Reader’s Bench
Tutto il mondo dei libri su una panchina
Speciale Estate Articoli Recensioni Rubriche
Estate, tempo di ginnastica...Mentale Corpus Christi en Toledo
La spirale Faulener
Reader’s Bench è una rivista senza scopo di lucro, pertanto non rappresenta una testata giornalistica in quanto i contenuti vengono aggiornati senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n°62 del 07/03/2001.
Redazione Clara Raimondi Davide Restelli Diego Rosato Eleonora Di Fabio Claudio Turetta Mattia Roland Galliani Ariberto Terragni Floriana Villano Tomas Lopez Munoz Nicoletta Tul Claudia Peduzzi
Partecipazioni Le tavole realizzate da Mattia Galliani e il racconto di Diego Rosato sono proprietà degli stessi.
Editoriale
Puntuale come un orologio svizzero torna Reader’s Bench con dentro tutto il mondo dei libri. Qualche giorno fa abbiamo pubblicato il nostro Speciale Fumetto e oggi siamo qui a proporvi il nostro trimestrale. Tantissimi articoli per fare quello che che ci siamo sempre ripromessi di fare: parlare di libri tra lettori. E di libri vedrete che si parlerà in questo speciale che esce proprio allo scoppio della stagione estiva e che contiene tanti suggerimenti per leggere sotto l’ombrellone, ma anche in tram e comodamente al letto. Un racconto, un dossier, recensioni, articoli e per la prima volta anche uno in lingua spagnola e poi tantissimi suggerimenti per la lettura. Per la prima volta ci saranno anche intere rubriche dedicate a cinema, alla cucina, ai fumetti e vi prometto che a riguardo ne troverete diversi riferimenti disseminati all’interno della rivista. Non vi resta altro che accomodarvi, scaricare la nostra rivista e prendersi del tempo per sfogliarla con calma. Buona lettura, Readers! Clara Raimondi
I
ndice Reader’s Music
Dov’è il detective? Floriana Villano
6 9 15
Cartoline dal giappone Nicoletta Tul
Airbnb Claudia Peduzzi
Clara Raimondi
La suocera dei vostri sogni Eleonora Di Fabio
E ora?
58
Ariberto Terragni
Reader’s Movie Clara Raimondi
L’influenza Diego Rosato
18 28 34 40
Corpus Christi en Toledo Tomas Lopez Munoz
In libreria con i piccoli Readers Clara Raimondi
Little Dreamers Clara Raimondi
43 44 46 49
La spirale Faulkner Ariberto Terragni
Estate diventa Summer Davide Restelli
60 63 79 82 84 88
Dossier: Oltre la scienza Diego Rosato
Reader’s Photo Claudio Turetta
54
Uochi Toki Mattia Galliani
I libri prendono vita con Wonderbook di Sony Davide Restelli
Reader’s Kitchen Clara Raimondi
Il principe delle spine Davide Restelli
Estate tempo di ginnastica Mentale Elenora di Fabio
Consigli per la lettura Ariberto Terragni
91 92 96 101 104 107
Diventare genitori Floriana Villano
La fumetteria Clara Raimondi
Treno di notte per Lisbona Claudia Peduzzi
Concorso
Reader’s Bench
Dov’è il detective? Floriana Villano La figlia sbagliata, è un giallo che rompe abbastanza gli schemi tradizionali, a cui il geniale Jeffrey Deaver ci ha abituati. I suoi thriller sono sempre ben costruiti, da un punto di vista poliziesco: è molto tecnico, condito da una buona dose di particolari inerenti la scena del delitto e le relative indagini, è tutto morbosamente scientifico e non viene lasciato nulla al caso. C’è da dire che questo libro non appartiene al celebre filone Lincoln Rhyme (la mia ossessione); il brillante detective tetraplegico, con la sua bellissima aiutante (nonché amante) non sono i protagonisti di questo racconto; a dire il vero non c’è neanche un vero e proprio detective a risolvere il caso: il
personaggio chiave, intorno al quale ruota tutta la storia è una giovane ragazza, con una discutibile situazione familiare alle spalle. Il suo incubo comincia dallo psicologo presso il quale è in terapia. La ragazza scompare in circostanze misteriose e tutto farebbe pensare ad una fuga volontaria, ogni passaggio porta in un’unica direzione; un allontanamento volontario ma, nonostante le tante incomprensioni con i genitori, questi ultimi si convincono, fin dal principio, che
tutto ciò che sta accadendo sia assurdo e non si lasciano distrarre dalla loro teoria: c’è qualcosa di strano dietro la scomparsa della figlia. In questo modo, incoraggiati dalle loro convinzioni e, nonostante siano da tempo divorziati , i due si ritrovano insieme, a combattere per lo stesso obiettivo, mettendo da parte astio e discussioni passate, a volte lasciate in sospeso e l’ombra di un segreto che ha scatenato una serie di eventi.
in tutto e per tutto. In questa occasione, invece, il finale di alcuni personaggi non viene chiarito e ciò
Nonostante la storia sia
“La figlia sbagliata” di Jeffery Deaver, Ed BUR, 360 pagg, 9,90 euro avvincente, come sempre, e ricca di colpi di scena, in alcuni passaggi mi ha lasciata un po’ perplessa; Deaver è abituato a concludere tutto, è difficile che lasci qualche passaggio aperto o in sospeso, ad ogni personaggio regala una conclusione, in questo modo la curiosità del lettore viene soddisfatta
lascia un amaro sapore a fine lettura. Per il resto, nulla da ridire: la storia ha dei ritmi ben scanditi, manca un po’ d’azione, ma la trama è ineccepibile; interessante anche la costruzione dei personaggi, abbastanza variegata quindi non si Reader’s Bench - Speciale Estate 7
corre nel rischio di annoiarsi. La scrittura è sempre densa di particolari, la sceneggiatura è molto ben curata ed è tutto dettagliatamente contestualizzato. Di certo, non è uno dei libri più brillanti di Deaver ma, io non me lo sono fatto scappare; anche quando non c’è il simpatico e bravissimo Rhyme, leggo sempre volentieri un thriller di questo autore, che
consiglio caldamente, perché le storie sono diverse, ad alta tensione, con una buona dose di suspense e dei personaggi davvero unici.
Cartoline dal Giappone
Un tè al Grand Hotel Nicoletta Tul Ci sono hotel famosissimi che fanno parte del nostro immaginario, grazie a libri e film che ne raccontano i fasti ed i lussi. Per gli amanti del tè un appuntamento da non perdere è il 5 o'clock al Peninsula Hotel di Hong Kong a Kowloon. Dopo il Raffles di Singapore (lo avete mai bevuto il Singapore Sling?) e lo Strand di Rangoon è uno degli h o t e l aisatici più famosi d e l mondo. Una suite non è alla portata di tutti ma un tea party nella grande sala da ballo del Peninsula non ve lo potete perdere, si comincia alle 15:00, presentatevi alla hall d e l Peninsula eleganti con pantaloni lunghi e camicia per gli uomini (non è necessaria la cravatta) ed abito da pomeriggio per le donne, aspettate di essere diretti al vostro tavolo e poi scegliete il tè, nero all'inglese o verde alla maniera cinese. Il menù propone piatti tipicamente asiatici come i tagliolini ai frutti di mare o piatti della tradizione continentale come la tartare di salmone o il roastbeef con verdure. Sul sito del Peninsula Hotel potete scaricarvi il menù del tea party e così decidere se progettare le vostre vacanze estive nella magica Hong Kong.
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Cartoline dal Giappone
Onigiri che passione! Nicoletta Tul Gli Onigiri sono i triangolini di riso ripieno che si mangiano in Giappone al mattino, a pranzo o come spuntino durante tutto l'arco della giornata, hanno forgiato nella nostra mente infantile il concetto di cibo giapponese (ve li ricordate i box del pranzo dei protagonisti dei cartoni animati?) e per quanto mi riguarda sono una vera e proprio istituzione culinaria. Si trovano ovunque: distributori automatici, supermercati, negozi di alimentari tipo 7/11 e al mercato e c'è solo l'imbarazzo della scelta, semplici al riso con miso e alghe, ripieni di tonno, salmone, fagioli di soja, tempura di gamberone.....
Sono semplici, sani, leggeri ed economici, perfetti per il turista affamato. Ecco come potete prepararli anche a casa vostra. Per 2 onigiri (procuratevi un piccolo box a forma di triangolo in modo da portarveli in giro): 300 gr di riso shinode Giapponese un cucchiaio di aceto di riso un cucchiaino di zucchero pizzico di sale ripieno a piacere (il mio preferito è: granchio, uova di salmone, cappesante) Cuocete il riso nel rice cooker ma se non lo possedete usate la tecnica da riso per sushi, sciacquate numerose volte il riso sotto l'acqua fredda corrente strofinandolo con le dita e ponetelo nella pentola con circa due bicchieri d'acqua (l'acqua deve superare il riso di circa un centimetro). Cuocete a fiamma bassa per dieci minuti con il coperchio o fino a quando il riso avrà assorbito tutta l'acqua.
Fate riposare con il coperchio per cinque minuti. Nel frattempo scaldate aceto di riso, sale e zucchero in modo da scioglierli e versate a filo sul riso, mescolate velocemente per far assorbire il liquido e far evaporare l'aceto. Bagnatevi le mani con acqua fredda e lavorate un pugno di riso a forma di triangolo, riempitelo con il ripieno preferito (crudo o cotto ma delle alghe wakame con un pò di miso andranno benissimo) e modellatelo schiacciando bene i vertici. Fate raffreddare in frigo e avvolgetelo nell'alga croccante. Vi consiglio di aggiungere l'alga solo all'ultimo momento perchÊ tende ad ammorbidirsi e bagnarsi assorbendo l'acqua del riso. Ora siete pronti ad andare al mare con il vostro onigiri freschissimo, alla faccia del tramezzino!
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Cartoline dal Giappone
Le panchine del cuore
Nicoletta Tul
Il Kyomizu dera è probabilemnte uno dei templi Giapponesi più belli e suggestivi, si arrampica sulla montagna, si nasconde fra gli alti alberi e crea sempre nuove suggestive visioni. Su questa panchina ho letto un piccolo manualetto che vi consiglio caldamente: GIAPPONE, GUIDA PRATICA A USI, COSTUMI E
TRADIZIONI, Morellini Editore, 159 p., che mi è stato regalato da una mia allieva del tè che voglio ringraziare. Mi stavo preparando per un importante incontro formale e quindi dovevo conoscere tutte le regole degli appuntamenti formali in Giappone: come vestirsi, come NON vestirsi, come comportarsi, il rito del
bigliettino da visita che deve essere offerto ed accettato con entrambe le mani e con un piccolo inchino in segno di rispetto per la persona che esso rappresenta, quando e come inchinarsi, ecc.... Dentro questo manuale troverete risposte ad ogni vostra domanda (o quasi) dagli haiku, al sumo alla yakuza. Il libro contiene anche una piccola cronologia della storia del Giappone giusto per avere un piccola visione d'insieme dei vari bafuku (shogunati) e dinastie. Infine informazioni politiche, sui regali, sul cibo e sulla comunicazione ed i gesti tab첫 da evitare ad ogni costo.
Reader’s Bench
Airbnb “La creatività può risolvere i problemi” è il motto della Rhode Island Design School di San Francisco. Nel 2007 in occasione di un importante conferenza sul design, sapendo che tutti gli alberghi in zona sono al completo, due studenti della scuola - Brian Chesky e Joe Gebbia -
decidono di mettere a disposizione il loro loft. L'esperienza riesce talmente bene che i due pensano di trasformarla in attività imprenditoriale e, trovato nel business planner Nathan Blecharczyk un terzo socio, nell'agosto 2008 partono con il
Claudia Peduzzi progetto Airbnb. Non è escluso che il film “The Holiday” (2006) con Cameron Diaz e Kate Winslet, basato sullo scambio di casa tra una ragazza americana e una inglese, possa essere stato fonte d'ispirazione, ma la novità dell'idea è la creazione di una c o m m u n i t y marketplace, che mette in contatto domanda e offerta catalogando una varietà di sistemazioni, che spaziano dalla singola camera fino al castello e addirittura ad un'intera isola. Oltre al supporto logistico il portale fornisce ad ambo le parti assistenza e garanzie. A chi offre ospitalità viene messo a disposizione gratuitamente un fotografo professionista per realizzare un servizio a supporto dell'inserzione, anch'essa free of Reader’s Bench - Speciale Estate 15
c h a rg e . A compenso delle prestazioni offerte è prevista una trattenuta del 3% solo sulle prenotazioni che vanno a buon fine. I pagamenti, rigorosamente on-line tramite bonifico o pay-pal, sono anticipati. La configurazione come community consente alle parti di approfondire la conoscenza prima dell'eventuale conferma. Soprattutto nel caso di affitto di parti della propria abitazione è importante che le persone siano reciprocamente consapevoli delle proprie caratteristiche. Il regolamento consiglia vivamente di inserire, al
termine del soggiorno, una recensione per aiutare i successivi viaggiatori ad orientarsi nella scelta dell'alloggio e ad optare di conseguenza per la soluzione più consona alle proprie esigenze. Il vantaggio per chi cerca una sistemazione, oltre al risparmio rispetto a soluzioni di tipo alberghiero, vi è la possibilità di scoprire il lato autentico e non turistico dei luoghi e delle culture che visitano e spesso anche l'opportunità di accedere a spazi unici, che altrimenti sarebbero inaccessibili. Il sogno del socio fondatore Brian Chesky , che per Reader’s Bench - Speciale Estate 16
“entrare” meglio nel progetto ha vissuto per sei mesi soggiornando a turno nelle case messe a disposizione, è di poter annoverare un giorno nel parco alloggi di Airbnb la casa di Bill Gates.
Ad oggi sono disponibili sistemazioni in 19.000 città di 192 paesi e le notti prenotate superano ormai i 5.000.000. Il portale è accessibile in diverse lingue, tra cui l'italiano, e la società è operativa anche nel nostro paese attraverso la filiale di Milano. Vista la crisi economica e la pesante tassazione che si sta abbattendo sulle proprietà immobiliari è una buona opportunità sia per chi non vuole
rinunciare alla vacanza, sia per chi volesse ricavare un extra mettendo a disposizione il proprio alloggio. Il fenomeno non è certo una novità nel nostro continente. Ancora nel dopoguerra e fino agli anni'60 la pratica degli affittacamere era abbastanza consueta anche se allora gli spostamenti erano legati alla ricerca di un lavoro e non al tempo libero. Prendere dei pensionanti era inoltre spesso l'unico modo per mantenersi per molte vedove di guerra. Del 1951 è il romanzo L'affittacamere di Simenon, un giallo ambientato nel quartiere Montmartre di Parigi, che fa da sfondo ad una delle indagini del commissario Maigret. Da leggere preferibilmente sul terrazzino di uno dei tanti alloggi che Airbnb mette a disposizione a Parigi...Buone Vacanze!
