Lunario 2001

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a cura di Giuseppe Tagliente Francescopaolo D’Adamo Giovanni Di Rosso


Vasto, città di grazia, fiore della mia terra. G. d’Annunzio


3UHPHVVD Certe cose nascono per scherzo. E questa è appunto una di quelle, nata così, dall’incontro casuale di tre amici, diversissimi per carattere, per età, per orientamento culturale, che si son voluti regalare una piccola strenna di un lunario che richiamasse giorno per giorno quanto invece li può accomunare, anzi li accomuna senz’altro, e cioè l’appartenenza ad una stessa cultura, ad una terra, ad una Città. “Lu lunarie de lu Uaste” vuole riproporre con noterelle, aneddoti, ricordi pure e semplici di persone e di personaggi ed anche richiami ad usanze, rituali e ricette culinarie, la vastesità nella sua accezione più ampia, quella che è stata e quella che è, nel tentativo di legare sempre più quanti, per nascita o per adozione, vivono su questo benedetto lembo dell’Abruzzo citeriore. Certo, il poco tempo dedicato alla redazione di queste paginette non ci ha consentito di fare un lavoro organico e completo, come avremmo voluto, e chiediamo scusa sin d’ora per gli eventuali vizi e le immancabili omissioni, alle quali cercheremo di porre rimedio già dal prossimo anno. Sì, dal prossimo anno, perché se questo lunario, anzi “stu lunarie”, risulterà, come speriamo vivamente, almeno un po’ gradito, ci rimetteremo di nuovo subito al lavoro per proseguire in questo viaggio alla scoperta della dimensione senza tempo che si chiama Vasto. Gli autori


&DUWD G造,GHQWLWj Nome: Vasto (Istonio dal 1938 al 1944) Denominazione antica: Histonium Altitudine: 143 m. s.l.m. Superficie: 70,63 Kmq Denominazione abitanti: vastesi, localmente vastaroli Numero abitanti: 34.770 al 31 12/1999 Provincia: Chieti Economia: a prevalenza industriale, commerciale. Fiorentissimo il turismo negli ultimi anni. Santo Patrono: San Michele Arcangelo (dal 1827 con breve papale di Leone XII)


&HQQL VWRULFL VXOOD FLWWj “Antico municipio dei romani, ove apersi le luci ai rai del giorno, Tu che ornando la spiaggia dei Frentani, hai l’Adria a fronte e lieti colli intorno... Il verso iniziale del canto poetico che Gabriele Rossetti dedicò alla sua città natale, richiama la sua storia millenaria Una storia che sconfina addirittura nella leggenda che la vuole fondata da Diomede, uno dei mitici eroi dell’Iliade di Omero, ma che in realtà ha inizio con l’arrivo dei Frentani, una popolazione italica di stirpe sannitica, che nella zona si dedicò soprattutto al commercio della lana.

Histonium, dal greco Iston che vuoi dire appunto tela di lana, fu, quindi, il nome con cui venne anticamente denominata Vasto ed istoniesi furono detti i suoi primi abitanti. Alleata di Roma, Histonium ne condivise gli eventi divenendo una delle città più fiorenti della costa adriatica con il privilegio della cittadinanza romana e della potestà di imporre tributi (municipium vuoi dire appunto “munus capere” ossia la potestà di esigere tasse). Con la caduta dell’impero e la invasione dei barbari la città divenne sede di guastaldato, cioè residenza di un guastaldo (amministratore di giustizia) del ducato longobardo di Benevento. Per questa ragione venne denominata “Guasto” da cui derivò il nome Vasto. Distrutta dai Franchi di Pipino, figlio di Carlo Magno, la città venne divisa tra il Guastaldo Aymone e il Guastaldo Gisone, conservando tale ripartizione amministrativa anche con i successivi feudatari. Saccheggiata e distrutta a più riprese, dai Saraceni e dagli Ungari. restituita - infine -ad unità territoriale nel 1385 per decreto di Carlo III di Durazzo, Guasto, fu feudo dapprima dei Caldora, quindi dei Guevara ed infine dei d’Avalos, che la tennero ininterrottamente dal 1496 al 1798. Per tre secoli, la storia della città si confuse con quella di questa nobile famiglia di origine spagnola, i cui esponenti di maggior spicco furono Alfonso II, governatore del ducato di Milano, Ferrante Francesco, famoso condottiero vincitore della battaglia di Pavia contro i francesi di Francesco II di Valois e marito di Vittoria Colonna; Ferdinando Francesco -che fu viceré di Sicilia, e Cesare Michelangelo, ricordato per aver fatto coniare moneta (il tallero del Vasto, il mezzo tallero, lo zecchino ed il mezzo zecchino) e per aver ottenuto da Carlo III il diploma con il quale venne conferito a Vasto il 29 Marzo del 1710 il titolo di Città e l’autorizzazione a sede vescovile. Gli avvenimenti conseguenti alla rivoluzione francese del 1789, i moti del 1799, l’instaurazione della monarchia napoleonica di Gioacchino Murat, che abolì le leggi feudali, ebbero un notevole influsso sulla vita della Città, che fu uno dei centri abruzzesi più attivi nella lotta per l’indipendenza e l’unità d’Italia a cui tributò un notevole contributo di sangue. All’inizio del nuovo secolo e dopo quello che ha visto due guerre mondiali ed una profonda e radicale trasformazione della società, Vasto è una città moderna, tra le più popolose ed industriose d’Abruzzo che guarda al futuro con fiducia e con nuove e più che legittime ambizioni.


Tra i tanti concittadini che nell’arco dei secoli hanno onorato Vasto si ricordano: Lucio Valerio PUDENTE, che venne incoronato poeta dall’Imperatore Traiano all’età di 13 anni in Campidoglio a Roma; Caio DIDIO, ammiraglio della flotta romana nella guerra tra Cesare e Pompeo; Riccio DE PARMA, uno dei 13 cavalieri italiani che sfidarono i francesi a Barletta; Bernardino CARNEFRESCA, (nato nel 1490 circa - morto nel 1555 circa) detto il Lupacchino, musicista del 1600, autore di famosi madrigali e maestro del Palestrina; Giulio Cesare DE LITIIS, (1734 - 1816) autore di dipinti a soggetto religioso; Nicola TIBERI, (1745 - 1805) pittore, letterato e poeta; Francesco ROMANI, (1785 - 1852) medico che per primo introdusse in Italia l’omeopatia; Gabriele ROSSETTI, (1783 - 1854) poeta e patriota esule in Inghilterra per sfuggire all’arresto del Borbone, padre di Dante Gabriel Rossetti capofila del preraffaellismo inglese; Gabriele SMARGIASSI, (1798 - 1882) pittore della Scuola napoletana, precursore e maestro dei più noti fratelli, Giuseppe PALIZZI (1812-1888), Filippo PALIZZI (1819 - 1899), Nicola PALIZZI (1820 - 1870) e Francesco Paolo PALIZZI (1825 - 1870); Luigi CARDONE, (1789 - 1855) patriota e carbonaro; Giuseppe DE’ CONTI RICCI, caduto nella battaglia di Mentana nell 870; Valerico LACCETTI, (1836 - 1909) pittore anche lui di fama che operò in Roma nella seconda metà del secolo scorso; Luigi MARCHESANI, (1802 - 1870) medico ed autore della “Storia di Vasto”; Silvio CICCARONE, (1821 - 1897) patriota, comandante del battaglione Vasto della Guardia Nazionale; Francesco DEL GRECO, (1864 - 1947) psichiatra ed antropologo; Ettore IANNI, (1875 - 1956) scrittore e giornalista che per anni fu una delle firme più


prestigiose del “Corriere della Sera”; Luigi ANELLI, (1860 - 1944) storico patrio e dialettologo, autore di saggi e commedie in vernacolo; Ramualdo PANTINI, (1877 - 1945) poeta e tragediografo, collaboratore de “Il Marrocco” rivista letteraria tra le più importanti del primo novecento; Raffaele MATTIOLI, (1895 - 1973) il banchiere umanista che per un quarantennio diresse la Banca Commerciale Italiana; Carlo D’ALOYSIO da Vasto, (1892 - 1971) pittore ed illustratore; Nicola GALANTE, (1883 - 1969) pittore tra i più rappresentativi della pittura del Novecento, esponente del “Gruppo dei sei”, operante a Torino e Genova; Giuseppe SPATARO, (1897 - 1979) uomo politico, più volte ministro nei governi del secondo dopoguerra; Aniello POLSI, (1905 - 1983) musicista, autore di notissime melodie popolari; Giuseppe PERROZZI, (1899 - 1973) poeta dialettale; Espedito FERRARA, (1908 - 1992) giornalista e commediografo.

Numerosi i vastesi, inoltre, che si sono distinti all’estero. Tra questi: Carlo DELLA PENNA, (1879 - 1971) che emigrato in Argentina, divenne uno dei più valenti industriali, editore e fondatore della rivista culturale “Histonium”; Franco PAOLANTONIO, (1887 - 1979) e Juan DEL PRETE (1897 - 1987) pittori che acquisirono grande notorietà in America Latina; Pietro DI DONATO, (1911 - 1992) scrittore, autore di “Cristo tra i muratori” e “Tre cerchi di luce” romanzi improntati alle vicende degli emigrati vastesi in USA.


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dall’Unità d’Italia

1860- 68

Filoteo D’IPPOLlTO

1868- 76

Silvio CICCARONE Senior

1876

Carlo NASCI

1878- 96

Francesco PONZA

1897

Luigi D’ALOISIO

1897-1919

Luigi NASCI

1919

Gelsomino ZACCAGNINI

1920- 21

Filoteo PALMIERI

1921- 23

Florindo RITUCCI CHINNI

1924- 33

Pietro SURIANI

1934- 35

Gaetano DEL GRECO

1937- 40

Erminio SCARDAPANE

1941

Francescopaolo GIOVINE

1942- 43

Silvio CICCARONE Junior

1943- 44

Emilio ZARA

1944- 45

Giuseppe NASCI

1946- 55

Florindo RITUCCI CHINNI

1955- 56

Olindo ROCCHIO

1956- 62

Idiano ANDREINI

1962- 73

Silvio CICCARONE

1973- 79

Nicola NOTARO

1980- 93

Antonio PROSPERO

1994-2000

Giuseppe TAGLIENTE

2000-

Giovanni

GNESE

BOLO-


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Lo stemma della città è uno scudo quadripartito a scacchiera con i colori del rosso e dell’argento tra di loro incrociati, circondato dalla scritta “VASTUM OLIM HISTONIUM ROMANUM MUNICIPIUM” (Vasto l’antica Histonium Municipio Romano)


8DVWH %EHOOH 7HUUD G¤(XUH di Francesco Paolo Votinelli

1. M’ arecorde de lu Uaste lu paĂŠse addò so’ nate, cande jè’ pe la bbisagne a sta terra ajje migrate. Nemme puzze ma scurdaje fore la porte a lu Cuastelle, addò Sande PandalĂ une vennĂ ive ndriche e sciavunèlle. Ritornello Uaste bbèlle, terra d’Êure notte e jurne penz’ a ttaje ma fa prima che mme mĂŠure te putĂŠsse arevidaje. 2. De la fĂ mmene a la Mèreche l’ome fanne nu cciudaje: ppĂŠn’ asciute da la scagne dĂ nne satte a fĂ bbattaje. Se le mbiĂ schene la facce nghe la ciprie e lu rusciatte ma nen vĂ lene nu pĂ ile de na tosta cafunĂ tte. Uaste bbèlle, ecc. 3. Se vvulème fĂ le bbagne s’ ha da ije a SĂ ute BbĂŹcce ma nge sta le bbille scuje che ttinème a la Pinnicce. Aècche, l’acche de lu mare mbuzzenite de bbinzèine: a CcasĂ rze sinde l’acche addurĂ de quarajèine. Uaste bbèlle, ecc.


)UDQFHVFR 3DROR 9RWLQHOOL il cantore della vastesità

La vita di Francesco Paolo Votinelli (in realtà il suo vero cognome era Cutinelli(1) non differisce molto da quella di tanti altri giovani vastesi nati sul finire del secolo scorso, con cui ha in comune lo stesso destino: l’abbandono della terra natia e l’emigrazione verso il nuovo continente, l’America degli Stati Uniti(2). Nato il 13.10.1891 da Domenico Cutinelli e da Rosalinda Giosi visse la fanciullezza nel popolare quartiere del “Castello” sino all’età di sedici anni, quando il bisogno materiale (cande je pe la bbisagne...) e forse anche quello di evasione dalla chiusa realtà paesana lo spinge ad imbarcarsi su uno dei bastimenti in rotta da Napoli a New York. Restare aVasto, microcosmo ancora impermeabile ad ogni novità ed in cui il tempo aveva ancora l’aspetto ed il ritmo delle epoche più lontane, doveva certamente sembrare intollerabile ad un adolescente a cui, venuti a noia le scorribande sulla piana dell’Aragona (“For la porte a lu Castelle”...), arrivava l’eco dei favoleggiamenti sul Nuovo Mondo, così diverso e soprattutto così ricco, tanto più ricco di quello dove gli era capitato di nascere. Il misero stipendio del padre, un brav’uomo che svolgeva le mansioni di vigile urbano con tanta umanità da meritarsi il soprannome di “la mamminelle” e che una delle prime cartoline di Vasto ci mostra impettito in divisa a piazza Caprioli, non sarebbe stato neanche sufficiente a sfamare la famiglia se ad esso non si fosse aggiunto la modestissima entrata derivante dalla vendita dei setacci per farina e “chitarre per maccheroni” che la madre realizzava in un basso di piazza Barbacani. L’unico sbocco per un futuro migliore rimaneva dunque anche per il giovane Francesco Paolo la partenza per la mitica America, ove come riferiva “Istonio”, il giornale vastese diretto da Emilio Monacelli, in un articolo del 23 dicembre 1906, un capofamiglia lavorando da solo poteva mettere da parte circa mille lire annue di contro alle duecentosettantasette di debito che per lo stesso periodo poteva totalizzare in Italia lavorando molto di più e con l’aiuto della moglie e dei figli. A New York Votinelli lavora come sarto e grazie al suo carattere gioviale ed alla sua disponibilità diventa subito un punto di riferimento per la numerosa comunità vastese. Non c’è festa, cerimonia, ricorrenza cui Frank non venga invitato ed a cui non porti il suo calore umano, la sua innata simpatia, la sua conversazione arguta, la sua “vastesità”. Per tutti diventa “lu pelajje” (l’origano), e questo nomignolo gli resta appiccicato addosso per tutta la vita proprio per la sua naturale, spontanea capacità di insaporire le serate e di alleviare il peso dell’angoscia ch’è nei cuori degli emigrati. Nasce così, in uno di questi incontri serali, incredibilmente ad opera di uno che ignorava note e solfeggi(3), istintivamente còme le voci che sgorgano dal cuore, il capolavoro di Votinelli, “Uaste bbelle, terra d’èure...”, che rimbalzando da un capo all’altro del mondo in ogni sponda toccata dall’emigrazione diventa ben presto la canzone dei vastesi all’estero e quindi l’inno di tutti i vastesi. Canzone della nostalgia, tra le più belle e suggestive di quelle aventi per tema l’emigrazione e la lontananza, “Uaste bbelle, terra d’èure...”, si snoda in sei strofe tra l’invocazione ricorrente della terra natia, che si chiude con l’anelito struggente di poter almeno morire nel paese lontano:


Uaste bbélle, terra d’èure notte e jurne penz’a ttaje ma fa prima che mme mèure te putesse arevidaje” e l’evocazione di momenti vissuti prima del distacco “M’arecorde de lu Uaste lu paése addò so’ nate ....” e di personaggi... “Sande Pandalàune vennaive ndriche e sciavunelle” e di situazioni custoditi nel profondo della memoria, messi a confronto, anche con efficaci battute di spirito, “con il presente americano” sentito come estraneo, in contrasto stridente col proprio animo, colla propria cultura, col modo stesso di concepire la vita: De le fàmmene a la Méreche l’ome fanne nu cciudaje: ‘ppèn’ asciute da la scagne dànne satte a ffà bbattaje

oppure:

Se le mbiàschene la facce nghe la ciprie e lu rusciatte ma nen vàlene nu puàile de na tosta cafunàtte.

Aècche, l’acche de lu mare mbuzzenite de bbinzèine: a Ccasàrze sinde l’acche addurà de quarajèine”. Questo sentimento di estraneità, percepito sempre forte nei confronti dell’America, dove pure Votinelli attraversò tutte le stagioni della vita, dove trovò quel lavoro che non aveva potuto avere in Italia e conobbe l’amore e la paternità (aveva sposato una siciliana di nome Rosalia da cui aveva avuto due figli), ma soprattutto il prepotente senso di appartenenza e di identità che lo aveva sempre sentimentalmente legato al luogo d’origine, indussero Francesco Paolo Votinelli a ripercorrere a ritroso, ormai vecchio e stanco, la strada fatta ancora adolescente. Nel 1965 abbandona l’amata e odiata America, troncando persino ogni rapporto con la famiglia, che non lo asseconda in questo suo proposito, e rientra finalmente a Vasto dopo circa settant’anni di lontananza, all’età di 74 anni. Qui muore il 14 novembre 1969 e le sue spoglie riposano, come aveva desiderato in vita,sotto l’amata terra natia. Note: 1) All’Anagrafe del Comune di Vasto, nel registro degli atti dell’anno 1891, risulta iscritto:Francesco Paolo Cutinelli,nato a Vasto il 13.10.1891, alle ore 3.00 da Domenico, nato a Vasto il 20.10.1841 e da Rosalinda Giosi. 2) Tra il 1900 ed il 1914 emigrano nella sola provincia di Chieti ben 168.198 persone la maggior parte delle quali verso i paesi trans-oceanici. L’esodo rallenterà negli anni seguenti, come pure a livello nazionale,per effetto della crisi del 1929 negli USA e frenerà quasi completamente intorno al 1939 per ricominciare purtroppo nell’immediato dopoguerra. 3) In una lettera inviata nel 1965 da Vasto all’amico Umberto Bottari, residente a New York,Votinelli candidamente confessa: “Tu ben sai che io di musica non lo so...”.


LO *LXELOHR GHL YDVWHVL Una ricorrenza annuale Vasto annovera un privilegio unico e particolare che rinnova e celebra la terza domenica di ogni anno. Tale “beneficium” fu concesso alla comunità ecclesiale vastese dal Papa Pio VI il 12 dicembre 1777 in riconoscenza alla stessa che offrì rifugio ed ospitalità dal 7 febbraio al 9 marzo1177 al papa Alessandro III. Il 7 febbraio 1177 le navi di Alessandro III approdarono al porto di San Nicola della Meta di Vasto e ne ripartirono il 9 marzo dello stesso anno, giorno delle Ceneri che egli benedisse e distribuì al popolo vastese ed ai numerosi grandi personaggi accorsi. Dopo la fine della Messa, Alessandro III, cinque cardinali e tutto il seguito presero posto sulle galee della flotta papale e dopo 4 giorni sbarcarono a Zara. Il Papa era partito da Siponto per raggiungere Venezia, messaggero di pace, in una Italia lacerata dalle lotte fra i comuni e Federico Barbarossa. Il viaggio si concluse a Venezia dove il Barbarossa, che si era rifugiato nel Tirolo dopo la sconfitta di Legnano, si umiliò al Pontefice tenendogli la staffa in segno di sottomissione davanti al Doge. Tale episodio, passato alla storia come la Tregua di Venezia, pose le basi per la Pace di Costanza che fu solennemente conclusa il 25 giugno 1183. Il “beneficium “concesso dal Papa Pio VI alla comunità vastese è stato confermato anche dall’attuale Pontefice e tutta Vasto ogni anno lo celebra con profonda devozione e grande riconoscenza presso la chiesa di S. Pietro in S. Antonio.



2001


GENNAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

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Van dicendo per la via:

Ivi giunti Santi Re

E con bella cortesia

Già è nato il gran Messia!

Genuflessi tutti, e tre,

Alla nostra compagnia

I tre Re dell’Oriente

A GesĂš, vago tesoro,

Date a noi un gallinaccio,

(¡ WUDGL]LRQH YDVWHVH VD OXWDUH SHU OH VWUDGH LO &DSRGDQQR H SRL DQQXQ FLDUH O¡(SLIDQLD FLRp DSSXQWR OD 3DVTXHWWD

Noi veniamo in questa sera

Se ne partirono allegramente. DiĂŠro incenso, mirra ed oro. O salsicce, o sanguinaccio. Adorato Iddio Bambino

O prosciutto e mortadelle,

Con una nuova piĂš che vĂŠra: Per la via li dirigeva,

Si rimisero incammino,

O buon cacio o scamorzelle;

Domattina è la Pasquetta

E arrivato ad un tal loco

E devoti rimarranno

Noi di qui non ce ne andremo

Che sia sempre e benedetta.

Si fermò la stella un poco.

Anche al tempio se non vanno. Se di doni non ne avremo.

Si riempi i nostri cori

Si fermò la bella stella

Or che detto il gran vero

Di contenti e di stupori:

Sopra rozza capannella,

Noi abbiamo di un mistero, Domattina ci darete;

Vanno gli angioli cantando

Dove era il gran Signore,

Date a noi da mangiar pane Ed intanto vi auguriamo

E i pastori festeggiando.

Il Dio nato, il Redentore.

Per stasera e per domani.

Grande stella rifulgeva,

E se ora non pòtete,

Buona Pasqua e ce n’andiamo.


VenerdĂŹ

Sabato

LO &DSRGDQQR Cand’ Ă jje caminĂ te chista notte, P’ aritruvĂ la porta di stu loche. RingrĂ zie Dè’, ca I’ Ă jj’ aritruvĂ te, Salute canda ggènde sta a stu loche. I’ ti salĂšte ‘ssa cambre e ‘ssa cucèine, Addò’ spassògge ‘ssa donna riggine.

Domenica

I’ ti salĂšte chi ‘ssa bella tĂ vele. ‘Nghi ‘ccanda ggènde ci staj’ a magnĂ . I’ ti salĂšte chi ‘ssa bella trècce, Pi’ ccanda vodde ti li sciujj e ‘tacche. ‘I’ ti salĂšte chi ‘ssa bella veste, Pi’ ccanda punde ci’ Ă messe la mĂ stre. I’ ti salĂšte cuscine e matarĂ zze, Addò ripose li vostre billezze. Queste li diche e li diche candĂ nne, A lu bon brincĂŹpie d’ Ă nne. Di una cosa mi n’avè’ scurdate, A . . . ni l’avè’ salutate. Ajje sumundate ‘na misĂšre di lènde, Bbòn’ gapidĂ nne pur’ a la jumènde. Si mi dèje ‘na scrippèlle Mo’ ti sone tande ‘bbèlle; Si ml dèje nu quaggiaune Mo ti sone n’addre ccĂ une; E si ni mmi vu rrapĂŹ Bbòna nott’ Ă â€˜ssugnuri’ !


GENNAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

Sand’Andun’ aripizzave Nghi la sibber ‘e nghi l’ache. Lu dumonie i stuqquave Mò lu rĂ ife e mò lu spache. Ma ‘na vodde ci l’ingojje E i’ ammĂ ine gnè nu bojje.

Ma dapĂš chi ci aripenze, Pi li come ti l’afferre; Nghi na viss a vija ‘nnenze Li fa ji’ di cule ‘nderre. ‘M bette i piande nu hinucchĂŹe E da fèure i fa ‘sci l’ucchie!

E cambanne da rumèite Va’ lu cĂŠfer’ a tindarle: Li disfèit’ a ‘na partèite... Ma lu sande poche parle: Li vichele scole chilme E lu cefre mann’ all’ hilme.

Pi suspette lu dumonie J’ arimmocche la pignete. ‘Ngifirèite Sand’Andonie Ti l’aggrapp’ a vij’ arrete; L’appindĂ une a nu curnacchie E i mĂ cceche ‘na racchie.

Sand’Andune nghi la mbisse Jav’ a cacce a ciammajjèiche. Lu dumonie nghi ‘na visse Li fa jÏ’ sopr’ a l’ardeiche. Sand’Andune ci si stezze, Gnè nu cèfere s’ arrezze.

A la cassce Sand’Andonie Ci tinè du caracèine. Annaschiusce lu dumonie L’assimav’ ògne matèine. Sand’Andun’ ci li toppe E i fa’ sunà ’ la groppe.

‘Na matèine Sand’Andonie Si magnà ’ du taijulèine. Zitti zette lu dumonie I sbascesce la fircèine; E lu sande nin zi ‘nganne Nghi li mene si li magne.

Arrizzete Sand’Andonie Nghi l’ardèiche fa nu fasce, E acchiappate lu dumonie Prèim ‘annende l’arimbasce, Po’ vuddat’ a part’ arrete I li striusce a lu sucrete.

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Li parind’ a Sand’Andune Li vulèven ‘accasaje: Ma lu Sande penze bbune E al diserte si ni vaje, Pi ‘n ‘avè’ la siccatiure (¡ XQR GHL ULWL SL DQWLFKL D’ alluvà ’ li crijature. H VXJJHVWLYL 8QD DOOH JUD EULJDWD GL FDQWDQWL H GL PXVLFL JLUD SHU OH VWUDGH GHOOD FLWWj ULHYR FDQGR OD YLWD GHO 6DQWR 8Q Ă€QWR IUDWH H XQ GLDYR OHWWR PLPDQR OH VWURIH

Bona sĂ ir ‘a tutte quende Bona ggenda cristijane; Bona sĂ ir e allecramente Ca vi dèiche ch’ è dumane Sand’Andune binidatte Nghi la mazz’ e lu purcatte.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Lu dumonie a tanda hueje Pi ‘n’ zi fa’ cchiĂš ‘rruvuneje Dèice: Ndu’ vi ch’ è nu scherze, ‘N’ di li tojje ‘a la dimmerze. E lu sande: Pure jejje L’ Ă jje fatte Pi pascejje.

Lu dumonie scurtuquate Ni lassav’ a ji’ ppritanne. Sand’Andune dispirate Pi purcille si li scanne: Si li spezz, si li sale, E ci fa bon Garnivale.

Sand’Andunie huatte huatte Jav’ a faje nu bbusagne. Lu dumonie da ‘na fratte I smicceve la vrivagne. Lu rumeite si ‘na ddĂ une E i’ ammolle lu gruppĂ une.

S’ Ă jje dette ‘sta sturielle e pi ress’ ‘arihalate Fitatezze, custatelle, Saggicciutt’ e sangunate: Chi mi da’ lu porche sane Sci bbindatte chili mane.

‘N’ addrĂ vodde si va a matte A ffa a lotte nghi lu sande, Lu rumèite ti l’ahhuande Ti li matt’ a cocce satte; E nghi l’acche di cutèine I li fa nu lavatèine.

Nghi sta nèuve chi vi porte è firniute lu quandaje. Arrapèteme ‘ssi porte, Ca mi vujj’ ariscallaje: Ca ‘stu fradde malidatte Mi fa’ sbatte li hangatte.

lu Sangunate Dose per 8-10 persone Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š 250 gr. di cioccolato fondente 150 di zucchero 80 gr. di cedro candito 30 gr. di strutto un litro di mosto cotto 1/2 litro di sangue di maiale (appena ucciso) 1 stecca di cannella una manciata di mandorle e pinoli ed una buccia di arancia Prima di versare il sangue in una capace pentola, filtrarlo cosĂŹ da eliminare eventuali residui, unirvi il mosto cotto, lo strutto e la cannella, porla sul fuoco molto debole (fare attenzione a che il sanguinaccio non giunga mai ad ebollizione) e mescolare. Dopo circa due ore di cottura, aggiungere il cioccolato a pezzetti, i pinoli e lo zucchero, il cedro, la scorza dell’arancia e le mandorle (preventivamente scottate in acqua bollente, pelate e tostate lievamente in forno) il tutto finemente tritato. Rimescolare continuamente e sempre a fuoco debolissimo. Il tempo di cottura varia dalle tre alle tre ore a mezza; il grado di cottura è possibile constatarlo dalla consistenza del sanguinaccio su un piattino; se esso si presenta come una crema è pronto. Lasciarlo raffreddare sistemarlo in vasi di vetro e lasciarlo al fresco.


GENNAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

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15 Gennaio 1667 - Da Diego, VII marchese del Vasto, e Francesca Carafa, figlia di Girolamo principe della Roccella, il giorno 15 gennaio 1667 nasce nel Vasto Cesare Michelangelo d’Avalos. Mortogli il padre nel 1697, in etĂ di 30 anni divenne marchese del Vasto; ma nel 1701, succeduto nel regno di Napoli il dominio spognuolo, egli, fedele a casa d’Austria, fuggĂŹ a Vienna e fu dichiarato ribelle da re Filippo V, che di questa signoria investĂŹ il Duca Antonio Lanti della Rovere. Nel 1707, occupato il Napoletano dagli Austriaci, Cesare Michelangelo ritornò al possesso dei feudi, e nel 1710, a sua istanza, l’imperatore Carlo III dava al Vasto l’onorifico titolo di cittĂ e l’autorizzazione di sede vescovile. Sposò Ippolita, figIia di Giovanni d’Avalos, e, non avendo eredi, nel 1709 ebbe facoltĂ dall’imperatore di disporre dei suoi titoli e dei suoi feudi in favore di uno dei figli maschi del principe di Troia, come fece con testamento del 16 giugno 1716, destinando a succedergli Giovan Battista d’Avalos. Cesare Michelangelo, il piĂš splendido marchese del suo casato, ebbe dimora fissa nel Vasto, e mostrò molto attaccamento a questa cittĂ . Ma tanta munificenza doveva costare ben cara alla cittĂ , che alla sua morte si vide ridotta nella condizione del sequestro per gli esorbitanti debiti contratti dal marchese. Cesare Michelangelo morĂŹ in Vasto il giorno 8 agosto 1729, e fu seppellito nella chiesa di S. Francesco da Paola.


VenerdĂŹ

Sabato

$ /8 *,8'(&( 3,&&,1,11( – Gnorscè, signore Ggi, ‘n Ă jje pahate, l’affĂŤtte di sittembr’ ‘i l’à jja dà ’; ma a ‘ssu sugnâure chi ‘i l’à nihate? me’ Pi’ qquĂ sse m’ aveva fa’ chiamà ’?... Ahuanne, ‘n grazie a Ddè’, è bbon’ annate, schinenz’ ala riccodde Ă d’aspittà ’... ca mi fa l’indirresse, ‘n è piccate? ddo’ l’a’jja tojje?...’ pozze i’ a rrubbà ’?... Jè mè’ li mĂ tte ‘m mene a ‘ssugnurè; a vvinnĂŠgne li vujje Ï’ a pahà ’ come nu huandĂŠume, crĂŤit’ a Ddè’!

Domenica

Si dapĂš ‘ngocce nin zi vo’ ‘ccurdà ’, ‘sugnurè stĂ sse fĂ jjil’accapè’ ca mÊ’ quatrèine ni’ mmi pozze fa’!

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Luigi Anelli

,QDXJXUD]LRQH GHO WHOHIRQR La mattina di giovedĂŹ, alle ore il è stato inaugurato nella nostra cittĂ il servizio telefonico; presenti il sotto prefetto cav. Cani, il Sindaco cav. Nasci, l’ispettore centrale dei telefoni cav. Polzella, l’ispettore centrale dei telegrafi cav. Tentenni... Alla inaugurazione assisteva molto pubblico, che per l’intera giornata si è affollato alla cabina. L’ufficio è posto al corso Plebiscito presso la cartoleria del sig. Vederico Pietrocola, e l’impianto con molta proprietĂ , è stato eseguito dal meccanico della Direzione compartimentale sig. Nazareno Centini.

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Auguri a...

Don Giovanni Molinari, Giuseppe Catania, Mons. Luigi Smargiassi, Angela Poli Molino, Adelio Tilli

...ricordiamo

Umberto Bottari (industriale emigrato a New York), Padre Valeriano Mileno, Prof. Donetro De Fanis


GENNAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

24 gennaio 1924 )HVWD GL 6DQ 6HEDVWLDQR Perchè quest’anno nel 20 gennaio ricorreva il Giubileo, la festa di S. Sebastiano è stata qui celebrata nel seguente giorno 21; e sin dalle prime ore di questo giorno, la Chiesa di San Pietro fu invasa da una folla di popolo che ininterrottamente si rinnovò per tutta la mattinata, sino all’ultima messa. Una credenza popolare attribuisce a questo Santo il potere di preservare i suoi devoti dalla polmonite, malattia che facilmente si contrae a chi è esposto alle intemperie e per queste ragioni i muratori vastesi hanno eletto S. Sebastiano loro celeste patrono. Le generose oblazioni raccolte in quest’anno dai muratori stessi, hanno permesso un continuo sparo di grosse bombe durante tutta la giornata, e l’acquisto di un ricco lampadario, con cui fu ornata la cappella del Santo.

Ricordiamo poi per la storia, che in questa festa era tradizionale la dispensa di li PRICCILLETTE (grandi ciambelle di pasta ridotte a forma di cerchio), che era chiesa, durante la messa, venivano offerte a coloro che piÚ erano in grado di contraccambiare il dono con un’abbondante elemosina. Dalla quale usanza trasse origine il motto vastese: A LI NIJJE LI NEJJE SI DA LI PRICCILLETTE, che si usa ripetere da chi si vede trascurato, quando altri e trattato bene.

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...ricordiamo

I Fratelli Michele Zaccardi (operatore sociale) e Antonio Zaccardi (musicista).

Fondatori della Schola Cantorum di S. Pietro.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

, OLTXRUL IDWWL LQ FDVD Le bevande alcooliche tradizionali dei vastesi venivano (e vengono) rigorosamente preparate in casa. I liquori piĂš diffusi esistono: Il “rosolioâ€?, a base di petali di rose o d’altri fiori, messi a macerare; il “nocinoâ€? ricavato dalla macerazione (40 giorni) del mallo delle noci in alcool puro al 95%; il “limoncelloâ€? e il “mandarinettoâ€? ricavati, rispettivamente, dalla macerazione (una settimana) della buccia dei due agrumi. Molto diffuso è anche il “RatafiĂ â€? a base di amarene, vino rosso, alcool, cannella e zucchero. Il nome di questo di questo liquore deriva dall’espressione latina rata fiat (è approvato) poichè era invalso l’uso di berne un bicchiere (ed anche piĂš di uno) per suggellare un accordo od un contratto.

7L SR]]HQD O¡RPD WDMMj OL UDFFKLH JQH 5REEDFLSDOOH Tra i tanti banditi che le truppe del generale Manhes riuscirono a catturare nella campagna vastese nel principio dell’anno 1810, vi fu pure il famigerato Saverio Pomponio, il quale, rinchiuso nelle carceri vecchie di S.Maria (oggi Palazzo Mucci), era costretto a subire in santa pace gli insulti che il contadino Michele Molino, “Robbacipalleâ€?, non gli risparmiava tutte le volte che capitava a passare dinanzi alla di lui prigione. Se non che a Pomponio un bel giorno riuscĂŹ di evadere e incontrando “Robbacipalleâ€? nel bosco di Monteodorisio dove era andato a far legna, per rappresaglia gli tagliò la orecchie. Da ciò l’imprecazione: “Ti pozzena l’oma tajjĂ li racchie gne Robbacipalleâ€?. (Luigi Anelli)


GENNAIO

FEBBRAIO

LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

24 febbraio 1924 /D ´6WRULH¾

1117 gennaio, con Sant’Antonio Abate, entra il santo dei cervelli scarichi e dei buontemponi: Carnevale; e prima che si arrivi al giorno delle Ceneri, si e certi che nel Vasto, nel pomeriggio di una di quelle domeniche, esce la “Storieâ€?, che un gruppo di contadini, vestiti in maschera, cantano, disposti in circolo, nei crocicchi. Con accompagnamento di fisarmonica, ogni maschera, su un motivo popolare, canta la sua strofa, per lo piĂš in versi ottonarii, della quale i due ultimi vengono poi ripetuti in coro da tutti; e cosĂŹ una dopo l’altra, sino a che, finito il giro dei cantanti, anche la “Storieâ€? finisce... D’ordinario, chi compone la “Storieâ€? e un con-tadino, che è pure il corifeo della comitiva; ed il piĂš famoso, fra quelli che ricordiamo, e Antonio Parisi, un versificatore in dialetto, che, malgrado i suoi 80 anni, continua ancora ad improvvisare versi, i quali, non di

rado, disgradano le cosiddette poesie che si leggono in certi libri stampati. Gli autori viventi di Storie, sono: Ferdinando Calvano, di cui tutti ricordiamo la Storia di Amba-Alagi, che fece furore nel Carnevale del 1896; Antonio D’Adamo (Cillacchie) che nelle sue storie si compiace di mettere in rilievo le astuzie di cui sono capaci le donne per ingannare gli uomini, Luigi Di Santo (Sande LĂšjegge), che nel 1912 trasse il soggetto della sua “Storieâ€? dalla nostra conquista della Libia; Angelo De Felice (Criscenze), che nel Carnevale del 1919 compose la Storie dell’IngleseAmericano; e finalmente Antonio Muratore (Fo-Fo) e Sebastiano Ricchezza (Carpindane)... /D WUDGL]LRQH q VWDWD ULSUHVD QHJOL XOWLPL DQQL GDO FRUR GHOOD 3DUURFFKLD GL 6 $QWRQLR $EDWH /¡XOWLPR JUDQGH FRPSRVLWRUH GL ´6WRULHÂľ q VWDWR 'RPHQLFR *LDQJUDQGH VFRPSDUVR DSSHQD TXDOFKH DQQR ID


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

5LFRUGL GL VWRULD YDVWHVH 6 febbraio 1799 Michelangelo Pellicciotta alias Cippociappa, Domenico Ulisse, Nicola Adriano e Giuseppe della Penna, alias lo Sballatore, insieme con dieci contadini di Casalbordino, arrestano nelle vicinanze del fiume Sinello i fuggitivi municipalisti Floriano Pietrocola e Francesco Antonio Ortensio, i quali sono ricondotti nel Vasto, dove gran folla di popolo li chiama a morte, metre i catturanti affacciano pretese di largo premio. Questi sono contenuti con ducati quaranta (L. 170,00) ed i due infelici prigionieri il giorno seguente vengono fucilati presso la chiesa di S. Donato. Non si diede nemmeno sepoltura ai loro corpi; ma furono gettati a marcire dietro le mura della chiesa, dove rimasero ventiquattro giorni, cioe sino al due marzo quando il generale francese Luigi Gouthard li fece pietosamente tumulare nella chiesa di S. Pietro.

Quando la realtĂ supera la fantasia

L’italiano come optional Lovasto, 25 marzo 1925 L’Ostrissimo Signor PotestĂ . Il sottoscritto Gioseppi Della Porti fa presenti che non si fidi piĂš di stare alivostri servizi. Il troppi ettroppi. Chii vieni che gli devi fari il mazzo grosso per li sposi, chi perli compari e chi per li morti; e Gioseppi zappi, arranni, adacqui e polisce. Ci vanni per ciamaiche e marrovini tutti i vaioli; come si scapocci un fiore se li còglioni e se li mettono al mazzo o all’ochetti. Schinanzi a ieri ci o incappati quel bandito del gistori del doppilavori che con la scali in mano coglievi li fichi acciani. Gli o fatti capiri con una parti che lui non ha niente che spartirci col ciardini, lui e soli patrono delli spiazzi e delli palli delli doppolavoristi. Lui si scusate che li fichi eri ammanniti, ma questi cosi a gioseppi non si viene a dire perchè io o girati tutti il Brasile e conoscio tutti li fichi e filacciane di questi mondi interi. Li doppolavoristi immece di darmi arragioni si anno messi a ridere collo palli immani. Con me non si riti, piechè si o il berretti vecchio, dentro però ci sta anche il cirvelli. capiti? Vi saluta il vostri indi pindenzi. Gioseppi


FEBBRAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

OD SqFKHUD VSLUGLXWH Mare majje, scur’ a mĂ je tu sĂŹ mmorte e jè che facce mo me sceppe trecce e facce mo mm’ accèite ‘n goli’ a ttĂ je.

Mare maje ecc. Tinghe ‘ngolle ‘na sbirraje Jurn’ arrète n’ tinè pane: scazz’ e nniute e ppijatĂ use penze bbèune da j’ fèure che la notte s’ arisbaje: a ccavaje du cechèure vo’ lu pane e jè ne ll’ Ă je. p’accibbèje la famèje. Mare maje ecc. Mare maje ecc.

J’ tenè ‘na casarèlle: mò me manghe lu ruccètte senza fèuche, senza lette Mare maje e scur’ a maje senza vĂŠine e cumbanaje. mo mm’ accèite ‘goll’ a ttĂ jje, Mare maje ecc. sciòscia mĂ je! So na pèchera spirdiute, lu mundĂ une m’ ha lassate, lu cacciune sembr’ abbaje pe la fame mo’ s’ arraje. Mare maje ecc.

La sbirraje me turmende pe le dèbbete e ppisÏure, me siquestre la tinaje la fissà ure e lu cuttire.

Accumenz’ a darme plette na quatrare, che m’ affrande; jè nghe na petrate ‘mbrande n’ addre ccĂ une l’annucchève. Mare maje ecc. E nghe tutte ca nisciune m’ avè vèste, vudd’ e ggèire a la cĂ use, chi sse tèire, nghe tre mèisce me ne vaje.

Mare maje ecc. Pe j’ ppiagne a lu cumbĂŠre c’ appattasse la juchuète mar’ a mmĂ m’ aj’ abbuschète na vattènne nghe la sdaje. Mare maje ecc. Criste mè, famm’ ascĂŹ preste nu muarèite strippilĂ une, canda manghe lu mundĂ une va la pèchere a ddammaje. Mare maje e scur’ a maje mo mm’ accèite ‘goll’ a ttĂ jje, sciòscia mĂ je!


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Il gruppo corale Dopolavoristico del Vasto alla Radio di Roma L’Ente l’lazionale Audizioni Radiofoniche, a mezzo del Dopolavoro locale, ha invitato per domenica (14 dicembre 1930 NDR) il gruppo corale di Vasto per una grande serata folklo-ristica abruzzese da tenersi a Roma. L’esecu-zione verrĂ effettuata dalle ore 21 alle ore 22. Riteniamo superfluo accennare all’importan-za dell’avvenimento artistico: basti solo ricor-dare che in considerazione dei trionfali suc-cessi, riportati dal gruppo corale di Vasto in occasione della settimana abruzzese, esso sarĂ il primo in tutta l’italia a tenere audizioni di canzoni all’EIAR. Vasto farĂ cosĂŹ giungere la eco dei nostri canti pastorali sin nelle lontane Americhe, i nostri corregionali residenti colĂ riudiranno le allegre note della Pasquetta, l’appassionato lamento di una giovane vedova in “So ‘na pechera spirduteâ€?, i canti augurali per il Capo d’Anno, espressioni schiette della generositĂ del nostro popolo...

/8 %$77(//( ', Âś66$66ĂŠ,1( - Si pi’ mare vu fa’ ‘na spassiggiate, sta aècche lu battelle di ‘SsassĂŤine; e doppe chi vu’ i’ ala Cavallèine, ÂŤSirpendeÂť ti ci porte nghi nu fiate! CcuscĂŹ belle, pulèite e arizilate ‘n gi sta ‘n addre battelle a ‘sta marèine; pi’ cĂ rre ‘n gi l’appe nu talifèine: gne’ ‘na zèite ti porte siduhate! ‘SsassÊ’; ni’ mi parlaje di battille nghi ‘stu marĂ une; mi vulisse fa’ magnà ’ la quiule da li grangitille?... Nin gi vinghe pi’ mare je massĂ ire, e la liranne chi t’ avrija dà ’ mo mi li vajje a vĂ ive a Corve nĂ ire! Luigi Anelli (1930)

" IHEEUDLR Secondo giorno di Quaresima venne una neve cosÏ grande, che mai si era veduta da vecchi di 97 anni, la quale fu ben misurata da D. Ciccio della Rocca, Gentil’huomo della Casa Sereniss. d’Avalos nelle piane della Penna otto palmi meno un terzo. Per la Città poi da cinque a sei palmi.

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Auguri a...

