Incontri 367

Page 1

1


2


l nuovo secolo è iniziato. Quello appena chiuso era iniziato con due guerre devastanti che avevano spento le euforie delle tante scoperte tecnologiche dell’800. Il nostro è cominciato con una guerra a pezzi e con un movimento di gente impressionante. Mai come nel secolo dell’informatica si era camminato tanto a piedi e nemmeno si era praticato tanto nuoto disperato nel mar Mediterraneo. Il mare nostrum si è trasformato in un immenso cimitero dove l’Africa seppellisce i suoi figli in fuga. Era prevedibile tutto ciò? Sicuramente era prevedibile (perché sempre così è accaduto) che in mancanza di condizioni minime di sopravvivenza la gente cerca migliori opportunità. Dante “Fatti non fummo per viver come bruti, ma per servire virtute e conoscenza”. I milioni di italiani che si son messi in movimento dopo le due guerre in cerca di fortuna sono il miglior esempio per capire che seminando guerre e miserie si ottiene solo che la gente scappa ore nel tentativo di fuga. I popoli, la gente per farli rimanere sul posto dove sono nati e dove sognano di poter vivere felici ha bisogno di un minimo di attenzione. E qual è il posto giusto? Dove c’è lavoro: perché anche se si è di costumi e religioni diverse e persino se si parla un’altra lingua è più facile imparare a parlare e pregare, che trovare un lavoro dignitoso e di paga giusta. Addirittura San Benedetto aveva indicato la sua terza via “Ora et labora” che non voleva dire pregare e pagare qualcuno per avere un posto di lavoro ma ringraziare il cielo di averci dato la possibilità di vivere con il lavoro delle nostre braccia e allevare una famiglia onesta per un futuro comune anch’esso dignitoso. Si parla molto e si fa sempre poco. Chi deve decidere prende tempo, verifica, analizza, ecc.ecc. La dura realtà è che ai posti di comando ci sono persone scelte per altri fini che poco hanno a che vedere con il bene comune e la cosa pubblica. Manca il “dono” di discernere, la

gente non sa e ha paura di decidere o da parte dei corrotti rallenta o accellera la corsa per le sue trappole. O diventa tutta una urgenza per giustificare decisioni avventate (Eravamo in emergenza e non si poteva far altro!) oppure si adotta la sindrome dell’altalenta per infilare qualche raccomandato al momento buono. Ecco perché la gente si mette in colonna e comincia a camminare. Perché nel suo grande buon senso le persone sagge, di qualunque età, capiscono che non c’è via di uscita (dignitosa, onesta) e scelgono l’esilio duro per fiorire in altro terreno. Poi c’è la gente che scappa e ci sono urgenze per scappare dalle quali si rischia la vita e la via di fuga, per terra o per mare, si trasforma in una tomba. Esiste poi un movimento improvviso di folla che spaventata comincia a correre all’impazzata travolgendo i piccoli, le donne e i più deboli. E di questo tipo abbiamo un esempio con il suo martire: la ragazza che a Torino è stata travolta e schiacciata da una massa di giovani che non si sa per quale reale motivo (almeno finora) ha cominciato a correre urlante e impazzita. Si sognava un mondo globalizzato, tecnologico, ricco di energie pulite e rinnovabili con una natura protetta e amata. La fantasia è finita e le lacrime ci gonfiano gli occhi su una realtà che si sta manifestando severa e spietata. Salviamo creature con sacrifici e spese enormi e, dimenticando la sacralità della vita perdiamo vite in maniera vana, ingiustificabile. Abbiamo bisogno di generazioni preparate e facciamo imbracciare fucili ai bambini e togliamo lavoro ai giovani. Mai come ora ci rendiamo conto quanto il nostro desiderato “bene comune” sia così poco bene e poco comune perché si privatizzano i privilegi e si socializzano i problemi e le difficoltà. Siamo tutti in cammino compresi coloro che sono ancora sicuri di essere, come si dice, in una botte di ferro con l’avvenire assicurato. Il cammino diventa salvezza per tutti, quelli davanti e quelli dietro perché non c’è sal-

vezza nei privilegi e la solidarietà sboccia nella volontà di un vivere sobrio senza ostentati presunti meriti e diritti acquisiti. Saper scegliere è dono di pochi. Vediamo però che i martiri di questa grande diaspora verso la speranza cominciano a farci capire che quando il fiume in piena comincia ad allagare i campi le case e le nostre sicurezze, siamo più confortati da un vicino che ci tende la mano e ci può salvare prima di mettersi in salvo lui stesso. Quindi non dobbiamo fare tante domande quando arriva il momento di mettersi in carovana. Bisogna solo accarezzare la testa del bue o la criniera del cavallo e ringraziare il Signore che ci indicherà la via, la verità e la vita che a ben pensarci sono poi la stessa cosa. Solo la nostra umana natura per continuare ad esserlo deve dare una rapida occhiata attorno per vedere se non ci sia qualche mano da afferrare, prima del salto della salvezza. Chiaro che in carovana di capisce subito che la salvezza è dentro di noi e in coloro che sono nostri compagni di viaggio. Sfortunati? Forse lo erano prima di averci conosciuto e concesso l’onore di far cammino insieme a loro. E’ il secolo del movimento, dei cambi e del disordine, rispetto all’ordine in cui speravamo. Sono crollate le nostre certezze anche scientifiche e d’improvviso scopriamo con terrore i nostri limiti. Ormai però ha tutto un senso se riusciamo a metterci in marcia. Tutto cambia, ma non avremo più paura di prendere le nostre decisioni perché insieme al dono del discernimento, avremo quello di essere guida per gli altri senza paura di perdere la colonna se dobbiamo rallentare per aiutare un amico che fa fatica a tenerci dietro. Dopotutto la realitività di tante prove scientifiche e le prospettive inverse ci stanno abituando a vedere più in là. Ecco tutto, ci si muove per vedere più in là guardando in faccia il nostro vicino e compagno di viaggio, per scoprire non il suo, di volto, ma la nostra faccia, quella vera. La redazione

3

I

Un secolo in movimento e addio fantasie di un mondo perfetto perché migliore potrebbe anche esserlo


4 Rivista multiculturale di attualitá italiana in Venezuela, iscrita alla Federazione Unitaria Stampa Italiana all´Estero e alla Federazione Stampa Scalabriniana

A.C. Revista Incontri

Pubblicità:

Presidente: Sante Cervellin

Telf.: (0212) 285.5994 / 286.0228 Cel: (0412) 597.5467

Direttore: P. Miguel Pan

Collaboratori:

Redazione: P. Miguel Pan Franco Soressi Impaginazione: BAFFO Segreteria: Anita de Roviello

Cristina Castillo Mariano Palazzo Maribel Abate Urgo Di Martino Giorgio Mazzucchelli Elisa Soressi Barbara Roviello Ghiringhelli Nicola Di Mattia


5

N° 367 - Maggio - Giugno 2017

Sede:

Av. El Samán, Quinta RIMAC - PB, Urb. La Floresta, Caracas, Edo. Miranda Telfs.: (0212) 285-5994 / 286-0228 Fax: (0212) 286-4206 Aptdo. 68827 - Caracas 1062-A e-mail: revistaincontri@gmail.com www.revistaincontri.com.ve Depósito Legal pp 76-1373


6

“No te esfuerces mucho que te lo vamos a volver a tumbar”

Por: Roberto Mata

Cerca de las dos de la tarde, me llamó el gerente general para pedir permiso y retirar al personal de la planta. En ese momento estaban saqueando camiones en la autopista (Valencia – Campo de Carabobo), justo al frente. De los doscientos treinta y cinco empleados, se fueron doscientos treinta y uno. Quedaron dos horneros, uno de mantenimiento, un vigilante interno y un servicio privado de seguridad. A las dos y media de la tarde el gerente volvió a llamar: “Se corre el rumor de que del barrio cercano van a venir a saquear Productos Amadio”. Mi hermano en la finca, fuera de cobertura. Mi primo en otra finca, fuera de cobertura también. Sin otra opción, sola, tuve que asumir el mando. Hice unas llamadas y logré hablar con la GNB, al mismo tiempo que trataban de controlar saqueos a comercios chinos en Naguanagua. Me dijeron que estarían pendientes, que no me preocupara. Llamé al vigilante: “González, no oponga resistencia, no arriesgue su vida. Si la gente trata de entrar, les dice dónde está la cava de producto terminado, la de las mortadelas, para que vayan directo y las abre”. En ese momento había ochenta y cinco mil kilos de producto. Producimos veinte mil kilos diarios (seiscientas toneladas

mensuales) pero por las protestas de esos días, los distribuidores no habían querido exponerse al saqueo de camiones y se había acumulado la producción. Pensé sacar todo y ponerlo en unas mesas. Para mí un saqueo es un pueblo con hambre y me pareció que lo prudente era no arriesgar la empresa ni los empleados y que se llevaran la comida. Pero no logré comunicarme con mi primo ni con mi hermano y las decisiones son familiares. Pensé en mandar un motorizado al barrio y decirles que les estábamos regalando todo para así evitar el mal rato. Solo fue una idea. No lo hice. Lo vi desde lo humanitario. Saciar el hambre y proteger mis instalaciones. Era solo abrir dos santamarías. “¡Señora Betty, viene la gente, viene la gente!” A las nueve de la noche entraron. González les dejó pasar y fueron directo a la planta. De allí se llevaron materia prima de las cavas congeladoras, producto cárnico no terminado, no apto para el consumo todavía. Jamones y mortadelas en moldes que debían entrar al horno, crudos. Hubo una epidemia de diarrea en la zona después de los saqueos. Treinta minutos después vino la GNB y la gente por donde entró, salió. Situación controlada. A las once de la noche, la gente volvió. El de mantenimiento y el vigilante escondidos.