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Reader’s Photo
National Geographic. I grandi fotografi
Claudio Turetta
In questo nuovo millennio siamo dominati dai social network come Facebook e Twitter, ma anche da siti come Youtube, Youreporter, dove è possibile postare dei video più disparati. L’importanza di Twitter e Youtube si è rivelata solo negli ultimi tempi quando sono stati scelti come canali preferenziali per raccontare la primavera a r a b a . Attraverso i video e le immagini ci siamo pututi ritrovare, q u a s i fisicamente, laddove regimi e censure ci impedivano di essere. Ma non solo, ci hanno raccontato di posti sconosciuti, di usanze autoctone che resistono da secoli e molto altro, semplicemente restando seduti davanti al pc.
Spesso ci dimentichiamo che da molto più tempo esiste un’associazione no profit che da anni si occupa di raccontare quello che avviene nel mondo, ma anche quello che il nostro pianeta ha da raccontarci. Riti, tradizioni, lavori, situazioni, qualsiasi cosa ha a che fare con la natura, la geografia, l’archeologia e la scienza. S t i a m o parlando della National Geographic Society, che persegue il fine di diffondere il proprio credo, mediante la propria rivista, le mostre, i libri ed i dvd. Tra questi in libreria possiamo trovare “I grandi fotografi del National Geographic” dove i protagonisti sono gli artisti ma anche le magnifiche foto da loro realizzati. Reader’s Bench - Speciale Estate 18
“National Geografic I grandi fotografi” di Leah Bendavid, Al. edizioni White star, 336 pagg, 12,90 euro
Il libro è suddiviso in sezioni , ed ogni capitolo riporta un argomento (Ieri e oggi, Luoghi lontani, La natura, Sott’acqua, Le scienze, Negli Stati Uniti) ed è corredato sia da foto che da racconti ed anedotti legati agli autori che hanno fatto di quel tema il loro caposaldo. In particolare da segnalare il capitolo “Sott’acqua”, dove viene raccontata la genesi e la storia della fotografia subacquea. Interi capitoli sono dedicati ad un reportage effettuato da un grande fotografo, come ad esempio, uno dedicato a papa Giovanni Paolo II, nel quale viene raccontato l’idea del progetto, le difficoltà riscontrate nel realizzarlo e gli scatti migliori.
Tra racconti e aneddotti si delinea la figura del fotografo del National Geographic e in alcuni casi sembra che si parli di personaggi leggendari per il loro stile di vita e i loro reportage. Inoltre dai racconti si delinea lo stile National (niente fotoritocco estremo, predilezione per i colori..). In poche parole un’ottima guida per capire cos’è e cosa è diventato il National Geographic tramite i racconti e le fantastiche immagini dei suoi fotografi.
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Reader’s Photo
DiceCheARoma Dice che a Piazza Vittorio c'è la formula magica (e che MAS è meglio de Harrods) Dice che è liberty, anzi è gotico, anzi è gotico. Anzi no! Dice che è Coppedè Dice che le tartarughe vanno via come il pane Dice che è la moschea più grande di Roma Dice che ai Castelli la salita va in discesa “Dice che” è un blog, ma io dico che è una porta su un m o n d o grande, indefinito, v a r i o , caotico che risponde al nome di ROMA. Andrea
Claudio Turetta Barbati ad un certo punto della sua vita decide di aprire un blog come fanno tanti ragazzi e come abbiamo fatto anche noi di Reader’s Bench. Ma il buon Andrea invece di fare un blog per esprimere i suoi pensieri (o seghe mentali da altri punti di vista), parlare di politica, della fame del mondo, di libri (pessima idea) o di makeup che cosa inventa? Crea un blog sulla città eternaChe idea! Direte voi. Che cosa ci vuole? Parli del Colosseo, della
fontana di Trevi, San Pietro e così via. Ed invece, no. Andrea prende armi e bagagli e in veste di perfetto Cicerone nel suo blog vi accompagna in un giro per Roma, ma non in quella battuta dai tour o dalle guide uristiche. Il suo è un eprscorso in una citta tutta da scoprire e in quei posti che conoscono solo i romani. Non avranno sicuramente l’imponenza e la fama dei luoghi più blasonati ma sono posti che hanno dietro una storia ed un fascino non indifferente. Alcuni dei suoi post adesso fanno parte del suo libro “Roma fuori pista”, nel quale Andrea con la collaborazione di Bruno Lomasto, fotografo di Latina, ci mostra 8 itinerari alternativi in giro alla scoperta di Roma. Per ogni itinerario ci sono tre luoghi differenti di cui poco conosciuti di cui Andrea ci racconta la storia e gli aneddoti ad esso collegata, il tutto corredato dalle fantastiche foto di Bruno. Di tutti i posti, quello più conosciuto, grazie ad una nota serie tv, è la Garbatella. Alla quale sono dedicate molte pagine e sicuramente
è anche la storia più affascinante da leggere. Per chi poi, come me, è cresciuto vedendo i canali privati, non può non conoscere e farsi quattro sane risate a leggere le pagine in cui sono descritti i “Magazzini allo statuto”, tempio del trash romano. Sono dei grandi magazzini dove si può trovare di tutto e di più e sono saliti alla ribalta perchè i suoi variopinti spot sono stati girati con protagonisti Alvaro Vitali e “Er mutanda” Antonio Zequila (e mai personaggio fu più azzeccato per promuovere gli Harrods de noartri). Altro posto affascinante è il famoso Cimitero Acattolico, che si trova a Testaccio, dove trovano la pace diversi artisti inglesi come Shelley o Keats, e l’intero cimitero è decorato da statue romantiche In alcuni luoghi poi il buon Andrea riporta, da buon romano, dove fermarsi per farsi anche una bella mangiata. Questo libro è veramente eccezionale per le nozioni che mi ha regalato, lo stile di scrittura è molto diretto e verace, proprio come è Roma, e la scrittura di Andrea è quella di un amico che ti guida e ti Reader’s Bench - Speciale Estate 21
descrive ogni particolare di quel luogo come se lo avesse visto nascere e crescere e sapesse per filo e per segno ciò che è successo. Le fotografie di Bruno sono ben composte e descrivono perfettamente i punti salienti di ogni storia.
Perchè comprare questo libro? Perchè Roma non è solo Colosseo, il Cupolone, via del Corso e Piazza di Spagna. Roma è un mondo dentro il mondo, un caleidoscopio di posti, tradizioni non scritte e angoli da scoprire.
“Roma fuori pista” di A.Barbati, B. Lomasto, Cartman, 156 pagg, 20 euro
Reader’s Photo
Henri Cartier Bresson La fotografia si può considerare un qualcosa di multiforme, in quanto arte non si può dargli una forma definita. Sicuramente uno dei generi di foto apprezzati è quello del fotoreportage nel quale viene riportata fedelmente la realtà. Ma quand’è nata la fotografia di reportage? A questa domanda non è possibile rispondere, però possiamo senza dubbio indicare come uno dei personaggi principali e più
Claudio Turetta
significativi di questo genere, Henri Cartier Bresson. Il 22 agosto del 1908 vede la luce a Chanteloup-en-Brie e paradossalmente, Bresson non era minimamente interessato alla fotografia bensì alla pittura ed in particolare si avvicinò ai surrealisti francesi grazie all’opportunità di riuscire a conoscere alcuni interpreti del genere come Andrè Lhote e Jaques-Emile Blanche. Sicuramente la pittura risulterà fondamentale poi
nel proseguio della carriera di Bresson poichè applicherà il surrealismo alla fotografia nei primi anni di carriera fotografica. La scintilla che lo avvicinò alla fotografia esplode nel 1931 di ritorno da un viaggio in Costa d’Avorio, vedendo una fotografia di M a r t i n Muncakcsi. Cartier-Bresson decide perciò di assecondare il suo desiderio di guardare la realtà attraverso l’obiettivo. L ’ a n n o successivo acquisterà che diventerà la sua più fedele compagna di avventure, una Leica da 35mm con una lente da 50mm. Nel frattempo ha anche esperienze in campo cinematografico e firmerà la regia di un film “Return to life”. Come per ogni professione che si rispetti, anche per Cartier-Bresson le amicizie sono importanti. Infatti conosce fotografo e l’intellettuale
polacco David Seymour, con il quale si trova molto affine culturalmente. In seguito Seymour presenterà al fotografo francese un fotografo ungherese, Endré Friedmann. Tale incontro sarà fondamentale perchè spingerà Bresson ad approcciare in maniera differente alla fotografia ed invece di affrontarla come arte di affrontarla in m a n i e r a realistica dedicandosi al fotogiornalismo. Inoltre, questo incontro, in s e g u i t o diventerà fondamentale non solo per loro due ma anche per il mondo della fotografia intera come vedremo in s e g u i t o . Friedmann successivamente cambiò il suo nome e sarà conosciuto come Robert Capa. Nel frattempo scoppia la seconda guerra mondiale e Cartier-Bresson si arruola per la resistenza, continuando a coltivare la sua Reader’s Bench - Speciale Estate 24
attività fotografica anche poi finirà catturato dai tedeschi e rimarrà prigioniero per 35 mesi nei campi di concentramento ma alla fine riuscì a fuggire e recuperò la sua Leica che aveva nascosto. Una volta terminata la guerra, dirige un documentario sul ritorno dei soldati francesi dalla guerra, chiamato appunto “Le Retour”. In quel periodo viene a sapere che il MOMA di New York gli intende dedicare una mostra postuma, credendo che sia morto in guerra. Risolto “l’equivoco”, impiegherà un anno nella preparazione della mostra che sarà inaugurata nel 1947. In quel periodo nasce anche la collaborazione con la nota rivista Harper’s Bazaar. Come accenato in precedenza, le conoscenze sono fondamentali, infatti nel periodo americano, Cartier-Bresson insieme a Robert Capa, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner e Rita Vandivert fonda la celeberrima Agenzia Magnum, nata con lo scopo di tutelare il diritto d’autore e la trasparenza di informazione. Da qui inizierà moltissimi viaggi intorno al mondo. Cina, Messico, Giappone, Unione Sovietica, questi e molti altri sono gli scenari dei suoi reportage che gli daranno fama mondiale.
Nel 1952 viene pubblicato “Images à la sauvette”, dove viene coniata la sua espressione principe ”momento decisivo”. “In fotografia, la più piccola cosa può essere un grande soggetto, Il piccolo dettaglio umano può diventare un leitmotiv … e riconoscere un fatto in una frazione di secondo e saper organizzare rigorosamente le forme che quel fatto esprime e ciò che esse significano”. In questo libro oltre a riportare alcune foto realizzate da esso, parla del suo modo di fare fotografia, parlando di composizione, del soggetto, dei colori. Negli anni rivela una certa attitudine nel catturare questo cosiddetto momento decisivo, ovvero a catturare quella situazione che si rivelerà essere interessante in una frazione di secondo in modo tale da riuscire a sorprendere lo scorrere del tempo, catturando appunto quella scena, quel particolare che racconta la realtà pura e semplice. Negli anni dirada sempre di più la sua attività di fotoreporter per dedicarsi di più al suo primo amore, ovvero la pittura. Continuerà a scattare ritratti fino al 1980 per poi smettere con la fotografia e riprendere successivamente qualche tempo prima di morire nel 2004.
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Oltre a fotografare attimi di vita quotidiana, documentato periodi storici, Cartier-Bresson ha anche ritratto personaggi famosi come Martin Luther King, Mahatma Gandhi, Coco Chanel, Henri Matisse, Truman Capote e Marilyn Monroe. E ne abbiamo citati solo alcuni. Cosa lascia alla fotografia Henri Cartier-Bresson oltre alla sua fotografia, l’aver fondato l’agenzia Magnum? Sicuramente ha dato un contributo decisivo alla fotografia di reportage, ma anche alla fotografia documentaristica, contribuendo a quel genere chiamato street photography. Ma personalmente mi ha lasciato anche il gusto della semplicità e dell’essenzialità. Intanto usava una
Leica 35mm a telemetro che grazie a lui diventerà un’oggetto leggendario, un pò come la Moleskine con Bruce Chatwin (e non solo) oppure, a volte penso è buffo vedere chi coltiva l’hobby della fotografia e si porta dietro (mi ci metto anch’io) zaini o borse con obiettivi più disparati, mentre invece Cartier-Bresson ne usava uno solo (spesso da 50mm a volte anche quello da 35mm). Altro aspetto della fotografia di Bresson era utilizzare solo il bianco e nero, mentre sui vari forum si discute, anche animatamente, quale marca di macchine fotografiche sia migliore per la resa dei colori. Come detto in precedenza, per C a r t i e r- B r e s s o n p o i e s i s t e v a quell’attimo, chiamato “momento decisivo” in cui doveva essere catturata la scena, senza pensare Reader’s Bench - Speciale Estate 26
troppo alla composizione dell’immagine. Anche adesso si pensa troppo a costruire o comporre l’immagine per fare sensazione. Vedendo alcune foto, ho notato che erano anche sfocate o il soggetto mosso, ma erano anche foto scattate con macchine profondamente differenti da adesso, dove non esistevano molti artifici tecnologici di oggi. Ad ogni modo il soggetto principale era sempre p e r f e t t a m e n t e visibile...L’Attimo
Un silenzio interiore. I ritratti di Henri Cartier Bresson di Agnes Sire e Jean Luc Nancy, ed Contrasto due
Per approfondire The decisive moment, di Henri Cartier Bresson ed Simon & Schuster. Henri Cartier Bresson. Fotografo ed Alinari IDEA.
Henri Cartier-Bresson. Lo sguardo del secolo di Henri Cartier Bresson, Logos Edizioni
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Reader’s Movie
La mia settimana con Marilyn
Clara Raimondi
Michelle Williams torna sul grande schermo, dopo i gravi eventi che hanno colpito la sua vita personale, interpretando l’icona del cinema Marilyn Monroe. All’attrice americana non mancano di certo le doti fisiche per calarsi nel personaggio mentre sicuramente più difficile è stato per lei immedesimarsi nella vita complicata e piena di contraddizione della
Monroe. Della confusione, degli stravizi, della solitudine dell’attrice ci racconta Colin Clark nel suo Una settimana con Marilyn, libro da cui è stato tratto il film e che Mondadori ha ridato alle stampe lo scorso maggio. Colin Clark, in una sorta di diario, racconta della sua prima esperienza lavorativa come trovarobe sul set de “Il principe e la ballerina” con
Laurence Olivier a Marilyn Monroe, fresca consorte di Arthur Miller. Tra tutte le persone presenti sul set la stella hollywoodiana si affida e si fida ciecamente del giovane, neo laureato ad Oxford, e con lui parte in una fuga, lontano dal set, tra le campagne inglesi. Inutile dire che il ragazzo resterà stregato e che il libro non è solo una testimonianza importantissima ma anche un ritratto fedele di una della donne più conosciute al mondo.
