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n. 902
8-14 APRILE 2021 ANNI CON
DAIKIN
CRONACA • SOCIETÀ • POLITICA • ECONOMIA • OPINIONI • CULTURA • SPETTACOLI • GUSTO • SPORT
0544 472086 Prezzo € 0,08 COPIA OMAGGIO ISSN 2499-9460
CARO VACCINO Il punto sulla campagna verso l’immunità di gregge
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PAVIMENTI IN LEGNO
8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
LE AZIENDE INFORMANO
Original Parquet: importanti investimenti in tecnologie all’avanguardia per l’evoluzione della bellezza e della durata nel tempo dei prodotti L’azienda di Alfonsine ha acquisito recentemente nuove macchine che inserite nella linea produttiva ampliano gamma, estetica e funzionalità dei suoi parquet, all’insegna della qualità made in Italy. Ce ne parla il presidente Giovanni Ballardini La crisi economica e finanziaria provocata dalla pandemia non ha fermato gli investimenti delle imprese coi bilanci in ordine che avevano pianificato un’innovazione delle linee produttive e l’evoluzione dei prodotti. È accaduto anche per Original Parquet – fra le imprese leader del settore dei pavimenti in legno in Italia, con importanti quote di export in tutto il mondo – che ha acquistato e messo in opera nuove macchine all’avanguardia per ampliare la tipologia e la qualità dei pavimenti in legno. Di queste novità ne parliamo con il presidente dell’azienda Giovanni Ballardini. «Si tratta di un investimento importante di innovazione tecnologica, intrapreso con la SCM di Rimini che è un grande produttore italiano di macchinari industriali per la lavorazione legno. Le macchine di ultima generazione – fornite, oltre alla nostra, solo ad un’altra azienda in Italia e poche altre in Europa – sono state installate a inizio anno, e dopo il collaudo sono entrate in funzione e inserite nella linea di lavorazione esistente, che consente di non dovere spostare il materiale, con un notevole risparmio di tempi e costi produttivi. Una volta inserito il materiale nel percorso queste nuove macchine si integrano con quelle già esistenti, per fornire una lavorazione plus delle plance di legno». Questa tecnologia, ci fa capire Ballardini, crea un vantaggio su due fronti: uno qualitativo e uno di “personalizzazione” e varietà di prodotto, che ampliano l’offerta sul mercato di Original Parquet. Quello qualitativo riguarda un trattamento funzionale di spazzolature delle plance del parquet che poi consente una migliore penetrazione nel legno della successiva fase di verniciatura e crea uno strato più resistente. La macchina spazzolatrice presenta due diverse qualità di intervento sulla superficie delle plance, una classica e una ”orbitale”, quest’ultima più profonda, che fa aderire ancor meglio, in modo più omogeneo, la vernice nelle fibre del legno. Questa spazzolatura dà una maggiore garanzia di “aggrappaggio”, cioè di aderenza, del trattamento superficiale di rifinitura del parquet. In sostanze ne rafforza la calpestabilità e la durata nel tempo. Per quanto riguarda invece la “personalizzazione” e quello che chiamiamo “effetto vissuto” e “piallato”, che sono aspetti estetici del parquet, la lavorazione è affidata a macchine piallatrici e taglio-sega. «Si tratta, da una parte di un intervento sulla superficie che crea una sorta di ondulazione più o meno profonda con diversi effetti visivi e tattili del “piallato” – spiega il presidente –. D’altra parte, l’effetto “vissuto”, conferisce al parquet un aspetto antico come se il legno fosse consumato. Un sorta di aspetto “vintage” che sta avendo un notevole appprezzamento da parte del pubblico, anche
in questo caso con diverse possibili intesità dell’intervento, più profondo o leggero oppure solamente parziale». Entrambi questi trattamenti sono sovrapponibili e – oltre alle proposte standard – sono del tutto personalizzabili da parte del cliente, che può scegliere il livello degli effetti desiderati, per la quantità di parquet di cui ha bisogno, grazie ad un software che comanda in modo perfettamente calibrato l’intervento della macchina. Ma qual è sostanzialmente la strategia di questo investimento tecnologico? «Quello di fornire dei trattamenti che solitamente hanno dei costi di surplus più elevati ad un prezzo competitivo – commenta il manager di Original Parquet – proprio grazie alll’inserimento delle nuove macchine nel complesso del processo produttivo. Il che ci consente una flessibilità ed efficienza che non solo espande la nostra gamma estetica e funzionale dei pavimenti che proponiamo, ma si riverbera positivamente anche sul rapporto varietàqualità-prezzo del parquet finito, a vantaggio dei clienti che hanno così molte più opzioni fa cui scegliere a prezzo concorrenziali». Per chi volesse vedere e toccare con mano queste novità, può recarasi personalmente allo show room di
Original Parquet – in via del Lavoro 4 ad Alfonsine – che è aperto tutti i giorni, e anche il sabato, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. Naturalmente è consigliata la visita su appuntamento, che viene condotta da personale esperto, in grado rispondere a tutte le domande, indirizzare e approfondire le esigenze dei clienti.D’altra parte si può consultare, per un tour virtuale, il sito internet dell’azienda www.originalparquet.com
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PUNTI DI VISTA / 3 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
L’OPINIONE
SOMMARIO
L’OSSERVATORIO
6 INFRASTRUTTURE SOTTOPASSO MOLINETTO, L’ALTERNATIVA
Breve storia triste del Movimento 5 Stelle di Luca Manservisi
In molti ci avevano visto davvero un’alternativa alla politica tradizionale, alla “kasta”, un movimento nuovo guidato da un leader carismatico che mandava a fanculo tutto e tutti, battendosi per l’ambiente e l’innovazione tecnologica, la democrazia dal basso eccetera, eccetera, eccetera. Un entusiasmo che riuscì pure a riempire la piazza della Ravenna ai tempi (era il 2011) ancora piuttosto rossa e portò un candidato sindaco giovane, sconosciuto e senza alcuna esperienza politica a prendere circa il 10 percento delle preferenze. Allora si pensava potesse essere solo l’inizio. E infatti, altrove, lo “tsunami” invocato più volte, almeno dal punto di vista dei risultati elettorali, arrivò eccome. A Ravenna, invece, sul più “bello” ci fu una rottura insanabile all’interno di un movimento che pagò l’assenza di una struttura e di regole interne condivise - se non “l’uno vale uno” che nel frattempo ha fatto arrivare in parlamento dilettanti allo sbaraglio, derogato a seconda delle esigenze dal leader e dai suoi accoliti - al punto che alle elezioni del 2016 i 5 Stelle da queste parti non riuscirono neppure a presentare il simbolo. Roba che a ripensarci oggi, davvero, viene da chiedersi se la politica locale abbia mai toccato punti più bassi. Passano gli anni e quello che con tutta probabilità resterà l’unico candidato sindaco del Movimento 5 Stelle di Ravenna si schiera con l’altro “ribelle” Pizzarotti finendo poi come nulla fosse dritto nella lista a sostegno del candidato del centrosinistra Bonaccini alle ultime Regionali, mentre quello che resta del Movimento sul territorio va in ordine sparso, dagli ambientalisti che continuano a fare battaglie nascondendosi dietro a nomi di altri comitati, a chi decide di candidarsi a sindaco con il partito dei no vax, fino a chi segue l’incredibile (fino a qualche anno fa) svolta nazionale indicata dall’ex premier Conte, che dall’alto delle sue dirette con tono paternalistico, di colui che ha preso per mano gli italiani nel momento più buio della pandemia, vede nel Pd un partito a cui guardare per non morire. Lui che ha governato con Salvini, firmando con il sorriso in posa davanti ai fotografi i suoi vari decreti Sicurezza. E così si arriva alla più stretta attualità locale (ne parliamo a pagina 4), con il Movimento 5 Stelle che può finalmente scomparire entrando nella coalizione di centrosinistra a sostegno del sindaco uscente Michele de Pascale, con il Pd che sorride (e di nascosto si scompiscia giustamente dalle risate) mentre si appresta ad affrontare come candidato sindaco del centrodestra uno che sembrava potesse diventarlo nel 2016 per quello stesso Movimento che non era né di destra né di sinistra e che nel giro di dieci anni ha fatto tutto e il contrario di tutto, riuscendo a coprirsi di ridicolo come forse neppure i più feroci avversari avrebbero mai sperato.
13 SPORT IL PUNTO SULLE STAGIONI DELLE SQUADRE RAVENNATI
di Moldenke
L’idea geniale è stata cambiargli nome: non più AstraZeneca, che magari la gente è spaventata da tutte le notizie di queste settimane sulla presunta pericolosità del vaccino, ma “Vaxzevria”. In fondo è stato facile, no?
14 CULTURA IL “MOBY DICK” DI ROBERTO MAGNANI
Propongo qualche altro cambio di denominazione, in particolare in vista delle prossime Amministrative di Ravenna.
18 GUSTO
- Non più Giuseppe Roccafiorita, che potrebbe ricordare l’avvocato renziano che poi si candidò con la Pigna nel centrodestra. No, meglio Giuseppe Roccaxiorita, pronto così a candidarsi a questo giro nella lista di centrosinistra a sostegno del sindaco Michele de Pascale.
VINI E VITIGNI: SCOPRIAMO LA DENOMINAZIONE MGA
20 SPECIALE SALUTE
- Non più Filippo Donati, che sembrerebbe troppo l’albergatore vicino al Movimento 5 Stelle di qualche anno fa. Meglio farlo diventare Filippo Doxati, così potrebbe andar bene magari anche ad Alberto Ancarani di Forza Italia come candidato sindaco del centrodestra, visto che piace già tanto alla Lega.
INFORMAZIONI UTILI TRA BENESSERE E SANITÀ
Direttore responsabile: Fausto Piazza Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Autorizzazione Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Tribunale di Ravenna Maria Cristina Giovannini (grafica). n. 1172 del 17 dicembre 2001 Collaboratori: Roberta Bezzi, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Nevio Anno XX - n. 902 Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Gardini, Enrico Gramigna, Simona Editore: Guandalini, Giorgia Lagosti, Fabio Edizioni e Comunicazione srl Magnani, Enrico Ravaglia, Guido Sani, Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna Angela Schiavina, Serena Simoni, tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Direttore Generale: Claudia Cuppi Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani. Pubblicità: tel. 0544 408312 Illustrazioni: Gianluca Costantini. Progetto commerciale1@reclam.ra.it grafico: Gianluca Achilli, Area clienti: Denise Cavina tel. 335 Redazione: 7259872 - Amministrazione: tel. 0544 271068 - Fax 0544 271651 Alice Baldassarri, redazione@ravennaedintorni.it amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola
In fondo, basta cambiare nome
Poste Italiane spa - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB
- Non più Movimento 5 Stelle, che sembrerebbe quello che diceva mai con il Pd, mai con il partito di Bibbiano, eccetera. Meglio a questo punto Movimento X Stelle, che così ci si può alleare non solo con il Pd, ma pure con il Pri e i renziani. - Non più Italia Viva, ma più semplicemente Partito Fagnani, che “magari qualcuno che mi vuole bene si dimentica che sto con Renzi”, pare abbia detto appunto l’assessore Roberto Fagnani, poco prima di fuggire per il Sudamerica senza lasciare tracce. - Non più Emanuele Panizza, verrebbe da dire. Ma ormai è tardi, la frittata è fatta. Si può anche cambiare nome, ma resterà per sempre quello che si è candidato a sindaco per il Movimento dei “no vax” e dei “no 5G”. Mi dispiace, dovevi pensarci prima.
4 / POLITICA RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
AMMINISTRATIVE 2021 TURISMO/1 Gli albergatori al sindaco: «Ecco come utilizzare la tassa di soggiorno»
M5s, prove di alleanza con il Pd: «Per disegnare insieme a De Pascale un nuovo futuro per Ravenna» I grillini dopo la svolta dell’ex premier Conte: «Pronti a sederci al tavolo» Il segretario dei Democratici: «Novità importante». Incognita Italia Viva «Dopo le parole di Giuseppe Conte sul nuovo corso del Movimento 5 Stelle, crediamo che sia arrivato il momento di portare avanti con decisione anche a livello locale il confronto con le forze progressiste presenti sul territorio, e in particolare con il Partito democratico». Lo dichiarano in una nota inviata alla stampa Silvia Piccinini, capogruppo regionale dei 5 Stelle, e Marco Maiolini, consigliere comunale a Ravenna del Gruppo Misto, tra i punti di riferimento in città del Movimento, annunciando di voler presto sedersi a un tavolo con il sindaco uscente Michele de Pascale in vista di una possibile alleanza nella coalizione di centrosinistra alle elezioni di Ravenna, in programma in ottobre. L’obiettivo dei grillini è quello di «disegnare insieme (a De Pascale, ndr) un nuovo futuro per la città, partendo proprio dagli obiettivi indicati dall’ex premier Conte. Obiettivi che abbiano come comune denominatore l’innovazione e una transizione ecologica equa, giusta e solidale, e che devono essere il vero motore dei prossimi anni di governo, in Italia come nelle nostre città». Piccininin e Maiolini chiedono un dialogo «sui temi che riteniamo essere di fondamentale importanza per la città, a partire da una mobilità sempre più sostenibile, al settore energetico su cui sarà importante ricercare una visione comune nell’ottica di una transizione verso la decarbonizzazione dettata dal neonato Ministero della transizione ecologica che riesca a tenere insieme ambiente lavoro e sviluppo, ad una nuova progettazione urbanistica del territorio, sempre più volta alla riqualificazione e all’efficientamento del patrimonio edilizio». Non si è fatta attendere la replica del Pd, con il segretario provinciale Alessandro Barattoni che parla di «novità importante per il Partito Democratico». «Oltre alla positiva esperienza di governo, la campagna elettorale congiunta e il buon lavoro della giunta di Faenza - continua Barattoni -, il dialogo sempre più costruttivo in consiglio comunale a Ravenna sono fatti politici rilevanti e per noi importanti e che pongono le
Emanuele Panizza e (a destra) Marco Maiolini del Gruppo Misto in consiglio comunale a Ravenna: il primo si è candidato a sindaco con i 3V; il secondo sta cercando di traghettare il Movimento 5 Stelle nel centrosinistra
basi per un dialogo e un confronto. Per questo apprezziamo la volontà di cercare una visione comune sui temi dell'innovazione, mobilità sostenibile e transizione verso la decarbonizzazione che insieme a quello del lavoro e dell’occupazione e al rafforzamento del sistema sociosanitario sono alcuni dei più importanti sui quali vogliamo confrontarci con tutte le forze civiche e politiche disponili a sostenere insieme a noi Michele de Pascale». Tra le prime reazioni a un possibile accordo Pd-M5s, quella del primo (e finora unico) candidato sindaco grillino di Ravenna, Pietro Vandini, oggi coordinatore locale di Italia in Comune, che dice no a quello che definisce un «minestrone raccogli voti», attaccando ancora una volta il Movimento - da cui è uscito anni fa in aperta polemica -, considerato «sbriciolato» a livello locale. Soddisfazione invece dall’assessore Gianandrea Baroncini, esponente di Ravenna Coraggiosa, che invita a costruire insieme «un’alleanza dello sviluppo sostenibile a Ravenna e nel Paese». Più critico il Pri, con il vicesindaco Eugenio Fusignani che ribadisce l’impegno per il settore Oil&Gas, mentre resta l’incognita legata a Italia Viva, con Renzi che esclude possibili alleanze con i 5 Stelle. A Ravenna il coordinatore (e assessore) Roberto Fagnani ha però già sottoscritto una sorta di accordo per sostenere nuovamente De Pascale...
