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EDIZIONI E COMUNICAZIONE
Opera/Musica Tre donne per la Trilogia d’Autunno Il Serse di Accademia Bizantina Brunello, maestria al violoncello
Teatro I 40 anni del Drago A tu per tu con i Menoventi La comicità di Paolo Cevoli Il premio Ubu Overload Quando va in scena la storia
Danza Il Mediterraneo di Hervé Koubi
ISSN 2499-0213
prezzo € 0,10
Aterballetto: trittico di capolavori
Guida alle stagioni dei teatri di Ravenna e provincia
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INTRODUZIONE
Cosa ci insegna la chiusura del Rossini Lo sconcerto che ha creato a Lugo la notizia che il teatro Rossini non avrebbe avuto una programmazione per la stagione 2019/2020 dice molto su quanto i teatri siano ormai tessuto vivo delle nostre comunità. Niente prosa, niente musica, niente danza per un intero inverno per permettere la realizzazione di importanti interventi antisismici finanziati in parte della Regione. E la polemica non si è fatta attendere, perché ormai il teatro è un bene comune e trasversale, che non conosce colore (o almeno c’è da augurarselo), come dimostra il fatto che la giunta è stata messa sotto accusa per non aver programmato meglio gli interventi. Del resto nel capoluogo, a Ravenna, gli abbonati al teatro sono più di quelli allo stadio. E per fortuna all’Alighieri tutto è stato più semplice e già per questa stagione di prosa, opera e danza gli spettatori potranno godere della maggior comodità della platea e delle innovazioni anche tecnologiche apportate. Bisognerà invece aspettare ancora per la ritrutturazione del Rasi, che resta il progetto più ambizioso sulla carta. Intanto ci sono le stagioni in corso, tra novità e conferme, con qualche guizzo di curiosità. E c’è quella bella abitudine di far incontrare il pubblico con gli attori e di raccontare la stagione teatrale di Ravenna Teatro in giro per scuole e locali, e di organizzare i pullman per il forese, e di portare a teatro anche ciò che di solito a teatro non va, come la storia o lo sport. Insomma, segni di vitalità non mancano, magari i lughesi in quest’anno di purgatorio potranno spingersi a scoprire ciò che c’è intorno. Nell’attesa che riapra il magnifico Rossini.
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1428 del 9 febbraio 2016
Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini, Serena Garzanti, Gianluca Achilli (grafica) Maria Cristina Giovannini (grafica), Hanno collaborato alla redazione: Roberta Bezzi, Iacopo Gardelli, Enrico Gramigna, Linda Landi, Guido Sani, Elettra Stamboulis, Attilia Tartagni Nella foto di copertina: Il magico cerchio di Prospero del Teatro del Drago Editore: Reclam Edizioni e Comunicazione srl www.reclam.ra.it viale della Lirica 43, 48124 Ravenna tel. 0544 408312 - info@reclam.ra.it Direttore generale: Claudia Cuppi Stampa: Grafiche Baroncini srl – Sede di Imola www.grafichebaroncini.it
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INTRODUZIONE
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SOMMARIO
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I PROTAGONISTI
I primi quarant’anni del Teatro del Drago
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COMPAGNIE
Intervista ad Andrea Farina dei faentini Menoventi
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COMICO
La famiglia secondo Paolo Cevoli
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STAGIONI
Ragazzi, ecco dove e quando portare i vostri genitori a teatro
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LO SPETTACOLO
Il premio Ubu Overload raccontato dal teatro Sotterraneo
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DANZA/1
I barbari e il Mediterraneo visti da Hervé Koubi
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DANZA/2
Un trittico di capolavori per Aterballetto
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OPERA/1
Norma, Aida, Carmen, tre donne “rivoluzionarie” per la Trilogia d’Autunno
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OPERA/2
L’eterno dualismo amore-guerra nel Serse di Händel
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MUSICA CLASSICA
Tartini sulle corde del violoncello di Mario Brunello
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IL PROGETTO
Quando la storia sale sul palcoscenico
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DIETRO LE QUINTE
Ezio Antonelli, una vita da scenografo
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LUOGHI DEL TEATRO
La biglietteria dell’Alighieri fra efficienza e cortesia
46 62 71 75 78 80 82 90 96
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SPETTACOLI
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I PROTAGONISTI
I quarant’anni del Teatro del Drago tra figure e burattini, innovazione e tradizione La storica famiglia Monticelli è alla quinta generazione di artisti di Federica Angelini
Compiono i quarant'anni nel 2019, ma in realtà affondano le proprie radici molto più indietro nel tempo, fino addirittura alla prima metà del XIX secolo. Ma era il 1979 quando la quinta generazione della famiglia d'arte Monticelli prese il nome di Teatro del Drago, lo stesso con cui in questi decenni ha prodotto decine di spettacoli mantenendo da un lato viva la tradizione dei burattini e dall’altro investigando forme e tecniche sperimentali del teatro di figura contemporaneo. Dunque la famiglia Monticelli è riuscita nell'impresa, non semplice, di tramandare fino a oggi il lavoro artistico di padre in figlio permettendo così di conservare attraverso le generazioni un notevole patrimonio teatrale, la cui parte materiale è oggi esposta a Ravennain un prezioso museo in vicolo Padenna, "La casa delle Marionette" dove accanto all'esposizione ci sono anche attività di spettacolo, di laboratorio e di formazione. Il Teatro del Drago è oggi anche un’importante realtà organizzativa che cura rassegne e festival a cominciare da Le Arti della Marionetta (vedi pp. 60-61) la stagione invernale all'Almagià, ma anche la programmazione del teatro comunale di Gambettola, le rassegna estiva “Casola è una favola”, “ Burattini & Figure” (due province-tredici comuni coinvolti) e ha “ereditato” anche l'organizzazione e la direzione artistica dello storico festival internazionale “Arrivano dal Mare" che nel 2019 ha un'edizione primaverile a Ravenna e un'edizione autunnale nel Cesenate. In questi anni, uno dei volti più noti della compagnia, sotto e sopra il palco, è l'attrice e autrice Roberta Colombo, moglie di Andrea, nonché co-direttrice artistica di una struttura che conta in tutto una quarantina di collaboratori durante l’anno. A lei abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di questa esperienza pluridecennale. Roberta, innanzitutto, perché quarant’anni fa fu scelto questo nome? «Il nome Teatro del Drago nasce dalla passione di Andrea e di Mauro Monticelli per la mitologia e per l’opera di Tolkien, da cui è derivata una trilogia di spettacoli, Hobbit, Tom Bombadil, Il cacciatore di Draghi, che stava a indicare un nuovo percorso artistico non più solo legato alla commedia burattinesca tradizionale ma con nuove idee, tecniche e contenuti sempre nell’ambito della Figura». Che significato ha oggi per voi, in un mondo così cambiato, continuare a fare ancora questo tipo di teatro e a che pubblico volete rivolgervi? «Andrea e Mauro probabilmente risponderebbero, essendo loro la quinta generazione di una storica famiglia di teatro di figura, che fare questo mestiere è nel loro Dna. Il Teatro del Drago è una compagnia che produce spettacoli di teatro usando le figure, siano esse burattini, marionette o pupazzi, con tematiche non necessariamente per bambini, anche se è vero che dal secondo dopoguerra in poi in Italia il teatro di figura ha un pubblico composto al 90 percento da famiglie con bambini. Non è così nel resto
I fratelli Mauro e Andrea Monticelli nella loro baracca
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«Nel 1979 la compagnia cambia nome per indicare un nuovo percorso artistico non più legato solo ai burattini»
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d'Europa, dove il teatro di figura per “adulti” è invece molto diffuso e apprezzato, torno ora dal Festival Mondiale di Charleville Mezieres, e i miei occhi sono ancora pieni di quella “meraviglia culturale”. Non so dirti perché proprio in Italia, la terra che ha dato i natali alla Commedia dell’Arte e alla Commedia Popolare sia successo questo, ma il pubblico non te lo scegli, è il pubblico che sceglie te. Qualche voce autorevole afferma che forse sono proprio le nostre profonde radici nella tradizione che hanno impedito quello sviluppo sul contemporaneo così vivo nel nord Europa. Ma l’esperienza che sto vivendo all’interno del Teatro del Drago mi insegna che invece tradizione e innovazione possono coesistere e anzi trarre forza e vigore l’una dall’altra. A questo proposito posso dirti che Teatro del Drago ė uno dei pochissimi esempi italiani che coniuga questi due aspetti artistici e questo diventa poi fondamentale sia a livello produttivo che promozionale. Tornando al pubblico va detto che sicuramente lavorare per e con le nuove generazioni ti costringe a restare aperto agli stimoli, ad approfondire sempre nuove tematiche, a non chiuderti nel tuo bozzolo di artista, ma rimanere aperto e attento all’ascolto». È vero che quello dei bambini può essere un pubblico anche più severo di quello adulto? «I bambini non fingono, tu non puoi fingere davanti a loro e se uno spettacolo non funziona lo capisci subito. Inoltre ci piace lavorare con le famiglie perché ci siamo resi conto che, in questi anni di profondo sbandamento, il teatro ( per fortuna) è ancora visto come un punto di riferimento». Come è cambiato il pubblico in questi anni? «Il pubblico che viene in teatro appartiene a una fascia socioeconomica ben precisa: sono perlopiù le stesse persone che frequentano anche la biblioteca, il museo o portano i figli ai laboratori artistici didattici. Per fortuna, programmando sia in inverno al chiuso che all’aperto, siamo riusciti sia a fidelizzare un certo numero di famiglie, sia a vedere un po’ di ricambio e anche diversi pubblici. L’Almagià è uno spazio privilegiato perché incute meno timore di un teatro all’italiana e questo abbiamo visto che ha reso più facile il contatto con le “famiglie più lontane”, quelle che hanno più difficoltà ad inserirsi nel tessuto sociale cittadino. Ormai ci sono anche giovani genitori che vengono con i loro figli e che sono stati nostri spettatori da piccoli...». Quando scegliete cosa proporre in stagione, cosa privilegiate? «In genere cerchiamo di proporre, e anche di produrre, un teatro popolare di qualità, e di ospitare compagnie che utilizzano linguaggi e tecniche di figura una differente dall’altra per far conoscere il più possibile l’incredibile varietà del “fare figura” . Proponiamo spettacoli che siano alla portata di tutti, dai più piccoli ai grandi, perché vogliamo essere innanzitutto inclusivi. Il nonno di Andrea e Mauro scriveva nei suoi depliant: “spettacoli per bambini dai 5 ai 95 anni ed è vietato applaudire con panche e sedie”». Come cambia il pubblico quando andate in strada "come una volta"? «Si amplia moltissimo e arrivano persone che in teatro non vedresti mai. Per questo credo davvero che per le Amministrazioni investire in questo genere di attività sia fondamentale: gli spettacoli diventano appuntamenti sociali e aggregativi per i bambini, ma anche per i genitori che li accompagnano, un modo divertente e allettante che ti porta a stare seduto vicino a chi non conosci e a sperimentare emozioni e sensazioni insieme». Il pubblico dei più piccoli oggi sarà un pubblico dei più grandi domani? «Noi diciamo sempre che prepariamo il terreno e poi li accompagnano in un cammino verso la “non-scuola” (il progetto di Ravenna Teatro che coinvolge i ragazzi di scuole medie e superiori nella produzione di una serie di spettacoli ogni anno, ndr). In realtà non sappiamo cosa accade nel periodo adolescenziale, ma se hai messo basi solide è facile che poi, da adulti, al teatro possano anche tornare. Da alcuni anni, proprio per cercare di dare una possibile risposta abbiamo attivato il progetto “Le arti crescono”, per lasciare una porticina aperta ai ragazzi dagli 11 ai 17 anni incu-
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Una scena da “Il magico cerchio di Prospero”
Una storia lunga secoli
Tutto cominciò con Ariodante Di particolare fascino sono i ricordi di alcuni componenti della famiglia Monticelli vissuti nella prima metà del Novecento quando è rimasto vivo nella memoria il gran freddo patito girando di paese in paese, quando i saltimbanchi, tenuti un po’ a distanza come gli zingari e i “diversi”, venivano ospitati nelle case periferiche, spesso senza riscaldamento, o nei casi più fortunati venivano accolti nelle canoniche delle parrocchie. Le notizie storiche oggi in possesso della famiglia (ma molto ancora è da scoprire negli archivi storici) attestano i Monticelli come originari di Cremona, almeno a partire dal Settecento. Dalla ricostruzione dell’albero genealogico infatti si hanno notizie dei genitori del marionettista capostipite Ariodante Monticelli: si tratta di Francesco Maria, di professione fabbro, nato a Cremona nel 1784 e di Blanda Terzani. Francesco Maria morirà nel 1852 in carcere a Mantova, dopo sei anni di reclusione. Non è dato sapere se questa detenzione fosse dettata da motivi politici o di ordine pubblico, ma la storia delle generazioni successive porterebbe a pensare che i Monticelli fossero filo-garibaldini e di conseguenza nulla vieta di ipotizzare che Francesco Monticelli fosse un simpatizzante carbonaro e che la sua reclusione fosse dettata da motivi patriottici.
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I PROTAGONISTI
«L’ultimo spettacolo è tratto da La Tempesta e il testo è stato tradotto in immagini che si espandono in un enorme quadro di Chagall»
Una scena di “Pinocchio” In scena anche Roberta Colombo
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riosita dalla nostra professione e che non seguendo la massa non si sente troppo piccolo o troppo grande ma desidera solo venire a Teatro e conoscerne l’universo mondo». Veniamo invece al vostro lavoro di produzione. Voi avete firmato spettacoli come Teo, per i più piccoli, attraverso un successo internazionale come Pinocchio, fino all’ultimo nato Il Cerchio Magico, uno spettacolo di teatro di figura rivolto a un pubblico adulto. Siete stati in tournée in tutto il mondo, dal Texas alla Cina. Qual è stato il vostro maggior successo? «A livello internazionale sicuramente il Pinocchio che è stato ospitato nei quattro continenti e ancora oggi dopo 29 anni calca i palcoscenici nazionali ed esteri. Per quanto riguarda l’Italia, il lavoro compiuto da Mauro e da Andrea nel settore del cosiddetto “ tradizionale”, nel recupero e nell’innovazione drammaturgica dei dialoghi credo sia stato e sia tuttora fondamentale per la cultura italiana della figura, per la sua diffusione e conoscenza nel mondo. A questo riguardo ti posso dire che l’Italia è l’unico paese che possiede un così vasto numero di “maschere” di personaggi e che siamo probabilmente fra i pochi ad avere personaggi provenienti dalla Commedia dell’Arte che dalla Commedia Popolare». E lo spettacolo a cui siete più affezionati? «Ognuno di noi ha le sue preferenze. Credo che per Andrea Pinocchio sia qualcosa di speciale, per Mauro invece resta il teatro tradizionale, la saga di Fagiolino e gli spettacoli tratti da copioni del XX secolo. Per me, uno spettacolo che da quando sono arrivata non abbiamo più messo in scena: Nosferatu, con la regia di Marco Martinelli. Ho avuto la fortuna di vederlo nel 1997ed era allora straordinario nel suo essere contemporaneo e fuori dall’ordinario. Credo che anche oggi avrebbe il suo perché in un nuovo riallestimento». Ci racconti qualcosa di questo ultimo nato, Il cerchio magico? quasi a celebrare questi primi quarant'anni? E come è stato accolto? «Si tratta di una rilettura della Tempesta di Shakespeare. Il testo è stato trasformato in una serie di immagini poetiche che si espandono in un enorme quadro di Chagall che con i suoi colori forti tipici della pittura espressionista e con le sue immagini oniriche si accosta bene al nostro teatro molto visuale, come del resto si può vedere in Pinocchio. La scrittura scenica è di Mauro insieme a Roberto Prestigiacomo, un regista Italo americano con cui collaboriamo dal 2012. Credo che l’idea nacque proprio quell’anno in Texas, perché per due mesi abbiamo avuto l’incre-
dibile opportunità di lavorare presso la Trinity University di San Antonio con 22 ragazzi fra i 19 e i 22 anni. Da questa esperienza Mauro ha tratto le basi per una molto personale elaborazione visiva del testo Shakespeariano con una larga concessione alle immagini, la cui potenza è data dagli originali pupazzi e macchine sceniche costruite nel laboratorio del Teatro del Drago. Come nei quadri di Chagall, si vedono uomini e donne planare “a testa in giù”, spazi, dove sembrano non esistere la forza di gravità e le proporzioni, in un gioco continuo di rimando fra uomo e pupazzo e fra pupazzo e pupazzo, dialogo che confluisce nella famosa frase shakespeariana: “siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”». Qual è stato il momento più difficile e quello più bello di questa lunga carriera? «Io ti posso parlare solo di questi ultimi 23 anni, per cui la mia risposta è ovviamente soggettiva e parziale. Momenti difficili ce ne sono stati tanti e ce ne sono ancora molti. La cosa più difficile da accettare è che idealmente capisci che il nostro bel Paese potrebbe fare la differenza a livello mondiale se solo si capacitasse dell’enorme patrimonio culturale di cui dispone, invece riduce i suoi artisti, operatori e lavoratori dello spettacolo ad essere precari, senza mai un futuro, negando una dignità professionale che non ha pari in nessuna altra nazione, e considera che noi a Ravenna, in Emilia Romagna, abbiamo la fortuna di vivere in una Città e in una Regione molto illuminata, anzi la più illuminata in Italia. Quindi, se ti devo dire la verità, credo che da 15 anni a questa parte abbiamo coscienza di lavorare in una società in cui il nostro lavoro è considerato “strano”. Ti dico solo che la frase normale a cui siamo abituati è: “Che lavoro fai?” Risposta: “Teatro”. “Sì, ma di lavoro?” I momenti belli invece sono tutte le mattine quando ti svegli e sei felice di fare questo mestiere, perché te lo dico sinceramente io ci credo che la cultura e l’arte possano migliorare la vita di ciascuno di noi, possano essere una via, un modo per trovare delle risposte alle tante domande che ognuno di noi si fa. Un auspicio per il futuro. Per esempio che la giovane Monticelli oggi 17enne raccolga il testimone dei genitori e degli zii? «Ti ricordo che i piccoli Monticelli sono due, il secondo ė più piccino, e poi c’è un altro piccolo che ci segue da quando è nato. Però non te lo so dire, nel senso che spero che trovino la loro strada, qualunque essa sia».
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CONTEMPORANEO
di Iacopo Gardelli
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Menoventi, una compagnia “aristocratica” dalle radici operaie
«Nei percorsi formativi dei teatranti manca tantissimo il contatto con il lavoro “vero”, noi veniamo da una classe sociale subalterna» In primo piano Consuelo Battiston nello spettacolo tratto dal libro di Serena Vitale
L'intervista sta per iniziare quando mi accorgo che il microfono non funziona. In qualsiasi altro frangente non avrei dato troppo peso all'episodio. Ma se penso che il protagonista della chiacchierata sarà Gianni Farina, anima dei Menoventi assieme alla compagna Consuelo Battiston, ho la netta impressione di essere caduto in uno degli inganni e delle finzioni sceniche tipiche della compagnia faentina. Con Gianni partiamo da qui, dalla storia del loro fare teatro, per arrivare a parlare della loro ultima fatica, Docile, in scena al Rasi fuori abbonamento il 26 ottobre. Come nascono i Menoventi? «Io e Consuelo ci conoscemmo a Santarcangelo durante un progetto di formazione attoriale finanziato dall'Unione Europea e gestito da ERT. Era l'inizio del Duemila. Nel 2004 conoscemmo Alessandro Miele durante un progetto col Teatro delle Albe che generò lo spettacolo Salmagundi». Oggi Miele non lavora più nei Menoventi, giusto? «Miele ha fatto parte della compagnia in toto, è stato protagonista con me e Consuelo di tutti progetti, dalla fase di ideazione fino al palco. Uscì dai Menoventi quando, assieme alla sua compagna d'arte e di vita Alessandra Crocco, volle tornare a lavorare al sud, fondando nel 2012 la compagnia Progetto Demoni, di base a Lecce. Aveva voglia di mettersi in proprio nei suoi luoghi». Nessuno dei tre proveniva da accademie, dunque. Il teatro è stato un amore nato dopo gli studi universitari? «Io sono il più vecchio dei tre e non ho studiato all'università. Dopo le superiori ho fatto il metalmeccanico, l'elettricista, il cameriere, il contadino. Ho cominciato a 25 anni il mio percorso teatrale autonomo. Ma debuttai già a 17 anni con Elena Bucci e Marco Sgrosso, nelle Liaisons Dangereuses». Al teatro contemporaneo italiano manca un contatto col mondo del lavoro “vero”? «Manca tantissimo; nei percorsi formativi dei teatranti, soprattutto. Di solito gli attori sono laureati e parallelamente agli studi portano avanti le attività dei gruppi teatrali. Questa è una delle questioni chiave di Docile: ci siamo resi conto di avere un'estrazione sociale diversa dalla maggior parte dei nostri colleghi. Senza giudizio, ma è un dato di fatto: non conosco altri teatranti, a parte Consuelo, che vengano dal sottoproletariato. Apparteniamo a una classe sociale subordinata, cosa abbastanza rara al Nord. Questo nostro vissuto diverso, che ha pervaso in modo inconsapevole tutte le nostre produzioni, con Docile diventa cosciente».
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Intervista a Gianni Farina sulla storia della realtà faentina e le nuove produzioni, da Docile a Majakóvskij
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CONTEMPORANEO segue da pagina 13
Buffo che nelle motivazioni del premio Lo Straniero, ricevuto nel 2012, vi definiscano “aristocratici”. «L'ironia di Goffredo Fofi! Fofi conosce benissimo la nostra storia, ed è stato uno dei nostri primi sostenitori. Usando quella parola voleva farci un regalo. Prima di premiarci ci raccontò di come Totò, tarlato dall'umiltà delle sue origini, finiva per comprarsi titoli nobiliari. Ci ha voluto regalare un blasone!». Spesso un complesso di inferiorità sociale si trasforma, in modo subdolo, in un complesso di superiorità: “io non sono come voi”. È una retorica anche questa, o no? «Assolutamente. Da un lato c'è il pericolo dell'orgoglio; dall'altro quello del vittimismo, del “povero me”. Nella nostra storia abbiamo toccato entrambe le cose. Forse oggi abbiamo trovato una sorta di equilibrio, chissà». In Docile parlate spesso di “remissività”. Si tratta di una storia autobiografica? «Docile è l'unico nostro lavoro che contiene elementi autobiografici forti. L'intento di esorcizzare i nostri problemi attraverso lo spettacolo è un percorso che non mi è mai interessato. Ma c'era la voglia di parlare di qualcosa che ci sta a cuore. La protagonista è personaggio remissivo, in parte per la sua indole, in parte per il contesto in cui è nata. È una confessione dei nostri vissuti, della lotta interiore fra due concezioni: c'è la nostra “ghianda interiore”, come la chiama James Hillman, ovvero il nostro carattere che ci permette di lottare senza scuse con l'esterno per realizzarci pienamente; poi ci sono Bourdieu e Don Milani, che ci dicono quanto l'ambiente determini i nostri campi di possibilità. È la birth lottery, come la chiamano in America: la lotteria della nascita determina il campo delle tue possibilità; sta a te allargarlo». Accanto a Linda c'è un'altra figura, interpretata da Andrea Argentieri. «Andrea è due persone, raccolte in un’unica entità mefistofelica. È un medico ma è anche uno psicologo specializzato nell'empowerment per la ricerca di un lavoro. Come tutti i Mefistofele dà molto e toglie molto: se prima Linda cercava un riscatto inconsapevolmente, adesso è consapevole del bisogno della sua emancipazione. Linda capisce che può tentare una lotta; ma questa lotta porta necessariamente alla sofferenza. Non a caso un altro dei temi fondamentali è quello della precarietà». Avete degli autori letterari di riferimento? «Sono un grande appassionato di fantascienza. Philip Dick, prima di tutto; e poi il filone della distopia: Orwell, Huxley, Bradbury. E mi interessa moltissimo la sociologia: Bourdieu, la microsociologia di Erving Goffman». Quali sono le fasi di massima nella vostra produzione? «Probabilmente sì. Certo, noi siamo sempre noi, con i nostri temi ricorrenti e le nostre questioni formali, ma forse si può riconoscere una prima fase fatta di spettacoli molto diversi fra loro, alla ricerca di una poetica che ancora non esisteva, accomunati da una forte ironia. In festa, ad esempio, è una pièce che rimanda molto al teatro dell'assurdo di Ionesco; lo stesso per InvisibilMente. Alessandro Miele coniò un termine, “surreal-popolare”, per descrivere questa fase, fatta di rimandi all'assurdo mescolati con elementi molto ironici e con una certa freschezza». Penso anche ad altri vostri cavalli di battaglia, come Perdere la faccia o L'uomo della sabbia. «Sì, spettacoli in cui elemento importantissimo era il rapporto col pubblico, che diventava un altro personaggio. Si potrebbe dire che questa è la nostra seconda fase, che porta alle estreme conseguenze la relazione con lo spettatore. Quei due spettacoli hanno debuttato lo stesso anno, e vengono accomunati dal tema dell'inganno. Volevamo costruire un labirinto attorno allo spettatore per destabilizzarlo. La rappresentazione viene divisa in piani con regole diverse. Sovrapponendo i piani si crea un intreccio tra finzione e inganno, ovvero una finzione portata a un livello maggiore di profondità». Come? «Ad esempio dando informazioni false al pubblico. Così lo spettatore non si fida più; s'interrompe la sospensione dell'incredulità ed è costretto a stare sempre all'erta. Anche il vicino seduto di fianco a lui potrebbe essere un attore. O ancora in Postilla, dove per accedere allo spettacolo, pensato per un solo spettatore alla volta, occorreva venderci formalmente l'anima. Il patto con la finzione in questo caso è concreto; e alcune persone hanno rifiutato il gioco, segno che le finzioni sono prese molto sul serio, in certi casi». E oggi? «La fase tre? Chissà. Questa fase è confusa: forse proprio perché la stiamo vivendo non riesco a vedere ancora un filo. Sicuramente un tema presente è quello del caso. Come ci insegnano i dadaisti, il caso è il più grande drammaturgo di tutti i tempi. E ci è capitato spesso di lavorare a progetti seriali, per episodi brevi. Come il progetto con i francesi Pardès Rimonin, o come Ascoltate!, lavori composti da episodi brevi». Ultimamente il vostro interesse si è concentrato su Majakovskij. «Sì, si tratta di un progetto biennale per tradurre in scena il romanzo di Serena Vitale, Il defunto odiava i pettegolezzi, e lo faremo in due parti. La prima, andata in scena lo scorso agosto al festival Operaestate, s'intitola L'incidente è chiuso e si concentra su Nora, la testimone chiave del suicidio di Majakovskij. Adesso stiamo cercando una produzione più grande per debuttare nel 2020-2021 con uno spettacolo capace di restituire la complessità del libro».
«In questa fase del nostro lavoro, un tema molto presente è quello del caso»
Gianni Farina
PROGETTARTI PAG PALCO 2019:Rafest mastro 29/10/19 16.16 Pagina 1
Grazie all'esperienza e alla competenza di Raffaella Zanzi, già professionista nel campo della progettazione di interni e nella vendita di mobili classici e moderni, ProgettArti è cresciuta anno dopo anno, per diventare un punto di riferimento nel proprio settore, avvalendosi anche della collaborazione del designer Marco Montanari e dell'architetto Michele Ircani. Un'azienda a gestione familiare sempre impegnata ad ascoltare il cliente, nella ricerca di soluzioni su misura per ogni necessità. La nostra missione è capire cosa desideri, trasformare un'idea in un progetto, trasformare un progetto in realtà. Dal momento in cui ti rivolgerai a noi per arredare e completare la tua casa, il tuo ufficio o il tuo negozio, lavoreremo affinché tu sia soddisfatto del risultato. Se puoi pensarlo puoi farlo, e noi siamo qui per aiutarti. Presso il nostro negozio troverai prodotti, campioni e cataloghi per aiutarti a scovare il tuo stile tra le nostre aziende fornitrici e partner, italiane e internazionali. Con la nostra assistenza, potrai orientarti tra le proposte e scegliere l'arredamento più interessante e funzionale alle tue esigenze. ProgettArti non è e non vuole essere solo un negozio: è un luogo in cui la creatività e il design diventano una vocazione. È uno studio, un laboratorio. Un laboratorio di idee, dove si incontrano l'arredamento di interni, la progettazione architettonica, il feng shui, la grafica e l'innovazione. La passione è ciò che tiene uniti tutti questi elementi, apparentemente diversi, ma profondamente simili. L'azienda nasce nel 2001 e da allora lavora con costanza e professionalità sulla gestione di tutto ciò che riguarda l'arredo, dal restyling all'oggettistica, dalle ristrutturazioni ai prodotti di design.
Lo spazio è il nostro foglio bianco, il design è la nostra penna, la creatività la nostra mano.
