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n. 940
3-9 FEBBRAIO 2022
CRONACA • SOCIETÀ • POLITICA • ECONOMIA • OPINIONI • CULTURA • SPETTACOLI • GUSTO • SPORT
PAUSA SANREMO L’Italia si ferma per il festival del “ravennate” Amadeus
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PUNTI DI VISTA / 3 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
SOMMARIO
L’OPINIONE
L’OSSERVATORIO
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POLITICA GLI STIPENDI DELLA GIUNTA DIVENTANO QUASI IL DOPPIO
Dal Quirinale alla Bassa, quanto è difficile rinnovarsi di Andrea Alberizia
Le carte di identità e i curricula di alcune figure nominate di recente negli organi locali di governo e istituzioni della Bassa Romagna sono una plastica fotografia del tanto dibattuto tema del (non) cambiamento in politica. Prendete ad esempio Bagnacavallo. Nella giunta di Eleonora Proni, per sostituire uno dei due assessori dimissionari per motivi personali, è entrato Alfeo Zanelli che prende una poltrona in municipio per la terza volta. La prima è stata nel 1993: Carlo Azeglio Ciampi era presidente del Consiglio, Roberto Baggio vinceva il Pallone d’Oro, Totò Riina era appena stato catturato. A metà gennaio la Fondazione Rossini che governa l’omonimo teatro di Lugo ha nominato come nuovo direttore Giovanni Barberini, uno che era già direttore pro tempore e che nel 2004 entrava già alla Rocca Estense come assessore nella giunta lughese mentre George Bush entrava alla Casa Bianca per il secondo mandato da presidente degli Usa. Lo scorso novembre l’Asp Bassa Romagna ha nominato Emanuela Giangrandi come nuova presidente: è stata assessora del Comune di Lugo in tempi in cui nessuno avrebbe usato il termine assessora (1990-1993) e Raul Gardini era ancora vivo. E se andiamo ancora un po’ più indietro e arriviamo allo scorso aprile, le cronache politiche riportavano il cambio nella giunta Ranalli: fuori una 36enne ingegnera edile (Valentina Ancarani) e dentro un 63enne con la maturità scientifica (Luciano Tarozzi) che lavorava da 40 anni in Confartigianato e cinque anni prima che l’altra nascesse era già in consiglio comunale con la Democrazia cristiana. Poi ci sono anche le nomine agli antipodi. Assessorati affidati a ventenni che per ovvie ragioni anagrafiche difficilmente potranno aver maturato una base minima di esperienza. Nomine che sanno più di voglia di far pensare al rinnovamento piuttosto che di reale condivisione del rinnovamento. Ma Zanelli, Barberini, Giangrandi e Tarozzi sono il problema della politica? No, non è una questione di casi specifici. Anzi, il valore dell’esperienza maturata sul campo non è in dubbio e non può che essere benzina preziosa per il motore amministrativo. Però si può dire con lucidità, senza timori di smentite, che queste nomine mostrano una palese difficoltà della politica a rinnovarsi? Sono ancora solo i grandi saggi che possono occuparsi delle cose da grandi? Le nuove leve dove sono? Non ci sono perché della politica se ne fregano e tocca ai vecchi reggere la baracca, o non ci sono perché i loro padri e le loro madri non li hanno allevati per non mollare la poltrona? È anche vero che la Bassa Romagna è pur sempre in quel Paese che ha appena confermato presidente della Repubblica un signore che avrebbe preferito fare altro e finirà il mandato a 87 anni.
7
ECONOMIA L’AUTORITÀ PORTUALE SPENDE 7MILA EURO PER UN LIBRO
Quelli che volevano tagliare gli stipendi ai parlamentari di Moldenke
Evoluzione del Movimento 5 Stelle:
14 SOCIETÀ
- Vaffanculo alla kasta
UN ACCORDO PER SALVARE IL CENTRO SOCIALE SPARTACO
- Tagliamo lo stipendio dei politici - Mai con il Pd
17 TEATRO
- Vaffanculo alla kasta - Tagliamo lo stipendio dei politici
“SE QUESTO È UN UOMO” IN VERSIONE ACUSTICA
- Mai con il Pd - Vaffanculo alla kasta
20 GUSTO
- Tagliamo lo stipendio dei politici
I SEGRETI DELLA COTTURA AL FORNO
- Mai con il Pd - Vaffanculo alla kasta
22 SPECIALE ANIMALI
- Tagliamo lo stipendio dei politici - Mai con il Pd
IL “PARADISO” DOVE POTER CREMARE CANI E GATTI
- Vaffanculo alla kasta - Tagliamo lo stipendio dei politici
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001
Anno XXI - n. 940 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: tel. 0544 408312 commerciale1@reclam.ra.it Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872 Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola Direttore responsabile: Fausto Piazza
Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini (grafica). Collaboratori: Roberta Bezzi, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Nevio Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Gardini, Enrico Gramigna, Simona Guandalini, Giorgia Lagosti, Fabio Magnani, Enrico Ravaglia, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni, Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani. Illustrazioni: Gianluca Costantini.
- Mai con il Pd - INTERVALLO - Non si presenta alle elezioni di Ravenna - Governano a livello nazionale con Salvini - Governano a livello nazionale con il Pd - PANDEMIA - Nuove elezioni di Ravenna - Alleanza con il Pd
Progetto grafico: Gianluca Achilli Redazione: tel. 0544 271068 fax 0544 271651 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB
- Il Movimento 5 Stelle entra per la prima volta in giunta a Ravenna sotto la guida Pd e il suo assessore, suo malgrado, vedrà aumentarsi lo stipendio, fino a più di 6mila euro lordi al mese (per continuare a occuparsi di Verde e Animali). Se non è una vittoria questa...
4 / POLITICA RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
ELEZIONI AL QUIRINALE
Pagani: «Non c’era alternativa possibile a Mattarella» Il deputato ravennate del Pd: «Preoccupato dall’analfabetismo democratico di alcuni commentatori. Attenti a chi indica i nemici del popolo» di Federica Angelini
La settimana in cui il Parlamento ha tentato invano di eleggere un nuovo presidente della Repubblica per poi tornare a rivolgersi a Sergio Mattarella, che aveva espresso ben diverse intenzioni personali, è stata foriera di più di uno spunto di riflessione sullo stato della nostra democrazia. Ne abbiamo parlato con il deputato ravennate Alberto Pagani (Pd), che ha partecipato ai lavori e seguito, come ovvio, l’evolversi della situazione. Onorevole, soddisfatto dell’esito? C’è una qualche amarezza nel non essere riusciti a trovare un’alternativa, come peraltro lo stesso Mattarella aveva auspicato? «La rielezione del presidente Mattarella era la sola cosa sensata da fare, ed era evidente già da tempo, dato il contesto in cui ci troviamo: chiedergli di mettersi a disposizione del Paese così come lui stesso ha fatto con Mario Draghi. C’è voluto forse un po’ più del necessario per arrivarci perché alcuni interlocutori sono stati un po’ lenti a capire, e pasticcioni». Possibile che davvero non ci fosse un altro nome possibile? Anche dal punto di vista simbolico, la sensazione è quella di un Paese fermo. «Di nomi ce ne potevano essere tanti, ma andavano condivisi da una maggioranza composita, perché così è il Parlamento voluto e votato dagli italiani. Peraltro siamo a fine legislatura, molti deputati hanno cambiato gruppo, nel corso degli anni. Sapevamo benissimo di non avere i voti per eleggere il presidente da soli, che senso aveva buttare nella mischia nomi che non avrebbero trovato il consenso della destra? Serviva una figura di compromesso, e nessuno più di Mattarella poteva esserlo. Del resto, è la stessa situazione che rende necessaria la presenza di Draghi al governo». Per almeno una notte è sembrato che potessimo avere la prima presidente donna: Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), con compiti di coordinamento e vigilanza sulle attività dei servizi segreti italiani, ambito di cui lei si occupa ormai da tempo. Cosa ne ha pensato? «Che chiunque l’abbia pensato è un analfabeta della democrazia e delle istituzioni. Il mio naturalmente non è un pregiudizio verso il mondo dell'intelligence ed Elisabetta Belloni è una persona capace, che conosco e che stimo, ma è un diplomatico di carriera, ed è un funzionario pubblico in servizio, in un ruolo molto delicato: indicarla come presidente della Repubblica, il compito più politico previsto dalla nostra Costituzione, è una totale stupidaggine. In quale democrazia potrebbe essere ammesso un passaggio simile, dai servizi segreti alla presidenza della Repubblica? Perfino in Russia, che non considero una democrazia, il presidente Putin, che proviene dal Kgb, si è candidato alle elezioni ed è stato eletto dal suo popolo. Sia chiaro che, qualora Belloni volesse abbandonare la carriera diplomatica e scegliere quella politica, mi piacerebbe che si candidasse con il Pd, perché la stimo davvero, ma pensare di eleggere il direttore in carica del Dis a capo dello Stato è una cosa da Repubblica delle Banane». Eppure la proposta è venuta da leader politici ed è piaciuta a molti autorevoli commentatori. «“È venuta da politici scappati dal manicomio”, ha scritto un commentatore a cui evidentemente non è piaciuta. Altri forse non si sono resi conto che era una sgrammaticatura e l’hanno persino caldeggiata apertamente. La cosa mi ha molto stupito, e preoccupato per la scarsa cultura politica di una parte della stampa, che dovrebbe informare i cittadini. È come se un telecronista sportivo commentasse una partita di calcio senza conoscere nemmeno le regole basilari del gioco». Nessuna legge lo vieta, tuttavia. «Lo deve vietare la legge? Non basta il buon senso? Se il degrado della coscienza democratica è tale che non basta più il buon senso, lo scriveremo nella legge. Quando è stata fatta la 124/07, che disciplina i servizi ed il segreto di Stato, il legislatore non ha pensato di vietare questa ipotesi per la banale ragione che era talmente assurda che non gli è nemmeno venuta in mente». Perché allora è sembrato che solo Renzi e l’estrema sinistra vedessero questo problema di “alfabeto democratico” e i retroscena dicevano che invece il Pd poteva anche essere favorevole? «Credo si sia trattato solo di un fatto di reattività e tempismo. Renzi ha detto cose logiche, di buon senso, ma è parso chiaro a tutti che il Pd le ha condivise ed ha lavorato perché si arrivasse alla rielezione di Mattarella». La Costituzione prevede il voto segreto. Lei non si è mai discostato dalla linea del partito anche quando non la condivideva appieno. Per l’elezione del pre sidente della Repubblica sarebbe stato disposto a farlo? «Certo, sì, perché ogni parlamentare porta su di sé la responsabilità di una scelta davvero importante. Perché il presidente rappresenta l’unità della nazione, è garante della Costituzione, che deve conoscere ed amare, è capo delle forze armate e presidente del Csm. Se il segretario del mio partito impazzisse e proponesse una candidatura assurda non obbedirei, perché non potrei mai votare una persona che ritengo inadatta a questi compiti o pericolosa per la Repubblica».
De Pascale: «Grazie presidente, ricordiamo le sue visite “affettuose”» Il sindaco Michele de Pascale ha commentato su Facebook la rielezione di Mattarella, da lui auspicata: «Dopo 7 anni di impeccabile servizio alla Presidenza della Repubblica Sergio Mattarella è stato rieletto dal Parlamento in seduta comune. Sappiamo che non era lo scenario che il Presidente auspicava ma è indubbiamente la scelta migliore che si potesse fare in un momento in cui affrontiamo difficoltà inedite e inaspettate. Dei passati sette anni oltre alla costante difesa della Costituzione e l'autorevolezza con cui ha rappresentato l'Italia in Europa e nel mondo, non potremo mai dimenticare la fermezza con cui ci ha guidato nel fronteggiare la pandemia e, a Ravenna, non potremo dimenticare le due visite affettuose che ha dedicato alla nostra città in memoria di Benigno Zaccagnini e in apertura delle celebrazioni dantesche. La scelta del parlamento in seduta comune, unita alla sua generosità, ci fanno guardare al futuro con ottimismo. Grazie Presidente, Viva la Repubblica!»
Non pensa che la rielezione di un presidente sia un po’ un tradimento dello spirito degli estensori che volevano un solo mandato, o così è stato a lungo percepito? «No, la Costituzione dice che il presidente è eletto per sette anni e non aggiunge altro. E questo non per una dimenticanza, ma perché appunto allora non vollero vincolare troppo l’azione del Parlamento di settanta anni dopo. I costituenti si dimostrarono molto saggi e lungimiranti». Ha ragione chi vuole riaprire il capitolo “repubblica presidenziale”? «È sempre la destra, per la quale ogni occasione è buona per rimettere su questo disco. Ma vorrei ricordare che non è passato molto tempo da quando abbiamo sottoposto agli italiani una serie di quesiti referendari per modificare aspetti assai meno salienti della carta costituzionale, e che gli elettori si sono espressi a difesa della carta. Non mi pare il caso di ricominciare con questa manfrina». Eppure, lei stesso ha detto che sia in Parlamento, votato dagli italiani, sia sulla stampa a volte è venuto meno l’abc della nostra democrazia. Cosa potrà succedere in futuro se si perderà questa cultura politica? Questa prospettiva la preoccupa? «Molto. Non so vedere nel futuro, ma certo ci sono diversi sintomi di questo analfabetismo di ritorno della politica. Nei momenti di tranquillità sappiamo essere più pazienti, perché sappiamo che le questioni politiche sono complesse e possono richiedere anche discussioni e tempi lunghi. Quando abbiamo paura e pensiamo che ci sia bisogno di azioni urgenti la nostra tolleranza scompare e la maggior parte di noi esige una direzione da seguire, e qualcuno che gliela indichi senza incertezza. È la natura umana, ed è così che la mentalità fascista può imporsi, perché sembra persino ragionevole, parla chiaro e semplice, indica i nemici del popolo ed il modo per castigarli. In questi giorni sono stati scritti, proprio dai commentatori di cui abbiamo parlato, decine di articoli fotocopia sugli inutili peones che pascolano in transatlantico. Mancava solo l’editoriale di esaltazione dell’efficienza del regime di Erdogan e di Putin, dove questo problema è stato risolto in maniera radicale, eliminando le opposizioni e la democrazia».
L’onorevole, esperto di servizi segreti: «Solo in una repubblica delle Banane si può pensare di eleggere a capo dello Stato il direttore in carica del Dis»
I SALUTI
IL PREFETTO VA IN PENSIONE: IL SALUTO DEI SINDACI DEL TERRITORIO Il prefetto di Ravenna ha incontrato tutti i sindaci della provincia per un saluto di fine incarico. Dall’1 febbraio infatti Enrico Caterino – originario del Casertano e a Ravenna dal 2018, quando prese il posto di Francesco Russo – è in pensione. Il prefetto ha ringraziato i sindaci per il «clima di grande collaborazione e di stima reciproca» che ha contraddistinto il suo periodo di permanenza, «anche se segnato dal perdurare dell’emergenza sanitaria e da tutte le problematicità conseguenti». Dopo i saluti, i sindaci e il presidente della Provincia hanno omaggiato il prefetto di alcuni doni che rappresentano le eccellenze del territorio (un mosaico, una ceramica di Faenza e il sale di Cervia).
