n. 116 SETTEMBRE 2017
Editore Reclam Edizioni & Comunicazione srl . viale della Lirica 43 . 48124 Ravenna . Iscrizione al Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8/11/2004 . Redazione 0544.271068 . redazione@trovacasa.ra.it . Pubblicità 0544.408312 . info@trovacasa.ra.it . ISSN 2499-2550
CASA PREMIUM .
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n.116 SETTEMBRE 2017
BELLA CASA • CASA STORIA E MEMORIA • CITTÀ E IMMAGINARIO • ARTE CONTEMPORANEA • NATURA E LIFESTYLE • CITTÀ E SOCIETÀ •
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contenuti 06 14 20 28 33 36 44 48 58 62
casa bella casa
storia e memoria
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«L’esercizio ordinario del progetto. Dove la regola non è sinonimo di monotonia ma di qualità urbana» _____________________________________________________ di Paolo Bolzani
Escono dall’oblio alcuni grandi affreschi di Sebastiano Galeotti ____________________________________________________ di Pietro Barberini e Cetty Muscolino
In My Little Town
Cooling Towers città e immaginario ________________________________________________
urbanistica e arte
abitare il territorio
Il Museo all’aperto che ridisegna la città. Al Comune di Faenza il Premio Urbanistica 2017 __________________________________________________ di Domenico Mollura
Un mosaico da sfogliare. In un libro di Anna Maria Valli Spizzuoco, scatti che raccontano la Romagna __________________________________________________ di Pietro Barberini
arte contemporanea
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locali e design
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Sculture ai confini della realtà. Le creazioni di Feuerman, De Andrea, Sijan, Hanson, Mueck ________________________________________________ di Serena Simoni
Attraverso il bosco. Allontanamenti dalla contemporaneità: dall’eremitaggio estremo alle nuove transumanze ____________________________________________________ di Sabina Ghinassi
Le Officine del Sale a Cervia: wine bar, ristorante, cultura enogastronomica del territorio _______________________________________________________________ di Chiara Bissi
Il tempo in cui il pugile
danza sul ring città e società ________________________________________________________________
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Agricoltura periurbana. Opportunità di rigenerazione sostenibile del territorio fra città e campagna ___________________________________________________________ di Marco Turchetti
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edizione di Ravenna
Controcopertina
A proposito di questa abitazione nella zona nord ovest di Ravenna racconta l'architettto Paolo Focaccia, che ne ha curato la ristrutturazione, racconta«le semplici regole insediative si riscontrano in un frammento di città ancora in grado di restituire un semplice ma efficace “effetto urbano”, in cui ogni edificio specifica la propria identità alla scala del dettaglio, partecipando di comuni regole insediative, tipologiche e di linguaggio. In alzato i prospetti rendono leggibile l’impianto tramite il riordino di finestre e porte finestre, modulari e ritmate, chiuse da persiane a libro».
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8 novembre 2004 Direttore responsabile: Fausto Piazza Consulenza redazionale: Paolo Bolzani Collaborano alla redazione: Pietro Barberini, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Alberto Giorgio Cassani, Federica Cavani, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini (grafica), Sabina Ghinassi, Marina Mannucci, Domenico Mollura, Cetty Muscolino, Guido Sani, Serena Simoni, Marco Turchetti. Progetto grafico: Quadrastudio - www.quadrastudio.info Restyling grafico: Gianluca Achilli Referenze fotografiche: Alberto Giorgio Cassani, Pietro Barberini, Paolo Genovesi, Barbara Gnisci, Maurizio Montanari, Fabrizio Zani (e altre citazioni in pagina). Redazione: tel. 0544.271068 - redazione@trovacasa.ra.it
Editore:
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viale della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544.408312 info@reclam.ra.it - www.reclam.ra.it Direttore generale: Claudia Cuppi Stampa: Grafiche Baroncini - Imola - www.grafichebaroncini.it
Via San Gaetanino n°104 - Ravenna Tel. 0544-454119 - Fax. 0544-688706 info@casadellatenda.com
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CASA BELLA CASA
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«L’esercizio ordinario del Dove la regola non è sinonimo di monotonia ma di »
progetto
qualità urbana
Nel sobborgo tra le mura urbiche e l’Ospedale ecco la qualità del piccolo gesto, nella ristrutturazione di una casa a schiera di via Carso, nel segno del team di Paolo Focaccia
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Fronte posteriore
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Corte interna con magnolia centrale e piccolo giardino
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Fronte su via Carso
di Paolo Bolzani
Lo sguardo “riposa” nell’osservare il dipanarsi di un tessuto edilizio regolare, che dà luogo ad un’immagine urbana particolarmente omogenea, in cui i piccoli gesti di un’edilizia in grado raramente di farsi architettura se non sommandosi ad altre unità elementari, si ripetono conferendole una sobria, essenziale compostezza
L’asse di via Bartolo Nigrisoli in uscita da via Port’Aurea interseca in sequenza una serie di isolati urbani a maglia quadrangolare, dando luogo agli incroci con la Circonvallazione al Molino e le vie Monte Grappa, Carso e Alberto Missiroli, fino a raggiungere piazzale Oreste Ortali. Passeggiando lungo queste vie, lo sguardo “riposa” nell’osservare il dipanarsi di un tessuto edilizio regolare, che dà luogo ad un’immagine urbana particolarmente omogenea, in cui i piccoli gesti di un’edilizia in grado raramente di farsi architettura se non sommandosi ad altre unità elementari, si ripetono conferendole una sobria, essenziale compostezza. Fulcro dello sviluppo di questa zona è l’Ospedale di Ravenna, derivante dalle scelte strategiche inserite nel piano Regolatore e di Ampliamento della città, redatto nel 1927. Quel Prg prevedeva delocalizzazioni eccellenti, che riguardavano la stazione a Nord, fuori Porta Serrata e il nuovo Ospedale Civile nella campagna situata immediatamente a sud-ovest del circuito urbico, dove un tempo poi non così lontano scorrevano il canale del Molino e il fiume Ronco. Esito di un concorso nazionale del 1936 vinto dall’architetto Domenico Sandri di Roma, il progetto venne approvato nel 1937 dal Podestà e nel 1940, a seguito di modifiche, dal Ministero competente. La guerra ne postici-
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Pergolato
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CASA BELLA CASA
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Scala interna
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In realtà, come racconta Focaccia, non si tratta di un unico edificio, bensì dell’esito «dell’accorpamento di due unità edilizie, entrambe di due vani, sia sul fronte sia sul retro del lotto; la prima unità, maggiore, edificata antecedentemente, e la seconda più piccola, più recente, e un corpo di servizi minore che si allunga nel lotto interno»
perà l’inaugurazione al 12 aprile 1959. Trascorsi gli anni, gli indirizzi di pianificazione hanno nel tempo riconosciuto e favorito il mantenimento dell’assetto urbano raggiunto in questa area urbana, prescrivendo interventi di restauro e di riqualificazione nell’ambito della “Città a conservazione morfologica”, che significa la preoccupazione di preservare l’immagine urbana consolidata e le tipologie edilizie ad essa afferenti. Nella cortina urbana sud della parte orientale di via Carso emerge lievemente una casa a schiera a due piani, che rivela la propria adesione al dettato della regolare partitura del fronte, con il cornicione in continuità con quello dei fabbricati che seguono verso est e nel rifiuto dei colori rinvenibili nelle vicinanze, dalle tinte giallo e rosa e i relativi derivati. Progettista del recupero, datato 2010, è l’architetto Paolo Focaccia, a capo di un gruppo di valenti collaboratori, che vi ha applicato una morbida cura minimal, basata su sottili sottolineature ottenute da tenui passaggi cromatici, con cui si evidenziano cornici e architravi di porte e finestre. Come egli stesso ci racconta, «le semplici regole insediative si riscontrano in un frammento di città ancora in grado di restituire un semplice ma efficace “effetto urbano”, in cui ogni edificio specifica la propria identità alla scala del dettaglio, partecipando di comuni regole insediative, tipologiche e di linguaggio. In alzato i prospetti rendono leggibile l’impianto tramite il riordino di finestre e porte finestre, modulari e ritmate, chiuse da persiane a libro». In realtà non si tratta di un unico edificio, bensì dell’esito «dell’accorpamento di due unità edilizie, entrambe di due vani, sia sul fronte sia sul retro del lotto; la prima unità, maggiore, larga circa sei metri, edificata antecedentemente, e la seconda più piccola, di tre metri, più recente, e un corpo di servizi minore che si allunga nel lotto interno». Il progetto prevede la conservazione con riqualificazione dei caratteri appena indicati, mantenendosi nel rispetto dell’ impianto rinvenuto, «pur nella ricerca di una maggiore continuità degli spazi, specialmente al piano terra, e nella definizione di un più preciso disegno di dettaglio, senza alterare la leggibilità dell’edificio originario». La ricerca di una maggiore fluidità spaziale degli spazi-giorno parte dalla conferma della scala, orientata in parallelo alla strada, come collegamento verticale principale, anche se rivista con struttura metallica e gradini in legno. A seguire l’eliminazione di porte, divisori sulle scale in un’ottica di una rimodellazione degli ambienti nel corpo di servizio retrostante, che conferiscono maggiori spazi per la cucina, collegata al pranzo e affacciata con vetrata sulla corte interna esposta a sud. Un lungo
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CASA BELLA CASA
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Sala da pranzo
Scala interna
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La piccola corte si rivela uno spazio speciale, di grande importanza per la qualitĂ del proseguo del living in esterno, mentre rende omaggio al preesistente albero di magnolia, che campeggia al centro, opportunamente conservato al pari di un vecchio pozzo. Sopra a vegliare, il piccolo pergolato bianco
brise-soleil a mensola in cristallo segue il bordo della terrazza superiore, ornata da un pergolato bianco che le conferisce una consistenza di apparente volumetria, ulteriormente definita dallo schermo finale in vetro opalino che cela la vista dall’esterno. La piccola corte si rivela uno spazio speciale, di grande importanza per la qualitĂ del proseguo del living in esterno, mentre rende omaggio al preesistente albero di magnolia, che campeggia al centro, opportunamente conservato al pari di un vecchio pozzo. Si conferma in grado inoltre di svolgere diligentemente anche il ruolo di spazio esterno “passanteâ€?, rivolto a condurre gradualmente l’ospite dalla casa al piccolo giardino finale, in grado di mitigare la vista dagli edifici circostanti. Il disegno della pavimentazione della corte dialoga con i piccoli corpi edilizi, rafforzandone il ritmo con la posa di ricorsi in pietra di Apricena bocciardata, inserita in vaste campiture
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Bagno
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CASA BELLA CASA
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in filoni di quadrotti di tono scuro posti a correre, mentre la composizione si chiude con tre spalliere di mughetti rampicanti. Ab-
Camera da letto
> Crediti Casa in Via Carso – Ravenna
bandoniamo il piano terra, dagli ambienti «sapientemente composti dai proprietari - come sottolinea Focaccia - che concorrono alla sobria qualità degli spazi». Salendo al primo piano si perviene ad un disimpegno centrale che serve quattro camere e un bagno con antibagno, mentre lo studio in comunicazione con la terrazza induce a proseguire sotto il pergolato bianco, per affacciarsi sulla corte interna. Proseguendo nella salita invece si sbarca nel sottotetto, attrezzato come open-space e libreria, vegliato dalle due ampie falde in legno. Usciamo nuovamente in giardino e rimaniamo nel punto estremo ad osservare la rarefatta composizione finale creata dal volume di base compatto, sovrastato dal bianco pergolato con schermo opalino. Accanto a noi il progettista ammonisce: «l’esercizio ordinario del progetto, volutamente lontano da eccessive personalizzazioni, è rivolto a recuperare la dignità di un edifico a schiera del tessuto urbano, ove la regola non è sinonimo di monotonia ma di qualità urbana». Un elogio alla depersonalizzazione programmatica, inserita nell’applicazione della regola.
e direzione lavori: • Progetto LUOGHIDELLACITTÀ architettura urbanistica conservazione - Ravenna Arch. Paolo Focaccia con Ing. Francesco Pezzolla Collaboratori: Ing. Sabrina Spinelli, Arch. Arturo C. Dapporto, Arch. Giorgio Pezzi, Arch. Luca Galassi, Arch. Enzo De Leo e direzione lavori strutturale: • Progetto Ing. Claudio Sillato - Instudio associati - Ravenna impiantistico: Ing. Domenico Galassini - Ravenna • Progetto sicurezza: Arch. Davide Pepoli - Ravenna • Coordinatore Lavori edili: • CE.IS Costruzioni s.r.l. di Sergio Isidori - Ravenna elettrico: • Impianto S.B. Impianti elettrici s.n.c. di Bertaccini e Naldini - Ravenna idraulico: • Impianto Termoidraulica s.n.c. di Nicola Bravi - Ravenna Comet Ravenna • Illuminazione: Fotografie: Davide Baldrati, Luca Galassi •
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STORIA E MEMORIA
Escono dall’oblio alcuni grandi affreschi di
Sebastiano Galeotti di Pietro Barberini e Cetty Muscolino Non è insolito, nel corso di restauri significativi, imbattersi in opere d’arte occultate nel tempo, vuoi perché degradate o perché “passate di moda” e non più adeguate alle ristrutturazioni successive. Ma il caso che qui segnaliamo s’impone alla nostra attenzione per la sua eccezionalità, trattandosi di un rinvenimento portentoso, sia per la qualità dell’opera che per la sua estensione. Si tratta di dipinti realizzati nel quarto decennio del XVIII secolo da Sebastiano Galeotti, un artista di respiro internazionale e attivo soprattutto nell’Italia settentrionale. Sebastiano Galeotti, nato a Firenze il 22 dicembre 1675 e battezzato nel Battistero di San Giovanni, ebbe come primo maestro Alessandro Gherardini da cui assorbì lo stile mosso e vivace e la tavolozza schiarita, e si arricchì delle molteplici suggestioni del contesto artistico fiorentino, caratterizzato in quel periodo dalla presenza di pittori di diversa provenienza, come Pietro da Cortona, Luca Giordano e Sebastiano Ricci.
«...disegnatore facile e bizzarro, ardito coloritore, e copioso inventore ed esecutore di grandi storie a fresco...» Galeotti viaggiò dipingendo e dipinse viaggiando, portando in giro per l’Italia la sua felice vena artistica nata a Firenze nella bottega di Alessandro Gherardini, il suo maestro.
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La “ravennate” Gerso ha ritrovato a Torino le opere celate alla vista. Eseguiti a Ravenna i restauri conservativi Seguì poi un soggiorno di studio a Bologna presso Giovan Gioseffo Dal Sole. Per la sua straordinaria capacità di organizzare il lavoro, Galeotti si distinse per l’intensa attività di “frescante” al servizio di regnanti, nobili, ordini religiosi e confraternite, lasciando significative testimonianze quasi in tutta l’Italia settentrionale: a Piacenza, Parma, Como, Milano, Lodi, Cremona, e a Genova, dove si trasferì con la famiglia nel 1729. Chiamato a Torino da Filippo Juvarra nel 1722, affrescò per Vittorio Amedeo II la volta dell’atrio del Castello di Rivoli con la favola di Bacco e Arianna e operò anche nel Teatro Regio (1740), al servizio di Carlo Emanuele III. Fu particolarmente attivo nel Ducato dei Farnese, a Piacenza e a Parma, dal primo decennio del 1710 quando godette della speciale protezione del principe Antonio Farnese che gli aveva fornito uno speciale lasciapassare, un Passaporto, che gli consentiva di entrare e uscire dal Ducato e transitare con “sue Robbe, Armi, Arnesi…” Le spettacolari decorazioni murali che realizzò nella sua attività frenetica, nella grande giostra di impegni e cantieri, sono spesso impaginate da
Foto grande: Allegoria dell’invito alla virtù. In colonna, nelle prime due foto, particolari di Giove e Venere Nell’ultima foto, Aurora rapisce Cefalo (particolare).
