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FREEPRESS

n. 905

29 APRILE - 5 MAGGIO 2021

CRONACA • SOCIETÀ • POLITICA • ECONOMIA • OPINIONI • CULTURA • SPETTACOLI • GUSTO • SPORT

Prezzo € 0,08 COPIA OMAGGIO ISSN 2499-9460

SOLO VOCE Audiolibri, pubblicità, telecronache, radio e medicina: storie e curiosità di chi lavora con le corde vocali



PUNTI DI VISTA / 3 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

L’OPINIONE

SOMMARIO

L’OSSERVATORIO

5 ECONOMIA PERSI OTTOMILA OCCUPATI A CAUSA DELLA PANDEMIA

Tutto ruota attorno agli aperitivi di Luca Manservisi

Ci ricorderemo di questo periodo, oltre che per i morti, i bollettini e le mascherine, anche per l’attesa degli aperitivi che è essa stessa, come si dice, un grande aperitivo. Da quelli del segretario del Pd Zingaretti di più di un anno fa, quando cercò di tranquillizzare tutti sui Navigli di Milano beccandosi poi però il Covid, fino alla foto già iconica per noi ravennati di questi giorni, con il sindaco De Pascale che brinda con un bicchiere di vino insieme al presidente di Confcommercio nel giorno della tanto attesa riapertura dei ristoranti e dei bar. Poco prima di assistere in tv a un animato dibattito (eufemismo) tra il presidente della Regione Bonaccini e il noto infettivologo Galli, che accusa la politica di aver aperto tutto troppo presto, con conseguenze pesanti sulle vittime future. Mentre le associazioni di categoria, invece, si lamentano pure, chiedendo al Governo di dare la possibilità di riaprire anche ai locali che non hanno spazi all’aperto. E il dibattito si concentra così sui pranzi fuori, il caffè al tavolo, l’aperitivo con gli amici. Tutti aspetti della socialità che forse in passato non avevamo mai considerato davvero così importanti, dandoli per scontati, e che oggi sono invece tutto quello che chiediamo per sentirci di nuovo in una sospesa normalità, per un ritorno alla vita vera. Non essendo infettivologo, non so se tutto questo porterà a una nuova impennata dei casi, ma di certo senza un vero piano economico per affrontare ulteriori chiusure, riaprire era diventato inevitabile. E anche giusto, diciamo la verità, di fronte a istituzioni (mettiamocele dentro quasi tutte) che non sono riuscite a far arrivare le dosi di vaccino promesse, non sono state in grado di mettere in piedi un sistema di tracciamento efficace del contagio, non hanno messo a disposizione quei letti e quelle strumentazioni aggiuntive in grado di fare fronte a un nuovo picco dei contagi senza dover ogni giorno sentir parlare di “soglia di sicurezza”. Sperando non arrivino di nuovo a colpevolizzare chi va a giocare a calcetto, o chi preferisce andare nei bar a fare l’aperitivo (mantenendo le distanze e rispettando tutti i protocolli, ci mancherebbe), visto che ci è stato detto che all’aperto il virus circola meno e che ce lo potevamo permettere. Che era un rischio calcolato. La speranza è che le istituzioni non facciano insomma nuovamente l’errore di stupirsi se la gente fa quello che gli è stato permesso di fare. Per una volta, fateci vedere che avete la questione sotto controllo, anche se mi rendo conto che è chiedere troppo.

6 PORTO AUMENTANO I COLLEGAMENTI DEI TRAGHETTI CON CATANIA

SU IL SIPARIO: UNA GIORNATA CON RAVENNA TEATRO

19 FOTOGRAFIA LA NOSTRA RECENSIONE DELLA MOSTRA DI ROVERSI

22 GUSTO PRODUTTORI ROMAGNOLI: ALLEVAMENTO PELLONI

Direttore responsabile: Fausto Piazza Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Autorizzazione Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Tribunale di Ravenna Maria Cristina Giovannini (grafica). n. 1172 del 17 dicembre 2001 Collaboratori: Roberta Bezzi, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Nevio Anno XX - n. 905 Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Gardini, Enrico Gramigna, Simona Editore: Guandalini, Giorgia Lagosti, Fabio Edizioni e Comunicazione srl Magnani, Enrico Ravaglia, Guido Sani, Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna Angela Schiavina, Serena Simoni, tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Direttore Generale: Claudia Cuppi Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani. Pubblicità: tel. 0544 408312 Illustrazioni: Gianluca Costantini. Progetto commerciale1@reclam.ra.it grafico: Gianluca Achilli, Area clienti: Denise Cavina tel. 335 Redazione: 7259872 - Amministrazione: tel. 0544 271068 - Fax 0544 271651 Alice Baldassarri, redazione@ravennaedintorni.it amministrazione@reclam.ra.it

Ravenna - Viale della Lirica 43 tel.0544.271056 - fax 0544.272539 - info@timcolorservice.it www.timcolorservice.it

di Moldenke

Nuova modalità di prenotazione del ristorante a Ravenna e dintorni.

16 CULTURA

Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola

Come prenotare un tavolo all’aperto

Poste Italiane spa - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB

«Buonasera, avete un tavolo per quattro persone per stasera?». «Conviventi?». «In che senso». «Vivete in sieme?». «Non sono fatti suoi». «Purtroppo sono anche fatti miei, rischiamo una multa». «E va bene, diciamo conviventi. Avete il tavolo sì o no?» «Certo signora». «Al chiuso per favore, che soffro di cervicale» «Mi spiace ma possiamo solo all’aperto, per decreto ministeriale». «Ma se piove?». «Governo ladro». «E se tira vento?». «Non saprei». «E se passa qualcuno che conosco ma non voglio salutare?» «Basta non alzare gli occhi dal proprio piatto, qui a Ravenna siete degli esperti nel far finta di guardare il piatto». «Ma adesso è tutto cambiato, non vede? Tutti questi tavolini all’aperto, siamo una città più aperta». «Eh, facile così: siamo costretti, non si può mangiare al chiuso». «Però, mi scusi, tanto vale andare in un bagno al mare allora, a ‘sto punto, che di solito si mangia peggio e si spende di più, come piace a noi ravennati veri». «Ma sono chiusi». «Ma come, ho letto che sono aperti, invece, dopo che avevano detto che erano chiusi. Il ministro ha detto che sono aperti». «In effetti dovevano essere chiusi ma forse ha ragione lei, sono aperti». «Ma sono aperti all’aperto, secondo lei, o anche al chiuso?» «Direi sempre all’aperto». «E se piove?»


4 / POLITICA RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

AMMINISTRATIVE

Anche Sgarbi nella coalizione delle Pigna: «Vinceremo» La candidata sindaca Veronica Verlicchi ha presentato le liste per le elezioni di ottobre Veronica Verlicchi ha presentato alla stampa la coalizione che la sosterrà nella candidatura a sindaca alle prossime amministrative di Ravenna, in programma in ottobre. La consigliera uscente della Pigna sarà sostenuta dalla stessa lista civica (di ispirazione di centrodestra) presieduta dal noto ristoratore Maurizio Bucci (candidato sindaco cinque anni fa e a questo giro capolista) e da due nuove liste nate appositamente nel territorio comunale: “Ravenna s’è desta”, per quanto riguarda la città, e “Forese in Comune”, per quanto riguarda le tante frazioni del territorio ravennate. A queste si aggiungono Rete Civica, a cui La Pigna fa riferimento in Regione (si tratta della lista nata alle ultime Regionali a sostegno della candidata del centrodestra Borgonzoni) e il movimento Rinascimento, ideato da Vittorio Sgarbi, atteso nei prossimi mesi in città. Verlicchi si è detta convinta di riuscire a portare il sindaco uscente De Pascale (che sarà candidato del centrosinistra) al ballottaggio, per poi vincere. Puntando sull’appoggio indiretto naturalmente del resto del centrodestra, ancora alla ricerca di un nome unico su cui puntare, con l’albergatore Filippo Donati che ha ormai ufficializzato la propria candidatura, ancora indigesta però per Forza Italia.

NOMINE Erika Minnetti nuova segretaria di Sinistra Italiana

COVID Come stanno i ragazzi? Se ne parla on line

Eletta la nuova segretaria del circolo di Ravenna di Sinistra Italiana. Si tratta di Erika Minnetti, 42 anni, lavoratrice nel mondo della cultura e già vice presidente del circolo Arci Dock 61. «La pandemia - dichiara - ha cambiato le vite di tutti noi e ci ha costretto a immaginare una nuova idea di futuro, in cui la giustizia sociale, il lavoro, la sostenibilità ambientale e l’accesso reale di tutti e tutte alla sanità e all’istruzione pubblica sono temi tornati prepotentemente nel dibattito pubblico, dopo troppi anni in cui sono stati specchietti per le allodole da campagna elettorale. In questo senso Sinistra Italiana sta vivendo una stagione di nuovo dinamismo e vogliamo che anche Ravenna ne sia protagonista». Il partito si dichiara pronto a confrontarsi con tutte le parti politiche che metteranno al centro questi temi in vista delle Amministrative. Per adesioni o informazioni sinistraitaliana.ra@gmail.com.

Cosa e come stanno vivendo i ragazzi della “generazione Covid”: ancora troppo giovani per essere considerati degli adulti, non abbastanza grandi e sufficientemente indipendenti per far sì che la loro condizione rappresenti un problema sociale tale da intervenire. Se ne parlerà lunedì 3 maggio alle 20,30 nell'incontro online "Come stanno i nostri ragazzi?” con Sabrina Scelfo – medico psicoterapeuta - e con Petra Benghi, responsabile del servizio Nuove Generazioni dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. Organizza il Pd di Conselice.

IL SOTTOPASSO

MILLE FIRME PER CHIEDERE TUTELE AL MOLINETTO La petizione “Sottopasso ferroviario Molinetto: tutelare la viabilità, l’ambiente e la vita dei residenti e delle attività” è stata depositata in Comune a Ravenna con un primo numero di 1.004 firme, avviandone così il percorso istruttorio che la porterà a essere discussa in consiglio comunale. La consegna è stata effettuata da esponenti dei comitati Rubicone-Molinetto-Cesarea e Poggi-Antica Milizia, che hanno lanciato la petizione, sostenuti da Lista per Ravenna. Il 13 maggio i promotori incontreranno in videoconferenza sindaco e tecnici comunali.


ECONOMIA / 5 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

DATI CGIL

In provincia ottomila occupati in meno per effetto della pandemia In aprile ancora settemila lavoratori in cassa Aumenta il tasso di inattività, persone che non cercano occupazione perché scoraggiate: le categorie più colpite sono le donne nella fascia di età 15-24 e gli uomini dai 35 ai 54 Venti milioni di ore di cassa integrazione, tasso di occupazione sceso di tre punti percentuali, aumento delle persone che non lavorano e non cercano occupazione da 62mila a 66mila. I numeri elaborati dall’ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna possono aiutare a comprendere l’impatto del Covid sul mondo del lavoro nel territorio provinciale. Cassa Da marzo a dicembre 2020 sono stati 46mila i lavoratori che hanno avuto accesso alla cassa integrazione. La parte più consistente numericamente è il settore del commercio, dei servizi e del turismo (15.361 lavoratori colpiti) e da quello metalmeccanico (12.694). Ancora a inizio aprile 2021 sono più di settemila i lavoratori “in cassa”. Occupazione Gli occupati in provincia di Ravenna sono passati dai 175.592 del 2019 ai 167.442 del 2020, mentre il tasso di occupazione, che era faticosamente risalito a un 70,6 percento che non si vedeva dagli anni precedenti la crisi iniziata nel 2009, è ripiombato al 67,5%, inferiore anche al dato regionale (68,8). È esploso il numero di persone in cerca di lavoro (da 8.474 a 12.352), con il tasso di disoccupazione balzato dal 4,6 al 6,9 percento.

Commercio, turismo, ristorazione sono i settori che hanno richiesto più ore di cassaintegrazione per i lavoratori

Inattività Quello che preoccupa maggiormente è l’aumento del numero degli inattivi (da 62.417 a 66.011), ovvero delle persone che non lavorano e che, scoraggiate, non cercano più una occupazione. Il tasso di inattività, ovvero il rapporto tra il numero di inattivi nella classe di età 15-64 e il corrispondente segmento di popolazione, passa dal 26 al 27,5%. Le fasce maggiormente coinvolte

PRIMO MAGGIO

IL LAVORO SI CELEBRA TRA CHI VACCINA I sindacati al Pala De André Al Concertone gli Extraliscio “L’Italia si cura con il lavoro” è lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per la Festa dei lavoratori che, purtroppo, anche quest’anno sarà condizionata dalla pandemia e dalle normative atte a prevenire i contagi. In occasione del Primo Maggio, i segretari generali territoriali di Cgil, Cisl e Uil rispettivamente Marinella Melandri, Roberto Baroncelli e Carlo Sama – si ritroveranno al Pala De Andrè di Ravenna in segno di vicinanza al personale dalla campagna di vaccinazione. Assieme al sindaco Michele de Pascale e a Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl Romagna, i sindacati celebreranno l’importante ricorrenza che sarà accompagnata da una diretta streaming (a partire dalle ore 11) sulle pagine social delle organizzazioni dei lavoratori. A livello nazionale torna il concertone del Primo maggio, in diretta su Rai 3 dalle 16,35 alle 19 e dalle 20 alle 24. A esibirsi sul palco anche gli Extraliscio, con il lughese Mauro Ferrara (foto).

sono le donne nell’intervallo dai 15 ai 24 anni (dal 70 al 78%) e gli uomini dai 35 ai 54 anni, che dal 7% raggiungono il 13%. Un andamento che sembra indicare come stiano aumentando le giovani donne che non cercano nemmeno più di entrare nel mondo del lavoro e gli uomini che, espulsi dal posto di lavoro proprio nella fascia di età della maturità lavorativa, disperano di potervi rientrare.