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COMICO
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Paolo Cevoli e il nuovo spettacolo che parla di cose serie ma «fa riderissimo» Il comico salito alla ribalta sugli schermi televisivi ha ormai all’attivo tredici produzioni teatrali originali. L’ultima è dedicata al complicato tema della famiglia di Iacopo Gardelli
Paolo Cevoli è uno dei figli più veraci di Romagna, e questo è risaputo. Ma non tutti sanno che da anni Cevoli porta avanti anche una fertile attività teatrale, con all'attivo circa tredici produzioni originali. Il suo ultimo spettacolo, La sagra famiglia, per la regìa di Daniele Sala, ha debuttato al teatro di Cagli, nelle Marche, lo scorso 4 ottobre, e arriverà al Walter Chiari di Cervia il 23 novembre e al Goldoni di Bagnacavallo il 5 dicembre. Ne ho parlato con l'autore che, nonostante la distanza del telefono, suona vivace e diretto come se mi fosse accanto. Ho letto che il debutto a Cagli è andato molto bene. «All'inizio ogni spettacolo è sempre da rodare, ma sembra che il pubblico abbia apprezzato questo spettacolo che vuole fare ridere – il mio scopo è sempre quello – ma al tempo stesso vuole anche avere un contenuto». Nella presentazione dello spettacolo si parla di figli e di compiti. «Sì, racconto un episodio successo a una mia amica, che si è sostituita alla figlia per farle i compiti. Si è diffusa questa idea che i genitori debbano sempre tutelare i figli. Li “preservativano” come dico io». Crede che la sua amica abbia sbagliato? «Io non lo so mica. Dipende dai casi. Ma diventare genitori vuol dire capire che arriva un momento in cui i figli devono farcela da soli. Mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta senza le rotel-
Paolo Cevoli
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«Oggi i genitori fanno più fatica a togliere le rotelline alle biciclette dei figli, a renderli autonomi»
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COMICO
Paolo Cevoli in un’immagine tratta dalla web serie che l’autore e attore ha dedicato al tema dei “Romagnoli Dop”
le. All'inizio cadi, ti sbrugoli le ginocchia, ma poi ritorni in bicicletta, anche quando sai che il babbo non è lì a tenerti in equilibrio. Oggi probabilmente i genitori fanno più fatica a togliere le rotelline alle biciclette dei figli. Insomma, i genitori non devono risolvere i problemi ai figli, ma dar loro gli strumenti per cavarsela da soli». Nello spettacolo c'è un rapporto importante con i classici greci, latini e biblici. Che funzione hanno? «Uso molto l’Esodo biblico. Il paragone è questo: all'inizio i figli sono un po’ degli schiavetti, li obblighi a fare quello che vuoi. Poi anche loro crescono, diventano liberi, devono arrivare alla terra promessa. La schiavitù è una condizione privilegiata, perché pensa a tutto il faraone, che li paga e li sostiene. Oggi quei ragazzi che continuano anche da grandi a vivere nella casa dei genitori mi sembrano un po’ come gli schiavi nel palazzo del faraone». E i greci? Come entrano nello spettacolo? «C'è ad esempio un episodio bellissimo dell'Iliade che racconta di quando Priamo entra nella tenda di Achille per chiedere pietà e per riavere la salma di Ettore, supplicandolo in nome di suo padre, Peleo. I greci hanno analizzato a fondo il tema del rapporto fra padri e figli, pensiamo ai miti di Edipo e di Elettra, ma qui mi sembra che emerga una figura paterna nuova: non un padre di sangue ma quasi un padre acquisito. Sono discorsi importanti questi, ma in realtà lo spettacolo fa riderissimo!». Cosa voleva dire intitolando lo spettacolo La sagra famiglia? «Tutti hanno vissuto l'esperienza della famiglia: è un posto che è una baraonda. Ci sono dei casini... Ho festeggiato il complean-
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COMICO no di mia madre da poco, ha compiuto 89 anni: fra figli acquisiti, mangiare e bere, la festa era diventata una sagra. Sono cresciuto in una famiglia numerosa, fra nonni, zii, cugini. Una famiglia che è come una tribù, sempre in baracca». Un po' come la famiglia felliniana di Amarcord. «L'esempio è perfetto: il fratello vitellone, il nonno rincoglionito, la donna che serve, fanno tutti parte della famiglia allargata, di un clan quasi. Cosa che oggi avviene sempre meno». Uno dei suoi cavalli di battaglia è appunto il racconto del carattere romagnolo. In questo spettacolo dov'è la Romagna? «Soprattutto nella scuola. Ripercorro i miei anni da studente fin dal primo giorno di elementari, il 1° ottobre 1964. Quante cose sono cambiate! Anche la maestra elementare faceva parte di questa sagra. Ricordo che quando la maestra ti picchiava, il babbo diceva “ha fatto bene, adesso te le do anch'io!”. Oggi, se la maestra dà un voto negativo, si chiama l'avvocato. Non c'è più comunanza di intenti, il rapporto di reciproca stima si è interrotto. La Romagna è qui: nel rimbalzo continuo fra l'uomo primitivo, i greci, i romani, gli ebrei, e la mia storia personale, del mio compagno che disegnava gli uccelli sui quaderni». Chi è stato il suo maestro di narrazione? Da chi ha imparato di più? «Innanzitutto la mia maestra elementare, che ci faceva piangere quando leggeva il libro Cuore in classe. Poi c'è il prete,
«Fin da subito la mia scelta è stata quella di non fare mai a teatro quello che facevo in televisione» un grande raccontatore di storie. E il mio prof di italiano delle medie, un personaggio molto strano. E infine mio babbo e mio nonno, il primo con le barzellette, il secondo con i racconti della Prima Guerra Mondiale. Insomma, ne ho avuti diversi di maestri che mi hanno appassionato all'affabulazione e a dir delle cazzate». Come lavora assieme a Sala, il regista? «Assieme a Daniele abbiamo già fatto sette o otto produzioni. Ha sempre curato la regìa dei miei spettacoli. Senza di lui sarebbe inconcepibile questo lavoro: non è solo un regista, ma mi aiuta a riflettere sul testo che scrivo. Discutiamo spesso su cosa dire e come dirlo, e facciamo anche delle belle litigate: è un rapporto consolidato. Ma d'altronde le cose più belle che ho fatto nella mia carriera sono sempre nate dal rapporto con qualcun altro». Lei è uno dei pochi del cabaret italiano che è riuscito a smarcarsi dal personaggio televisivo. È stato difficile lasciarsi alle spalle l'assessore Cangini? «All'inizio, da parte soprattutto dei produttori teatrali, c'era molto sospetto. Sembravano dire: “Ma chi è questo qui, non è neanche capace di parlare, cosa viene a fare a teatro?”, ed era comprensibile. Fin da subito la mia scelta è stata quella di non fare mai a teatro quello che facevo in televisione. Penso che questo sia già il dodicesimo spettacolo che faccio; e piano piano le cose stanno cambiando. Poi per strada la gente mi chiama ancora assessore, perché la stragrande maggioranza mi conosce per quello. Ma non lo rinnego. In futuro chissà, ci sarà qualcos'altro che mi renderà più noto per altri motivi».
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Protagonisti sulla scena
Conad Superstore Galilei e Conad La Fontana scelgono per voi i vini delle migliori etichette locali e di tutto il territorio nazionale
Una vera enoteca nel tuo supermercato
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STAGIONI
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«Come siamo disgraziati noialtri poveri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti ci dànno consigli. A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri», così si legge nel classico Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Collodi che ancora continua malgrado il suo non riformabile moralismo di base, ad ammaliare i drammaturghi. Viene presentato per il teatro ragazzi, ma forse sarebbe più adatto a un ipotetico teatro genitori, per ricordare loro che i figli odiano le nostre ramanzine non meno di quanto non le odiassimo noi. E che sì, se ne vogliono andare dal tetto di casa. Il percorso è irto di difficoltà, ma alla fine l’avventura li renderà migliori, semplicemente perché dobbiamo fidarci del cambiamento e sapere che esso avverrà malgrado i nostri consigli. Così mi permetto il primo inutile consiglio: portate i vostri genitori a vedere il Pinocchio con la regia di Claudio Casadio, nella versione di Chiarenza, prodotto da Accademia perduta e presentato nella stagione ragazzi del Goldoni di Bagnacavallo a marzo. Il protagonista de L’uomo che verrà di Diritti è un regista, oltre che attore e autore, che riserva sempre ottime sorprese anche quando naviga nelle acque di Elettra Stamboulis dei classici. Poi, se pensate che i vostri genitori siano cresciuti abbastanza, potreste proporre loro qualche puntata in Brecht. Ora che il grande drammaturgo tedesco sembra essersi quasi liberato dell’indebita appropriazione del primato del Piccolo di Milano dei suoi testi, possiamo finalmente vedere o rivedere o scoprire per la prima volta, proprio sul palcoscenico, molti dei suoi testi che invece in Italia vivevano quasi sottoposti a controllo preventivo per decenni da parte di Grassi. Sempre a Bagnacallo si parte con la Madre Consigli (non richiesti) per gli spettacoli Coraggio e i suoi figli, interpretata da Maria adatti a grandi e meno grandi Paiato il 28 ottobre: un’opera che si ripresenta sempre contemporanea, quasi una voce morale dentro di noi. C’è stata Madre coraggio di Sarajevo nel 1995 del Piccolo, allora presentata per protesta in via D’Amelio a Palermo, dopo che Strehler si dimise dalla direzione del teatro milanese, e ovviamente nella città bosniaca. L’opera scritta nel ‘38 rimane di costante attualità. Oggi forse sembra un attraversamento teatrale di quanto sta succedendo nelle zone del Kurdistan. Se pensate che non siano abbastanza maturi per la visione di questa pièce antimilitarista, provate a condurli per mano nella grande produzione brechtiana con L’anima buona di Sezuan al Masini di Faenza, ad apprezzare il passo incantato e apparentemente esotico di questa fiaba morale ambientata in Cina. Lo storico scontro tra il bene e il male, tra il conformismo sociale e la vera ricerca della giustizia, fanno da sfondo a questa parabola scritta poco prima della Seconda Guerra Mondiale e rappresentata per la prima volta nell’anno fatidico 1943 in Svizzera. Nello stesso anno Herman Hesse conclude Il gioco delle perle di vetro, ambientato in un’ipotetica località di nome Castalia, in un futuro non remoto, in cui gli elementi della cultura orientale sono particolarmente evidenti e l’unico romanzo di Canetti, Autodafé, ha come protagonista un sinologo. Come se la Cina e la sua millenaria cultura fossero una sorta di fantasma che aleggia sulle nostre coperte europee, piene di storie terribili negli anni ‘40, da cui si può sfuggire solo con un viaggio nei paesi altrui. Anche in quest’opera di Brecht la musica è particolarmente importante: ricordate ai vostri genitori che anche i Doors fecero una cover da Mahagonny, ovvero “Alabama song”. Se Brecht lo trovate ostico per loro, Federico Buffa sarà in scena potete sempre ripiegare (per modo di dire) al teatro Alighieri su Geppi Cucciari in scena con Perfetta, con musiche di Paolo Fresu: scritto da Mat-
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Cari ragazzi, portate i genitori a vedere Brecht...
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C O M U N I T À
A L L O G G I O
P E R
A N Z I A N I
A Villa Mimosa si vive in compagnia, in un ambiente bello e confortevole, fra il verde del parco, il buon cibo genuino e i nostri sorrisi accoglienti. Lo staff competente e motivato è al servizio degli ospiti 24h su 24.
Tutti i giorni nella cucina di Villa Mimosa prepariamo per i nostri ospiti menù diversi, bilanciati e genuini utilizzando materie prime di ottima qualità e le primizie del nostro orto.
“La famiglia è dove il cuore trova sempre una casa” Stephen Littleword
Ravenna - via Ravegnana, 481
Tel. 0544 406978
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STAGIONI segue da pagina 21 Una foto di Salvatore Pastore da Il silenzio grande
tia Torre, recentemente scomparso e autore tra le altre cose di “Boris”, ne porta le stesse perfette caratteristiche. Un approccio ironico, graffiante, per un monologo che tiene al centro il ciclo mestruale, rendendolo un’occasione per dire come si è donna oggi e ieri. Parlare dell’indicibile, senza però tramortire lo spettatore che vuole solo non sapere. Così il tema del maschile e femminile, che tanto spaventa molti padri e madri, potrebbe assumere contorni più accettabili. Se invece non riuscite proprio a scardinarli dalla poltrona perché c’è la partita di calcio, la stagione dell’Alighieri di Ravenna vi viene in aiuto, con Il rigore che non c’era di Federico Buffa. Il calcio come metafora dell’esistenza lo conosciamo dalle poesie di Saba che molti hanno incrociato nelle antologie scolastiche. Date loro una possibilità, magari si abituano al teatro e vi riportano. In questo fortunato caso, esagerate e in aprile portateli a vedere Inflammation du verbe vivre dello straordinario Wajdi Mouawad, considerato uno dei registi teatrali più importanti in Francia, e che affronta Sofocle, tornando letteralmente sul luogo del delitto. Già nel 2011 aveva incendiato le pagine culturali, quando scelse per la trilogia di Sofocle come personaggio tragico, che mette evidentemente in gioco la questione della colpa e della giustizia, Bertrand Cantat, il musicista dei Noir Desire uscito di prigione per l’omicidio della compagna Marie Trintignant. Ora invece si sporge in un territorio ancor più paludoso, quello del grande viaggio. Non smette di interrogare l’avvenire nelle “briciole di parole adolescenti che continuano a dirsi senza futuro”, come ha scritto una critica francese. Molto dark, ma ce la possono fare. Nel caso in cui non l’abbiate ancora visto, a Cervia a febbraio torna La classe di Claudio Casadio: sempre valido, soprattutto se in casa continuano a usare la parola zengan come insulto. Se invece giustamente avete poca fiducia in loro, Lo chiamavano Biancaneve, a Conselice in gennaio, può riconciliarli con il teatro: magari hanno visto Viva San Isidro di Salvatores, sempre ispirato dallo stesso romanzo di Cacucci che è alla base di questo spettacolo surreale ed esilarante. Se funziona, continuate ad usare la carta televisiva, e portateli a vedere Alessandro Gassman (sì, lo conoscono) ne Il silenzio grande, scritto da Maurizio De Giovanni, lo stesso de I bastardi di Pizzofalcone a Russi. E se la cosa tiene, non perdetevi Tempo di Chet, che mette insieme jazz e prosa. Continuano a non capirvi? Vorrei essere il figlio di un uomo felice di e con Gioele Dix, sempre a Russi, è l’ultima spiaggia per dare loro qualche strumento di comprensione. Insomma, non tutto è perduto.
«Se proprio non riuscite a schiodarli dal divano, c’è anche il calcio, con Federico Buffa»
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PROSA
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Dalle cantine di Firenze al premio Ubu. Una scalata magnifica, quella di Sotterraneo. Daniele Villa, Sara Bonaventura e Claudio Cirri sono partiti dal “vero” basso, ma il cursus honorum è avanzato spedito, fino al recente premio Ubu al miglior spettacolo del 2018 con Overload. Dopo 10 anni di assenza, il prossimo 1 febbraio il giovane collettivo fiorentino (sono ragazzi nati agli inizi degli anni '80) torna a Ravenna, al Rasi, proprio con lo spettacolo premiato e acclamato dalla critica, che affronta in di Iacopo Gardelli modo peculiare e ironico gli effetti del sovraccarico cognitivo dovuto all'abuso dei media digitali. Ne ho parlato con Villa, classe '82, in procinto di partire per Shanghai con i compagni. È la prima volta che venite a Ravenna? «Siamo stati al Rasi ere geologiche fa. Era il 2009 e portavamo lo spettacolo Post it». Era l'inizio della vostra carriera. «Sì, era il nostro secondo spettacolo». Come nasce il vostro gruppo? «La storia è di una banalità sconvolgente. Eravamo tutti amici universitari con conoIl ritorno a Ravenna della compagnia fiorentina scenze in comune e abbiamo cominciato a provare in un garage sotto il livello della con lo spettacolo premio Ubu Overload strada. Da qui il nostro nome. Abbiamo deciso, quasi per gioco, di mettere in piedi uno spettacolo originale. Nessuno voleva Overload_ph Filipe Ferreira mettere in scena un testo già scritto e a nessuno andava di far da regista, così ci siamo dati la forma del collettivo. Sempre per gioco ci siamo iscritti al Premo Scenario: in modo imprevisto e imprevedibile siamo arrivati fino in fondo e siamo entrati in finale. Era l'autunno del 2005. Così abbiamo deciso di continuare. Anche senza essere pagati, all'inizio». Da dove nasce l'amore per il teatro? «Ognuno di noi ha la sua storia. Di 5 componenti del gruppo, 4 erano già iscritti a diverse tipologie di corsi, laboratori o scuole teatrali. Io ho studiato media e giornalismo, ma volevo continuare a creare, a qualunque livello. Ero in bilico fra cinema, letteratura e teatro. Ho incontrato un gruppo che era una bolla di determinazione e talento, e così sono finito in questo ambito. Nel quale mi sento molto a mio agio». Mi ha parlato di una struttura fluida del gruppo, in cui nessuno voleva un ruolo definito. Dopo quasi 15 anni, la divisione dei ruoli si è fatta più netta? «La scelta non era di tipo ideologico, non pensavamo che il collettivo fosse migliore perché più democratico. Era dettata da uno stato di fatto: nessuno di noi si sentiva nelle condizione di essere regista. Volevamo lavorare in modo orizzontale: una ricchezza ma anche un limite, in termini di confusione. Oggi io, Sara e Claudio abbiamo salvato una struttura orizzontale ma con metodologie più chiare: io scrivo e dirigo il lavoro da fuori, gli altri intervengono su quello che scrivo e dirigono il lavoro da dentro». Vi definite avant-pop. Cosa significa per voi fare arte d'avanguardia e popolare? «L'etichetta è un furto bello e buono da un movimento letterario americano a cavallo fra gli '80 e i '90 – al quale possiamo ricondurre anche David Foster Wallace. L'idea è che si possa lavorare con l'immaginario collettivo, che tutti conosciamo e consumiamo in modo più o meno consapevole, ma in termini di pensiero complesso e profondità, di critica dura e articolata. Invece di contrapporre all'incanto del mainstream (televisivo prima, digitale oggi) l'incanto di una piccola riserva indiana supercolta, trincerata nella complessità e nel cripticismo, preferiamo il disincanto di chi attinge all'immaginario collettivo a piene mani ma ribaltandolo, disinnescandolo e cercando uno sguardo critico. Non essere alienati dal proprio tempo, ma starci dentro in modo dinamitardo». Avete fratelli poetici nella scena italiana contemporanea? «Direi di sì, anche se è meglio lasciare questi ragionamenti ai critici. La riconfigurazione dell'universo mainstream-pop attraversa tutta la nostra generazione, ognuno con la propria poetica, credo. Penso a Babilonia Teatro, al Collettivo Cinetico, agli Anagoor, che ricercano il pop nell'antichità». Ha citato Foster Wallace, il demiurgo del vostro Overload. Nello spettacolo, oltre alle novità formali, mi hanno colpito molto i contenuti. Perché affrontare un tema così poco “teatrale” come il sovraccarico cognitivo indotto dalla comunicazione digitale? «Alcuni hanno detto che facciamo “filosofia in azione”. È una definizione che mi piace molto. Riflettiamo sulle trasformazioni della società, cercando di fotografarle con lo strumento del teatro. Spesso ci
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La filosofia in azione dei Sotterraneo
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PROSA segue da pagina 25
Overload, foto Filipe Ferreira
confrontiamo assieme, alla ricerca di un'urgenza condivisa: cosa ci sta a cuore del nostro tempo? Di cosa è necessario parlare, che cosa ci mette in allarme? Per Overload qualcuno lesse la notizia dell'abbassamento della soglia dell'attenzione umana al sotto di quella di un pesce rosso, e restammo folgorati. Per poi scoprire, qualche articolo dopo, che si trattava di una fake news. Noi stessi eravamo stati vittime di una notizia falsa. Parlare della metamorfosi mediatica della realtà a teatro non pone alcun problema: uno strumento live millenario come il teatro è capace di parlare di tutto». Una riflessione molto importante dello spettacolo è quella sull'ironia, che viene definita ottimo strumento di critica, ma non di risoluzione ai problemi del presente. «Sì, quella è una frase vera di Wallace. Ma bisogna distinguere. Quella che pervade il web è un'ironia per catturare il consenso, è una risata narcotica, che ci fa sorvolare sui problemi. È una risata reazionaria. Per me il riso è un'altra cosa. Cervantes, Rabelais, il teatro dell'assurdo mi hanno insegnato a considerare il riso per quello che veramente è, ovvero il retaggio ancestrale di chi digrigna i denti, dell'animale che simula una lotta. A me la risata interessa quando rovescia i punti di vista, quando ci svela la nostra risibilità di umani, la nostra stupidità, la nostra ignoranza e insufficienza. Il riso deve mettere a disagio, non limitarsi ad essere un semplice strumento d'evasione». Oltre a Wallace quali altri studi o saggi ha utilizzato per la scrittura? «Pensa che l'idea di usare testi di Wallace e di raccontare la sua vita è arrivata in una fase di lavoro quasi conclusiva. Prima Wallace doveva tenere una conferenza sull'attenzione; in questa conferenza, poi cestinata, citavo lavori di Byung-Chul Han, di Yves Citton, di Fabio Merlini e molti altri. Libri che parlano sostanzialmente di come i media digitali stiano trasformando il nostro comportamento». Lei come combatte la distrazione digitale? «Mi piace pensare a una sorta di dieta culturale: bisogna essere selettivi nei contenuti. Siamo in una fase di bulimia mediatica che rischia di intossicarci. Sapere anche che cosa si sceglie e perché: avere coscienza della propria scelta. Non credo invece in nessun tipo di alienazione: questa è una trasformazione epocale, nel quale non c'è un fuori ma solo un dentro». In una presentazione avete citato una bellissima definizione di Orson Welles che parla del teatro come di un “fabulous invalid”, un malato immaginario che è sempre sul punto di morire e invece non muore mai. Oggi com'è l'encefalogramma del teatro italiano? «L'Italia esprime una grande vitalità teatrale. Forse anche a causa della ristrettezza economica, che come ogni difficoltà ti spinge a trovare risposte inedite. Ma questo non deve diventare un alibi. La nostra repubblica è fondata sulla cultura oltre che sul lavoro. Cultura non soggetta alle leggi del mercato. Il teatro è un rituale laico collettivo nel quale coltiviamo spirito critico, intelligenza e una visione più complessa della realtà; dunque uno strumento di democrazia. E come anticorpo dovrebbe essere foraggiato di più, con vere risorse e con veri sviluppi legislativi».
«L'idea è che si possa lavorare con l'immaginario collettivo, che tutti conosciamo e consumiamo in modo più o meno consapevole, ma in termini di pensiero complesso e profondità, di critica dura e articolata».
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DANZA
Alle radici del Mediterraneo, quando arrivarono i barbari All’Alighieri lo spettacolo della Compagnie Hervé Koubi di Roberta Bezzi
In alto, un’immagine da Les nuits barbares
“Spettacolare, sublime e superlativo”. Ecco tre aggettivi con cui è stato definito dalla stampa internazionale lo spettacolo Les nuits barbares, ou les premiers matins du monde della Compagnie Hervé Koubi, dedicato al tema dell’origine della cultura mediterranea. Il noto coreografo franco-algerino porta in scena la paura ancestrale dello straniero, dell’altro da sé, per rivelare infine la raffinatezza delle culture “barbare”. Il suo intento è dimostrare che non c’è nulla di più affascinante dell’incontro fra culture e religioni diverse. Il lavoro, presentato in prima mondiale al Festival internationale de Danse di Cannes nel 2015, è uno dei fiori all’occhiello della nuova stagione di danza del Teatro Alighieri, dove sarà possibile ammirarlo, sabato 4 alle 20.30 e domenica 5 aprile alle 15.30. Quella di Koubi è un’esplorazione potente e carismatica della storia del Mediterraneo che, certamente, trae spunto dalla sua stessa esperienza. Per cinque anni, infatti, ha fatto la spola tra l’Algeria e la Francia e, mentre tentava di ritrovare la memoria delle terre dei suoi antenati in Algeria, ha formato una compagnia di tredici danzatori provenienti dall’Algeria e dal Burkina Faso, compagni d’arte che ama chiamare fratelli ritrovati, testimoni di una storia perduta, e con loro è ripartito per disegnare i contorni di una nuova avventura, per trovare le risposte al mistero delle comuni origini. «Questo mio lavoro – racconta l’artista – è un cammino che testimonia la mia voglia di andare verso l’altro, verso l’ignoto e dal passato arrivare a oggi, a questa attualità che è tirannica e binaria e cancella le sfumature: noi e gli altri, i civilizzati e i barbari. L’altro, lo straniero, fa e ha sempre fatto paura, una paura ingigantita dall’ignoranza e dalla frustrazione. Così, ho pensato di indagare il sommerso, la ricchezza delle culture barbare, mettendo forse in discussione qualche pregiudizio ben radicato nelle nostre menti abituate a leggere il destino dell’umanità attraverso gli occhi occidentali». Non a caso, Les nuits barbares si nutre delle brillanti tracce lasciate dalle culture vandale, da Persiani, Goti, Celti, Unni, Arabo Musulmani, dalla musica sacra d’oriente e occidente. «Ne viene fuori un vero e proprio inno alla bellezza – aggiunge Koubi – che, a dispetto delle guerre, scaturisce dall’unione e volta le spalle alle rivendicazioni identitarie, prendendo il meglio di ognuna e rendendo omaggio alla nostra storia. È un inno al Mediterraneo, alle nostre origini comuni che si incrociano nelle acque del Mare Nostrum. Non importa se siamo algerini, spagnoli, italiani o francesi, siamo prima di tutto mediterranei, è questa la nostra appartenenza ed è più antica delle nazioni!». Più che sulla narrazione, il coreografo ha lavorato sugli ambienti, sulla presenza della “carne” e la potenza delle immagini. Ecco perché, in scena, la compagnia si trasforma da esercito di guerrieri a corpo di ballo o coro d’opera. I danzatori fanno vorticare le loro gonne come dervisci, brandendo lame e coltelli al
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DANZA suono della musica sacra di Wolfgang Amadeus Mozart, Richard Wagner e Gabriel Fauré, mescolata con ipnotiche melodie tradizionali algerine, dialogando con il patrimonio musicale e spirituale dell’occidente. La loro sensualità virile e la loro energia mozzafiato evocano un’umanità intera di barbari: Persiani, Celti, Greci, Vandali e Babilonesi, quasi delle apparizioni da tempi remoti e oscuri, che hanno influenzato quel grande crocevia di culture che è il Mediterraneo. Tutti questi elementi storici e culturali si mescolano, dal punto di vista stilistico, con il linguaggio della breakdance e dell’hip hop, reinventati in maniera spettacolare, in un mix di generi dalla qualità quasi spirituale. Chi sono i ballerini protagonisti dello spettacolo? Adil Bousbara, Kobi Elharar, Mohammed Elhilali, Abdelghani Ferradji, Pasquale Fortunato, Zakaria Ghezal, Oualid Guennoun, Bendehiba Maamar, Giovanni Martinat, Nadjib Meherhera, Mourad Messaoud, Houssni Mijem, Ismail Oubbajaddi, Issa Sanou ed El Houssaini Zahid. Les nuits barbares è lo spettacolo più potente ed emblematico di un artista che nel 2000 è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres, proprio per premiare le sue creazioni di successo in tutto il mondo, che miscelano il misticismo delle danze e sufi e lo spirito guerriero di arcaici riti tribali. La sua carriera di ballerino e coreografo è nata durante gli anni di studio alla Facoltà di Aix-Marseille, ed è proseguita al Centre International de Danse ‘Rosella Hightower’ a Cannes e all’Opéra de Marseille. Risale al 2000 ‘Le Golem’, primo progetto con la sua compagnia, la Cie Hervé Koubi. «Ci sono mille modi per “costruire una società” – conclude Koubi –. Personalmente, ho scelto di rivolgere lo sguardo su ciò che mi sembra più interessante: la perenne commistione di culture e religioni che ritengo possa aiutarmi a tracciare o, meglio ancora, a rivelare le basi di una geografia che ci accomuna tutti, da un campo all’altro del mondo, troppo spesso senza che ce ne rendiamo conto. Voglio riappropriarmi della storia, aprire gli occhi, accostarmi agli altri, correre verso la libertà… e ricordare che il termine Amazigh, barbaro, significa anche “uomo libero”».
«È un inno al Mediterraneo, alle nostre origini comuni che si incrociano nelle acque del Mare Nostrum»
atmosfera e sapori Aperto a pranzo per colazioni di lavoro. Ideale la sera, per cene intime, in una romantica atmosfera.
Una tessera gastronomica nella mosaicale creatività di Ravenna
Cucina del territorio rivisitata - Specialità di carne e pesce - Preparazioni a base di foie gras e tatufi in stagione Pane fatto in casa - Formaggi d’alpeggio con mostarde e confetture - Ampia selezione di vini nazionali Via Faentina 275 San Michele (RA) Tel. 0544.414312
CHIUSO IL GIOVEDÌ
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DANZA
Un trittico di capolavori di tre grandi coreografi per Aterballetto Lost In – ”O” – Secus sul palco del Masini di Faenza ad aprile
di Linda Landi
Aterballetto conferma la sua eccellenza nel panorama della danza italiana con l’eclettica scelta di tre grandi firme della coreografia: Philippe Kratz, Saul Daniele Ardillo e il geniale Ohad Naharin. Lo spettacolo al Masini di Faenza (in programma il 29 aprile 2020 alle 21) si prefigura con una gamma di variazioni e partiture di eccezionale ampiezza, con una tonalità che vira decisamente sui temi dell’esistenza e dell’attualità. Il sipario si leva su Lost in, un lavoro di lunga gestazione che Saul Daniele Ardillo, partendo da una lettura emotiva degli stati d’animo legati al tema dello spazio vitale, ha sviluppato in riflessioni di oltre un anno. Già borsista nel vivaio fiorentino del Balletto di Toscana diretto da Cristina Bozzolini, il coreografo barese è in forza presso Aterballetto dal 2007, vincendo negli anni diversi importanti premi a livello nazionale. In particolare Lost In, presentato alla NID Platform di Reggio Emilia nel 2019 insieme alla produzione per l’infanzia La Stella Nascosta, si sviluppa a partire dal precedente “MAPS 1:610”, realizzato in collaborazione con l’artista Jorge R. Pombo e portato nel 2018 al Festival After. Futuri Digitali a Reggio Emilia. “MAPS 1:610” prendeva il titolo dalla scala delle mappe di diverse città tratte da Google Maps e tracciate a carboncino da Pombo, che i danzatori completavano con i loro movimenti. Con tutto lo struggimento della ricerca di un’estetica perduta, la versione erede Lost In rimette in scena una mappa ideale in cui perdersi, ritrovare i propri luoghi di appartenenza e creare una sorta di antropizzazione psicologica attraverso la dicotomia dei luoghi conosciuti/sconosciuti. Tra viaggio e stanzialità, interiorità ed echi da un mondo esterno, che alterna musica ed entropie sonore urbane, la danza compie il rito del ritrovare alla fine se stessi, riflessi nello spazio che si abita.
In scena gli spettacoli di tre firme della compagnia Philippe Kratz, Saul Daniele Ardillo, Ohad Naharin
In questa pagina un’immagine da “O” di Philippe Kratz Nella pagina accanto un’immagine da Secus di Ohad Naharin
“O” di Philippe Kratz è una danza dell’umanità che punta all’eterno raggiungibile. Rimanda a un episodio scientifico a dir poco sconvolgente: nel 2017 a Hong Kong lo scienziato Ben Goertzel della Hanson Robotics lascia la scena a due robot umanoidi, che per la prima volta pubblicamente interagiscono tra loro dichiarando che, così come l’uso degli smartphone nel giro di pochissimo tempo ha rivoluzionato l’esistenza umana, così questi due impressionanti e perturbanti simulacri di esseri viventi avrebbero potuto essere presto diffusi e impiegati in lavori socialmente utili, come la cura di anziani e bisogno-
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DANZA
si. L’immagine di Goertzel che pizzica il “viso” del robot maschile suscitando reazioni mimiche naturalistiche e il dialogo tra i due umanoidi, fanno il giro degli schermi di tutto il mondo, scatenando reazioni entusiastiche e comprensibile sgomento. “O” celebra questo futuro già alle porte e mette in scena due robot (o due esseri umani?) che celebrano questo avvenimento. Una danza sentimentale che ruba la qualità del movimento agli schermi digitali: così i corpi galleggiano e rimbalzano in quello spazio di illusione in cui non capiamo se quanto abbiamo davanti sia reale o reinventato al computer. Spazio infine a Ohad Naharin, che si può permettere funamboliche miscellanee di generi senza scadere mia nella macchietta pop, nonostante i contrasti parossistici tra musiche, stili e tonalità. La differenza tra il kitsch e l’eleganza dei colori estremi sta proprio nel lavoro di questo coreografo dalla doppia cittadinanza israeliana e statunitense. Direttore artistico del Batsheva Dance Company, già al centro di diverse polemiche di matrice politica, ma di comprovata vocazione internazionale, tale da trascendere le strumentalizzazioni che hanno deliberatamente tentato di ingerire nelle valutazioni di un’indiscutibile eccellenza artistica, Naharin fa della stravaganza un’arte, passando con agilità dai Beach boys, alla musica etnica tradizionale, fino alla più algida elettronica. Collaboratore per le più prestigiose compagnie di danza a livello mondiale (solo per citare alcune presenze assidue in territorio emiliano-romagnolo, parliamo di nomi come Nederlands Dans Theatre, Cedar Lake Contemporary Ballet o Alvin Ailey Dance Theater), Naharin è celebre anche per aver creato il metodo GAGA, un allenamento ormai diffuso a livello internazionale che conduce i danzatori ad una sorta di autopercezione degli stati emotivi, di conscio e inconscio, che vengono poi tradotti in movimenti naturali, personali e irripetibili da altri individui. Il suo Secus è una eclettica lezione di virtuosismo, ad un ritmo rapinoso e trascinante, che alterna duetti, assoli, coralità e gamme emozionali tra le più disparate, insieme ad esiti imprevedibili all’interno delle coreografie stesse che dialogano sempre con lo spettatore, strizzando l’occhio al metateatro. Una maestria che può avere esiti compiuti solo se interpretata da danzatori di altissimo livello, che in Aterballetto non mancano certamente. Quel che ci si può attendere, insomma, è ciò che banalmente può essere definito uno spettacolo grandioso.