“La mia settimana con Marilyn” di Colin Clark, mondadori, 160 pagg, 10 euro
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Reader’s Movie
The amazing Spiderman Chi ha letto il nostro speciale fumetto (l trovate ancora on line sulla nostra home page) sa quanto ci piace Spider Man e sa quanto apprezziamo il fatto che nonostante la sua età, compie ormai cinquant’anni, è uno dei super eroi più amati dai readers di tutto il mondo. Per festeggiare un compleanno così importante c’è un mostra interamente dedicata al suo mito al WoW di Milano fino al 29 luglio 2012, una nuova serie animata per Disney Channel e tra qualche giorno
Clara Raimondi
una nuova pellicola, The Amazing Spider Man, in tutte le sale cinematografiche (in Italia dal prossimo 4 luglio). Dimenticate Tobey Maguire e Kirsten Dunst, adesso c’è una nuova tuta da indossare ed un’altra parte della storia da raccontare, quella iniziale che ha portato alla nascita del mito. Quello che Marc Webb vorrebbe realizzare è uno Spider Man ancora più stupefacente della saga diretta da Sam Raimi, con un Peter Parker ancora più motivato e soprattutto in grado di incredibili acrobazie, grazie al 3d. I nuovi interpreti: Andrew Garfield e Emma Stone promettono di farci dimenticare la coppia precedente e di condurci in una storia che saprà mixare avventura e passione.Vedremo
se le promesse saranno mantenute e per ingannare l’attesa possiamo prenotare on line Io sono Spider Man di Stan Lee, la raccolta dei primi volumi delle avventure di Perte Parker che Panini Comics e la Marvel ripropongono per l’uscita del film. Un’occasione da non perdere per aver in un solo colpo le prime battute di una storia che è diventata un mito.
“Io sono spiderman” di stan lee, panini comics, 336 pagg, 29,90 euro
Reader’s Movie
La mia vita è uno zoo George Clooney aveva perso il suo Paradiso ( Paradiso amaro, il film tratto dal romanzo omonimo di Kaui H. Hemmings, Newton Compton) ora tocca a Matt Damon rimettere insieme i cocci di una vita divisa a metà da un lutto terribile. Prima della morte della moglie, Benjamin Mee, il personaggio interpretato da Damon, aveva avuto poco a che fare con i suoi figli: una bambina di 5
Clara Raimondi
anni ed un figlio adolescente. La tragedia che ha colpito la sua famiglia lo costringe, suo malgrado, a fare i conti con il passato ma soprattutto a riflettere sulla sua vita. Per questo motivo lascia il lavoro e trova una remota abitazione circondata da sette ettari di terra. La casa non è altro che uno zoo in completo stato di abbandono che, naturalmente, il nostro ex giornalista
rimetterà in sesto. Parabola ascendente, in pieno stile americano, che vede nella fatica, nel riscatto e nell’amore i valori fondanti della propria società. Matt Damon è bravissimo in questo ruolo così come il vero Benjamin Mee che fiutando le potenzialità della sua storia ha scritto il bestseller da cui il film è tratto. Anche la Mondadori intuisce l’affare e compre ai diritti del libro che dallo scorso 22 maggio potete trovare in tutte le librerie. Un film e un libro che rientrano perfettamente nel nuovo filone letterario che fa della fuga della città, del cambiamento di vita i suoi punti cardine. “La mia vita è uno zoo”
di Benjamin Mee, Mondadori, 261 pagg, 17 euro
Diego Rosato
L’Influenza
Ormai era quasi il giorno del suo compleanno e Diego era a casa. Non aveva voglia di uscire, anche perché non aveva mai sopportato il caldo. Si era sempre definito un invernale, uno a cui piace il freddo, la pioggia, il camino acceso. Quella rompiscatole di Ilaria diceva... ALT! Scusate, se mi intrometto, ma a questo punto mi sono stufata! E va bene che la “Saga della Tabaccaia”, come la chiama Diego, è roba sua, ma io mi sono stufata di essere chiamata “civetta”, “rompiscatole”, di sentirmi dire che mi impiccio, che ho una cotta adolescenziale mai sopita per Fiorello (beh, quello magari è vero)... e soprattutto non mi sembra giusto che lui continui a raccontare tutte queste sciocchezze. Tanto per cominciare, è vero che quell'asociale imbranato soffre il caldo, non va mai al mare e non esce spesso, ma quel giorno stava male. Sì, perché lui è perfettamente capace di prendere l'influenza a Luglio! Poi lo sapete come sono gli uomini: basta che hanno 37,2° e sembra che stiano per morire. Lui non fa eccezione, anzi, dice che, siccome è grande e grosso, nessuno gli fa mai due coccole e allora è costretto ad esagerare per avere un po' di attenzioni o, proprio perché è grande e grosso, la febbre, anche bassa, gli viene solo se sta proprio male. Uomini! Comunque, adesso quello che voleva raccontare lui ve lo dico io, ma com'è andata veramente, perché se date retta a lui... Eravamo a Luglio e faceva effettivamente molto caldo. Diego ha sempre sofferto il caldo, come vi dicevo. Pensate che in palestra lo chiamano “pozzanghera” per quanto suda. Forse per uno sbalzo di temperatura o per chissà cos'altro, quel giorno aveva qualche linea di febbre ed era rimasto a casa. Io l'ho chiamato per chiedergli come
stava e mi ha detto che stava male per colpa mia, perché io gli mando di continuo maledizioni, quando è lui che le manda (e qualche volta ci prende pure!). Io, invece di mandarlo a quel paese come si meriterebbe, dato che sono buona, ho mandato un SMS ad Antonella per dirgli che stava male, però a lui non l'ho detto, così impara! Immaginate la scena. Lei che si arma di tanta bontà e pazienza e lo va a trovare, mentre lui, che non aspetta visite, sta abbacchiato sul divano col suo solito “pigiama”, ovvero un vecchio pantaloncino, una vecchissima maglietta, ciabatte e... calzini di spugna, perché, per chi non lo sapesse, Diego detesta stare a piedi nudi. Gli dà proprio fastidio. Una delle sue tante stranezze. Ma sto divagando. Diego stava sul divano a leggere, mentre ascoltava musica, Joe Cocker se non ricordo male il resoconto di mia cugina, quando ha sentito suonare alla porta. È andato ad aprire ed invece del postino si trova davanti Antonella col suo sorriso più dolce e comprensivo. Ovviamente Diego fa quasi impressione quando si veste per uscire, immaginate che spettacolo possa essersi trovato davanti quella povera ragazza, ma, invece di scappare via, ha, come sempre, preso in mano le redini dell'asin... ehm, il controllo della situazione: - Beh, posso entrare? - ha chiesto dopo alcuni minuti che il fesso stava lì imbarazzato ed inebetito a tal punto che non aveva nemmeno risposto al suo saluto. Dopo aver farfugliato un “Certo”, sicuramente non troppo convinto, la povera santa donna si sarà trovata davanti uno spettacolo raccapricciante: non credo proprio che Diego sia in grado di tenere in ordine una casa, o meglio, penso che il suo concetto di ordine sia tutto particolare, una sorta di caos ordinato in cui solo lui sa perché una cosa si trova in un determinato posto. A questo punto, mia cugina non si è ancora lasciata scoraggiare ed ha messo a letto (leggasi “divano”) il pupo per andare in cucina a preparare la colazione, perché Diego non fa mai colazione se non va al bar o se qualcuno non gliela prepara, perché per lui bollire un po' di
latte è troppa fatica e poi la mattina ha quasi sempre lo stomaco chiuso. Che pazienza che ci vuole! Eppure secondo me sarebbero una bella coppia, se lui la smettesse di fare l'imbranato e si dichiarasse. Lei è la bontà fatta persona, carina e premurosa. Lui è un brontolone che si diverte a fare la parte del cattivo, ma secondo me le vuole bene e sotto sotto è un romanticone. Anche se non gliele ha mai date, le ha scritto decine di poesie e sono pronta a scommettere che si farebbe ammazzare per lei. Ormai sono passati mesi dalla loro prima uscita e ancora giocano ai fidanzatini. - Come stai? - ha chiesto mia cugina, porgendogli cappuccino e cornetto. - Bene. - Ilaria mi ha detto che stai male ed effettivamente non hai una bella cera. A questo punto penso che Diego avrebbe voluto uccidermi. - Solo qualche linea di febbre. - Hai bisogno di qualcosa? Poteva dirle qualcosa come “Ho bisogno di te”, oppure “Di un tuo abbraccio”, oppure... che ne so? È lui lo scrittore, o perlomeno ci prova: poteva pure inventarsi qualcosa! - No, niente, grazie. - Cosa facevi di bello? - Leggevo “Imperium” di Robert Harris Mia cugina si è seduta accanto a lui, gli ha cinto un braccio, stringendoselo al petto ed ha chiesto: - Perché mi rispondi a monosillabi? Sei stanco? Vuoi che vada via? Cosa pensate che abbia fatto quel cretino? Le ha detto, ad esempio, “È l'unica cosa che proprio non voglio?” Macché! Si è limitato a rispondere un freddo “No”, dopo qualche secondo di troppo.
- Va bene, ho capito, ti ho messo in imbarazzo. Adesso vado. Ciao, Diego. E lui tanto per non limitare i danni, invece di trattenerla, non ha detto una parola, ha incassato il suo casto bacetto sulla guancia e l'ha lasciata andare via senza dire una parola. Ora, ditemi voi, se non mi intrometto, quando si sistema quel fesso? Vabbè che è nerd, ma possibile che tutta quella intelligenza che ha nella testa serve solo a fare conti? Io lo prenderei a schiaffi fino a farlo rinsavire! Adesso come lo sistema questo pasticcio? Già, perché le convenzioni sociali vorrebbero, dato che di fatto l'ha cacciata via, che fosse lui a farsi vivo ed a farsi perdonare, ma andateglielo a spiegare voi! E soprattutto andate a convincerlo a farlo! Perché faccio tutto questo? Perché lui è incapace di prendersi cura di se stesso e, anche se ha preso la fissazione di farsi chiamare Darth Sever e di dire che è passato al Lato Oscuro, è buono e merita una mano. Qualcuno di voi ha un'idea?
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Corpus Christi en Toledo1 Tomas Lopez Munoz Es difícil de explicar a alguien que no ha nacido en mi ciudad qué significa acompañar a la Sagrada Forma en su centenario paseo por las calles de la orgullosa Toledo, ciudad
donde nací hace treinta y cinco años. Desde que era era muy pequeño, aprendí a sentir que Toledo es sinónimo de “Corpus”. Como Siena
lo es de “Palio” o la sangre licuada de San Gennaro del fervor religioso napolitano. A las siete de la mañana del siete de junio, en mi dormitorio, mis dedos aún jugaban con los gemelos de la camisa frente a un gran espejo. En el fondo de aquel espejo veía borrosas imágenes de fiestas pasadas, de otros “Corpus”, de personas que ya no estaban... ¿o probablemente sí? Este año ha sido la primera vez que he participado en el cotejo procesional del “Corpus” -fiesta declarada de interés turístico internacional-, y he tenido el honor de hacerlo como autoridad académica de mi región,
1 Se puede ver la procesión comentada en: http://www.youtube.com/watch? v=fjeUcTkbp0U&feature=related 2 La tradición del traje académico cambia en distintos países. El protocolo español establece que: sobre un traje oscuro, camisa blanca y pajarita blanca, el doctor vestir toga negra con encajes blancos y bordes coloreados, muceta del color de la facultad donde se graduó el doctor -mi color es el azul Reader’s Bench - Speciale Estate 40
representado a mi Universidad, y vistiendo el traje académico de doctor2. Puntualmente, a las nueve y media de la mañana, el ordenado cortejo de doctores universitarios nos dirigimos desde la Universidad hacia la majestuosa y rica Catedral, donde tuvo lugar la solemne misa de Corpus Christi. Cada orden religiosa, cada estamento civil, ocupaba su lugar conforme a la más antigua tradición. Y junto al altar mayor descansaba la rica “Custodia”, sagrada casa donde reposaría la Sagrada Forma durante la larga procesión. La Custodia, que imita a una de los pináculos de la misma catedral, fue confeccionada a comienzos del siglo XVI con más de 125 kilos del primer metal precioso americano. Finalmente, a las once de la mañana, todas las campanas de la catedral anunciaban al unísono que la eucaristía había concluido y que en pocos minutos el Cuerpo del Señor se
encontraría con los cientos de toledanos que aguardaban en la calle. El cortejo procesional daba comienzo justo en ese momento: por una de las puertas laterales de la catedral. Abren la procesión una representación a caballo de la Guardia Civil, pregoneros engalanados del Ayuntamiento y la rica Cruz procesional catedralicia. Tras la cruz se ven los gremios y los vistosos
capítulos históricos de caballeros y cofradías que guardan la tradición cristiana de la ciudad. Estos abren el paso a la parte más importante de la procesión, la Custodia, a la que acompañan las dignidades catedralicias y representaciones de todo el clero de la archidiócesis de Toledo. Siguen al arzobispo las máximas autoridades civiles nacionales y de la región, entre las que se encuentra mi Universidad. Cierra el desfile una representación de honor del Ejército Español. El cortejo discurre por más de dos kilómetros de calles engalanadas con cientos de adornos florales naturales; las paredes de los edificios por los que pasa la procesión se adornan con bellos tapices, transmitidos de generación en generación, y los muros de la misma Catedral se han engalanado con tapices del Quinientos. A mis pies, el suelo se ha convertido en una alfombra de tomillo que, esparcido por las calles al amanecer, inunda toda la ciudad con un dulce aroma durante las largas horas que dura la procesión. En el cielo, sobre
nuestras cabezas, lienzos de tela blanca, enormes toldos, cubren todo el cortejo procesional Son las dos de la tarde, y justo en este momento la “Custodia” se prepara para volver a entrar a la catedral, bajo las notas del himno nacional. El ejército, armado, se despide y comienza su regreso marcial a la fortaleza d e l A l c á z a r, q u e c o r o n a l a ciudad, y la Academia Militar que, a lo lejos, vigila la ciudad de Toledo al otro lado del río Tajo. La procesión ha terminado. Son las dos y media. La gente llena rápidamente los muchos bares y restaurantes que se encuentran por la ciudad. Yo, con mis colegas, me dirijo de nuevo hacia la Universidad. Al salir del edificio, ya sin el traje académico, y pisar de nuevo las calles aún cubiertas por el tomillo, comencé a sentir la nostalgia de un momento para mí irrepetible y que tan sólo había terminado hacía unos minutos.
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In libreria con i Picooli Readers Clara Raimondi La toponave, l’ultima invenzione del professore Volt, porterà Geronimo Stilton non solo da Re Salomone, all’epoca di Napoleone, ai tempi dei vichinghi e dei cretesi. Un’altra avventura per il topo investigatore più famoso della letteratura. Dai 7 anni in su.
Peppa Pig deve imparare i numeri, le lettere, le forme e i colori. Il tuo bambino con lei potrebbe fare altrettanto ed in più attaccare gli stickers contenuti nel libro e iniziare a conoscere tante cose nuove. Dai 3 anni in su.
