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FREEPRESS n. 893

4-10 FEBBRAIO 2021

CRONACA • SOCIETÀ • POLITICA • ECONOMIA • OPINIONI • CULTURA • SPETTACOLI • GUSTO • SPORT •

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PUNTI DI VISTA / 3 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

L’OPINIONE

SOMMARIO

L’OSSERVATORIO

5 POLITICA INTERVISTA ALLA CANDIDATA A SINDACA VERLICCHI

Se mancano i letti per la chemioterapia... di Luca Manservisi

Difficile descrivere in un articolo la sensazione che può provare una persona nel momento in cui si rende conto di non poter essere curata al meglio dalla sanità pubblica, per cause che esulano totalmente dalla professionalità degli operatori sanitari. Ci abbiamo provato su questo numero del giornale, raccontando la storia di un paziente costretto a presentarsi fisicamente in ospedale senza appuntamento e a minacciare (pacificamente) i dottori per riuscire a farsi ricoverare e potersi così sottoporre a un ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto cominciare qualche giorno prima, a detta di quegli stessi dottori. Ma che è partito in ritardo perché non c’era, semplicemente, un letto per poterlo ospitare. Lo stesso primario ci dice che non si tratta purtroppo di un caso isolato, ma solo di una delle conseguenze che il Covid sta avendo su tutta quella parte del sistema sanitario che non si occupa direttamente del virus. Non lo scopriamo certo oggi e lo hanno già anticipato medici autorevoli in svariate interviste su media nazionali e internazionali, con gli effetti che si vedranno solo nei prossimi anni, quando sarà ormai sempre più lontano il ricordo di quei giorni in cui i posti letto venivano invece tagliati «per aumentare l’efficienza», la Sanità pubblica privata di risorse e l’Ausl Romagna sembrava quasi poter essere la soluzione a tutti i mali. La realtà invece è che proprio l’Ausl Romagna è forse il tema su cui il sindaco uscente – suo malgrado – rischia di perdere consensi, perché la gente quando va a votare si ricorda dei mesi di attesa per gli esami del sangue (altra segnalazione ricevuta in questi giorni che stiamo tentando di verificare), delle visite che è stata costretta a prenotare nel privato o del caos al pronto soccorso. Non a caso è stato annunciato proprio in queste settimane (nonostante criticità che andavano avanti da anni) un grande progetto di ampliamento dello stesso pronto soccorso, dopo la sollevazione popolare a cui abbiamo assistito sui social. Allo stesso modo bisognerebbe però intervenire probabilmente nei reparti che ospitano i pazienti più fragili (come Ematologia, di cui parliamo appunto nella testimonianza di pagina 10) e che in futuro potrebbero essere ancora più affollati a causa del rallentamento forzato (spesso per paura degli stessi pazienti) dell’attività di screening in questi mesi di pandemia. Il tutto mentre è appena saltata la trattativa tra sindacati e aziende subentrate nell’appalto degli steward che all’ingresso degli ospedali ci misurano la febbre, ci forniscono il gel igienizzante e ci danno le prime indicazioni all’ingresso di quello che con il Covid ci appare quasi come un girone infernale. Prendevano 4,70 euro all’ora...

Quando venne Patuelli a governare Ravenna

6 ECONOMIA NEI CAMPI UN’AZIENDA SU DUE È IRREGOLARE

di Moldenke

14 SANITÀ COVID, TRA VACCINI E TAMPONI IN FARMACIA

16 CULTURA MUSEI E MONUMENTI, ECCO QUELLI CHE HANNO RIAPERTO

22 GUSTO IL BILANCIO DEL CONSORZIO VINI DELLA ROMAGNA

Direttore responsabile: Fausto Piazza Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Autorizzazione Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Tribunale di Ravenna Gianluca Achilli, Maria Cristina n. 1172 del 17 dicembre 2001 Giovannini (grafica). Collaboratori: Roberta Bezzi, Matteo Anno XX - n. 893 Cavezzali, Francesco Della Torre, Nevio Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Editore: Gardini, Enrico Gramigna, Simona Edizioni e Comunicazione srl Guandalini, Giorgia Lagosti, Fabio Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna Magnani, Enrico Ravaglia, Guido Sani, tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Angela Schiavina, Serena Simoni, Direttore Generale: Claudia Cuppi Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Pubblicità: tel. 0544 408312 Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani. commerciale1@reclam.ra.it Illustrazioni: Gianluca Costantini. Area clienti: Denise Cavina tel. 335 Redazione: 7259872 - Amministrazione: tel. 0544 271068 - Fax 0544 271651 Alice Baldassarri, redazione@ravennaedintorni.it amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola

Poste Italiane spa - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB

E così il presidente della Fondazione della Repubblica di Ravenna, Lanfranco Gualtieri, dall’alto dei suoi 112 anni, sorprese tutti: «Meglio non andare a votare alle amministrative – furono le sue parole nel febbraio del 2021, inviate alla stampa tramite alcuni piccioni viaggiatori – che con il Covid rischiamo di morire tutti». Ecco che venne così chiamato al posto del sindaco-premier Michele de Pascale – travolto dallo scandalo legato al fatto che neppure lui sapeva di essere mai stato assunto davvero dal Pd – il commissario straordinario Antonio Patuelli, emblema dei poteri forti, con il compito di ridare alla città di Ravenna l’autorevolezza che meritava (e nel frattempo sabotare la mostra su Dante di Forlì e riportare in città la nave romana di Comacchio). Il tutto con una squadra di alto valore (si vociferava perfino della possibilità di fare assessora la signora Muti, a quei tempi ancora viva), sotto lo sguardo attento del leader di Italia Viva (a quei tempi già meno Viva della signora Muti), Roberto Fagnani, che tentava di nascondere l’imbarazzo per non riuscire a capire perché gli si stava dando tutta quella importanza, proprio a lui («Quelle foto sul mio profilo Facebook erano solo un allenamento di uno sport assurdo, non mi stavo preparando davvero a una guerra», dirà a Giangi Baroncini giorni dopo, tentando di ricucire lo strappo). Nel frattempo Rolando, duca di San Bernardino, e Verlicchi (celebre il suo tormentone: «Io sono Veronica, io sono una madre, io sono una donna») scesero in piazza per chiedere le elezioni mentre Alberto Ancarani si limitò a far sapere alla stampa di avere «stima per Patuelli». Ago della bilancia avrebbero dovuto essere Francesca Santarella e i suoi, troppo presi però a fare foto a fumi sospetti che stavano incredibilmente uscendo dai camini delle industrie di Ravenna per accorgersi di nulla. A differenza di Alessandro Barattoni, segretario del Pd, che nessuno aveva ancora notato, come al solito, ma che in silenzio stava portando avanti il proprio piano segreto: non andare a votare mai. Anche a voi vi fate certi viaggi, a volte?


4 / POLITICA RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE

Anche in provincia di Ravenna è partita la raccolta firme contro la propaganda fascista Ancarani (Fi): «E il comunismo allora?» I promotori: «Difendiamo la Costituzione» Molti sindaci della provincia di Ravenna stanno promuovendo la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Norme contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”. Per firmare (entro il 31 marzo) è possibile chiedere informazioni all’ufficio anagrafe del proprio comune. «In collaborazione con la sezione Anpi – è la dichiarazione, tra le altre, del sindaco di Castel Bolognese Luca Della Godenza (nella foto mentre firma) – abbiamo deciso di sostenere questa importante iniziativa perchè ancora oggi assistiamo ad episodi e gesti vergognosi di propaganda fascista e nazista che non possiamo tollerare». «Nella scorsa legislatura – sottolinea inoltre il Pd di Massa Lombarda in una nota inviata alla stampa – solo un ramo del Parlamento ha approvato una proposta di legge che sanziona la propaganda attraverso le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco. Questa proposta di legge riprende quelle finalità e aggiunge alcune ulteriori aggravanti per l’esposizione di simboli fascisti e nazisti nel corso di eventi pubblici. Ripartiamo da una iniziativa popolare dal basso per difendere la nostra Costituzione e i suoi valori». Un’iniziativa che non poteva non far nascere anche polemiche. A contestarla pubblicamente, con un post su Facebook, è tra gli altri il consigliere comunale ravennate Alberto Ancarani, vicecommissario regionale di Forza Italia. «Casualmente – scrive –, la legge di iniziativa popolare dimentica di prendersela anche contro la propaganda comunista, un regime che ha portato solo terrore, miseria e morte. Purtroppo c’è una grande differenza fra essere “solo” antifascisti ed essere completamente antitotalitari». Va comunque sottolineato che la legge fa riferimento alla Costituzione e al noto divieto di ricostituzione “sotto ogni forma del disciolto partito fascista”.

AMMINISTRATIVE RAVENNA/2 L’appello: «Tutte le liste e le associazioni si uniscano in una grande Casa Civica, né di destra né di sinistra» La neonata lista civica Ora x Ravenna lancia un appello a pochi mesi dalle elezioni amministrative allo scopo di creare una casa unica per tutti i movimenti civici «per evitare un improduttivo spreco di tempo ed energia, che ancora una volta deluderebbe le aspettative dei cittadini desiderosi di essere parte attiva e determinante nell'amministrazione della città». Ora x Ravenna si rivolge «a tutte le forze civiche e le realtà associative» affinché «si uniscano e concordino un programma comune da condividere e sottoscrivere insieme». «Abbiamo un sogno – si legge nella nota della lista ideata, tra gli altri, dall’ex consigliere comunale di Lista Per Ravenna, Nicola Grandi – illuminato dalla convinzione, o meglio dalla certezza che non esistano schieramenti, partiti o scelte di campo aprioristiche, e che il bene della città ed il futuro dei nostri figli non possa passare dall’”essere”, il “dover essere” o peggio il “non voler essere” di destra o di sinistra, ma dalla convinzione che una cosa giusta, se è giusta per la nostra città, lo sia punto e basta, indipendentemente da chi la dice e soprattutto da chi la mette in atto». «Da sempre le liste civiche sono centro di raccolta delle problematiche quotidiane della comunità e spesso, con competenza e partecipazione, sono state portatrici anche di soluzioni. Ma senza una numerosa rappresentanza lo sforzo è stato e sarà vano, perché idee e proposte si infrangeranno contro lo scoglio di una minoranza talmente irrisoria da poter essere ignorata». Ora x Ravenna chiede quindi di aderire a «una costituente che porti in poco tempo alla creazione di una grande Casa Civica, attraverso la collaborazione e la sottoscrizione unitaria di un programma capace di raccogliere le istanze dei cittadini e cambiare davvero questa città».

Smuraglia e Colombo al webinar sull’Antifascismo quotidiano

LEGALITÀ Il consigliere Manzoli on line per parlare del “virus” della mafia

Martedì 10 febbraio alle 17.30 è in programma un webinar sul tema “Antifascismo quotidiano - Strumenti istituzionali per il contrasto a neofascismi e razzismi”, promosso dal Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna. Parteciperanno il presidente emerito dell’Anpi Carlo Smuraglia, Sandra Bonsanti (Libertà e Giustizia) e Gherardo Colombo. Introduce e conduce Maria Paola Patuelli. Per partecipare è necessario iscriversi al link: https://forms.gle/38CcpKqBHS4HTgND7

Giovedì 4 febbraio alle 18 sulla pagina Facebook della biblioteca comunale di Cervia si terrà l’incontro on line (organizzato dalla stessa biblioteca in collaborazione con la polizia locale) dal titolo "MafiaVirus l'evoluzione della criminalità organizzata dalle origini ad oggi". Ne parleranno il sociologo e docente universitario Francesco Carchedi e il consigliere comunale di Ravenna in Comune, da anni impegnato sul tema, Massimo Manzoli.

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POLITICA / 5 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

AMMINISTRATIVE RAVENNA/1

«Mi candido contro De Pascale: il centrodestra ha bisogno di un civico, noto e con esperienza» Verlicchi, consigliera comunale della Pigna, correrà per la poltrona di sindaca: «Nell’opposizione al momento non vedo figure alternative con il profilo giusto. Portiamo il Pd al ballottaggio, poi ci compatteremo» di Luca Manservisi

Veronica Verlicchi, ravennate di 44 anni, ha annunciato nei giorni scorsi la propria candidatura a sindaca di Ravenna, sostenuta dalla lista civica La Pigna, di cui è consigliera comunale uscente, e da Rete Civica, associazione nata alle ultime Regionali nell’ambito della coalizione che sosteneva Lucia Borgonzoni. Un modo, forse, per sbloccare l'impasse che sembra ancora regnare nel centrodestra ravennate, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, in programma presumibilmente a fine maggio. Verlicchi, una scelta di rottura, per smuovere le acque? «No, non è stata una scelta istintiva. In questi anni (Verlicchi è in consiglio comunale dal 2017, quando subentrò al posto dell’ex candidato sindaco della Pigna, Maurizio Bucci, ndr) in tanti mi hanno fermato dando quasi per scontato che sarei stata io, la candidata, quindi ci sto pensando da tempo. Dopo l'estate, come Pigna, ci siamo interrogati su quale sarebbe dovuto essere il candidato ideale e sono due le caratteristiche che abbiamo deciso essere prioritarie: l’essere noto alle cronache e avere un'esperienza amministrativa, conoscere già la macchina comunale. Tra i nomi era spuntato anche quello di Andrea Barbieri (l’ingegnere che ha redatto per la Pigna il progetto della cosiddetta “Ravegnana Bis”, ndr) ma per i motivi che spiegavo prima, poco prima di Natale c'è stata una convergenza sul mio. Passato gennaio, abbiamo pensato che non potevamo aspettare oltre, le elezioni sono tra pochi mesi». E non c’è stato un confronto con il centrodestra per arrivare a un’unica coalizione? «Ci era stato detto da più parti che il segretario della Lega Romagna ci avrebbe contattato, ma non è mai successo. Sicuramente il quadro ideale sarebbe stato quello che ha visto

Zattini vincere a Forlì, una coalizione di centrodestra compatta a sostegno di un civico. Come aveva auspicato peraltro lo stesso Salvini per Ravenna. Le nostre porte comunque non sono chiuse, siamo ancora aperti al confronto, ragionando su un programma». Pronta quindi a fare un passo indietro e a sostenere un altro candidato civico di tutto il centrodestra, eventualmente? «Farei un passo indietro, ma solo davanti a un candidato davvero civico e, lo ribadisco, con esperienza amministrativa. Come lo era lo stesso Zattini peraltro. Ma al momento non riesco proprio a immaginare nessuno che possa avere queste caratteristiche a Ravenna». Ma come si può pensare di vincere, da civica di centrodestra, senza avere almeno la Lega alle spalle? «Premesso che a Ravenna non è chiaro capire quale sia davvero la Lega (che ha più volte dimostrato di essere spaccata all’interno, ndr), secondo noi un candidato troppo marchiato di centrodestra qui è destinato a perdere. Certo, l’ideale sarebbe essere sostenuta da tutta la coalizione di centrodestra, ma il nostro, per quanto in salita, crediamo possa essere un percorso vincente. L'obiettivo principale è portare De Pascale al ballottaggio, poi ci si potrà ricompattare, e vincere. E questa volta siamo convinti che sarà ancora più facile portarlo al ballottaggio». Perché? Quali sono secondo lei le principali colpe di De Pascale? «Parlando con la gente, la prima cosa che abbiamo notato è come De Pascale sia visto lontano dalla città e dai suoi problemi reali. E poi i cittadini si stanno rendendo conto che non ha rispettato molte promesse elettorali, a partire da quelle sul turismo».

