Incontri 370

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iorno in cui il Creatore ha deciso di farsi creatura perché una donna ha detto di sì. Molto si è scritto e ancora oggi molto si dice sul Natale. Gli artisti si sono misurati con questo avvenimento, dipingendo capolavori e scrivendo eccelse pagine di musica, letteratura e poesia. Sociologi e teologi si sono misurati con fatti storici che pur nella loro apparente semplicità hanno sconvolto il mondo. Papa Francesco che fin dall’inizio ha ispirato il suo pontificato alla semplicità, ci lascia ogni giorno un messaggio chiaro per interpretare, non solo la sacra scrittura, la buona novella, ma la vita quotidiana. Si potrebbe dire che da buon Papa si è fatto eccellente parroco per consigliare le nostre famiglie, con la parola quotidiana che parte dal buon senso. Insite molto sul bene comune e sulla necessità di mettersi dalla parte degli ultimi. Perché? Perché è più facile, guardando i volti della povera gente, scoprire il volto del Cristo, del Creatore che di è fatto uomo e dalla croce ci fa nascere alla nuova vita. Il Natale e la Pasqua sono quindi due festività di trionfo della vita, il vero messaggio di speranza per riuscire ad andare avanti e percorrere con gioia la nostra valle di lacrime. Gioia cristiana, cioè gioia interiore come quella che ci riempie il cuore quando riusciamo a mettere attorno alla tavola le nostre famiglie. Non è cosa semplice radunare le famiglie disperse. Anche noi che fummo migranti un tempo sognavamo famiglie unite e oggi ci rendiamo conto che è diventata cosa impossibile. Ci accontetiamo di metterci in rete per un sa-

lutino e per sentire che tutti stiamo bene, anche se ci dividono migliaia di kilometri. Ricordiamo i tempi migliori, quando tutto sembrava un sogno. Si andava alla messa di mezzanotte e si cominciava il Natale con una bella cioccolata e gli abbracci. Poi tutto è cambiato. E’ rimasto l’idea del Natale come giorno di fraternità: “Vogliamoci tutti bene almeno a Natale”. Ma questo è un miracolo che nemmeno le armi possono garantire. Purtroppo le vicende dolorose lasciano segni e ferite. C’è stato carcere e tanti atti di violenza quotidiana. Per ora non è possibile fare una bella tavolata e metterci a cantare. Manca per molti non solo il panettone, mancano medicine e viveri e non tutti vedranno l’anno 2018. Anche Nazareth, ai tempi di Gesù era un paesucolo dimenticato e odiato. Il Salvatore che tutti si aspettavano sarebbe dovuto nascere in una reggia. Invece nacque nel posto sbagliato e Maria e Giuseppe dovettero emigrare in Egitto subito dopo la nascita per salvarle dalle persecusioni di Erode. Forse anche noi oggi siamo nel posto sbagliato e nel momento sbagliato ed è proprio tra noi che ha un significato profondo la nascita del Salvatore. Oggi Gesù Bambino occupa la sedia vuota di un nostro figlio lontano e anche dei nostri genitorie e amici che non sono più tra noi. Attorno alla nostra tavola arriveranno i pastori e ritorneremo anche noi bambini con i nostri sogni infranti. Notte santa in cui ci ritroviamo uniti nonostante le lontananze, le divisioni, lo sconforto. Notte santa in cui lo sguardo innocen-

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G

E’ Natale


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te di un bimbo ci rassicura che niente è andato perduto, che tutto ha un senso e che è valsa la pena di vivere la nostra vita cercando la bontà e il bene delle persone che ci hanno accompagnato nel nostro cammino. Non aspettiamoci riconoscenza dal mondo per i nostri meriti. Ciò che conta è “riconoscere” in quel Bimbo santo il nostro creatore ed essere disponibili, come la Vergine, a dire di sì. E’ Natale anche in Venezuela, terra di gratia, dove oggi si soffre. Ci vuole anche molto coraggio a tornare indietro con la memoria per dare un senso a tutto ciò che è successo in questi ultimi anni. Basterebbe rileggere le lettere dal carcere di Gramsci che recarono conforto a un Chavez sconfitto e in carcere. In quelle righe di Gramsci

più che messaggi rivoluzionari ci sono righe piene di affetto familiare. La storia si incaricherà di giudicare e collocarci fra i vinti o fra i vincitori. Gesù è venuto per amarci e da subito si è collocato fra gli sconfitti. Tocca a noi scegliere fra il palazzo e la mangiatoia. I re Magi hanno fatto anche loro una scelta. Per tutti si tratta di una scelta importante perché significa andare contro corrente contro la logica del mondo. E noi che siamo stati emigranti sappiamo cosa significa vivere le umiliazioni del mondo. Coraggio, la storia siamo noi, e siamo anche la vita fino all’ultimo respiro, fosse pure l’alito del bue e il respiro dell’asinello. Fosse solo il suono tremulo della zampogna e delle pive che intonano il “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Buon Natale. La Redazione


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Sommario Editorial

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El cuento navideño del reno Rudolph

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Viaggio in Myanmar e Bangladesh. Papa Francesco incontrerà anche i Rohingya

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La Carlota y Campo Claro: un pedacito de Italia en Caracas

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L’olio di oliva, oro verde del Mediterraneo

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La mamma scalza

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Fiori d’arancio sul Lago Maggiore, Barbara e Luigi finalmente sposi

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Capodanno: piu’ italiani al ristorante, 6,2 milioni fuori casa

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Weekend d’autunno, da Forestale “dritte” per raccolta funghi

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Rivista multiculturale di attualitá italiana in Venezuela, iscrita alla Federazione Unitaria Stampa Italiana all´Estero e alla Federazione Stampa Scalabriniana

A.C. Revista Incontri

Pubblicità:

Presidente: Sante Cervellin

Telf.: (0212) 285.5994 / 286.0228 Cel: (0412) 597.5467

Direttore: P. Miguel Pan

Collaboratori:

Redazione: P. Miguel Pan Franco Soressi Impaginazione: BAFFO Segreteria: Anita de Roviello

Cristina Castillo Mariano Palazzo Maribel Abate Urgo Di Martino Giorgio Mazzucchelli Elisa Soressi Barbara Roviello Ghiringhelli Nicola Di Mattia


Chiostro di San Benedetto - Brindisi

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Ristorante il ‘cavallino bianco’, cucina romana di tradizione

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Girolamo Romani, detto il Romanino

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4 novembre: Omaggio al Milite Ignoto. Celebrazioni in tutta Italia

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Giro d’Italia 2018. La presentazione e il percorso

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Come apparecchiare la tavola a Natale

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Spiedini di Gamberoni

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Impepata di cozze

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Girelle di sfoglia con grana e rucula

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Rivista multiculturale di attualitá italiana in Venezuela, iscrita alla Federazione Unitaria Stampa Italiana all´Estero e alla Federazione Stampa Scalabriniana

Sede:

Av. El Samán, Quinta RIMAC - PB, Urb. La Floresta, Caracas, Edo. Miranda Telfs.: (0212) 285-5994 / 286-0228 Fax: (0212) 286-4206 Aptdo. 68827 - Caracas 1062-A e-mail: revistaincontri@gmail.com www.revistaincontri.com.ve Depósito Legal pp 76-1373

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N° 370 - Novembre - Dicembre 2017