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STORIA E MEMORIA
> Dettagli di una scoperta Nel 2012, durante i lavori di valorizzazione e restauro del Palazzo San Federico a Torino, di proprietà di Tikal R.E. Fund ora Unipol Sai Assicurazioni, Gerso Restauro Opere D’Arte srl, società controllata di Acmar scrl Ravenna, ha ritrovato nello stretto vano di una controsoffittatura, importanti dipinti di Sebastiano Galeotti (Firenze 22 dicembre 1675 - Mondovì 1741). I lavori diretti dal restauratore Luigi Soligo di Gerso, hanno visto la rimozione dei dipinti avvenuta con grande attenzione e cautela come è d’obbligo in questi casi e il loro trasporto nella sede operativa di Gerso a Ravenna, dove sono stati oggetto delle “cure” necessarie. I dipinti riportati su tela erano in origine affreschi eseguiti sulle volte del Palazzo Tana, residenza nobiliare ubicata sul sedime dell’attuale Palazzo San Federico. Dalla ricostruzione cronologica si desume che gli stessi furono “strappati” dalla loro posizione originaria prima della demolizione dell’edificio, avvenuta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, tanto che nel 1914 l’ingegnere Giovanni Chevalley affermava che il Palazzo Tana, a causa delle ultime trasformazioni, aveva ormai perduto gli ultimi resti del suo antico splendore. Nel 1934 venne inaugurata la nuova sede del quotidiano torinese “La Stampa”, sita all’interno del Palazzo San Federico appena ultimato, dove, come risulta dalla documentazione fotografica dell’epoca, il dipinto di maggiori dimensioni venne applicato sul soffitto di un ampio salone. Degli altri due, non si hanno notizie documentate. Anche nella monografia dedicata a Galeotti da Nino Carboneri (1955), vengono citati gli affreschi eseguiti per Palazzo Tana e poi trasferiti nella sede del quotidiano torinese ed in seguito distrutti durante l’ultima guerra. Il ritrovamento dei tre dipinti nel 2012, smentisce, ovviamente, quanto sopra esposto.
quadrature e stucchi, appositamente creati dal quadraturista Francesco Natali con cui ebbe una strettissima collaborazione. Sebastiano Galeotti diventò ben presto portavoce di un linguaggio di marca internazionale, sapientemente frivolo, petulante e squisito, in cui confluivano le lezioni acquisite nei frequenti viaggi per la Toscana, l’Emilia, il Piemonte, il Veneto. Le volte fiorentine di Luca Giordano e gli affreschi di Pietro da Cortona nelle Sale di Palazzo Pitti rimasero un costante riferimento iconografico per le storie mitologiche che, secondo il gusto del tempo, spesso gli vennero commissionate. Da questi eccelsi esempi gli arrivò un’ impareggiabile lezione di fluidità di disegno, di rapidità di tratto e di capacità di orchestrare la vastità degli spazi con un’intonazione generale di luminosa chiarezza, un colorito morbido e un disegno sicuro. Questo linguaggio veloce e accattivante era facilmente adattabile sia alle allegorie profane e alle favole mitologiche che alla rappresentazione di estasi o apoteosi di Santi. Nella Storia pittorica della Italia l’abate Luigi Lanzi1 scrive che a Firenze si ricorda Sebastiano Galeotti, allievo di Alessandro Gherardini, ma non lo si conosce bene perché «giovane uscì di Patria; e senz’ aver sede ferma viaggiò gran tempo, e in moltissimi luoghi dell’Italia superiore lasciò ricordo d’esservi stato». Galeotti viene descritto dal Lanzi come «uomo bizzarro e facile d’ingegno», come un disegnatore buono «ardito coloritore, vago nella scelta delle teste, atto alle grandi composizioni a fresco» e viene accostato a tutti quegli artisti «avventurieri della pittura, i quali viaggiarono dipingendo, o dipinsero viaggiando; pronti a replicare di paese in paese, senza nuovi studj, le stesse figure e talvolta le stesse cose», come i Peruzzi, gli Zuccheri e i Ricci. Nel 1818 Stefano Ticozzi nel suo Dizionario sottolinea le stesse caratteristiche del linguaggio pittorico di Galeotti «disegnatore facile e bizzarro, ardito coloritore, e copioso inventore ed esecutore di grandi storie a fresco»; ma nella seconda metà dell’Ottocento il giudizio critico sul Galeotti si trasforma in un’aperta condanna dello stile del tempo: Federigo Alizeri2,nelle Notizie dei Professori del Disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, lo descrive come «pittor di ventura, uso a dipinger molto e per molti, pronto ad ogni richiesta; talchè non vi ha quasi città dell’alta Italia ove non si incontri quel suo stile tutto capricci e mattezze».
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Un fortunato ritrovamento Ma veniamo al fortunato ritrovamento dei dipinti, occultati alla vista da una controsoffittatura, avvenuto nel 2012 nel corso degli interventi di adeguamento e nuova sistemazione degli uffici al primo piano di Palazzo San Federico. E per comprendere meglio la vicenda ci è utile ricordare i lavori realizzati a Torino dal Galeotti. Lasciati i territori parmense e cremonese, nel 1738-1740 Galeotti si recò a Torino dove venne chiamato «ad istanza della nobil Famiglia de’Tana, nel cui palazzo dipinse la maestosa sala, e vi rappresentò gli Dei in iscompiglio cagionato dalla Discordia. Nell’anticamera fece le immagini d’alcune Virtù: in un salotto le diverse età dell’uomo:nella stanza da letto espresse Giove e Venere: e in un gabinetto figurò Cefalo in atto di rapire l’Aurora».3 Fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento i dipinti in questione furono strappati dal loro sito originario e il Palazzo Tana, come attesta nel 1914 l’ingegnere Giovanni Chevalley, aveva perso completamente tutte le testimonianze del suo antico splendore. È pertanto evidente che gli affreschi del Galeotti furono rimossi prima della demolizione dell’edificio e trasferiti nella nuova sede del quotidiano torinese “La Stampa” in Palazzo San Federico, inaugurata nel 1934. In una documentazione fotografica del giorno dell’inaugurazione è ben visibile, nel grande salone, il dipinto che abbellisce la volta, e si tratta proprio di uno dei tre affreschi ritrovati. Nel corso dell’ultima guerra si avranno lesioni all’edificio, ma subito l’anno dopo, nel 1944, il grande salone viene riaperto. Nella monografia del 1955 dedicata dal Carboneri4 a Sebastiano Galeotti si dichiara che i dipinti, affrescati in Palazzo Tana, e successivamente trasferiti, non esistono più e sono andati probabilmente distrutti nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Ma fortunatamente la storia è stata clemente, la guerra ha risparmiato i dipinti che hanno continuato a vivere come clandestini, celati alla vista! I tre affreschi strappati e trasferiti su tele e telai lignei erano stati modificati per adeguarli a nuovi ambienti in cui si aveva intenzione di allestirli. Il dipinto maggiore era stato assemblato in quattro tele, ciascuna dotata di un telaio ligneo, ed è probabile che questo nuovo assetto risalga al 1967, come si evince dal frammento di un quotidiano dell’epoca ritrovato durante i lavori. L’affresco risulta modificato rispetto alla redazione originaria, con l’aggiunta di cornici e zoccolature a riquadri geometrici, utili per raccordarlo al nuovo soffitto e per accogliere i corpi illuminanti. L’opera, di grande impatto visivo, colpisce per l’effetto grandioso e la moltitudine dei personaggi, dai profili affilati, legati fra di loro da un intenso dialogo di sguardi. Il disegno, vigoroso e deciso, è ravvivato da rapidi tratti stesi a punta di pennello. La composizione, complessa e articolata, sembra proporre un programma educativo indirizzato al giovane rampollo del committente, se-
Nella pagina a fianco: Luigi Soligo, direttore tecnico di Gerso, Valeriano Mariani, ex direttore amministrativo di Acmar, Cetty Muscolino, storica dell’arte e Lorenzo Cottignoli,consigliere d’amministrazione di Unipol Sai Assicurazioni, osservano i pannelli con gli affreschi restaurati. In questa pagina: Allegoria dell’invito alla virtù – Ercole e Atena (particolare). Nella pagina seguente: Ercole (particolare).
Noemi Zavoli Pittura Decorativa
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STORIA E MEMORIA
condo una consuetudine molto in voga. Il messaggio che si vuole comunicare è di superare i vizi e coltivare la virtù, riflettendo sulla durata della vita e sulla necessità di utilizzarla al meglio. Atena toglie il giovane dalle braccia di Venere, lo sollecita a superare la mollezza e gli svaghi per condurre una vita di studi e d’ impegno, e lo affida pertanto a Ercole, inteso come virtù eroica. Di grande effetto è la poderosa figura di Ercole, accuratamente connotato dai principali simboli delle sue fatiche: dalla pelle leonina, alla nodosa clava, ai pomi delle Esperidi nella sinistra, alla terribile Idra vicino al suo piede sinistro. Le tre Moire (le Parche romane) sono intente ad assolvere il loro compito di tessere il filo del fato: Cloto fila, Lachesi avvolge il filo sul fuso e Atropo siede in attesa di reciderlo con le sue lucide cesoie. Il Tempo, Cronos, domina in alto munito di falce e clessidra, mentre un leggiadro Apollo, coronato di fiori, è intento a suonare la cetra. Alcuni dettagli, come un amorino che tiene con un nastro rosso due bianche colombe in volo, o altri con uno specchio e serpenti, vocaboli che richiamano la Prudenza, suggeriscono il tema della contrapposizione fra vizi e virtù, programma educativo molto in voga, e ribadiscono allo stesso tempo che la vita scorre e il suo percorso avrà prima o poi un termine, e quindi è fondamentale viverla con impegno. I panneggi accartocciati e mossi, le perfette anatomie dei personaggi, i finissimi tocchi di pennello, la luminosa gamma cromatica che predilige azzurri rosa pallidi e gialli, conferiscono all’opera un’ariosità e una leggerezza eccezionale.
Aurora e Cefalo
durante la ricollocazione a Palazzo San Federico, con l’inserimento di due inserti di circa 30 cm., con telai autonomi, in corrispondenza di due lati .
La toeletta di venere L’affresco ornava originariamente la camera da letto. Al centro del dipinto campeggia una leggiadra figura femminile che sostiene recipienti e vasi per approntare la toeletta di Venere, insieme a molti amorini che si avvicendano intorno con serti di fiori. Venere, posta ad un livello superiore, tiene nella mano destra il pomo aureo donatole da Paride quando la scelse nella famosa contesa con Giunone e Minerva, e le volano affianco due colombe, suo particolare attributo iconografico. Nell’estremità superiore, assiso fra le nubi si scorge un Giove vegliardo con lo scettro nella mano destra, ai suoi piedi sbuca fuori dalle nuvole l’aquila che lo contraddistingue. La luminosità diffusa della gamma cromatica, dai rosa tenuissimi ai viola, dai celesti perlacei delle vesti degli Dei alle carni opalescenti delle Dee, contribuisce a creare quell’atmosfera gioiosa e brillante che bene si confaceva ad un’alcova. Questi sono solo piccoli spunti, osservazioni minime, che ci auguriamo possano ispirare chi di dovere a investire le risorse necessarie per la completa valorizzazione di questi stupefacenti affreschi, contribuendo così ad accrescere il patrimonio artistico nazionale… di meraviglie non se ne ha mai abbastanza! Tutte le foto del servizio sono di Pietro Barberini
Cefalo, figura della mitologia greca, era un bellissimo cacciatore sposo di Procri. Aurora (Eos), innamoratasi di lui lo rapì mentre questi era intento alla caccia. Il dipinto ci mostra il momento cruciale in cui l’alata Aurora è avviluppata intorno al giovinetto, rappresentato con lancia e arco e con i suoi due cani, e lo sta involando verso l’alto. Intorno un tripudio di amorini dalle sottili ali trasparenti, tratteggiate con minutissime pennellate, con variopinti serti floreali. Una falce accesa simboleggia l’incendio d’amore. Il dipinto, originariamente di forma quadrangolare, era stato modificato
NOTE 1
Luigi Lanzi Storia pittorica della Italia, 1809.
2
Federigo Alizeri, Notizie dei Professori del Disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, Genova, 1864.
3
C.G.Ratti, Delle Vite de’ Pittori, Scultori, ed Architetti Genovesi in continuazione dell’opera di Raffaello Soprani, Casamara, Genova, 1769 (pp.363-367).
4
N.Carboneri, Sebastiano Galeotti, Venezia, 1955.
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CITTÀ E IMMAGINARIO
In My Little Town di Alberto Giorgio Cassani
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«It’s not that the colors aren’t there, it’s just imagination they lack Everything’s the same back in my little town» Simon and Garfunkel, My Little Town, 1975
I. Cooling Towers
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CITTÀ E IMMAGINARIO
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In My Little Town - I. Cooling Towers
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CITTÀ E IMMAGINARIO
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In My Little Town - I. Cooling Towers
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CITTÀ E IMMAGINARIO
FRINI PONTEGGI CP 2017:Layout 1 26/09/17 14.33 Pagina 2
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URBANISTICA E ARTE
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Il Museo all’aperto che ridisegna la città Al Comune di Faenza il Premio Urbanistica 2017, assegnato nell’ambito della rassegna “Urbanpromo” A sinistra, in alto: il tema del rapporto fra arte e architettura; Goccia in ferro smaltato di Alessandra Bonoli (2013, spazio antistante la palazzina progettata da Ettore Sottsas). A sinistra, in basso: il tema di creare nuove porte di accesso alla città; Anfore in ceramica di Franz Stahler (2012, rotonda Strada dei Vini e dei Sapori). Sotto: Spirale di ceramiche di Germano Sartelli (2011, rotonda I° Maggio su via Emilia Ponente).
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L I B R E R I A
URBANISTICA E ARTE di Domenico Mollura
Ravenna Disegnata di Paolo Bolzani
La nuova guida di Ravenna al tratto Le meraviglie di Ravenna come non si erano mai viste. In 45 eleganti disegni architettonici, le facciate e i particolari dei monumenti e degli edifici storici della millenaria città d'arte. Completano l’edizione bilingue italiano e inglese cenni storici e 11 percorsi turistici urbani.
In libreria a 10 euro
Alla fine dello scorso luglio, l’Inu (Istituto Nazione di Urbanistica) ha proclamato i vincitori del Premio Urbanistica 2017, organizzato dallo stesso Istituto e da Urbit, che dal 2006 assegna riconoscimenti ai progetti, pubblici o privati, che si distinguono nel corso della rassegna nazionale Urbanpromo, dedicata alla rigenerazione urbana. Nel corso degli eventi dell’ultima edizione, tenuti alla Triennale di Milano, esperti, amministratori, progettisti e visitatori hanno potuto visionare interventi di carattere urbano, suddivisi nelle categorie: nuove modalità dell’abitare e del produrre, rigenerazione ambientale, economica e sociale, innovazioni tecnologiche per la gestione urbana. A seguito del referendum con il quale sono stati raccolte le preferenze sul portale urbanpromo.it, il Comune di Faenza è risultato tra i tre progetti vincitori nella categoria rigenerazione ambientale, economica e sociale. Pertanto per il secondo anno consecutivo la città manfreda si aggiudica un riconoscimento importante che premia le strategie di lungo periodo e la scelta di inquadrare della rigenerazione all’interno dell’arte contemporanea e della qualità urbana, facendo dell’una strumento per la realizzazione dell’altra. Se nella scorsa edizione il riconoscimento è stato ottenuto nella categoria Qualità delle Infrastrutture e degli Spazi Pubblici con la Pianificazione Associata dell’Unione dei Comuni della Romagna Faentina nel 2017 viene premiato il Museo all’aperto della città di Faenza (Map), frutto proprio di quella pianificazione (2010) che ha
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introdotto un «percorso di arte urbana contemporanea nella cintura periferica di Faenza», recuperando il perduto legame tra urbanistica arte e architettura, con l’obiettivo di rigenerare la città. In questo modo è possibile colmare la lacuna quella estetica derivante da una generalizzata applicazione delle norme, limitata a freddi e anonimi indici quantitativi i quali non possono che generare nuove parti di città di pari anonimato. L’idea del Comune di Faenza, come spiega l’architetto Ennio Nonni, tra i principali promotori del Map, è quello «di innescare l’arte urbana, quale fattore identitario di rilevante interesse pubblico», scardinare la successione di strutture urbane silenziose e restituire ai luoghi la capacità di generare nuovamente identificazione collettiva. Il Map, istituito ufficialmente nel giugno del 2014 e inserito nel Sistema Museale della Provincia di Ravenna, è un organismo vivo, in costante crescita e adattamento, che può già contare circa 70 opere che caratterizzano lo spazio pubblico attraverso il racconto di altrettante storie, dalla celebrazione della Resistenza, all’arte informale, alla pop art, all’arte povera e minimale, fino alla
TAKE AWAY A COLAZIONE A PRANZO A MERENDA SERVIZIO CATERING
Localizzazione delle opere del Map del Comune di Faenza.
Orario continuato Lunedì - Mercoledì - Venerdì - Sabato 9.00 - 19.00 Martedì 9.00 - 22.00 Giovedì 9.00 - 15.00 Domenica riposo
via Marescalchi 13/15 Faenza - tel. 0546 680565 lagranadilla@yahoo.com La Granadilla www.lagranadilla.it
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URBANISTICA E ARTE
In alto: il tema della street art per riqualificare spazi urbani; Musa di Alessandro Battisti “Etnik” (2011, via Seminario). Al centro: il tema di dare dignità a qualunque oggetto; Faccione di Aldo Rontini (2009, via Lesi). Sotto: il tema di dare identità alle infrastrutture urbane; Gaia e la balena di Stefano Bombardieri (2003, rotonda su via Granarolo).
street art. Folto e di altissimo livello l’albo degli artisti – italiani e provenienti da altri paesi d’Europa – che a Faenza hanno lasciato le loro opere: Rambelli, Matteucci, Biancini, Spagnulo, Nagasawa, Sottsass, Zauli, Sartelli, Stahler, Bombardini, Etnik... in un elenco ovviamente parziale. Sculture, installazioni, edifici e persino cabine elettriche contribuiscono a ridisegnare la geografia urbana, creando dei nuovi punti di riferimento. Il Map, infatti, non è una “collezione di opere all’aperto” o la somma di tanti piccoli e scollegati interventi di microrigeneazione urbana, come sempre più spesso di vede in giro per l’Italia. Il Museo faentino, unico nel suo genere, è piuttosto la realizzazione di una precisa strategia culturale che vede la città attenta all’arte e al decoro urbano fin dai primi anni del ‘900; il Map si impernia in questo percorso e rende strutturale questa idea di arte urbana. È significativo che la notizia del Premio Urbanistica 2017 al MAP giunga quasi in contemporanea con il dibattito sorto nelle grandi e piccole città europee a seguito degli attentati terroristici di Nizza, Berlino, Londra e Barcellona e che hanno spinto a “proteggere” i centri storici e le aree pedonali, attraverso new jersey stradali, fioriere (come nel caso della stessa Ravenna) e altri improvvisati dissuasori travestiti da arredo urbano. Il Comune di Firenze, a questo proposito, ha indetto lo scorso 6 settembre una consultazione pubblica “per la progettazione di elementi di arredo urbano atti a migliorare la sicurezza del centro storico delle nostre città”, trasformando – come ha commentato l’architetto Stefano Boeri – l’ansia in creatività. In questo clima di scomposte risposte urbane, il Museo all’Aperto della città di Faenza e il riconoscimento ottenuto, rappresentano l’ideale della città aperta che non vuole cedere alla paura ma farsi supporto di creatività e dialogo. Il Premio Urbanistica 2017 sarà ufficialmente consegnato nel corso della XIV edizione di Urbanpromo che si terra alla Triennale di Milano nel prossimo mese di novembre.