LE AZIENDE INFORMANO

SERVIZI PER L’EDILIZIA

Top Rent: valutazioni, progetti e costruzioni “chiavi in mano” per il Superbonus casa L’azienda ravennate di via Dismano offre la massima professionalità in consulenze, preventivi, coordinamento lavori, per un servizio completo di edificazione e ristrutturazione C’è gran fermento nel mercato dell’edilizia grazie soprattutto al Superbonus 110 per cento, voluto dal governo per riqualificare il consumo energetico nazionale. Le detrazioni riguardano infatti specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica, nonché il consolidamento statico o la riduzione del rischio sismico degli edifici, effettuati su unità immobiliari residenziali. Per usufruire di questa interessante opportunità, c’è tempo fino al 30 giugno 2022 (per i condomini fino al 31 dicembre 2022 ma solo a particolari condizioni). «Siamo letteralmente travolti da richieste da parte della clientela», racconta Stefano Morelli, titolare di Top Rent, l’azienda ravennate con sede in via Dismano 115/B, specializzata nel noleggio di piattaforme aeree e furgoni e in installazione di linee vita sui tetti che è in grado di offrire valutazioni preliminari e di fornire di servizi per l’edilizia a 360 gradi, dalla progettazione fino alla costruzione con professionisti interni ed esterni. «Il superbonus è l'opportunità del momento – aggiunge –, perché è il sogno di tutti coloro che da tempo aspettano di poter sistemare la propria casa usufruendo della cessione del credito o dello sconto diretto in fattura. Ma l’iter burocratico da seguire è molto complicato, al punto da essere scoraggiante. Data l’importanza delle varie agevolazioni nel

comparto casa – ricorda Morelli –, abbiamo da tempo deciso di investirer risorse professionali e competenze in questa direzione, studiando a fondo tutte le più recenti normative con relativi aggiornamenti, per offrire risposte il più possibili puntuali ed esaurienti. Come azienda ci siamo strutturati per fare una prima analisi, offrire una valutazione preliminare e consentire ai clienti di capire in quale direzione andare, se quella del Superbonus oppure dei tanti altri incentivi fiscali esistenti. Fondamentale per ottenere le agevolazioni del 110 per cento, in particolare, è partire dall’attestazione di conformità urbanistica ed edilizia e da un progetto di fattibilità in grado di ottenere un miglioramento di almeno due classi energetiche. Due passaggi che spesso richiedono professionisti diversi e che noi riusciamo a fornire unitamente». Data l’estrema complessità della materia che richiede tempi lunghi per accesso agli atti, controlli, sopralluoghi, eventuali pratiche sanatorie, è quanto mai importante rivolgersi a esperti del settore. Mai come in questo il fai da te rischia di infrangersi in questa complessità. «Dopo la valutazione – spiega Morelli –, se tutto è regolare, il nostro tecnico redige il computo metrico, ossia il documento che riporta in dettaglio le lavorazioni necessarie per accedere al 110 per cento, ma anche

tutte quelle trainate dal Superbonus e quelle necessarie per la ristrutturazione desiderata. Su queste somme al di fuori del 110 per cento, riusciamo poi a riconoscere lo sconto direttamente in fattura. Il nostro è un vero e proprio ruolo da “general contractor”, in quanto siamo in grado di seguire il cliente dall’inizio alla fine, appoggiandoci per i lavori ad aziende specializzate nel settore dei cappotti, fotovoltaico e termoidraulica, mentre ci occupiamo personalmente di ponteggi, piattaforme e sicurezza in generale». Per informazioni: Top Rent via Dismano 115/b - tel. 0544 463400 info@toprent.eu - lineavita@toprent.eu - www.toprent.eu


6 / ECONOMIA / PORTO RAVENNA&DINTORNI 29 aprile-5 maggio 2021

AUTOSTRADE DEL MARE

Traghetti: i collegamenti settimanali con Catania diventano quattro Dal 21 aprile Grimaldi ha aggiunto un cargo capace di caricare 160 semirimorchi Traffici: nel primo trimestre 2021 aumento del 15 percento rispetto al 2020

Diventano quattro i collegamenti settimanali tra Ravenna e Catania via traghetto. Dal 21 aprile il gruppo Grimaldi ha aggiunto la motonave Valencia sulla rotta Romagna-Sicilia (con approdo intermedio a Brindisi). Il Valencia è un cargo Ro-Ro costruito nel 1999, lungo 195 metri, con una capacità di carico di 160 semirimorchi, con disponibilità totale di 4.400 metri lineari. Soddisfatto Alberto Bissi, amministratore unico del Terminal Traghetti nel porto di Ravenna che già al 31 di marzo ha incrementato il traffico dei rotabili di oltre il 15 percento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: «La scelta della compagnia di navigazione dimostra la fiducia verso T&C e il porto di Ravenna. La storica linea Ravenna-Catania è coperta quotidianamente ed è presumibile che alla fine dell’anno sarà coperto largamente il vuoto lasciato da Cin Tirrenia». Il Terminal Traghetti occupa mediamente 70 addetti tra dipendenti e esterni ed è uno dei gate nazionali delle Autostrade del Mare (traffico combinato mare-gomma) che movimenta ogni anno circa 70mila semirimorchi spostandoli dalle strade verso una modalità di trasporto sostenibile. «Il traffico dei traghetti – afferma Daniele Rossi, presidente dell’Autorità portuale di Ravenna – è tra quelli che meglio ha resistito alla crisi causata dalla pandemia e questo potenziamento

deciso da Grimaldi testimonia la salute di un settore in continua crescita». Emanuele Grimaldi, amministratore delegato del Gruppo: «Aumenta la capacità totale di carico venendo incontro alle esigenze del mercato e contribuendo allo sviluppo sempre più efficiente ed ecosostenibile delle imprese logistiche e delle relative economie

locali. L’impiego di un’unità addizionale testimonia la ferma volontà del Gruppo Grimaldi di investire ancora una volta nella continuità territoriale con la Sicilia andando a potenziare l’offerta già importante che la Compagnia propone per collegare Ravenna con il porto di Catania ed in generale, con tutto il network del Gruppo».

AMBIENTE Capitan Findus raccoglie rifiuti galleggianti Nelle acque del circolo velico Ravenna Yacht Club è stato installato un “seabin”, un cosiddetto cestino galleggiante: si tratta di uno strumento capace di catturare detriti e rifiuti in acqua, incluse plastiche e microplastiche, fino a 1,5 kg al giorno. L’iniziativa ambientalista è sostenuta da Capitan Findus, azienda leader nel settore dei surgelati, che promuove la sostenibilità ambientale. Grazie all’azione spontanea del vento, delle correnti e alla posizione strategica del cestino, i detriti vengono convogliati direttamente all’interno del dispositivo. I rifiuti vengono catturati nel filtro, che può contenere fino a un massimo di 20kg, mentre l’acqua scorre attraverso la pompa e torna in mare; quando il filtro è pieno, viene svuotato e pulito. Può funzionare 24 ore al giorno e quindi è in grado di rimuovere molta più spazzatura di una persona dotata di una rete per la raccolta. Findus è un marchio di proprietà in Italia di Csi (Compagnia Surgelati Italiana Spa) azienda leader nella produzione e commercializzazione di prodotti nel settore Surgelati e annovera tra i suoi marchi alcuni tra i più conosciuti ed amati in Italia. Il portfolio, infatti, include anche marchi quali Quattro Salti in Padella, Sofficini, Capitan Findus e tanti altri.

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ECONOMIA / PORTO / 7 29 aprile-5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

COMMERCI

Accordo Sapir-Vesco per la movimentazione di argille per la ceramica

LA VISITA/1

L’azienda ucraina estrae tre milioni di tonnellate all’anno e avrà un deposito esclusivo nel terminal pubblico

LA GRILLINA PICCININI SUL CANDIANO PER I PROGETTI DEL FUTURO La capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Silvia Piccinini, ha visitato il porto di Ravenna per conoscere nel dettaglio quale sarà il nuovo volto dello scalo «per creare una reale e vantaggiosa alternativa al trasporto su gomma grazie proprio ad una integrazione finalmente efficace con la nostra rete ferroviaria». Piccinini, accompagnata dal consigliere comunale Marco Maiolini (Misto) e pronto a entrare nella coalizione De Pascale con il simbolo pentastellato, ha apprezzato l’attenzione per la sostenibilità ambientale.

LA VISITA/2 Accordo di collaborazione siglato tra Sapir e Vesco Clays Italy per la movimentazione delle argille nel porto di Ravenna. Vesco è la società capace di estrarre dalle proprie cave in Ucraina tre milioni di tonnellate d’argilla l’anno che esporta in 25 Paesi, cifre che ne fanno uno dei principali produttori ed esportatori al mondo e il primo fornitore di materie prime per le aziende ceramiche. Il gruppo Sapir, terminalista a maggioranza pubblica, sbarca annualmente nei suoi terminal oltre 2,5 milioni di tonnellate di materiali inerti per l’industria ceramica, «costituendo il primo operatore italiano nel settore», afferma il gruppo stesso. Sapir ha realizzato negli ultimi anni importanti investimenti per ottimizzare la movimentazione delle argille, tra cui nuovi magazzini per lo stoccaggio, uno dei quali sarà destinato in esclusiva a Vesco. Le argille provenienti via mare dall’Ucraina, dopo lo stoccaggio e la prima lavorazione di sminuzzatura, saranno smistate via camion e treno alle imprese del comprensorio ceramico emiliano. «Sapir e Vesco condividono tra l’altro un convinto impegno per lo sviluppo sostenibile, sia riducendo al minimo l’impatto ambientale delle rispettive attività, sia realizzando progetti formativi e sociali».

CONTATTI CON LA TURCHIA L’ambasciatore della Turchia in Italia, Murat Salim Esenli, ha visitato il porto di Ravenna il 31 marzo dove ha incontrato i vertici di Ap e di Sapir. Navigando sul rimorchiatore Alberoni, il diplomatico ha percorso il Canale Candiano. Ap ha colto l’occasione per illustrare i progetti di sviluppo dello scalo: la Turchia è da sempre un importante interlocutore per il porto. Attualmente una holding turca, la Global Ports, ha anche il controllo del terminal crociere di Porto Corsini fino a fine anno.

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8 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

LA VOCE DEL MEDICO

Le corde vocali non hanno segreti per Fussi: «L’ex premier Conte potrebbe cantare del blues» Il foniatra ravennate visita i più importanti artisti nazionali: da Jovanotti a Tatangelo, da Bocelli a Pausini. I mestieri che rischiano più infortuni? «Gli insegnanti perché parlano a lungo e... i tifosi per le grida improvvise» di Andrea Alberizia

Mentre l’ex premier Giuseppe Conte illustrava i Dpcm c’era un’Italia che cercava di capire cosa poteva e non poteva fare e c’era il dottor Franco Fussi che riconosceva una probabile anomalia alle corde vocali dell’avvocato: «Con quella voce non potrebbe fare il cantante lirico ma di blues sì». Il medico di Ravenna è specialista in foniatria e otorinolaringoiatria, docente al corso di laurea di Logopedia, e salvatore di parecchie celebri ugole infiammate. Cesare Cremonini e Fiordaliso sono solo gli ultimi artisti che ha visitato. Ma nel suo ambulatorio sono passati Laura Pasini, Jovanotti, Tatangelo, Ligabue, Emma, Alessandra Amoroso... Dottore, cominciamo da una definizione della voce per voi addetti ai lavori. «La voce è il prodotto dell’integrazione di tre apparati: il fiato è la benzina fornita dall’apparato respiratorio, la laringe è il motore con le corde vocali che vibrano e producono la frequenza fondamentale, le cavità di risonanza amplificano l’onda sonora fornendo le caratteristiche timbriche e la capacità di proiettare il suono a distanza». Che cosa caratterizza una voce? «I parametri sono tre. La frequenza fondamentale cioè la nota che emettiamo, data dalla tensione della corda vocale. L’intensità quindi il volume gestito dalla pressione con cui facciamo vibrare le corde. Il colore o timbro ottenuto dalla modificazione degli spazi di risonanza con i movimenti degli organi mobili come lingua, labbra, laringe, palato molle…» Il risultato finale quanto è determinato dalla conformazione fisica del corpo e quanto dalle capacità di utilizzo? «Se parliamo di estensione si può dire che grazie alla tecnica si può raggiungere il massimo che la corda vocale può esprimere. Ma ci sono anomalie congenite che danno caratteristiche al suono. Se la corda ha delle pieghettature sula superficie c’è più rigidità e viene quella voce un po’ legnosa, un po’ stimbrata. L’esempio che

In alto da sinistra in senso orario: il dottor Franco Fussi con Anna Tatangelo, Elio, Arisa, Giusy Ferreri

tutti possono avere in mente è l’ex premier Giuseppe Conte: non potrebbe fare il cantante lirico ma il blues sì». Come avere una voce ottimale? «Occorre una buona tonicità della muscolatura addominale per agire sull’apparato respiratorio, un sufficiente numero di ore di sonno prima della performance e mantenere un buono stato di idratazione delle mucose cordali: più sono idratate e meno faticano a vibrare quindi ci si stanca meno». Come si idratano? «Ci sono vaporizzatori caldo-umidi, acido ialuronico attraverso aerosol, pasticche o spray, tenere una garza bagnata sotto al naso prima del canto per inspirare goccioline. Poi è utile la pectina, un carboidrato indigeribile che si trova soprattutto nelle mele o nell’albedo, la parte bianca nella buccia

«La parte bianca degli agrumi aiuta a idratare le mucose cordali»

degli agrumi. Non è un caso che Pavarotti prima di entrare in scena mangiasse uno spicchio di mela acerba con la buccia». Quali infortuni di natura traumatica possono capitare? «Uno sforzo vocale protratto nel tempo per scarsa capacità di guidare la propria voce può portare dei noduli sulle corde vocali. È lo stesso fenomeno del callo che si forma per sfregamento. Sono disturbi frequenti per chi fa lavori in cui parla molto e magari in ambienti rumorosi: il tipico esempio è l’insegnante. Facendo riabilitazione si impara a moderare il trauma da contatto e quindi i noduli si riducono e possono anche andare via. Lo sforzo acuto legato a un’evenienza occasionale limitata nel tempo è come un urto secco sulla corda che può anche rompere un capillare: in questo caso si forma un polipo. È come un’ernia da sforzo che va asportata chirurgicamente, di solito anche in day-hospital. Capita di vederne diversi al lunedì come conseguenza delle urla allo stadio».

