Quotidiano 30 aprile

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San Gabriele conquista il titolo Under 16

Direttore Responsabile Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n.102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n.1 Vasto Tel & Fax 0873.362742 Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia 1,Vasto www.quiquotidiano.it mail: redazione@quiquotidiano.it

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30 Aprile 2013

Anno 10 -N.23

quotidiano

Il nostro “PalmareS”

Le prossime cartoline di Vasto Marina saranno così?

Le palme di Vasto Marina sono morte. Le piante che donavano al tratto più frequentato e preferito dalla movida estiva di viale Dalmazia un’immagine caratteristica sono un ricordo del passato, di quando crescevano sane

e verdi. La loro agonia è iniziata diversi mesi fa: sulle pagine web del QuiQuotidiano avevamo intervistato esperti che lamentavano l’inefficacia e il ritardo dei trattamenti effettuati dagli addetti sulle palme già da settembre

2012. Che fossero state attaccate dal famigerato Punteruolo Rosso, un coleottero che si ciba prevalentemente della sua corteccia divorando a poco a poco tutta la pianta, era da subito evidente a tutti, del resto in tutto

il mondo questo insetto rappresenta ancora il numero uno dei nemici delle palme. Per trovare una soluzione definitiva utile ad annientare la minaccia del Punteruolo sono state proposte numerose soluzioni, continua in seconda


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2 “Ahi, Serva Italia di dolore ostello …”

CONSIDERAZIONI DOLOROSE SUL “GOVERNINO” LETTA

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello!” In questa terzina di Dante c’è l’Italia oggi: il dolore, le sofferenze degli italiani, la grande “tempesta” derivante dall’esito delle elezioni di febbraio, il “bordello” che noi preferiamo addomesticare nel politicamente corretto “escort house”, e anche “nave senza nocchiero” nel senso che per la tempesta che scuote oggi l’Italia, non basta un semplice “nocchiero” buono per una navicella, un pattìno, ma un Orazio Nelson su una corazzata. Tornando ad oggi e tralasciando le metafore più o meno forzate, non si può fare a meno di osservare come questo governo, nato per fare fronte ad una tempesta politico-economica come non se n’era vista neanche nel 1929, dà l’idea di una lancia di salvataggio con dentro un equipaggio di marinai alle prime armi, marinai da canotto di plastica! Certo c’è Alfano tre le figure di primo piano: e forse è l’unico “pezzo grosso” che ha accettato di far parte di una compagine destinata ad affondare o incagliarsi. Certo ci saranno dei buoni motivi per fare una scelta di questo tipo: evidentemente questo governo è destinato ad avere vita breve o vita grama: probabilmente dovrà adattarsi a fare delle scelte impopolari e da ciò la scelta di evitare, sia in casa PD, che in casa PdL, che in casa Scelta Civica, di “bruciare” le figure di primo piano e sacrificare, eventualmente, le figure di secondo livello. Scelta civica, UdC, Radicali, Pd e PdL hanno evidentemente deciso di tenere gli assi di riserva, come la cavalleria che una volta serviva a ribaltare le sorti di una battaglia. Ma se battaglia doveva essere perché non mettere in campo i migliori? Forse che questi di oggi possono essere più facilmente manipolabili? Elio Bitritto

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continua dalla prima

IL NOSTRO “PALMARES” molte delle quali hanno anche funzionato,altre invece sono state del tutto inutili. A Vasto invece si è preferito temporeggiare, in barba a qualunque consiglio degli esperti, non provando nemmeno (seriamente) a mettere in salvo quelle palme ai primi sintomi della loro malattia. In una nostra intervista risalente ai primi giorni di ottobre, dopo l’intervento proposto da Ignazio Rullo, dirigente dei servizi comunali, delle “irrorazioni dall’alto” sulle palme, interveniva così il dott. Daniele Fiore, entomologo, Pest Management Consultant (consulente nella gestione degli infestanti): “La lotta al Punteruolo rosso non si attua concentrandosi su un solo metodo ma attraverso la “Lotta Integrata”, in inglese I.P.M. (Integrate Pest Management). Se non si utilizza questo metodo