POLITICA / 5 3-9 febbraio 2018 RAVENNA&DINTORNI
PALAZZO MERLATO
Gli stipendi di sindaci e assessori diventano quasi il doppio Provvedimento del governo: aumenti graduali fino al 2024, anche per la presidenza del consiglio comunale che percepirà dieci volte il gettone medio di un consigliere
L'aumento delle indennità per sindaco, vicesindaco, assessori e presidente del consiglio comunale è nero su bianco anche nel Comune di Ravenna. Con una determina dirigenziale del 20 gennaio vengono così adeguati i compensi degli amministratori a quanto stabilito da una misura varata dall'unanimità dei ministri lo scorso dicembre. In sostanza la nuova legge prevede che i compensi vengano parametrati a quelli dei presidenti di Regione, proporzionati alla popolazione. L'effetto è che, essendo il compenso di Stefano Bonaccini attualmente 13.800 euro lordi mensili, di fatto per il primo cittadino e i suoi collaboratori si arrivi entro il 2024 a quasi un raddoppio dei compensi attuali. Gli aumenti riguardarenno anche tutti gli altri comuni del territorio, in base al numero di abitanti. Per il primo cittadino di Ravenna, dove si superano i 100mila abitanti, l’indennità dovrà raggiungere l'80 percento di quella del presidente della Regione e passa così dagli attuali 5.362 euro a 11.040 euro lordi al mese attraverso alcuni step graduali: per il 2022 è infatti previsto un compenso di 7.917 euro, per il 2023 di 9.223. Situazione analoga, a cascata, si verifica per le indennità a loro volta parametrate a quelle del sindaco. Il vicesindaco passerà così, a regime, da poco più di 4mila euro a 8.280 (poco meno di seimila nel 2022, poco meno di settemila nel 2023). Gli assessori, che percepiscono un'indennità pari al 60 percento di quella del sindaco passeranno invece dai 3.217 euro attuali ai 4.750 del 2022, per poi arrivare a 5.533 nel 2023 e, a regime, a 6.624. Stesso identico trattamento è riservato alla presidenza del consiglio comunale, mentre restano inalterati i gettoni di presenza per i consiglieri, da sempre le figure politiche più bistrattate economicamente, a fronte anche dell'impegno richiesto (almeno in linea teorica) dal loro impegno al di fuori delle sedute. Uno iato che ora si fa ancora più evidente. Si tratta di una misura calata dall'alto e coperta da fondi che arrivano da Roma e che nessun partito sembra volersi intestare con particolare orgoglio, mentre gli unici a poterla contestare apertamente sono le forze che non fanno parte del governo come Fratelli d’Italia (vedi box). La ratio della misura è
Le cifre ora sono parametrate in base a quella del presidente della Regione certamente quella di compensare gli amministratori per un impegno che fino a oggi era economicamente poco attraente per professionisti di rilievo e incoraggiare così l'impegno in politica anche di chi, in questo modo, non si vedrebbe costretto a rinunciare a importanti compensi. E se per alcune figure, tra cui naturalmente il primo cittadino, la misura può apparire forse intempestiva ed eccessiva, ma comunque comprensibile e giustificabile, da ora in poi sarà ancora più lecito esigere che le giunte siano formate solo da persone competenti con una equa distribuzione del peso e del carico delle deleghe perché è evidente a tutti che gli assessorati non sono tutti uguali. Come prima e (molto) più di prima resta poi l'anomalia del consiglio comunale dove a questo punto il presidente finirà per percepire un'indennità che probabilmente è addirittura dieci volte quella che un consigliere presente e attivo può sperare di ricevere. Cosa che, per esempio, non accade in Regione, dove i consigliere regionali percepiscono 5mila euro. (fe. an.)
Ferrero (FdI): «Scollamento tra politica e cittadini» L’unica forza politica che può scagliarsi contro questa misura è naturalmente Fratelli d’Italia, che non fa parte del governo e della maggioranza. Ecco allora che Alberto Ferrero, capogruppo a Palazzo Merlato va all’attacco (con una stoccata in particolare ai grillini): «Nessuno mette in dubbio che la competenza debba essere ben retribuita e non si vogliono certo avere atteggiamenti pauperistici come alcune forze politiche che ora in maniera molto singolare approvano questa norma mentre pochi anni fa volevano ridurre gli stipendi dei politici, a quanto pare avranno cambiato idea. Inoltre in un periodo come quello attuale in cui fra restrizioni, spesso stabilite con logica bislacca, insofferenza generale, crisi economica latente (non si parli del +6,5% di quest’anno, poiché veniamo da un -10%...), bollette salite vertiginosamente ed inflazione al 6%, aumentare gli stipendi degli amministratori, è a dir poco scriteriato. Tutto ciò, infatti, costerà al contribuente italiano 470 milioni di euro, quanto i banchi a rotelle… È come se un’azienda che naviga in cattive acque procedesse al raddoppio degli stipendi del consiglio di amministrazione. Di fronte a questo non ci si può lamentare dello scollamento sempre maggiore fra cittadini e politica».
Gli stipendi lordi in euro nel 2024
SINDACO
11.040
VICESINDACO
8.280
ASSESSORE PRESIDENTE
6.624
6.624
6 / ECONOMIA RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
CGIL
Per i lavoratori extracomunitari la busta paga è più leggera in media del 42 percento In provincia il 12,2 percento della popolazione è straniero: 47mila persone (uno su quattro è romeno) I redditi da lavoro dei cittadini extracomunitari in provincia di Ravenna sono mediamente inferiori del 42 percento rispetto a quelli dei comunitari (compresi gli italiani). Per i dipendenti privati la differenza è del 36,6 percento mentre i divari più elevati riguardano le collaborazioni (75,7), ma anche posizioni apicali come gli amministratori (39,9) e i professionisti (40,7). In questi ultimi casi si parla di 184 persone in tutto. I dati vengono da una analisi svolta dal’Ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna sulla condizione demografica e retributiva delle cittadine e dei cittadini stranieri nel territorio provinciale. L’analisi prende in considerazione i dati al 31 dicembre 2020: hanno cittadinanza straniera 47.318 persone (22.662 maschi e 24.656 femmine), pari al 12,2 percento della popolazione, percentuale pressoché stabile rispetto l’anno 2019 (‐0,6 percento). Una maggiore concentrazione viene registrata in Bassa Romagna, in cui la popolazione straniera raggiunge il 13,1 percento. Le percentuali più alte si raggiungono a Massa Lombarda (18,8%) e a Conselice (16%). Rimangono nazionalità estere più numerose quelle romena (12.400 persone in totale, pari al 26,2 percento), albanese (7.537; 15,9) e marocchina (4.729; 10). I dati forniti da Inps evidenziano che i lavoratori dipendenti con cittadinanza straniera sono 27.865 (-9,4% rispetto al 2019) di cui 5.908 occupati prevalentemente nel settore agricolo privato (-13,6%), 17.921 nel settore privato non agricolo (-9,8%) e 4.036 occupati come lavoratori domestici, dato invariato rispetto all’anno precedente. Raffaele Vicidomini, della segreteria confederale della Cgil Ravenna, prla di necessità di ampliare i canali di regolarizzazione: «L’ultimo “decreto flussi”, pur raddoppiando la possibilità degli ingressi rispetto all’anno precedente, non solo non è sufficiente ma resta inserito in un contesto inquinato dagli effetti, pratici e culturali determinati sia dalla nefasta, ma ancora vigente, legge Bossi-Fini sia da logiche discriminatorie che permangono anche dopo la modifica dei decreti sicurezza».
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PROTESTA/1 In piazza a Casola per salvare la cava di Monte Rotondo
PROTESTA/2 Piscine comunali chiuse domenica
Per difendere l’occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Saint Gobain Casola Valsenio e della cava di Monte Rotondo, i sindacati hanno promosso una manifestazione in piazza Sasdelli a Casola il 6 febbraio alle 15. L’attività di lavorazione del gesso per la produzione di cartongesso occupa in maniera diretta e indiretta circa 140 persone, in massima parte residenti nei comuni della vallata. Uno studio commissionato dalla Regione prevede diversi scenari tra i quali (sarebbe quello raccomandato dalla Commissione regionale) vi è anche la chiusura della cava nei prossimi anni. Nello studio stesso si fa riferimento alle eventuali ricadute sociali, evidenziando anche percorsi di trasformazione dell’attività aziendale (produzione di materiali a base di solfati) e/o percorsi di accompagnamento alla pensione dei lavoratori coinvolti, fino ad ipotizzare un riassorbimento di diversi lavoratori in attività turistiche. I sindacati lamentano che si tratti solo di ipotesi senza ricadute concrete visibili al momento.
Le società di gestione delle piscine comunali di Ravenna e Faenza aderiscono alla protesta nazionale degli impianti natatori di fronte alle difficoltà legate alla pandemia. Il comparto lavora tuttora con limitazioni di capienza al 50 percento e si trova a fronteggiare un aumento di forniture di gas e elettricità. Domenica 6 febbraio le piscine resteranno chiuse. Un modo per sensibilizzare il pubblico su un rischio di futura chiusura permanente. Il discorso non riguarda solo le gestioni, ma anche tutta l’attività sportiva praticata da semplici cittadini nei corsi o nuoto libero e l’attività agonistica che rischia di essere travolta dalla crisi del settore. Il rischio sarebbe quello dell’aumento dei biglietti così tanto da rendere l’attività sportiva una pratica elitaria.
DATI
Dopo nove anni tornano a crescere le imprese in provincia Saldo attivo nel 2021 tra iscrizioni (1.857) e cancellazioni (1.755). L’edilizia è il settore più attivo Dopo nove anni di segno meno, il 2021 si chiude con un saldo positivo tra iscrizioni e cancellazioni delle imprese in provincia di Ravenna. «Un segnale favorevole da leggere comunque con cautela perché condizionato dalla situazione sanitaria», avverte Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, a commento dell’analisi realizzata dall’Osservatorio dell’economia sui dati del Registro delle imprese. Il 2021 – sottolinea la Camera di commercio – si è chiuso con un ritrovato slancio delle attività imprenditoriali che, tra gennaio e dicembre, hanno fatto registrare 1.857 nuove iscrizioni (quasi il 14% in più rispetto all’anno precedente). Dopo la frenata imposta nel 2020 dal lockdown e dalla fase acuta dell’emergenza Covid, il rimbalzo della natalità non ha però coinciso con un pieno recupero del dato pre-pandemia, mantenendo un gap di circa 78 aperture in meno rispetto al 2019 (- 4% in termini di variazione percentuale) e di 386 in meno rispetto alla media del decennio ante-Covid. Le 1.755 cessazioni volontarie di attività, rilevate tra gennaio e dicembre dello scorso anno, costituiscono il valore più basso degli ultimi dodici anni, persino più contenuto di quello già record registrato nel 2020, seppur condizionate da un effetto “surplace” (o di “temporeggiamento”) causato dalle sospensioni o restrizioni all’esercizio di diverse tipologie di attività. Il saldo netto annuale è quindi positivo e pari a +102 unità, anche se in parte influenzato dagli effetti della congiuntura sanitaria. A fine dicembre 2021, lo stock complessivo delle imprese registrate a Ravenna ammontava a 38.389 unità e si registra un tasso di crescita relativa, rispetto all’anno della piena pandemia, pari a +0,27% (+0,76% mediamente in Emilia-Romagna e +1,42% in Italia). Dal punto di vista delle dinamiche settoriali, crescono l’edilizia (+144 il saldo totale dello stock rispetto al 2020), il cui trend risente positivamente della performance dell’artigianato (+107 unità) ed è il comparto che cresce di più. In aumento anche il complesso dei servizi orientati alle imprese (+143), di cui +64 unità per le attività immobiliari, +34 per quelli professionali e scientifiche, +35 per il noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto e +10 aziende nel campo dell’ICT. Segno più anche per il credito (+3 unità). Grazie in particolare alla stagione estiva, che ha rallentato parzialmente la crisi epidemiologica, e grazie anche alla correlata ripresa del turismo, mostrano segnali di dinamismo anche le attività di alloggio e ristorazione (+31). In termini assoluti, saldi negativi si registrano in agricoltura (-147 aziende) e si tratta di una tendenza di fondo in atto da anni e che solo saltuariamente rallenta.
ECONOMIA / 7 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
PORTO/LA STORIA
L’odissea dei fondali diventa un libro: Ap spende 7mila euro per una «ricostruzione giornalistica» Lavoro affidato a Andrea Tarroni che è stato consigliere comunale Pd e ora collabora con un quotidiano locale Incarico rifiutato da David Parenzo della Zanzara. L’autore: «Un’opera per chi vuole capire come funzionano gli appalti»
L’ultimo decennio del travagliato percorso che ha portato a fine 2021 al taglio del nastro del cantiere da 230 milioni di euro per l’escavo dei fondali del porto di Ravenna diventerà un libro. Così ha deciso l’Autorità portuale. Che spenderà settemila euro per un lavoro definito di “ricostruzione giornalistica”. L’incarico è andato, con una delibera di fine 2020, al 39enne ravennate Andrea Tarroni che ha maneggiato la materia portuale in una duplice veste nel decennio in esame: nel periodo 2011-2016 è stato in consiglio comunale sui banchi del Pd – di cui è ancora membro della direzione provinciale – e poi cronista per il quotidiano locale “Il Corriere Romagna” a cui tuttora collabora. Tarroni è uno dei due giornalisti cui Ap ha rivolto l’invito per il lavoro. Una comunicazione del segretario generale del 2018 evidenzia infatti la necessità di avere sempre un confronto fra almeno due operatori economici per gli affidamenti anche di modesto importo. L’altro giornalista interpellato è stato David Parenzo: la storica spalla di Giuseppe Cruciani alla Zanzara su Radio24 però ha comunicato di non essere in grado di svolgere il servizio richiesto alle condizioni proposte. Tarroni invece ha proposto un ribasso del 7,5 percento sul massimo di seimila euro fissato da Ap (il reso del costo per arrivare ai settemila finali sono contributi). La stesura del testo è alle battute finali: «Conto di concludere entro qualche settimana – ci dice Tarroni –, poi Ap deciderà come proseguire». La delibera infatti non specifica quando si andrà in stampa e in quante copie, «sarà l’Autorità portuale a fare le sue valutazioni». Intanto il giornalista prova a delineare il target: «Il ravennate che si chiede perché da 30 anni si voglia fare l’escavo e solo adesso pare arrivare il momento buono, ma anche chi si
Bando da 230 milioni alla Rcm del gruppo Rainone
vuole rendere conto di cosa sia un appalto pubblico in Italia». Il maxi bando in questione ha dovuto fare i conti con alcune procedure finora inedite per la pubblica amministrazione, così come lo stesso presidente Daniele Rossi aveva sottolineato in passato: «Faremo da apripista e diventeremo un termine di riferimento per altre gare in futuro». Tarroni ha lavorato ascoltando più voci: «Quando ho ricevuto l’invito da Ap sono rimasto intrigato dalla possibilità di approfondire
Il bando da 230 milioni di euro per approfondire i fondali del porto di Ravenna fino a 12,5 metri (da 10,5 attuali) e rifare circa 6 km di banchine - oltre alla realizzazione di qualche decina da di ettari di piattaforma logistica - è stato assegnato alla Rcm del gruppo Rainone. Da quando si è aggiudicata la commessa, il nome della società è comparso spesso sulle cronache locali per altre notizie: Rcm è diventata sponsor della squadra maschile di pallavolo, ha assunto l’ex assessore Roberto Fagnani e ha fatto l’offerta più importante per acquisire due immobili dell’Acmar nell’ambito della procedura di concordato della cooperativa.
l’argomento con i tecnici che hanno pro gettato, con i politici che se ne sono occupati e con gli esponenti dell’economia ravennate per provare a capire cosa significa portare in fondo un appalto nel nsotro Paese. Questa storia mostra anche tanti vizi della burocrazia italiana». Il lavoro voluto da Ap ricade in “Remember”, il progetto cofinanziato da un programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia “con l’obiettivo di promuovere il turismo sostenibile e la crescita blu”: valorizzare il patrimonio culturale marittimo di otto porti del nord Adriatico (tra cui Ravenna). Ap partecipa a Remember in qualità di partner beneficiario e sta realizzando una ricerca “sulla storia economica e sociale del porto a partire dall’età moderna e dei suoi rapporti con le comunità adriatiche”. E l’escavo “non si può trascurare volendo parlare della valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale” del porto. Perché la delibera dell’incarico mette in chiaro un punto, lasciando poco spazio ai dubbi: “Gli eventi della contemporaneità sono destinati a segnare una svolta epocale nella storia dello scalo”. Finire a libro paga di Ap, seppure solo per un progetto ben definito, potrebbe essere in conflitto con il ruolo di cronista? In futuro sarà possibile avere uno sguardo obiettivo? Tarroni non ha dubbi: «Sto scrivendo per Ap così come scriverei se il committente fosse una parte esterna. La ricostruzione sarà completa, sentendo tutte le campane, tutte le voci che si sono confrontate. Una parte della ricostruzione giornalistica va anche a riprendere la dialettica cittadina e i vari interrogativi posti mano a mano. Se non avessi avuto la libertà di farlo non mi sarei candidato». Andrea Alberizia
PORTO/LA POLEMICA
LA PIGNA: «CANTIERE FERMO, LA FOTO DEL TAGLIO DEL NASTRO È STATA SOLO PROPAGANDA» L’assessora Randi risponde alla lista civica di opposizione: consegna lavori fatta quando mancava ancora una verifica La foto con il taglio del nastro per l’apertura del cantiere è stata scattata il 24 settembre scorso, a dieci giorni dalle elezioni amministrative, ma i lavori per il dragaggio del porto partiranno davvero solo la prossima primavera, quando saranno passati circa sei mesi dall’inaugurazione. È la lista civica Pigna che fa il quadro sulle tempistiche per la realizzazione del tanto atteso progetto da 230 milioni di euro per l’approfondimento del Candiano: «È stata una farsa bella e buona per dare slancio alla ricandidatura di De Pascale». La capogruppo Veronica Verlicchi si basa sulla risposta a una interrogazione data da Annagiulia Randi, assessora al Porto. La consigliera di opposizione riporta le spiegazioni di Randi: «Si attesta che la validazione della certificazione del progetto da parte dell’organismo preposto è avvenuta solo in data 21 dicembre 2021. E nella stessa data è avvenuta la consegna dei lavori. Ben tre mesi dopo l’inaugurazione del cantiere. Ciò significa che la consegna dei lavori a settembre è avvenuta in mancanza del necessario parere dell’organismo di certificazione (Rina) che stava ancora svolgendo le verifiche di legge. La consegna delle aree e l’avvio delle attività propedeutiche non avrebbero dovuto avere luogo prima che fossero state completate le Daniele Rossi, presidente di Ap verifiche di legge».