Franco Del Casale (Argentina), Luigi Canci Giovanni Bolognese

...ricordiamo

Prof. Guerino Della Vecchia Giovanni Peluzzo (Scrittore)


FEBBRAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

5LFRUGR GL 0LFKHOH %HQHGHWWL Splendida questa immagine da cui traspare tutto l’amore del fotografo, nei confronti della CittĂ . L’autore è Michele Benedetti, purtroppo scomparso nel 1999. Un vastese autentico al quale i vastesi devono un appassionato impegno per la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio archeologico ed artistico della CittĂ . Ancora viva in tutti è la memoria della Mostra d’Arte Sacra da lui allestita, in Palazzo D’Avalos, nel luglio del 1995.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

+D GDWH GL FXOH D OX WDPPXOH CosĂŹ si indica oggi a Vasto il negoziante fallito, al quale anticamente, veniva rimesso ogni debito, allorchè denudato si esponeva al pubblico seduto sulla misura del tommolo, che sorgeva in mezzo alla piazza dello stesso nome. Di tale piazza si fa menzione la prima volta in un Privilegio di Giovanna II, del 26 aprile 1426, che concedeva al Vasto un mercato ogni domenica “da tenersi ne la Piazza del Tommoloâ€?; e la misura in grossa pietra incavata, che ivi si vedeva, fu poi impiegata come vasca della Fontana di Porta Castello. (Luigi Anelli)

!

15 Febbraio 1945 Viene istituito il Tribunale di Vasto. I vastesi esultano. Finalmente... come Lanciano.

la Ciciricchiate Dose per 8-10 persone

I���������� 500 gr. di farina tipo 00 5 uova 5 cucchiai di olio di oliva 5 cucchiai di zucchero 500 gr. di miele 200 gr. di mandorle tritate 2 bicchieri di alcool per liquore olio per friggere 50 gr. di confetti di sulmona. Mettere a macerare, 24 ore prima, le mandorle nei bicchieri di alcool. Porre la farina su di un piatto ed impastarla unitamente all’uova, lo zucchero, l’olio e l’alcool in cui hanno macerato le mandorle, cosÏ da risultare un composto ben amalgamato. Dividere la pasta in mucchietti ricavando da ognuno di essi tanti bastoncini i quali vanno ridotti a dadetti lasciandoli sparsi sulla spianatoia infarinati. Mettere sul fuoco una capace padella con olio di semi e ad ebollizione, friggere i dadolini di pasta. Far bollire a parte il miele ed immergerci i dadolini che saranno ben impregnati del dulcolorante. Bagnare con acqua fredda un piano di marmo, versarvi il composto dandogli la forma voluta (cuore, ciambella, ecc..) ed accanto cospargerlo di mandorle tritate e confettini di Sulmona.

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, WRPPROLVWL I cosÏ detti tommolisti, i bravi bevitori di Vasto, pel soverchio consumo di vino e pel seguente inaffiamento delle cantonate, ci raccomandano di far intendere a chi di dovere, che nè pressi del Largo del Tomolo occorre un orinatoio pubblico, per la igiene e la decenza. E pare che non hanno torto.


FEBBRAIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

13 Febbraio 1503 Fra i tredici campioni italiani che presero parte alla disfida di Barletta, pel focoso destriero si distingueva Riccio de Parma, che alcuni dicono di Soragna, altri di Parma, altri infine di Somma Vesuviana. Noi intanto, avvalorando la tradizione con indiscutibili documenti, rivendicheremo alla nostra patria la gloria di aver dato i natali a questo prode guerriero. Virgilio Caprioli, archeologo e giureconsulto distinto, che nacque nel Vasto il 30 gennaio 1548, ricordando nei suoi manoscritti la clamorosa vittoria degl’Italiani, aggiungeva che molti, ancora viventi al suo tempo, avevano conosciuto il Riccio nel Vasto; e che Parma era cognome, siccome cantò il poeta descrittore del combattimento: Riccius de Parma insignis, qui gloria Vasti.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

3HSH WULWR H SHSH ÂśEERQH C’è differenza tra “lu pepe triteâ€? e “lu pepe ‘bboneâ€?? Il primo si ricava pestando, in grossi mortai, i peperoncini essiccati sino a ricavarne una sottile polvere rossa. Il secondo è il pepe vero e proprio (perciò “’bboneâ€?) che si presenta normalmente in grani od in polvere nera.

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...ricordiamo

Dott. Elios Petrilli (medico), Carlo Boselli (imprenditore) Dott. Piero Desiati (imprenditore), Avv. Ugo D’Ugo Midiuccio Novembre (balneatore) Espedito Sarodi (bagnino)

Auguri a... Prof. Elio Bitritto

27 gennaio 1921

Per gli orfani di guerra

Sin dallo scorso dicembre si è costituito nella nostra cittĂ un Comitato per l’assistenza civile e religiosa degli orfani dei morti in guerra ed a Presidente venne eletta la nobile e colta signora Baronessa D. Michelina Nasci. Tale benefica opera è sorta tra noi per iniziativa dell’Unione Donne Cattoliche, la quale, per la solerzia ed attivitĂ della sua presidente signora Baronessa D. Elisa Genova, coadiuvata dalla sua gentile figliuola signorina Irmina, che n’è bravissima ed intelligente segretaria, giĂ ascende al bel numero di trecento e piĂš socie. Ieri, per invito della Presidente del suddetto Comitato, si sono riunite molte e nobili signore nella gran sala dell’Unione Operaia S.Giuseppe per la costituzione delle madrine. Apertasi la seduta, la presidente signora Nasci pronunziò un bellissimo e forbito discorso, spiegando con parola facile che cosa significa l’Opera nazionale per l’assistenza civile e religiosa degli orfani dei morti in guerra e l’obbligo che tutti hanno di soccorrere ed aiutare i poveri bambini rimasti senza padre. Tutti si commossero quando la nobile signora, con parole scultorie, descrisse l’eroismo dei prodi soldati caduti da valorosi sul campo dell’onore per la grandezza e la gloria della nostra cara patria. Inneggiò anche alla nostra bella, immortale, benefica Religione, chiamandola “faro luminosoâ€? che dirada le tenebre dell’orrore e vuole il pieno trionfo della veritĂ , dellagiustizia e della vera libertĂ . La gentile oratrice fu salutata da cordiali applausi e tutte si congratularono con la nobile donna, che seppe cosĂŹ bene avvincere l’uditorio con le sue parole persuasive e smagliante. Subito dopo il discorso si è costituito il gruppo delle madrine, le quali hanno eletta ad unanimitĂ di voti l’egregia ed ottima signora D. Maria Anna Palmieri a loro presidente. La segretaria signorina Genova lesse gli articoli dello Statuto riguardanti gli obblighi che hanno le madrine verso i poveri orfani e tutte promisero che con amore si sforzeranno di soccorrere gl’infelici bambini. Domenica prossima si distribuirĂ agli orfani un piccolo sussidio, avendo il Comitato dosponibile una modesta somma di denaro. Tutti i buoni cittadini sono invitati a far parte del Comitato sottoscrivendosi per una quota di lire cinque all’anno. E’ cosa santa, pia e doverosa il venire in aiuto a tanti poveri orfanelli.


FEBBRAIO LunedĂŹ

MARZO MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

26 febbraio 1799 Una banda di briganti albanesi arriva in Monteodorisio, e di lĂ manda al Vasto la intimazione di spedire ad essa gran somma di denaro; in contrario sarebbe venuta ad unirsi ai rivoltosi per dare l’ultima mano al saccheggio. Per allontanare questa nuova sciagura i generali ed altri gentiluomini riuniscono alcune centinaia di ducati, che mandano agli Albanesi; però, non essendo stati trovati nel luogo da loro designato, la somma viene divisa fra i latori. Adirati per ciò gli Albanesi, la sera seguente piombano sul Vasto ed incominciano a saccheggiarla; ma verso un’ora di notte sono costretti a ritirarsi per l’arrivo di mille uomini di truppa francese comandata dal generale Luigi Gouthard.

Auguri a...

Avv. Giuseppe Giangiacomo


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

0$1*+¡ $ /, &+(1( (Nella sagrestia della chiesa di..., mentre i confratelli indossano i camici per uscire in processione)

– Sanghe di...! ma ci vò’ pruprie nu quĂŠure di bojje Pi’ cummatte ‘m mezz’ a vvĂŽ! Sete cichete ‘n ditte? ‘n gĂŹ vidäite ch’ aècche dändre ‘n gi si cape cchii? Chi s’ è vistute giĂ , nghi na sajätte, si ni pò ‘sci’ dafĂŞure: pi’ tanda purce aècche la ĹĄtalle è ĹĄträtte! – â€˜Ĺ tu quĂ mesce a mä è ccârte, ni’ mi va. – Mèttetle gna vè’ vè’, nin gi fa case; cà ’ ‘n addre, Pi’ cagnarle, ‘n gi ni sta; e s’ è ccârte, arignĂšgnece ‘ssu nase! – E lu quĂ mesce mè’? – Tu ci mangheve pi’ farme arinnihà ’ ‘n eddre ddu sende: aviva mini’ prĂŤime e li truveve! Luigi Anelli

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SarĂ un’ingiustizia, una crudeltĂ , chiamatela come volete, ma il fatto è che allorquando tra noi una donna sopra parto dĂ alla luce una bambina, tutti fanno il muso lungo nella casa, non esclusa la levatrice che, anch’essa, avrebbe preferito un maschio, per ever diritto a piĂš generoso compenso. Ad Angelo De Paola, dunque, giocatore di professione, accadde una volta di far nottata intorno ad un tavolino di Zecchinetto; e quando al mattino, dopo aver perduto sino l’ultimo spicciolo, si accingeva a ritornare a casa vennero a dirgli che la moglie, in quel momento, aveva partorita una bambina. E fu all’annunzio di questa nuova disdetta capitatagli, che il De Paolo esclamò: “Mala nuttata e citela fammeneâ€?

In omaggio ai buoni costumi ed ai regola-menti di Polizia urbana richiamo l’attenzione delle competenti autorità sul seguente fatto. Ci viene assicurato che nelle adiacenze del pubblico passeggio, alcuni forestieri abbiano stabilito una stazione di monta equina... Domenica scorsa, per esempio, proprio nell’ora della passeggiata si ebbe a vedere presso i Tre Segni... E dire che si ha fuori Porta Castello un posto di guardie daziarie. Tanto per avvertenza, anche nella speranza di non dover tornare sull’argomento.


MARZO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

GDOO¤¢,QYHQWDULR GHOOH UREEH FKH VRQR QHOO¤DSSDUWDPHQWR GL 6 DOWH]]D¢ Nella sala: Uno specchio grande Ottangolo - Un quadro di S. Domenico del Veronese - Un quadro rappresentante Loth del Bairocci - Sette altri quadri del Giordano la Circoncisione del Signore; l’Orazione nell’horto due fosofi in due quadri due quadri con figure di frutti; un quadro di pastori coll’apparizione dell’Angelo - Quattro quadri del Cav. Farelli: il Ratto di Europa, il Parto di Calisto, il Ratto di Proserpina; e Sara - Quatto quadri del Bassani - Un quadro gande con molte figure piccole in atto di danzare di un Fiammengo. Tre altri quadri del Barocci cioe il Tronfo di Davide; un quadro di pastori e pecore ed un quadretto che figura un uomo che si uccide da sĂŠ - Un quadro con una donna, un pastore et animali - Un altro quadretto con campagnola - Quattro

quadretti compagni di Salvatore Rosa - La decollazione di S. Gennaro del Coppola - Un quadro di un huomo ligato con un altro con la falce in mano - Un Ritratto di una Signora della Casa - Un quadro di S. Maria Maddalena, del Guido Reni - Un Christo schiodato colla Beat.ma Vergine et altre figure del Caraccioli (Questa Deposizione, di Annibale Carracci, in ottimo stato di conservazione, si trova ora nel palazzo del cav. Idulterico d’Alfonso in Monteodorisio), - Due altri quadretti con figurine e campagnole - Due quadri grandi, tutti due colle figure di S. Geronimo, dello Spagnoletto - Un altro quadro grande di S. Paolo Primo Eremita, dello Spagnoletto - Una S. Maria Maddalena, del Vaccari - Una Beatissima Vergine, del Tiziano - Altri otto quadri; cioè: una Venere coll’arco ed il dardo nelle mani; un Satiro


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

con amorini; una Lucrezia nell’atto di ammazzarsi; una Donna con varii Puttini; Nostro Signore che dorme con un Angelo assistente; una Beatissima Vergine col Bambino; ritratto di un BassĂ a mezzo busto; ritratto di una donna a mezzo busto - Nove portieri di velluto verde coi loro ferri e fiocchi; in quattro però solamente ci sono i loro falpalĂ - Sette tavole di pietra - Undici sedie d’appoggio di drappo chiamato Trippeta - Quattro sediole di alĂ c - Cinque lampadari di legno indorati a falsoâ€?.

Perciatelli neri di “Za Libbrate� Dose per 8-10 persone

Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š 500 gr. di bucatini (perciatelli) secchi 4 grosse seppie fresche 100 gr. di pomodorini freschi 1 alice sott’olio olio d’oliva - 1 spicchio d’aglio prezzemolo - sale - pepe nero basilico cottura 1 ora Una volta pulite e lavate con cura le 4 seppie, tagliarle a tranci ampi avendo attenzione a salvare, internamente, le relative “sacche del neroâ€? e usando grande delicatezza perchè non si rompano. Preparare, intento, un soffritto a base di: aglio soltanto schiacciato,prezzemolo sminuzzato, olio d’oliva; a robusta rosolatura, aggiungere la polpa sbriciolata per bene dell’alice, le sacche del nero- conservate gelosamente a parte- e un bicchiere di acqua tiepida. Far cuocere per buoni 10 minuti a fuoco galoppante (non tanto da farvi evocare Cocco Bill, ma piĂł moderatamente Kansas Kid, mai Tex Willer compromesso con l’associazione dei consumatori..) e a coperchio fisso, perchè le sacche.. scoppietteranno; aggiungere, quindi, i pomodorini spezzettati e continuare la cottura per altri 25 minuti almeno, dopo avere tuffato anche i tranci di seppia, senza rincalzare dopo il restringimento dovuto. Nel frattempo, il bollore del pentolone con acqua e sale è divenuto vivace: tuffarvi i bucatini e farli lessare, estraendoli rigorosamente al dente! Condire nella “golosaâ€? Vazzije e cospargere di basilico spezzettato a mano; solo adesso è la volta della vostra... impazienza, che sarĂ premiata da questo succulento piatto di colore scuro. Comprese le altrettanto squisite seppie, ovviamente da consumare come secondo.


MARZO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

18-19 marzo 1906: ,OOXPLQD]LRQH HOHWWULFD Domenica, 11... ha avuto luogo la inaugurazione della illuminazione elettrica della Città con una festa riuscitissima. Quasi tutti gli edifizi delle strade principali erano imbandierati, ed alle ore 16 la festa ha avuto il principio col giro delle bande musicali di Lanciano e di Montenero... La benedizione al macchinario è stata impartita dal rev. arcipr. Bonacci, assistito dal rev. Teologo Canci e dal rev. Prof. Suriani. Nel momento della benedizione la sala delle macchine è stata inondata di luce, ed i motori sono stati messi in azione tra uno scroscio di battimano, cui han fatto eco le acclamazioni della folla, che stazionava innanzi lo stabilimento, e il suono delle bande musicali. il momento di entusiasmo è stato solenne, indescrivibile... Intanto la città veniva splendida-

mente illuminata, ed il passeggio, protratto fino a tarda ora da un pubblico numerosissimo ed elegante nelle vie principali e massime, a Piazza Pudente, a via de Parma, a piazza Diomede ed a piazza Cavour, è stato rallegrato da scelti concerti delle due bande musicali... A proposito di questa illuminazione diamo succintamente alcune notizie relative. Concessionaria dell’appalto è la ditta lng. Vittorio Argnani e C., di Ancona, ed il canone annuo convenuto a carico del Comune è di L. 12,400. L’officina elettrica, sorta in pochissimi mesi, è posta sulla strada di circonvallazione ed ha una costruzione scelta e simpatica. L’impianto è a corrente continua con una tensione sui circuiti di 220 volts. I circuiti nella cittĂ sono cinque, fra loro indipen-


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

denti. La corrente è data ai circuiti mediante cinque punti d’alimentazione, dei quali tre sono per la illuminazione privata e due per la pubblica. La distribuzione è a due fili. il filo di ritorno è comune a tutti i circui-ti, ed è posto a terra nei punti di alimentazione. Oltre a ciò, nel rione Marina, un sesto punto di alimentazione provvede a un circuito di illuminazione a tutta notte e un altro a mezzanotte. tra la cittĂ , i sobborghi ed il rione Marina sono installate per la illuminazione pubblica ordinaria 305 lampade da 10, 16 e 25 candele, a due serie di archi da 8 ampères di cinque archi ciascuna... Come vedesi, l’illuminazione attuale è piĂš che duplicata di fronte allo scarso numero e alla debole luce dei 147 fanali a petrolio prima esistenti, e la cui accensione pur costava ai Comune circa 9.000 lire all’anno.

07/04/1919

9DVWR SHU LO 3 3 , H SHU OD /HJD GHO /DYRUR Dopo la riunione preliminare tenuta il 25 marzo nella sala del Cinematografo per illustrare alla massa operaia ed agricola la nuova epoca del lavoro e di indipendenza politica che deve affrontare la classe dei lavoratori anche nell’interesse del paese, fa grandissimo il numero degli iscritti alla costituenda Sezione del Partito Popolare Italiano. Molti dei nostri operai e contadini, emigrati in altre regioni d’Italia o all’estero per ragioni di lavoro, hanno potuto apprezzare la chiarezza con cui si conoscono i propri interessi e la possibilitĂ di farli valere, secondo giustizia, per mezzo delle organizzazioni ed essi stessi si sono fatti propagandisti. La classe intelligente, convinta che per avere il buon governo non si può prescindere da quell’ordine che nasce dalla societĂ , ben organizzata, ha mostrato di comprendere che nell’ora attuale il Partito Popolare Italiano è destinato a diventare il primo e piĂš vivo organismo pubblico nel Mezzogiorno fin qui assente. Risultato: oltre duecento adesioni per adesso degli operai e contadini intervenuti perchè sono in corso trattative per la fusione in una sola possente Unione operaia di tutte le societĂ giĂ esistenti nella forma del mutuo soccorso. A presidente e consiglieri provvisori della Sezione del Partito Popolare Italiano sono stati scelti fra gli intervenuti i signori: Marchesani Alfonso, Mayo Mario del fu Pasquale, Mariani Ettore, Fiore Giuseppe, Molino Antonio, Benedetti Francesco. Sono stati costituiti due segretariati per la classe dei contadini e pescatori e, appena aperta la sede, funzionerĂ un ufficio di assistenza militare o segretariato dei soldati e degli smobilitati e delle loro famiglie. Ha illustrato, a varie riprese, il programma del Partito Popolare l’Avv. Carlo Mayo, che ha anche promosso qui in vasto la sezione circondariale dell’Associazione nazionale dei mutilati e invalidi di guerra.


MARZO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

)XMM¡DPPqVFKH Detta anche “Misticanzaâ€?; insalata nella quale si mischiano, condite con aceto, olio extra vergine d’oliva e sale: Indivia, lattuga, cicoria, finocchi, rucola,aglio e carote con qualche fogliolina di mentuccia.

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/D ÂśQQXMH Salsiccia di trippa (budello retto) riempita di carne di maiale, fortemente aromatizzata. Il termine deriva dal francese Nouille (tagliolino) o Andouille (salsicciotto). Particolarmente indicato per insaporire il ragĂš.

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3527(67$ Gli scapeciari che gettano in certe stradicciole le teste del pesce, dovrebbero sapere che talune cose, che a loro sembrano di nessun rilievo, offendono l’olfatto e fanno male alla salute pubblica. Fa caldo, perdinci, e non è ben fatto gettare sulla strada della roba che va in putrefazione. Lo stesso dobbiamo dire anche per l’acqua che si usa per lavorare il pesce.

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Auguri a...

Avv. Silvio Ciccarone, Mons. Giovanni Pellicciotti Paolo Del Casale (residente a Perth), Calogero Marrollo


VenerdĂŹ

Sabato

/(, ( /8, Pasqualino è tornato da Torino con l’argento vivo addosso. Si precipita dalla corriera corre a casa, irrompe nella stanza e abbracciando la mamma esulta: – Mamma, lèi come sta, e lui, babbo, come va. – Fie mĂŠ, risponde la cara vecchietta, l’èjie sta a dduciuènde lire la cèrche e ll’uje sse sbruvugnĂŠte le vanne a settecèndecinquanda lèire lu luètre...

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Domenica

PDU]R Nel 1657, quando uno spaventevole terremoto devastava la Puglia e la peste infieriva in quasi tutto il regno, i cittadini del Vasto, immuni da tali flagelli, votano un tempio all’Arcangelo S. Michele; ed il giorno 19 marzo dello stesso anno, il clero di Santa Maria, accompagnato da tutto il popolo, va a gettare la prima pietra del sacro edifizio. La chiesetta di S. Michele, a circa 300 metri dalla estremitĂ meridionale del Vasto, sorge su di un ameno poggio, e guarda ad oriente il promontorio del Gargano, dove è la celebre basilica dello stesso santo. Francesco Crisci donò il terreno per edificarvi il tempio, che fu compiuto nel 1675; e sulla porta di esso si legge ancora una bella iscrizione latina dettata da Giovanni Palma, che in quel tempo era segretario del marchese Diego d’Avalos. Degno di nota in questa chiesetta, è il ricco altare di legno con doratura ad oro di zecchino, opera veneziana del XVII secolo.

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...ricordiamo

Gaetano Murolo (operatore culturale) Prof.ssa Olga Boraschi (insegnante di francese) Prof. Pierino Mariani (preside del “Palizzi�) Avv. Antonio Fanghella Dott. Francesco Rocchio (Medico) Avv. Ennio Rocchio


MARZO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

31 marzo 1912: )HVWD GHOOD 6DQWD 6SLQD Ogni anno in Vasto, per tradizione secolare, nei venerdĂŹ santo, si celebra la festa della sacra Spina, una caratteristica festa popolare che richiama anche molti forestieri. L’origine della venuta in Vasto della reliquia, la quale è costituita da una spina, lunga pochi pollici, della corona che recinse la testa del Redentore, è dovuta ai Marchesi D’Avalos, che vari secoli or sono la donaròno alla chiesa di Santa Maria. E conservata entro una piccola piramide dai lati di cristallo; poggia sopra una specie di anfora, della scuola del Cellini, e viene esposta in un tabernacolo di grande valore artistico. Ogni anno di venerdĂŹ santo, la Sacra Spina presenta alla punta una effiorescenza, come una specie di lanuggine, e mette in evidenza qualche macchiolina

di sangue ed un capello del Redentore; e il popolo accorre a vedere il miracolo, che dura qualche ora. La tradizione ricorda tanti prodigi della Sacra Spina; e fra l’altro rammenta che una volta, incendiatasi la chiesa di Santa Maria, la preziosa reliquia sarebbe rimasta distrutta da un fuoco se un turco, a servizio di Casa D’Avalos, non si fosse fatto coraggiosamente in mezzo alle fiamme - che si aprivano come d’incanto al suo passaggio - e non fosse cosÏ riuscito a salvarla.... 31 marzo 1938: Con Regio Decreto N. 517 si stabilisce che Vasto si chiami Istonio ed i vastesi si chiamino Istoniesi.