“Viaggio nel tempo 5” di Geronimo Stilton, Piemme, 384 pagg, 23,50 euro
“Gioca e impara con Peppa Pig, Hip Hip Urra per Peppa!” di Silvia D’achille, Giunti Kids, 48 pagg, 5,90 euro
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Little Dreamers Clara Raimondi L’ a l b o L i t t l e D r e a m e r s è l a scommessa, vinta, da Casini Editore e lo dico senza paura di essere smentita e questo non solo perché ho avuto il piacere di assistere alla presentazione in quel di Torino (potete vedere il v i d e o dell’intervista all’autrice e curatrice del progetto Moony Witcher sul nostro canale Yo u Tu b e ) m a soprattutto perché ho comprato il libro e ho potuto testare con mano la qualità del prodotto. Little Dreamers è colorato, divertente, coinvolgente e perfetto sia per i piccoli lettori che per i più
grandi. Il giusto mix di fumetti e di storie da leggere in compagnia dei nostri bambini e perché no, anche da soli. Little Dreamers pensa proprio a tutto e a tutti i gusti inserendo una serie di rubriche dedicate alla tecnologia con L’angolo d Androide, alla cucina con Wonderfood o all’arte e alla creatività con Oroboro. Ricette, quadri da realizzare e una serie infinità di giochi e attività da fare sull’albo e anche online. Ogni sezione infatti è presente anche sul sito di Little Dreamers che diventa diretto prolungamento del libro. Reader’s Bench - Speciale Estate 44
Ma la vera e propria chicca de libro sono le storie in esso contenute frutto della selezione di Moony Witcher. Oltre alla pagine del Diario di Lisa, scritto da Filomena Cecere, e quelle di Cain, scritto da Mario De Martino, capaci entrambe di portarci nel mondo e nelle vicende dei due personaggi; ci sono anche il racconto di Lorenzo Bosi e il suo Bosco senza ritorno e poi I Geni di Classe e Renè dalla mela d’oro, due dei lavori più riusciti dell’albo. Simona Cornacchia e Laura Davanzo sono le disegnatrici delle due storie ed hanno la straordinaria capacità di rendere al meglio l’atmosfera dei fumetti. Queste vi ho descritto solo solo alcune delle avventure, delle sezioni che potrete trovare su Little Dreamers che si chiude anche con un’intervista alla scrittrice Luisa Mattia realizzata dalla stessa Moony Witcher. Un successo dovuto al lavoro di redazione soprattutto alla selezione degli autori fatta da Moony Witcher che è stata in grado di mettere su una squadra forte e competente.
Il mio giudizio allora non può che essere positivo e spero tanto che il team con il quale è iniziata questa avventura rimanga invariato e che a loro venga data la massima fiducia. A noi lettori non resta altro che aspettare ottobre per l’uscita del secondo albo e ingannare l’attesa divertendoci su littledreamers.it.
“Little Dreamers” di Moony Witcher, Casini Editore, 174 pagg, 12,90 euro
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La spirale Faulkner Ariberto Terragni Ho letto per la prima volta Faulkner a letto, con la febbre. Si trattava di un racconto, che anche ora considero una delle cose migliori e più misconosciute (ma i due aspetti non vanno spesso di pari passo?) della letteratura americana: Una rosa per Emily. Non so se F a u l k n e r considerasse la storia della vedova sudista uno dei suoi lavori più riusciti, o se invece non lo ritenesse uno dei tanti, anche perché uno scrittore, per quanto grandissimo, difficilmente è in grado di gerarchizzare o anche solo di contabilizzare la propria opera. Ma le vie della letteratura sono infinite, o per lo me sono davvero tante. Così da quella estate torrida e per me tumultuosa trassi almeno la prova provata di aver incontrato un mostro sacro dell'arte, che sapeva combinare
in modo inaspettato e geniale la tradizione anglosassone (e per certi aspetti gotica, nella variante Made in Usa perlomeno) con una sensibilità straniante e fuori dagli schemi, la sensibilità rabdomantica e inquieta di un ribelle.
Questo era William Faulkner: un ribelle. Figlio degli Stati del sud, cresciuto in piena mitologia confederata e militaresca, seppe da solo depurare l'impasto sanguinante della sua terra dalle scorie schiaviste Reader’s Bench - Speciale Estate 46
e razziste, alimentando il solo fuoco degli ideali perduti, della nostalgia. Pessimo studente, introverso, considerato per molti anni un buono a nulla. Si inventò una contea in cui dispiegare la propria creatività, quell'impronunciabile Yoknapatawpha, territorio in cui acclimatò l'immaginario e delineò la straziante saga familiare di L'urlo e il furore, i racconti mitici di caccia all'orso, o la tetra e surreale peregrinazione narrata in M e n t r e morivo, dove la tecnica diventa la ragione stessa della fabula. Scrittura non per tutti. Ostica, intricata, un dedalo di intenzioni, di reticenze, fino alle improvvise esplosioni, le accelerazioni brucianti che travolgono il lettore e lo costringono a scendere, scendere nel fondo del pozzo. Lo sperimentalismo di cui si serviva era di marchio europeo: i flussi di coscienza, i dissesti diacronici, i narratori
multipli. La partitura di Faulkner non è mozartiana. È un groviglio ad alto potenziale, dove le parole si fondono, si intessono, ma restano miracolosamente duttili, pronte ad assumere nuove forme in nuovi mondi. Non a caso Faulkner sparse il proprio talento anche in generi di solito considerati minori, come il poliziesco o la sceneggiatura dei film hollywoodiani; Santuario rimane uno dei tentativi, secondo me non riusciti ma grandi proprio per questo, di creare u n ' e p i c a contemporanea, un intarsio in cui non è l'io ma il noi ad emergere con prepotenza, un noi lugubre, generazionale, con qualche effettaccio (non mi spingo oltre per non rovinare la sorpresa ai futuri lettori) e un'insaziabile bisogno di capire, di scendere negli inferi tanto negli spazi immensi del Mississippi quanto nei sobborghi degradati della metropoli. Non era uno scrittore che cercava il tono elegiaco a tutti i costi: gli era connaturato, almeno quanto i picchi Reader’s Bench - Speciale Estate 47
di introspezione che era in grado di raggiungere: una tendenza, e qui uno dei paradossi centrali della sua opera, di forte carica intellettiva ma mai studiata a tavolino, mai cercata per partito preso. Il simbolico come categoria dell'istinto? È solo una delle molte piste che si potrebbero seguire. Ho sempre amato molto Ernest Hemingway. L'ho considerato e lo considero uno dei pochi autori veramente indispensabili. Un gigante, in ogni cosa che ha scritto. Celebre il dualismo con Faulkner. Inevitabile, mi viene da dire. Stessa generazione, stessa lingua, due modi opposti di intendere la letteratura. Agonistico e viscerale Hem, cerebrale e introverso William. Paratattico il primo, debordante e multiforme il secondo. Due concezioni, due modi diversi di intendere la vita prima ancora che l'arte (solo uno sprovveduto può sostenere che le due cose, arte e vita, non siano della stessa sostanza). Eppure, uno controcanto dell'altro, quasi che la grandezza di uno sia stata il megafono della grandezza dell'altro, la sua prova provata, la sua prova del fuoco.
Narrano le cronache che i due non si amassero molto. Di certo non si frequentarono granché. Forse perché non era necessario: la loro complementarietà è annidata nella parola scritta, nel gioco di attrazione repulsione che muove dal loro dialogo a distanza. Un dialogo muto, ma di imponente espressività. Fu Faulkner a rompere il silenzio, all'indomani della vittoria del Nobel di Hemingway (lui lo aveva già ottenuto nel 1949) quando ammise senza problemi che Il vecchio e il mare era il romanzo della loro generazione, il capolavoro riassuntivo di un'intera epoca. Qualcosa in più di un gesto sportivo. Di certo non una concessione di comodo. Piuttosto un atto di estrema onestà ed eleganza. Il punto fermo posto in chiusa di capitolo da parte di uno che era in grado di chiudere i capitoli con un punto e virgola.
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Estate diventa Summer Davide Restelli Siamo onesti, la maggioranza degli italiani, l’inglese non lo conosce veramente o comunque il livello delle conoscenze linguistiche non supera quello “scolastico”.
Questa è una delle amare verità che mette ancora il nostro paese in secondo piano rispetto al resto del mondo. Ma per fortuna questa verità non vale per tutti. Anche grazie all’avvento dei libri digitali, i libri inglesi sono molto più accessibili sul nostro mercato ed è per questo che vogliamo proporvi per quest’estate alcuni titoli. Leggere in inglese è un ottimo modo per migliorare il proprio lessico e per poter leggere titoli altrimenti introvabili sul mercato editoriale italiano. Quale miglior momento dell’estate per provare a leggere in un altra lingua? Si ha più tempo e la possibilità di provare una nuova esperienza letteraria, stando comodamente distesi su di un lettino o una sdraio con un bel libro, o eReader, in mano.
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Un consiglio, che viene dalla nostra Claudia di Readers, è quello di usare sempre un vocabolario monolingua inglese. Le definizioni in lingua vi danno sicuramente un aiuto a migliorare, oltre a darvi la vera sfumatura del significato di quella parola. Ecco perciò per voi, quattro titoli in lingua inglese, di vario genere, per cercare di invogliarvi alla lettura in lingua originale: “Death at La Fenice” di Donna Leon C’è poca criminalità a Ve n e z i a , u n a città galleggiante di una bellezza piena di mistero e magia, storia e degrado. Ma il male che a volte si manifesta è sotto la giurisdizione del commissario Guido Brunetti, cortese vice-commissario di polizia e genio dell’investigazione. Un famoso direttore d’orchestra, muore
dolorosamente per avvelenamento da cianuro, durante l’intervallo al teatro La Fenice. Come si dipanano le indagini un quadro agghiacciante prende forma, un ritratto dettagliato di vendetta dipinto con pennellate vivide di odio e depravazione. Da un autrice vissuta in Italia per molti anni, ma che ha scelto di non pubblicare i suoi libri nel nostro paese, nasce un giallo atipico e intrigante in una delle più belle città del nostro paese. “Storm Front” di Jim Butcher I romanzi della serie Dresden Files sono d i v e n t a t i sinonimo di Urban Fantasy pieni di azione e divertimento non-stop. Storm Front è il primo romanzo di Jim Butcher e ci presenta il suo personaggio più famoso e popolare, Harry Dresden, mago investigatore. Reader’s Bench - Speciale Estate 50
Per il suo primo caso, Harry viene chiamato ad aiutare con le indagini su un doppio omicidio raccapricciante, nel quale ci sono tutti i segni della magia nera. In un primo momento lo squattrinato Harry si concentrerà solo sui soldi dell’ingaggio, ma dove c’è la magia nera, c’è un mago nero, che ora conosce il nome di Harry. E le cose stanno per diventare interessanti... “Still Bleeding” di Steve Mosby Dopo 50/50 Killer e Nessuno Verrà, è uscito il nuovo libro di Steve Mosby. Sarah Pepper è morta, uccisa dal suo fidanzato in preda ad un attacco di rabbia mentre era ubriaco. Ha confessato, ma non riesce a ricordare esattamente dove abbia scaricato il corpo. La polizia fa un appello al pubblico per farsi aiutare nella ricerca dei resti di Sarah. Stanno cercando un campo con un cancello di legno e una bottiglia di vodka sul ciglio della strada. Lei è nascosta sotto una siepe. All’ascolto della notizia, Alex Connor viaggia mezzo mondo per dire addio alla sua migliore amica. Quando arriverà troverà solo un mistero. Il campo è stato localizzato, ma qualcuno è arrivato prima sul posto e il corpo di Sarah è stato preso.
Dall’altra parte del paese, un killer è a caccia di giovani donne. Quando una ragazza svanisce, il detective Paul Kearney sa che ha solo una settimana per ritrovarla, prima che il suo corpo venga lasciato da qualche parte prosciugato completamente di tutto il sangue. Nella loro caccia per trovare i vivi e i morti, Kearney e Alex verranno attratti insieme in un mondo sinistro, dove la vita è solo la prima cosa che una vittima può perdere. “Elantris” di Brandon Sanderson
Romanzo d’esordio di uno degli autori fantasy più prolifici degli ultimi anni, ancora inedito in Italia. Elantris era la capitale di Arelon: gigantesca, bellissima e raggiante, piena di persone benevole che usavano le loro potenti abilità magiche per il bene comune. Dieci anni fa però, senza preavviso la magia ha fallito. Gli Elantrisiani divennero avvizziti, simile ai lebbrosi, creature impotenti ed Elantris stessa diventò scura, sporca e fatiscente. La principessa Sarene di Teod, arriva a Kae, nuova capitale di Arelon, per il matrimonio di stato con il principe ereditario Raoden, sperando anche di trovare l’amore. Ma Raoden è morto e lei è considerata come una vedova. Sia Teod che Arelon sono a rischio a causa della minaccia degli ultimi fanatici religiosi di Fjordell. Così Sarene, decide di contrastare le macchinazioni di Hrathen, un sommo sacerdote Fjordell, che è venuto a Kae per convertire Arelon e rivendicarla per il suo imperatore e il suo Dio.
Ma ne Sarene ne Hrathen sospettano la verità sulla morte del principe. Colpito dalla stessa maledizione che ha rovinato Elantris, Raoden era stato segretamente esiliato dal padre nella citta buia. La sua lotta per aiutare i disgraziati intrappolati lì, scatenerà una serie di eventi che porteranno speranza a Arelon e forse sveleranno il segreto della stessa Elantris. Per concludere cercherò di darvi alcune dritti su dove acquistare. Sicuramente Amazon è il sito di riferimento oramai per gli acquisti di libri e eBook, ma tenete in considerazione anche The Book Depository. Questo sito anglosassone, effettua spedizioni gratis in tutto il mondo, con la Royal Mail, e in 7 giorni avrete i vostri libri a prezzi molto vantaggiosi. Se invece li volete toccare con mano, sicuramente le Feltrinelli International sparse per lo stivale sapranno aiutarvi, oltre ovviamente a tutte le librerie specializzate in libri in lingua originale.
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Tropicalia Se ci seguite anche su Facebook sapete che ogni settimana cerchiamo di dedicarla ad un gruppo o ad un genere musicale sempre diverso. In occasione dell’uscita della nostra rivista dedicata all’estate non potevamo non concentrarci sulla musica brasiliana. E allora uno dopo l’altro abbiamo visto sfilare Gal
Clara Raimondi Costa, Tom Jobin e Elis Regina, Sergio Mendes fino ai Tribalistas. Il passato e il presente della musica brasiliana che potete trovare in Tropicalia, il libro che racconta la storia della musica del paese carioca, proposta da Arcana, la casa editrice punto di riferimento per tutti gli appassionati. Il libro di Carlos
Calado si sofferma in particolare sul movimento musicale, Tropicalia appunto, che alla fine degli anni ’70 fece conoscere diversi gruppi musicali brasiliani in tutto i mondo. L’idea dei Tropicalia è quella di svecchiare il repertorio folk unendo suoni più internazionali ad un repertorio già ricco e variegato. Prima di quel momento la musica brasiliana era Carmen Miranda, quel misto di musica popolare e colore così in voga nelle pellicola e nei musical americani. Seguendo le vicende autobiografiche dei fondatori di Tropicalia
riusciremo a ricomporre i tasselli di un movimento musicale straordinario.