Un fotogramma del video con cui il 30 gennaio Veronica Verlicchi ha annunciato la propria candidatura su Youtube

Perché questa litigiosità in questi anni nella coalizione del centrodestra? Spesso l'hanno accusata di attacchi personali… «I miei, invece, sono sempre stati attacchi politici, non come quelli di altri nei nostri confronti invece… L'impressione è che da più parti nell'opposizione ci sia stato un tentativo di voler deligittimare la Pigna, quasi facesse paura. Ma più che con i partiti, il problema è con alcune persone. In generale abbiamo infatti dimostrato di riuscire a collaborare con tutti». E com'è il rapporto con il decano dell'opposizione ravennate, Alvaro Ancisi? «Ancisi non ha mai fatto una vera e propria opposizione, secondo noi, ormai è come un'arma spuntata. Un comprimario. E proprio per questo motivo, se vuole, può entrare nella nostra coalizione, da comprimario appunto, se mai volesse iniziare a fare davvero qualcosa per Ravenna…».


6 / ECONOMIA RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

ANNATA AGRICOLA 2020

Pandemia e gelate in aprile, ma non c’è lo stato di calamità per la manodopera In provincia più della metà degli occupati è straniera: in crescita i provenienti dal Pakistan Una pandemia non capita così spesso ma nemmeno una settimana di gelate notturne all’inizio di aprile è così frequente. Sono state queste le due bastonate che hanno colpito l’agricoltura locale nel Ravennate nel 2020, reduce da un 2019 già segnato dalla cimice asiatica. «Quando è esplosa la pandemia a marzo 2020 ci siamo trovati di fronte a uno scenario davvero difficile – spiega Laura Mazzesi della Flai-Cgil – perché c’era la paura di una malattia nuova ma il settore non poteva fermarsi per la sua stessa natura». Poi ci si è aggiunto il clima. Le ricadute sono state soprattutto nei magazzini ortofrutticoli «perché nei campi il lavoro comunque c’era, bisognava strappare i prodotti andati a male invece che raccogliere frutta da lavorare». La Flai-Cgil ha ribadito la necessità del riconoscimento della calamità ai lavoratori colpiti che hanno subito un grave danno economico, faticando a raggiungere le fasce minime garantite dalle convenzioni (accordi sindacali che si stipulano nelle cooperative agricole per garantire la riassunzione di quei lavoratori l’anno successivo e per determinare gli obiettivi occupazionali). Per quanto riguarda il 2019, invece, la calamità per i danni subiti dalla cimice asiatica, è stata riconosciuta solo alle aziende emiliano romagnole maggiormente colpite,

escludendo i lavoratori. «È così da più dieci anni, bisognerebbe intervenire sui regolamenti a partire dall’Ue. La politica agricola deve tener conto della componente sociale che sta sui campi». In provincia di Ravenna nel 2019 l’agricoltura ha impiegato poco più di 17mila Otd, la sigla nota agli addetti ai lavori per indicare operai a tempo determinato. «I cosiddetti avventizi agricoli di un tempo – riassume Mazzesi –. Si tratta di persone assunte a termine con un obiettivo di giornate. Ma obiettivo significa che non hanno garanzie: maltempo, crisi o calamità varie consentono ai datori di lavoro di non chiamarli». Il 53 percento è straniero. Negli ultimi anni si è avuta una forte crescita di lavoratori provenienti dall’Africa nordoccidentale (Gambia, Mali, Guinea) e una crescita di lavoratori pakistani e bengalesi. Un Otd con un inquadramento contrattuale di quarto livello percepisce 11 euro lordi all’ora nel privato e 12 nel settore cooperativo. «Sono persone in eterno precariato perché se non lavorano 51 giorni in un anno non hanno diritto a malattia o maternità ma non hanno nemmeno la garanzia di essere riassunti l’anno successivo, a meno che non lavorino per cooperative in cui siano stipulati gli accordi sindacali delle convenzioni». (and.a.)

Moglie e marito hanno residenze diverse per evitare l’IMU? La cassazione dice no! Il marito risulta residente nella casa in città e la moglie in quella al mare ed entrambi dichiarano che in esse vi è la rispettiva abitazione principale in modo da fruire del beneficio fiscale. Ma si può fare? Cosa prevede la legge sull’Imu per i coniugi con residenze diverse in Comuni diversi? La questione è stata analizzata più volte dalla Cassazione. Più di recente, la Suprema Corte con la sentenza del dicembre 2020 ha precisato che l’esenzione Imu sussiste solo nel caso in cui marito e moglie siano residenti e abitino la stessa casa. Quindi un deciso stop alle case al mare travestite da prime. Per ottenere quindi l’esenzione Imu non basta spostare la propria residenza anagrafica al Comune nell’immobile in questione, ma bisogna anche abitarci materialmente. Il doppio requisito è stato previsto proprio per contrastare le pratiche dei “furbetti Imu” ed evitare che la residenza fosse spostata a proprio piacimento solo per godere delle esenzioni fiscali. In realtà, sarebbe già illegittimo, di per sé e al di là della questione fiscale, il comportamento di chi dichiari una residenza che non è quella effettiva. La legge infatti impone di indicare, come propria residenza, la dimora abituale, ossia il luogo ove il cittadino vive per gran parte dell’anno. Una dichiarazione non veritiera all’anagrafe costituisce reato, quello di «falso in atto pubblico». Se però il primo requisito (la residenza) può essere oggetto di verifica tramite un semplice accesso all’anagrafe comunale, il secondo (la dimora abituale) richiede un accertamento più penetrante. È infatti necessario un accesso all’abitazione per verificare se la stessa sia abitata o meno. Per evitare complicazioni di questo tipo, i Comuni hanno iniziato a farsi consegnare, dalle società fornitrici delle utenze, le ultime bollette con i consumi. In tal modo, è possibile verificare se un immobile viene effettivamente vissuto o meno. Si pensi, ad esempio, a una casa al mare ove, nei mesi invernali, nessuno vi entra, non registrando consumi di riscaldamento e di luce.

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IL CASO

SFRUTTATI NEI CAMPI PER 15 CENTESIMI ALL’ORA: QUATTRO SOTTO PROCESSO PER CAPORALATO In un casolare a Bagnara 25 giovani: due hanno ricevuto il permesso di soggiorno, gli altri si sono allontanati Per una paga da 50 euro al mese lavoravano fino a 80 ore settimanali, partivano tutti i giorni al mattino che era ancora buio e con un’ora viaggio in furgone venivano portati sui campi per raccogliere frutta e verdura o potare gli alberi e tornavano a casa che era già buio. Venticinque giovani, pakistani e afghani, vivevano ammassati in un casolare nelle campagne di Bagnara, senza acqua calda, con poco cibo a disposizione e pessime condizioni igieniche: minacciati e sfruttati da connazionali per fornire manodopera alle aziende agricole, soprattutto nel territorio forlivese. Un caso di caporalato estremo come non capita spesso di trovarne in queste zone. La polizia intervenne a metà aprile del 2020 con quattro arresti. Di recente la questura di Ravenna ha rilasciato il permesso speciale per grave sfruttamento lavorativo a due dei migranti richiedenti asilo. L’11 febbraio si terrà l’udienza con rito abbreviato per uno dei quattro imputati, gli altri hanno già scelto la via del patteggiamento. Nel piccolo paese della Bassa qualcuno cominciò a notare la situazione quando la pandemia bloccò il lavoro nei campi e i braccianti cominciarono a passare più tempo nel casolare o a raggiungere il paese. In realtà la vicenda era già seguita dalla squadra mobile di Forlì: alcuni dei lavoratori, già prima della pandemia avevano preso contatti con la Flai-Cgil di Forlì per il controllo degli stipendi e dei contributi previdenziali (da cui era nata l’indagine). Lo ricorda il sindaco Riccardo Francone: «Per noi era difficile notare qualcosa perché non lavoravano molto sui nostri campi e nella casa passavano solo poche ore di notte. Però quando qualcuno dei giovani venne in municipio cominciammo a chiederci se era tutto normale. Mandai una pattuglia della polizia locale e poi ci furono gli arresti». Il casolare era l’abitazione dei lavoratori ma anche la sede operativa della rete di sfruttamento: «I primi immigrati erano entrati tra settembre e ottobre del 2019 – riassume ancora Francone –. L’immobile non era in condizioni fatiscenti, era stato abitato fino a poco prima, ma certamente non adatto a quei numeri di ospiti. La proprietà non era al corrente di quanti fossero diventati». Furono la Flai di Ravenna e il Comune di Bagnara, con l’aiuto di un interprete visto che i giovani non parlavano italiano, a seguire le sorti dei giovani sfruttati attivando i servizi sociali per offrire un sostegno alimentare e la sanificazione dei luoghi in cui vivevano. Attraverso il coinvolgimento della Regione, che a sua volta ha attivato il servizio Immigrazione del Comune di Ravenna, è stato possibile l’ingresso di due lavoratori all’interno del progetto “Oltre la Strada” (sistema integrato di interventi socio-sanitari nel campo della prostituzione, del grave sfruttamento e della tratta di esseri umani). «Solo due hanno scelto di imboccare il percorso – spiega Laura Mazzesi, segretaria provinciale della Flai ravennate –. Gli altri si sono allontanati un po’ alla volonta volontariamente e abbiamo perso i contatti». Una scelta che trova spiegazione nell’incertezza delle garanzie per le vittime di caporalato. Tra le possibilità è sì previsto il rilascio di un permesso di soggiorno speciale «ma tutto è sottoposto al giudizio insindacabile del pm e della questura», spiega l’avvocato Andrea Ronchi che assiste la Cgil regionale. E anche quando c’è l’assenso, i tempi si dilatano: «In questo caso ci sono voluti sei-otto mesi che non sono nemeno tanti rispetto agli standard – dice Ronchi – ma per chi non ha niente e deve mandare soldi a casa sono un’eternità. Se hai zero in mano diventa sempre preferibile un uovo oggi piuttosto che una vaga gallina domani». L’avvocato non usa mezzi termini: «La questione del caporalato deve ancora essere assunta come priorità dalle istituzioni e dalle procure. La magistratura ha un interesse repressivo ma manca la protezione per le vittime e queste si allontanano: un giovane bisognoso di soldi senza che sappia parlare una parola di italiano finisce per diventare carne da macello per la criminalità». C’è poi tutto l’aspetto che riguarda le aziende che impiegavano questi lavoratori forniti dai criminali. «I pachistani a processo non erano proprietari dei campi, qualcuno apriva la porta e li faceva lavorare e forse avrebbe dovuto chiedersi come mai la manodopera costava così poco. Dal 2016 la legge prevede le stesse responsabilità anche per loro – spiega il legale –, si rischiano da 5 a 8 anni se viene accertata la colpevolezza. Nei capi di imputazione vengono citate 4-5 imprese». Ma per Ronchi il problema va individuato a monte: «Tutto comincia quando andiamo al supermercato e scegliamo di comprare un chilo di passata di pomodoro a 50 centesimi». (and.a.)


ECONOMIA / 7 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

SINDACATI

In agricoltura lavoratori irregolari nella metà delle imprese controllate Mazzesi, segretaria di categoria per Cgil, riporta i dati dell’Ispettorato provinciale: «Riceviamo insulti e minacce dagli agricoltori quando avviciniamo gli operai» di Andrea Alberizia

La metà delle aziende agricole con un controllo completo dell’Ispettorato del lavoro in un anno in provincia di Ravenna impiegava almeno un lavoratore non in regola. La statistica segnalata da Laura Mazzesi – segretaria provinciale della Flai-Cgil – si riferisce al 2017, ultimo dato disponibile. In quell’anno si sono aperte 62 ispezioni tra le imprese del settore agro-alimentare: 56 fascicoli si sono chiusi con 25 irregolarità per un totale di 42 lavoratori irregolari di cui 34 completamente in nero. Non è facile portare a galla il mondo sommerso dell’occupazione fuori dalle regole. «Per denunciare serve coraggio – spiega la sindacalista – e molti lavoratori sono preoccupati di perdere quel poco che hanno anche se, spesso, sono consapevoli di subire ingiustizie». Le situazioni più frequenti sono quelle “in grigio”: non del tutto irregolare ma nemmeno esempi di rigore. «Il caso classico è quello di chi è convinto di vedersi regolarizzate le effettive giornate che ha lavorato nell’anno precedente e quando si presenta nei nostri uffici con le buste paga, oppure, in assenza di documentazione, facciamo gli estratti dagli archivi Inps per chiedere la disoccupazione agricola, ne risultano, quando va bene, la metà perché sono quelle che effettivamente il datore di lavoro ha comunicato». A quel punto serve cautela e attenzione: «Prima di partire con le segnalazioni bisogna avere tutte le informazioni, per non perdere

quel briciolo di legalità che c’è. Di solito chi è disposto a rivolgersi alla Direzione provinciale del lavoro è chi ha già concluso il rapporto occupazionale. Attraverso la denuncia di monocratica, se le aziende si presentano all’Itl, si può raggiungere una mediazione, ma resta la parola del lavoratore contro quella del datore di lavoro». Ma secondo Mazzesi ci sarebbero metodi efficaci per rendere più facile il lavoro dei controllori e più difficile aggirare le regole. «Rimettia-

mo l’incrocio fra domanda e offerta in mano al sistema pubblico attraverso i centri per l’impiego, come succedeva in passato». Le aziende comunicano la richiesta di manodopera, i lavoratori fanno domanda: «Se un’azienda di cento ettari coltivati a ortofrutta ha solo un assunto oppure impiega cinque persone dichiarando 100 giornate in un anno, e sono esempi assoluti ma reali, diventa più facile individuare chi ispezionare». La legge 199 del 2016, nota come legge sul caporalato, ha inasprito le pene per chi infrange le regole e questo ha spinto più aziende a cambiare passo: «Abbiamo effettivamente assistito a un aumento della messa in regola – ammette Mazzesi – ma la legge da sola non basta. Serve un’attività di prevenzione». Quella che prova a fare anche la Cgil, trovando reazioni poco amichevoli: «L’unico modo per informare gli occupati è andare sui campi mentre lavorano per fare quattro chiacchiere e lasciare un volantino con i recapiti e alcune informazioni sui diritti, come le tariffe contrattuali. Lo abbiamo fatto e abbiamo visto scene che non si possono immaginare: lavoratori impauriti, imprenditori che ci hanno insultato e ci hanno allontanato. Scene al limite dell’assurdo: il nostro responsabile del coordinamento immigrati, Seck Alassane, è di origini senegalesi e un agricoltore gli ha detto che preferisce se gli immigrati stanno lontani dalle sue proprietà, dimenticando quanti ne aveva sui suoi campi».