7


“Sra. Betty, ayúdeme a salir de aquí”, me escribía el de mantenimiento por mensajes de texto. Entraron por un boquete que abrieron en el baño de los trabajadores, porque esa pared da al barrio. Yo me moría por estar allí y no en casa. Hicieron destrozos. No pudieron abrir la cava de producto terminado. Moldes regados, perniles en el piso, maquinaria rota. A las oficinas solo les rompieron algunos vidrios. 3 de mayo

4 de mayo

8

Los vigilantes privados se llevaron lo que no se había llevado la gente. El setenta por ciento de nuestra producción es para zonas populares. Quienes nos saquearon comían nuestra mortadela. Ahora no hay. Si mi papá hubiera estado acá, me habría dicho “esto no es nada comparado con lo que yo viví en la guerra” (Segunda Guerra Mundial). Me hubiera dado fuerzas. Mi papá, Tomasso Amadio, llegó de Italia por el Puerto de La Guaira en el año 1950 con 20 años y un pasaporte de campesino, que no lo era. Terminó en Valencia trabajando de albañil hasta que logró un empleo en una carnicería, depostando. Se convirtió en el encargado, luego en el dueño, y finalmente cumplió su sueño: montar una fábrica de embutidos. Yo creo en los decretos. Cuando me secuestraron (2003) yo dije el día que me iban a liberar y así fue, 40 días exactos. No hay nada más peligroso que un italiano con un proyecto bajo el brazo y así crecí yo. Mi papá estaba agradecido de estar del lado de los que pueden dar y no de los que tienen que pedir. Su lema era: trabajo, trabajo y más trabajo. Ahora me toca demostrar si aprendí o no. Tenemos una póliza de seguro, pero no paga hasta que estemos operativos nuevamente. Así son las letras chiquitas de los seguros. “Decreto que el jueves 13 de julio de 2017, día del cincuenta aniversario de Productos Amadio, comenzará la producción de nuevo.”

Toda la mañana estuvimos evaluando los daños, recogiendo y limpiando. Yo pensé que los saqueos eran así, un día y ya. Mientras tapábamos el boquete del baño, hombres, mujeres y niños se asomaban y decían “tranquila, que eso lo volvemos a abrir ahorita, no te esfuerces mucho que te lo vamos a volver a tumbar”. Mi hermana, suspicaz, decidió sacar algunos CPU de las oficinas por si llegaba a pasar algo más, de manera preventiva. A las tres de la tarde entraron mil personas. Cabecillas, mujeres, señoras, señores, niños. Chocaban unos con otros al pasar las cortinas plásticas que están en las cavas para evitar que el frío salga. Los niños salían abrazados a un jamón y las madres lo celebraban. Un trofeo, el haberlo sacado de acá. La GNB mandó dos tanquetas, pero antes de eso se llevaron botas, cuchillos, partes de los molinos, computadoras, todos los productos terminados, pocetas, lavamanos, todo el servicio médico de los trabajadores, las cocinas y sillas del comedor, uniformes, fécula de yuca, harina de trigo, pimienta, sal, repuestos, las tripas rotuladas de las mortadelas, bloques, cemento, teléfonos, guantes, cubiertos, el contenido de los lockers de los trabajadores, los cauchos y baterías de todos los carros, camiones, jaulas ganaderas, camiones cavas, y la ambulancia de la compañía. No se llevaron la camilla. La GNB logró sacar a la gente y se retiró. Dijeron tener otras situaciones que atender. Volvieron a entrar. Arremetieron contra las oficinas, rompieron todas las ventanas, las puertas, los portarretratos, las fotos de los nietos. Se llevaron el maletín de mi papá, que desde su muerte hace dos años, me acompaña al lado de su escritorio, que era el mío ahora. Eso me hizo llorar. Dejaron chancletas, chancleticas, chancletotas regadas por todos lados. Se las habían quitado para ponerse las botas y no resbalarse en el desastre que habían hecho. Betty Amadio, 47, Médico Veterinario de la Universidad Central de Venezuela


9


I 10

l Venezuela è un paese ricco ed esuberante ma violento. Oggi appartiene ad un gruppo di paesi furbetti che schiacciano e scavalcano leggi e gruppi sociali. Economia marcia, scene di disperazione, paure e ingiustizie si ripetono ad infinitum, e sembrano venire incoraggiate, e quasi tutelate, dallo Stato e da una società ammalata di odio e delusione che vive in questa terra equinoziale. Sono sempre di più le persone che decidono lasciare la propria terra per trovare altrove migliori condizioni di vita. Di solito la decisione nasce da profondi squilibri dello sviluppo economico che non garantiscono né sicurezza, né salute né libertà. Queste condizioni, sommate all’assenza di iniziative governative ed alternative concrete di sviluppo sociale, spingono le persone a scappare dal malcontento. In Venezuela non esistono cifre ufficiali del nume-

Libertà e lavoro: chimere odierne? ro di emigranti che hanno deciso di vivere la loro vita lontano dai colori e dalla splendida natura tropicale, ma si sà che soltanto nel 2016 sono fuggiti dal paese circa duecentomila persone, quasi tutte senza data ne biglietto di ritorno. Ma perché i venezuelani fuggono? Le motivazioni sono numerose ma forse la nostalgia del passato recente, del paese perso davanti ai propri occhi, l’insicurezza, la miseria e la mancanza di opportunità, servono come argomenti comuni, tutto indica che la vera ragione di questa emigrazione sia propriamente provare a raggiungere il concetto di “vita normale” che la realtà del Venezuela ci nega. Il Venezuela oggi è un contenitore gigante di razze e culture che si svuota. Si è persa la libertà. Attualmente non è possibile usufruire il diritto di costruire una vita dignitosa; non è possibile perseguire aspirazio-

ni. Vivere in questo paese costringe la gente ad elemosinare tutti i diritti basici dei cittadini. Intanto, i giovani italiani preparati accarezzano l’idea di emigrare. I motivi, trovare un lavoro che permetta uno sviluppo occupazionale sufficiente, o semplicemente svolgere attività di ricerca che all’estero vengono pagate meglio che in Italia. Esiste anche una percentuale di italiani meno istruiti che lascia il paese con il sogno di far carriera lontano e guadagnare soldi per poter tornare in Italia ed intraprendere un attività economica dopo il rientro. Come sia i giovani del mondo stanno iniziando a cercare nuovi spazi. Il pianeta sembra stretto quando si pensa al futuro. Il lavoro continua ad essere il motivo principale degli spostamenti umani. Perciò la domanda: è il lavoro oggi una chimera? Grazia Musumeci-E