El cuento navideño del reno Rudolph 8

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rase una vez un reno llamado Rudolph que, por haber nacido con una curiosa y peculiar nariz roja, grande y brillante, caminaba solitario por el mundo. Los demás renos se burlaban de Rudolph todo el tiempo, con frases como ‘pareces un payaso’, ‘tienes una manzana en la nariz’… Rudolph se sentía muy avergonzado y cada día se alejaba más de la gente. Su familia sentía mucha pena por él. Las bromas sobre la nariz de Rudolph eran tan molestas y constantes que Rudolph acabó apartándose de todos. Vivía triste, encerrado en su casa, sumamente deprimido. Con el apoyo de sus padres, Rudolph decidió abandonar el pueblo adonde vivía y empezó a caminar sin rumbo durante días, meses, años... Se acercaba la Navidad y Rudolph seguía solo por su camino. Pero una noche, en víspera navideña, en que las estrellas brillaban más que en otros días en el cielo, Papá Noel preparaba su trineo, como todos los años. Contaba y alineaba los 8 renos que tiran de su trineo para llevar regalos a todos los niños del mundo. Santa Claus ya tenía todo preparado cuando de repente una enorme y espesa niebla cubrió toda la tierra. Desorientado y asustado, Papá Noel se preguntaba cómo lograrían volar el trineo si no conseguían ver nada. ¿Cómo encontrarían las chimeneas?, ¿Dónde dejarían los regalos? A lo lejos, Santa Claus vio una

La leyenda navideña sobre el reno Rudolph y su nariz roja y brillante

R

udolph o Rodolfo es el nombre de uno de los nueve renos que, según la mitología de Navidad, llevan el trineo de Papá Noel por el mundo para repartir los regalos de Navidad a los niños. Es el reno más popular no solo porque es el último en unirse al trineo, pero también por su especial nariz roja. Su historia forma parte de las leyendas y cuentos de Navidad.

luz roja y brillante y empezó a seguirla con su trineo y renos. No conseguía saber de qué se trataba, pero a medida que se acercaban, llevaran una enorme sorpresa. ¡Era el reno Rudolph! Sorprendido y feliz, Papá Noel pidió a Rudolph que tirara él también de su trineo. El reno no podía creérselo. Lo aceptó enseguida y con su nariz iluminaba y guiaba a Santa por todas las casas con niños del mundo. Y fue así como Papá Noel consiguió entregar todos los regalos en la noche de Navidad, gracias al esfuerzo y la colaboración del reno Rudolph. Sin su nariz roja, los niños estarían sin regalos hasta hoy. Rudolph se convirtió en el reno más querido y más admirado por todos. ¡Un verdadero héroe!


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Viaggio in Myanmar e Bangladesh. Papa Francesco incontrerà anche i Rohingya

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Al programma della visita si aggiungono altri tre appuntamenti. Inoltre saranno benedette le prime pietre di 16 nuove chiese

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apa Francesco incontrerà un piccolo gruppo di Rohingya, la minoranza musulmana in Myanmar alla quale non viene riconosciuto il diritto di cittadinanza e che viene sottoposta – secondo l’Onu - a una sorta di “pulizia etnica”. Francesco, che ha già più volte rivolto appelli in loro favore, ne incontrerà una rappresentanza a Dacca il 1° dicembre, durante il viaggio che dal 26 novembre al 2 dicembre lo porterà nell’ex Birmania e nel Bangladesh. Lo annunciato il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke, incontrando i giornalisti che parteciperanno al volo papale. Burke ha anche parlato di altri due appuntamenti che si aggiungono all’agenda del viaggio. L’incontro con il capo dell’esercito del Myanmar, generale Min Aung Hlaing (il 30 novembre a Yangon), e quello – sempre a Yangon - con i rappresentanti delle minoranze religiose. E’ stato il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo della capitale, a suggerire questi due ultimi appuntamenti, così come di non usare il termine Rohingya durante il viaggio. Le prime due richieste sono state accolte. Sulla terza, ha detto Burke, «aspettiamo e vediamo che cosa dirà il Papa». Sicuramente, ha aggiunto il portavoce vaticano, «il Santo Padre vuole portare ovunque un messaggio di riconciliazione, di pace e di perdono». La questione si intreccia anche con la situazione dei cattolici che nei due Paesi sono una sparuta minoranza. Poco più dell’uno per cento tra i 51 milioni di abitanti del

Myanmar (il 91 per cento dei quali buddisti), nazione per 60 anni oppressa da una dittatura militare, che ora ha lasciato il posto a un governo formalmente democratico (il presidente de facto è il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi), in cui però i militari continuano a contare parecchio, come si è visto anche nella recente escalation di violenza ai danni dei Rohingya. Ancora di meno – lo 0,24 per cento – tra i 160 milioni di bengalesi, al 98 per cento islamici. «Aiutare delle piccole Chiese e Paesi in transizione (verso la democrazia il Myanmar, verso lo sviluppo il Bangladesh, ndr) sono gli scopi principali dell’itinerario papale», ha spiegato ieri Burke. E infatti, Papa Francesco pronuncerà 11 discorsi e benedirà tra le altre cose a Yangon le prime pietre di 16 nuove chiese, del seminario e della nunziatura (i rapporti diplomatici sono stati allacciati solo nel maggio scorso). Inoltre concluderà sia la tappa birmana, sia quella bengalese con un incontro con i giovani. «Un segno di speranza», ha concluso il portavoce vaticano. Questo è il 21° viaggio internazionale di Papa Francesco. Mimmo Muolo


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La Carlota y Campo Claro: un pedacito de Italia en Caracas

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La Casona es el centro del eje que comunica las tres urbanizaciones

T

ransitar por la avenida principal de La Carlota es apreciar la arquitectura europea que inmigrantes de la postguerra trajeron a finales de 1940. Esta urbanización, al igual que sus vecinas Santa Cecilia y Campo Claro, conserva el estilo en sus quintas, edificios de pocos pisos, con un área comercial en la planta baja, amplias aceras y espacios de recreación donde sus residentes continúan realizando sus paseos vespertinos en familia. Algunos de los vecinos bautizaron la zona como “la capital de Italia en Venezuela”, por la cantidad de italianos que se instalaron en el lugar, según lo señaló Alberto Justiniani, director de la Casa del Pueblo Leoncio Martínez. Explicó que en Campo Claro había una hacienda dedicada al cultivo de flores, dividida en parcelas que fueron vendidas como parte del urbanismo en 1948. Las tres urbanizaciones colindan con la residencia presidencial La Casona. El domicilio del Jefe de Estado venezolano formaba parte de una hacienda de caña de azúcar en la colonia, llamada La Pastora. Fue adquirida por el presidente Raúl Leoni en 1964 y remodelada por el arquitecto Andrés Enrique Betancourt, convir-

tiéndola en una mansión que conserva las columnas y los amplios pasillos coloniales, decorados con obras de arte que conducen a espaciosos jardines. Vecinos de la zona recuerdan las actividades que se realizaban en los alrededores de esta residencia, como las patinatas en diciembre y cuando se izaba o bajaba la bandera acompañada de una banda marcial. “Mis sobrinos disfrutaban visitando los alrededores de La Casona,


