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FESTIVAL DIFFUSO
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Emilia-Romagna Festival, una rassegna trasversale fra territori, generi e generazioni di musicisti, ma sempre di qualità Parola del direttore artistico della manifestazione regionale Massimo Mercelli, peraltro flautista d'eccezione. «Denominatore comune? L'altissima qualità artistica dei concerti». di Enrico Gramigna
È un semplice nastro di pietre, in origine, ciò che lega come un filo di perle le città dell’EmiliaRomagna. Costruito grazie al volere di un console romano tra i più noti ancor oggi, Marco Emilio Lepido, questo percorso è la via Emilia: strada tra le più importanti dell’Impero, essa metteva in comunicazione Ariminum con Placentia, unendo in un unico viaggio tutte le città comprese in questa direttrice. Questa unione è palese fin nel nome della regione che ha nel trattino il punto d’incontro di due aree storiche che si abbracciano in quel fazzoletto di terra tra le due sponde del Sillaro. Proprio in questa zona spiega le braccia l’Emilia-Romagna Festival il cui direttore artistico è Massimo Mercelli, flautista tra i più apprezzati nel panorama concertistico internazionale.
Qual è la cifra significativa della declinazione invernale del prossimo Emilia-Romagna Festival? «Il contenuto artistico delle stagioni invernali è molto variegato, tuttavia il denominatore comune è la qualità, sempre altissima, cosa sulla quale non si può transigere. Abbiamo pensato a proposte di diverso tipo anche nell’ottica di coinvolgere un pubblico più vasto ed eterogeneo».
Il direttore artistico del E-R Festival Massimo Mercelli (a destra) con il pianista Ramin Bahrami.
Qual è il rapporto che il festival ha con i giovani esecutori? «Abbiamo uno sguardo sempre attento alle giovani promesse e le coinvolgiamo nelle nostre stagioni non perché giovani, ma perché sono straordinarie e riteniamo che il loro intervento nei nostri appuntamenti sia un’occasione di crescita per tutti».
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In cartellone a Faenza dodici appuntamenti dal 3 dicembre al 6 maggio con concerti al teatro Masini e matinée al MIC