TURISMO/2
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Come rilanciare il turismo dopo un anno di pandemia? I presidenti di Federalberghi e Assohotel di Ravenna, rispettivamente Raffaele Calisesi e Filippo Donati, dopo un confronto con gli associati hanno individuato una serie di proposte su come utilizzare i proventi dell’imposta di soggiorno, formalizzate attraverso una lettera inviata a sindaco e assessore al Turismo del Comune. Tra le richieste, un supporto economico per migliorare i collegamenti con gli aeroporti di Forlì e Bologna, promuovendo il brand “Ravenna e le sue spiagge” in tutte le destinazioni dei due scali ( e di quello di Rimini) e anche terminando le installazioni di segnaletica di promozione turistica su autostrade e principali vie di accesso; la realizzazione di un sito informativo in chiave turistica per promuovere gli eventi più rilevanti; rafforzare i periodi di bassa stagione con verie iniziative. E ancora, gli albergatori chiedono una particolare attenzione al decoro urbano «sotto il profilo della gestione delle aree verdi e della raccolta rifiuti» e di «favorire nelle assegnazioni dei contributi dell’amministrazione comunale quelle iniziative che si prefiggono l’animazione serale della città e dei lidi, mediante il coinvolgimento dei giovani che possano esibirsi in piccoli concerti o attività d’intrattenimento», suggerendo perfino un algoritmo «che preveda numero di visitatori/ospiti ed altri dati che ne riportino il “peso” turistico». Nella lettera viene inoltre chiesto di «effettuare annualmente interventi di manutenzione dell’arredo pubblico, dei marciapiedi, delle piste ciclabili nella città e nei lidi». La lettera segnala poi nel dettaglio gli interventi ritenuti urgenti in vista della prossima stagione proprio nei lidi ravennati.
IL COMUNE REGALA UN QUADERNO DI VIAGGIO AI VISITATORI DI RAVENNA Un quaderno di viaggio da colorare, su cui prendere appunti o disegnare: è il nuovo contenuto creativo realizzato dall’Ufficio Turismo del Comune di Ravenna. Il quaderno ripercorre con sette personaggi le “Vie di Ravenna”, il progetto coordinato di accoglienza turistica della città, dalla cartellonistica al nuovo portale. Si tratta di Sant’Apollinare per le vie dei Monumenti Unesco, Teodora per le vie del Mosaico, Augusto per le vie dell’archeologia, Dante per le vie di Dante, Byron per le vie dei Poeti, uno chef per le vie del Gusto, l’airone cenerino per le vie della Natura. Si tratta - ha spiegato l’assessore Costantini - di un ricordo omaggio, un messaggio di benvenuto per coloro che decideranno di conoscere Ravenna con una visita guidata o un soggiorno nelle strutture ricettive. Il progetto e le illustrazioni sono state curate da Ahmet Poljac. Info e prenotazioni visite guidate su www.ravennaexperience.it o telefonicamente al 0544.482838.
ECONOMIA / 5 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
DATI/1
Nel registro delle imprese della provincia ci sono anche 63 startup In 17 si sono iscritte nel corso del 2020 Una su quattro produce software
Le startup con sede in provincia di Ravenna a fine dicembre 2020, iscritte nella sezione speciale a loro dedicate nel Registro delle Imprese, erano 63 di cui ben 17 iscritte nel 2020. Un anno prima erano 64. Rappresentano quasi il 7 percento del totale regionale e lo 0,53 percento di quello nazionale. Possono ottenere lo status di startup, le società di capitali costituite da meno di cinque anni, con fatturato annuo inferiore a cinque milioni di euro, non quotate ed in possesso di determinati indicatori relativi all’innovazione tecnologica previsti dalla normativa nazionale vigente; possono essere organizzate anche in forma cooperativa e devono avere come oggetto sociale, esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. I vantaggi sono molteplici: minori oneri per la costituzione, rapporti di lavoro subordinato di più semplice attuazione, credito di imposta per ricerca e sviluppo, incentivi all’investimento, raccoltadiffusa di capitali di rischio tramite portali online. A Ravenna le startup rappresentano lo 0,8 percento del numero complessivo delle società di capitale registrate. Per quanto riguarda l'attività svolta, la maggior parte predilige, come a livello nazionale, il settore dei Servizi alle imprese, pari a quasi tre quarti del totale provinciale. Tra le attività più frequenti per le startup innovative si rileva la produzione di software (27%) e la ricerca scientifica e sviluppo (16%). Come forma giuridica, predominano le società a responsabilità limitata (94%). In provincia di Ravenna, i comuni con la maggior consistenza di startup sono il capoluogo con 21, subito seguito da Faenza con 20. Guardando alla composizione della compagine sociale, a Ravenna il 14,3% sono imprese a prevalenza femminile, ossia startup in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne e quasi il 13% sono invece a prevalenza giovanile (quote e cariche in maggioranza ad under 35). Il 6,3% del totale delle startup sono imprese a titolarità straniera. Il 17,5% delle imprese innovative ravennati è depositaria o licenziataria di alcune tipologie di privativa industriale (brevetti) oppure titolare di software registrato, così pure il 17,5%, è ad alto contenuto tecnologico, cioè sviluppa e commercializza esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. A livello italiano le startup iscritte al 31 dicembre 2020 erano 11.899; tra le circa 370 mila società di capitali costituite in Italia negli ultimi cinque anni e ancora in stato attivo, il 3,2% risultava registrata come startup innovativa alla data della rilevazione. Analizzando la distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative (3.218, pari al 27% del totale nazionale).
DATI/2 Economia dell’acqua: il settore cresce e ora conta 2.638 aziende Sono all’incirca 2.638 le imprese ravennati dell’economia dell’acqua (filiera ittica; industria delle estrazioni marine; filiera della cantieristica; movimentazione di merci e passeggeri; servizi di alloggio e ristorazione; attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale; attività sportive e ricreative), pari al 6,9% del totale. Una forza imprenditoriale che cresce rispetto al resto dell’economia, grazie ad una variazione negli ultimi sette anni di circa l’8%, a fronte di una flessione del totale delle imprese, nello stesso periodo, del -6%.
PORTO
TRAFFICO MERCI: PRIMO BIMESTRE IN CALO DEL 3,4 PERCENTO MA STIME POSITIVE PER MARZO Le statistiche dello scalo ravennate: a febbraio ottimi risultati per i materiali da costruzione. I container hanno il segno più Dopo il dato positivo di dicembre, un più dieci percento rispetto allo stesso mese dell’anno prima ma non sufficiente a salvare il 2020 che si è chiuso con meno 14,7, il 2021 torna a registrare dati negativi per il traffico merci del porto di Ravenna. Il primo bimestre del 2021 ha registrato una movimentazione complessiva pari a 3.697.510 tonnellate, in calo del 3,4 percento rispetto lo stesso periodo del 2020; gli sbarchi e gli imbarchi sono stati, rispettivamente, pari a 3.114.431 (4,8%) e a 583.079 (+5,3%) tonnellate. Il mese di febbraio, in particolare, ha movimentato complessivamente 1.782.241 tonnellate, in calo del 10,3% rispetto al mese di febbraio 2020. Analizzando le differenti tipologie di merci si vede che nel periodo gennaio-febbraio 2021, rispetto ai primi due mesi dello scorso anno, le merci secche – con una movimentazione pari a 3.051.796 tonnellate – sono calate dell’1,8% e, nell’ambito delle stesse, le merci in container presentano un calo del 4,0% mentre le merci su rotabili del 5,8%. Le prime stime per il mese di marzo prospettano una inversione di tendenza, tale da riportare in positivo il risultato del primo trimestre 2021 sia nella movimentazione complessiva che in molte categorie (concimi, materiali da costruzione, petroliferi e combustibili). Per quanto riguarda le categorie merceologiche il mese di febbraio ha registrato un ottima performance sia nei materiali da costruzione, con quasi 420mila tonnellate movimentate (+32,8%), sia nelle materie prime ceramiche, con circa 370.000 tonnellate movimentate (+ 33%). Anche per i contenitori il primo bimestre del 2021 si chiude in positivo, con 32.547 TEUS (+1,8% sullo stesso periodo 2020), anche se il mese di febbraio (16.766 TEUs) ha registrato un calo del 7,2% rispetto lo stesso mese del 2020, ma le prime stime per il mese di marzo prospettano per i contenitori un’ottima performance, superiore ai 20.000 TEUs, prospettando con la chiusura del primo bimestre del 2021 il ritorno – se non il superamento – ai volumi del 2019 ante pandemia. Si segnala anche la partenza da Ravenna di un treno di coils dallo stabilimento Marcegaglia dal carico “record” in Italia (per il peso trasportato di 2500 tonn e 31 carri), destinato a divenire la modalità ordinaria per DB Cargo Italia, confermando l’importanza della modalità ferroviaria per la competitività dello scalo.
CONDOMINIO
Fondo di solidarietà in condominio Se l'assemblea condominiale decide di porre rimedio agli squilibri di bilancio causati dal mancato pagamento delle proprie quote da parte dei condomini morosi, istituendo un fondo di riserva che consenta all’amministratore di fronteggiare le spese correnti, è illegittimo che i condomini vi concorrano su base paritaria, quindi versando tutti il medesimo importo, occorre fare riferimento ai millesimi di proprietà. Il chiarimento è della Corte di Appello di Catanzaro, che si è espressa sulla questione con la sentenza n. 1542 del 24 novembre 2020. Nella sentenza viene spiegato come la ripartizione delle spese condominiali debba necessariamente avvenire secondo i criteri di proporzionalità fissati dall'art. 1123 c.c., derogabili solo all'unanimità e, pertanto, non sia consentito all'assemblea, deliberando a maggioranza, di ripartire tra i condomini non morosi il debito delle quote dei condomini morosi. Tuttavia vi può essere una “effettiva e improrogabile urgenza” dell'amministratore di avere a disposizione somme per la gestione dei beni e dei servizi comuni, come nel caso di azione esecutiva avviata dal creditore del condominio. In questo caso è consentita una deliberazione assembleare a maggioranza per la costituzione di un fondo cassa specifico, per evitare danni ben più gravi nei confronti di tutti i condomini che sono esposti dal vincolo di solidarietà passiva. In seguito, dopo aver identificato gli insolventi e recuperato dagli stessi quanto dovuto per le quote insolute e per i maggiori oneri connessi, avverrà la restituzione di quanto versato per il fondo di solidarietà in misura proporzionale alle rispettive quote millesimali.
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6 / ECONOMIA RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
INFRASTRUTTURE
«In via Canale Molinetto è meglio alzare la ferrovia invece di abbassare la strada» La proposta dell’ingegnere Brini che progettò il vicino sottopasso di viale Europa: «Si possono portare i binari a 5 metri di altezza per scavare solo un metro e avere una viabilità migliore»
Veduta aerea del passaggio a livello in via Canale Molinetto
Il passaggio a livello come si presenta oggi
Viale Europa passa sotto a due binari e via dei Poggi
Invece di scavare per abbassare la strada, sarebbe meglio fare nire penalizzata: successe sulla Faentina oltre trent’anni fa, è un rilevato per alzare la ferrovia. L’ingegnere civile Ezio Fedele successo più recentemente a Russi». Per spiegare il dualismo tra Brini, con una lunga esperienza nella progettazione e nel col- binari e asfalto, l’ingegnere attinge all’ironia: «I profili altimelaudo di grandi infrastrutture viarie tra cui anche un lotto del- trici viari e la sezione stradale in genere vengono rispettati col’alta velocità Bologna-Milano, boccia la soluzione scelta dalle me il tacchino il giorno del Thanksgiving, poiché essendo gli istituzioni per eliminare il passaggio a livello in via Canale Mo- “interessi” di strada e ferrovia contrapposti, il vaso di coccio, linetto a Ravenna. E la bocciatura arriva dal professionista che quando progetta e paga Rfi, è la strada». Nel caso di Canale Moha realizzato un’opera simile sulla stessa linea ferroviaria due linetto, in effetti, Rfi mette dieci milioni di euro. Gli altri cinque km più a sud: il sottopasso di viale Europa con tre ponti distinti vengono da Ap. Con lo stesso budget, Brini calcola che si potrebbe eseguire la soluzione con il rilevato, (due ferroviari e uno stradale). «stando al capitolato di spesa di Rfi per alLa soluzione con i binari rialzati La scelta ufficiale: in totale tri interventi simili». rispetto al piano campagna, se«Le mie preoccupazioni – dice Brini – socondo Brini, non ha ostacoli tecstrada larga 8 metri no sorte quando ho visto riportate alcune nici e per molti aspetti è da consimisure: larghezza del sottovia carrabile 8 derare migliore di quella che invePer eliminare il passaggio a livello di via metri (quello di viale Europa è 17, ndr), ce intendono realizzare Comune, Canale Molinetto a Ravenna è prevista con due corsie da tre metri. Il decreto miniRfi e Autorità portuale (il progetto la realizzazione di due sottopassi, uno steriale del 2001 sulle norme funzionali e è in conferenza dei servizi) dove è stradale e uno ciclo-pedonale. Il sottogeometriche per la costruzione delle strade la strada a scendere di circa cinpasso stradale è costituito da un monolite in cemento armato per una lunnon prevede la sezione da 8 metri: la più que metri in uno squarcio in pieghezza di 12,8 metri, largo all’interno 8 piccola prevede due corsie da 3,25 metri e no centro cittadino fra palazzi e metri, alto 5,6 metri. Per i veicoli invece due banchine da un metro. Ma in ambito case. Anzi, secondo l’ingegnere, ci saranno a disposizione due corsie larextraurbano. La pendenza indicata della la soluzione che si sta impostando ghe tre metri (marciapiede da un metro strada è dell’8 per cento, suppongo quella non sarebbe nemmeno del tutto su ambo i lati) con velocità consentita media. Siamo sicuri di non fare una pista conforme alle disposizioni del Cosarà tra i 40 e i 60 km orari e la previsioda discesa libera?». dice della Strada. ne di una portata massima per corsia di E allora Brini ha preso carta, penna e le Il ragionamento di Brini parte 800 veicoli l’ora. La lunghezza totale altimetrie dei lavori di viale Europa e si è da quanto visto con i propri occhi dell’opera è di 170 metri. divertito a cambiare approccio: «Dove sta in carriera: «Sono vecchio ma ho Il progetto stradale prevede che subito scritto che la migliore risposta sia la scelta ottima memoria, so per esperiendopo l’incrocio con via Rubicone la secca di un tombino a rischio allagamento za che i ferrovieri, quando progetstrada si abbassi altimetricamente, pastutte le volte che piove?». La prima cosa è tano intersezioni sia in sotterrasando sotto i binari per poi ritornare in stata verificare se, alzando il piano del ferneo che in aereo, guardano con quota in modo da garantire l’intersezioro per consentire l’attraversamento del più attenzione a dove passa il trene con Circonvallazione Piazza D’Armi Molinetto, si rispettavano i parametri di no per ovvia deformazione profese via Bellucci. Rfi per le pendenze percorribili dai convosionale. Dato che il metro non è gli: «Ho preso come punti fissi le quote del elastico, di solito è la strada a ve-
PARTECIPAZIONE È nato un comitato tra i residenti nel quartiere Si è costituito un comitato cittadino denominato Rubicone-Molinetto-Cesarea con lo scopo di tutelare il benessere e la salute ambientale del vasto circondario cittadino circostante alle tre vie di Ravenna nella prospettiva della costruzione del sottopasso ferroviario al posto dell’attuale passaggio a livello tra le vie Canale Molinetto e Destra Canale Molinetto. I fondantori sono 22 cittadini, Elisabetta Forlivesi è la presidente. Per info sottopassocanalemolinetto@gm ail.com. Il comitato si propone di agire in sinergia con il comitato di zona Poggi-Antica Milizia, sul cui ambito territoriale si riflettono le stesse problematiche.