Lugares de interés - Parte de las instalaciones del Parque Francisco de Miranda están ubicadas en la urbanización Santa Cecilia. - La sede del Museo del Transporte Guillermo José Shael se encuentra en Santa Cecilia. - Un bulevar de aproximadamente un kilómetro de largo que conecta la Av. Francisco de Miranda con la Plaza de La Carlota. - La Casona, residencia presidencial, data de la época colonial y fue restaurada durante el periodo de Raúl Leoni. - Hay dos instituciones educativas bilingües en Campo Claro: los colegios Francia y San Marcos. - La Casa del Pueblo Leoncio Martínez ofrece servicios de consultas médicas, exámenes de laboratorio, sala de resolución de conflictos vecinales, esterilización de mascotas y mercado a cielo abierto. - La Iglesia del Espíritu Santo en la urbanización Santa Cecilia ofrece misas diariamente. Claudia Hernández

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para ver cómo bajaban la bandera, mientras una banda musical los acompañaba”, indicó María Eugenia Fiorillo. Actualmente, la gobernación de Miranda ofrece en La Casa del Pueblo Leoncio Martínez consultas médicas, servicios de laboratorio y resolución de conflictos vecinales. En el bulevar de la avenida principal, el acento italiano se entremezcla con el portugués, el español y el venezolano, en conversaciones sobre política y economía que sostienen residentes y visitantes, mientras son espectadores de partidos de domino, ajedrez y cartas. Comentan el cierre de comercios, principalmente restaurantes, cafés y zapaterías. “Había una calle exclusivamente dedicada a la venta de calzado y solo quedan dos zapaterías”, señaló Gregorio Salas, residente del sector. La unión de los vecinos de las tres urbanizaciones al momento de ocuparse del tema de la seguridad es destacada por Jorge Contreras, del Consejo Comunal. “Logramos construir una sede policial que ha ayudado a bajar los índices delictivos. La inseguridad era galopante con secuestros, asesinatos y robo a mano armada”. Opinión de la que difiere Antonieta Vargas, quien considera que la falta de luminarias, inciden en el aumento de la inseguridad. “Las calles parecen una boca de lobo, situación que ocasiona el aumento de la delincuencia”. Además, solicitan a Hidrocapital que se solucione un bote de aguas blancas en la Avenida E, y que se instale un sistema de riego para mantener las áreas verdes.


L’olio di oliva, oro verde del Mediterraneo

U

di Yuko Okuma e Sara Sargenti

n viaggio nel tempo e nella geografia di una cul-

questo alimento come integrazione allo sviluppo delle

tura simbolo del Mediterraneo, l’olivo. Lo de-

civiltà insediate nelle regioni mediterranee.

scrivono, dopo minuziose ricerche storiche e sul

Le due autrici, come sottolinea Antonio Cimato

campo, due passionarie del cibo italiano di qualità, la

nell’introduzione, “si accostano al mondo dell’olio di

giapponese Yuko Okuma e Sara Sargenti nei due volumi

oliva prima con curiosità esplorando anche le pratiche

dal titolo “L’olio di oliva, oro verde del Mediterraneo’’

di medicina popolare, e poi con interesse quando con-

(Yuko Edizioni, 428 pagine a volume, 50 euro).

giungono alla buona ristorazione sopralluoghi ai fran-

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Un’opera esaustiva sulle origini di questa coltura mil-

toi storici per identificare le origini della tipicità”. Sono

lenaria che, attraverso le parole di Omero, Ippocrate, Ari-

inoltre illustrati strumenti e macchine per ogni fase di

stotele, Strabone, Plutarco, Gregorio Magno, Pier Vittori,

produzione dell’oro verde. Viene anche presentata la

è identitaria di culture radicatesi nell’impero Romano

metodologia di assaggio.

come in epoca moderna in Albania, Marocco, Tunisia,

Un percorso di conoscenza dunque intriso di storia,

Turchia, Libano, Israele, Palestina, Giordania, oltre che

anche delle religioni, con uno sguardo al futuro di una

in Italia, in gran parte delle regioni della penisola. Focus

green economy che tanta salubrità e gusto porta alla die-

dunque su un prodotto naturale condiviso da popoli di-

ta mediterranea e alla nostra tavola.

versi che hanno scelto ANSA


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La mamma scalza, accompagna la sua bimba alla prima comunione. Questa foto rappresenta il senso della vita. I sacrifici dei genitori di ogni epoca e di ogni luogo, per la loro famiglia senza mai farsi troppe domande, dovremmo recuperare questa GRANDE DIGNITA’. 16


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Fiori d’arancio sul Lago Maggiore, Barbara e Luigi finalmente sposi

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posarsi è il desiderio di ogni bambina che sogna l’abito, la cerimonia, la festa, tutto deve essere perfetto. A volte il sogno si avvera, a volte no. Anch’io da piccola sognavo questo momento magico e fantasticavo su come avrebbe potuto essere e sull’uomo che avrei sposato, il mio “principe azzurro”. Passano gli anni e proprio quando non ci speri più, arriva la proposta di matrimonio. Una sera, da soli, in un luogo romantico al chiaro di luna, Luigi mi chiede di sposarlo e mi dà l’anello di fidanzamento, un bellissimo solitario che ho messo e non ho più tolto! Dopo 5 anni d’amore, finalmente diventerò sua moglie! E adesso? Partono i preparativi: scelta della location e scelta del menù di nozze, prove dell’abito in diversi atelier e poi, partecipazioni, prenotazione del viaggio di nozze, trovare la chiesa dove svolgere la cerimonia e mille altre cose. Alla fine siamo riusciti a fare tutto con l’aiuto di una bravissima wedding planner, che ci ha consigliato nelle scelte per avere un matrimonio perfetto ed elegante, come volevamo noi. Il tempo vola e il fatidico giorno, che sembrava essere lontano, arriva e come nelle favole o nei sogni più belli, ecco “sbucare” dall’armadio l’abito da sposa che avevo diligentemente custodito. Lo guardo, lo accarezzo, è davvero meraviglioso, ma non c’è tempo da perdere perché ci sono tantissime cose da fare e il matrimonio è alle 11.30. Mi lavo, mi vesto, faccio colazione e poi di corsa dal parrucchiere per l’acconciatura. Lì, seduta su quella sedia discuto con la parrucchiera su cosa posso mettere nei capelli… ed ecco che arriva l’idea geniale: 4 rose bianche! Wow… con la sua arte comincia ad arricciarmi i capelli e a raccogliere la parte davanti, in modo da creare volume. Poi attacca delle ciocche posticce che come i riccioli di un angelo, mi scendono sulla schiena, andando a impreziosire la parte posteriore dell’abito in pizzo bianco.

Barbara Roviello Ghiringhelli

Ecco, sono pronta e adesso scappo in salone per il trucco. La mia estetista mi aspetta con tutto già pronto… Un’ora dopo sono truccata e mi dirigo verso casa, ma prima mi faccio una foto col cellulare per immortalare questi momenti mentre penso: chissà cosa starà facendo Luigi… A casa mi aspettano mia mamma e mia sorella, per aiutarmi con l’abito, le scarpe e tutto il resto. Sono le 10 e sento suonare il campanello: è il fotografo con il collega videomaker, che sono appena stati a casa di Luigi per le foto: Cominciano a fotografarmi in diverse pose e a fare il video e io mi sento una modella bellissima. Poco dopo arriva la

macchina che mi porterà in chiesa, una stupenda 127 bianca del 1973 guidata da un nostro amico che ci fa da autista. Accanto a lui Gianni,


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il compagno di mia sorella, che mi accompagnerà all’altare. La macchina è bellissima, addobbata con delle semplici decorazioni floreali sugli specchietti laterali e un mega fiocco in tulle davanti. Il resto, lo fa la macchina.