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Un mosaico da sfogliare In un libro fotografico di Anna Maria Valli Spizzuoco gli scatti che raccontano paesaggi di Romagna per la Geoplant vivai di Savarn di Pietro Barberini La danza delle stagioni, misterioso e inaspettato caleidoscopio musivo di una Ravenna sotterranea e archeologica, compone un mosaico da sfogliare: è un pensiero forte che guida alla “lettura” di questo “album” di fotografie. Il libro di Anna Maria Valli Spizuoco, Foglie Fiori Frutti della mia terra, dalla collina al mare apre piccoli orizzonti nella geografia e nella storia, abbracciando un arco temporale assai vasto. Dove non arriva l’immaginazione, Anna ricorre alla simbologia: le lettere con Dante, l’incorruttibilità-immortalità con i pavoni, l’albero che affonda le radici nella terra e innalza la chioma al cielo... La Romagna viene descritta a filo doppio, abbinando i piani del racconto alla presentazione di un paesaggio sedimentato dalla natura e dal lavoro dell’uomo. Lo scritto di Anna Maria Valli Spizuoco incide i rilievi e il piano, avvicinando la storia a immagini di un momento magico: dalla fioritura dei peschi, agli esiti della mietitura o della raccolta delle cipolle. Istantanee che accendono, di volta in volta, uno sguardo amico, aprendo finestre emblematiche sulla Romagna. Il racconto di Anna è didascalico, ma ammorbidito dalle lente evoluzioni di uno sfondo domestico e storico allo stesso tempo. Da Porta Vandalaria le mura di Valentiniano, figlio di Galla Placidia, corrono al Parco di Teodorico: un volo fantastico nel verde della città, sull’antica duna costiera dove la storia ha accumulato granelli di vita. Un particolare della carta che descrive i territori della battaglia di Ravenna del 1512 permette di atterrare nel nostro tempo, con la localizzazione del Molino di Coccolia, tuttora in sito. È la premessa cartografica alla prefazione di Leonardo Spadoni, «mugnaio del terzo millennio”, contento di aver trovato un riscontro così importante nei Musei Vaticani. La regia, perché di tale cosa stiamo parlando, è dell’autrice che nell’occasione non ha inquadrato con la propria fotocamera, ma ha accompagnato e indirizzato Franca Bernardi, sensibile e originale dietro i propri obiettivi. E la stessa autrice ha utilizzato immagini edite e inedite di Alfredo De Zerbi, Roberto Bacchilega, Sergio De Marchi, Cristina Patuelli, Primo Zambrini e Donatella Marini. Quest’ultima ha fotografato i “suoi” pavoni, come fossero ruote fiorite,
nella propria villa che sorge sopra le antiche rovine della reggia di Teodorico. Di particolare suggestione sono anche le foto dall’aereo di Cristina Patuelli, che offrono una Ravenna dal taglio inedito, a volo d’uccello. Il racconto per “scatti” risulta sempre semplice e raffinato, pensando a chi lo sfoglia, come fosse un album di famiglia, inducendo a memorizzare istanti e aprire nuovi “file” nelle proprie conoscenze. Si ri-scoprono luoghi e atmosfere, cadenze e scadenze: perché le foto-grafie appaiono nel senso strettamente etimologico del termine. La luce “scrive” e inonda il lettore, deborda dall’album creando cornici oniriche alla semplicità delle foglie, dei fiori e dei frutti. Il libro è diviso in vari capitoli che mi piace qui elencare: - Uno sguardo dall’alto - Il giardino diffuso e le colture ravennati - Ville di campagna, case coloniche, orti, serre - Sponde dei fiumi, canali, bordi dei fossi - Verde pubblico, sacro, privato - Pinete, valli e dune In questo percorso Anna cammina attraverso ricordi, amicizie, frequentazioni, paesaggi e quel mondo che continua ad amare scandito da abitudini piacevoli e non sempre necessarie, vapori mattutini, orti “rugiadosi” e nebbie fluviali. I colori sono quelli delle tessere del tappeto di pietra, dove s’inseguono le stagioni in un girotondo che possiamo sceneggiare in uno dei tanti giardini incastonati fra le nostre architetture protettive di tesori che brillano (quelli sì) di luce propria! È la stessa luce, è l’immagine di quel tempo che ricopre di fiori il sottobosco del dantesco paradiso terrestre, la Pineta di “Chiassi”, con le acque floride e docili, altrove capaci d’indomite progressioni, fra potenza produttiva e testardo disordine. Mi sembra di vedere Anna sulla porta di casa, ai confini urbani, fra valli e pinete, o sulle strade della campagna dove la nostalgia si è acquietata nel presente. La realtà è quella dell’obiettivo, dell’occhio curioso che fruga nei particolari? O è quella più emozionale che fa emergere in tutta la sua tavolozza di colori memorie parlanti e odorose? È sempre un atto d’amore.
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ABITARE IL TERRITORIO
In alto a destra: una rappresentazione coreografica della “Danza delle Quattro Stagioni”, ispirata al mosaico della Domus dei Tappeti di Pietra di Ravenna. La messa in scena è con le ballerine allieve dell’Accademia Cecchetti, in occasione della presentazione del libro di Anna Maria Valli Spizuoco nel Palazzo della Prefettura di Ravenna. Nelle alttre immagini alcuni scorci di giardini e ambienti naturali ravennati.
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Sculture ai confini della realtà Le perturbanti e spaesate creazioni iperrealiste di Feuerman, De Andrea, Sijan, Hanson, Mueck di Serena Simoni Capri, agosto 2017: non è più l’isola degli anni ruggenti di Sofia Loren, Clark Gable, Aristotele Onassis, Rita Hayworth e Jacqueline Kennedy ma ormai quella di calciatori e veline. A tirar su il livello del jet set locale contribuiscono fortunatamente la cantante statunitense Katy Perry e Tiffany Trump con Marla Maples, figlia e moglie del presidente americano. Ad accogliere i “vip” prezzi stellari, masse di turisti in torpedone e in vari angoli della cittadina di Capri un allestimento di alcune sculture monumentali della statunitense Carole Feuerman (1945). Giunta al successo già in età matura agli inizi del nuovo millennio grazie ad una serie di mostre negli Stati Uniti e alle Biennali di Venezia del 2007 e del 2013, oggi non si contano più le presentazioni del suo lavoro in tutto il mondo. A testimoniare la visibilità delle sculture di Feuerman – eseguite in resina, marmo o bronzo, in scala monumentale, naturale o ridimensionata, a figura intera o parziale – è la loro presenza in collezioni di prestigio come quelle dell’imperatore del Giappone, di Henry Kissinger, Bill e Hillary Clinton. La serie che ha contribuito alla fama di Feuerman rappre-
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ARTE CONTEMPORANEA
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1) Ron Mueck, Woman with Shopping, 2013 2) Ron Mueck, Young Cople, 2013 3) Ron Mueck, Drift, 2009 4) Ron Mueck, Woman in Bed, 2005 5) Ron Mueck, Boy,2004 6) Carole Feuerman, Leda and the Swan, 2013 7) Ron Mueck, Baby Girl, 2006 8) Carole Feuerman, Monumental Double Diver, City of Sunnyvale CA, 2012-2014 9) Carole Feuerman, Infinity, 2013, olio su resina 10) Carole Feuerman, Survival Serena, Petrosino Square, Soho NYC, 2013, 11) Carole Feuerman, Butterfly, 2011 12) John De Andrea, Joan, 1990 13) John De Andrea, Nude with a Black Drape, 2014 14) Marc Sijan, Lady in black, 2013 15) Marc Sijan, Embrace, 2012
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senta nuotatrici e bagnanti, raffigurate ad occhi chiusi mentre emergono dall’acqua o riposano su elementi galleggianti, tutte sorridenti e dall’aspetto sereno, il volto racchiuso in sé in uno stato quasi nirvanico. Non ci sono tracce di sforzo o di pensieri disturbanti nei loro visi dall’ovale perfetto, i capelli raccolti in cuffie da bagno. Niente stona: non il realismo convincente dei pori o delle leggerissime imperfezioni della pelle o delle gocce di acqua che sembrano scorrere su visi e spalle. La formula ha contribuito alla devozione del grande pubblico attratto da questo iperrealismo per nulla disturbante. In tutti i lavori regna una perfezione ideale dettata dalle pose, dalla bellezza delle prota-
goniste – prese da modelle reali – dalla muscolatura atletica delle rare figure maschili, create sulla base di fotomodelli. La bellezza di un mondo senza sforzo o pensiero non si appesantisce neanche per la scelta dei materiali: quando la scultrice non usa la resina colorata a totale imitazione della realtà ma il bronzo o il marmo, comunque lo scopo raggiunto è di una perfezione studiata al millesimo. Anche le opere fotografiche tratte dalle sculture possiedono l’identico glamour, ottenuto grazie a vernici luccicanti o patinate. In una intervista Feuerman ha spiegato il nodo della sua ossessione per le bagnanti – di cui sottolinea il profondo sentimento interiore – nata all’origine della sua carriera su una spiaggia, alla vista di una
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donna bella, potente, forte, che esce dall’acqua: è il momento in cui la scultrice si chiede che fare della propria vita, decidendo in quel momento per la strada dell’arte. La serie delle bagnanti iniziata ancora negli anni ‘80 – a cui hanno fatto seguito le serie delle figure femminili che fanno esercizi ginnici e quella dei tuffatori – possiedono un fascino indubitabile determinato dalla verosimiglianza e forte idealizzazione delle figure, un processo già impiegato nella storia dell’arte ad esempio da Degas e Renoir. La risultante è un’arte piacevole, tecnicamente affascinante, ma volutamente lontana, anzi lontanissima dal tempo che le ha viste nascere. Non molto distante da questa visione estetizzante è il lavoro di John De Andrea (1941) uno scultore statunitense che fin dagli anni ‘70 si specializza nella realizzazione di figure ad altezza naturale in bronzo policromo, polivinile o fibra di vetro, con capelli naturali ad imitazione perfetta della realtà. Raggiunta la fama già negli anni ‘70 - in tempi in cui la critica e il mercato incoraggiano maggiormente la creatività maschile - le sue figure femminili, in particolare i nudi, si allineano alla bellezza idealizzata delle opere della Feuerman. La
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differenza più sensibile sta nello sguardo: a differenza dalla collega statunitense, le donne di De Andrea sono fortemente oggettivizzate, non sono protagoniste dei loro atti o pose ma semplicemente si sottopongono alla visione attiva dello spettatore. La sensibilità è in questo caso tutta maschile ed è difficile intravedere in queste belle figure quella “fragilità” umana che qualche critico ha voluto leggervi. Pur con questa sensibile differenza, come nel caso della Feuerman anche le sculture di De Andrea appartengono ad un tempo separato dalla vita che scorre e dai suoi innumerevoli incidenti che la compongono. Per capire questo distacco basta confrontare questo tipo di lavori con quelli di Duane Hanson (1925-1996) padre statunitense dell’Iperrealismo assieme a George Segal. Le sue sculture realizzate in poliestere, fibra di vetro e bronzo, sono reali non solo nei particolari ma anche nelle pose talmente simili alla realtà da poter ingannare la percezione, non fosse per la strana immobilità che le caratterizza. Vicini alla corrente della Pop Art, gli uomini e le donne scolpiti da Hanson e immortalati nelle improbabili mise della gente comune negli States raccontano degli atti banali della vita quotidiana, del lavoro o dei gesti consumistici che vengono reiterati quotidianamente. A sorprendere non è solo la perfezione tecnica dei dettagli ma la naturalezza delle persone, appannate solo da una solitudine e povertà interiori che carica il lavoro di una critica sociale palpabile. Anche nel caso delle opere più datate, in cui gli abiti anacronistici segnano la distanza di tempo, le sculture raccontano di uno stato permanente dell’umanità occidentale di cui tutti sono portatori virali e inconsapevoli. Su questa stessa onda di pensiero si incanala l’opera di Marc Sijan (1946), un altro artista statunitense di origine serba, che solo negli ultimi anni è apparso sulla scena internazionale dopo un lungo curriculum espositivo negli Usa. Come nelle opere di Hanson di cui è stato allievo, gli attori principali sono persone comuni raffigurate in pose quotidiane o intime, talvolta anticonvenzionali, ma sempre in modo da ostentare il corpo, il processo di invecchiamento e la sua fragilità. Sijan – che dichiara di voler “raggelare le emozioni piuttosto che suggerire la vita” – spesso riesce in questo intento e, nei casi in cui volutamente fallisce, torna ad illustrare un’umanità solitaria, leggermente squallida, in cui nessuno vorrebbe identificarsi. Erede di questa tradizione tradizionalmente statunitense è Ron Mueck (1958), australiano trasferito a Londra da dove ha cominciato a farsi conoscere a livello internazionale fin dalla metà degli anni ‘90. Le sue figure – sottodimensionate o al contrario monumentali – vengono realizzate attraverso un lungo e minuzioso lavoro che spesso impegna l’artista un intero anno per l’esecuzione di ogni singola opera. Ciò che è veramente potente di questi lavori e che marcano la loro personalità è la forte concentrazione sulle emozioni, sia delle figure che degli spettatori. Talvolta è il forte sovradimensionamento dell’opera – come nel caso del viso furente di un uomo, del corpo di un bambino appena nato, di un adolescente seduto in posizione di difesa, di un viso di donna preoccupata che esce dal lenzuolo o di un pollo appeso come in macelleria – a inibire, a far scattare emozioni della memoria più lontana, a suscitare una repulsione amplificata. Nel caso delle figure più piccole della scala reale, l’artista crea equivoci mediante il posizionamento del lavoro, come nel caso dell’uomo steso su un materissino posto a parete, paradossalmente simile ad un Cristo in croce; in altri casi, Mueck indirizza l’attenzione su emozioni sottili, quasi minimali, esaltate grazie ad un’esplorazione per forza ravvicinata. A questa stretta distanza è possibile condividere l’impaccio che passa fra due adolescenti abbracciati, la preoccupazione che esprime il viso tirato di una madre col figlio al collo e due borse di plastica nelle mani. Non c’è critica o descrizione sociale nei lavori di Mueck quanto indagine emozionale di ciò che in un punto della nostra vita siamo stati, di ciò che in un momento possibile o futuro potremmo essere o saremo.