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8 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
SANREMO/2
SANREMO/1
IL VICESINDACO LO GRIDA A TUTTI: «AMADEUS È RAVENNATE» Fusignani continua a sottolineare le origini del presentatore, nato nella città dei mosaici
È NATA ALL’ARISTON QUASI 30 ANNI FA LA STELLA DI LAURA PAUSINI, DA SOLAROLO Tra i “super ospiti” di questa edizione, Laura Pausini è nata artisticamente proprio a Sanremo, vincendo a soli 19 anni la sezione Novità del Festival nel 1993, con la celeberrima “La solitudine”. L’anno dopo è tornata all’Ariston tra i “big” (e tra i favoriti), classificandosi al terzo posto con il brano “Strani amori”. Il successo interplanetario ottenuto a partire da quegli anni dalla cantante di Solarolo (l’anno scorso, come noto, premiata perfino con un Golden Globe) l’hanno poi resa troppo ingombrante per partecipare di nuovo in concorso al Festival, sul cui palco è tornata solo come “super ospite”, come appunto il 2 febbraio di quest’anno.
SANREMO/3 L’Eleganzissima Drusilla Foer sarà anche il 28 febbraio in un’Alighieri sold out Protagonista della terza serata, Drusilla Foer è il nome più chiacchierato tra quello delle co-conduttrici presentate da Amadeus già da alcune settimane. Si tratta infatti del personaggio creato dall'attore e cantante fiorentino Gianluca Gori. Presenza fissa sul piccolo schermo e sui social, Drusilla nasce da un vero colpo di genio, che ha fatto centro nel mondo dello spettacolo italiano, abbattendo ogni barriera di genere. Sarà infatti la prima conduttrice en travesti del Festival. Spesso protagonista delle stagioni teatrali in provincia di Ravenna, in particolare di quelle curate da Accademia Perduta/Romagna Teatri (con il direttore artistico Ruggero Sintoni che sui social ha esultato per la scelta di Amadeus), il 28 febbraio sarà al teatro Alighieri di Ravenna per una serata già sold out nell’ambito della rassegna comica, con il suo recital Eleganzissima. Lo stesso che ha presentato recentemente (l’11 e il 12 gennaio scorsi) al Goldoni di Bagnacavallo, accompagnata dal solito bagno di folla (anche per l’incontro con il pubblico del ridotto - nella foto).
Già in occasione della nomina del 2020 inviò un comunicato ufficiale alla stampa per complimentarsi per quello che considera a tutti gli effetti un proprio concittadino, augurandosi che Ravenna potesse ottenere visibilità aggiuntiva grazie alla sua presenza sul palco più osservato d’Italia. Oggi ribadisce il concetto, in una breve intervista al “Corriere della Sera”, edizione di Bologna. «Amadeus sul palco dell’Ariston? È un nostro concittadino non possiamo che salutare con entusiasmo la conduzione che gli è stata affidata. Sanremo è Sanremo». A parlare è Eugenio Fusignani vicensindaco di Ravenna, città natale di Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus. Certo – fa notare il giornalista Enea Conti, che firma l’articolo – lo showman non è associato alle personalità di spicco romagnole ma fino a 7 anni ha vissuto nella città dei mosaici dove i genitori (originari della Sicilia) si erano momentaneamente trasferiti per lavoro prima di spostarsi a Verona. «Speriamo si ricordi di spiegare che è nato a Ravenna, una città di cui andare orgogliosi per la sua storia e la sua cultura – ha dichiarato ancora scherzando Fusignani –. Accenderebbe per davvero i riflettori sulla città» Amadeus fece molto discutere anche per la sua infelice battuta sulle donne che stanno «un passo indietro» all’uomo, con tanto di strascichi legali da queste parti per alcuni commenti sui social.
SANREMO/4 De Carli (Popolo della famiglia) contro la Rai per il battesimo inscenato da Achille Lauro Anche il ravennate Mirko De Carli, consigliere nazionale del Popolo della Famiglia, firma con il presidente Mario Adinolfi una nota di fuoco contro i vertici Rai, accusati di non tenere in considerazione i milioni di utenti battezzati, secondo i due politici sbeffeggiati dalla performance di Achille Lauro durante la prima serata del Festival di Sanremo. In cui il cantante mette in scena appunto una sorta di battesimo...
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PRIMO PIANO / 9 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
IL DOTTORE
Quante gole dei cantanti curate da Fussi a Sanremo: «Nel 2012 Emma aveva la voce bloccata dallo stress, andò a correre e vinse» Il foniatra ravennate all’Ariston nelle serate clou, 12 dei 25 concorrenti sono suoi pazienti: «I colpi d’aria sono il grande pericolo». Ecco i trucchi prima di salire sul palco Le corde vocali di dodici concorrenti di Sanremo, su venticinque in totale, sono state visitate dal ravennate Franco Fussi, medico specialista in foniatria e otorinolaringoiatria. Giusy Ferreri, Sangiovanni, Elisa, Vibrazioni e Mahmood, tanto per fare qualche nome: «Qualcuno l’ho visto anche di recente per un controllino prima della gara». E qualcun altro potrebbe chiedere l’assistenza di Fussi nelle serate clou del Festival: «Venerdì e sabato sarò a Sanremo, come successo tante volte in passato, a disposizione dei cantanti in caso di bisogno». Che può capitare di giorno durante l’alloggio in albergo o di sera al teatro prima di salire sul palco. In questo secondo caso c’è da fare i conti con gli spazi angusti dell’Ariston e la necessità di evitare assembramenti per la pandemia: «Visto dalla tv appare enorme, ma dietro alla scenografia rimane davvero poco spazio. I camerini non sono più a disposizione dei cantanti per tutta la serata, li usano solo per il tempo minimo necessario prima di cantare». Il compito di Fussi può variare: «A volte può essere solo un sostegno psicologico, a volte un aiuto per il riscaldamento della voce prima delle esibizioni, a volte per vere emergenze». Nell’ultima categoria rientra a pieno il caso di Laura Pausini nel 2018: la cantante di Solarolo, da tempo tra i pazienti del foniatra, era prevista come ospite per il mercoledì ma si ritrovò completamente afona e fu costretta a dare forfait: «Aveva una brutta laringite. Mi chiamò e mi disse che le davano la possibilità di spostare la sua ospitata al sabato ma io dovevo ridarle la voce». E così fu: «Non c’era altra soluzione che intervenire con tanto cortisone. Che è anche un eccitante. Credo che fu anche per questo motivo che Laura durante l’esibizione andò addirittura fuori dal teatro a cantare in strada
Il foniatra Franco Fussi in una foto dalla pagina Facebook Voce Artistica. Nel riquadro il pass del medico dell’ultimo Festival di Sanremo a cui partecipò per assistere i cantanti
tra la gente». Andò a buon fine anche la missione di Fussi tentata nel 1999 con l’ugola di Anna Oxa: «La sera della finale era senza voce, poi è riuscita a cantare e vincere con “Senza pietà”». È il colpo d’aria il nemico più temuto dai concorrenti in questa settimana in Liguria: «I problemi sono quasi sempre di natura infiammatoria perché i cantanti passano da un ambiente all’altro, dentro e fuori. Non ci può essere un abuso vocale perché non è un tour e lo sforzo vocale è limitato. È più probabile uno stress della voce per l’eccessivo parlare in quei giorni». Ci sono anche casi in cui invece una boccata d’aria può essere la
IL RICORDO
GLI EXTRALISCIO UN ANNO FA IN UN FESTIVAL BLINDATO «Che brutto quel teatro deserto» Con gli Extraliscio è stato tra le rivelazioni dell’edizione dell’anno scorso del Festival di Sanremo. Da Lugo, Mauro Ferrara – la “voce di “Romagna Mia nel mondo”, o ancora, “l’Alain Delon delle balere” – è finito in un frullatore che lo ha portato a cantare non solo all’Ariston, ma un po’ in tutto il mondo. Un anno dopo, l’emozione è ancora intatta. Con un unico rammarico. «Guardando Sanremo ieri – ci dice Ferrara al telefono il giorno dopo la prima serata – ho subito pensato a quanto sarebbe stato bello che ci fosse stato il pubblico anche l’anno scorso (quando l’Ariston era invece vuoto per le norme anti Covid, ndr). Speriamo di poterci tornare quando la pandemia sarà finita, mai dire mai...». Anche perché la vita fuori dal palco era piuttosto stressante un anno fa: «Ci portavano subito nella camera di hotel, sembravamo un po’ dei reclusi. Oltre a dover portare sempre la mascherina». Ferrara non può fare altro che ringraziare comunque Sanremo: «Sono diventato amico di coristi, orchestrali, ci sentiamo ogni tanto. Il Festival ci ha aperto le porte di tante trasmissioni televisive, siamo andati a suonare a Parigi, da poco a Miami...».
medicina. Emma Marrone vinse nel 2012 dopo un problema risolto correndo: «Si ritrovò senza voce ma era solo una accumulo di stress che le aveva bloccato la muscolatura. In quel caso andava sciolta la tensione e fu utile anche andare a correre per strada». Un capitolo lo meritano gli accorgimenti pre canto per avere la miglior voce possibile. Sono lontani i tempi di Luciano Pavarotti che mangiava una fettina di mela. Ora il must è l’acido ialuronico: «Ha un effetto lubrificante per le mucose, si può assumere in diverse formule, dallo spray agli aerosol». Andrea Alberizia
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L’APPROFONDIMENTO
Apologia del Sanremo contemporaneo La rinascita di un festival a cui, non molto tempo fa, eravamo tutti pronti a fare il funerale: dai talent ai social, fino a un contesto televisivo in cui Mahmood e Blanco possono giocarsela alla pari con Massimo Ranieri di Francesco Farabegoli *
Sanremo è, nelle parole degli organizzatori, il Festival della canzone italiana. Facile, no? Ogni anno per cinque giorni un gruppo di specialisti della canzone italiana, selezionati secondo certi criteri, si sfidano su un palco, per decretare un vincitore a cui spettano la gloria e – beh – un pochino di esposizione mediatica. Detto questo, che cos’è la “canzone italiana”? È una domanda a cui Sanremo non ha avuto molta facilità a dare risposta, ed è sul dare una risposta a questa domanda che si è fondata la rinascita di un festival a cui, non molto tempo fa, eravamo tutti pronti a fare il funerale. Balzo indietro di 14 anni. È il primo marzo del 2008 e la sera andrà in onda la puntata finale del 58esimo Festival di Sanremo, ma ai vertici Rai si discute furiosamente e qualcuno è sulla griglia. Sono arrivati i dati Auditel: la serata precedente ha un umiliante share del 25,8%, ed è stata addirittura battuta negli indici d’ascolto dalla quinta puntata dei Cesaroni, su Canale 5. La rete ha puntato tutto sulla tradizione e ha perso. L’edizione precedente aveva visto il ritorno di Pippo Baudo, e quindi del classicismo sanremista più osservante, dopo qualche anno di relativa crisi della franchigia. Aveva avuto ottimi ascolti e sembrava essere la strada giusta da battere. Non lo era. La sera del primo marzo 2008 Pippo Baudo sale per l’ultima volta sul palco di Sanremo come presentatore del Festival. Nel 2009 torna in sella Paolo Bonolis. È un’edizione di assestamento e in cui il principale elemento di novità è l’entrata in gara di Marco Carta, freschissimo vincitore di un talent show, Amici di Maria De Filippi (la quale presenterà la finale assieme a Bonolis), oltre a una sezione Nuove Proposte quanto mai vivace (per capirci: vince “Sincerità” di Arisa, secondo posto “Come Foglie” di Malika Ayane). Sembra poco o niente, ma Carta vince – appena sopra a “Luca Era Gay” e quindi Povia, una delle massime espressioni del sanremismo dei primi duemila, quando ancora Sanremo voleva creare una classe intellettuale di cantanti che lo potessero abitare senza mettere a repentaglio la superiorità del contenitore sul
contenuto (i Meneguzzi, i Tricarico, i Renga, le Tatangelo, le Dolcenera). Quella dei fuoriusciti dai talent sembra la partita decisiva del Sanremo di quegli anni. Sono anni in cui la discografia fa seri ragionamenti sul bisogno di investire tanti soldi su questi cantanti a cui va inventato un disco per battere sul ferro. Per un paio d’anni sembra quasi che il Teatro Ariston stia per diventare una succursale di Amici: nella terna che conquista il podio del 2010 sono presenti due cantanti usciti da talent, Mengoni e Valerio Scanu: ma c’è più classicismo sanremese in questi nomi, ancora pensati come corpi estranei, che nel resto del programma. Nello stesso anno l’orchestra lancia via gli spartiti e inscena una gazzarra alla notizia che Malika Ayane è finita fuori dal podio. Piccoli gesti di una quotidianità festivaliera diversa, apolitica e pre-memetica. Perché nel frattempo Sanremo è uscito dallo schermo del televisore, e i dati Auditel non sono più l’extrema ratio. Twitter è la testa di ponte di un nuovo concetto, di commento – o meglio complemento – in tempo reale alla diretta televisiva. Gli eroi del Sanremo social sono personaggi di nicchia, con più cre-
dibilità e magari meno copie vendute, ma in molti hanno l’impressione che sia in giro per l’etere che si disputa la vera partita. Così, mentre gli analisti si adattano a bofonchiare un vae victis di circostanza e certificano l’avvenuta metamorfosi del Festivàl nell’ennesimo territorio di caccia di Maria De Filippi, il Sanremo Contemporaneo inizia a svelarsi. L’edizione del 2011 viene stravinta da un Roberto Vecchioni in forma smagliante. Conduce Morandi, che ha un’idea musicale forte: andiamo a vedere cosa c’è in giro e mettiamolo sul palco. Sono gli anni in cui la quota indie è ancora rappresentata da gruppi alla fine del loro percorso (Marlene Kuntz) o già morti (La Crus, riportati in vita con una gabola discografica); in cui la vecchia e la nuova guardia competono ad armi pari e guardandosi con rispetto. Pierdavide Carone e Lucio Dalla gareggiano in coppia. È cambiato il clima. Il festival impazza sui social, inizia a investire seriamente in #hashtag e promozione laterale. Il moltiplicarsi di analisti garantisce sciami di critiche e applausi, uno via l’altro, niente di troppo stringente. L’edizione Fazio porta la musica a un livello suc-
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PRIMO PIANO / 11 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
La sorprendente vittoria di Mahmood nel 2019; nella pagina accanto una foto già simbolo dell’edizione 2022, con il ritorno dei Maneskin da campioni in carica a Sanremo, con tanto di lacrime del cantante, Damiano David, “consolato” da Amadeus
cessivo, nel quale si può essere impegnati senza che arrivino necessariamente i leghisti a rompere le scatole. Ritorna il rap, arriva perfino un venticello di EDM (Bob Rifo è sul palco con Gualazzi in una improbabile accoppiata che manca la vittoria per un soffio). La seconda edizione Fazio sembra essere in crisi, gli ascolti fanno fatica, e l’arrivo di Carlo Conti annuncia un cambio di rotta verso il tradizionalismo. Ma già per il Conti 2 ci sono rapper come Clementino e Rocco Hunt e se la giocano con serietà, in discorsi che esulano quasi del tutto dalle dinamiche di quello che in Italia chiamiamo impropriamente trash (inteso come il brutto che partecipa a Sanremo sapendo di essere tale). Persino lo sberleffo, il comico in gara (un drammatico punto debole del festival che infesta il concorso dagli anni ottanta) è praticamente irrintracciabile a parte qualche edizione in cui Elio torna nelle vesti di un Carmelo Bene del pop. Cosa rimane? La musica. E nelle edizioni più recenti abbiamo ad esempio artisti di estra-
zione indie/alternative che pascolano per il festival come concorrenti e (soprattutto) autori, che a volte sfiorano il premio (Lo Stato Sociale) e fanno numeri senza senso dopo il festival (Colapesce/Di Martino). In un contesto del genere si può pensare in grande. Vincono personaggi che un decennio prima avrebbero occupato la zona retrocessione: Mahmood, Stadio, Maneskin. Tutto questo ha aiutato una diversa percezione del Festival, che oggi è seguito con più passione dai musicofili che dal pubblico generico. Il musicofilo non guarda Sanremo in cerca di squarci sul futuro della musica, certo. Ma non lo evita più, se non in certi casi, e quando lo guarda non ha più quell’atteggiamento dello snob che insegue un guilty pleasure e si lava le mani col sapone dopo averlo toccato (un atteggiamento che invece continua a vedersi – ad esempio – nei commenti live all’Eurovision Song Contest). Facciamo il tifo per le canzoni che ci piacciono, tifiamo contro le canzoni che odiamo. E così arriviamo all’ultima edizione, di cui al momento in cui scrivo è andata in onda una sola serata che ho trovato molto deludente in termini di qualità delle canzoni. Ma ne ho sentite solo la metà, e anche le canzoni deludenti sono cantate in gran parte da artisti che salgono sul palco con un atteggiamento rispettoso, la voglia di fare benissimo e – davvero – nessuna sicurezza che vada bene. In un contesto televisivo che ha fatto tutto quel che serviva perché Mahmood e Blanco potessero giocarsela alla pari con Massimo Ranieri, e una volta usciti da quel teatro ognuno farà la sua strada. In un mondo dove il Festivalbar è morto e sepolto, e si dibatte con regolarità la crisi dei talent show, Sanremo prospera nell’immaginario popolare italiano come negli anni in cui una buona performance all’Ariston ti faceva vendere milioni di copie. Per una volta, onore al merito di chi l’ha portato ad essere quello che è oggi. * Francesco Farabegoli scrive di musica per la rivista “Rumore” e pubblica la newsletter “Bastonate per Posta”
«Ora c’è una diversa percezione del Festival: il musicofilo non lo evita più Facciamo il tifo»
LA CURIOSITÀ Il video girato nelle “Bassa” della canzone vincitrice nel 2016 Dal teatro Rossini di Lugo alla foce del Lamone a Marina Romea con le campagne nebbiose della Bassa che scorrono dai finestrini del Suv: c’è tanto paesaggio ravennate a fare da scenografia per il videoclip di Un giorno mi dirai, la canzone degli Stadio che ha vinto l’edizione 2016 del Festival di Sanremo. Le riprese erano state fatte prima del Festival: dietro la macchina da presa Domenico Giovannini, regista di Castel Bolognese dove ha sede anche la società di produzione Digialta. Gli Stadio montano in auto e fanno diverse tappe Pieve Cesato, Rossetta, Savarna, Conventello, Sant’Alberto, solo per nominarne alcune. Particolarmente suggestive le immagini girate nei pressi dell’ex essiccatoio del tabacco a Savarna. La canzone racconta del rapporto tra padri e figli e tra le attrici che compaiono c’è anche Sara Foschini di Faenza, figlia di uno dei componenti della band. Gli altri volti che compaiono nel videoclip sono di Sara Fabbri, Gloria Melonari, Claudia Raggi e Cecilia Segatto.