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Stando attenta salgo e mi siedo dietro, vicino a Gianni. Sono emozionatissima perché sto finalmente realizzando che sto per sposarmi con l’amore della mia vita. È come entrare in un’altra dimensione, non mi rendo conto di quello che succede intorno a me, sembra davvero di stare in un libro di favole… Durante il tragitto da casa verso la chiesa, parlo del più e del meno, per stemperare l’agitazione e l’emozione. Fuori dalla chiesa c’è tanta gente e Luigi si appresta a fare gli onori di casa, mentre aspetta il mio arrivo. L’emozione è alle stelle perché so che da quel momento tutti gli occhi saranno puntati su di me. Mentre attraverso la navata vedo le facce incuriosite e sorridenti degli invitati, fino a quella di Luigi, che invece è molto emozionato. Eccoci all’altare, davanti a Don Fabrizio e davanti a Dio, pronti a giurarci amore eterno.

Dopo le cerimonia, ci dirigiamo verso Arona per fare le foto, dove il lago, le nuvole e il sole ci aiutano a rendere questo giorno ancora più indimenticabile. Tra una ripresa e l’altra io e Luigi passeggiamo sul lungo lago mano nella mano e guardiamo l’orizzonte che sembra indicarci che la nostra nuova avventura è iniziata. Finite le foto e le riprese, via verso il ristorante, una meravigliosa location che affaccia sul lago maggiore dove amici e parenti ci stanno aspettando per festeggiare tutti insieme. La festa è stupenda, i tavoli sono apparecchiati alla perfezione, i centrotavola sono incantevoli e il dj è pronto a farci divertire. Dopo giochi e balli, arriva il momento del taglio della torta, con brindisi annesso per ringraziare tutti gli invitati di aver condiviso con noi il giorno più importante della nostra vita.


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Dagli chef frutta farcita di foie gras e cotechino light

Capodanno: piu’ italiani al ristorante, 6,2 milioni fuori casa

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er il cenone di Capodanno cresce la schiera degli italiani che prenotano un tavolo al ristorante, in agriturismo, e nei templi dell’enoturismo, le cantine. Sono il 12,3% della popolazione maggiorenne e toccano quota 6,2 milioni (100 mila in più rispetto al 2016), quelli che per la notte di San Silvestro ceneranno fuori casa, con una spesa complessiva di 500 milioni di euro, secondo una stima della Federazione italiana Pubblici Esercizi. Per il cenone, precisa la Fipe, si spenderanno in media 77 euro (91 euro se accompagnato al veglione). Tra gli operatori cresce l’ottimismo: l’86% (era l’80% un anno fa) crede nel tutto esaurito. I ristoranti aperti il 31 dicembre saranno il 67,4%. In crescita poi il fenomeno del food delivery con cenoni preparati dai ristoranti ma consumati in casa. Complessivamente sono 4,5 milioni gli italiani che tra-

scorreranno il Capodanno fuori casa, afferma Coldiretti. Alcuni si spingono oltre confine: il 31 il cenone lo farà all’estero il 2,8% dei nostri connazionali; una nicchia in crescita (nel 2016 era il 2,6%) sottolinea ancora Fipe. Il veglione di fine anno lo passano in cantina gli enoturisti che, evidenzia il Movimento Turismo del Vino Toscana, annoverano sempre più spesso giovani: la metà sono compresi in una fascia di età che va dai 25 ai 40 anni, un dato in aumento rispetto al 2016. Il brindisi di mezzanotte con spumante italiano accomuna tutti. Prosecco, Franciacorta, Trentodoc, AltaLanga, Asti e compagnia avranno l’esclusiva nel 64,4% dei ristoranti, precisa la Fipe. Tra le mura domestiche, secondo una stima Coldiretti, a Capodanno saranno circa 65 milioni i tappi di spumante che salteranno solo in Italia, in aumento dell’8% rispetto allo scorso anno. A tavola inoltre la novità dello Zampone Modena Igp e


all’Enoteca Achilli al Parlamento dove mare e terra si fondono nel Granchio con crema di porri, spinacino e midollo. Con buona pace degli animalisti, Capodanno segna un gran ritorno del foie gras. Fauchon, l’indirizzo-cult in Francia, segnala ordinativi in crescita di almeno il 15% del paté in crosta e l’abbinamento in voga quest’anno: cachi e foie gras. Di Alessandra Moneti

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Cotechino Modena Igp più light in quanto da quest’anno prodotti, annuncia il Consorzio di tutela modenese, senza glutammato aggiunto, senza derivati del latte e solo con aromi naturali. Turisti in crescita nelle città d’arte e nella Capitale dove molti chef propongono menu da sogno. “Per la notte di Capodanno - annuncia Franco Madama, chef stellato del Magnolia al Grand Hotel Via Veneto - il tema sarà quello dei colori tra paesaggi invernali e sapori di mare, tra passeggiate in campagna e i profumi delle Langhe. Tra i piatti amo ricordare la Neve di Latte, Uovo affumicato e Tartufo bianco d’Alba e Scampo in verde Plancton e Puntarelle che hanno sapori di grande impatto emotivo”. La passata di zucca, prugne farcite di foie gras d’anatra abbinato ad un calice di Porto 20 anni, è uno dei piatti di Massimo Viglietti, una stella Michelin


Già diverse decine le richieste di soccorso al numero 1515

Weekend d’autunno, da Forestale “dritte” per raccolta funghi

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Con l’arrivo dell’autunno si riapre la stagione dei funghi. Un must per gli amanti della buona tavola, ma che presuppone prudenza nella raccolta, e rispetto per l’ambiente boschivo e per la propria incolumità

Raccomandiamo particolare cautela. Gli ambienti naturali dove crescono i funghi possono nascondere dei pericoli”, sottolinea il colonnello Pierluigi Fedele, comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Parma ed esperto micologo, nel precisare che “negli ultimi anni sono più i decessi di cercatori che hanno avuto incidenti nei boschi di quelli avvelenati da funghi”. “Sono già diverse decine - segnala l’Arma - le richieste di soccorso pervenute al numero dei Carabinieri Forestale di Emergenza Ambientale 1515 da parte di cercatori di funghi che, a causa della scarsa conoscenza dei luoghi o delle condizioni climatiche avverse (nebbia e temporali), si perdono nei boschi e a volte si feriscono anche gravemente”. Bisogna poi ricordare che la raccolta e la commercializzazione dei funghi sono disciplinate da leggi nazionali, regionali o dai regolamenti locali che indicano le specie, le dimensioni e il quantitativo massimo di funghi che si possono raccogliere, oltre al calendario dei giorni in cui questa attività è consentita. Tali norme vietano la raccolta dei funghi in alcune aree protette e la raccolta nelle ore notturne su tutto il territorio, sia per la salvaguardia dei funghi stessi, sia per motivi di sicurezza. Ecco alcuni consigli dei Carabinieri Forestali Alcuni utili ai cercatori: documentarsi sull’itinerario e scegliere i percorsi adatti alle proprie capacità fisiche;

comunicare i propri spostamenti prima di intraprendere l’escursione; evitare di inoltrarsi da soli nel bosco, la presenza di un compagno è garanzia di un primo soccorso; consultare, prima della partenza, i bollettini meteorologici e osservare costantemente sul posto l’evoluzione delle condizioni atmosferiche. In caso di mal tempo non sostare in prossimità di alberi, pietre ed oggetti acuminati perché potrebbero attirare fulmini; scegliere l’abbigliamento e l’attrezzatura idonea: si consigliano calzature da trekking, indumenti resistenti e leggeri su più strati, cellulare, torcia e coltellino da funghi; astenersi sempre dalla raccolta di funghi dei quali non si è certi della commestibilità, in caso di dubbi sottoporre il raccolto agli Ispettorati Micologici delle Aziende Sanitarie Locali; il raccolto giornaliero non deve superare il limite previsto per legge; non utilizzare rastrelli o uncini che possano danneggiare il micelio; pulire immediatamente il fungo dai residui di rami, foglie e terriccio per garantire la sua integrità; I funghi raccolti, preferibilmente solo esemplari freschi e giovani, devono essere trasportati in contenitori rigidi ed areati. L’utilizzo di sacchetti di plastica non permette infatti la diffusione delle spore fungine nel bosco. La mancanza di areazione causa il deterioramento del prodotto; In caso di necessità contattare il 1515, numero di Emergenza Ambientale dell’Arma dei Carabinieri.