APRILE VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Scapece di Vasto Dose per 6 persone I���������� 600 gr. di razza 600 gr. di palombo farina olio per friggere 2 bustine di zafferano aceto sale q.b. Lavare a pulire ben bene la razza ed il palombo possibilmente con acqua di mare, tagliarli a pezzetti e passarli nella farina. Immergerli in abbondante olio di semi e farli friggere. In un mastello di legno, versarvi l’aceto, lo zafferano, del sale, lasciandovi marinare il pesce fritto per due giornate.

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&KL SHUGD SHUGH Giovanni Marino, “Lu stagnarilleâ€?, era uno di quei contadini di cui a ragione poteva dirsi che aveva le scarpe grosse ed il cervello fino. Avaro per indole, gli avresti piĂš facilmente cavato un dente di bocca anzichè un soldo dalla tasca; e se gli accadeva di andare in cantina in compagnia dei suoi amici, trovava sempre modo di indurre qualcuno a pagargli da bere. Aveva però l’astuzia di darsi l’aria di persona che non calcolava la moneta; ed in fatto d’interessi, egli diceva di non aver l’abitudine di guardare tanto pel sottile: “Chi perda perde!â€?. Viceversa, poi colui che non perdeva mai era sempre lui.

Una bella foto scattata da Michele Benedetti


APRILE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

Marzo 1956 ,O FUROOR GHOOD ]RQD RULHQWDOH GL 9DVWR Alla distanza di 140 anni la nostra CittĂ rivive e piange le giornate del grande dolore, quelle, che nessuna parola può confortare, quelle, che nessuna forza può trattenere: la via orientale, aperta all’azzurro del mare nostro, al sorriso dei nostri sogni e crollata tra il Palazzo Marchesani fin quasi alla chiesa di S. Antonio. Si sono sprofondate le forti mura, le numerose casette della nostra gente di mare, la canonica di S. Pietro, che per prima ha ceduto alla violenza oscura degli elementi sotterranei alle 11,45 del 22 febbraio. Eravamo sul posto ad una trentina di metri. Vi era il Sindaco, il Segretario, il Commissario di S., il Maresciallo Naselli, l’instancabile Direttore dell’Ufficio Tecnico, che effettuava giorno e notte sopraluoghi su sopraluoghi. Alle 11.30 la famiglia del rag. Benedetti aveva rivolto l’ultima lacrima alla casa che si

chiudeva. Una lunga incrinatura lungo il muro della canonica: a mano a mano si allargava, si allargava come se si smagliasse... cade un mattone, due mattoni, alcuni mattoni e poi tutta la parete sprofonda in un nugolo di polvere. Il cuore si lacera, il nostro pensiero corre al caro, patriottico, italianissimo don Romeo Rucci. A intervalli piÚ o meno lunghi le mura e le case a blocchi, a tronconi, come sotto i colpi d’un piccone, si rovesciano, si frantumano, sono ingoiate con profondi boati. Il pericolo si e esteso frontalmente e in profondità ; il numero delle famiglie sfollate e salito a 116; i punti di resistenza tra gli scoscendimenti del terreno e i crolli dei muri delle case lesionate e già cadute, si sono localizzati al Palazzo Marchesani e alla Cappella della Croce di San Pietro, che ormai si trova


VenerdĂŹ

Sabato

/D IUDQD GHO

Domenica

sull’orlo dell’abisso. Le crepe affiorano tortuose alla sede stradale come una venatura crudele verso la balconata di Piazza del Popolo, verso via Barbarotta, rendendo precario anche il lato orientale di Via San Pietro. Dalla cittĂ il processo franoso lentamente, ma inesorabilmente, si e esteso alla statale 86, che collega con VastoMarina, ormai travolta (si utilizza la recente variante dell’A.N.A.S.) e alla ferrovia, intorno alla quale lavorano giorno e notte numerosi operai per mantenere le comunicazioni. Le piogge insistenti aggravano la situazione, giĂ compromessa dalle nevicate scorse. L’uomo e la sua tecnica debbono dichiarare la loro impotenza: a 300 m. di profonditĂ l’occhio non riesce a penetrare. lĂŹ triste fenomeno di corrosione sotterranea e profondo, molto profondo e può essere afferrato, veduto e giudicato, come suole avvenire in caso di disgra-

La drammatica immagine del crollo del palazzo delle Poste, giĂ Convitto Nasuti.

zie, dall’immancabile privilegio del gran senno del poi. Sulle rovine della piĂš bella zona di Vasto, sulla solidarietĂ affettuosa delle AutoritĂ Centrali, Frovinciali, Locali e della Commissione Pontificia di Assistenza, sul pianto accorato di tanta povera gente han fiutato gli sciacalli, le iene, gli avvoltoi, deridendo perfino la nostra fede. Contro le vili, ignominiose speculazioni ci e giunta cara, consolante, incoraggiante la voce dei nostri concittadini da tutte le parti d’Italia e dell’Estero, voce, che rimane con noi a sperare, a sperare sempre sulla rinascita della nostra bella CittĂ . Nel numero delle famiglie non sono comprese quelle, che prese dal panico, hanno abbandonato le loro case. Sollecitamente, condividendo il dolore della cittadinanza, è giunto da Roma l’on. Spataro.


APRILE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

DSULOH Cominciarono ad uscire e nascere li grilli in tanta quantitĂ che a discorrere, resterebbe qualsiasi huomo incredibile, Ă segno tale che si comandava dalla CittĂ dĂ 100 huomini al giorno a far fuoco con radunare li detti per mezzo de’ lenzuoli, e se ne abbruggiava il giorno da 60 tomola, e questo seguitò, e va seguitando sin hoggi che son li 30 Aprile; e si vedeva per quei valli e per quei monti della Selvotta, della Vilignina, della Cunicella, del Collo della Mandola, et altre parti pieni di questi, a tal segno che si caminava no sopra della terra, ma sopra di cotesti animali. Si inviò la Compagnia del Gonfalone dall’UniversitĂ per la Madonna del Saccione per pigliar l’acqua et la terra, acciò poi spargendo detta terra et acqua, Siccome si dice, che avrebbe fatto restare morti tutti

i grilli; di questa gratia però no siamo stati degni, ma bensÏ per mezzo della sua misericordia ha voluto aprire la mente che per via delle genti con li loro sudori restare e far restare poco aha poco a nulla, senza far nessun danno notabile.

" FLQHPDWRJUDIR Ieri sera nel nostro teatro si e avuto un brillante esperimento di cinematografo LumiĂŠre, che è una vera meraviglia, per opera dell’avv. Enrico de Gaetani, qui di passaggio. Tutta una serie di scene viventi si e presentata all’occhio dello spettatore, soddisfatto dalla piĂš completa illusione...


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Auguri a...

Prof. Angelo Cianci, Geom. Nicola Notaro, Angelo Ricciardi (esperto d’arte)

9(&&+,$ 7(55( 12675( Chi tt ‘ha dduddate, Tèrre, de ssu cĂŠle, Ddo’ core nnammurate e rinnelĂŠlle Se ‘ncondre a vvole?... e de ssu mare bbèlle, Ddo’ sonne e pparanzèlle annanze vèle? E fforze, caggianĂŠ!... Sand’lsedore Je dĂ na mane per la pertecare; E n ‘addre Sand’AdrĂŠja marenare A cchi va spèrze pe ssu monna fore. E dda lu mare schine a la Majèlle Terra sĂŹ ttu de cande e dde fatĂŹje... MassĂŠre ‘m mèzz’a ll’are che ppascĂŹje: ÂŤLe bbille fè’ e jamme, tarandèlle!...Âť Lu hrane crèsce, bbone è ppo’ lu vine, Dogge la ‘live, Tèrra sci bbendĂŠtte, L’Angele ‘n tĂ vele nghe nnu’ s’assĂŠtte: ÂŤAvande, furastiĂŠre, San Mmartine!Âť Se ‘ndrecce l’ore gnĂŠ na mmaiĂŠtte ‘Nnome de Ddi gna vĂŠne, a mmane a mmane; ma sta chi parte, e sta chi s’allundane: Lu fije pròdeghe sta Tèrre aspètte. E scorre l’acche de lu ruvanèlle, Se porte la bbarchĂŠtte de na fronne. Vèrgene de l’Amore, che n’ s’affonne!... Ăˆ la speranze de na cetelĂŠlle. Espedito Ferrara

" 9HUVL GLDOHWWDOL GL * 0XUROR Malgrado il tempo orribile ed il vento che soffiava impetuoso, gran folla di pubblico accorse la sera di giovedĂŹ nella vasta sala dell’antica sede dell’Unione Operaia Rossetti per assistere alla lettura di Ciamarèlle, un volume di versi in vernacolo scritti da Gaetano Murolo. Il nostro amico Luigi Anelli presentò agli interventi il poeta concittadino con acconce ed indovinate parole...


APRILE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

17 Aprile 1960: 0RVWUD 9DVWHVH GL SLWWXUD 3UHPLR &DUOR 'HOOD )HQQD La Mostra Vastese di Pittura Estemporanea Premio Carlo Della Penna ha lo scopo di raccogliere le espressioni pittoriche, le piĂš genuine, mediante una manifestazione artistica che, richiamando i maestri del pennello di ogni parte della nostra Penisola, contribuisca a far conoscere sempre piĂš le bellezze panoramiche e la tradizione artistica della nostra cittĂ . Le opere infatti, devono essere esclusivamente di tendenza veristica, giacchè la mostra intende riallacciarsi alla tradizione che dal Palizzi e dal Laccetti in poi ha dato lustro alla regione; e alla nazione. Il critico d’arte Mario Massarin giĂ segretario della Biennale di Venezia è stato in proposito gradito ospite dell’Azienda di Soggiorno di Vasto. L’egregio pittore ha avuto uno scambio di idee con i rappresentanti del Comitato di Arte

e Cultura e con quelli della Azienda di Soggiorno, in merito alla fase organizzativa della seconda edizione del concorso che si svolgerĂ nella nostra cittĂ nel prossimo mese di giugno. Il nostro benemerito concittadino cav. Carlo Della Penna, dopo la felice e lusinghiera affermazione della Mostra dei Pittori Vastesi Contemporanei, tenutasi nelle aule del suo Asilo ha deciso di istituire un premio di lire 500.000 che costituirĂ la dotazione, oltre agli altri premi che perverranno da Enti ed Organizzazioni varie, della Seconda Rassegna pittorica che si avvia giĂ a compimento. Il Comitato, durante la sua ultima seduta presieduta dal rev. Don Salvatore Pepe ed alla presenza dei membri Antonio Fanghella Giuseppe Perrozzi, Giovanni Peluzzo, Gaetano La Palombara, Luigi Martella, Adelio Tilli, Luigi Del Greco, Giuseppe Catania, Gaetano Murolo, Espedito Ferrara, Michele Ronzitti, Michele Canci, Antonio Renella,


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Michele Fiore, Nicolvido Di Marco, Vittorio Russo, Giuseppe Recinelli, Raffaele Martone dopo la relazione sulla attivitĂ esposta dal segretario organizzativo cav. Giuseppe Perrozzi, ha deliberato le finalitĂ che debbono ispirare i concorrenti.

Dipinto di Luciano Tosone

17/04/1919

)HVWD GHOOD 6DQWD 6SLQD

Tra le molte ed insigne reliquie, che la cittĂ di Vasto ha l’onore di avere, la chiesa di S.Maria Maggiore ne possiede una prodigiosissima e preziosissima. E’ dessa una ben lunga Spina della Corona di N.S.GesĂš Cristo, intrisa del sangue divino verso la punta, mirasi, tra sesta e nona del del venerdĂŹ santo, in cima covrirsi di materia bianca simile a delicatissima lanuggine. Questo visibile annual miracolo e le grazie che dispensa fanno sĂŹ che tutti i cittadini vastesi sentano nel loro cuore una speciale divozione per la S.Spina e ne celebrano la festa con grande solennitĂ e pompa il venerdĂŹ di passione. Quest’anno la cara festa è riuscita a preferenza degli altri anni, solennissima. La tradizionale processione è stata imponente e commovente. Circa duemila persone, tra uomini e donne, recanti grossi ceri, le due Confraternite del S.S.mo Sacramento e del Gonfalone il Capitolo Cattedrale precedevano la Sacra Reliquia portata dal Rev.mo Monsignor Arciprete D. Filippo Bonacci, seguito da una folla immensa di popolo. I due concerti musicali di Lanciano e Atessa, rispettivamente diretti dai bravi maestri Centofanti e Di Iorio ci fecero gustare scelti pezzi di musica eseguiti con una valentia e precisione da non potersi descrivere. Magnifico lo sparo di bombe e di castagnole a Porta Palazzo ed a Piazza Cavour, dove la processione presentava un bel colpo d’occhio. La sacre funzioni riuscirono decorose ed affollatissime, specialmente la sera di venerdĂŹ la grande chiesa, capace di contenere diverse migliaia di persona sfarzosamente illuminata era alla lettera gremita. Il panegirico venne recitato dal Rev.mo D. Tommaso Trozzi, Arciprete di Fossacesia il quale con parola smagliante inneggiò alle glorie della Santa Spina. La bella e cara festa si è chiuso col suono delle campane dell’alta e riquadrata torre di S. Maria, illuminata artisticamente. Una parola di plauso va data alla Commissione composta dei signori Michele Celenza (Passalacqua), Barnardino De Filippis, Francesco Rucci, Cesario Martella, Luigi Teotonico, Nicola Alleva e Michele Del Prete, i quali non risparmiarono fatica alcuna, affinchè la festa riuscisse come è riuscita, solenne ed imponente. Ora però si raccomanda alla Congrega di pensare a terminare la Cappella dell S.Spina, la quale deve essere al piĂš presto collocata in luogo migliore.


APRILE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

12 aprile 1814. Ad ore italiane 20, sette comitive di masnadieri condotte da Fulvio Quici, Pasquale Pressete e Basso Torneo (Vassariello), accresciute dall’unione di molti briganti del distretto, in numero di duemila cinsero d’assedio la cittĂ del Vasto. Mentre il piccolo distaccamento di soldati Corsi faceva fuoco dal Castello, il Sottointendente Durini guidava sulle mura i cittadini; e tra questi i nostri vecchi ricordano ancora Giacinto della Guardia, il quale presso Porta Palazzo respinse da solo un gruppo di assalitori, e poco mancò che con un’archibugiata uccidesse colui che guidava i banditi all’assalto. Visto impossibile espugnare il Vasto da quel lato, i masnadieri girarono verso S. Spirito; ma anche colĂ furono respinti, ed alcuni di essi si ritirarono nella cappella di S. Giacomo, sperando in quel luogo di offendere senza essere colpiti.

Accortisi di ciò i Vastesi, mandarono i migliori tiratori nell’interno della torre Diamante, che era dirimpetto alla cappella di S. Giacomo; e con ripetute scariche incominciano a fulminare i briganti, che, rinchiusi nella chiesa, e non potendo piĂš riuscire dalla porta, senza andare incontro a certa morte, furono obbligati a forare il muro dalla parte opposta all’uscio, per mettersi in salvo. In questo stato si durò sino alle ore italiane 17 del giorno seguente, quando arrivarono i soccorsi e la cittĂ fu libera. Durante l’assedio i banditi abbatterono il telegrafo ad asta nell’Aragona, ruppero l’acquedotto della pubblica fontana, si impadronirono delle farine indirizzate alla cittĂ , scassinarono i fondaci dei sali ed il Burò Doganale, e divelsero le canne di piombo dell’organo di S. Onofrio per fonderle in palle d’archibugio.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

/H /DLQH PaulĂŹcce chiappamasche vedĂŠnne ca le laĂŹne pi lu fĂŠche stattev a finĂŠ cummanne li fejie dicenne: “IĂ te a lu bosche e ripurtate na ‘bbella pruvvĂŠsteâ€?, Micchele e ’ndrĂ , une arrete l’addre, vĂ nne a lu bosche e a nu mumende fĂ â€˜ndrĂ : “A frĂ ... guarde quĂ ... ch’ furtiune ugg..., ècche mill’ lèireâ€?. Di risposte MicchĂŠle ammolla nĂ friselle a ‘ndrĂ e iĂ rispanne: “Lande chesse ‘’ndĂŠrre, ha dette papĂ cĂ ugge adĂŠma iĂŠ ‘ppi laĂŹne..., dumane ‘ncasemĂŠnde ariminÊ’ime a circĂ li quatrĂŠine!!!â€?.

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...ricordiamo

Domenico (MimĂŹ) Laporese (politico) Nicola Scotti (fotografo) Arialdo Serafini (fotografo)

Cipollata Dose per 4 persone I���������� 1 kg. di cipolle; 200 gr. di pomodori; alcune fette di pane abbrustolito; olio, sale e pepe. Tagliare a fette sottili molte cipolle, salarle peparle e farle rosolare a fuoco lento in olio abbondante e poca acqua. Quando le cipolle sono ben colorite, aggiungere pomodori pelati, un mestolo di acqua e alzare la fiamma lasciando cuocere ancora per cinque minuti; se necessario aggiungere ancora acqua. Intanto preparare delle fette di pane tostato raffermo, porre nelle singole scodelle e versarvi sopra la cipollata.

"


APRILE

MAGGIO

LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

PDJJLR Nasce nel Vasto Antonio Molino, cugino di Filippo rinomato pittore del suo tempo. Antonio Molino da magnano divenne scultore ed animato dalla febbre dell’arte andò in Napoli dove, invece di cogliere, allori, trovò la triste realtĂ dell’esistenza a raffreddare i suoi entusiasmi di artista. Un giorno, smunto e pallido per la fame patita, e con un abito ridotto a brandelli si trascinava lentamente per Toledo, portando tra le mani un Cristo in legno, vero capolavoro di finitezza e di gusto. A questo ed a quello lo offriva, ma niuno voleva acquistarlo; ed egli senza perdersi d’animo, continuava il cammino. Ma arrivato ad un punto si vide fermato da due gendarmi che, messi in sospetto dai suoi abiti dimessi, credettero di aver tra le mani un ladro che avesse rubato quel bellissimo Cristo, e lo

arrestarono. Molti giorni restò il Molino in prigione, confuso tra i borsaiuoli e gli assassini; e solo mercè i buoni ufficii di alcuni suoi concittadini, che in quel tempo erano in Napoli, fu rilasciato libero. Per campare la vita entrò disegnatore in una fonderia di ferro; poscia diventò pittore e nell’Esposizione annuale di Belle Arti, tenuta in Napoli nel 1839, venne premiato con medaglia d’argento. Ancora giovane negli anni ammalò gravemente, e ridotto nella piĂš squallida miseria fu ospitato dal concittadino Nicola Tiberi, dove morĂŹ. Di lui trovasi nel Vasto una statua della Madonna del Carmine* nella chiesa dello stesso nome. (*) n.d.r. a causa di un incendio negli anni ‘60 anche questa statua bruciò.


VenerdĂŹ

Sabato

Quando la realtĂ supera la fantasia

/HVD PDHVWj

Domenica

I fratelli Palizzi

Vasto, 4 Settembre 1944 Ill.mo Sig. Sindaco Il sottoscritto Vi informa di quando segue: Ieri verso la ore 16,40 trovandomi passare in via S.Pietro vide un carretto che scaricava del pesce. Pur non dovendo comprare, mi vensi voglia di andare a guardare sia la qualitĂ e il prezzo. Mi mise nella parte opposta della venditĂ e la guardia Levino D’Amore manteneva ordine e distribuiva biglietti. Ad un tratto abbandonava il suo servizio e si diresse verso di me, intimandomi di andare via. Da parte mia in un 1Âş tempo gli rispose con calma che io potevo stare in quel posto, ma lui replicò di nuovo il via; All’ora gli rispose ma come non mi conoscete? che sono il vostro superiore? cioĂŠ un’assessore Comunale? Di nuovo Lui non vi conosco bisogna che andate via da qui! Gli rispose per non riconoscere e segno che sei ubriaco. Costui vestitasi di via mi disse che piuttosto di andare il piazza a comandare fosse megli che andasse a zappare e facendosi ritenere dal pubblico mi si scaglio contro di me in via di minacce. Nel frattempo giunse la guardia Catania ed allora si potĂŠ calmare la rissa. A mia volta gli ordinai subito la sospensione del servizio la quale obbedĂŹ, ed il Catania coadiuvato da me potĂŠ seguitare la vendita. Quando cercò di andar via il sull’odato D’Amore ebbe a dirmi che suo padre era stato in manicomio e lui era piĂš matto del padre, e se veniva tolto da vigile dovevo fare i conti con lui. Concludo quando o descritto. Rivolgo all’Ill.ma S.V. ed all’onorevole Giunta Comunale Amministrativa di prendere il massimo provvedimento del caso. Con Stima l’Assessore D. C. N.


MAGGIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

Una rappresentazione teatrale negli anni ‘50. Si tratta de “Il Cardinaleâ€?, con la regĂŹa di Paolo De Guglielmo (al centro nella foto)


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

0257( ', 6,%%87( – Chi è mmorte? – ‘Ndunuicce! E com’ è mmorte? – Di sibbute, cumbà ’, ‘n zaliut’ a nni’! trumminde chi ssarchiave ‘m mezz’ all’orte, casche senza putè’ chiamà ’ Ggisi!... Dendr’ ala massarè’ li l’ome porte; lu piand’ amare... vĂ ttene cunni!... vè’ lu mĂŠdech’ e ifa lu musse torte: s’ ave’ ggilate, ch ‘i putè’ fa’ cchii?... – Signore Ddè’ a chi mmĂ nne mÊ’ stattime: canda ma’ ti la pinz’ ‘è nu mmalanne, e doppe’ ni’ tande ci prubbalĂ ime! E ‘n gi sta ‘ppelle!... A ggrusse e ppiccinènne, abbaste che j’ aèsce la cunnanne, vè’ Machinande e ddèice: Jamicènne!...