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OPERA LIRICA
Norma, Aida, Carmen, tre donne “rivoluzionarie” per la Trilogia d’Autunno Da un’idea di Cristina Mazzavillani Muti, uno sguardo all’evoluzione del melodramma attraverso i capolavori di Bellini, Verdi e Bizet
di Attilia Tartagni
Norma, Aida, Carmen, tre opere straordinarie ispirate a eccellenti compositori da tre donne “rivoluzionare” che rivendicano il diritto di amare liberamente, pronte a morire – Norma per fede, Aida per amore e Carmen per coerenza con la propria autodeterminazione – filo tematico “Dal belcanto agli albori del verismo”, sono in scena dall’1 al 10 novembre, in sequenza con tre repliche, al Teatro Alighieri di Ravenna. Le opere sono state scelte, e quanto ai primi due titoli curate nella regia, da Cristina Mazzavillani Muti, ideatrice di questo progetto che porta a Ravenna turisti “culturali” attratti dalla “fabbrica dell’opera” cresciuta nel teatro di tradizione ravennate nato oltre 150 anni fa con la vocazione a questa forma di spettacolo. Sono quasi 2000 gli stranieri che hanno prenotato già da mesi la maratona operistica ravennate. È l’infaticabile ideatrice e regista a illustrare progetto e programma: «Il format della Trilogia prevede il susseguirsi delle tre opere, una sera dopo l’altra, grazie a una macchina teatrale che, con l’utilizzo di moderne tecnologie, scompone e ricompone la scena, dando vita per ciascuno dei titoli a impianti visivi diversi, grazie al virtuoso e collaudato staff formato dal visual-designer Ezio Antonelli, dal video-programmer Davide Broccoli, dal light designer Vincent Longuemare, realizzatori di sempre nuovi spazi visivi, a cui si aggiungono i formidabili costumi di Alessandro Lai» Quanto al filo tematico, precisa: «Norma, che debuttò alla Scala di Milano il 26 dicembre 1831, ha il rigore formale con cui Vincenzo Bellini temperava il suo innato senso melodico e si esprime nella protagonista come purissimo canto neoclassico, facendo dell’opera pensata dal compositore per Giuditta Pasta, grande soprano dell’epoca, e tradotta in libretto da Felice Romani, un mito di belcanto e di perfezione formale, l’icona stessa dell’opera lirica. Aida, l’opera che debuttò al Cairo nel 1871, composta da Giuseppe Verdi per l’inaugurazione del Canale di Suez, seppure inserita nella forma classica, scava nell’intimità dei personaggi con inedite arie e duetti riducendo a sfondo la spettacolare ambientazione. Ritengo che quel “nuovo” che era già nell’aria non lasciasse indifferente il dominatore dell’opera italiana ottocentesca, se è vero che, dopo un silenzio di dodici anni, Verdi se ne uscì con il linguaggio rinnovato di Otello, seguito dall’ancora più sorprendente Falstaff». E conclude con foga: «Del resto solo quattro anni dopo Aida, quel nuovo già prendeva corpo in Carmen di Bizet che non è ancora verismo ma già se ne avverte il grido». Carmen, che debuttò il 3 marzo 1875, provocò sconcerto nel pubblico dell’Opéra-Comique per il suo inedito realismo, e fu un insuccesso di cui Bizet, morto poco dopo, non vide invece gli esiti eclatanti della svolta impressa dal suo lavoro alla storia dell’opera.
In alto, una scena della Norma. A pagina 34 (in alto), Carmen e (in basso a sinistra) Aida. Foto di Jenny Carboni e Martina Zanzani
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La messa in scena delle tre opere si avvale di innovative tecnologie audio e video
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OPERA LIRICA
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«È Comédie Francaise, non è ancora verismo. Eppure lo annuncia» afferma ancora Cristina Mazzavillani Muti precisando: «La mia regia parte sempre dall’approfondita conoscenza della parola e della nota corrispondente, perciò ho preferito affidare Carmen al baritono Luca Micheletti che conosce bene sia la lingua francese, avendola anche tradotta, che le dinamiche teatrali: è stato Premio Ubu 2011 come attore, come interprete e regista ha collaborato con Luca Ronconi, Marco Bellocchio, Umberto Orsini, come cantante è stato applaudito Jago nella Trilogia 2018 e quest’anno sarà anche Escamillo. Voglio ricordare che la Trilogia, nata nel 2012, ha fatto debuttare giovani cantanti, molti già lanciati nell’empireo liri-
Venerdi 1, martedì 5, venerdì 8 novembre (ore 20.30)
Norma La trama: Norma, sacerdotessa che ha infranto il voto di verginità amando il romano Pollione e avendo figli da lui, scoprendosi tradita da questi e dall’amica Adalgisa, predispone una tragica vendetta di cui sarò vittima volontaria lei stessa. Fra le superbe melodie belliniane, spicca “Casta Diva”, preghiera alla luna anticipata dal flauto, che il soprano Vittoria Yeo-Norma canta assorbendo e irradiando luce come un astro proiettato nell’infinito, esempio di “belcanto” inteso non come virtuosismo ma come trasfigurazione lirica. A dirigere l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è chiamato Alessandro Benigni, già apprezzato lo scorso anno per Nabucco. Accanto a Norma/Vittoria Yeo ci sarà, pure al debutto nell’opera, il tenore Giuseppe Tommaso (Pollione), il basso Antonio Di Matteo (Oroveso, padre di Norma), e il soprano turco Asude Karayavuz (Adalgisa); Clotilde è Erica Cortese e Riccardo Rados è Flavio, amico di Pollione.
Sabato 2, mercoledì 6, sabato 9 novembre (ore 20.30)
Aida La trama: Aida, ancella di Amneris figlia del re d’Egitto, ama ricambiata il condottiero Radames, che tornerà dalla battaglia con Amonasro, re degli Etiopi e padre di Aida, nascosto fra i prigionieri. Un incontro sulle rive del Nilo, presente con gli innamorati anche Amonasro, farà giudicare Radames un traditore condannato a morte, sentenza volontariamente condivisa da Aida. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini salirà Nicola Paszkowski. Aida è il soprano lituano Monika Falcon, Amneris è il mezzosoprano brasiliano Ana Victória Pitts, il condottiero Radames è il tenore azero Azer Zada, il baritono Serban Vasile, già Nabucco nella Trilogia 2018, è Amonasro e il basso Adriano Gramigni è re d’Egitto, Andrea Vittorio De Campo è Ramfis, capo dei sacerdoti, Maria Paola Di Carlo la Grande Sacerdotessa e Riccardo Rados un messaggero. Infine una sorpresa ideata dalla regista per riempire degnamente il cambio di scena fra la I e la II del IV atto, dove il soprano turco Simge Büyükedes canta il lamento funebre; le danzatrici Lara Viscuso e Lara Guidetti (anche autrice delle coreografie) sono in scena con i DanzActori e alcune giovanissime Energie Creative. I sontuosi costumi di egiziani ed etiopi sono firmati Laura Biagiotti.
co, ha scoperto le Energie Creative ovvero ragazzini che si appassionano al teatro facendolo, ha visto crescere anno per anno i DanzActori, ha stabilito sinergie proficue con le realtà territoriali». Infatti la regista ha commissionato all’Accademia di Belle Arti, i cui studenti esporranno a teatro durante la Trilogia, due creazioni scultoree per Norma e Aida, mentre la banda trionfale dell’Aida sarà composta da studenti dell’Istituto Musicale Verdi. La Trilogia 2019, oltre al lancio nella regia d’opera di Luca Micheletti che prefigura scenari futuri tutti da definire, ha altre importanti novità. È molto atteso il debutto del Coro Luigi Cherubini di nuova creazione che affiancherà il prestigioso Coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini, preparato dal Maestro Antonio Greco, presenza costante nelle tre opere. Norma e Aida puntano sulla tecnologia digitale per cui la rassegna ravennate è considerata all’avanguardia, mentre Carmen ha un impianto più tradizionale ma di grande impatto. Nel suo dirompente realismo, Carmen punta sul bianco e nero e sulla plastica dei corpi “gridando” letteralmente l’assenza del colore folclorico con cui viene solitamente rappresentata. «È una Carmen intima e oscura – afferma il regista Micheletti – dove si alternano il clima noir e di realismo magico». Bagliori di rosso rimandano al dramma che incombe fin dal primo atto espresso dal motivo-presagio di morte che, quasi in un iter subliminale, introduce l’aria d’amore di Don Josè, emerge spesso ed esplode nella scena finale dell’omicidio. La scenografia di Ezio Antonelli è mobile ed
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OPERA LIRICA essenziale, le luci di Vincent Longuemare sono dirompenti e non manca Vincent Longuemare alla virtuosa triade, mentre i costumi di Alessandro Lai esaltano la dimensione universale e drammatica della narrazione: se il costume di pelle nera di Escamillo brilla di lustrini non è certo per sfarzo, ma per il ruolo. «Carmen non è solo un personaggio, Carmen è un’ossessione» afferma ancora il regista Micheletti che ha ideato per l’opera «un percorso trasfigurato dalle passioni di chi lo vive: i moti dell’animo e le fantasie dei protagonisti modificano la realtà che li circonda ed essa perde via via i connotati di spazio pubblico, divenendo sempre di più lo spazio privato dell’allucinazione, della proiezione delle pulsioni interiori». In questa lettura è importante anche la scelta dei dialoghi parlati che riporta all’originaria tradizionale forma dell’Opéra-comique, evidenziando i dispositivi della narrazione teatrale. Se la prosa infatti crea spazi di riflessione, è sempre la musica di Bizet, trascinante, misteriosa e drammatica, a guidare sentimenti ed eventi. Del resto la stessa lettura intimistica rispetto all’ambientazione c’è anche in Norma, immersa nella natura magica ed evocativa intricata da trame arboree e radicali di acque stagnanti di palude, in cui l’umano sta in una sorta di simbiosi ipnotica, e in Aida in cui prevalgono le malinconie, le fragilità e le contraddizioni intime sugli aspetti esotici e trionfali. Verdi così scriveva al librettista Ghislanzoni circa la scena finale di Aida: «La monotonia bisogna cercare di evitarla cercando forme non comuni… Così un cantabile un po’ strano di Radames, un altro a mezz’aria di Aida, la nenia dei sacerdoti, la danza delle sacerdotesse, l’addio alla vita degli amanti, l’in pace di Amneris, formerebbero un insieme variato, ben sviluppato, e s’io posso musicalmente arrivare a legar bene il tutto, avremmo fatto una buona cosa, o almeno una cosa che non sarà comune». È evidente la sua volontà di armonizzare gli elementi esteriori con l’intimità della coppia Aida e Radames, uniti nella prigione-tomba e di Amneris, prigioniera dei suoi rimorsi. Nella lettera Verdi suggerisce i versi al librettista, dimostrando ancora una volta quanto le sue
creazioni, autentici pezzi di teatro, gli appartengano non soltanto musicalmente ma per costruzione letteraria. Formano i cast delle tre opere giovani talentuosi cantanti scelti durante le audizioni estive la cui resa vocale è il risultato di un work in progress di giorni e giorni di prove necessarie per combinare assieme gli elementi propri del teatro d’opera che armonizza tutte le arti con quella suprema del canto.
Domenica 3 (ore 15.30), giovedì 7 (ore 20.30), domenica 10 novembre (ore 16.30)
Carmen La trama: Carmen, irresistibile sigaraia, per sfuggire all’arresto di Don Josè lo irretisce inducendolo ad abbandonare carriera e affetti e a seguirla nel covo dei contrabbandieri. Ben presto Don Josè diventa geloso e opprimente e Carmen si getta fra le braccia del trionfante matador Escamillo, andando incontro, nonostante la predizione dei tarocchi, al più efferato omicidio in scena. Torna sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini dopo la Trilogia verista del 2017 il maestro Vladimir Ovodok. Nel ruolo di Carmen di alternano Clarissa Leonardi e Martina Belli, Don José è il tenore Antonio Corianò, il torero Escamillo è Luca Micheletti, Micaëla, la fidanzata abbandonata, è Elisa Balbo, già applaudita Desdemona nell’Otello del 2019, i soldati Moralès e Zuniga sono Christian Federici e Adriano Gramigni, i contrabbandieri Le Dancaïre e Le Remendado sono Rosario Grauso e Riccardo Rados, Alessia Pintossi e Francesca di Sauro sono le amiche di Carmen Frasquita e Mercédès. Ivan Merlo è la guida Lillas Pastia, Luca Massaroli è Andrès, Ken Watanabe un bohémien e Yulia Tkacenko una venditrice. Lara Guidetti è assistente ai movimenti scenici, Elisabetta Agostini guida il Coro di voci bianche ravennate Ludus Vocalis.
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OPERA LIRICA
Si canta l’eterno dualismo amore-guerra nel dramma Serse di Georg Friedrich Händel L’opera eseguita da Accademia Bizantina, in scena all’Alighieri il 10 e 12 gennaio di Enrico Gramigna
Ci fu un tempo in cui la storia era narrata oralmente, un tempo di miti e leggende, prima che «il padre della storia» scindesse il vero dal favoloso. Nelle sue Storie (Ἱστορίαι) Erodoto di Alicarnasso cercò di ricostruire, quasi con uno spirito enciclopedico ante litteram, il periodo in cui l’Impero Persiano sfidò la cultura ellenistica per il dominio del mondo. Nei nove libri che compongono questa opera fondamentale della storiografia moderna, il settimo in particolare, dedicato a Polinnia (Πολύμνια) la musa della danza e del canto sacro, descrive la spedizione persiana contro Atene e la Grecia tutta: la strenua e ferma resistenza che l’esercito con a capo il re Serse divenne ben presto leggenda tanto che ancora oggi sono noti gli atti di valore del re Leonida e dei suoi spartani alle Termopili. Il re persiano fu il grande sconfitto della spedizione e tornò in Asia Minore prima della fine delle ostilità, lasciando un esercito molto numeroso e male organizzato. Dalle pagine di Erodoto si evince che il sovrano fosse bello per quanto crudele, tuttavia proprio lo storico greco attribuisce a Serse una frase che ne tradisce un moto misericordioso, almeno verso le proprie truppe: «mi è venuto in mente di provare compassione considerando quanto è breve l'intera vita umana se, di costoro che sono pure tanto numerosi nessuno sopravviverà fino al centesimo anno» (Ἑσῆλθε [...] με λογισάμενον κατοικτῖραι ὡς βραχὺς εἴη ὁ πᾶς ἀνθρώπινος βίος, εἰ τούτων γε ἐόντων τοσούτων οὐδεὶς ἐς ἑκατοστὸν ἔτος περιέσται). In effetti è proprio questo tratto che emerge nel biblico libro di Esther nel quale il re persiano è chiamato Assuero e viene addirittura portato ad esempio di rettitudine nel Purgatorio dantesco (Canto XVII) insieme alla moglie ebrea e a Mardocheo, zio della giovane. Tutto ciò fornisce il terreno ideale allo sconosciuto librettista del Serse musicato da Georg Friedrich Händel per cominciare l’opera con la più celebre quartina di quinari che la storia della musica ricordi: «Ombra mai fu/di vegetabile,/cara ed amabile,/soave più». L’aria più nota del Serse, e di tutta la produzione händeliana, descrive l’intima sensibilità del re persiano che esprime sincero affetto verso un platano (sì, proprio un albero) a lui particolarmente caro. Nell'opera, tuttavia, questa sensibilità non è rivolta verso gli uomini, verso i quali si comporta come un despota schiavo delle sue bramosie, e solo nel finale egli si ravvedrà grazie all’ultima frase pronunciata («Amici, compatite i miei furori,/e godete felici i vostri amori»). Tra queste colonne d’Ercole l’opera vive del dualismo amore-guerra, «elementi peculiari della drammaturgia barocca e terreno ideale per l’interazione emotiva tra i vari personaggi» come afferma Ottavio Dantone che condurrà l’Accademia Bizantina nell’esecuzione del titolo händeliano il 10 e 12 gennaio 2020 al teatro Alighieri di Ravenna. Proprio «i conflitti mescolati agli impulsi amorosi determinano un contesto che
L’opera barocca è davvero un campo d’indagine che, a distanza di più di tre secoli continua ad affascinare
Alcune immagini dal Serse di Accademia Bizantina, per la regia di Gabriele Vacis, con scene, costumi e luci di Roberto Tarasco. Foto di Alfredo Anceschi
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OPERA LIRICA permette di esprimere una miriade di “affetti” e di caratteri» che determinano la trama del Serse e ne espandono il significato rendendo il particolare universale. Tra le varie particolarità dell’opera di Händel, colpisce, oltre alla nutrita presenza di arie senza da capo, la vocalità dei personaggi. A ben guardare, come rimarca il direttore bizantino, i ruoli maschili di Serse e Arsamene possono essere cantati da mezzosoprani, mentre il registro di soprano acuto di Romilda e Atalanta giustifica la differenza tra i sessi. Un timbro femminile androgeno è l’ideale, invece, per il ruolo di Amastre, donna tradita che si traveste da guerriero. Analizzando le sonorità è, invece, il primo violino dell’orchestra ravennate, Alessandro Tampieri, che evidenzia il ruolo che hanno i flauti a becco, strumento non sempre utilizzato nelle opere barocche. Questi timbri, infatti sono perfetti «quando la descrizione musicale deve essere più pertinente alla scena e meno fine a sé stessa, uno dei procedimenti retorici barocchi è appunto l’utilizzo di strumenti inconsueti». Ci sono anche artifici peculiari come il far suonare i violini all’unisono, magari facendo riposare le viole. È proprio Tampieri che, ricordando un favoloso aneddoto che descriveva i violisti deputati al cambio delle candele durante l’opera, sottolinea come «togliere le viole in alcune arie imprime all’azione teatrale molta energia e varia così l’andamento della narrazione. Sempre in quest’ottica, l’unione dei violini all’oboe semplifica e rende più importante il ruolo della melodia». L’opera barocca è davvero un campo d’indagine che, a distanza di più di tre secoli affascina ancora. Forse ciò che ammalia è proprio il motivo che la rende oscura, la mancata continuità di esecuzione della quale si è nutrita l’opera romantica. Proprio per questo non esiste una verità assoluta, ma grandi e differenti possibilità che attraggono gli studiosi e conquistano anche gli ascoltatori più esigenti.
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MUSICA CLASSICA
Le note di Giuseppe Tartini sulle corde del violoncello di Mario Brunello Intervista al grande solista, protagonista di un concerto con l’Accademia dell’Annunciata, il 19 febbraio all’Alighieri di Ravenna
di Enrico Gramigna
Ritratto del violoncellista Mario Brunello Foto di Gianni Rizzoto
Ravenna è una città immersa nell’arte. Ciò che i Romani prima, i Romei in seguito e chi ha poi dominato sulle rive del Candiano ha lasciato come patrimonio culturale è immenso. La cultura ravennate è, certo, legata alla sua posizione strategica nell’Adriatico, sotto la foce dell’Eridano. Da Ravenna si giungeva, navigando verso nord, nella Laguna di Venezia e poi al Golfo di Trieste. Proprio in questo triangolo si sviluppa il programma che il violoncellista Mario Brunello eseguirà sulle assi del Teatro Alighieri, insieme all’Accademia dell’Annunciata diretta da Riccardo Doni, all’interno della stagione Ravenna Musica, organizzata dall’Associazione Musicale Angelo Mariani. Protagoniste di questo appuntamento saranno le note della scuola barocca veneziana e sarà anche un’ottima occasione per celebrare il 250° anniversario della morte di Giuseppe Tartini, vero virtuoso del violino, nato nel territorio della Repubblica di Venezia, precisamente a Pirano d’Istria, città che compare in documenti storici per la prima volta nella Cosmogonia ravennate del VII secolo d.C. Maestro, come mai questa attenzione particolare a Tartini? «Beh, oltre a essere stato una personalità, grazie alla sua scuola delle Nazioni e anche alle masterclass ante litteram che teneva in Europa, Tartini è un personaggio che mi ha sempre incuriosito molto. Musicista, scienziato, filosofo, era anche mecenate e si spendeva per aiutare i poveri. Ho sempre sentito un legame con questo musicista che intratteneva rapporti coi signori di Castelfranco Veneto, dove sono cresciuto io». Giusto, Tartini era un celebre didatta del Settecento, tuttavia era noto per il suo virtuosismo e per la sua inconsueta vena compositiva. Qual è l’aspetto che più la incuriosisce? «Purtroppo della produzione tartiniana al grande pubblico è arrivato solamente l’arcinoto Trillo del Diavolo (sonata per violino e basso continuo n.d.r.), mentre oltre a questa ci sono tantissimi concerti per violino, sonate, brani sacri e diverse opere teoriche. In più vanno considerati anche i concerti per violoncello e per violoncello piccolo». Proprio quest’ultimo è uno strumento cui non siamo abituati. C’è una vera tradizione storica oppure è un’invenzione moderna? «Nel periodo barocco sono presenti strumenti che poi, nel corso della storia della musica, si sono un po’ persi. Il violoncello piccolo è tra questi. Certamente esisteva all’epoca di Tartini tanto che si pensa che i due concerti siano stati scritti addirittura per un virtuoso di questo strumento, Antonio Vandini». Questo strumento era, quindi il sostituto del violoncello?
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MUSICA CLASSICA
«Questo strumento, a quattro corde e non a cinque, era sostanzialmente un violino grande e molte composizioni potevano essere suonata sul violino come sul violoncello piccolo. Basti pensare alle sonate di Valentini nelle quali convivono entrambe le destinazioni. E violoncellisti che suonavano questo strumento ce n’erano molti: forse il più celebre fu Andrea Caporale, che lavorò gomito a gomito nientemeno che con Händel dagli anni ‘30 del Settecento come primo violoncello dell’orchestra londinese con a capo il musicista tedesco». Come è stato il percorso che l’ha portata a conoscere e frequentare poi questo strumento? «Ogni brano è un tesoro e aggiunge una moneta al proprio forziere personale. Ogni tanto, però, accade che per cercare monete si debba scegliere una strada, percorrendone una che incuriosisce più di altre. Per me il primo passo è stato Bach. Dallo studio delle Sonate e Partite per violino ho capito che anche i violoncellisti, con un piccolo, potevano approcciarsi a queste meravigliose pagine. Da quel momento in poi ogni passo è stato conseguente al precedente». Si parlava prima di produzione tartiniana, ma non è emerso un vero e proprio caposaldo della letteratura violinistica, L’arte dell’arco: compendio di variazioni sopra una giga di Arcangelo Corelli. Nel programma non manca un richiamo a questa importantissima opera, lo scherzo musicale L’antro dell’orco composto da Vanni Moretto. Qual è la funzione di questo brano all’interno di un programma “storico”?
«Tartini è un personaggio che mi ha sempre incuriosito molto. Musicista, scienziato, filosofo, era anche mecenate» «Vanni, oltre a essere un eccellente musicista, suona il violone in grandissimi complessi attenti alla prassi esecutiva storica quali il Giardino Armonico e i Barocchisti, è un fine compositore che, però, non si è votato a essere epigono dei maestri che suona quotidianamente, ma con grande intelligenza ha misurato la sua arte calandola nel presente. Proprio per questa composizione ha scelto alcune tra le variazioni tartiniane e le ha rivestite di contemporaneo, lasciando evidente la matrice originaria, ma aggiungendo con sapienza un sapore fresco e moderno». A Ravenna condividerà il palco con una compagine giovane, ma con già ottime produzioni alle spalle, la milanese Accademia dell’Annunciata, diretta dal clavicembalista Riccardo Doni. Questa è la prima esperienza che fa con questa orchestra? «No, ho già avuto il modo di collaborare insieme a questi giovani musicisti già attenti alla prassi esecutiva storica in un progetto molto divertente col violinista Giuliano Carmignola. Sarà bello ritrovare questi ragazzi e fare questa musica insieme a loro». Concertisti come lei sono sempre in giro per il mondo, quali progetti sta portando avanti che vedranno la luce nel prossimo futuro? «In questo momento sto per salire su un aereo che mi porterà in Sud America dove suonerò con la Kremerata Baltica, con la quale mi esibisco da tempo, ma ciò a cui penso è lo sviluppo e la ricerca di un programma di recupero del violoncello piccolo. Certamente guarderò a Bach, con le sue sei sonate per violino e clavicembalo che ritengo si prestino perfettamente a essere suonate col piccolo. Sarà anche interessante affrontare i suoi “concerti ricostruiti”, per i quali non esiste una destinazione autografa d’organico. Ci sarà da divertirsi!».
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NARRAZIONI
Quando gli storici salgono in scena: il segreto di un successo non scontato Seconda edizione per la rassegna “Storie di Ravenna” al teatro Rasi di Federica Angelini
È nato come un esperimento, quasi un po' in sordina, e poi durante l'inverno 2018/2019 ha raccolto un pubblico sempre più ampio, fino a fare il tutto esaurito al Rasi di lunedì alle 18, con un biglietto di ingresso di tre euro. E così, “Storie di Ravenna” non poteva che proseguire con una seconda serie di sei puntate per il 2019/2020. La formula è la stessa: storici che salgono sul palco a raccontare un pezzetto di storia della città con l'accuratezza degli studiosi, ma anche con un approccio che ha qualcosa di teatrale. Del resto, l'idea originaria è venuta ad Alessandro Argnani, codirettore di RavennaTeatro, che ha coinvolto due riferimenti in città nel rispettivo ambito: Giovanni Gardini per la storia antica e la storia dell'arte, Alessando Luparini, direttore della Fondazione Oriani e dell’omonima biblioteca, nonché autore, insieme a Paola Novara, di un prezioso volume dal titolo appunto Storia di Ravenna edito da Il ponte vecchio, per tutto ciò che riguarda appunto la storia moderna e contemporanea. Tre puntate dunque nascono sotto la direzione di Gardini, quelle della storia antica, le altre sotto quella di Luparini, il quale ha peraltro rivelato sul palco un piglio e una disinvoltura da attore navigato. «Sul palco mi sono trovato a mio agio, è vero – ci racconta sorridendo – ma la prima volta ero agitatissimo, mi sudavano le mani, anche se si trattava di un intervento di soli cinque minuti, perché un conto è una conferenza o una lezione come ne ho fatte a centinaia, un conto è un teatro strapieno». E un’altra cosa è sicuramente in termini di pubblico, non solo e non tanto dal punto di vista numerico. «È vero – ci conferma – con questa esperienza abbiamo parlato a un pubblico più ampio, diverso. E abbiamo avuto un successo insperato che ci ha galvanizzati. Mi è capitato che mi fermassero per strada per farmi i complimenti per il progetto, cosa che non era mai successa prima, nonostante appunto i tanti incontri pubblici a cui ho preso parte. Credo sia la dimostrazione che siamo riusciti a usare un linguaggio più divulgativo, ma non per questo meno rigoroso». Dunque, qual è esattamente la ricetta di questa miscela così ben riuscita? «Per ogni puntata o io o Giovanni Gardini, in base all’epoca, decidiamo il tema e chiamiamo altri studiosi a darci una mano (tra questi ci sono Laura Orlandini, Elisa Emaldi, Maria Cristina Carile, ndr) che si preparano un pezzo relativo all'argomento. Poi montiamo e aggiustiamo il tutto come in una specie di sceneggiatura che prevede sempre anche un importante apparato iconografico e visuale che viene proiettato sullo schermo mentre parliamo. Quando è Giovanni a dirigere io cerco qualcosa di contemporaneo che possa avere attinenza con quel tema e viceversa, in modo molto libero. Poi si fanno le prove, il giorno prima. Ed è la parte più divertente, perché i ragazzi delle Albe, lo stesso Argnani, ma è capitato che fosse anche Alessandro Renda o Roberto Magnani, fanno da registi e ci dicono dove tagliare, come muoverci o non muoverci. Quando saliamo sul palco, lo spazio per l'improvvisazione è molto limitato, anche perché non siamo attori né
Luparini: «La gente mi ha fermato per strada il giorno dopo, non era mai successo dopo un convegno o una conferenza...»
Un’immagine dalla scorsa edizione di “Storie di Ravenna”
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NARRAZIONI pretendiamo di esserlo». L’unico vero attore in scena è una delle colonne portanti delle Albe, Luigi Dadina, a cui viene affidata una lettura appunto teatrale di documenti dell’epoca, testimonianze, veri e propri camei che imprezioscono la serata. E se questa è la formula ormai collaudata, quest’anno ci sarà un nuovo esperimento, un adattamento da proporre alle scuole superiori la mattina successiva. E naturalmente ci saranno nuovi argomenti. Mentre è confermato il momento conviviale al termine dell’incontro con un buffet curato di volta in volta da diversi chef della città che saranno Mattia Borroni del Ristorante Alexander, Filippo Campegiani dell’Alighieri caffè cucina, Matteo Salbaroli ed Edoardo Salbaroli dell’Osteria l’Acciuga e Cucina del condominio), Alan Ricci del Ristorante Molinetto e Pierpaolo Spadoni dell’Osteria del Pancotto). A questo punto allo storico che si è messo in gioco anche sul teatro pur di diffondere la conoscenza della sua materia non possiamo che chiedere: ma perché ai ravennati dovrebbe far bene conoscere la propria storia? Forse per non ripetere gli stessi errori? «Mah, io sinceramente a questa retorica non ho mai creduto. Ma penso che per i ravennati, come per tutti, conoscere la storia della propria città possa servire a vivere un rapporto diverso con la propria identità culturale, più consapevole». Ecco allora date e argomenti di questa seconda edizione (biglietto a 3 euro, 7 euro con il buffet): lunedì 21 ottobre – Ravenna capitale. Galla Placidia e Pietro Crisologo; lunedì 11 novembre – «Cesare fui e son Iustiniano». L’imperatore Giustiniano e l’arcivescovo Massimiano; lunedì 9 dicembre – L’eloquenza della parola. Andrea Agnello e il Liber Pontificalis; lunedì 20 gennaio – La festa della rivoluzione. La settimana rossa del giugno 1914; lunedì 17 febbraio – “All’armi siam fascisti!”. La marcia su Ravenna del settembre 1921; lunedì 16 marzo – Una storia partigiana. La battaglia delle valli e la liberazione di Ravenna.