11


Consolato Generale d’Italia Caracas

12

A conclusione del mio mandato nelle funzioni di Console Generale d’Italia a Caracas vorrei rivolgermi a tutta la collettività italiana innanzitutto per congedarmi e per augurare a tutti un futuro migliore sperando che l’attuale periodo di difficoltà’ possa presto essere superato. Allo stesso tempo vorrei scusarmi personalmente con tutti coloro che hanno incontrato difficoltà nell’accedere ai servizi consolari o che non hanno ricevuto un servizio impeccabile. Abbiamo fatto del nostro meglio per garantire il più ampio accesso possibile ai servizi consolari e per mantenere aperti i canali di comunicazione per poter risolvere la maggior parte dei casi in cui i connazionali ci informavano di queste problematiche. Sono tuttavia consapevole che a causa della fortissima domanda di servizi non sempre questo è stato possibile e per questo ritengo che le mie scuse siano doverose. Su un registro diverso e più positivo vorrei però spostare lo sguardo verso il futuro e sulle enormi potenzia-

lità presenti nella comunità di italiani residenti in Venezuela in ragione della sua consistenza numerica, della sua collocazione sociale e della altissima qualità umana di molti suoi esponenti che ho potuto personalmente riscontrare. Al fine di valorizzare tali potenzialità, vorrei rivolgere qualche suggerimento volto a migliorare la capacità di organizzazione della comunità, in modo da poter assicurare un più efficace raccordo con il mondo dell’emigrazione italiana, con il Ministero degli Esteri e con le molte Istituzioni Italiane che si occupano degli italiani all’estero. I molti cambiamenti intervenuti negli ultimi anni anche a livello tecnologico impongono un profondo rinnovamento e talvolta un cambio di mentalità, soprattutto nelle istituzioni alle quali la Legge italiana affida precise funzioni di rappresentanza degli interessi della comunità italiana in Venezuela. Tale rinnovamento non può non passare per una più ampia partecipazione di tutti gli ambienti comunitari estesa soprattutto ai giovani. La comunità ha bisogno del contributo di tutti, un contributo di idee e progetti, di azione e soprattutto di solidarietà. E’ auspicabile che da questa più ampia dinamica di confronto emerga un profondo rinnovamento della leadership comunitaria che sia espressione del merito, della professionalità e dell’ autorevolezza che pure sono ampiamente presenti nella comunità. Tale ricambio delle più alte cariche comunitarie rappresenta a mio avviso la condizione necessaria per presiedere ad una profonda riorganizzazione delle istituzioni comunitarie , che appare


Una tappa importante di questo processo di riorganizzazione è a mio avviso la valorizzazione delle associazioni regionali, che restano l’ambito privilegiato per favorire la riscoperta delle tradizioni dei luoghi di origine dell’immigrazione. Tale riscoperta delle appartenenze regionali rappresenta innanzitutto il presupposto per rinsaldare il rapporto identitario delle generazioni più giovani nate all’estero. Costituisce inoltre un fattore importante per promuovere la partecipazione dei connazionali alle attività comunitarie e cruciale per assicurare il necessario raccordo con le amministrazioni delle Regioni di provenienza che spesso promuovono programmi a beneficio delle diaspore. Sul piano delle priorità, ritengo che al momento la problematica che necessita maggiore attenzione sia quella degli anziani bisognosi di assistenza. L’attuale situazione, caratterizzata dall’erosione del potere di acqui-

sto delle pensioni e dall’emigrazione delle generazioni più giovani, sta causando una vera e propria emergenza anziani. Per far fronte a queste esigenze, specie nei casi di maggiore disagio, il Governo italiano ha stanziato risorse aggiuntive che permetteranno al Consolato Generale di incrementare le prestazioni assistenziali in termini economici e di assistenza medica. La gravità della situazione impone tuttavia uno sforzo maggiore e più ampio che coinvolga tutte le componenti organizzate delle comunità italiana che dovrebbero riorientare le risorse disponibili verso questo tipo di necessità. In questo contesto una priorità è rappresentata dai ricoveri per anziani che sono al momento insufficienti. Si tratterebbe pertanto di mobilitare la solidarietà comunitaria sia per sostenere le strutture esistenti e sia per crearne di nuove avendo cura di utilizzare modelli associativi che agevolino il concorso del contributo dello Stato. Anche la situazione medica e farmaceutica impone uno sforzo maggiore. Per far fronte a tali difficoltà’ si potrebbe immaginare la creazione di un consorzio di medici italiani operanti nel Paese che in collaborazione con il

13

quanto mai urgente per cogliere le sfide poste dalla difficile situazione attuale ma anche per preparare le basi per cogliere le opportunità’ non appena le condizioni generali lo permetteranno.


Consolato possa offrire prestazioni mediche solidali ed eventualmente agire come brooker di servizi medico sanitari. Tale coordinamento permetterebbe di abbassare i costi e di migliorare la capacità di copertura. Attraverso poi la stipulazione di appositi atti di cottimo con il suddetto consorzio il consolato potrebbe finanziare una più ampia gamma di servizi medici a favore dei connazionali in situazione di disagio economico.

14

Sul piano delle attività culturali un aspetto prioritario è senz’altro costituito dal rilancio del mondo scolastico italofono. Anche in questo ambito le potenzialità sono enormi ma per essere colte è anche qui necessario un profondo rinnovamento ed un deciso cambio di passo. Sono innanzitutto necessari investimenti importanti per migliorare la qualità e la formazione dei docenti a garanzia di un’offerta formativa di qualità in grado di essere concorrenziale con le altre scuole straniere. E’ poi urgente assicurare un maggior coordinamento tra tutti gli enti e le scuole interessate ad offrire una formazione “italiana” che assicuri in prospettiva una razionalizzazione dell’offerta. Tale coordinamento potra’ inoltre organizzare la partecipazione attiva delle scuole italiane alle molte iniziative innovative organizzate dal Ministero degli Affari Esteri e della Pubblica Istruzione nel campo dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana. Per tutte si ricordano gli stati generali della lingua italiana nel mondo, e il portale dedicato all’insegnamento della lingua italiana all’estero. Tali azioni sono urgenti e necessarie al fine di riqualificare gli enti e le scuole interessate a ricevere il sostegno finanziario messo a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri. Sul piano dell’ Informazione la sfida e’ sul web e nelle reti sociali. In tali ambiti vi è un margine amplissimo per i media “comunitari” per assicurare una informazione

corretta, contrastare la disinformazione e la diffusione di notizie non verificate che spesso si diffondono in modo incontrollato. Vi è spazio per riorientare un offerta informativa che abbia un maggior carattere di servizio pubblico incorporando più contenuti istituzionali e amplificandone la diffusione. E’ necessario che l’informazione sui temi di interesse della comunità di connazionali residenti non venga monopolizzata da pochi individui attivi sui social network spesso animati da scopi personali. Vorrei concludere questa mia lettera indirizzando i miei saluti e i miei ringraziamenti ai titolari degli Uffici Consolari Onorari per il loro quotidiano impegno a servizio della collettività italiana. Il loro operato resta cruciale in una Paese che presenta un territorio vastissimo ed una presenza consolare di I categoria limitata alla capitale e alla città di Maracaibo. Considero il loro operato importantissimo soprattutto per quanto riguarda i servizi di assistenza sociale agli indigenti che vivendo nei centri più lontani non potrebbero ricorrere ai servizi consolari disponibili nell´ambito assistenziale. Scusandomi per la lunghezza di questo mio saluto vorrei congedarmi salutando cordialmente tutti gli italiani e tutti i venezuelani di origine italiana che in questi due anni e mezzo il Consolato Generale ha cercato di servire al meglio delle sue possibilità, augurando a tutti che la difficile situazione attuale possa presto risolversi permettendo il miglioramento delle condizioni di vita degli oriundi italiani e il rilancio delle attività ‘ di una comunità di persone che così tanto a contribuito allo sviluppo economico e civile di questo grande Paese. Mauro Lorenzini Console Generale d’Italia a Caracas


15


COMUNICATO URGENTE

16

Haciendo referencia a algunas noticias acerca de su-

a parte la Embajada, el Consulado General en Caracas, el

puestos operativos en Barquisimeto con la finalidad de

Consulado de Italia en Maracaibo y los Consulados hono-

preparar entre otros los documentos para la repatria-

rarios. Se recomienda en particular a los ciudadanos ita-

ción de ciudadanos italianos, La Embajada de Italia desea

lianos no entregar a ninguna organización particular do-

comunicar a todos los conciudadanos que la misma no

cumentos personales o de propiedad, ni suyos ni de sus

opera a través de ninguna organización particular que

propios familiares. Se reitera que no se prevén operativos

tenga una función de trámite. Las únicas instituciones

extraordinarios ni en Barquisimeto ni en otros municipios

autorizadas a representar el Estado italiano y a tratar la

de Venezuela. El calendario de los operativos ordinarios

documentación de los ciudadanos italianos referida a

para la renovación de los pasaportes será exclusivamente

procedimientos administrativos del Estado italiano son,

comunicado por las oficinas consulares.


17


E

¿Por qué se celebra el Día de la Madre?