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Chiostro di San Be

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enedetto - Brindisi


Chiostro di San Benedetto (Brindisi)

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a chiesa di San Benedetto è un ediA destra si leva il massiccio campaficio sacro romanico che si trova nile romanico (XI secolo) a trifore e ad a Brindisi. Aperta al culto, è stata arcatelle. sede della Parrocchia di Sant’Anna e di Nel fianco, corso da arcate cieche San Benedetto. Ad oggi è rettoria della su pilastri, è un interessante portale parrocchia Cattedrale. incorniciato da una fascia intagliata a Esistente forse già prima dell’XI seintrecci viminei, con architrave a figure colo, il monastero delle Benedettine di appiattite (Scene di combattimento tra uomini e draghi) (XI secolo) sormontaSanta Maria Veterana fu largamente to da una nicchietta. beneficato nell›XI secolo da Goffredo, L’interno, nuovamente restauraconte di Conversano e signore di Brindisi, e dalla moglie Sichelgaita. to di recente, si presenta nella rideNel corso del XVIII secolo fu abbanfinizione del XI-XII secolo, secondo lo donato il vecchio monastero, che si schema delle chiese a cupole in asse sviluppava su tre lati del chiostro mediffuso in Puglia: la navata centrale è coperta da quattro volte a crociera, dievale, per la costruzione del nuovo, ad occidente dell›antico complesso. con larghi costoloni, le laterali sono a La nuova struttura occludeva così la quarto di botte. Le colonne di marmo facciata da cui fu smontato il portahanno ricchi capitelli romanici (XI sele e ricostruito sulla fiancata destra. colo): quattro sono di tipo corinzio Il campanile romanico della chiesa La presenza delle Benedettine ebbe ed uno, quello posto sulla prima codi San Benedetto termine nel 1866 allorché, in conselonna di sinistra, rappresenta buoi, guenza di provvedimento soppressivo, abbandonarono il mo- leoni ed arieti a teste unite. Vi si trova una Adorazione dei nastero, attuale sede della Polstrada. La chiesa, con il chiostro pastori di Jacopo De Vanis (1570). più antico, venne invece consegnata all’arcivescovo di Brindisi Nel locale adiacente (ex sagrestia), adibito a sezione per divenire sede della parrocchia vicariale già in Sant’Anna. del Museo Diocesano, sono esposti: una statua settecentesca Nel corso del XX secolo ha subito rimaneggiamenti e inver- di San Benedetto in cartapesta: una statua, pure in cartapesta, sioni di direzione, fino a un restauro (anni cinquanta) che ha di Sant’Anna con Maria bambina; una tela con l’Assunzione eliminato e disperso gli altari barocchi. della Vergine, forse del XVII secolo; una Madonna col Bambino (Madonna della Neve), pregevole scultura in pietra policroma recentemente attribuita all’ambito di Stefano da Putignano (inizi del XVI secolo). Da questo ambiente si accede al grazioso chiostro quadrato dell’ex monastero, cinto da portico a quadrifore con colonnine poligonali e capitelli a stampella, alcuni dei quali figurati (XI secolo), altri di restauro. Nella parete che lo chiude a levante sono i resti del palazzo abbaziale di Santa Maria Veterana. Scavi nei bracci del chiostro hanno evidenziato edifici di età romana. Da Wikipedia

Ambulacro del chiostro


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Ristorante il ‘Cavallino Bianco’, cucina romana di tradizione

30 Una carbonara © ANSA/Ansa

E

’ arrivato il tempo dei funghi e dei carciofi. Per i pri-

do appunto funghi e carciofi, ma anche carne chiani-

mi un classico è mangiarli con le fettuccine, i car-

na cotta sulla bella griglia a legna e pesce di paranza.

ciofi invece, almeno a Roma, si friggono. Entram-

L’ambiente è piacevole e accogliente, un pò di stile retrò

be le ricette sono un must del ‘Cavallino bianco’ il locale

con marmo alle pareti e utensili d’epoca in bella vista, di-

dell’Esquilino che, assediato da ristorante e negozi cinesi,

stribuiti nelle varie sale, tra cui quella in cui un pianoforte a

difende la cucina romana di tradizione.

coda bianco promette musica dal vivo, rigorosamente soft.

E per questa particolarità un anno fa anche il premio

Il ristorante ha anche un grande forno a legna da cui

Nobel, Dario Fo, volle mangiare al ‘Cavallino’ prenotando

vengono sfornate ottime pizze. I camerieri, professionali e

un tavolo da Milano.

gentili, aiutano il cliente nella scelta migliore. E tra i piatti

La famiglia D’Alesio, da oltre cinquanta anni cura le materie prime che vengono utilizzate dallo chef. Il menu varia secondo ciò che Augusto D’Alesio, il proprietario, trova sui banchi del mercato. E dunque le primizie di stagione, in questo perio-

consigliati e assolutamente da provare c’è sicuramente il fritto di moscardini: piccoli, teneri e appena infarinati, passati nell’olio si gustano caldi con una spruzzata di limone. Da provare, infine, i dolci. Tutti ‘fatti in casa’, genuini e sempre freschissimi.


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Girolamo Romani, detto il Romanino

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irolamo Romani, detto il Romanino è stato un pittore italiano. Figlio di Luchino, esponente di una famiglia Ritratto di Girolamo Romanino che dall’inizio del XV se(1550-1560 circa) colo si insediò a Brescia, ma originaria di Romano di Lombardia, la sua formazione avvenne tra Brescia e Venezia, con influenze di Giorgione e di Dürer, come dimostra la Madonna col Bambino, conservata presso il Museo del Louvreed eseguita verso la metà del primo decennio. Negli anni successivi, l’artista si indirizzò verso i modi illusionistico prospettici milanesi di Bramantino e Bernardo Zenale, databili al 1509, sono gli affreschi con Episodi della vita di Nicolò Orsini, ora conservati a Budapest; dello stesso periodo è anche la Paletta di san Rocco nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Brescia. Datato al 1510 è il Compianto sul Cristo morto, già in San Lorenzo a Brescia e ora nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove sui modi della tradizione del «realismo» lombardo si innestano riferimenti cremonesi e ferraresi. Di questo periodo, dove la prospettiva illusionistica di ascendenza milanese ha la preponderanza, sono: l’affresco con la Madonna, santi e committentiper la romanica chiesa di San Pietro a Tavernola Bergamasca, la Pietà in San Francesco a Brescia, e due coppie di santi, divise tra la raccolta Cunietti di Milano e il Museo di Kassel, un tempo parte di un polittico commissionato nel 1511. Successivamente si trasferì a Padova, dove nell’aprile del 1513, l’artista fu incaricato dai Padri Benedettini del Monastero di Santa Giustina di realizzare la pala dell›altare maggiore. L›opera mostra un esplicito riferimento a Tiziano, di cui poté studiare i tre affreschi della Scuola del Santo; nella pala riaffiorano anche, nell’architettura bramantesca della volte a botte che sovrasta le figure, ricordi della formazione lombarda. La pala ornò l›altare maggiore fino al 1866, anche dopo che nel 1810 fu soppresso il monastero in seguito ai Decreti Napoleonici; fu quindi trasferita alla Pinacoteca Civica, insieme a numerose altre opere provenienti dal monastero, dove si può ammirare ancora oggi, dopo un recente