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L’anticipazione
Verso Polis 2020, dedicato ai diritti A maggio 2020 torna a Ravenna Polis, il festival del teatro e della partecipazione, con la direzione artistica di Davide Sacco e Agata Tomsic / ErosAntEros (nella foto). La terza edizione del festival semina le proprie attività già a partire dall’inverno, con il lancio di una chiamata ai “Politai visionari” il 28 novembre aperta a tutti i cittadini che vogliano partecipare alla selezione di uno degli spettacoli in programma al festival 2020, grazie all’adesione di Polis alla rete nazionale L’Italia dei Visionari, promossa da Kilowatt Festival. Il programma di Polis 2020 sarà per il resto interamente dedicato al tema dei diritti umani, affrontato da ErosAntEros nelle due nuove produzioni, che verranno ospitate in collaborazione con La Stagione dei Teatri (Sconcerto per i diritti) e con Ravenna Festival (Confini). Altro elemento fondante sarà l’attenzione ai temi e alle eccellenze femminili, che porterà a Polis grandi interpreti e ospiti speciali. Verranno riconfermati inoltre i Biglietti sospesi, in collaborazione con Villaggio Globale, per consentire a tutti l’accesso alla cultura teatrale; il laboratorio di scrittura critica per studenti universitari Lo sguardo in operaA, in collaborazione con Universirà e Fondazione Flaminia; un nuovo progetto di biglietti gratuiti per i giovani under30; e l’ormai consueto Parteci-Polis, ampliato nel 2020 da incontri con gli artisti dopo gli spettacoli.
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Lo scenografo: «Ogni emozione creativa all’inizio è pura suggestione» Ezio Antonelli di Roberta Bezzi
In questa pagina un’immagine da I Capuleti e i Montecchi. Nella pagina accanto Ezio Antonelli al lavoro in teatro. Foto Zani/Casadio
DIETRO LE QUINTE
Dalla passione per l’immagine dipinta o illustrata a quella per il teatro e – in particolare – per la scenografia, il passo è stato breve. Così, Ezio Antonelli ha intraracconta la magia della sua professione preso una professione, quella di scenografo e visual designer, che lo ha portato a ricercare e sperimentare di continuo partendo dalla meravigliosa capacità di “immaginare”. «A ogni nuova idea corrisponde una originale immagine – ama ripetere –. Quella visione primaria, immediata, poetica e immateriale, è la forza creativa da cui discende ogni forma di immagine realizzabile, virtuale o concreta che sia. Ogni emozione creativa in principio è pura suggestione, solo poi traducibile in varia materia e forma, adatta alla percezione umana, fisica e culturale». Antonelli, ci racconta come è arrivato al mestiere di scenografo? «Nei percorsi della vita, sotterraneamente a guidarci è l’istinto. La passione e il sentimento deviano i nostri razionali percorsi di formazione e dominano i processi logici della mente con la forza e la forma della creatività. Dopo la laurea al Dams di Bologna, ho svolto per un breve periodo l’attività di ricercatore intorno alla figura di Ulisse Aldrovandi con Ezio Raimondi. Poi, seguendo gli esiti di un corso per organizzatore teatrale, mi sono trovato immerso anima e cuore nella produzione di Per la tempesta opera di teatro di figura con Drammatico Vegetale e la regia di Fiorenza Mariotti Bendini. Da lì, è cominciato tutto…». Fondamentale è stato poi l’incontro con Josef Svoboda nel corso di un intenso laboratorio nel 1992… «Sì. Da sempre mi piace coniugare la cultura dell’immagine visiva alla scena, integrandola alla sua fisicità, alla materia e allo spazio. In tal senso, l’analisi delle geniali produzioni scenografiche del grande maestro, ha stimolato e favorito i miei studi sull’ottica, l’applicazione alla scena di materie specchianti, dell’immagine virtuale proiettata». Dal 1983 opera stabilmente con la Compagnia Drammatico Vegetale, formazione storica italiana attiva nel settore del teatro di figura e per ragazzi, e a partire dal 1991 con Ravenna Teatro. Che tipo di lavoro ha svolto al riguardo? «Con Drammatico Vegetale ho abbracciato il fantastico mondo del teatro di figura, specialissimo e fantastico strumento interpretativo, sviluppando una particolare sensibilità verso la scultura e la ricerca di tecniche e materiali per la realizzazione di scene e figure sperimentali e innovative, comprese le primissime applicazioni di scenografia virtuale». Un’altra tappa importante, a partire dal 2009, è la collaborazione con Unità C1, gruppo di professionisti dell’immagine virtuale di cui è stato art director. Da qui inizia una fervida attività nel campo delle videoproiezioni, giusto? «Sì. Si sviluppa e amplia l’esperienza e l’utilizzo di scenografie proiettate, interattive, non solo applicate al teatro. Esperienze particolarmente complesse quelle ad esempio per l’attrazione “Darkmare” per il parco tematico Cinecittà World, o lo spettacolo in video mapping architetturale “Divina Bellezza – Dreaming Siena” e le installazioni interattive per “Il Santa Maria della Scala” e “Accademia Chigiana” di Siena». In parallelo, ha iniziato a partecipare a produzioni di opere liriche, musicali, di prosa e balletto, collaborando con artisti, compagnie e teatri italiani ed esteri, sviluppando un percorso di crescita nell’utilizzo di videoproiezioni… «Sì. Dopo le prime realizzazioni con multi proiezioni di diapositive, segue lo spettacolo per ragazzi La bambina dei fiammiferi con Drammatico Vegetale e subito dopo l’opera lirica I Capuleti e i Montecchi, con Ravenna Festival. Cito poi tante altre produzioni che ben manifestano questa libertà creativa, quali le opere video Pietra di diaspro (2007), Tenebrae (2010), L’Amor che move il sole e l’altre stelle (2015), scritture visionarie di Adriano Guarnieri, prodotte da Ravenna Festival». Per il Ravenna Festival, in realtà, “firma” per la prima volta con Don Chisciotte (1994), dove già c’è un accenno di scenografia virtuale. Ma è in I Capuleti e i Montecchi (2001), l’opera che Vincenzo Bellini trasse dal Romeo e
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DIETRO LE QUINTE Giulietta di Shakespeare, che il percorso diventa più innovativo al fianco di Cristina Mazzavillani Muti al suo debutto in regia… «Sì, quello con Cristina è stato un incontro felice e fortunato. L’esperienza de I Capuleti e i Montecchi è stata molto innovativa per la lirica. Si può dire che siamo stati dei precursori nell’utilizzo della videoproiezione… Il lavoro con Cristina regista è continuato proficuo incrociando nel tempo i nostri indipendenti percorsi creativi». Qual è, in sintesi, la principale differenza tra la scenografia classica e quella virtuale? «Nel virtuale, c’è un notevole incremento delle possibilità visive perché rapidamente si può evocare nello stesso luogo uno spazio/universo diverso con poco dispendio di energie e tempi di realizzazione. Al contrario, con la scenografia tradizionale occorrono maggiori energie economiche e di lavoro per risolvere soluzioni visive che spesso restano immutate per interi atti di uno spettacolo. A fronte di un evidente risparmio costruttivo, bisogna però tener assolutamente presente che le dinamiche visive virtuali non devono prevaricare il valore della fisicità e della materia nella scena». In quale tipo di spettacoli si può osare di più a livello scenografico? «Non esiste una regola. Ogni nuova creazione evoca un nuovo mondo. Ogni regia crea o reinterpreta in modo diverso. Certamente nella prosa abbiamo le maggiori variabili. Nella danza la proiezione è utilissima perché può essere “leggera” e “inconsistente” e lasciare libero lo spazio, mai sufficiente a danzatori e coreografi. Occorre poi considerare che la musica richiama per sua natura la poesia e l’immagine si fa evocativa. Bisogna quindi fare attenzione alle esecuzioni dal vivo; in particolare, se si tratta di opera lirica, l’immagine virtuale deve essere parca e sotto stretto controllo nei tempi e nella fluidi-
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tà. Mai deve prevaricare l’esecuzione musicale, il canto e l’ascolto». Può svelare qualche segreto, trucco e novità della Trilogia d’autunno 2019 del Ravenna Festival, ossia di Norma, Aida e Carmen? «In questa edizione, abbiamo aggiunto moduli dalle forme curve, aperto lo spazio scenico fino al fondo del palco, incrementando a tre le videoproiezioni e moltiplicando i loro piani e livelli per mezzo di vari tessuti e trame che si frappongono, si sommano o sottraggono, creando velature trasparenti dalle numerose possibili variabili. Difficile ma straordinario e di grande effetto il connubio di questo mondo tramato con il design delle luci che sempre deve lavorare in armonia con lo spazio scenico. Questo accade specialmente in Carmen dove le videoproiezioni sono assenti. Brillantemente anche in Norma e Aida in cui le immagini proiettate giocano un ruolo drammaturgico via via più rilevante. In Norma domina la natura, con astratte citazioni elaborate principalmente da un repertorio fotografico del nostro paesaggio, scendendo poi da intrecci palustri di rami e radici in suggestioni di antri e cavità rocciose. Per Aida, Cristina ha intelligentemente immaginato un richiamo diretto all’Africa, alle sue materie, alla sua umanità, evitando il cliché delle convenzionali ambientazioni pompose, preferendo evocare poeticamente il clima sostanzialmente intimo dell’opera, cedendo parcamente a simbologie egizie solo per quanto necessario a contestualizzare la narrazione». Cosa consiglierebbe a un giovane di oggi col desiderio di fare il suo mestiere? «Se esiste una grande passione e un fortissimo desiderio, il primo obiettivo deve essere quello di inserirsi in eventi, attività e realtà produttive per imparare sul campo, credendo in se stessi anche al di là della propria formazione, lavorando col cuore e armati di grande tenacia e coraggio. Gli strumenti e le tecniche verranno da sé secondo le necessità».
Da dicembre ampliamo i nostri spazi e ospitiamo eventi e presentazioni di libri
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LUOGHI DEL TEATRO
di Guido Sani
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Di un grande teatro si ammira la ricchezza degli spettacoli in cartellone e lo splendore degli ori e dei velluti di platea, palchi e sipario, ma di una complessa “fabbrica” teatrale fanno parte anche altre funzioni, meno evidenti ma non per questo meno importanti, come gli spazi e i macchinari del retroscena, e come la biglietteria che è il principale fronte di organizzazione e assistenza al pubblico. Proprio quest’anno la Biglietteria del Teatro Alighieri di Ravenna è stata al centro di lavori di sistemazione, che hanno visto anche la sostituzione dei classici sportelli vetrati con un banco a vista e rappresentano gli ultimi di una serie di interventi di riqualificazione e innovazione del teatro, dall’installazione di una piattaforma movimentabile motorizzata nel golfo mistico alle nuove poltrone della platea. Tra addetti al front office e chi opera invece nel back office, la squadra – tutta al femminile – è composta da sei persone e coordinata dalla responsabile Daniela Calderoni. I compiti e le responsabilità della biglietteria, sia per le prenotazioni che per gli aspetti amministrativi, sono molto articolati e diversificati. Il Teatro Alighieri ospita infatti sia stagioni proprie, come quella di Opera e Danza, sia rassegne – dalla stagione di prosa ai cartelloni musicali – e singoli eventi organizzati da altri enti o associazioni. Questo si traduce in centinaia di aperture del Teatro all’anno, cui si aggiungono quelle in altri luoghi di spettacolo legati a rassegne estese e “diffuse” come Ravenna Festival. È sempre la Biglietteria dell’Alighieri a gestire queste vendite per conto delle diverse organizzazioni: sono quasi centocinquantamila i biglietti staccati in un anno. Per governare in modo puntuale ed efficiente questo complicato intreccio di calendari, prevendite e tariffe, la biglietteria si affida a un sistema gestionale informatico ma soprattutto a uno staff con mansioni specializzate. Al front office Maria Giulia Saporetti, Laura Galeffi e Giulia Ottaviani, mentre promozione e gestione per quanto riguarda i gruppi organizzati sono affidate a Paola Notturni. La partecipazione scuole è invece compito di Laura Galeffi e quella degli studenti universitari di Giulia Ottaviani. I rapporti con le agenzie estere sono invece curati con la collaborazione di Alessia Murgia. Fra le mansioni di back office, Fiorella Morelli si occupa della contabilità di tutto lo sbigliettamento. Negli ultimi tempi è sensibilmente cambiata la modalità di accesso alla biglietteria e di anno in anno aumentano le prenotazioni online. Per certi eventi si arriva fino al 70%. Ma le richieste dirette al botteghino o quelle telefoniche sono ancora le preferite per molte persone, soprattutto per chi abita a Ravenna. «Certo il supporto informatico è indispensabile per tenere i conti in ordine – precisa Daniela Calderoni – ma nel nostro campo è altrettanto importante il fattore umano. Le relazioni personali, la disponibilità, la cortesia sono necessarie sia per il front che per il back office. Molti spettatori abituali non vogliono rinunciare al rapporto personale: abbiamo imparato a conoscere i loro gusti e le loro esigenze e questo ci permette di supportarli nella scelta fra i tanti eventi. Si è consolidato un rapporto di fiducia, non solo con i ravennati ma anche – ad esempio – con spettatori stranieri che tornano a visitare la nostra città e il nostro teatro, anno dopo anno. Così il servizio di front office va spesso oltre la vendita del biglietto: ci chiedono informazioni sugli spettacoli e, quando sono turisti, anche sui monumenti, su come vivere la città…». I posti disponibili dell'Alighieri sono in parte riservati al pubblico organizzato: “Questi gruppi rappresentano una porzione consistente del pubblico teatrale – spiega Paola Notturni, – che richiede prenotazioni con largo anticipo e comprende i Cral aziendali, le associazioni liriche e musicali e i gruppi costituiti dalle agenzie in Italia e all'estero. I gruppi organizzati hanno il vantaggio della priorità di assegnazione dei posti e prezzi ridotti sui biglietti». La biglietteria ha anche il compito di promuovere e gestire il pubblico dei più giovani e giovanissimi, gli allievi delle scuole, i ragazzi delle superiori e gli universitari: quelli che potremo definire gli spettatori di domani. «Con il progetto didattico “A scuola in teatro”, accogliamo le classi di studenti che partecipano, anche attivamente con il supporto degli insegnanti, a spettacoli di teatro musicale – sottolinea Laura Galeffi. – Si tratta di circa 6mila presenze, di cui gestiamo sia le prenotazioni sia i trasporti dalle scuole in provincia di Ravenna. Per gli studenti organizziamo anche la partecipazione alle prove generali di diversi spettacoli in cartellone». «Negli ultimi anni – argomenta Giulia Ottaviani – ci stiamo rivolgendo agli universitari con la presentazione delle stagioni e del Ravenna Festival direttamente nella sede dell'ateneo ravennate o attraverso i social network. A loro sono riservati abbonamenti e biglietti con sconti che possono raggiungere anche il 50% del prezzo intero. C'è un notevole interesse e la adesioni sono in crescita». Così, mentre il pubblico cambia e con lui le esigenze e gli strumenti, anche la Biglietteria del Teatro Alighieri affronta le nuove sfide con competenza, passione e cortesia.
Biglietteria del teatro Alighieri, una macchina sempre in moto fra efficienza e cortesia
Nella foto, parte dello staff della biglietteria del teatro Alighieri. Da sinistra, Daniela Calderoni, responsabile dell’ufficio, Paola Notturni, Giulia Ottaviani e Laura Galeffi
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CARTELLONE RAVENNA
Teatro Alighieri via Mariani, 2 - tel. 0544 249244 Teatro Rasi via di Roma, 39 - tel. 0544 36239 Inizio spettacoli ore 21 Spettacoli domenicali ore 15.30
PROSA Docile
Il rigore che non c’era
di Gianni Farina e Consuelo Battiston con Consuelo Battiston e Andrea Argentieri regia, suono, luci Gianni Farina immagine Marco Smacchia produzione Menoventi/E-production
di Federico Buffa, Marco Caronna con Federico Buffa, Marco Caronna, Jvonne Giò, Alessandro Nidi regia di Marco Caronna produzione International Music and Arts
Linda Barbiani, la protagonista di questo delicato, surreale, grottesco apologo, non ha vinto ricchi premi alla lotteria della nascita: la dea bendata le ha assegnato umili origini e i genitori le hanno donato un habitus maldestro e naïf, inadatto all’efficienza contemporanea. Tutta la sua vita è contrassegnata dal disagio e dalla cedevolezza che aggioga chi gli ostacoli se li porta dentro. La sua indole bovina sembra rispecchiare quella di chi affronta il terzo millennio ormai “povero di fatto, borghese nel cuore” (vedi p.13). In scena all’Alighieri il 26 ottobre al Rasi
Telecronista e commentatore sportivo, Buffa è noto per le sue trasmissioni antologiche nelle quali ha sperimentato la possibilità di creare connessioni e aprire digressioni. Il rigore cui egli allude non è inteso unicamente come azione calcistica, ma come quell’accadimento inaspettato capace di determinare una svolta. Ciò offre all’affabulatore la possibilità di intrecciare la vicenda del millesimo gol di Pelé con le ribellioni di un’organizzazione guerrigliera come Sendero Luminoso o la parabola musicale dei Beatles. In scena all’Alighieri dal 14 al 16 dicembre
Fare un’anima
Amleto take away
di e con Giacomo Poretti con la collaborazione di Luca Doninelli regia di Andrea Chiodi produzione Agidi
di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari produzione Compagnia Berardi Casolari
“Anima” è una parola silenziosa che rischia l’estinzione nel chiasso dell’oggi; una parola impalpabile, che chiede attenzione e solleva molte domande. Se le è poste con ironia e grazia Giacomo Poretti, attore comico conosciuto ai più per le sue gesta col trio Aldo, Giovanni e Giacomo. In scena dal 14 al 17 novembre all’Alighieri
Prima ancora dell’Amleto del titolo, punto di partenza di questo dinamico affondo sono le parole, di cui si denuncia lo svuotamento nella bolgia della comunicazione odierna. Prende corpo così un affresco tragicomico sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni che da sempre sono fonte d’ispirazione per il teatro “contro temporaneo” della coppia Berardi-Casolari. Nel gioco si inserisce per provocazione lo shakespeariano personaggio – incarnato dall’attore Premio Ubu 2018 – emblema del dubbio e dell’inadeguatezza, figura ideale cui affidare il testimone di una schietta smascherante indagine all’origine del linguaggio. In scena al Rasi l’11 gennaio
Elvira (Elvire Jouvet 40) di Brigitte Jaques © Gallimard da “Molière e la commedia classica” di Louis Jouvet traduzione Giuseppe Montesano con Toni Servillo, Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri regia di Toni Servillo coproduzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Teatri Unitil Toni Servillo nel ruolo del grande attore, regista e teorico del teatro Louis Jouvet durante le lezioni sul monologo di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière realmente svoltesi al Conservatoire National d’Art Dramatique di Parigi nei mesi dell’occupazione nazista. La pièce conduce lo spettatore nell’avventura della creazione artistica, vista nel contesto tragico di un paese in guerra, si pone come forma di resistenza dell’umanità di fronte all’orrore incombente. Toni Servillo inaugura il percorso ideato da Marco Martinelli e Ermanna Montanari in occasione delle celebrazioni del VII Centenario della Morte di Dante, che coinvolgerà diverse figure di eccellenza del teatro europeo. In scena al Rasi dal 26 novembre al 2 dicembre
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PROSA RAVENNA
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Molière/Il Misantropo (ovvero il nevrotico d’amore) di Molière, versione italiana di Fabrizio Sinisi e Valter Malosti regia di Valter Malosti con V. Malosti e A. Della Rosa, S. Bertelà, E. Ribatti, R. Lanave, P. Giangrasso, M. Balardi, M. Spinetta produzione TPE Teatro Piemonte Europa Mattatore dalle tinte forti, Malosti assume i panni di un Alceste filosofo, un nero buffone, un folle estremista del pensiero, che racchiude in sé le risonanze più intime e strazianti del dramma molieriano. In scena all’Alighieri dal 16 al 19 gennaio anche a Bagnacavallo il 28 gennaio e a Cervia il 25 e il 26
Macello di e con Pietro Babina e Giovanni Brunetto drammaturgia Pietro Babina e Jonny Costantino regia Pietro Babina produzione Mesmer Un’azione poetica che – attraverso la voce, la parola in versi e l’immagine – è tesa a restituire quel magma scabroso e nascosto che sgorga dalla pratica quotidiana della macellazione. Ispirato all’omonima raccolta di Ivano Ferrari (Einaudi), Macello sperimenta come la poesia possa attraversare anche luoghi e immaginari estremi come quello del continuo prodursi di morte violenta. In scena al Rasi dal 23 al 25 gennaio
Overload con Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini scrittura Daniele Villa concept e regia Sotterraneo produzione Sotterraneo Vincitore del Premio Ubu 2018 come miglior spettacolo, Overload è un esperimento collettivo di ipertesto teatrale. Maneggiando con destrezza gli strumenti più giocosi dell’arte scenica, i performer offrono al pubblico la possibilità di deviare l’andamento dello spettacolo dal discorso centrale, per accedere a “contenuti nascosti” che di volta in volta innescano altre azioni e immagini (vedi p 25). In scena al Rasi l’1 febbraio
SETTORI RESIDENZIALE/ INDUSTRIALE/ MEDICALE Riscaldamento / Condizionamento / Idro sanitari Energie rinnovabili / Ricambio e trattamento aria Adduzione gas metano / Antincendio Assistenza caldaie e bruciatori Impianti a biogas e biomassa / Impianti di processo Impiantistica su piattaforme di estrazione gas
La Classe di Vincenzo Manna con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido regia di Giuseppe Marini coproduzione Società per Attori, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Goldenart Production Lo spettacolo prende spunto da una ricerca basata su interviste a giovani sotto i vent’anni, sulla loro relazione con l’altro da sé e sul loro rapporto con il tempo. I temi conflittuali emersi in quell’indagine sociale si condensano nel quadro di una classe scolastica e vengono affrontati attraverso le intuizioni educative di un professore non conforme. In scena dal 6 al 9 febbraio all’Alighieri anche a Cervia il 4 e 5 febbraio
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PROSA RAVENNA
Guarda come nevica. Cuore di cane di Michail Bulgakov con Licia Lanera e Qzerty adattamento e regia Licia Lanera produzione Compagnia Licia Lanera Un’orchestra di voci, caratteri, idioletti si materializza dall’antologia dei personaggi lividi e grotteschi della letteratura di Bulgakov. In scena al Rasi il 12 febbraio
The Black’s Tales Tour di e con Licia Lanera e con Qzerty regia Licia Lanera produzione Fibre Parallele coproduzione CO&MA Costing & Management Attraverso i segreti della voce, e sviscerando un esasperato immaginario dark, l’attrice e autrice pugliese Licia Lanera scava nel fondo inquietante di alcune fiabe della nostra tradizione per raccontare la densità degli incubi notturni e la vertigine dell’insonnia; e per parlare di certe donne, delle loro ossessioni e paure. In scena al Rasi il 13 febbraio
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Mario e Saleh scritto e diretto da Saverio La Ruina con Saverio La Ruina produzione Scena Verticale Italia. Anni duemila. All’indomani di un terremoto, in una delle tende allestite nei luoghi del sisma, si ritrovano a distanza ravvicinata Mario, un occidentale cristiano, e Saleh, un arabo musulmano, tra i quali si apre un confronto serrato che mette alla prova, tra differenze e agnizioni, i mondi di cui essi sono portatori. In scena al Rasi il 6 marzo
Va Pensiero ideazione e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari con E. Montanari, A. Argnani, S. Caruso, T. Garante, R. Magnani, M. Mastronardi, E. Orrico, G. Parmiani, L. Redaelli, A. Renda e il Coro lirico Alessandro Bonci produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe/Ravenna Teatro Una creazione corale che racconta il “pantano” dell’Italia di oggi in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Verdi. Il testo si ispira a un fatto realmente accaduto in una piccola città dell’Emilia Romagna dove un vigile urbano subisce il licenziamento per aver sfidato la mafia insediatasi nella zona. In scena all’Alighieri il 13 e 14 marzo
I Miserabili
In nome del padre
di Victor Hugo adattamento teatrale Luca Doninelli con Franco Branciaroli e altri regia di Franco Però produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro De Gli Incamminati
di e con Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati produzione Teatro Stabile di Bolzano
Franco Branciaroli è Jean Valjean – uno strano santo, una figura angelico-faustiana – nell’adattamento teatrale di uno dei capolavori della letteratura occidentale. Si sedimenta in scena un romanzo immenso, che appartiene alla storia del genere umano, un’opera che parla a ogni epoca e a diverse latitudini, perché tocca grandi temi universali quali dignità, dolore, misericordia, giustizia, redenzione. In scena all’Alighieri dal 24 al 27 febbraio
Agamennone di Eschilo drammaturgia e regia G. Guidotti ed E. Sangiovanni partitura sonora Patrizio Barontini produzione Archiviozeta Agamennone è la tragedia del vento avverso, orrendo, osceno, sacrilego, del vento che muta. È la tragedia dei segnali di fuoco sulle vette dei monti, del ritorno su strade di porpora, del delirio profetico, della rete inestricabile della vendetta sulla soglia fatale. La prima parte della trilogia di Eschilo viene allestita come ricerca di quel filo rosso, e insieme quel lacerante combattimento, che corre tra sofferenza e conoscenza. In scena all’Alighieri il 4 marzo
Nell’assolo virtuoso di Perrotta trovano spazio tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi nell’epoca che Recalcati definisce come “il tempo dell’evaporazione del padre”. In scena all’Alighieri il 18 marzo
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Simon Stephens dal romanzo di Mark Haddon con D. Fedeli, D. Lorino, E. Russo Arman, C. Agustoni, C. Crippa, M. Bonadei, A. Mor, N. Stravalaci, D. Zuin regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani coproduzione Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile di Torino Pièce pluripremiata nel teatro inglese e newyorkese, la commedia segue le peripezie di Christopher, un quindicenne con la Sindrome di Asperger che decide di indagare sulla morte del cane della vicina. In scena all’Alighieri dal 26 al 29 marzo
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PROSA RAVENNA
Vous êtes pleine de désespoir
Elsewhere
di e con Alessandro Bedosti, Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani produzione Teatro delle Moire/Danae Festival
con Daniele Albanese ed Eva Karczag ricerca e creazione di materiale coreografico Daniele Albanese, Eva Karczag musica Luca Nasciuti produzione Nanou Associazione Culturale
Frutto dell’incontro di due polarità artistiche, l’opera introduce, in maniera liturgica, al silenzio del Corpo e di Dio, immaginando un rito le cui movenze sono precise quanto enigmatiche. Liturgia del nostro quotidiano rapporto con l’Altro, ostensione del Sacro Corpo caduto, banchetto eucaristico pagano. Lo spettacolo è inserito nel programma di ToDay ToDance. In scena al Rasi il 18 aprile alle 19
Volo e migrazione degli uccelli sono i temi alla base di un lavoro coreografico che riflette sul mondo contemporaneo e sui movimenti degli umani nel nostro pianeta. Lo spettacolo è inserito nel programma di ToDay ToDance. In scena all Rasi il 18 aprile alle 21
Inflammation du verbe vivre testo e regia di Wajdi Mouawad con Dimitris Kranias, Wajdi Mouawad produzione La Colline Théâtre National Scrittore, drammaturgo, regista e attore di origine libanese, Mouawad affronta Sofocle, attratto dalla sua ossessione nel mostrare come la tragedia cada su colui che, accecato da se stesso, non vede la propria smoderatezza. Queste le sue coordinate: lutto e sconvolgimento come questione creativa; rendere le situazioni impossibili un luogo di guarigione; ritornare alle fonti, fisicamente e metaforicamente; permettere a se stessi di vagare nella creazione come nell’antica Grecia, due mondi ai margini della caduta. La presenza in Stagione di Wajdi Muoawad prosegue il percorso ideato da Marco Martinelli e Ermanna Montanari in occasione delle celebrazioni del VII Centenario della Morte di Dante, che coinvolgerà diverse figure di eccellenza del teatro europeo. Lo spettacolo è rappresentato in lingua francese con i sottotitoli. In scena all’Alighieri il 22 e il 23 aprile all’Alighieri
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COMICO RAVENNA
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Sento la terra girare
W le donne
di e con Teresa Mannino
di Riccardo Rossi e Alberto di Risio con Riccardo Rossi
«Vivo chiusa in un armadio, per mesi, anni – racconta l’autrice e interprete comica Teresa Mannino – Un giorno decido di uscire, apro le ante e un piccolo raggio di luce artificiale mi acceca e scopro che l’asse terrestre stia variando? Finché sparisce la primavera, cambiano le stagioni, ma l’asse della Terra…». In scena all’Alighieri il 13 febbraio
La donna è la prima persona che conosciamo al mondo, ma se le bambine crescendo diverranno sempre più “colleghe” della madre i maschi si ritroveranno per tutta la vita a fare i conti con quell’essere che li ha generati. Ma i ruoli nel corso degli anni cambieranno... In scena all’Alighieri il 6 aprile
Coast to Coast
Va tutto bene
di e con Rocco Papaleo e Valter Lupo con Rocco Papaleo regia di Valter Lupo
di e con Max Giusti
Coast to coast è l’impossibilità di fermarsi, sapere di essere transitori, comprendere che tutto è provvisorio, e per questo meravigliarsi sempre; che più o meno, è il senso del viaggio che compiamo ogni giorno, tutti i giorni, finché ci è concesso di guardare fuori dal finestrino. Uno spettacolo accompagnato da musiche dal vivo In scena all’Alighieri il 17 marzo
Il nuovo one man show targato Max Giusti approda nei Teatri italiani con tante sorprese. Con il suo caratteristico stile dinamico, Max invita il pubblico a seguirlo in un viaggio comico di circa due ore, un susseguirsi di monologhi e aneddoti vissuti che rimbalzano in un continuo “ping pong” fra ieri e oggi. L’alternarsi fra ciò che è stato e la vita frenetica e smart dei giorni nostri paleserà quanto è cambiato il concetto di quotidianità basato sul lavoro, il tempo libero e i rapporti interpersonali. In scena il 4 maggio all’Alighieri
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OPERA E DANZA RAVENNA
DANZA Cenerentola balletto in un atto per 14 danzatori Nuovo Balletto di Toscana direzione artistica di Cristina Bozzolini Coreografia, regia, drammaturgia di Jiři Bubenicek (da le fiabe dei Fratelli Grimm); musiche di Sergej Prokof'ev; scene di Jiři Bubenicek e Nadina Cojocaru; costumi Nadina Cojocaru Coproduzione Maggio Musicale Fiorentino Cenerentola, fresca di debutto al Maggio Fiorentino, è il nuovo lavoro che il coreografo e premiatissimo ballerino ceco Jiří Bubeníček ha creato su musica di Prokof’ev e ispirandosi alle fiabe dei Fratelli Grimm. Il balletto in un atto per 14 danzatori è una versione moderna della celebre fiaba che qui perde i connotati più favolistici conservando però trama e personaggi chiave - le sorelle, la matrigna, il principe… - e puntando su metafore ed elementi simbolici.La compagnia diretta da Cristina Bozzolini rappresenta una costante e significativa presenza nella storia della danza italiana fin dal 1970, capace di privilegiare giovani professionisti formati nella propria scuola per una piena idoneità tecnica e artistica nella danza sia classica che contemporanea. Al teatro Alighieri il 15 (ore 20.30) e 16 febbraio (ore 15.30)
Händel / Common Ground
Alonzo King Lines Ballet direzione artistica di Louis Robitaille Händel - coreografia Alonzo King; musica di Georg Friedrich Händel; luci di Axel Morgenthaler; costumi di Robert Rosenwasser Common Ground - arrangiamenti musicali di Kronos Quartet creazione musiche di Yotam Haber, Aleksander Kosciów, Trey Spruance, Merlijn Twaalfhove; luci di Jim French; costumi di Robert Rosenwasser; video designer Jamie Lyons Esplorando l’universo musicale di Händel, visionario che per primo unì nella stessa partitura il nuovo stile omofonico e la tradizionale polifonia, King ha creato una complessa musica di corpi, dove l’eleganza drammatica dell’espressione barocca lascia trasparire l’equilibrio trovato dal compositore nelle linee essenziali ed eleganti dei danzatori. La collaborazione con il Kronos Quartet è invece l’incontro fra i due ambasciatori culturali più importanti della città di San Francisco, di cui Common Ground è una vera e propria ode, in costante conversazione fra il quartetto d’archi e la danza. Due lavori, che riflettono pienamente la filosofia artistica di King, un re della danza americana per sua personalità carismatica e sapienza creativa. Al teatro Alighieri il 29 febbraio (ore 20.30) e 1 marzo (ore 15.30)