ISPETTORATO Ecco i segnali che possono indicare situazioni di sfruttamento lavorativo Il fenomeno e le dinamiche del caporalato sono oggetto di particolare attenzione dell’Ispettorato del lavoro anche su Ravenna visti protocolli di intesa con altre amministrazioni dello Stato. Le indagini portate avanti dagli ispettori – fanno sapere dagli uffici di via Alberoni – hanno messo in evidenza imprese agricole che non hanno esperienza nel settore. Il fenomeno vede coinvolti lavoratori per lo più di provenienza extracomunitaria (Africa subsahariana, Pakistan, Bangladesh), per lo più richiedenti asilo e pertanto socialmente vulnerabili. Fino a qualche anno fa nelle campagne ravennati si riscontravano soprattutto lavoratori di provenienza balcanica ed est Europa (albanesi, romeni, bulgari, polacchi): ora la presenza nelle campagne ravennati di tali lavoratori è marginale. Il reato di caporalato, cioè della intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, è previsto dall’articolo 603 bis del Codice Penale (reclusione da uno a sei anni e una multa da 500 a mille euro per ogni lavoratore sfruttato). La configurazione del reato di caporalato prevede lo sfruttamento, cioè paghe difformi dal contratto collettivo agricoli; orari di lavoro senza riposi giornalieri/settimanali; violazione delle elementari norme in materia di sicurezza; metodi di sorveglianza come trattenere il passaporto o situazioni di vitto e alloggio umilianti. Vista la particolarità del fenomeno, l’Ispettorato ravennate assicura che «attenziona rigorosamente posizioni e situazioni lavorative che possono presentare anche uno degli indici sopra rappresentati»


8 / ECONOMIA RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

DARSENA

PORTO CORSINI

Tre milioni dal Governo per allungare la passerella fino al ponte mobile

Asfalto, ciclabile e protezioni dalle mareggiate per 172 metri: lavori in via Molo Sanfilippo

Legno e acciaio sulla banchina destra per 1,2 km: piante, luci e panchine ma una vocazione più sportiva

Saranno piantati 16 nuovi alberi per sostituire i pini da abbattere per i danni al fondo stradale

In primo piano a destra l’area di Porto Corsini che diventerà un parco pubblico. Lungo la sponda del canale sono previsti diversi lavori pubblici per migliorare la viabilità

Gli assessori Federica Del Conte e Roberto Fagnani, in mezzo il sindaco Michele de Pascale, sulla banchina della darsena nei pressi della passerella già realizzata

Buone notizie per la Darsena di Ravenna: il Governo ha stanziato ulteriori 3 milioni e 22mila euro per prolungare la passerella in legno sulla sponda destra del Candiano, già molto apprezzata da ravennati e turisti. In totale, dunque, per il progetto quasi 4 milioni, considerando anche i 700mila già ottenuti tramite il “Bando Periferie” a livello europeo. Una cifra che – in pratica – consentirà di quadruplicare il percorso inaugurato nel luglio scorso arrivando a quasi 1,2 chilometri. A darne notizia il sindaco Michele de Pascale. «Un risultato che va al di là delle nostre più rosee aspettative – afferma –. Dopo aver testato il gradimento dei cittadini, abbiamo rimodulato il progetto “Ravenna in Darsena – Il mare in città”, chiedendo di reindirizzare parte dei fondi che il bando aveva assegnato ad alcuni dei 12 interventi ammessi a finanziamento nel 2018. In particolare, al Comitato di monitoraggio, era stato richiesto di poter usare le risorse economiche per il prolungamento della passeggiata». Cosa ha portato il Comune a formulare al governo la rimodulazione dei fondi? «Il cambiamento di scenario – spiega de Pascale –. Nel momento in cui è emerso l’obbligo della piena applicazione del Codice dei contratti pubblici anche per i soggetti privati, molti di questi ultimi non risultavano più interessati a proseguire nei loro progetti per la complessità e per gli stretti vincoli. Tant’è che alcuni, senza attendere la risposta di Roma, hanno finanziato interamente gli interventi di propria competenza. Da qui, la possibilità di ottenere che parte di quelle risorse del “Bando Periferie” possano essere utilizzati per il completamente della passerella». Secondo l’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani, l’intervento sarà completato entro la fine del 2023, come richiesto dal Governo. Per cui, si partirà a breve con la progettazione, l’assegnazione e la direzione dei lavori. Come sarà il nuovo tratto di passeggiata? Sotto il profilo estetico sarà una prosecuzione di quella attuale, tenendo però conto dei vari contesti e della necessità di dialogare con le realtà già esistenti, quali il Darsenale e la Pansac. Avrà una vocazione più sportiva, ma non mancheranno ovviamente piante, luci, panchine e punti pensati per il ritrovo delle persone. Anche il nuovo tratto sarà arricchito da leggii che riportano pillole di contenuto narrativo, poesie, storie e personaggi, a conferma della vocazione letteraria. «Faremo attenzione e cercheremo di rimediare all’errore passato, bilanciando con l’inserimento di artiste donne», promette il primo cittadino. Roberta Bezzi

L’assessore Fagnani assicura sui tempi: «Sarà pronta per la fine del 2023»

URBANISTICA

IL SINDACO: «ENTRO L’ESTATE IL PARCO ALL’EX CASERMA» Entro l’estate Ravenna avrà un nuovo parco pubblico, all’interno dell’ex caserma di via Nino Bixio, chiusa da ormai un decennio, in pieno centro (nella foto di Massimo Argnani, con la cupola del Duomo sullo sfondo). Lo ha annunciato il sindaco Michele de Pascale. Si tratta di un progetto di rigenerazione urbana che prevede anche una parte da destinare a orto botanico per un investimento complessivo di circa 3 milioni di euro, divisi equamente tra Comune e Regione, nell’ambito di un bando appunto regionale.

Diversi cantieri di lavori pubblici sono in programma nell’abitato di Porto Corsini. Il primo, con inizio stimato entro la metà di febbraio, è la riqualificazione di via Molo Sanfilippo, nel tratto compreso tra la via Montanari e via Cottino: rifacimento della pavimentazione stradale (ad oggi ammalorata a causa delle radici dei pini che sono presenti in quel tratto di strada), ripristino del tratto di marciapiede, un percorso ciclo‐pedonale in continuità con il tratto precedente, nuova illuminazione pubblica, piantumazione di sedici nuovi alberi in sostituzione degli attuali pini presenti sul lato delle abitazioni che saranno rimossi. Inoltre nello stesso tratto di via Molo Sanfilippo verrà realizzata lato canale la sopraelevazione ed impermeabilizzazione del muro di protezione lungo 172 metri che contribuirà a migliorare il livello di sicurezza del Paese in relazione all’ingressione di acqua dal mare in occasione di mareggiate. L’intervento sarà effettuato con risorse proprie dell’Autorità portuale. Entro il prossimo mese di marzo saranno iniziati anche i lavori di realizzazione di una protezione di sponda nell’area vicina al Ponte Baiona necessari ad impedire l’erosione. Per il periodo agosto-settembre è previsto l’avvio della realizzazione di un parco verde nell’area demaniale antistante l’attuale rampa del traghetto, la riqualificazione e valorizzazione dell’attuale area recintata e non fruibile dalla cittadinanza.

A settembre il cantiere del parco verde nei pressi dell’imbarco per il traghetto

PROTEZIONE DELLA COSTA Ripascimento, lavori in mare di fronte a Punta Marina: allargamento della barriera di massi Tra i molteplici interventi in corso in questa stagione invernale per il ripascimento delle spiagge, le sopraelevazioni e la ricalibratura delle scogliere, si segnala che è in questi giorni in fase di ultimazione l’intervento di ricalibratura delle scogliere soffolte di Punta Marina. Pochissimi giorni fa si è proceduto all’allargamento della barriera in massi per un tratto di circa 750 metri. È prevista anche la creazione di una nuova mantellata nel lato a mare della difesa, con una scarpata più idonea alla stabilità dei massi. I lavori, del valore complessivo di 1,2 milioni di euro, consentiranno di potenziare ulteriormente il sistema difensivo costiero, per salvaguardare e tutelare il prezioso patrimonio ambientale del litorale.


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10 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

LA TESTIMONIANZA

Emergenza posti letto in Ematologia: «Ho iniziato la chemioterapia in ritardo e intanto il mio cancro si riproduceva» Parla un paziente del reparto di Ematologia, ricoverato solo dopo essersi presentato senza appuntamento: «Farò di tutto per far aumentare la capienza» Ogni giorno che passa senza riprendere la chemioterapia è un punto a vantaggio del suo cancro, che può contare su quel giorno in più per riprodursi. E il ritardo non dipende ovviamente dalla sua volontà, né da quella dei medici che lo stanno seguendo. Dipende invece dalla mancanza di un posto letto nel reparto di Ematologia dell'ospedale di Ravenna. Paziente11 – come ci chiede di essere chiamato – è stato appena ricoverato per il secondo ciclo di chemioterapia, con quasi una settimana di ritardo rispetto al previsto. Lo abbiamo incontrato – lui con un pacco di fogli di referti sotto il braccio – pochi giorni prima, mentre era in attesa di una chiamata dall’ospedale. «Non lo faccio per me, voglio denunciare quanto mi sta succedendo per rendere il problema di pubblico dominio e migliorare così una situazione che può influire sulle aspettative di vita di molti. Non so quanto possa costare attrezzare qualche letto in più, ma credo che debba essere una priorità per tutti». Il Covid sta avendo effetti indiretti come noto sull’intero sistema sanitario e il reparto di Ematologia, a Ravenna, non può esserne esente. «I professionisti che ci lavorano sono invece eccellenti, anche dal punto di vista umano, li porterò sempre nel cuore comunque vada. Sono arrivato al top, qui in Ematologia, dopo aver purtroppo toccato invece il fondo, vittima di menefreghismo e incompetenza, per non dire altro». Paziente11, infatti, si è sottoposto al primo ciclo di chemioterapia solo a inizio gennaio, ma è da settembre scorso che ha iniziato a notare i primi disagi di deglutizione, a sentire cambiare il proprio tono di voce, gola secca. «Ho contattato il mio medico di base ma a causa del Covid non accettavano visite in ambulatorio, comunicavamo così via Whatsapp. Sulla base del mio racconto mi è stato prescritto per ben due volte a distanza di tempo il Bechiol Flu (un integratore alimentare per il benessere di naso e gola, ndr) oltre a una scatola di Amoxicillina (un antibiotico che si utilizza in particolare nel trattamento delle infezioni delle vie respiratorie, ndr)». Non ottenendo risultati, gli viene quindi prescritta una visita da un otorino, che si terrà però solo 21 giorni dopo il primo contatto con l’ambulatorio del medico di famiglia, senza mai essere stato nel frattempo visitato. Anche l’otorino però – ci mostra Paziente11, referti alla mano – sbaglia completamente la prima diagnosi, prescrivendogli una Tac per rinosinusite cronica («mai avuto una rinosinusite in vita mia»), oltre a un collutorio e a uno spray nasale, facendogli infine comprare un apparecchio per l'aerosol, che resterà poi praticamente inutilizzato. Pochi giorni dopo, infatti, con l’esito della Tac in mano, Paziente11 si farà visitare da un’altra dottoressa dello stesso reparto, che inizia finalmente a capire la gravità della situazione. Seguono una serie di nuovi esami e accertamenti che portano alla diagnosi corretta, tre mesi dopo i primi sintomi: linfoma a grandi cellule B, sulla base della lingua, con “riarrangiamento dei geni” (tecnicamente “triple hit”). Che significa che la

Paziente11 prima di uscire di casa, con tutte le protezioni necessarie (oltre alla doppia mascherina) per evitare un contagio che nella sua situazione potrebbe essere molto pericoloso

sua riproduzione è molto veloce. Ecco che infatti i medici consigliano di partire con la chemioterapia immediatamente (saranno necessari sei cicli, con ricoveri a distanza di una ventina di giorni uno dall’altro). Ma complice l’emergenza Covid (e un periodo particolarmente stressante in ospedale come quello delle feste natalizie) Paziente11 riuscirà a conquistare un letto e a iniziare il primo ciclo di chemio solo in gennaio. Con alcuni giorni di anticipo rispetto al previsto, considerata l’urgenza certificata dai medici. La reazione alla terapia è ottima e Paziente11 smania dalla voglia di cominciare il secondo ciclo, partito però solo ora – come raccontavamo all’inizio dell’articolo – con cinque giorni di ritardo (rispetto ai 21 previsti dal protocollo, dall’inizio del primo ciclo) e solo dopo essersi presentato di suo sponte in ospedale. «I 21 giorni tra l’inizio di un ciclo e l’altro sono importanti – è l’opinione di un medico consultato tramite la propria legale – rispettare la periodicità è fondamentale per l’esito della chemioterapia, per pazienti con questa diagnosi». E il ritardo, come confermato da più parti, è dovuto unicamente a una mancanza di posti letto nel reparto, ulteriormente sotto stress in questo periodo per l’emergenza Covid. «Farò di tutto per aiutare a risolvere questo problema e busserò a tutte le porte che sarà necessario bussare – conclude Paziente11 – finché non vedrò con i miei occhi un ampliamento di questo fondamentale reparto dell’ospedale. Ho tutta la mia vita davanti...». Luca Manservisi

IL PRIMARIO

«SERVE UN AMPLIAMENTO: COSÌ NON RIUSCIAMO A RISPETTARE I TEMPI DI CURA» Lanza: «Siamo un centro di eccellenza, ma ci servono almeno 4-5 letti in più» Un reparto all'avanguardia, un centro in cui si sperimentano protocolli clinici e farmaci innovativi, in collaborazione con industrie di biotecnologie americane e non solo. Un punto di riferimento per la Romagna intera. Che però può contare da ormai tanti, troppi anni – nonostante siano nel frattempo aumentati richieste e pazienti – su solo 11 posti letto. A confermarcelo è il primario del reparto di Ematologia dell'ospedale di Ravenna, Francesco Lanza, che abbiamo interpellato per chiedere lumi su quanto accaduto al paziente di cui abbiamo raccolto la testimonianza nell'articolo qui a fianco. «L'offerta di posti letto non è commisurata alla quantità delle richieste – ammette –. Nel caso del paziente in questione ho chiesto di poterlo far ricoverare in Oncologia, come è poi avvenuto. I cicli di chemioterapia vanno fatti rispettando gli intervalli di tempo prestabiliti (21 giorni nel caso del paziente in questione, che sono diventati però 26, ndr), per avere un maggiore effetto. Purtroppo in molti casi non riusciamo a rispettare i tempi». «Siamo diventati un centro appetibile – continua –, dove si sviluppano terapie innovative e questo ha comportato un'aumentata richiesta, in particolare per alcune patologie acute (il reparto cura pazienti ad alta complessità assistenziale, affetti in particolare da leucemie e linfomi, ndr). Abbiamo liste d'attesa lunghe e poi ci sono tutte le patologie emergenti che non possiamo ignorare e che spesso riusciamo ad affrontare solo grazie agli ottimi rapporti con il reparto di Rianimazione, dove ci sono stanze "sterili" che possono essere utilizzate per chemioterapie in emergenza». Il Covid ci ha poi messo del suo. «La pandemia ha accentuato tutte le problematiche che già c'erano. Il trasferimento dei pazienti è più complicato, dobbiamo seguire controlli rigorosissimi anche perché nelle nostre stanze l'aria è sterile e il virus si diffonde più velocemente. Ed è fondamentale non fare errori perché è stato stimato come in un paziente immunodepresso come lo sono i nostri la mortalità in caso di contagio aumenti del 25-30 percento». Ogni giorno sono almeno un'ottantina le persone che utilizzano gli ambulatori e le attrezzature in day-hospital del reparto, dove non ci sono mai, di fatto, posti letto liberi. «I nostri pazienti hanno necessità di restare ricoverati a lungo, il "turnover" è complicato». Ma di quanti letti in più ci sarebbe bisogno – chiediamo al primario – per riuscire a rispondere con più prontezza alle richieste? «Siamo sotto come minimo di 4-5 posti letto. Ma l'amministrazione attuale, composta da persone molto capaci, è al corrente del problema, credo che lo stiano anzi prendendo a cuore e mi è stato riferito che in tempi brevi troveranno una soluzione». L'investimento sarebbe di alcune centinaia di migliaia di euro per pochi posti letto. «Ma ci sono già associazioni e fondazioni che hanno raccolto finanziamenti necessari», conclude il primario. (lu.ma.)


