Rd 15 03 18 Anteprima Ravenna Festival

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INSERTO SPECIALE / I 15-21 marzo 2018 RAVENNA&DINTORNI

ANTEPRIMA Edizione 2018

IN COLLABORAZIONE CON

www.ravennafestival.org

INTORNO AL TEMA

INTERVISTA

Ideali, utopie e avanguardie artistiche nel segno della libertà

«OGNUNO DI NOI HA UN SOGNO PERSONALE O COLLETTIVO...» Conversazione con la presidente del Festival Cristina Mazzavillani Muti

Con il titolo “We Have a Dream” il Festival continua ad esplorare eventi epocali e icone del ‘900 come Martin Luther King. Ne parla il direttore artistico Franco Masotti I have a dream è il titolo del discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili nota come “Marcia su Washington per il lavoro e la libertà”: in esso il reverendo King – con una cadenza da profeta biblico e rimandi a Lincoln e Gandhi – espresse la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi. Fra i più famosi discorsi del XX secolo, I have a dream è diventato simbolo della lotta contro il razzismo non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo, compendio di quella vita che il reverendo King dedicò alla libertà e all’uguaglianza nel credo della non violenza, e che si concluse drammaticamente con il suo assassinio il 4 aprile 1968 a Memphis, cinquant’anni fa. We Have a Dream prosegue il percorso iniziato dal Festival con l’edizione 2014, dedicata alla scoppio della Grande Guerra, con il quale si esplorano eventi cruciali e personaggi del secolo scorso. Ne abbiamo parlato con Franco Masotti, uno dei direttori artistici del festival. Da dove nasce l’idea di questo titolo ispirato a Martin Luther King? «Ci eravamo ripromessi di cogliere al volo l’occasione offerta dal centenario di Leonard Bernstein, un grandissimo direttore e compositore che ha unito popular music multietnica e musica “alta”; vittima oltretutto della caccia alle streghe maccartista negli anni '50, di conseguenza bandito dalle sale americane più prestigiose per le sue posizioni politiche. Assieme a lui volevamo ricordare i cinquanta anni dalla scomparsa di Martin Luther King. Abbiamo deciso negli ultimi anni di dedicarci a icone del recente passato come Nelson Mandela e ora King, entrambi simboli della lotta non violenta per l'uguaglianza e i diritti umani». Matteo Cavezzali > continua a pagina III

Il compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein (foto Allan Warren) In alto: Martin Luther King

Il programma del Festival 2018 è, come i precedenti, ricco di eventi che sviluppano due percorsi: il titolo principale, “We have a dream”, richiama le parole di Martin Luther King, rafforzate dal romagnolo A j ò fat un sogn, mentre l’altro tema che si alterna e si incontra a tratti con il primo è “Il canto ritrovato della cetra”. Cristina cosa ne pensa? «Sì, i due temi si intrecciano. Il sogno di Martin Luther King fu gridato nel 1963, quando partecipò alla marcia per i diritti civili del popolo di colore. Aveva preparato un intervento ma, la sua amica, la cantante gospel Mahalia Jackson gli urlò di parlare del sogno, quello che aveva per il suo popolo, King buttò via i fogli e parlò a braccio. Nessuno poteva immaginare che le sue parole sarebbero diventate un messaggio universale. One man. One march. One speech. One dream. Perché, ognuno di noi ha un sogno, personale o collettivo». Anna De Lutiis > continua a pagina XII

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