non si ha la consapevolezza di risolvere definitivamente il problema.” Senza un metodo valido si è lasciato quindi che fossero attaccate tutte e che il Punteruolo si saziasse con la speranza che scomparisse per sempre. Così naturalmente non è stato: non solo il coleottero le ha divorate ma alcuni rami secchi si sono staccati piombando sulla strada e tra i passanti; sono morte tutte e di loro resta soltanto una misera fila di “monconi” dall’aspetto sinistro. Che fare ora che tutti hanno capito che quelle piante sono morte? Nonostante ci si aspetti una decisione che salvaguardi almeno l’immagine turistica di quel tratto del lungomare vastese (ricordiamo che i turisti inizieranno ad arrivare tra poco più di un mese) serpeggia una domanda sconcertante: “Vuoi vedere che tutto resterà


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com’è?”. Se per iniziare a curare quelle palme si è aspettato che morissero, figuriamoci quanto si dovrà attendere prima che esse siano sradicate, lasciando magari il posto ad altri alberi,

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considerando che andrebbero scelti con cura per non fare i conti nuovamente con questo inconveniente. L’attesa quindi lascia il posto alla rassegnazione. Dovremo allora frequentare una

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Vasto Marina sostanzialmente “brutta”? Le palme resteranno chissà per quanto in quello stato pietoso, monumento all’inoperosità del comune? Stefano Lanzano


Attualità

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sei colpi davanti a Palazzo Chigi, feriti due carabinieri

i frutti dell’odio Gesto isolato. Gesto imitato?

In un Paese come l’Italia è facile fare le cassandre e non solo a livello locale, come nel nostro caso, ma anche a livello nazionale. Una campagna di odio in servizio permanente effettivo che porta alla discriminazione ideologica, politica fino a quella fisica non possono che determinare queste conseguenze: due carabinieri feriti, uno gravemente, da un persona cosiddetta normale. Cosa fa questa persona normale? ai suoi problemi, che sono quelli di un gran numero di famiglie italiane, aggiunge i messaggi che quotidianamente invitano alla discriminazione: vale a dire gli insulti, che satira non sono, di “impresentabile”, “troie”, “energumeno in miniatura”, “alieno”, “cervello piccolo come la statura”, “fascisti”, “che tipo di funera-

le”, eccetera. Tutte espressioni, queste, che non solo denotano l’imbecillità di chi le pronuncia, soprattutto denunciano quale è il vero tasso di democrazia di cui si vantano di avere il copyright. Se alle difficoltà economiche dello sparatore di Roma si aggiunge il risentimento che queste espressioni inducono nell’uomo, ecco che la conseguenza è il gesto estremo che

solo per un miracolo non ha prodotto due cadaveri. L’attentatore dice che voleva colpire i politici: io non so se questi conosceva qualche politico in particolare ma ne dubito; quindi voleva colpire “un politico” e chiedersi perché è inutile. Dopo oltre due mesi dalle elezioni si giunge ad un governo “logico” stante il risultato elettorale: ciò significa che il PD ha fatto perdere due mesi agli italiani per pura discriminazione politica creando un danno enorme al Paese. Ma nella Costituzione italiana non è vietata la discriminazione sotto qualsiasi forma o tipo? E siamo sicuri che questo gesto non sia imitabile continuando nelle esternazioni al veleno provenienti dal SeL, dal PD, dal M5S? in una situazione di emergenza si collabora per uno scopo comune (come è successo alla fine della guerra): invece qui siamo tornati alla guerra civile del 1945. è ora che gli ultimi “giapponesi” alla Rosi Bindi o alla Niki Vendola, si fermino a constatare che la guerra è finita.