PRIMO PIANO / 11 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

DAL REPARTO

Oncologia alle prese con il Covid: «Meno prevenzione, ma nessuna emergenza» Il direttore Tamberi: «C’è stata meno partecipazione alle attività di screening, nonostante non si siano mai fermate I posti letto sono sufficienti, abbiamo lavorato per ridurre l’accesso al ricovero e favorire le dimissioni»

Tra la fine di marzo e l’inizio d’aprile il reparto di Oncologia dell’ospedale di Ravenna è rimasto chiuso per due settimane. Erano stati almeno una quarantina i casi di contagio al coronavirus tra personale e degenti, con tanto di 5 pazienti poi morti. Un focolaio che aveva portato a una riorganizzazione con una conseguente riduzione dei posti letto fino a 8. Oggi la situazione pare essere tornata alla normalità, seppur sempre nell’ambito di una gestione d’emergenza per tutto il sistema sanitario a causa della pandemia. Ce lo conferma al telefono il dottor Stefano Tamberi, dallo scorso mese di ottobre primario pro tempore di Oncologia. «Oggi possiamo contare su 14 posti letto, da sfruttare rispettando i protocolli di sicurezza e nell’ambito della più generale gestione dell’emergenza Covid». Di fatto Tamberi ci spiega come l’ospedale funzioni come un sistema di vasi comunicanti. «Oncologia è un reparto integrato che partecipa in una sorta di rete di sostegno nella gestione dei pazienti Covid. Se Pneumologia, faccio un esempio, si trova alle prese con tanti contagiati, noi possiamo farci carico dei pazienti non-covid che hanno bisogno di terapie». E i tempi di trasferimento interno possono incidere sulla capienza del reparto. «Manteniamo in una stanza singola i pazienti trasferiti, fino al doppio tampone negatiminor propensione a venire in ospedale per la prevenvo. In questo modo abbiamo creato una serie di stanzione. Sicuramente ci sarà questo effetto indiretto da ze singole che fanno da filtro». considerare. Così come allo stesso tempo il Covid ha La domanda è quindi se sia possibile rispondere influito sull’iter terapeutico, molti pazienti si sono inugualmente alla richiesta, se non si rischia così di fettati, altri hanno avuto sintomi che non permetteavere ritardi potenzialmente dannosi nei ricoveri. vano l’ingresso, ci sono stati dei rallentamenti. Da «No – assicura Tamberi –, non mi risulta ci siano ancora mai stati problemi con i ricoveri (Oncologia anzi In 1.500 in provincia ha fatto fronte alle difficoltà di Ematologia prendendosi in carico Pazienfanno terapie oncologiche te11, di cui raccontiamo la storia nella pagina a fianco, ndr). La mia priorità Complessivamente, in provincia è stata fin da subito quella di riorgadi Ravenna, sono circa 1.500 i nizzare la degenza mantenendo il pazienti che utilizzano terapie in massimo standard di sicurezza e day hospital nei reparti di Oncocontinuando a garantire senza rilogia. Un numero in progressivo aumento nel corso degli anni – tardi diagnosi e trattamenti, in un ci dice il direttore Tamberi – percontesto in cui è necessario, come ché si aggiungono nuovi casi a dicevo, offrire sostegno anche ad alvecchi pazienti che proseguono tri reparti». con le terapie per anni, grazie a Tamberi continua ricordando couna più lunga durata della mame abbia cercato di «ridurre l’acceslattia rispetto al passato, grazie so al ricovero, con correttezza, riora un allungamento delle aspetganizzando il day hospital. E dall'altative di vita. tra parte cercando di creare una reNel reparto di day hospital, per te di supporto, di cure palliative, evitare nuovi focolai, è stata indentro e fuori dall’ospedale, per riutrodotta una nuova prassi di scire naturalmente anche a dimettescreening, con i tamponi che re i pazienti». vengono effettuati anche ai paNon ci sono quindi troppi pochi zienti che non restano in ospeposti letto? «No, la degenza è assoludale, né hanno contatti stretti tamente adeguata. Nonostante sia il con medici e operatori sanitari. riferimento unico per tutta la provincia, per gli ospedali di Ravenna, Faenza e Lugo. Se tu lo fai “girare” bene, il reparto è adeguato». Difficile invece stabilire il reale impatto che può aver avuto il Covid sulla popolazione oncologica. «Rispetto alla prima ondata, quando alcuni servizi furono chiusi, in questa seconda fase della pandemia abbiamo sempre mantenuto le attività ambulatoriali, ma in generale la partecipazione del paziente ai progetti di screening è diminuita, c’è ovviamente una

Il direttore del reparto di Oncologia dell’ospedale di Ravenna, Stefano Tamberi

parte nostra abbiamo mantenuto tutti i percorsi multidisciplinari, non esiste una tipologia di tumore che può essere rimasta più indietro rispetto a un’altra. Certamente, abbiamo avuto momenti di grande pressione, in cui abbiamo dato priorità a casi più gravi». Luca Manservisi


12 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

LA ONLUS

Accanto a chi soffre e alla ricerca scientifica: dal 1979 la battaglia dello Ior contro il tumore L’Istituto oncologico romagnolo ha raccolto e donato alla sanità pubblica in totale 80 milioni di euro In provincia quattro sedi e un centinaio di volontari. Il presidente dell’associazione: «Piccoli gesti aiutano i malati»

Dalla consapevolezza che il servizio sanitario nazionale, da solo, non fosse all’altezza di affrontare tutti gli aspetti delle neoplasie, specialmente quelli umani che coinvolgono il malato in modo più profondo, nel 1979 a Forlì nacque l’Istituto oncologico romagnolo. Da oltre quarant’anni lo Ior accompagna l’Ausl su due percorsi paralleli in tutta la Romagna: il sostegno alla ricerca scientifica e la vicinanza a chi soffre. Dall’acquisto di macchinari per i reparti ospedalieri alla donazione di parrucche per chi affronta la perdita di capelli dovuta alla chemioterapia, dalla promozione delle campagne di screening al sostegno per la specializzazione medica. Sono circa trecento i medici che hanno beneficiato di una borsa di studio Ior per la specializzazione in oncologia nei reparti della Romagna, tra loro c’è ad esempio anche l’attuale dg dell’Ausl, Tiziano Carradori. Il ravennate Mario Pretolani cominciò a fare volontariato alla fine degli anni Ottanta, nel tempo libero dal lavoro nel mondo agricolo con la Cia, e oggi è nel cda della coop e presidente dell’associazione. «In totale abbiamo stimato di aver raccolto 80 milioni di euro, ridistribuiti alla sanità pubblica che per noi è l’unico riferimento». Oggi parlare di Ior vuol dire parare di una organizzazione no-profit composta da una cooperativa sociale con 2.600 soci e un’associazione di volontari con 370 membri (dati disponibili sul sito web). In provincia di Ravenna quattro sedi: Cervia, Lugo, Faenza e il capoluogo con una sessantina di volontari. «L’associazione è quella gestisce tutti i servizi e le iniziative di raccolta fondi. Alla cooperativa compete l’attività scientifica». Tra i servizi più importanti c’è sicuramente l’accom-

Un 42enne di Fusignano ha vinto il primo premio della lotteria di Natale dello Ior a Ravenna: una Volkswagen Up messa in palio in collaborazione con la concessionaria Sva

pagnamento dei malati che hanno bisogno di trasporto per raggiungere i luoghi di cura: «In ogni nostra sede abbiamo una o due auto e un gruppo di volontari – spiega Pretolani –. I pazienti sono tutti autosufficienti ma dal punto di vista umano sono persone anche fragili perché se hanno bisogno di essere accompagnati significa che magari non hanno familiari in un momento così delicato. Con i nostri volontari si instaura un rapporto davvero stretto». In provincia di Ravenna nel 2020 sono stati 90 i pazienti che hanno beneficiato del servi-

zio gratuito per un totale di 140 viaggi (il servizio è stato fermo per il lockdown da marzo a maggio). Tra le iniziative più recenti c’è invece la distribuzione di parrucche a chi deve fronteggiare la caduta dei capelli a seguito di pesanti cicli di cura: «Soprattutto per le donne è un colpo psicologico forte. Ogni anno distribuiamo circa 500 parrucche (140 nel Ravennate, ndr): sembra un piccolo gesto solamente estetico ma aiuta a ridare serenità alle persone, lo vediamo nei loro occhi». E sempre per affrontare anche l’aspetto psicologico, lo Ior aiuta le pazienti a imparare come truccarsi il volto con prodotti giusti: «C’è un’azienda cosmetica che produce un kit specifico per pelli disidratate dai farmaci pesanti. Ne regaliamo uno e insegniamo a usarlo con la collaborazione di una professionista. Ultimamente abbiamo fatto anche un paio di lezioni online per imparare ad applicare i prodotti». La soddisfazione di Pretolani è massima quando commenta la generosità della cittadinanza e delle imprese nel donare a favore dello Ior e quindi di fatto della sanità: «La lotteria di Natale ha dato un risultato incredibile. In provincia di Ravenna abbiamo venduto più di 19mila biglietti su ventimila totali, significa più di 19mila euro raccolti». La ragione con cui è nato lo Ior,di fatto, è colmare le mancanze umane dell’Ausl nella cura dei malati oncologici. È giusto che la sanità pubblica manchi di questo aspetto? «Il pubblico ha scarsità di risorse però abbiamo diversi esempi di iniziative nate dallo Ior e poi entrate nel perimetro dell’Ausl. Penso gli hospice o ancora di più al sostegno psicologico. Il rapporto è reciproco nell’interesse dei malati». (and.a.)

I DATI

La tua ERBORISTERIA DI FIDUCIA

Nel 2020 accompagnati 90 pazienti ai centri di cura Parrucche per chi deve affrontare la perdita di capelli dovuta alla chemio: 140 donate in un anno

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Ravenna Via Brunelleschi, 117 - Tel./fax 0544 402666 -

366 9816493

Alcuni numeri per fotografare le principali attività dello Ior in provincia di Ravenna nel 2020. Trasporto gratuito da casa alle strutture di cura e ritorno di circa 90 pazienti, con un periodo di pausa da inizio marzo a metà maggio. Alla ripresa sono state introdotte alcune novità per la sicurezza anti-Covid: igienizzazione dei veicoli ogni due settimane, divisione in plexiglass come nei taxi. Circa 140 pazienti hanno ricevuto in dono le parrucche per rispondere al problema della caduta dei capelli durante i trattamenti chemioterapici: anche in questo caso c'è stata una piccola pausa, al termine della quale è stato disposto l'occorrente per garantire una corretta igienizzazione degli ambienti. Per sostenere l’iniziativa si svolge “Una piega per lo Ior”: parrucchiere lavorano gratuitamente e le clienti fanno una donazione minima di dieci euro per aiutare l’istituto. Sono state aiutate 12 famiglie direttamente a domicilio con una assistente socio-sanitaria dedicata, per prendersi cura dell'igiene e della qualità di vita di quei pazienti per cui la guarigione non era più un’opzione. Si tratta di un'attività che prevede più di una visita a domicilio per ciascun paziente: 180 accessi per quasi 400 ore di assistenza domiciliare gratuita al letto dei malati più critici.


PRIMO PIANO / 13 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

NUMERI

In provincia 4mila diagnosi di cancro all’anno Il 60 percento sopravvive oltre 5 anni I dati del Registro tumori della Romagna: mammella, colon-retto e prostata sono i casi più frequenti Falcini, direttore di Oncoematologia dell’Ausl: «Ancora presto per capire l’impatto del Covid»

La media delle nuove diagnosi complessive di tumore in provincia di Ravenna è di circa quattromila casi all’anno. La neoplasia più frequente è quella della mammella (dieci percento), a cui seguono quelle del colon-retto, del polmone e della prostata, tutte con la stessa incidenza (otto su cento). Il dato si riferisce al quinquennio 2010-2014 ed è contenuto in un documento consultabile sul sito dell’Ausl, elaborato sulle statistiche del Registro tumori della Romagna. I numeri sono solo apparentemente datati. Si tratta in realtà di una necessità operativa, come spiega il responabile del registro: «Bisogna ragionare su fasce temporali più ampie – dice il dottor Fabio Falcini – perché alcune diagnosi si posso fare solo a distanza di tempo e perché un dato importante per il quadro generale è la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi quindi occorre che il tempo passi». Anche per questo il direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Ausl Romagna non si sbilancia sull’impatto del Covid: «I miei chirurghi hanno l’impressione che i tumori affrontati siano in fase più avanzata rispetto al passato, perché forse qualcuno ha ritardato il primo consulto con le strutture sanitarie. Ma sono solo impressioni che ancora non hanno il supporto di dati e in medicina parlano solo i numeri». Di una cosa Falcini però è soddisfatto: «I tempi per operare un tumore sono rimasti attorno ai trenta giorni anche durante le fasi più acute del Covid».

Il dottor Fabio Falcini è primario di Prevenzione oncologica a Forlì, direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Ausl, responsabile del Registro tumori della Romagna e coordinatore del comitato medico dello Ior

In Romagna in totale una media di diecimila nuove diagnosi annuali (7.500 se si contano solo i cosiddetti tumori infiltrati per cui il paziente rischia di morire). «L’incidenza nel tempo è rimasta invariata come numero complessivo ed è comunque un dato positivo perché con l’aumentare della vita media aumentano le possibilità di trovare un cancro». È cambiata però la distribuzione tra le varie tipologie: in ca-

lo al polmone per gli uomini e non per le donne che hanno cominciato più tardi a fumare, in calo allo stomaco per un cambio di alimentazione, in crescita pancreas e ovaie. Oggi un romagnolo che riceve una diagnosi di tumore ha circa il 60 percento di possibilità di sopravvivere oltre i cinque anni. Ogni due tre anni la sopravvivenza si alza di un punto percentuale nel complesso. Ma anche qui c’è va-

riabilità a seconda del tipo di neoplasia: «Prendiamo la mammella, è molto diffuso ma sopravvive oltre il 90 percento delle pazienti. I casi più aggressivi al pancreas difficilmente vivono più di un anno». In Romagna il registro è operativo da oltre vent’anni e da poco ha ricevuto l’investitura dalla Regione per la gestione di tutti i dati dell’Emilia-Romagna. Un lavoro certosino di vera e propria ricerca: «Vanno riunite tutte le rilevazioni che abbiano a che fare con un tumore o un sospetto, sia solido che ematologico – riassume Falcini –. Si tratta di estrapolare informazioni dai certificati di morte, dalle dimissioni ospedaliere e se necessario bisogna interfacciarsi con i medici di base». L’importanza del registro tumori è presto detta: è il termometro di cosa succede nella popolazione. L’andamento dei dati e le stime sul futuro aiutano l’impostazione delle politiche sulla salute. Falcini lo spiega con alcuni esempi: «Se la bonifica dell’amianto nell’ambiente sta funzionando si può vedere dai dati sui mesoteliomi. Stessa cosa per capire se uno screening sta dando esiti interessanti. Su quest’ultimo aspetto abbiamo visto ad esempio che l’ultimo dedicato al colon-retto ha avuto un buon calo in appena 4-5 anni, pur avendo una risposta bassa tra la popolazione che si aggira sul 50-60 percento degli invtati». Andrea Alberizia


14 / SOCIETÀ RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

COVID/1

Prima la seconda dose per i 10mila già vaccinati in provincia, poi i 36mila over 80 (su prenotazione) Intanto è partita la selezione degli anziani in assistenza domiciliare Oltre al Pala De André, allestiti “hub” anche a Faenza e Lugo Vede una nuova accelerazione in Emilia-Romagna la campagna vaccinale contro il Covid19, dopo i rallentamenti dovuti alla decisione unilaterale di Pfizer-Biontech di ridurre le forniture. Le nuovi dosi in arrivo saranno dedicate prioritariamente al richiamo del vaccino, la seconda somministrazione che permette di raggiungere l’immunizzazione, e saranno riservate alla popolazione target di questa prima fase, cioè persone che operino a qualunque titolo in ospedale; agli operatori sanitari e sociosanitari che operino presso le strutture pubbliche e private accreditate; agli ospiti e personale delle strutture residenziali per anziani. In provincia di Ravenna sono circa 10mila le persone, tra le categorie di cui sopra, che si sono sottoposte al vaccino, di cui circa 5.500 (dato aggiornato al 2 febbraio) immunizzate con la seconda dose (erano 74mila in tutta la regione). In tutto il mese di febbraio, il piano di distribuzione dei vaccini prevede per l’Emilia-Romagna in totale 233.920 dosi: 51.400 consegnate da Moderna e 182.520 da Pfizer-Biontech. In questi giorni la Regione ha dato il via anche alle vaccinazioni degli over 80, per ora riservate esclusivamente però alle persone in assistenza domiciliare (e ai loro coniugi), con un ordine che terrà conto delle condizioni di salute. Anche in provincia di Ravenna è quindi partito il percorso di selezione, in collaborazione con i medici di base, per individuare quali anziani saranno in grado di raggiungere i punti vaccinali e quali invece dovranno essere seguiti a domicilio, con uno sforzo organizzativo e di risorse molto grande per l’Ausl. Solo in un secondo momento partiranno poi le vaccinazioni al resto degli over 80, circa 36mila in tutto in provincia, che dovranno probabilmente prenotarsi tramite Cup. Nei prossimi giorni l’Ausl darà tutte le informazioni necessarie e gli anziani riceveranno a casa anche una lettera della Regione che li inviterà a sottoporsi al vaccino. Per quanto riguarda i punti vaccinali, in provincia sono stati individuati tre “hub”, ossia le sedi principali: oltre al Pala De André attivo già da fine 2020, si sono aggiunti in questi giorni la fiera di Faenza e il centro sociale Tondo a Lugo. A queste si aggiungono alcune succursali, più piccole, aperte in meno giornate e prevalentemente in orario pomeridiano, a una distanza massima di 20 km dagli “hub”.