Un esempio di rilevato ferroviario che alza i binari di alcuni metri rispetto al piano campagna della linea tra Bagnacavallo e Lugo
ferro in stazione e su viale Europa, rispettivamente 10 metri e 12,48 sul livello del mare e distanti fra loro 2.068 metri. Sovralzando di 5 metri i binari della linea Ravenna-Rimini nel punto in cui incrociano via Canale Molinetto avremmo pendenze del 6,22 per mille fra stazione e Molinetto e 1,99 per mille fra Molinetto e viale Europa, molto meno di quelle ammesse, ossia 21 per mille per le linee merci e 35 per mille per le linee ordinarie. Lo stesso discorso vale anche per il raccordo Sapir i cui binari scavalcano viale Europa a quota 9,44 e quindi si raccorderebbero con una pendenza inferiore al 5 per mille». Ma tutto questo che vantaggi porterebbe? «Consentirebbe di avere una sezione decente della strada in via Canale Molinetto e per avere un sottopasso con un’altezza interna di cinque metri sarebbe sufficiente scavare un metro rispetto all’attuale livello della strada». Ma non solo. Secondo Brini così facendo si potrebbe eliminare anche il passaggio a livello di via Candiano con un manufatto di 3,2 metri di altezza interna. Fin qui i vantaggi strutturali. Non mancherebbero quelli operativi: «Questa soluzione avrebbe anche il potere di disinnescare il vincolo della presenza di una condotta di Romagna Acque sotto i binari di via Molinetto, incoscientemente autorizzata anni fa, e causa della rachitica sezione stradale proposta oggi da Rfi». Il tecnico poi porta un esempio recente: «Lavis è un comune di meno di diecimila abitanti in provincia di Trento. Tre anni fa ha inaugurato l’interramento della linea ferroviaria a doppio binario per oltre 700 metri, liberando il centro dai due passaggi a livello preesistenti e ricucendo le due parti di città. Spesa: poco più di 14 milioni di euro. A Ravenna non si potrebbe fare perché la falda acquifera è alta, però si potrebbe fare quello che ho descritto sopra. Altrimenti a volte è meglio niente che piuttosto». Andrea Alberizia
«I calcoli dicono che si possono rispettare le pendenze massime»
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8 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
L’INTERVISTA
«AstraZeneca contestato per ignoranza scientifica, anche prendere un aereo può causare trombosi...» Il ravennate Giacomo Farneti fa parte della task force Covid-19 istituita l’anno scorso dal Governo e svolge attività di ricerca e monitoraggio per l’Istituto Superiore della Sanità: «Immunità di gregge solo a fine anno» di Luca Manservisi
Il 34enne ravennate Giacomo Farneti, responsabile sanitario di Santa Teresa, è membro della task force Covid 19 istituita l'anno scorso dal ministro per l'Innovazione tecnologica in collaborazione con quello della Salute e l'Istituto Superiore della Sanità, per cui tra l’altro svolge attività di ricerca e monitoraggio. Lo abbiamo intervistato per fare il punto sulla campagna vaccinale. Sul sito dell’Iss, con cui collabora, è presente una vera e propria guida sulle fake news diffuse in questi mesi sui vaccini. Cosa ne pensa? «Sono convinto che siano state create e costantemente alimentate dalla disinformazione, intesa come erogazione di informazioni quasi mai complete, ma spesso ritagliate ad hoc al solo scopo di raccogliere pubblico anziché sensibilizzare e comunicare realmente ai cittadini». Perché, in ogni caso, funzionano? «Perché paradossalmente le persone hanno bisogno comprensibilmente - di sicurezza, di certezze. Ma spesso dimenticano la storia, da dove veniamo e soprattutto come siamo arrivati a questo punto. Le scelte in ambito sanitario, di prevenzione e di cura, sono state storicamente drastiche, talvolta penalizzanti, ma il rapporto tra rischio e beneficio è estremamente reale quando si parla di farmaci. Siamo riusciti a eliminare il vaiolo con un vaccino pericolosissimo - 1 caso grave ogni 10mila mi pare -, il vaccino antipolio provocava poliomelite - credo 1 caso ogni 500mila - eppure hanno aderito tutti. A mio avviso, l'unico vero modo per avere chiarezza è attraverso l'impegno unico e capillare delle istituzioni e dei canali comunicativi, evitando così “isterie” di massa». A proposito di isterie, come valuta le sospensioni ai danni del vaccino AstraZeneca? «È stato "messo in croce" per pura ignoranza scientifica. Il vero problema è rappresentato dal fatto che le agenzie e le organizzaioni che associano gli effetti collaterali al solo vaccino AstraZeneca non sono indipendenti e l'unico "difetto" che ha questo vaccino è forse il costo: 1,78 euro contro i 12 del Biontech/Pfizer o i 18 dollari del Moderna. Nessuno vuole risparmiare sulla salute dei cittadini, ma occorre conoscere bene i dati scientifici prima di emettere sentenze». E le reazioni avverse di cui si parla? «In farmacologia sono sempre esistite e le statistiche correlate ai rischi-benefici sono e rimarranno sempre il punto cardine di ogni terapia. Esistono farmaci per curare la prostata che hanno come "effetto collaterale" una maggiore crescita dei capelli, un farmaco antidepressivo molto noto può causare erezione spontanea negli uomini, un farmaco topico contro l'acne può causare al contrario depressione o addirittura psicosi. La famosissima tachipirina così come l’aspirina hanno effetti collaterali noti gravissimi, ma non per questo le persone hanno smesso di assumerle. Prendere un aereo può causare complicanze fatali di trombosi allo 0,05 percento dei viaggiatori ma non per questo abbiamo paura di volare». Lei farebbe AstraZeneca, dunque. «Io mi sono vaccinato il 6 gennaio con Pfizer ma personalmente accetterei ed esprimerei il consenso di fronte a qualsiasi vaccino esistente. In questo momento la soluzione rimane, a mio parere, solo una: responsabilizzarci e, con fiducia nella scienza, essere consapevoli dell'importanza della vaccinazione». Dati alla mano, quali sono i rischi dei vaccini? «In italia abbiamo 3,5 milioni di dosi somministrate e un rapporto di 0,0003 percento di decessi (tra l'altro non si considerano le comorbilità preesistenti negli ultra 80enni o le patologie non note ai pazienti stessi) che possono assolutamente contribuire agli effetti collaterali (anche se statisticamente non vengono comprese nei dati) o
di 0,002 percento di effetti collaterali gravi: credo che meno rischi di così non sia possibile». È possibile invece avere qualche risposta in più sull’efficacia dei vaccini? E su quanto potrebbe durare nel tempo la copertura? «I vaccini attualmente esistenti non offrono l'immunità totale. Purtroppo i dati epidemiologici e scientifici che quotidianamente vengono pubblicati ci indicano una mutazione costante dell'infezione, non sempre in peggio. Il virus Sars-Cov-2 non è un agente patogeno "immobile" esattamente come il virus influenzale stagionale. A mio parere, dai dati pubblicati finora, si evince la previsione di una vaccinazione annuale che offra una copertura ottimale. Io stesso ho eseguito test ad operatori sanitari che si sono offerti disponibili ad eseguire l'analisi per il dosaggio degli antircorpi IgG neutralizzanti e i dati raccolti, seppur in minima parte, fanno riflettere: ad esempio, due pazienti dello stesso sesso - in assenza di patologie note - dopo la seconda dose di vaccino ricevuto hanno sviluppato anticorpi in quantità estremamente differenti (la prima 7.400 unità/ml, la seconda più di 220.000) e allo stesso tempo un’operatrice che aveva ricevuto la prima dose, contagiata e poi guarita, ha sviluppato una quantità di anticorpi inferiore a 5.000 unità/ml. Con questo non si deve assolutamente considerare il vaccino inutile o inefficace ma occorre considerare ogni soggetto vaccinato nella sua unicità fisiologica e considerare anche i guariti Covid come pazienti da vaccinare». I dati dei contagi e dei morti sono ancora elevati, a distanza di alcuni mesi dall’inizio della campagna di vaccinazione: quando si potranno vedere i primi effetti concreti? «In realtà sono già visibili e sotto i nostri occhi da tempo. L'unico problema è rappresentato dal fatto che si possono raccogliere "facilmente" dati riguardo le nuove positività ma con meno facilità si può calcolare il mancato
«I dati attuali fanno pensare a una copertura di un anno Vanno vaccinati anche i guariti»
contagio di un paziente». In Israele con il 55 percento dei vaccinati sembra si stia tornando alla normalità, o quasi. Quando si potrebbe riuscire a raggiungere un risultato del genere in Italia? «Raggiungere la "normalità" in realtà significherebbe avere il 100 percento della popolazione vaccinata e, per questo, "sicura" da un punto di vista epidemiologico. Occorre tuttavia considerare un dato fondamentale: l'indice e valore R0, ovvero il tasso di riproduttività della malattia che per questa pandemia non è stato possibile calcolare. Detto questo, la potenziale riapertura non può essere legata alle vaccinazioni ma all’andamento dell’epidemia, ovvero piu vaccini e meno contagi. Come esempio si può considerare il crollo di positività nel personale sanitario dopo la vaccinazione di massa». E quando riusciremo allora a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge? «Di certo solo attraverso un impegno e uno sforzo maggiore di quello fatto finora, anche se ritengo utile impegnarci prima di tutto nella vaccinazione come scopo preventivo, nei confronti di determinati tipi di pazienti. In considerazione del fatto che per questa pandemia si potrà ottenere l’immunità dopo la somministrazione di entrambe le dosi (per i vaccini che le prevedono) è possibile che occorra attendere la fine dell’anno». Saranno sufficienti le dosi? «Innanzitutto va chiarito che senza AstraZeneca (al momento di andare in stampa è comunque arrivato il nuovo via libera da parte dell’Ema, ndr) il nostro piano vaccinale nazionale è praticamente nullo. Arrivando ai numeri, anche al netto della nuova fornitura annunciata da Pfizer, dalla tabella del ministero emerge con chiarezza che in teoria, entro il quarto trimestre di quest'anno, potremmo essere effettivamente in grado di vaccinare tutti i 51 milioni di italiani over 16, contando su 40,1 milioni di dosi di AstraZeneca (sempre se la popolazione non si rifiuta), 40,5 milioni di Pfizer e 21 milioni di Moderna, per un totale di oltre 100 milioni di dosi bastanti per le due immunizzazioni». Sarebbe stato giusto, come dice provocatoriamente qualcuno, partire con le vaccinazioni da chi lavora, da chi si muove, proteggendo solo indirettamente i più anziani? «La creazione di un piano vaccinale nazionale implica una quantità di elementi differenti e fondamentali. I primi dati scientifici pubblicati ad inizio 2020 dimostravano una altissima percentuale di contagiati tra i pazienti con età superiore a 70 anni, che ovviamente sviluppavano una sintomatologia grave e complessa. La mutazione del virus, se si comprendono le famose "varianti", ha implicato recentemente l'aumento dei contagi anche nella popolazione giovane. Questo però non annulla le considerazioni in merito al fatto che in italia la maggior parte della popolazione ha un età superiore a 60 anni e questo - accompagnato dalle comorbilità (la coesistenza di più patologie nello stesso soggetto, ndr) preesistenti o potenziali proprie di un anziano - determina l'importanza di vaccinare in maniera prioritaria la popolazione con l'età avanzata». Cosa ne pensa del dibattito sulle riaperture? E sulla ripartenza della scuola in presenza? «Il mio ruolo sanitario esula da competenze organizzative specifiche in tema di riaperture di esercizi commerciali o scuole. Rimango fermo del parere che - in assenza di una reale e concreta cultura ed educazione sanitaria avremo sempre e continuamente problematiche differenti sotto tutti gli aspetti della nostra vita. Le scuole e in generale l’istruzione rappresentano un punto cardine della nostra società, forse come gli ospedali e forse come gli esercizi commerciali...».
PRIMO PIANO / 9 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
CAMPAGNA VACCINALE
Dopo gli insegnanti in ambulatorio, ora i medici di base a domicilio per il farmaco ai pazienti a letto Il presidente dell’Ordine sul caso del medico “no mask”: «È in corso una procedura disciplinare secondo modi e tempi previsti» Mentre da oltre un mese stanno portando avanti la distribuzione del vaccino anti-Covid al personale scolastico con il siero Astrazeneca inoculato negli ambulatori, ora i medici di base si preparano a fornire un ulteriore contributo alla campagna di immunizzazione con la somministrazione del farmaco a domicilio ai pazienti allettati più gravi, quelli per i quali sarebbe necessaria un’ambulanza per il trasporto a un punto vaccinale sul territorio. «Se pensiamo che l’obiettivo è la copertura universale e tutti gli over 18 dovrebbero essere vaccinati – commenta il dottor Stefano Falcinelli, presidente provinciale dell’Ordine dei medici a Ravenna –, non si può prescindere dalla capillarità dei medici di medicina generale. Siamo chiamati a fare la nostra parte e non ci tireremo indietro. L’importante è poter contare sulla disponibilità di un farmaco su cui ci siano pareri definitivi». Il riferimento è proprio al preparato anglo-svedese che all’inizio di aprile è finito di nuovo al centro di un’osservazione da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) per alcuni rari eventi avversi tra chi lo aveva ricevuto. «I dati tedeschi, ad esempio, parlano di 31 casi su 2,7 milioni di persone – commenta Falcinelli –. Eppure le iniziative non sempre univoche da parte di diverse istituzioni hanno alimentato l’incertezza fra la popolazione. Un ulteriore parere dell'Ema del 7 aprile esclude restrizioni sul vaccino Astrazeneca in quanto i benefici superano i rischi; confidiamo che sia quello definitivo perché sono le fonti ufficiali le uniche da te-
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nere in considerazione». Lo studio medico in cui lavora anche Falcinelli ha visto 350 persone vaccinate, di cui duecento con il lotto che venne sospeso all’inizio di marzo, e nessuna conseguenza che andasse oltre cefalee e febbre come previsto. La garanzia di poter usare ancora Astrazeneca sarà fondamentale quando tra maggio e giugno andrà fatto il richiamo per la seconda dose al personale scolastico. Per il servizio a domicilio si farà ricorso al preparato di Moderna: da ogni fiala si ricavano undici dosi da somministrare entro sei ore dall’apertura: «Sarà necessario organizzare con cura le operazioni logistiche, muovendoci in due per garantire il periodo di osservazione dopo l’iniezione». Dalla vigilia di Pasqua è ricoverato al reparto di Malattie infettive il dottor Luca Graziani, medico di base che intervistammo a inizio marzo quando manifestò tutte le sue perplessità sulla necessità di ricorrere all’uso delle mascherine e si disse contrario al vaccino per il Covid. L’Ordine ha avviato un’istruttoria non ancora conclusa: «Umanamente faccio i miei auguri a Graziani perché guarisca prima possibile. Per l’aspetto disciplinare invece posso dire che abbiamo messo in atto tutte le procedure necessarie nei tempi, nelle forme e nei modi indicati dalle leggi istitutive. Se ci sono accuse di presunte violazioni deontologiche, è giusto avere il tempo per difendersi; in uno Stato di diritto funziona così. E non credo che un mese di tempo sia un intervallo incompatibile con la delicatezza delle procedure». (and.a.)
IL CASO
IN OSPEDALE CON POLMONITE DA COVID IL DOTTORE CHE SI ERA DICHIARATO CONTRARIO A MASCHERINE E VACCINO Oltre duecento assistiti sono sotto osservazione La nostra intervista (pubblicata sul numero 897 dello scorso 4 marzo) aveva fatto discutere in città e non solo, tanto da rendere in poche settimane il dottor Luca Graziani una sorta di personaggio pubblico, finito pure su La Zanzara, il celebre programma di Radio 24. A fare discutere erano state le sue prese di posizione contro mascherine e vaccini anti Covid, essendo un medico di base con (affollati) ambulatori a Ravenna e Mezzano. Non un negazionista del virus, di cui aveva messo in luce anche la pericolosità, ma sicuramente una voce fuori dal coro. Fa notizia, quindi, che dal sabato prima di Pasqua sia ricoverato nel reparto Malattie infettive dell’ospedale di Ravenna proprio a causa del Covid, come ha riportato il 6 aprile scorso il Corriere Romagna. Con una polmonite bilaterale, come ci dice direttamente il dottor Graziani in un messaggio su Whatsapp, in cui risponde anche alla nostra domanda sul perché non abbia funzionato la terapia casalinga di cui aveva parlato nel nostro articolo (in cui aveva, in particolare, invitato a curare il Covid «con l’aspirina fin dai primi sintomi, con cortisone e idrossiclorochina. E poi antibiotici, macrolidi, vitamina C, eparine a basso peso molecolare»): «Probabilmente – ci scrive – si tratta di una carica virale più robusta, visto che ricevo i pazienti e visito da vicino, con la mascherina, che evidentemente non è servita a nulla. A chi lavora in prima linea senza risparmiarsi capita di ammalarsi, e forse anche di morire…». L’Ausl ha avviato un’indagine epidemiologica per contattare gli ultimi pazienti che aveva visitato, circa 200 persone. Mentre nei suoi confronti si era già attivato l’ordine dei medici per una possibile sanzione disciplinare.
