaltante apposita istanza di compensazione, a pena di decadenza, entro 15 giorni dalla pubblicazione in G.U. (avvenuta in data 23 novembre 2021) del DM di rilevazione 11 novembre 2021 e quindi entro l’8 dicembre 2021. Ciascuna stazione appaltante dovrà provvedere alle compensazioni anzitutto con risorse proprie, attingendo ai seguenti fondi:

1. il 50% delle somme appositamente accantonate per imprevisti nel quadro economico di ogni intervento, se non destinate ad altri impegni contrattuali già assunti, nonché eventuali ulteriori somme a disposizione per lo stesso intervento; 2. ribassi d’asta, qualora non ne sia prevista una diversa utilizzazione secondo le norme vigenti; 3. somme relative ad altri interventi ultimati, per i quali siano stati eseguiti i collaudi ed emanati i certificati di regolare esecuzione, nei limiti disponibili alla data di entrata in vigore della legge. Nel caso di incapienza di tali fondi, la stazione appaltante potrà provvedere alle compensazioni chiedendo di accedere allo specifico Fondo revisionale, istituito, anche su pressione dell’ANCE, nello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture, con una dotazione di 100 milioni di euro. A tale riguardo, è stato pubblicato sulla G.U. del 28 ottobre 2021 il Decreto del 30 settembre 2021 del MIMS che definisce le modalità di utilizzo del Fondo, garantendo la parità di accesso per le piccole, medie e grandi imprese, nonché la proporzionalità per gli aventi diritto nell’assegnazione delle risorse medesime.

PRINCIPI E MASSIME GIURISPRUDENZIALI E INDICAZIONI ANAC DIVIETO DI COMMISTIONE TRA OFFERTA ECONOMICA E OFFERTA TECNICA Consiglio di Stato n.5463 del 20 luglio 2021 Il divieto di commistione tra offerta tecnica ed offerta economica trova la sua ragion d’essere nell’esigenza di mantenere segreta quest’ultima al fine di evitare che la conoscenza di elementi economici da parte della Commissione possano, sia pure solo potenzialmente, determinare un condizionamento ed alterare la serenità e l’imparzialità valutativa da parte dell’organo a ciò deputato. Il divieto è dunque posto a garanzia dell’attuazione dei principi di impar-

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NORMATIVA COMMENTATA

zialità e buon andamento dell’azione amministrativa, sub specie della trasparenza e della par conditio tra i concorrenti.

GIUDIZIO DI ANOMALIA OFFERTA Consiglio di Stato n.5795 del 9 agosto 2021 Il giudizio di anomalia dell’offerta non ha per oggetto la ricerca di specifiche e singole inesattezze dell’offerta economica, ma mira ad accertare se in concreto l’offerta, nel suo complesso, sia attendibile e affidabile in relazione alla corretta esecuzione dell’appalto, trattandosi di una globale e sintetica valutazione. La ratio di tale valutazione è proprio quella di evitare affidamenti ad offerte che nel loro complesso non appaiono suscettivili di buon esito rispetto agli interesse pubblici perseguiti e al contempo comportamenti contrari al principio di libera concorrenza.

VARIANTI E OFFERTE MIGLIORATIVE Consiglio di Stato, sez. V, 3 marzo 2021 Le soluzioni migliorative si differenziano dalle varianti perché le prime possono liberamente esplicarsi in tutti gli aspetti tecnici lasciati aperti a diverse soluzioni sulla base del progetto posto a base di gara ed oggetto di valutazione delle offerte dal punto di vista

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tecnico, rimanendo comunque preclusa la modificabilità delle caratteristiche progettuali già stabilite dall’Amministrazione, mentre le seconde si sostanziano in modifiche del progetto dal punto di vista tipologico, strutturale e funzionale per la cui ammissibilità è necessaria una previa manifestazione di volontà della stazione appaltante mediante preventiva autorizzazione contenuta nel bando di gara.