LA POLEMICA «I testi dei pezzi di quest’anno scritti per ragazze adolescenti» I testi delle canzoni della nuova edizione di Sanremo, attualmente in corso, sono «fortemente deludenti» secondo Paolo Gambi, ex giornalista, scrittore e poeta ravennate, a cui il quotidiano Libero nei giorni scorsi ha dedicato una pagina di intervista. Gambi in particolare si lamenta del fatto che quasi tutti i testi parlerebbero di amore. Tutte canzoni, secondo il ravennate, fatte con lo stampino e create per un target di marketing ben preciso: le ragazze adolescenti. «Ma Sanremo non può diventare un contenitore di canzoni pensate per gli adolescenti». Tra le eccezioni la canzone di Irama, bocciata però da Gambi dal punto di vista stilistico. «Utilizza rime troppo semplici – si legge nell’intervista –, sembrano le poesie di Flavio Oreglio».
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IL PERSONAGGIO
Il faentino che vinse il Premio della Critica: «Fu Pippo Baudo a chiedermi di partecipare» Rodolfo Santandrea protagonista sul palco del Festival di Sanremo nel 1984: «Mi rivedo in certe performance di Achille Lauro o dei Maneskin». Ora fa il “violinista solitario” per strada: «Stare in mezzo alla gente è molto pop» Santandrea durante la sua performance a Sanremo nel 1984, recuperabile anche su Youtube
Nel 1984 a vincere il Premio della Critica del Festival di Sanremo fu (insieme a Patty Pravo) un artista faentino, Rodolfo Santandrea, in arte solo Santandrea. Aveva 22 anni, gareggiava nella sezione “Nuove proposte” e portò al grande pubblico una sofisticata canzone pop scritta con Riccardo Cocciante, “La fenice”. «Ci fu un’ovazione, ricordo che rimasi molto, molto colpito dalla reazione del pubblico, dagli applausi. E un palco come quello di Sanremo non lo si dimentica». Quasi quarant’anni dopo, Santandrea ce ne parla al telefono. «Fu una bellissima esperienza, una tappa quasi forzata per chi ha intenzione di fare questo lavoro. Ricordo la tensione che si respirava dietro le quinte. Credo – continua l’artista faentino – sia tuttora una bellissima manifestazione: guardando i Maneskin o Achille Lauro si può capire quale siano le nuove tendenze della musica pop. E osservando le loro performance credo di poter dire che non sono molto distanti dalla mia “Fenice” di qualche anno fa...». Un pezzo, pur nel suo classicismo, sicuramente poco sanremese, quello di Santandrea. «La cosa più bella forse è che quando in questi anni ho partecipato ad altri eventi in Rai, oppure ai concerti, tante persone mi hanno fermato per dirmi che si ricordano quella canzone. È fantastico poter dire di essere rimasti in qualche modo nella vita di tante persone». A Santandrea venne chiesto di partecipare al Festival in modo molto diretto... «In quel periodo avevo già fatto qualche passaggio in Rai – ricorda –, dove lavoravo anche come fonico. Partecipai anche a una puntata di Domenica in dove fui notato da Pippo Baudo che mi chiese tramite il mio management di scrivere un pezzo per una corista del programma domenicale. In quel momento stavo lavorando con Cocciante e scrivemmo la canzone a quattro mani e poi la inviammo. Non ci pensai più, ma un giorno mentre stavo mixando il mio album al Forum di Roma, un mio collaboratore mi disse che c’era una persona che chiedeva di me. Ricordo che ero molto trafelato, ero preso dal disco e non avrei voluto nemmeno incontrarla, quella persona, ma il mio collaboratore insistette. Per fortuna: uscito dallo studio infatti trovai Pippo Baudo in persona, che mi chiese, in modo molto ossequioso: “Maestro, posso avere l’onore
di averlo ospite al Festival?”. Io risposi con un inchino, ovviamente accettando». Nonostante il successo di critica, Santandrea non parteciperà mai più a Sanremo. «In realtà mi chiesero di portare un brano al Festival nel 1986. Ne scrissi appositamente uno, “Cuori rubati”, per un trio, con un mimo e una soprano. Ero nel pieno del tour del Maurizio Costanzo Show, in quegli anni, e ricordo che ci mettemmo in viaggio da Roma, per fare il provino al Casinò di Sanremo. Ma non ci fecero mai nemmeno salire sul palco. Non so ancora cosa sia successo esattamente, un disguido o che altro, ma di certo non ci diedero neppure il modo di presentare il brano. Da quel momento devo dire che quel mondo mi ha parecchio infastidito e non ci ho più riprovato. Stavo scrivendo un album parecchio sperimentale e mi isolai con la mia famiglia, in collina. Ancora oggi a volte ci penso e sorrido: un giorno prima ero a Sanremo a ritirare il premio della critica e un giorno dopo ero a Marradi a mettere a posto la mia nuova casa. Ero fatto così, volevo vivere la mia vita. E invece quando fai il pop, dovresti fare il pop e basta. Certo è che oggi, invece, non disdegnerei un nuovo invito a Sanremo...». La carriera di Santandrea è proseguita con collaborazioni prestigiose, lavori per il teatro e il cinema, tra cantautorato,
lirica, musica classica, fino ad approdare a un progetto molto personale e molto fuori dagli schemi, quello dell’artista di strada, il “violinista solitario” nato ormai vent’anni fa. «È un po’ un mio alter ego. Ho iniziato dopo essere tornato da una tournée in Giappone, ma già da ragazzo, a Parigi, avevo provato a suonare nelle metropolitane: cadevano i franchi, era un’esperienza piacevole. In Italia invece, a quei tempi, non era il caso...». E così oggi, seguendo l’esempio del grande violinista americano Joshua Bell, che suonò in incognitò per strada senza essere riconosciuto (racimolando 32 dollari in tutto), Santandrea ha deciso di eliminare tutte le barriere, andare tra il pubblico, «per quello che reputo essere un vero e proprio esperimento sociale in cui tu, artista, vai in mezzo alla gente come una persona qualunque. Puoi così osservare la risposta nei confronti della “bellezza”. E spesso queste risposte spiazzano anche me: come quella volta che un medico mi ha raccontato che grazie alla mia musica, quella sera, non aveva dovuto prendere i suoi ansiolitici. O il malato di cuore, che sosteneva di stare meglio grazie al mio violino». E quante banconote cadono nel cappello? «Difficile fare una media, l’altra mattina per esempio 72 euro e 20 centesimi...». Può ca pitare però anche di finire multato, come a Gambettola, nel periodo in cui erano vietati spostamenti tra comuni per le norme anti Covid. «L’arte purtroppo in Italia spesso viene sacrificata dalle istituzioni, dalla burocrazia. Quello che ho notato in questi due anni difficili di pandemia è però la grande voglia della gente di tornare ad ascoltare musica». E il “violinista solitario” è arrivato anche al Festival di Sanremo. «Ci sono tornato 15 anni fa, con la mia medaglia d’argento del Premio della Critica del 1984. Mi avevano segnalato che in un articolo di quei giorni il mio nome era scomparso dalla lista dei vincitori. Ho suonato sotto il palafiori per “protesta”, ma nessun giornalista mi riconobbe». «Ora faccio una vita quasi da “zingaro” – conclude Santandrea – ma credo che non ci sia cosa più bella che stare in mezzo alla gente. È l’unico modo di essere un artista pop». Luca Manservisi
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Erba <>Terra <> Fuoco
Corsi di tecniche di utilizzo delle erbe palustri e della terracotta
Ecomuseo delle Erbe Palustri - Villanova di Bagnacavallo
6 e 13 marzo ore 9.30-12.30 | 14.00-17.00
Nuovo appuntamento con i corsi organizzati dall'Ecomuseo delle Erbe Palustri per avvicinarsi alle antiche arti e alle nobili materie prime di filiera, erbe spontanee e terra di fiume, riscoprendo l'artigianato tradizionale. I corsi sono rivolti ad adulti che, sotto la guida di esperti maestri, apprenderanno le tecniche base di intreccio per realizzare un manufatto e l'arte a Colombino e Raku per completare e decorare una ciotola. È in programma anche la costruzione di una pipa "la Caratena". E l'utilizzo dimostrativo dell'antica macchina per realizzarle, speciale attrezzo di noti laboratori faentini. È possibile scegliere un solo corso che comprende entrambe le domeniche.
Corso di INTRECCIO DELL’ERBA PALUSTRE Maestro Luigi Barangani n° max: 8persone
Corso di TERRA COTTA COLOMBINO e RAKU Maestra Maria Elena Boschi n° max: 8 persone
In entrambe le domeniche si pranza alla “Locanda dell'Allegra Mutanda" con un pranzo della migliore tradizione romagnola. Costo di ogni singolo corso: € 90,00 comprensivo di tutti i materiali e pranzo. In omaggio una collana di pubblicazioni naturalistiche dedicate ai luoghi di provenienza delle materie prime, fiumi, valli e pinete del ravennate. Info e prenotazioni: Ecomuseo delle Erbe Palustri, via Ungaretti 1 - Villanova di Bagnacavallo tel. 0545 280920 . erbepalustri.associazione@gmail.com . www.erbepalustri.it
PRIMO PIANO / 13 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
L’ALTRO SANREMO MUSICA DAL VIVO Il grido di dolore dei club: «Ci hanno dimenticato, così impossibile fare concerti»
Il Mei (ri)premia Truppi «contro la restaurazione» Il patron del Meeting degli Indipendenti rilancia anche l’appello per i lavoratori Ancor prima di vederlo salire sul palco, il Mei ha premiato Giovanni Truppi (già probabilmente maggior candidato a vincere il Premio della Critica) come miglior artista indipendente del Sanremo 2022. Il Mei è il Meeting delle Etichette Indipendenti, che oltre a portare ogni anno a Faenza musicisti e addetti ai lavori per una sorta di fiera-concerto di qualche giorno (in programma nel 2022 dal 30 settembre al 2 ottobre), si occupa durante tutto l’arco dell’anno – tramite in particolare l’azione del patron Giordano Sangiorgi – di valorizzare la scena musicale italiana, in particolare quella “indipendente”. Truppi ha partecipato più volte al MeI di Faenza, dove nel 2019 ha ricevuto anche il premio Pimi, come miglior artista indipendente dell’anno. Ora è la speranza a cui si aggrappa Sangiorgi, dopo che nelle ultime due edizioni di Sanremo aveva potuto esultare per la vittoria finale di artisti passati entrambi dal Mei (Diodato e Maneskin). «In un Festival che rispetto allo scorso anno pare segnare un passo indietro verso la restaurazione – ha dichiarato Sangiorgi per giustificare il premio a Truppi – con una minor presenza di artisti innovativi provenienti dai circuiti indipendenti e una maggiore presenza di artisti storici che avrebbero funzionato meglio come ospiti, il cantautore Giovanni Truppi rappresenta in pieno, sia per i suoi testi che per lo stile musicale che per il suo percorso artistico, la linea della musica indipendente italiana, quella capace di crescere piano piano nel rapporto con i palchi e con il pubblico, sempre più grandi e sempre più ampi, mantenendo intatta la propria integrità artistica delle origini e quindi senza compromessi con il mainstream commerciale». Il Mei e Audiocoop (associazione presieduta dallo stesso Sangiorgi e che si rivolge in particolare agli addetti ai lavori cercando di tutelarne le professionalità) sono presenti a Sanremo anche al corner point di piazza Colombo, per consulenze e informazioni gratuite, mentre mercoledì 2 febbraio hanno presentato (insieme ad altre associazioni) la “Carta dei Servizi”, progetto che ha l’obiettivo di illustrare in modo chiaro le risorse alle quali
Giordano Sangiorgi con Giovanni Truppi nel 2019, ai tempi del Premio Pimi assegnato dal Mei di Faenza al cantautore oggi in gara a Sanremo
artisti e operatori possono accedere, per fare in modo che anche gli indipendenti possano competere con chi ha maggiori risorse. Sangiorgi è infine tra i firmatari dell’appello del coordinamento “Stage!” rivolto a tutti gli artisti che stanno calcando in questi giorni il palco dell’Ariston affinché sia data voce ai lavoratori del comparto e per richiedere sostegni e ristori a tutta la filiera, semplificazioni burocratiche, sgravi e ripartenza dei concerti al 100 percento, non solo al Festival.
