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NUOVE VOCI
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«La mia è una generazione vulnerabile, ma non rassegnata» Lorenzo Carpinelli, attore, regista e autore, talento ravennate under 30
di Erika Baldini
La buona pratica giornalistica prevede un cappello introduttivo, che meglio spieghi l'intervista e/o l'intervistato. Di Lorenzo Carpinelli vi basti sapere che è un giovane uomo, under 30, che è attore e regista, tra le realtà più interessanti e promettenti della nostra scena artistica e che sarà tra i principali protagonisti della ripresa invernale dei teatri. Per il resto, lui si spiega benissimo. Sembra sicuramente una domanda banale con cui iniziare, ma per i lettori non è cosa scontata: chi è Lorenzo Carpinelli? «Uno dei tanti giovani adulti fuoriusciti dall’ultimo singhiozzo del secolo scorso. Dietro di noi, gli echi di ideologie sfumate, di maestri sulla via del tramonto. Davanti a noi, la falsa promessa di una vita pronta all’uso. Sopra di noi, un presente grigio e poco promettente. Sono un fiero membro di una generazione vulnerabile, silenziosa, ma poco propensa alla comoda rassegnazione». Qual è il tuo percorso formativo e artistico? Hai una laurea in Giurisprudenza se non sbaglio, come sei arrivato al teatro? «Il teatro è entrato nella mia vita molto prima del diritto. Ho provato a scacciarlo, credendo che una vita sicura e economicamente stabile fosse più dignitosa di quello che all’epoca mi sembrava un incomprensibile capriccio artistico. Quando ho realizzato che la vita di un laureato in giurisprudenza, oggigiorno, è tutt’altro che stabile e che quel capriccio, in realtà, era l’unico modo per dare un senso alla mia vita, ho finalmente fatto pace con me stesso». Quali sono le tue fonti d'ispirazione? «Credo che ognuno di noi custodisca, più o meno consapevolmente, una sorgente artistica che può fungere da ispirazione per gli altri. Le fonti di ispirazione del mio processo creativo nascono spesso dal contatto tra queste sorgenti e la mia sensibilità. Per questo, nel quotidiano, preferisco circondarmi di persone apparentemente distanti dal mondo artistico».
Lorenzo Carpinelli. Nella pagina seguente un’immagine da La Stradona.
Come artista, come hai vissuto questa strana epoca? Come hai passato il lockdown? «A casa. In silenzio. Senza espormi su questioni delicate senza averne la dovuta competenza.
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«Quando ho capito che il “capriccio” del teatro era in realtà l’unico modo per dare un senso alla mia vita, ho finalmente fatto pace con me stesso»