PROROGA TECNICA Delibera Anac n.578 del 28 luglio 2021 La possibilità di ricorrere alla proroga c.d. tecnica è residuale. La proroga deve rivestire carattere eccezionale, utilizzabile solo quando non sia possibile attivare i necessari meccanismi concorrenziali, nei soli e limitati casi in cui vi sia l’effettiva necessità di assicurare precariamente il servizio nelle more del reperimento di un nuovo contraente e per ragioni obiettivamente non dipendenti dall’Amministrazione. La proroga è ammessa dunque solo quando ha carattere temporaneo, rappresentando uno strumento finalizzato esclusivamente ad assicurare il passaggio da un vincolo contrattuale ad un altro (c.d. contratto ponte); la nuova gara deve essere già stata avviata al momento della proroga. L’opzione della proroga tecnica deve essere stata prevista nell’originario bando di gara e di conseguenza nel contratto di appalto.


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Perché associarsi al C.N.E.T.O. Il CNETO è un’associazione culturale che riunisce architetti e ingegneri interessati ai problemi dell’edilizia e della tecnica ospedaliera, tecnici, igienisti, amministratori ed economi di direzioni ospedaliere. Il CNETO ha come obiettivo primario la promozione dell’informazione e della conoscenza nello specifico settore della sanità, settore in continua e rapida evoluzione, che richiede il costante aggiornamento di tutti gli operatori. È proprio con questa finalità che l’Associazione organizza convegni nazionali e internazionali, viaggi di studio presso le strutture all’avanguardia sia italiane che estere, attiva contatti ufficiali con le altre associazioni e le istituzioni più rappresentative, anche straniere. Il CNETO è stato fondato quale Associazione multidisciplinare proprio perché la progettazione ospedaliera e socio-sanitaria esige la sinergia tra le diverse figure professionali coinvolte nella valutazione e risoluzione di tutti gli aspetti che concorrono a definire il progetto. La presenza delle Aziende, in qualità di soci collettivi, permette di stabilire uno stretto legame anche con il mondo della produzione e del mercato, le cui tendenze in atto costituiscono un indispensabile strumento di cultura tecnica.

Per iscriversi e per informazioni

RICHIESTA DI ADESIONE Presa visione dell’articolo 4 dello statuto del CNETO il/la sottoscritto/a Nome e Cognome..............................................................................

C.N.E.T.O.

Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera

chiede di essere iscritto al CNETO in qualità di componente ordinario € 100,00

collettivo € 300,00

sostenitore € 600,00

studente € 50,00

Professione........................................................................................ Attività o carica................................................................................... Comunicazioni sull’attività svolta nel campo-ospedaliero ...........................................................................................................

Versamento con bonifico bancario intestato a CNETO sul C/C Banca Prossima S.P.A., Filiale di Milano IBAN IT51A0335901600100000129131 specificando nella causale: “Quota associativa anno ..., Cognome e Nome (o ragione sociale) associato”.

Residenza e indirizzo: Via................................................................................... N................. Città..................................................................................................... Tel .......................................................................................................

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Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera www.cneto.it | e-mail: info@cneto.it

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NOTIZIE DAL CNETO A conclusione delle votazioni del CNETO per il triennio 2019-2021, sono risultati eletti i seguenti consiglieri: Presidente: Maurizio Mauri Past President: Giuseppe Manara Segretario Generale: Stefano Capolongo Vice Presidenti: Margherita Carabillò e Roberto Righini Direttore Rivista Progettare per la Sanità: Margherita Carabillò Tesoriere: Roberto Righini Vice Segretario Generale: Marco Gola • GIUNTA ESECUTIVA ARK.ING.81 SrL - Roberto Righini Susanna Azzini Gilberto Bragonzi Stefano Capolongo Margherita Carabillò Tiziana Ferrante Marco Gola Monica Ingaglio Giuseppe Manara Maurizio Mauri

Gabriella Peretti Stefano Sibilla Andrea Taddia Chiara Tognolo Marco Vitali Revisori dei conti Giuseppe Chiota Cesare Taddia Gaetano Ingaglio