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16) Duane Hanson, Old Couple on a Beach, 1994 17) Duane Hanson, Self Portrait with Model, 1979 18) Duane Hanson, Supermarket Lady, 1974
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NATURA E LIFESTYLE
Sopra: foto di Jeff Cooper . In basso: foto di Lukasz Szmigiel Nella pagina a destra, foto di Vectorbeast. Tutte le immagini sono tratte dal sito https://unsplash.com
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Attraverso il bosco Pratiche di allontanamento dalla contemporaneità: dall’eremitaggio estremo alle nuove transumanze di Sabina Ghinassi Cristopher Knight aveva soltanto vent’anni nel 1986 quando parcheggiò il suo pick up Subaru ai bordi di una statale del Maine, lasciando le chiavi sul cruscotto. Aveva lavorato come tecnico per gli impianti di sicurezza a Boston per un anno, incassato la sua busta paga ed era salito in macchina. Senza salutare nessuno. Con sé aveva uno zaino e una tenda da campeggio. Non aveva bussola o mappe. Era solo stanco della gente e voleva stare da solo, senza dover parlare con nessuno. Ed entrò nel bosco. Nel bosco del Maine Cristopher Knight restò per ventisette anni, senza mai accendere un fuoco, senza cacciare, in un rifugio costruito nella zona più impenetrabile della foresta vicino al Lago Moosehead, a poco più di trenta miglia dalla sua casa d’infanzia. Per sopravvivere iniziò a rubare, ogni due settimane, ciò che gli serviva nei cottage di montagna per la villeggiatura: cibo, libri, qualche capo d’abbigliamento. Capillarmente controllava orari e abitudini dei proprietari, entrava nelle case senza rompere nulla, ma smontando e ricomponendo le serrature: sostituiva addirittura le bombole di propano piene con quelle vuote che aveva usato nella stufa da campeggio per riscaldarsi. Non lasciava tracce. Negli anni la sua presenza misteriosa era stata soprannominata North-Pond-Hermit. Alcuni abitanti avevano anche l’abitudine di lasciare un sacchetto di viveri fuori dalla porta per lui, come facevano i contadini con il latte per i folletti e i green men delle leggende. Nel 2013 fu arre-
stato mentre rubava da un campo estivo per disabili. In seguito scontò cinque mesi in carcere durante il processo, pagò 1500 dollari di multa e ora lavora in regime di libertà vigilata sino al 2018, con il fratello. Con ancora più forza radicale di Henry David Thoreau che, in ritiro in mezzo ai boschi, è rimasto soltanto (si fa per dire) per un esperimento di solitudine a contatto con la natura, per due anni, due mesi e due giorni, in una capanna fornita di camino, letto e comfort adeguati al XIX secolo, Knight non ha lasciato alcun diario o distillato di saggezza, nessuna riflessione per la posterità, determinato nel desiderio di scomparire, di diventare nulla. Nei suoi ventisette anni di assenza non ha mai fatto uso di specchi. Non ne aveva uno quando è partito, non ne ha rubato uno nei cottage visitati. Anche di quello non aveva alcun bisogno, nonostante si lavasse, indossasse indumenti puliti e si radesse la barba. Quando l’hanno catturato, si è semplicemente scusato per i furti commessi e, consapevole di aver commesso un reato, ha risarcito chi aveva derubato. Dal 2013 non ha più rilasciato interviste, né ha approfittato della fama per guadagnare migliaia di dollari. Ha continuato a cercare l’ombra, questa volta in mezzo alla gente. Il giornalista Michael Finkel, l’unico a cui Knight ha accettato di raccontare la sua storia in nove incontri di un’ora ciascuno, ha scritto un libro su di lui, The Stranger in the woods (2017, Penguin Random House Publishing), diventato uno dei successi editoriali di quest’anno negli Usa. Dal libro emerge che Knights non si è allontanato per motivazioni mistiche o ascetiche, ma per desi-
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NATURA E LIFESTYLE derio di solitudine, molto semplicemente. L’unica riflessione che ha condiviso con Finkle sulla sua esperienza è stata: «La solitudine ha aumentato la mia percezione. Ma ecco la cosa difficile: quando ho applicato la mia crescente percezione a me stesso, ho perso la mia identità. Non c’era pubblico, nessuna cosa da eseguire. Non c’era bisogno di definirmi. Sono diventato irrilevante. I miei desideri sono scesi. Non volevo nulla se non l’essenziale. Non avevo nemmeno un nome. Per dirla in maniera Romantica: ero veramente libero». Knight contrariamente a Pollicino ha scelto di rimanere nel bosco, di non seguire i sassolini bianchi, ma di perdersi in mezzo agli alberi. Come il dottor Sanchez Ortiz De Salazar, scomparso nel 1996 da Siviglia a ventisei anni e ricomparso vent’anni dopo nei boschi della Maremma, a una manciata di chilometri da Cala Violina. Lui, contrariamente a Knight, non aveva commesso reati, e dopo aver motivato la sua scelta con un sintetico: «Non voglio stare in mezzo alla gente», è scomparso nuovamente. Questo desiderio di ritirarsi nella Natura ha a che fare con altri fenomeni contemporanei che, per quanto non estremi come la scelta di Knight e di De Salazar, sono l’indizio della necessità di una Memoria Collettiva globale declinata in varie e differenti identità culturali o genius loci, ma sempre salda nelle sue connotazioni strutturali. Una sorta di Archetipo che sta riemergendo perché in un periodo di grande cambiamento, dominato dalla Tecnologia, soltanto la Natura e il paesaggio in cui ci troviamo immersi e nei quali facciamo esperienza, costituiscono lo scenario fermo dal quale muoverci verso qualcosa che è ignoto e perturbante. Questa Memoria Collettiva accompagna quindi il flusso del nostro vissuto con la sua narrazione con il fine di trovare strumenti per definire il nostro futuro. È una certezza condivisa, in modi diversi, da tutto il mondo e da tutte le culture perché la memoria, collettiva e individuale, e i suoi miti e i suoi sentimenti restano gli oggetti privilegiati di questa narrazione pacificante. Per questo la biografia di Knight è diventata un best seller: tutti noi vorremmo essere come lui in tanti momenti della nostra vita. Per questo, a prescindere dalle scelte più o meno imputabili a rêverie post sessantottine (villaggi elfici, comuni neo medievali, villaggi neo rurali), si assiste in Italia e in Europa a fenomeni di ritorno di memoria, collettiva/individuale, nella natura, soltanto in apparenza nostalgico-citazionisti. Un esempio è quello della transumanza che viene ricordata, festeggiata e praticata da molti giovani che, seppur in modo lontano da Knight, scelgono la pastorizia, con annessa transumanza, come professione. Un lavoro duro, difficile, ma che, come la tenda in mezzo al bosco del Maine, fa sentire veramente liberi. Nel 2016, secondo un sondaggio Coldiretti, sono stati duemila gli under 40 che hanno deciso di praticare l’allevamento di – a proposito di genius loci – razze di ovini autoctone: in Emilia Romagna le più diffuse sono la Massese, la Cornigliese e poi la Sopravvissana marchigiana e Laziale, dalla quale si ricava il Pecorino Romano Doc. Alla pastorizia, praticata con transumanza attraverso tratturi e sentieri, spesso associano l’agriturismo e un abbondante uso di social network e Rete, nella creazione di eventi. Nell’Appennino Tosco Romagnolo la Via dei Buozzi, la più orientale tra le Vie della Transumanze Appenniniche (parte da Badia Tedalda per arrivare in Maremma, dove le greggi svernano) è diventata un itinerario sia per chi pratica il cammino sia per gli amanti della mountain bike, oltreché una via per le iniziative di turismo sostenibile legate alla transumanza. Anche se ci sono diversi giovani che praticano una transumanza poco “social” e molto in solitudine, come accadeva sino a cinquanta anni fa, scegliendo il silenzio e la fatica del cammino come esercizio esistenziale. Il che li fa essere molto simili, per scelta etica, a chi, come Knight, ha deciso di ritirarsi.
In colonna, in alto, foto di Hannah Morgan. Seguono due scatti di Stephan Wieser. Chiude un paesaggio di Biegun Wschodni. Tutte le immagini sono tratte dal sito https://unsplash.com
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Il senso dell'ospitalità Progettazione architettonica, turismo e tempo libero Una ricognizione attuale sul rapporto fra architettura, urbanistica, interior design e impresa turistica attraverso l'esperienza di professionisti e amministratori pubblici come Studio Simonetti (Rimini), Fabrizio Fontana/Archlabo (Ravenna e Milano Marittima), Daniela Poggiali e Roberto Fagnani (rispettivamente diringente e assessore a Cervia e Ravenna). A partire dai “cantieri in divenire” della riviera romagnola e oltre.
Nel lungo corso partito nel 2013 delle serie di incontri/confronti “SeDici Architettura” (finora 34 conferenze con oltre 60 relatori e ospiti esperti) non poteva mancare un'appuntamento dedicato al rapporto fra progettazione urbanistica, architettonica, arredo urbano, interior design e turismo, inteso come infrastrutture e strutture dell'ospitalità, locali e spazi per la cultura e il tempo libero. La sempre declamata, ancora tutta da sviluppare in forme innovative, vocazione turistica della Romagna e i dati confortati dell'ultima stagione – sia a livello del bacino di ricezione locale che va dai lidi ferraresi a quelli riminesi sia come sistema Paese – rendono questo tema più che mai attuale. Così, partendo dall'esperienza contemporanea di architetti, designer, dirigenti e amministratori pubblci impegnati sul campo, non solo si può evidenziare quali progetti hanno funzionato e stanno funzionando per far crescere il sistema delle imprese turistiche ma anche quali prospettive si possono intravedere in futuro nel rapporto fra professionisti del progetto di qualità, aziende private e pubbliche amministrazioni.
Nelle foto, gli interni di alberghi e resort di lusso a Torino, Courmayeur, Genova e Lago di Garda realizzati su progetto dello Studio Simonetti di Rimini.
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SEDICI ARCHITETTURA Per questo sono stati invitate figure di rilievo del settore per raccontare esperienze, idee e buone prassi, concorsi di progetto realizzati o ancora da svolgere, per dare un nuovo senso all'ospitalità turistica, sia come qualità del vivere ma anche come impresa economica sostenibile. Ecco i loro profili in occasione dell'incontro/confronto del 28 settembre nell'emblematico spazio dei Magazzini del Sale di Cervia.
Massimo Simonetti - Studio Simonetti - Rimini Nato professionalmente all’inizio degli anni ’70, Massimo Simonetti, dopo importanti esperienze nel campo del design industriale, decide di indirizzare la propria vena creativa anche al mondo dell’interior design. Fonda così lo Studio Simonetti, che si afferma tra i leader nella progettazione alberghiera realizzando oltre quaranta alberghi (più di 3.000 camere), tra cui numerosi cinque stelle lusso. Tutti i suoi progetti sono caratterizzati da uno stile unico, senza tempo, svincolato dalle mode e dalle tendenze. Lo Studio Simonetti è formato da un team di architetti e interior designer, e realizza masterplanning, progetti architettonici e di interior design, e fornisce consulenza tecnica per l'ideazione di nuovi concept e format alberghieri. Quaranta anni di attività, la storia di un successo professionale testimoniato da riconoscimenti e premi, che si rinnova in ogni progetto con soluzioni capaci di coniugare estetica, funzionalità e design.
Fabrizio Fontana - Archlabo Ravenna, Milano Marittima Laureato in architettura a Firenze e collaboratore didattico all'Università di Ferrara, fonda nel 1993 il gruppo di lavoro Archlabo (Ravenna e Milano Marittima). Lo studio si occupa di progettazione architettonica, restauro conservativo, urbanistica e arredo urbano per committenze pubbliche e private. Ha firmato diversi progetti residenziali e turisticoricettivi a Cervia-Milano Marittima e sulla riviera ravennate, fra cui, recentemente il recupero conservativo dell'ex Cral Salinari e la ristrutturazione funzionale del Magazzino del Sale Darsena a Cervia.
Daniela Poggiali Architetto, Dirigente Comune di Cervia Laureata in Lettere, Conservazione dei Beni Culturali e in Architettura, Daniela Poggiali è attualmente dirigente del settore Cultura, Turismo e Servizi alla Persona e Progetto Patrimonio del Comune di Cervia. Recentemente si è occupata di bandi e progettidi gestione di importanti strutture storiche e a valenza turistica della città (Magazzino del Sale Darsena, ex Cral Saline, Woodpecker, Kursaal Lido, Porto turistico di Cervia, interventi di riqualificazione e arredo urbano).
Roberto Fagnani Assessore LL. PP. Comune di Ravenna Assessore ai Lavori Pubblci della giunta ravennate guidata dal sindaco Michele De Pascale ha avviato un importante intervento per la riqualificazione di infrastrutture, servizi e arredi delle aree retrostanti le spiagge ravennati messo a concorso con un bando internazionale per
Nelle immagini edifici storici, rendering di progetto e realizzazioni di riqualificazione di strutture per la fruizione turistica e il tempo libero di Cervia e Milano Marittima.
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un valore complessivo di 10 milioni di euro. A cui si aggiunge recentemente il progetto di fattibilità – preparato internamente dagli uffici comunali – di una nuova struttura polivalente (sport, fiere, eventi, concerti…)nell'area del Pala De André a Ravenna, da 6mila posti e 15 milioni di euro di budget.
Cantiere Cervia Negli utlimi anni il Comune di Cervia ha intensificato le iniziative di valorizzazione del patrimonio storico pubblico a fini di rigenerazione urbana e turistica. Recentemente è andato a buon fine il bando per la riqualificazione dell'ex Cral Salinari inaugurato come Officine del Sale. Il progetto di recupero conservativo firmato dall’architetto Fabrizio Fontana di Archlabo e presentato dalla società Gestint di Alessandro Fanelli ha trasformato lo storico edificio in caffè letterario con libreria, bottega di prodotti del territorio, osteria marinara e ristorante o semplice luogo d’incontro polivalente. Assegnato anche il concorso per il recupero funzionale del Magazzino Sale Darsena, grande struttura per decenni abbandonata poi ristrutturata senza un preciso destino e ora invece in procinto di essere rivitalizzata come percorso termale tra sale e opere d’arte, un palco per la musica dal vivo, un cortile per eventi televisivi, uno studio radiofonico, uno show room di moda, un attracco per le barche e chioschi con cibo di qualità e cucina a vista. Quasi due i milioni l’investimento della cordata di privati vincitori del bando al quale si aggiungono i 2,85 milioni della Regione ed i due milioni del Comune. Prossime tappe sono le gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori. Nel 2019 è prevista l’apertura del nuovo Magazzino. Altro obiettivo di concorso pubblico per il recupero funzionale e la gestione del Kursaal Lido, storico spazio di intrattenimento turistico. Il bando prevede un progetto per sistemare la struttura come luogo innovativo di aggregazione e turismo con servizi di bar e ristorazione, attività ludiche, ricreative e di intrattenimento. Infine è stato aperto un bando anche per il Woodpecker, ora abbandonato nel retroterra di Milano Marittima, storica discoteca degli anni ’60 caratterizzata da una struttura avveniristica con cupola in vetroresina, ideata dall’architetto Filippo Monti. Lo scopo, tracciato in base alle suggestioni emerse dal laboratorio partecipativo “Qui è ora” che ha coinvolto i cittadini è la realizzazione di «un parco moderno dove si potrà ascoltare musica ma anche vivere la dimensione delle arti in generale, dal cinema alle esposizioni agli spettacoli. Un polo culturale che avrà anche la possibilità di ospitare il pubblico per cene, aperitivi e degustazioni, tutto l’anno».
Cantiere Ravenna Di notevole valenza turistica è il bando di concorso internazionale (pubblicato a fine agosto sul sito istituzionale del Comune di Ravenna – http://bit.ly/stradelli – e aperto fino al 17 novembre) per la progettazione della riqualificazione delle fasce retrodunali gli stabilimenti balneari e dei relativi stradelli di accesso. Il concorso – istruito dagli assessorati comunali ai lavori pubblici e all'urbanistica – può contare su di un budget di 10 milioni di euro. «Vogliamo individuare la migliore scelta progettuale possibile – ha dichiarato il Sindaco di Ravenna – e attirare i migliori professionisti, in grado di presentare proposte innovative, efficaci e con una visione contemporanea. Immaginiamo le aree retrostanti gli stabilimenti balneari, gli stradelli di accesso e le fasce retrodunali come percorsi turistico-naturalistici, luoghi di incontro, di aggregazione, di svago e di relax accessibili a tutti». La progettazione dovrà avere come obiettivo principale la riorganizzazione dell’accessibilità alla fascia retrodunale e la valorizzazione di un territorio complesso, che si estende per 35 chilometri, con nove località balneari, alternando spiagge attrezzate per la balneazione a tratti liberi ed includendo due ampie porzioni, foce Reno e foce Bevano, di rilevante interesse naturalistico-ambientale. I progetti presentati dovranno avere un livello di approfondimento pari a quello di un progetto di fattibilità tecnica ed economica. Recentemente il Comune di Ravenna (Assessorato ai Lavori Pubblici) ha presentato anche un progetto di fattibilità di un nuovo palazzetto dello sport che dovrebbe sorgere nell’area del Pala De André, con superficie coperta di circa 6.500 metri quadrati, capienza massima di 6mila posti a sedere e costo di circa 15 milioni di euro. La struttura denominata quale “spazio polivalente“ per sottolineare la molteplicità delle sue funzioni (campionati sportivi, concerti, eventi congressuali e fieristici), dopo le fasi di progettazione – che nelle intenzioni del Comune saranno affidate agli uffici tecnici interni – e la gara d’appalto, l'obiettivo è di avviare i lavori a inizio 2019 per ultimare l’opera nel 2021. Infine, da segnalare, gli interventi di restauro della Rocca Brancaleone, grazie ad un finaziamento annunciato dal Mibact di 5 milioni di euro, per il consolidamento delle mura, il recupero degli spazi interni e l’ottimizzazione dei servizi per l'antico manufatto. Va ricordato che la cittadella fortificata veneziana del XV secolo, non solo ha una valenza monumentale inserita nei percorsi storici della Ravenna città d'arte ma puo avere anche funzione di spazio culturale (già utilizzato in passato) per eventi musicali, teatrali e cinematografici.
Alcuni scorci della riviera ravennate, interessata da un bando internazionale per la riqualificazione delle aree restrostanti le spiagge. A fianco e in alto a destra: uno schizzo per il progetto di un nuovo palasport e una vista dall’alto della Rocca Brancaleone.