Cosa può fare chi deve usare molto la voce per lavoro? «Se si sentono fastidi, prima che la lesione diventi patologica, è importante cercare di imparare la modalità più economica di gestione: cioè massima resa con minima spesa, trovare il miglior rapporto fra respirazione, laringe e risuonatori. Un ciclo di logopedia può servire». Un abbassamento di voce è capitato a tutti. Qualcuno è più predisposto di altri? A cosa è dovuto? «È la conseguenza di uno stato infiammatorio che crea disidratazione. Può avere diverse origini: allergie, l’acido cloridrico che risale con il reflusso gastroesofageo, virus, batteri, miceti, oppure comportamenti e stili di vita». Sanremo 2018. Laura Pausini canta come ospite ma pochi giorni prima dell’esibizione era senza voce e sembrava dovesse rinunciare. È noto che ha curato lei la sua gola. Come ha fatto il miracolo? «Un potente antinfiammatorio e cortisone, insieme ad altre cose che sono preferibili quando si ha più tempo a disposizione come come la bromelina, un enzima naturale estratto dal gambo dell’ananas. Certo sarebbe meglio cantare con accortezza. E invece quella sera la Pausini finì a cantare fuori dall’Ariston nel freddo di febbraio. Da medico non glielo avrei consigliato». Pausini è solo una dei cantanti e attori che segue. Che percorso si fa? Contatti costanti o solo in caso di necessità? «Una volta all’anno si fa il tagliando all’auto anche se va bene. Lo stesso vale per le corde vocali: ogni tanto è bene dare una controllata. Poi c’è chi viene per curare infiammazioni o difficoltà tecniche che non sanno risolvere». Un tagliandino sarebbe utile anche a chi non deve esibirsi su un palco? «Diciamo che se una disfonia come l’abbassamento di voce resiste per 15 giorni è il caso di farsi vedere perché una normale laringite in 710 giorni passa. Più in generale però è vero che un percorso con un logopedista può aiutare a guidare meglio la propria voce e scoprire anche migliori modalità espressive».

VOCI DA COLTIVARE

L’insegnante di canto all’Accademia del Musical: «Tanti adolescenti si vergognano e poi si aprono» Chiara Nicastro è una dei docenti della scuola diretta da Laura Ruocco: «Il movimento del corpo può aiutare a superare certi ostacoli» «Vedo tanti adolescenti che hanno paura di usare la voce per cantare, si vergognano, sono imbarazzati. Quando superano questo scoglio poi acquistano più sicurezze anche fuori dall’ambito artistico». Chiara Nicastro è insegnante di canto all’Accademia del Musical di Ravenna diretta da Laura Ruocco. La 32enne diplomata all’American Musical and Dramatic Academy di New York ha a che fare con la fascia di età 11-18 anni: «È un periodo di cambiamenti, di sviluppo, soprattutto per i

maschi che mutano la voce: per alcuni viene vissuto con sconforto quando si ritrovano con una voce che non sentono più loro, allora bisogna accompagnarli perché capiscano che è un processo naturale». L’approccio scelto da Nicastro è improntato a dare più spazio possibile all’indole di ogni ragazzo: «La mia esperienza personale è stata con insegnanti non invasivi e credo sia il metodo giusto. E poi, forse perché provengo dalla danza, credo molto nell’aspetto fisico anche quan-

do si tratta di cantare, che potrebbe sembrare qualcosa di distante: se il corpo è libero, anche la voce sarà libera. Magari lanciare un oggetto nel momento in cui deve uscire la voce è un gesto che può sbloccare un ragazzino incerto». Ma a che età si può cominciare a lavorare sulla voce? «Cantare è qualcosa di naturale che si può fare sempre. Se parliamo di lavoro tecnico sulla voce allora forse non comincerei prima dei 16 anni per dare tempo al fisico di completare lo sviluppo. La parola chiave per me è serenità, nulla deve essere mai forzato: la voce è uno strumento che non puoi vedere, non è come un violino, quindi devi basarti solo su quello che senti dentro di te». L’insegnante non ha dubbi quando si parla di intonazione: «Si può essere stonati ma nessuno è destinato a rimanerlo per ragioni di natura. Certo, per arrivare alle eccellenze servono anche doti naturali. E si può iniziare a cantare a qualunque età, anche un adulto può accostarsi al canto». (and.a.)


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10 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

LA VOCE DELLA DOPPIATRICE/1

«Che lusso essere pagata per leggere, ma con le sfumature di grigio mi è venuta la nausea» Tamara Fagnocchi realizza audiolibri, pubblicità («Fate l’amore con il sapore»), documentari, cartoni animati «Le amiche non mi chiamano più, dicono che tanto mi sentono tutti i giorni. Il più grande spauracchio? Il raffreddore» di Luca Manservisi

«Fate l’amore con il sapore». La voce dietro uno dei claim più famosi e riconoscibili della pubblicità è di Tamara Fagnocchi, da Solarolo, che quella voce la usa come strumento del proprio lavoro. «Sono partita dal teatro – ci racconta al telefono – e poi un po’ per caso sono incappata nello speakeraggio pubblicitario, che all’epoca nemmeno sapevo cosa fosse. Non avrei mai pensato di avere la voce adatta, se ne sono accorti alcuni colleghi: ho fatto i primi provini, sono andati bene. E mi sono resa conto che a teatro ero bravina, ma non certo eccezionale, mentre con la voce il lavoro mi veniva facile e funzionava tutto subito». Da lì è partita una carriera che l’ha (oltre che portata a Milano) vista protagonista come doppiatrice, soprattutto per documentari (ma anche reality, film e cartoni animati, come l’ultimo Made in Abyss, per cui ha prestato la voce al ragazzino protagonista) e appunto negli spot. «Da Volkswagen ad Arca Planet, da Eurospin fino a Intimissimi (è sua, tra le altre, anche la voce del celebre “Kinder Colazione Più, al mattino chi ci dà di più”, ndr). Ad ascoltarmi sono però soprattutto gli altri, perché io a casa non ho neppure la televisione…». Senza tv, ma con una passione per le pubblicità. «Mi diverto molto, sono sempre esperienze diverse. E oltre che essere un lavoro remunerato bene, nel mondo della pubblicità trovo grande qualità, una vera ricerca della bellezza». Fagnocchi è poi entrata negli ultimi anni nel

settore degli audiolibri, in forte espansione. «Per me essere pagata per leggere libri è un lusso sfrenato. Come essere pagati per andare a giocare a calcetto, tanto per farmi capire da tutti…». Sono una quarantina i libri che sulle principali piattaforme streaming prendono vita grazie alla voce di Fagnocchi. «Non li leggo mai prima. Innanzitutto perché credo sia importante mantenere l’autenticità della prima lettura, quella emotività. Quando si ha la tecnica rodata della lettura a prima vista le emozioni risultano più vere, meno scontate. E poi perché non si ha il tempo. Gli errori possono capitare, certo, ma è il bello del non essere in diretta: si può rifare».

Tra i libri “interpretati”, anche uno di cui non va particolarmente fiera. «Tre anni fa – ci racconta – mi chiamarono per un provino, cosa abbastanza inusuale nell’ambito degli audiolibri. Poi ho scoperto che era per Cinquanta sfumature di grigio, di cui avevo solo sentito parlare in maniera vaga, a quei tempi. Sono stata presa, anche se non subito, e ho iniziato a lavorare: non era certo un capolavoro, ma avevo già lavorato su romanzi rosa di basso livello. Con il passare delle pagine però ha iniziato a venirmi la nausea. Di erotico c’era ben poco secondo me; il problema erano i messaggi terribili che il libro lancia alle ragazzine. A quei tempi voleva leggerlo anche mia nipote quindicenne e mi sono immaginata tutte le ragazzine che per colpa di quel libro avrebbero potuto pensare che in fondo se uno è ricco, figo e giovane può permettersi di importi un po’ tutto. È l’unica volta che mi è capitato, ma ho rifiutato quel lavoro, abbandonando gli altri due libri della trilogia (Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso, ndr) che avrei dovuto invece completare. La Mondadori non la prese benissimo, mi fece terra bruciata attorno, tanto che per un po’

non ho più ricevuto offerte per audiolibri. Poi hanno iniziato a cercarmi gli stessi autori e ho fortunatamente ripreso». Quanto conta, oltre alla voce, l’interpretazione? «Sicuramente la mia esperienza teatrale è un plus rispetto ad altri colleghi. Più in generale, la voce va allenata, esattamente come un atleta allena i muscoli. Fortunatamente lavoro ininterrottamente e quindi non ne ho praticamente bisogno, ma non appena resto due giorni senza lavorare sento che ho bisogno di “riscaldarmi”». E se arriva un raffreddore? «È sempre stato uno spauracchio per tutti noi, ma io avevo già iniziato a igienizzarmi anche prima del Covid, riuscendo già a far sparire i raffreddori. D’altronde in questo lavoro non è che ti aspettano: i tempi sono serrati e la voce è l’ultimo tassello di un lunghissimo percorso, o ci sei o non ci sei. Devi garantire un’estrema disponibilità e grande reperibilità. Come un chirurgo, con la differenza che noi non salviamo nessuna vita». Lavorare con la voce, può avere anche delle controindicazioni… «Ho delle amiche che non mi chiamano perché dicono che tanto mi sentono tutti i giorni (ride, ndr). E poi c’è sempre l’effetto sorpresa, di chi ti conosce solo per la voce: ricordo che vinsi un casting della Suzuki e poi quando mi presentai a Milano l’agente mi guardò come se qualcosa non le tornasse. Con la voce, in effetti, puoi essere chi vuoi, anche una bionda, alta e con gli occhi azzurri…».

CULTURA Lo spettacolo dal vivo che si re-inventa tra podcast, radio e contenuti audio: il caso di Studio Doiz Chi operava nello spettacolo dal vivo ed era troppo giovane per ricevere sostegni pubblici si è dovuto re-inventare, assimilando nuovi linguaggi e nuove competenze; fra queste, quella più immediata e meno costosa è proprio la ricerca audio, da cui partire per creare podcast, radio e contenuti condivisibili in tempo di Covid. L'esempio dell'associazione ravennate Studio Doiz offre uno spaccato interessante per comprendere come oggi, in campo artistico, sia necessario federarsi per sopravvivere. L'associazione culturale è nata nell'autunno del 2020 partendo da un cuore prettamente teatrale, formato da Iacopo Gardelli e Lorenzo Carpinelli, duo attivo sulle scene dal 2016, per poi includere anche altri artisti accomunati dall'età e dalla provenienza: Caterina Morigi, artista visiva; Giovanni Barbato, giornalista, fotografo e podcaster; Giacomo Bertoni, musicista; e Lorenzo Basurto, organizzatore. «L'interesse per la ricerca sonora nello spettacolo dal vivo nasce prima di Studio Doiz, in piena pandemia», racconta Carpinelli. «Assieme a Giacomo Bertoni abbiamo cominciato a interessarci al mondo della computer music production, e il nostro primo spettacolo con musiche elettroniche originali è stato Quaderni della quarantena, che ha debuttato nel luglio del 2020 grazie a Ravenna Teatro. L'esperienza si è poi approfondita con Nastagio. Racconto notturno, spettacolo pensato per essere fruito in pineta e prodotto da Trail Romagna, nel quale era già presente una parte totalmente dedicata all'ascolto di voci registrate: la mia e quella dell'attrice Flaminia Pasquini Ferretti». «Da queste esperienze è nato il seme del nostro primo radiodramma, L'avvenire è nostro, Carnera!, tratto da un testo inedito di Iacopo, che includeva interviste dal vivo con varie personalità della cultura ravennate, e che abbiamo trasmesso sulla nostra radio online Radio Doiz, in onda tutti i giovedì alle 21: un altro progetto che ci sta assorbendo tantissimo e che sta avendo buoni riscontri. Le dirette sono gratuitamente ascoltabili e scaricabili sul nostro sito, studiodoiz.it». Il podcast come palliativo per ovviare all'impossibilità di andare in scena e per mantenere un imprescindibile contatto col pubblico; ma anche come strumento per rispecchiare le anime diverse di Studio Doiz.


PRIMO PIANO / 11 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

LA VOCE DELLA DOPPIATRICE/2

Da architettura alla pubblicità: «Quella volta che registrai uno spot di Armani in dialetto romagnolo» Uno dei tanti aneddoti nella carriera di Anna Giulia Belletti che ha lavorato anche per marchi come Eni e Nutella. E ora parla da una cabina armadio... La voce della Nutella viene da Lugo. Ma anche quella del Mulino Bianco. E di Netflix, di Eni, del Nesquik, della Barilla, della Milka. Gli spot di questi grandi marchi, e di tanti altri, che vedete passare in tv hanno la voce fuori campo di Anna Giulia Belletti, 62enne lughese, professione doppiatrice pubblicitaria. Iniziò nel 1985: «Impossibile quantificare quante ore di registrazione ho fatto. Penso che a livello nazionale avrò fatto 5-600 spot, se parliamo di campagne a livello locale forse saranno milioni». La prima volta con un microfono fu in radio. A Cotignola c’era Radio News International, una delle tante piccole emittenti private locali. Tre amici di Anna Giulia avevano una trasmissione e la invitarono: «Avevo 17 anni, facevo il liceo artistico a Ravenna e andai con loro. Poi mi offrirono una mia trasmissione. Mi diedero la domenica mattina alle 11.15, un orario in cui non ci sarebbe stato nessuno ad ascoltare». E lì venne fuori del genio: «Inventai un programma di erboristeria, ovviamente senza saperne nulla. Inventavo lettere di ascoltatori e davo qualche consiglio». Dalle erbe a Cotignola fu subito colpo di fulmine. Belletti si innamora della radio: nel 1980 passa a Radio Zero a Ravenna, lascia la facoltà di Architettura a Fienze dopo il primo anno e comincia a lavorare su se stessa: «Mentre i miei coetanei andavano a ballare o uscivano, io mi chiudevo nello studio e mi registravo per ore e ore per riascoltarmi e trovare i difetti di pronuncia da correggere. Ho fatto tutto da autodidatta, facendo i confronti con gli speaker delle radio famose». Un po’ alla volta ha corretto le tremende Z e S romagnole, ha aperto o chiuso le E e le O a seconda della necessità: «Più o meno tutti i difetti sono correggibili con esercizi e studi». Il salto in pubblicità ha anche ragioni territoriali: «Scelsi il

lavoro che mi consentiva soddisfazioni economiche senza dovermi trasferire dalla mia Romagna in cui vivevo e tuttora vivo benissimo. Fare pubblicità vuol dire lavorare con Milano: potevo andarci in treno e magari fermarmi qualche giorno ma non dovevo traslocare». Anche questo fu il motivo per cui all’inizio degli anni Novanta, dopo un provino con la cooperativa di Ferruccio Amendola, Belletti decise di non proseguire la strada del doppiaggio cinematografico: «Bisognava spostarsi a Roma e io non avevo voglia di lasciare la mia Lugo, ero già sposata con una figlia». E così la vita lavorativa di Belletti è andata avanti a spezzoni di 30 secondi per volta. O anche meno: il formato minimo è di 5 secondi. «Serve la recitazione per dare il senso e l’allenamento per la velocità, ma c’è un limite a tutto: i messaggi rapidi finali sono accelerati dal fonico, ora stanno cercando di eliminarli perché nessuno ha l’attenzione a quel punto». Gli aneddoti si sprecano, il più curioso è forse quello con lo spot per un profumo di Armani: «A un certo punto in sala di registrazione mi chiesero di farlo in dialetto romagnolo. Era ovviamente per gioco ma l’abbiamo fatto». Ora anche il doppiaggio ha scoperto grazie alla pandemia di poter lavorare senza spostarsi. Con cinque-seimila euro di attrezzature e software si può avere una dotazione di ottima qualità. «Ormai vado a Milano davvero pochissimo, le tecnologie più avanzate consentono di fare le registrazioni collegandomi da casa mia esattamente come se fossi in uno studio. E in contemporanea possono collegarsi tutti quelli coinvolti: il cliente, il copy dell’agenzia, l’account, il fonico». Belletti, ad esempio, si collega dalla cabina armadio della sua camera da letto: «Ho realizzato lì dentro il mio studio, può sembrare strano ma il suono è perfetto». Andrea Alberizia