10 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
LA CAMPAGNA/1
Pronte altre 11.700 dosi di Pfizer Vaccinazioni fino a mezzanotte Appuntamenti serali per il personale sanitario. Al Pala De Andrè servono 42 persone per mantenere operativi 8 box per dieci ore al giorno: assunti specializzandi. In caso di rinunce l’Ausl anticipa i prenotati dei giorni successivi
Appuntamenti fino a mezzanotte, sedute straordinarie negli ospedali per gli addetti delle strutture, riorganizzazione degli spazi usati per le somministrazioni, nuovi contratti di durata mensile per aumentare il personale, richiami ai lavoratori della sanità che ancora non hanno assolto l’obbligo ora introdotto per legge. L’Ausl Romagna si prepara così per affrontare la fase decisiva della campagna vaccinale antiCovid. Una sola incognita: l’effettiva disponibilità di forniture dalle case farmaceutiche come annunciato dalla protezione civile e dal commissario straordinario all’emergenza. L’ultimo maxi lotto è arrivato il 7 aprile, la quantità più grande da Natale: 1,5 milioni di dosi Pfizer da distribuire lungo tutta la penisola. Nuove forniture Il 6 aprile per la provincia di Ravenna sono arrivate 11.700 dosi Pfizer. La Regione stima che entro la fine di aprile avrà a disposizione 820mila dosi in più, con un aumento del 75 percento rispetto a marzo (senza contare la possibilità di integrazioni dalla struttura commissariale nazionale). Così si dovrebbe arrivare almeno a 30mila somministrazioni al giorno rispetto alle 20mila attuali. Delle 823.500 dosi che arriveranno in Emilia-Romagna il maggior quantitativo è di Pfizer-Biontech, che può essere utilizzato anche per le fasce di età più alte e sui soggetti più a rischio (71,7 percento del totale), poi AstraZeneca (23 percento del complessivo) e Moderna.
L’Ema promuove Astrazeneca Il farmaco anti-Covid anglo-svedese è finito di nuovo sotto la lente dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) dopo gli eventi di trombosi rare segnalati in vari Paesi, soprattutto tra le donne più giovani. Ma l’Ema ha espresso parere favorevole per continuare conl’utilizzo. «Non abbiamo riscontrato particolari rimostranze dalla popolazione a cui spettava l’Astrazeneca – dice Raffaella Angelini, responsabile dell’Igiene pubblica per l’Ausl –. Le persone devono sapere che ogni caso viene valutato
dal nostro personale: usiamo Astrazeneca soprattutto per gli over 75 ma circa un 40 percento delle persone viene dirottato sul altri farmaci quando si presenta agli appuntamenti, in base alle valutazioni dei medici». Nuovo personale In Emilia-Romagna anche i medici specializzandi, a partire da quelli del primo anno di corso, potranno fare la loro parte per combattere il coronavirus, impegnandosi in prima persona per la vaccinazione dei cittadini. Ai giovani medici saranno attivati contratti di lavoro au-
tonomo o di collaborazione continuativa dalla durata massima di un mese, eventualmente prorogabili in base alle necessità della campagna. L’impegno non dovrà superare le 12 ore a settimana, così da non compromettere il regolare svolgimento delle attività formative teoriche e pratiche degli specializzandi. Gli specializzandi saranno operativi in ogni fase dell’iter vaccinale: dalla raccolta e valutazione dell’anamnesi clinica al supporto per il consenso informato, dalla supervisione medica alla preparazione e somministrazione del vaccino, fino alla supervisione dei soggetti vaccinati e la registrazione della somministrazione nel sistema informativo nazionale. Palazzetto riorganizzato Il Pala De Andrè continuerà ad ospitare il punto vaccinale principale del capoluogo provinciale. C’erano state polemiche nelle scorse settimane dopo che un consigliere comunale di opposizione aveva sollevato il caso dei costi: a parità di spazi, la struttura ravennate costava oltre il doppio rispetto a quelle delle altre due province romagnole. Ora lo spazio sotto la cupola è stato riorganizzato e sono dieci i box allestiti per la vaccinazione. Il personale impiegato in una giornata di dieci ore con 8 postazioni operative è composto da 22 infermieri, 12 medici e 8 amministrativi. Non ci sono panchinari Per arrivare all’inoculazione nel braccio, la dose di vaccino va preparata con una procedu-
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PRIMO PIANO / 11 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
PERCENTUALI La metà degli over 80 ha avuto la prima dose Tra i sanitari vaccinati tre su quattro In provincia di Ravenna il 49,7 percento della popolazione con più di 80 anni ha ricevuto la prima dose di vaccino (17.937 persone) e il 37,5 percento ha già ricevuto anche la seconda. I dati, forniti dall’Ausl, sono aggiornati al 30 marzo. Per quanto riguarda invece il personale scolastico, i vaccinati in provincia sono 5.615. Per quanto riguarda il personale sanitario, il dato dell’Ausl Romagna è che il 76 percento ha fatto il vaccino. Se si sommano le persone che hanno avuto il Covid e quindi hanno sviluppato gli anticorpi, la percentuale del personale immune (dai dottori agli infermieri passando per gli amministrativi e i veterinari) sale all’82 percento
ra specifica. Alcuni vanno scongelati e utilizzati entro poche ore. Per evitare che vadano sprecate dosi in caso di mancata presentazione delle persone con appuntamento, ogni Ausl ha introdotto una procedura. In alcuni territori si parla di lista di panchinari: un elenco parallelo da cui attingere in caso di necessità. A Ravenna invece la scelta delle autorità sanitarie è di chiamare telefonicamente persone già prenotate per i giorni successivi per chiedere di anticipare l’appuntamento. Vaccino by night Al Pala De Andrè di Ravenna la somministrazione del siero si ferma abitualmente alle 19 ma dall’8 al 10 aprile appuntamenti fino alle 23.30. Le sedute vaccinali giornaliere restano interamente dedicate alla vaccinazione delle persone anziane ed estremamente vulnerabili che, per motivi facilmente comprensibili e, come anche da indicazioni regionali, non possono essere invitate a tarda sera. Dopo le 19 invece spazio alle categorie sanitarie, iscritte agli Ordini professionali già presenti nelle liste, personale scolastico e appartenenti alle forze dell’ordine. Circa 2.500 persone in Romagna. Obbligo Anche in Emilia-Romagna è partita la complessa operazione necessaria a garantire l’applicazione dell’obbligo vaccinale anti covid19
per il personale sanitario e sociosanitario, così come prevede il decreto legge approvato dal consiglio dei Ministri il 31 marzo scorso. Con una lettera inviata agli Ordini e Collegi delle professioni sanitarie e ai gestori delle strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, la Regione chiede di ricevere entro l’inizio della settimana 12-18 aprile gli elenchi dei professionisti della sanità iscritti agli Ordini e degli “operatori di interesse sanitario” (Operatori sociosanitari, Assistenti di studio odontoiatrico, Massofisioterapisti). A quel punto sarà Bologna, attraverso l’anagrafe vaccinale regionale, a individuare chi deve ancora vaccinarsi: le Ausl riceveranno i nominativi e provvederanno a contattare le persone. Questo per i lavoratori della sanità privata. Per il settore pubblico invece la Regione ha già il quadro e dovrà solo provvedere a invitare il personale. Anche per questo sono state programmate delle sedute straordinarie di vaccinazione negli ospedali per andare incontro ai lavoratori. In caso di mancata vaccinazione, i datori di lavoro possono disporre provvedimenti. Legacoop Romagna esprime soddisfazione per la decisione del Governo: era stata la prima organizzazione a esporsi per chiedere con insistenza una norma di questo tipo. Andrea Alberizia
LA CAMPAGNA/2
DAL 12 APRILE PARTONO LE PRENOTAZIONI ANCHE PER CHI HA TRA 70 E 74 ANNI DI ETÀ Al telefono, al Cup, in farmacia o sul Fascicolo elettronico Bastano un documento di identità e il codice fiscale Da lunedì 12 aprile in tutta l’Emilia-Romagna partono le prenotazioni per il vaccino anti-Covid dei cittadini dai 70 ai 74 anni: per i nati dal 1947 al 1951 compresi sarà possibile fissare l’appuntamento utilizzando i consueti canali disponibili. Le vaccinazioni saranno effettuate nei punti vaccinali già attivi. Si può prenotare recandosi agli sportelli dei Centri Unici di Prenotazione (Cup), o nelle farmacie che effettuano prenotazioni Cup; online attraverso il Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), l’App ER Salute, il CupWeb (www.cupweb.it); oppure telefonando ai numeri previsti nella Usl di appartenenza per la prenotazione telefonica. All’atto della prenotazione, al cittadino saranno comunicati la data, il luogo dove recarsi e tutte le ulteriori informazioni necessarie. Nel caso in cui si sia impossibilitati a spostarsi o essere trasportati per effettuare la vaccinazione, ci si può rivolgere direttamente alla propria Azienda Usl. Per prenotarsi non serve la prescrizione medica: bastano i dati anagrafici nome, cognome, data e comune di nascita - o, in alternativa, il codice fiscale. «Più dosi riceviamo, più persone possiamo vaccinare, perché la macchina regionale è pienamente a regime e può arrivare a raddoppiare le oltre 20mila somministrazioni che abbiamo raggiunto - dichiara l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Come abbiamo sempre detto, la nostra priorità sono i cittadini più fragili, e l’età è indubbiamente un fattore di rischio: a metà del prossimo mese avremo terminato il primo ciclo per gli emilianoromagnoli con 80 anni o più, e allora potremo iniziare con chi ha tra i 70 e i 74 anni, mentre per gli over75 le agende per le prenotazioni sono aperte ormai da due settimane con ottimi risultati».
12 / SOCIETÀ RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
SCUOLA Ma continua la protesta in piazza Nonostante la riapertura delle scuole fino alla prima media (vedi articolo principale) continua la protesta della domenica pomeriggio in piazza Kennedy, a Ravenna. I promotori chiedono la riapertura anche delle altre classi delle medie e delle scuole superiori, dove i ragazzi sono costretti alla Dad da mesi.
Bambini e genitori all’ingresso della scuola elementare Camerani di Ravenna il 7 aprile (foto Massimo Argnani)
I bambini sono tornati nelle loro classi Con finestre aperte e «senza assembramenti» Nuove misure per la didattica in presenza, fino alla prima media anche in zona rossa Da mercoledì 7 aprile, anche in Emilia-Romagna, hanno riaperto nidi e materne, e sono tornati in aula gli alunni fino alla prima media (inclusa), come stabilito dal Governo. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha quindi firmato un’ordinanza, che recepisce l’aggiornamento del protocollo per la gestione di casi Covid-19 in ambito scolastico. Tra i punti principali dell’ordinanza la durata della quarantena di 14 giorni per i contatti stretti del minore positivo al Covid, che saranno considerati tutti gli alunni. Non i docenti, che dovranno effettuare però un test molecolare di screening. Se il caso Covid
coinvolge un docente, invece, gli alunni delle classi coinvolte sospenderanno la frequenza fino all’esito negativo di un test. Nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia, dove non è possibile evitare rapporti stretti poiché i piccoli non indossano mascherine e non sono adeguatamente distanziati fra loro, contatti stretti saranno considerati tutti i bambini compagni di sezione e il personale scolastico. L’ordinanza prevede inoltre, “in ambiti territoriali in cui vi sia evidenza di un’elevata circolazione del virus “indagini a campione” utilizzando test antigenici/molecolari. Parallelamente a tutto ciò, l’ordinanza
invita a mantenere ampia parte delle finestre aperte durante le lezioni (“anche in relazione alle attuali favorevoli condizioni climatiche), lasciando le porte aperte almeno ad ogni cambio d’ora; e ancora: “svolgere l’attività motoria esclusivamente all’aperto, nel rispetto delle norme di distanziamento interpersonale e senza alcun assembramento (è interdetto l’uso di spogliatoi interni)”. Non devono essere permessi, infine “assembramenti in occasione dei momenti di ingresso/uscita e della ricreazione, e neppure lezioni di canto e di musica con utilizzo di strumenti a fiato”.
EMERGENZA COVID L’Emilia-Romanga ora spera nell’arancione... L’Emilia-Romagna ora ci spera. La possibilità è che dopo oltre un mese di zona rossa, la regione possa tornare arancione già a partire dal 13 aprile. La decisione, come sempre, verrà presa dalla cabina di regia nazionale il venerdì precedente, 9 aprile, sulla base dei dati della pandemia. L’Emilia-Romagna può contare su un Rt inferiore all’1 per due settimane e ora anche un dato di casi ogni 100mila abitanti inferiore alla soglia limite di 250. Parametri che, con i ricoveri in terapia intensiva sotto il 50 percento, potrebbero garantire il passagigo nella zona con meno restrizioni. Rispetto al rosso, come noto, le principali novità riguardano le riaperture previste per parrucchieri, estetisti e attività di servizi alla persona, ma anche quella di tutti i negozi indipendentemente dalla categoria merceologica. In zona arancione tornerebbero a scuola anche i ragazzi di seconda e terza media (i più piccoli sono già rientrati, vedi articolo principale) e, al 50 percento, anche quelli delle superiori. Ripartirebbe anche l’attività dei centri sportivi all’aperto (sempre con allenamenti distanziati), mentre bar e ristoranti resterebbero chiuso in attesa della zona gialla. O di altre aperture mirate, promesse in queste ore dal Governo a partire dal 20 aprile.
Una storia di successo che racconta il territorio e il mercato immobiliare nel tempo e la sua evoluzione
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SOCIETÀ / 13 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
SPORT
Calcio, volley e basket ai tempi della pandemia: dalla Consar che lotta per un posto in Europa al Ravenna Fc che nel 2021 non ha ancora vinto Il punto sulle squadre di spicco della provincia a poche giornate dalla fine della stagione caratterizzata dal Covid
Se il Covid ha bloccato la quasi totalità delle attività sportive dilettantistiche, giovanili e amatoriali, i “prof ” (le virgolette sono d’obbligo, se si considerano i contratti veri e propri di volley e basket) stanno riuscendo a portare a termine le proprie stagioni. Vediamo quindi come stanno andando le formazioni ravennati impegnate nei campionati di punta dei principali sport di squadra. VOLLEY. La Consar Ravenna (da quest’anno Porto Robur Costa 2030) rappresenta come noto il punto più alto per lo sport locale, militando nel massimo campionato nazionale maschile di volley, la Superlega. Il decimo posto alla fine della regular season - su 12 squadre partecipanti - è valso ai ravennati comunque la qualificazione ai play-off scudetto (anche quest’anno le retrocessioni erano invece bloccate) da cui la Consar è però uscita dopo un doppio 3-0 subìto contro Modena. Ora è impegnata nei play-off per il quinto posto, che vale la qualificazione in Europa (nella Challenge Cup, terza competiziona continentale in ordine d’importanza) e le cose per i ravennati si sono messe bene con il terzo posto momentaneo nel girone unico da otto squadre (in cui si qualificheranno alle semifinali le prime quattro). Mancano ancora quattro partite, in programma l’8, l’11, il 14 e il 18 aprile. Ravenna gioca le partite casalinghe al Carisport di Cesena, naturalmente a porte chiuse. In ambito femminile, la Conad Olimpia
Il Ravenna Fc è l’unica squadra di calcio in Italia tra serie A, B e C che non ha mai vinto nel 2021
Teodora Ravenna è impegnata con ottimi risultati nel cosiddetta “pool salvezza” dopo il sesto posto (su nove squadre) della regular season nel girone Est di A2. Ora, in questa sorta di campionato nel campionato, guida la classifica e si candida a entrare quindi (esclusivamente in caso di arrivo al primo posto) nei quarti di finale dei play-off promozione. Mancano tre partite (11, 18 e 25 aprile) e i punti di vantaggio sulla seconda sono al momento sei. Piccola curiosità: l’ultima vittoria della Conad Teodora è entrata in qualche modo nella storia. Il 42-
40 con cui ha vinto il terzo set contro Torino infatti rappresenta il quarto punteggio più alto di sempre in serie A femminile dall’introduzione del rally point system (1999) e il più alto degli ultimi 15 anni. BASKET. Nell’ambito della pallacanestro la provincia può contare due squadre in serie A (in questo caso entrambe in A2). Si tratta in ambito maschile dell’OraSì Ravenna che chiuderà la stagione regolare il 21 aprile con il recupero del derby al Pala Costa (a porte chiuse) contro Ferrara (in diretta su ÈTv/Rete7
dalle 17.15). Ravenna è comunque reduce da sei vittorie nelle ultime sette partite che valgono al momento il quinto posto (su 13 squadre) e in ogni caso la disputa della seconda fase del campionato nella griglia di squadre (le prime 16 complessive tra i due gironi della serie A2) che disputeranno in una terza fase della stagione i playoff, che mettono in palio due promozioni. In ambito femminile, l’E-Work Faenza con sei partite ancora da disputare guida il girone Sud del campionato di A2, lanciato quindi verso i play-off che metteranno in palio anche in questo caso due promozioni CALCIO. L’unica squadra della provincia presente nel mondo del calcio professionistico è il Ravenna Fc, al momento desolatamente ultima in classifica nel girone B della serie C. Una vera beffa dopo che l’estate scorsa la società giallorossa venne ripescata dopo la retrocessione a cui era andata incontro perdendo i play-out contro il Fano. Una stagione disastrosa, quella del Ravenna, che nel 2021 (dopo il successo sfumato negli ultimi minuti nel derby contro il Cesena del 7 aprile) non ha ancora vinto, unica squadra in Italia tra serie A, B e C. In quattro giornate l’obiettivo è riuscire a evitare l’ultimo posto. Fondamentali gli scontri diretti contro la terzultima Imolese (l’11 aprile) e soprattutto quello del 25 aprile contro l’Arezzo, che al momento ha solo un punto in più dei giallorossi. (lu.ma.)