* * + + Anche quest’anno la Legge di Bilancio ha approvato l’incentivo per gli investimenti pubblicitari esclusivamente sulle testate giornalistiche (iscritte al R.O.C.) sia su carta che on-line. Sono escluse tutte le altre forme di pubblicità comprese le emittenti televisive e radiofoniche.

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TAMPONI E SIEROLOGICI RAPIDI IN FARMACIA A 15 EURO Prezzo calmierato per tutti coloro, asintomatici, che non possono usufruirne a titolo gratuito Sta partendo in questi giorni, dopo alcune difficoltà tecniche che ne hanno rallentato l’avvio (previsto inizialmente per il 1° febbraio), una nuova campagna di prevenzione anti Covid in tutta l’Emilia-Romagna. Anche i cittadini che non rientrano nei target degli aventi diritto a ricevere gratuitamente la prestazione – purché iscritti al sistema di assistenza sanitaria della Regione Emilia-Romagna– possono ora effettuare nelle farmacie convenzionate, a pagamento, i tamponi rapidi. Allo stesso modo diventano a pagamento anche i test sierologici rapidi eseguiti in farmacia, che dovrà garantire l’applicazione di un prezzo calmierato uguale a quello già definito a carico del Servizio sanitario regionale (15 euro a test esente Iva), sia per il tampone rapido che per il sierologico, e assicurare la tracciabilità e la visibilità dei dati al medico di medicina generale del cittadino e ai Dipartimenti di sanità pubblica dell’Azienda Usl di assistenza tramite un apposito applicativo elettronico. Non sarà necessaria la ricetta medica; basterà prendere appuntamento in farmacia e presentarsi senza alcuna sintomatologia in atto. I cittadini che godono della gratuità – tra cui alunni, studenti, personale scolastico e degli enti di formazione professionale – potranno infine sottoporsi al tampone rapido ogni 15 giorni anziché una volta al mese: questo per garantire maggiore tutela a fronte della ripresa delle attività scolastiche in presenza.

INFLUENZA Record di vaccinati contro la stagionale Arrivate nuove dosi, a 11,50 euro l’una

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COVID/2

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In Emilia-Romagna sono ritornate a disposizione dei cittadini circa 33.500 dosi vaccinali contro l’influenza stagionale. Dopo la vaccinazione a 1 milione e 200mila cittadini, cifra che ha assicurato la copertura alle categorie più a rischio e per la regione ha rappresentato un record assoluto raggiungendo quasi il 30% della popolazione generale, le oltre 33.000 dosi nuovamente a disposizione saranno utili per contrastare l’insorgenza della patologia anche nella coda della stagione invernale. La Regione recepisce così una circolare del ministero della Salute che espressamente invita a offrire la vaccinazione “in qualsiasi momento della stagione influenzale”: una decisione che vuole prevenire i rischi di una possibile “stagione influenzale tardiva”. Per ottenere la dose di vaccino, sarà sufficiente rivolgersi, anche telefonicamente, al proprio medico di famiglia richiedendo una ricetta dematerializzata: a quel punto il cittadino dovrà recarsi in farmacia, presentando il proprio codice fiscale, e una volta che la farmacia avrà, in un paio di giorni al massimo, reperito il prodotto, ci si potrà rivolgere al proprio medico per vaccinarsi. Il costo complessivo di tutta l’operazione è 11,5 euro per l’acquisto della dose di vaccino. «Non dimentichiamo – dichiara l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini –: che se in queste difficili settimane i nostri ospedali e servizi sanitari hanno retto alla terribile pressione del Covid, è stato anche perché non si è avuta contemporaneamente l’epidemia influenzale: ecco perché può essere ancora utile vaccinarsi anche nei prossimi giorni». Per merito della capillarità della campagna di vaccinazione e delle misure di prevenzione legate al Covid-19, dal distanziamento sociale all’igiene delle mani passando all’utilizzo delle mascherine, quest’anno l’influenza stagionale è estremamente contenuta. Nella seconda settimana di gennaio 2021, l’ultimo dato ad ora disponibile, l’incidenza è stata di 1,32 casi ogni mille abitanti, valore in linea con quello nazionale, mentre nello stesso periodo del 2020 il dato nazionale era del 6,6 per mille, nel 2019 del 7,6 per mille e nel 2018 addirittura del 14,7 per mille.


SOCIETÀ / 15 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

L’APPELLO

«C’è un grande patrimonio di immagini e storie della Romagna da salvare e valorizzare» Intervento dello scrittore Eraldo Baldini sul fondo documentario di Zaffagnini e Bellosi, dedicato alla cultura popolare locale, che rischia di andare disperso o acquisito da un’università all’estero. E invece andrebbe recuparato qui dove è stato creato di Eraldo Baldini

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento dello scrittore e studioso di storia e folclore della Romagna Eraldo Baldini, dedicato alla salvaguardia del patrimonio documentario delle tradizioni popolari, e in particolare del fondo Bellosi-Zaffagnini che comprende 12mila foto. «[Recentemente si discute a Ravenna di] un grande e bellissimo patrimonio di fotografie e registrazioni sonore che, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso, è stato costituito grazie all’enorme e costante lavoro del fotografo Giovanni Zaffagnini e dal folclorista, dialettologo e saggista Giuseppe Bellosi. Li conosco benissimo entrambi, e conosco quel patrimonio, che riguarda la cultura popolare e la vita tradizionale della gente di Romagna. A volte vi ho attinto per i miei studi e le mie pubblicazioni, e ne conosco quindi la vastità e l’importanza. Le registrazioni e le foto riguardano le feste del ciclo dell’anno, la vita contadina, il lavoro dei guaritori di campagna e la magia popolare, la vita sociale (la piazza, il mercato), le ritualità tradizionali (le Pasquelle, i Carnevali e tutte le ricorrenze che venivano celebrate in maniera tradizionale), aspetti del “ciclo della vita” e del paesaggio non solo umano, ecc. ecc. Perché questa improvvisa attenzione? Perché una università straniera che si è offerta di acquistare le fotografie, che potrebbero lasciare la Romagna e finire dunque oltreoceano. Da ciò è nato un certo movimento d’opinione che chiede, giustamente, che restino qui e che qui vengano adeguatamente conservate e soprattutto valorizzate. Mauro Felicori, Assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna, intervenendo

nel dibattito ha espresso la propria disponibilità e l’impegno a provarci, cioè a trovare il modo e la strada per far rimanere qui il fondo Zaffagnini-Bellosi. Qualcuno ha suggerito che la Biblioteca Classense di Ravenna potrebbe essere in merito luogo e occasione adatta. La risposta del Direttore della Classense, Maurizio Tarantino, è stata (tiepidamente) possibilista. Del resto la Classense ospita già un patrimonio di 200.000 immagini e fotografie d’epoca. Ma è qui che sta a mio avviso il nodo vero del problema: un conto è possedere e ospitare dei fondi importanti, un altro è valorizzarli, metterli a frutto, farli rientrare in maniera attiva e virtuosa nelle dinamiche dell’arricchimento culturale di una comunità, metterli a disposizione di chi a quella comunità voglia approcciarsi. Quanti di noi conoscono davvero quelle 200.000 immagini, o le tante altre migliaia conservate presso altre biblioteche, Isti-

IL COMENTO Fabio Zaffagni: basta retorica, concentriamoci su un progetto

L’ADESIONE Slow Food: il fondo può entrare nei nostri Granai della Memoria

Di seguito un commento postato sul web da Fabio Zaffagni, figlio del fotografo Giovanni, musicista e ideatore di “Rockin’ 100”. «Da qualche giorno, mio babbo è al centro di un bel polverone, tanto ad aver attirato l'attenzione di giornali e telegiornali. Un'università straniera ha chiesto di acquistare il suo archivio di 12 mila foto, scattate nell'ambito di una ricerca sulle tradizioni romagnole, condotta insieme a Giuseppe Bellosi. È un patrimonio prezioso, perché racconta storie, persone, rituali, ora purtroppo scomparsi; è un lavoro rigoroso e libero da sentimentalismi. È rimasto in uno scantinato per 40 anni, più volte mio babbo ha cercato di proporlo, ma senza successo, gli sono sempre stati preferiti progetti più carichi di "nostalgia dei bei tempi andati", o surrogati pittoreschi pseudo-romagnoli. Ora invece si sono svegliati tutti e c'è l'alzata di scudi: "la romagna ai romagnoli"! Ma non sarebbe meglio concentrarsi sul progetto, locale o internazionale che sia? sull'opportunità di mantenere vive e diffondere le origini della nostra cultura? E se da noi non ci sono le intenzioni e le risorse, è giusto a priori escludere chi ne ha più voglia, solo perché non è parte del "popolo eletto romagnolo"?».

Anche Slow Food si è unito all’appello di per la tutella del fondo Zaffagnini-Bellosi con una nota firmata da Mauro Zanarini. «La condotta Slow Food di Ravenna ha sostenuto da sempre il lavoro di Zaffagni e Bellosi attribuendogli – nell’edizione di Giovinbacco 2010 il premio “È bdòcc d’ör” – che viene conferito a chi meglio ha saputo valorizzare il territorio, la cucina e i prodotti d’eccellenza della Romagna. Peraltro nel Consiglio Nazionale di Slow Food del 2013, tenutosi a Ravenna, abbiamo invitato entrambi e Zaffagnini ci ha parlato della loro esperienza di oltre vent’anni in giro per la Romagna a raccogliere interviste e fotografie. Il lavoro fatto da Bellosi e Zaffagnini può benissimo entrare nel progetto Slow “I Granai della Memoria” che ha lo scopo di raccogliere i saperi tradizionali legati alla produzione, alla trasformazione e “consumo” del cibo, affinché tali patrimoni di conoscenza non rischino di andare perduti. Si tratta di una ricchezza sia culturale che scientifica che rischia di scomparire, soprattutto a causa della diffusa, scarsa volontà di tramandare, da generazione in generazione, le storie, le conoscenze, le ricette e i saperi di ogni territorio del nostro Paese».

tuti e collezioni pubbliche? Sì, ogni tanto (raramente) qualche mostra è stata fatta, ma può bastare questo per avvicinare il pubblico a un patrimonio che è di tutti? Io credo di no. Credo anzi che la stragrande maggioranza delle persone non lo sappia neppure, che esistono questi straordinari fondi, questi preziosi scrigni di conoscenza e di memoria. Del resto tutto ciò, da noi, che riguarda direttamente o indirettamente la cultura popolare risente da troppi decenni di disinteresse e di sottovalutazione. Una sorta di “damnatio memoriae” che ha relegato nel limbo della marginalità una realtà che invece fa parte a pieno titolo della nostra storia, delle nostre radici, della nostra lingua, della nostra cultura. Perché è da lì che veniamo: dal modo di pensare, dal lavoro, dalle abitudini, dagli stili di vita, dalla mentalità, dalle ritualità, dal “sapere” delle tante generazioni che ci hanno preceduto e che fino circa alla metà del Novecento hanno costituito quel mondo contadino, o comunque popolare e tradizionale, che è sopravvissuto secoli o millenni prima di lasciare il posto alla società moderna. Una “eredità” preziosa, insomma, che sarebbe sbagliato sottacere o disperdere. Volete un paio di esempi di questa scarsa considerazione? Il primo riguarda i musei etnografici: oggi, in provincia di Ravenna, di pubblici ne è rimasto solo uno, a San Pancrazio di Russi, in un funzionale edificio che fu appositamente costruito anni fa. Questo museo però non ha un direttore, non ha personale, non ha orari d’apertura fissi, se non su appuntamento, e la sua gestione è lasciata alla meritoria, volontaria e gratuita attività di una Associazione culturale locale. Il secondo riguarda il Centro per il Dialetto Romagnolo, nato in passato con una convenzione tra la Provincia di Ravenna, i Comuni e la Fondazione Casa Oriani, con una sede operativa a Casa Foschi. All’inizio il centro era finanziato dalla Provincia di Ravenna; quando, qualche anno fa, alle Province furono tolte le competenze sulla cultura, questo finanziamento fu interrotto. Intervenne l’Istituto per i Beni Culturali, che subentrò nell’azione di finanziamento in base alla Legge regionale sulla la salvaguardia dei dialetti; l’IBC finanziava tra l’altro la necessaria opera di digitalizzazione e di catalogazione dei documenti sonori. Ma nel 2020 il finanziamento è stato sospeso. Ora l’IBC non esiste neppure più (le sue competenze sono passate dal 1° gennaio 2021 all’Assessorato regionale alla Cultura). Teniamo poi conto che il Centro per il Dialetto Romagnolo usava i software delle Regione Lombardia (i più adatti perché realizzati a quello scopo), ma la convenzione con la Regione Lombardia non è stata

In alto, due fotografie di Giovanni Zaffagnini dal fondo dedicato alle tradizioni popolari. Sotto, gli studiosi Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi

rinnovata, per cui oggi il catalogo e gli archivi del Centro sono inaccessibili e non ampliabili. Tornando al fondo Zaffagnini, anche il mio auspicio è ovviamente che rimanga qui. Ma quello maggiore è che venga valorizzato, e che non subisca il destino di finire dimenticato dentro un mobile di qualche biblioteca, insieme ad altri altrettanto dimenticati. Un fondo di questo genere acquista o mantiene valore se è disponibile, attivo, “presente”. Se, ad esempio, oltre ad usarlo per allestire mostre si desse vita a una collana di pubblicazioni sui vari argomenti (ad esempio le feste tradizionali, la socialità popolare, il lavoro contadino, la magia popolare, ecc.). Pubblicazioni per le quali andrebbero cercati i necessari finanziamenti: anche se con i “chiari di luna” attuali ciò non è semplice, credo che non sarebbe, però, neppure impossibile, perlomeno nel lungo periodo. L’importante è volerlo e saperlo fare, e avere la consapevolezza che una comunità ha non solo il dovere, ma anche il diritto di essere padrona delle proprie memorie e del proprio patrimonio culturale. Nel caso ciò non si voglia fare, allora è meglio che il fondo (lo dico come provocazione, beninteso) venga davvero ceduto all’università straniera che l’ha chiesto e che ha pure illustrato il piano di valorizzazione e di pubblicazioni a cui lo destinerebbe. Anche se questo sancirebbe il nostro menefreghismo e le nostre incapacità, sarebbe sempre meglio che lasciarlo ammuffire in un qualche cassetto nostrano».