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La posta dei lettori

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Incinta, perde due gemelli per il lavoro

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aro Peppino, voglio raccontare la storia di mia moglie e ti prego di scriverla per capire che burocrazia ci sta in Italia. Mia moglie ha lavorato in un bar per ben 11 anni e mezzo ed è stata assunta per un totale di 2 anni. Nel 2009 aspettava due gemelli e pur con il pancione ha lavorato ogni sera In quel periodo il padrone le aveva fatto un contratto di quattro ore al giorno ma mia

Rassegna St...ramba

a cura di Piero Lisandrini

VOLEVO SPARARE AI POLITICI Ha fatto male i calcoli. Gli unici degni di “sparo” (tanto per fare un po’d’ironia) non sono mai facili bersagli I SEI COLPI A PALAZZO CHIOGI RIMBOMBANO AL QUIRINALE Politici. Bersagli in doppiopetto. Come le divise. SI SALVA UN TERZO MILITARE: GIACCA FORATA DA UN PROPIETTILE Esempio di tempestività.Valutata la situazione, aveva fatto in tempo a sfilarsi la divisa. COLPITO ALLA COLONNA VERTEBRALE IL BRIGADIERE RISCHIA AL PARALISI. Siamo tutti colpevoli: perché un tempo solo a vedere una

moglie ne faceva sempre otto. Al quinto mese di gravidanza, per gli sforzi e perchè il padrone non le aveva concesso il periodo di maternità, ha perso i gemelli. Quindi per rabbia abbiamo intrapreso una causa di lavoro dove dai calcoli risulta che mia moglie deve avere ben 219 mila euro di risarcimento e di ore lavorative non pagate. Caro direttore, dopo ben quattro anni e dopo che anche lo stesso padrone ha

ammesso che mia moglie ha lavorato per lui per ben 12 anni, stiamo ancora aspettando una sentenza con tutte le ragioni dalla nostra parte. E’ vergognoso che per avere giustizia bisogna aspettare così tanto. Per ogni rinvio passano sempre almeno sei mesi. Non ne possiamo più e tieni conto che gli avvocati si pagano. E questa l’Italia. Lettera firmata

divisa si girava al largo in preda a timore. La civiltà, il progresso, il diritto e tutte le menate che ne conseguono sono tali che – ora - chi indossa una divisa deve quasi defilarsi per proteggere la propria incolumità. Questo è il mondo che tutti insieme abbiamo confezionato per i nostri figli. E i ciarlatani da strapazzo ci stanno aiutando a completare la disfatta.

LONI? VOGLIO PREMIARE CHI LAVORA” Allora devi premiare solo gli impiegati. Perché il resto campa – benissimo – alle spalle di chi lavora tantissimo

N’ALIA: SULLE AUTO BLU RAFFORZERÓ I TAGLI GIA AVVIATI – NON SARANNO PIU’ SINONIMO DI PRIVILEGIO. Provate a immaginare un politico che viaggia su una jeep o, in caso di numerose L’ALLARME DEGLI 007: “GE- personalità, a cassetta di un STI ISOLATI CAUSATI DAL- camion. Quasi quasi sorrido beffardamente. LA CRISI”. Come dire: “Quel ch’è Stato I LUMBARD. ESECUTIVO è stato”. SUDISTA. MA MARONI QUELLI CHE CONTANO: FRENA E ASPETTA LETTA NON CI STIAMO A FARE Ecco che i polentoni hanno ripreso fiato. Ignorando DA PARAFULMINI Capito? Paraculi, si. Parafulmi- che fin dalla prima guerra d’indipendenza ni, no. I Terun che sono saliti in ENRICO LETTA: IL MIO IM- Italia oltre che combatter si sono dati da fare eccome. PEGNO: GIÙ LE TASSE Tra il dire e il non fare ci sono E oltre al sangue hanno versato embrioni di spiccata di mezzo altre elezioni. intelligenza D’ALIA: “STATALI FANNUL-