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Mentre è in corso Sanremo, si alza il grido dei club italiani, da tempo a causa della pandemia praticamente impossibilitati a organizzare concerti. Nel 2022, per esempio, ancora non se ne sono potuti vedere al Bronson di Madonna dell’Albero, tra i più celebri in Italia nell’ambito della musica rock. «Dal 1° gennaio 2022 – si legge sulla pagina Facebook del locale – sono cessate tutte le misure di sostegno emergenziali precedentemente previste e al momento non si fa riferimento ad alcun proseguimento di queste forme di sostegno. Il settore della musica dal vivo sembra essere ormai scomparso dall’agenda delle priorità culturali, sociali ed economiche del Paese. Non vie ne più menzionato fra le categorie meritevoli di essere destinatarie di supporto e sostegno, neppure tramite il Pnrr, nonostante sia fra i settori più fortemente in crisi nel nostro Paese, e nessun processo di riconoscimento culturale e normativo è in atto, relegando la musica dal vivo a una forma d’arte povera e sacrificabile». Il Bronson, rilanciando la campagna nazionale #nessunconcerto, ricorda che al momento i concerti si possono fare, «ma a queste condizioni: no ai posti in piedi; no quindi alla capienza piena; no alla somministrazione di cibo e bevande, che per molti degli spazi in cui la musica vive, rappresenta l’unica fonte di entrata per la realizzazione degli spettacoli». «Sono quindi concerti parziali – termina la nota –, insostenibili economicamente, ancor più in assenza di contributi, quindi impossibili da programmare, oltre a essere privi di energia e di empatia tra pubblico e artisti, di quel coinvolgimento che consente di immergersi e di vivere pienamente quell’esperienza unica, emozionante, che solo la musica, quella dal vivo, può regalare».
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14 / SOCIETÀ RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
Il CASO Multe per balli, cibo e assembramenti
Spartaco: verso l’accordo per rinnovare la concessione
I firmatari (dieci in tutto) della convenzione tra Spartaco e Comune scaduta il 31 dicembre si sono visti comminare, nel corso del 2021, alcune multe salate per cui ora è in corso una raccolta fondi. Nel dettaglio, sono stati elevati tre verbali di contestazione per violazione amministrativa per intrattenimento danzante senza autorizzazione (1000 euro); mancata osservanza delle norme anticovid (400 euro) e l’esercizio di distribuzione di alimenti e bevande senza aver preventivamente comunicato alla competente autorità la prescritta notifica sanitaria (3mila euro).
Il centro autogestito tornerà operativo, anche se non tutti gli spazi saranno agibili A breve l’incontro in Comune per definire la modalità e i tempi di riapertura
Spartaco, lo spazio autogestito di via Chiavica Romea che temeva di fatto la chiusura, non solo non morirà, ma rimarrà lì dove è da ormai vent'anni. Nonostante gli oltre 40mila euro di multe comminate dalla polizia municipale per infrazioni di vario genere (vedi box) e per cui ora si stanno raccogliendo fondi grazie anche a un cd che vanta la copertina di Zerocalcare. Il Comune sembra aver ammorbidito la linea iniziale per cui aveva deciso non solo di non prorogare in automatico la convenzione in scadenza al 31 dicembre, ma addirittura di sospenderla con quindici giorni in anticipo, anche e soprattutto in virtù, era stato lasciato intendere, degli importanti lavori che sarebbero stati necessari per una la messa in sicurezza della totalità dei locali. Dunque, a prevalere, è stata la linea che uno spazio di aggregazione informale deve restare e può continuare a essere Spartaco, purché con limitazioni negli spazi realmente agibili che garantiscano piena sicurezza. Un risultato a cui hanno lavorato naturalmente i volontari che da subito si sono attivati con appelli e incontri pubblici e sulla loro pagina Facebook già dal 20 dicembre raccontavano di un proficuo incontro con l'assessore e la dirigente alle politiche giovanili. «Ci riteniamo soddisfatti del risultato ottenuto lo scorso 20 dicembre all’incontro in presenza dell’assessore Fabio Sbaraglia e la dirigente Laura Rossi sul futuro dello spazio» scrivevano sulla loro pagina Facebook, nonostante appunto le «incognite di non poco conto su cui sarà importante mantenere una certa chiarezza e fermezza, in particolare sulla fruibilità degli spazi». Ad appoggiare la causa ci sono state anche forze politiche, tra cui Coraggiosa, oggi quella più a sinistra presente nella compagine del
L’assessore: «È sempre stato uno spazio votato all’autogestione e la nostra intenzione è che resti tale» Consiglio comunale, parte della maggioranza. In particolare il consigliere Luca Cortesi, neoeletto e nuovo volto di Palazzo Merlato, ci racconta: «Da subito ci siamo attivati e personalmente ho partecipato all'incontro indetto a dicembre alla Rocca proprio dagli attivisti di Spartaco. Siamo convinti che uno spazio autogestito e informale sia una realtà impor tante che deve continuare a esistere per la sua unicità sul territorio, ovviamente senza rinunciare al tema della sicurezza e al rispetto delle norme previste dalla convenzione. Siamo quindi soddisfatti che si stia andando
LA DONAZIONE
A ROMAGNA SOCCORSO UN’AMBULANZA ALL’AVANGUARDIA Una nuova ambulanza, dotata dei più moderni e innovativi dispositivi medici, è stata donata dai due coniugi ravennati Contessi-Ferlini, al servizio di Emergenza Territoriale Romagna Soccorso, sede di Ravenna. «Siamo molto grati ai nostri benefattori – ha dichiarato il dottor Maurizio Menarini, Direttore del 118 - perché ci consente di implementare e innovare il parco mezzi di soccorso, in considerazione del fatto che la disponibilità di ambulanze efficienti, adeguatamente attrezzate con i più moderni dispositivi medici, è elemento fondamentale per mettere a disposizione degli operatori sanitari gli strumenti idonei per trattare nel modo migliore le persone colpite da malore o coinvolte in eventi traumatici. I ringraziamenti sono stati espressi nel corso di una conferenza stampa a cui ha preso parte la signora Marisa Ferlini con la foto del marito, scomparso, Ettore Contessi.
verso una soluzione che tenga conto di entrambi questi aspetti». A breve è previsto un nuovo incontro per definire meglio le modalità e stilare una nuova convenzione, essendo quella esistente scaduta, ma intanto a nessuna delle attività presenti è stato chiesto di sgombrare i locali dai materiali, come quelli della biblioteca transfemminista a cura di “Non una di meno”, una delle realtà che da tempo operano in via Chiavica Romea così come, tra gli altri, quella degli Ortisti di strada. «Ci vedremo l'11 febbraio – conferma l'assessore alle politiche
giovanili Fabio Sbaraglia – con l'intenzione di rinnovare la concessione e poter concedere almeno una porzione degli spazi alle attività fin da subito, con l'idea di ampliarli nel tempo, anche se in parte hanno bisogno di lavori importanti, e che al momento quindi rimarrano esclusi. Da parte nostra quindi nessun segnale di chiusura, come si è visto anche dalla decisione di non sospendere anticipantamente l’accordo. Dovremo poi decidere insieme il tipo di attività che sarà possibile svolgersi e per quante persone». La formula dell’accordo potrà subire qualche modifica ma potrebbe e dovrebbe comunque prevedere ancora il pagamento delle utenze da parte del Comune e la formula di “Concessione per l'utilizzo di spazi finalizzato ad attività autogestite” senza alcun bando, in modo diretto. «Quello spazio di fatto è sempre stato uno spazio votato alla sperimentazione dell'autogestione strutturata in collaborazione con l’Amministrazione Comunale – dice Sbaraglia – e in questo momento la nostra intenzione è che resti tale». I membri di Spartaco da noi interpellati sui progetti per il futuro del centro e anche sulla struttura giuridica che potrebbero decidere di assumere ci hanno spiegato che al momento non gli è possibile esprimere dichiarazioni, visto che l’assemblea non si è ancora riunita per deliberare in proposito. (fe.an.)
DOPO L’INCENDIO Un’offera per un ritratto: così Fausto Fori vuole ricostruire l’atelier
Dopo l’incendio che ha distrutto il suo atelier in via Tombesi dall’Ova lo scorso 20 gennaio, il pittore ravennate Fausto Fori ha lanciato un’originale iniziativa per raccogliere fondi per la ricostruzione. Sulla sua pagina Facebook ha scritto: «Io sarò nel mio posto quasi tutte le sere... con la mia voce [...]. Reciterò qualche mia poesia o qualcosa che o scritto o pensato... vi invito a venirmi a visitare... ci sarà vicino a me una cassettina della ricostruzione dove voi, se volete, verserete una modica offerta. A ognuno di voi darò un biglietto con un numero, in futuro, vi farò un ritratto come io so fare».
IL CORSO Lezioni per l’utilizzo di erbe e teraccotta Sono aperte le iscrizioni per i corsi di tecniche di utilizzo delle erbe palustri e della terracotta in programma presso l’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Villanova di Bagnacavallo domenica 6 e domenica 13 marzo. I corsi intendono avvicinare all’antica arte dell’intreccio del selvatico e far riscoprire l’artigianato tradizionale, promuovendo l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali. È possibile iscriversi a un solo corso che comprende entrambe le domeniche. Il costo è di 90 euro a persona, comprensivo di tutti i materiali e del pranzo che si terrà presso la sala conviviale dell’Ecomuseo. Il numero di posti è limitato (max 8 persone per corso) ed è obbligatoria la prenotazione. I laboratori sono in programma dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17. L’Ecomuseo delle Erbe Palustri è in via Ungaretti 1.
SOCIETÀ / 15 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
EVENTI
Il cardinale Zuppi a Bagnacavallo per il premio “Vincastro d’argento” Il riconoscimento al Goldoni sabato 5 febbraio da parte dell’Accademia degli Incamminati Sarà conferito a Sua Eminenza il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, il “Vincastro d’argento – Premio a una vita”, massimo riconoscimento dell’Accademia degli Incamminati di Modigliana. La consegna avverrà nell’ambito della Tornata accademica che sarà ospitata sabato 5 febbraio a partire dalle 10.15 al Teatro Goldoni di Bagnacavallo. L’iniziativa, promossa con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Bagnacavallo, sarà dedicata al tema “Etica e sostenibilità”. Dopo i saluti della sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni a intervenire saranno Venerino Poletti e Antonio Patuelli, rispettivamente presidente e presidente emerito dell’Accademia degli Incamminati, fondata nel 1660 a Modigliana dal letterato Bartolomeo Campi. La mattinata si concluderà con la consegna al cardinal Zuppi del Vincastro d’argento conferitogli dall’Accademia, come si legge nelle motivazioni, «per l’impegno gravoso quale arcivescovo di Bologna e l’attenzione profusa verso la nostra Romagna». Coordineranno i lavori Venerino Poletti e Alessandro Rondoni. L’iniziativa è riservata in via prioritaria ai soci dell’Accademia degli Incamminati. Il pubblico può prenotarsi, fino a esaurimento dei posti disponibili, contattando l’Ufficio Cultura del Comune di Bagnacavallo (0545 280864, cultura@comune.bagnacavallo.ra.it).
SCUOLA Incontro con Enrico Galiano sull’emergenza educativa ai tempi della pandemia Terzo appuntamento del ciclo di incontri intitolato “Emergenza educativa al tempo del coronavirus” a cura dell’associazione culturale Miele di Lugo e presentato dall’insegnante lughese Davide Solaroli. Dopo un giornalista (Toni Capuozzo), uno psichiatra (Paolo Crepet), è la volta di uno degli insegnanti più celebri d’Italia, noto per le sue analisi e lo stile diretto di comunicazione: Enrico Galiano. Galiano collabora con diverse testate ed è molto attivo sui social proprio sui temi della scuola. L'incontro si terrà venerdì 4 febbraio, alle ore 20.45 presso la Pista di Pattinaggio di Lugo di via Piratello 49, e sarà ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria all’indirizzo email emergenzaeducativalugo@gmail.com. La mattina successiva, invece, Galiano incontrerà gli studenti delle Scuole Secondarie di primo grado di Lugo con cui si parlerà soprattutto del suo libro L’arte di sbagliare alla grande.
STORIA Indiani d’America e altri indigeni nelle terre di Romagna: incontro all’Oriani Si terrà venerdì 4 febbraio alle ore 17.30, presso la Sala Spadolini della Biblioteca di Storia Contemporanea “A. Oriani”, nell’ambito della rassegna “InContemporanea. La storia si fa in biblioteca”, la presentazione del libro di Massimiliano Galanti, Buffalo Bill gli indiani d’America e altri indigeni in Romagna. Dal Wild West Show al fronte del Senio e oltre edito da Il Ponte Vecchio nel 2018. Il volume è un viaggio affascinante e ricco di curiosità sulla presenza in Romagna dei “pellerossa” e di altri popoli “indigeni” (dai Maori agli “indiani d’India” fino ai temibilissimi Gurhka), a partire dall’arrivo nel 1906 del “Wild West Show” di Buffalo Bill, lo spettacolo simil-circense che suscitò tale e tanto entusiasmo al punto da far nascere la voce che il leggendario cacciatore di bisonti fosse di origini faentine, per arrivare alle operazioni belliche lungo il fronte del Senio, nel 1944-’45, che non di rado videro protagonisti proprio i soldati “coloniali” aggregati all’VII Armata britannica. Galanti, appassionato e preparatissimo studioso dei Nativi americani, ne discuterà con il direttore di Casa di Oriani, Alessandro Luparini.
LIBRI/1 Cinzia Tani alla biblioteca Trisi con il suo “Ultimo boia”
LIBRI/2 Bruno Ventavoli, con 24 storie per una commedia cattivissima
Venerdì 4 febbraio, alle ore 21, nella Sala Codazzi della Biblioteca Trisi Di Lugo, la scrittrice e conduttrice televisiva Cinzia Tani sarà ospite del Caffè Letterario di Lugo per presentare il suo ultimo libro “L’ultimo boia. Storia di un pubblico giustiziere pentito” edito da Vallecchi editore. A introdurre la serata sarà da Patrizia Randi. Ingresso libero. Ricordiamo che è possibile cenare nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro dalle ore 19.30, e riservare il posto nella Sala Conferenze dove si terrà la presentazione.
E il direttore dell’inserto settimanle “Tuttolibri”, Bruno Ventavoli, l’ospite del prossimo incontro della rassegna “Il Tempo Ritrovato”, curata da Matteo Cavezzali con il suo 6mila gradi di separazione, pubblicato da e/o. Un romanzo in 24 storie che è una commedia all’italiana cattivissima e politicamente scorretta. Appuntamento il 9 febbraio, alle 18, alla Biblioteca Classense.