16 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

ARTE

BIBLIOTECHE

Riaprono anche in provincia monumenti, mostre e musei Tra gli eventi temporanei riecco Roversi al Mar e Leoni al Mic Restano chiusi invece i siti della Curia e della fondazione Ravennantica

ALLA CLASSENSE UNA NUOVA “SEZIONE DANTE” L’inaugurazione della nuova sezione Dante è l’ultimo significativo tassello del progetto La Classense si amplia, conclusosi nel 2020 con il completo riallestimento e rinnovamento della sezione di saggistica e letteratura a scaffale aperto del primo piano. L’idea era quella di mettere finalmente a disposizione del pubblico – in un apposito spazio a libero accesso – il materiale più recente e adatto allo scaffale aperto, tratto dalla vasta raccolta di opere e studi danteschi che la Classense ha coltivato negli anni. Tale materiale, finora dislocato in diversi punti della biblioteca, trova ora spazio in due camerini completamente riallestiti per l’occasione, e si pone in continuità con la raccolta storica e con l’importante Raccolta Dantesca Olschki, acquisita nel 1905. Una peculiarità di questo progetto – coerentemente alle scelte biblioteconomiche realizzate per la rinnovata sezione di Letteratura del primo piano, di cui i camerini danteschi sono parte integrante e specializzata – è stato rendere il più possibile evidente agli studiosi, ma anche ai semplici curiosi, la varietà della raccolta finalmente accessibile, da un punto di vista sia del tipo materiale (monografie, seriali, multimediale) sia delle tematiche affrontate. Oltre naturalmente a tutte le opere e ai relativi studi, gli utenti possono trovare riuniti a scaffale i volumi ispirati alla figura di Dante nelle varie espressioni artistiche, comprese le arti performative e i graphic novel,. Una parte dei camerini è dedicata al materiale disponibile solo per la consultazione.

Con l’ingresso in zona gialla anche le istituzioni culturali e i monumenti della provincia riaprono i loro spazi al pubblico. Nel comune di Ravenna fanno eccezione però i monumenti più noti, quelli gestiti della Curia, che ha deciso di mantenerli chiusi per tutto il mese di febbraio, nonostante le nuove regole. Non sarà quindi possibile tornare a visitare San Vitale, Galla Placidia o la basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Allo stesso modo, i siti gestiti dalla fondazione Ravennantica per questiono organizzative e logistiche riapriranno i battenti più avanti, primo fra tutti il museo Classis, il 22 febbraio, e poi dal 19 marzo Tamo e Cripta Rasponi e dal 2 aprile Domus dei Tappeti di Pietra e Antico Porto di Classe. Hanno riaperto dal 2 febbraio, invece, i monumenti statali, ossia il Battistero degli Ariani (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12), la Basilica di Sant’Apollinare in Classe (dal lunedì al mercoledì dalle 13.30 alle 19.30; giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 19.30), il Museo Nazionale (dal lunedì al venerdì dalle 13.45 alle 19.30), il Palazzo di Teodorico (tutti i lunedì mattina dalle 8.30 alle ore 13.30 con prenotazione obbligatoria) e il Mausoleo di Teodorico (dal lunedì al mercoledì dalle 8.30 alle 13.30, il giovedì e il venerdì dalle 8.30 alle 16.30). Sempre a Ravenna, il Comune ha invece fissato a giovedì 4 febbraio la riapertura della mostra del Mar dedicata al grande fotografo Paolo Roversi, “Studio Luce”, da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18, prorogata al 2 maggio.

Sempre da giovedì 4 febbraio tornano a essere visitabili le mostre della biblioteca Classense (dove sarà nuovamente possibile la consultazione a scaffale aperto, tra le altre cose), con accesso contingentato di massimo 25 persone in contemporanea, ad accesso libero e senza prenotazione. In particolare, la mostra “Figure per Gianni Rodari: eccellenze italiane” (Manica Lunga), allestita fin dal 20 novembre, ma rimasta finora chiusa, sarà aperta da lunedì a venerdì, dalle 15 alle 18, mentre “Inclusa est Fiamma: Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante” (Corridoio Grande) sarà visitabile lunedì dalle 15 alle 18, poi da martedì a venerdì, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. La Sala Dantesca è accessibile su richiesta dalle 9 alle 12 (da martedì a venerdì) e dalle 15

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CULTURA / 17

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4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

La mostra di Roversi al Mar di Ravenna; sotto l’ingresso del Museo Baracca di Lugo Nella pagina a fianco la mostra dedicata a Leoni al Mic di Faenza

alle 18 (da lunedì a venerdì) mentre la Sala del Mosaico è liberamente visitabile nei normali orari di apertura della biblioteca. Tra le altre aperture statali da segnalare che dal 3 febbraio ha riaperto a Russi la Villa Romana (il mercoledì e il venerdì dalle 13 alle 18), così come Palazzo Milzetti (il martedì dalle 9 alle 14 e il venerdì dalle 13.30 alle 18.30) a Faenza, dove dopo 3 mesi di chiusura al pubblico, ha riaperto le porte anche il Mic, con un orario speciale: dal mercoledì al venerdì dalle 14 alle 20. Al Museo delle ceramiche ritorna visibile a tutti anche la mostra “Alfonso Leoni. (1941-1980) Genio Ribelle”, che è stata prorogata al 13 giugno, frutto di un lungo lavoro di ricerca, a cura di Claudia Casali, che ha raccolto per la

prima volta in una antologica tutto il lavoro dell’artista, con l’obbiettivo di analizzare la ricca e intensa produzione dedita non solo alla ceramica ma anche ai diversi linguaggi della contemporaneità (pittura, grafica, design, scultura). Riprogrammate anche le visite guidate alla mostra di Leoni che sono previste a partire già da questa settimana, ogni venerdì, alle 18, con 3 euro oltre il prezzo del biglietto. L’11 febbraio con Aldo Rontini e il 18 febbraio con Giovanni Cimatti (ore 18) si conclude il ciclo delle visite guidate tenute dagli allievi di Leoni (prenotazione obbligatoria; info: 0546 697311, info@micfaenza.org). In seguito al ritorno dell’Emilia-Romagna in zona gialla, giovedì 4 febbraio riapriranno al pubblico anche

il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo e l’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Villanova di Bagnacavallo. Questi gli orari di apertura dei musei: Museo Civico (via Vittorio Veneto 1/a): lunedì, martedì e mercoledì ore 15-18; giovedì 10-12 e 15-21; venerdì 10-12 e 15-19 (info: 0545 280911); Ecomuseo delle Erbe Palustri (via Ungaretti 1, Villanova): dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 (info: 0545 47122). Riaprono questa settimana alcuni luoghi della cultura di Lugo. Il Museo “Francesco Baracca” ha riaperto al pubblico martedì 2 febbraio. A seguito delle disposizioni anti-Covid, le giornate di apertura saranno ridotte al martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18. Da giovedì 4 febbraio sarà possibile visitare anche Casa Rossini, in via Giacomo Rocca 14, che sarà aperta il giovedì e il venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18. Per informazioni e prenotazioni 0545 38423 o scrivere a dalmontec@comune.lugo.ra.it. Da martedì 2 febbraio riapre anche la sala di consultazione dell’Archivio storico del Comune di Lugo, in via Fermi. L’apertura al momento sarà effettuata nelle sole giornate di martedì e giovedì dalle 9 alle 13. Sarà possibile accedere alla sala solo su appuntamento inviando una mail a archivio.lugo@unione.labassaromagna.it entro le ore 18 del giorno precedente. A Cotignola, riapre il Museo Varoli, giovedì e venerdì pomeriggio dalle 15 alle 18; tutte le mattine, da lunedì al venerdì, tra le 8.30 e le 12.30, su prenotazione (info 0545 908 879 / 320 4364316). Oltre al museo e alle sue tre sezioni in cui si articola il percorso espositivo di Palazzo Sforza è possibile vedere tre mostre temporanee.

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18 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 4-10 febbraio 2021

VIDEOMAPPING

INCONTRI Il Mama’s si racconta su Rse Radio Web Tutte le domeniche, “Non uno di meno” In attesa di poter tornare a proporre spettacoli dal vivo, lo storico circolo Mama’s di Ravenna torna, sul web, per una serie di pomeriggi in diretta su Rse Radioweb sul tema ”Non uno di meno”. Si prte domenica 7 febbraio alle 18 con la storia del Mama’s, con immagini di repertorio degli eventi più significativi. L’evento sarà visibile on line sulla pagina Facebook di RseRadioWeb oppure sul sito rseradioweb.com (sezione On Air).

TEATRO RAGAZZI Uno spettacolo-laboratorio culinario on line con il burattino Alfredo

LE VISIONI DI ETERNO DI BERNABINI SU SOCIAL E SMARTPHONE Da martedì 2 febbraio il progetto Visioni di Eterno è proposto in pillole. Si tratta di un progetto dedicato alla valorizzazione in chiave contemporanea degli otto monumenti Unesco di Ravenna, nato nel 2011, a cura di Andrea Bernabini - Nuovi Elementi di Osservazioni N.E.O. Project e del suo staff, prodotto dal Servizio Turismo del Comune di Ravenna. Progetto che oggi è stato riadattato per essere lanciato nei canali social di RavennaTourism ed è scaricabile, tramite un qr code, sul proprio cellulare dai pannelli informativi posizionati presso ogni monumento. Il Comune, in questo periodo di restrizioni, ha voluto rendere fruibile il patrimonio Unesco tramite le suggestioni proposte dai videomapping realizzati in questi anni. Otto videomapping on line, uno a settimana, per otto settimane, in ordine cronologico, faranno vivere l’emozione di essere a Ravenna e vedere lo spettacolo della tecnologia del visual mapping architettonico. Il primo degli appuntamenti di Visioni di Eterno, Galla Placidia Shines on, rende omaggio alla figura di una donna, figlia e sorella di imperatori, il cui ricordo continua ancora oggi a brillare. Nel videomapping (nella foto) è come se il Mausoleo si aprisse schiudendo il suo meraviglioso tesoro di fiori, stelle e festoni che si alternano in danzante armonia. Tracce infuocate o dorate si muovono lungo le architetture modificate e rivisitate dalle nuove dimensioni del mapping, fino all’esplosione finale di quel vertiginoso cielo stellato che nel tempo ha ispirato poeti e viaggiatori.

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Continuano gli appuntamenti online della stagione Le Arti della Marionetta. Per il primo incontro di febbraio ATGTP - Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata propone il laboratorio-spettacolo Il cuoco Alfredo e la mamma vegetariana. Domenica 7 febbraio alle 17 i bambini e le famiglie potranno fare la conoscenza del piccolo Alfredo, burattino appassionato di cibo. Gli spettatori saranno coinvolti in uno spettacolo-laboratorio culinario live su piattaforma Zoom, poi preparare tutti insieme una merenda e per giocare a fare i burattini. È possibile acquistare i biglietti online al sito www.vivaticket.com. Il costo è a connessione (biglietto unico 10 euro a nucleo familiare). Info line 392 6664211.

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Dopo una prima edizione che riguardava solo il Nord e che segnava un primo approdo della Guida Michelin in Italia, nel 1957 veniva presentata, a un anno di distanza, «la prima edizione completa della Guida d’Italia». Nelle intenzioni dei Servizi Turismo Michelin, la Guida era stata concepita non solo come un completamento dell’edizione precedente, ma come un «aggiornamento accurato e totale». Tra le città, elencate rigorosamente in ordine alfabetico, non poteva mancare Ravenna. Alla voce «curiosità» la guida segnalava «solo le più notevoli» - comparivano i principali monumenti ravennati classificati secondo un chiaro schema indicato all’inizio della Guida: una stella significava «interessante», due stelle «merita una deviazione», tre stelle «vale il viaggio». Tra le «principali curiosità» venivano proposti il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di San Vitale con due stelle per l’architettura e tre per i mosaici, mentre il Battistero degli Ortodossi e la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo ricevevano una sola stella per il monumento, ma sempre tre per i mosaici. Il Mausoleo di Teodorico, con una sola stella, compariva tra le «altre curiosità», al pari del Museo dell’Arcivescovado per il quale erano citati il pulpito e la Cappella Arcivescovile che si aggiudicavano due stelle ciascuno. Al Battistero degli Ariani era data una stella, ma solo per i mosaici. Nei «dintorni» si segnalava la Basilica di Sant’Apollinare in Classe con due stelle per il monumento, tre per i mosaici.


CULTURA / RUBRICHE / 19 4-10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

LIBRI DA BABELE

Tra cyberbullismo e ritmo serrato, una serie tv rivolta a tutti

I sorprendenti Extraliscio, non solo a Sanremo

Per sconfiggere il “bias cognitivo”

di Francesco Della Torre

di Luca Manservisi

di Matteo Cavezzali *

Stalk (Serie Tv di Simon Bouisson e Jean-Charles Paugam, 2020) Parigi, giorni nostri. Lucas detto Lux è un brillantissimo informatico titolare di una borsa di studio che gli ha permesso di iscriversi in una prestigiosissima facoltà di Ingegneria. Matricola timida ma che non riesce a nascondere le proprie geniali capacità, Lux diventa presto oggetto di un grave gesto di bullismo ai suoi danni, orchestrato da un trio di studenti temuti proprio per la loro prepotenza all’interno del campus. Ma per Lux sarà un gioco da ragazzi entrare nei loro telefoni e vendicarsi, dando involontariamente il via a un vero e proprio duello all’insegna del cyberbullismo, un gioco che sfuggirà ben presto dalle mani dei suoi protagonisti. Basata interamente su un tema attuale e delicatissimo, Stalk è una serie composta da dieci brevi episodi (sotto la mezz’ora) dal ritmo incalzante che appassiona immediatamente lo spettatore mantenendo viva una preoccupazione che la situazione paradossale (e in certi punti leggermente forzata) somigli un po’ troppo alla realtà. La serie centra entrambi gli obiettivi perché da un lato la storia è appassionante, ben scritta e ben recitata e, come detto, dotata di un ritmo tale da finire prestissimo; dall’altra gli autori non potendo ignorare le gravi conseguenze che certi comportamenti hanno nella vita dei ragazzi, fino a portarli a compiere azioni folli e tragiche, tengono alta la guardia dell’attenzione e della feroce critica delle azioni dei protagonisti. Un elemento infatti interessante è costituito dal fatto che Lux, pur non essendo un personaggio cattivo, compie gesti riprovevoli, senza mostrare particolari sensi di colpa nel rovinare le vite delle persone che lo circondano, comprese quelle a cui si affeziona. Al personaggio complesso Lux (interpretato da un sorprendente esordiente che di nome fa Théo Fernandez) si affianca la “banda dei cattivi” formata da tre ragazzi con tenori sociali, caratteri ed etnie diverse, nella miglior tradizione del cinema francese. E se a qualcuno è venuto in mente, anche lontanamente, L’odio possiamo rispondere che la protagonista femminile di cognome fa proprio Kassovitz (e di nome Carmen), ed è figlia del noto regista Mathieu. Stalk, esattamente come la piattaforma Raiplay che lo contiene, è una serie rivolta a tutti, proprio per il tema e soprattutto per come viene affrontato. Non aspettatevi chissà quale apologo morale, il racconto è semplice e lineare, ma proprio per questo la serie ha le capacità di poter essere seguita con agilità e assimilata perfettamente grazie alla sua messa in scena volta a colpire il target degli studenti, attraverso una storia di campus universitario. Con temi che, nonostante l’inverno, scottano davvero.