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Cultura

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Antonio Gramsci Spigolature biografiche “proibite”

di Tiberio Occhionero

Il 27 aprile 1937 moriva, a Roma, un grande esponente del pensiero filosofico, del giornalismo e della politica: Antonio Gramsci (Ndòni Nëgramëshìut), sardo ma di schiettissime origini arbëreshë! Fondatore ed anima primigenia del Movimento Comunista Italiano, lasciò pregevolissimi scritti, pur viziati (secondo il giudizio di alcuni studiosi) da una visione alquanto particolaristica e periferica della Storia nonché della società italiana. Noi, invece, osiamo affermare che l’illustre filosofo e rivoluzionario arbëresh ha sicuramente permeato di sé, al pari di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile, la cultura italiana (con significativi riverberi anche europei) del secolo XX. Una brevissima digressione. È doveroso ricordare che siamo tutti dei poveri mortali. Pertanto anche i giganti della cultura possono essere, a volte, prigionieri di una loro (seppure momentanea) défaillance comportamentale intrisa

di cinismi, narcisismi, invidie, meschinità e quant’altro! Citiamo, ad esempio, il caso del nostro Antonio Gramsci. Sappiamo che si spense (clinica romana “Quisisana”) nell’isolamento ideale più completo. Neppure dai comunisti che gli erano compagni di carcere era riuscito a farsi intendere, e taluno l’aveva anzi accusato di opportunismo e di abbandono della causa; non mosso a ciò da fanatismo, ma da letterale fedeltà alla linea sancita dal Sesto Congresso Mondiale dell’Internazionale Comunista effettivamente lontanissima da quella gramsciana. Come risulta dalla lettera alla cognata Tatiana Shucht del 3 settembre 1933, questa incapacità di comunicare, questa impressione di essere abbandonato dai suoi, aveva influito sul peggioramento delle sue condizioni di salute almeno altrettanto, se non più delle durezze della vita di recluso. Abbiamo visto che il mondo giornalistico e politico della Sinistra

italiana ha celebrato, nove anni fa, due ottantesimi importanti. Il primo concerneva la nascita (12 febbraio 1924) del quotidiano comunista L’UNITÀ, l’altro l’elezione (6 aprile 1924) a Deputato del Regno d’Italia di Antonio Gramsci. Noi, invece, (eternamente “irretiti” dalla Verità storica e rosi dal tarlo di evidenziare, a tutti i costi, i fatti nudi e crudi!) intendiamo ricordare in altro modo questo illustre figlio arbëresh della Sardegna. Desideriamo, in ultima analisi, rendere edotti i nostri lettori circa alcuni punti emblematici e poco noti, volutamente negletti o minimizzati dalla maggior parte degli studiosi e biografi di Gramsci. 1° - UN IMPIETOSO E TERRIBILE “J’ACCUSE!” /// Nel dicembre 1937 in un articolo di Ezio Taddei (esponente della diaspora intellettuale antimussoliniana), comparso su un giornale antifascista americano, parlando dei comunisti nelle


Qui 30Aprile 2013 galere fasciste, si afferma: «Là essi hanno visto Roveda (1), che era della Centrale, comprare l’olio e il lardo rubato in cucina ai detenuti. Là hanno conosciuto Gramsci, dominatore e dominante, geloso della sua posizione; e a Turi di Bari sono rimasti perplessi, quando hanno visto che quelli con i quali Gramsci non andava d’accordo venivano trsferiti dalla casa di salute in una reclusione ordinaria. Gramsci, avaro taccagno, nutrirsi di pasticcini, mentre gli altri crepavano! Uno di loro, un umile, povero operaio, moribondo nell’infermeria: Gramsci gli manda ... un fiore. L’operaio grida nell’ultimo rantolo: “E’ rosso, ma l’ha toccato quella carogna ... Buttalo nel bugliolo!”. È vero Lisa (2)? Là Gramsci ha sputacchiato Grieco (3) per gelosia. Là i giovani hanno saputo che il Fascismo non aveva nulla da temere dal Partito Comunista Italiano, perché Togliatti (4) giocava la doppia partita. Ogni processo è una sorpresa per i giovani. Chi è che parla? Il capo, il funzionario! Lui, lo stipendiato! E, dopo aver fatto la spia davanti al Tribunale Speciale, nella reclusione continua a fare il padrone». Fin qui le parole al vetriolo di Taddei! A questo punto saremmo tentati di proferire un