Decotti di erisimo, sigarette e fazzoletti umidi: i segreti dietro a una buona voce Anna Giulia Belletti ci racconta qualche accorgimento che utilizza per mantenere in efficienza lo strumento di lavoro. «Se devo registrare al mattino presto ho la mandibola un po’ bloccata e faccio qualche esercizio per sciogliere muscoli e labbra». Oppure ricorre a un trucco di vecchia data: «Una fazzoletto bagnato con acqua calda da tenere davanti a naso e bocca per respirare e umettare così le corde vocali». C’è poi l’erisimo, nota anche come “erba dei cantanti”: «Si fa un decotto che da una sensazione piacevole». Con il fumo invece Belletti ha smesso: «C’è stato un periodo in cui fumavo per avere una voce più “importante”, in effetti funzionava. Poi ho smesso perché se si continua la voce si sporca troppo».


12 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 29 aprile-5 maggio 2021

LA VOCE DELLA MUSICA

Costruiva studi radio con i Lego, ora fa lo speaker a Studio Delta: «Trasmettere all’alba è la cosa più bella» Il faentino Daniele Tigli è davanti al microfono da trent’anni: «Serve parlantina ma soprattutto bisogna capire il momento per stare zitti» «Se ci pensi bene, sei in una stanza insonorizzata e parli da solo. È normale preoccuparsi per la salute mentale di uno speaker in radio». Daniele Tigli scherza sul lavoro che fa da oltre trent’anni, ma al tempo stesso riconosce che non poteva andare diversamente: «Da bambino costruivo studi tv e radio con i Lego. Forse sono nato già tarato». Il faentino di 45 anni lavora a Radio Studio Delta dal 2005, uno dei sei conduttori che coprono le trasmissioni da Cesena dalle 6 alle 23. Sua è la voce che in questo periodo sentite dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19: «Prima facevo la fascia 2023 con le richieste degli ascoltatori. Un po’ mi manca». E non solo perché magari ci si sente meno soli: «Ogni volta la playlist è una sorpresa da scoprire. Noi teniamo tre-quattro canzoni pronte solo per le serate in cui c’è una partita di calcio importante o la finale di un qualche talent in tv e quindi possono arrivare meno richieste». Oppure ne arrivano ma non si possono accettare: «Capita di tutto, ad esempio quello che ti gira il link Youtube del pezzo inciso dal cugino». La fascia preferita da Tigli però è quella dell’alba. Vuol dire sveglia poco prima delle 5. Ma le soddisfazioni arrivano: «È la fascia più ascoltata con tutta la gente che sta andando al lavoro, dai il buongiorno alle persone da una radio in cui non c’è praticamente nessuno. E poi alle 9 hai finito il turno, fai un po’ di redazione e ti ritrovi una giornata ancora intera per te». Ma chi è l’ascoltatore nel 2021? Calano i giovani, resiste l’autoradio: «È da parecchio che fanno il funerale alla radio ma siamo ancora vivi. Anzi, il consumo di contenuti attraverso l’ascolto sta trovando nuovi spazi come dimostrato dai podcast o dal nuovo social Clubhouse. Però le opportunità sono talmente tante che anche per questo le radio stanno perdendo i giovani. Siamo ascoltati soprattutto nella fascia d’età 15-65, meno in casa, tanto in auto e restiamo ancora una scelta per molti negozi». Se si stanno allontanando dall’ascolto, non mancano invece i giovani attratti dal fascino del microfono come sbocco professionale. Ma la scuola di radio non esiste: «Io ho imparato sul campo, come tutti i miei colleghi. La condizione necessaria direi che è la passione per il mezzo e magari la conoscenza dell’inglese aiuta per le pronunce. Nel mio caso il teatro mi ha aiutato a essere meno timido. Poi un po’ di parlantina è ovvio che serve. Ma ancora di più serve capire quando stare zitti». L’inizio di Tigli è stato «nella gloriosa Radio Base di Faenza, la mia città». Davanti al microfono a 13 anni, dopo essere rimasto ammaliato dallo stand dell’emittente a una fiera: «Accompagnavo mio padre che vendeva trattori e passavo il tempo appoggiato al vetro a guardare i conduttori. Cercavano nuove leve e nei weekend andavo lì, invece che andare al campetto a giocare a calcio». Poi c’è stato il passaggio a Rcb e infine a Studio Delta. Il colloquio di lavoro con quest’ultima andò bene con un pizzico di fortuna: «Il classico provino: mi fecero lanciare un pezzo per vedere come lo introducevo e se beccavo il momento in cui smettere di parlare perché finiva lo strumentale e partivano le parole della canzone. Uno dei soci della radio mi sfodera un pezzo di Laura Pausini. Quella mattina per caso avevo letto qualcosa su di lei e il lancio venne particolarmente bene. Era un venerdì, mentre tornavo a casa in autostrada mi chiamarono per dirmi che cominciavo il lunedì». Ma come si centra il momento in cui smettere di parlare e lasciar spazio al cantante? «Ogni radio ha un suo software che aiuta il conduttore, da noi c’è una barra colorata sullo schermo. Ma se parliamo di musica pop, uno speaker con esperienza capisce il momento giusto anche con un pezzo al primo ascolto, il cliché è abbastanza ripetitivo». Anche la

playlist si fa, manco a dirlo, con uno software: «È una ricetta. Una percentuale di musica italiana contemporanea, una percentuale di straniere e così via fino a comporre l’elenco. Lo speaker se lo trova sul monitor quando si siede». Quella barra colorata di cui parla Tigli è un indizio di come sia cambiato il lavoro dello speaker. Oggi si fa davanti a un monitor a colpi di click: «Quando ho iniziato dovevi gestire due vinili, quello in onda e quello con la canzone successiva, cercando di sincronizzare bene outro e intro. Poi avevi delle cassettine con i jingle e gli spot che mandavi in onda e riavvolgevi per il passaggio successivo. E in mezzo a tutto questo magari rispondevi pure alle telefonate degli ascoltatori…». Tra le caratteristiche per gli aspiranti speaker, Tigli non ha fatto riferimenti alla qualità della voce. Non è stata una dimenticanza. Tra i cambiamenti va messo anche quello che meno ti aspetteresti: «Alla voce ora si dà un’importanza diversa. Una volta c’erano voci davvero belle, con un timbro che le ha rese storiche. Cito Fernando Proce per dirne uno. Era impensabile arrivare ai livelli più alti di questo lavoro se non avevi corsi di dizione e il tuo accento lasciava capire da dove venivi. Ora ci sono accenti come il milanese o il romano che invece sono quasi cercati». E poi è cambiata la competenza: «Oggi ci sono radio che danno il microfono agli influencer. Di sicuro aiutano la visibilità ma è chiaro che non c’è lo stesso approccio. Una volta dovevi conoscere gli artisti, adesso hai Wikipedia e qualcosa puoi rimediare sempre». A Studio Delta ogni conduttore prepara gli argomenti di cui parlerà: «Siamo una radio di flusso, da noi il parlato è molto ridotto. Non ci sono autori che preparano testi, ogni speaker lo fa per sé. A me piace prendere spunto dalle canzoni che passiamo per dare aneddoti, curiosità». Facendo attenzione alle gaffe: «Capitano a tutti. Con una certezza: se ti capita ci sarà sempre qualcuno che l’ha sentita e scriverà alla radio per farlo notare. Non passa mai inosservata». Andrea Alberizia

«Una buona dizione non è più richiesta e il passaggio tra canzioni può farlo un computer»

DAL 1978

SULLA FREQUENZA 94 MHZ L’ULTIMA EMITTENTE RAVENNATE La cattolica Ravegnana Radio nacque da un’idea del vescovo Ersilio Tonini È rimasta una sola radio operativa con sede in provincia: sulla frequenza 94 MHz c’è Ravegnana Radio. L’emittente radiofonica cattolica, realizzata dalla cooperativa culturale Mesini che trasmette da piazza Arcivescovado a Ravenna, nacque nel 1978 da un’idea di Ersilio Tonini, all’epoca arcivescovo. Poco dopo tra i collaboratori arrivò una professoressa di lingue straniere: Anna De Lutiis (nella foto) è presidente da circa quindici anni dopo un lungo periodo da vice. «Con l’idea della radio, Tonini dimostrò ancora una volta la sua lungimiranza. Volle una radio cattolica ma non di vedute ristrette, come era il suo stile. Voleva dare uno strumento di informazione per raggiungere la gente, per dare le notizie della diocesi». Il progetto si radicò così bene l’11 maggio 1986 Papa Giovanni Paolo II parlò ai microfoni della radio per un messaggio durante la visita in Romagna. «Mi ricordo che Tonini fece comprare altre due frequenze per l’occasione per coprire tutto il territorio». Oggi De Lutiis guida un gruppo di 14-15 volontari che si occupano della conduzione dei programmi. Gli unici assunti sono invece i due tecnici e un impiegato amministrativo. Copertura H24, anche grazie all’entrata nel circuito “In Blu” dal 2001: «È una rete di circa duecento radio in Italia. Ravegnana ha i suoi programmi locali e alcune trasmissioni invece sono trasmesse dalle redazioni di Milano e Roma». C’è poi la collaborazione con la redazione di Risveglio 2000, settimanale della diocesi, per i notiziari. L’offerta di contenuti locali è vasta: dalla poesia alle scienze, dai consigli del veterinario alle interviste con i protagonisti della cultura. La stessa De Lutiis va in onda quattro volte a settimana con “Stop! Parliamo di attualità”: appuntamento dedicato al mondo culturale. La professoressa in pensione ricorda ancora la prima volta in onda: «All’epoca insegnavo a scuola. Mi invitò un signore che faceva una trasmissione di cucina con ricette e curiosità. Facevamo degli indovinelli per distribuire piccoli premi agli ascoltatori. Dopo un po’ cominciai a presentarmi in studio con la chitarra e facevo anche stacchi musicali». (and.a.)

BENESSERE Le terme dell’Emilia-Romagna vanno in onda con gli spot L’offerta dei 24 centri termali emilianoromagnoli, attualmente aperti con le cure termali e che dal 15 maggio riapriranno le piscine all’aperto e dal 1 luglio riavvieranno i trattamenti wellness, torna sulle radio nazionali: 60 passaggi dal 27 aprile al 10 maggio, con un programmazione a ridosso dei radiogiornali e all’interno delle trasmissioni più seguite, da Caterpillar A.M. al Ruggito del Coniglio, da Un Giorno da Pecora a Non è un Paese per Vecchi. La campagna è pianificata da Apt Servizi.


PRIMO PIANO / 13 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

LA VOCE DEL CALCIO

«Fare il telecronista era un sogno da bambino, oggi cerco di portare passione negli stadi vuoti» Luca Alberto Montanari racconta il Cesena: «Che avventure in serie D. Il primo mito? Bruno Gattai nello sci» di Luca Manservisi

Quel suo «Zeccaaaa» gridato (tre volte) al 91’ di CesenaSambenedettese (finita 2-1 grazie a quel gol allo scadere di Giacomo Zecca) resterà nel cuore di molti tifosi del Cesena a fine stagione. Perché una vittoria gustata in tv non sarebbe la stessa cosa senza la voce del telecronista. La voce del Cesena è quella di un ravennate, Luca Alberto Montanari, giornalista che sulla carta stampata segue la squadra bianconera da vent’anni e che da qualche tempo ne racconta anche le gesta, in tv. «Fare il telecronista era uno dei sogni che avevo fin da bambino, quando ero io a fare le telecronache quando giocavamo al campetto tra amici, o in salotto». Ora le fai sul serio, su TeleRomagna. Come ci sei arrivato? «Sono partito con la radio, a San Marino, e poi ho fatto le mie prime telecronache su TeleRomagna, fino all’esperienza più bella, quella su Sky, per cui ho fatto le partite del Cesena per la pay tv in serie B e il bordo campo il 30 maggio 2010 a Piacenza, il giorno della promozione in A, con la telecronaca di Riccardo Gentile, uno dei più bravi» Ecco, quali sono i tuoi modelli, le tue fonti di ispirazione? «Nessuna ispirazione in realtà, non credo ci sia una “scuola”. Il tuo stile arriva semplicemente dalla malattia di guardare mille partite fin da bambino. Il primo mito non fu calcistico, però: Bruno Gattai nello sci (legato ai successi di Alberto Tomba, ndr). Fino ad arrivare a Massimo Marianella, che considero ancora il migliore oggi, insieme a Stefano Borghi, che però ora non seguo, non avendo Dazn…». Com’è fare il telecronista negli stadi vuoti ai tempi del Covid? «Diciamo che la responsabilità aumenta, perché sei l’unico esterno, o quasi, che può assistere alla partita. Senza pub-