18

l segundo domingo de mayo es el día en que se honra a las madres y se les agradece el trabajo que hacen por la familia. Por un día la mamá se convierte en la más mimada de la casa y se le agasaja con regalos y celebraciones. ¿Cuál es el origen de esta celebración? Cierto que, en los últimos años, al igual que ocurre con otras muchas festividades (el día del padre, navidad ...) ha adquirido un carácter comercial muy importante, pero no siempre fue así. Todo lo contrario. Se tiene constancia de que las primeras celebraciones del día de la madre tuvieron lugar en la antigua Grecia. Por aquel entonces rendían honores a Rea, la madre de los principales dioses helénicos. Los romanos acogieron esta costumbre y más tarde lo harían también los católicos, que honraban a la virgen María, la madre de Jesús. Lo fecharon el 8 de diciembre, onomástica de la Inmaculada Concepción. La antigua madre: una honra a la divinidad Durante los siglos XVII, XVIII y XIX se organizaron diversos homenajes para honrar a las madres en distintos puntos del planeta y en muchas veces con un punto de vista feminista y reivindicativo para con sus derechos. Sin embargo, no fue hasta el siglo XX que cuajó la idea tal y como hoy la conocemos. Fue el 12 de mayo de 1907 cuan-

do Ana Jervis organizó el día de la madre para honrar a la suya, que había fallecido dos años antes. Inició una campaña para que se institucionalizara el día y fue en 1914 cuando el presidente Woodrow Wilson estableció que el segundo domingo de mayo se celebraría el día de la madre en Estados Unidos. A partir de ahí el resto de países fueron adoptando este día en función de su calendario. Resulta curioso que tanto el día de la madre como el día del padre tuvieron unos orígenes similares. En ambos casos se trató de una hija que quiso honrarles en señal de agradecimiento y que trabajó para conseguir que se institucionalizara ese día. Las dos festividades tienen su origen más moderno en Estados Unidos. Celebración con mamá Desde sus inicios la celebración del día de la madre ha tenido un cierto carácter religioso, algo que se reforzó al hacerla coincidir con un domingo o, en el caso de España, una de las onomásticas religiosas más importantes de todo el año. Lo habitual era que la familia acudiera junta a misa y que tras la misma los hijos hicieran algún regalo a la madre. Luego todos juntos participaban de una comida. En un principio estos regalos eran flores silvestres recogidas de camino a casa o alguna manualidad improvisada por


19


20

los más pequeños de la casa. En los últimos años se fue extendiendo la compra de regalos y hoy en día se ha acabado por convertir en una fiesta comercial en la que lo que prima es el presente que se le entregue a la mamá y se deja de lado el componente de agradecimiento que tienen la celebración en si misma. El día de las madres en Venezuela se celebra el 14 de mayo de 2017. Siempre es segundo domingo de mayo. Las semanas previas a esta fecha los niños en los colegios dedican unas horas al día a preparar un regalo para sus mamás. Porque como se suele decir “madre no hay más que una”. La mamá es a quien primero acudimos cuando tenemos un problema. Quien sin preguntarnos ya sabe lo que nos pasa. Quien siempre estará a nuestro lado, en los buenos y en los malos momentos. Por eso, se merecen más que una flor, un perfume o un regalo. Se merecen que cada día les demostremos cuanto las queremos. Todos los días tendrían que ser el día de la Madre Te quiero mucho mamita madre eres una rosa y a la vez muy hermosa tus ojos son muy bonitos, como ositos eres grandiosa y una diosa tus palabras son dulces como tú luces El día de la madre es una ocasión perfecta para recordar a nuestras mamás lo importantes que son para nosotros. Las fechas del día de la madre son diferentes en cada uno de los países. Esta fecha para el año 2017 coincide también con la conmemoración que se hace en muchos países del mundo. Origen del Día de la Madre en Venezuela La iniciativa de Venezuela para celebrar un día dedicado a las madres se hizo por primera vez el 24 de

mayo de 1921 en Valencia, Estado de Carabobo, por el Dr. Jesús María Arcay Smith. Él era el presidente de una asociación llamada “Caridad y Concordia”, quien logró que fuera oficializado por el Concejo Legislativo. Posteriormente, 82 Concejos Municipales de Venezuela decretaron por igual esta celebración, hasta que en el año 1924 una ley del Congreso Nacional decretaba la celebración anual, en todo el territorio Nacional de “el día de las tres madres”. Esta celebración, poco a poco fue adaptándose a las festividades internacionales y perdió su nombre original. Hoy la conocemos simplemente como el “día de las madres”. Un día para los padres Desfilaba el año 1909 cuando una mujer llamada Sonora Smart Dodd, quien asistía a una misa con motivo del día de la madre que apenas tenía dos años celebrándose, se le ocurrió hacer otra misa para homenajear a su padre, un veterano de la guerra civil que había enviudado cuando su esposa daba a luz a su quinto hijo, quedando a cargo de los cinco niños, criándolos de manera ejemplar. Originalmente la idea era que la misa se celebrara el 5 de junio, día del cumpleaños de Mr. Smart, pero por la premura en los preparativos se decidió correr la fecha para dentro de dos semanas. La intención de la festividad era destacar el papel de los padres en la sociedad, especialmente de aquellos papás que, como su progenitor, cumplían el rol de padre y madre a la hora de levantar y educar a sus hijos. Es así como el primer día del padre tuvo lugar en Washington el 19 de junio de 1910. He aquí el origen de por qué se celebra el día del padre el tercer domingo de junio. La voz se corrió y paralelamente se celebraron misas como homenaje a los padres en otras ciudades de Estados Unidos. Aunque el primer Día del padre se celebró en dicha fecha, ofi-


21


22

cialmente se celebra en todos los Estados Unidos desde 1924, cuando el presidente de entonces, Calvin Coolidge, lo declaró como celebración nacional. En 1966 el presidente estadounidense Lyndon B. Johnson firmó una proclamación que declaraba el 3er. Domingo de junio como fecha para la celebración del día del padre. Con el pasar de los años, se creó la tradición de dar presentes en este día a los padres. Esto ocasionó que el día se comercializara y que las grandes tiendas por departamentos promocionaran el Día del padre para vender sus productos. Es así como esas primeras celebraciones netamente familiares e íntimas se han transformado, pues, con el correr de los años en una celebración que mezcla lo sentimental con lo comercial. El día del padre se convierte así en un producto de exportación que ha trascendido las fronteras de los Estados Unidos. Hoy en día se celebra el Día del padre en todos los países de Latinoamérica y en muchos otros países del mundo, como un día festivo para celebrar la paternidad y crianza por hombres. El día del Padre en Venezuela, se celebra el tercer domingo del mes de junio. En esta fecha no solamente se rinde tributo al padre, sino también a todos aquellos hombres que actúan como figuras paternas, como son los padrastros,

tíos, abuelos, y en general aquellos que contribuyen en la crianza de los pequeños. Hasta hace pocos años, el padre era considerado como proveedor y quien imponía las reglas en el hogar; el padre era muy respetado y querido, pero se mantenía una relación vertical de mando y obediencia dentro del núcleo familiar. Sin embargo, cómo no reconocer la disciplina y rectitud con la que educaban a sus hijos, cómo no recordar sus enseñanzas y consejos que con sabiduría impartían en largas tertulias familiares, cómo no enorgullecerse de que dieron un nombre limpio, respetable y digno como la más grande herencia del ser humano. En la actualidad los roles de los padres han cambiado, si bien es cierto sigue siendo el eje del hogar, sus actividades son compartidas con la madre y viceversa, es decir el padre y la madre trabajan fuera de casa para llevar el sustento al hogar, pero de igual manera ambos comparten los quehaceres del hogar y la crianza de los hijos. Este cambio en la estructura familiar ha ennoblecido aún más la función del padre, porque vive y comparte más experiencias enriquecedoras con sus hijos y su compañera, haciendo la vida más alegre y llevadera, con mayores manifestaciones de amor, cariño, ternura y respeto por parte de los padres, construyendo vínculos familiares indestructibles.