C’è almeno una buona notizia nella conferma del Festival di Sanremo (dal 2 al 6 marzo e – novità dell’ultima ora, visto che se n’era parlato su queste pagine la settimana scorsa – senza pubblico). Campanilisticamente parlando è la sorprendente presenza in gara tra i big degli Extraliscio, band che celebra in ogni sua nota la Romagna e la romagnolità. E che, anche grazie all’intervento di Elisabetta Sgarbi – che all’ultimo festival di Venezia l’ha resa protagonista pure in un bel film presentato alle Giornate degli Autori – è diventata un vero e proprio caso nazionale. I riferimenti sono esperienze come Buena Vista Social Club o l’universo di Kusturica e affini, esempi utili per descrivere un contagioso girotondo musicale che arriverà sul palco del Festival accompagnato da Davide Toffolo, storico protagonista (oltre che fumettista) della scena rock alternativa italiana. Così come recentemente erano già saliti sul carro (nella mini-hit “Merendine blu”) Orietta Berti e Lodo Guenzi dello Stato Sociale, tanto per citare gli ultimi esempi. Punk da balera è il titolo dell’ultimo album del gruppo – il migliore mai realizzato finora – e anche la filosofia che starebbe dietro al tutto. Ma per evitare fraintendimenti, sia chiaro che qui il “punk” è rappresentato solo dal fatto stesso di aver scelto di puntare su un genere considerato da sempre sfigato nel panorama musicale, o al massimo folkloristico. «Faccio proprio sul serio», mi raccontava Mirco Mariani in un’intervista agli albori del progetto Extraliscio, diversi anni fa, quando gli chiedevo se era solo uno scherzo o una sbandata passeggera. Non lo è stata, infatti, e Mariani (storico collaboratore di Capossela, tra gli altri, ma già autore in proprio con vari progetti) porta avanti il tutto, semplicemente, come nuovo autore di liscio romagnolo. È questo che fa la differenza: non si tratta di un omaggio, di una riproposizione di classici (a parte alcune eccezioni, come la comunque sghemba, deviata, ringiovanitissima “Casetta mia” nell’ultimo disco), ma di una nuova ondata creativa che segue però i vecchi canoni del liscio romagnolo, grazie alla fondamentale collaborazione dei suoi compagni di viaggio, Moreno il Biondo (capo orchestra di Casadei anni ’90 e fondatore dell’Orchestra Grande Evento) e Mauro Ferrara (la voce di “Romagna Mia”). Prima di Sanremo, andate a recuperare i loro dischi. E magari vi capiterà di imbattervi nella loro musica anche in Lei mi parla ancora, il film di Pupi Avati, su Sky dall’8 febbraio.

Se sei a dieta preferiresti mangiare uno yogurt magro al 97% o uno yogurt grasso all’1%? Scommetto che hai scelto la prima risposta, ma ti sei accorto che contiene il 2% di grassi in più della seconda opzione? Il nostro cervello ha creato, per motivi pratici ed evolutivi, un meccanismo chiamato dagli psicologi “bias cognitivo”, ovvero un automatismo nella risposta. Tendiamo ad utilizzare schemi logici che ci portano a risposte automatiche. È un sistema utile perché velocizza i tempi di risoluzione dei problemi, c’è però una piccola controindicazione: spesso porta a prendere decisioni sbagliate e irrazionali. In Sbagliando non si impara (Il Saggiatore) Sara Garofalo, giovane ricercatrice dell’Università di Bologna, ci mostra perché tendiamo a prendere decisioni pessime e a farlo convinti di essere nel giusto. Ora so che leggendo la frase “prendere decisioni pessime convinti di essere nel giusto” a ognuno di voi è venuto in mente qualcuno: un amico, un collega, un fidanzato; ma siamo proprio sicuri di non essere anche noi vittima dei nostri bias cognitivi? (spoiler: sì, lo siamo anche noi). Un meccanismo tipico dei bias cognitivi è quello della “avversione alla perdita”. La paura di perdere o avere un danno ha un’influenza molto maggiore della possibilità di ottenere qualcosa in cambio. Se vediamo un possibile pericolo cerchiamo di evitarlo, anche andando incontro a un pericolo maggiore, che non abbiamo considerato. Questo meccanismo sta alla base della avversione al vaccino di molte persone. Si preferisce evitare la, seppur remota, eventualità di effetti collaterali, piuttosto che ottenere un vantaggio sicuro. È un atteggiamento irrazionale sul piano logico, ma perfettamente spiegabile a livello psicologico. Un altro meccanismo tipico è il cosiddetto “bias di conferma”. Ho sentito dire che il caffé fa male alla salute e cerco su Google “il caffé fa male?” trovando solo notizie che contengono l’affermazione che ho appena inserito, ovvero “il caffé fa male”. Leggo testuale da quello che ho trovato: “Anche piccole dosi di caffeina sono dannose e causano cardiopatia, ipertensione e acidità di stomaco” e quindi mi convinco ancora di più che il caffé faccia male. Se però provassimo a cercare “il caffé fa bene” troveremmo lo stesso numero di risposte che ci confermano che il caffé fa bene. E quindi? Come uscire dal bias? Non è facile, ma una cosa può aiutare: fermati un attimo a pensare prima di prendere una decisione e valuta di porti questa domanda: “e se la risposta migliore fosse l’altra?”. Può essere che siete davvero nel giusto, ma può anche accadere che vi stiate sbagliando. Facendosi qualche domanda in più si impiega un po’ più di tempo, ma ne vale la pena perché poi dovrete rimediare a un errore in meno. * scrittore

“In minoranza” (Marina di Ravenna) di Adriano Zanni

TUTTA UN’ALTRA MUSICA

FULMINI E SAETTE

VISIBILI E INVISIBILI


AMICI ANIMALI

20 / SPECIALE RAVENNA&DINTORNI 4 - 10 febbraio 2021

SERVIZI VETERINARI

Efficiente e sicuro ecco il TaxiPet per amici a 4 zampe della Clinica di Russi «È un mezzo sul quale possiamo trasportare assieme, i cuccioli e i “loro” umani, in tranquillità e sicurezza nella nostra struttura» spiega il veterinario Matteo Galliani Dopo il positivo esordio avvenuto per superare le stringenti misure anti Covid del lockdown, prosegue con grande soddisfazione dei proprietari di animali domestici il servizio TaxiPet, un vero e proprio taxi per cani, gatti, coniglietti... e per i loro proprietari che, per qualsiasi impedimento, non possono portare autonomamente il loro amico a 4 zampe dal veterinario. A proporlo è la Clinica Veterinaria di Russi già nota per avere dato vita a un servizio di ambulanze per cavalli e grandi animali. «Durante i mesi del lockdown – spiega Matteo Galliani, della Clinica Veterinaria di Russi – abbiamo iniziato a pensare che tra i nostri clienti potevano esserci persone che non riuscivano a portare in clinica i loro animali per i quali la visita domiciliare non era sufficiente. Successivamente ci siamo attivati per dare corso all’idea che ci era venuta in mente quel periodo e ci siamo attivati per creare un servizio di trasporto di animali e proprietari in clinica». Il TaxiPet non è altro che un mezzo sul quale possono viaggiare assieme i cuccioli e i “loro” umani, in perfetta tranquillità e completa sicurezza. «Una volta terminata la visita o la cura – precisa Galliani – riaccompagniamo tutti a casa, nella certezza di avere reso un servizio utile alla nostra comunità e a chi, come noi, ama gli animali». Non solo, il Taxi Pet potrà venire utilizzato come mezzo di soccorso anche durante alcune manifestazioni, come fiere, mostre e concorsi, che hanno per protagonisti gli animali: «Capita a volte che una bestiola più sensibile o irritabile ne aggredisca un’altra o venga aggredita: avere a disposizione non solo un’equipe veterinaria, ma un vero e proprio mezzo di soccorso capace di trasportare in tempi rapidi l’animale in clinica, può essere l’elemento che fa la differenza tra la sopravvivenza e la morte di chi è stato ferito». Eccellenza riconosciuta del territorio, la Clinica Veterinaria di Russi, è anche l’unica in Romagna a mettere a di-

sposizione dei propri pazienti un servizio di diagnostica per immagini assolutamente all’avanguardia che comprende Tac e Risonanza Magnetica. Si tratta di esami essenziali per la diagnosi di patologie che, diversamente, non potrebbero venire identificate e che potrebbero compromettere anche irrimediabilmente la salute di un animale. Dalle ernie discali, particolarmente diffuse tra piccoli molossi e bassotti, fino ai tumori, sempre più diffusi e connessi con l’aumentata longevità di cani e gatti. «Sottoporre a una Tac o a una Risonanza Magnetica il proprio amico a quattro zampe – illustra Galliani – può voler dire salvargli la vita, individuando tempestivamente malattie che, diversamente, verrebbero diagnosticate con ritardo, e quindi curate con difficoltà». L’equipe di medici veterinari presenti alla Clinica Veteri-

naria di Russi comprende, infatti, specialisti in ogni disciplina: dalla neurologia all’anestesiologia, fino all’oncologia e la chirurgia che, ove possibile, viene effettuata secondo le più moderne tecniche della laparoscopia, una particolare metodica che consente di eseguire interventi chirurgici anche delicati, come l’ovaricectomia, in maniera meno invasiva che in passato favorendo così una più rapida ripresa dell’animale sottoposto all’operazione. Infine, la Clinica Veterinaria di Russi assicura ogni giorno, anche nei festivi, un servizio di reperibilità 24 ore su 24 e un servizio di ricovero in day hospital. Per info: www.clinicaveterinariarussi.eu e tel. 0544 582489 (tutti i giorni dalle 9 alle 19; il sabato dalle 9 alle 16; la domenica dalle 9 alle 12).

CON CLINICA VETERINARIA RUSSI '

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AMICI ANIMALI

SPECIALE / 21 4 - 10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

DALLA PARTE DEGLI ANIMALI Continua l’iniziativa di assistenza e presa in carico di animali domestici in tutta Italia di Leidda per l’emergenza Covid 19 Continua nel seguire gli effetti della seconda ondata della pandemia, a livello nazionale, l'iniziativa “Leidda per emergenza Covid-19”. I volontari della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, hanno “assistito” migliaia di proprietari di animali domestici preso in carico centinaia di cani e gatti che con l’emergenza sanitaria hanno perduto temporaneamente o definitivamente i loro amici umani, il loro ambiente familiare. Solo nel periodo marzo-aprile dell'anno passato, le telefonate sono state circa 13mila e molte centinaia gli animali presi in carico. Il servizio di assistenza alle famiglie malate di Covid è poi continuato anche nei mesi successivi, raccogliendo migliaia di richieste, fino ad arrivare alla seconda ondata: in novembre, dicembre e gennaio le chiamate al numero per richieste di aiuto e informazioni sono state più di diecimila e oltre 900 gli animali presi in carico: alcuni temporaneamente, fino alla guarigione dei loro proprietari. Altri, purtroppo, indefinitamente, finché non è possibile trovare per loro una nuova casa. Nel complesso diminuiscono in percentuale le richieste d’intervento da Lombardia e Lazio, che comunque rappresentano insieme circa il 50 per cento del totale, mentre aumentano quelle dal Sud – Basilicata, Puglia e Sicilia in primis – e quelle dal Piemonte.

Notevole bilancio per il Gruppo Carabinieri Forestale di Ravenna a tutela dell’ambiente, della fauna selvatica e animali d’affezione Notevole bilancio di interventi sul territorio nel 2020 da parte del Gruppo Carabinieri Forestale di Ravenna, a difesa dell’ambiente, in particolar modo quelli a tutela del patrimonio boschivo, della fauna selvatica e degli animali di affezione, e contri i reati di inquinamento e di contraffazione agroalimentare. I militari hanno svolto diverse azioni di controllo e repressione del bracconaggio (per la caccia e la pesca) e di salvaguardia di animali selvatici e della fauna protetta. Da segnalare, l’importante operazione svolta in tempi recenti, in collaborazione con la Polizia Locale di Ravenna, nell’ambito del maltrattamento di animali, che ha portato al deferimento di un noto veterinario della provincia e al sequestro di un’ingente quantità di denaro provento della sua attività illecita rinvenuto in occasione di perquisizioni domiciliari.

La veterinaria Donatella Saporetti dell’Ausl va in penesione e l’Enpa di Ravenna ringrazia sentitamente per la lunga collaborazione Recentemente è andata in pensione Donatella Saporetti, medico veterinario dell’Ausl Romagna, Ambito Territoriale di Ravenna e l’Enpa locale, a firma del suo presidente Carlo Locatelli, ha voluto ringraziare la professionista per la collaborazione svolta negli anni con l’ente. «Disponibilità, competenza, dedizione e professionalità sono le caratteristiche che – scrive Locatelli – ci hanno fatto apprezzare una zooiatra di cui sentiremo la mancanza. La dottoressassa Saporetti ha agito sempre e comunque nell’interesse degli animali senza guardare all’orologio e facendosi carico delle tante problematiche in difesa del benessere e dei diritti degli animali. Con Donatella, l’Enpa si è quasi sempre trovata in sintonia ed è per questo che senza dubbio ci mancherà».