Luca Alberto Montanari (a destra) con il regista di TeleRomagna Davide Briccolani

blico avevo anche paura che fosse più difficile farmi coinvolgere, o al contrario che potessi sembrare uno squilibrato. E in effetti alla prima giornata a Verona, ricordo ancora come mi hanno guardato tre carabinieri, girandosi a bordo campo verso la tribuna, dopo il gol di Bortolussi…». Come ti poni davanti al tema del telecronistatifoso? «Io la vedo così: è indispensabile, a maggior ragione adesso, dare ritmo, tempi e passione, per rendere la partita più vivace e godibile. Soprattutto quando il livello calcistico non è eccelso». Come in serie D, quando con TeleRomagna avevate l’esclusiva del Cesena, post fallimento. «In D bisognava essere bravi a trovare l’aneddoto, la curiosità, il personaggio sconosciuto. Ricordo che a quei tem-

pi sembrava l’inizio della fine e invece è stato molto divertente. Abbiamo fatto tutte le dirette in trasferta in campi improponibili, con tribune stampa improvvisate, in mezzo ai tifosi, senza un tavolo dove appoggiarci, le sedie di vecchi cinema di legno marcio. Contro il Matelica eravamo in quattro in una cabina da due, che se ci fosse stato il Covid. A San Mauro Pascoli in un container sopra le panchine». Vi seguono in tanti? «In serie D, quando non avevamo concorrenza, ricevevamo messaggi da tutta Italia e anche dall’estero». Critiche al telecronista? «Direi nessuna in particolare, forse solo quando paradossalmente fui io stesso troppo critico contro il Cesena per una prestazione opaca». Che rapporto hai con i giocatori e gli allenatori? «Direi buono, in serie D quando mi vedevano arrivare mi chiamavano Marianella. Poche settimane fa, invece, un calciatore mi ha detto che dal campo sentono la mia telecronaca, con le porte chiuse, di stare attento a non fare errori». Obiettivi da telecronista? «Beh, ho avuto l’onore di raccontare la promozione del Cesena dalla B alla A e poi dalla D alla C. Mi manca quella dalla C alla B…». Un ravennate “tifoso” del Cesena. Mai avuto problemi in città? «Solo qualche battuta degli amici. Ma adesso mi sono trasferito a Cesena a vivere, chiudendo un cerchio. E comunque sono tanti i tifosi bianconeri in provincia di Ravenna...».

Comune di

Bagnacavallo

RACCOGLITORI CREATIVI

Corsi di intreccio caotico e delle erbe palustri

Ecomuseo delle Erbe Palustri - Villanova di Bagnacavallo (RA)

29/30 maggio 2021 ore 9.30-12.30 | 14.00-17.00

Proseguono i corsi organizzati dall'Ecomuseo delle Erbe Palustri per avvicinarsi all'antica arte dell'intreccio del selvatico e riscoprire l'artigianato tradizionale e creativo. I corsi sono rivolti ad adulti che, sotto la guida di esperti maestri, conosceranno caratteristiche e modalità di preparazione delle materie prime e apprenderanno le tecniche base di intreccio per realizzare un manufatto. È possibile scegliere un solo corso che si svilupperà nell'arco dei due giorni.

Corso di INTRECCIO CAOTICO maestri Arianna Ancarani e Aurelio Piano n° max: 8 persone Materiali impiegati: salice, vitalba, sanguinello, ulivo. I corsisti dovranno portare un paio di cesoie, un coltellino ed un grembiule da lavoro (facoltativi guanti in nylon spalmati).

Corso di INTRECCIO delle ERBE PALUSTRI maestro Luigi Barangani n° max: 6 persone Materiali impiegati: tifa e giunco lacustre l corsisti dovranno portare un paio di forbici ed un grembiule da lavoro.

Costo di ogni singolo corso: € 90,00 comprensivo di tutti i materiali e pranzo Info e prenotazioni: Ecomuseo delle Erbe Palustri, via Ungaretti 1 - Villanova di Bagnacavallo - tel. 0545 47122· erbepalustri.associazione@gmail.com - www.erbepalustri.it I corsi si svolgeranno secondo i protocolli di sicurezza anticontagio Covid-19


14 / SOCIETÀ RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

LUTTO/1

L’ESPERTO È MORTA LA PRESIDENTE DI ZEROCENTO. IL CORDOGLIO DI SINDACO E MONDO COOP A 51 anni è morta Arianna Marchi, presidente (dal 2012) della Cooperativa sociale Zerocento di Faenza, dove era entrata nel 1988 per lavorare negli asili nidi. Lascia due figli. Cordoglio è stato espresso da tutto il mondo della cooperazione e dalle istituzioni. «Arianna era una persona cara a tutta la città e la sua era una voce importante nel dibattito sociale e politico - ha commentato il sindaco di Faenza Massimo Isola -. È stata una delle costruttrici del welfare del territorio di tutta la provincia, al quale ha sempre fornito un importante contributo per il suo sviluppo attraverso la difesa delle fasce sociali più deboli, lottando contro le diseguaglianze e puntando ad alzare, al contempo, il livello di qualità dei servizi educativi e di welfare».

LUTTO/2 «Nessuno dell’Amministrazione al funerale di mia madre», La lettera della figlia di Maria Giovanna Maioli di Ravenna Poesia Riceviamo e pubblichiamo la lettera della figlia di Maria Giovanna Maioli di Ravenna Poesia, scomparsa recentemente, e a cui il nostro direttore ha dedicato l’editoriale sull’ultimo numero del settimanale. «Sabato 17 aprile, al funerale di Maria Giovanna Maioli, mia madre, non sono stata l’unica a notare la totale assenza di un qualsiasi rappresentante delle istituzioni cittadine. Questi funzionari sono pronti a correre dietro agli eventi e ai personaggi più effimeri, ma non a spendere mezz’ora per salutare chi per quasi 40 anni tanto ha dato con la sua attività e la sua conoscenza al mondo della cultura, portando a Ravenna i più bei nomi della poesia italiana, di cui poi le istituzioni stesse usavano vantarsi. Da sindaco e assessore alla cultura qualche dichiarazione o trafiletto sul giornale, ma forse una persona in rappresentanza la si poteva mandare, o almeno un fiore. Così vanno le cose, e probabilmente è sciocco farsi illusioni. Resta l’amarezza per un comportamento imperdonabile». Galilea Maioli

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«I vaccini unico metodo per tornare alla normalità Fidatevi della scienza» Un appello contro le paure da disinformazione di Giacomo Farneti *

Nonostante le evidenze scientifiche rendano ragione all’enorme vantaggio collettivo della campagna vaccinale (dagli attuali dati epidemiologici nazionali il 98 percento dei soggetti vaccinati non si ammalano), alcuni fenomeni sociali - già a partire dagli anni Ottanta - hanno cominciato a guardare ai vaccini in maniera sospetta. Se, ad esempio, le prime vaccinazioni contro il vaiolo potevano apparire a una popolazione scarsamente alfabetizzata come un’imposizione, suona invece anomala la crescente sfiducia nei confronti della scienza ai giorni d’oggi. Come è possibile? In prima analisi l’impatto psicologico e la mancata comprensione del processo vaccinale potrebbero aver causato una distorta ricezione dell’importanza della prevenzione, fomentando insulsi scontri causati unicamente dalla disinformazione. Senza conoscenza risulta impossibile orientarsi con sicurezza: in epoca pre-vaccinale la media annuale dei casi di pertosse, malattia infettiva di origine batterica estremamente pericolosa e contagiosa (R0 15), caratterizzata da un’elevata mortalità (10 decessi ogni 1.000 casi), era di 25.000 casi. Dagli anni Sessanta, grazie alla copertura vaccinale, si è assistito ad una diminuzione dell’incidenza di circa il 98 percento. Ecco allora quindi come la sola attenta e razionale analisi del passato può ottimizzare la situazione odierna con l’obiettivo di pianificare al meglio il nostro futuro. Gli strumenti in nostro possesso, rappresentati dalle cosiddette “Real Word Evidence” rimangono: - Evitare la diffusione dell’infezione e dei contagi semplicemente con il distanziamento sociale e l’utilizzo corretto dei dispositivi di protezione; - identificare le priorità, attraverso una valutazione empirica dei maggiori fattori di rischio, sia da un punto di vista sanitario ma anche sociale e psicologico; - orientarsi sulla sicurezza, informandosi nel modo più esaustivo possibile sulle potenzialità della vaccinazione e sul conseguente rapporto rischio-beneficio. Basterebbe pensare all’attuale sistema di farmacovigilanza: se sono stati individuati pochi casi rarissimi rispetto al numero di dosi di vaccino somministrate (complessivamente 2 casi ogni milione) significa che l’attività di monitoraggio funziona egregiamente ed assicura un’attenta e costante supervisione sanitaria. Sebbene durante le nostre attività quotidiane (a lavoro, in casa, negli spostamenti) tutti noi siamo continuamente esposti a numerosi rischi - piccoli o grandi -, di fronte alle preoccupazioni e ai dubbi occorre necessariamente riacquistare fiducia nella medicina ma soprattutto ricordare - in memoria di tutte le persone decedute a causa di questa pandemia - quanto la probabilità di danno causata dagli effetti collaterali di qualunque vaccino ci venga offerto oggi rimanga quasi 10 mila volte inferiore al danno potenziale causato dalla stessa malattia Covid-19 e dall’infezione da Sars-Cov-2. I vaccini purtroppo sono vittime di un paradosso: più si dimostrano efficaci, più nel tempo si perde la consapevolezza del loro valore. La loro importanza deve essere prima compresa e poi considerata un’“assicurazione sulla salute” e, di conseguenza, l’unico metodo efficace per tentare di ristabilire quella “normalità” che tanto ci manca. È la prima volta nella storia dell’umanità che così tante risorse vengono coinvolte per creare un vaccino. Ogni vaccino prodotto finora, a disposizione gratuita di ogni donna ed ogni uomo della Terra, è stato scoperto e prodotto seguendo rigorose procedure. Le “tappe” per realizzare i vaccini attualmente in uso sono diverse ma precise e sicure e sono state affidate a persone estremamente competenti che lavorano assiduamente e, come noi, ogni giorno sperano in un miglioramento della situazione globale. La vaccinazione deve rappresentare una scelta consapevole e responsabile che guarda sia verso noi stessi che verso il prossimo. Ultimamente i dati della campagna vaccinale nazionale hanno evidenziato un aumento dei rifiuti nei confronti delle somministrazioni delle dosi: dall’iniziale 10% siamo passati al 45% dei soggetti convocati. Queste rinunce, oltre a rappresentare un pericoloso danno nei confronti di tutti, implicano obbligatoriamente uno slittamento di tutto il processo attraverso il quale sarebbe possibile ottenere una diminuzione dei contagi e conseguentemente dei ricoveri e dei decessi. Il Ministero della Salute ha confermato la consegna di 15 milioni di dosi entro maggio, il doppio per giugno: il timore degli effetti collaterali non può e non deve ostacolare il raggiungimento degli obiettivi della campagna vaccinale. Ottenere la cosiddetta “immunizzazione” significa proteggerci e prevenire nel breve e lungo termine il continuo susseguirsi dei contagi. Unicamente la rinascita della fiducia nella scienza e nella ricerca potranno garantire la rinascita del Paese. * ricercatore ravennate, responsabile sanitario di Santa Teresa e membro della task force governativa sul Covid 19, esegue studi e ricerche per l’Istituto Superiore della Sanità.


SOCIETÀ / 15 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

ARCHITETTURE

I MONUMENTI FATTI DI LEGO IN MOSTRA A PALAZZO RASPONI Dal 30 aprile la personale di Petraglia: 15mila mattoncini per la Tomba di Dante Dal 30 aprile all'11 maggio a Palazzo Rasponi, in centro a Ravenna, tornano i Lego. L'appuntamento è con l'esposizione personale dell'artista milanese Luca Petraglia, "L'Italia dell'Architettura con i Mattoncini". Sarà l'occasione per ammirare alcuni dei luoghi più conosciuti e amati di Ravenna e del resto della Penisola, realizzati con i celebri mattoncini Lego. Dalla Basilica di San Vitale al Ponte dei Sospiri di Venezia, fino al Campanile di Giotto di Firenze. Luca Petraglia, classe 1991, è uno dei maggiori esperti nella riproduzione di monumenti con i Lego; protagonista di una serie di esposizioni internazionali di successo. Già noto al pubblico ravennate per la presenza al Ravenna Brick Festival 2019, importante evento dedicato al mondo Lego, Petraglia in questo suo ritorno nella città bizantina esporrà in anteprima assoluta la Tomba di Dante realizzata (con 15mila pezzi) appositamente in occasione del 700° anniversario della morte del Poeta, ma anche lo stesso Palazzo Rasponi dalle Teste che ospita la mostra, opere commissionate appositamente da Lego Monobrand Store Ravenna. «C'è sempre stato un rapporto naturale fra i mattoncini e il mondo dell’architettura – dichiara Michele Moretti di Lego Monobrand Store Ravenna, curatore dell’iniziativa - un fenomeno che in particolare nell’ ultimo decennio sta generando moltissimi appassionati di tutte le età in tutto il mondo; Petraglia è uno fra i maggiori rappresentanti di questa nuova arte che utilizza appunto i classici mattoncini per riprodurre in modo minuzioso e sapiente alcune delle architetture più rinomate e prestigiose presenti in Italia. Ravenna è una delle città d'elezione di Luca e la sua presenza artistica con questa mostra è un grande motivo d'orgoglio». La mostra sarà visibile dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 21.30 e nei giorni di sabato e domenica dalle 10.30 alle 21.30 ma solo su prenotazione entro il giorno precedente ai seguenti ai numeri 0544 1883593 e 351 7688770 o tramite mail a store@legoitalia.it. Ingresso libero.

La basilica di San Vitale realizzata in Lego da Gravaglia, già in mostra a Ravenna nel 2019

STREAMING “Ripensando Ravenna”, tra quartieri del cibo e ambiente

SOLIDARIETÀ Anche il Cral del Comune partecipa al “Piatto sospeso”

Giovedì 29aprile (alle 18.30 sulla pagina Facebook di Slow Food Ravenna) diretta streaming per un confronto sul progetto “Ripensando Ravenna”, un’alleanza tra cinque associazioni (Ecologia di Comunità, Dis-Ordine, RavennaFood, Slow Food e Trail Romagna) nata per stimolare l’amministrazione su un’idea per il futuro di una città aperta, con al centro alcune tematiche come cibo, ambiente, economia, pari dignità, cultura gastronomica, educazione alimentare, quartieri del cibo ed eventi. Tra gli interventi anche quello di Roberto Burdese di Slow Food nazionale.