2 giugno, perché è la festa della Repubblica? significa che il nucleo del potere è il Parlamento. La festa della Repubblica è istituita nel 1949, poi soppressa nel 1977 (spostandola alla prima domenica di giugno) e reintrodotta nel 2001 dal Presidente Ciampi. Nel Nord Italia la Repubblica vince in quasi tutti i centri urbani principali, mentre al Sud il voto è quasi ovunque prevalente per la monarchia (a Napoli 900mila voti per la monarchia contro 250mila per la repubblica; a Palermo quasi 600mila contro 380mila); a Roma i voti per la monarchia superano di poco quelli per la Repubblica (circa 30mila schede). Viva l’Italia. Viva la Repubblica italiana. di Luigi Garofalo

23

D

opo la fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia volta pagina. Il 2 e la mattina del 3 giugno 1946 gli italiani con un referendum devono scegliere tra Monarchia e Repubblica e devono eleggere i membri dell’Assemblea Costituente che scriverà il progetto della Costituzione dello Stato. È la prima votazione nazionale a suffragio universale maschile e femminile (le donne votano per la 2a volta), un passaggio alle urne decisivo per la storia d’Italia. Il referendum istituzionale, indetto per stabilire la forma dello Stato, vede la vittoria dei repubblicani con il 54,3% dei voti contro il 47,7% dei monarchici (circa due milioni di voti di scarto). Nasce così la Repubblica italiana, in particolare una Repubblica parlamentare: questo


T 24

orna un appuntamento imperdibile la Sagra delle fragole di Nemi, dal 27 maggio al 4 giugno, tra le più blasonate e conosciute sagre a livello internazionale. Cittadina deliziosa dei Castelli Romani e soprattutto in estate meta ideale per trovare ristoro dall’afa capitolino da lunghissimo tempo ormai Nemi ha fatto delle fragole il suo vanto. Il particolare microclima favorito dalla presenza dell’omonimo lago, insieme con la costanza degli abitanti che per secoli hanno cercato le piantine nel sottobosco per trapiantarle nei poderi terrazzati delle pendici del lago o sulle sponde del lago stesso, permettono una coltivazione rigogliosa. E chi è ghiotto del frutto simbolo di Nemi e dell’estate, non può certo perdersi questo appuntamento unico. Per non deludere le aspettative, l’edizione di quest’anno propone un cartellone ricco di appuntamenti che cerca di andare incontro a tutte le esigenze e i gusti dei tantissimi partecipanti tra i turisti, i visitatori, i numerosissimi castellani che affollano ogni anno il piccolo borgo, gli appassionati d’arte e di storia e ovviamente, i più piccoli. Per citarne solo alcuni, sabato 27 maggio e domenica 4 giugno sono previsti tantissimi eventi, musica folcloristica, teatri in piazza distribuzione gratuita delle Fragole domenica 4 Giugno ore 18:00 e molto altro. Come ogni anno è stato organizzato un ricco programma piano di tradizione. Si parte sabato 27maggio con il concorso “Balconi Fioriti” 2017 che premiai balconi più fiori-

ti e colorati del comune di Nemi e poi alle ore 16 inizia la “BIARTEN” Biennale Internazionale d’Arte dei Castelli Romani. Due mesi di mostra d’arte contemporanea. Si continua con tantissime iniziative passando per la festa della Repubblica Italiana del 2 giugno ospitando alle ore 10:30 il raduno dei Bersaglieri dai comuni vicini e della Fanfara. Si continua poi con altre molteplici iniziative fino al 4 di giugno con la giornata conclusiva che vede alle ore 17 a Nemi nel Cuore del Lazio, Canti delle Fragolare, Stornelli Nemesi, Canzoni Romane, con i poeti Abbraccio in 8° Rima. Per questa ultima giornata è previsto un evento importante che il Comune di Nemi annuncia con estrema soddisfazione. Credo che un comune come Nemi - ha dichiarato il sindaco Alberto Bertucci - può essere un esempio di forza e volontà. Un piccolo comune ma forte, che ogni giorno fa i conti tra la bellezza del suo ambiente incontaminato e le sue problematiche. E’ per questo che abbiamo costruito questa sagra 2017 pensando ad una vera raccolta fondi che consegneremo nell’ultima giornata al sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Un gesto semplice che possa sensibilizzare tutti e dare come messaggio l’importanza per l’Italia dei piccoli e grandi comuni che fanno questo Paese Unico. E’ per questo conclude Bertucci - abbiamo dedicato l’edizione ad Amatrice. Seguirà la premiazione delle Fragolare con il Gioiello “Fragolina d’oro”. Protagoniste indiscusse della Sagra saranno le ‘Fragolare’, che come ogni anno, sfileranno in corteo per il paese indossando l’antico costume della tradizione: gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella di candido pizzo in testa. Per l’intera settimana i vicoli del paese si riempiranno di banchi dove verranno proposte le due varietà tipiche della zona, le fragoline e i fragoloni: dalle marmellate ai liquori, dallo spumante fragolino ai primi piatti come il riso alle fragole, il frutto simbolo di Nemi sarà esaltato in tutte le sue caratteristiche.


Resta in contatto con la nostra grande e bella famiglia! Rinnova l’Abbonamento a INCONTRI 2017 e presenta la rivista ai tuoi amici Deposita: A.C.REVISTA INCONTRI Banco Exterior cuenta corriente Nº 0115 0023 45 0230155154 RIF: J-30101594-0 Telfs.: (0212) 285.59.94 (0212) 286.02.28 Fax: (0212) 286.42.06

25

e-mail: revistaincontri@gmail.com


26


27


Premio Usa a 8 oncologi italiani, solo 2 lavorano in Italia

G 28

li Usa premiano l’oncologia italiana: otto giovani italiani, sei donne e due uomini, fanno parte della rosa dei 123 studiosi che riceveranno un riconoscimento nei prossimi giorni a Chicago al congresso che si apre domani dell’American Society of Clinical Oncology. Il Conquer Cancer Foundation Merit Award viene assegnato a questi scienziati, due soli dei quali pero’ lavorano in Italia. Fra questi c’e’ Emanuela Palmerini dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, che ricevera’ per la seconda volta consecutiva il Merit Award per i suoi studi sui tumori rari dell’osso. Un giovane medico italiano specializzando in oncologia, Daniele Rossini dell’azienda ospedaliera di Pisa, è l’altro ricercatore che lavora in Italia. Rossini è stato premiato per uno studio che dimostra l’efficacia di una nuova strategia terapeutica per il trattamento del cancro al colon-retto in seconda linea, con un beneficio in termini di allungamento dell’aspettativa di vita dei pazienti. “Se vogliamo continuare a fare grandi passi avanti nella lotta al cancro, abbiamo bisogno di giovani oncologi che

si facciano continuamente domande e sviluppino ricerche innovative e provocatorie, afferma David Smith, presidente dell’ASCO Scientific Program Committee. I vincitori degli ASCO Merit Awards 2017 “contribuiranno ad aumentare la nostra conoscenza del cancro ed a migliorare - conclude - la qualità delle cure per le persone che vivono con una diagnosi di tumore”. Il suo impegno nella ricerca sui sarcomi, tumori rari che in Italia colpiscono però ogni anno oltre 3mila persone, le è valso per il secondo anno di fila il prestigioso riconoscimento ‘Merit Award’ della Società americana di oncologia clinica (Asco). Emanuela Palmerini, oncologa all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, studia i sarcomi da anni e la sua sfida, afferma, è “riuscire a superare i limiti legati alla rarità di questo tipo di tumori per arrivare a cure più efficaci”. E proprio dal Congresso dell’Asco in corso a Chicago, dove ritira il premio, l’esperta fa il punto sugli ultimi avanzamenti nella lotta a questa neoplasia. La prima importante notizia è che sono stati messi a pun-


29


30

to dei nuovi farmaci, armi in più fondamentali per la lotta ai sarcomi. Molto interesse ha infatti suscitato uno studio presentato al Congresso Asco, il maggiore appuntamento mondiale del settore, dal Sarcoma oncology center di Santa Monica in California: “Si tratta di uno studio di fase III su 433 pazienti con sarcoma metastatico di 79 paesi, tra i quali 3 sono pazienti italiani trattati al Rizzoli che ha partecipato alla ricerca. Si è dimostrato - spiega all’ANSA Palmerini - che un farmaco di nuova generazione, aldoxorubicin, con un sistema di infusione specifico, è più attivo perchè migliora il trasporto intratumorale del medicinale e riduce la tossicità cardiaca”. Questo principio attivo, chiarisce, “si lega all’albumina e consente la somministrazione di dosi maggiori di farmaco, che si concentra e viene rilasciato all’interno del tumore stesso. Il risultato osservato è stata una maggiore sopravvivenza dei pazienti libera da progressione della malattia”. La richiesta di autorizzazione per il nuovo farmaco è stata presentata all’Ente Usa per i farmaci Fda. Ma passi avanti si stanno facendo anche sul fronte dell’immunoterapia, che riattiva il sistema immunitario nel combattere il tumore: “Al congresso Asco sono presentati 3 studi che, anche se in fase ancora iniziale, evidenziano come ci possa essere un buon controllo della malattia”. Anche al Rizzoli, annuncia Palmerini, “nel 2017 partiranno 2 sperimentazioni di immunoterapia, per l’osteosarcoma ed i sarcomi dei tessuti molli”. E nuove speranze arrivano pure per forme super rare e chemioresistenti, come il sarcoma alveolare: “Gli studi genetici, che dimostrano l’attività di nuove molecole contro tali forme - afferma - confermano l’importanza della medicina personalizzata, mirata alle caratteristiche biologiche della malattia”. Dall’Asco 2017, dunque, arrivano “importanti novità che segnano dei passi avanti contro questi tumori difficili da trattare, e ciò è reso possibile grazie alla maggiore comprensione dai meccanismi che regolano i sarcomi”. La “sfida ora - conclude la ricercatrice - è però cercare di superare il limite che deriva dalla grande eterogeneità e varietà dei sarcomi, unendo le forze della Ricerca per promuovere studi sempre più specifici e personalizzati». Ha 29 anni ed è al terzo anno di specializzazione in Oncologia all’azienda ospedaliera di Pisa. Il suo progetto è quello di continuare a fare Ricerca, possibilmente in Italia, con un obiettivo: “rendere il cancro una malattia cronica, anche se non ancora definitivamente guaribile, aumentando consistentemente l’aspettativa di vita dei pazienti”. Daniele Rossini studia il cancro del colon-retto e proprio per una sua innovativa ricerca ha ottenuto il prestigioso