LE AZIENDE INFORMANO
CONSORZIO SOLCO
Il Consorzio Solco Ravenna è alla ricerca di personale Tra le figure più richieste: oss, infermieri, educatori sociali e sanitari, tecnici della riabilitazione psichiatrica Il Consorzio Solco Ravenna è alla ricerca di personale sociosanitario specializzato da inserire nei propri servizi e in quelli delle proprie associate. Proprio per affiancare le cooperative che fanno parte del Consorzio, Solco ha avviato nelle scorse settimane un nuovo ufficio di recruiting, che si occupa, appunto, della ricerca e della selezione di possibili professionisti da sottoporre all’attenzione delle imprese socie per una loro valutazione. «La carenza di personale socio-sanitario specializzato è un problema che accompagna il settore dei servizi alla persona da diverso tempo – sottolinea il direttore di Solco Ravenna, Giacomo Vici –. In questi ultimi due anni di emergenza sanitaria le criticità si sono acuite. Mancano figure professionali in diversi ambiti e non solo in quelli assistenziali, ma anche educativi e più prettamente sociali: oss, infermieri, educatori sociali e sanitari, tecnici della riabilitazione psichiatrica, coordinatori di strutture». Al fine di ottimizzare i tempi di reclutamento e le ricerche è partito, quindi, il nuovo servizio del Consorzio: «La selezione
avviene tramite i curriculum che ci arrivano e quelli che reperiamo attraverso nostre ricerche in canali specializzati» continua Vici. Altro aspetto importante del servizio è però la ricerca e l’attivazione di convenzioni con enti di formazione e università del territorio, e non solo, al fine di intercettare i professionisti appena terminato il loro percorso di studi. L’obiettivo è quello di creare e consolidare un network propedeutico al lavoro: «Vogliamo coinvolgere le università e gli istituti tecnici, ma anche i sindacati e gli enti di formazione – aggiunge Laura Renna, responsabile del servizio di recruiting del Consorzio Solco Ravenna –, per creare un collegamento diretto tra chi cerca e chi offre lavoro, cercando di fidelizzare
i rapporti con i candidati fin da subito. Noi siamo a disposizione per avviare nuove sinergie e aprire un dialogo tra il mondo della formazione e quello del lavoro». Per avere informazioni in merito alle convenzioni o per inviare una propria autocandidatura scrivere a renna@solcoravenna.it o telefonare al numero 334 6735369.
16 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
COLONNE SONORE MUSICA CLASSICA/1 Alla (ri)scoperta dei Quartetti di Mozart con il fortepiano del Tetraone al Goldoni di Bagnacavallo “Libera La Musica”, rassegna proposta da Accademia Bizantina al Goldoni di Bagnacavallo, ritorna nel 2022 con tre concerti, incentrati su tre figure pilastro della storia della musica. Per il primo appuntamento, in programma venerdì 4 febbraio alle 21, il pubblico del Goldoni avrà l’occasione di ascoltare i Quartetti KV 478 e KV 493, due straordinarie composizioni di Mozart dal raro organico che prevede il fortepiano, violino, viola e violoncello, nell’interpretazione del Tetraone. Con Ana Liz Ojeda (violino), Alice Bisanti (viola), Paolo Ballanti (violoncello) e Valeria Montanari (fortepiano). L’appuntamento sarà preceduto da una conversazione con il musicologo Bernardo Ticci, in programma alle 20 presso il Ridotto del Teatro, per approfondire le particolarità del concerto che seguirà.
MUSICA CLASSICA/2
Dalla Cina agli Stati Uniti fino all'Italia: la pianista Ying Li – perfezionamento al Curtis Institute of Music di Philadelphia e master alla Juilliard di New York – il 6 febbraio (dopo la tappa a Bologna) arriva al ridotto del teatro Alighieri di Ravenna nell’ambito della rassegna “Mikrokosmi”. La pianista cinese lo scorso anno ha vinto la prima edizione del Premio Internazionale Antonio Mormone (promosso dalla Società dei Concerti di Milano) conquistando subito dopo il pubblico del Teatro alla Scala con una straordinaria interpretazione del Secondo Concerto di Rachmaninov. Una personalità e un'intensità espressiva che hanno impressionato successivamente anche la giuria dello Young Concert Artists Auditions di New York. Il programma del concerto attraversa tre secoli di letteratura per tastiera: dalla quinta Suite francese di Johann Sebastian Bach ai Fantasiestücke Op. 12 di Robert Schumann fino a due brevi pezzi dalla raccolta Iberia di Isaac Albéniz.
L’omaggio a Morricone dell’orchestra della Scuola Sarti A Faenza nell’ambito della decima edizione del festival “Fiato al Brasile” Con l’Omaggio a Morricone, fuori abbonamento, di lunedì 7 febbraio alle 21 al teatro Masini, si apre la decima edizione di “Fiato al Brasile”, un progetto internazionale che proietta Faenza al di là dell’oceano, organizzato dalla Scuola Sarti e nato dalla collaborazione con l’Università brasiliana Usp, l’Università Udesc di Florianapolis, l’Accademia musicale, la Escola Municipal del Musica de Sao Paolo - Emmsp e La Miami University - Mu (Ohio). Sul palco del Masini arriva l’Orchestra FAB, ovvero la compagine del festival, diretta da Jacopo Rivani, Cristina Emboaba e Josè Gustavo Julião de Camargo, La Scuola Sarti ha scelto così di omaggiare uno dei più grandi compo-
YING LI ALLA SALA CORELLI
sitori del Novecento, Ennio Mor ricone, a poco più di un anno dalla sua scomparsa. Il progetto morriconiano nasce in seno alla scuola grazie al lavoro di concerto tra le classi di arrangiamento del M° Damiano Drei e di musica d’insieme del Maestro Jacopo Rivani. L’orchestra porta in scena le principali pagine composte da Morricone per alcuni dei film più amati dal grande pubblico, come Nuovo Cinema Paradiso, C’era una volta in America, L’estasi dell’oro, Metti una sera a cena. Le colonne sonore sono trascritte per orchestra da Leonardo Drei, Filippo Agosteo, Michele Folli, Mirko Camporesi, Mattia Cimatti e Sara Zannoni, quest’ultima impegnata anche come cantante solista.
CIRCOLI I Faber’s Social Club festeggiano dieci anni omaggiando De André sul palco del Socjale Venerdì 4 febbraio (porte aperte dalle 20.30) al teatro Socjale di Piangipane un omaggio ad uno dei più grandi cantautori italiani, Fabrizio De Andrè. Il cantante ravennate Salvo Mauceri e i suoi Faber’s Social Club ripercorrono la poesia delle canzoni di De André e contestualmente festeggiano i 10 anni di carriera, che li ha portati anche ad esibirsi davanti a Dori Ghezzi in occasione del concerto tenuto per l’inaugurazione della mostra “Diamanti Nascosti” dedicata al cantautore genovese.
Le “Storie partigiane” di Moreno Ciandri in scena al Mama’s
Letterato, storiografo, giornalista: ad Alfredo Oriani, illustre cittadino di Casola Valsenio, sono oggi dedicati a Ravenna una biblioteca di storia contemporanea, un liceo, una fondazione. Ma forse non tutti ricordano che Oriani fu anche uno dei primi "cicloturisti” della storia: era il 1897 quando su una Bremiambourg a scatto fisso intraprese una avventura attraverso gli Appennini. Ecco allora perchè ancora oggi è imperdibile il volume “Viaggio in bicicletta”, edito da Massimiliano Boni nel 1986.
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Sabato 5 febbraio dalle 21.30 al Mama’s di Ravenna le “Storie partigiane” di Moreno Ciandri e Brigand Trio. Uno spettacolo (della durata di novanta minuti circa), dove s’intrecciano racconti, poesie, aneddoti e canzoni della Resistenza. Il recital porta la firma di Ciandri, autore e musicista toscano.
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ASTRONOMIA Al planetario spettacolo per bambini (e non solo) Continuano le iniziative al planetario di Ravenna. Sabato 5 febbraio alle 16.30 spettacolo sotto la cupola con Amalia Persico, dal titolo "I mestieri del cielo: L'astronauta" (attività adatta a bambini a partire dagli 8 anni). L’8 febbraio è invece in programma dalle 20.30 un’osservazione della luna al telescopio dalla terrazza del planetario
CULTURA / 17 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
TEATRO CONTEMPORANEO/1
La “voce” di Primo Levi all’Alighieri con Malosti A Ravenna fino a domenica Se questo è un uomo in versione “acustica”
Valter Malosti (direttore di ERT-Emilia Romagna Teatro) firma la regia e l’interpretazione di Se questo è un uomo portando per la prima volta in scena direttamente la voce di questa irripetibile opera prima. Un’opera acustica, dunque, ma anche un’installazione d’arte e visiva. L’appuntamento a Ravenna è al teatro Alighieri da giovedì 3 a domenica 6 febbraio alle 21 (domenica ore 15.30). Nel pomeriggio di sabato 5, alle 18, Malosti incontrerà il pubblico alla Sala Corelli dell’Alighieri in dialogo con Massimo Raffaeli (docente, filologo e critico letterario). Lo spettacolo è inserito nel progetto Teatro No Limits e per la replica del 6 febbraio sarà audio-descritto per non vedenti e ipovedenti. «Volevo creare un’opera che fosse scabra e potente – spiega Malosti –, come se quelle parole apparissero scolpite nella pietra, spesso ho pensato al teatro antico mentre leggevo e rileggevo il testo. Da qui l’idea dei cori tratta dall’opera poetica di Levi detti o cantati, e l’idea di utilizzo dello spazio». Se questo è un uomo ha debuttato nel 2019 – nel centenario della nascita di Primo Levi – ed è una coproduzione TPE-Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e Teatro di Roma-Teatro Nazionale. La condensazione scenica del testo è stata curata da Domenico Scarpa (consulente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino) e dallo stesso Malosti. La scena è di Margherita Palli, che ha immaginato un cortocircuito visivo tra la memoria del lager e le «nostre tiepide case». In scena con Malosti i performer Antonio Bertusi e Camilla Sandri. Il progetto sonoro, fondamentale in questa riscrittura, è curato da Gup Alcaro.
PROSA
TEATRO CONTEMPORANEO/2 “Miracoli metropolitani” al Masini, sulla solitudine sociale La Carrozzeria Orfeo presenta al teatro Masini di Faenza, giovedì 10 febbraio alle 21, nell’ambito della rassegna di Accademia Perduta/Romagna Teatri “Teatri d’Inverno – Sguardi sulla drammaturgia contemporanea”, Miracoli metropolitani, un testo di Gabriele Di Luca - per il quale è stato selezionato come autore italiano nel progetto Italian Playwrights 2020/2022 finalizzato alla promozione della scrittura creativa contemporanea – che ne è anche regista con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. Ne sono interpreti Elsa Bossi, Ambra Chiarello, Beatrice Schiros, Federico Vani, Aleph Viola e Massimiliano Setti. Miracoli Metropolitani è il racconto di una solitudine sociale personale dove ogni uomo, ma in fondo un’intera umanità, affronta quotidianamente quell’incolmabile vuoto che sta per travolgere la sua esistenza.
MONOLOGO Baliani rilegge il Rigoletto a Russi Giovedì 3 febbraio alle 20.45 arriva al Comunale di Russi Rigoletto: la notte della maledizione, una rilettura del personaggio verdiano elaborata da Marco Baliani e portata sul palco dall’attore piemontese insieme ai musicisti Giampaolo Bandini (chitarra) e Cesare Chiacchiaretta (bandoneon).
TEATRO RAGAZZI Al Socjale un pomeriggio per i bimbi con “I colori dell’acqua”
PLACIDO PORTA IN SCENA GOLDONI A FAENZA Michele Placido – nel ruolo di Don Marzio – e una compagnia ispirata e notevole diretta da Paolo Valerio sono il cuore pulsante de La bottega del caffè di Carlo Goldoni, in scena al Teatro Masini di Faenza da venerdì 4 a domenica 6 febbraio alle ore 21. Il capolavoro goldoniano diverte e tratteggia il piccolo mondo di un campiello veneziano con le sue luci ed ombre. La compagnia incontrerà il pubblico il sabato alle 18 al Ridotto.
Domenica 6 febbraio alle 16 al Teatro Socjale di Piangipane prosegue la stagione del “Teatro dei piccoli” con lo spettacolo (consigliato per bambini dai 2 ai 5 anni) I colori dell’acqua, della compagnia La Baracca, in collaborazione con Ater Fondazione. Si tratta di una piece di teatro corporeo con oggetti e figure; regia Andrea Buzzetti e Valeria Frabetti, autore Roberto Frabetti, con Giada Ciccolini e Sara Lanzi. Lo spettacolo rientra nel progetto regionale “Sciroppo di teatro” e per questo motivo può anche essere “prescritto” ai bambini dai pediatri che hanno aderito.
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18 / CULTURA RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
STRINGIMI FORTE
THE FRENCH DISPATCH
ven. 4 • sab. 5: ore 18.30 - 21.00 dom. 6: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 mer. 9: ore 18.30 - 21.00
rass. 2Days Cult Movie lun. 7 • mar. 8: ore 18.30 - 21.15 mar. 8 ore 18.30 in lingua originale
IL LIBRO MOSTRE
Trent’anni di critica d’arte nel volume di Claudio Spadoni edito da Maretti Il noto critico e storico sarà ospite del Centro Relazioni Culturali venerdì 4 febbraio a Sala D’Attorre per la presentazione
Dal 4 febbraio gli incontri dello storico ciclo a cura del Centro Relazioni Culturali tornano “a casa”, ossia in sala D’Attorre, dopo esere stati ospitati alla Classense per poter permettere i lavori di manutenzione e riqualificazione della sede di via Ponte Marino. Il primo appuntamento, alle 18, è con Claudio Spadoni che presenta il suo libro Storie d'arte e di critica tra Ottocento e Novecento. Il celebre critico, docente e storico dell’arte ravennate, a lungo direttore del Mar e curatore di numerosissime mostre celebrate dalla critica, presenterà dunque il volume edito da Maretti. Si tratta di una raccolta preziosa di scritti pubblicati nell’arco cronologico di un trentennio in cataloghi di mostre o in occasione di convegni e, assieme ad alcuni testi inediti, restituisce pagine trascurate o poco conosciute della storia dell’arte, dalla stagione romantica fino ai giorni nostri. Gli scritti possono essere letti anche come la sintesi di una vita dedicata all’arte e alla valorizzazione di quanto di bello e importante esprime Ravenna. Il libro è percorso da un filo conduttore che riporta al ruolo svolto da storici e critici. Corrado Ricci, Roberto Longhi, Francesco Arcangeli, Giovanni Testori sono tra i protagonisti che hanno segnato la storia dell’arte moderna, sono stati maestri e generatori di un metodo di indagine della storia dell’arte che Claudio Spadoni ha messo in valore attraverso scelte originali nella sua carriera di curatore e direttore di museo. Mostre e cataloghi a loro dedicati rientravano, infatti, in un progetto complessivo realizzato nel corso di diversi anni con la partecipazione di Andrea Emiliani, storico dell’arte e già Sovrintendente per i Beni Artistici e Storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, dalla cui sollecitazione il libro è nato. Sarà l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia ad aprire l’incontro, condotto, come è ormai consuetudine, da Anna De Lutiis; la presentazione avverrà in forma di dialogo tra Francesca Masi, responsabile del Centro, e Claudio Spadoni. Nell’occasione il volume sarà a disposizione del pubblico grazie alla collaborazione con la libreria Dante.
A Cervia, gli itinerari dell’esilio sui passi di Dante al Magazzeno Sale - Torre Sabato 5 febbraio, alle 16,30 a Cervia, presso il Magazzeno del Sale - Torre, si inaugurerà la mostra “Itinerari dell’esilio - sui passi di Dante”. La mostra è promossa dal Comune di Cervia con il coordinamento organizzativo dell’associazione culturale Il gelso. I temi dell’esposizione sono incentrati sul periodo dell’esilio del poeta. L’itinerario comprende varie opere di Onorio Bravi, Giovanni Fabbri, Guerrino Siroli, pitture su tela di canapa e lino, carta da stampa dipinta, xilografie, ceramiche. Il peregrinare di Dante che lo portò da Firenze a prendere la strada degli Appennini, attraversando luoghi impervi, selve, pinete, borghi medievali, le foreste Casentinesi, il castello di Poppi, le Cascate dell’Acquacheta, Forli, la rocca di Brisighella, Dante arrivò nel 1318 a Ravenna alla corte di Guido Novello da Polenta. La mostra curata da Paolo Trioschi si distingue per aver richiesto la collaborazione dell’Antica Bottega Pascucci di Gambettola per l’esecuzione di diverse opere pittoriche. Il catalogo (edito da Il Ponte Vecchio) documenta tutte le opere oggetto della rassegna e contiene i testi critici di Paolo Trioschi ed un saggio di Giovanni Tonelli. L’esposizione sarà visitabile fino al 27 febbraio dal martedì al venerdì dalle 15 alle 18. Sabato e domenica dalle ore 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Ingresso gratuito.