Il Cral del Comune di Ravenna partecipa al progetto “Piatto sospeso” di Ravenna Food ed Ecologia di Comunità. Chi ordina un pranzo a casa, di qualità ma a prezzi calmierati, da tre ristoranti aderenti verserà un buono di 10 euro che diventerà un pasto consegnato a “mense sociali” che accolgono i più disagiati, su indicazione dei Servizi Sociali del Comune. Il Cral ha accolto questa iniziativa «che in qualche modo contribuisce alla crescita di una gastronomia di qualità, per noi, per i turisti ma anche per le famiglie che non hanno i soldi per fare la spesa – si legge in una nota inviata alla stampa –. Un piccolo contributo per invertire la tendenza all’aumento delle diseguaglianze, per far capire in modo diretto che la città è di tutti i cittadini e che non possiamo girare lo sguardo dall’altra parte se qualcuno è diverso da noi».


16 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

IN SCENA

Ravenna Teatro “ricomincia dal Primo Maggio” tra storia, cinema, letteratura, spettacolo Al Rasi si festeggia la riapertura in presenza (e il lavoro) con una giornata di eventi. Il programma

Per festeggiare la riapertura dei teatri e la ripartenza delle attività in presenza del pubblico, Ravenna Teatro ha ideato Ricominciamo dal Primo Maggio, un appuntamento speciale per sabato 1° maggio, Festa del Lavoro. Una densa giornata di eventi al teatro Rasi, dalla mattina fino alla chiusura serale, che si dipanerà tra storia, teatro, cinema e letteratura. «Abbiamo scelto di riaprire il Rasi con un evento speciale in questo giorno speciale, carico di alto valore simbolico – dicono Marcella Nonni e Alessandro Argnani, direttori di Ravenna Teatro –. È dunque un “rimettiamoci al lavoro” denso di significati per chi ha dovuto forzatamente restare fermo o sospeso per molti mesi, orfano della “messa in scena”, ma non senza lavoro in senso lato, perché tutto il mondo del teatro ha fatto attività di ogni tipo volte alla ripartenza in questo lungo periodo di quarantena». Durante tutto il periodo di chiusura forzata, Ravenna Teatro ha infatti continuato a lavorare in attesa della riapertura – grazie anche al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e alla Regione EmiliaRomagna – e in linea con l’idea che da sempre sorregge il proprio operare, ha destinato

Un fotogramma di The Congo Tribunal; nella pagina a fianco Francesca De Sanctis

Si parte alle 11 con le “Storie di Ravenna”, poi film, incontro e spettacolo l’intero importo del fondo di emergenza e dei finanziamenti previsti per attività che non ha potuto svolgere ad artisti, attrici, attori, compagnie, collettivi, teatri, con meno tutele del Centro di Produzione Teatrale ravennate. Il programma. Si parte alle 11 con Dei teatri e del lavoro. Protagonisti Francesco Antonelli, Elisa Emaldi, Giovanni Gardini,

Alessandro Luparini, Giovanni Mazzotti, Laura Orlandini, con le letture di Laura Redaelli e le musiche di Valerio Vigliar. Si tratta di una puntata speciale de “Le storie di Ravenna” – immaginifico itinerario per scandagliare il passato e interrogare il presente, cercando tracce di racconto nelle archeologie e nelle icone, nelle narrazioni orali e nelle car-

te – incentrata sulla riapertura dei teatri e la festa dei lavoratori. Nel pomeriggio, alle ore 16, la proiezione di The Congo Tribunal, film del regista e saggista svizzero Milo Rau, presentato alle “Giornate del cinema svizzero” a Venezia nel 2018, dopo i passaggi di Locarno e Solothurn. Il film mette in scena un processo


CULTURA / 17 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

Biglietteria aperta dalle 10, ma consigliata la prevendita I posti per la giornata al Rasi di sabato 1 maggio sono limitati ed è consigliato l’acquisto on line (su Vivaticket) o in prevendita dei biglietti (chiamare il numero 333 7605760 o scrivere a biglietteria@ravennateatro.com entro venerdì 30 aprile). Sabato 1 maggio biglietteria aperta a partire dalle ore 10 con i biglietti rimasti a disposizione. Info 0544 36239 e 333 7605760.

per i crimini di guerra compiuti durante il lungo conflitto civile in Congo. Alle ore 18 la giornalista e critico teatrale Francesca De Sanctis presenterà, in dialogo con lo scrittore e giornalista Matteo Cavezzali, il suo libro Una storia al contrario (Giulio Perrone Editore, 2020), con letture di Camilla Berardi. Si tratta di una storia personale e universale che incrocia tante esperienze comuni e tanta storia recente in cui risuonano nomi come Gramsci, i maestri del Dams di fine Novecento e si elabora la fine del quotidiano l'Unità nel 2017, per cui De Sanctis ha lavorato nella redazione cultura&spettacoli. La giornata si concluderà quindi alle 20, quando sul palco del Rasi andrà in scena Tiresias, una produzione Angelo Mai/Bluemotion, con Gabriele Portoghese e la regia di Giorgina Pi (vedi intervista pagina a fianco), romana, che il pubblico ravennate ha potuto apprezzare nel maggio 2019 con Settimo Cielo.

L’INTERVISTA

«Cambiamo il sistema: il teatro dopo la pandemia deve avere un ruolo fondamentale» La regista romana Giorgina Pi al Rasi con il suo dramma sul mito di Tiresia: «La sua attualità sta nel fatto di sentirsi e vivere per ciò che si sceglie di essere» La giornata “Ricominciamo dal Primo Maggio” (vedi articolo principale) si concluderà con l’arrivo sul palco del Rasi di Tiresias, una produzione Angelo Mai/Bluemotion con Gabriele Portoghese e la regia di Giorgina Pi. Tiresias – tratto da Hold your own/resta te stessa della drammaturga (e tantissimo altro) londinese Kate Tempest – ha debuttato la scorsa estate al Paolo Pini di Milano ed è stato salutato come uno degli spettacoli più interessanti del 2020. La regista romana Giorgina Pi è al secondo affondo su Kate Tempest dopo Wasted del 2019, e a lei chiediamo di raccontarci lo spettacolo. Per quello che è stato finora il tuo percorso artistico (la riscrittura del mito, le drammaturghe contemporanee) il testo di Kate Tempest sembrava proprio lì ad aspettarti. Come ti sei approcciata a Hold your own? «La cosa è nata parlandone con Gabriele Portoghese, quando stavamo facendo le repliche di Wasted, visto il grande interesse comune per i testi di Tempest, e comunque la figura di Tiresia mi risultava molto affascinante. In Hold your own c’è questo senso di aggrapparsi a sé, di trovare dentro se stessi una forma di salvezza e di apprezzare le tante vite che abbiamo in una sola vita, rimanendo sempre noi. Tempest ha la capacità straordinaria di riportare le caratteristiche principali di Tiresia: per esempio a me affascina tantissimo – e lo si può dedurre proprio dallo spettacolo – la questione del Tiresia anziano, quello delle Baccanti, che è anziano ma è come se fosse giovane, che ricomincia un ciclo di vita». A pensarci bene, Tiresia è davvero una figura attualissima, per mille aspetti. «È sempre molto difficile risalire ai motivi esatti che scatenano la passione per un dato interesse, però sicuramente la figura di Tiresia ha tanti elementi che mi risuonano, almeno in questa fase della mia vita. Quando ho iniziato a studiare questa figura non avevo ben chiaro l’obiettivo, se non quello di indagare quello che è un co-

siddetto “mito minore” ma che in realtà secondo me è invece un mito di snodo. Tiresia tiene insieme la questione del tempo, inteso come dimensione in qualche modo ciclica e non verticale, e la questione del corpo come dimensione ciclica, grazie alla sua doppia transessualità nel mito. C’è sempre un cerchio che torna, la cosa straordinaria di Tiresia è che quando è donna è completamente donna, quando è uomo è completamente uomo, lo stesso quando è giovane e poi anziano, la sua attualità sta nel fatto di sentirsi e vivere per ciò che si sceglie di essere». Dopo la pandemia e tutto ciò che ha comportato, cosa cambierà, in generale, per le compagnie teatrali? «Come al solito ci si dividerà tra chi non sta bene nel proprio presente e chi invece cerca di accomodarsi sui divani più comodi, è la storia del mondo e, purtroppo, anche di molti artisti. Credo che ci saranno sicuramente delle compagnie che riusciranno a fare riflessioni molto profonde sull’accaduto, ma il tema vero è il sistema: se questo nostro sistema teatrale non cambia, se non si trovano delle forme di finanziamento differenti rispetto al passato, c’è un impedimento reale affinché il teatro possa avere il ruolo fondamentale che deve assolutamente avere dopo un’esperienza traumatica come la pandemia». (gu.sa.)


18 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

MUSEI/1

MONUMENTI Dall’1 maggio riaprono i tesori Unesco della diocesi, i siti statali e di Ravennantica Visitabili anche le mostre dantesche di Tamo Con l’entrata dell’Emilia-Romagna in zona gialla, i monumenti ravennati statali e della fondazione Ravennantica riapriranno a partire da sabato 1 maggio (si ricorda che ovunque, per accedere il sabato, la domenica e i giorni festivi, è necessaria la prenotazione con almeno un giorno di anticipo, attraverso il sito www.ravennantica.it, dove si trovano anche i numeri di telefono dei singoli siti qualora si voglia prenotare telefonicamente). Si tratta della Basilica di Classe (da lunedì a mercoledì 13.30-19.30; da giovedì a sabato 8.30-19.30; domenica 13.30-19.30); il Museo Nazionale (da martedì a venerdì 14-19.30; sabato 8-14; prima e terza domenica del mese 8.30-14); il Battistero degli Ariani (da lunedì a sabato 9-12); il Palazzo di Teodorico (lunedì 8.30-13.30); il Mausoleo di Teodorico (da lunedì a giovedì 8.30-13.30; venerdì e sabato 8.30-19; domenica 8.30-13.30); il Museo Classis Ravenna (da lunedì a giovedì 14-19, venerdì, sabato e domenica 10-19); la Domus dei Tappeti di Pietra (da lunedì a domenica 10-18.30); il Museo Tamo Mosaico, che ospita le mostre “Tamo Dante: Dante e la Romagna” e “Tamo Dante: L’alto passo… andar per pace (nella foto)” (da martedì a domenica 10-18.30); la Cripta Rasponi e Giardini pensili (da martedì al venerdì 14-18.30, sabato e domenica 10-18.30). Per quanto riguarda l’Antico Porto di Classe, la riapertura è prevista in concomitanza con l’inaugurazione degli eventi serali estivi. Saranno aperti al pubblico a partire dal primo maggio i cinque monumenti Unesco gestiti dalla diocesi: per maggio solo da venerdì alla domenica, dalle 10 alle 18. Dal 29 maggio apertura giornaliera 9-19.

RUFFINI A BAGNACAVALLO: IL GIOVEDÌ APERTURA SPECIALE FINO ALLE 21 Da lunedì 26 aprile sono nuovamente visitabili il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo e l’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Villanova. Il Museo Civico osserverà nuovi orari ampliati in occasione della mostra Giulio Ruffini. L’epica popolare e l’inganno della modernità 1950-1967, prorogata fino al 4 luglio. Il museo e la mostra saranno visitabili tutti i giorni, con un’apertura serale straordinaria il giovedì fino alle 21. Il sabato, la domenica e i festivi sarà possibile accedere soltanto prenotando con almeno un giorno di anticipo al numero 0545 280913. L’ingresso è gratuito e gli accessi saranno contingentati. Questi gli orari di apertura: lunedì, martedì e mercoledì ore 15-18, giovedì ore 10-12 e 15-21, venerdì ore 1012 e 15-19, sabato, domenica e festivi solo su prenotazione ore 10-12 e 15-19.

MUSEI/2

MUSEI/3 Riecco il Musa, alla scoperta della “Cervia Ritrovata” Il Musa, museo del Sale di Cervia, riapre i battenti (il sabato e la domenica, dalle 15 alle 19) offrendo ai suoi visitatori la mostra “Cervia Ritrovata: La scoperta della città antica e del suo territorio”. Si tratta di un percorso che illustra, fra immagini e racconto, l’indagine archeologica nell’area di Cervia vecchia, in mezzo alle saline, nei mesi di settembre e ottobre 2020. Tutti i sabati fino al 30 maggio su prenotazione si potrà visitare la mostra in compagnia degli archeologi che hanno lavorato sul campo. Su prenotazione inviando una mail a musa@comunecervia.it, oppure messaggio whatsapp al 347 4661513.

AL MIC TORNANO LE VISITE GUIDATE Ha riaperto il 27 aprile il Mic di Faenza, con un nuovo orario settimanale: dal martedì al venerdì dalle 14 alle 19 e sabato e domenica dalle 10 alle 19 (con prenotazione obbligatoria) e con apertura straordinaria del 1° maggio dalle 10 alle 19. È tornata visitabile anche la mostra “Alfonso Leoni. (1941-1980) Genio Ribelle”, prorogata ulteriormente al 10 ottobre. Tornano le visite guidate alla mostra del venerdì (ore 18) con 3 euro oltre il prezzo del biglietto (prenotazione obbligatoria). Il 13 maggio con Aldo Rontini (ore 18) si conclude il ciclo delle visite guidate “Ricordando il maestro Alfonso Leoni” tenute dagli allievi di Leoni (prenotazione obbligatoria). Info: 0546 697311.