“Tropicalia” di Carlos Calado Arcana, 329 pagg, 16,50 euro
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Questo piccolo grande viaggiatore
Clara Raimondi
Claudio Baglioni, raccontato da Donato Zoppo, arriva in libreria. Poco meno di 100 pagine per raccontare la storia dei più grandi successi del cantautore romano: dal passerotto al grande mago, dalla maglietta fina ai tamburi lontani. Storie di amori tormentati, di quelli giovanili e di quelli più maturi descritte attraverso gli occhi di un uomo sempre in contatto con la parte più intima di sé. Le canzoni di Baglioni sono anche la descrizione di luoghi e momenti diversi che l’autore ci presenterà portandoci in un viaggio che non deluderà
tutti o fan. Un guida alla scoperta di un autore e della sua opera.
“Questo piccolo grande viaggiatore” di Donato Zoppo Aerostella, 93 pagg, 12 euro
Reader’s Music
Jazz istruzioni per l’uso
Clara Raimondi
Massimo Nunzi ha raccolto, ad ogni concerto, le domande del pubblico che voleva sempre saperne di più sul jazz, sulle diverse correnti e sui suoi interpreti. Da qui è nata l’dea di Jazz istruzioni per l’uso, un libro del 2008 che adesso esce in formato e-book. Un manuale, una guida ma soprattutto la possibilità per i non addetti ai lavori di comprendere, una volta per tutte, le dinamiche
all’interno di uno dei generi musicali più amati. All’interno interviste, schede di musicologi contemporanei e la possibilità di saperne di più anche grazie Ruggero Artale Paolo Damiani Maria Pia De Vito Umberto Fiorentino Paolo Fresu Giorgio Gaslini Roberto Gatto Rosario Giuliani Andy Gravish Max Ionata Rita Marcotulli Ada Montellanico Eddy Palermo e tanti altri. Un libro da non perdere.
“Jazz istruzioni per l’uso” di Massimo Nunzi Laterza, ebook, 6,99 euro
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La suocera dei vostri “sogni” Eleonora Di Fabio Genuflessa è la peggior suocera che vi possa capitare. Superba, razzista e perbenista. Tre figli maschi, Aldo, Stefano e Franco dei quali controlla e determina tutto. Bisogna salvaguardare l'onore e lo status sociale dei De Benedictis da tutte quelle galline che corrono e si adoperano per “rubare” giovani e forti uomini italiani alle loro famiglie.
Franco è la pecora nera. Si fidanza e sposa una ragazza nera, Marta. Che a ff r o n t o p e r l a p o v e r a Genuflessa! Questo “Nessun requiem per mia madre” terzogenito è un insieme di di Claudiléia lemes diaz preoccupazioni e problemi fazi editore, 157 pagg, 15 euro per questa mamma, ormai anziana, che non perde occasione di imporre il sua infanzia. Una donna che ha proprio pensiero e la propria volontà. dovuto trovare in se stessa la forza e Dire però che questo è un libro sulle suocere è decisamente riduttivo. Questo libro è lo sfogo di una donna sola e abbandonata da tutti fin dalla
le risorse per affrontare i traumi della sua vita. Lei è rimasta intrappolata nelle regole perbeniste della sua epoca e, per difendersi, ha deciso di Reader’s Bench - Speciale Estate 58
imporre anche lei delle regole al mondo. Solo che il mondo va avanti con regole che non dipendono solo da noi. Tutto il libro è un monologo di Genuflessa, una sorta di flusso di coscienza, che ci permette di ripercorrere le tappe della vita dei suoi figli e scoprire, lentamente, i retroscena del carattere di questa donna. Non ci sono pause, non c'è tregua. La vita scorre velocemente e i ricordi e i fatti si avvicendano senza lasciar respiro. Terminato un capitolo non si può fare a meno di iniziare il successivo.
Ogni capitolo apre davanti a noi una nuova scena e un nuovo punto di riflessione. Genuflessa è il prototipo della suocera/mamma italiana portato all'eccesso. Ci viene da ridere mentre leggiamo degli aneddoti e rivediamo in qualche modo le nostre mamme. Tuttavia se osserviamo più in profondità notiamo che ognuna di noi è ad un passo dal cadere in quelle stesse trappole. E' una sorta di manuale, un insieme di esempi da non seguire. E ci aiuta a ricordare che dietro ad una suocera cattiva, forse c'è una figlia e una nuora offesa che ha sofferto molto e cerca solo di rifarsi.
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E ora? Ariberto Terragni C'è stato un tempo in cui l'editoria si assumeva delle responsabilità storiche: erano le fasi di passaggio, i momenti chiave; erano i così detti periodi ponte in cui si usciva da uno snodo e ci si preparava ad affrontare il nuovo. Penso al dopoguerra, penso
al '68, ma anche al '77. Abbiamo avuto la fortuna, in Italia, di veder crescere un settore editoriale di livello altissimo, incarnato da persone come Elio Vittorini, Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Italo
Calvino, intellettuali al servizio degli altri possiamo dire; professionisti che hanno dato vita ad una delle stagioni letterarie più importanti della nostra storia recente, e non solo dal punto di vista artistico. Case editrici come L'Einaudi o la Garzanti o la Mondadori di una volta erano veri e p r o p r i laboratori culturali, dove si esprimevano disagi e malumori ma anche e soprattutto elaborazioni e progetti per il mondo che s a r e b b e venuto. Erano i luoghi della messa a punto, della ricerca, dell'analisi. C'era opera di scouting, ma non solo: si correvano rischi, in molti casi anche fisici, basta pensare all'attività Reader’s Bench - Speciale Estate 60
semiclandestina o clandestina condotta in anni di fascismo, anni in cui la posta in gioco erano la vita e la libertà. E tutto per delle idee. Possibile? Oggi certo risulta difficile immaginarlo. Con la cultura in liquidazione, le sorti nazionali appese ai numeretti del mercato, il dibattito appiattito su scenari contingenti, le gesta (non posso che chiamarle così) della grande editoria italiana appaiono lontane, forse a n c h e anacronistiche. Ma erano vere e coraggiose, e h a n n o contribuito in modo decisivo
Non so che cosa resti oggi di quell'esperienza. Bisogna anche prendere in considerazione che quel patrimonio sia andato perduto, dissipato, disperso. Non illudiamoci che internet possa colmare il vuoto lasciato da un'editoria che faccia il proprio mestiere, anche e soprattutto nei momenti duri, che poi sono quelli in cui uno dimostra di che pasta è f a t t o . Internet va bene, va benissimo, ma non può assolvere a l l a funzione di un'industria culturale
all'abbattimento del fascismo prima e alla ricostruzione dopo; hanno portato la cultura nelle case degli italiani meno abbienti, hanno tentato di riequilibrare il mostruoso divario sociale tra chi può e chi non può, hanno cercato di dare una voce alla critica militante, quella critica che usciva dalle aule accademiche compromesse con il regime per confrontarsi con il mondo.
(definiamola pure così) che curi il prodotto, che lo protegga, che lo valorizzi. E che operi anche delle scelte, ponendo un discrimine tra ciò che ha un valore e ciò che non lo ha, che ci salvi dalla spazzatura di parole e di concetti che infogna la rete, dove tutti dicono tutto e tutti giocano all'intellettuale. Non è un caso che i lettori calino di numero e di qualità. E non è un caso che la cultura, forse per la prima Reader’s Bench - Speciale Estate 61
volta nella Storia, non sia il punto di partenza per un rilancio della società in toto. Tra l'altro, messi come siamo, è veramente difficile stabilire chi abbia cominciato a regredire per primo: se la società di massa o l'editoria; se sia stato l'impoverimento dell'offerta a creare una società distratta o se sia stata una società drogata di televisione e di falsi miti a non vedere più nei contenuti l'unica arma di riscatto possibile. Quando le crisi sono pandemiche, estese ed esagerate come questa che stiamo attraversando non c'è mai un solo colpevole, ma tante mancanze, piccole e grandi, che si sono accumulate giorno per giorno senza che nessuno facesse letteralmente niente per arginarle. E così è stato un carnevale di brutti libri e cattivi lettori. Scrittori messi al bando e cialtroni che trionfano. Dittatura delle maggioranze rumorose, del luogo comune, del titolo che vende, che fa fare soldi.
Temo non basterà il maquillage digitale a occultare il vuoto su cui è stata costruita la proposta editoriale degli ultimi anni; di certo non ci vuole un genio per capire che non basta un veicolo più bello e versatile a modificare la merce avariata che trasporta. Se non c'è materia prima anche un e-book non è niente di più che una cosmesi a basso costo e ad alta resa (i libri in Italia sono tra i più cari del mondo, e la variazione di prezzo tra formato cartaceo e digitale spesso è irrisoria). Di norma una crisi, insieme al disagio, porta con sé anche i germi del futuro, e anche se sono allergico alla retorica del futuribile (tipica di chi non ha mezza idea su cosa fare) mi viene automatico pensare che bisogna prestare attenzione ai semi che si piantano. Così come bisogna stare attenti a ciò che si pensa, casomai un giorno diventasse realtà.
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Dossier: Oltre la Scienza
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Il codice 632
Diego Rosato
Ho visto una vecchia puntata di Voyager in cui si diceva che Colombo già sapesse dove si trova l'America: se questa vi sembra un'ipotesi fantasiosa, immagino cosa ne direste di un libro che afferma che Cristoforo Colombo in realtà si chiamava Colona e che questo era solo il suo nome cristiano, perché in realtà era un nobile marrano (un ebreo che fingeva di e s s e r s i convertito al “Il codice 632” cristianesimo) p o r t o g h e s e , di JOSE RODRIGUEZ DOS SANTOS, VERTIGO, 549 pagg, 12 euro addirittura parente stretto della regina del Portogallo e emissario dei cavalieri avrebbero dovuto contemporaneamente Templari (del resto per avere una croce rossa cospiratore contro la quale motivo le tre su sfondo bianco come corona lusitana ed celeberrime caravelle vele, se non perché le Reader’s Bench - Speciale Estate 64
popolazioni locali già conoscevano lo stemma dell'Ordine del Tempio?) Alla vigilia dei cinquecento anni della scoperta del Brasile, una società privata per la promozione della storia americana contatta un professore portoghese, un esperto di analisi dei documenti antichi, criptanalista e gran
conoscitore di lingue antiche e moderne per ricostruire la ricerca lasciata in sospeso da uno storico morto improvvisamente: la ricerca doveva vertere proprio sulla scoperta del Brasile, eppure, durante “l'indagine” il professore di rende conto che il suo collega ricercatore si era imbattuto in documenti che lo avevano portato a
ricostruire la vera storia di uno dei personaggi più famosi della storia, Cristoforo Colombo. Riuscirà il professore a trovare la “prova decisiva” che il defunto ricercatore sosteneva di aver trovato? E poi prova di cosa? E se non ci riuscirà, come troverà i soldi per pagare le costose cure per la figlia malata? Comincia così un
viaggio in giro per il mondo, tra ricostruzione di documenti, problemi familiari ed evasioni da questi tra le braccia di un'avvenente e disinibita studentessa
svedese che sembra molto appassionata alla ricerca. Una ricerca che si concluderà con la stesura di questo romanzo. Se già ho accennato al fatto che questo libro fa pensare al
programma televisivo Voyager, forse occorre precisare che non è un nuovo “Codice Da Vinci”. Forse il genere può ricordare il romanzo di Dan Brown, ma a prescindere dal fatto che i l protagonista non si trasforma da topo di biblioteca in una specie di Rambo, nel libro di Rodrigues dos Santos non ci sono assassini e cospirazioni ed i documenti citati, come il Codice 632 che dà il titolo al libro, esistono realmente e sono autentici. Per quanto riguarda la storia, a suo modo è avvincente e ben costruita, seppure
l'autore tenda a girare un po' troppo intorno alle cose ed appesantisce la lettura con innumerevoli nozioni e ricostruzioni. Pare evidente che questo romanzo è stato scritto per propugnare in modo estremamente divulgativo una ricerca storica dai risultati controversi e che in questa forma può raggiungere il grande pubblico anche senza il supporto accademico. Ciò che non entusiasma è tutto ciò che vi avviene a latere. La vita privata del professore, la malattia della figlia ed il suo rapporto ormai amichevole con la moglie risultano un po' forzati ed artificiali, uno sconfinamento nel romanzo sentimentale da parte di chi non è avvezzo a tale genere di narrazione. È vero che noi uomini in alcune circostanze tendiamo a spostare il centro del nostro
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pensiero dal cervello ad un altro organo all'incirca un metro più in basso, ma possibile che il protagonista non si chieda mai perché una bellissima ed a ff a s c i n a n t e studentessa, di quindici anni più giovane di lui, il classico tipo di donna che potrebbe avere qualsiasi uomo ai suoi piedi, scelga proprio lui, con tutti i suoi problemi e le sue
noiosissime ricerche documentali? Sarebbe bastato descrivere il professore come un narcisista, per rendere la cosa più credibile, ma l'autore ne parla invece come di un rassegnato e modesto docente universitario dalle scarse prospettive. Le teorie esposte sono interessanti e non del tutto campate in aria
(nonostante qualche piccola forzatura, forse più “letteraria” che scientifica), ma bisogna essere un appassionato di filologia o materie affini per non stufarsi delle continue disquisizioni documentali, senza il conforto di una buona narrazione parallela di vicende private. Voto 5.5/10
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Non è vero ma ci credo
Diego Rosato
Nel 1996 puoi provarlo?”. nacque l'idea di raccogliere in Il libro oggetto di un unico questa recensione, ambiente raccoglie le virtuale le risposte a questa menti più domanda date da brillanti del più di cento secolo, in modo scienziati, da poter u m a n i s t i , condividere tra intellettuali, loro le filosofi e tecnici domande che (tra cui Alan Kay, sono soliti porsi Richard Dawkins, e trovare Paul Davies, insieme le Charles Simonyi, risposte. Questa Daniel Goleman e idea è maturata Jaron Lanier), che e offrono al confluita lettore le “NON è VERO MA CI CREDO” in un sito, loro idee di JOHN BROCKMAN, Edge, su s u c u i n e l IL SAGGIATORE, 254 pagg, 8,50 euro argomenti 2 0 0 5 come i J o h n limiti d e l l a Brockman, su ha posto la seguente scienza, l'esistenza suggerimento di domanda: “In che cosa degli alieni, la fede Nicholas Humphrey, credi, anche se non (non solo in Dio), Reader’s Bench - Speciale Estate 68
l'amore, l'arte, l'evoluzione, la fisica, la matematica, le neuroscienze, la programmazione software, la psicologia (anche animale), la l i n g u i s t i c a , l'intelligenza a r t i f i c i a l e , l'epistemologia, l'educazione, la storia, l'economia, la genetica... e ovviamente filosofia, perché questa è filosofia: condividere un'idea, per ragionarci su tutti insieme. Nella selva di idee, concetti e teorie proposte, non sempre si riesce ad essere d'accordo con chi li propone, ma questo è inevitabile, soprattutto considerando che alcune sono in contrasto tra loro, e spesso ci si scontra con argomentazioni prettamente tecniche che necessitano di un bagaglio culturale adeguato per essere
analizzate e comprese, ma questo libro offre un'enorme serie di spunti di riflessione, difficilmente riscontrabile in altri testi. Qualora il lettore voglia approfondire uno specifico argomento, può utilizzare l'indice analitico per individuare la pagine di maggior interesse e, pur mancando una vera e propria bibliografia, avventurarsi nella lettura dei libri scritti dagli intervenuti e citati nella presentazione che il curatore del testo ne fa ad inizio di ogni discussione. Per quanto ogni articolo sia una storia a sé, eccetto qualche intervento, in linea di massima il linguaggio utilizzato è chiaro e scorrevole, come ci si aspetterebbe in un blog, seppure di
argomentazioni scientifiche. Consigliato a chi ha ancora il gusto della riflessione e dell'esercizio intellettuale. Recensione a cura di Diego “Non è vero, ma ci credo” di John Brockman, Il saggiatore, 254 pagg, 8,50 euro Voto 9/10
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So quel che pensi Leggere nel pensiero: quante persone vorrebbero saperlo fare? Quanti sarebbero terrorizzati all'idea che qualcuno possa farlo? Ma, se gli studi delle onde cerebrali e le relative applicazioni tecniche sembrano ancora non così perfette, dall'alba dei tempi esistono alcuni mentalisti che affermano di riuscire a leggere nel pensiero. Questo libro è scritto dal più famoso mentalista vivente, che ci spiega un po' dei suoi trucchi.