Carciofi alla vastese Dose per 6 persone I���������� 6 carciofi 200 gr. di mollica di pane 100 gr. di pecorino grattugiato 1 mazzetto di prezzemolo 2 spicchi d’aglio 1 uovo 1 limone 5 cucchiai di olio d’oliva acqua e sale q.b. Mondare i carciofi e pulire il loro gambo; fare un composto di mollica di pane preventivamente bagnata e strizzata, pecorino, prezzemolo e l’aglio tritato, l’uovo, un cucchiaio di olio d’olivo ed un pizzico di sale. Riempire i carciofi bagnati esteriormente con una parte del limone per farli annerire, porli in un tegame, immergendoli per metà in acqua e olio d’oliva; coprire il recipiente con un foglio di carta oleata, incoperchiare e far cuocere.

" $ FDVD GL VXQDWLXUH Âś]L SRUWH VXQH

(A casa di cuonatori non si portano suoni)

&KL WH¡ OD PRMMD EHOOH Q¡q WXWWH OL Vq¡

(Chi tiene la moglie bella, non è tutta la sua.)

"

Auguri a...

Piero Cipollone, Avv. Luigi Guidone


MAGGIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

18 maggio 1924: )HVWD GL 0DULD 66 GHOOD 3HQQD Anche quest’anno la tradizionale festa della Madonna della Penna, che può chiamarsi la festa del nostro mare, si è celebrata con la consueta pompa, richiamando un numeroso concorso di popolo che a torma, in comitiva, sugli asinelli, in carrozza, in automobile da Vasto e dai paesi vicini si riversò a Punta Penna per godersi una giornata di svago e di sole. Quando processionalmente giunge la Madonna sul seno Lotta, le colline circostanti si popolano come per incanto. Una prima barca prende a bordo la statua della Vergine; le altre, legate fra loro, incominciano a sfilare per doppiare, fra spari di gioia e commozione intensa dei devoti, la Punta della Penna e poi sbarcare la statua della Madonna al seno Lebba, e riportarla nella sua chiesetta. La scena, veramente grandiosa è incorniciata in un quadro di verde e

d’azzurro, di messi opime ondeggianti al vento e di gigantesche vele latine naviganti sulla scia spumata del mare nostro.


VenerdĂŹ

Sabato

22/05/1923

La consacrazione della Chiesa Cattedrale

MercoledÏ prossimo avrà luogo la solenne consacrazione di questa Chiesa Cattedrale, completamente arricchita di affreschi e pregevoli decorazioni per la munificenza del sig. Luigi Genova. E’ assicurata per tale occesione l’intervento di quasi tutti i parroci della diocesi di Vasto, i quali si riuniranno anche in fraterno convegno per discutere sui vari problemi religiosi riguardanti le loro parrocchie. Il Convegno sarà presieduto da S.E. Mons. Arcivescovo.

Domenica

7HDWUR La sera di domenica 4 aprile, nel nostro Rossetti si è dato un trattenimento a beneficio della banda musicale cittadina. La sala presentava un bel colpo d’occhio. Dopo un prologo d’occasione in versi martelliani, scritto dal direttore di questo giornale e declamato con molta grazia dal giovanetto sig. Francesco Laccetti, si e recitato un bozzetto riuscitissimo in dialetto vastese (A ch’attocche attocche), del nostro amico e concittadino Luigi Anelli, il noto cultore di studi dialettali e di memorie patrie...

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...ricordiamo

Francesco Paolo Celenza (giornalista), Nicola Martella (musicista) Saverio Molino (Dirigente Banca Commerciale Italiana)

,O FRQWHJQR GL XQD FRQIUDWHUQLWD H OÂśLQIUDPPHWWHQ]D GL DXWRULWj LQFRPSHWHQWH

Sono circa due anni che le confraternitĂ di Santa Maria in Vasto, a proposito della processione di S. Michele, si ribella alle disposizioni dell’AutoritĂ Ecclesiastiche. Ciò - come ogni persona che possegga un pò di buon senso può giudicare - è, oltrechè scandaloso e sacrilego, supremamente ridicolo, perchè compiuti da persone che pur cosĂŹ agendo, pretendono di essere dei buoni cattolici e di essere ossequienti a S.Michele che invece in tal modo vituperano e offendono. Ma se il contegno della Confraternita è altamente condannabile, che dire di quelle autoritĂ che, contrariamente al loro dovere, invece di far rispettare gli ordini della competente autoritĂ religiosa, secondano i ribelli nell’assurda protesta di poter agire contro ogni disciplina religiosa e in modo veramente inqualificabile? PDJJLR Si è dato fine in ammazzare li grilli, mentre era impossibile il ridurre a niente con la rovina e danno notabile, Ă segno tale che le inorre del grano talune no facevano restare che il fusto della paglia. Alli 15 a notte di giugno andò a marina una galera Venetiana, assieme con due pergantini nella spiaggia di S. Vito, senza speranza di ponersi piĂš nell’acqua con la perdita di sei Turchi fuggiti col Raiso, parlandosi delli forzati. Nella festa di S. Onofrio si ruppe la campanella di S.M.M.


MAGGIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

1HOOD 9LOOD SXEEOLFD ´3ULQFLSH GL 3LHPRQWHÂľ Nella nostra ridente Villa Pubblica “Principe di Piemonteâ€?, di cui è attivo e geniale direttore Don Ciccio Fomponio si è svolta nella serata di domenica scorsa, una bella festa: il varo cioè, nell’ampio e pittoresco laghetto del battello “Delfinoâ€? col quale molti bambini ogni giorno si divertono a solcare il magnifico specchio d’acqua, popolato da diverse anatre e da innumerevoli pesciolini dai piĂš svariati colori. 1HOOD QRVWUD 9LOOD SXEEOLFD Per la morte dell’inquilino che v’era ospitato, si è reso vacante nella gabbia della scimmia, nella nostra Villa Pubblica, il lato sud, bene arieggiato, con vista sul mare e munito di solida inferriata, al quale vano

il direttore della villa, quel matto di don Ciccio Pomponio che però da dei numeri a molti suoi savii uniti insieme, ha opportunamente apposto il “Si locaâ€?. Tra i molti aspiranti ad occuparlo, dato l’odierno carofitti, il piĂš quotato è un tale che agli speciali caratteri somatici, che intonerebbero perfettamente con quelli della casigliana del vano nord, unisce il merito di aver saputo in questi giorni imbroccare una felice idea: farsi cioè promotore di una agitazione per la soppressione del “Vastese d’oltre oceanoâ€?. obbligati, per debito di cortesia a ricambiare le sue premure a nostro riguardo lo raccomandiamo caldamente all’amico Don Ciccio, il quale, ne siamo certi, accoglierĂ a braccia aperte il nuovo inquilino, ascrivendo a sua fortuna di poter arricchire la fauna del Giardino zoologico della Villa Pubblica di un esemplare esotico cosĂŹ raro ed inte-


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

&RUUH FFKL PHVFKHOH D ÂśQD KDFFH GL PHOH FKH D ÂśQD YDUpLOH GL ÂśFLjLWH (Corrono piĂš mosche ad una goccia di miele, che ad un barile di aceto)

" /D FLFjOH WDQGH FDQGH FD VFDWWH (La cicala tanto canta che schiatta)

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Auguri a... Avv. Franco Del Prete

586( 526,1$ Tenaive n’ asenicce pe’ sciagne abbasse all’orte e p’arisajje la coste careche de ‘rrobbe. Fenucchie e chicuccialle ‘nzalète e pammadere che t’arcumpunzave de tutte lu sudere Sindeive solamende l’uddare diii fiure e noneme che candave a ‘sta manire: Ruse Rosina ‘nghi lu, quappelle n’gape sta matina ti mi pere pruprie na signurine che canda pesse tutte quende fi rivuddĂ . Nu jurne ma ricorde sopra lu pundecelie asse s’a ‘mpundate pruprie a lu ‘cchiĂš ‘bbèlle. Micchele li tirave pi caute e pi capazze si stĂ ive a elle n zè smoste pi nu pezze s’ è smoste solamende pe’ l’uddare di li fiure e noneme che candave a ‘sta manire: Ruse Rosina.... Mo’ ne ‘nzente ‘cchiĂš l’uddare di li fiure sende solamende la pizze di li mutiure Noneme ‘ngi. sta ‘cchiĂš e l’asene nemmene nisciune cande ‘cchiĂš a ‘sta manire: Ruse Rosina ‘nghi lu quappelle n’gape sta matina ti mi pere pruprie ‘na signurine che canda pesse tutte quende fi rivuddĂ . Francescopalo D’Adamo


MAGGIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

10 giugno 1924: )HVWD GL 6 1LFROD GHOOD 0HWD Illuminato dai raggi del piÚ bel sole primaverile, che fa sembrare tutto un masso d’oro la statua di San Nicola, nelle ore pomeridiane dello scorso sabato il simulacro del glorioso taumaturgo portato processionalmente dai fedeli, che in coro ne cantavano le lodi, abbandona la sua cappella rurale e va ad imbarcarsi al Porto della Meta dove la nostra piccola flottiglia peschereccia lo attende per condurlo alla spiaggia del Vasto. E perchÊ nemmeno un alito di vento turba la calma del nostro incantevole golfo, per molte ore s’indugia in mare il caratteristico corteo, che a notte approda alla marina, dove processionalmente prosegue poi verso la Città , fra le luci di migliaia di ceri, i canti dei pellegrini, il suono della banda, gli spari... Mezz’ora prima della mezzanotte la statua di San

Nicola, a cui fa ala tutto il popolo del Vasto, entra nella Chiesa di S. Pietro, e qui finalmente sosta la processione! La mattina seguente per via terra, fra spari, suoni e canti, il Santo viene di nuovo riportato alla sua cappella rurale; e durante tutta la giornata le nostre popolane, sfoggiando i loro piÚ lussuosi vestiti dai vivaci colori, affollano la suggestiva strada di S. Nicola della Meta, indorata dal sole e profumata dalla zagara dei sottostanti giardini. ´$SUXWLXP )LOPV¾ Con questo nome si è presentata in Abruzzo una Industria Cinematografica con sede nel Vasto, la quale per assecondare il desiderio di tutti gli abruzzesi lancerà per la fine del prossimo Agosto una grandiosa pellicola che, per la varietà del programma, e destinata a conseguire un importante successo...


GIUGNO VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

/D FLQHPDWRJUDÀD LQ $EUX]]R L’Abruzzo film sin dal 28 marzo ha incominciato a girare il suo grande film. Fino ad oggi sono stati riprodotti i seguenti avvenimenti: Vasto: Festa della Sacra Spina e del Legno della Croce. Cocullo: Festa di San Domenico. Ortona a mare: Maggiolata e inaugurazione del monumento ai caduti. Domenica 6 maggio, verrà cinematografata a Vasto la l’esta della Penna ed il 12 quella di S. Giustino a Chieti. Tutti gli abruzzesi residenti in America avranno il piacere di rivedere sullo schermo nel prossimo Ottobre i principali avvenimenti della loro patria lontana; e dal conto nostro non possiamo fare a meno di augurare un grande successo all’Abruzzo film, che non risparmia sacrifizi per valorizzare le bellezze della nostra regione.

/8 &8087$7( 3,¡ /$ 67$'8( ', 5866&,­77( – Mo’ ch’ è rissciute ‘n addre Cumutate ch’ Ă da fa’ fa’ la stadue di Russciätte, chi dĂŠiee ch’ ala Piazze sta culate, e chi li vÊ’ ‘m me2z’ alu CiardinĂ tte. – A da resse’ di mmarme, è ehiĂš ppriggiate! – Chi t’ acchinde, d’ abbrĂ nze s’ Ă da mĂ tte; ‘ca si i 1’ ome mĂ ine ‘na pitrate la vrogne ‘i pu’ vidà ’, ma ‘n giò eh’ è ratte! – L’ Ă da fa’ nu frastire - dèice hiune... – GiĂ si sa, lu frastire Ă da i’ ‘nnende, lu paisane Ă da rristà ’ ddijiune! Lu Cumutate sende tutte quende, e, pi’ ‘n zi fa’ malalme nghi nisciune, stupitijĂ jje e ni’ zi fa nijende! Luigi Anelli


GIUGNO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

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VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Quando la realtĂ supera la fantasia *OL DVLQL GL GRQ &LFFLR

%HQHGL]LRQH GHOOD EDQGLHUD VRFLDOH D 9DVWR Domenica scorsa ebbe luogo in Vasto una bella cerimonia per la benedizione della bandiera della “SocietĂ degli agricoltoriâ€?. Nella sede sociale, nel Corso Dante, erano raccolti, circa trecento soci, che uscirono in corteo, accompagnati dalle Associazioni locali con bandiere : SocietĂ Operaia, Mutuo soccorso, Stella Azzurra, i Calzolai, gli Ortolani, ed i Muratori. Si recarono nella Chiesa Cattedrale dove il Rev. mo Can Mons. Bonacci benedisse la bandiera pronunziando un indovinato discorso. La Cattedrale era gremita di cittadini. Fece da madrina la signorina Maria Benedetti in rappresentanza della signorina M. Ciccarone. Dopo la benedizione i soci della nuova Associazione, ristabilito il corteo, con la musica di Atessa in testa, sotto una pioggia di fiori, si sono diretti alla sala della “Conciliazioneâ€? dove hanno parlato il presidente della SocietĂ degli Agricoltori, sig. Gaetano Smargiassi e l’avv. Giuseppe Nasci applauditissimo. Per tutta la giornata sparo di castagnole e grande animazione.

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Auguri a...

Luciano Tosone (architetto e pittore) All’inizio del 1900 gli uffici comunali erano ubicati nel Mons. Michele Ronzitti, palazzo Vescovile di via Arcivescovado ÂŤâ€˜nzomme appicMons. Decio D’Angelo cichète a la chi’jse di lu Carmine, scimbeddatteÂť. Essendo invalso l’uso di “parcheggiareâ€? i quadrupedi dinanzi alla porta del Municipio, don Ciccio, integerrimo funzionario di segreteria ordinò un giorno di Don Salvatore Pepe, affiggere alla porta del Comune un cartello con questa Giuseppe Vennitti (consogliere comunale) scritta: “E’ severamente vietato parcheggiare gli asini perchĂŠ disturbano quelli di sopraâ€?. E’ passato un secolo, ma la morale resta? 1LQ Ij EHQH FD q VSULFjWH Dajie e dajie che ‘ccedajie. E’ passate schininze nu sèchele, ma la specie Ă resèste e QLQ ID¡ PDOH FD q SLFFjWH nin’zipò perde sumènde. (Non far bene che è sprecato, non far male che è peccato)

...ricordiamo "


GIUGNO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

/D YjFFKH q VWUDWWH PD FL FDSH OD FDVH QJKL WXWWH OX WDWWH (La bocca è stretta, ma ci entra la casa con tutto il tetto)

/X VDFFKH YXWWH QLQ ]¡DWWq DOO¡LPEuWH (Il sacco vuoto, non si tiene in piedi)

1D YRGGH FDUUH OX TXDQH H ÂśQD YRGGH OX OHEEUH (Una volta corre il cane, ed una volta la lepre)


VenerdĂŹ

Sabato

Piccioncini ripieni I���������� Piccioncini Pancetta di maiale Aglio rosso Rosmarino di montagna Alloro di montagna Vino bianco secco Olio extra vergine di oliva sale, pepe nero.

Domenica

14 giugno 1590 Verso le prime ore della notte seicento banditi, condotti da Marco Sciarra, fuggiti dagli stati romani dove Sisto V dava loro la caccia, con l’intelligenza di alcuni della cittĂ , scalano il baluardo di S. Spirito ed entrano improvvisamente nel Vasto per saccheggiarlo. I piĂš ricchi della cittĂ vengono imprigionati, e solo mediante forti somme di denaro sono rilasciati liberi. Rimangono però uccisi dai banditi: Giovanni Antonio di Santo della Rocca, Giulio Cesare Ventura ed Antonio di Pietra Abbondante, famiglio del vice-marchese.

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...ricordiamo

Nicola (Nick) Malatesta (bidello ITIS) Prof. Ottavio Molisani (insegnante di francese) Micchele... Del Borrello (ristoratore)

Per il ripieno: Pane grattugiato parmigiano uova, latte prezzemolo, timo, sale Pulire i piccioncini, lavarli, sgocciolarli, insaporirli con una presa di sale e una presa di pepe e tenerli da parte. In una terrina preparare il ripieno formando un impasto con pane grattato, parmigiano grattugiato, prezzemolo tritato, un pugnotto di foglioline di timo sminuzzate, un uovo, una tazzina di latte e un pizzico di sale. Farcire i piccioncini con il ripieno e cucire, con uno spago da cucina, la parte ventrale e la pelle del collo perchè il ripieno non fuoriesca durante la cottura. Foderarli con sottili fettine di pancetta di maiale e adagiarli in un tegame con il brodo alto. Irrorarli con olio, unire uno spicchio di aglio, un rametto di rosmarino, una foglia di alloro spezzata in due e farli rosolare da ogni parte a fuoco moderato. Bagnare con un bicchiere di vino bianco secco, fare evaporare lentamente, chiudere il tegame con un coperchio e lasciare cuocere a fuoco basso bagnando di tanto in tanto con il fondo di cottura. Appena i piccioncini risulteranno ben cotti, levarli dal tegame, eliminare lo spago, accomodarli su un bel piatto da portata, bagnarli con il fondo di cottura filtrato con un colino e servirli velocemente in tavola.


GIUGNO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

GDOO¤¢,QYHQWDULR GHOOH UREEH FKH VRQR QHOO¤DSSDUWDPHQWR GL 6XD $OWH]]D¢ Nell’anditello che seguita: Un parato di venti terza di drappo di seta turchina con argento, con una sopraporta dallo stesso drappo - Una portiera di Damasco turchino, guarnito intorno dello stesso drappo e francia di seta Ct argento col suo ferro - Due altre por-tiera di velluto blĂš, coll’arma dalla Casa e colli suoi ferri Due sediola di trippetta - Un Paggio di legno. Nella camera che siegue, detta degli Arazzi di Adamo: Sette pezzi di Arazzi, due rappra-sentano la creazione di Adamo e l’omicidio di Caino, con due sopraporta Quattro sopra-porta di tela pinta - Tra portiere di broecatallo rosso, con i loro falpalĂ , cordoni e ferri -Due altre portiera di finestra, guarnita come sopra - Dodeci sedie di broccatello rosso, compagna alla portiera Quattro tavolini da gluocare di broccatello, guarniti con francia di seta rossa e gialla - Due tavolini d’ebano liscio - Una lampada di cristallo a sei lumiarie.

Nella prima anticamera dei Gentiluomini: Setta pezzi di Arazzi che rappresentano boscaglie - Tre sopraporta di tela pinta - Un Baldacchino di broccatallo rosso, tutto fornito, a colla sua francia intorno, dentro e fuori - Uno strato sotto detto Baldacchino ad una ta-vola coperta di Damasco - Tra portiera di broccatallo rosso, guarnita con falpalà a fiocchi, e colli suoi ferri - Due altre consimili portiera di finestre, guarnita come sopra - Vanti sedia di trippetta - Due tavole di pietra - Due spacchi grandi, ornati, guarniti con cornici di oro e cristallo - Una lampada di cristallo a sei lumi - Due tavolini usati da giuocare, di rasetta’~. Nella camera detta di Udienza: Sei pazzi di Arazzi di Fioranza con oro ed argento, con quattro sopraporte di tela pittata - Un Baldacchino di velluto verde controtagliato, col suo Cielo tutto guarnito - Uno strato di velluto verde orlato di lania d’oro all’intorno - Dodeci


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

sedia di appoggio con legni dorati, guarniti dell’istesso controtaglio - Quattro portiere colli loro falpalà , ferri e fiocchi dall’istesso controtaglio - Tra tavola dorata in tutto a per tutto - Una lampada tuttà d’argento massiccio con 18 lumiere. Nell’anticamera grande, detta di S. Pietro: Dodeci pezzi di Arazzi fra grandi e piccoli: rappresentano l’bistoria di S. Paolo, tutti contornati con cornici durate - Tre sopraporte di tela pittata - Cinque portiere di broccatello rosso, coi loro falpalà , fiocchi e ferri - Diciotto sedie senz’appoggio dell’istesso broccatallo - Quattro tavolini intagliati con legno tinto -Due baulatti d’ebano guarniti d’ottone e pietre - Uno specchio ornato con cornice dorata -Un paro di capifuochi coi pomi grandi d’argento massiccio e cui suoi finimenti interni guar-nitj d’argento - Una lampada tutta d’argento massiccio, con otto lumiere - Un librone di Carte Geografiche D.

/8 '81$7(,9( – Maddemane vi vujje fa magnà ’ ma huè, nu soprettĂ vele ‘ngartate: circh’ e ddummanne aècche a mmezze stĂ : cannule, pastatelle, pignulate... – Angili, sÏ’ carlĂŤine vujje dà ’. – Ti diche jèjje ca ti si’ sfurzate! – Sije e mmezze! – Ma chi ji vu’ pahà ’, la huandĂŹre u la carta ‘nnargindate? – Nove carlèine. – A nĂŠuve chi l’à mĂ sse? – Jè! – Dannate, tè’; pĂšrtele a Ciarciajje, ocche si specchie l’ucchie ‘m bacce a quĂ sse. – Nu coppe! – Eh, sta a nu coppe: arivÏ’ ‘rrete! Sta a nu coppe... nisciune la risajje? L’ Ă jja dà ’?... L’ Ă jja dà ’?... papa... è libbrete! Luigi Anelli


GIUGNO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

&KL SL GRWWH YR¡SDVVj VL VWD ]HWWH FDQGD QLQ ]D (Chi per dotto vuol passare, si sta zitto quando non sa)

*QD PL VXQH DFFXVFq¡ W¡DEEjOOH (Come mi suoni, cosÏ ti ballo)

$ uQQHU¡ H QLSuXWH FDQGD QL Iq¡ WXWW¡q SLUGuXWH (A generi e nipoti, quanto ne fai tutto è perduto)

...ricordiamo

Don Romeo Rucci (parroco di S. Pietro), Geom. Michele Canci (imprenditore)

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LUGLIO VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

0L IDFFH PDUDYHMMH GL OX 6HQHFKH FKL PPDQQH VVX SRUFKH SL OD 7HUUH Ad una femminuccia del nostro volgo non si può fare maggiore ingiuria di quando le si dice: “Mi facce maravejje di lu Seneche, chi mmanne ssu porche pi la Terre!â€? Che relazione possa esserci tra il capo dell’amministrazione comunale ed il compagno di Sant’Antonio, di primo accitto non si comprende; ma sfogliando gli Statuti del Vasto dell’anno 1503 troviamo che nel capitolo XVIII del libro III il Sindaco ordina che “non si pondo mandar li porci per la Terraâ€?; e nel capitolo VII del libro IV, che “è vietato de legare lo porco innante la casaâ€?. Ed ecco come una frase ingiuriosa del nostro popolino, tramandata di generazione in generazione, viene a ricordarci degli ordinamenti di pulizia urbana, che erano in vigore nel Vasto circa quattrocento anni sono.