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OPERA E DANZA RAVENNA
Don Chisciotte balletto in tre atti Balletto Yacobson di San Pietroburgo Libretto e coreografia Johan Kobborg da Marius Petipa; musica di Ludwig Minkus; scene e costumi di Jérôme Kaplan; luci Vincent Millet Il classico Don Chisciotte si presenta nella versione di Johan Kobborg, tratta dallo storico balletto di Marius Petipa del 1869 su musiche di Ludwig Minkus. Fin dal debutto al Bolshoi, il Don Chisciotte di Petipa si è imposto come un esempio di bellezza e armonia ed è proprio rimanendo fedele al capolavoro che Kobborg – ex primo ballerino del Royal Ballet – ha arricchito la composizione classica con sfumature congeniali al suo approccio. L’appuntamento con Don Chisciotte segna il ritorno a Ravenna della compagnia russa, creata da Yacobson nel 1969 come primo teatro coreografico disgiunto dall’opera e presto ribattezzato “Miniature coreografiche” rifacendosi alla forma ballettistica prediletta dal fondatore. Al teatro Alighieri il 21 (ore 20.30) e 22 marzo (ore 15.30)
Les nuits barbares ou le premiers matins du monde Compagnie Hervé Koubi Coreografia Hervé Koubi; assistente alla coreografia Fayçal Hamlat; musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, Gabriel Fauré, Richard Wagner, musica tradizionale algerina; creazione musicale di Maxime Bodson; arrangiamenti di Guillaume Gabriel; luci di Lionel Buzonie; costumi e accessori di Guillaume Gabriel con l’assistenza di Claudine G-Delattr Les nuits barbares è stata creata da Koubi come un’opera dedicata al tema delle origini della cultura mediterranea, unendo la potenza ipnotica della parata da guerra e la precisione del balletto classico, un esempio sublime di incontro fra culture attraverso cui riscrivere una storia millenaria nel linguaggio della danza. Su musiche di Mozart, Fauré, Wagner, ma anche di tradizione algerina, i danzatori fanno vorticare le gonne come dervisci, brandiscono coltelli, indossano maschere gioiello, danno sfogo a un’energia mozzafiato. Questa coreografia, insieme a Le Golem, ha fatto di Koubi uno dei più ricercati e interessanti coreografi della sua generazione, tanto da essere già nominato Chevalier des Arts et des Lettres in Francia. Al teatro Alighieri il 4 (ore 20.30) e 5 aprile (ore 15.30)
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OPERA E DANZA RAVENNA
OPERA LIRICA Serse dramma per musica in tre atti di Georg Friedrich Händel; direttore al clavicembalo Ottavio Dantone; orchestra Accademia Bizantina; regia di Gabriele Vacis; scene, costumi e luci di Roberto Tarasco. Nuovo allestimento in coproduzione di Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Ravenna Manifestazioni Basandosi sull’edizione critica curata da Bernardo Ticci e favorendo un ritmo narrativo serrato e coinvolgente, questo nuovo allestimento di Serse – ha debuttato a primavera, frutto della coproduzione fra Reggio Emilia, Modena, Piacenza e Ravenna – restituisce freschezza al titolo che Händel scrisse su commissione del King’s Theatre di Londra, dove fu presentato nel 1738. Scene e costumi, affidati come le luci a Roberto Tarasco, stilizzano un contesto settecentesco in cui il complesso e conflittuale intreccio amoroso (il re persiano ama Romilda, che ama Arsamene fratello di Serse, che è amato anche da Atalanta sorella di Romilda…) si dipana con il controcanto di giovani attori cui è delegato il compito di mimare e così commentare gli “affetti” espressi dal canto. Quartetto di soprani nei ruoli protagonisti: Serse è Arianna Venditelli, trascinante fin dalla celebre aria d’apertura Ombra mai fu che il re persiano intona in omaggio a un platano, mentre Arsamene è Marina De Liso; Romilda e Atalanta sono rispettivamente Monica Piccinini e Francesca Aspromonte. Il contralto Delphine Galou veste invece i panni di Amastre, la fidanzata ripudiata di Serse che si traveste da soldato per riconquistare il promesso sposo. Al teatro Alighieri il 10 (ore 20.30) e 12 gennaio (ore 15.30)
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Suor Angelica / Gianni Schicchi opere in un atto di Giacomo Puccini su libretto di Giovacchino Forzano; direttore Marco Guidarini; Orchestra della Toscana; Coro Ars Lyrica diretto da Elena Pierini; Voci bianche di Teatro del Giglio e Cappella Santa Cecilia di Lucca dirette da Sara Matteucci; regia, scene, costumi, luci di Denis Krief. Suor Angelica, nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari. Gianni Schicchi, nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca. In coproduzione con Teatro del Giglio di Lucca e Teatro Alighieri di Ravenna; in collaborazione con Teatro Lirico di Cagliari e Maggio Musicale Fiorentino Suor Angelica e Gianni Schicchi sono due delle tre opere in un atto, un trittico con Il tabarro, che Giacomo Puccini presentò a New York nel 1918: inconfondibilmente italiane, ma ibridate l’una da Debussy e l’altra da Stravinskij, appartengono di diritto al Novecento musicale europeo. L’allestimento presenta una messa in scena limpida e lineare che lascia ampio spazio ai personaggi pucciniani e al diverso registro delle due opere: quello struggente della Suor Angelica, storia di un’aristocratica costretta al convento per via di un bambino nato fuori dal matrimonio e che l’annuncio della morte del figlio spinge ad avvelenarsi con le erbe dell’orto conventuale; quello comico di Gianni Schicchi, dove il protagonista – di ispirazione dantesca – gabba gli avidi e litigiosi familiari dell’abbiente Buoso Donati, assumendo i panni del defunto per dettare un nuovo testamento al notaio… testamento nel quale Schicchi figura come principale beneficiario. Alle misurate, contenute interpretazioni del primo titolo si contrappone la recitazione frizzante e dinamica nel secondo. Al teatro Alighieri il 31 gennaio (ore 20.30) e il 2 febbraio (ore 15.30)
Racconto scenico musicale
Lucrezia Borgia
Flow - la mente latente
melodramma di Felice Romani; musica di Gaetano Donizetti; direttore Riccardo Frizza; Orchestra Giovanile Luigi Cherubini; Coro del Teatro Municipale di Piacenza; maestro del coro Corrado Casati; regia di Andrea Bernard; scene di Alberto Beltrame; costumi di Elena Beccaro; movimenti coreografici di Marta Negrini; lighting design di Marco Alba; assistente alla regia Tecla Gucci. Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo in coproduzione con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Teatri di Piacenza e la Fondazione Ravenna Manifestazioni Gaetano Donizetti compone Lucrezia Borgia nel 1833 su libretto di Felice Romani, che trae il materiale dalla tragedia di Victor Hugo. Questi, come già aveva fatto in Le Roi s’amuse con Triboulet (da cui il verdiano Rigoletto), ingentilisce la lugubre tradizione legata alla figura di Lucrezia Borgia per mezzo dell’affetto, in questo caso materno: così il riscatto morale di Lucrezia passa per l’amore per il figlio ritrovato e presto perduto; un’eroina, insomma, che abbandona i tratti demoniaci a favore di quelli ricchi di pathos della madre. Donna Lucrezia Borgia, figlia del Papa e parte della più potente e pericolosa famiglia italiana del tempo, è Francesca Dotto, mentre il geloso e vendicativo Don Alfonso suo marito è Mattia Denti; il giovane Gennaro, di cui tutti credono che Lucrezia si sia infatuata (in realtà il figlio che non ha mai potuto riconoscere), è Francesco Castoro. Al teatro Alighieri il 6 (ore 20.30) e 8 marzo (ore 15.30)
In Flow - La mente latente i racconti di Michele Cassetta, medico, divulgatore scientifico e giornalista, le musiche originali del jazzista Gianluca Petrella al trombone e la partecipazione di Gene Gnocchi emozionano e fanno riflettere su come il nostro destino dipenda anche da noi: sabato 30 novembre, alle 21 al Teatro Alighieri, spiega come funziona il nostro cervello, sempre in sottile equilibrio tra istinto e ragione, e di come le convinzioni influenzano la nostra vita e quella degli altri. Circa 30.000 volte al giorno, inconsapevolmente, scegliamo comportamenti che ci aprono la strada verso gli infiniti futuri possibili che abbiamo davanti. Ci comportiamo in modo automatico, guidati dai programmi mentali che si formano in base alle esperienze che facciamo, ma conoscendo il funzionamento di tali programmi è possibile modificarli affinché rappresentino una risorsa e non una limitazione. La regia è di Antonio Lovato. Al teatro Alighieri, il 30 novembre (ore 21)
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RAVENNA
RASSEGNE MUSICALI Omaggi a Beethoven e Tartini, con solisti d’eccezione, nel cartellone di “Ravenna Musica 2020” “Ravenna Musica” dedica l’apertura e la chiusura del suo cartellone a Ludwig van Beethoven nel 250° anno della nascita (1770 – 1827), affidando a due solisti di fama internazionale il compito di celebrare il grande compositore tedesco. Per l’inaugurazione del 22 gennaio, il violinista Pavel Berman, affiancato dall’Orchestra Sinfonica del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, sarà l’interprete del concerto per violino e orchestra op. 61, mentre Alexander Lonquich sarà solista e direttore, alla guida dell’Orchestra da Camera di Mantova, dell’integrale dei concerti per pianoforte e orchestra, nel doppio appuntamento che chiuderà la stagione, il 5 e 6 maggio. Un gradito ritorno quello del pianista Giuseppe Albanese che il presenterà la nuova incisione per Deutsche Grammophon “Invito alla danza“, un excursus da Carl Maria von Weber a Ravel. Nel 2020 si celebra anche l’anniversario di Giuseppe Tartini a 250 anni dalla morte. Sarà un grande artista a “festeggiarlo“, Mario Brunello che, insieme all’Accademia dell’Annunciata, presenterà il “suo“ Tartini imbracciando il violoncello piccolo. Concerto straordinario quello dedicato ai giovani, che vedrà come protagonista il Duo Michele Soglia - Raffaello Bellavista, marimba/vibrafono e pianoforte, con in programma musiche del ‘900. A Brahms, sarà dedicato l’intero concerto della Camerata Strumentale Città di Prato, con il violino di Grazia Raimondi e Luigi Piovano al violoncello, solisti nel doppio concerto op.102. Torna anche l’Orchestra Arcangelo Corelli, diretta da Jacopo Rivani e affiancata dal Gomalan Brass Quintet, per una rivisitazione originale dell’Aida di Verdi 150 anni dopo. Le ultime sette parole di Cristo di Haydn risuoneranno con la Theresia Orchestra, giovane compagine dedita al repertorio classico con strumenti originali, guidata per l’occasione dalla violinista Chiara Banchini. L’Orchestra Leonore, diretta da Daniele Giorgi, presenterà la grande musica russa eseguendo il 3°piano concerto di Rachmaninov, insieme all’acclamata pianista Lilia Zilberstein, e la Sinfonia n. 6 “Patetica” di Cajkovskij. Domenico Nordio al violino e alla direzione dell’Ensemble d’archi Antonio Vivaldi di Venezia proporrà un programma pensato per esaltare il violino solista e il repertorio per archi, da Schubert a Rota. È prevista anche quest’anno una serie di incontri di introduzione all’ascolto dei programmi dei singoli concerti di Ravenna Musica, sperimentata con successo l’anno scorso, una sorta di percorso “attrezzato“ per un un ascolto più consapevole. Dettagli su date e luoghi dei concerti nel calendario da pagina 82
Dieci matinée di musica da camera con “Mikrokosmi” Ventiduesima edizione per la rassegna concertistica “Mikrokosmi”, organizzata dall’associazione culturale Mikrokosmos, con la direzione artistica di Barbara Valli. In programma dieci matinée musicali con concerti da camera, dal 19 gennaio al 5 aprile, alle ore 11, alla Sala Corelli del Teatro Alighieri di Ravenna. Fra gli ospiti della rassegna: la flautista francese Magali Mosnier con Nazzareno Carusi (pianoforte), il trombettista Giuseppe Iacobucci con Luna Costantini al pianoforte (in collaborazione con l’Accademia di Imola), i pianisti Olaf John Laneri, Igor Cognolato e Georgii Cherkin (Bulgaria). Anche quest’anno ci sarà l’attesa masterclass di canto lirico con il Maestro Paola Leolini i cui migliori allievi si esibiranno in uno dei concerti, accompagnati dal pianista ravennate Marco Santià.
“Capire la musica” con grandi interpreti e giovani strumentisti emergenti
di Ricci Ivana info@assocase.com
L’asso vincente per chi compra e per chi vende
Ravenna - via Ravegnana, 155 Tel e fax 0544 271653 cell. 335 8423823
Comincerà il 12 novembre la nuova stagione musicale “Capire la Musica" organizzata da Emilia Romagna Concerti. Si inaugura con il diciottenne violinista Giuseppe Gibboni, allievo di Salvatore Accardo, che presenta musiche di Beethoven, Paganini e Ciaikowsky. Per il Concerto di Santa Cecilia torna il pianista Gabriele Strata, che eseguirà musiche di Beethoven, Bach, Bartok e il Carnaval op. 9 di Schumann. Per il Concerto di Natale ritorna la Young Musicians European Orchestra, diretta da Matteo Parmeggiani, con due solisti emergenti: il violinista Vikram Sedona e il violoncellista Bruno Philippe; impegnati rispettamente nel Concerto k 2016 di Mozart e nel Concerto in do maggiore per violoncello e orchestra di Haydn. Il programma verrà aperto dalla sonata in fa maggiore per oboe di Corelli, eseguita da Simone Fava. La Giornata in memoria dell'Olocausto avrà come protagonista il flautista israeliano Elya Levin, che aprirà il programma con la Sonata di Erwin Schulhoff. In cartellone anche due star del concertismo internazionale: il flautista Massimo Mercelli e il pianista Ramin Bahrami, che eseguiranno musiche di Bach e del figlio Philipp Emanuel. Le giovanissime Angioletta Iannucci Cecchi, Maria Cristina Mazza e Marianna Tongiorgi, saranno le protagoniste del Concerto per la Festa della Donna dell'8 marzo. L’Orchestra dell'Istituto Verdi di Ravenna, musicisti della Young Musicians European Orchestra e dal BCC Symphony Chorus, diretti da Federico Ferri, eseguirà la Sinfonia n.5 di Beethoven per il Concerto per le Vittime Innocenti della Mafia. Chiusura in grande stile con il Concerto di Pasqua affidato alla Young Musicians European Orchestra e al Coro "Novocanto" di Innsbruck, diretti da Paolo Olmi e impegnati nella Messa della Incoronazione di Mozart; solisti Sara Rossini, Daniela Pini, Manuel Amati e Antonio di Matteo. La prima parte del programma vedrà Andrea Obiso esibirsi nel Concerto K 2019 di Mozart e nelle spericolate variazioni di Paganini sul Mosè di Rossini. Dettagli su date e luoghi dei concerti nel calendario da pagina 82
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RAVENNA
RAGAZZI ALL’ALMAGIÀ Fagiolino Asino d’oro di Francesco Niccolini e Mauro Monticelli regia di Renato Bandoli con Mauro Monticelli, Andrea Monticelli e Fabio Pignatta Teatro del Drago
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Robin Hood testo e regia Zenone Benedetto con Tiziano Feola e Zenone Benedetto Abruzzo Tucur Nell’affascinante mondo dell’Inghilterra medioevale, Robin
Lo spettacolo combina tre diversi generi: il teatro dei burattini, l’antica arte dei cantastorie e la giocoleria. In scena il 20 ottobre alle 17
Cappuccetto Rosso di e con Enrico Spinelli Una rilettura del grande classico in uno spettacolo di burattini in baracca e attori in scena . In scena il 17 novembre alle 17
Teo ha le orecchie curiose con Roberta Colombo e Andrea Monticelli regia di Andrea Monticelli Oggetti fonosimbolici Luigi Berardi Spettacolo adatto ai piccolissimi, under 3. Teo è un piccolo coniglio con le orecchie grandi che ancora non parla. Gli piace ascoltare. Tutto, ma proprio tutto: il rumore del biscotto che viene mangiato, lo sciabordio delle onde, il cigolio dell’altalena. Ascoltare è il suo gioco preferito: gli scappa da ridere e alla fine della giornata prova a cercare la luce della luna prima di chiudere gli occhi e addormentarsi. In scena il 24 novembre alle 17
Hood e la sua allegra compagnia, immersi nella verde foresta di Sherwood, tentano di opporsi alle cattiverie del perfido principe Giovanni e del cattivissimo sceriffo di Nottingham. In scena il 26 gennaio alle 17
L’anatra, la morte e il tulipano in collaborazione con Cantieri Danza Compagnia Tardito/Rendina Un duetto stralunato e poetico in questo spettacolo di danza, musica e parole inserito nella rassegna Today To Dance. A partire dai 7 anni. In scena il 9 febbraio alle17
FESTE Da Halloween a Carnevale
Cenerentola in bianco e nero testo e regia Marco Renzi con Mirco Abbruzzetti e Simona Ripari Proscenio teatro
Lo spettacolo racconta la vicenda attraversando i momenti più cari e noti al pubblico di ogni età: ci sarà in scena Cenerentola in carne e ossa, col suo vestito sporco di cenere e con quello sfavillante con cui si presenta alla festa, ci sarà il Principe, la scarpetta abbandonata e tutto il resto. Non mancheranno, come tradizione della compagnia, pupazzi animati e coinvolgimento diretto del pubblico, anzi, sarà proprio quest'ultimo a decidere quale dei due finali è più gradito, lo farà con una regolare votazione. In scena il 19 gennaio alle 17
Tre gli appuntamenti, all’interno del cartellone, che si trasformano in vere e proprie feste corredate di spettacolo ma anche di merenda e momenti di divertimento. In particolare il 31 ottobre si svolge un Halloween site specific per bimbi under 6, il 6 gennaio dalle 16 c’è il gioco scambio dei regali della Befana e alle 17 lo spettacolo Tutti vanno alla capanna del Teatro alla Panna (foto), infine il 22 febbraio la tradizione festa di Carnevale con Mu Lan e il Drago dei Teatro dei colori alle 17.
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RAVENNA
RAGAZZI AL RASI Slurp
Pulgarcito
Drammatico vegetale
Teatro Paraiso (Spagna)
Performance interattiva parte della manifestazione Art & Ciocc. Adatto a un pubblico dai 18 mesi ai 3 anni. In scena l’1 novembre alle 16 e alle 18
Una rilettura del classico Pollicino che si concentra in particolare sul tema dell’abbandono. Adatto a un pubblico dai 5 anni. In scena il 7 dicembre alle 18
L’omino del pane e della mela Fratelli Caproni Spettacolo inserito nella manifestazione Art & Ciocc, adatto a un pubblico dai 4 ai 12 anni. In scena il 2 novembre alle 18
Che sì che no Drammatico Vegetale I suoni, i gesti, gli sguardi delle emozioni di Elvira, Koro e Piero, alle prese con la materia di cui sono fatti i sogni. Un colore che sporca una carta, una mano che fruga nella sabbia, un pezzo di legno che cade per terra e poche parole. poche parole. Spettacolo di attore e figure per un pubblico dai 2 ai 6 anni. A seguire giochi interattivi con elementi naturali. In scena il 14 novembre alle 18
Brum Drammatico Vegetale Esiste un mondo del non detto, che per il bambino è il mondo del non visto, del non toccato, del non masticato, del non ancora scoperto. Spettacolo di teatro di figura e d’attore adatto a un pubblico di piccolissimi, dai 2 ai 6 anni. In scena il 16 gennaio alle 18
Leo. Uno sguardo bambino sul mondo Drammatico Vegetale Il mondo visto e interpretato con gli occhi curiosi di un bambino, che altri non è che Leonardo da Vinci. Adatto dai 4 ai 10 anni. Teatro corporeo e visivo. In scena il 18 gennaio
Thioro. Un cappuccetto rosso senegalese Ker Théâtre Mandiaye N’Diaye Un’originale riscrittura del grande classico ambientata in Africa, tra racconto, musica, interazione con il pubblico. Adatto a un pubblico dai 4 anni. In scena il 23 febbraio alle 18
Grande cavalcata rossiniana Drammatico vegetale Spettacolo che si snoda come un percorso musicale negli spazi del teatro Rasi nel 150° anniversario di Gioacchino Rossini per 50 minuti. Adatto a un pubblico dai 6 ai 10 anni. In scena al Teatro Rasi/Mar dal 19 al 21 febbraio e il 23 febbraio alle 16.30, il 15 e il 22 febbraio alle 11
Piadina, Crescioni e tante altre
o proposte anche senza lievito e strutt Ravenna, via Sant’Alberto, 105 piadina.ravenna per prenotazioni tel. 0544.455709 ORARIO CONTINUATO dalle 11.30 alle 21.00
Il diario di Adamo ed Eva Scena Verticale Uno spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Mark Twain all’insegna della delicatezza, con due attori in scena. Adatto a un pubblico dai 6 ai 10 anni. In scena il 5 marzo alle 18
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RAVENNA
Anima blu
EXTRA
Tam Teatromusica Uno spettacolo di teatro d’attore e visuale dedicato all’opera di Marc Chagall. In scena il 14 marzo alle 18
Spettacoli a primavera
Pinocchio in 7T Drammatico Vegetale Teatro di figura e musica per la rilettura del grande classico di Collodi. Adatto dai 3 agli 8 anni. In scena dal 19 al 21 marzo alle 18
Essere fantastico Cie SÊmaphore/Teatro all’improvviso Un laboratorio di teatro musicale e visuale dedicato alle figure immaginarie. Adatto dai 3 agli 8 anni. In scena il 26 marzo alle 18
Fratellino e fratellina Asini Bardasci Nasce dalla fiaba di Hansel e Gretel per trasformarsi in un racconto moderno che ci narra di cosa voglia dire oggi diventare grandi e rimanere soli. Dai 6 ai 12 anni. In scena il 16 aprile alle 18
Tra gli spettacoli della rassegna “Artebebèâ€? dedicata ai piĂš piccoli, a primavera, ci sarĂ con Pinocchio attraverso lo specchio di Drammatico Vegetale dal 17 al 19 maggio e, sempre della stessa compagnia che organizza peraltro il festival, Uno, due, tre.. il 24 maggio. Per la rassegna dalle Sette alle Nove, rassegna di teatro, giochi e picnic sul prato: il 12 giugno la biblioteca La Piccionaia/Babilonia Teatri presenta Come nelle favole (dai 5 ai 10 anni), di nuovo Pinocchio in 7T (in foto) il 18 e 19 giugno e laboratorio di giochi con pezzi di biciclette Gioclette a cura di Roberto Papetti (dai 4 ai 10 anni) il 25 giugno.
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CARTELLONE FAENZA
Teatro Masini piazza Nenni, 3 tel. 0546 21306 Inizio spettacoli ore 21
PROSA L’anima buona di Sezuan di Bertold Brecht con Monica Guerritore regia di Monica Guerritore produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste / ABC Produzioni presentano Nella provincia cinese del Sezuan giungono tre dèi alla ricerca di qualche anima buona e ne trovano solo una, la prostituta Shen Te, che li ospita per la notte. Il compenso inaspettato per tale atto di bontà sono mille dollari d’argento, ossia, per Shen Te, la possibilità di vivere bene. Ma il compenso è accompagnato dal comandamento di continuare a praticare la bontà. Shen Te apre una tabaccheria e si trova subito addosso uno sciame di parassiti esigenti fino alla ferocia, da cui è costretta a difendersi. Per farlo, una notte, si traveste da cugino cattivo, Shui Ta, spietato con tutti. A complicare la situazione però interviene l’amore… In scena dal 15 al 17 novembre
Quartet
Mastro Don Gesualdo
di Ronald Harwood regia di Patrick Rossi Gastaldi con P. Quattrini, E. Blanc, G. Pambieri, C. Ponzoni
di Giovanni Verga regia di Guglielmo Ferro con Enrico Guarnieri produzione Associazione Progetto Teatrando
Una commedia ambientata in Italia, culla del bel canto, in cui protagonisti sono quattro grandi interpreti d’opera. Famosi, energici, irascibili e, insieme, divertenti, che vivono ospiti in una casa di riposo. Cosa accade quando a queste vecchie glorie viene offerto di rappresentare per un galà il loro cavallo di battaglia, il noto quartetto del Rigoletto di Verdi “Bella figlia dell’amor?” Un gioco teatrale e drammaturgico capace di far ridere, riflettere e commuovere. In scena dall’11 al 13 dicembre anche a Cervia il 9 e 10 dicembre
Questa rielaborazione drammaturgica intende ricontestualizzare il concetto di “roba”, che permea il romanzo, l’incessante e frenetica attività di speculazione di un mondo di estremo materialismo, dove non c’è posto per i sentimenti; un mondo senza spazio e tempo che non può fare altro che andare incontro al proprio destino, che niente e nessuno potrà cambiare. In scena dal 17 al 19 gennaio
Massimo Lopez & Tullio Solenghi Show di e con Massimo Lopez e Tullio Solenghi Uno Show di cui i due noti attori sono interpreti e autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale. Ne scaturisce una carrellata di voci, imitazioni, sketch, performance musicali, improvvisazioni e interazioni col pubblico. Tra i vari cammei, l’incontro tra papa Bergoglio (Massimo) e papa Ratzinger (Tullio) in un siparietto di vita domestica, e poi i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, e quello di Dean Martin e Frank Sinatra. In quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del palcoscenico”, si offrono alla platea con l’empatia del loro inconfondibile “marchio di fabbrica” . In scena dal 18 al 20 febbraio
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PROSA
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Chi vive giace
Tartufo
di Roberto Alajmo - regia di Armando Pugliese con D. Coco, R. Caronia, R. Nobile, S. Blandeburgo produzione Teatro Biondo
di Molière regia di Roberto Valerio con Giuseppe Cederna e Vanessa Gravia
Una commedia nera, una storia di fantasmi e disgrazie, tinta di “realismo magico” siciliano. Un incidente automobilistico, una disgrazia in cui una giovane perde la vita a causa della guida distratta di un ventenne. Non è colpa di nessuno, ma il marito della donna non se ne fa una ragione. Dall’altra parte, il padre del ragazzo non sa come comportarsi, se assolvere in pieno il giovane o spingerlo a porgere le proprie scuse al vedovo. In scena dal 10 al 12 marzo, anche a Bagnacavallo il 9 marzo e a Cervia il 13 e 14 marzo
Una commedia che unisce la satira corrosiva alla riflessione sull’animo umano e sui valori sociali; con una visione contemporanea che sottolinea la crisi della società moderna dilaniata tra materialismo senza senso e spiritualità fanatica. In scena dal 7 al 9 aprile anche a Russi il 2 aprile
Con tutto il cuore di e con Vincenzo Salemme - regia di Vincenzo Salemme e con D. Aria, V. Borrino, A. Cioli, S. D’Auria, T. Del Vecchio, A.Guerriero, G. Ribò, M. F. Stellato produzione Diana OR.I.S. Al centro della vicenda c’è un piccolo uomo, il mite insegnante di lettere antiche Ottavio Camaldoli, che subisce un trapianto di cuore ma non sa che il cuore che gli è stato dato in dono è quello di un feroce delinquente, Antonio Carannante, morto ucciso, il quale prima di morire ha sussurrato alla mamma, feroce quanto lui, le sue ultime volontà: che il proprio cuore possa continuare a pulsare anche dopo la sua morte. In scena dal 24 al 26 marzo
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FAENZA
CONTEMPORANEO Grigio
Perfetta
di Giorgio Gaber con Elio regia e rielaborazione di Giorgio Gallione produzione Teatro Nazionale Genova
testo e regia di Mattia Torre con Geppi Cucciari
Il Grigio è la storia di un uomo che a un certo punto della sua vita sente il bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti. La sua desiderata solitudine viene però disturbata da un topo che gli gironzola per casa ed è chiaramente uno spettro, un simbolo e rappresenta i problemi rimossi che tornano quando si cerca di insabbiarli in una tranquillità fasulla. In scena il 20 novembre anche a Bagnacavallo il 18 novembre
Perfetta è un monologo nel quale trovano spazio comicità e satira di costume; ma anche e soprattutto un tentativo di consapevolezza e di empowerment femminile di cui sembra esserci un grande bisogno nel nostro tempo. In scena il 16 gennaio
Il re anarchico e fuorilegge a Versailles testo, regia, interpretazione di Paolo Rossi Capocomico per eccellenza, Rossi dirige una straordinaria compagnia di attori e musicisti che agiranno con grande professionalità, grazie a un’improvvisazione rigorosa. Uno spettacolo di teatro, sogno, speranza, parola, musica e risate (vedi pagina 17). In scena l’1 febbraio
La scuola delle mogli di Molière (traduzione di Cesare Garboli) regia di Arturo Cirillo con A. Cirillo, V. Picello, R. Giglio, M. Pizzigallo e G. Vigentini produzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo Rilettura contemporanea del grande classico con al centro una giovane donna, cavia di un esperimento che solo una mente maschilista e misantropica poteva escogitare: è stata presa da bambina, orfana, e poi lasciata nell’ignoranza di tutto per poter essere la moglie ideale. In scena il 18 dicembre
Misery
Fedeli d’amore testo e regia di Ermanna Montanari e Marco Martinelli con Ermanna Montanari produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro Nella nebbia di un'alba ravennate del 1321, Dante Alighieri, profugo, è sul letto di morte, e la sua carne che si spegne è aggredita da visioni e lampi: in una scena generata da un’alchimia vocale, sonora, visiva e drammaturgica capace di fondere psiche e mondo, si evoca Dante nell’abbracciare una sola salvezza: l’amore. In scena l’11 febbraio
di Stephen King regia di Filippo Dini con Filippo Dini e Arianna Scommegna Una storia che è orrore, claustrofobia e follia. Ma la vicenda di Paul Sheldon, protagonista del libro (e del testo teatrale) e scrittore anch’egli, non è solo questo. Annie, l’infermiera che si trasforma in una carceriera torturatrice che si nutre di pagine scritte e non si ferma davanti a niente pur di salvare il suo personaggio preferito, è l’incarnazione della fascinazione e dell’amore che ogni essere umano sente verso le storie, e verso chi le racconta. In scena il 10 gennaio
Storia di un oblio di Laurent Mauvignier con Vincenzo Pirrotta regia di Roberto Andò produzione Accademia Perduta e Società per Attori Un uomo entra in un supermercato all’interno di un grande centro commerciale di una città francese. Ruba una lattina di birra e viene bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo ammazzano di botte. Questo scarno fatto di cronaca è raccontato da Laurent Mauvignier in un lungo racconto, una sola frase che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. In scena al Ridotto (fuori abbonamento) il 25 febbraio
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FAENZA
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COMICO
LA CASA DEL TEATRO
Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere
Dal Sudamerica per una stagione dei due mondi
di John Gray con Debora Villa regia di Federico Tiezzi Il testo si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne vengono da due pianeti diversi. In scena il 10 dicembre
Una donna di prim’ordine di e con Maria Pia Timo regia di Roberto Pozzi Il big bang della dispensa, le tante mail da smistare, la chat dell’ufficio, le chiavi da ritrovare ogni mattina, la casa di famiglia da svuotare, le telefonate dei call center, la palestra, la chat della palestra, la chat dei vicini, lo scompiglio dei bambini, la chat delle mamme, la piscina, le scadenze… In scena il 14 gennaio
Noi - Mille volti e una bugia di e con Giuseppe Giacobazzi regia di Carlo Negri Andrea Sasdelli alias Giuseppe Giacobazzi, ovvero l’uomo e la sua maschera. Un dialogo di 25 anni di convivenza a volte forzata. 25 anni fatti di avventure e aneddoti, situazioni ed equivoci, gioie e malinconie, spettatori e protagonisti di un’epoca che viaggia a velocità sempre maggiore. Uno spettacolo che con ironia e semplicità cerca di rispondere ad una domanda: “Dove finisce la maschera e dove inizia l’uomo?” In scena il 4 febbraio
Andy e Norma di Neil Simon con Gigi e Ross regia di Alessandro Benvenuti Andy e Norman è una storia di amicizia fra due uomini prima, e poi fra i due uomini di prima e una donna all’improvviso... Ma è anche una storia d’amore in tempi simultanei degli stessi due uomini verso la medesima improvvisa donna. In scena il 4 marzo
Anche quest’anno punto di riferimento di un teatro popolare e allo stesso tempo internazionale è il Teatro dei Due Mondi con la stagione che organizza alla Casa del Teatro, in via Oberdan a Faenza. Si comincia l’1 e il 2 novembre con il Teatro de los Andes, dalla Bolivia e il loro Un buen morir, storia di una coppia di attori che condividono un’ultima colazione prima dell'alba. Il 30 novembre il Teatro Tascabile di Bergamo propone un circo surreale con The Yoricks - Intermezzo comico. Il 14 dicembre alle 21 il Caravan Maschera Teatro, dal Brasile, propone Vidas Secas, saga di una famiglia che, per sfuggire alla morte certa dovuta al dilagare di una terribile siccità, vaga per il Sertão brasiliano alla ricerca di migliori condizioni di vita. Il testo letterario di Graciliano Ramos viene rivisitato attraverso l'uso di marionette, maschere e in quasi totale assenza di parole (la compagnia è in scena anche domenica 15 con uno spettacolo per ragazzi alle 16). Nel 2020 si inizia l’11 gennaio con lo spettacolo-concerto Allegro Cantabile di Faber Teater (in scena anche la domenica alle 16 con uno spettacolo per ragazzi). ova a diventare attivo, il pubblico si scopre musicista all’interno di un’orchestra. L’1 febbraio un “trebbo con Shakespeare” curato da Denis Campitelli in memoria di Guido Leotta e Giovanni Nadiani. Il 14 marzo l’appuntamento è con la Scuola Sperimentale dell’Attore / L’Arlecchino Errante e lo spettacolo Immigrant Song (2.0), un Pulcinella cantastorie ci regala una favola di Josè Saramago sulla (impossibile) fine del mondo, ed evoca la presenza di un migrante dell’attualità, che a sua volta chiama sulla scena la figura di Thomas Sankara. Non mancheranno anche gli appuntamenti della domenica pomeriggio alle 16 per i bambini, oltre a quelli già citati: L’1 dicembre il Teatro Patalò porta in scena Storia di una bambina, a partire dalle fiabe popolari di Raperonzolo e Prezzemolina, il 16 febbraio 2020 ci sarà il magnifico Cuore del Teatro dei due Mondi, una rilettura contemporanea e molto riuscita del libro di De Amicis, mentre il 15 marzo Silvia Scotti porta in scena la storia di iniziazione Yakouba e il leone.