LE AZIENDE INFORMANO
CONSORZIO IL SOLCO
Convenzione fra Il Solco, la banca BCC e Fondazione “Dalle Fabbriche” per microcredito etico e sociale I finanziamenti, di importo medio fra i 5mila e i 12mila euro, sono destinati ai soci delle cooperative del consorzio e ai destinari dei servizi di welfare e sostegno all’abitazione e al lavoro Nel mondo della cooperazione ravennate è stato attivato recentemente un originale progetto di microcredito etico e sociale. Ne parliamo con Giacomo Vici (nella foto), direttore del consorzio Il Solco, aderente a Confcooperative Romagna Direttore Vici, da dove nasce questa iniziativa di microcredito? «L’dea nasce dal fatto che il consorzio Il Solco fa attività di welfare a tutto campo nel territorio ravennate e ci siamo resi conto di una preoccupante crisi finanziaria che stava mettendo a rischio la stabilità economica sia dei soci delle nostre cooperative sia dei destinari di molti dei nostri progetti di ausilio sociale. Stavano arrivando delle cartelle esattoriali troppo impegnative da onorare, aggravate anche da azioni di pignoramento degli stipendi, peraltro non elevati, dei nostri lavoratori e dei beneficiari dei nostri servizi che avevano destabilizzato le risorse disponibili delle singole persone e dei familiari». Chi sono i promotori e sostenitori economici? «Si tratta di una collaborazione fra Il Solco, la BCC - Banca di Credito Cooperativo e la Fondazione “Giovanni Dalle Fabbriche”, tutti attori del mondo della cooperazione legati a Confcooperative Romagna. Abbiamo definito questa convenzione per il microcredito in modo tale
da potere erogare piccoli finanziamenti bancari garantiti dalla Fondazione “Dalle Fabbriche”. Sono prestiti a tassi agevolati e possibilità di recupero ampiamente sostenibili con cui le persone possono affrontare certe spese personali e familiari in questa fase così difficile di ristrettezze economiche dovute anche alla crisi pandemica». Qual è l’importo che si può ottenere con questa vostra forma di finanziamento? «Si va dai 5mila ai 12mila euro, che sono mediamente gli importi più adeguati anche rispetto i ratei concordati per il rientro del prestiti. Comunque debbono essere sempre cifre e tempi di recupero del debito sostenibili per il richiedente. Per questo la valutazione è affidata a un tutor del consorzio in accordo con la banca che poi ha anche il compito di monitorare che l’andamento dell’operazione vada a buon fine. Insomma, l’obiettivo è un supporto finanziario temporaneo, non certo rischiare di aumentare l’indebitamento di queste persone in difficoltà». Ma è la prima volta che avviate un’attività creditizia sociale? «Era da un po’ di tempo che ci stavamo ragionando, poi abbiamo visto montare questa esigenza, anche in riferimento al nostro progetto “Housing first” che mette al primo posto l’esigenza abitativa. Ci siamo
resi conto che in vari casi, il costo dell’affitto e altri oneri fissi, per certe famiglie con redditi limitati non consentiva di affrontare altre spese necessarie o impreviste, per cui abbiamo elaborato questa forma di microcredito che evita alle persone del nostro ambito il rischio di attingere a finanziamenti poco affidabili o addirittura illegali».
14 / SOCIETÀ RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
L’INTERVISTA
Alla ricerca di Moby Dick «anche nel cimitero delle navi di Ravenna» Roberto Magnani del Teatro delle Albe al lavoro su una trasposizione del capolavoro di Melville «Ci sono sprofondato dentro a vent’anni: alla fine della lettura mi sentii davvero orfano» di Iacopo Gardelli
Il titolo è tranchant come il suo creatore: Siamo tutti cannibali. Chi conosce il lavoro di Roberto Magnani, attore del Teatro delle Albe, è avvezzo alla sua crudezza espressionista. Lavori come E' bal e il recente Macbetto ci sono rimasti impressi come graffi; e oggi, che Magnani sta lavorando a una trasposizione per le scene dello smisurato Moby Dick, assieme a due valenti collaboratori come Giacomo Piermatti, contrabbassista, e il regista sonoro Andrea Veneri, la curiosità non può che essere grande. Questa “sinfonia per l'abisso” sta prendendo forma in questi mesi e debutterà al teatro Guattari di Forlì, nell'ambito del festival Crisalide, il prossimo 26 agosto, quando – si spera – la crisi sanitaria sarà almeno parzialmente risolta. Nell'attesa, ecco qualche anticipazione. Da dove viene questa tua fascinazione per Moby Dick? «Come tutte le fascinazioni, anche questa rimane misteriosa. Forse è per l'età che avevo quando l'ho letto la prima volta, a vent'anni. Ricordo la sorpresa di ritrovarmi davanti a un libro del genere, che tiene insieme tanti dei bisogni che hai a quell'età. Ci sono sprofondato dentro. Ricordo che quando finii il libro – e l'ultima parola di Moby Dick è “orfano” – mi sentii davvero così, orfano. Da quella pagine trasuda una domanda di verticalità mostruosa, che ho già tentato di mettere in scena col Macbetto». Se non sbaglio il tuo primo tentativo teatrale indipendente era tratto pro-
Roberto Magnani (foto Marco Parolllo)
prio da Moby Dick. «Esatto. Era un'estate particolare, vuota di impegni col Teatro delle Albe. Avevo 26 anni. Duranti questi mesi di vuoto sentii forte l'esigenza di dover lavorare. Non mi bastavo. Chiesi a Marco Martinelli la possibilità di lavorare autonomamente, e lui mi disse di portargli due ipotesi di lavoro. Scelsi l'episodio della “predica agli squali” di Moby Dick e il monologo di Davide Segre ne La storia di Elsa Morante. Marco mi
consigliò di approfondire Moby Dick. Così, a settembre, mostrai alla compagnia un lavoro di 40 minuti, pieno delle mie fascinazioni dell'epoca: il theremin, il Caligola di Camus, la passione per gli squali... Fu un “laboratorio interno” molto importante per me. Avevo trovato la gioia del lavoro». Questa volta invece non sei da solo: ti accompagna Giacomo Piermatti. «Provando a tirare un filo che unisce E' bal, il
FIDO IN AFF
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PEGGY Peggy è giovanissima, appena 13 mesi, allegra, vivace, amante delle corse e dei giochi, incrocio Cirneco dell’Etna. Si cerca per lei adozione con persone sportive, dinamiche e affettuose quanto lei. Abituata con cani e bambini, non va però d’accordo coi gatti. Per conoscerla: 335 7713645
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La mamma umana di questi tre gattini è mancata improvvisamente, lasciando un gran vuoto nei loro cuori. Ora vivono soli nella grande casa che li ha visti felici insieme. Il cibo è assicurato quotidianamente ma è la vita familiare che a loro manca! Si chiamano Timmy, Lilly (nati nel 2017) e Taffy (classe 2018). Sono tutti sterilizzati .Un’adozione speciale di gruppo sarebbe davvero un sogno... Per conoscerli: 339 8952135
Macbetto e questo lavoro, direi che la componente musicale è per me diventata fondamentale. Ho conosciuto Giacomo Piermatti, un bravissimo contrabbassista, grazie a Luigi Ceccarelli. Dopo il Purgatorio mi ha chiesto di lavorare assieme. Io, in modo del tutto indipendente, avevo già composto qualche scena da Moby Dick. Così è nata la collaborazione. Fin da subito avevo immaginato il contrabbasso come possibile suono o oggetto scenografico: questa quantità enorme di legno, suonato come lo suona Giacomo – diventa il suono stesso del Pequod, lo scricchiolio del ponte, le corde che tirano...». Com'è entrato in squadra Veneri? «Durante la prima fase di residenza, in Salento, ospitati dalla compagnia Ultimi Fuochi, ci siamo resi conto che la qualità del lavoro era talmente musicale e sonora che avevamo l'assoluta esigenza di avere una regìa del suono. Così ci siamo affidati a Andrea Veneri. Il suo apporto è stato fondamentale: aiuta, aumenta, riverbera, interagisce coi suoni». Moby Dick è il romanzo polifonico per eccellenza, ma tu sei da solo in scena. Hai trovato difficoltà nella trasposizione? «Ho cercato di lavorare su quattro voci. C'è Achab; nella Predica agli squali c'è Stubb e Palla di neve; e poi c'è Ismaele, il narratore, che è una questione vocale a parte. Ismaele, già dentro il romanzo, è mille voci. Passa da smarrimenti poetici e descrizioni enciclopediche: può
FARMACIE DI TURNO + APERTURA DIURNA 8.30 – 19.30 DALL’8 ALL’11 APRILE DEL PONTE NUOVO via Romea 121 tel. 0544 61068; COMUNALE 8 via Fiume Abbandonato 124 - tel. 0544 402514; COMUNALE 5 via delle Nazioni 77 (Marina di Ravenna) - tel. 0544 530507; BOSCHINI via Piangipane 293 (Piangipane) - tel. 0544 418868. DAL 12 AL 18 APRILE SAN BIAGIO via Maggiore 6 tel. 0544 212684; COMUNALE 8 via Fiume Abbandonato 124 - tel. 0544 402514; DI CAMPAGNA via Savarna 243 (Savarna) - tel. 0544 533631; CAMERINI via Petrosa 381 (S. Pietro in Campiano) - tel. 0544 576143.
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CULTURA / 15
SERVIZI DI PULIZIA - PRONTO INTERVENTO E EMERGENZE PULIZIE E SANIFICAZIONE AMBIENTI, UFFICI E ABITAZIONI TRATTAMENTO PER ZANZARA TIGRE GIARDINAGGIO
8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
MUSICA Un “viaggio verso i luoghi di Dante”: in streaming il concerto documentario di Bellavista e Gentilini Andrà in streaming giovedì 15 aprile dalle 20 il “Viaggio Musicale Verso I Luoghi Di Dante”, progetto che vede protagonisti due artisti ravennati: Raffaello Bellavista – pianista, cantante lirico e compositore – e la cantante e stilista Serena Gentilini, invitati dall’associazione culturale Svezia-Italia a realizzare un concerto documentario sul loro progetto musicale ispirato al Sommo Poeta. Le composizioni scelte (pianistiche, operistiche, moderne) creeranno un suggestivo viaggio musicale dall’Inferno al Paradiso. I biglietti saranno venduti su Ticketmaster, mentre la piattaforma streaming sarà Live All. Diverse riprese sono state realizzate a Ravenna e nei suoi dintorni.
essere quasi una voce naturale, ma cambia con lo svolgersi della vicenda». Negli ultimi anni sono uscite nuove traduzioni di Moby Dick, ma tu hai scelto di lavorare sulla prima e la più vecchia, quella di Cesare Pavese. Per quale motivo? «Ho provato a leggere altre traduzioni, ma a me sembra che Pavese sia per Moby Dick ciò che Cesare Garboli è stato per Molière. Per quanto possa essere datata la sua traduzione, suona comunque un italiano particolare, così come è particolare l'inglese di Melville. Subordinate una dietro l'altra, termini desueti tratti dal lessico marinaresco o dalla filosofia: quella del Moby Dick è una lingua inventata. E Pavese ha questa forma leggera e allo stesso tempo pesante, estremamente poetica; una forma che riesco a cantare». Mi hai descritto una scena che pare uscita da una civiltà sepolta, perduta. Da dove viene questa intuizione? «In fondo al porto di Ravenna c'è il cosiddetto cimitero delle navi: barche russe mezze affondate, alcune sono solo scheletri rugginosi, altre sono ancora ben visibili. Su una di queste è possibile salire a bordo, sebbene illegalmente; e sul ponte c'è una mostra all'aperto.
Un artista si è messo a disegnare sul ferro queste divinità che sembrano quasi pitture rupestri. Sono rimasto folgorato e ho cercato in tutti modi di contattarlo, finché non sono riuscito a incontrare questo Bacco Artolini, pittore e videomaker di Ravenna. Gli ho chiesto di collaborare sul tema cannibali e Moby Dick. Così è nata la scena: volevo ricostruire questo cimitero delle navi, un Pequod di ferro; stavamo anche per comprare un'ancora di 80 chili... poi ci siamo decisi a ridimensionare tutto e rendere la scenografia meno didascalica, con tre totem di ferro sui quali saranno disegnate le pitture rupestri di Artolini». Il tuo lavoro s'intitola Siamo tutti cannibali. Al netto del tuo pessimismo, non c'è davvero alcuna redenzione possibile per l'uomo? «Non significa questo. Significa che l'abisso è connaturato in noi e non possiamo mentire a noi stessi. Il mondo è fatto per tre quarti d'acqua; e l'acqua è la parte profonda, più oscura, più terribile del mondo. Noi stessi siamo fatti d'acqua... Se non accettiamo questa nostra parte fondamentale, non ci può essere vera salvazione. Solo riconoscendo quello che siamo nel profondo, allora possiamo guardare al sole e darci l'alto».
«L’acqua è la nostra parte più oscura: se non l’accettiamo non ci può essere vera salvazione»
TEATRO RAGAZZI
IN DIRETTA SU YOUTUBE IL “BARBABLÙ” DI PERDAVVERO Ultimo appuntamento, domenica 11 aprile alle 17, con il progetto con cui il Centro di Produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri presenta al pubblico i suoi nuovi spettacoli di teatro per ragazzi in live streaming gratuito sulla piattaforma YouTube. Lo spettacolo in scena sarà Barbablù, una narrazione con musiche della celebre storia di Charles Perrault che vede in scena Marco Cantori e Diego Gavioli della compagnia Teatro Perdavvero. La narrazione è sostenuta dalla tecnica espressiva del “body percussion”. Per assistere allo spettacolo collegarsi al canale YouTube di Accademia Perduta. La diretta streaming sarà replicata anche lunedì 12 aprile alle 10 per le scuole.
16 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
MONUMENTI Un appello per raccogliere immagini (e video) d’epoca di basilica, villa romana e Mausoleo Cercasi ricordi, foto e filmati d’epoca di Sant’Apollinare in Classe, della Villa Romana di Russi e del Mauseoleo di Teodorico di Ravenna. L’appello è lanciato dalla Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna che invita cittadini e associazioni a partecipare a un’azione comune di raccolta di testimonianze e immagini relative ad alcuni tra i monumenti storici più cari ai ravennati. Il progetto è nato in occasione della Giornata del Paesaggio per promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati. «Si tratta di una “chiamata” ai cittadini, ad aprire i cassetti della memoria – commenta l’architetto Giorgio Cozzolino, che dalla locale soprintendenza è passato ora a dirigere i musei della Regione – e a segnalare e inviare testimonianze, immagini e riprese filmate dei paesaggi vissuti e rappresentati, che contengono trame ed esprimono le singole visioni del mondo nella loro complessità». I file (di massimo 15MB di “peso digitale”) potranno essere inviati entro il prossimo 14 ottobre alla casella di posta: drm-ero.giornatapaesaggio@beniculturali.it.