premio ‘Asco Merit Award’ dalla Società americana di oncologia clinica (Asco), in occasione del congresso Asco in corso a Chicago, il maggiore appuntamento mondiale del settore. Un riconoscimento importante alla ricerca italiana, assegnato al giovane medico specializzando per lo studio - di cui è primo autore e che ha condotto con il ‘Gruppo oncologico italiano del nord-est’ - che segna una nuova strategia terapeutica contro questa forma di tumore, la più frequente in Italia con circa 52mila nuove diagnosi nel 2016. In pratica, spiega, “ci siamo chiesti: cosa è meglio fare quando, dopo il trattamento di prima linea con la chemioterapia, la malattia nei pazienti progredisce nuovamente a breve? Oggi, la terapia standard prevede una chemio ‘forte’, con la combinazione di 4 farmaci, come primo trattamento, cioè in prima linea; successivamente, in seconda linea, si passa o ad altri tipi di farmaci o ad una chemio più ‘leggera’”. In questo studio, condotto su 303 pazienti affetti da cancro al colon e tutti giunti alla seconda linea di terapia, Rossini ha invece dimostrato, in collaborazione con un’equipe di ricercatori, che “riproponendo la stessa combinazione di farmaci più aggressivi, dopo un periodo di intervallo, si ottengono maggiori benefici: Si è infatti visto - afferma - che i pazienti cui è stato riproposto lo stesso trattamento avevano una sopravvivenza media di 13,6 mesi contro i 10 ed 8 mesi dei pazienti trattati in seconda linea con terapie diverse o più leggere”. Dunque, chiarisce, “dimostrare che questa strategia terapeutica è efficace anche in seconda linea e può essere riproposta è un passo avanti. Questo è il primo studio che lo dimostra, mentre finora, in mancanza di dati, si riteneva che riproporla potesse avere effetti troppo tossici”. E’ cioè “un’arma in più - rileva - considerando che i farmaci ad oggi disponibili contro il cancro al colon, nelle varie fasi, non sono più di una decina e che il rivoluzionario approccio dell’immunoterapia, che risveglia il sistema immunitario contro il tumore, per questo tipo di cancro è ancora in sperimentazione ed è efficace solo in determinati sottogruppi di pazienti”. Laureato all’Università Sapienza di Roma, Daniele Rossini ha scelto “il centro di eccellenza di Pisa” per specializzarsi: “Questo prestigioso premio dell’Asco per me è la gratificazione al termine di un percorso, sono davvero molto felice”. E alla domanda sul perchè abbia scelto proprio l’oncologia, risponde: “E’ uno dei settori in maggiore sviluppo ed è davvero emozionate vedere i progressi che si fanno di giorno in giorno a favore dei pazienti, anche se non c’è ancora una cura definitiva. Ho scelto di diventare oncologo per aiutare persone che stanno davvero male, con il grande obiettivo e la sfida - conclude - di allungare la loro vita”. Copyright ANSA


31


Tajani boccia la legge: “È un rischio per l’Europa” Il presidente del Parlamento Ue avverte: “Non è questo il momento, è un incentivo agli arrivi” «La legge sullo ius soli? Non mi sembra un granché. Soprattutto non mi sembra il momento di affrontare un tema così delicato, in piena campagna elettorale, a colpi di fiducia»

32

S

i rischia di strumentalizzare una vicenda molto seria che riguarda molte persone» avverte Antonio Tajani, che con tutta la diplomazia richiesta dal ruolo di presidente del Parlamento Europeo, manda però un messaggio chiaro al governo italiano, deciso ad andare avanti sulla cittadinanza facile agli stranieri in Italia. «Bisogna stare attenti a propagandarlo perché altrimenti diventa un incentivo a far arrivare ancora più gente in Europa - continua l›azzurro -. Non basta affermare un principio, il problema va affrontato in maniera seria, con una valutazione di impatto a livello europeo, come per il diritto di asilo, perché se uno straniero diventa cittadino italiano poi diventa anche cittadino europeo. E attenzione, non si può dare la cittadinanza in modo automatico, servono dei criteri precisi, per vedere, ad esempio se una persona vive in un ambiente radicalizzato, islamizzato. Insomma bisogna procedere con più serietà e più prudenza». Tajani - intervenuto all›assemblea di Federchimica insieme al neopresidente Paolo Lamberti e al numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia - sta provando a convincere Bruxelles che l›immigrazione deve diventare la priorità politica della Ue, e la prima voce su cui investire risorse del bilancio europeo. Non a caso, il presidente dell›Europarlamento ha lanciato, proprio alla vigilia del prossimo Consiglio europeo del 22 giugno, un «Immigration Day», a cui parteciperanno dal presidente

della Commissione Ue Jean Claude Juncker al primo ministro libico Sarraj (la Libia è un paese chiave per i flussi migratori verso le coste italiane), oltre a ministri europei, commissari Ue, rappresentanti di Onu e Bei (Banca europea per gli investimenti). «Il messaggio che arriverà ai capi di Stato e di governo europei è che l›immigrazione è un problema che va risolto, non più rinviato, e che non riguarda solo l›Italia. Il Parlamento Europeo ha votato per l›apertura della procedura di infrazione verso quei paesi che non rispettano gli accordi sul ricollocamento dei migranti (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, ndr). Solo i paesi dell›Est pensano che alzando un muro si fermi l›immigrazione, ma non è così. Bisogna stabilizzare la Libia, rafforzare i controlli alle frontiere, e poi avere un politica in Africa, investire lì, sennò arriveranno non migliaia ma milioni di persone, a quel punto non li fermi più» spiega Tajani, che vede un segnale nelle ultime elezioni in Europa: «Dal voto in Francia emerge la sconfitta dei populismi e una richiesta di cambiamento. I francesi come gli austriaci, gli spagnoli gli olandesi e i tedeschi chiedono all›Europa di proteggerli di fronte al terrorismo, alla immigrazione clandestina e alla disoccupazione giovanile. È la conferma che l›Europa è la soluzione dei problemi ma che deve cambiare e faremo di tutto per cambiarla perché possa essere più vicina ai cittadini». Paolo Bracalini


33


Storia e natura nell’ultima tappa della Francigena Da Formello a Roma, passando per il Parco di Veio e Insugherata Tra le bellezze di cui l’Italia è disseminata, ci sono i percorsi nati con l’Antica Roma, con le vie consolari che si sono consolidate durante il Medioevo, soprattutto attraverso i cammini dei pellegrini. Riscoperta negli ultimi anni, la via Francigena è presto diventata uno degli itinerari di maggior interesse turistico in Europa: l’antica via, che nel Medioevo univa Canterbury a Roma, è oggi attraversata da pellegrini provenienti da ogni dove. L’ultimo tratto, di circa 30 chilometri, attraversa l’area archeologica di Veio, resa fruibile dall’apertura di un ponte sul fiume Crèmera circa un anno fa, la Tomba dei Leoni Rug-

