13-15 PAL 2021 Motus.qxd:Rafest mastro 25/11/21 12.45 Pagina 13
13
TEATRO CONTEMPORANEO
I Motus tornano a riscrivere un grande classico: Le troiane La storica compagnia porta in scena Tutto brucia al Rasi di Iacopo Gardelli Enrico Casagrande, classe '65, è, assieme a Daniela Nicolò, fondatore della compagnia riminese Motus, una delle formazioni teatrali più interessanti del panorama italiano contemporaneo. Dal 2020 è direttore artistico del Festival di Santarcangelo. Lo spettacolo Tutto brucia, riscrittura del classico di Euripide Le troiane, andrà in scena a Ravenna, al Rasi, il prossimo 21 aprile. Tutto brucia si inserisce in un disegno preciso della vostra teatrografia, che si è già occupata di studiare le figure femminili del teatro tragico. Come siete arrivati a Euripide? «Esatto, non è la prima volta che affrontiamo un testo classico. L’abbiamo fatto anche per l'Antigone, ma in modo diverso. Dieci anni fa avevamo realizzato tre contest, tre indagini attraversate tutte da Silvia Calderoni in collaborazione con altri attori, fino ad arrivare ad Alexis. Una tragedia greca, nel 2010. Lì la tragedia si collocava in modo molto evidente all’interno di un teatro documentario, ovvero un teatro dove la parola classica si intrecciava alla cronaca greca di quel periodo – come per l'uccisione di Alexis Grigoropoulos, un nuovo Polinice, da parte di un poliziotto; o come per le manifestazioni contro la crisi economica». L'apporto della cronaca è importante anche in Tutto brucia? «Quella formula è stata molto importante per la nostra teatrografia e per la nostra estetica. Con Tutto brucia abbiamo però abbandonato quella metrica. Abbiamo scelto Le troiane di Euripide perché per noi era cruciale avere protagoniste al femminile: tutti i personaggi della tragedia, infatti, sono donne lacerate, sopravvissute alla distruzione di Troia, in attesa di essere vendute come schiave. Queste voci ci servivano per capire meglio tante altre tragedie che viviamo in questo momento: pensiamo agli abusi del vicino di casa, o alla situazione in Afghanistan, o alla tratta delle nuove schiave che vengono dalla Nigeria. Questa volta però siamo voluti restare più misteriosi, senza rincorrere una focalizzazione esatta nel qui ed ora o riferimenti cronachistici. Ci siamo concentrati sull'evocazione di emozioni che vengono da lontano, che lo spettatore stesso è chiamato a ricucire dal suo punto di vista proprio perché sono emozioni universali». Mi pare che il nucleo di questo spettacolo risieda nei concetti di lutto e di vulnerabilità. Oggi che viviamo un lutto collettivo – un momento abbastanza raro, almeno nella storia recente – come avete deciso di maneggiarli? Dal punto di vista drammaturgico, ad esempio, ho notato che il testo è composito, e tiene assieme filosofi contemporanei (Judith Butler, Haraway), antropologi (De Martino), romanzieri...
Una scena di Tutto brucia (foto di Paolo Porto).
continua a pagina 15
«Abbiamo scelto Le troiane di Euripide perché le voci delle schiave ci servivano per capire meglio tante altre tragedie che viviamo in questo momento»