NOMINE Il ravennate Gardini eletto presidente nazionale dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani Il ravennate Giovanni Gardini (che cura ogni settimana la rubrica qui a fianco sul nostro giornale) è stato nominato presidente nazionale dell’Amei, Associazione Musei Ecclesiastici Italiani nata nel 1996 allo scopo di stabilire un coordinamento tra le realtà museali ecclesiastiche. L’elezione è stata ratificata dalla Cei a conclusione del Consiglio permanente dei Vescovi italiani svoltosi a Roma tra il 22 e il 24 marzo. Gardini - che succede a Domenica Primerano - è attualmente vicedirettore del Museo Diocesano “G. Battaglia” e della Biblioteca Diocesana “Card. G. Cicognani” della Diocesi di FaenzaModigliana, nonché docente presso gli Istituti Superiori di Scienze Religiose di S. Apollinare di Forlì, Alberto Marvelli di Rimini e Santa Caterina da Siena della Toscana - presso i quali tiene corsi di iconografia e archeologia cristiana - e coordinatore del corso in Arte Sacra dell’ISSR della Toscana, polo di Arezzo. Impegnato nella ricerca e nella divulgazione del patrimonio artistico presta particolare attenzione alla tradizione iconografica cristiana intesa come espressione della fede e della cultura della Chiesa.
CARTOLINE DA RAVENNA Mittente Giovanni Gardini
I discepoli di Emmaus
Le scene cristologiche poste sulla parete destra della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, la cui narrazione prende avvio dalla rappresentazione dell’ultima cena, hanno il loro apice nelle tre straordinarie immagini di risurrezione che costituiscono un’epifania del Risorto. La dodicesima scena è incentrata sul cammino dei discepoli di Emmaus. Secondo il racconto del vangelo di Luca questi due uomini sono dispersi in pensieri d’incredulità e, mentre si stanno allontanando da Gerusalemme verso un villaggio di nome Emmaus, il Risorto si manifesta loro come compagno di viaggio spiegando le scritture, spezzando il pane e facendo ardere loro il cuore. L’iconografia dei discepoli di Emmaus non appartiene a quelle immagini consuete e più volte rappresentate, così ricorrenti nel lessico dell’iconografia cristiana delle origini; essa è scena rara tanto da poter affermare che quest’immagine ravennate si pone tra le primissime testimonianze iconografiche di questo brano evangelico. Al centro della scena compare solenne il Cristo vestito di porpora, il volto è barbato, un aureo nimbo crucisegnato e gemmato gli cinge il capo. Accanto a Gesù sono i due discepoli di cui narra il brano evangelico, di essi conosciamo solo il nome di uno dei due, Cleopa; essi sono vestiti di tunica bianca e di paenula colorata. Sulla sinistra della scena è rappresentata in lontananza una città cinta da mura posta su un alto monte, dalla porta urbica ben definita, nella quale si può riconoscere Gerusalemme.
CULTURA / RUBRICHE / 17 8-14 aprile RAVENNA&DINTORNI
LIBRI DA BABELE
Monty Python: l’irresistibile variante inglese
Il “viaggio” di Fabbri tra gli strumenti a pizzico
Alla riscoperta dei “superflui”
di Francesco Della Torre
di Enrico Gramigna *
di Matteo Cavezzali *
La Pasqua mi ha fatto tornare alla mente due capolavori degli anni Settanta: uno è il più grande musical di tutti i tempi, Jesus Christ Superstar, di cui credo non abbiate bisogno di leggere ulteriori blaterate a riguardo; l’altro ricordo è senza dubbio uno dei film comici che hanno maggiormente influenzato la mia adolescenza, e cioè Brian di Nazareth dei Monty Python, sestetto inglese formatosi a fine anni Sessanta e scioltosi nel 1983 con il loro quarto, ultimo e premiato film Il senso della vita (di cui ne abbiamo parlato qui un paio di anni fa). I Monty Python nascono nel 1968 dall’incontro di sei studenti di Cambridge e Oxford e fin dal significato del nome della compagnia si può già notare la loro inclinazione per l’irriverenza: i loro bersagli preferiti sono da sempre religione e politica, con forte predilezione per la famiglia reale. La serie antologica Flying Circus raccoglie i loro sketch più famosi, come il celeberrimo Parrot Sketch (che trovate tranquillamente su Youtube) e che ha talmente influenzato la cultura britannica al punto che Margareth Thatcher (non proprio ideologicamente affine al gruppo) lo citò per deridere i suoi avversari politici. Dopo l’antologia E ora qualcosa di completamente diverso, il primo vero film del gruppo è del 1975 e il titolo parla chiaro: Monty Python and The Holy Grail. L’Italia è in difficoltà, anche perché il viaggio di Re Artù alla ricerca del Graal è difficilissimo da adattare per l’uso di differenti dialetti bretoni e ai tempi dei sottotitoli non se ne parlava nemmeno. Alla fine, il film esce nel 1976 (col titolo Monty Python… e basta!) con un discusso doppiaggio diretto da Oreste Lionello che utilizza i nostri dialetti, battute pesanti e scene spesso stravolte. Nel 1979 è la volta di Brian di Nazareth, vita di un individuo che nasce lo stesso giorno di Cristo e scambiato per un profeta: il film unisce alla loro comicità nonsense un tocco di demenzialità, scherza sulla religione, su quelle culture e su tanti altri temi senza mai toccare lo stesso Cristo. Per l’Italia non fu sufficiente e il film uscì solo nel 1991 con un doppiaggio stavolta adeguato ma che si prende la responsabilità di inventare di sana pianta un dialogo fuori campo nella scena finale… non ditelo in giro, ma ci sta benissimo! Dell’ultimo film del sestetto, Il senso della vita del 1983, si è già parlato, come si è già detto che i film erano scritti diretti e interpretati interamente da loro (a parte le comparse, e in Brian c’è George Harrison!), e che tutti i film sono stati ristampati in Dvd ridoppiati (tranne il Sacro Graal…) e sono presenti nel catalogo streaming.
Il mercato discografico, ormai in crisi da tempo grazie all’avvento delle piattaforme digitali, è inondato di album di qualsivoglia specie, dalla monografia alla selezione di brani, dal canto gregoriano all’avanguardia dell’ultimo decennio. C’è sempre bisogno di un disco nuovo, eppure in realtà non c’è mai davvero questa necessità. In questo oceano di registrazioni (saltuariamente) capita di trovare qualche piccolo scoglio che, sfrontatamente, si erge tra i flutti. Il disco d’esordio del chitarrista Davide Fabbri, terminato pochi mesi prima dell’inizio della pandemia, rientra proprio in quest’ultima categoria. È chiaro ed evidente, infatti, che non c’è la pretesa da parte dell’artista faentino di assurgere a paradigma, ma si percepisce fin da subito la grande umiltà di proporre all’ascoltatore quello che di fatto è, fin dal titolo del disco (Il mio viaggio), il percorso personale del musicista alla ricerca di una propria identità acustica nell’affrontare un repertorio che spazia dal primissimo Cinquecento all’ultimo fiato dell’Ottocento. Prendendo in mano il disco ci si accorge fin da subito che non si tratta di un album comune, bensì di un’indagine storica non solo sulla letteratura, ma anche sull’evoluzione degli strumenti a pizzico: liuto, tiorba, chitarre, il turbinio di strumenti che Fabbri doma con le sue dita ripercorre la storia della musica, quella storia spesso messa in secondo piano da composizioni e organici più noti e blasonati. La scelta dei brani è fine ed elegante e se pare quasi scontato trovare le composizioni di Francesco da Milano e di John Dowland per liuto, e ancor più logico ascoltare la celeberrima Toccata arpeggiata di Giovanni Girolamo Kapsberger per tiorba, colpiscono le “Folias” per chitarra barocca di Gaspar Sanz e Santiago de Murcia nelle quali si vede l’embrione del chitarrismo che sfocia preclaro in Francisco Tárrega non senza passare per Luigi Rinaldo Legnani e arrivando fino a un altro grande faentino, Luigi Mozzani. Va detto, infine, della peculiare (e azzeccata) presa del suono che permette all’ascoltatore di entrare con le orecchie nella buca degli strumenti e guardare le dita pizzicare le corde. * musicista e musicologo
L’occhio dell’essere umano ha una visione periferica limitata rispetto a molte altre specie animali. Così anche la nostra memoria, che pare, per casualità o circostanze, salvare e rendere monumenti alcuni autori e dimenticarne altri, altrettanto grandi. Fortunatamente ci sono editori militanti della cultura che si adoperano per riportare alla luce pezzi importanti del nostro patrimonio letterario. La neonata casa editrice Rfb - ReaderForBlind esordisce nelle librerie con la ripubblicazione dell’opera omnia di Dante Arfelli, scrittore ravennate di adozione, che tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50 fu un caso editoriale internazionale. La sua vicenda, umana e artistica, dimenticata e sepolta nell’indifferenza generale, è quantomai affascinante. Nato a Bertinoro nel 1921 e vissuto per diverso tempo a Cesenatico, Arfelli divenne un autore famosissimo con il suo esordio letterario. Aveva soli 28 anni quando uscì I superflui (Rizzoli 1949) che divenne un libro di culto dell’Italia del dopoguerra, acclamato dalla critica e amato dal pubblico. Vinse il Premio Venezia (oggi Premio Campiello) e il poeta Palazzeschi definì il suo libro «un’opera amara, cruda, aspra, anche disperata se dal fondo della sua chiusa tristezza non si levasse una trepida luce di umana simpatia». Il successo arrivò poi in Francia e scavalcò l’oceano approdando in America. Qui a pubblicarlo è Scribner, l’editore di Hemingway, e il libro ha un successo pauroso: oltre 800 mila copie, cosa inaudita per un autore europeo. Sul New Yorker il famosissimo Anthony West esalta questa nuova voce della letteratura internazionale. I superflui è un romanzo vicino come tematiche al neo-realismo, ma che se ne discosta per stile e per accuratezza della forma; racconta la generazione di giovani che tenta di ricominciare dopo i disastri della guerra, tra sconforto, smarrimento e quella amara sensazione di sentirsi, appunto, superflui. Arfelli però vive male il successo e scivola in una terribile depressione che lo porta a decide di smettere di scrivere. Nel 1952, al culmine della fama, si ritira con questa dichiarazione: «Il pubblico non ha più voglia di leggere, la vita moderna distrae in tanti modi che la lettura è l’ultimo e il più faticoso… Scrivere è quasi un’impresa disperata… Io ne sono sfiduciato». A soli 31 anni esce di scena e non farà mai più ritorno. Il primo volume ripubblicato da Rfb è proprio I superflui, con prefazione di Gabriele Sabatini, a cui seguiranno le altre opere pubblicate inizialmente da Rizzoli e alcune già salvate dalla casa editrice ravennate Il girasole. Arfelli è una lettura da riscoprire perché niente è necessario come il superfluo. * scrittore
“Nessuno immune” (Ravenna) di Adriano Zanni
FIORI MUSICALI
FULMINI E SAETTE
VISIBILI E INVISIBILI
18 / GUSTO RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
MONDO VINO
Si fa presto a dire Doc. Ma cos’è Mga? Breve guida tra le sigle del vino Per sapere cosa beviamo occorre orientarsi nella legislazione che regola la produzione indicando dalla zona di provenienza al modo di lavorazione in vigna o in cantina
Il mondo del vino, oramai lo sappiamo, ha un linguaggio spesso complicato. Terminologia che difficilmente avvicina la gente al vino. Ma se questo è un problema che si può ovviare porgendo l’orecchio verso chi usa un vocabolario più comprensibile, esiste un altro gergo da cui non possiamo fuggire. Termini legati alla legislazione del vino. Un esempio? Sono certo che se scrivo Doc, Igt o Docg tutti voi ne conosciate il significato ma se scrivessi Mga addirittura Uga? Cerco di semplificare in modo da potere meglio intendere la micro territorialità romagnola. Le prime citate sono le cosiddette denominazioni che stanno a indicare che il vino deriva da una zona più o meno ristretta e quindi ben identificate e che il vino stesso è stato lavorato in vigna o in cantina in un certo modo. Un vino Docg rispetto a una Doc è regolamentato da un disciplinare più rigido, da una zona di origine precisa e delle volte anche da una sottozona. Le denominazioni servono per tutelare il consumatore giacché i vini sono controllati da un punto di vista tecnico, scientifico e organolettico dalle autorità poste a tutela. Fino a questo punto possiamo
comprendere l’etichetta della bottiglia che abbiamo a tavola. Il problema per molti arriva quando diversi anni fa si cominciò a parlare di zonazione. Verso gli anni 2000 ci si rese conto che i vini avevano delle caratteristiche ben precise e molto caratterizzanti anche a differenza di pochi chilometri. In questo periodo gli studi per comprendere la composizione dei terreni legati alle caratteristiche di un’uva, la panoramica e la geografia dei territori si succedevano a modelli di studio scientifici ancor più complicati che vi risparmio. Il motivo di questo improvviso risveglio e di conseguente interesse era collegato al migliore lavoro svolto in cantina e in vigna grazie ad una serie d’innovazioni tecniche e scoperte che permettevano di evidenziare le singole caratteristiche delle uve legate al territorio. Si determinò l’influsso del territorio sul vino. Nel tempo, quindi, si è palesata l’esigenza di indicare queste realtà territoriali in etichetta e, di conseguenza, dalla zonazione si è arrivati alle sottozone e a nuovi disciplinari e diciture che raggruppano, oggi, il vecchio ordinamento. Ad esempio, la “Doc Romagna” nata nel 2011 riunisce i disciplina-
La “Doc Romagna” è nata nel 2011 e riunisce 5 diversi disciplinari in una denominazione
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Un vigneto sulle colline di Bertinoro
ri di Sangiovese, Trebbiano, Cagnina, Pagadebit e Romagna Albana Spumante in un’unica denominazione. In questo modo si semplifica e si lega il nome dell’area di produzione al vitigno, più facile così anche da comunicare. In etichette leggerete ad eempio “Romagna Trebbiano” o “Romagna Cagnina” ed equivale a Doc. Nel caso di “Romagna Albana” la Docg è sottointesa. Modificando così il disciplinare, in Romagna si sono potute inserire le famose sotto-
zone sulla base del lavoro di zonazione delle colline Romagnole compiuto tra il 2007 e il 2009 dedicato al vitigno Sangiovese. I produttori ora, hanno la possibilità di indicare in etichetta le Mga - menzioni geografiche aggiuntive - che qualifica, in questo modo, ancora di più i vini perché legati profondamente a zone vocate che distinguono fortemente la produzione. Le sottozone, a oggi, sono dodici: Bertinoro, Brisighella, CastrocaroTerra del Sole, Cesena, Longiano, Meldola,
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GUSTO / 19 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
COSE BUONE DI CASA A cura di Angela Schiavina
Tortino di uova e patate Un piatto gustoso a base di patate con una preparazione semplice per sfornare sapori da gustare a tavola. Ingredienti: 1 kg di patate, 50 g di burro, 120 g di latte, 100 g di parmigiano reggiano grattugiato, sale e un pizzico di noce moscata, 8 uova freschissime biologiche, 8 filetti di acciughe. Preparazione: Preparate un purè di patate poi imburrate una pirofila in porcellana, metteteci il purè, fate con un cucchiaio 8 fossette e mettete un albume in ogni fossetta, sopra un fiocchetto di burro. Mettere in forno caldo a 200 gradi per 8/10 minuti, toglietela dal forno e adagiate sopra ad ogni albume il tuorlo e sopra ancora un filetto di acciuga arrotolato. Rimettere in forno per 2 minuti. Potete servirlo caldo o tiepido.
LO STAPPATO A cura di Fabio Magnani
Confrontiamo due Sangiovese Mga Confrontiamo due vini di due Mga diverse. Il primo è il “Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Ombroso” 2016 di “Giovanna Madonia” che porta al naso piacevoli sentori di frutta matura e spezie tra i quali spiccano la mora, mentre, al palato troviamo profondità gustativa e tannini dolci. Il “Romagna Sangiovese Marzeno riserva Redinoce” 2017 di “Balìa di Zola” è ancora un po’ fresco e spicca un odore speziato tra ricordi di frutta nera con un tratto dolce di cacao. Di corpo e di buona persistenza. È un vino cui serve tempo per evolversi e migliorare. Due ottimi esempi di sottozona.