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Officine del Sale Caffé letterario, osteria, cultura del territorio Affascinante riqualificazione dello storico Cral Saline ora innovativo locale dedicato al “buon vivere” di Chiara Bissi Nello storico complesso dedicato al deposito del Sale di Cervia sorge un magazzino molto noto ai cervesi, ma molto poco ai turisti e ai frequentatori della città. Costruito nel 1698 come luogo di stivaggio e preparazione dei sacchi di sale, nei secoli ha cambiato più volte usi e destinazioni per approdare all’oggi. Rinato come Officine del Sale, si presenta come un locale in forma di caffè, bottega con prodotti a km 0, libreria, osteria marinara, ristorante e luogo di incontro. Meno conosciuto del vicino Magazzino Torre con il museo del Sale e del magazzino Darsena in via di riqualificazione, l’edificio che si apre su via Evangelisti, a pochi passi dalla Torre di San Michele, era frequentato come ex Cral Saline, sala biliardo e circolo ricreativo. A vederlo oggi conserva intatto il legame con i più celebri Magazzini grazie a un’idea di Alessandro Fanelli, ristoratore di Milano Marittima e anima
del celebre Felix, che con la società Gestint ha partecipato al bando pubblicato dal Comune di Cervia nel 2016 per spazzare via dal magazzino 20 anni di oblio. L’investimento si dispiega su una concessione di 15 anni. La visione e la passione di Fanelli hanno incontrato la progettualità dell’architetto Fabrizio Fontana di Archlabo che ha messo la firma alla compiuta e originale riqualificazione dell’edificio. Ben oltre la tipicità, lontano anni luce dalle ormai frequenti riesumazioni di un folklore per lo più posticcio, tutto alle Officine del Sale parla di Cervia ed è chiaro fin da subito che non si può essere che nella celebre città giardino. Dal giugno 2017 ha preso vita una sorta di rivoluzione grazie a un progetto non ripetibile, perché nato fra le mura del magazzino. Così le Officine del Sale non si sottraggono al confronto con le più innovative tendenze internazionali in tema di buon vivere, convivialità e cucina, poi però traggono linfa dalla tradizione proponendo i migliori prodotti e ingegni del territorio.
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Il secolare magazzino dedicato al lavoro e alle fatiche dei salinari non nasconde i segni del tempo, le trasformazioni, le tracce e le ferite delle sue molteplici funzioni. I grandi portoni esterni segnalano gli ingressi e una bussola vetrata accoglie i visitatori che trovano il pavimento, travi e tavelle originali, le belle murature in mattone liberate da vecchi intonaci e paratie
«Il nostro – racconta Fanelli – è un recupero rigoroso, la nostra filosofia e volontà è di essere parte delle radici della città. E su questo modo di intendere il recupero del magazzino abbiamo convinto la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio. Volevo un recupero leggero. Per sei mesi mi sono chiuso dentro al locale per capire come gestire 700 metri quadrati e curare ogni più piccolo dettaglio. Dal dopoguerra è stato il “dopo lavoro” dei salinari. Sala da gioco, bisca, sala da ballo, biliardo. Presto ho compreso che era necessaria la nostra presenza anche all’esterno con tavoli sulla strada per mantenere una diretta relazione con il Magazzino del Sale. Ho sempre inteso questo spazio urbano come un porto urbanistico. In questo modo abbiamo evidenziato un punto focale rispetto all’intera area». Così come una signora di gran classe, il secolare magazzino dedicato
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Una vera e propria esperienza immersiva quella offerta dalle Officine del Sale dove riemergono dal passato i prodotti e la cucina più autentica, recuperata dalla tradizione locale. Dalla colazione all'aperitivo alla cena, su banconi e tavoli si gustano e possono acquistare materie prime e confezioni a km zero, in spazi informali e accoglienti
al lavoro e alle fatiche dei salinari non nasconde i segni del tempo, le trasformazioni, le tracce e le ferite delle sue molteplici funzioni. I grandi portoni esterni segnalano gli ingressi e una bussola vetrata accoglie clienti e visitatori che trovano il pavimento e le travi originali, e le belle murature in mattoni liberate da vecchi intonaci e paratie accumulate in anni recenti. A pochi mesi dall’apertura le Officine sono già state raccontate da recensioni importanti come quella della nota rivista gourmet “Gambero Rosso” e così anche chi ancora non ha messo piede nell’ex magazzino sa che entrando dal mattino presto alla sera sulla sinistra trova la sala Camillona ovvero una bottega, caffè, con libreria Coop, tutto a km zero. Una vera e propria vetrina per le eccellenze del territorio aperta dall'ora della colazione fino alla sera con la cucina che chiude alla 23. «Sono le stagioni a dettare menù e prodotti – spiega Fanelli – abbiamo dai dolci tradizionali come la ciambella monoporzione ideate con Piergiorgio Parini al cornetto al sale di Cervia a crostate, torta di riso e ciambelle. E poi una piccola enoteca, con distillati, bitter vermuth, nocino di gran pregio. Non usiamo lime, ma frutta di stagione. Non serviamo Coca cola ma prodotti di aziende romagnole. Abbiamo fatto una scelta di qualità. Dieci cocktail, birra artigianale, e l’acqua è gratis perché intesa come bene comune. Non mancano croissant salati con i prodotti di San Patrignano e piada con mortadella Bonfatti. Abbiamo avviato una collaborazione con Andrea Morini, consulente e formatore nell’ambito del food&beverage». Una vera e propria esperienza immersiva quella offerta dalle Officine dove riemerge dal passato la cucina della nonna, il caffelatte con piadina nelle tazzone, i cornetti con ampia scelta di farcitura a parte, i bomboloni con la ricetta romagnola rigorosamente ricoperti con zucchero semolato e non a velo. La Sambuca e lo Spinoso al carciofo non sono quelli della grande industria. Il Mojto è in tutto e per tutto romagnolo e così lo Spritz. E immancabile tra i tavoli con lastre di vetro che si spostano per adattare lo spazio al cliente e un calcio balilla anni Settanta, si apre il punto dedicato al sale per onorare Cervia, con prodotti delle Saline e accessori Pascucci dedicati. Una parete vetrata permette di passare alla sala centrale, un rimando al mercato del pesce dove un ampio bancone vetrato regala una panoramica sul pescato di giornata, che comporrà grigliate e pietanze. Un’operazione trasparenza che coinvolge la cucina e la zona lavaggio. A tavola arrivano tovagliette in carta povera timbrate a mano, e menù disegnati da un’agenzia londinese. «Non abbiamo toccato nulla delle origini – assicura Fanelli – Abbiamo voluto fare un’operazione verità con l’obiettivo di proporre una vera cultura alimentare. Così la cucina e preparazione sono a vista. E come accade in alcuni ristoranti di Copenaghen anche il lavaggio». La pasticceria, con le tradizionali pesche all’alchermes, una sorta di Madeleine romagnole è disposta su un vecchio tavolo da falegname a vista. Un menù di piatti recuperati nella tradizione
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di famiglia viene gustato fra botti antiche e le murature del magazzino che ancora conservano tracce del sale dopo trattamenti non invasivi di microsabbiatura, con malte di recupero dal Po e una fine stuccatura. Nel fluire da uno spazio all’altro appare una sorta di guida cromatica, pareti vetrate con ampi quadroni colorati dal blu al rosso, al bianco producono un moderno effetto cangiante. La citazione più che all’arte contemporanea rimanda a un motivo presente in un androne di un palazzo nobiliare ravennate. Guardando la cucina si può apprezzare la preparazione ogni mattina della sfoglia e come dice Fanelli «Vogliamo restituire il senso del vero e della cultura romagnola; le Officine del Sale sono un manifesto della cultura gastronomica cervese». Sulle pareti vetrate appaiono proposte dal menù, motti, aforismi, in una comunicazione spontanea e informale fra personale e clientela. Poi si passa al teatro del Musa, spazio che conserva lo spirito polivalente del vecchio circolo e di giorno ospita gratuitamente meeting con wifi libero, convegni e presentazioni di libri. Infine il circolo con bar dove troneggia una moka da 100 tazze mentre nell’atrio dove le porte hanno vetri smerigliati originali tra le due sale un cannucciato fatto su misura da un artigiano segnalato dal museo delle Erbe palustri chiude il solaio. Tra dentro e fuori 200 coperti, accolgono i clienti, all’esterno la ricerca di oggetto d’epoca è onnipresente, dalle sfere in vetro bianche e supporto in ghisa per illuminare, ai tavoli ricavati con assi da cantiere fino a vecchi bidoni in ghisa. Sempre all’esterno sul lato torre di San Michele un’ insegna dipinta a mano con il pennello d’artista e un wifi puntato nel parcheggio invitano ad entrare. Le Officine di Sale sono in tutto e per tutto un’azienda capace di investire su giovani talenti della ristorazione e sulla nascita di un gusto per il cibo più consapevole. Si potrebbe dire una riscoperta ma prima di tutto è di certo un doveroso omaggio a una terra generosa.
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Cassius Clay (alias Muhammad Ali) in un hotel di Londra il 27 maggio 1963, foto di Len Trievnor.
di Marina Mannucci Nel mese di marzo del 2016 la rassegna cinematografica “Per non morire di televisione”, ideata dall’amico Fabrizio Varesco, dedicò una serata alla boxe ed ebbi l’occasione di assistere alla proiezione del documentario Corde, la storia del pugile napoletano Ciro Pariso raccontata del regista Marcello Sannino. Lo scorrere della pellicola mi riportò a una luminosa domenica primaverile del 1967 in cui ebbi l’occasione di conoscere il campione dei pesi massimi Primo Carnera, da poco rientrato dagli Stati Uniti, a Spilimbergo. In un elegante salotto che si affacciava su un ampio giardino, quel gigante d’uomo parlava e io, allora bambina, seduta poco distante, ne osservavo incuriosita i piedi enormi, immobili e lui ogni tanto abbozzava un sorriso velato da smorfie di dolore verso di me. Trascorsero pochi giorni e, a causa di una cirrosi epatica allo stato terminale, Carnera cessò di vivere e fu sepolto nella chiesetta di Sequals, tra una marea di folla e di sportivi. Finito di vedere il documentario su Ciro Pariso, uscendo dal Palazzo del Cinema e dei Congressi decisi che volevo scrivere di pugilato. Poi, però, me ne sono anche dimenticata. Nello scorso mese di maggio, ho partecipato all’incontro dal titolo L’avventurosa storia della boxe nel cinema, organizzato sempre nello stesso luogo tenuto e sempre dall’amico Varesco; in quell’occasione è riaffiorata in me l’intenzione andata persa. Decido quindi di raccogliere idee e informazioni sull’argomento: è giunto il momento di scrivere di pugilato. «La boxe non significava niente. Non aveva proprio nessuna importanza. La boxe era solo un mezzo per farmi conoscere al mondo» Muhammad Ali
«Sono affascinante, veloce, praticamente imbattibile» Muhammad Ali
Inizio in modo scontato con uno sguardo alla vita di Cassius Clay alias Muhammad Ali, il mito che più di ogni altro ha incarnato lo spirito della boxe nell’immaginario collettivo. Scopro così che a lui interessava vivere, mostrarsi al mondo, dire quello che riteneva giusto dire, fare ciò che andava fatto, e che scriveva poesie sui suoi avversari. Il suo soprannome era The Greatest: su 56 incontri ne perse 5. Dopo il periodo della leggerezza, in cui ballava sul ring e nessuno riusciva a colpirlo, nel 1967 subì un esilio forzato per essersi rifiutato di partire per il Vietnam, decisione che gli costò una condanna a 5 anni di carcere anche se non finì mai in cella: «I got nothing against the Vietcong, they never called me nigger» (Non ho niente contro i Vietcong, nessuno di loro mi ha mai chiamato negro). Nel 1970 Clay dichiarò: «Ero determinato a essere il negro che i bianchi non avevano avuto». Un incontro decisivo per la sua vita e la sua carriera fu quello con il leader per i diritti degli afro-americani, Malcom X. Un rapporto che avrà un’influenza enorme su Cassius Clay, sulla sua trasformazione in Muhammad Ali, sulla sua conversione all’Islam e sulla sua lotta contro il potere. Nel 1971 egli tornò sul ring e quello fino al 1978 fu forse il suo migliore periodo. Il suo match contro George Foreman del 1974 è ricordato nello splendido libro di Norman Mailer The Match come il più grande incontro nella storia della boxe. Lentamente iniziò a cambiare il modo di affrontare gli avversari: continuava a col-
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Il tempo in cui il pugile sul ring
danza
pirli, anche se non ne schivava più tutti i ganci e i jab: imparò a incassare. Gianni Montieri, nell’articolo I tre finali di Muhammad Ali (“Doppiozero”, 5 giugno 2016) scrive così di lui nel giorno della sua scomparsa: «Ali è una leggenda dello sport, come Michael Jordan o Diego Maradona, ma è stato anche qualcosa di più. Per lui scrivere la storia sportiva è stato un passaggio per scriverne un’altra decisiva, che ci riguarda tutti». Per approfondire le mie limitatissime conoscenze parto dal libro Sulla boxe della scrittrice americana Joyce Carol Oates, pubblicato nel 1987 dalla casa editrice E/O, con la traduzione di Annarosa Miele. Si tratta di una raccolta di saggi, che ripercorre la storia della boxe dai giochi gladiatori dell’antica Roma al pugilato a mani nude praticato in Inghilterra fin dal diciottesimo secolo; dai combattimenti tra schiavi nell’America della Secessione alle sfide tra i fuoriclasse entrati ormai nella leggenda come Jack Johnson, Joe Louis, Jack Dempsey, Muhammad Ali e Mike Tyson. La Oates racconta la sua passione per il pugilato, nata grazie al padre che la portò a un torneo di boxe del Golden Gloves a Buffalo, agli inizi
degli Anni ‘50: «Scrivere di boxe è come scrivere di sé stessi – anche se in forma ellittica e quasi senza volerlo […] costringe ad avere davanti agli occhi non solo la boxe, ma anche le demarcazioni della civiltà: cosa significa, o dovrebbe significare, essere “umani”. […] Come fai a divertirti con uno sport così brutale, mi chiedono a volte. O volutamente non chiedono. Ed è troppo complicato rispondere. In ogni caso, io non mi diverto con la boxe nel senso comune della parola, e mai mi ci sono divertita: la boxe, poi, non è sempre e comunque brutale, e io non la considero uno sport. Allo stesso modo non mi riesce di pensare alla boxe in termini letterari come metafora di qualcos’altro. Chi come me ha cominciato ad appassionarsi di boxe da bambino […] è improbabile che la consideri il simbolo di qualcosa che la trascende, come se la sua particolarità stesse nell’essere sintesi o immagine di altro. Posso però valutare l’idea che la vita sia a una metafora della boxe […], il genere di metafora letteraria dell’inferno. La vita è come la boxe per molti e sconcertanti aspetti. La boxe però è soltanto come la boxe. […] Anche se un incontro di boxe è una storia senza parole, questo non significa che non abbia un testo o un linguaggio, che sia in qualche misura “bruto”, “primitivo”, “inarticolato”, ma soltanto che il testo è improvvisato nello
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Primo Carnera, foto di Luis Ramón Marín.