34 genti, la riserva naturale dell’Insugherata e storici luoghi di culto come la Cappella della Visione di S. Ignazio e la Chiesa S. Lazzaro dei Lebbrosi, anticamente ultimo luogo di sosta dei pellegrini diretti a San Pietro. “Vogliamo ritrovare quei valori che i pellegrini cercavano: l’interiorità, la fede ma anche la natura, i monumenti storici, la vita delle persone dei borghi che si attraversano”, ha detto Monsignor Pasquale Iacobone, responsabile del dipartimento Arte e Fede del Pontificio Consiglio della Cultura, durante il cammino organizzato in due giornate dall’associazione Priorità Cultura. Lungo il percorso, ha aggiunto Francesco Rutelli, presidente dell’associazione, “sono state scoperte delle tombe etrusche risalenti al 700 a.C., i più antichi affreschi

della riva Nord del Mediterraneo di quell’epoca: questo nuovo itinerario - ha proseguito - permette di percorrere la Francigena ammirando queste bellezze e non più camminando tra i camion come avveniva poco tempo fa e di entrare nel parco dell’Insugherata, una zona di straordinaria qualità ambientale”. Le due varianti del parco di Veio e dell’Insugherata “permetteranno a decine di migliaia di persone di arrivare a Roma percorrendo la via Francigena come avviene in Spagna con il cammino di Santiago di Compostela - ha detto poi Rutelli - che rappresenta, oltre che un’esperienza di fede, personale e collettiva, un’opportunità di riscoperta, di valorizzazione del territorio, un fatto culturale ed economico perché molte attività possono prosperare grazie a questi nuovi flussi turistici”, ha detto poi Rutelli. Cuattro anni fa a Palazzo Chigi, nel centro storico di Formello, è stato aperto un ostello dedicato ai pellegrini che da pochi giorni ha raggiunto il numero di mille ospiti nell’anno giubilare 2016, testimonianza dell’impatto economico che il percorso spirituale e turistico ha avuto sul territorio. “I numeri sono spettacolari - ha confermato il sindaco Sergio Celestino - abbiamo appena festeggiato il millesimo ospite proveniente dall’Emilia Romagna, hanno aperto quattro nuovi ristoranti e a dicembre apriremo il Museo dell’agro veientano”. L’ultima tappa della via Francigena conduce nel parco di Monte Mario, per ammirare Roma: il traguardo. Non a caso era detto “mons gaudii”, monte della gioia. A conclusione del cammino, durante il quale personalità della cultura, come il professor Scarascia Mugnozzi dell’università della Tuscia e il direttore di Roma Natura Maurizio Gubiotti, sono stati protagonisti di narrazioni storiche, archeologiche e ambientali, i pellegrini saranno accolti dal Cardinale Gianfranco Ravasi nell’antica chiesa di Santa Maria in Camposanto, nel cuore della Città Eterna. (ANSA).


35


L 36

iturgia, misión, comunidad y servicio, serán las principales temáticas que se discutirán en el próximo congreso de la Organización de Universidades Católicas de América Latina y el Caribe (Oducal), en Santiago de Chile. La actividad, se realizará el 17 y 18 de mayo en la Pontificia Universidad Católica de Chile y el Instituto Profesional Duoc UC. El evento reunirá a cancilleres, rectores y representantes de las pastorales universitarias pertenecientes al Oducal, a una serie conferencias de expertos nacionales e internacionales combinadas con paneles de distintas experiencias de proyectos pastorales. El Obispo Auxiliar de Santiago, Mons. Cristián Roncagliolo, explicó que el congreso se ha organizado “en sintonía” con el sínodo “Jóvenes, fe y discernimiento vocacional” convocado por el Papa Francisco para 2018. “Este congreso que busca ayudar a las universidades a insertarse en la reflexión del sínodo y así contribuir desde nuestro ámbito específico para vigorizar la evangelización”, dijo el Prelado. En la primera jornada del congreso, se hablará de “la liturgia y la espiritualidad al servicio de la formación de la fe de los jóvenes universitarios”, a cargo de Mons. Eduardo María Taussig, Obispo de San Rafael (Mendoza) y Presidente de la Comisión de Pastoral Universitaria de la Conferencia Episcopal Argentina. Además, Mons. Roncagliolo abordará el tema “Iglesia en salida: la propuesta de Francisco en la formación de jóvenes universitarios discípulos misioneros”. En el segundo día, la primera charla será “la comunidad como acontecimiento formativo y lugar de discernimiento cristiano”, a cargo de Mons. Edmundo Valenzuela, Arzobispo de Asunción (Paraguay), Presidente del Departamento de Cultura y Educación del Celam, y Gran Canciller de la Universidad Católica Nuestra Señora de la Asunción. Finalmente, el presbítero Álvaro Pacheco, Vicerrector del Medio Universitario y decano de la Facultad de Derecho de la Universidad Católica de Uruguay, expondrá la charla “El servicio como camino de discernimiento cristiano”.


37


T

Serie A, che cos’è e come funziona il Var

38

utto quello che c’è da sapere sulla novità della Serie A 2017/18: il Video Assistant Referee, supporto tecnologico per le decisioni degli arbitri. La Serie A 2017/18 passerà alla storia del calcio italiano come il primo campionato in cui gli arbitri saranno affiancati dal VAR (Video Assistant Referee), la moviola in campo introdotta dalla FIFA già nei mesi scorsi in alcune competizioni internazionali.

Cos’e’ il Var? Il VAR è un sistema di supporto all’arbitro mediante l’impiego di strumenti tecnologici (tv, in parole semplici) sotto la supervisione di due assistenti. L’utilizzo del VAR è stato approvato dall’IFAB (International Football Association Board) nel giugno 2016. Dopo una serie di esperimenti, la FIFA ne ha annunciato l’impiego in occasione del Mondiale 2018 in Russia. In Italia l’ok definitivo allo

sbarco del VAR in Serie A è arrivato nel mese di giugno 2017, con contestuale abolizione degli addizionali (gli arbitri di porta).

Come funziona il Var? Lo scopo dell’utilizzo del VAR è duplice: correggere decisioni chiaramente sbagliate o segnalare episodi gravi o importanti sfuggiti all’occhio dell’arbitro. Dunque non sarà applicabile ad ogni situazione di gioco, ma solo a quattro tipologie di eventi, le cosidette ‘match-changing situation’: - Goal - Rigori - Espulsioni dirette - Scambi di identità La procedura di applicazione del VAR prevede tre step: - Si verifica un episodio - Si analizza l’episodio tramite VAR - Si adotta un provvedimento E’ nel secondo step che si concretizza l’impiego del VAR, che potrà avvenire in due modi diversi: l’arbitro potrà fidarsi del parere degli assistenti addetti al VAR o potrà chiedere di visionare in campo le immagini dell’episodio incriminato (in tal caso lo segnalerà a beneficio del pubblico indicando con le mani la forma di uno schermo). Chi chiede l’utilizzo del Var? Il ricorso al VAR potrà avvenire sia in caso di richiesta diretta da parte dell’arbitro (indeciso su una chiamata), sia su segnalazione da parte degli assistenti qualora sia stata presa una decisione chiaramente sbagliata.


Resta in contatto con la nostra grande e bella famiglia! Rinnova l’Abbonamento a INCONTRI 2017 e presenta la rivista ai tuoi amici Deposita: A.C.REVISTA INCONTRI Banco Exterior cuenta corriente Nº 0115 0023 45 0230155154 RIF: J-30101594-0 Telfs.: (0212) 285.59.94 (0212) 286.02.28 Fax: (0212) 286.42.06

39

e-mail: revistaincontri@gmail.com


L’impiego del VAR non potrà essere invocato in alcun modo da calciatori, staff tecnico e dirigenziale delle squadre coinvolte: sono previste sanzioni in caso di richieste plateali o di interferenze con l’arbitro durante l’analisi video. Chi prende le decisioni? Sarà sempre l’arbitro ad avere l’ultima parola su qualunque decisione. Il supporto tecnologico avrà l’effetto di

cambiare il suo verdetto soltanto in caso di errori evidenti, palesi. In tutte le altre situazioni continuerà ad avere priorità il provvedimento adottato dal direttore di gara. I casi dubbi, insomma, resteranno casi dubbi. Chi sono gli addetti al Var? Un arbitro in campo, due arbitri davanti allo schermo. In Serie A gli assistenti assegnati al VAR saranno arbitri in attività e prenderanno il posto degli addizionali di porta, non più necessari. In fase di designazione saranno resi noti anche i nomi degli arbitri responsabili del VAR.

40

Si dice ‘il Var’ o ‘la Var’? VAR è acronimo di Video Assistant Referee. Nel linguaggio popolare, erroneamente, si è diffuso l’utilizzo della formula al femminile. ‘la VAR’. L’espressione corretta, come confermato anche dal responsabile italiano del progetto (l’ex arbitro Rosetti), è invece quella al maschile: chiamatelo ‘il VAR’.