Brescia, 1484 circa-1566 circa

restauro. Gli stessi padri benedettini gli commissionano un “cenaculo”, per il refettorio del convento, probabilmente precedente cronologicamente alla pala, mentre erano già state realizzate dal Romanino due ante d’organo, oggi perdute. Rientrato a Brescia sul finire del 1516, essendo stata la sua città natale occupata dalle Lo scaccia-importuni, affresco, Trento, truppe della Lega di CamPalazzo del Buonconsiglio. brai fino al maggio di quell›anno, il Romanino ripropose i motivi padovani nella Madonna col Bambino e santi, realizzata per l’altare maggiore della chiesa bresciana di San Francesco; del 1516 circa è la Salomè, ora al Bode-Museum di Berlino, archetipo per una serie di dipinti di analogo soggetto eseguiti nel bresciano. Nel 1517 si recò a Cremona per collaudare gli affreschi di Altobello Melone nella navata sinistra del Duomo; sempre di questo periodo sono la Madonna col Bambino fra i santi Ludovico di Tolosa e Rocco, già a Berlino e ora distrutta e la Madonna col Particolare delle Storie di sant’Obizio, Bambino e i santi Bo- affresco, Brescia, chiesa di San Salvatore.


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affreschi che dovevano aderire ai temi iconografici cari alla cultura umanistica delle corti - il suo temperamento di pittore ironico e beffardo, con una marcata vena anticlassica e con evidenti accenti derivanti dai modi pittorici transalpini che dovevano risultare graditi ad un uomo di cultura Particolare della Discesa al Limbo, Pisogne (BS), Miracolo della fornace (particolare), internazionale come BerChiesa di Santa Maria della Neve Breno, chiesa di Sant’Antonio nardo Clesio. naventura e Sebastiano del Duomo di Salò. Tra la tarda estate e In questo stesso periodo iniziò a lavorare in alcune chiese l’autunno del 1519 sappiamo che affrescò quattro riquadri, nel- del Lago d’Iseo e della Val Camonica: Santa Maria della Neve a Pila navata centrale, con Storie della Passione di Cristonel Duomo sogne (Storie di Cristo), Sant’Antonio a Breno, Santa Maria Andi Cremona, lavoro che doveva continuare con altre scene; ma nunciata a Bienno, lasciando tavole ed affreschi espressi in un i nuovi massari, eletti nel 1520, gli tolsero l’incarico affidandolo linguaggio antiaulico, connotato da un forte senso della realtà al Pordenone, probabilmente giudicando ormai fuori moda la tec- quotidiana nei gesti, nelle espressioni e nei costumi. Siamo in nica nordica del Romanino rispetto alle novità romane introdotte presenza dei momenti forse più alti della poetica del Romanino. dal pittore friulano. In Santa Maria della Neve a Pisogne, definita da Giovanni TestoNel 1521, iniziò, insieme al Moretto, la decorazione della ri la «Cappella Sistina dei poveri», la scena della Crocifissione e cappella del Sacramento in San Giovanni Evangelista a Brescia, le Storie di Cristo, impaginate in maniera originalissima, parlano che, lasciata incompiuta, venne poi completata dai due pittori un linguaggio popolano, ricco di emozioni, che chiama i fedeli nella prima metà degli anni quaranta. I dipinti di questa prima ad una partecipazione corale. “Tutto è qui – osserva Alessandro fase, corrispondenti al registro superiore, mostrano forte l›infl- Nova – rimesso in discussione: la costruzione dello spazio sembra usso del Pordenone, e del Tiziano del Polittico Averoldi, realizzato quasi ignorare le regole della prospettiva rinascimentale, volti e nel 1522 per la chiesa bresciana di San Nazaro e Celso. corpi sono deformati sino al grottesco e le pose dei personagDel 1524 circa è il Polittico di Sant’Alessandro, già nella chiesa gi sembrano a volte derivare dall’esperienza di un Sacro Monte, di Sant’Alessandro a Brescia e ora alla National come se l’artista fosse alla ricerca di una spiGallery. Tra il 1524-25 dipinse le ante d›orgaritualità più diretta, partecipe e libera dai riti no per il Duomo di Asola e, l›anno successivo, della Chiesa istituzionalizzata”. ne completò con tavole e affreschi la cantoria. Tra il 1539-40 realizzò le ante d›organo per Al 1526-27 risale il ciclo delle Storie di sant’Oil Duomo vecchio di Brescia e nel 1540 quelbizioper la cappella omonima nella chiesa di le per San Giorgio in Braida a Verona. Tra il San Salvatore, mentre al 1529 sono datati sia 1545 e il 1548 si colloca invece l’esecuzione la pala di Brera con la Presentazione di Gesù della Pala di San Domenico. al Tempio, sia il Sant’Antonio da Padova con un Negli ultimi anni, iniziò la collaborazione donatore del Duomo di Salò. con il giovane Lattanzio Gambara - che presto, Tra il 1531-32 lavorò a Trento insieme sposandone la figlia, divenne suo genero - nei a Dosso Dossi, a Battista Dossi e al Fogolino alla cicli profani dei Palazzi Lechi e Averoldi a Bredecorazione della nuova residenza nota come scia. L›ultima opera nota, commissionata nel il «Magno Palazzo», nel Castello del Buoncondicembre del 1557 ed in parte eseguita in colsiglio, su commissione del cardinale Bernarlaborazione con il Gambara è la Vocazione dei do Cles, principe vescovo di Trento. Lontano santi Pietro e Andrea nella chiesa di San Pietro da Brescia, in un ambiente meno invaghito a Modena. dei modi artistici di Tiziano, Romanino si Pala di Santa Giustina Da Wikipedia sentì libero di esprimere – pur in un ciclo di Padova, Musei civici agli Eremitani


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4 novembre: festa delle Forze Armate e Unità d’Italia. Mattarella, memoria è ricchezza morale