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LE AZIENDE INFORMANO

ANIMALI DOMESTICI

Conviene scegliere cibi naturali e di qualità per preservare dalle malattie i nostri animali I consigli dell’esperto Gianni Casadei, fondatore e titolare della “catena etica” dei negozi Robinson Pet Shop: «Ingredienti buoni incidono sul prezzo degli alimenti ma fanno risparmiare in diete veterinarie e medicinali» Continuamo a parlare di corretta alimentazione per gli animali domestici con l’esperto Gianni Casadei, ideatore e titolare – assieme alla moglie Simona Buda – del marchio e della catena di negozi specializzati Robinson Pet Shop (11 in tutta la Romagna fra cui uno a Ravenna, in via Panfilia e uno a Cervia, in via Caduti per la Libertà). Casadei quanto e come incide sul costo la qualità e naturalità di un pet food? Dove sta la convenienza? «La naturalità e la qualità degli ingredienti incide significativamente sul costo di un prodotto perché, ad esempio, il Sego Bovino, poco digeribile e che viene utilizzato anche per altri scopi come la creazione di candele, costa molto meno dello Strutto di Maiale, altamente assimilabile. Stesso discorso per quanto riguarda le proteine: carne disidrata di pollo o carne fresca di pollo, cioè il muscolo, hanno sicuramente costi diversi rispetto a proteine genericamente indicate, sicuramente più economiche. Inoltre, conservare un alimento con Alfa Tocoferoli e Vitamina E, cioè con conservanti e antiossidanti naturali, è sicuramente più dispendioso economicamente rispetto a conservarlo con BHA e Gallato di Propile, come fanno aziende molto diffuse e conosciute sul mercato del pet food. Io preferisco sempre prodotti in cui la somma delle varie componenti di costo è sbilanciata positivamente rispetto

alla qualità e naturalità degli ingredienti utilizzati; diffidate di tutti quei prodotti in cui la componente di costo è controbilanciata da aspetti come la comunicazione, il marketing, le strutture di vendita e una scarsa qualità delle materie prime. Quando acquistate tutti i prodotti più pubblicizzati, state pagando non tanto la qualità ma tutto ciò che viene utilizzato per farvi conoscere il prodotto stesso. Fondamentale è calcolare il costo giornaliero di un alimento: di prodotti scadenti di può dover utilizzare una dose giornaliera molto elevata, mentre se l’alimento è maggiormente assimilabile, la quantità è decisamente inferiore; il rapporto qualità/prezzo non è dato dal costo finale, ma dalla durata del prodotto e dalla salubrità dello stesso: se l’animale è sano avrà sicuramente meno necessità del medico veterinario e quindi comporterà un risparmio in tal senso. I mangimi scadenti fanno danni a lungo termine, spesso irreparabili, costringendo i cani e i gatti ad una vita non in salute e costretti ad alimentarsi con diete veterinarie e medicinali. Il cibo è sempre la miglior forma di prevenzione». Ha senso fare scorta di pet food? Quale accortezze bisogna usare per conservare questi cibì e la scadenza va osservata rigorosamente? «Così come per noi umani, non ha senso fare una grande scorta di pet food, per diversi motivi: la conservazione, innanzitutto; poi, aspetto da

non sottovalutare, soprattutto se si ha a che fare con i gatti, il mantenimento dell’appetibilità e della gradevolezza dell’alimento. I cibi per gli animali vanno conservati esattamente come quelli che mangiamo noi: per quanto riguarda gli alimenti secchi, vanno lasciati nelle loro confezioni, magari dentro ad appositi contenitori salva freschezza, e riposti a in luoghi freschi e asciutti, a temperatura ambiente; gli alimenti umidi, invece, se non consumati in un’unica soluzione, possono essere conservati in frigorifero o con l’ausilio di appositi tappi in silicone oppure travasati in contenitori ermetici in vetro. In entrambi i casi, è buona norma che vengano consumati prima della data di scadenza». 5/continua Per info e acquisti online: www.robinsonpetshop.it


22 / GUSTO RAVENNA&DINTORNI 4 - 10 febbraio 2021

VITIVINICOLTURA

Una realtà associativa nata nel 1962 per tutelare i vini Doc e Igt di Romagna

Per il Consorzio Vini di Romagna il 2020 «è stata annata buona e giusta, fra le migliori» Recentemente sono stati divulgati i dati di produzione 2020 e il programmi di promozione 2021 del Consorzio Vini di Romagna, fra le più grandi e importanti strutture associative del settore vitivinicolo della regione (vedi scheda in alto). Per quanto riguarda la valutazione dell’annata 2020, – illustra il direttore del Consorzio Filiberto Mazzanti, – «La vendemmia 2020 è stata “buona e giusta”, con produzioni quantitativamente un po' scarse rispetto alla media ma con uve molto sane e di qualità ottima. I bianchi hanno sofferto per il grande caldo di agosto, che ha sviluppato un corredo aromatico leggermente sottotono. Fa eccezione l’Albana, che con la sua rusticità ed acidità spiccata ha saputo resistere alle traversie. Per i vitigni rossi c’è stata una forte accelerata nella maturazione dei vinaccioli e dei tannini prima di arrivare alle gradazioni zuccherine desiderate, portando a raccogliere uve mature, senza appassimenti evidenti, ma solo qualche caso di lieve sovra maturazione. Le produzioni hanno subito una discreta flessione rispetto al 2019, ma la qualità dei vini promette di sorprendere: l’annata probabilmente si farà ricordare fra le più belle di sempre per la Romagna». Ecco i dati di produzione delle denominazioni d’origine principali, riferite all'imbottigliato: Romagna Sangiovese Doc – la denominazione più importante, con una superficie totale coltivata di 6.235 ettari – ha prodotto 86.310 hl pari a 11,5 milioni di bottiglie, in leggero ridimensionamento rispetto all'ottima annata 2019; per il Romagna Sangiovese Doc Mga (Menzione Geografica Aggiuntiva, ai vertici della piramide della Do)sono stati prodotti 3.256 hl (il 4% della produzione romagnola), pari a 434.133 bottiglie, un dato significativo perché sono in forte crele richieste del mercato, con uno spunto di prezzo significativo; la produzione di Sangiovese Riserva supera di poco il milione di bottiglie, un dato stabile grazie all'affezione notevole che mantiene le vendite regolari di anno in anno; stesso discorso per la tipo-

logia Sangiovese Superiore, che si attesta intorno ai 5 milioni di bottiglie. Per quanto riguarda la Romagna Albana Docg (superficie coltivata 818 ettari) sono stati prodotti 5.673 hl pari a 756.400 bottiglie (di cui 230 mila di Albana dolce e 450 mila in versione secca, in crescita) mentre il Passito continua ad essere estremamente apprezzato anche all'estero; D’altra parte il Romagna Trebbiano Doc (superficie totale coltivata 14170 ettari) ha avuto una produzione di 8.678 hl, pari a 1,2 milioni di bottiglie. Si segnalano anche il dato rilevante del Rubicone Igt, che sfiora i 92 milioni di bottiglie, e i risultata gli ultimi arrivati lo scorso anno, Romagna Doc Spumante (bianco e rosato), con 292 mila bottiglie. Complessivamente c’è stata una flessione del 7,5% rispetto agli imbottigliamenti del 2019. Mentre il prezzo dell'uva invece non ha subito contrazioni, grazie al contraccolpo economico positivo in estate, dovuto anche alla notevole frequentazione dei consumatori delle cantine di piccoli produttori. Sul piano promozionale i progetti di rilancio e sviluppo del Consorzio sono stati presentati dalla presidente Ruenza Santandrea, a partire da “Cartoline dalla Romagna”, un nuovo sito web utile e intuitivo per creare il proprio tour personalizzato della Romagna. Ultimato lo scorso autunno, il portale www.cartolinedallaromagna.it affianca il sito istituzionale del Consorzio e si rivolge alla fascia più giovanile e curiosa della popolazione. Raccoglie in una mappa 100 cantine, i punti culturali d’interesse, quasi 200 ristoranti e 80 botteghe storiche e artigianali che ospitano i vini del territorio. “Vini Dop raccontano. La Romagna che ti sorprende” è invece un percorso di riflessione sul valore, l'identità, il ruolo e il racconto dei vini originari della regione. Si tratta di un lavoro dedicato a un archivio documentale che nei prossimi mesi troverà realizzazione concreta attraverso iniziative, eventi e strumenti dedicati, e che sarà la base della comunicazione dei prossimi anni. Cinque i gruppi di ricerca, ciascuno con

Dal 1962 il Consorzio Vini di Romagna è una realtà associativa che riunisce 114 aziende vitivinicole, di cui 7 cantine cooperative, 5 imbottigliatori e 102 produttori vinificatori, per tutelare le produzioni di vini a denominazione d’origine protetta e a indicazione geografica protetta della Romagna. Fra gli obbiettivi fondamentali del Consorzio quelli di sostenere e promuovere la qualità dei vini, l’equilibrio dei prezzi e la valorizzazione del prodotto e del suo territorio. Oggi il Consorzio è protagonista della crescita enologica della Romagna, che ha raggiunto soprattutto negli ultimi anni livelli di eccellenza qualitativa con riconoscimenti suffragati da menzioni e premi in selezioni nazionali e internazionali. La presidente è Ruenza Santandrea, originaria di Faenza, affiancata dal direttore Filiberto Mazzanti e dai vice presidenti Scipione Giuliani (Poderi dal Nespoli di Civitella di Romagna) e Mauro Sirri (cantina Celli di Bertinoro), con un cda formato da 15 membri. Le denominazioni tutelate sono: Romagna Albana Docg, Romagna Sangiovese Doc, Romagna Doc Pagadebit, Romagna Doc Cagnina, Romagna Doc Spumante, Colli d’Imola Doc, Colli di Faenza Doc, Colli Romagna Centrale Doc, Colli di Rimini Doc, Rubicone Igt, Forlì Igt, Ravenna Igt, Sillaro Igt.

un tema ben definito: Storia e tradizioni, Suolo e territorio, Vino, Cibo e turismo e Comunicazione e marketing. Appuntamento in calendario dal 27 al 30 agosto per “Vini ad Arte” – l’evento per eccellenza della Romagna del vino – che quest’anno cambia data e anche format. L’evento infatti sarà più dinamico e itinerante: gli ospiti della stampa internazionale visiteranno la Romagna partendo da Rimini per arrivare a Faenza, in un percorso che favorirà la conoscenza diretta dei produttori e delle bellezze artistiche e storiche della regione. Infine, nel 2021 è previsto anche il quinto anno di Tour promozionali in Europa, appuntamenti istituzionali del Consorzio finalizzati a orientare i produttori nell'incontro con gli operatori del settore. Già fissate quattro tappe europee, in calendario fra ottobre e novembre: Amsterdam (Olanda), Liegi (Belgio), Copenaghen (Danimarca) e Amburgo (Germania).

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GUSTO / 23 4 - 10 febbraio 2021 RAVENNA&DINTORNI

MARKETING

IL TAVERNELLO DI CAVIRO ORA MOSTRA L’ANNATA Tavernello, fra i vini di largo consumo più noti in Italia, ha cambiato “pelle”. Lo storico brik delle tre tipologie rosso, bianco e rosato si presenterà con un nuovo look pensato per una comunicazione più trasparente e diretta nei confronti del consumatore. La confezione, rivista completamente nell’immagine, che mantiene comunque un legame con l’identità visiva riconosciuta, introduce alcune sostanziali novità: l’indicazione dell’anno di vendemmia, la denominazione del produttore Cantine Caviro e il bollino Equalitas che certifica l’impegno per una sostenibilità ecologica, etica ed economica della filiera produttiva. Il Tavernello è un marchio del Gruppo Caviro, con sedi a Faenza e Forlì, una filiera storica della vitivicoltura italiana, composta da 12.400 viticoltori, presenti in 7 regioni per un totale di 36.000 ettari di vigneti coltivati.

DEGUSTAZIONI

COSE BUONE DI CASA

CORSI IN STREAMING SUI VINI CON IL SOMMELIER SPADA

A cura di Angela Schiavina

Iniziativa del Mercato Coperto di Ravenna

Per la ricorrenza del carnevale potremmo preparare questi dolcetti, dei biscotti che sono delle vere e proprie “Delizie”

Dopo il successo ottenuto dal primo incontro sul web, prosegue il Corso di degustazione e conoscenza del vino promosso dal Mercato di Ravenna. Le lezioni in streaming sono a cura di Andrea Spada (nella foto) già primo sommelier d’Italia, dal 2015 consulente di Casa Spadoni e dal 2019 anche del Mercato Coperto, con cui condivide la visione eclettica della ristorazione, il forte legame con il territorio e l’attenzione nella cura del prodotto. Le prossime tre serate sono previste i lunedì di febbraio, 8, 15 e 22, dalle 20 alle 22. Il corso è stato pensato per 2 persone, essendo di natura il vino oggetto di convivio e condivisione. I partecipanti ricevono a casa un box con 8 bottiglie da degustare durante le lezioni, 2 vini didattici (ossidato e di tappo), un vasetto di tannini in polvere per una prova sensoriale e, in omaggio, 2 kg di preparato per Pane Bianco Molino Spadoni, 2 bottiglie da 33 cl di Birra artigianale Blanche con grano Senatore Cappelli e un ingresso per due persone alla piscina L’Altromare di Casa Spadoni Faenza. Le etichette scelte per il corso sono varie e rinomate, da celebri cantine del territorio a eccellenze locali fino a vere e proprie bottiglie di pregio. Nelle prossime lezioni si parlerà di vinificazione in bianco, in rosato e in rosso, macerazione carbonica, tipi di spumantizzazione, conservazione ed evoluzione del vino e produzione dei vini naturali, dolci naturali, passiti e liquorosi, con relative degustazioni guidate. Per maggiori informazioni, costi e iscrizioni chiamare i numeri telefonici 0544 244611 (Mercato Coperto) e 0546 697711 (Casa Spadoni).

Ingredienti (per la pasta frolla): 250 gr. di farina 00, 120 gr. di burro di alta qualità, 70 gr. di zucchero a velo vanigliato, 1 uovo, buccia grattugiata di un limone bio. Per la farcitura: 100 gr. di burro alta qualità, 100 gr. di zucchero a velo vanigliato, 1 cucchiaio di pasta di nocciole. Per guarnire: granella di nocciole o granella di pistacchi, zucchero a velo.

Azienda Agricola

Longanesi Daniele “Bursôn”

Vendita in cantina Consegna a domicilio BAGNACAVALLO (Ra) Via Boncellino, 114 tel. e fax 0545 64224 cell. 339 3046703 dlonganesi@email.it www.longanesiburson.com

BURSôN ETICHETTA NERA TIPOLOGIA I.G.T. VITIGNO uva Longanesi 100% di cui almeno il 50% passita 20/40 giorni. ZONA DI PRODUZIONE Boncellino di Bagnacavallo VINIFICAZIONE tradizionale, con macerazione in vinacce per 10/15 giorni e maturazione in botti da 500 litri per 12 mesi e in botte grande per altri 12 mesi. AFFINAMENTO in bottiglia per almeno 6 mesi. GRADO ALCOLICO 14-15% vol. COLORE rosso granato con riflessi violacei. PROFUMO sentori di frutta matura con ricordi di ciliegie, vaniglia e note speziali. SAPORE marcato, persistente ed elegante, con forte tipizzazione degli aromi. ABBINAMENTO piatti saporiti e grassi, quali ad esempio selvaggina, arrosti o formaggi stagionati. TEMPERATURA DI SERVIZIO 18°-20°C.

Per Carnevale ogni “Delizia” vale...

Preparazione: innanzitutto la pasta frolla. Mescolate la farina con il burro fino a farne delle briciole poi fate la fontana, quindi aggiungete gli altri ingredienti e impastate velocemente, fate un panetto, avvolgetelo nella pellicola e riponetelo in frigorifero per almeno 30 minuti. Poi tirate una sfoglia sottile ricavate dei dischetti di 4 cm. di diametro, adagiateli su una placca rivestita con un foglio di carta-forno e cuoceteli in forno caldo a 170 gradi per circa 10/15 minuti, poi metteteli su una gratella a raffreddare. Passiamo alla crema. Lavorate il burro con lo zucchero fino a farlo diventare spumoso, aggiungete la crema di nocciole. Prendete un biscotto spalmatelo con un po’ di crema e coprite con un altro. Passare i bordi nella granella di nocciole o nei pistacchi tritati. Quando li avrete farciti tutti, spolverateli di zucchero a velo vanigliato.

LO STAPPATO A cura di Fabio Magnani

Un elegante Cabernet Franc toscano, eccessivo solo nel prezzo Nel calice degustiamo un “IGT Toscana Cabernet Franc Poggio dè Colli” 2018 dell’azienda “Piaggia”. Percepiamo un vino elegante fin dal primo istante con i tipici sentori che lo collegano al vitigno. Nel caso specifico di questo Cabernet Franc, sono molto armonici, ovattati e non invadenti. Davvero tanto equilibrio. Piacevole al naso come al palato con una bocca fresca, appena sapida, tannica e con tannino gradevole. Molto persistente il ricordo finale tra frutta rossa, spezie e tabacco. Non vale però il prezzo pagato circa 50 euro. Un vino quindi sì ottimo ma non così tanto da giustificarne il costo.

BIRRE ARTIGIANALI • PIZZE • HAMBURGER GOURMET

Porto Corsini (RA) Via Volano 11/13 • tel. 373 7850223

Servizio di asporto attivo per la cena TUTTI I GIORNI DALLE 18 ALLE 22

Aperto per il pranzo SABATO E DOMENICA


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