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CITTÀ E SOCIETÀ
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svolgimento; il linguaggio è un dialogo sofisticatissimo tra i pugili (si potrebbe dire sia neurologico sia psicologico, fatto di riflessi di frazioni di secondo), i quali reagiscono concordi al misterioso desiderio del pubblico, che è sempre quello di un incontro di buon livello che gli permetta di rimuovere, dimenticare, tutta la crudezza dell’allestimento scenico: ring, luci, corde, il tappeto macchiato, gli stessi spettatori con lo sguardo fisso. (Proprio come in teatro o in chiesa, dove l’allestimento scenico dovrebbe essere rimosso dall’azione trascendentale) […]». Alla prosa ho affiancato la lettura della raccolta di poesie All Over (Mimesis, 2013) del curatore d’arte Gabriele Tinti, la cui produzione letteraria ha per tema la boxe; in questo caso si tratta di una serie di ritratti funebri, di epigrafi che si sviluppano come tragedie in forma di versi, di lamenti. A venir cantata non è la vittoria ma la sconfitta dell’eroe che qui è fragile, isolato e sconfitto. Morto: «Cantando la morte quel che sembrava un’epica si rivela invece essere una lunga serie di epigrafi, una poesia sepolcrale». Secondo l’autore pugni e combattimento sono ad alto contenuto poetico : «La boxe non è semplicemente uno sport. È rappresentazione originaria. Il dispiegamento di un’esperienza esistenziale – ogni volta nell’accadere – irripetibile, di una realtà “vera”, di un mondo all’interno del quale non c’è in gioco soltanto il corpo, le sue affezioni, la carne ma anche l’intelletto, lo spirito, la così detta “cultura”. Il pugilato se ne frega di ciò che fonda gli altri linguaggi “d’arte”, del logos […]». Tinti racconta inoltre di essere rimasto particolarmente colpito quando vide Arturo Gatti combattere in America e di come «il pubblico provasse una prossimità fraterna, un rapporto d’intimità fondato sul riconoscimento di quanto egli si donasse, di quanto si mettesse in gioco, a nudo, col proprio carico di dolore, di gioia, di solitudine, d’amore. Arturo Gatti non ha mai davvero perduto. Gatti era la boxe, era tutto stile, affettività maledette, sudore amato e sangue sversato. Chi si porta fino a queste latitudini dello spirito e della conoscenza, chi rischia tanto merita tutta la devozione di cui noi siamo capaci. Credo lui sia stato uno delle perso-
Arturo Gatti.
nalità più importanti, uno dei maggiori artisti del periodo a cavallo tra il XX e il XXI secolo» [“La boxe è poesia”, versi e filosofia si sfidano sul ring. INTERVISTA, in http://www.affaritaliani.it/]. È, come scrive sempre Tinti in un altro articolo, «lo spettacolo crudele, fatto di dolore e di amore, d’imprevedibilità e di gravità, di noia e di grandi emozioni. Lo spazio all’interno del quale confluiscono i nostri sentimenti repressi, le nostre paure, le nostre ansie identitarie» [Muhammad Alì. Il ricordo di Gabriele Tinti, in www.arttribune.com del 6 giugno 2016]. Il libro Il pugilato per tutti e tutte. Storia, filosofia e istruzioni pratiche per la boxe nelle palestre popolari (Edizioni Hellnation, 2016) di Giuni Ligabue, autore e regista indipendente, che insegna e pratica pugilato in una palestra bolognese, mi permette di conoscere un movimento nato dal basso, nelle sale da boxe popolari. Dal libro si evince la necessità, per questa disciplina, di essere intesa come uno sport per tutte e per tutti, un modo per prendersi cura del proprio corpo e della propria testa ma anche una pratica utile a conoscere i propri limiti, e a superarli, nel più rigoroso rispetto degli avversari. Una dimensione etica che intende cambiare il modo di concepire il pugilato, facendo i conti (e meno male) anche con gli stereotipi di genere e l’intero modo di pensare e praticare questo sport. I Maestri Borgogni (padre e figlio) di Siena da decenni sono intenti a trasmettere la cultura della non violenza ai giovani che si alternano nell’apprendimento della disciplina, maturando l’idea che sia possibile prevenire gli atti di bullismo giovanile solo se si interviene educativamente su chi potenzialmente è in grado di commetterli, se lo si aiuta cioè a formarsi caratterialmente in maniera tale da renderlo capace di conoscere la propria aggressività e le proprie paure, dalle quali essa trae origine, per essere in grado poi di controllarla nel momento in cui essa sta per essere innescata. Leggo ancora del progetto “La scuola al centro” e di un “ring” avviato nel 2016 all’interno dell’Istituto tecnico Galilei di Milano e finanziato dal Ministero per prevenire la dispersione nelle periferie. Nei mesi estivi, l’Istituto ha affiancato ai corsi di recupero delle materie curri-
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Una sequenza del film Toro scatenato (Raging Bull), 1980, regia di Martin Scorsese.
culari anche allenamenti di boxe rivolti ai ragazzi che avevano giudizi sospesi da recuperare a settembre. Accanto a un rafforzamento sui calcoli o sul vocabolario di italiano e di inglese, venivano affiancate lezioni di gancio e diritto. «Più che box facciamo box leggera. Non ci colpiamo, insegno ai ragazzi a parare i colpi, a prendere un guanto bianco sospeso a diverse altezze, a muoversi come sul ring. Ma senza farci male. Gli studenti sfogano l’aggressività e si sentono coinvolti», racconta il professore di Scienze motorie Nicola Fragnito [www.ilgiorno.it]. Simona Galassi, campionessa europea dei pesi mosca EBU nel 2007 e nel 2013, campionessa mondiale dei pesi mosca WBC nel 2008, 2009, 2010 e 2011 e dei pesi supermosca IBF nel biennio 2011-2012, in un’intervista del 2014, alla domanda su quali sono gli stereotipi più frequenti con cui le tocca fare i conti, risponde: «L’insolenza di certi ragazzi, per esempio, che appena arrivano in palestra mi guardano con aria di sfida e dicono che gli piacerebbe fare un match contro di me. O le domande di certi giornalisti: alcuni, con aria sbalordita, mi chiedono come mai una donna fa pugilato o se i pugni fanno male. È triste ammetterlo, ma in Italia c’è ignoranza sportiva» [Intervista a Simona Galassi, la regina del pugilato italiano, in pasionaria.it]. E dunque ho raccolto qualche frammentaria informazione su questo sport che in qualche modo, e per diverse ragioni, m’incuriosisce: nella boxe convergono creatività, astrazione, simbolismo della danza, concretezza, emozione, passione, tutte componenti che come abbiamo visto possono essere utilizzate anche per la gestione dei conflitti. La mia militanza femminista e in ambiti del sociale m’inducono però, inevitabilmente, ad approfondire questi temi con uno sguardo di genere e attento alla coerenza dei concetti che si mettono in circolo a partire da alcune delle riflessioni lette: «La boxe professionistica è l’unico grande sport americano le cui energie primordiali, e a volte omicide, non sono deviate con falso pudore da oggetti come palle e dischetti di gomma […] Sopravvive come la più primitiva e terrificante
delle competizioni: due uomini, pressoché nudi, si battono su uno spazio rialzato e illuminato a giorno, delimitato da corde come un recinto per animali […] salgono sul ring da cui, simbolicamente, ne scenderà uno solo […] La boxe è l’imitazione […] di una lotta per la vita o per la morte […] perché a volte i pugili muoiono sul ring o per le conseguenze di un combattimento, le loro vite […] accorciate dallo stress e dai colpi ricevuti […] la vita sul ring è ingrata, brutale e corta» [Joyce Carol Oates, Sulla boxe, cit. in Gianni Riotta, Muhammad Ali, un eroe imperfetto che ha portato l’America oltre i suoi limiti. Dalla conversione all’Islam al no al Vietnam. Ha battuto il razzismo, in www.lastampa.it, 5 giugno 2016]. Il volume del filosofo francese Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, edizioni Plus, 2004 (prefazione di Roberto Mancini e traduzione di Enrico Peyretti), contiene alcuni pensieri che ho scelto per concludere questa breve analisi sul pugilato. «Le tradizioni di cui noi siamo eredi, mentre hanno dato un grande e bello spazio alla violenza, non hanno praticamente accordato alcuno spazio alla nonviolenza, fino al punto di ignorarne il nome. Tuttavia, in ciascuna delle nostre tradizioni ci sono dei punti di appoggio sui quali noi possiamo fondare una saggezza della nonviolenza […]. In ciascuna delle nostre culture, in un momento o in un altro, si sono trovate delle donne e degli uomini che hanno avuto la forza di entrare in dissenso dai loro contemporanei per affermare il primato di questi valori sopra le pretese della violenza». Le parole di Jean-Marie Muller spostano il pensiero verso un altro possibile approccio alle questioni del vivere, senza per questo vanificare l’intensità di significati che rende il pugilato non solo uno sport ma una rappresentazione originaria dell’esistenza. Perché quindi non chiamare compromesso un compromesso e, qualunque sia il riferimento culturale in rapporto al quale ci situiamo, ritrovare il senso della contraddizione che racchiude.
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> «A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circondava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale».
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La città diventa un patchwork in cui c’è posto per tutti, ma non c’è flessibilità di usi. Ognuno è obbligato a stare al proprio posto e quando l’uso viene meno prevale lo stato di abbandono.
Agricoltura periurbana Opportunità di rigenerazione sostenibile del territorio, quando non è più città ma non è ancora campagna
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La caratteristica più sorprendente dell’agricoltura che si svolge in città, distinguendosi dall’agricoltura rurale, è l’integrazione col sistema economico ed ecologico urbano.
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di Marco Turchetti * ...Un mattino, aspettando il tram che lo portava alla ditta Sbav dov’era uomo di fatica, notò qualcosa d’insolito presso la fermata, nella striscia di terra sterile e incrostata che segue l’alberatura del viale: in certi punti, al ceppo degli alberi, sembrava si gonfiassero bernoccoli che qua e là s’aprivano e lasciavano affiorare tondeggianti corpi sotterranei... erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circondava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale, la contingenza, gli assegni familiari e il caropane... ITALO CALVINO, MARCOVALDO OVVERO LE STAGIONI IN CITTÀ, 1963.
In mezzo alla città di cemento e asfalto, “Marcovaldo va in cerca della natura”. Che l’idea di natura nasca dalla città, dal luogo che ha perduto il contatto simbiotico con il suo ambiente, è argomento ampiamente dibattuto già dai primi anni del XVI secolo. Ma è dalla seconda metà del XX secolo che studiosi della sociologia urbana registrano una perdita di senso della città, nella sua accezione più tradizionale, e profilano nuovi orizzonti identitari. Almeno quattro sono le considerazioni più frequenti riguardanti le criticità della città contemporanea: è cresciuta e si è espansa (basti pensare al fenomeno dello sprawl) ma non è mai diventata città. È rimasta un potenziale inespresso. Questa incompiutezza è talora, ambiguamente, decantata come senso di modernità del terzo Millennio; al suo interno, la soggettività individuale si contrappone al dinamismo collettivo. Ciascun individuo tende a modellare lo spazio attorno a sé, a propria misura, con realizzazioni individuali e autoreferenziali, spesso acriticamente replicate, più che adattate al
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Le aree rurali diventano sempre più attraenti per i ceti urbani. Nasce una campagna che attiva nuove forme ed economie, anche attraversata dal fermento delle attività innovative e creative che dipendono dalla prossimità urbana.
contesto; la contiguità e/o la sovrapposizione tra luogo del lavoro e luogo della residenza ha come risultato la diminuzione/eliminazione dello spazio pubblico e delle aree per il tempo libero. I nuovi luoghi urbani, sganciati da qualsiasi disegno formale unitario, sembrano rispondere solo a logiche essenziali per il buon funzionamento delle attività del produrre e del commerciare: le
Tra le funzioni comprese nel concetto di agricoltura si rende evidente quello di presidio del territorio: l’agricoltura è anche strumento contro l’avanzata dell’urbanizzazione perché occupa il suolo, lo mantiene e lo gestisce.
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Anche nei paesi più sviluppati, il fenomeno dell’orto urbano si sta affermando, a dimostrazione che l’agricoltura urbana non è un relitto del passato, che tende a svanire quando il livello socio economico del paese diventa più importante.
logiche funzionali si affrancano, definitivamente, dalle logiche compositive; la città diventa un patchwork in cui c’è posto per tutti, ma non c’è flessibilità di usi. Ognuno è obbligato a stare al proprio posto e quando l’uso viene meno prevale lo stato di abbandono. Per comprendere meglio le quattro corto-circuitazioni potrebbe essere opportuno cogliere le forme emergenti di urbanità localizzate oltre i limiti della “città tradizionale”, dei tessuti urbani consolidati, inclusivi del nucleo storico e delle progressive addizioni di insediamenti monofunzionali. Infatti, la crisi dei modelli regionali centroperiferici, su cui si basava il modello socio-territoriale fordista (suddiviso in aree centrali, periferiche e marginali), ci costringe a ridefinire la struttura del territorio urbano. La mancanza di confini certi tra aree urbane e periferiche, che fa venir meno la subalternità della campagna alla città, ci spinge a delineare nuovi assetti ecologici tra città e campagna. Problemi di riduzione degli spazi aperti e conseguente aumento di impermeabilizzazione, inquinamenti dell’aria e cattiva qualità delle acque, congestione del traffico e innalzamento dell’effetto ‘isola di calore’ favoriscono una progressiva crescita della coscienza e della domanda di natura. Le aree rurali diventano sempre più attraenti per i ceti urbani. Nasce una campagna attiva e produttiva, che attiva nuove forme ed economie del mondo rurale, ma che è anche attraversata dal fermento delle attività innovative e creative che dipendono dalla prossimità urbana. Mentre la città si proietta verso l’esterno, creando una nuova idea di porta che, invece di custodire il centro difendendolo dall’esterno (come ci ricorda il Medioevo), si muove verso le periferie come verso nuove opportunità, si consolida un “territorio agricolo-urbano” all’interno del quale si riscontrano indizi di nuove ecologie tra territorio e società. In molti paesi in via di sviluppo l’agricoltura urbana è, da tempo, il primo o il secondo maggiore datore di lavoro urbano. Oltre ai vantaggi economici per i produttori agricoli urbani, l’agricoltura urbana stimola lo sviluppo delle relative micro-imprese addette alla produzione, il confezionamento, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti. La caratteristica più sorprendente dell’agricoltura che si svolge in città, distinguendosi dall’agricoltura rurale, è l’integrazione col sistema economico ed ecologico urbano che prevede l’uso dei residenti urbani come operai e l’uso di risorse urbane tipiche (come i rifiuti organici in compost e acque reflue urbane per l’irrigazione). Anche nei paesi più sviluppati, il fenomeno dell’orto urbano si sta
affermando, a dimostrazione che l’agricoltura urbana non è un relitto del passato, dei paesi in via di sviluppo, che tende a svanire quando il livello socio economico del paese diventa più importante. Al contrario, essa aumenta quando la città cresce, divenendo parte integrante del sistema urbano. Il tutto si trasforma in formidabili occasioni per intrecciare relazioni, per ricreare un patrimonio di beni comuni e una filosofia della vita basata su aspetti etici che hanno un concreto effetto anche sulle economie locali. Ai giardini ricavati da spazi abbandonati, alla valorizzazione degli scarti, si affiancano le cucine biologiche, gli esperimenti di compostaggio degli scarti alimentari, la creazione di network di persone che collaborano insieme per migliorare alcuni aspetti della propria vita quotidiana. Tra le funzioni comprese nel concetto di agricoltura si rende evidente quello di presidio del territorio: l’agricoltura è anche uno strumento contro l’avanzata incontrollata dell’urbanizzazione perché occupa il suolo, lo mantiene e lo gestisce. Ma ciò che ancora più interessa è il fatto che gli orti urbani e, più in generale, l’agricoltura urbana, insieme ad altri elementi naturali e seminaturali (infrastrutture ambientali, bio-connessioni, reti ecologiche ...), concorrono al ridisegno, alla riprogettazione-rigenerazione delle aree urbane fornendo nuove direttrici, nuovi gangli territoriali in grado di orientare il magma, molto spesso indecifrabile, della città contemporanea. Le città possono e devono divenire i luoghi in cui sperimentare nuove, più sostenibili, forme dell’abitare e del lavorare, nuove relazioni sociali, forme più intelligenti di utilizzo del proprio tempo, una qualità della vita non necessariamente associata alla crescita dei consumi materiali, e le aree residuali agricole possono considerarsi nodi strategici del percorso attuativo. Tuttavia, la gestione urbanistica ordinaria, così com’è attualmente praticata, sembra non attrezzata a guidare i profondi cambiamenti evocati. Le politiche e le nuove aspettative che si muovono attorno al concetto di paesaggio (inteso nel suo significato più ampio, inclusivo dunque del paradigma ambientale) potrebbero essere un valido supporto concettuale e strumentale. Nella capacità di supportare un patto fra città e campagna sono racchiuse le chance di successo per l’accompagnamento alla ruralizzazione e alla nuova resilienza della nuova città di prossimità del prossimo millennio. Marco Turchetti [Progettare Sostenibile - Ravenna] info@progettaresostenibile.com
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Le politiche e le nuove aspettative che si muovono attorno al concetto di paesaggio (inteso nel suo significato più ampio, inclusivo dunque del paradigma ambientale) potrebbero essere un valido supporto concettuale e strumentale.
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Appartamento trilocale al primo piano di piccolo condominio (con ascensore) in posizione centralissima, sul lungomare, quindi vicinissimo alla spiaggia. L’appartamento è composto da soggiorno con angolo cottura, due camere di cui un’ampia matrimoniale e l’altra oggi arredata con letto a castello e terzo letto singolo, bagno con doccia, bel terrazzo fronte lungomare, e ampissimo garage al piano terra. Il condominio è ben tenuto così come l’appartamento, anche se una rivisitazione con alcuni interventi di ammodernamento sarebbero naturalmente opportuni - APE: Classe G - EP: 498,28 kWh/Mq/anno. Rif. L009
Informazioni in ufficio
€ 185.000,00 tratt.