41


L’arte Rinascimentale a Roma, una guida per scoprire i monumenti, le chiese e i palazzi dell’epoca dei grandi artisti del ‘500

42

L

’arte Rinascimentale a Roma inizia a lasciare le proprie tracce intorno alla seconda metà del Quattrocento. Da Firenze, riconosciuta come teatro indiscusso del Rinascimento tanto da essere definita “la culla del Rinascimento”, artisti, pittori, architetti e scultori si spostano a Roma, dove lasceranno alcune delle opere più famose del mondo. In questo periodo i Papi a Roma diventano dei veri e propri mecenati; è proprio grazie ai finanziamenti concessi dal clero che artisti come Michelangelo, Raffaello, Antonio da Sangallo, Pietro da Cortona, Bramante e molti altri iniziano a lavorare, portando a termine progetti di grande rilievo. Roma durante il Rinascimento appariva come un vero e proprio cantiere, la città era infatti concentrata negli scavi archeologici che riportarono alla luce una grande quantità di reperti storici risalenti all’antica Roma, come la famosa Domus Aurea di Nerone. Non solo, la Chiesa prestò grande attenzione al restauro di chiese e monumenti per i quali vennero chiamati i più grandi architetti e pittori del tempo. In particolare i palazzi e le chiese di Roma vennero arricchiti con affreschi e decorazioni di rara bellezza che ancora oggi si possono ammirare visitando la città. Tra i progetti artistici più importanti del Rinascimento a Roma va ricordata la ricostruzione e la decorazione della Cappella Sistina, la cappella palatina del Vaticano, dedicata a Sisto IV. Lorenzo il Magnifico per questo ambizioso progetto inviò


Resta in contatto con la nostra grande e bella famiglia! Rinnova l’Abbonamento a INCONTRI 2017 e presenta la rivista ai tuoi amici Deposita: A.C.REVISTA INCONTRI Banco Exterior cuenta corriente Nº 0115 0023 45 0230155154 RIF: J-30101594-0

e-mail: revistaincontri@gmail.com

43

Telfs.: (0212) 285.59.94 (0212) 286.02.28 Fax: (0212) 286.42.06


44

a Roma gli artisti fiorentini più illustri del momento, tra cui Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Cosimo Rosselli. I lavori proseguirono poi sotto la direzione di Michelangelo e degli altri grandi affrescatori del momento. All’interno dei Musei Vaticani, oltre alla Cappella Sistina, avrete la possibilità di ammirare diverse testimonianze dell’arte romana Rinascimentale, tra cui i capolavori di Raffaello, altro protagonista dell’arte del Rinascimento a Roma, il quale si occupò della realizzazione di dipinti e affreschi che oggi sono conservati nelle Stanze e nelle Logge di Raffaello. Se siete appassionati di arte del Rinascimento vi suggeriamo anche di visitare la Galleria Borghese, dove sono raccolte importanti opere di Raffaello e Caravaggio. Testimonianze dell’arte del Rinascimento si incontrano quasi ovunque passeggiando per Roma. Tra i palazzi Rinascimentali ricordiamo Palazzo Farnese, costruito da Antonio da Sangallo e terminato da Michelangelo, Palazzo Spada, sede della Galleria Spada, Palazzo della Cancelleria, oggi sede del Tribunale della Sacra Rota e il bellissimo Palazzo Venezia. Di grande interesse artistico sono anche le chiese rinascimentali di Roma, come la chiesa di Santa Maria del Popolo, all’interno della quale si trovano i capolavori del Bernini e del Caravaggio, la Chiesa di Sant’Agostino, che contiene un affresco di Raffaello e la famosa Madonna dei Pellegrini di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Ricordiamo anche la facciata rinascimentale della chiesa di San Luigi dei Francesi, opera di Giacomo della Porta e la chiesa di Santa Maria della Pace, dove potrete ammirare le cappelle progettate da Sangallo, le “Sibille” dipinte da Raffaello, gli affreschi di Baldassarre Peruzzi e soprattutto il famoso chiostro del Bramante. Tra gli altri monumenti del Rinascimento romano vi suggeriamo di visitare Ponte Sisto, dedicato anche questo a Sisto IV, Via Giulia, la famosa strada romana progettata dal Bramante, Piazza del Campidoglio e Campo dei Fiori, dove si trova la statua di Giordano Bruno.


45


3-4 patate medie 3 zucchine grandi una cipolla uno-due spicchi di aglio olio extravergine di oliva sale e pepe origano fresco rosmarino

46

Per preparare la Teglia di zucchine e patate agli aromi, incominciare con il foderare una teglia rotonda da 28-30 cm di diametro con un foglio di carta forno bagnata e strizzata. Eliminare l’anima interna all’aglio se presente: è quel filamento bianco-verde al centro dello spicchio. Tritare l’aglio, la cipolla, il rosmarino e l’origano e versarli nella teglia. Lavare e affettare le zucchine in fettine di 2-3 mm di spessore. Pelare le patate e tagliarle anch’esse a fette di 2-3 mm di spessore. Disporre in verticale le fette di zucchine e di patate alternate fino a completare un intero giro. Procedere allo stesso modo fino a riempire tutta la teglia. Condire bene le verdure, con sale, pepe, rosmarino tritato e origano, allargando anche le verdure per distribuire il condimento. Irrorare con un giro di olio extravergine di oliva. Coprire la teglia con carta stagnola e cuocere in forno già caldo a 200°C per circa 40-50 minuti controllando la cottura perchè, come ben sappiamo, non tutti i forni sono uguali! Gli ultimi 10-20 minuti di cottura togliere la stagnola e completare la cottura fino a che le verdure saranno cotte e ben rosolate. Se necessario passare 5 minuti finali con la funzione grill del forno.


47


48 Per preparare la Torta alle arance spremute accendere il forno a 170°C e rivestire la tortiera con un foglio di carta forno, bagnato e strizzato. Setacciare la farina con il lievito e raccoglierli in una ciotola.

Per 8 persone (stampo da 18 cm di diametro)

250 g farina 00 250 g di spremuta di arancia ( circa 3 arance) 40 ml di olio di semi 125 g di zucchero di canna una bustina di lievito per dolci zenzero fresco grattugiato (facoltativo) zucchero a velo per spolverizzare

In una ciotola a parte versare il succo di arancia e unire lo zucchero di canna e mescolare con una frusta a mano quindi versare il tutto sulla farina e mescolare fino ad ottenere un composto liscio e senza grumi. Per ultimo unire lo zenzero grattugiato: per la quantità regolatevi a gusto ma ricordate che ha un sapore molto forte. Versare il composto nella tortiera e infornare per circa 50-60 minuti ma fare sempre la prova stecchino: inserito al centro della torta ne deve uscire asciutto. Una volta cotta, lasciare raffreddare completamente la Torta alle arance spremute nella tortiera quindi sformarla ed eliminare delicatamente la carta forno. Posizionare la torta sul piatto da portata e spolverizzare abbondantemente con lo zucchero a velo.


49


La mud cake (torta di fango) è un dolce di origine anglosassone, una torta molto compatta e gustosa a base di cioccolato fondente. La mud cake, coperta con una golosissima ganache al cioccolato, è ottima da gustare come dessert o per merenda.

Cioccolato fondente 200 g Cacao amaro in polvere30 g Burro 250 g Zucchero 250 g Uova 3 Latticello 100 ml Lievito in polvere per dolci 8 g Estratto di vaniglia 1 cucchiaino Farina 00 220 g Caffè solubile 1 cucchiaio per la ricopertura

50

Panna fresca liquida 250 ml Cioccolato fondente 250 g

Per preparare la mud cake iniziate a tritare il cioccolato fondente grossolanamente. Fatelo fondere a bagnomaria e quando sarà sciolto aggiungete il burro a pezzetti e fatelo sciogliere. Quando il cioccolato e il burro saranno ben amalgamati unite l’estratto di vaniglia e il caffè solubile , quindi trasferite il composto inuna planetaria (o in una ciotola)). Lasciate intiepidire il composto e aggiungete lo zucchero e

le uova sbattute con una forchetta: azionate la frusta (oppure uno sbattitore elettrico) e mescolate. Aggiungete il latticello e continuate a mescolare (in alternativa al latticello potete usare la stessa dose di yogurt bianco magro). Infine setacciate la farina direttamente nella ciotola insieme al lievito e il cacao in polvere e mescolate con un cucchiaio di legno o una spatola per amalgamare il composto. Imburrate e coprite con della carta da forno una tortiera da 22 cm di diametro, quindi versateci l’impasto in modo uniforme. Infornate a 160°C (forno statico) per 60 minuti, trascorsi i quali verificherete l’avvenuta cottura con uno stuzzicadente. Lasciate raffreddare la mud cake su di una gratella. La mud cake puù essere servita così oppure ricoperta da una ganache al cioccolato: scaldate la panna in un pentolino e quando avrà quasi raggiunto il bollore, a fuoco spento, aggiungete il cioccolato fondente tritato e mescolate con un frustino per sciogliere il cioccolato. Versate la ganache in un contenitore piuttosto largo e riponetela in frigorifero a raffreddare, mescolandola di tanto in tanto, fino a che avrà raggiunto una consistenza “spatolabile”. A questo punto trasferitela sulla mud cake e lisciatela con una spatola sulla superficie e sui lati. Se volete potete realizzare anche dei ciuffetti di ganache per decorazione. Ecco pronta la vostra mud cake!


51


52


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.