Diego Rosato
Thomas Havener è un misto di manuale ed autobiografia: il
mentalista tedesco ci racconta di come si sia avvicinato prima alla
Il volumetto scritto da
“SO QUEL CHE PENSI” di THORSTEN HAVANER, TEA, 158 pagg, 9 euro Reader’s Bench - Speciale Estate 70
prestidigitazione e poi al mentalismo, di come abbia appreso alcuni trucchi e di quali strumenti si serva nei suoi spettacoli, dal cold reading alla psicologia. Trucchi alle volte di una semplicità sconvolgente: se infatti è abbastanza semplice scoprire il segno zodiacale di una persona che porta al collo un ciondolo raffigurante quel segno, dall'altra è molto probabile che la persona oggetto dell'indagine non rifletta sul fatto di aver fornito un indizio così rilevante. L'autore non
lesina consigli su come gestire meglio la propria interiorità agendo sui propri pensieri e non si preoccupa di svelare troppo del proprio lavoro, come farebbe un prestigiatore, ma la brevità dell'opera consente appena di rendersi conto di quali siano i temi dell'argomento trattato: non sperate di essere diventati mentalisti al termine della lettura! Lo stile è semplice, colloquiale, scorrevole: immaginate di incontrare il vostro amico Thosten,
offrirgli un caffè e chiedergli che lavoro faccia, in cosa consista e come abbia scelto quella strada, aggiungete qualche accenno a dei libri sull'argomento ed avrete un'idea di come è scritto il libro. Adatto a stimolare la curiosità su una delle branche più a f f a s c i n a n t i dell'illusionismo, ma più utile a capire se l'argomento è interessante o meno che a chiarire dubbi.
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Templari, dov’è il tesoro?
Diego Rosato
C'è un programma televisivo molto seguito, che da tempo divide il pubblico italiano: c'è chi lo adora e c'è chi lo detesta... No, non sto parlando del Grande Fratello, ma di Vo y a g e r. I l l i b r o oggetto di questa recensione è scritto proprio dall'autore e conduttore di Voyager e gran parte del materiale qui riassunto proviene dalle puntate di quel programma. Se c'è un ordine cavalleresco che più di tutti colpisce l'immaginario collettivo e più rappresenta per esso l'archetipo della cavalleria medievale, questo è l'Ordine dei Cavalieri del Tempio
“TEMPLARI” di roberto giacobbo, RAI-ERI, 239 pagg, 15 euro Reader’s Bench - Speciale Estate 72
ed in questo libro Giacobbo ne ripercorre la storia, le leggende e, almeno così vorrebbe, i segreti. Veniamo così a c o n o s c e n z a (perlomeno se non siamo telespettatori di Voyager) della loro storia ufficiale, ma soprattutto dei loro legami con eminenti figure dell'epoca, da Celestino V a Dante, da Bernardo di Chiaravalle a Goffredo da Buglione. Il tutto chiedendosi in cosa consista il favoloso tesoro che i Cavalieri Templari avrebbero trovato sotto il Tempio di Gerusalemme e dove questo sia andato a finire. Questo libro ha un grande difetto di fondo: non si capisce mai bene dov'è il confine tra certezza storica e speculazione. La storia narrata è senza dubbio interessante ed il fascino che aleggia sul
mito dell'Ordine del Tempio è senza tempo, ma da razionalista avrei preferito che, ad esempio, quando si racconta che forse i Te m p l a r i a v e v a n o trovato la Sindone di To r i n o , s i f a c e s s e anche presente che secondo molti scienziati moderni quell'oggetto è stato prodotto in Francia nella seconda metà del 1300, quando l'Ordine era già stato dissolto. In sostanza, Giacobbo in questo libro dà troppo l'impressione di scegliere un'ipotesi, per quanto improbabile, piuttosto di un'altra e difenderla in modo più deciso, perché più sensazionale.
termine altisonante, periodi brevi e poco complessi e ritmo sostenuto. Completa il testo una ricchissima bibliografia di approfondimento. Un bel libro, ma lascia troppo l'impressione che si voglia far passare delle leggende per storia. Voto 6/10
Il libro è scritto molto bene, anche se francamente il gran numero di domande retoriche alla lunga può appesantire un po' la lettura. Lo stile è q u a n t o m a i “televisivo”: nessun Reader’s Bench - Speciale Estate 73
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Oltre la scienza Razionalisti di tutto il mondo, ascoltatemi: c'è qualcosa oltre la scienza, anzi ci sono moltissime cose... e ve lo dice un razionalista! Anche affilando al massimo il rasoio di Ockham, eliminando tutto ciò che afferisce alla metafisica, restano pur sempre le intuizioni, di cui spesso la scienza si nutre, ma che alle volte restano sospese per decenni, prima che questa riesca a digerirle e magari
Diego Rosato non accade mai. E allora come fare a convivere con qualcosa che non possiamo spiegare, che molti giudicano una follia, ma che nel profondo della nostra mente (stavo per dire “cuore”) sappiamo essere la verità? Per spiegarlo, chiederò aiuto ad uno dei maggiori esperti di intuizione, Sir Arthur Clarke, che oltre ad essere uno stimatissimo autore di fantascienza (dico solo
“2001: Odissea nello spazio”) è stato il primo ad intuire le potenzialità dei
satelliti artificiali geostazionari, ed alle sue tre fantastiche leggi, anche se, per esigenze “narrative”, non le presenterò nell'ordine proposto dal suo ideatore. Infine lascerò che sia Mario Monicelli ad avere l'ultima parola. Prima legge di Clarke: Quando uno scienziato famoso ma anziano dice che qualcosa è possibile quasi certamente ha ragione. Quando dice
che qualcosa è impossibile molto probabilmente ha torto. L'intuizione, se volete la follia creativa, ci salva da una pericolosissima pigrizia di alcuni scienziati spesso troppo gelosi delle loro conquiste per accettare che una nuova teoria dimostri che hanno sbagliato i loro calcoli. Abituati fin dagli studi ad essere incanalati nel percorso di studi ufficiali, ci vorrebbe un tempo indefinitamente più lungo per scombussolare un sapere solidificato, difeso dai suoi ideatori, seppur erroneo, limandolo a poco a poco, mentre un'intuizione geniale può creare quella giusta incrinatura sufficiente a far crollare la diga che argina un sapere più corretto. E se pensate che stia esagerando, provate a pensare alle reazioni del mondo accademico agli studi di Einstein sulla Relatività... Reader’s Bench - Speciale Estate 75
il perché di taluni fenomeni. Terza legge di Clarke: Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia Con questo non voglio dire che ogniqualvolta uno scienziato, un tecnico o, perché no, un non addetto ai lavori afferma di aver fatto una scoperta eccezionale, bisogna prendere per oro colato la sua idea, ma prima di bollarlo come ciarlatano, ascoltiamo cos'ha da dire: se non altro, sarà un utile esercizio scovare il suo inganno. Per millenni l'uomo ha spacciato per magia ciò che in realtà era pura e semplice scienza (pensate ai trucchi “fisici” degli illusionisti, ma anche alla “magia” che era attribuita alla medicina): molto spesso chi praticava tali forme di magia, non sapeva che dietro ci fossero delle ben definite leggi di natura, ad esempio, quando Ippocrate consigliava alla partorienti di masticare foglie di salice, per lenire i dolori del parto, non sapeva che quelle foglie contengono acido acetilsalicidico (principio attivo dell'Aspirina), ma sapeva che il masticarle aveva un effetto analgesico. Eppure la loro intuizione li aveva portati a scoprire questi fenomeni ben prima che una scienza ufficiale e rigorosa spiegasse
Seconda legge di Clarke: L'unico modo per scoprire i limiti del possibile è avventurarsi un poco oltre, nell'impossibile Il principio è questo: andare oltre, sfuggire agli schemi, buttarsi nell'imprevedibilità, sperimentare, anche solo a livello intellettivo. Eraclito diceva che non si troverà la conoscenza finché non si è disposti ad accettare ciò che non ci si aspetta. I fratelli Wilbur ed Orville Wright non avrebbero mai fatto volare il loro Flyer se non l'avessero ritenuto possibile. Bisogna aver fiducia nelle proprie intuizioni, anche quando sono controintuitive, anche quando sfidano la scienza ed abbandonarle solo dopo aver dimostrato che non sono altrettanto valide delle teorie più affermate. Lasciate che la mente segua il suo compito di guida razionale, ma esercitatela ad andare oltre, allenatela a ragionare, non chiudetevi dietro un semplice “È impossibile!”, ma provate a stabilire perché lo è... se lo è! Questa si chiama filosofia. La filosofia non è quella assurda materia che ti insegnano a scuola in cui devi imparare a memoria gli aforismi di questo o quel filosofo: quella al Reader’s Bench - Speciale Estate 76
massimo è storia della filosofia. La filosofia è ragionamento, pensiero, risonanza creativa. La filosofia è sviluppare, magari insieme, un'intuizione, anche se all'inizio può sembrare bislacca e, quando è sufficientemente matura, affidarla alla scienza perché la consolidi.
spingere. Come bibliografia di questo articolo ho scelto i seguenti volumi, con le seguenti motivazioni: 1. Il codice 632, di José Rodrigues dos Santos, perché è un buon esempio di come si possa diffondere una teoria controversa spacciandola per una finzione letteraria, nonché un'ottima sfida in stile prima legge di Clarke. 2. Templari. Dov'è il tesoro?, di Roberto Giacobbo, perché nessuno come l'autore sa che vuol dire andare oltre la scienza e portare agli estremi la seconda legge di Clarke. 3. So quel che pensi, di Thorsten Havener, perché è il miglior esempio che conosca della terza legge di Clarke. 4. Non è vero, ma ci credo, a cura di John Brockman, perché è il riassunto di ciò cui intendevo invogliarvi con questo articolo, nonché il libro che l'ha ispirato.
Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione
Il genio è quello che ti fa fare salti da gigante ed il genio sta oltre la scienza: bisogna solo saperlo riconoscere!
Per quanto concerne ciò che sta oltre la scienza, il mondo dei libri offre materiale a non finire: basta scegliere in quale direzione si vuole andare e quanto oltre ci si vuole Reader’s Bench - Speciale Estate 77
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Uochi Toki Accendo il mio iPod. Riproduzione casuale, dammi un po' di shuffle, baby! La musica si dipana tra note e pause e armonie sintetiche che poco hanno a che fare con la musica più tradizionale. Siamo su un terreno nuovo, inesplorato. Una base a tratti techno, a tratti hip hop, con un pizzico di house e industrial, fa da sfondo ad un cantato che è tutto tranne che cantato. Sono parole lasciate andare, un fiume in piena, un flusso di coscienza che rimbalza nella mente e mi lascia spiazzato. Il disco si intitola "Cuore, amore, errore, disintegrazione". Il gruppo è un duo bergamasco dal nome "Uochi Toki". La loro musica, se così si può chiamare, è contraddistinta da una spiccata vena sperimentale, i testi sono ricercatissimi e di difficile approccio ad un primo ascolto. Più
Mattia Galliani volte, ascoltando un loro brano, mi sono trovato a pensare "ma di cosa diavolo parla? Non si capisce nulla!"… e allora vai di secondo, terzo, quarto ascolto. E ogni volta
riesci a cogliere qualcosa di nuovo, una sfumatura di senso, un gioco di parole, un significato più profondo… attenzione però: non si tratta del classico rap/hip pop giocato su rime e semplici giochi di parole più o meno immediati. Qui il Reader’s Bench - Speciale Estate 79
senso va ricostruito, interpretato, analizzato… o se preferite "vissuto". Ricordate l'Ulisse di Joyce? Ecco, immaginate un flusso costante di parole, pensieri, immagini, sensazioni senza filtro, aggiungete un ritmo martellante, una musica distorta e vi sarete fatti una vaga idea di come p o s s a suonare un album dei Uochi Toki! Le tematiche sono le più disparate, ovviamente. Si passa da considerazioni sul rapporto tra uomo e donna all'analisi introspettiva delle proprie emozioni durante una serata in discoteca. C'è spazio per elaborate dissertazioni sull'evoluzione del linguaggio e riflessioni sulle abitudini culinarie nella società occidentale. Un brano prende in esame se stesso e spiega come funzionano le scelte discografiche che portano alla scelta di un singolo
rispetto ad un altro; in un secondo brano ascoltiamo il dialogo tra un uomo e una donna seduti al bancone di un bar, e d'un tratto l'uomo si immedesima nella sua interlocutrice, estraniando se stesso e l'ascoltatore con un effetto quasi allucinatorio; in un altro brano ancora possiamo ascoltare il flusso di coscienza di un automa… Ascoltare un album dei Uochi Toki è un'esperienza che oserei definire "mistica"; trovare qualcosa di nuovo ai nostri giorni è diventato difficilissimo, bisogna cercare a fondo e rovistare tra l'immondizia (Battiato ne sapeva qualcosa già all'epoca di Bandiera Bianca… ah, la "voce del padrone"!). Per fortuna, ogni tanto la ricerca da i suoi frutti, e così eccomi qui a consigliarvi questo duo sorprendente, sperando che possa piacere a voi quanto a me!