VIRTUAL TOUR
www.cased360.it/593
settembre 2017
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Ravenna Via A. Bozzi 69 tel. 0544 217369 tel. 0544 400004 cell. 334.7556891 emanuela.famoso@scor.it ZONA ALBERTI
Appartamento in condominio in ottimo stato d’uso composto da: ingresso su ampio soggiorno con terrazzo abitabile, cucina, 2 camere, bagno. Al s.int. garage. Risc. autonomo. Ape E, ep. 100,52 – Rif. CHH34 € 155.000,00
ZONA VICOLI
Ravenna . Via Garatoni 12 tel. 0544.35411 . www.grupposavorani.it RAVENNA, ZONA DARSENA Vendesi appartamento di recente costruzione, composto da soggiorno, cucina, 2 camere da letto, bagno, balcone, ripostiglio, posto auto scoperto. Riscaldamento autonomo, climatizzazione. Classe energetica D, kWh/m2/anno 241,22. Rif. L872 € 150.000,00
ZONA GALILEO GALILEI
Appartamento in ottimo stato, piano ultimo, composto da: ingresso in soggiorno con parete attrezzata a cucina, ampio balcone, camera matrim., camera doppia, grande bagno, cantina, grande garage. Ape in fase di attuazione - Rif. MHH39 €163.000,00
ZONA DARSENA
Casa semindipindente, con possibilità di creare 2 unità divise ed indipendenti, composta da: p.terra con portico, garage, ripostiglio interno, cucina abitabile, soggiorno, bagno, ampio ripostiglio esterno, giardino su tre lati; al 1°P. soggiorno, balcone, cucina abitabile, ripostiglio, bagno, 3 camere da letto; il tutto tenuto bene ma allo stato originale. Ape G, ep.214,15 – Rif. MHH24 € 275.000,00
STUDIO COMMERCIALE ROMAGNOLO
Bell’appartamento completamente arredato, al 1° p. in contesto condominiale di recente costruzione: ampio soggiorno con angolo cottura e terrazzino abit., disimpegno notte, 2 camere da letto, 2 bagni; al p.t. garage e cantina. Aria condizionata, inferriate e zanzariere. Ape E, ep. 221,46 - Rif. CHH12 € 180.000,00
RAVENNA, VICINANZE CENTRO Appartamento al 4° ed ultimo piano, con ascensore, zona tranquilla e ben abitata: ingresso, cucina, ampio soggiorno con vetrata, bagno, zona notte separata da disimpegno con porta scorrevole, 3 letto di cui una con loggia vivibile e bagno. Ottime rifiniture e accessori scelti con particolare cura. Risc. aut., climatizzazione, acqua condominiale a consumo e GARAGE AL P. TERRA. Classe energ. F, kWh/m2/anno 197,90. Rif. NSC28 € 220.000,00
GODO (RA) Vendesi villa abbinata da un lato di mq. 362,50 su un lotto di circa mq. 1300 composta da Piano Terra: ingresso, salone, soggiorno, tinello, cucina, bagno, cantina; Primo Piano: n. 6 camere da letto di cui 2 affrescate, 2 bagni. Classe energetica G, kWh/m2/anno 272,67. Rif. L840 € 250.000,00
ZONA CLASSE ZONA POGGI
Appartamento 2° P., ottimo contesto di sole 6 unità composto da: ingresso, soggiorno, cucina abit., balcone ad angolo, 2 camere da letto, 2 bagni; garage e posto auto condom. al p. t. - Ape E, ep. 152,92 - Rif. CHH25 € 189.000,00 tratt.
ZONA RUBICONE
In contesto di recente costruzione appartamento al 1°P. in villetta con ampia balconata angolare, ingr., cucina abit. con parete attrezzata e balcone, locale adibito a soggiorno, ripost. e bagno; p.mansardato con 2 ampi locali e bagno, posto auto di proprietà. Possib. arredo. Ape E, ep. 141,80 - Rif. MHH42 € 125.000,00
SAN BIAGIO/ SAN VITTORE
RAVENNA, CENTRO COMMERCIALE GALLERY Vendesi negozio di mq 90 circa con vetrina corsia centrale in galleria e ingresso per carico e scarico sul retro, composto da vano negozio, deposito, antibagno e bagno. Classe energ. D, kWh/m2/anno 140,46. Rif. N50 € 95.000,00 RAVENNA, CENTRO STORICO Monolocale arredato e suddiviso in due ambienti con pareti attrezzate. È composto da soggiorno con angolo cottura, pranzo e salottino; la zona notte comprende letto matrimoniale e armadio; disimpegno attrezzato e ampio bagno; ripostiglio e posto bici/moto in cortile comune semi coperto. Classe energetica F, kWh/m2/anno 177,30. Rif. NSC23 € 110.000,00
Appartamento al 2° p. con ascensore in piccolo contesto condominiale immerso nel verde, composto da: ingresso, soggiorno con balcone, cucina abitabile con balcone, disimpegno, 3 camere da letto, bagno. Garage al p.t.; risc. aut.; libero subito. Ape F, ep. 177,24 - Rif. HH54 € 170.000,00 tratt.
Appartamento da rimodernare, in buono stato d'uso, 2° ed ultimo piano in piccolo contesto condominiale: ingresso, soggiorno, cucinotto con balcone, 2 camere da letto, balcone, bagno. Al p.t. cantina e garage. Risc. aut. Ape G, ep. 243,12 - Rif. HH151 € 89.000,00
RAVENNA, BORGO SAN BIAGIO Vendesi appartamento al Piano Primo composto da: ingresso soggiorno, cucina, 2 camere da letto matrimoniali, bagno, balcone, cantina, garage; al Piano Ammezzato: pertinenza composta da cucina, letto, bagno. Risc. autonomo. Classe energetica G, kWh/m2/anno 155,16. Rif. L866 Prezzo globale € 135.000,00 tratt.
MARINA DI RAVENNA In bellissima posizione, si vende appartamento al terzo piano con ascensore, composto da ingresso, soggiorno-pranzo, balcone, cucina abitabile, disimpegno notte, 2 camere, bagno oltre a cantina finestrata al piano sesto accessibile anche con ascensore al piano e garage al piano terra. Utenze autonome e clima. In ottime condizioni. Classe energetica E, kWh/m2/anno 95,54. Rif. UNI21 € 158.000,00 RAVENNA, CENTRO STORICO Ideale per un single, si vende delizioso appartamento appena ristrutturato, arredato e rifinito con particolare attenzione, posto al piano rialzato di prestigioso stabile del centro storico, composto da: ingresso, soggiorno-pranzo, cucinotto, bagno, ampia camera matrimoniale, ripostiglio/lavanderia; cantina nel seminterrato del fabbricato; ampio terrazzo condominiale al quarto piano; posto auto condominiale. Completamente arredato. Classe energetica G, kWh/m2/anno 432,32. Rif. N49 € 151.000,00
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ATELIER
IMMOBILIARE Compravendita | Affitto | Home staging Ravenna . P.zza Paul Harris 7 . tel. 0544.421396 . cell. 335.377894 www.gabetti.it
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ZONA TRIBECA In piccola palazzina di sole 5 unità e di recente costruzione, luminoso appartamento sito al 2° piano con ascensore. Ingresso, ampia zona giorno con terrazza vivibile, cucina abit. separata, disimp. notte, camera singola, camera matrimoniale, bagno, ripostiglio, grande terrazza verandabile di 24mq., posto auto coperto. Finiture moderne, parquet, infissi in pvc, predisp. aria condizionata. Cl. En. in fase di determinazione € 170.000.00
RAVENNA, VIA MANGAGNINA In palazzina di 3 unità con giardino, signorile appartamento dagli ampi spazi e molto luminoso, completamente e finemente ristrutturato di mq. 200 circa. Atrio d’ingresso, ampio salone con zona pranzo e balcone, cucina abitabile, 3 ampie camere da letto, 2 bagni, balcone verandato, ripostiglio e comodo armadio a muro. Al piano superiore grande e alta mansarda con bagno di mq. 50 circa. Completa la proprietà la grande cantina ed il garage di mq. 30. Cl. En. in fase di determinazione € 440.000,00
CASA SINGOLA - RAVENNA, SAN ROCCO Proponiamo su lotto di 400 mq casa singola ristrutturata e ampliata con nuova costruzione, disposta tutta su un piano così composta: porticato vivibile con ingresso su ampio salone con travi a vista, cucina abitabile con zona servizi e lavanderia annessi, 1 camera matrimoniale con bagno privato e cabina armadio, 1 camera doppia, 1 camera singola, secondo bagno. Depandance con 1 bagno, e ampia cantina. Impianto fotovoltaico e solare, riscaldamento a pavimento, cappotto termico, impianto di allarme, cancello automatico e posto auto in giardino. Rif. V018 € 550.000,00
CASA ABBINATA RAVENNA, SAN BIAGIO Casa abbinata ad un lato, ottima soluzione abitativa ideale per due nuclei familiari composta da due distinti appartamenti con giardino privato. Primo appartamento composto da: p.t. ingresso, cucina abitabile, soggiorno con affaccio su giardino, disimpegno, 1 bagno, garage. P.1 3 camere, 1 bagno, balcone. Secondo appartamento composto da: p.t. ingresso, soggiorno ampio con camino, 1 bagno, cucina, 1 camera da letto. Al piano primo 3 camere, 2 bagni, terrazzo. Rif. V013 € 570.000,00
RAVENNA, SAN BIAGIO in contesto recente splendida unità immobiliare di circa mq. 300 disposta su 2 livelli (eventuale seconda unità) con ingresso, salone, cucina, terrazza, ripostiglio, 4 camere da letto, 2 bagni, altra terrazza. Al piano superiore ampia mansarda con ingresso autonomo, grande zona living suddivisibile in modo razionale e comodo e terrazzo vivibile. Doppio Garage. Cl. En. “D” – Ep. Tot. 110,82 (kwh/mq/anno) Info in agenzia
RAVENNA, CENTRO STORICO A due passi da piazza Kennedy, appartamento recentemente ristrutturato con ottime finiture, composto da ingresso, sala, cucina abitabile, camera matrimoniale e bagno. Possibilità di acquisire l’arredo. Ottimo anche come investimento. Classe Energ. “G” - Ep tot 520,60 (kwh/mq/anno) € 125.000,00
APPARTAMENTO INDIPENDENTE - MARINA DI RAVENNA A due passi dal centro di Marina di Ravenna, a 800 metri dalle prime spiagge, comodo a tutti i servizi disponibile appartamento indipendente sito al piano terra. Costruito nel 2007 l'appartamento è composto da soggiorno con angolo cottura, cucina nuova su misura attrezzata di lavastoviglie, forno, frigorifero e freezer, piano cottura con cappa aspirante, illuminazione interna e condizionatore, disimpegno notte in cui è presente parquet in tutte le stanze che verrà completamente ripristinato alla consegna, camera matrimoniale, cameretta, bagno finestrato con doccia. L'immobile può essere consegnato arredato di cucina e dispone di cortile ad angolo con bellissima tettoia in ingresso e casetta utilizzata come deposito removibile a carico della proprietà. Utenze autonome, spese condominiali assenti. Rif. V22 € 225.000,00
marzo 2017
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Corso Garibaldi 21/A . Faenza (RA) . tel. 0546 29968 . fax 0546 28125 pbaccarini@ossani.it . www.ossani.it
FAENZA, LOCALITÀ S.PIER LAGUNA Casa completamente indipendente ristrutturata parzialmente nel 2008 con impianti, infissi e pavimenti nuovi, con abitazione con ampio salone, grande cucina, disimpegno, 3 camere matrimoniali e 2 bagni oltre a garage doppio, lavanderia, tavernetta, 2 camere al piano terra. Giardino privato. Riscaldamento a gpl e a pellet. Cl. En. “G” - EP tot 350,00 Kwh/m2/anno € 210.000,00
TRA FAENZA E RUSSI, VIA RAVEGNANA casa completamente indipendente con parco di 2.950 mq., disposta ai piani terra e primo, con possibilità di ricavare 2 unità distinte, oltre a proservizio in fabbricato distaccato con garage e cantina e la possibilità di ampliamento. Parzialmente ristrutturata. Impianto di riscaldamento rifatto completamente con gpl + legna. Cl. En. “G” - EP tot 382,80 Kwh/m2/anno € 230.000,00
MARRADI in posizione panoramica, immersa nel verde, splendida villa di 285 mq. con depandance composta da sala con angolo cottura, 2 camere e bagno, garage esterno, servizi (forno, legnaia), con 6 ettari di terreno di cui 3 ettari adibiti a parco ottimamente curato e 3 ettari di bosco con alberi secolari. Cl. En. “F” - EP tot 227,00 Kwh/m2/anno € 380.000,00
FAENZA, CAMPAGNA A VALLE Villa di recentissima ristrutturazione dotata di materiali e finiture tecniche di pregio, su un lotto di circa 4.300 mq, completamente recintato, sviluppata ai piani terra e primo, predisposta per ottenere anche due unità immobiliari. Dotata di tutti i servizi (garage, ampia taverna, servizio esterno in sasso con forno e camino). Impianto fotovoltaico, riscaldamento a pavimento, induzione. Cl. En. “A+” - EP tot 25,67 Kwh/m2/anno € 590.000,00
FAENZA,CAMPAGNA A VALLE casa indipendente di ampia metratura, abbinata su un lato, disposta su due piani, in ottimo stato con annesso garage, capannone e deposito attrezzi oltre a terreno agricolo di ettari 4,75 impiantato a peschi e prugni con impianto di irrigazione. Cl. En. “D” - EP tot 100,64 Kwh/m2/anno € 690.000,00
Ravenna . via Bovini 54 . tel. 0544 502072 Alfonsine . via Mazzini 15 . tel. 0544 83511 www.agenziastudioeffe.it PIANGIPANE, A 10 KM. DA RAVENNA
PONTENUOVO
Comodo appartamento tutto al piano terra in elegante palazzina di recente costruzione, ingresso indipendente e grande giardino d'angolo con bellissimo verde privato con portico, composto da ampio soggiornopranzo con cucina a vista (34 mq.), disimpegno, bagno con doccia, 2 camere da letto, garage a piano terra, 2 posti auto interni privati. Riscaldamento autonomo, climatizzato zona giorno e camera da letto matrimoniale, allarme, infissi e scuroni come nuovi, ottima soluzione per chi ricerca appartamento con giardino. Rif. 0455 € 168.000,00
Casa indipendente su un lotto di ca. 469 mq., costruzione degli anni '60, disposta su 2 piani, con piano terra altezza m. 2,43, 1° piano altezza m. 3,00, piano sottotetto altezza max. ca. m. 2,80. La casa ha possibilità di eventuale ampliamento nella zona retrostante; necessita di lavori di ammodernamento e rifacimento impianti. Bella zona verde retrostante appartata. La strada è molto silenziosa. Possibilità di sistemare la famiglia principale al 1° piano ed i genitori al piano terra. Cl. energ. "G" Ep tot. kwh/mq./anno. Rif. 0433 € 250.000,00
A 10 KM DA RAVENNA, ZONA MEZZANO
Casale ristrutturato nel 2010, dotato di 2 garage grandi di tot. 62 mq, ideale per chi ha necessità di rimessaggio/hobby ecc... Il casale è fornito anche di ampi servizi garage e multiuso. La camera padronale è di 25 mq. molto ampia con bagno di oltre 10 mq. dotato di vasca idromassaggio tonda. Finestre PVC bianco - Persiane orientabili in alluminio - Riscaldamento a pavimento con regolazione temperatura automatica per ogni stanza - Pannelli solari - Pavimentazione zona giorno di grande formato Pavim. zona notte in resina epossidica - 2 camini di cui uno antico Classe energ. "F" Ep tot. 237 KWh/mq/anno. OTTIMO PREZZO € 1.200/mq. Ottima opportunità Rif. 0439 € 268.000,00 - Maggiori info in agenzia.
BAGNACAVALLO, CENTRO STORICO, A 150 MT. DALLA PIAZZA
Prestigiosa casa recentemente ristrutturata con finiture veramente da rivista; reparto giorno con affaccio su deliziosa e riservata corte interna pavimentata con pietra toscana e con casetta di servizio; al piano padronale camera di 23 mq. con tetto a vista in legno, guardaroba di 13,4 mq. e bagno di 11 mq. Classe energetica "F" Ep tot. 173 kwh/mq./anno. Rif. 0418 € 320.000,00
MEZZANO
Zona residenziale nuova vicino a scuole, market, campi da calcio aree verdi ecc..., appartamento in villetta al primo ed ultimo piano con ingresso e corte indipendente, nessuna spesa condominiale, recente in ottimo stato, con terrazzo. Composto da terrazzo, ingresso, soggiorno/pranzo con ampia loggia, cucina abitabile con barbeque in terrazzo, doppi servizi, 2 camere da letto, comodo ripostiglio + sottotetto/ripostiglio; a Piano Terra corte privata elegantemente pavimentata, box grande + pergolato x posteggio auto coperto. Riscaldamento autonomo, Clima Daikin, predisposizione allarme Classe energ. "D" Ep tot. 250 KWh/mq/anno. Rif. 0436 € 165.000,00 tratt.
RAVENNA, CENTRO STORICO
Centralissimo, appartamento con grande terrazzo vivibile di 28 mq., grandi dimensioni, 150 mq. circa, costituito da 6 ampie stanze, da ristrutturare. A 4 passi dalla piazza del Popolo, in pieno centro, ideale anche per creare struttura x affittacamere o B&B. Cl. energ. in lavorazione. Rif. 0294 € 260.000,00
ROMAGNA CP 2017.qxp:Layout 1 27/09/17 00.15 Pagina 71
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Ravenna, via degli Spreti, 71 . tel. 0544 501515 info@agenziaimmobiliareromagna.it . www.agenziaimmobiliareromagna.it RAVENNA, SAN BIAGIO
Appartamento completamente ristrutturato al 2° piano in piccola palazzina, bella esposizione su tre lati. Ingresso, salone con terrazzo godibile, cucina ampia ed abitabile, disimpegno, 2 letto matrim., bagno con doccia. Possib. di secondo bagno. P.T. garage e posto auto. Risc. parcellizzato. “G“. € 165.000,00 tratt.