Le cartoline ricevute da Raffaele Bendandi alla Molinella di Faenza Dal 3 al 14 febbraio la Galleria della Molinella ospita la mostra “Parole in aria: Cartoline dal primo Novecento ad oggi” organizzata dall’associazione “La Bendandiana”, delle cartoline ricevute da Raffaele Bendandi nel primo Novecento e cartoline realizzate per i progetti mail-art.
Alla Pallavicina22 una personale con diciannove opere di Maurizio Pilò Prosegue fino al 16 febbraio ed è aperta tutti i giorni dalle 17 alle 19, allo spazio espositivo Pallavicini22 Art Gallery in Viale Giorgio Pallavicini 22 a Ravenna, la mostra “EntratƎ”, una personale di Maurizio Pilò patrocinata dal Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura e dall’ Accademia di Belle Arti di Ravenna. Sono esposte 19 opere paesaggistiche nelle quali lo sguardo attento dell’artista – che è grafico, impaginatore, fotografo e pittore – traccia una nuova visione di ciò che egli vede grazie ad una sensibilità particolarmente analitica.
CARTOLINE DA RAVENNA Mittente Giovanni Gardini
Ricami bizantini
L’ANTICIPAZIONE
SENZA NOME, LA MOSTRA DI PIETRO GALEATI IN UN EX NEGOZIO “Senza nome” è il titolo della mostra che si apre l’11 febbraio (inaugurazione alle 17), in via Oriani a Ravenna, e che propone opere di Pietro Galeati, giovane artista ravennate. Immagini realizzate su tela con tecniche miste e di varie dimensioni. Ritratti e personaggi dove però i soggetti sono intuibili, non riconoscibili. «Senza nome è tutto quello che non ha identità. Sento di non avere un nome, la cosa mi pesa più della mancanza di identità. Senza nome è quello che sono molti giovani come me». Così commenta l’autore che spiega la scelta di utilizzare un ex negozio, per ora sfitto: «La città deve valorizzare di più i propri spazi; partendo anche da quelli di proprietà privata che, in questo periodo, restano chiusi e non offrono un’immagine attraente. Un paio di settimane di nuova vita possono dare un segnale». Fino al 26 febbraio. Ingresso gratuito. Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18.30, in via Oriani 34.
Tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, Ravenna vide il sorgere e lo svilupparsi della Bizantina Ars un’arte che – come annotava Angelo Lo Rizzo nella prefazione al libro su Il ricamo bizantino curato da Carla Scarpellini per le Edizioni Essegi – «trae soggetti ed ispirazioni dai celebri mosaici ravennati del V e VI secolo e dai ricchi motivi geometrici degli altrettanto celebri capitelli e delle transenne, opere ove la scultura ha raggiunto altissimi livelli artistici ed effetti di trina marmorea, grazie ai contrasti chiaroscurali determinati dai pieni e dai vuoti. E la migliore riproduzione delle transenne e dei capitelli con le foglie d’acanto finemente dentellate è data proprio dalla Bizantina Ars». A Ravenna sorse addirittura una scuola che prima della Seconda guerra mondiale ebbe la sede in via Tombesi dall’Ova e dopo il conflitto, alla sua riapertura nel 1947, in via Guaccimanni. In occasione del III Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana, svoltosi a Ravenna dal 25 al 30 settembre 1932, la scuola Bizantina Ars realizzò una preziosa tovaglia, che riproduceva una transenna bizantina, per l’altare della Basilica di San Vitale. La tovaglia andava a ricoprire la lastra d’alabastro dell’altare, proprio quella mensa sulla quale il 29 settembre 1932 si celebrò il solenne Pontificale di chiusura del Congresso, presieduto dal cardinale Michele Lega, fratello di Antonio Lega, allora arcivescovo della chiesa ravennate. La stampa dell’epoca non mancò di darne notizia!
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CULTURA / RUBRICHE / 19 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
NdL - Nota del Lettore
Il non facile equilibrio nel film di Edoardo Leo
Quel piccolo, discreto, potente lemma che è il bis
La stazione tra sotto e sopra
di Francesco Della Torre
di Enrico Gramigna
di Federica Angelini
Lasciarsi un giorno a Roma (di Edoardo Leo, 2021) Nell’immediatissimo futuro o in un mondo parallelo senza pandemia, due storie di coppie in crisi. La bella e rampante Zoe è una manager di successo ma, insoddisfatta della vita sentimentale, inizia a scrivere a una posta del cuore curata dall’esperto Marquez, pseudonimo sotto cui si cela segretamente proprio il suo compagno Tommaso, affermato scrittore in disperata ricerca del finale del proprio libro. Umberto è un vicepreside e padre di famiglia, ma soprattutto il marito di Elena, sindaca di Roma, verso cui si lamenta pesantemente per la latitanza nel suo ruolo di madre per la figlia Matilde. La persona di Tommaso è devastata e divisa tra il suo dolore interiore nello scoprire una crisi che non aveva avvertito, l’imbarazzante ma interessante corrispondenza segreta con l’inconsapevole compagna, mentre veste il ruolo dell’amico consolatore dell’altra coppia, ufficialmente in crisi. Lasciarsi un giorno a Roma prende in prestito il titolo dall’omonima canzone di Niccolò Fabi ed è diviso in capitoli (Abbraccio, Fine, Piano, Sogno, Accetta, Lasciare), ognuno dei quali affronta (con i suoi protagonisti) la complessità e il dolore della crisi di coppia, durante la quale “spesso c’è più paura a lasciarsi che voglia di stare insieme, e dopo tanti anni di convivenza ti poni questa domanda”, come dice l’attore-regista del film. Commedia sentimentale a tutti gli effetti, realizzata a immagine e somiglianza del protagonista, dove si riesce senza grossi problemi a passare dalla risata alla commozione nel giro di un istante, grazie a una scrittura ben congeniata da un Edoardo Leo ormai a proprio agio nella doppia veste di autore e attore, che guarda a qualche modello del passato, e la rielabora perfettamente per una Capitale che offre svaghi, distrazioni e lavoro. Un amore (Gianluca Maria Tavarelli, 1999) è un bel film da recuperare e sicuramente ha ispirato quest’opera, che ovviamente oltre che guardare in patria, strizza l’occhio al nuovo cinema newyorkese di Baumbach (Storia di un matrimonio) che ha saputo innovare un linguaggio che rischiava di stagnare, vittima delle proprie radici di dramma. Perfetto il quartetto d’attori, con menzione speciale alla sorprendente Marta Nieto, già vista nello spagnolo Madre, qui nel difficile ruolo della donna che non riesce più ad amare e soprattutto a comunicare. L’incomunicabilità, infatti, o almeno l’assenza di codici condivisi per riuscire a trasmettersi emozioni, è il tema portante del film che viene affrontato con leggerezza e senza strafare sia in termini di toni che in termini di sceneggiatura. Una commedia fresca su un tema doloroso è la scommessa vincente di Leo, che, come detto, crea un equilibrio non facile, tra risata e commozione, levità e dramma, senza mai appesantire la narrazione. Bravi comunque tutti gli attori, colonna sonora affidata a cantautori nostrani, Roma cornice sempre splendida: un film da vedere per una serata pensierosa e spensierata.
Chi ha buona memoria ricorderà sicuramento come a Sant’Ambrogio il pubblico della Scala aveva chiesto a gran voce all’uscente presidente della Repubblica di accettare un nuovo mandato, un bis. Per tacer degli eventi che hanno portato Sergio Mattarella a un secondo settennato, va posta attenzione a quel piccolo, discreto, ma potente lemma che è bis. Per Treccani questo è in realtà un prefisso che significa due, due volte, doppio. Oltre alle colazioni con latte e biscotti o a ricordi delle gesta dei bisnonni, è in ambito musicale che queste tre piccole lettere assumono un significato mostruosamente potente. Urlata a gran voce, questa parola si trasfigura in una decisa richiesta del pubblico. In inglese si usa il termine encore, derivato dal francese ed entrato nell’uso a metà del Settecento proprio col significato di ancora, quasi una supplica per un’intima necessità. Analizziamo, però, cosa sia un bis e quando sia opportuno (e non opportuno) chiederlo. Va detto, innanzitutto, che questo dovrebbe essere un evento eccezionale e dovrebbe esser concesso (sì, concesso) come evento straordinario. Vi è, tuttavia, una prassi ormai consolidata che prevede che in coda ai concerti ci sia una piccola “pantomima” nella quale gli artisti vanno e vengono dal palco mentre il pubblico batte le mani ululando la magica parolina. Questa pratica è, di norma, accettata di buon grado dai musicisti anche se spesso vengono proposte riesecuzioni di brani in programma: c’è da dire che per certi versi questa pratica è quasi meglio di un brano d’effetto che si discosta dal filo conduttore che lega le composizioni, tuttavia, anche quest’uso è comunque ben diffuso, soprattutto nei concerti più prestigiosi. Esiste, infatti, questa idea secondo la quale il brano più pirotecnico va serbato per il bis. Se è prevista la presenza di un solista che dopo l’esecuzione lascia il campo all’orchestra, allora sarà al termine della sua esibizione che eseguirà un bis, ritirandosi poi nel camerino. Un discorso a parte va fatto per l’opera. Se è vero, come è vero, che c’è sempre stata l’usanza di ripetere arie particolarmente intense, oggi la maturità culturale del pubblico potrebbe far aumentare la considerazione dell’unità drammaturgica a scapito del gorgheggio del cantante di turno che, sebbene bravissimo, qualora fosse costretto alla ripetizione, dissolverebbe quel trasporto emotivo che rende magica l’aria che si respira in teatro. Anche se, qualsiasi artista, alla fine vive per un bene, bravo, bis!
Se fosse una serie tv, potrebbe contenere almeno cinque stagioni e anche di varie puntate. Il libro più chiacchierato del momento, in testa alle classifiche è un tomo di ottocento e passa pagine che di fatto contiene più libri e più storie tutte incatenate l’una all’altra. E nonostante la mole, se il libro ha un difetto è che a tratti va troppo di corsa, è troppo veloce, l’azione è talmente repentina da non lasciar spazio al sedimentarsi dei personaggi e delle situazioni. La stazione di Jacopo De Michelis, primo romanzo dell’editor di Marsilio, pubblicato da Giunti, sembra una summa della narrativa popolare, una sorta di feuilloton dove non manca nulla, ma propria nulla. Amore, sesso, soldi, tradimento, amicizia, lealtà. Stilisticamente si passa dal realismo più crudo ad atmosfere vudu degne di un romanzo ambientato a New Orleans. Al lettore viene continuamente chiesto di aggiornarsi, riassestarsi, ritrovare le fila e seguire le gesta di un eroe, l’ispettore Mezzanotte, con qualche macchia ma poca paura, geniale, intuitivo, avventato, istintivo, sofferente, affascinante. Per stargli dietro bisogna prendere la rincorsa e seguirlo in una serie di avventure che vanno dalla detective story più classica al romanzo d’avventura, dalla storia sentimentale al rocambolesco. Intere trame che avrebbero potuto reggere un romanzo svedese di cinquecento pagine qui diventano un’appendice, un flashback, un pregresso ormai remoto. Il patto di sospensione dell’incredulità con il lettore viene continuamente rinegoziato, senza timori di sconfinamenti tra i generi, di citazioni più o meno colte, di rimandi (Scerbanenco in primis, naturalmente). Il tutto dentro e intorno a un luogo, quello che del resto dà il titolo al libro, che diventa un vero e proprio mondo, reale e simbolico insieme: la stazione centrale di Milano. Se esiste un genius loci, di certo lo troviamo in questo romanzo che ci racconta la quotidianità, la stratificazione fisica e sociale, la storia di un luogo che è un topos dell’immaginario italiano tutto, non solo per i milanesi. Del resto è il primo luogo in cui si arriva in città, da cui si rimane inevitabilmente colpiti senza però poterne cogliere gli aspetti complessi. Nel libro conosciamo i suoi lavoratori e i suoi abitanti anche più marginali, conosciamo ciò che è nascosto. D’altronde la frase «i sotterrani sono l’inconscio di una città» è uno dei fili che corrono non a caso lungo il romanzo. I fatti sono ambientati nel 2003, prima che sia aperto al pubblico il memoriale del binario 21, quel memoriale allo Shoah che oggi ricorda come dalla stazione di Milano siano transitati migliaia di ebrei italiani diretti nei campi di sterminio nazista, lontano dagli occhi dei passeggeri, e dove l’autore stesso dice di aver avuto la prima idea per la scrittura del romanzo che gli ha richiesto 8 anni. Staremo a vedere se, come dice D’Orrico, sarà davvero “il racconto che rivoluzionerà il giallo italiano”.
“Di passaggio” (Ravenna) di Adriano Zanni
FIORI MUSICALI
FULMINI E SAETTE
VISIBILI E INVISIBILI
20 / GUSTO RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
LA GUIDA
METODI DI COTTURA
Come sfruttare il forno: dal cartoccio fino alla salutare vasocottura
Approfondimenti sui diversi modi in cui è possibile cucinare gli alimenti di Giorgia Lagosti Maestra di cucina Aici, esperta e consulente di comunicazione nel settore cibo, giornalista freelance
Una panoramica su alcune delle tante tecniche che è possibile utilizzare in ambito casalingo
L’utilizzo del forno è uno dei metodi di cottura più diffusi in ambito casalingo: consiste nel cucinare le pietanze all’interno di una camera calda che viene portata alla temperatura desiderata attraverso diversi sistemi. Una volta si usava la combustione del legno, oggi si sfrutta talvolta l’utilizzo del gas o, più frequentemente, dell’energia elettrica. Da un punto di vista fisico, la trasmissione del calore agli alimenti avviene per irraggiamento utilizzando l’aria come conduttore: ciò significa che l’energia termica delle resistenze dell’elettrodomestico elettrico si propaga in tutto il suo volume avvolgendo l’alimento, cucinandolo partendo dalla parte più esterna fino al suo cuore e favorendo tipologie di cottura in cui la reazione di Maillard si innesca con grande facilità (vedi box). Ora, scendendo più nello specifico, i forni moderni ci costringono fin da subito ad una scelta: dobbiamo preferire la funzione statica o la modalità ventilata? La prima prevede l’irraggiamento diretto del calore solo in senso verticale, dalle resistenze poste sopra e sotto il contenitore che custodisce la nostra preparazione: la cottura procede lentamente ed è ideale per la preparazione di dolci (pan di spagna e pasta sfoglia su tutti) e impasti lievitati come quello del pane o della pizza. In questo caso non è possibile sfruttare tutto il volume del forno ma un solo ed unico piano. Nella modalità ventilato (a convezione) invece, si sfrutta un sistema di circolazione dell’aria calda che consente di distribuire molto uniformemente il calore in tutta la camera e di allontanare dalla superficie del cibo l’umidità di evaporazione. Questo consente la creazione abbastanza veloce di una crosticina in superficie e conseguentemente il mantenimento dell’interno idratato e succoso. Sono questi i motivi per cui il forno ventilato è ideale per lasagne, sformati, arrosti, verdure ripiene ma anche per dolci che devono restare umidi nel cuore, crostate e biscotti. Infine, e questo accade sempre, abbiamo anche una trasmissione del calore per conduzione attraverso il contatto diretto del cibo con teglie o pirofile calde. Vediamo ora alcune delle tante tecniche che pos-
siamo portare a termine sfruttando le caratteristiche del nostro forno e partiamo dalle cotture al cartoccio: se vogliamo conservare tutte le proprietà organolettiche e nutrizionali degli alimenti, questa tecnica che unisce i vantaggi della cottura in forno a quelli delle cotture a vapore è perfetta. Nella pratica, i cibi rinchiusi ermeticamente in un involucro (solitamente si usano carta da forno e alluminio accoppiati o carta fata) sono sottoposti al calore del forno. Qui, il vapore caldo che si crea all’interno del cartoccio scioglie i grassi, cuocendo gli alimenti senza disidratarli. Per queste preparazioni sono necessarie temperature che variano dai 180 ai 200 gradi, e tempistiche che dipendono dall’alimento e dalle quantità. Passiamo al bagnomaria: prima di tutto ci servono 2 recipienti di dimensione diversa e capaci di stare uno dentro all’altro. In quello esterno verrà posta
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dell’acqua che, scaldandosi e sfiorando l’ebollizione, trasmetterà calore a quello interno in cui è contenuto il cibo che stiamo cucinando. Così facendo otteniamo cotture dolci e lente che ridurranno di molto il rischio di bruciare il fondo delle pietanze. Si tratta quindi di una pratica perfetta per budini, soufflé, sformati di verdure, flan e uova in cocotte. E la cottura pilaf? Il nome deriva dall’ingrediente per il quale è utilizzata, ossia il riso che, così cucinato, risulta saporito e con una consistenza molto particolare. Per prima cosa si tosta e si bagna con brodo e poi si passa in forno a circa 200 gradi all’interno di un recipiente piuttosto ampio. Per un risultato perfetto la proporzione da seguire è quella di 200 millilitri di acqua per ogni 100 grammi di riso. Si prosegue la cottura per circa 20 minuti e, una volta che il riso avrà assorbito tutta la parte liquida, si completa con un grasso.