Due album da non perdere: Cuore, Amore, Errore, Disintegrazione - 2010 iDioti - 2012 Una canzone su tutte: La prima posizione della nostra classifica http://www.youtube.com/watch? v=b6ynobHeOQ8
"Senti che voce inadatta alla melodia è improponibile ma il buon senso comune è sempre in cerca di nuovi paradigmi da banalizzare sempre in cerca di parole chiave che saranno il nuovo linguaggio assimilato da chi parla/ascolta senza una giochevole coscienza dell'idea/parola"
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I libri prendono vita con Wonderbook di Sony Davide Restelli Chi di noi da piccolo non ha sognato di poter essere un vero mago, avere a disposizione un libro di incantesimi e poterlo usare? A questa voglia insita in ognuno di noi, cerca di porvi rimedio la Sony, che lancerà a breve una serie di libri/ videogames. Il primo fra tutti non poteva che venire direttamente dalla mente di
J.K.Rowling, mamma del maghetto più famoso di sempre, Harry Potter. Il primo titolo della nuova serie di v i d e o g a m e s Wo n d e r b o o k , s i intitolerà “Book of Spell”, il libro degli incantesimi. Grazie all’aiuto del Move e della realtà aumentata, i bambini potranno giocare guardando vedendosi nello schermo, dando vita, in maniera virtuale, a tutte le magie che hanno
imparato ad apprezzare durante la saga di Harry Potter. Il progetto molto ambizioso, vuole essere un tentativo di avvicinare in una maniera diversa i ragazzi alla lettura, portandoli ad interagire con i personaggi, fino a poter essere loro stessi gli artefici della storia. Il libro degli incantesimi però, dai primi video, sembra più un videogioco, che un prodotto educativo, anche se riesce ad insegnare nuove parole e vocaboli. Ma l’idea di Sony è quella di farne uno strumento educativo, quindi probabilmente usciranno altri Wonderbook, con più enfasi sulla parte dell’apprendimento.
Una data di pubblicazione ancora non è stata confermata, ma si sa che il costo di un Wonderbook, dovrebbe essere intorno ai 40 €, che però ovviamente andranno sommati ai 299 € del bundle Playstation + Move oppure, per chi già possiede la console, agli 80 € del solo Move. Probabilmente il progetto avrà difficoltà a decollare, ma siamo sicuri che il richiamo di Harry P o t t e r, c o n v i n c e r à m o l t i a d accontentare i propri figli.
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Reader’s Kitchen
American Grown Abbiamo visto Michelle Obama fare la corsa al sacco, rotolarsi per terra e perfino con un hula hop infilato sui fianchi. Questo e molto altro per sostenere la lotta all’obesità che più che un punto del programma sembra la sfida personale della First Lady. Un piano ben preciso si iniziative, inviti alla Casa Bianca e la realizzazione di un orto, il primo nella storia della residenza presidenziale, per far capire agli americani l’importanza di una corretta alimentazione. Piselli, peperoni, aglio contro il junk food, il
Clara Raimondi cibo spazzatura così apprezzato dal popolo americano. Per aiutarla a realizzarlo è andato persino un contadino italiano che si è prestato nella realizzazione di un piccolo orto che contiene in sé un messaggio importantissimo. Criticata dai repubblicani, Michelle Obama continua la sua personalissima lotta che si è concretizzata con un libro: “American Grown: the story of the White House Kitchen Garden and Gardens Across America” dedicato alla storia dell’iniziativa e destinato
a spronare gli americani nella realizzazione del loro orto. Un libro ricco di consigli e di ricette, uscito da poco negli Usa ma che sono sicura non tarderà ad arrivare anche sugli scaffali delle nostre librerie. I ricavati dell’iniziativa saranno interamente destinati al “National Park Foundation” che si prodigherà nella realizzazione di giardini, orti e nella promozione di
un’alimentazione sana e dell’attività all’aria aperta. L’idea di Michelle Obama non rappresenta solo il progetto di una donna annoiata ma è una vera e propria manovra governativa per salvare gli americani e soprattutto il sistema sanitario statunitense.
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The China study Quattrocento pagine, 27 anni di ricerche due scienziati coinvolti per un’opera monumentale che ha cercato di verificare e testare alcuni dei principi base della medicina naturale. Il dottore T. Colin Campbell e suo figlio si sono imbattuti in una ricerca scientifica che cerca d dimostrare la connessione tra dieta e salute. Così i loro studi hanno verificato che un controllo sui grassi e i carboidrati non è sufficiente per rimanere in buona salute, che solo la dieta e l’attività fisica possono prevenire il sorgere di malattie cardiovascolari e che vari tipi di cancro sono legati all’eccessivo consumo di proteine.
Clara Raimondi
“The China Study” di AA.VV., Macro, 400 pagg, 20 euro
Reader’s Kitchen
Alimentare il benessere
Clara Raimondi
Come riuscire ad alimentarsi naturalmente? Esiste una connessione tra alimentazione e malattia? A queste ed altre domande legate alla dieta e all’insorgere delle malattie cerca di dare una risposta il libro di Franco Berrino: Alimentare il
benessere. Un libro ma anche un prontuario che spiega come l’alimentazione sbagliata sia il biglietto da visita nel favorire il manifestarsi dei tumori ma anche di altre malattie croniche. Da anni gli oncologi studiano la relazione tra cibo e salute e sono convinti che un’alimentazione sana possa evitare la malattia. Il libro spiega come i cibi naturali e le ricette per valorizzarli siano la scelta migliore soprattutto nei confronti degli alimenti industriali che i grandi marchi vogliono far passare come sani e buoni.
“Alimentare il benessere” di Franco Berrino, Franco Angeli Editore, 128 pagg, 16,50 euro
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Il principe delle spine
Davide Restelli
Negli ultimi tempi sempre più autori stanno riuscendo a sdoganare il genere fantasy verso una gran parte del pubblico, portando idee nuove e invitanti. Uno di questi autori è sicuramente Mark Lawrence il cui libro d’esordio “Il Principe dei Fulmini” è stato un successo mondiale. In Italia, devo dire con molta felicità, arriva con poco scarto rispetto al resto del globo e sopratutto ad un accessibile prezzo, in edizione con sovraccopertina di soli 9,90 euro, grazie alla nuova linea di libri a basso costo della Newton Compton. La trama ci catapulta in un mondo di stampo medioevale, in cui il protagonista Honorius Jorg Ancrath, è a capo di una banda di fuorilegge, i suoi “Fratelli”. Ma arrivato all’età adulta (15 anni), decide che è il
momento di riprendersi ciò che gli è stato tolto quand’era piccolo. Il trono di Re. Il pilastro attorno a cui tutti il libro si regge è il protagonista Jorg. Molto spesso, nei libri o nei film, il cattivo Reader’s Bench - Speciale Estate 88
cattiveria che è insita in lui, lo rende uno dei protagonisti più meschini e crudeli che siano mai stati inventati. La profondità data a questo personaggio è concreta e tangibile a causa del suo passato così doloroso. Il tutto è corredato da un gran numero di personaggi di contorno, che girano intorno a Jorg come i pianeti di un sistema. E’ lui il sole e il fulcro di tutto ed è così maledettamente accattivante da permettere al libro di reggersi anche con una caratterizzazione a volte troppo frettolosa degli altri protagonisti della vicenda. è essenziale per appassionasi ad una storia. Senza un buon cattivo, anche l’eroe non riesce ad innalzarsi al di sopra degli altri. In questo caso il protagonista incarna entrambi i lati della medaglia. E’ si alla ricerca di una vendetta che gli spetta, ma la
Il mondo all’interno del quale si muovono è però molto particolare. All’inizio può sembrare un universo fantasy di stampo classico, dove magia e spiriti sono presenti, ma al primo accenno da parte del Reader’s Bench - Speciale Estate 89
protagonista di autori greci e latini come Seneca, capiamo che la Terra è la stessa, è l’anno ad essere indefinito. Cosa ha colpito il pianeta di preciso, ancora non è dato saperlo, ma si intuisce come a causa di una catastrofe causata dall’uomo, l’umanità sia regredita, tornando ad un età medioevale. Lo stile di Lawrence è crudo, e ricorda (ho detto solo ricorda) in
parte quello di George R.R. Martin. I capitoli però sono più brevi, in un susseguirsi di avvenimenti, che come una spirale catturano il lettore portandolo verso l’abisso del finale. Nota negativa è sicuramente il titolo. Ora non me ne vogliano gli editor della Newton, ma far tradurre l’originale “Prince of Thorns” con “Il Principe dei Fulmini” è stata una scelta molto infelice. Chi leggerà il libro non potrà mai collegare Jorg ai fulmini, essendo proprio le spine una parte fondamentale del retaggio del protagonista e, sopratutto, una delle cause del suo malessere. “Il Principe dei Fulmini” è sicuramente uno dei migliori esordi fantasy degli ultimi anni, insieme a quello di Brent Weeks (edito dalla Newton) e di Joe Abercrombie (in arrivo “Heroes” dalla Gargoyle Books). Se cercate qualcosa di accattivante e diverso in questo genere letterario, questo libro fa per voi.
“Il principe dei fulmini” di Mark Lawrence, newton compton, 351 pagg, 9,90 euro
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Estate: tempo di ginnastica... MENTALE Eleonora Di Fabio E' ormai iniziato il caldo torrido che ci fa correre tutti al mare a cercare un po' di refrigerio per il corpo. Personalmente è anche il tempo che dedico di più alla lettura e al relax mentale. Ed è anche il tempo perfetto per allenare la mente e svegliarla da quel torpore che l'avvolgeva. Basta playstation e Xbox, accantonati i giochi on line, arriva il tempo delle parole crociate. E quando si parla di parole crociate penso solamente a “La
“è l’enigmistica, bellezza!” di Emilio Peres, ponte alle grazie, 297 pagg, 13 euro settimana enigmistica”, che accompagna gli italiani dal 1932, un vero insieme di piccoli e grandi
giochi per la mente. Lo schema ripetuto della rivista ha permesso di affezionarci ai Reader’s Bench - Speciale Estate 91
giochi stessi creando una certa attesa del numero successivo: quando potrò risolvere la prossima linotipia a chiave?
E' l'enigmistica bellezza! di Ennio Peres, Ponte alle Grazie, 297 pagg., 13 euro
E al mare cosa c'è di meglio che Quindi accendete la mente e...Buon risolvere un rebus o un cruciverba Allenamento! insieme ai vostri amici? E per i più tecnologici c'è anche un app dedicata per tutti “il grande libro degli enigmi” i tablet ed è di fabrice mazza e sylvain lhuller, possibile giocare gremese editori, 416 pagg, 14,90 euro anche on line sul s i t o : www.aenigmistica.it E se l'esperienza e i tentativi sono la base per diventare sempre più bravi nel risolvere gli enigmi, esistono anche dei libri che ci aiutano ad allenarci. Editi proprio in questo mese di giugno, vi consiglio di aggiungere alla vostra lista desideri: Il grande libro degli enigmi di Fabrice Mazza e Sylvain Lhullier, Gremese Editori, 416 pagg., 14,90 euro
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Consigli per la lettura
Ariberto Terragni
CUORE DI TENEBRA, DI JOSEPH CONDRAD Consigli estivi, da leggere o da rileggere. Il primo titolo che mi viene in mente scorrendo la libreria è Cuore di tenebra di Conrad, un classico: romanzo breve, racconto lungo, poco importa. Nelle vicende narrate dal vecchio marinaio Marlow c'è una riflessione sui temi ultimi dell'uomo. La vita, la morte, la follia. Nel cuore misterioso, languido ma spesso letale dell'Africa, si svolge la vicenda di un uomo della Compagnia, sorta di multinazionale ante litteram che fa incetta di avorio africano per soddisfare la richiesta europea. Qui la sua vicenda personale si interseca con quella di Kurtz, un agente in grado di procurare quantitativi ingenti di avorio, invidiato e temuto dagli altri addetti. La verità che attende il lettore è molto più complicata e inquietante di quanto non potesse
sembrare all'inizio. Il percorso di Marlow ha il sapore del viaggio iniziatico, del percorso formativo, ma sarebbe riduttivo limitarsi a questi aspetti: la riflessione del protagonista si
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arricchisce di dettagli, di sensazioni, fino a disegnare un parallelo tra la risalita del fiume in vaporetto alla ricerca di Kurtz e una discesa agli inferi. Svariate le interpretazioni: critica al colonialismo, forma di autoanalisi, critica del progresso economico politico di fine ottocento, basato essenzialmente sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla razzia del territorio. Kurtz è l'emblema dell'Occidente avido e tecnicizzato che soggioga altri uomini: intelligente, ingordo, smisurato, alla fine si sente un dio, ma è solo un dio cattivo, un demone, una nemesi. Con la conseguenza di essere una delle tante vittime di se stesso. Cuore di tenebra come una grande metafora? Non penso sia poi così azzardato affermarlo. Certo, c'è anche altro: oltre al contenuto indubbiamente politico del suo messaggio, c'è una storia, una bella storia fatta di interrogativi e dubbi dove l'autore, fatto raro, è il primo a mettersi in gioco in quanto esponente della ricca Europa colonialista. E' un libro che associo all'estate per un paio di ragioni: la prima è che, banalmente, l'ho letto in estate (e si sa quanto l'esperienza personale agisca come creatrice di senso), e poi perché la calura umida e mortifera espressa dalla giungla ha a
che vedere in modo diretto con l'afa delle nostre città ingolfate dalla polvere. Due calure diverse, diciamo, dove la prima – che perlomeno è incontaminata – può avere una funzione benefica rispetto alla seconda. L'INFINITO VIAGGIARE, DI CLAUDIO MAGRIS La seconda proposta che introduco brevemente è un insieme di articoli di viaggio, L'infinito viaggiare, di Claudio Magris: repertorio di osservazioni e analisi sulle rotte della curiosità, ideale seguito di Danubio, con la differenza, decisiva, che in
questo caso non c'è un filo conduttore come nel famoso antecedente. Se in Danubio la peregrinazione del viaggiatore seguiva le anse e gli approdi del grande corso d'acqua, ne L'infinito viaggiare l'itinerario è d'occasione, e i motivi di riflessione si fanno disparati, ma non dispersivi: il tocco in più di flânerie è utile per soffermarsi sulle trame della realtà come singole epifanie, apparizioni, ricordi, fantasmi (in questo senso un capitolo a parte sarebbe da dedicare alla figura abnorme e incongrua di Ludwig di Baviera, il fantasma per eccellenza di queste pagine). Viaggiare per Magris è occasione di incontri, ma soprattutto di ritorni, come spiega nella prefazione: il cammino del viaggiatore è sempre un percorso a ritroso, un ritorno, una ricerca dell'origine, in parallelo con un altro grande uomo dei ritorni: Odisseo. Ma viaggiare significa anche accedere ad uno stato di sospensione mentale che è anche sospensione del giudizio, una dimensione, un non luogo grazie al quale si può tentare di accedere alla comprensione. Operazione difficile,
a posteriori, ma di grande gratificazione per chi sa accettare il mondo per quello che è, con grazia e gratitudine, e soprattutto con l'umiltà necessaria a ragionare sulle sterminate varietà di sfumature che l'interazione tra uomo e territorio ha prodotto; il viaggio allora diventa un'ipotesi di conoscenza che solo in seguito, e con fatica, potrà dare i suoi frutti. Il libro ha tutti i pregi e i difetti dei libri di Magris: cura del dettaglio, cultura gioiosa che non si immischia mai col nozionismo, prosa elegante e per nulla tediosa. Per contro c'è qualche zaffata di supponenza, di elitarismo professorale in odore di sermone o di paternale. Ma in definitiva, va bene così: leggere serve anche per limare pregiudizi, e capire che la vita è sempre qualcos'altro rispetto a ciò che crediamo; capire soprattutto che la verità del mondo non è mai stanziale, ma liquida, sfuggente, come le onde fredde del Danubio.