OSPEDALE/CENTRO
Bifamiliare molto godibile con ampio giardino, disposta tutta al piano terra, ideale per chi non vuole barriere architettoniche. Ingresso, soggiorno, cucina abit., disimpegno, 2 letto, 2 bagni (finestrati), cantina. All’esterno in corpo staccato grande garage/ capannone di circa 55 mq. Da ammodernare, ma subito abitabile. Classe “E”. Informazioni in ufficio
RAVENNA, SAN BIAGIO
A 5 KM DA RAVENNA, TRA BORGO MONTONE E VILLANOVA
Casa ex colonica completamente da ristrutturare con grande area a giardino di 5.000 mq. I resti del rustico si trovano vicino ad una strada ben servita, ma nella pace della campagna per poter godere della propria indipendenza. Non vi sono linee elettriche ad alta tensione, nè eccessiva vicinanza con altre abitazioni. La casa può essere ricostruita e può ottenere la possibilità di realizzare più unità abitative. € 155.000,00 tratt.
Villetta abbinata ad un lato, indipendente cielo/terra, con garage e giardino. Ingresso dal soggiorno, con scala a vista per la zona notte, cucina abit. che ha l'uscita diretta sul giardino. Sempre al p. t. troviamo il bagno ed accediamo al garage; 1° piano composto da 2 camere matrim. con balconi, studio e bagno. Accesso comodo con scala fissa a sottotetto ampio, rifinito e riscaldato, ideale studio o stanza polivalente per ragazzi (altezza al colmo contenuta). Impianti a norma. Ottima soluzione per famiglie. Classe ”F”. € 270.000,00 tratt.
RAVENNA, ZONA PISCINA Bella ed ampia casa indipendente, bifamiliare, abbinata ad un lato, ben costruita, con giardino/cortile su tre lati. Attraverso un portico si accede alla zona giorno, ambiente aperto e luminoso (open space) di 46 mq composto da soggiorno con camino e cucina (separabile), dalla quale usciamo sul secondo portico con forno a legna. Sempre al p. terra si trovano un cucinotto di servizio, bagno e garage doppio. Zona notte con 3 letto (2 matrim. - 1 singola), 2 bagni, studio con uscita su terrazzo grande. Grande mansarda - illuminata da finestre sia normali che a tetto - con bagno. Ben tenuta, costruita con materiali di qualità: cotto, parquet di ulivo, infissi in legno sempre ben manutentati. Ideale per chi desidera spazi ampi e modulari. Classe “F” € 425.000,00 tratt.
RAVENNA , CENTRO/STAZIONE Ampio appartamento con 3 letto, in piccola palazzina signorile, al 1° piano, composto da ingresso, salone con affaccio verso i campanili del centro, ampio studio con balcone, cucina abit. con balcone, disimpegno, 3 letto (2 matrim. ed una singola), bagno con vasca (possib. per secondo bagno). P.T. garage e posto auto. P. seminterrato grande cantina. Risc. aut. Classe ”G” € 168.000,00 tratt. MARINA DI RAVENNA, VICINISSIMA AL MARE
RAVENNA, IPPODROMO/CENTRO
Casa da ristrutturare di oltre 200 mq., indipendente, abbinata ad un lato con grande giardino, suddivisa su 2 piani, di cui il p. t. è destinato a zona servizi con garage e scantinati, mentre il 1° p. è composto da soggiorno, cucina, 2 letto matrim., bagno e terrazzo. Possib. di sopraelevare per ottenere 2 piani ad altezza abitabile o 2 appartamenti autonomi. Classe “G”. Info in ufficio.
Casa bifamiliare abbinata ad un lato con ampia area di giardino ampio ed appartato, ad angolo. P. terra ingresso luminoso, salone, sala da pranzo, cucina con uscita sul giardino; 1° piano, disimpegno armadiabile, 2 grandissime camere da letto (possib. di realizzarne una terza), bagno e balcone. P. seminterrato: garage grande, 2 cantine e bagno. Da ammodernare. Classe “E“ € 220.000,00 tratt.
RAVENNA, ZONA PALA DE ANDRÈ
SAN MICHELE
Casa indipendente ottimamente ristrutturata in zona residenziale tranquilla, dispone di giardino ad angolo con camino e garage capiente che funge anche da lavanderia/dispensa. P.T. salotto, cucina grande, ripostiglio, bagno con doccia. 1° P. disimpegno, 3 letto (matrim.e 2 singole), bagno con vasca, balcone e terrazzo vivibile. Classe “B“ € 275.000,00 tratt.
Casolare da ristrutturare, in zona centrale e lontana dal traffico, con grande parco. La casa è disposta su 2 piani per circa 300 mq di costruzione. In corpo staccato troviamo un fabbricato ad uso servizi e garage per altri 50 mq. La casa si trova su una superficie di circa 2.000 mq con possibilità di acquisire fino a 6.500 mq di area esterna. € 165.000,00 tratt.
MARINA ROMEA Villetta con ingresso autonomo in tranquilla traversa del lungomare, immersa nel verde, senza spese condominiali. Al P. terra giardino privato con possibilità di parcheggio auto, da cui si accede alla scala che porta al 1° piano in ampio balcone con barbecue, ideale per pranzare all'aperto. All’interno soggiorno con cucina a vista, disimpegno 2 letto (matrim. e singola), bagno e secondo balcone sul retro. Da una comoda scala a chiocciola si accede alla mansarda, che può fungere da terza camera da letto, dotata di un locale predisposto a bagno (mancano solo i sanitari). Riscald. e impianti autonomi a norma, arredato, libero su 3 lati, bella soluzione tanto per l'estate quanto per viverci tutto l'anno. Classe “D”. € 165.000,00 tratt.
RAVENNA, TRA LO STADIO ED IL BORGO SAN ROCCO Villetta bifamiliare parzialmente ristrutturata, zona a bassissimo traffico, abbinata su di un lato con area esterna su tre lati; composta da ingresso, soggiorno, sala da pranzo, cucina separata, taverna con camino, ampia cantina, 3 camere da letto e 2 bagni. Il giardino gode di molta privacy ed è l'ideale per cenare all'esterno. Struttura degli anni '60 con i servizi al piano terra e la zona giorno e quella notte ai piani superiori, impianti a norma ed infissi esterni ed interni recenti. Ideale per famiglie grazie anche all'ampia taverna. Impianti a norma. Classe ”E”. € 265.000,00 tratt.
settembre 2017
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CESENATICO: Viale Roma 53 BAGNO DI ROMAGNA: Via C. Battisti 25 SARSINA: Piazza Plauto 36 ANGHIARI: Corso Matteotti 97
Studio Immobiliare
Mondo Casa
Agenzia Immobiliare
centralino 0543 917204 . mobile 333-8280533 info@quatarca.it. www.quatarca.it CITERNA (TOSCANA) In Umbria, a pochi passi da Borgo Medievale di Citerna, Villa con vista suggestiva sulla valle e colline circostanti. La proprietà è composta da una casa principale e da una dependance per una superficie totale di circa 350 mq oltre a piscina e terreno. La casa principale dispone di tre ingressi ed è così composta: al piano terra ampia taverna con camino, cucina e cantina, al centro della stanza meraviglioso arco in mattoni; al piano primo ingresso da loggiato, cucina, bagno, studio, spazioso living room con bellissimo camino in pietra e balcone a livello con vista panoramica; al piano secondo studio,bagno, due camere da letto singole e una camera matrimoniale con bagno esclusivo. La depandance è composta da camera da letto matrimoniale con stufa, bagno e lavanderia con la possibilità di fare una cucina e soggiorno. Il complesso immobiliare si trova in ottime condizioni e completamente arredato con mobili fatti su misura. È circondato da circa 2 ettari di terreno perfettamente curato e ben piantumato con circa 200 piante di ulivo. Piscina (8x18) con solarium, spogliatoi, gazebo, forno a legna e annesso ad uso rimessa. Ideale sia come residenza principale e sia come struttura ricettiva (B&B). APE F. RIF. 215A € 730.000,00
SARSINA A pochi passi dal centro di Ranchio e 10 minuti da Borello, in posizione dominante e soleggiata, proponiamo rustico completamente ristrutturato, inserito in un’autentica oasi di quiete con 2,5 ettari tra bosco e terreno coltivabile, di cui 8000 mq di parco recintato. Si erge su un terrazzo naturale da cui si ammira un panorama meraviglioso. Struttura in sasso a vista, dentro e fuori, con impianti a norma, ed infissi in buono stato, con doppi vetri. Predisposizione video sorveglianza, automazione per irrigazione giardino, caldaia gestita tramite telefono, cancello automatico. P.T. ingresso su ampia cucina, da cui si accede anche al parco, attraverso un portico con camino, due camere da letto, bagno. P.2° ingresso su salottino, con predisposizione per cucina, due camere e un bagno. Possibilità di scala interna per collegare direttamente i due piani. Nel parco capannone di 120 mq restaurato con impianto a norma adibito a garage/ripostiglio/legnaia. APE F . Rif. 150B € 295.000,00 MILANO MARITTIMA In bellissima zona centrale, appartamento di lusso nuovo su due livelli (p. terra e taverna) di grandi dimensioni, con giardino privato, corte a loggia, due posti auto e garage. E composto al piano terra da soggiorno, cucina abitabile, 4 camere da letto, due bagni. La taverna con zona giorno, camera e bagno. L'appartamento è dotato di aria condizionata, aspirazione centralizzata ed impianto antintrusione e finiture di lusso. Magnifico immobile costruito nel 2010 APE D. Rif. 214C Trattativa riservata
Ravenna . via Brunelli n. 42 C. Comm. “La Fontana” . tel./fax 0544 458942 www.mondocasaonline.it info@mondocasaonline.it www.facebook.com/mondocasa.immobiliare SAN PANCRAZIO
RAVENNA, A 100 MT DA VIA CAVOUR
Grazioso appartamento al p. terra con ingresso e giardinetto privato. Soggiorno con angolo cottura, 1 camera da letto matrimoniale, studio, bagno, cantina, posto auto privato. Impianti autonomi. (F/166,20). Rif. RA 549 SP € 105.000,00
Appartamento ben rifinito costruito nel 2005 locato al piano terra, con ingresso indipendente. Soggiorno con angolo cottura, una camera da letto matrimoniale,antibagno e bagno finestrato. Garage di 20 mq con accesso anche da ascensore. Parzialmente arredato. Impianti autonomi. Porta blindata. Videocitofono. Predisposizione aria condizionata. (G/220.,96). Rif. PM321A € 130.000,00
RAVENNA, ZONA VIALE ALBERTI
LIDO ADRIANO, ZONA CAMPEGGI (ZONA NUOVA)
In posizione tranquilla, appartamento in stabile di 9 unità locato al primo piano con ascensore. Composto da ingresso, ampio soggiorno, cucina abitabile, una camera da letto doppia, una camera da letto matrimoniale e bagno. Due balconi: uno con accesso da soggiorno e cucina abitabile, l'altro dalla camera matrimoniale e dal bagno. Pavimenti in ceramica nella zona giorno, parquet nella zona notte. Garage, cantina e posto auto assegnato al piano terra. Cortile condominiale. Parzialmente arredato. Rif. PM314A € 195.000,00
QUARTIERE SAN GIUSEPPE
SANTO STEFANO (RA)
In contesto di poche unità, appartamento al piano terra con ingresso e ampio giardino indipendente. Ampio soggiorno cucina a vista, 2 camere da letto, bagno. Garage a cantina. Ottime finiture: allarme, aria condizionata, zanzariere, aria condizionata. Impianti autonomi. (C/82,04). Completo di ottimo arredo. Rif. RA 550 € 225.000,00
CAMPIANO
BAGNO DI ROMAGNA CASALE RISTRUTTURATO COMPOSTO DA 2 UNITÀ INDIPENDENTI, AMPIE METRATURE UNITÀ 1: ingresso indipendente, loggia, taverna, garage, cantina, soggiorno, 3 letto, n.2 bagni, corte. UNITÀ “: ingresso indipendente, loggia con forno, taverna, cantina, soggiorno angolo cottura, camera, n.2 bagni, corte. Rifiniture di pregio. Riscaldamento a pavimento, predisposizione aspiratore centralizzato, infissi in castagno bagni finemente piastrellati. Immobile mai abitato. Posizione esclusiva APE E. Rif. 207 € 390.000,00
Splendida villetta a schiera con parco di mq. 800. Al p.t. corte di ingresso con posto auto, soggiorno, cucinotto, ripost., vano ad uso camera letto e bagno di servizio, splendido pergolato di 45 mq con camino e parco piantumato con irrig. autom., zona pranzo recintata dal verde, piscina esterna con zona relax. Al p.p. 2 letto, bagno, balconi. Al p. sottotetto di 52 mq completam. finito con colmo di altezza 1,80 m. Imp. autonomi. Rif. PM41C € 320.000,00
Bella villetta abbinata ai lati disposta su 2 livelli oltre a sottotetto. Al p. terra ampio soggiorno, cucina abitabile bagno di servizio oltre a bella porzione di giardino. Al p. primo 2 camere da letto, 2 bagni, sottotetto completamente finito con scala fissa. Imp. autonomi. Arredata di cucina e bagni. (E/176,67). Rif. RC370/C € 198.000,00
A pochi chilometri da Ravenna, appartamento del 2007 al p. primo con ingresso indipendente. Soggiorno molto luminoso con angolo cottura (27 mq), disimpegno, 2 letto e bagno, 2 ampi terrazzi di cui uno con camino. Con scala retrattile si accede al sottotetto con colmo di altezza 1,80 m. Al piano semint. cantina e garage (18 mq). No spese condominiali. Risc. aut. (E/150,50). Rif. PM85A € 118.000,00
RAVENNA, ADIACENZE CENTRO Bella casa singola con giardino su quattro lati, disposta su 2 livelli. Attualmente la casa è divisa in n. 2 appartamenti di ampia metratura, Ogni appartamento dispone di ampio salone, cucina abitabile, 3 camere da letto, 2 bagni. Ideale anche come unica grande villa. Al p. terra ampio garage oltre a servizi. Rif. RA 350/B Info in ufficio previo appuntamento.
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MODERN 110
RAVENNA CENTRO STORICO Vendesi ampio e luminoso appartamento con splendida vista, esposto ad est, in condominio di grande qualità. Ingresso, ampia sala con camino e vista sulla città, cucina, 3 camere da letto (una con bagno privato e stanza armadio), studio, altri due bagni e balconi. Comodo garage. € 290.000,00
Ravenna via IV Novembre 4B tel. 0544.36337-36372 www.ideacasaravenna.com casa_idea@libero.it CAMERLONA In zona residenziale molto tranquilla si vende villa indip. di recente costruzione, ampia metratura, composta da piano terra con ampia zona giorno, salone con camino, cucina abitabile, bagno e studio e al p. superiore 3 grandi camere da letto, 2 bagni, ripostiglio. Giardino sui quattro lati. Ottima costruzione. Classe energetica “F” - Ep 231. € 360.000,00
RAVENNA, PRIMO SAN BIAGIO In una traversa interna immersa nel verde e nella quiete, si vende appartamento in buone condizioni, in palazzina al terzo piano con ascensore composto da: ingresso, cucina abitabile con balconcino, sala con affaccio su balcone, due camere da letto, studio e bagno. Cantina e Garage. Classe energetica “E” € 168.000,00
SAN BARTOLO - CASA EX COLONICA di 280 mq circa, disposta su 2 livelli, su terreno recintato di 1500 mq circa, oltre ad ampi servizi e porticato. € 420.000,00
RAVENNA CENTRO STORICO, VIA BACCARINI Si vende casa indipendente terra/cielo, con piano terra, primo e secondo piano, suddivisa in cinque alloggi indipendenti, oltre a gradevole corte interna. Ottime condizioni. Adatta ad attività di B&B. Classificazione energetica in lavorazione. Info in agenzia
RAVENNA CENTRO STORICO Si vende tipica casetta del centro storico, indipendente terra/cielo, con piccola corte di proprietà sul retro; piano terra con zona giorno e bagno, primo piano con 2 ampie camere da letto. Classificazione energetica in lavorazione. € 170.000,00
RAVENNA CENTRO STORICO Si vende bilocale con ingresso indipendente al piano terra di un piccolo contesto, ristrutturato a nuovo nel 2012. Riscaldamento autonomo a pavimento, no spese condominiali, affaccio su piccola corte comune. Ottimo investimento. Classe energetica “E” - Ep 153,16. € 125.000,00
ATTIVITÀ COMMERCIALI
IMMOBILI COMMERCIALI MARINA DI RAVENNA FRONTE MARE Si cede avviata attività di ristorazione. Locale di circa 260 mq più terrazza esterna; 65 posti a sedere interni più 40 posti esterni, completo di tutte le attrezzature. Licenza di Bar Ristorante Vendita d’Asporto.
Via Faentina 218s - Fornace Zarattini Ravenna tel. 0544 463621 - www.ravennainterni.com
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VIA DELLA LIRICA Si vende ufficio sito al quinto piano, open space di circa 50 mq oltre a posto auto coperto, affittato con una rendita di 6000,00 euro all’anno ad una ottima società. Classe energetica “D” - Ep 35,93. € 115 000,00
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n. 116 SETTEMBRE 2017
Editore Reclam Edizioni & Comunicazione srl . viale della Lirica 43 . 48124 Ravenna . Iscrizione al Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8/11/2004 . Redazione 0544.271068 . redazione@trovacasa.ra.it . Pubblicità 0544.408312 . info@trovacasa.ra.it . ISSN 2499-2550
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