Omaggio al Milite Ignoto. Celebrazioni in tutta Italia

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In questo giorno, in cui ricordiamo la conseguita completa Unità d’Italia e rendiamo onore alle Forze Armate, rivolgo il mio pensiero commosso a tutti coloro che si sono sacrificati sull’Altare della Patria e della nostra libertà, per l’edificazione di uno Stato democratico ed unito. Coltivare la loro memoria significa comprendere l’inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso”. Sergio Mattarella celebra il 4 Novembre con un messaggio per la ricorrenza del Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha deposto una corona d›alloro all›Altare della Patria. Il Presidente era accompagnato dal premier Paolo Gentiloni e dal ministro della Difesa Roberta Pinotti. Presenti le più alte cariche dello Stato e il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. Tremila militari, di tutte le forze armate e della Guardia di Finanza, hanno assistito alla cerimonia. Schierati anche reparti a cavallo e una rappresentanza di allievi delle varie accademie e scuole militari in cima alla scalinata dell›Altare della Patria. Al termine, è stato suonato l›Inno d›Italia e sono volati sulla piazza e su il centro di Roma le Frecce Tricoloriche hanno colorato i cieli di verde, bianco e rosso. “Siamo negli anni in cui la commemorazione di quel doloroso periodo della nostra storia nazionale offre la possibilità per una riflessione più profonda sul valore della pace, anelito insopprimibile di ogni società civile, dovere ma anche diritto di ogni uomo, delle nuove generazioni, dei deboli e indifesi, di coloro che scappano dalle guerre, dei tanti rifiutati e oppressi. Ed è in momenti come questo che dobbiamo rinnovare con forza il ricordo delle migliaia di Caduti sulle pietraie del Carso, sull’Isonzo, sul Grappa, sul Piave e in tanti altri luoghi entrati a far parte della nostra

memoria collettiva”, ha affermato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Per l’occasione, tutti i palazzi del ministero della Difesa, delle Forze Armate e dei Comandi Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, sono coperti dal Tricolore. Aperti al pubblico i Palazzi dello Stato Maggiore della Difesa, dell’Esercito, della Marina e la Scuola Allievi Carabinieri Roma, nonché alcune caserme della Guardia di Finanza. Celebrazioni si svolgeranno ovunque. Dalla deposizione di una corona al Sacrario di Redipuglia ed al Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari da parte dei presidenti di Senato e Camera, all’esibizione di Bande e Fanfare di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza. In 28 città si terranno cerimonie militari e iniziative quali ‘Caserme Aperte’ e ‘Caserme in Piazza’ con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. Coinvolte anche le scuola con la consegna di una bandiera ad un istituto scolastico in ognuna delle città, da parte di rappresentativa militare. Il ministro Pinotti saluterà in videoconferenza dal Comando Operativo Interforze i militari impegnati nelle missioni internazionali. “Le nostre forze armate- ha spiegato- sono tra le eccellenze del paese, apprezzate in tutto il mondo. C’è una specificità italiana, legata alla tradizione del Paese: i nostri militari hanno profondo rispetto per le popolazioni e la cultura delle nazioni in cui vanno ad operare”. Agli eventi che caratterizzano il 4 novembre a Roma se ne aggiungono tanti altri in tutto il Paese. Da parte sua, Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del consiglio nazionale dell’Anci, ha rilevato che “forse mai come in questo 2017 le Forze armate sono, e appaiono a tutti gli italiani, presidio fondamentale della pace nel mondo e della sicurezza delle nostre città e comunità”.


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Giro d’Italia 2018

La presentazione e il percorso

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Ci sarà anche Chris Froome. Si parte da Gerusalemme, si arriva a Roma, ai Fori Imperiali. Il Giro d’Italia tributerà un omaggio alle 29 vittime dell’hotel Rigopiano, ricorderà Michele Scarponi e celebrerà il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale

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velato il Giro d’Italia 2018. Dopo le tre tappe in Israele, la corsa rosa ripartirà dalla Sicilia. Tre le frazioni isolane, con sede di partenza a Catania, Agrigento e Caltanisetta. Il primo arrivo in salita proprio al termine della sesta tappa, sull›Etna. «Correre in casa e› davvero una cosa molto bella, il pubblico non fa che incitarti e correrti a fianco, cosa spesso pericolosa. E› il calore della gente, difficile anche da spiegare», ha detto Vincenzo Nibali. «Le tappe sono in zone della Sicilia che conosco un po› di meno, la scalata verso l›Etna e l›osservatorio non so quale sia», ha poi aggiunto il campione della Bahrain-Merida. «Sono molto felice di partire subito con una cronometro, ci sarà subito l›opportunità di indossare la maglia rosa», ha invece detto l›olandese del Team Sunweb Tom Domoulin, vincitore del Giro2017. Ci sara’ il re Ci sarà anche Chris Froome. Con un videomessaggio trasmesso durante la presentazione è stato lo stesso corridore inglese quattro volte vincitore del Tour de France, a comunicare l’ufficialità. Il Giro d’Italia è l’ultima grande corsa a tappe che manca nel palmares del fuoriclasse nato in Kenia, ma naturalizzato britannico. L’arrivo ai Fori Imperiali Il Giro d’Italia 2018 partirà dunque da Gerusalemme venerdì 4 maggio per concludersi dopo 3.546,2 km do-

menica 27 maggio a Roma: ai Fori Imperiali sotto il Colosseo sarà incoronata la 101esima Maglia Rosa. La corsa affronterà asperità importanti come Etna, Gran Sasso, Zoncolan, Colle delle Finestre, Sestriere e la scalata per Cervinia: 21 tappe, 44.000 metri di dislivello complessivi, 2 tappe crono (44.2 km totali), 7 tappe per velocisti, 6 di alta montagna, 8 arrivi in salita. Omaggi e simboli Dopo il giorno di riposo il Giro tributerà un omaggio alle 29 vittime dell’hotel Rigopiano, travolto da una slavina il 18 gennaio 2016, ricorderà Michele Scarponi, ucciso da una automobile mentre si allenava a pochi chilometri da casa, transitando sul Muro di Filottrano, e celebrerà il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale: prima Nervesa della Battaglia, sede del Sacrario Militare del Montello che custodisce le spoglie di oltre 9mila soldati italiani, poi Rovereto (arrivo della cronometro di 34.5 km con partenza da Trento) città in cui è posta la Campana dei Caduti. Ma a decidere la corsa saranno le montagne: torna il mostruoso Zoncolan, ecco Prato Nevoso e poi le due tappe più dure. La diciannovesima vedrà scollinare su Colle di Lys, sul Colle delle Finestre (Cima Coppi), Sestriere e l’arrivo a Bardonecchia (Jaffreu); la ventesima (4.500 metri di dislivello) affronterà l’inedito Col Tsecore, St. Pantaléon e traguardo a Cervinia. La passerella finale a Roma, con un circuito di 11.8 km da ripetere 10 volte nel cuore della città.


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Suggerimenti per apparecchiare la tavola durante le feste natalizie

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Come apparecchiare la tavola a Natale

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e decorazioni di Natale sono degli elementi indispensabili per rendere la nostra casa allegra e natalizia. A parte gli addobbi dell’albero di natale e le ghirlande per le porte di casa, ci sono anche quelli per la tavola da pranzo. Con pochi e semplici gesti si può trasformare una tavola quotidiana in un vero e proprio addobbo di Natale. Quelli che vi proponiamo sono dei consigli per apparecchiare la vostra tavola durante le prossime feste di Natale.

da richiamare i colori predominanti della tavola. Se ci sono i sottopiatti d’argento consigliamo di non utilizzare i segnaposto in modo da preservare la sobrietà di questa tavola. TAVOLA DI NATALE COLORATA

Occorrente: s 1 Tovaglia rossa s Stoviglie di classica porcellana bianca s Posate e sottopiatti d’argento (o altro colore a contrasto) s 1 Centrotavola con colori rosso, bianco e verde

Occorrente: s 1 Tovaglia Bianca s Stoviglie di porcellana bianca s Sottopiatti colorati (per il natale va benissimo il rosso) s Posate in acciaio s Fiocchi rossi s Pigne piccole dorate s Bigliettini da visita bianchi s Centrotavola in rosso