Cultura “no comment” perentorio, ma non è possibile. Con sincera ed infinita amarezza dobbiamo rilevare che la figura di Antonio Gramsci, come si evince chiaramente, esce alquanto malconcia da queste tremende rivelazioni. I comunisti, nondimeno, tenteranno (a partire dal giorno della sua morte) pervicacemente di farne una specie di “santo” del Bolscevismo, una vittima del Regime fascista, mentre la realtà è che Gramsci, dopo un breve periodo di permanenza nel reclusorio di Turi, ebbe la concessione di vivere in cliniche semiprivate o completamente private. E morì di malattia, non di piombo, come succedeva ai generali, ai diplomatici, ai gerarchi comunisti dell’Unione Sovietica, quando dissentivano (anche un poco) da Jòsif Vissariònoviç Dzugashvìli (alias “Stalin”) e come sarebbe accaduto a Gramsci stesso se fosse andato a Mosca! 2° - IL DRAMMA DI CHIAMARSI GRAMSCI /// Ventidue anni fa, quando cadde il centenario della sua nascita (Antonio Gramsci vide la luce ad Ales, nell’attuale provincia di Oristano, il 22 gennaio 1891, molti, come di prammatica, ricordarono il suo pensiero e la sua vita travagliata, i suoi difficili

7 rapporti con il Partito Comunista Italiano (leggi: Togliatti!) e la sua detenzione nelle carceri fasciste. Nessuno ebbe, però, il coraggio di riesumare dalle brume del passato una storia familiare del nostro Nino (così Gramsci veniva chiamato in famiglia) che non poco peso avrebbe avuto nella vita del grande pensatore arbëresh. È la storia parallela di un fratello minore di Antonio, che ebbe la sventura di vestire la camicia nera! Si chiamava MARIO ed aveva due anni meno del fratello. Aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale con i gradi di sottotenente. Dopo la fine del conflitto sposa una ragazza dell’aristocrazia varesina, Anna MAFFEI PARRAVICINI. Aderisce al Movimento Fascista e diventa il primo Segretario Federale fascista di Varese. Invano Antonio Gramsci cercò di scoraggiarlo dal suo impegno. Non lo dissuasero nemmeno le bastonate dei compagni di suo fratello, che lo aggredirono e colpirono a sangue. Mario Gramsci non mancò tuttavia di aiutare il fratello, in difficoltà con la “giustizia” del Regime. Mario partì volontario per la guerra d’Abissinia (ottobre 1935) e poi combattè in Africa (Seconda Guerra Mondiale). Aderì alla REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA, fu fatto prigioniero e deportato in Australia. Rientrò, in Italia, nel 1945 con la morte nel petto. E difatti morì subito dopo il rimpatrio, per le malattie contratte e le angherie subite durante la prigionia. Morì in un ospedale di terz’ordine, obliàto da tutti. Nessuno può dimenticare la dura sorte capitata ad Antonio Gramsci. Ma Antonio Gramsci, vittima del Fascismo, finì i suoi giorni assistito e amnistiato, ormai


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Cultura

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In foto parata di camicie nere. Mario Gramsci, fratello di Antonio, aderì al fascismo arrivando a ricoprire la carica di primo segretario federale del PNF di Varese libero cittadino, curato in una grande clinica romana per conto dello Stato italiano, per una malattia che si portava dentro fin dall’infanzia. Mario Gramsci, invece, finì i suoi giorni malamente, per malattie contratte in campo di concentramento. Nessuno pretende che Mario Gramsci sia ricordato alla

stessa stregua del suo fratello maggiore, che ha contato non poco nella storia italiana. Ma in Mario Gramsci si possono ricordare i fratelli minori non solo in senso anagrafico, di un’Italia minore che fu dalla parte sbagliata. Ricordarlo non guasta se siamo fratelli d’Italia non per modo di dire.