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FAENZA
DANZA
MUSICA
La bella addormentata
La grande classica di Erf al Masini e non solo
coreografie di Marius Petipa compagnia Russion Classical Ballet La dimensione del sogno risveglia la magia delle fiabe, un mondo incantato di castelli, foreste, maledizioni e incantesimi. L’opera, consacrazione del romanticismo, basato sul racconto di Charles Perrault La Belle au Bois Dormant, integrato nello stile francese del XVIII secolo, è considerato un capolavoro assoluto. In scena il 16 dicembre
Una Carmen. Don Josè coreografia di Hector Budlla compagnia Nuovo Balletto Classico Questa versione di Carmen, diretta da Daniele Franci, elabora significati e sentimenti dell’opera originale, non perdendo in passionalità e impostazione drammatica, e sollecita lo spettatore a una visione drammaturgica contemporanea a molteplici livelli. In scena il 25 gennaio
The Man coreografie di Cristiano Fagioli compagnia Rbr Dance Company Lo spettacolo narra della Passione dell’uomo, di ciascuno di noi, della manifestazione d’amore infinito, eroico e tenace. La trama danzata mescola e dilata sensazioni ancestrali, la narrazione coreutica apre ad orizzonti di significato “altri” rispetto a quelli della semplice quotidianità ed esperienza tangibile. In scena il 2 aprile
Lost In - O - Secus coreografie di Saul Daniele Ardillo, Philippe Kratz e Ohad Naharin compagnia Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto Performance corali, di coppia e assoli accomunate dall’eccellenza tecnica e stilistica dei danzatori di Aterballetto che si esibiranno in un continuo vortice di emozioni, ritmo, gioia, irruenza e vulnerabilità e tessiture musicali che spazieranno da Chopin ai Beach Boys (vedi p.30). In scena il 29 aprile
Dopo l’avvio del 15 ottobre con un concerto dell’orchestra I Solisti Veneti e di Lucio Degani, prosegue la nuova stagione concertistica di Emilia Romagna Festival al Teatro Masini di Faenza - ERF&TeatroMasiniMusica. Il secondo concerto si terrà lunedì 11 novembre (alle 21) sempre al Teatro Masini, e vedrà un’esibizione al pianoforte di Michel Dalberto, secondo Le Monde “uno dei più grandi interpreti che la Francia ci ha donato dopo Alfred Cortot”. Michel Dalberto, affermato sulla scena internazionale fin dal 1975, è l’unico pianista vivente ad aver inciso tutta l’opera di Schubert. Dalberto porterà all’ERF Schumann, Beethoven e Ravel, tre compositori imprescindibili per il pianoforte. Sabato 23 novembre il Festival cambierà location, spostandosi al Museo Internazionale delle Ceramiche per un concerto alle 18.30 dal titolo “Accademia Musicale in Faenza”. Ne sono protagonisti l’Ensemble di archi Giuseppe Sarti, diretto dal musicista faentino Paolo Zinzani, Marco Farolfi al fortepiano, e il giovane Carlo Vistoli, uno specialista mondiale in canto barocco. In programma anche, in anteprima, un concerto di Paolo Alberghi. Il 29 novembre (alle 21) il Festival torna al Masini con Ivo Pogorelich. A Faenza porterà Bach, Beethoven, Chopin e Ravel. Il Concerto di Natale fuori abbonamento quest’anno si terrà il 14 dicembre al Masini, dove la voce di Patrizia Laquidara, accompagnata dalla Sarti Big Band e dall’Ensemble di archi Giuseppe Sarti diretti da Daniele Santimone, presenterà “C’eravamo tanto amati”. Il 13 gennaio al Ridotto del Teatro Masini si terrà il concerto del mezzosoprano Hanna Hipp (nella foto) e della pianista Emma Abbate, che vede in programma Poulenc, Ravel, Pizzetti, Berio e de Fallaesa. Sempre al Ridotto, il 29 gennaio (alle 21) si esibirà il Quartetto Guadagnini. Il programma vedrà brani di Franck, Mozart e Silvia Colasanti. Il 23 febbraio, sempre al Ridotto il Duo Alterno, composto dal soprano Tiziana Scandaletti e da Riccardo Piacentini al pianoforte, si esibirà con “High Theatrics Duo”. Un’altra coppia si presenterà al Ridotto il 13 marzo per una “sfida musicale” tra le due maestà di Mozart e Rossini, con Claudio Mansutti come maestro concertatore e Stefano Valanzuolo a curarne presentazione e narrazione. La stagione si chiuderà il 30 marzo con un concerto fuori abbonamento del Duo Pitros, composto da Luigi Santo alla tromba e Daniela Gentile al pianoforte.
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FAENZA
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RAGAZZI Robin Hood nel castello di Nottingham
Valentina vuole
Compagnia I guardiani dell’Oca
Questa è la storia semplice di una bambina. Che è anche una principessa. Lei ha tutto. Vive in un posto sicuro, dove non manca niente. Ma è sempre arrabbiata e urla, urla sempre, perché tutto vuole, sempre di più. Valentina Vuole. Forse le manca qualcosa. Ma cosa non sa. E i grandi? Sembrano non capire. In scena il 15 dicembre alle 16
Nell’affascinante mondo dell’Inghilterra medievale, Robin Hood e la sua allegra compagnia tentano di opporsi eroicamente alle cattiverie del perfido Principe Giovanni e del cattivissimo Sceriffo di Nottingham. In scena il 24 novembre alle 16
compagnia Accademia Perduta/Progetto g.g.
La bella e la bestia compagnia Il Baule Volante Un mercante, padre di tre figlie, si smarrisce nel bosco di ritorno da uno sfortunato viaggio d’affari. Trova rifugio nel palazzo della Bestia, un essere orribile, metà uomo e metà belva. Qui cerca di rubare una rosa e per questo la Bestia lo minaccia di morte. L’unica sua possibilità di salvezza è che sia una delle sue figlie a morire al suo posto. La più bella delle tre figlie accetta il sacrificio e si reca al palazzo, ma andrà incontro ad un altro destino. In scena il 26 gennaio alle 16
Chi ha paura di denti di ferro? compagnia Accademia Perduta/Tcp Tanti Cosi Progetti Una fiaba che si inserisce a pieno titolo nella tradizione popolare delle storie di magia e di queste contiene tutti i tratti caratteristici: la strega che vive nel fitto di un bosco, isolata, e che non vuole essere disturbata; i bimbi che, incauti, sono attratti dalla curiosità di scoprire se esista veramente e che vengono avvertiti del pericolo, ma decidono lo stesso di perlustrare il bosco. Una scoperta che, affrontata con intelligenza, furbizia e spirito, li può far crescere. In scena il 2 febbraio alle 16
Il giardino stregato di Maga Cornacchia compagnia Gli Alcuni Fata Corolla e Fata Valeriana entrano per errore in una fiaba: qui sono rapite dalla perfida Maga Cornacchia e imprigionate nel suo castello stregato. A partire da questo momento saranno loro, aiutate dal giovane pubblico, a dover reinventare la fiaba e trovare il modo per uscire dalla loro prigione. Per fortuna, all’interno del castello, c’è un misterioso giardino ricco di sorprese e meraviglie, abitato da personaggi stravaganti. In scena il 15 marzo alle 16
Le 4 stagioni e piccolo vento compagnia Fondazione Aida Uno spettacolo che coinvolge il pubblico dei più piccoli sul tema dell’alternarsi delle stagioni e dell’ascolto della natura. Sulla base delle musiche de “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, un esempio di musica a soggetto vitale e ricca d’inventiva, si snoda questa frizzante storia che segue con sorrisi e poesia le avventure di Piccolo Vento attraverso le stagioni e i loro cambiamenti. In scena il 29 marzo alle 16
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CARTELLONE BAGNACAVALLO
Teatro Goldoni piazza della Libertà, 18 tel. 0545 64330 Inizio spettacoli ore 21
PROSA Madre Courage e i suoi figli
Il grigio
di Bertolt Brecht traduzione di Roberto Menin regia e drammaturgia musicale di Paolo Coletta con Maria Paiato e M. Marino, G. Ludeno, A. Paolotti, R. Pappalardo, A. Vitolo, T. Vittori, M. Autore, L. D’Auria, F. Del Gaudio Produzione: Società per Attori – Teatro Metastasio di Prato
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con Elio rielaborazione drammaturgica e regia di Giorgio Gallione produzione Teatro Nazionale Genova
Brecht scrisse il testo quando era già in esilio, nel 1938 alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Un’opera di contraddizioni e antinomie, a partire dalla principale: Madre Courage si sforza di proteggere i suoi figli dalla guerra, grazie alla quale lei stessa vive e guadagna, ma li perde inesorabilmente uno dopo l’altro. Nel testo c’è un valore quasi profetico: Brecht, nutrito anche dai ricordi della Grande Guerra, compone un’opera definitiva sulle guerre di tutti i tempi, rimandandoci all’idea dell’apocalisse. In scena il 28 ottobre
Giorgio Gallione adatta il capolavoro di Giorgio Gaber e Sandro Luporini inserendo alcune celebri canzoni del Signor G. Il Grigio è la storia di un uomo che a un certo punto della sua vita sente il bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti, afflitto più da problemi personali che sociali. La sua desiderata solitudine viene però disturbata da un topo che gli gironzola per casa. Il topo, che sarebbe poi “Il Grigio”, rappresenta l’elemento scatenante degli incubi dell’uomo. In scena il 18 novembre anche a Faenza il 20 novembre
Romeo&Giulietta
La sagra famiglia
Nati sotto contraria stella
di Paolo Cevoli regia di Daniele Sala produzione
da William Shakespeare con Ale e Franz, E. Allegri, M. Gobetti, M. Zannoni, R. Zanisi drammaturgia e regia di Leo Muscato produzione di EnfiTeatro
Genitori e figli. Dramma della nostra epoca. Ma forse questo problema esisteva già al tempo dei cavernicoli. E gli antichi romani, i greci, gli ebrei facevano i compiti ai loro figli? Paolo Cevoli racconta la sua storia personale di padre e di figlio paragonata con ironia e leggerezza ai grandi classici. Edipo, Ulisse, Achille, Enea e compagnia bella. Fino ad arrivare a Dio in persona con Mosè e il popolo ebraico. (vedi p. 17). In scena il 5 dicembre anche a Cervia il 23 novembre
Molière/Il misantropo ovvero Il nevrotico in amore di Molière, versione italiana di Fabrizio Sinisi e Valter Malosti regia di Valter Malosti con Valter Malosti e A. Della Rosa, S. Bertelà, E. Ribatti, R. Lanave, P. Giangrasso, M. Balardi, M. Spinetta I veri protagonisti dello spettacolo non sono i personaggi della tragedia shakespeariana, ma comici girovaghi che si presentano al pubblico per interpretare La dolorosa storia di Giulietta e del suo Romeo. Sanno bene che è una storia che già tutti conoscono, ma loro vogliono raccontarla osservando il più autentico spirito elisabettiano. Sono tutti uomini e ognuno di loro interpreta più personaggi, anche quelli femminili. In scena il 4 novembre
Malosti affronta Molière e propone un Misantropo del tutto inedito. Il suo Alceste è un filosofo, un nero buffone, un folle estremista del pensiero, che assume in sé anche risonanze più intime e strazianti, senza rinunciare alla sottile linea comica, al fuoco farsesco che innerva il protagonista. In scena il 28 gennaio anche all’Alighieri dal 16 al 19 gennaio e a Cervia il 25 e il 26 gennaio
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BAGNACAVALLO
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Le signorine
Duum
di Gianni Clementi con Isa Danieli e Giuliana De Sio regia di Pierpaolo Sepe produzione Nuovo Teatro
creato e diretto da Alessandro Pietrolini produzione Equipe Eventi Compagnia Sonics
Due sorelle zitelle trascorrono la propria esistenza in un continuo e scoppiettante scambio di accuse reciproche. Nella loro veracità napoletana, Rosaria e Addolorata sanno farci divertire e commuovere, raccontando con grande ironia, gioie e dolori della vita familiare. Un testo irriverente e poetico. In scena il 20 febbraio anche a Russi il 29 gennaio
Rinnovato nelle scene, nei costumi e nelle musiche, ricco di nuove evoluzioni acrobatiche, Duum è uno spettacolo dedicato alla ricerca della bellezza e del fare insieme. Una sfida alle leggi di gravità unita all'armonia del movimento. In scena il 23 marzo e il 24 marzo (fuori abbonamento)
Human di Francesco Tesei e Deniel Monti regia di Francesco Tesei Il nuovo spettacolo di Francesco Tesei propone uno sguardo alla sua arte da una prospettiva originale e quanto mai attuale: il mentalismo come modo per tornare a stupirsi per le magie dei rapporti umani. Attraverso la relazione tra il mentalista e il pubblico, Human diventa quindi un’esperienza di condivisione e di co-creazione di ogni singola replica dello spettacolo. Un’esplorazione di inconscio, ragione e di tutto ciò che vive a cavallo tra i due. In scena il 22 febbraio fuori abbonamento
Profumi e sapori del territorio Menu di carne, pesce e vegetariano Tutti i giorni pane fatto in casa
Chi vive giace di Roberto Alajmo con D. Coco, R. Caronia, R. Nobile, S. Blandeburgo, C. Zappalà musiche di Nicola Piovani regia di Armando Pugliese produzione Teatro Biondo Palermo In un contesto che sin dall’inizio ha i contorni allucinati di un certo realismo metafisico tipicamente siciliano, sono i fantasmi che bisogna interrogare di fronte al dilemma etico scatenato da un incidente stradale, tra vittime e presunti colpevoli. In scena il 9 marzo anche a Faenza dal 10 all’1e marzo e a Cervia il 13 e 14 marzo
Bagnacavallo - Piazza della Libertà 15 - Tel. 0545 64468 chiuso il mercoledì
www.malabocca.it
Osteria Malabocca
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BAGNACAVALLO
RAGAZZI Il gatto con gli stivali di Marcello Chiarenza con Mariolina Coppola, Maurizio Casali regia di Claudio Casadio produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri
Le nuove avventure dei musicanti di Brema di Gigi Bertoni con T. Horstmann, A. Pezzi, M. Regosa, R. Valmori regia di Alberto Grilli compagnia Teatro Due Mondi E se gli animali che i fratelli Grimm ci hanno fatto conoscere come I musicanti di Brema uscissero dalla loro favola, o la continuassero fino ai giorni nostri, se si perdessero nelle nostre città, che storia racconterebbero? In scena il 17 novembre alle 17
Gianni e il gigante ideato, diretto e interpretato da Emanuela Dall’Aglio compagnia Teatro delle Briciole
Su una pedana inclinata che all’inizio è un mulino con pale a vento, e successivamente castello, campi coltivati, giardini fioriti, si aprono piccole botole che svelano paesaggi inattesi per raccontare un grande classico della tradizione. In scena il 3 novembre alle 17
Liberamente ispirato alla fiaba dei Grimm Sette in un colpo, lo spettacolo affronta un archetipo della paura: il gigante che mangia i bambini, la creatura enorme che unisce forza fisica e scarsa intelligenza. Protagonista è un bambino che sfida il gigante in una gara tra forza e astuzia che appartiene a una delle strutture generative della fiaba orale. In scena il 1 dicembre alle 17
MUSICA “Libera la musica”: da Accademia Bizantina al Trio Furibondo Il teatro Goldoni ospita la quarta edizione di “Libera La Musica” curata da Accademia Bizantina che eseguirà anche il concerto di apertura della stagione (19 dicembre) con la direzione di Ottavio Dantone e al contralto Delphine Galou. I due tornano con un concerto dal titolo “Sacro e Profano”, dedicato alla musica di Vivaldi. Sono in programma i concerti RV 541 e RV 582, affiancati dal Nisi Dominus RV608 e dallo Stabat Mater RV621, per Voce e Orchestra, considerati due capolavori fondamentali del genere sacro. Nel secondo appuntamento, il 13 gennaio, Accademia Bizantina e il violino di Alessandro Tampieri guidano il pubblico attraverso le atmosfere anglosassoni del ‘700. A seguire, il 17 febbraio, l’Ensemble d’Archi Giuseppe Sarti “Collegium Ornatus Mundi” ci riporta al legame con le nostre terre, con un concerto dal titolo “Il barocco faentino”. In programma musiche di Gregori, J.C. Bach e dei “locali” Paolo Tommaso Alberghi e Arcangelo Corelli, nati uno a Faenza e l’altro a Fusignano. Gli ultimi due concerti offrono la possibilità di gettare uno sguardo anche ai repertori vicini, facendo un passo avanti: il 2 marzo grazie al Trio Furibondo (nella foto) saranno celebrati i 250 anni dalla nascita di Beethoven con l’interpretazione dei suoi Trii per Archi Op.9 n.1 e n.3, e uno indietro con il concerto di chiusura. L’ultimo concerto, l’8 aprile, infatti è incentrato sulle Ballate, i Madrigali e le Danze del XIV secolo, interpretati da La fonte musica con un concerto dal titolo “Un giorno danzando”.
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CARTELLONE RUSSI
Teatro Comunale via Cavour, 10 tel. 0544 587641 Inizio spettacoli ore 20.45
PROSA Pensaci, Giacomino di Luigi Pirandello regia di Fabio Grossi con Leo Gullotta e Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi, Valerio Santi e Sergio Mascherpa produzione: Compagnia Enfi Teatro - Produzione di Michele Gentile e Teatro Stabile di Catania Il testo del grande Pirandello nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale nel 1917. La storia racconta di una fanciulla che, rimasta incinta del suo giovane fidanzato, non sa come poter portare avanti la gravidanza: il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione, “per almeno cinquanta anni”, il giorno che lui non ci sarà più. Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. In scena il 14 novembre
Lo zoo di vetro
Ottocento
di Tennessee Williams adattamente e regia di Leonardo Lidi con Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Mario Pirrello, Anahi Traversi produzione Tpe
di e con Elena Bucci e Marco Sgrosso regia di Elena Bucci drammaturgia e cura del suono Raffaele Bassetti produzione Centro Teatrale Bresciano con Le Belle Bandiere
Come si muove la famiglia nel tempo? Come si sposta il teatro tra i secoli? Dramma familiare che presenta numerosi tratti autobiografici ricorrenti nell’opera dello scrittore statunitense – il desiderio di allontanarsi dalla casa natale, il rapporto tormentato con un padre ostile – Lo zoo di vetro è il lavoro con il quale Williams iniziò a farsi conoscere dal grande pubblico. In scena il 28 novembre
Alle cinque da me di Pierre Chesnot regia di Stefano Artissunch con Gaia de Laurentis, Ugo Dighero musiche Banda Osiris produzione Synergie ArteTeatro Si tratta di una commedia esilarante che racconta dei disastrosi incontri sentimentali di un uomo e di una donna: lui in cerca di stabilità affettiva, lei ossessionata dal desiderio di maternità. In scena il 12 dicembre
Ottocento è un esperimento di drammaturgia che verrà modificato e nutrito dall’incontro con il pubblico, invitato ad affacciarsi al laboratorio di idee dalle suggestioni della parola ‘Ottocento’, un secolo dal fascino talmente potente da nutrire ancora il presente. Viaggiando con la macchina del tempo del teatro, si sentiranno echeggiare i passi in un palazzo in apparenza abbandonato che si anima di presenze. In scena il 10 gennaio
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PROSA RUSSI
Il silenzio grande
Pulcinella, uno di noi
di Maurizio De Giovanni regia di Alessandro Gassmann con Massimiliano Gallo, Monica Nappo, Paola Senatore, Jacopo Sorbini, Stefania Rocca produzione Diana Or.I.S
Nuovo Balletto di Toscana direttore artistico Cristina Bozzolini Musica di Igor Stravinkij e G. B. Pergolesi
Scrittore napoletano di fama internazionale, De Giovanni firma questa inedita commedia in due atti. Scrive Gassman: In Qualcuno volò sul nido del cuculo l’adattamento di Maurizio mi ha premesso di portare quella storia che trasuda umanità in Italia nel 1982. Questa è una delle funzioni che il teatro può avere, quella di raccontarci come siamo, potremmo essere o anche quello che saremmo potuti essere. In scena il 22 gennaio
Le signorine di Gianni Clementi con Isa Danieli e Giuliana De Sio regia di Pierpaolo Sepe produzione Nuovo Teatro Due sorelle zitelle trascorrono la propria esistenza in un continuo e scoppiettante scambio di accuse reciproche. Nella loro veracitĂ napoletana, Rosaria e Addolorata sanno farci divertire e commuovere, raccontando con grande ironia, gioie e dolori della vita familiare. Un testo irriverente e poetico. In scena il 29 gennaio anche a Bagnacavallo il 20 febbraio
Si tratta di una sintetica rivisitazione in chiave contemporanea del personaggio di Pulcinella, non senza riferimenti al mondo settecentesco. Il tutto in sintonia con gran parte della partitura composta da Igor Stravinskij, con interpolazioni di brani composti anche da Giovan Battista Pergolesi. In scena un organico di undici giovani danzatori. In scena il 28 febbraio
MUSICA
Dal fado al Chet Baker di Fresu
Si confermano gli appuntamenti in musica a Russi. Dopo il concerto di apertura con le musiche da film del 16 ottobre, si prosegue il 6 novembre con “Pasion y Saudadeâ€? con un programma di arie d’opera con il Triolet che vede Silvia Testoni alla voce, Sergio Chiti alla fisarmonica e Fabrizio Milani alla pianoforte. Due musiche di tradizione popolare si tramutano in brani d’autore grazie ai nobili testi dei piĂš celebri poeti, Pessoa e Borges, e agli arrangiamenti di sapore classico che trasportano in atmosfere affascinanti, passionali e malinconiche. VenerdĂŹ 22 novembre l’Orchestra Cupiditas sarĂ diretta da Pietro Veneri e vedrĂ in scena il violino solista Luca Fanfoni con musiche L.V. Beethoven, Quinta sinfonia, concerto per violino. Appuntamento speciale è quello del 12 febbraio con uno spettacolo tra musica e prosa: Tempo di Chet. La versione di Chet Baker, con un testo di Leo Muscato e Laura Perini e musiche originali di Paolo Fresu che suonerĂ con Dino Rubino (pianoforte), Marco Bardoscia (controbasso), Alessandro Averone, Bruno Di Chiara, Rufin Doh, Debora Mancini, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Graziano Piazza, Laura Pozone. La figura del grande jazzista rivive grazie alla musica di Paolo Fresu (in foto) e un cast di otto attori in uno spettacolo nato dalla fusione e dalla sovrapposizione tra scrittura drammaturgica e partitura musicale.
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PROSA RUSSI
Vorrei essere il figlio di un uomo felice L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano di e con Gioele Dix produzione Giovit Un monologo intenso, personale e divertente che usa come filo conduttore la vicenda di Telemaco in cerca del perduto padre Ulisse per un discorso sulla paternità, sia essa ignorata, perduta, cercata o ritrovata. Nei primi quattro canti dell’Odissea, Omero racconta di un viaggio, meno spettacolare di quello di Ulisse, ma altrettanto determinante. Si tratta del viaggio di Telemaco. In scena il 12 marzo
Tartufo di Molière regia di Roberto Valerio con Giuseppe Cederna e Vanessa Gravia Una commedia che unisce la satira corrosiva alla riflessione sull’animo umano e sui valori sociali; con una visione contemporanea che sottolinea la crisi della società moderna dilaniata tra materialismo senza senso e spiritualità fanatica. La rappresentazione porterà sulla scena l’esistenza umana, coniugando diversi registri in una polifonia di strati di senso. In scena il 2 aprile anche a Faenza dal 7 al 9 aprile
RAGAZZI Ombre, figure, pupazzi e attori per le famiglie Quattro appuntamenti la domenica pomeriggio dedicati alle famiglie, alle 16. Si comincia il 12 gennaio con la compagnia La luna nel letto che porta in scena il classico Cappuccetto Rosso in cui Michelangelo Campanale dirige i danzatori – acrobati della Compagnia EleinaD (adatto dai 4 anni). Il 2 febbraio è la volta di Teatro C’art Comic Education con il loro Casa de Tabua, di e con André Casaca e Irene Michailidis. Un spettacolo di clown, danza, musica e mimi adatto fin dai 3 anni: Il 16 febbraio va in scena il Teatro di carta con Posidonia, di e con Chiara Carlorosi e Marco Vergati. Uno spettacolo adatto al pubblico di ogni età che combina immagini suggestive con momenti di sottile e raffinata comicità utilizzano teatro d’attore, teatro d’ombre e lanterna magica (adatto dai tre anni). Si chiude domenica 8 marzo con il Teatro del cerchio e il loro spettacolo Il gatto e la volpe – aspettando Mangiafuoco per la regia di Mario Mascitelli, che è anche in scena con Mario Arioldi. Uno spettacolo di teatro d’attore adatto a un pubblico dai 7 anni.
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CARTELLONE CERVIA
Inizio spettacoli ore 21
PROSA Montagne russe
Quartet
di Eric Assous regia di Marco Rampoldi con Martina Colombari e Corrado Tedeschi
di Ronald Harwood regia di Patrick Rossi Gastaldi con P. Quattrini, E. Blanc, G. Pambieri, C. Ponzoni
Un uomo di cinquant’anni e una giovane e attraente donna sono i protagonisti di questa commedia. Si incontrano in un bar, nel tardo pomeriggio e poi, lui, approfittando dell’assenza della moglie partita per una vacanza, la invita nel suo appartamento. L’uomo inizia a sedurla ma succede qualcosa che frena le sue avances…da questo momento inizierà una serie di esilaranti e piccanti colpi di scena fino ad arrivare a un inaspettato e toccante finale. In scena il 9 e il 10 novembre
Saluti da Brescello di Marco Martinelli con Luigi Dadina e Gianni Parmiani produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro Un “fuori abbonamento” in collaborazione con il Comando di Polizia Locale che vede in scena le statue di Peppone e Don Camillo per parlare di un’Italia che sta cambiando, di una regione che si credeva avere tutti gli “anticorpi”, ma che non è risultata immune dalla corruzione. Le statue di Peppone e Don Camillo raccontano, in un onirico dialogo notturno, la vicenda realmente accaduta a Donato Ungaro, vigile a Brescello e licenziato senza giusta causa per le sue denunce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel paese. In scena l’1 dicembre
RAGAZZI Tre spettacoli per famiglie Ottava edizione della rassegna per famiglie nel periodo prenatalizio. Si comincia il 7 dicembre alle 21 con Gianni e il gigante, uno spettacolo della compagnia Teatro delle Briciole, liberamente ispirato alla fiaba dei Grimm Sette in un colpo. Seguirà Valentina vuole, una produzione di Accademia Perduta/Romagna Teatri realizzata dalla giovanissima compagnia Progetto g.g. il 14 dicembre sempre alle 21. Aspettando Natale di Ferruccio Filipazzi un bravissimo cantastorie andrà invece in scena il 21 dicembre alle 21.