Modigliana, Marzeno, Oriolo, Predappio, San Vicinio, Serra. Per semplificare ancora, quando leggete Mga pensate alle sottozone di cui sopra. Se leggete in etichetta “Sangiovese Predappio”, siete di fronte ad una Mga o sotto zona che dir si voglia. Semplificando il disciplinare promosso nel 2011 in uno schema piramidale troverete in cima la Mga, a seguire Romagna Sangiovese Superiore e, infine, Romagna Sangiovese. A ogni classificazione è riservata un disciplinare con specifiche precise da attuare in vigna e in cantina per garantire al consumatore qualità e territorio. Infine, ognuna delle dodici zone danno al vino caratteristiche precise. Dimenticavo, la dicitura Uga è l’acronimo di “Unità geografiche aggiuntive”, in sostituzione del precedente uso di chiamarle “Menzioni geografiche aggiuntive”. In sostanza, è la stessa cosa ma sappiamo che delle volte in Italia c’è la necessità di complicare le cose.
VITICOLTURA Legacoop: «Danno irreparabile per produttori dai limiti per la produzioni di pianura» Legacoop Romagna esprime la massima contrarietà alla riduzione indiscriminata delle rese massime per i vini generici: «La riduzione indiscriminata delle rese massime per i vini generici da parte del Governo, oltre a rappresentare un danno irreparabile per la viticoltura di pianura, rischia di creare spazi commerciali a prodotti esteri provenienti dal Sud America, ma anche da Germania, Francia e Paesi dell'Est dove, tra l’altro, è ancora ammesso l'uso del saccarosio per aumentare il grado alcolico dei vini». Anche la Regione l'Emilia-Romagna si è già espressa in tal senso. Legacoop chiede che il ministero dell'Agricoltura riconosca le caratteristiche viticole della Regione, dove occorre tutelare le produzioni per ettaro che storicamente la caratterizzano: «Le bozze di Decreto circolate negli ultimi mesi sono irricevibili e preoccupanti. Cercheremo il sostegno da parte dei parlamentari romagnoli e delle istituzioni locali, anche attraverso loro pronunciamenti pubblici».
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20 / SPECIALE RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
SINDACATI
OBESITÀ
La protesta dei dipendenti del Sistema sanitario regionale «Salari in calo». Ma l’assessore rassicura: «Arriveranno ulteriori risorse» È partita a fine marzo una raccolta firme che interessa circa 60.000 dipendenti del Sistema Sanitario Regionale, per informare e sensibilizzare le istituzioni sulla priorità di contrastare riduzioni di stipendio. Sono in programma anche presidi il 9 aprile, davanti a tutti i principali ospedali. Al centro della discussione, la questione della contrattazione integrativa e delle risorse necessarie per poterla rendere realmente esigibile. Infatti – si legge in una nota inviata alla stampa dai sindacati – «la gestione dell’emergenza, le necessità legate alla crescita di voci di spesa quali ad esempio straordinario o indennità di turno, unitamente all’imprescindibile aumento delle assunzioni stanno paradossalmente provocando una diminuzione dello stipendio delle dipendenti e dei dipendenti. Una diminuzione causata dai vincoli e dai limiti imposti dalle leggi e fortemente voluti negli anni scorsi dal Ministero dell’Economia e della Finanza». In sostanza, essendo bloccate le risorse e aumentate le esigenze (sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo), nel momento di maggior pressione dell’emergenza coronavirus, certe aziende hanno proposto di calare alcuni istituti della contrattazione aziendale (ad esempio la quota di produttività), e in termini più generali «risulta in ogni caso impossibile – scrivono ancora i sindacati – dare il via a percorsi di valorizzazione economica e professionale che oggi vanno riconosciuti senza se e senza ma a tutti coloro che hanno dimostrato essere il vero valore aggiunto del nostro sistema sanitario. Riteniamo improponibile qualsiasi ipotesi di calo dello stipendio e vogliamo, con questo percorso di coinvolgimento di tutti i delegati aziendali, costruire una rivendicazione che interessi la politica e le direzioni generali del nostro sistema sanitario fino ad arrivare alla Regione, in funzione del suo ruolo di governo della sanità emiliano romagnola». Attraverso una raccolta firme nelle aziende, «consegneremo un documento ai presidenti delle Conferenze Territoriali Socio Sanitarie e ai Direttori Generali. Le firme saranno
NUOVO CENTRO DI CHIRURGIA BARIATRICA A FAENZA L’obesità è ormai considerata una patologia multifattoriale, spesso correlata a patologie respiratorie e metaboliche, come il diabete o ancora ad ipertensione arteriosa. La qualità della vita ne risente non solo fisicamente ma anche a livello psicologico. In Emilia Romagna si stima che vi siano circa 884mila adulti in sovrappeso e 354mila obesi (fonte sito Regione Emilia-Romagna, dati 2020). Presso San Pier Damiano Hospital di Faenza, Ospedale Polispecialistico accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, è attivo un nuovo centro di Chirurgia Bariatrica diretto dal dottor Vincenzo Borrelli, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Bariatrica. «Adottiamo un approccio multidisciplinare per seguire il paziente durante tutto il suo percorso di dimagrimento e cura – spiega Borrelli –. Fanno parte dell’équipe il chirurgo bariatrico, che individua l’intervento più adatto al singolo paziente, il nutrizionista, che concorre alla rieducazione alimentare, lo psicologo, per un sostegno durante il percorso e per individuare eventuali difficoltà psicologiche nella gestione del cibo, e l’endocrinologo, per la valutazione dell’equilibrio ormonale. L’obiettivo è seguire il paziente prima, durante e dopo l’intervento, per accompagnarlo lungo un percorso di guarigione limitando al minimo le eventuali ricadute».
infine consegnate all’Assessore alla Sanità per rivendicare l’apertura di un confronto che renda la contrattazione integrativa lo strumento per gestire l’organizzazione del lavoro oltre che elemento centrale per la valorizzazione dell’impegno degli operatori della nostra sanità e della qualità del Servizio Sanitario Regionale». Intanto una risposta è già arrivata da parte dell’assessore alla sanità. «Non c’è, e non ci sarà, alcun taglio delle risorse destinate al salario accessorio del personale della sanità», ha dichiarato Raffaele Donini. Su questa voce, anzi, «a breve la Giunta regionale procederà ad assegnare alle aziende sanitarie ulteriori risorse, che andranno a incrementare la disponibilità dei fondi destinati proprio ai trattamenti accessori», così come previsto dalla legge di bilancio per il 2021. Inoltre, alle aziende arriveranno “ulteriori risorse” ancora “per il finanziamento delle prestazioni aggiuntive rese dal personale medico, infermieristico e assistente sanitario nell’ambito del piano di vaccinazione anti-Covid». Una rassicurazione che non ha però del tutto convinto i sindacati che hanno annunciato di voler proseguire la mobilitazione, chiedendo che dalle parole si passi ai fatti.
PEDIATRIA Si cercano mamme disposte a donare latte umano La Banca del Latte Umano Donato dell’Ausl Romagna ha bisogno di latte materno. L’appello a donare è dunque alle mamme che hanno più latte di quello che serve al proprio bambino. Le mamme interessate a diventare donatrici di latte possono telefonare ai numeri 0547 352844; 0547 394362. La Banca del Latte Umano Donato ha sede all’ospedale Bufalini, all’interno della Terapia Intensiva Neonatale Pediatrica, e raccoglie, selezione e distribuisce su tutto il territorio dell’Ausl Romagna latte materno offerto da “donatrici volontarie” selezionate con molta cura.
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SPECIALE / 21 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
CUORE
ICTUS CEREBRALE
Un “criopallone” per il trattamento delle fibrillazioni atriali
Un numero per le famiglie e una raccolta fondi per Alice
Pubblicato su un’importante rivista medica europea lo studio a cui ha partecipato Maria Cecilia Hospital Maria Cecilia Hospital di Cotignola, Ospedale di Alta Specialità accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, ha partecipato ad un importante studio internazionale, che ha coinvolto 9 Paesi in 3 continenti, pubblicato su EP Europace Journal, rivista ufficiale dell’European Society of Cardiology (ESC) dedicata in particolare all’Elettrofisiologia. Lo studio ha messo a confronto l’efficacia del trattamento con farmaci antiaritmici e dell’ablazione con criopallone nella cura della fibrillazione atriale sintomatica. La fibrillazione atriale è l’aritmia di più frequente riscontro nella pratica clinica quotidiana, secondo le ultime stime con una prevalenza dell’1,85% in Italia, cioè più di un milione di pazienti affetti e circa 120 mila nuovi casi/anno, ed è gravata da rischi cerebrali e cardiovascolari (ictus, scompenso cardiaco, morte improvvisa). Il trattamento di prima linea per i pazienti con fibrillazione atriale parossistica sintomatica, secondo le attuali linee guida, consiste nella terapia farmacologica antiaritmica. Quando il paziente non trova beneficio dai farmaci o in presenza di recidive o ancora al manifestarsi di episodi di fibrillazione ricorrenti con sintomi gravosi quali palpitazioni e affanno, si interviene tramite l’ablazione transcatetere, una procedura che consiste nell'isolamento elettrico dell'area cardiaca responsabile dell'aritmia. A Maria Cecilia Hospital di Cotignola vengono trattati con ablazione transcatetere oltre 500 pazienti ogni anno. Tuttavia, i dati emersi dallo studio hanno dimostrato che, per il trattamento delle fibrillazioni atriali sintomatiche, l'intervento di ablazione tramite criopallone, una metodica d’avanguardia, risulta superiore alla terapia farmacologica. L’innovazione data dalla crioablazione con criopallone, consente di sfruttare l’energia fredda - la temperatura media varia dai -40° ai -45° - per cicatrizzare, ghiacciandolo, il tessuto da cui scaturisce il problema elettrico del cuore. Il criopallone è un palloncino di 30 mm di diametro che viene
introdotto attraverso un catetere dall’arteria femorale, il dispositivo viene posizionato sui tessuti cardiaci responsabili dell’aritmia e successivamente ghiacciato per alcuni minuti per provocare la lesione. Altra importante evidenza data dallo studio CRYO-First riguarda il raggiungimento dell’obiettivo del miglioramento della “qualità della vita” a 12 mesi: questo indice viene misurato utilizzando i punteggi Atrial Fibrillation Effect on Quality of Life (AFEQT) e ha indicato che il miglioramento si è avuto nell’86,5% dei pazienti trattati con crioablazione contro il 70,4% dei pazienti curati con terapia antiaritmica. «I risultati ottenuti suggeriscono l’ablazione con criopallone quale terapia di “prima linea” efficace, con la prerogativa tuttavia che i pazienti siano trattati in centri ad alto volume e da équipe in strutture di Alta Specialità – commenta il dottor Saverio Iacopino, coordinatore Nazionale dell’Elettrofisiologia di GVM Care & Research, Gruppo ospedaliero italiano di cui fa parte Maria Cecilia Hospital –. Siamo fiduciosi che tali evidenze potranno cambiare le attuali linee guida sul trattamento della fibrillazione atriale proponendo l’ablazione quanto più precocemente possibile».
Prende il via “Non far cadere la linea”, il progetto ideato da Alice Emilia Romagna Odv (Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale) che ha come obiettivo principale quello di continuare ad aiutare, anche a distanza, i pazienti e le famiglie la cui vita è stata sconvolta dall’ictus cerebrale, fornendo informazioni e una prima assistenza. Da giovedì 1 aprile, infatti, è attivo il numero 340 2277001: un operatore è disponibile dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19 per rispondere rapidamente alle diverse richieste. Sulla piattaforma ideaginger.it alla voce “Il telefono di Alice”. Non fare cadere la linea!” è possibile continuare a contribuire alla raccolta fondi che consentirà di potenziare il progetto di vicinanza alle persone fragili: «Il nostro obiettivo - si legge in una nota inviata alla stampa - è quello di realizzare video di stimolazione cognitiva, fisica e logopedica, oltre che organizzare webinar con professionisti della salute per entrare in contatto visivo con i nostri utenti e aiutare quelli che hanno difficoltà con l’utilizzo delle tecnologie informatiche». «Il Covid-19 ci ha costretto a sospendere tutte le attività in presenza nelle singole sedi e a ripensare alle modalità con le quali forniamo aiuto alle famiglie colpite da ictus – dichiara Daniela Toschi, Presidente di Alice Emilia Romagna -. Questo è il motivo per cui è nata la campagna di raccolta fondi». L’ictus cerebrale colpisce ogni anno più di 9.000 persone in Emilia Romagna e rappresenta la terza causa di morte e la principale causa di disabilità nell’età adulta. Molte delle persone colpite da questa patologia, al momento delle dimissioni dall’ospedale, al di là dei postumi più o meno gravi, hanno bisogno principalmente di contatti, relazioni, informazioni e assistenza. «Alice Ravenna vuole essere vicina alla nostra città aiutando le persone, così come il nostro Ospedale – dichiara il dottor Pietro Querzani, direttore della U.O. di Neurologia e vice presidente di Alice -. Attraverso diverse donazioni, l’Associazione ci ha aiutato a modificare il percorso intraospedaliero della fase iperacuta del paziente colpito da ictus cerebrale riducendo i tempi di trattamento e quindi migliorando gli esiti. Alice è dunque vicina ai pazienti dopo la dimissione, integrando i servizi presenti nel territorio, ed è anche a fianco della UO di Neurologia nei momenti iniziali della malattia».
LE AZIENDE INFORMANO
ALIMENTAZIONE GENUINA
Il gelato della Centrale del latte di Cesena: qualità e novità Fra i tanti prodotti con il marchio della Centrale, ai gelati è riservato un reparto di 1000 mq. che produce barattoli in 10 gusti diversi, un cono e, da quest’anno, anche un biscotto e uno stecco La Centrale del Latte di Cesena ha iniziato la vendita del gelato dal 1998 e, nell’ottica di una ricerca costante e continua della qualità e del miglioramento, dal 2018 è attivo uno stabilimento di oltre 1000 mq completamente dedicato a questo prodotto. Si è partiti facendo piccoli passi, prima mettendo a punto una ricetta che lo differenziasse da tutti gli altri gelati confezionati, una ricetta che gli conferisse una cremosità eccezionale fin dai primi minuti dopo averlo tolto dal congelatore, poi arricchendo, di anno in anno, la gamma dei prodotti e dei gusti, per soddisfare tutte le esigenze dei clienti. Ormai conosciamo bene i barattoli da 500 grammi in 10 gusti diversi (tutti gluten free a parte 2 gusti che naturalmente contengono il glutine per l aggiunta di amaretto o meringhe), conosciamo anche il cono, novità dell’anno scorso che quest’anno tornerà migliorato nella croccantezza della cialda, ma, fra qualche settimana, potremo trovare anche due grandi novità, lo “stecco” e il “biscotto”, monoporzioni di piccole dimensioni (50 e 60 grammi), pezzature ideali per fresche merende o spuntini sani per i nostri bambini. Il primo è un croccante strato di cacao magro che racchiude un cuore di fiordilatte mentre nel secondo, lo stesso fiordilatte è stretto fra da 2 fragranti biscotti. E, piccola anticipazione, presto entreranno sul mercato anche dei pratici barattolini da 250 grammi con 4 nuovi gusti.