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Diventare genitori Decidere di diventare genitori è un gesto di responsabilità che ti fa prendere coscienza con una nuova dimensione: smettere di pensare a se stessi e vivere in funzione di un essere che non ti chiede di venire al mondo.
Floriana Villano fai a rilassarti quando senti dentro di te un tic tac, inesorabile, che ti comunica che il tempo passa e le speranze diminuiscono?
Quando mio marito ed io abbiamo preso questa decisione, alla base c’era solo il desiderio di smettere di coccolare e viziare nostra nipote e cominciare a farlo con un bimbo tutto nostro. Un atteggiamento egoista, che non ti lascia il tempo di riflettere su tutto ciò che comporta l’essere genitore.
E poi le frequenti domande di amici e parenti che non danno tregua “allora? A quando un erede?”, “beh! Quando cominciate a darvi da fare?”, “adesso tocca a voi!”, “quando mi farete diventare nonna?”, “quando mi regalerete un nipotino?” Tutto ciò ti convince che, a queste persone, andrebbe di nuovo spiegato come nascono i bambini e che la storia della cicogna e del cavolo sono solo storielle.
Un figlio per quanto lo puoi programmare ti sconvolge comunque l’esistenza, in tutti i sensi! Cominciare a fare qualche tentativo, nell’illusione che possa succedere o no (e in questo caso, ti convinci che si può sempre riprovare, ma la delusione brucia dentro), il lungo calvario dal medico affinchè ti assicuri che è tutto ok, “è solo una questione di stress, dovete rilassarvi”….. rillassarci??!?! Come
Dopo una serie, piacevole, di tentativi, una romantica vacanza a Tropea e un falso allarme, abbiamo deciso che era giunto il momento di rinunciarci, che potevamo vivere benissimo anche senza un figlio, che ci saremmo concentrati sulle nostre carriere, che avremmo viaggiato per tutto il mondo e poi, chissà, magari avremmo preso in considerazione l’idea di adottare un cucciolo…” forse due, così si fanno compagnia”. Reader’s Bench - Speciale Estate 96
Accettare questo nuovo status, ha ristabilito, tra me e mio marito, una certa calma e tranquillità, si vive molto meglio senza una scadenza e senza le lancette dell’orologio che ti stuzzicano l’udito e il cervello. Poi, improvvisamente, comincio a stare da schifo: sono sempre stanca, non ho voglia di fare niente, un desiderio senza precedenti di wurstel e timballo di cavolo (sempre detestato i cavoli in vita mia), penso che sono sull’orlo della depressione, mio marito mi ordina di fare le analisi, è sicuro che mi si è di nuovo abbassato il ferro; “ok”, gli rispondo, “la prossima settimana che questa sono già incasinata di mio,
devo assolutamente andare dal parrucchiere a farmi la tinta”. Di colpo, mi si accende la lampadina, nella mia testa intontita, e penso che la tinta è incompatibile con una gravidanza e mi chiedo “che cavolo ora centra la gravidanza?”, qualcosa non torna, un piccolo particolare mi sfugge e all’improvviso, mi rendo conto, che questo mese non ho avuto i miei giorni (anche se in compenso sono stata male lo stesso); no, decisamente c’è qualcosa che non va, i miei ritardi vanno da due a massimo una settimana ma qui stavamo parlando di…… 10 giorni! Oddio! Tomaaaaaaahaahahaaasss!!!!
Mio marito si precipita e pensa che questa volta mi prende un colpo e dopo toccherà anche a lui; gli spiego la mia recente scoperta e mi consiglia di chiamare la ginecologa, del resto, chi meglio di lei! Che genio! Il mio cervello ormai è offuscato dalla follia. La ginecologa, ovviamente, mi esorta a fare un test, il precedente che le spiego è che devo, assolutamente, farmi la tinta, ormai sono concentrata solo sul colore dei miei capelli (in psicologia, qualcuno lo chiamerebbe: incapacità ad accettare la realtà). Perfetto! Mi serve un test di gravidanza! Ok! Dove si compra? Ah! Si! In Farmacia! Così, spedisco mio marito, buttandolo letteralmente fuori casa e minacciando che se entro stasera non avrò un responso, e quindi non saprò se il giorno seguente potrò farmi, o no, la tinta, dormirà sul divano.
Il povero si precipita fuori casa e ritorna con il benedetto test e la domanda è “come diavolo funziona questa specie di termometro?” Ah, ecco, bisogna immergerlo nella “plin plin”, bene! E dove la posso fare? Giriamo per casa e, dunque, non abbiamo bicchieri di carta, non ci sono ciotole in giro, meglio evitare i bicchieri dove ci dobbiamo b e r e , altrimenti restiamo traumatizzati e , finalmente, mio marito ha il colpo di genio: il contenitore del gelato de “la coppa del nonno”! Che splendida idea! E che idea geniale quella di averle conservate, pensando che ci sarebbero tornate utili quando avremmo voluto fare i budini al cioccolato bianco! Evviva! La missione continua e il responso è positivo, da non crederci! Ci abbracciamo e saltiamo dalla gioia, ma c o n tin u ia mo a fis s a re il Reader’s Bench - Speciale Estate 98
termometro per vedere se, per caso, ci ha ripensato e abbia cambiato verdetto. No, è ancora tutto meravigliosamente positivo: sono incinta! Ci precipitiamo a casa di mia madre, per condividere con lei la notizia, il tempo di dirlo giusto ai miei fratelli e ai miei suoceri e poi decidiamo, che per scaramanzia, lo teniamo segreto ancora per un po’. Così, ha inizio la nostra avventura di genitori, tutto cominciò per colpa di una tinta per capelli. Peccato che con il test di gravidanza, nessuno dia in dotazione, ai neo genitori, un manuale su come diventarlo. Io ho letto molto durante
i nove mesi, tanto per avere qualche chiarimento. Per l’occasione consiglio il celebre “Cosa aspettarsi quando si aspetta” di Heidi Murkoff e Mazel Sharon, ormai diventato una bibbia, e poi ci sono anche: Il grande libro italiano della gravidanza, di Laura de Laurentiis e il simpatico “101 cose da fare in gravidanza e prima di diventare genitori” di Lucia Tilde Ingrosso e Giuliano Pavone, per il resto affidatevi al vostro medico e confidate nel vostro, acerbo ma sincero, istinto.
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La fumetteria
La bambina filosofica
Clara Raimondi
La Bambina Filosofica torna a far finalmente riuscirà a trovare un danni e con lei le intenzioni abbiette, luogo non ancora infestato dalla la peste bubbonica, i poeti maledetti razza umana. e altri soggetti poco raccomandabili. Vanna Vinci, che il prossimo 29 Dopo essere arrivata sulla terra e non giugno sarà a Bassano del Grappa, aver trovato quello che cercava, la torna con un’altra avventura della Bambina Filosofica, decide di nostra beniamina con la muta da sub, conquistare la luna. colbacco e Moon Boot anni Settanta. Sarà accompagnata dal fedele Lillo e noi avremo la possibilità di seguire le sue “La bambina filosofica” avventure e vedere se
di Vana Vinci, Rizzoli Lizard, 142 pagg, 15 euro
La fumetteria
Portugal
Clara Raimondi
Un altro viaggio questa volta con destinazione Portogallo. Cyril Pedrosa ci conduce nella terra dei suoi genitori e l ’ u l t i m a pubblicazione di Bao Publishing diventa il racconto di una storia ricca di ricordi familiari. Un’autobiografia ma anche un romanzo di formazione per quella che sembra essere una delle opere più mature dell’autore. Bao pubblica l’edizione originale in uno spedido cartonato che di certo arricchirà la vostra biblioteca.
“Portugal” di Cyril Pedrosa, Bao Publishing, 264 pagg, 27 euro
La fumetteria
Yugoland, in viaggio per i Balcani Clara Raimondi
I Balcani come non li avete mai visti e letti e soprattutto raccontati dai piedi, dalle auto, dalle moto di coloro che in Yoguland, l’ultimo graphic novel targato Becco Giallo, hanno deciso di affrontare questo viaggio. Un percorso alla scoperta di Istria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Montenegro, Macedonia e ritorno. Monumenti, luoghi ma soprattutto aneddoti e contraddizioni di una terra così vicina a noi ed intrisa della nostra stessa storia che n posiamo non conoscere.
Scritto da Andrea Ragona ed illustrato da Gabriele Gamberini è l’ennesimo appuntamento con Becco Giallo da non perdere.
“Yugoland” di A. Aragona & G. Gameberini, Beccogiallo, 256 pagg, 15,90 euro
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Treno di notte per Lisbona
Claudia Peduzzi
Estate, tempo di vacanze e di viaggi. Oggi il nostro rapporto con la mobilità è alquanto squilibrato e le ragioni che spingono a partire non sono le stesse per tutti: l’esercito dei viaggiatori comprende rifugiati politici, migranti del lavoro, nomadi del tempo libero. Noi apparteniamo principalmente a quest'ultimo gruppo e concepiamo il viaggio come un'uscita dal tempo, una scappata dalla routine quotidiana. A me piace considerarlo invece come una scuola, perchè attraverso l'esperienza del contatto con gli altri la nostra
personalità può acquistare autonomia, arricchirsi e maturare. Un antico proverbio africano dice “Se non hai studiato, viaggia”. In letteratura, a partire da Omero con l'Odissea, il viaggio è stato spesso utilizzato come metafora per simboleggiare i molteplici aspetti della vita dell’uomo: il distacco, la crescita, la costruzione dell’identità. Treno di Notte per Lisbona segue il viaggio fisico e spirituale di un solitario e compito filologo svizzero, Raimund Gregorius detto Mundus.
La sua solida vita di stimato professore, dai pesanti occhiali e dall'aspetto trasandato, subisce un'improvviso scossone dall'incontro con una donna misteriosa, che, ferma sul ponte bernese di Kirchenfeld, guarda nel nulla dando l'impressione di volersi buttare. Temendo il peggio Gregorius la ferma. Di lei riesce solo a scoprire che è “portogues”, ma quella parola in lingua straniera apre una crepa di fascino e mistero nella sua mente. Lo stesso giorno in una libreria antiquaria scopre un libricino, scritto in portoghese ed intitolato “Un orafo delle parole”. Una sola frase, che si fa tradurre dal libraio “Se possiamo vivere solo una piccola parte di quanto è in noi, che ne è del resto?”, è sufficiente per abbattere definitivamente le mura di quell'invisibile castello difensivo che Mundus aveva costruito attorno a se. In preda ad una sorta di raptus di follia sale su un treno diretto a Lisbona alla ricerca dell'autore del libro, tale Amadeu Inacio de Almeida Prado. Il primo impatto con la città è lento e faticoso. Il primo giorno rompe gli occhiali, perdita che solo chi ha sperimentato personalmente cosa significa essere fortemente miope sa quanto possa essere destabilizzante. Ma questo incidente ha nella narrazione un forte significato metaforico: i nuovi
occhiali dalla montatura leggera e colorata e dotati di innovative lenti meno spesse simboleggiano un nuovo modo di vedere, più chiaro e diretto. Grazie alla sua formazione filologica Gregorius ricostruisce la vita di Prado - medico dissidente durante la dittatura di Slazar - incontrando le persone che l'hanno conosciuto e frequentandone gli stessi luoghi. Ad ogni tappa fanno da contrappunto le pagine del libro di Amadeu: pensieri e riflessioni sulla vita, scritte nei
momenti più difficili del suo percorso, che diventano una guida attraverso il dolore, l’orgoglio, e la coscienza di se stessi. Investigazione e introspezione si intrecciano rivelando sempre più affinità tra i due protagonisti che a tratti sembrano confondersi, accomunati dal tumulto interiore, dal coraggio delle azioni, dalla difficoltà di scegliere e agire, dall’amara visione della vita. Seguendo le orme del suo alter ego Mundus compie un viaggio che, a partire dalla ricostruzione del passato, diventa scoperta del senso di libertà e coraggio che fanno parte della vita. Il ritorno a casa (la vera conclusione dell'esperienza del viaggiare è sempre il ritorno a casa) rappresenta non solo il raggiungimento di un traguardo di consapevolezza, ma è anche l'inizio di una nuova sfida perchè “la vita non è ciò che
viviamo, ma ciò che ci immaginiamo di vivere” Il regista danese Bille August ha quasi terminato l'adattamento cinematografico del romanzo con Jeremy Irons nella parte di Mundus. Del cast fanno parte altre star del calibro di Charlotte Rampling, Bruno Ganz e Lena Olin. Il film tuttavia non potrà che restituire la parte più superficiale del romanzo, mentre la parte migliore e più vera è quella del viaggio interiore, che ognuno di noi potrà altresì adattare alla propria esperienza personale. Sono quei libri che vanno metabolizzati, forse non proprio adatti ad essere letti sotto l'ombrellone, ma molto appropriati per un lungo viaggio, magari proprio in treno e verso Lisbona, città che assicuro merita di essere visitata.
Concorso
Indovina la battuta In occasione dell’uscita del trimestrale Reader’s Bench vuole farvi un regalo e mettere in palio per voi due copie de L’invasione dei Terrestri del nostro Diego Rosato. Per vincerle basterà partecipare a Indovina la battuta. Guardate le vignette e cercate di scrivere la battuta che Diego e Clara stanno pensando. Deve essere qualcosa di ironico e divertente. Immaginate la scena: i Readers sono in giro da ore, la stanchezza ormai si fa sentire e a che cosa, secondo voi, stanno passando? Scriveteci un mail a readersbench@gmail.com ed inventate le battute più divertenti, specificando nell’oggetto di chi state parlando, se della nostra Clara o di Diego. Potete scrivere un massimo di due battute per ogni soggetto. Che cosa aspetta? Avete tempo da oggi, 22 giugno, fino alla mezzanotte del 29. Verranno scelti dallo Staff due vincitori, ognuno dei quali riceverà: una copia de L’invasione dei terresti e il nostro segnalibro. Vi aspettiamo!
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