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29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

LA RECENSIONE

Alla ricerca della bellezza “distorta” tra le foto impeccabili di Paolo Roversi La nostra visita alla grande mostra del Mar, riaperta il 27 aprile e prorogata fino al 6 giugno di Serena Simoni

Riaperta il 27 aprile con il passaggio in zona gialla e prorogata fino al 6 giugno, la mostra fotografica di Paolo Roversi è un buon antidoto alle difficoltà del periodo: la bellezza delle immagini del fotografo ravennate infatti è insindacabile e la felicità degli occhi garantita. Roversi inizia la carriera di fotografo nel 1970 a Ravenna: lo studio è PhotoGraphis in via Cavour, aperto assieme a Giancarlo Gramantieri. Tre anni dopo, Roversi è a Parigi dove agli inizi lavora come assistente di Laurence Sackman e poi apre il proprio studio dal nome sintomatico di Studio Luce, una derivazione dalla prima esperienza di PhotoGraphis – segni di luce – e un atto di poetica in sé, data l'importanza attribuita dal fotografo alla luce e al suo opposto. Da qui in poi la carriera è aperta e Roversi è oggi quello che tutti conoscono: un fotografo specializzato nel campo della moda che lavora per case come Dior, Armani, Yves Saint Laurent e per riviste come Vogue e Vanity Fair, che esegue ritratti di star internazionali come Sting, Rihanna o Kristen Stewart e lavora o ha lavorato con modelle-icone da Kate Moss a Naomi Campbell e Natalia Vodianova, senza abbandonare l'amore per scatti di still life – sgabelli presi dalla strada e posizionati in studio oppure strumenti di lavoro fra cui la fedelissima Deardoff – o per still tratti da viaggi che riprendono interni di case o bimbi in abiti locali. Fin qui tutto quadra e spiega l'omaggio che la sua città natale rende ad un concittadino dopo 50 anni di attività a questi livelli e una perizia tecnica tale da ottenere immagini sempre impeccabili. Ma la perfezione non basta e i tre piani di immagini che inseguono il lavoro di Roversi attraverso gli anni – scatti di lavoro ma anche inediti di archivio mai esposti fino al recente Calendario Pirelli 2020 da cui è scaturito anche un cortometraggio – vanno esplorati alla ricerca di quella bellezza sporca, impura e distorta che risulta molto più interessante. Non ci soffermiamo quindi su tutta una serie di fotografie di donne e uomini talmente belli da coprire in un certo senso la ricerca di Roversi: l'incanto che inevitabilmente sorge davanti a questi eccessi di natura rende quasi opache alcune scelte dell'autore come la costante esecuzione degli scatti in studio su fondali neutri spesso trattati con effetto flou – in modo da creare una sorta di unità fra soggetto e sfondo – oppure l'insistenza sul rapporto luce e gradazioni di ombra da cui quasi emergono i volumi dall'oscurità o viceversa si staglia una figura per contrasti. Per questo tipo di scatti lo spazio è percepito come un vuoto, una sorta di palcoscenico virtuale in cui si palesano delle presenze effimere, votate ad una malinconia di sguardi che è un tutt'uno con quella di chi sta dietro alla macchina fotografica. Più efficaci ci sembrano le foto che mettono una maggiore distanza fra il soggetto e l'occhio, sottraendolo ai legacci dello stupore: parlo quindi di una serie di immagini di moda come Audrey (1998) in cui il soggetto è reiterato nel movimento più volte o bloccato come un manichino tanto da ricordare o gli esperimenti di Muybridge e le sperimentazioni teatrali futuriste e dada. Le immagini di Roversi non si sottraggono dall'ambito della moda di cui si nutrono ma dispongono sempre di un'aggiunta, pongono uno scarto rispetto al capo indossato: che sia la virata in blu in Kirsten (1997) dove la testa diventa una sorta di emblema della perfezione classica o che sia la maschera di Kasia (2007) – una citazione in piena regola dei fotomontaggi dadaisti di Hannah Höch reinterpretati in chiave contemporanea – l'esito non mette in ombra la funzione della foto legata alla moda ma aggiunge qualcosa che apre le porte dell'arte. Sono immagini spesso inquiete come la serie di Audrey (1996) in cui le masse sfolgoranti rosse e arancioni degli abiti diventano parte integrante di un mondo immaginario, solarizzato, quasi immerso in profondità marine. Anche un soggetto tradizionale come il nudo femminile sfugge allo stereotipo: lo fa presentando una bellezza morbida come quella di Tess (2020) – in un bianco e nero da cui emerge solo la cascata di capelli rossi della modella – oppure producendo in serie (1993-2003) nudi maschili e femminili talmente sovraesposti da apparire come disegnati a matita su carta. Nelle fotografie più recenti per Dior del 2017 modelle, abiti e sfondo diventano un tutt'uno in un gioco di ombre dovuto all'effetto flou diffuso che lascia a fuoco solo la macchia colorata dell'abito: rimane l'incedere e l'eleganza del passo dei corpi a testimoniare una figura che sembra uscire di scena, fare una giravolta prima di tornare nell'indistinto. Solarizza-

zioni tipiche di Man Ray e attualizzate da Roversi, fortissimi contrasti di colore su fondi neri dove gli abiti si trasformano in crisalidi di fuoco, sovraesposizioni che corrodono i volumi fino a definirsi solo per contrasti profondi: è qui che la bellezza si svela, qui dove raggiunge la tensione massima prima di sbiadire forse per sempre. Paolo Roversi - Studio Luce; MAR Ravenna; fino al 6 giugno 2021. Orari: dal martedì al sabato dalle 9 alle 18; domenica dalle 11 alle 19; lunedì chiuso. Per il sabato, la domenica e gli altri festivi la prenotazione è sempre obbligatoria e deve essere effettuata entro le 24 ore precedenti la visit

Una sala della mostra e qui a destra lo stesso Roversi al Mar per l’inaugurazione, lo scorso ottobre

Gli scatti più efficaci sono quelli che mettono una distanza fra soggetto e occhio, sottraendolo ai legacci dello stupore

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20 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

IL CONVEGNO Dante e Jung, se ne parla su Zoom con Claudio Widmann Pensato per una partecipazione fisica nel prestigioso Teatro Alighieri di Ravenna, il convegno “Dante e Jung: una relazione a distanza” previsto per il 30 aprile e 1° maggio si terrà online e gli interventi saranno diffusi tramite la piattaforma Zoom. «Cogliere e sviluppare lo spirito simbolico della Divina Commedia è l’obiettivo primario di questo incontro» promosso in forma congiunta dal Distretto 2072 del Rotary International e dall’Icsat (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy). A spiegarlo è il coordinatore scientifico Claudio Widmann, che vive e lavora a Ravenna, psicoanalista e autore del libro La Divina commedia come percorso di vita. La partecipazione è gratuita, inviare richiesta di iscrizione alla email: dante.jung2021@gmail.com.

CARTOLINE DA RAVENNA Mittente Giovanni Gardini

«Sulla soglia dell’eternità»

MOSTRE/1

ALLA CLASSENSE “ASCOLTARE BELLEZZA” CON UN’OPERA DI LUCA ZAMOC Da martedì 4 maggio sarà allestito alla Sala del Mosaico della Biblioteca Classense di Ravenna – per il ciclo Ascoltare Bellezza – The Bearers Of The Cross / Equinozio di primavera, intervento artistico di Luca Zamoc (tra i più interessanti illustratori e street artist italiani) creato in dialogo ideale con l'opera musiva che domina la grande sala. Si tratta di un acrilico su tela (un dettaglio nella foto), di 2x2 metri realizzato a Milano nei lunghi giorni della pandemia. Fino al 5 giugno, a ingresso gratuito. Orari: da martedì a sabato 9-19.

MOSTRE/2 A Pallavicini 22 la personale di Manuela Carabini Sabato 1 maggio dalle 16.30 alle 20 allo spazio espositivo Pallavicini 22, a Ravenna, inaugura “La materia per fare anima”, la personale della pittrice, decoratrice e scultrice riminese Manuela Carabini. La mostra resterà allestita fino a domenica 9 maggio (dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19.30; sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.30).

Dal 28 al 31 ottobre 1921, al termine delle celebrazioni dell’anniversario dantesco, si procedeva ad una ricognizione delle ossa dell’Alighieri che mirava non tanto a verificarne lo stato di conservazione, quanto a ricongiungere ad esse, una volta verificatene l’autenticità, le «reliquie estravaganti» che nel 1865 erano state indebitamente sottratte e ad aggiornare i dati antropometrici desunti dalle indagini eseguite al tempo del fortuito ritrovamento. Santi Muratori, che fu tra i privilegiati testimoni di questo evento, ebbe modo di raccontare quanto accadde in quel lasso di tempo in cui «Dante è ricomparso per tre giorni sulla terra» e lo fece in occasione di una Lectura Dantis tenutasi nella «sala di Dante» della Biblioteca Classense il 18 giugno 1922 dal titolo: «L’ultima ricognizione delle ossa di Dante». Alla dotta narrazione che dava conto di quanto avvenuto, Muratori ebbe modo di esprimere tutta l’emozione nel trovarsi davanti al «divino capo nel quale arse la vampa del fuoco possente», esperienza quanto mai unica ed irripetibile: «Signori, consentitemi una parola personale. Io mi son trovato solo davanti al teschio di Dante, ed ho vissuto uno di quei momenti culminanti […]. Sono stato sulla soglia dell’eternità. Una mistica grandezza solitaria si spandeva intorno nella luce smorta come per effetto di un’eclisse […]. Quelle occhiaie vuote, sotto le grandi arcate sopraccigliari, mi guardavano misteriosamente. Da quale lontananza? Da una strana lontananza senza limiti».

FIDO IN AFF

IDO

PEGGY Peggy è giovanissima, appena 13 mesi, allegra, vivace, amante delle corse e dei giochi, incrocio Cirneico dell’Etna. Si cerca per lei adozione con persone sportive, dinamiche e affettuose quanto lei. Abituata con cani e bambini, non va però d'accordo coi gatti. Per conoscerla: 335 7713645

ADOTTAM ICI TIMMY, LILLY E TAFFY

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La mamma umana di questi tre gattini è mancata improvvisamente, lasciando un gran vuoto nei loro cuori. Ora vivono soli nella grande casa che li ha visti felici insieme; il cibo è assicurato ma è la vita familiare che a loro manca. Si chiamano Timmy, Lilly (nati nel 2017) e Taffy (classe 2018) e sono tutti sterilizzati. Saranno prese in considerazione anche ottime adozioni singole. Per conoscerli: 339 8952135

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CULTURA / RUBRICHE / 21 29 aprile - 5 maggio RAVENNA&DINTORNI

VISIBILI E INVISIBILI

TUTTA UN’ALTRA MUSICA

LIBRI DA BABELE

La versione francese: tra scuola e thriller, un film che lascia perplessi

Cinque dischi che compiono cinquant’anni

Prendere i social “con filosofia”

di Francesco Della Torre

di Luca Manservisi

di Matteo Cavezzali *

“Ai margini” (Ravenna) di Adriano Zanni

FULMINI E SAETTE

L’ultima ora (di Sébastien Marnier, 2019) In un prestigioso liceo privato francese è stata formata una sorta di classe “dei migliori” (espressione tristemente in auge in Italia), con alunni eccellenti e dal carattere che si rivelerà eccentrico. Durante una lezione l’insegnante di lettere si butta dalla finestra tentando il suicidio, nella quasi indifferenza generale dei ragazzi. Il giovane supplente intuisce subito che c’è qualcosa che non va nei suoi alunni, e cerca tramite dialoghi, scontri e pedinamenti quale possa essere il mistero che si cela dietro questa situazione. Thriller singolare e d’atmosfera, L’ultima ora è un film che parla di adolescenti mettendo da parte gli stereotipi a stelle e strisce come feste, alcol ed eccessi di piacere, ma si incentra sull’aspetto psicologico, sulla suspense e su alcuni tematiche non secondarie che qui non possono essere rivelate. Il film trasmette un forte senso d’angoscia fin dai primi minuti e continua a mettere carne al fuoco col passare degli stessi, creando oltre che tensione anche lecite aspettative che faticano ad essere soddisfatte. Il risultato è che la chiusura del cerchio, che c’è, rischia sicuramente di dividere lo spettatore, tra chi è soddisfatto del messaggio finale e soprattutto (almeno su queste pagine) chi pensa che la carne al fuoco si sia irrimediabilmente bruciata. Il finale, che non arriva completamente a ciel sereno ma man mano prende forma, non giustifica uno sviluppo che è un crescendo di tensione complessivamente ben congegnato; il problema principale è che il film non può dare una via d’uscita, una volta arrivato al dunque, lasciandone lo sviluppo della vicenda senza. La scena finale poi, per chi vi scrive, lascia ancora più perplessi, se non addirittura negativamente divertiti. Non un film sulla scuola, non sull’adolescenza, L’ultima ora è un thriller che evoca paragoni piuttosto impegnativi, dal Villaggio dei dannati fino al Nastro bianco di Haneke, passando per echi polanskiani; elementi piaciuti a una parte di critica ma che sinceramente fanno venire la voglia di trascurare questa visione e magari recuperare i maestri citati. Attori nella norma, buona l’atmosfera creata dalle musiche. Il film era uscito al cinema nell’estate 2019, ora è visibile in streaming (Amazon Prime). Perchè non parlo di aperture dei cinema? Perchè è ancora presto, soprattutto per le città piccole. Pian piano iniziamo però a capire quali film ci aspetteranno in sala (o più probabilmente nelle arene), per familiarizzare con ciò che non si potrà mai sostituire. Parliamo del Grande Schermo e dei possibili grandi film a venire, a partire dal fresco vincitore di Oscar Nomadland.