3° - VENTICINQUE APRILE 1997 /// Piero Pierini, primo cittadino di Bagnone (Massa Carrara), unico sindaco toscano appartenente ad Alleanza Nazionale, dedica una strada ai fratelli Gramsci, il noto Antonio (comunista) e lo sconosciuto Mario, che invece fu fascista.

Note: (1) - Giovanni Roveda / Nato a Mortara (Pavia) nel 1894 e morto nel 1961. Membro del Partito Comunista Italiano dalla fondazione (gennaio 1921), nel 1922 fu eletto Segretario della Camera del Lavoro di Torino. Arrestato nel 1926 fu condannato dal Tribunale Speciale a 20 anni di reclusioine. Liberato dal confino nel febbraio 1943, partecipò alla Resistenza in qualità di membro del Centro Interno del PCI. Fu quindi Deputato alla Costituente e, nel 1948, Senatore di diritto. (2) - Athos Lisa / Nel 1930, mentre era ristretto nel carcere di Turi, prese parte (assieme

ad altri quadri comunisti come Leonetti, Treso e Ravazzoli) alle conversazioni con Gramsci, tenute durante le ore “d’aria”. (3) - Ruggero Grieco / Nato a Foggia nel 1893 e morto nel 1957.Tra i fondatori del PCI, fu eletto Deputato nel 1924. Emigrò in Francia dopo le leggi eccezionali del 1926 e fu tra i dirigenti del Partito nel decennio tra il 1930 e il 1940. Passato nell’URSS nel 1939, partecipò, con il grado di Generale dell’Armata Rossa alla difesa di Mosca. Rientrato in Italia, nel 1946, fu nominato Alto Commissario per l’epurazione. (4) - Palmiro Togliatti / Nato a Genova nel

1893. Laureato in Giurisprudenza nel 1919, fondò con Gramsci e Umberto Terracini, il settimanale ORDINE NUOVO. Aderì al PCI al momento della sua fondazione. Nel 1923 venne eletto nel Comitato Esecutivo. Dopo il suo rientro in Italia, nell’aprile 1944, fece parte nel Governo presieduto da Pietro Badoglio e, successivamente, del secondo Governo di Ivanoe Bonomi (dicembre 1944), assunse le funzioni di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Fu Segretario Generale del PCI fino alla data della sua morte, avvenuta in Russia nell’agosto 1964.


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Sport

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San Gabriele Volley

CONQUISTATO IL TITOLO REGIONALE UNDER 16 Ora tocca alle ragazze Under 14 eguagliare le compagne

E’ la forza del gruppo, grazie anche a una terna consolidata di tecnici - Ettore Marcovecchio, Maria Luisa Checchia e Caterina De Marinis -, a regalare alla BCC San Gabriele Vasto Volley un altro trofeo con la conquista del titolo regionale Under 16. Il presidente del sodalizio vastese, fratel Michele Ciaffi, particolarmente soddisfatto per l’ennesimo traguardo, sta avendo qualche problema perché non sa più dove collocare i tanti trofei che le sue atlete continuano a vincere. Scherzi a parte, l’Under 16 si è laureata campione regionale nella final four di Pratola Peligna, dopo aver battuto in semifinale l’Antoniana Pescara per 3-0 e, con lo stesso punteggio, le padrone di casa in finale. In società rimarcano che, mentre Antoniana Pescara e Pratola Peligna hanno utilizzato atlete di più società, la BCC San Gabriele è scesa in campo con ragazze esclusivamente

del proprio vivaio. L’11 e il 12 maggio, a Termoli, ci sarà la fase interregionale con il Nola, il Marsciano e il Termoli, con la squadra campana e quella umbra date per favorite, ma Gaia Genovesi e compagne hanno tutte le intenzioni di non fermarsi proprio ora. Le vastesi sono arrivate a laurearsi campionesse regionali dopo aver conquistato il titolo provinciale in una finale ‘in famiglia’, contro la formazione B della stessa società.