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GUSTO / 21 3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
Cos’è la reazione di Maillard?
COSE BUONE DI CASA A cura di Angela Schiavina
La reazione di Maillard è una delle reazioni chimiche più importanti che possono avvenire in cucina. È la responsabile della cottura perfetta non solo della carne, ma anche della crosta del pane, della crosticina sulle lasagne, di tutti i gratinati e dei fritti. Nello specifico si tratta di una reazione in cui il calore favorisce il legame tra zuccheri e proteine, formando dapprima una glicosammina e scatenando poi il caos con reazioni piuttosto complesse, fino a giungere alle melanoidine. Queste ultime sono responsabili del colore bruno della crosta dei prodotti da forno e delle striature della carne ai ferri. La reazione di Maillard non avviene allo stesso modo per tutti gli alimenti perché è un fenomeno causato da diversi fattori tra cui gli aminoacidi in gioco, la quantità di proteine e zuccheri presenti nell’ingrediente utilizzato, nonché il pH dell’ambiente e la temperatura.
Il riso ingioiellato, ricetta ebraico-persiana
Una pizza cotta al forno con la pietra biscotto
Non da ultimo, nel nostro forno possiamo sistemare una pietra biscotto ed ecco che otteniamo una cottura perfetta per la pizza. Il segreto è quello di impostare il nostro dispositivo alla massima temperatura e di far cuocere l’impasto davvero per pochissimi minuti. Con la pietra ollare invece ci si può sbizzarrire nella cottura di grandi tagli di carne, simulando la cottura sulla brace. Resistente ad alte temperature, questo materiale consente al calore di trasferirsi lentamente al cibo senza il bisogno di aggiungere alcun tipo di condimento grasso, come olio e burro. Infine, la vasocottura. Da qualche anno è diventata una tecnica d’avanguardia non solo per cucinare
ricette salate, ma anche per realizzare lievitati, creme e dolci. Si tratta di un sistema che sfrutta i principi del vapore creando all’interno del barattolo un ambiente particolarmente umido e caldo che cuoce i cibi in modo lento e delicato nei loro stessi liquidi. Ecco perché la vasocottura è alleata della salute, conservando le proprietà nutrizionali e il sapore genuino che spesso tende ad alterarsi a causa della troppa energia termica. Le temperature del nostro forno possono variare dai 70 ai 150 gradi. Quanto alle tempistiche, si va dai 5 minuti per un ingrediente dalla consistenza morbida e dalla struttura delicata come il pesce, ai 20 minuti per verdure e i lievitati.
E si possono infornare anche le “pietre” per pizza e grandi tagli di carne
Ecco una ricetta di Giovanna Quaranta, insegnante di cucina Aici, il “riso ingioiellato”. Ingredienti: 500 gr. di riso basmati, 100 gr. di frutti secchi misti (mirtilli, bacche di goji), 50 gr. di uvetta, la buccia grattugiata di un’arancia, 1 cucchiaino di zucchero di canna, 200 gr. di carote grattugiate a julienne, 1 cipolla bianca tritata, curcuma in polvere, semi di cumino, olio di girasole, pistacchi tritati, mandorle a lamelle, sale; pepe. Preparazione: lavare il riso e farlo bollire solo per sette minuti. Scolarlo e tenerlo da parte. Nel frattempo, tenere in ammollo in acqua calda la frutta secca per una decina di minuti e scolarla. In una padella con poco olio far imbiondire la cipolla, aggiungendo anche un filo di acqua per renderla più tenera. Unire le carote, la buccia d’arancia grattugiata, le spezie, lo zucchero di canna e per ultimo la frutta secca. Far insaporire per un minuto. In una pentola unta di olio formare uno strato di riso, uno di condimento e nuovamente uno di riso. Aggiungere un bicchiere di acqua calda e due cucchiai di olio, coprire con uno strofinaccio e poi con il coperchio, ripiegando lo strofinaccio sul coperchio. Cuocere a fuoco basso per 15 minuti, finché il riso non si sarà attaccato sul fondo della pentola (il cosiddetto tahdig). Spegnere e lasciar riposare per 10 minuti. Scoprire il riso, mescolarlo e trasferirlo in un piatto di portata. Decorare con mandorle e pistacchi, che nel frattempo avrete tostato in un padellino. L’ho preparato ed è buonissimo sia caldo che a temperatura ambiente. Io ho messo 4 cucchiaini di curcuma e 5 di semi di cumino, ma regolatevi secondo il vostro gusto.
LO STAPPATO A cura di Fabio Magnani
Un ottimo Famoso biodinamico Oggi nel calice uno di quei vini che mentre bevi, ridi. È il “Famoso Baccareto” 2020 di “ Tenuta Santa Lucia”. Siamo di fronte a un vino biodinamico davvero ben fatto. Il naso pulitissimo che attira per gli odori di crema di limone, foglie di alloro, frutta fresca e rose. Al palato colpisce per la cremosità e la nota salina che esalta le sfumature di cedro e di frutta fresca. Un ottimo biodinamico “made in Romagna” da abbinare a pescato, carni bianche, formaggi freschi e salumi. Un vino molto versatile.
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AMICI ANIMALI
22 / SPECIALE RAVENNA&DINTORNI 3-9 febbraio 2022
INTERVISTA
RACCOLTA E TRASPORTO CARCASSE, ANCISI CHIEDE DI ESTENDERE IL SERVIZIO ANCHE PER I PRIVATI
Le ceneri del caro animale estinto? Ora si possono conservare anche nel ciondolo di una collanina Le iniziative di Little Heaven, unico forno crematorio in provincia dedicato a cani e gatti (ma anche uccellini e coniglietti...). I titolari: «Vogliamo dare un conforto» Il desiderio di chiunque possegga un animale domestico, dopo una lunga vita insieme? Prendersene cura fino all’ultimo, prevedendo la cremazione e una degna sepoltura in alcuni casi o la conservazione delle ceneri in altre. A offrire questo servizio innovativo e al passo coi tempi, visto che cani e gatti fanno sempre più parte della famiglia, è “Little Heaven”, letteralmente un “piccolo paradiso”, aperto lo scorso 3 maggio su iniziativa di Filippo Castagnoli e Fabio Lauro. Nella sede di via Masotti 14 a Fornace Zarattini, oltre a uno spazio ufficio per accogliere i clienti, c’è un forno crematorio dedicato agli animali, l’unico presente nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena. C’è anche qualche agenzia funebre che si occupa del servizio, ma poi finisce col rivolgersi ad attività come “Little Heaven” che dispongono di un forno crematorio, in grado di accogliere anche cani di grande taglia. «Oltre dieci anni fa – racconta Castagnoli – ho saputo che negli Stati Uniti nascevano i primi servizi di questo tipo. Gradualmente sono stati avviati anche in Italia, soprattutto nei grandi centri urbani con un buon riscontro. Per chi come me ama gli animali domestici è stata un’illuminazione, perché so quanto è difficile affrontare la loro morte. L’iter burocratico è tutt’altro che agevole perché servono tante autorizzazioni e un certo investimento economico. Ma l’ho cominciato insieme al mio socio Fabio che ha sciolto qualsiasi riserva dopo la perdita del suo cane che lo ha costretto a spostarsi fino a Reggio Emilia per cremarlo, con evidente dispendio di tempo e denaro». La cremazione è l’unica possibile alternativa ai percorsi classici che prevedono lo smaltimento in discarica dell’animale domestico, quasi come normali rifiuti, o la sepoltura nel proprio giardino, seguendo le ordinanze comunali. Due i servizi offerti da “Little Heaven” che prevedono un diverso esborso economico. Il primo, più dispendioso e riservato ai proprietari, prevede la cremazione dell’animale di cui poi vengono restituite le ceneri in un’apposita urna scelta secondo il proprio gusto. Al riguardo, ci sono urne biologiche che si possono seppellire in giardino, oltre ad altre valide alternative: collanine con un ciondolo a cuore in cui inserire le ceneri, oppure cornici con la foto del proprio animale domestico e l’impronta della sua zampa. Il secondo servizio, rivolto sia ai veterinari che ai privati, consiste invece nel recupero dei corpi che vengono cremati collettivamente nel forno aziendale, senza che poi vengano rese le ceneri.
Un’urna per le ceneri del proprio animale domestico, in vendita a Little Heaven
Per i due soci è già tempo dei primi bilanci. «Siamo molto contenti e in linea con le nostre più rosee aspettative – spiega ancora Castagnoli –. In questi mesi, si sono rivolti a noi tanti privati e anche studi veterinari che stanno cominciando a conoscerci anche grazie al passaparola. Si tratta in gran parte di ravennati, ma molti dei nostri clienti vengono anche da tutta la regione. Per lo più ci siamo occupati di cani, gatti, oltre che di qualche uccellino e coniglietto. Chi si rivolge a noi ha la certezza che le ceneri siano proprio quelle del caro animale estinto, tanto più che è anche possibile partecipare alla cremazione senza alcun costo aggiuntivo». A rivolgersi a “Little Heaven” sono persone di tutte le età e condizioni, dalle coppie alle famiglie con bambini, dai giovani ai più anziani, in definitiva chiunque abbia vissuto un legame molto profondo con il proprio amico a quattro zampe. «Non potrò mai dimenticare – conclude Castagnoli – una coppia di signori anziani che si è separata dalla propria gatta, dopo oltre vent’anni, con estrema sofferenza. Anche per noi è stato un momento difficile, ma al contempo gratificante per essere riusciti a dare un conforto in più». Roberta Bezzi
Con determinazione del 17 dicembre scorso, il Comune di Ravenna, tramite una trattativa privata svolta con tre operatori del settore, ha affidato, per gli anni 2022, 2023 e 2024, all’Associazione Amici degli Animali Odv il servizio di “raccolta, eventuale deposito, trasporto e smaltimento di carcasse di animali domestici o marini rinvenute sulle strade comunali o vicinali con servitù di pubblico transito, oppure su arenili, spiagge e sponde di fiumi e canali”. Il corrispettivo, per tutti e tre gli anni, è di 70 mila euro più Iva, ribassato di 5 mila euro rispetto al prezzo base fissato dal Comune. Il servizio si svolgerà attraverso un numero di reperibilità attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno, a seguito di chiamata da parte del servizio Ambiente-Diritti degli animali del Comune, della Polizia Locale, della Capitaneria di Porto o di altre forze dell’ordine. Tutti i costi del servizio, con le procedure e gli adempimenti operativi, amministrativi e burocratici dovuti, dal recupero al trasporto al luogo di stoccaggio autorizzato oppure di smaltimento di ogni carcassa, sono a carico dell’associazione. L’entità degli interventi annuali, non predeterminabile, è coperta dal finanziamento del Comune di Ravenna fino al numero annuale di 285. Superato questo numero, scattano le prestazioni aggiuntive così remunerate dal Comune: circa 80 euro per il recupero di animali fino a 100 chili di peso, circa 100 euro se di peso superiore, circa 2,00 per lo smaltimento di ogni chilogrammo di peso dell’animale, circa 60 euro in caso di mancato recupero. A informare sulla nuova determinazione è Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna che in un’interrogazione al sindaco chiede tramite la lista associata “Amici animali” - di esplorare la possibilità di integrare il servizio con una convenzione che consenta di usufruirne, a prezzi calmierati rispetto a quelli di cui sopra, anche ai privati possessori di animali domestici o da affezione. Si confida in tal modo di ridurre il fenomeno deprecabile degli animali abbandonati su strada, se non addirittura nei cassonetti dei rifiuti, che è anche un reato».
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AMICI ANIMALI IL RAPPORTO
I voti della ricerca di Legambiente Animali in città: “buona” la performance del capoluogo, solo “sufficiente” Cervia
LA CURIOSITÀ
3-9 febbraio 2022 RAVENNA&DINTORNI
UN CORSO GRATUITO PER IMPARARE A SALVARE I GATTINI ABBANDONATI
Ravenna prima in Italia per l’organizzazione dei controlli
Performance per lo più fallimentari, ancora una volta disomogenee a livello nazionale: nell’anno della pandemia (i dati sono riferiti al 2020), l’attenzione e la cura della pubblica amministrazione per gli animali risultano ancora insufficienti e inadeguate a garantirne il benessere nei centri urbani. È quanto emerge dal X rapporto nazionale “Animali in città” elaborato da Legambiente e presentato lo scorso mese. Il focus dell’EmiliaRomagna vede una panoramica abbastanza eterogenea. In totale hanno risposto 49 Comuni. È considerata “buona” la performance del Comune di Ravenna, che ha vinto anche il premio nazionale “Animali in città” quale miglior comune in Italia (tra i 656 che hanno fornito i
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dati) nella valutazione dei 6 indicatori relativi all’organizzazione e all’efficacia delle attività di controllo (dalle dotazioni degli addetti ai controlli alle conoscenze dei vari regolamenti). Solo “sufficiente” invece la performance di Ravenna nell’ambito delle risorse economiche impegnate e i risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggiore ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione, quali i numeri dei cani e dei gatti in canili e gattili, la percentuale di sterilizzazione, le aree verdi per gli animali. Complessivamente è giudicata invece solo “sufficiente” la performance del Comune di Cervia, l’unica altra amministrazione della provincia ad aver fornito tutti i dati richiesti da Legambiente.
IL CAPRONE RIMASTO ORFANO CHE ORA VIVE IN UNA COUNTRY HOUSE Si è concluso con un lieto fine la storia del caprone Tino, partito il mese scorso da San Bartolo in furgone direzione Bardi, in provincia di Parma, dove ora vive insieme ad altri animali (lasciati liberi al pascolo) alla Vegan Country House Brugnola 1932. Ad accompagnarlo i volontari di Enpa Ravenna, l’associazione animalista che ha seguito la sua vicenda e con i 500 euro ottenuti in poche ore grazie a una raccolta fondi è riuscita a organizzare il viaggio e a dare una nuova abitazione a Tino, rimasto senza casa dopo la morte del padrone, che pare lo trattasse più come un cane, che come una capra. Da qui la necessità di trovargli una destinazione consona al suo stile di vita.
Cosa fare se capita di trovare un gattino abbandonato? Si può imparare con il corso per formare balie feline organizzato dalla sezione di Lugo dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa). Una lezione unica domenica 6 febbraio alle 16 allo hotel Ala d’oro (iscrizione gratuita con una mail a lugo@enpa.org o alla pagina Facebook dell’infermeria felina di Lugo). Saranno affrontati i temi dell’allattamento, svezzamento e cura durante la crescita. L’associazione fornirà assistenza continua e tutti i prodotti necessari per l’alimentazione e la cura dei cuccioli oltre alle visite veterinarie.
FIDO IN AFF
IDO DAMON
Damon è socievole e giocherellone, ha appena due anni (è nato nel febbraio 2020), e cerca una casa con la massima urgenza! Con i cani femmina va sempre d’accordo, anche con alcuni maschi. È adottabile preferibilmente in zona Ravenna ma si prenderanno in esame anche altre buone richieste. Correte a conoscerlo, non aspetta che voi! Per maggiori informazioni contattate il numero 349 3667086
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