Una commedia ambientata in Italia, culla del bel canto, in cui protagonisti sono quattro grandi interpreti d’opera. Famosi, energici, irascibili e, insieme, divertenti, che vivono ospiti in una casa di riposo. Cosa accade quando a queste vecchie glorie viene offerto di rappresentare per un galà il loro cavallo di battaglia, il noto quartetto del Rigoletto di Verdi Bella figlia dell’amor? Un gioco teatrale e drammaturgico capace di far ridere, riflettere e commuovere. In scena il 9 e 10 dicembre anche a Faenza dall’11 al 13 dicembre
Molière/Il Misantropo (ovvero il nevrotico d’amore) di Valter Malosti (versione italiana di Fabrizio Sinisi) con V. Malosti, A. Della Rosa, S. Bertelà, E. Ribatto produzione TPE Teatro Piemonte Europa, Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea, Luganoinscena Mattatore dalle tinte forti, Malosti assume i panni di un Alceste filosofo, un nero buffone, un folle estremista del pensiero, che racchiude in sé le risonanze più intime e strazianti del dramma molieriano, senza rinunciare al fuoco farsesco di questo personaggio, con tutta la sua ripugnanza per il mondo sociale. In scena il 25 e 26 gennaio anche a Ravenna dal 16 al 19 e a Bagnacavallo il 28 gennaio
La Classe di Vincenzo Manna con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido regia di Giuseppe Marini coproduzione Società per Attori, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Goldenart Production Lo spettacolo prende spunto da una ricerca basata su interviste a giovani sotto i vent’anni, sulla loro relazione con l’altro da sé e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo. I temi conflittuali emersi in quell’indagine sociale si condensano nel quadro di una classe scolastica e vengono affrontati attraverso le intuizioni educative di un professore non conforme. In scena il 4 e 5 febbraio anche all’Alighieri dal 6 al 9 febbraio
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CERVIA
Chi vive giace
COMICO
di Roberto Alajmo regia di Armando Pugliese con D. Coco, R. Caronia, R. Nobile, S. Blandeburgoproduzione Teatro Biondo Una commedia nera, una storia di fantasmi e disgrazie, tinta di “realismo magico” siciliano. Un incidente automobilistico, una disgrazia in cui una giovane perde la vita per la guida distratta di un ventenne. Non è colpa di nessuno, se non del caso, ma il marito della donna non se ne fa una ragione. Dall’altra parte, il padre del ragazzo non sa come comportarsi, se assolvere in pieno il giovane col pretesto della fatalità o spingerlo a porgere le proprie scuse al vedovo. In scena il 13 e 14 marzo, anche a Bagnacavallo il 9 marzo e a Faenza dal 10 al 12 marzo
Alle 5 da me di Pierre Chesnot regia di Stefano Artissunch con Ugo Dighero e Gaia De Laurentis produzione Synergie ArteTeatro La pièce racconta i disastrosi incontri sentimentali di un uomo e di una donna: lui in cerca di stabilità affettiva, lei ossessionata dal desiderio di maternità. Come spesso capita nella vita, la ricerca spasmodica porta a essere poco selettivi, e così i due finiscono per accogliere in casa personaggi davvero singolari, a tratti persino paradossali… In scena l’8 e il 9 aprile
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Tra commedia e stand up Ricca stagione di comico, come sempre. Paolo Cevoli sarà in scena La sagra famiglia. Genitori e figli: dramma della nostra epoca sabato 23 novembre alle 21 (e a Bagnacavallo il 5 dicembre, vedi p. 17). Il secondo appuntamento del cartellone sarà con Anna Maria Barbera, protagonista insieme al Leo Ravera Jazz Trio di Ma voi… Come stai?! il 10 gennaio alle 21. Il cartellone sarà chiuso da Maurizio Lastrico con il recital Nel mezzo del casin di nostra vita, in cui l’attore reciterà i suoi celebri endecasillabi “danteschi”, martedì 3 marzo (nella foto). Partirà inoltre la nuovissima rassegna Stand Up, realizzata in collaborazione con Aguilar Entertainment, che porterà a Cervia alcuni nomi di punta della Stand Up Comedy italiana, un fenomeno d’importazione anglosassone che sta crescendo sempre più anche nel nostro paese. A Cervia arriveranno Ruggero de I Timidi (15 dicembre ore 21), Luca Ravenna (16 febbraio ore 21) e Michela Giraud (5 aprile ore 21).
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CARTELLONE COTIGNOLA
Teatro Binario viale Vassura, 20 tel. 373 5324106 Inizio spettacoli ore 21 (domenica 17.30)
PROSA Farfalle. Storia delle sorelle Mirabal Scritto e diretto da Ilaria Cangialosi Compagnia Animalenta Racconta la storia delle sorelle Mirabal: Minerva, Mati, Patria e Dedè, nate a Ojo de Agua (Repubblica Dominicana) che lottarono contro il severo regime del generale Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961) in cui persero la vita 30.000 haitiani circa, a causa di una politica xenofoba, in nome dello sbiancamento razziale. Le sorelle Mirabal fondarono e divennero l’anima del Movimento 14 giugno: “Farfalle” era loro parola d’ordine. Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiara, in loro memoria, il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Con il patrocinio di Amnesty International Italia In scena il 23 novembre
Orgasmo e pregiudizio di e con Fiona Bettanini e Diego Ruiz regia di Pino Ammendola e Nicola Pistoia
Aldilà di tutto di e con Valentina Picello e Chiara Stoppa drammaturgia Carlo Guasconi e Chiara Stoppa compagnia Teatro Atir Ringhiera È la storia di una vacanza, di un’estate, nella stessa isola in cui l’anno prima, a 34 anni, è morta Giovanna. Ora Chiara ha la possibilità di rivivere spazi, luoghi e momenti con Valentina, in un nuovo tempo e altrettante domande. Uno spettacolo intenso che promette una riflessione profonda sul come viviamo la nostra esistenza. In scena l’1 febbraio
Le donne baciano meglio di e con Barbara Moselli regia di Marco Taddei È un coming out l’evento scatenante della narrazione. Un testo autobiografico che, con semplicità e ironia, racconta l’epifania dell’autrice-attrice. Dopo anni di vita dichiaratamente etero, Barbara deve affrontare la sua vera natura. In scena il 15 febbraio
RAGAZZI In concomitanza con il debutto dell’edizione inglese a Londra, torna, per festeggiare il ventennale dal debutto, lo spettacolo che ha già fatto ridere migliaia di spettatori, curiosi di spiare questa coppia di amici che si ritrova a dover condividere il letto di un motel. In scena il 25 gennaio
Cappuccetti e strani concerti Tra gli appuntamenti per i ragazzi al teatro Binario, l’11 gennaio alle 20.45 la compagnia “Gli Alcuni” propone lo spettacolo Rosso come un cappuccetto rosso, un’inedita rilettura della fiaba. Il 18 gennaio, invece, sempre alle 20.45, Michele Cafaggi, direttore senza orchestra, propone un concerto anomalo dal titolo Ouvertures de Saponettes.
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COTIGNOLA
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Fame mia! – quasi una biografia
Sbussolati
di e con Annagaia Marchioro regia di Serena Sinigaglia
di e con Mario Zamma regia di Roberto D’Alessandro
Uno spettacolo comico e poetico che parla di cioccolato e di desideri, di cibo e di ossessioni, di accettazione e di denutrizioni. È liberamente ispirato a un romanzo di Amélie Nothomb, di cui cita alcuni dei momenti più alti e con cui ha in comune la crudele ironia, sfocandone i contorni, fino a farlo aderire a un’altra storia, quella dell’autrice attrice che la interpreta. Un percorso di formazione, dall’infanzia all’età adulta alla ricerca di sé. In scena l’1 marzo
“A volte bisogna perdersi, per ritrovarsi”, dicono i saggi. Ma quando a perdersi è un’intera società, come si fa a ritrovare un sentiero sicuro? E dove ci sta portando quest’epoca senza più una bussola? Prova a rispondere, attraverso la formula del varietà con leggerezza e ironia, Mario Zamma, attore caratterista, musicista, imitatore e “rumorista”, una delle anime del Bagaglino, eclettico e versatile artista. In scena il 20 marzo
La scimmia
Dedalo e Icaro
di e con Giuliana Musso liberamente ispirato al racconto “Una Relazione per un’Accademia” di Franz Kafka
di Tindaro Granata regia di Giacomo Ferraù e Francesco Frongia produzione: Teatro dell’Elfo ed Eco di Fondo
Un essere per metà scimmia e per metà uomo appare in scena. Parla, canta e balla: è un buffone. Nato dalle ferite dell’anima di Franz Kafka nel 1919, mentre i nazionalismi facevano tremare le vene dell’Europa, il testo rivive in una nuova riscrittura di Giuliana Musso. La Scimmia è il racconto di una strategia di sopravvivenza che prevede la perdita di sé stessi, dell’esperienza corporea, dell’emozione. In scena il 14 marzo
Il mito greco è noto a tutti. In questa rilettura, Dedalo costruisce a Icaro delle ali fatte esclusivamente dal suo estremo amore. Icaro, infatti, è rinchiuso in un labirinto: un mondo fatto di vicoli chiusi, strade verso l’esterno che s’interrompono, dalle quali spesso sembra di vedere improvvisamente l’uscita, ma è solo un’illusione. In scena il 4 aprile
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Teatro Comunale via Selice, 125 tel. 348 7095919
CARTELLONE CONSELICE
Inizio spettacoli ore 21
PROSA Le parole di Oriana
La cena dei cretini
omaggio a Fallaci
di Francis Veber Grandi regia di Nino Formicola con Nino Formicola e Max Pisu Produzione Dimensione Eventi
di e con Maria Rosaria Omaggio Lo spettacolo è un’occasione per capire meglio non solo cosa ha veramente detto Oriana Fallaci, ma anche chi è stata e come ha letto la seconda parte del secolo scorso in quanto giornalista, scrittrice, donna e personaggio tra i più discussi del panorama italiano e non solo. Il testo è esaltato dal pianoforte di Cristiana Pegoraro, pianista di fama internazionale. In scena il 30 novembre
La storia è nota: un gruppo di amici stanchi e annoiati della Parigi bene si incontra ogni mercoledì sera per una cena particolare a cui vengono invitati personaggi da loro ritenuti stupidi. Le vittime ignare si presentano all’appuntamento settimanale e gli altri invitati hanno come unico obiettivo quello di deriderle e farsi beffa di loro. In scena il 14 dicembre
Lo chiamavano Biancaneve di e con Tino Carrara e con Giorgia Antonelli regia di Tino Carrara
Liberamente ispirato a “San Isidro Futbòl” di Pino Cacucci, si tratta di una storia a cavallo tra il western e la commedia brillante, che mette in scena un vortice di situazioni e personaggi tanto surreali quanto assolutamente credibili. In scena il 18 gennaio
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CONSELICE
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Le verità di Bakersfield
Ce la farò anche... stRavolta!!!
di Stephen Sachs (traduzioni di Massimiliano Farau) regia di Veronica Cruciani con Marina Massironi e Roberto Citran Produzione Nidodiragno
di Emanuela Aureli e Francesca Nunzio con Emanuela Aureli Produzione The Boss srl La nota imitatrice televisiva racconta la storia della sua carriera, con una serie di aneddoti buffi spesso legati alla sua fisicità. Emanuela si diverte con molta autoironia, a prendersi in giro intrecciando la sua vita privata, a partire dalla nascita, a quella del lavoro. Sarà accompagnata dal chitarrista Giandomenico Anellino. In scena il 29 febbraio
D.E.O. ex MACCHINA Olivetti... un’occasione scippata di e con Massimo Cornacchione ideazione e regia di Giampiero Solari collaborazione al testo di Massimo Cirri Produzione Amicor sas
La storia è ambientata in un’America dai forti divari sociali. Una cinquantenne disoccupata appare come una donna ormai vinta dall’esistenza, ma nell’evidente disordine della sua caotica roulotte è celato un possibile tesoro, un presunto quadro di Jackson Pollock. Il compito di Lionel, esperto d’arte di livello mondiale, volato da New York a Bakersfield, è quello di fare l’expertise dell’opera che, in caso di autenticazione, potrebbe cambiare completamente la vita della sua interlocutrice. Ispirato a eventi veri, questo dramma comico crea domande vitali su ciò che rende l’arte e le persone veramente autentiche (foto di Marina Alessi). In scena il 15 febbraio
Dagli entusiasmanti anni di Barbaricina fino ad arrivare alla situazione attuale frutto delle varie ristrutturazioni aziendali degli anni passati, lo spettacolo ripercorre la storia di D.E.O (la Divisione Elettronica Olivetti). Alcuni rami sono vivi e vegeti e addirittura rilanciati nel campo informatico, altri sono morti o finiti in mani poco onorevoli … da vedere perché, come dice il saggio, solo conoscendo il passato si può capire il presente. In scena il 14 marzo
AGRITURISMO
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EVENTI SPECIALI
Cerimonie e banchetti Cene aziendali Fattorie didattiche
Capodanno comico e concerto Il 31 dicembre torna il “Capodanno a Cusèls” con il cabarettista, imitatore e musicista Stefano Nosei e il Duo Dalfime-Dondarini. Stefano Nosei ha trasformato e manipolato i testi delle canzoni italiane con una vis comica marcatamente originale. Marco Dondarini e Davide Dalfiume (quest’ultimo anche direttore artistico della rassegna) formano un duo che ha partecipato a trasmissioni come Zelig e Eccezionale Veramente. A mezzanotte si festeggerà in Teatro con spumante e panettone insieme all’amministrazione Comunale. Sabato 1 febbraio, fuori abbonamento il concerto di Matthew Lee in Rock’n’Roll Sun. Sul palco, accanto a lui, suoneranno tre musicisti: Frank Carrera alla chitarra, Alessandro Infusini al basso elettrico e Matteo Pierpaoli alla batteria.
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CARTELLONE ARGENTA
Teatro dei Fluttuanti via Pace, 1 tel. 0532 800843 Inizio spettacoli ore 21 Concerto di Natale dell’8 dicembre ore 17
PROSA Mercoledì 23 ottobre Che disastro di commedia di Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields regia Mark Bell Un inizio di stagione all’insegna delle migliori risate! Uno strepitoso successo internazionale nato in Inghilterra ed esportato in tutto il mondo racconta la catastrofica ed esilarante messinscena di uno spettacolo teatrale, fra gag irresistibili, errori clamorosi, inconvenienti tragicomici, momenti imbarazzanti, una scenografia sgangherata e disastri dal ritmo incessante provocati dagli attori stessi, completamente nel panico. Un vortice impetuoso di comicità che travolgerà letteralmente il pubblico.
Martedì 3 dicembre Alle 5 da me di Pierre Chesnot regia Stefano Artissunch con Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero Una commedia esilarante che racconta i disastrosi incontri sentimentali di un uomo e di una donna: lui in cerca di stabilità affettiva, lei ossessionata dal desiderio di maternità. Protagonisti Gaia De Laurentiis, che interpreta cinque donne che corteggiano un uomo, e Ugo Dighero, che invece dà voce e volto a cinque uomini che corteggiano una donna. Come spesso capita nella vita, la ricerca spasmodica porta ad essere poco selettivi, e così i due finiscono per accogliere in casa personaggi singolari, a tratti paradossali.
sulle pari opportunità di emancipazione socioeconomica, sul desiderio di raggirare le regole per ottenere facilmente ciò di cui si ha bisogno.
Venerdì 7 febbraio Le parole note
Lunedì 23 marzo Hamlet da William Shakespeare regia Alessandro Angelini
con Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio portano in scena il più moderno degli eroi shakespeariani. Dalla psiche profonda e complessa, Amleto è un uomo attuale perché, imprigionato nella sua condizione, nella sua incapacità di scegliere e nell’isolamento che arriva a sfiorare la follia, combatte con se stesso prima che con gli altri. Una battaglia tutta interiore. Quindi attuale.
Non svegliate lo spettatore regia di Davide Cavuti, con Lino Guanciale con Giancarlo Giannini e con Marco Zurzolo Quartet Un singolare incontro tra letteratura e musica. Autori diversi e un unico tema: l’amore, la donna, la passione… la vita! Un viaggio nell’universo femminile oltre i confini geografici e temporali, dal Duecento ai giorni nostri: Neruda, Garcia Lorca, Marquez, Shakespeare, Angiolieri, Salinas… Uno degli attori più celebrati condurrà il pubblico, con la sua calda voce penetrante, attraverso atmosfere mistiche, malinconiche, amorose ed ironiche.
Martedì 18 febbraio Miss Marple Giochi di prestigio
Chiude la stagione di prosa questo tributo alla vita e alle opere di Ennio Flaiano, scrittore e sceneggiatore di numerosi capolavori della cinematografia italiana. Attraverso aneddoti, lettere e racconti i personaggi prendono forma diventando maschere senza tempo per proiettare lo spettatore, con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole, nel mondo della letteratura, del cinema e del teatro attraverso la recitazione di uno straordinario attore quale Lino Guanciale, accompagnato dal commento musicale del maestro Davide Cavuti. In scena domenica 19 aprile
COMICO
Martedì 17 dicembre Un borghese piccolo piccolo di Vincenzo Cerami musiche Nicola Piovani regia Fabrizio Coniglio con Massimo Dapporto Il celebre romanzo di Vincenzo Cerami, già capolavoro cinematografico di Mario Monicelli con Alberto Sordi, diventa una pièce nell’interpretazione di uno straordinario attore, con le musiche di Nicola Piovani. Un ritratto di agghiacciante attualità del nostro Paese, una tragicommedia con momenti di comicità a tratti esilarante, ma che apre anche alla riflessione, al dibattito sull’uguaglianza di fronte alla legge,
Agatha Christie ha saputo sfruttare come nessun altro la sottile seduzione che l’uomo avverte verso i propri istinti più cruenti. E dove, se non a teatro, luogo della dissimulazione per eccellenza, può riuscire il trucco più rischioso di tutti?
Martedì 29 ottobre La lingua neolatrina di Agatha Christie regia Pierpaolo Sepe con Maria Amelia Monti Suspence, humour e colpi di scena per un giallo ambientato in una tetra e nebbiosa villa vittoriana. Miss Marple svelerà l’inganno dietro a due omicidi all’apparenza perfetti. Niente è ciò che sembra. Il pubblico è stato distratto da qualcosa che ha permesso all'assassino di agire indisturbato... Come a teatro. Come in un Gioco di Prestigio. Abile conoscitrice della natura umana,
testo Maurizio Garuti con Ivano Marescotti Un monologo esilarante. Un grande mattatore. Argomento: le “parolevirus” che pronunciamo compulsivamente a ogni ora del giorno, un repertorio satirico dei tic e delle mode che infestano i linguaggi popolari. Marescotti mette in scena frammenti di parlato, tuona in politichese, evoca l’invettiva da bar... Una folla di personaggi scorre sul palcoscenico, solo che quei personaggi, come nel migliore teatro, siamo noi. Dietro il vuoto delle parole, il vuoto di un’epoca.
Giovedì 14 novembre Il borghese gentiluomo da Molière regia Gabriele Tesauri con Vito Nella Francia di Molière la società è composta da popolo e nobiltà, due fronti rigidamente separati. Nella seconda metà del 1600 inizia però a prosperare una nuova classe sociale, la borghesia. In questa commedia satirica ad essere analizzata è proprio la figura del borghese, il commerciante arricchito che, pieno di comica ambizione, aspira all'irraggiungibile nobiltà. Molière non critica la sua epoca, la racconta con coinvolgente ironia. Dopo più di tre secoli, Il borghese gentiluomo non ha perso nulla della sua vis comica.
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ARGENTA Mercoledì 11 dicembre W le donne
Venerdì 21 febbraio Se non posso ballare
MUSICALE
regia Cristiano D’Alisera con Riccardo Rossi La donna è la prima persona che conosciamo quando veniamo al mondo. Ma se le bambine crescendo diverranno “colleghe” della madre, i maschi si ritroveranno per sempre a fare i conti con lei. Dopo la madre conosceranno la tata, la sorella, la nonna, l’amichetta, la maestra, la fidanzata, la moglie, la figlia… e la più temuta: la suocera!
di Serena Dandini regia Serena Sinigaglia con Lella Costa Donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese. Donne valorose che hanno segnato la storia, ma che raramente vengono ricordate. Unite da un percorso comune di militanza per l’affermazione del punto di vista femminile, Serena Dandini e Lella Costa convergono su un progetto teatrale: alcune delle Valorose ritratte da Serena nel suo libro saranno rigenerate nella riscrittura scenica e nell’interpretazione di Lella Costa.
Mercoledì 6 novembre Cin Ci Là
Giovedì 16 gennaio Trascendi e sali regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi con Alessandro Bergonzoni Quando Alessandro Bergonzoni scrive, allestisce e interpreta il suo quindicesimo testo, la domanda che nasce spontanea è: «Dove ci porterà stavolta la sua personalissima, esilarante e poetica scrittura?» Sicuramente in una zona artistica dove “sicuramente” perde in definizione e in significato, dove l’artista prova a esibirsi negandosi, anzi, celandosi nei vuoti e nelle ombre, anche quelli creati sciamanicamente dalla sua scrittura.
Giovedì 30 gennaio Piccole gonne regia Alessandro Fullin con Alessandro Fullin Con la sua personalissima vena comica, Alessandro Fullin propone una rilettura tagliante e ironica di Little Women, celebre testo di Louisa May Alcott, autentico prontuario per le ragazze per bene anni ’60. Lo spettacolo, nella più schietta tradizione elisabettiana, sarà interpretato da soli attori uomini. Con un'unica eccezione. E sarà proprio il pubblico che dovrà scoprire chi è l’intrusa…
Mercoledì 12 febbraio Insieme per sbaglio con Davide Dal Fiume / Marco Dondarini Due comicità opposte, quelle di Davide Dal Fiume e Marco Dondarini: il primo più sanguigno e diretto, il secondo più surreale. Dalla loro interazione nasce un tipo di umorismo inaspettato e piacevolissimo. I due, come suggerisce il titolo del loro primo spettacolo, sono “insieme per sbaglio”: per un errore di scaletta, durante un’esibizione, si sono ritrovati sul palco e hanno iniziato a improvvisare, ricevendo l’apprezzamento del pubblico e facendosi notare da un autore di Zelig. Da allora lavorano insieme… e ne hanno in serbo delle belle!
Venerdì 6 marzo Ho perso il filo regia Cristina Pezzoli con Angela Finocchiaro Angela Finocchiaro affida agli spettatori un gomitolo da cui dipende la sua vita. Con un’armatura sgangherata affronta a colpi di ironia un labirinto popolato da bizzarre creature che la travolgono… Come farà ad affrontare il temibile Minotauro? In scena una Finocchiaro inedita, che si mette alla prova in modo sorprendente con linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità un’avventura straordinaria, emozionante e divertente.
Compagnia d’Operette Elena D’Angelo Elena D’Angelo torna al Teatro dei Fluttuanti con l’ultimo capolavoro italiano del genere, epigono di una forma di teatro musicale leggera che aveva intrattenuto per un secolo e mezzo l’Europa.
Venerdì 29 novembre Dio ride - Nish Koshe Moni Ovadia A 25 anni dal primo Oylem Goylem, Moni Ovadia ritrova il vecchio ebreo errante tra nuove storie, umorismo e riflessione drammatica, racconto e canzoni, musica e barzellette.
Venerdì 3 aprile Gagmen - I fantastici sketch regia Lillo&Greg e Claudio Piccolotto con Lillo&Greg Un nuovo sfavillante “varietà” firmato Lillo&Greg che propone cavalli di battaglia della famosa coppia comica, tratti non soltanto dal loro repertorio teatrale ma anche da quello televisivo e radiofonico. Una miscela esplosiva ed esilarante che finalmente porta radio e tv in teatro, per una sintesi perfetta, arguta, sottile, colta e scoppiettante.
Mercoledì 22 gennaio Al Cavallino Bianco Compagnia d’Operette Elena D’Angelo La briosa operetta tedesca del 1930, quasi un fuoco d’artificio dalla musica coinvolgente e contagiosa, con quadri di elegante spettacolarità e colpi di scena che portano all’immancabile “happy end”.
Venerdì 14 febbraio Killer Queen
Domenica 8 dicembre Concerto di Natale Orchestra Giovanile di Bologna Un’orchestra composta da circa 80 musicisti di età compresa tra i 9 e i 25 anni, diretti dal Maestro Stefano Chiarotti, per una suggestiva interpretazione di celebri brani tratti dal repertorio classico.
Venerdì 20 dicembre La bella addormentata
Martedì 17 marzo Mi piace... di più regia Claudio Insegno con Gabriele Cirilli Viviamo tutti per un “like”, in italiano “mi piace”. La nostra vita è un continuo avere e dare un giudizio. Da qui parte il comico Gabriele Cirilli, proponendo uno spettacolo che attraversa tutti i generi del teatro comico: dalla commedia degli equivoci al cabaret, attraverso monologhi, canzoni e balletti che lo impegnano in una prova d'attore completa e sfaccettata.
Cinque acrobati africani con il ritmo nel sangue fanno rivivere uno dei più amati miti pop dei nostri tempi, quello dei divertentissimi Blues Brothers, in uno show carico di energia e allegria.
Official Italian Queen Performers La prima cover band europea del leggendario gruppo musicale, nata 21 anni fa dall’unione di alcuni tra i migliori musicisti dell’area fiorentina. Da allora ha tenuto più di 650 concerti in Italia ed Europa, arrivando a suonare all’Arena di Verona come band di supporto a Brian May.
Giovedì 12 marzo Progetto Beethoven
Balletto di Mosca Russian Classical Ballet, musiche P.I. Tchaikovsky coreografie Marius Petipa Un intramontabile capolavoro della danza, una delle pièces più amate dal pubblico di ogni età, con le immortali musiche di Tchaikovsky e le magnifiche coreografie di Petipa.
Lunedì 23 dicembre Concerto Gospel South Carolina Mass Choir Il coro, fondato a fine anni ’90 da Michael Brown, è oggi una delle formazioni gospel più interessanti e acclamate nel panorama internazionale.
Giovedì 9 gennaio The Black Blues Brothers Show scritto e diretto da Alexander Sunny
Orchestra e Coro del Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna Un tributo al grande compositore tedesco, in occasione delle celebrazioni per il 250° anniversario della sua nascita. Sul palco l’orchestra di uno degli istituti musicali più prestigiosi nel panorama internazionale, diretta dal Maestro Vincenzo De Felice.
Giovedì 26 marzo Abba Dream Rockopera Un’occasione per riascoltare i grandi successi di una band che ha segnato la storia della musica pop: un tribute show per tutti i fans del gruppo svedese.
Giovedì 9 aprile La Buona Novella Fabernoster Un omaggio all’indimenticato Fabrizio De André a 50 anni dalla prima uscita dell’album che dà il titolo a questo progetto musicale.
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CARTELLONE TESTORI FORLÌ
Teatro Giovanni Testori via Amerigo Vespucci, 13 tel. 0543 722456 www.teatrotestori.it Inizio spettacoli ore 21 Spettacoli per ragazzi ore 16
PROSA Venerdì 29 novembre Io sono.solo.Amleto progetto e interpretazione Marco Cacciola regia e drammaturgia a cura di Marco Cacciola e Marco Di Stefano Produzione Residenza Idra / Inbalia Il progetto parte dal testo shakespeariano per attraversare i dubbi che fondano il nostro tempo: dal rapporto tra padri e figli alla relazione tra leader e società, dalle dinamiche di potere, sia nella dimensione pubblica che in quella privata, alla ricerca di una giustizia che si specchia nella vendetta. Il mito di Amleto incarna perfettamente il travaglio della crisi di conoscenza contemporanea.
Primo spettacolo della trilogia “Io non ci sono. Percorsi nell’Emilia Romagna fascista, antifascista e postfascista”, vincitore del “Bando per la Memoria 2019” della Regione Emilia Romagna. Il Bue Nero – o della cattiva coscienza degli italiani è un viaggio nella memoria, ma non di quelli che ripercorrono la Storia. È un'indagine sulla nostra coscienza, sui nostri ideali frustrati e sulle incongruenze della natura umana, o forse della natura di noi italiani. È una riflessione sul corpo e sulla sua assenza, sul culto e il feticismo del grande capo con le corna.
Mercoledì 11 dicembre Amleto
Sabato 7 dicembre Il bue nero o della cattiva coscienza degli italiani regia Yvonne Capece con Elisa Petrolini, Nicola Santolini Produzione Sblocco 5
SPAZIO MOSAICO SHOW ROOM via Giuliano Argentario 3 - Ravenna www.akomena.com SHOP ON LINE www.tetispaziomosaico.it
di e con Michele Sinisi Piccolo Osservatorio Universale Garzia Produzione Elsinor centro di produzione teatrale/Progetto farsa Amleto si trova in una stanza e vive in completa solitudine la sua storia. I fatti, i personaggi, sono caduti davanti ai suoi occhi e malgrado il suo volere e i suoi desideri deve confrontarsi con questi e prendere delle decisioni. La tragedia sta nel fatto che deve comunque risolvere la sua storia da solo, deve stare lì a parlare con personaggi assenti.
Sabato 11 gennaio Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga rielaborazione drammaturgica di Micaela Miano con Enrico Guarneri e con Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanarosa, Rosario Minardi, Vincenzo Volo, Alessandra Falci, Francesca Annunziata, Doriana Nobile regia Guglielmo Ferro
Produzione Progetto teatrando Verga narra l’amara parabola di un manovale duro e testardo che è riuscito a “farsi” da solo, divenendo ricco, ma che sarà sempre trattato con disprezzo dalla società nobiliare di cui vorrebbe ostinatamente far parte. In scena un uomo sull’orlo della vita, stremato da una solitudine ergastolana, che passa a setaccio il suo passato, torcendosi l’anima alla ricerca del perché incomprensione e mancanza d’amore hanno contrassegnato la sua esistenza.
Martedì 10 marzo Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello di Luigi Pirandello drammaturgia Francesco M. Asselta, Michele Sinisi regia e adattamento Michele Sinisi con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’Addario, Giulia Eugeni, Marisa Grimaldo, Rosario Lisma, Stefania Medri, Giuditta
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TESTORI FORLÌ Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante Produzione Elsinor centro di produzione teatrale Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello – il nome dell’autore in questo allestimento è diventato parte del titolo – è uno spettacolo matrioska, in cui il piano metateatrale presente nel testo viene portato all’estremo, generando un cortocircuito dove attori, personaggi e pubblico si mescolano in un happening unico e irripetibile.
psicoterapeuti) coinvolti in una serie di attività ed esperienze che vanno ben oltre la sola attività di laboratorio teatrale. Si tratta di un viaggio conoscitivo e simbolico verso una meta non prestabilita. Oggetto di studio e di esplorazione, è il rapporto con il proprio mondo interiore e la capacità di vedersi “da fuori”, proprio come gli Angeli che osservano la realtà degli uomini, nel tentativo di “spiegarsi” e spiegare la complessità della mente umana e dei comportamenti sociali.
Sabato 4 aprile Angeli
TEATRO E MUSICA
con Francesca Amaducci, Eros Armanetti, Emanuele Brandolini, Davide Camporesi, Manuela Casini, Monica Cerquetta, Jod Conti Irina Dainelli, Gianpaolo Giulietti, Fabrizio Mainetti, Barbara Morelli Andrea Parma, Sara Palazzini, Angelo Policardi, Carla Righetti Isabella Savier, Claudia Tudda, Francesca Varini direzione scientifica Andrea Parma Produzione Alcantara teatro Lo spettacolo Angeli rappresenta il momento di comunicazione di un percorso lungo un anno, che ha visto i partecipanti (pazienti, esperti, educatori, volontari, tirocinanti,
Venerdì 22 novembre Allegra era la vedova? One man show per una miliardaria con Gennaro Cannavacciuolo ballerini Giovanni De Domenico e Fulvio Maiorani coreografie Roberto Croce regia Roberto Croce e Gennaro Cannavacciuolo Produzione Elsinor centro di produzione teatrale Lo spettacolo rivisita lo spirito dell’operetta in modo assolutamente originale, tramite La Vedova Allegra
di Lehàr. Un capriccio scenico interpretato da un versatilissimo attore e cantante della scena italiana, Gennaro Cannavacciuolo, che impersona i personaggi simbolo dell’operetta alternando sapientemente momenti comici, sentimentali e drammatici. Uno spettacolo d’indiscutibile virtuosismo, che viene eseguito in una riduzione musicale con un quatuor di formazione classica.