• CONSIGLIO NAZIONALE In rappresentanza dei Soci ordinari Maurizio Mauri Susanna Azzini Valentina Bettamio Federica Meoli Gilberto Bragonzi Grifone Oddi Baglioni Margherita Carabillò Daniela Pedrini Gianfranco Carrara Gabriella Peretti Luigi Colombo Roberto Ravegnani Morosini Nicoletta Dubini Stefano Sibilla Tiziana Ferrante Andrea Taddia Marco Gola Chiara Tognolo Egisto Grifa Manuela Torti Monica Ingaglio Marco Vitali Lino Ladini Gabriele Zingaretti Giuseppe Manara In rappresentanza dei Soci collettivi ACOTEC SrL - Massimo Cremonini AHSI SpA - Renato Biffi AIRNOVA - Antonio Zotti ARK.ING.81 SrL - Roberto Righini BININI & PARTNERS SrL - Tiziano Binini CAIREPRO - Mauro Nasi POLITECNICO DI MILANO - Dipartimento ABC - Stefano Capolongo PROGER SpA - Diana Tamburi SAGICOFIM SpA - Roberto Merici TECNICAER ENGINEERING SrL - Fabio Inzani

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ESTRATTO DALLO STATUTO Art. 1 Denominazione Il “C.N.E.T.O. - Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera” è una Associazione culturale, apartitica e senza scopo di lucro, nata sotto gli auspici dell’ANIAI. L’Associazione è retta dal presente statuto la cui attuazione operativa è demandata, se necessario, ad appositi regolamenti operativi.

Art. 2 Sede La sede legale del C.N.E.T.O. è stabilita in Roma. L’Associazione può aprire sedi operative periferiche.

Art.3 Scopo L’Associazione ha come scopo, a beneficio della collettività: la promozione dello studio dei problemi organizzativi, gestionali e progettuali connessi con l’edilizia socio sanitaria; di stabilire e mantenere contatti in campo nazionale e internazionale fra esperti italiani e stranieri e altre Associazioni che si interessano ai problemi attinenti allo scopo sociale; di porre a disposizione e di favorire la diffusione delle conoscenze e del progresso delle arti dello specifico settore anche attraverso l’uso dei propri mezzi e strutture; la promozione e/o la partecipazione al capitale sociale di società e/o associazioni che abbiano il fine statutario di approfondire, diffondere la cultura tecnico – architettonica, gestionale e organizzativa dell’edilizia socio-sanitaria, anche a scopi didattici ed editoriali. la qualificazione e il riconoscimento delle professionalità, svolgendo un ruolo di formazione e di informazione degli operatori. Per il raggiungimento dello scopo sociale il C.N.E.T.O. indice, promuove e organizza convegni, seminari, giornate di studio, viaggi, visite tecniche, pubblicazioni proprie o di terzi e diffonde la rivista organo ufficiale dell’associazione.

Art.4 – Ammissione e Soci Sono ammessi a far parte del C.N.E.T.O. le persone fisiche e giuridiche che, condividendone gli scopi, ne faranno domanda scritta, o tramite il sito ufficiale, alla Giunta Esecutiva e la cui domanda sarà dalla stessa accettata. I soci C.N.E.T.O. si distinguono in ordinari, studenti, collettivi, sostenitori, onorari. Soci ordinari, le persone fisiche esperte nel campo oggetto dello scopo associativo che ne fanno richiesta e che corrispondono annualmente la quota sociale ordinaria. Soci studenti e neo laureati, gli iscritti a corsi di studio universitari attinenti le materie interessanti lo scopo sociale che ne fanno richiesta e che corrispondono una quota associativa pari al 50% della quota sociale ordinaria. La qualifica di studente decade dopo tre anni dal termine degli studi e comunque entro il 30° anno di età. Soci collettivi, le persone giuridiche, gli Enti pubblici e privati, le Associazioni scientifiche e tecniche che ne fanno richiesta e che operano nel campo oggetto dello scopo associativo e che corrispondono la quota sociale collettiva pari a tre volte l’ordinaria; hanno diritto a tre voti. Soci sostenitori, i soggetti individuati alle lettere precedenti che si impegnano a corrispondere, per almeno cinque anni, una quota sociale annua pari a due volte la quota collettiva; hanno diritto a tre voti. Soci onorari, le personalità che per merito scientifico o professionale o per aver acquisito particolari meriti verso l’associazione vengono nominati tali. La loro nomina è proposta dalla Giunta Esecutiva, approvata dal Consiglio Nazionale e ratificata dall’Assemblea dei soci; i Soci Onorari non pagano la quota associativa e non hanno diritto di voto.

Art. 5 Organi del C.N.E.T.O. Sono: l’Assemblea dei Soci, Il Consiglio Nazionale, Il Presidente, La Giunta esecutiva, Il Collegio dei revisori


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