Realizzazione: s Se non si dispone di queste cose, si può benissimo prendere solo l’idea e riadattarla con le cose che si posseggono di già. s La tovaglia deve essere rossa (va bene anche se ha qualche decorazione dorata o verde); s I sottopiatti d’argento fanno un bel contrasto con porcellana bianca e la tovaglia rossa; I bicchieri dovrebbero essere di cristallo. I colori che predominano sono il rosso ed eventualmente l’oro (simbolo del Natale), il verde (simbolo della natura) ed il bianco (che ricorda la neve). s Il centrotavola dovrebbe essere confezionato in modo

Realizzazione: s Questi sono consigli veramente semplici per apparecchiare la tavola a Natale. Con questi semplici suggerimenti potrete apparecchiare la tavola con oggetti che già avrete in casa ed acquistandone pochi altri a prezzi veramente bassi. s La prima cosa da fare è realizzare un centrotavola nei toni del rosso: potete farlo fare dal vostro fioraio di fiducia oppure farlo voi stessi acquistando dei fiori finti, delle pietre colorate ed una bella candela. Dovrete montare i fiori in cerchio, spargere le pietre colorate intorno e posizionare al centro la candela che avrete scelto. La candela sarebbe meglio

TAVOLA IN ROSSO


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comprarla di colore oro: in questo modo farà un bellissimo contrasto natalizio con il rosso dei fiori. Mettete i sottopiatti rossi con sopra i piatti bianchi di porcellana, le posate di acciaio ed i bicchieri di cristallo ed apparecchiate secondo le vostre consuetudini. Legate i tovaglioli con i nastri rossi e, se volete, aggiungete al centro del fiocco delle decorazioni dorate. Come segnaposto posizionate un semplice bigliettino da visita bianco in alto a sinistra rispetto al piatto con scritto il nome dell’ospite. Sopra il bigliettino appoggerete un paio di pigne piccole dorate legate da un nastrino rosso di raso. Il gioco è fatto! La tavola è apparecchiata in poco tempo e la casa riceverà un tocco di calore grazie al rosso che avrete usato come colore di contrasto. Un consiglio: tenete la candela spenta, ha solo funzione ornamentale. TAVOLA DELICATA

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Occorrente: 1 Tovaglia Bianca Stoviglie di porcellana bianca con qualche decoro delicato s Posate in acciaio Realizzazione: Questo tipo di tavola si basa sui colori bianco e verde. La tovaglia e le stoviglie devono essere bianche ed i bicchieri in cristallo.Il centrotavola deve essere basato sui colori bianco e verde. Volendo si possono utilizzare dei fiori di seta e aggiungere qualche decoro dorato: in questo modo questo centrotavola potrà essere riutilizzato anche in altre occasioni. Per quanto riguarda i tovaglioli è sufficienti legarli con dei fiocchi in tinta con il centrotavola. TAVOLA DORATA Occorrente: 1 Tovaglia in tinta unita (possibilmente bianca) 1 Rete dorata da addobbi

Delle paillettes dorate Realizzazione: Questa tavola è perfetta per la notte di San Silvestro, nel caso siate in compagnia del vostro amato o solo nel caso in cui vogliate stupire i vostri invitati.Le stoviglie sono bianche (benissimo se decorate con colori delicati). Le posate sono d’argento ed i tovaglioli sono legati con un nastro fatto della stessa rete che userete per la tavola. Per i bicchieri potete optare per i classici in cristallo o se ne possedete colorati potete fare un simpatico abbinamento. Un centrotavola con colori delicati si abbinerebbe alla perfezione se i patti sono decorati delicatamente altrimenti ne basta uno con colori tipicamente natalizi (oro, rosso). Potete infine spargere qualche paillette dorata sulla tavola. TAVOLA RAFFINATA Occorrente: 1 Tovaglia bianca Stoviglie in porcellana bianca Sottopiatti in cartone dorato Realizzazione: La tavola così apparecchiata risulterà semplice ma d’effetto ed è realizzabile con una spesa contenuta. Tovaglia bianca, piatti in porcellana bianca, bicchieri di cristallo e posate in acciaio: componenti semplici e facili da utilizzare. I sottopiatti di cartone dorato possono essere riutilizzati in altre occasioni al di fuori del Natale. Per creare un effetto particolare e raffinato, si possono mettere sopra i tovaglioli delle rose di seta bianche incollate ad un fiocco di colore verde: un contrasto veramente raffinato. Tali rose possono diventare anche un bel segnaposto inserendo un bigliettino con il nome dell’ospite. Le posate vengono appoggiate sopra il piatto legate da un nastro verde e oro. Come centro tavola va benissimo una composizione con rose bianche (le stesse di quelle poste sopra i tovaglioli), pino artificiale, nastri dorati con al centro una candela dorata.


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Spiedini di Gamberoni Ingredienti 1 kg di gamberoni

1 cucchiaio di prezzemolo tritato 1 peperoncino 1 pezzetto di zenzero fresco

Preparazione Eliminare le teste dei gamberoni, sgusciarli e togliere il budellino. (Con gli scarti consiglio di farci una bisque per una prossima preparazione). Porre i gamberoni puliti in una terrina, aggiungere il prezzemolo, l’aglio e lo zenzero grattugiati, il peperoncino tritato, un pizzico di

2 spicchi d’aglio

sale, 2 cucchiai d’olio evo, la scorza, il succo di limone

1 limone bio (scorza e succo)

e mescolare bene il tutto. Coprire con pellicola e lasciar

q.b. sale q.b. olio extravergine d’oliva

marinare per almeno 1 ora. Mettere qualche minuto a bagno gli spiedini di legno. Sistemare 4 gamberoni in

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ogni spiedino ed infornare in preriscaldato ventilato a 200° per 5-6 minuti.


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Impepata di cozze Ingredienti per 2 persone

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1 kg di cozze pulite 1 spicchio d’aglio ½ peperoncino ½ bicchiere di vino bianco secco Pepe macinato fresco 1 mazzetto di prezzemolo fresco tritato

Preparazione Pulite le cozze, eliminate il filamento interno e pulite la superficie delle cozze per rimuovere eventuali impurità. Mettete una padella sul fuoco, aggiungete uno spicchio d’aglio, il peperoncino e le cozze, coprite e face cuocere per un paio di minuti a fiamma alta. A metà cottura sfumate con il vino bianco e completate la cottura a pentola coperta. Ci vorranno circa 5 minuti per cuocere le cozze, potrete spegnere la fiamma quando si saranno aperte tutte. Fuori dal fuoco aggiungete il pepe e il prezzemolo che avrete tritato in precedenza. Il prezzemolo deve essere aggiunto fuori dal fuoco solo per aggiungere profumo ma non tollera la cottura a alte temperature. La vostra impepata di cozze è pronta!


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Girelle di sfoglia con grana e rucula Ingredienti

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250 g di pasta sfoglia (rettangolare) 120 g circa di foglie di rucola 150 g di grana in scaglie q.b. olio evo q.b. sale q.b. pepe

Preparazione Condire la rucola con un filo d’olio, sale e pepe. Aprire la sfoglia, cospargere tutta la superficie di rucola e poi di grana quindi arrotolare (dalla parte della lunghezza) fino ad ottenere un cilindro bello stretto. Riporre in frigo per una buona mezz’ora. Trascorso il tempo affettare la sfoglia (1 cm circa di spessore) e disporre i pezzi sulla placca foderata di carta forno. Infornare in preriscaldato ventilato a 180° per 15-20 minuti.


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