'D 9DVWR SUHDQQXQFLR GL IHVWH Annunziate da un attraentissimo programma, le tradizionali feste di mezz’agosto in onore dell’Assunta, hanno già messo nella città una nota di brio. E’ un fervore di preparativi, che agita la Commissione e tutto si annunzia assai promettente. Nei giorni 13, 14, e 15 corrente avremo tutta una serie di svariati divertimenti, che attireranno dai piÚ lontani paesi i forestieri, che alle attrattive della festa sentiranno congiunte quelle dell’incantevole nostra riviera lunata, nel suo superbo panorama, unico nel nostro abruzzo. E la banda di Pescina, dopo i trionfi di Abruzzo e di Napoli, ci allieterà tutti con la sua arte mirabile; le grandi corse al trotto all’ippodromo dell’Aragona formeranno il numero piÚ importante del programma col premio vistoso di L. 1.200; i fuochi grandiosi, gli spari, le luminarie, tutto si annunzia e si prepara attraente. Ed infine la fiera di beneficenza, per cui già molti ricchi e splendidi premi sono stati raccolti e veggono esposti nelle vetrine del Bar Martone, appresterà a tutti doni e sorprese. Vasto si sveglia. Alla festa dell’Assunta seguirà , il 18, quella di Sant’Elena a Punta Penna. Ricorrendo quest’anno la festa di domenica, si prevede un piÚ largo concorso di popolo. Il faro già in funzione, i lavori del porto saranno un potente richiamo. Non si potrebbe costituire un comitato (ci sono tanti giovani a Vasto ad essi ci rivolgiamo) per organizzare divertimenti a mare?

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'DOOL OXJOLR VLQ¡KRJJL G¡DJRVWR No lasciano da comparire grilli per le nostre possessioni, et hoggi son arrivati dentro della CittĂ . In quest’anno non si discorre d’olive, mentre da nessun arbore no ci si può trovare qualche acino.


LUGLIO LunedĂŹ

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GiovedĂŹ


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

&KL QLQ IDWHMMH PD¡ IDWHMMH GL &DUQLYjOH (Chi non fatica mai, fatica di Carnevale)

&KL VL YLVFKH Q¡]¡DQQqFKH (Chi si muove non si annega)

&KL PDOH WL YR¡ GHLFH œPPDVFLDWjXUH VL ID¡ FKLDPj¡ (Chi male ti vuol dire, ambasciatore si fa chiamare)

$ OX TXDYjOOH VFXUWXTXjWH FDUUH OL PjVFKHOH (Al cavallo scorticato, corrono le mosche)

Cavatelli alla Pescatrice Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š 500 gr. di cavatelli; 1 kg. di pescatrice; una cipolla; un mazzetto di prezzemolo; 500 gr. di pomodori pelati; un bicchiere di vino bianco secco, sale, pepe e olio. Pulire e lavare con cura il pesce e tagliarlo a pezzi. In un tegame versare l’olio e la cipolla tagliata a fettine sottili e farla rosolare, aggiungere i pezzi di pescatrice e fare insaporire per 10 m. circa. Versare il vino bianco, lasciarlo evaporare, aggiungere il pomodoro passato e lasciar cuocere a fuoco lento per 15 m. circa. Se il sugo si rapprende troppo, aggiungere un pò di acqua. Far cuocere ancora per 20 m. e filtrare con un colino non troppo sottile. Lessare i cavatelli in abbondante acqua salata, scolarli e condirli con questo particolare sugo, aggiungendovi una manciata di prezzemolo tritato.


LUGLIO LunedĂŹ

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GiovedĂŹ


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

7RVRQ G¤RUR

$ /$ 0$5(,1( – Jam’ a ‘sta vanne, oooh!... chi vo’ ‘ccattaje!... mÊ’ è ‘rruuĂŠte ‘n derre ‘stu panare, vivi vèive, ‘gna è ‘sci’utè dalu mare, tutte risciule, sghimmure e palaje! SbrihĂŠmece, fijjÚ’, ch’ avema faje?... Vujjc tre cuppe, uhè, ca nin è care! – Dece carlĂŤine! – Sta a ddece, Vaccare! vujje trende, pi’ ddece 1’ Ă jja daje? Vi’ a ‘stu quarte, cumbà ’ Cicchipallätte; ji vujje vindinĂŞuve!... vindisette!... vindiquattre!... – Quattòdece li mĂ tte! – Sta a quattòdece, e vujje vinditrĂ jje!... vujj e vindiune!... vende!... dicissette!... – FĂ rme! Pi’ dicissett’ arrest’ a mmĂ jje!

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Luigi Anelli

23 ottobre 1723 Giunge nel Vasto il contestabile Fabrizio Colonna per essere insignito della collana del Toson d’oro, che l’imperatore Carlo III gli aveva conferito, incaricando della collazione Cesare Michelangelo d’Avalos. Sergio Romano riceve il Premio “Toson d’oro�


LUGLIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

19-20 luglio 1896: /D )HVWD GHO &DUPLQH La sera di giovedĂŹ, nella ricorrenza della festa del Carmine, un passaggio veramente fiorito, splendido ammiravasi a Piazza Pudente, dove erasi riversato tutto quanto di bello e di fine si conta tra il sesso gentile della cittĂ nostra. Era un rimescolio, un agitarsi continuo di belle signore e signorine, di belle donnine del popolo e di fanciulle di tutti i ceti, brune e bianche d’una bianchezza sorprendente di madreperla. Alcune passavano coll’incedere di regine, con gli abiti elegantissimi, a colori simpatici, altre civettuole, dondolandosi, cianciando, ridendo.... Molte coppie di fanciulli si vedevano quĂ e lĂ ; i maschi col costume alla marinara, le femmine a gonne corte o col camiciotto bebè, con la pamela ornata di fiori e di nastri, alcune con l’aria ingenua e spensierata,

altre che lasciavano capire il desiderio di passeggiare maestose al fianco della mamma, scambio di precederla coi fratello, col cuginetto, cavalieri in miniatura, non sempre aggraziati e cortesi...


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

4XDQGR OD UHDOWj VXSHUD OD IDQWDVLD

3URPR]LRQH WXULVWLFD Gentilo Signore, Mi chiedeto se posso dare il mare per il mese di luglio e agosto. Si, questa è la risposta. Qui la rena è fine e sottile, il mangiare è crepapelle volontariamente che piĂš ce ne sta dentro chiscicciso. Il casino c’iĂ 2 camere matrimoniali a tre posti e una a 1 letto a due Posti, tutto senz’inzetti. Stanzio fresco e sopra il letto Vi cacciate scarpe e cavizetto, bagno al mare doccio e sciampo pe’ la coccio. Col callaro la mia prediletto Filo mena, quando angòro presto vollo l’acqua giĂ e vi cucina coniglio, Ă llino, paparòno, allinaccio e a la matino rosciotovo ed appresso cioccolatiero di caffè ristretto nero benservito dal figlio Raffaele. Per lavare c’è mia figlia. Qesta e la mia casa, la stazione, Perchè il paese è lontano 3 chilo mètro. Per il gabbinetto conviene andare alla stazzione, cosĂŹ la puzza rimane al Capostazzione. I bisogni notturni li porta via la mia predi letto Filo mena alla matino presto presto. Di divertente c’è il vino e il Capostazzione che a carte sa giocare e scopa bene. Di vestirsi non c ‘è bisogno, siamo tutti fra loro e senza scomodo di gabine. Noi ci abbiamo la radio aggiustato. Il prezzo al giorno e mille lire a persona escluso il viaggio e le sigirette che vendo i0 assieme al sale fino e pure quello grosso. Si esce di casa e si passa l’asfalto nella quale passano tante belle machine su e giĂš e‌ zacchete‌ si è al mare azzurro che spero mi dirĂ di si. Se venite, vi faremo anche ritere e la suocera predi letto Carmela racconta fregnacce a volontĂ . Saluti Pasquale


LUGLIO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

*LXVHSSH 6SDWDUR Di antica famiglia vastese partecipa fin dalla fondazione al Partito Popolare di Don Luigi Sturzo di cui diventa stretto collaboratore e poi biografo. Eletto nel dopoguerra deputato per il collegio dell’Abruzzo, ricopre numerosi incarichi parlamentari e ministeriali. Diresse il dicastero delle Poste e Telecomunicazioni, della Marina Mercantile, degli Interni. Eletto senatore ricoprÏ infine la carica di Vicepresidente a Palazzo Madama.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

10 Agosto 1912

)HVWD DOOD 6WHOOD 0DULV Anche quest’anno la festa alla “ Stella Marisâ€? -la dolce figura, che la poesia e la fede ha posto a patrono della nostra spiaggia ridente e del nostro mare poetico- è riuscita solenne per decoro di funzioni e per il largo intervento di bagnanti e di cittadini, accorsi ad onorare Maria nella elegante e civettuola chiesetta del benemerito cav. Marchesani. Per nove sere il festoso argentino squillare delle campanelle armoniose, spandentesi per l’ampia distesa degli orti ubertosi, per la vasta spiaggia arenosa, sul mare verde ammaliante, ha richiamato alla preghiera il popolo devoto che sempre numeroso si ĂŠ raccolto ai piedi di Maria,e un coro di voci bianche, (un coro di fanciulle) si levava ogni sera -possente richiamo alle voci osannati nei cieli- ripetendo il bellissimo liturgico canto dell’Ave Maria Stella,preparato e diretto con cura paziente dallo stesso cav. Marchesani. E negli ultimi giorni i Vespri solenni e le Messe affollate,le molte Comunioni e la funzione di chiusura col discorso d’occasione hanno dato alla poetica festa l’impronta piĂš bella: quella di una fede sentita e viva nel popoloso rione di Vasto-Marina. Ha preso parte alle funzioni della festa lo zelante parroco della cittĂ arc. Filippo Bonacci. Di tutto questo ci rallegriamo vivamente con l’ottimo cav. Marchesani e con la virtuosa sua signora, che con generoso spirito di sacrificio e con vero intelletto d’amore si sono consacrati alla elevazione morale e religiosa del rione Vasto-Marina Sappiamo che il cav. Marchesani a completare la sua opera e dare ad essa un avvenire sicuro,sta provvedendo alla erezione di un conventino pei religiosi,cui affidare la cura spirituale della chiesa.La fabbrica procede alacremente.Plaudiamo alla bella opera.


LUGLIO

AGOSTO

LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

1RQQD 0DULjWWH Avè ‘rruvete a nuvand’anne e nzi’ sindeive ‘bene. La fe’ije Natucce chiame lu mediche . Dopo una lunga ed accurata visita, Mariatte gli domanda: “Nbè dottò... cch’ ‘ci vulasse ?â€? Il medico replica: “ Ehh!?! ci vulĂ ssa na ‘bbona chiu’re... Ci vulasse la chiure di lu mar’eite “. e nonna Mariatte arispanne: “Natucce ! Fi’ja ‘bbelle, ‘iamme si, ni’mbèrte tembe... vĂ a lu spizĂŽale e spidèsce la midicĂŠine ch’ dèice lu dottore, scibbindatte la mamme chi la fatte studiĂŠâ€?

/XJOLR Viene posta la prima pietra del Politeama Ruzzi. Il terreno viene dato in concessione dal Comune e lo stabile viene realizzato a cura e spese di Luigi Ruzzi, un vastese emigrato in Argentina ove, dapprima in società con Carlo Della Penna e quindi singolarmente, realizzò una notevole fortuna.

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6L YYX¡¡FFDWWj¡ OD WHUUH D ER¡PPLUFjWH DFFDWWH D FKL O¡j ÂśULGLWjWH (Se vuoi comprare la terra a buon mercato comprala a chi l’à ereditata)

7pLUH FFKLX¡ QX SHOH GL IjPPHQH FKH QX VVDUWH GL EDVWLPHQGH

(Tira piĂš un pelo di donna, che una gomena di bastimento)


Venerdì

Sabato

Domenica

1HOO·DPHQR FROOH GL 0RQWHYHFFKLR TXHVWD VDFUD FURFH VSHUDQ]D GL YLWD H YHVVLOOR GL ULFRQRVFHQ]D D TXDQWL DEUX]]HVL H YDVWHVL QRQ IHFHUR SL ULWRUQR QHOO·DPDWD WHUUD QDWLD

/D SULPD GRPHQLFD G·DJRVWR VX LQL]LDWLYD GHOO·$VVRFLD]LRQH SUR HPLJUDQWL YLHQH FHOH EUDWD OD ´)HVWD GHO ULWRUQRµ FKH RUPDL FRQWD EHQ HGL]LRQL 7DOH IHVWD q XQ RPDJJLR DJOL HPLJUDQWL YDVWHVL VSDUVL QHO PRQGR FKH VRQR ROWUH GLHFLPLOD /·LQWUDWWHQLPHQWR VL VYROJH QHOO·$UHQD GHOOH *UD]LH H DQQRYHUD HVLEL]LRQL FDQRUH LQ OLQJXD H GLDOHWWDOL UHFLWH LQ YHUQD FROR H GHJXVWD]LRQH GL GROFL WLSLFL ORFDOL

$XJXUL YLYLVVLPL D GRWW $OIUHGR 3DJOLRQH H VLJQRUD 7HUHVLWD DL TXDOL YD DQFKH LO ULQJUD]LDPHQWR GL WXWWL L YDVWHVL SHU DYHUH FRQFHVVR DO &RPXQH SDUWH GHOOD VXD ULF FKLVVLPD FROOH]LRQH G·DUWH FRQWHPSRUD QHD FKH YHUUj FRQVHUYDWD LQ 3DOD]]R G·$YDORV


AGOSTO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Numerosi ed importanti gli ospiti presenti nelle cinque edizioni del Festival. In quella dell’estate scorsa, presentata da Clarissa Burt, tra gli altri sono intervenuti Ornella Muti, Giancarlo Giannini, Giuliana De Sio, Nancy Brilli, Michele Placido, Alessandro Haber,

9DVWR )LOP )HVWLYDO E’ ormai diventato l’appuntamento culturalmondano piĂš atteso dell’anno. Nato come Adventure film festival, ha assunto poi il nome di Vasto Cinema Vasto e quindi quello di Vasto Film Festival. Ha avuto come direttori artistici Franco Cauli, nelle prime tre edizioni e quindi Franco Mariotti. Direttore artistico Edmondo Del Borrello. Organizzazione “Dreams Serviceâ€?. Le ultime edizioni sono state ospitate nella magica cornice di Palazzo d’Avalos che si trasforma ogni anno per questo importante appuntamento in un meraviglioso, fantasmagorico, suggestivo Palazzo del Cinema.


AGOSTO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

14 agosto 1907: )HUUDJRVWR 9DVWHVH Le feste si sono aperte ieri mattina alle undici con spari, giro di bande musicali per la cittĂ e musica in Piazza Pudente; e ieri sera Piazza Cavour presentava un magnifico colpo d’occhio per la splendida illuminazione, del passeggio fiorito, per la signorilitĂ delle toilettes estive... nonchè per i giovanotti che seguono le orme e fanno la rota... Stamane alle 6 la cittĂ era giĂ rallegrata dal giro delle bande musicali, e mentre scriviamo le ultime note di cronaca, il “donativoâ€? tradizionale si apparecchia ed in Piazza Pudente si eseguono scelte sinfonie. Oggi, alle 18, corse al galoppo nell’ippodromo dell’Aragona con ottimi cavalli di rinomate scuderie. Stasera, poi, grande e svariato divertimento nel viale di Piazzza Cavour dove ci sarĂ da vedere il “mondo vecchio e il mondo nuovoâ€?, e dove ci saranno tanti

trattenimenti economici e... sportivi. Domani gran gala, gran movimento, il grande divertimento popolare; e suoneranno le bande e le nostre deliziose signorine faranno sfoggio delle piĂš belle acconciature e degli abiti migliori; e tutta una grande poesia popolare sarĂ rievocata e riprodotta, e le ore passeranno deliziose, indimenticabili; e a tarda sera, dopo l’incendio di una grandiosa macchina Pirotecnica, la chiusura della festa avverrĂ con spari fragorosi, suono di campane, musiche popolari, tra lo splendore degli archi e le ultime invocazioni dei venditori, dei giocolieri, degli espositori di tante meraviglie del “mondo vecchio e del mondo nuovoâ€?, mentre l’ultimo invito dei tenitori di bersaglio. - Avanti signori! Due palle per un soldo! Tre centri il primo premio! - andrĂ smorzandosi con le ultime note degli organini...


VenerdĂŹ

Sabato

/¡ $9$5¡ ( /8 0$/( 3$+$7­85(

Domenica

DJRVWR Nelle vicinanze della chiesa di S. Giuseppe, la polvere ed i rottami, che cadendo dall’alto costringono i passanti a guardare il restauro che si fa nella cattedrale, fanno riflettere che anche il nostro clero pensa finalmente a dar risalto alla bellissima facciata, che costituisce uno dei nostri piĂš belli monumenti dell’arte medioevale. L’ingegnere addetto ai lavori è il signor Francesco Benedetti, il quale con l’apertura di quattro finestroni di stile gotico, bene provvede ad armonizzare tutto l’esterno all’antico, mentre è da sperare che vorrĂ anche nell’interno, nei limiti del possibile, far risultare un accordo architettonico. Aggiungiamo che nel restauro della facciata si provvede perchè il rosone di mezzo ad imitazione di quelli che si osservano in Aquila, torni ad avere i suoi raggi, senza dei quali non è minimamente conservata l’architettura medioevale.

– DapĂš dèice ca hiuije s’ ingujete!... li dece lĂŤire, ‘Ndò’; mi li vu’ dà ’?... li scarpe, è ccerte, ti li si’ fruvete; dĂŤmmele ti, dicchiĂŽ t’ Ă jj’ aspittà ’?!... – Ci perle piure?... ChĂŠume, jurn’ arrete, ‘n di l’aricurde, ti vulè’ pahà ’: fin’ a nu coppe ti 1’ Ă jj’ arruvete; embè, ti si’ vulute cundundà ’?!... Bille scarpe, dapĂš, chi mi si fatte! schinenz’ a mê’ putĂŠvene durè’?!... ci si mässe la pelle dila hatte!... Ma, ‘n dĂŽtte ciĂŞ, lu copp’ ècch’ addò’ sta. – M’ à ’ da dà ’ dĂŠce lĂŤire! – Si’ ‘gna è, si tu avenze da mä, famme chiamà ’!... Luigi Anelli


AGOSTO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Triglie del Marinaro Dose per 6 persone Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š n. 18 triglie n. 34 foglie di alloro olio di oliva sale q.b. Dopo aver pulito e lavato le triglie in acqua di mare, asiugarle bene. Prendere una graticola e coprirla con uno strato di foglie di alloro e cospargerlo col sale; coprire, indi, le triglie con un secondo strato di alloro a mò di sandwich e mettere la graticola cosĂŹ composta sulla brace non troppo viva per evitare la repentina bruciatura dell’alloro.

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/D KDWWD JUDVVH q XQzUH GL OX SDWUjXQH (La gatta grassa è onore del padrone)

38/&,1(//$

&DQGD OD IjPPHQH Yq¡ QLVFL QH GLMDYHOH FL O¡DSSH¡

Nell’agosto scorso agiva a piazza Rossetti il teatro dei burattini. Fra tutti spiccava Pulcinella, delizia di tanti (Quando la femmina vuole, nessun diavolo ci puole.) bambini. Il povero Pulcinella però non piaceva a qualcuno, che telefonò alle autontĂ preposte affinchè cessasse l’insulto alla serietĂ del secolo XX. *QD WL Iq¡ OX OHWWH E ne ebbe risposta assicurativa: sfratto immediato a PulDFFXVFH¡ WL FL FKuOHFKH cinella. Se non che una sera, piombando con l’auto in (Come ti fai il letto, cosĂŹ ti ci corichi) piazza Rossetti vide con sorpresa l’odiato Pulcinella, che divertiva il pubblico presente. Lascia la macchina e avvicinandosi a un gruppo di vastesi borbotta: - Ma come, mi avevano detto che sarebbe partito immeGiuseppe Pietrocola, Gianfranco Bonacci diatamente, invece Pulcinella e ancora qui. Meine, dotto’, risponde un vastese, è menenĂŻute tanda puggeullie a stu pajĂ ise e cc’è rrestate, mo pruprete Cap. Michele Olivieri quasse se n’ha da jè!...

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Auguri a... ...ricordiamo


AGOSTO LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

11 Agosto 1929 Vengono inaugurate la Mostra Palizziana e la Mostra Regionale d’Arte. Nella foto a destra il taglio del nastro alla presenza del podestà Pietro Suriani.

Luglio 1999 Nel centenario della morte di Filippo Palizzi viene inaugurata una grande mostra dedicata a Questi ed ai fratelli Giuseppe, Nicola e Francescopaolo. La rassegna viene allestita nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos, riaperta in occasione della significativa ricorrenza.


SETTEMBRE VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

=u 1LFROH Na mate’ine zi Nicole iave a fa la fire a lu Casale. Careche la ruse’ine ‘nghĂŹ troppa mercanzie e n’arre’ive all’asinelle che ruse’ine ‘nposte e ‘ntoste, se caleche e pi lu paise e non vo chiĂš sapĂ di i’ a fa’ la fire a lu Casale. L’imprecazĂŻune e li mazzanne se sprecave’ne. Passe lu vitirinarie e fa: “ZĂŹ Nicole, ca fatte rusinelle?â€? “Sta fi’jie di na ‘atte ni li vo sapĂŠ cchi !â€? - arisponne zĂŹ Nicole-. “NndĂŹ priuccupĂ , mo ti dinghe sta supposte a diavilalle; però us’ sole na ‘mmetĂ . Lu vitirinarie si ni vĂ picchĂŠ tinaive firie e doppe cacche jurne a’rivaide zi Nicole e iĂ â€˜ndummanne: “E’ i’iute bene la riccètte ?â€? ZĂŹ Nicola iĂ rispanne: “Dottor ! E’ iute troppe ‘bbeune... l’addre ‘mmezze diavilalle mi l’a’ija vuluta mette iÊ’ pi supposte pi corre appresse a rusinelle che mi scappave a cent’allaure.


SETTEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

)UDQFHVFR *LRVL Capostipite della nota famiglia di antiquari e galleristi che opera ancora oggi a Napoli ed a Roma. Nasce a Vasto, dove inizia ad operare come falegname e quindi, sollecitato dall’amico Filippo Palizzi, si trasferisce nel 1837 a Napoli dove apre una vendita di scatole di legno per pennelli e colori, di cavalletti, di telai e di tele. Amico anche di Gabriele Smargiassi, De Nittis, Bonolis, Cammarano e di tanti altri pittori insigni della scuola napoletana dell’ottocento.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Vincenzo Canci, decano dei pittori vastesi, in una caricatura di Pino Jubatti

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&DQGD Wu¡ Wu¡ FDQGD QLQ Wu¡ VSULFKH

Auguri a...

Vincenzo Canci (pittore), Evandro Sigismondi Giuseppe Tana (presidente Vasto Club - Perth)

(Quando tieni tieni, quando non tieni spreca)

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/L FXPEqUH GL OX 8DVWH XMMH VL ID¡ H GXPDQH VL VJXDVWH

%5,//$17, ( 3$1( Un capo della opposizione consiliare dilungandosi sulle questioni di fondo, tra le quali la disoccupazione, la miseria, la fame, ad un certo punto esclama: - Se voi date un anello di brillanti ad un povero, ma non gli date il pane, non avete risolto il problema. Che volete che se ne faccia di un anello di brillanti, quando non ha il pane?.., La voce di un povero (sottovoce): - Me vènne l’anelle e mm’accatte lu puène...

(I compari del Vasto, oggi si fanno e domani si guastano)

&KL FDFKH D OD QjLYH SUHVWH VL VEjLOH (chi c.. alla neve presto si scopre)


SETTEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

La Pro Vasto del Presidente Enzo Savelli Anno 1970/71


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Coniglio ripieno Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š Coniglio Patate a pasta gialle Aglio rosso Semi di Finocchio selvatico Rosmarino di Montagna Olio extra versgine di Oliva Sale e Pepe nero Lavare il coniglio, sgrassarlo, dissossarlo e metterlo aperto su un tagliere. Salarlo, peparlo e farcirlo con abbondanti semi di finocchio selvatico e tre o quattro spicchi di aglio. Arrotolare il coniglio tenendo ben stretta la carne, legarlo con uno spago da cucina e adagiarlo in un testo oliato. Sbucciare le patate, tagliarle a tocchetti e metterle in una terrina con un pò di olio, una presa di sale, il rosmarino fresco di montagna e un pizzico di semi di finocchio selvatico. Farle insaporirle piĂš volte con le mani e versarle nel pesto intorno al coniglio. Irrorare con olio di oliva e mettere in forno riscaldato a 180 gradi C. Appena il coniglio risulterĂ ben cotto e le patate avranno formato una crosticina croccante, tirare via il testo dal forno, eliminare lo spago, tagliare il coniglio a fette, sporzionare nei piatti da portata insieme alle patate e servire in tavola. L’occasione è per pochi, ma è davvero un gran vantaggio cucinare un genuino coniglio di allevamento familiare nutrito solo di orzo e di erbe campagnole.

! 6HWWHPEUH Il Principe ereditario Umberto di Savoia inaugura il nuovo acquedotto del Sinello, il Palazzo scolastico ed il monumento a Rossetti.


SETTEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

Bando a stampa diretto ai fornai di Napoli, emesso dai capi rivoltosi di quella CittĂ nel settembre del 1701.

&$5/2 9, 5( ', 1$32/, In nome di noi marchese del Vasto, principe di Caserta, principe della Riccia, duca di Telese, duca della Casteliuccia, principe di Macchia, D. Malizia Carafa, principe di Cfriusano, D. Carlo di Sangro, D. Giuseppe Capece, etc, onorato ordine civile, e fedelissimo popolo: si fa ordine a tutti li fornari di questa fedelissima cittĂ di Napoli, che sotto pena della vita e saccheggio delle loro case panizzino conforme il solito al medesimo prezzo, acciocchĂŠ il popolo goda tutta quell’abbondanza, ch’è dovuta alla fedeltĂ di esso.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

22 Settembre 1912

'D 9DVWR 8Q UHGXFH GDOOD /LELD Reduce dal teatro della guerra, nella quale ha preso parte a tutti i piĂš arditi combattimenti col glorioso 84.o fanteria, col quale era partito col grado di sergente, è qui tra noi , in licenza, il valoroso giovane concittadino Peppino Anelli, promosso giĂ sul campo sottotenente per meriti distinti. Il giovane ardimentoso ha brillanti pagine sul suo diario di guerra ed ora è qui a godersi il meritato riposo dopo gli eroici slanci coi quali sino all’avanzata di Misurata si è coperto di gloria. Egli è stato destinato al 50Âş fucilieri. Ieri erano a riceverlo alla stazione ferroviaria moltissimi parenti ed amici, i quali lo hanno fatto segno a una vera ovazione. Il giovane ufficiale è da tutti festeggiatissimo in cittĂ e noi ci uniamo al coro degli amici per felicitarlo vivamente.

8Q QXRYR VWDELOLPHQWR WLSRJUDÂżFR

Abbiamo ricevuto, un biglietto d’invito- un vero gioiello di arte tipografica -per partecipare domenica alla inaugurazione del nuovo stabilimento tipografico “L’arte della stampaâ€? che gli intelligenti e bravi giovani concittadini francesi e Guzzetti hanno regalato alla cittĂ nostra. C’è una grande aspettativa per l’apertura dello stabilimento e la cerimonia di domenica sarĂ una vera festa di arte e di progresso. Non mancherĂ il rito religioso della benedizione del superbo macchinario e degli ampi locali. Interverranno le autoritĂ e i rappresentanti degli uffici pubblici, delle associazioni e della stampa. A Vasto era desideratissimo un moderno stabilimento tipografico e quello della Ditta Francesi e Guzzetti risponderĂ degnamente a tutte le esigenze dell’arte moderna, perchè corredato di macchinario perfetto di ultima creazione e di un estesissimo assortimento di caratteri.


SETTEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

(OHQD 6DQJUR Attrice, nata a Vasto il 5 settembre 1897. Scomparsa a Roma il 26 gennaio 1969. 6L FKLDPDYD LQ UHDOWj 0DULD $QWRQLHWWD %DUWROL $YYH GXWL 'RQQD GL UDUD EHOOH]]D GLYHQQH DQFRUD JLRYD QLVVLPD IDPRVD FRPH LQWHUSUHWH GL Ă€OP GL VXFFHVVR QHOO¡HUD GHO PXWR FRPH ´)DELRODÂľ ´/D *HUXVDOHPPH /LEHUDWDÂľ ´0DFLVWH DOO¡LQIHUQRÂľ ´4XR YDGLVÂľ 1HO )HGHULFR )HOOLQL OH DVVHJQz XQD SDUWH LQ ´2WWR H PH]]RÂľ )X DPDWD SHUGXWDPHQWH GD *DEULHOH '¡$QQXQ]LR FKH D OHL GHGLFz LO ´&DUPHQ 9RWLYXPÂľ


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

&DQG¡q EERQH VWj FLSDOOH Ancora appena dopo il secondo conflitto mondiale era in uso a Vasto che il calzolaio andasse a fare riparazioni a domicilio... direttamente nelle case rurali. In in queste, mastro Filippo era seguito da Giacomino l’apprendista. Un giorno una furba padrona di casa gli prepara una ricca colazione con fette di formaggio e cipolla in un gran vassoio..â€?la spirlongh’â€?. Anche per onore e rispetto a mastro Filippo partecipa alla colazione Richicce (lu patrone di case) che, vedendo come il mastro e l’apprendista inforchettavano volutamente solo le fette di formaggio, ripete piĂš volte: “Cand’è bbone stĂ cipalle! “ al sibillino invito mentre stĂ per abboccare l’ingenuo Giacomino lo stesso si prende un sonoro malrovescio da Mastro Filippo che esclama:â€? Screanzato! magne lu furmagge pecchè la cipalle piace a lu patroneâ€?.

Polipi “in Purgatorioâ€? Dose per 4 persone Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š 1 kg. di polipi freschi non tanto grandi 2 spicchi d’aglio 1 ciuffo di prezzemolo olio d’oliva sale peperone rosso (possibilmente piccante) cottura 2 ore e 15 minuti Il polipo va trattato in modo del tutto speciale, per ottenere una buona cottura; in particolare, per la riuscita di questa succulenta ricetta, occorre percuotere energicamente il mollusco, con il battilardo, lu taccalerde, di piatto, onde alleggerire la tenacia delle sue carni, ma senza frantumarlo! Nel tegame di terracotta, si introducono tutti gli ingredienti elencati: polipi a secco, l’aglio, il prezzemolo, il sale, il peperone a pezzi; la consegna assoluta è, adesso, di far cuocere per buone due ore a coperchio fisso! Chi opera in cucina sa che queste semplici ma ferree regole, determinano la buona riuscita di siffatta leccornia.

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'Gq¡ WL KXDUGH GD PLUFDQGH IDOOHLWH H GD SLG FFKLH DULQIDULQqWH (Dio ti guardi da mercante fallito, e da povero arricchito)

4XDWUHLQH H FHSSD VHFFKH ID¡ DUGH OX IqXFKH D PH]]¡DOO¡DFFKH (Quattrini e ceppe secche, fanno ardere il fuoco in mezzo all’acqua)


OTTOBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

$/$ 35,&,66,­81( Vèit’ a chila patane di Cungette chi ssorte di turciĂ une si strascèÏne?! e ssè’ piccĂ porte tand’ ĂŠure ‘m bette? ca è ‘sciute zèite chila vrettacchièine! Ci va ‘nzimbre la sore di ‘Sabbette, chi ttè’ l’orte ala vè’ dila marèine; manghe linzule ttè’ chijlĂŹ alu lette, ma ogn anne va ‘ppress’ ala Sanda SpĂŠine! L’ Ăštema cĂ cchie, hiun’ è Fulummè’, chi ddoppe ca si mĂ tte li bbirlande lu uffe torte ni’ i fa ‘ddirrizzè’; e Il’ addre è ‘Ngiamarè’ di Colasande...; Ma ecche la crĂ uce, ‘samm’ aggiunucchiè’: ÂŤNnòmmene Patre, Fèjj’ e Spirde Sande!


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

$FTXD]]RQH La notte dal 27 al 28 agosto, mentre veniva giÚ un acquazzone, e mentre lampi e tuoni si seguivano a brevissimi intervalli, un bue, che veniva condotto allo scannatoio, dando uno strappo alla fune a cui era legato, si dava a fuga precipitosa attraverso la Piazza Castello, la Corsea, il Largo del Carmine ed il Corso Plebiscito, immettendosi poscia nella strada di circonvallazione, andava fino alla chiesetta rurale di S. Lucia e da questa saltando per dirupi e per valloni giungeva a lido di mare, entrava nell’acqua, ed inoltrandosi a nuoto, affogava a qualche chilometro da lido. Il giorno seguente il bue, rigettato dalle acque, fu rinvenuto stecchito sull’arena verso il fiume Trigno. Luigi Mattioli, proprietario del bene, ne ha utilizzato la sola pelle.

Spaghetti alla Vastese Dose per 6 persone I���������� 650 gr. di spaghetti 400 gr. di polipi 3 cucchiai di olio di oliva 1/2 cipolla prezzemolo 100 gr. di pecorino vino bianco trebbiano 500 gr. di pelati passati pepe sale. Mettere a soffriggere in una casseruola la cipolla ridotta a lettine. Non appena indoreranno unire i polipi spezzettati lasciando cuocere lentamente e bagnandoli di tanto in tanto con del vino Trebbiano. A cottura avvenuta, aggiungere il pomodoro pelato passato ed il prezzemolo tritato finemente, coprire il tutto e portare il fornello ad una fiamma labile (il pomodoro deve risultare cremoso). Lessare, a parte, gli spaghetti in acqua poco salata, scolarli al dente ed unirli ai polipi mantecando con il pecorino.

! 5HFODPR In omaggio ai buoni costumi ed ai regolamenti di Polizia urbana richiamo l’attenzione delle competenti autorità sul seguente fatto. Ci viene assicurato che nelle adiacenze del pubblico passeggio, alcuni forestieri abbiano stabilito una stazione di monta equina... Domenica scorsa, per esempio, proprio nell’ora della passeggiata si ebbe a vedere presso i Tre Segni... E dire che si ha fuori Porta Castello un posto di guardie daziane. Tanto per avvertenza, anche nella speranza di non dover tornare sull’argomento.


OTTOBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

5DIIDHOH 0DWWLROL Di lui si hanno poche immagini in quanto il suo carattere schivo lo portava a rifuggire ogni occasione mondana. Il disegno di Renato Guttuso lo coglie in una espressione che rivela la personalitĂ di questo personaggio che è entrato, a giusto titolo, nella storia della Nazione. A Lui, proprio di recente, l’Amministrazione Comunale ha voluto intitolare la nuova Biblioteca sistemata nella sua casa natale in corso De Parma.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Auguri a...

Mons. Edoardo Menichelli, Roberto Ventura Gennaro Strever, Pino Jubatti, Gianni Petroro, Trentino Colantonio

...ricordiamo Aniello Polsi (compositore)

Ottobre 1912

8QD JLWD D )RVVDFHVLD Domenica questo circolo cattolico si recava in gita sportiva ed istruttiva a Fossacesia, per visitare colĂ quell’insigne monumento che è gloria pura dell’arte abruzzese: la storica basilica di S. Giovanni in Venere. Alle 9 i baldi giovani uscivano dalla sede del circolo, schierati come tanti soldati in marcia, all’ombra del bianco vessillo, dirigendosi alla volta della stazione ferroviaria e fatti segni a festose dimostrazioni da parte dei cittadini. Parecchi soci onorari accompagnavano i giovani gitanti:abbiamo notato fra essi il Cav. Marchesani, il can. Amicucci, il prof Canci ed altri. La Presidenza era quasi al completo,ricordiamo il Presidente Florindo Ritucci Chinni, il Vice Pres. Prof. Del Fra, i consiglieri Trivelli, Laccetti, l’ass. eccl. don Pomponio; tutti i soci piĂš attivi: Muzii, Palucci, Nocciolino, Del Prete, Barbone, Russo, Della Guardia, Scopa, Cieri, Pisarri, Ronzitti, Laccetti, Trivelli ed altri. I gitanti in numero di oltre 70 vennero ricevuti alla stazione di Fossacesia dal rev. don Giuseppe Mayer, conservatore della monumentale basilica di San Giovanni, del prof. don Tommaso Trozzi e dal giovane studente Ernesto Tozzi. Ordinato il corteo, si andò alla volta di San Giovanni, dove, dopo un dotto discorso storico-artistico del cav. Marchesani, che seppe opportunamente richiamare ricordi di storia vastese, fĂš offerto dall’egr. Rettore e Conservatore della storica Badia, un sontuoso rinfresco. Quindi i giovani si divisero in gruppi e in gruppetti per smaltire le loro vettovaglie. Regnò fra tutti la massima allegria. Alle 15 si fornò il corteo per andare a Fossacesia, dove furono ricevuti dalla fam. del prof. Tizzi, che offrĂŹ a tutti un lauto rinfresco. Alle 18 nel teatrino comunale,gremitissimo i giovani filodrammatici del circolo diedero due produzioni musicali.


OTTOBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

&DUOR $QHOOL Presidente del Consiglio di Stato, docente universitario in contabilitĂ dello Stato. Fu anche Presidente del TAR Lazio ed autore di numerosi studi giuridici. Un vastese autentico, fortemente attaccato alla Sua terra.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

,6721,2 Sei bella o patria mia! Da la pupilla Di Dio sorrisa chi può dir di quanta Rigogliosa freschezza Ogni dĂŹ piu non si rinfranca e brilla Il fior di tua perenne giovinezza? Di cristalline fonti, e di gentiIe Verzura sempre lieti Sono i tuoi poggi, e a gli aliti nudrito Dei zeffiri vaganti, Tra un mar di luce aprile Soavemente infiora i tuoi roseti. PiĂš che altrove di vivido vermiglio Sotto il tuo cielo imporpora la vite Nom ti sdegna l’arancio, e redimite Hai le colline di virenti ulivi. NĂŠ men cara ti mostri, se di bruna Notte ne i ombre meste, Come una fida amica Ti sorride dal cielo e ti riveste Di placidi candori. Luigi Laccetti

Auguri a... Domenico Zambianchi

...ricordiamo Prof. Cenzino Russo,

Prof. Ernesto Cianci (economista), Dott. Gaetano Vallone (radiologo), Prof. Vincenzo Suriani, Prof.ssa Laura Troiani.

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&KL GRUPH QJKL O¡XPPXQqLQH VL QLQ q SUHQH OD VDLUH H SUHQH OD PDWHLQH (Chi dorne con gli uomini, se non è pregna la sera e pregna la mattina)

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OTTOBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

&DUGLQDOH 9LQFHQ]R )DJLROR Arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto ha lasciato un vivo ricordo nei vastesi per la missione pastorale svolta in cittĂ per tanti anni e per l’amore sempre manifestato nei confronti di questa terra. Personaggio di primo piano della Curia romana, è stato anche autore apprezzato di numerosi studi giuridici e teologici.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

&$03$*1$ (/(7725$/( In una competizione elettorale si era candidato anche il figlio di CiambuttĂ lle “c’ avè fatte le scole sirale a la vïè di PaiarĂŻlleâ€?. Appunto FedĂŤreiche Ciambuttalle aveva preparato qualche discorsetto e a un piccolo comizio. Durante la campagna elettorale una domenica va alla zona di Sande Lurenze e tra l’addre dĂŤice: “Cari concittadini ecc.... (quelle e quell’addre ) -concludendo- “..datemi il vostro voto e Vi assicuro che io porterò i Vostri bisogni !!â€? Secco gli risponde Pasquale, dette cambesande, da ‘mmezza a l’eddre fa “... e doppe sinde ch’ pizz’..â€?. Lo stesso Ciambuttalle, naddra dumĂ neche va e tenĂ nu cumezie a la ‘Ngurnate e a’rifĂ : “Cari concittadini ecc... (un po’ di quello e di chill’addre) mi duvèta pirdunĂ , nĂŻn tinghe chiĂš la vauce e, allaure, facce parlĂ il mio di dietro (indicando Francische Ium-

Scrippelle Iď?Žď?§ď?˛ď?Ľď?¤ď?Šď?Ľď?Žď?´ď?Š 2 Kg. di farina; 700 gr. di patate lessate e pelate (facoltative); 3 cubetti di lievito di birra; molto olio; sale; zucchero. S’impasta la farina con le patate passate al setaccio e il lievito sciolto in acqua calda e si lascia riposare l’impasto per circa tre ore. Successivamente con le mani bagnate d’acqua si prende un pò di pasta e si allunga, a forma di bastoncino. La si mette quindi a friggere in abbondante olio bollente, la si lascia dorare e la si rigira. Ogni “scrippelleâ€? va cosparsa di zucchero.

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*LXRFR YLQR H FROWHOOR In questi giorni, mentre una comitiva di marinai, che trovavasi in una cantina, giuocava alla maledetta “passatellaâ€?, ch’è spesso causa di spiacevoli incidenti, Luigi Ronzitti e Francesco Bucco, vennero a diverbio per questioni sorte nel giuoco, ed il primo riportò dal secondo una ferita di coltello, guaribile in 10 giorni, alla regione scapolare destra. La padrona della cantina fu dichiarata in contravvenzione per aver fatto giuocare alla “passatellaâ€?.

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melle che l’accumpagnave sempre)â€?. Fa Iummelle: “CumbĂ Fed’ereiche, angora c’endre a lu Cummiune e giĂ si ‘mpuzzineite...; areterite ca fĂŹ chiĂš ‘bbella fighiu’re..â€?.

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...ricordiamo Dott. Alfonso Perrotti

(dirigente Regione Abruzzo),

Vittorio d’Anelli (storico patrio), Dott. Mario Gaspari (dirigente ASL),


OTTOBRE

NOVEMBRE

LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

/X PDOXFFKLH Il malocchio e la jettatura è “l’influenza negativa e nefasta esercitata da uomini, da cose, da animali e da speciali situazioni su altri uomini, intenzionalmente o involontariamente. A base della credenza è il potere attribuito all’occhio, come centro dal quale può emanare un influsso distruttivo e maleauguranteâ€? (Alfonso M. Di Nola). Da questo concetto dell’occhio “che gettaâ€? il male deriva appunto il termine “iettaturaâ€?. Nella tradizione vastese, per verificare l’esistenza di un malocchio ed anche per allontanarne gli effetti, la “magaraâ€? (la MmahĂ re) mette in un piatto due dita d’acqua con una forbice aperta sul fondo.

Poi impone le mani sulla fronte del malcapitato segnandogli, con i pollici, una croce sulla fronte e recita una formula magica: “Malucchie malucchiate, du ucchie t’anne adduchiete, tre Sende t’anne aiutate: Padre, Fijje e Spirte Sande. Lu Malucchie puzza ji ‘rrète e nin puzza ji cchiĂš annènde. Nnome de Patre, Fijje e Spirte Sandeâ€?. Due gocce d’olio d’oliva versate, subito dopo, nel piatto, a seconda della compattezza che prenderanno nell’acqua, stabiliranno se il malocchio c’è, oppure no. Se le gocce rimarranno intere il malocchio non c’è piĂš.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

,O SHSHURQFLQR Come le patate, il pomodoro ed il tabacco è originario dell’America del Sud, chiamato in dialetto “lu diavulelleâ€? è un ingrediente importante nella cucina vastese che ne prevede l’impiego sia fresco che fritto o sott’olio. Accanito consumatore del peperoncino e brillante sostenitore delle sue proprietĂ terapeutiche fu Raffaele Mattioli, del quale si dice che ne portava sempre qualcuno in tasca. Si racconta che giunto a New York, per partecipare ad una importante riunione del Fondo Monetario Internazionale, venne bloccato all’aeroporto per introduzione abusiva di un barattolo di peperoncini, e che dovette intervenire addirittura il Sindaco Fiorello La Guardia per lasciare passare i peperoncini, dai quali il nostro concittadino non intendeva separarsi.