Di seguito i nomi delle neo campionesse: Gaia Genovesi, Maria Vittoria De Lena, Martina Di Santo, Bibiana Moscariello, Claudia Celenza, Alessandra Di Tizio, Carolina Bologna, Rossella Cuccaro, Chiara Addona, Camilla Fiorillo, Claudia Scampoli e Giada Russo. La BCC San Gabriele sarà nuovamente impegnata per il titolo regionale, ma con la squadra Under 14. Michele Del Piano

VASTESE CALCIO 1902

La Vastese chiude il torneo con un pareggio E’ il secondo della gestione di Nicola Di Santo Si chiude con un pareggio in trasferta il campionato della Vastese Calcio 1902, già promossa con due giornate d’anticipo: 2-2 il risultato con la Val di Sangro grazie alla doppietta di Aquino (9’ primo tempo e 36’ secondo tempo)

che porta a venti le reti personali in questa stagione. C’è da dire che i sangrini si sono portati in vantaggio per due volte, dopo 3’ di gioco con Giannico e al 16’ della ripresa, sempre con Giannico ma su calcio di rigore. Nei tre mesi di guida tecnica

affidata all’allenatore Nicola Di Santo, la Vastese Calcio 1902, che ha chiuso il campionato con 76 punti in classifica del girone B, ha collezionato dieci vittorie e due pareggi. M.D.P.


Sport

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Calcio Eccellenza

Il Vasto Marina chiude la stagione con una sconfitta Per il San Salvo, che perde con il Pineto, niente play off

E’ calato il sipario sulla stagione regolare del campionato di Eccellenza che, dopo aver decretato la promozione del Sulmona, non vedrà la disputa dei play off regionali, quindi il Città di Giulianova, vice capolista con 67 punti, battendo (2-1) il Casalincontrada, accede direttamente ai play off nazionali grazie ai dieci punti di distacco dall’inseguitrice Montorio (57). Si conferma al quarto posto il San Salvo (53) di mister Precali che, sconfitto dal Pineto per 3-2, deve mordersi le dita perché, specialmente nelle ultime due giornate, ha buttato alle ortiche quanto di buono fatto vedere da qualche mese a questa parte, al punto da far sentire il proprio

vasto basket

fiato al Giulianova che ha avuto la certezza di non affrontare la fase regionale solo all’ultima giornata. Le reti biancazzurre portano la firma di Marinelli. Chiude la stagione con una sconfitta, 4-0 con il Miglianico, anche il Vasto Marina dell’alle-

natore Antonaci che ha raggiunto la salvezza domenica scorsa, con un turno d’anticipo. I biancorossi si piazzano all’ottavo posto in classifica, con 44 punti, insieme a Casalincontrada, Civitella Roveto e Francavilla. MDP

73 - pallacanestro benevento 61

non passa il Benevento

Con il secondo posto consolidato da qualche tempo nel girone G, la BCC Vasto Basket chiude la stagione regolare battendo, al PalaBCC, la Pallacanestro Benevento per 73-61. Al palazzetto di Via dei Conti Ric-

ci, dunque, non passano neppure i campani che non avevano più nulla da chiedere al campionato nazionale DNC. Archiviata questa vittoria, ora i biancorossi di coach Sandro Di Salvatore sono chiamati ad affronta-

re i play off promozione con i quarti di finale: l’avversario è la Bls Lanciano che sarà a Vasto sabato o domenica (si attende la decisione della Federazione), con la prima sfida. MDP


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