RAGAZZI Domenica 3 novembre Il lupo e la capra Storia di due ribelli inconsapevoli e quindi di un’utopia Compagnia Rodisio
Martedì 11 febbraio The Zoo-ropa con Francesco Giardinazzo e con Marco “Vox” Castelvetro voce, Fabrizio “The Edge” Moretti chitarra, Francesco “Clayton” Preziosi basso, Eleonora “Mullen” Casadio batteria The spire -U2 tribute band in collaborazione con Officina della Musica Un viaggio nella storia dell’Europa, dalla “Bloody Sunday” alla caduta del muro di Berlino, raccontato attraverso la musica degli U2. Era il 1976, e a Dublino, un giovane studente incontrava quelli che sarebbero diventati i componenti di una delle più grandi band rock degli ultimi trent’anni, gli U2.
Domenica 17 novembre Cappuccetto rosso, il lupo e altre assurdità Mataz teatro
Domenica 1 dicembre Il circo delle nuvole Gek Tessaro
Domenica 8 dicembre Quattro volte Andersen Drammatico Vegetale
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AGENDA
AGENDA 2019-2020 AGENDA
Ottobre 2019 Martedì 15 Ouverture, Fantasie, Folletti, Virtuosismi I Solisti Veneti Lucio Degani, violino solista e maestro concertatore musiche di A. Vivaldi, G. Verdi, G. Bottesini, A. Bazzini Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Mercoledì 16 Lirico ma non troppo Musiche da film brani tratti da opere di G. Puccini, G. Rossini, G. Bizet, C. Saint Saens, G. Verdi, F. Cilea Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Lunedì 21 Storie di Ravenna Racconti, visioni, cronache dalla fondazione a oggi a cura di Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna. Repliche l’11 novembre, il 9 dicembre, il 20 gennaio, il 17 febbraio e il 16 marzo
Lunedì 28 Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht, con Maria Paiato Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
AGENDA
Novembre 2019 Venerdì 1 Norma Trilogia d’Autunno tragedia lirica in due atti libretto di Felice Romani dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet musica di Vincenzo Bellini direttore Alessandro Benigni regia Cristina Mazzavillani Muti scene e visual designer Ezio Antonelli light designer Vincent Longuemare video programmer Davide Broccoli costumi Alessandro Lai Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro Luigi Cherubini Coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini maestro del coro Antonio Greco DanzActori Trilogia d’Autunno Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 5 e l’8
Sabato 26 Docile
Un buen morir
Consuelo Battiston / Andrea Argentieri / Menoventi Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
Teatro de los Andes (Bolivia) Ore 21, Teatro Due Mondi, Faenza. Replica il 2
Domenica 27 Gershwin Quintet Isabella Fabbri, sax soprano Mariella Donnaloia, sax contralto Anna Paola De Biase, sax tenore Laura Rocchegiani, sax baritono Maria Giulia Cester, pianoforte musiche di N. Rota, E. Morricone, N. Piovani, L. Bernstein, J. Williams, G. Gershwin Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
(del amor y otras iluminaciones)
Sabato 2 Aida Trilogia d’Autunno opera in quattro atti libretto di Antonio Ghislanzoni musica di Giuseppe Verdi direttore Nicola Paszkowski regia Cristina Mazzavillani Muti scene e visual designer Ezio Antonelli light designer Vincent Longuemare video programmer Davide Broccoli costumi Anna Biagiotti assistente ai costumi Sofia Vannini
coreografia Lara Guidetti Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro Luigi Cherubini Coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini maestro del coro Antonio Greco Danzactori Trilogia d’autunno e Giovani Energie Creative Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 6 e il 9
Domenica 3 Carmen Trilogia d’Autunno opéra-comique in tre atti e quattro quadri libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella di Prosper Mérimée musica di Georges Bizet direttore Vladimir Ovodok regia Luca Micheletti scene Ezio Antonelli light designer Vincent Longuemare costumi Alessandro Lai Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro Luigi Cherubini Coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini maestro del coro Antonio Greco Coro di voci bianche Ludus Vocalis maestro del coro Elisabetta Agostini DanzActori Trilogia d’Autunno assistente ai movimenti scenici Lara Guidetti Ore 15.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 7 (ore 20.30) e il 10 (ore 16.30)
Alberto Ferro - pianoforte musiche di L. van Beethoven Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Lunedì 4 Nati sotto contraria stella con Ale e Franz Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Mercoledì 6 Pasion y Saudade Arie d’opera Triolet Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Sabato 9 Montagne russe con Martina Colombari e Corrado Tedeschi Ore 21, Teatro Chiari, Cervia. Replica il 10
Lunedì 11 Michel Dalberto pianoforte musiche di R. Schumann, M. Ravel, L. van Beethoven Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Martedì 12 Giuseppe Gibboni - Fabio Silvestro concerto per violino e pianoforte musiche di L. van Beethoven, N. Paganini, P.I. Tchajkovskij Ore 21, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Giovedì 14 Fare un’anima Giacomo Poretti Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 15, il 16 e il 17 (ore 15.30)
Pensaci Giacomino di Luigi Pirandello con Leo Gullotta Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Venerdì 15 L’anima buona di Sezuan di Bertolt Brecht con Monica Guerritore Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche il 16 e il 17
Domenica 17 Filippo Mazzoli - flauto Denis Zardi - pianoforte musiche di F. Poulenc, M. de Falla, C. Reinecke, G. Enesco, D. Zardi Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Lunedì 18 Il grigio con Elio Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Mercoledì 20 Il grigio con Elio Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Venerdì 22 Orchestra Cupiditas musiche di L.V. Beethoven Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Sabato 23 Accademia musicale in Faenza Carlo Vistoli, controtenore Ensemble di Archi “Giuseppe Sarti” Marco Farolfi, fortepiano Paolo Zinzani, direttore e violino solista musiche di A. pio, P.T. Alberghi, G. Sarti, J.S. Bach, A. Corelli Ore 18.30, MIC Museo Internazionale della Ceramica, Faenza
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AGENDA
La cultura IN TUTTI I FORMATI
Michele Cassetta / Gianluca Petrella / Gene Gnocchi Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Le parole di Oriana Omaggio a Fallaci
La sagra famiglia con Paolo Cevoli Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Farfalle. Storia delle sorelle Mirabal Compagnia Animalenta Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Domenica 24 Quartetto Felix Vincenzo Meriani, violino Francesco Venga, viola Matteo Parisi, violoncello Marina Pellegrino, pianoforte musiche di W. A. Mozart, F. Schumann, G. Mahler Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Lunedì 25 Concerto per Santa Cecilia Gabriele Strata, pianoforte musiche di L. van Beethoven, J.S. Bach, B. Bartok, R. Schumann Ore 21, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Martedì 26 Elvira Toni Servillo / Teatri Uniti Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna. Repliche il 27, il 28, il 29 e il 30 novembre, l’1 dicembre (ore 15.30) e il 2 dicembre
Giovedì 28 Lo zoo di vetro di Tennessee Williams adattamento e regia Leonardo Lidi Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Venerdì 29 Ivo Pogorelich pianoforte musiche di J.S. Bach, L. van Beethoven, F. Chopin, M. Ravel Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Sabato 30 Flows - La mente latente
con Paola Quattrini, Erica Blanc, Giuseppe Pambieri e Cochi Ponzoni Ore 21, Teatro Chiari, Cervia. Replica il 10
di e con Maria Rosaria Omaggio Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
Martedì 10 Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere
The Yoricks
con Debora Villa Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Intermezzo comico
Mensile romagnolo
Quartet
Teatro Tascabile di Bergamo Ore 21, Teatro Due Mondi, Faenza
AGENDA
Dicembre 2019 Domenica 1 Luciano Franca - oboe Simona Santini - pianoforte musiche di G. Donizetti, R. Schumann, F. Mannino, N. Rota, F. Poulenc, A. Piazzolla Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Saluti da Brescello Teatro delle Albe / Ravenna Teatro scritto e diretto da Marco Martinelli con Luigi Dadina e Gianni Parmiani Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Giovedì 5 La sagra famiglia con Paolo Cevoli Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Domenica 8 Gabriele Pieranunzi violino Giorgia Tomassi pianoforte musiche di L. Beethoven, R. Schumann, N. Paganini, F. Kreisler Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Lunedì 9 Concerto di Natale Young Musicians European Orchestra Cori delle scuole di Ravenna Matteo Parmeggiani, direttore Simone Fava, oboista Vikram Sedona, violinista Bruno Philippe, violoncellista musiche di A. Corelli - J. Barbirolli, F.J. Haydn, W.A. Mozart Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Mercoledì 11 Quartet con Paola Quattrini, Erica Blanc, Giuseppe Pambieri e Cochi Ponzoni Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche il 12 e il 13
Giovedì 12 Alle cinque da me di Pierre Chesnot con Gaia del Laurentiis, Ugo Dighero Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Sabato 14 Il rigore che non c’era Federico Buffa Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 15 (ore 15.30) e il 16
La cena dei cretini con Nino Formicola e Max Pisu Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
C’eravamo tanto amati (canzoni tra onde radio, pellicole ologrammi della nostalgia) Patrizia Laquidara, voce Sarti Big Band Ensemble di Archi “Giuseppe Sarti” Daniele Santimone, direttore Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Vida secas Caravan Maschera Teatro (Brasile) Ore 21, Teatro Due Mondi, Faenza
Domenica 15 Quartetto vocale e pianoforte a quattro mani Stella Dicusarà, soprano Valentina Vanini, mezzosoprano Alessandro Vannucci, tenore Lorenzo Bonomi, baritono Francesca Cesaretti, Ilaria Torresan pianoforte a 4 mani Ore 10.30, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Stand Up & Songs con Ruggero de I Timidi Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Lunedì 16 La Bella Addormentata
Russian Classical Ballet Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Mercoledì 18 La scuola delle mogli con Arturo Cirillo Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Giovedì 19 Sacro e Profano Accademia Bizantina Delphine Galou, contralto Ottavio Dantone, organo, cembalo e direzione musiche di A. Vivaldi Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Martedì 31 Capodanno a Cusèls con Stefano Nosei e il duo comico Marco Dondarini e Davide Dalfiume Ore 21.30, Teatro Comunale, Conselice
AGENDA
Gennaio 2020 Venerdì 10 Serse opera seria in tre atti HWV 40 libretto anonimo da Xerse di Nicolò Minato adattato da Silvio Stampiglia musica di Georg Friedrich Händel nuova edizione critica a cura di Bernardo Ticci direttore al clavicembalo Ottavio Dantone regia Gabriele Vacis scene, costumi e luci Roberto Tarasco aiuto regista Danilo Rubeca Accademia Bizantina Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 12 (ore 15.30)
Ottocento progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Misery con Filippo Dini e Arianna Scommegna Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Ma voi... Come stai?! con Anna Maria Barbera Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Sabato 11 Amleto take away Compagnia Berardi Casolari Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
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La cultura IN TUTTI I FORMATI
Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
Mercoledì 22 Il silenzio grande di Maurizio De Giovanni uno spettacolo di Alessandro Gassmann Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Settimanale di informazione della provincia di Ravenna Allegro cantabile Faber Teater Ore 21, Teatro Due Mondi, Faenza
Lunedì 13 Folclore Hanna Hipp. mezzosoprano Emma Abbate, pianoforte musiche di F. Poulenc, M. Ravel, I. Pizzetti Ore 21, Ridotto del Teatro Masini, Faenza
Irish Baroque
Orchestra Sinfonica del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor A Ludwig van Beethoven nel 250° anniversario della nascita Simon Krečič, direttore Pavel Berman, violino musiche di L. van Beethoven, F. Mendelssohn Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Giovedì 23 Macello Pietro Babina / Mesmer Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna. Repliche il 24 e il 25
Sabato 25 Una Carmen. Don Josè
Molière / Il misantropo
Accademia Bizantina Alessandro Tampieri, violino musiche di A. Corelli, N. Matteis, H. Purcell, J. Oswald, F.M. Veracini, F.S. Geminiani Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Valter Malosti Ore 21, Teatro Chiari, Cervia. Replica il 26
con Maria Pia Timo Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Giovedì 16 Molière / Il misantropo (ovvero Il nevrotico in amore) Valter Malosti Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 17, il 18 e il 19 (ore 15.30)
Perfetta con Geppi Cucciari Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Venerdì 17 Mastro Don Gesualdo con Enrico Guarneri Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche il 18 e il 19
Sabato 18 Lo chiamavano Biancaneve con Titino Carrara e Giorgia Antonelli
Cristina Papini, violino Matteo Rocchi, viola Alessandra Cefaliello, violoncello musiche di S. Colasanti, W.A. Mozart, C. Franck Ore 21, Ridotto del Teatro Masini, Faenza
Venerdì 31 Suor Angelica / Gianni Schicchi musica di Giacomo Puccini direttore Marco Guidarini regia, scene, costumi, luci Denis Krief assistente regia Pia Di Bitonto assistente scene e costumi Angela Vasta Orchestra della Toscana Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 2 febbraio (ore 15.30)
(ovvero Il nevrotico in amore)
Orgasmo e pregiudizio Fiona Bettanini / Diego Ruiz Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Lunedì 27 Concerto per le vittime dell’olocausto Elya Levin, flautista Amedeo Salvato, pianista musiche di Weinberg, E. Schulhoff, S. Karg-Elert Ore 21, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Martedì 28 Molière / Il misantropo (ovvero Il nevrotico in amore)
AGENDA
Febbraio 2020
Sotterraneo Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles con Paolo Rossi Ore 21, Teatro Masini, Faenza
La classe Claudio Casadio / Andrea Paolotti / Brenno Placido Ore 21, Teatro Chiari, Cervia. Replica il 5
Giovedì 6 La classe Claudio Casadio / Andrea Paolotti / Brenno Placido Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 7, l’8 e il 9 (ore 15.30)
di Marco Martinelli con Ermanna Montanari Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Mercoledì 12 Tempo di Chet testo di Leo Muscato, Laura Perini con Paolo Fresu Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Guarda come nevica 1. Cuore di cane Compagnia Licia Lanera Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
Aldilà di tutto Teatro Atir Ringhiera Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Compagnia Licia Lanera Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
Matthew Lee in Rock’n’roll Sun Winter Tour
Sento la terra girare
Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
Sabato 15 Cenerentola
A trebbo con Shakespeare Denis Campitelli Ore 21, Teatro Due Mondi, Faenza
Mercoledì 29 Signorine
concerto per flauto e pianoforte musiche di J.S. e P.E. Bach Ore 21, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
pianoforte Fabrizio Zoffoli, violino
con Giuseppe Giacobazzi Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Giovedì 13 The black’s tales tour
Lunedì 3 Massimo Mercelli - Ramin Bahrami
Quartetto Guadagnini Sandro De Palma
Noi. Mille volti e una bugia
La versione di Chet Baker
Sabato 1 Overload
Valter Malosti Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
di Gianni Clementi con Isa Danieli, Giuliana De Sio Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
C. Debussy, M. Ravel Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Martedì 11 Fedeli d’Amore
Nuovo Balletto Classico Ore 21, Teatro Masini, Faenza
da musica per Principi a musica per Gentlemen
Martedì 14 Una donna di prim’ordine
AGENDA
Martedì 4 Giuseppe Albanese pianoforte Invito alla danza musiche di C. M. Weber, L. Delibes, P. . Čajkovskij, I. Stravinskij,
di e con Teresa Mannino Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
NUOVO BallettO di ToscanA direzione artistica Cristina Bozzolini Cenerentola balletto in un atto per 14 danzatori musica Sergej Prokof’ev coreografia, regia, drammaturgia Jiři Bubenicek (dalle fiabe dei Fratelli Grimm) scene Jiři Bubenicek e Nadina Cojocaru costumi Nadina Cojocaru Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 16 (ore 15.30)
Le donne baciano meglio Barbara Moselli Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Le verità di Bakersfield
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AGENDA con Marina Massironi e Roberto Citran Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
Domenica 16 Live @ con Luca Ravenna Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Lunedì 17 Il Barocco faentino Ensemble di Archi “Giuseppe Sarti” “Collegium Ornatum Mundi” Mº Paolo Zinzani, direzione e viola musiche di G.L. Gregori, P.T. Alberghi, J.C. Bach, A. Corelli Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Martedì 18 Massimo Lopez & Tullio Solenghi Show Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche il 19 e il 20
Mercoledì 19 Tartini e dintorni Accademia dell’Annunciata Mario Brunello, violoncello Riccardo Doni, cembalo e direzione musiche di G. Tartini, O. Respighi, A. Vandini, V. Moretto, A. Vivaldi Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Giovedì 20 Le signorine con Isa Danieli e Giuliana De Sio Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Sabato 22 Human con Francesco Tesei Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Domenica 23 High Theatrics Duo il Duo Alterno Tiziana Scandaletti, soprano Riccardo Piacentini, pianoforte e foto-suoni musiche di E. Morricone, G. Puccini, M. Panni, R. Piacentini, F. De Rossi Re, C. Berberian Ore 21, Ridotto del Teatro Masini, Faenza
Lunedì 24 I miserabili Franco Branciaroli Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Repliche il 25, il 26 e il 27
Martedì 25 Storia di un oblio con Vincenzo Pirrotta Ore 21, Ridotto
del Teatro Masini, Faenza
Venerdì 28 Pulcinella, uno di noi Compagnia Nuovo Balletto di Toscana Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Sabato 29 Händel / Common Ground Alonzo King LINES Ballet Händel coreografia Alonzo King musica Georg Friedrich Händel musiche aggiunte Leslie Stuck luci Axel Morgenthaler costumi Robert Rosenwasser Common Ground coreografia Alonzo King arrangiamenti musicali Kronos Quartet creazione musiche Yotam Haber, Aleksander Kosciów, Trey Spruance, Merlijn Twaalfhove luci Jim French costumi Robert Rosenwasser video designer Jamie Lyons creazione banda sonora Scott Fraser assistito da Zach Miley Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica l’1 marzo (ore 15.30)
Ce la farò anche... stRavolta!!!
Via Romolo Ricci, 29 - Ravenna CHIUSO IL MERCOLEDÌ
con Emanuela Aureli Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
AGENDA
Marzo 2020 Domenica 1 Fame mia! Quasi una biografia Annagaia Marchioro Ore 17.30, Teatro Binario, Cotignola
Lunedì 2 Il Furibondo Liana Mosca, violino Gianni de Rosa, viola Marcello Scandelli, violoncello musiche di L. van Beethoven Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Martedì 3 Nel mezzo del casin di nostra vita con Maurizio Lastrico Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Mercoledì 4
da l 198 7
Telefona allo
0544 33102
CONSEGNA A DOMICILIO
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Agamennone Archiviozeta Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Andy e Norman con Gigi e Ross Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Venerdì 6 Lucrezia Borgia melodramma di Felice Romani musica di Gaetano Donizetti direttore Riccardo Frizza regia Andrea Bernard scene Alberto Beltrame costumi Elena Beccaro movimenti coreografici Marta Negrini lighting design Marco Alba assistente alla regia Tecla Gucci Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro del Teatro Municipale di Piacenza maestro del coro Corrado Casati Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica l’8 (ore 15.30)
Mario e Saleh Saverio La Ruina / Scena Verticale Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
Domenica 8 Concerto per la Festa della Donna Trio di Imola Angioletta Iannucci Cecchi, violino Maria Cristina Mazza, violoncello Marianna Tongiorgi, pianoforte Ore 21, Sala Corelli del Teatro Alighieri, Ravenna
Venerdì 13 Va pensiero
Camerata Strumentale Città di Prato
Repliche il 27, il 28 e il 29 (ore 15.30)
Marco Martinelli / Ermanna Montanari / Teatro delle Albe Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 14
Brahms: la forma e il racconto Grazia Raimondi, violino Luigi Piovano, violoncello solista e direzione musiche di J. Brahms Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Lunedì 30 Il sogno romantico
Chi vive giace Teatro Biondo Palermo Ore 21, Teatro Chiari, Cervia. Replica il 14
Mozart vs Rossini Il Cantiere dell’Arte, ensemble di fiati Paola Fundarò, Gabriele Bressan oboe Claudio Mansutti, Sara Papinutti clarinetto Paolo Calligaris, Alessandro Bressan fagotto Nicola Bulfone, Michele Ghedin corno di bassetto Andrea Liani, Andrea Mancini, Florian Cason, Tosolini Filippo corno Daniel Fabris Gerson controfagotto Claudio Mansutti, maestro concertatore Stefano Valanzuolo, presentazione e narrazione musiche di W.A. Mozart, G. Rossini Ore 21, Ridotto del Teatro Masini, Faenza
Sabato 14 La scimmia Giuliana Musso Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Lunedì 9 Chi vive giace
D.E.O. ex macchina Olivetti... un’occasione scippata
Teatro Biondo Palermo Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
di e con Antonio Cornacchione Ore 21, Teatro Comunale, Conselice
Martedì 10 Michele Soglia Raffaello Bellavista
Immigrant Song (2.0)
musiche di E. Sejournè, I. Trevino, C. Lin Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Chi vive giace Teatro Biondo Palermo Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche l’11 e il 12
Scuola Sperimentale dell’Attore / L’Arlecchino Errante Ore 21, Teatro Due Mondi, Faenza
Domenica 15 Concerto per le vittime innocenti della mafia
L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano
Orchestra dell’Istituto superiore di studi musicali Giuseppe Verdi di Ravenna Young Musicians European Orchestra Federico Ferri, direttore L. van Beethoven: Sinfonia n.5 in do minore Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
di e con Gioele Dix Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
Lunedì 16
Giovedì 12 Vorrei essere il figlio di un uomo felice
AGENDA
Martedì 17 Coast to Coast di e con Rocco Papaleo e Valter Lupo Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Mercoledì 18 In nome del padre Mario Perrotta Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Venerdì 20 Sbussolati Mario Zamma Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Sabato 21 Don Chisciotte Balletto Yacobson di San Pietroburgo direzione artistica Andrian Fadeev Don Chisciotte Balletto in tre atti musica Ludwig Minkus libretto e coreografia Johan Kobborg da Marius Petipa scene e costumi Jérôme Kaplan luci Vincent Millet Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 22 (ore 15.30)
Lunedì 23 Duum Sonics Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo. Replica il 24
Martedì 24 Con tutto il cuore di e con Vincenzo Salemme Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche il 25 e il 26
Mercoledì 25 Aida… 150 anni dopo Gomalan Brass Quintet Orchestra Corelli Jacopo Rivani, direttore musiche di Giuseppe Verdi Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Giovedì 26 Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte Teatro dell’Elfo Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna.
Pitros Duo Luigi Santo, tromba Daniela Gentile, pianoforte musiche di E. Mc Dowell, A.F. Goedicke, P. Mascagni, J. Turrin, W. Brandt, A. Babajanian, V. Peskin, G. Gershwin Ore 21, Ridotto del Teatro Masini, Faenza
AGENDA
Aprile 2020 Giovedì 2 Tartufo di Molière, adattamento e regia Roberto Valerio con Giuseppe Cederna Ore 20.45, Teatro Comunale, Russi
The Man RBR Dance Company Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Sabato 4 Les nuits barbares ou le premiers matins du monde Compagnie Hervé Koubi coreografia Hervé Koubi assistente alla coreografia Fayçal Hamlat musiche Wolfgang Amadeus Mozart, Gabriel Fauré, Richard Wagner, musica tradizionale algerina creazione musicale Maxime Bodson Ore 20.30, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 5 (ore 15.30)
Dedalo e Icaro Teatro dell’Elfo ed Eco di Fondo Ore 21, Teatro Binario, Cotignola
Domenica 5 Michela Giraud e altri animali con Michela Giraud Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Lunedì 6 W le donne di e con Riccardo Rossi Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Martedì 7 Theresia Orchestra Verso la Pasqua
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AGENDA violino e direzione Chiara Banchini musiche di F.J. Haydn Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Tartufo di Molière con Giuseppe Cederna e Vanessa Gravina Ore 21, Teatro Masini, Faenza. Repliche l’8 e il 9
Mercoledì 8 Concerto di Pasqua Young Musicians European Orchestra Coro NovoCanto di Innsbruck maestro del coro Wolfgang Kostner Andrea Obiso, violino Sara Rossini, soprano Daniela Pini, mezzosoprano Manuel Amati, tenore, Antonio Di Matteo, basso Paolo Olmi, direttore musiche di W.A. Mozart, N. Paganini Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Un giorno danzando Ballate, Madrigali e Danze del XIV secolo La Fonte Musica Michele Pasotti,
liuto e direzione Francesca Cassinari, soprano Alena Dantcheva, soprano Gianluca Ferrarini, tenore Efix Puleo, viella da braccio Teodoro Baù, viella da gamba Federica Bianchi, clavicymbalum Ore 21, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Ore 19, Teatro Rasi, Ravenna
Alle 5 da me
Wajdi Mouawad / Théâtre De La Colline Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna. Replica il 23
con Ugo Dighero e Gaia De Laurentiis Ore 21, Teatro Chiari, Cervia. Replica il 9
Giovedì 16 Orchestra Leonore La grande scuola russa Lilya Zilberstein, pianoforte Daniele Giorgi, direttore musiche di S. Rachmaninov, P.I. Čajkovskij Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Sabato 18 Vous êtes pleine de désespoir Teatro delle Moire / Alessandro Bedosti
Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto Ore 21, Teatro Masini, Faenza
Sabato 18 Elsewhere Compagnia Stalker / Daniele Albanese Ore 21, Teatro Rasi, Ravenna
AGENDA
Maggio 2020
Mercoledì 22 Inflammation du verbe vivre
Lunedì 4 Va tutto bene di e con Max Giusti Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Lunedì 27 Orchestra Antonio Vivaldi di Venezia L’arte dell’arco Domenico Nordio, violino solista e direzione musiche di F. Schubert, F. Mendelssohn-Bartholdy, B. Britten, N. Rota Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
Mercoledì 29 Lost In - O - Secus
Martedì 5 e Mercoledì 6 Orchestra da camera di Mantova A Ludwig van Beethoven nel 250° anniversario della nascita Alexander Lonquich, pianoforte e direzione Integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di L. van Beethoven Ore 21, Teatro Alighieri, Ravenna
SANT'ALBERTO (RA) via Naviglio Zanelli 6 - Tel. 0544 528214 info@spazievolumiarredamenti.it
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AGENDA 2019-2020
AGENDA
RAGAZZI
Novembre 2019 Venerdì 1 Slurp! Drammatico Vegetale Ore 16 e 18, Teatro Rasi, Ravenna
Sabato 2 L’omino del pane e della mela Fratelli Caproni Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Domenica 3 Il gatto con gli stivali Accademia Perduta / Romagna Teatri Ore 17, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Giovedì 14 Che sì che no Drammatico Vegetale Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Domenica 17 Cappuccetto Rosso I Pupi di Stac Ore 17, Almagià, Ravenna
Le nuove avventure dei musicanti di Brema Teatro Due Mondi Ore 17, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Progetto G.G. Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Domenica 26 La Bella e la Bestia
Domenica 15 Valentina vuole
Il Baule Volante Ore 16, Teatro Masini, Faenza
Progetto G.G. Ore 16, Teatro Masini, Faenza
Robin Hood
Giovedì 19 Why the sky is far away / Perché il cielo è lontano Menna Price Ore 19, Teatro Rasi, Ravenna
Sabato 21 Aspettando Natale Ferruccio Filipazzi Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
AGENDA
Gennaio 2020 Lunedì 6 Tutti vanno alla capanna Teatro alla Panna Ore 16, Almagià, Ravenna
Domenica 24 Teo ha le orecchie curiose
Sabato 11 Rosso come cappuccetto rosso
Teatro del Drago Ore 17, Almagià, Ravenna
Compagnia “Gli Alcuni” Ore 20.45, Teatro Binario, Cotignola
Robin Hood nel castello di Nottingham
Domenica 12 Cappuccetto Rosso
I Guardiani dell’Oca Ore 16, Teatro Masini, Faenza
La luna nel letto Ore 16, Teatro Comunale, Russi
AGENDA
Dicembre 2019 Domenica 1 Gianni e il gigante Teatro delle Briciole Ore 17, Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Sabato 7 Pulgarcito Teatro Paraíso - Spagna Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Gianni e il gigante Teatro delle Briciole Ore 21, Teatro Chiari, Cervia
Sabato 14 Valentina vuole
AGENDA
Giovedì 16 Brum Drammatico Vegetale Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Sabato 18 Leo. Uno sguardo bambino sul mondo Drammatico Vegetale Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Abruzzo Tucur Ore 17, Almagià, Ravenna
AGENDA
Febbraio 2020 Domenica 2 Casa de Tabua
Teatro del cerchio Ore 16, Teatro Comunale, Russi
Sabato 14 Anima blu Tam Teatromusica Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Domenica 15 Il giardino stregato di Maga Cornacchia Gli Alcuni Ore 16, Teatro Masini, Faenza
Giovedì 19 Pinocchio in 7T
Chi ha paura di denti di ferro?
Drammatico Vegetale Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna. Repliche il 20 e il 21
TCP - Tanti Cosi Progetti Ore 16, Teatro Masini, Faenza
Domenica 9 L’anatra, la morte e il tulipano Compagnia Tardito - Rendina Ore 17, Almagià, Ravenna
Domenica 16 Posidonia Teatro di carta Ore 16, Teatro Comunale, Russi
Mercoledì 19 Grande cavalcata rossiniana Drammatico Vegetale Ore 16.30, Teatro Rasi, Ravenna. Repliche il 20, il 21 e il 23, il 15 e il 22 alle ore 11
Sabato 22 Mu lan e il drago Teatro dei Colori Ore 17, Almagià, Ravenna
Ouverture de Saponettes Michele Cafaggi Ore 20.45, Teatro Binario, Cotignola
Ker Théâtre Mandiaye N’Diaye Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
Proscenio Teatro Ore 17, Almagià, Ravenna
Domenica 8 Il gatto e la volpe Aspettando Mangiafuoco
Teatro C’art Comic Education Ore 16, Teatro Comunale, Russi
Giovedì 23 Thioro. Un cappuccetto rosso senegalese
Domenica 19 Cenerentola in bianco e nero
Il diario di Adamo ed Eva Scena Verticale Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
AGENDA
Marzo 2020 Giovedì 5
Domenica 29 Le quattro stagioni e Piccolo Vento Fondazione Aida Ore 16, Teatro Masini, Faenza
Giovedì 26 Essere fantastico Cie Sémaphore / Teatro all’improvviso Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
AGENDA
Aprile 2020 Giovedì 16 Fratellino e fratellina Asini Bardasci Ore 18, Teatro Rasi, Ravenna
AGENDA
Maggio 2020 Domenica 17 Pinocchio attraverso lo specchio Drammatico Vegetale Ore 11, Teatro Rasi, Ravenna. Repliche il 18 e il 19 ore 18
Domenica 24 Uno, due, tre... Drammatico Vegetale Ore 11, Teatro Rasi, Ravenna
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studio di interni
bello, funzionale, intimo
Gruppo Ergo Studio / arka & eureka
showroom Via Panfilia, 45/47 Ravenna
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EDIZIONI E COMUNICAZIONE
Opera/Musica Tre donne per la Trilogia d’Autunno Il Serse di Accademia Bizantina Brunello, maestria al violoncello
Teatro I 40 anni del Drago A tu per tu con i Menoventi La comicità di Paolo Cevoli Il premio Ubu Overload Quando va in scena la storia
Danza Il Mediterraneo di Hervé Koubi
ISSN 2499-0213
prezzo € 0,10
Aterballetto: trittico di capolavori
Guida alle stagioni dei teatri di Ravenna e provincia