&DSSHOOD GHO &LPLWHUR In riferimento alla corrispondenza pubblicata il 23 u.s. sul n.274, ed a completamento delle notizie in essa contenute, ci piace rilevare che i lavori della cappella, da poco inauguratasi, procedono alacremente, mercĂŠ l’attivitĂ instancabile del Consigliere comunale sig. Umberto Manzitti che, validamente assistito dalla civica Amministrazione, tutto sĂŠ stesso ha consacrato all’opera civile e pietosa dell’ampliamento del Cimitero e della erezione della Cappella; all’uopo infatti ha promosso una sottoscrizione cittadina, ed in questi giorni è stato pubblicato un primo elenco di oblatori. Ne cogliamo l’occasione per rinnovare un caldo appello a tutti i Vastesi, affinchè facciano giungere al sig. Manzitti le loro generose offerte, che permetteranno di veder presto compiuta la sistemazione della Cappella, ed il suo arredamento.


NOVEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

5 Novembre 1943

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Le truppe inglesi occupano la cittĂ . Il generale Montgomery stabilisce il suo quartier generale a Palazzo Palmieri e la sua residenza a Villa Angelucci, in Via Tre segni.

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Auguri a...

Roberto Bontempo, Vittorio Tagliente Don Stellerino D’Anniballe, Lello Martone

...ricordiamo

Don Felice Piccirilli, Padre Alberto Mileno, Amelio Mariani (detto La Mannella)

´&Lj GDWH 3XPEpÂľ Allarmata dalla presenza di topi in casa, la moglie di don Pompeo sistema alcune trappole in camera da letto prima di andare a dormire. Richiamata da alcuni squittii sveglia il marito nel cuore dela notte e gli ingiunge di andare a cintrollare. Don Pompeo, in camicia da notte, non trovando la candela (in quei tempi non c’era luce elettrica) cammina carponi sollecitato continuamente dalla moglie che rimane sotto le coperte. All’improvviso un urlo disumano lacera l’aria. Atterrita la moglie esclama ansiosa: ÂŤCiĂ date Pumbe?Âť. Dall’altro canto della stanza una voce strozzata risponde: ÂŤCiĂ date!? CiĂ date lu sorge mĂŠ!Âť.


VenerdĂŹ

Sabato

0DULq Me vujje fĂ â€˜na cas’ a la marine, Mariè, Sopr’ a le vriccilèlle de lu mare, Nachetanzeranzeranzera NachetanzeranzeranzĂ , jĂšh! Chi tte l’ha ditte, ‘More, ca nen te voj e, Mariè, Fatte nu puajarèlle ca me te toje, Nachetanzera ecc.

Domenica

Me vujje fĂ â€˜na casa sottatèrre, Mariè, Le pinge d’ ore e le matune de fèrre, Nachetanzera ecc. E ccand’ è bbrutte la fèmmene senza pètte, Mariè, Me pare nu scutullare senza piètte, Nachetanzera ecc. E ccand’ è bèlle la fèmmene nghe lu pètte, Mariè, Me pare na vaccarèlla nghe lu lĂ tte, Nachetanzera ecc. Canda ne fĂ â€˜na mamma pe’ la fije, Mariè, Arrive nu uastarole e sse la pije, Nachetanzera ecc. Che mme 1’ ha fatte fĂ pijĂ la moj e, Mariè, Prime durmiv’ a lu lètte e mmo’ la paie, Nachetanzera ecc.

L’Avv. Roberto Bontempo in una gustosa caricatura di Pino Jubatti

Tutte le uastarule sonne bbĂŹlle, Mariè, Picchè so’ nnate accant’ a la marine, Nachetanzera ecc.


NOVEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

Dante Gabriel Rossetti

Dante Gabriel Rossetti (Autoritratto 1847) London, National Portrait Gallery

Figlio di Gabriele Rossetti, rifugiatosi a Londra a seguito del fallimento dei moti carbonari del 1821 e da Francesca Polidori, Dante Gabriel Rossetti (1828 1882) è considerato uno dei piĂš importanti artisti inglesi del XIX secolo. Fondatore con Holman Hunt, John Everett Willais, della Pre Raphaelite Brotherhood, influenzò, in maniera considerevole, la pittura e la poesia inglese dell’ottocento. Alla figura di Dante Gabriel è ispirato il romanzo â€?Gabrieleâ€? di Giancarlo Marmori, edito nel 1991 da Mondadori.


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

Cristina Georgina Rossetti (1830 1894) Figlia di Gabriele e sorella di Dante Gabriel fu raffinata poetessa, annoverata tra le maggiori della letteratura inglese dell’ottocento. Scrisse anche verso in Italiano.

William Michael Rossetti (1829 1919) Figlio del poeta vastese e fratello di Dante Gabriel e Christina, fu tra i primi membri della �Pre Raphaelite Brotherhood� e diresse la rivista �The Germ� della Confraternità . Fu scrittore e critico.

/¡$'',-( '( 0$00( La citilanze mĂŠ è state triste da quanda mamme j nin so cchiĂš viste. Voc ‘è parole j li sent ‘angore; arigistrate stĂ dentr’a lu core. ÂŤNte pozze nazzicĂ cchiĂš nghe ste vracce, lu latte te so date di stu pette de mamma tè nin perde ma l’affette. La malattĂŹ chi tingue nin pirdone: tu fije mĂŠ cirche da ‘resse bbone, la vi di Ddije, tu fije nin lassĂ , se la pace e lu bbene vu truvĂ Âť. Troppe preste tu, ma mi si lassate ngime a stu monne, trist’e scunzulate. Lu bbene so pirdute lu cchiĂš care la vite senza ÂŤmammeÂť è amare!

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Ezio Pepe

1RYHPEUH La CittĂ riassume il nome di Vasto ed i cittadini tornano a chiamarsi vastesi


NOVEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

20 novembre 1899 Nelle ore pomeridiane di giovedĂŹ un terribile fortunale ha gettato nel lutto e nella miseria diverse famiglie di marinai, i quali, sorpresi dalla tempesta, non hanno potuto guadagnare il lido. Alcune barcotte sono state travolte dalla violenza del mare che faceva spavento, e il numero delle vittime finora accertate è di undici fra giovani e ragazzi. Sono accorsi prontamente sulla spiaggia AutoritĂ e i carabinieri, ma nemmeno un tentativo di salvataggio è stato possibile per l’altezza dei furibondi marosi. Era uno spettacolo straziante quello delle donne piangenti,degli uomini atterriti, della folla assiepata lungo il muraglione della via Adriatica, dove giungeva l’eco delle grida disperate dei naufraghi. E’ un vero lutto, una vera desolazione per la nostra cittĂ , ove la classe de’ marinai è povera e numerosa.

Un comitato di soccorso è già stato nominato dalla Giunta Comunale, che ha votato anche un primo sussidio di lire duecento e che non tralascerà di fare, come sempre, il proprio dovere in aiuto dei danneggiati. Sulla nostra riviera si deplorano pure altre disgrazie, essendo state trasportate dalla corrente diverse barche forestiere, capovolte ed abbandonate. Mancano al momento notizie precise.

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VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

3$648,&&( Pasquicce era tante tĂŤmerĂ te, bruvugnĂŻause, riliggiause e recitave la Bebbie tutta a memorie. Dopo tand’anne c’avĂŠ spusate la fijie di papucchiatte SerafĂŤine, si sende male e li port’ne di corso a lu spedĂ le. Parinde e ‘micezie li vanne a visitĂ e mi paraĂŻve na prucissiaune. Tutte quende addummavene: ÂŤComa sti? Ch’sse fatte ? Coma ti sinde?Âť Pasquicce stanche e zètte..., arispunnäive la cara moglie ch’ dicia’ve ÂŤEss’ è na sittimmane chi nin z’ sende e se masse päine. Te pai’ure ca se mĂŤure. Nbò GgisĂŹ... se more tanda ‘ggende !Âť.

Brodetto di pesce alla Vastese I���������� 700 gr. di pesce assortito 300 gr. tra vongole e panocchie o cicale di mare un bicchiere di olio 250 gr. di pomodori pelati due spicchi di aglio un peperone rosso dolce, prezzemolo, basilico, sale. Pulire e lavare il pesce che, per la buona riuscita del brodetto, deve essere di molti tipi (merluzzi, triglie, sogliole, scorfani, calamari, ecc.). Tagliare a pezzi i grandi e lasciare interi i piccoli. Versare in un tegame di terracotta l’olio, il peperone, il pomodoro, il basilico, il prezzemolo, l’aglio ed un pizzico di sale. Aggiungere i crostacei (panocchie) ed i pesci meno teneri. Fare cuocere a fuoco lento, per cinque minuti circa; aggiungere poi gli altri pesci ed in ultimo le vongole. Cuocere ancora per dieci minuti a fuoco lento a tegame coperto, senza mai rimestare. Servire caldissimo.


NOVEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

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Il Giuri dell’Esposizione Universale di Londra assegna il primo premio per la pittura, la gran medaglia d’oro, al quadro La grotta azzurra di Capri, di cui è autore il vastese Gabriele Smargiassi. Gabriele Smargiassi, nato nel Vasto il 22 luglio 1798, fu da uno zio prete destinato alla carriera ecclesiastica: ma egli non volle saperne ed a 19 anni si portò in Napoli dove apprese i primi rudimenti della figura nello studio del vecchio Cammarano; e poscia, abbandonando la figura, divenne discepolo del fiammingo Antonio Pitloo, che in quel tempo era professore di paesaggio nell’Istituto di Belle Arti. A 24 anni il nostro Smargiassi andò in Roma, dove fece rapidi progressi nella scuola pittorica dell’epoca; e protetto dal duca di Fitz-James e dalla duchessa di Saint-Leu, venne raccomandato alla regina Orten-

sia ed al figlio, che fu poi Napoleone III, e con essi si recò prima ad Aremberg nella Svizzera e poscia a Parigi. Colà divenne celebre il suo nome.

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ORFDQGH GL XQD YROWD quando si veniva a Vasto in carrozza

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DICEMBRE VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

/2**,$ $0%/,1*+ Lontano dall’erta tua loggia, minuscole pallide vele come fantasmi, estatiche su un filo d’orizzonte. A manca muri scuri, merlati; piÚ su, balconi, avviluppati da glicini in fiore a grappoli spioventi d’azzurro. A lato, un volto scarno asciutto: un vecchio pescatore adusto con mano incerta tesse, sperando, l’ultima rete. In alto il cielo, aperto, e rapidi festosi tornei di rondini che sfiorano tetti, comignoli e la dolce mia visione. E bimbi, altrettante rondini, sulla tua piazzola, e con loro la sua voce d’allora; questo cuore tutt’ora. Renato Terpolilli


DICEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ

8 dicembre 1928: ,O PLUDFROR GL 6 &HVDULR il giorno seguente alla festa Vesta di S. Cesario, il 4 novembre scorso, una notizia sensazionale si popolava in un baleno per la CittĂ , scaldando le fantasie delle donnicciuole facili a prestar fede a tutto ciò che ha del soprannaturale: il corpo santo del Martire S. Cesario, estratto dai cimitero di Castuli il 9 maggio 1695 e dal marchese del Vasto Cesare Michelangelo d’Avalos donato alla chiesa di S. Maria Maggiore il 3 novembre dello scorso anno mostrava sulla guancia destra delle macchie di sangue. In men che non si dica folla di popolino si riversò nella cripta della chiesa di S. Maria per vedere il miracolo e il brusio assordante di quella folla che era accorsa turbò per qualche ora la solennitĂ del luogo sacro dove è esposto il corpo del martire alla venerazione dei fedeli. E mentre i piĂš esaltati affannavano

ad affermare che il sangue effettivamente rigava la guancia del Santo e gl’increduli ad osservare invece di non vedere nulla, i cabalisti non si lasciavano sfuggire l’occasione per ricavare dall’inaspettato evento i numeri dei lotto: 80 Corpo santo 18 sangue 30 popolo basso 66 miracolo 9 segno celeste quintena che nel seguente novembre uscĂŹ intera nella ruota di Napoli. Solo qualche maligno insinua che i cabalisti avevano, è vero, indovinati quei numeri, ma nella settimana seguente, quando cioè erano giĂ usciti nella ruota di Napoli!


DICEMBRE VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

48$//( &+( 6( 0$*1( DĂš salateine p’arrapi lu stòmeche N ‘apiriteive a ttoneche di moneche Lu bbreude di virdiure ‘nghi la carne e na hallein’ allasse pi... cuntarne. Li cannilliĂšne (quand’è bbune chèlle!...) La gginuvaise ‘zimbre a li pisèlle. Pò, lu pullastre arraste e la ‘nzalate tenere, sapurite e ddilicate. Appresse... Mè ci vè nu bbelle frette di rrahustall’ e di calamarètte. Ci sta lu riste appresse? ‘n ti sti zètte? Santa Libbrate! Demme addò li mètte!? La frutta di staggiaune o macidonie; Nu veine, bbene mò, ch ‘è nu dimonie! Pò si li vĂš, sta l’acca minirale, ma nine bbaive troppe... Ti fa male! All’itime schinenze lu spumante che fa la bbotte, è bbone e friccicante. La pizza dagge, fatte ‘nghi la panne da deice panza mĂ , fatte capanne! SĂŹ tutte quaste ti li si magnate ti pĂš salvĂ â€˜nghi lu bbicarbunate! Giuseppe Perrozzi

Auguri a...

Silvio Petroro, Giuseppe D’Adamo Antonio Prospero, Teodoro Spadaccini Franz Ritucci Chinni, Gabriella Izzi Benedetti

...ricordiamo

Mario, Peppino ed Elio Molino (Capefuche), Giuseppe Laccetti,


DICEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ


VenerdĂŹ

Sabato

Finocchi gratinati I���������� Finocchi pane grattugiato aglio, prezzemolo semi di finocchio selvatico, parmigiano olio extra vergine di oliva burro, sale, pepe nero

Domenica

" La foto, scattata negli anni ‘50, ritrae il corpo docente dell’allora Scuola di Avvviamento “Gabriele Rossetti�. Si riconoscono, tra gli altri, i proff. Polsi, Suriani, Olivieri, Cavallone, Trizzino, Russo, Della Vecchia, De Fanis.

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Lavare per bene i finocchi, tagliarli a fettine dello spessore di un centimetro e farli saltare in una padella con un po’ di olio, uno spicchio di aglio spellato e una presa di semi di finocchio selvatico. Appena avranno assunto un colore ambrato, salarli, peparli e travasarli in una pirofila. Spolverare i finocchi con un composto di pane grattato, prezzemolo tritato, parmigiano raggiano grattugiato al momento e una presa di semi di finocchio selvatico pestati in un mortaio. Cospargere con piccoli fiocchetti di burro e mettere in forno preriscaldato a 180 gredi C. Appena il pane grattato risulterĂ un bel colore dorato, tirare fuori la pirofila dal forno, lasciare riposare una diecina di minuti e servire in tavola. Quando al mercato si acquistano i finocchi, è bene scegliere quelli di produzione locale e in particolar modo le “femmineâ€? che risultano essere di forma piĂš allungata e soprattutto piĂš saporiti e profumati.

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DICEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ


DICEMBRE VenerdĂŹ

Sabato

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Domenica

/8 *5$*1,/$77( Lu saule chĂŠuce, abbriusce li cirvelle. Lu marinare, nghi la pippe ‘n maeche, guarde l’acche di sotte a lu trabbaeche, spiranne d’ acchiappĂ cacche mmijelle. A mezz’ all’ acche, sott’ a Ccungarelle, Pasquale [a l’amaure nghi Giuvèine; darasse ad hann’ sta’, senza mmujèine, ca la mamme i fa la sindanelle. Ma trumminde la mamme sta vuddate Pasquale, quatte quatte s’ abbicèine... Smorze sott’ acche ghi du tre vracciate... Jette nu strelle chi la bahattelle! Deice a la mamme pi nzi cumbrumatte:

–  M’ha pizzichete mÊ lu gragnilatte!! 

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DICEMBRE LunedĂŹ

MartedĂŹ

MercoledĂŹ

GiovedĂŹ


VenerdĂŹ

Sabato

Domenica

LunedĂŹ

/D VSOHQGLGD IRWRJUDĂ€D GL 1LFROD 6FRWWL XQ PDHVWUR GHOOD IRWRJUDĂ€D YDVWHVH FRPH DXJXULR GL XQ¡DOED GL XQ DQQR IHOLFH

9 Gennaio 1921

/D IHVWD GHOOÂśDOEHUR GL 1DWDOH D 9DVWR La riunione delle Donne Cattoliche, per far divertire i duecento bambini e bambine del fiorente Ricreatorio “S.Margherita Mariaâ€?, ha festeggiato, nella gran sala dell’Unione Operaia Cooperativa S.Giuseppe, la tradizionale festa dell’albero di Natale. La sala era gremita di bambini e bambine, di signore e signori di ogni ceto e di ogni condizione. In fondo ad essa si ergeva un bellissimo ed artistico albero d’abete pazientemente costruito dal giovane Corradino Panerai sotto la direzione del comm. Nasci, dottore in scienze agrarie. Era riccamente adornato di giocattoli e giungilli, di lampadine e di altri oggetti fatti venire da Roma dalla gentilissima signora Baronessa D. Michelina Nasci, la quale, con finissimo gusto ha saputo cosĂŹ bene accomodare l’albero da destare gran meraviglia. La piccola e cara bambina Emma Celano recitò benissimo un componimento in prosa. Vi furono delle poesie e due bambine De Luca e La Verghetta recitarono un piccolo dialogo, preparate datta solerte ed infaticabile segretaria Irmina Genova, la quale è stata l’anima della festa. I bambini cantarono un bellissimo inno, diretto dal sa. D. Nicola Suriani, il quale coadiuvato dal bravo giovane Ettore Cavallone, curò pure la illuminazione a lampadine elettriche riuscita a meraviglie. Infine si sorteggiarono i numerosi e svariati doni consistenti in vestine, in grembiali, in giocattoli, in dolci, in paste ed in frutta regalati dalla nobile signora Nasci, patronessa del Ricreatorio. La serata non poteva riuscire piĂš bella e quindi va data una parola d’encomio alla presidente dell’Unione Baronessa Genova, alla Baronessa Nasci promotrice della simpatica e gaia festa, alle patronesse del Ricreatorio, alla intelligente ed operosa segretaria sig.na Irmina Genova e a tutta quelle gentili signorine, che tanto operano si cooperano per l’incremento del nostro Ricreatorio. A tutte auguri senza fine, con la speranza di poter avere qualche altra bellissima serata.


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OD *LXQWD &RPXQDOH Sindaco f.f. Giovanni BOLOGNESE Assessori: Filippo Pietrocola - Roberto Suriani - Nicola Mastrovincenzo Pio Bucciarelli - Vincenzo Ottaviano

LO &RQVLJOLR &RPXQDOH Nicola Carlesi - Dario Ciancaglini - Nazario Augelli Giuliano Fariello - Giacinto Mariotti - Etelwardo Sigismondi Sabrina Bocchino - Nicola Traino - Franca Cardone Fernando Muratore - Giovanni Sce - Michele Cianci Giuseppe Belfiore - Guido Giangiacomo - Amerigo Oliva Fabio Giangiacomo - Giovanni Di Nocco - Michele Sonnini Francesco Paolo D’Adamo - Michele Notarangelo Levino Torrione - Rossana Porcelli - Pietro Falcucci - Davide Silano Luciano D’Ercole - Nicola D’Adamo - Nicola Del Prete Mario Olivieri - Lucio Basso Ritucci - Roberto Molino Segretario Generale Augusto Giacci

L 'LULJHQWL Livia Del Prete (Anagrafe, Stato civile, Elettorale) Michele D’Annunzio (Urbanistica) Roberto D’Ermilio (Lavori pubblici, Servizi, Acquedotto) Paolino Di Lello (Polizia urbana) Mariapia D’Ugo (Pianificaizone territoriale, PRG, Tributi) Vincenzo Marcello (Pubblica istruzione, Cultura, Beni culturali) Giacinto Palazzuolo (Bilancio, Programmazione economica, Personale, Patrimonio) Domenico Smerilli (Commercio, Annona, Turismo) Caterina Barbato (Direttrice della Istituzione dei Servizi Sociali)


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%LEOLRJUDILD Abruzzo Promozione Turismo: L’Abruzzo a tavola. Annuario dei ristoranti e delle Aziende vinicole d’Abruzzo - Ed. 2000 Luigi Anelli: Ricordi di storia vastese - Arte della stampa - 1982 Luigi Anelli: Vocabolario vastese - Cannarsa ed. - Vasto - 1980 Associazione Amici degli Anziani - TeleRadioVasto: 55 Ricette del Cuore Sac. Antonio Bevilacqua: Don Felice Piccirilli un testimone del nostro tempo - Ed. Arte della stampa - 1993 Sac. Antonio Bevilacqua: Storia religiosa di Vasto e del suo territorio - Ed. Il Nuovo - 1998 Candido Calabrese: La cucina abruzzese - Ed. Mauria -Villa S. Maria - 2000 Giuseppe Catania: Natale, Capodanno, Epifanìa - Ed. Botolini - Lanciano - 1987 Francesco Ciccarone: Ricordi. Società e politica a Vasto dall’unità d’italia al fascismo - Cannarsa - 1998 Francescopaolo D’Adamo: Testimonianze storice di cultura vastarola - Ed. Histonium - Vasto - 1993 Vittorio d’Anelli: Histonium ed il Vasto - Cannarsa - 1977 Gabriele D’Annunzio: Alla Piacente - a cura di Leoanrdo Sciascia - Ed. Nuovo portico - Bompiani - 1988 Nino D’Antonio: Pittura e costume a Napoli fra otto e Novecento - Casa ed. Fausto Fiorentino - 1995 Angelo Maria Di Nola: Le superstizioni degli italiani - Ed. Laterza - 1993 Espedito Ferrara: Histonium voce d’Abruzzo - alcuni numeri del 1963 Giovanni Peluzzo: Scrittori a Vasto. Antologia di poeti e scrittori vastesi - A. D’Adamo - ed. 1981 Sac. Michele Ronzitti: Don Romeo Rucci e la vita religiosa di Vasto nel 1900 Virgilio Sambuco: Padre Valeriano Mileno Cappuccino - Ed. E.F.I. - Perugia Tagliente-Giudici: Memorie di Vasto un secolo di storia vastese nelle cartoline d’epoca - Vasto - 1990 Giuseppe Tagliente: Le immagini e la memoria. I Bagni di mare - Vasto -1994

Gli autori ringraziano per la gentile collaborazione prestata Massimo Molino, Pino Jubatti e Bruno D’Adamo


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