Infine, nella gamma, non mancano già da un paio di anni, confezioni da 3 kg per il canale horeca. Nuove vesti e nuovi formati ma, sopra a tutto, resta la grande qualità data dalle materie prime di base, a partire ovviamente dal latte: per ogni tipologia di gelato, la Centrale usa latte fresco Alta Qualità. Sì, latte fresco! Potrebbe sembrare una banalità ma, a riguardo, è bene sapere che per la quasi totalità degli altri prodotti confezionati, il latte impiegato è in polvere, e successivamente viene reidratato (attraverso la disidratazione si perdono svariati principi nutritivi naturalmente presenti nel latte). E anche la panna è panna fresca, e non sostituita dai più economici grassi vegetali. Lo zucchero è esclusivamente italiano di Italiazuccheri dichiarato nelle confezioni, con tracciabilita di filiera, gli unici ad utilizzarlo tra i competitor del nostro mercato romagnolo. Insomma, il gelato della Centrale del latte di Cesena non è solo buono ma anche sano e nutriente! www.centralelattecesena.it
SALUTE e BENESSERE
22 / SPECIALE RAVENNA&DINTORNI 8-14 aprile 2021
CONSIGLI FARMACEUTICI
L’intestino è come un secondo cervello, da tenere ben curato Ce ne parla la dottoressa Claudia Barboni della farmacia comunale 8 di Ravenna lo che si viene così a creare? «Una rete di comunicazione bi-direzionale che ha un ruolo centrale nel mantenere costantemente in contatto fra loro le diverse funzioni dell’organismo. Nel tratto gastrointestinale alcuni ceppi batterici del microbiota, ossia l’insieme di circa 100 miliardi di microrganismi che popolano il nostro apparato digerente, svolgono importanti funzioni benefiche e influenzano il cervello e lo stato psico-fisico. Tra i benefici, vi sono la sintesi della vitamina K e delle vitamine del gruppo B, la sintesi di acidi grassi a catena corta, a partire dalla fermentazione dei carboidrati, la sintesi di sostanze neuroattive come la serotonina, la melatonina, il Gaba, catecolamine, istamina, acetilcolina». Che ruolo gioca l’alimentazione? «Di certo importante. Diete sbilanciate e carenti dal punto di vista nutrizionale possono rappresentare per l’equilibrio intestinale un sovraccarico che può predisporre ad altri squilibri a li-
La nostra pancia è molto più di un tubo dedicato alla digestione. È sede di un potente complesso neuroendocrinoimmunitario che presenta un “cervello enterico” forte di circa 500 milioni di neuroni, una quantità di cellule nervose che è più o meno quella del midollo spinale. In stretto collegamento con questo “secondo cervello” si trova un sistema immunitario di grandi dimensioni. La parete del tubo digerente, in tutta la sua lunghezza, presenta diversi tipi di cellule capaci di secernere una gran quantità di ormoni (gastrina, colecistochinina, VIP, melatonina e altre) e di neurotrasmettitori (serotonina, acetilcolina, catecolamine). A parlarne è la dottoressa Claudia Barboni della Farmacia comunale N. 8 di Ravenna.
Dottoressa Barboni, quando si parla dell’intestino come “secondo cervello” significa, in definitiva, consideLa dottoressa farmacista Claudia Barboni rarlo luogo di emozioni e sentimenti? «Esattamente. La pancia può vello psicofisico». essere vista come produttore di sentimenti, ma anche È corretto dire che gli omega-3 abbiano un previttima degli stessi: basti pensare al fatidico “mal di panzioso ruolo antistress? cia” da stress emozionale, da preoccupazioni, da proble«Sì. Una dieta ricca di questi acidi grassi polinsaturi mi di difficile soluzione. Secondo la concezione freudiatriplica la presenza di specie buone come i Bifidobatteri e na della psiche, si può dire infatti che l’inconscio – sede riduce quella dei cattivi come i Bacterioides. Ciò può avedi potenti pulsioni – sia la “pancia” della psiche». re una importanza strategica nella prevenzione e terapia Come può essere definito l’asse intestino-cervel-
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SANITARIA ORTOPEDIA
di importanti disturbi psichiatrici come la depressione e alcune psicosi. Anche gli stress fisici e/o psichici squilibrano la flora batterica intestinale con aumento dei ceppi di Escherichia coli a scapito di altri ceppi come i lattobacilli e i bifidobatteri». Cosa può proporre il farmacista per preservare la salute dell’intestino? «Integratori a base di probiotici e prebiotici (fibre come inulina) per riequilibrare la popolazione batterica intestinale ripristinandone le funzioni fisiologiche. Il ruolo dei fermenti lattici è basilare per mantenere in equilibro il nostro microbiota». .Roberta Bezzi
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Indumenti snellenti un aiuto per ritrovare una perfetta forma fisica L’arrivo della primavera scatena una voglia incredibile di restare all’aria aperta e di rimettersi in forma. Le lunghe giornate di luce e le temperature calde ma piacevoli invitano a dedicarsi all’attività fisica. Si può quindi sfruttare questo periodo per camminare, fare jogging, andare in bici o praticare qualsiasi altra sana disciplina in grado di donare tonicità e una linea migliore. Un aiuto può venire anche da indumenti anticellulite, facili da portare, di cui si trova una vasta scelta alla Sanitaria Ortopedia di Elena Tazzari a Bagnacavallo. Si può provare, per esempio il fuseaux elastico Solidea cellulite-control con sistema micro massaggiante brevettato, al tallone o alla caviglia. Indossato durante l’attività fisica, ne aumenta l’efficacia prolungandone i risultati. Lo speciale rilievo tridimensionale del tessuto a onda massaggia, tonifica, modella e controlla la cellulite. La compressione graduata migliora inoltre la circolazione e offre sollievo alle gambe. In alternativa, si può optare per i
modelli Slimagra, ossia per indumenti termoattivi che aiutano a perdere peso e a contrastare la cellulite. Ovviamente, come tutte le donne ben sanno, per dimagrire qualche chilo e combattere la cellulite, è necessario fare un po’ di movimento, mangiare in modo salutare e bere tanta acqua. Se a tutti questi accorgimenti si abbina l’utilizzo dell’indumento biotermico Slimagra, in grado di elevare naturalmente la temperatura corporea di soli 2/3 gradi, si ottiene una altrettanto naturale risposta del corpo: l’ipotalamo (ghiandola termoregolatrice) “costringe” ad accelerare la circolazione dei fluidi corporei presenti nel corpo (sistema sanguigno e linfatico) per riequilibrare la temperatura corporea. Tutto questo comporta un naturale incremento del metabolismo con un maggior consumo di calorie. Se poi si fa sport o si cammina un’ora al giorno, con passo veloce, indossando Slimagra, in men che non si dica si otterrà una bella silhouette! Si può indossare Slimagra sotto i vestiti anche quando si lavora o si fa shopping. Info: Sanitaria Ortopedia via Matteotti 22, Bagnacavallo tel. 0545 60641 FB Sanitaria Ortopedia www.sanitariaortopediatazzari.com
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SALUTE e BENESSERE
SPECIALE / 23 8-14 aprile 2021 RAVENNA&DINTORNI
LO SGUARDO DELLO PSICOLOGO di Enrico Ravaglia*
“Il rifiuto del maestro”: 50 anni per dipingere una tela Giacomina Tarlazzi ha dipinto questo quadro nel 1986, quando aveva esattamente sessanta anni. Lo ha intitolato “Il rifiuto del maestro”. Partiamo dal principio. Negli anni trenta del secolo scorso, a Cotignola, in provincia di Ravenna, c’era il Professor Luigi Varoli. Un pittore poliedrico responsabile della locale scuola “Arti e mestieri”. Era un uomo aggregante, generoso. Accoglieva i ragazzi e insegnava loro a disegnare e dipingere. L’ammirazione nei suoi riguardi si è poi rafforzata in seguito, tanto che oggi esiste un museo a lui dedicato. La ragione di tanta gloria è da individuare rispetto a quanto fece durante la seconda guerra mondiale, quando diede asilo a diverse persone perseguitate. Un uomo di spessore e ammirevole. Ma non per tutti, Giacomina ne ebbe un altro ricordo. Poco più che bambina, già appassionata al disegno, chiese a Varoli di poter frequentare la sua scuola ma lui la rifiutò. Si portò addosso, tacitamente, quel rifiuto per decenni. Ne rimase condizionata, fino a quando non riuscì a ritrarlo in questo quadro. Per la cronaca, pare che Varoli la cacciò per rivalersi contro la madre di Giacomina che non voleva essere da lui ritratta. Una ripicca. E qui vediamo come in ogni uomo, si siano aspetti contraddittori. Nobili e meno nobili. Ma stiamo sul quadro. E di conseguenza sulla storia della sua autrice. Dopo il rifiuto abbandonò la pittura. Mise a tacere la propria passione per circa quarant’anni, quando, grazie ad un’altra persona, una donna, che le dette coraggio e fiducia, a 45 anni riuscì ad assecondare il proprio desiderio. Così come Varoli le aveva annientato lo slancio artistico, l’amica ebbe una funzione riparatrice, tant’è che Giacomina scrisse «Io ho iniziato a dipingere nell’anno 1971, la cara Silvia mi disse i colori che dovevo prendere, l’olio di lino… io ero all’oscuro di tutto, non avevo un’idea della tecnica». Ma una ferita, con tutte le titubanze che si porta dietro, si cancella con fatica, tant’è che non si concesse subito di esprimere con la propria soggettività. «In principio mi limitavo a copiare. Non avevo infatti idea di cosa fare e come muovermi». Riproduceva i paesaggi che trovava sulle scatole dei cioccolatini. Ci sono voluti altri anni per fare le sue belle nevicate e i paesaggi campestri. Quindici invece, sono stati gli anni necessari per arrivare a dipingere “Il rifiuto del maestro”. Una sorta di catarsi. Il quadro è rilevante sia perché è la rappresentazione grafica del momento traumatico, ma soprattutto in considerazione del periodo di latenza, cioè il tempo intercorso tra l’accadimento e quando è riuscita a realizzarlo. Ci sono voluti quasi cinquant’anni per dipingere questa tela. Una storia questa di cui tener memoria, utile a tutti, ma in particolare a chi fa l’insegnante di mestiere; o a chi accusa qualcuno che ha subito un trauma, o una violenza, di manifestarsi troppo tardi; o a chi, semplicemente, la fa troppo facile in generale. *Psicoterapeuta psicoanalitico dottenricoravaglia@gmail.com
CASO SCIENTIFICO Progetto “Fegato grasso”: la steatosi e steatopatite non alcolica studiata fra la gente di Bagnacavallo Sono sempre più numerose le pubblicazioni scientifiche internazionali che dedicano articoli e approfondimenti al Bagnacavallo Population Study, ovvero il progetto Steatosi e steatopatite non alcolica, noto anche come progetto del Fegato grasso. Promosso dal Comune e dall’Ausl di Ravenna, dal 2005 al 2009 il progetto – diretto dai dottori Pierluigi Giacomoni e Francesco Giuseppe Foschi – ha coinvolto la popolazione dai 30 ai 60 anni di età residente nel territorio comunale di Bagnacavallo, oltre 4.000 persone nate fra il 1946 e il 1975. Già nel 2018 la rivista BMC Gastroenterology ha analizzato, nell’articolo Prevalence of and risk factors for fatty liver in the general population of Northern Italy: the Bagnacavallo Study, la prevalenza della steatosi epatica e la correlazione con i relativi fattori di rischio nella popolazione di Bagnacavallo, oggetto dello studio. Nel marzo 2020 poi, nell’articolo pubblicato sul Journal of Clinical Medicine Could Inflammatory Indices and Metabolic Syndrome Predict the Risk of Cancer Development? Analysis from the Bagnacavallo Population Study, si è cercato di individuare una correlazione tra gli indici di infiammazione laboratoristici raccolti nei pazienti partecipanti allo studio Bagnacavallo e la presenza di sindrome metabolica e l’incidenza di neoplasie in tale popolazione. Ancora lo scorso anno, il progetto Bagnacavallo è stato oggetto di studio per l’articolo Is there an association between commonly employed biomarkers of liver fibrosis and liver stiffness in the general population? pubblicato su Annals of Hepatology nel 2020, dove sono state comparate le metodiche attualmente disponibili per quantificare la fibrosi del fegato nelle patologie croniche di tale organo. Infine, nella recente mini review Fatty Liver and Hepatocellular Carcinoma, lo studio Bagnacavallo è stato citato a supporto dell’importanza nell’identificazione precoce di una condizione di steatosi epatica e steatoepatite, in considerazione dell’incidenza crescente di tali patologie correlate a maggiore morbilità e mortalità della popolazione generale, che le rende rilevanti come problema di salute pubblica. Con steatosi epatica (comunemente nota come fegato grasso), si intende una patologia caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule epatiche. Tale condizione può predisporre a un’infiammazione del fegato, chiamata steatoepatite, che è causa di danno epatico. Alcune volte l’infiammazione di un fegato grasso è collegata all’abuso di alcol, in tal caso si parla di steatoepatite alcolica. Diversamente si parla di steatoepatite non alcolica, o Nafld. Un fegato infiammato può diventare fibroso e indurito col passare del tempo. Questa condizione, che in definitiva è una cirrosi, è un passo decisivo verso l’insufficienza epatica e il rischio di sviluppo di epatocarcinomi. La Nafld è una delle tre più frequenti cause di cirrosi (oltre all’alcol e alle epatiti virali) per cui appare evidente l’utilità di individuare la prevalenza nella popolazione generale e i fattori di rischio associati.
INFORMAZIONE SANITARIA
DONAZIONE DEL SANGUE
AVIS Provinciale Ravenna verso il rinnovo delle cariche: un’associazione resiliente, tra nuovi modelli organizzativi e donazioni in crescita Dopo un anno difficile per tutti, il 2021 è iniziato con rinnovato slancio per AVIS Provinciale Ravenna, pronta ad affrontare le nuove sfide a cui lo scenario attuale ci mette di fronte, e per le quali da sempre l’Associazione è in prima linea: promozione della salute e tutela del benessere dei cittadini, coinvolgimento dei giovani e del mondo della scuola, che le recenti limitazioni hanno messo a dura prova. In questo 2021, inoltre, l’Associazione è chiamata al rinnovo delle cariche per il prossimo quadriennio, motivo per il quale in queste settimane tutte le 22 sezioni comunali AVIS si stanno riunendo per le consuete Assemblee annuali (da remoto, in modalità video-conference): un momento di confronto, in cui condividere bilanci e nuovi progetti con soci, volontari e chiunque sia interessato ad avvicinarsi al mondo AVIS. Il ciclo di incontri si chiuderà, come sempre, con l’Assemblea di AVIS Provinciale Ravenna, in programma sabato 15 maggio alle ore 9 presso l’Hotel Ristorante Cavallino a Faenza (auspicabilmente in presenza, ma la decisione definitiva sulla modalità di svolgimento verrà presa in funzione dell’evolversi della situazione sanitaria).
Sarà l’occasione per fare il punto dopo un anno estremamente complesso, in cui AVIS Provinciale Ravenna è riuscita prontamente a organizzarsi: a testimoniarlo sono anche i dati, soprattutto quelli delle donazioni di plasma, che nel 2020 hanno fatto registrare una crescita del 25% rispetto all’anno precedente (6.129 contro 4.888). In tutto sono state 19.678 le donazioni tra sangue e plasma, tutte completamente utilizzate nonostante il rallentamento dell’attività chirurgica negli ospedali; mentre i donatori sono stati 10.769, tra cui 1.546 nuovi arrivi, a testimonianza della voglia dei cittadini del ravennate di contribuire concretamente a far fronte all’emergenza sanitaria. Dati estremamente positivi considerando il contesto nel quale sono stati ottenuti, e che stanno trovando conferma anche in questi primi mesi del 2021: sono state infatti oltre 5.000 le donazioni tra gennaio e marzo, con un aumento di 270 unità raccolte rispetto allo scorso anno, soprattutto di sangue, che rappresentano una base solida per poter soddisfare il fabbisogno giornaliero. AVIS Provinciale Ravenna ha dimostrato inoltre una grande capacità di adattamento, riuscendo a rivedere rapidamente il proprio
immagine scattata prima dell'emergenza Covid
modello organizzativo in funzione delle nuove esigenze: oggi le donazioni vengono effettuate esclusivamente previa prenotazione per evitare assembramenti nei punti di raccolta, mentre sul fronte della vita associativa sono stati privilegiati nuovi strumenti di comunicazione digitale, come la newsletter periodica inviata a soci donatori e cittadini. L’Associazione inoltre, già dallo scorso anno, ha deciso di investire le risorse inizialmente destinate ai festeggiamenti per i 60 anni di vita per dare un contributo al territorio, ad esempio attraverso donazioni di materiale anti-Covid alle strutture ospedaliere. Per info: www.ravenna.avisemiliaromagna.it oppure tel. 0544 421180 (dal lunedì al venerdì 8-13; sabato 8-12) Facebook: Avis Provinciale Ravenna
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