Da queste parti – per non perdere di vista il passato a forza di voler restare attaccati all’attualità – cerchiamo ogni tanto di fare i conti con la storia. Nel 2021, per esempio, compiono 50 anni alcuni dei dischi più importanti della storia del rock tutta. Ma anche altri meno noti, allo stesso modo seminali. Ne abbiamo scelti, a caso, cinque. Da riascoltare. - Rolling Stones - Sticky Fingers Partiamo con il botto, da uno dei dischi migliori dei Rolling Stones (per chi scrive sta sul podio), il nono effettivo in studio, un capolavoro a partire dalla copertina di Andy Warhol (con la celebre zip dei jeans da aprire, roba da collezionisti) e per proseguire ovviamente con alcune delle migliori canzoni mai scritte dalla band e il pregio aggiuntivo di essere puro molto vario (e forse anche per questo invecchiato benissimo). Ci sono il blues, il soul, il rock, i riverberi, le orchestrazioni. E due ballate da lacrime (tra le altre cose strepitose sparse sui solchi) come “Wild Horses” e “Moonlight Mile”. - Can - Tago Mago L’album di culto per antonomasia, un capolavoro assoluto che suona oggi ancora d’avanguardia, 50 anni dopo. Lo hanno chiamato kraut-rock, ma dentro si respira soprattutto una libertà creativa totale, tra psichedelia, canzone, rumore, free jazz. Un disco emozionante, imprendibile, che nella sua “stravaganza” ha influenzato comunque grandi protagonisti della musica popolare, a partire dai Radiohead, fino a tutto il movimento del cosiddetto post-rock. E se non avete mai ascoltato almeno una volta “Mushroom”, dovreste provvedere. - Sly & the Family Stone - There's a Riot Goin' On La copertina anche in questo caso è iconica quanto la musica, che in questo album è l’esaltazione delle differenze. Il soul-funk che la fa da padrone sporcato dal rock psichedelico e pure da scherzi country; la musica bianca che si mischia alla nera, per arrivare al suono dell’America, in grado di influenzare con il tempo grandi artisti, dai Talking Heads a Prince. Serge Gainsbourg - Histoire de Melody Nelson - Ha rotto questa storia del disco più sensuale di sempre, alquanto limitatitva per un album unico e irripetibile, che è più una piece teatrale - tra funk, blues e il genere “Serge Gainsbourg che parla” - oltre al disco più sensuale di sempre. Comus - First Utterance Stavo per dimenticarmi di questo gioiello nascosto, inquietante quanto intelligente, tra prog, musica da camera e folk apocalittico, come lo chiameranno poi. No, non dimentichiamolo.

Io sui social network mi sento a sempre a disagio. Forse è una cosa anagrafica, ma non riesco a capirli. Mi sento fuoriluogo, come a quelle feste in cui andavo da ragazzino in cui tutti si divertivano ma io proprio non ci riuscivo. Nei social mi pare che le persone diano il peggio di sé, sfogano la violenza repressa contro sconosciuti, gonfiano il proprio ego come le rane. C’è però qualche isola felice in cui trovare dei contenuti e non solo gattini e meme, una di queste isole è sicuramente Tlon, una pagina (su Instagram e Facebook) curata da due filosofi, Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che sono anche compagni nella vita. Stimo e seguo il lavoro dei due da diverso tempo, da quando si occupavano prevalentemente di autori come Gurdjieff e Jodorowsky, pensatori molto lontani dalla accademia. Poi negli ultimi anni hanno iniziato ad occuparsi di più di temi legati alla attualità. Da alcuni mesi il loro libro Prendila con filosofia (Harper Collins) è in classifica tra i più venduti, una cosa insolita per un saggio di filosofia in Italia, e questo ha creato un dibattito e anche diverse critiche. C’è chi l’ha contestato per “l’eccessiva accessibilità”, dicendo che “non è filosofia, ma divulgazione pop”. In una scala di comprensibilità che va da 1 a Heidegger, il libro è scorrevole e piacevole da leggere. Ora chi ha letto Henri Bergson sa che c’è anche un modo molto comprensibile di scrivere di filosofia. Quello che fanno Colamedici e Gancitano è però una cosa diversa, ovvero veicolano pensieri filosofici tramite la cultura pop. Nel libro, come nei loro video, è facile imbattersi in cose come Harry Potter, le serie Tv di Netflix o i cartoni Disney. Il loro intento è “fornire strumenti pratici per usare la filosofia per vivere”. La chiamano “fioritura personale”, ossia farsi domande su di sé e sul mondo. Secondo Gancitano e Colamedici la medicina per la fioritura personale è riuscire a uscire dalla logica di “premi e riconoscimenti” della “società della performance” di oggi. Le pagine del libro che dedicano ai social sono tra le più originali. Stare sui social ci mette in uno stato di agitazione, come se potessimo subire un agguato a ogni passo, generano “ansia”, perché lì ogni “nostro errore viene ingigantito”. Eppure non possiamo evitare di starci senza rimanere tagliati fuori. Per questo la mediocrità ci mette al riparo. Se postiamo cose di basso profilo siamo sicuri di non finire nel mirino di nessuno, però così facendo ci sminuiamo. Il consiglio che danno è di cancellare dai contatti tutte le persone che portano negatività, e aggiungere chi porta contenuti di qualità. Insomma, se mi sento a disagio alla festa forse è solo perché ho invitato le persone sbagliate. * scrittore


22 / GUSTO RAVENNA&DINTORNI 29 aprile - 5 maggio 2021

ALLEVAMENTO

PRODUTTORI DI ROMAGNA

I pennuti “al pascolo” di Pelloni, cresciuti nel rispetto della natura

Approfondimenti e interviste alla scoperta di produttori “eccellenti” e virtuosi di tutta la Romagna, tra storie di successo e prodotti gourmet, antiche tradizioni e innovazione

L’azienda agricola di Glorie di Bagnacavallo alleva qualcosa come 40mila capi all’anno di selvaggina e animali da cortile allo stato brado, di alta genuità e qualità gastronomica

Vive e lavora circondato da migliaia pennuti. Per Alberto Pelloni, contadino allevatore, non è solo un mestiere ma anche una passione. Quotidianamente si occupa del ciclo vitale, produzione e commercializzazione di 40mila capi all’anno, fra “selvaggina” e animali da cortile, che abitano in libertà poco meno di 6 ettari di terreni. L’allevamento Pelloni – azienda familiare da quattro generazioni insediata sulla carraia Sorboli a Glorie di Bagnacavallo – è nato alla fine degli anni ’80 dalla conversione e poi evoluzione del vecchio podere agricolo in un vero e proprio pascolo avicolo. Questo grazie all’intuizione di Tonino Pelloni, che con la moglie e i figli Alberto e Lorenzo porta avanti ancora oggi il lavoro di cura degli animali e manutenzione dei terreni. Ed è proprio Alberto (nella foto) a raccontarci questa avventura imprenditoriale indirizzata ad un approccio “naturale” e qualitativo dell’allevamento – per così dire – dal “campo alla tavola”. Alberto, vista la tua consolidata esperienza sarai uno zootecnico... Quali animali allevate? «Ho un diploma in agraria. Per il resto sono un autodidatta che ha studiato e imparato lavorando sul campo. Tutta la famiglia si occupa della produzione con l’ausilio di un dipendente ormai storico e di qualche collaboratore stagionale. In origine abbiamo cominciato coi conigli, poi siamo passati alla selvaggina come pernici, starne, fagiani, quaglie, poi verso il 2012 abbiamo introdotto gli animali da cortie come polli, faraone, capponi e recentemente anche i piccioni». L’area di proprietà, a parte la vostra casa e le infrastrutture aziendali, è tutta aperta agli animali? «Certo, e il terreno viene coltivato anche con erba medica, mais, grano, sorgo... Esclusivamente per il nutrimento degli animali. Ma non facciamo interventii di diserbo e le coltivazioni

sono infestate da erbe spontanee. Il pascolo dove razzolano i nostri volatili quindi è in parte seminato ma d’altra parte del tutto selvatico, con arbusti, siepi e qualche albero, che generano ombra durante l’estate. Questa varietà di vegetazione è cibo per gli animali ma anche un nido e un rifugio». E questa idea dell’allevamento all’aperto e allo stato brado quando è cominciata? «Quando abbiamo pensato alla necessità di elevare la qualità dei nostri prodotti in termini di cibo buono e genuino, anche con l’apertura in azienda di un laboratorio artiginale per la macellazione delle carni, che è avvenuta nel 2015 e ci ha consentito di allargare il nostro mercato sia per privati che per la ristorazione. Di conseguenza abbiamo iniziato ad affinare tutte le tecniche di allevamento, i metodi nutrizione, per ottenere dei prodotti naturali, capaci di distinguersi nel piatto, per la loro eccellenza salutare e gustativa».

Entrando nel merito dell’allevamento all’aperto, essendo “volatili” non volano via? Non scappano dal vostro territorio? «La selvaggina in particolare è allevata in zone che hanno anche una rete aerea di copertura. Per i volatili da cortile, visto che hanno una bassa propensione a spiccare il volo, bastano le speciali recinzioni che delimitano l’azienda, profonde sul terreno e alte più di due metri, che oltre a contenere gli animali nel loro pascolo proteggono anche dalle intrusioni dall’esterno. E poi abbiamo recinti separati per ogni specie diversa che evitano conflitti. D’altra parte per certi animali da cortile abbiamo scelto di allevare solo femmine, che sono più mansuete e dotate di carne più tenera e quindi migliore come cibo». Quindi ricavate anche delle uova? «Si di gallina, faraona, quaglia, ma la produzione per ora è limitata e vendiamo al dettaglio solo ai nostri clienti privati. Anche perché non abbiamo ancora dotato l’azienda di un centro di imballaggio che ci consetirebbe di allargare il commercio di uova anche nell’ambito della ristorazione e di altri esercizi artiginali e commerciali come laboratori di pasta fresca, pasticcerie, gelaterie… Diciamo che è un progetto per il futuro». Qual è il ciclo di vita e quindi produttivo dei vostri animali? Noi li chiamiamo “tempi di maturazione”, perché la pezzatura dell’animale si raggiunge relativamente presto. Un’altra cosa, che poi ci differenzia dalle produzioni intensive e ingabbiate, è fare maturare la carne per ottenere sapori e consistenze ottimali. Questi tempi vanno, per gli animali da cortile, dai 4 ai 7 mesi, con le quaglie siamo sui due mesi, alla selvaggina servono 6-8mesi. Per quanto riguarda i conigli siamo fra i 3 e 4 mesi. A proposito di conigli, come fate a gestire per loro uno stato brado?

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GUSTO / 23 29 aprile - 5 maggio 2021 RAVENNA&DINTORNI

COSE BUONE DI CASA A cura di Angela Schiavina

La torta briciolina di mamma Fra poco sarà la festa della mamma e questa è una torta che preparava spesso la mia: la torta briciolina, che poi è una delle mie preferite.

«I conigli sono una parantesi all’interno del nostro di allevamento a pascolo. Per ora sono ancora allevati in cattività. Ma proprio quest’anno inizieremo a sperimentare anche la fase di crescita del coniglio all’aperto, in recinti dedicati. Vogliamo perseguire questo ulteriore obbiettivo come valore aggiunto del nostro lavoro, che significa benessere per gli animali ma anche qualità della carne, sicuramente più buona, salutare e nutritiva». Come fate a tutelare o curare dalle malattie i vostri animali? «Il metodo per avere animali sani è prevenire le malattie e favorire il loro benessere. Bisogna operare su tre fattori fondamentali: è necessario dare agli animali il tempo per crescere, che deve essere lento. In secondo luogo, dare loro lo spazio necessario per vivere, con basse densità di capi, sia nelle zone di svezzamento che di pascolo, con prati, aria buona, elementi di protezione dalle intemperie. Basti pensare che mediamente i nostri polli godono di un’area disponibile intorno ai due metri quadrati; negli allevamenti intensivi si arriva fino a 10 polli stipati in un metro quadrato. In ultimo, ma sempre molto importante, serve una nutrizione con alimenti semplici e naturali. Quindi nessun sottoprodotto industriale o integratore artificiale, ma solo quello che offre il pascolo ed elementi nutritivi o principi attivi bilanciati che maciniamo e mescoliamo in un nostro mulino. Prodotti che mantengono alto il livello del sistema immunitario, contrastano infezioni batteriche e favoriscono il benessere. In fondo, basta assecondare la natura e intervenire il meno possibile con elementi e attività artificiose». Passiamo all’aspetto per così dire scabroso della vostra attività produttiva, che “trasforma” i vostri animali in buona carne per la tavola... «Come accennavo, abbiamo definito la nostra attività di ma-

Ingredienti (per la pasta frolla): 300 gr. farina 00, 150 gr. di burro tagliato a pezzetti, 1 uovo, 100 gr. di zucchero, 1/2 bustina di lievito (circa 10 gr.), (per il ripieno) 200 gr. di ricotta, 200 gr. di amaretti, 100 gr. di zucchero, 1 uovo, 2 cucchiai di Marsala, zucchero a velo vanigliato. Preparazione: impastare in una ciotola tutti gli ingredienti della pasta frolla. L'impasto deve essere bricioloso. Mettere in fresco per circa un'ora. Frullare gli amaretti, mescolarli alla ricotta, aggiungere lo zucchero, il Marsala e l'uovo. L'impasto deve essere come una crema soda. In una tortiera con la cerniera unta e infarinata fare uno strato di briciole, (la metà) con la mano compattatele, mettete l'impasto di ricotta e poi sopra le restanti briciole. Cuocete in forno statico già caldo a 170/180 gradi per circa 45/50 minuti. Sformatela su una gratella e lasciatela raffreddare poi cospargetela di zucchero vanigliato.

cellazione “artigianale”, perché anche in questo caso cerchiamo di limitare la sofferenza degli animali in quel momento cruciale, evitando il più possibile di impaurirli, stressarli e ammucchiarli come avviene spesso nelle strutture industriali. D’altra parte, non utilizziamo macchine per la macellazione ma lavoriamo in modo manuale, rifinendo capo per capo con la massima cura, conservando il meglio possibile l’integrità del corpo, prima della commercializzazione». Per concludere, chi appprezza i vostri prodotti e chi sono i vostri clienti principali? «Il consumatore privato è il nostro cliente primario, a cui vendiamo direttamente le nostre carni, ma forniamo anche molti ristoratori con cui abbiamo rapporti di scambio di idee per affinare la qualità dei nostri prodotti grazie alla loro maestria nel trasformare le nostre carni in piatti prelibati. Piu rare sono le forniture alle macellerie, ma è una rete con cui confidiamo di allargare i rapporti commerciali in futuro. Così come punteremo ad uscire anche dai confini del ravennate per iniziare a farci conoscere un po’ in tutta la Romagna».

LO STAPPATO A cura di Fabio Magnani

Dalla Spagna un coinvolgente Rioja da uve Tempranillo Ho un buon vino rosso spagnolo nel calice. È il “Rioja” 2019 della cantina “Sierra de Toloño”. Ottenuto da uve “Tempranillo”. Il naso va ben arieggiato. Roteando il calice poco dopo emergono sentori di ribes, mirtillo, more e lampone. Il frutto ha una sfumatura pepata con ritorni di rose e viole. Erbe aromatiche con un tratto di ginepro. Leggere note vinose. Al palato è tannico e di buon corpo. La freschezza acida lo rende piacevole nel ritmo e nella beva. Sapidità. Il frutto appena succoso. Migliorerà. Se il naso un po’ cede, il palato è davvero coinvolgente. Per la cacciagione..



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