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Settimanale di informazione FREEPRESS
Giovedì 21 gennaio 2016 n.659
RAVENNA&DINTORNI
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DELITTI DI PROVINCIA OMICIDI IRRISOLTI, INDAGINI SUL CAMPO, CRONACHE E LETTERATURA: IL GIALLO ABITA QUI
SOCIETÀ da pagina 4
ECONOMIA
Cantieri e parcheggi, come cambia il centro
I dividendi di Ravenna Holding per il 2016
A Port’Aurea i posti scendono da 130 a 76 Fasci di luce in piazza del Popolo?
GIORNALE INTERCULTURALE NELLE PAGINE CENTRALI
POLITICA
da pagina 8
Darsena: i candidati sindaco rispondono in mille battute
da pagina 12
a pagina 6
LIBRI
a pagina 19
Psicanalisi e ironia: Jesurum a Ravenna JUNIOR
a pagina 26
Teatro a misura di famiglia GUSTO BIO
da pagina 28
ALL’INTERNO GLI ANNUNCI IMMOBILIARI
Tutte le virtù del tarassaco
da pagina 37
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OPINIONI
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
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L’ EDITORIALE
TUTTO D’UN TRATTO
L’ OSSERVATORIO
I cento giorni imperdibili
di Gianluca Costantini
Quando Ancisi e Pini si odiavano allegramente
di Andrea Alberizia
di Moldenke
Alla mezzanotte del prossimo 2 marzo arriverà a scadenza il primo (e a questo punto unico) mandato quadriennale di Galliano Di Marco alla presidenza dell’Autorità portuale di Ravenna. Il 12 giugno si andrà a votare per scegliere il sindaco e il consiglio comunale. Esiste un buon motivo per non prorogare il mandato di Di Marco o non nominare un commissario provvisorio fino al voto e procedere invece con la nomina del successore al vertice di Ap prima delle elezioni: se il nuovo arrivato in quell’intervallo di cento giorni riuscirà a fare più di quanto è stato fatto nell’ultima decina d’anni e se si è convinti che quanto non è stato fatto sia solo colpa di chi ha indossato il cappello da presidente dal 2012. Che magari può essere anche una lettura accettabile ma può apparire piuttosto fantascientifico ipotizzare che i cento giorni tra il 2 marzo e il 12 giugno cambieranno le sorti del porto ravennate e magari pure dell’intera città. Le due scadenze hanno un legame piuttosto stretto. La legge prevede che il nuovo presidente di Ap sia nominato, previa intesa con la Regione, con decreto del ministro dei Trasporti nell’ambito di una terna di nomi indicata dalla Provincia, dal Comune e dalla Camera di Commercio. Quattro anni fa i nomi sul tavolo furono quelli di Di Marco, indicato dall’amministrazione comunale, di Tiziano Samorè (segretario provinciale di Confartigianato) su indicazione della Provincia, e di Natalino Gigante, direttore di Cna indicato dalla Camera di Commercio. Non è un caso che la scelta cadde sul nome del Comune e certo Camera di Commercio e Provincia non sono oggi istituzioni più forti di quanto lo fossero allora. Insomma lo scenario dei prossimi mesi potrebbe vedere la nomina di un presidente su indicazione della giunta Matteucci giunta agli sgoccioli e tre mesi dopo ritrovarsi con un presidente dell’Autorità portuale in conflitto con un’eventuale giunta che non sia targata Pd. In ogni caso, nominato da una giunta guidata da un sindaco che non sarà più tale e che ha appena sfiduciato l’uomo che aveva scelto. Di fronte a questo scenario forse chi chiede una soluzione ponte fino alle elezioni (che se si fossero tenute ad aprile o maggio sarebbe stato meglio per tutti, anche per il porto) non sta poi dicendo un’assurdità.
Che bella l’alleanza tra i democristiani e i leghisti. Che bello vedere Ancisi e i suoi cattolicissimi seguaci che sposano le politiche della Lega e firmano un programma comune in cui – leggo testualmente – promettono di «legittimare i mezzi di reazione dei cittadini alle intrusioni delinquenziali nelle proprie case» o di avere tolleranza zero «per quanti non rispettano le leggi e le regole di convivenza e di civiltà italiane», come se davvero potesse un sindaco permettere a un cittadino di sparare a un ladro o mettere in prigione chi parla ad alta voce in chiesa. Che bello assistere a questa condivisione silenziosa di Ancisi verso i modi di Pini, che già minaccia querele a destra e a manca e insulta chi osa contestare le strategie della Lega. Ma ancora più bello è andarsi a rileggere interviste e comunicati di cinque anni fa, mica un secolo, subito dopo le ultime elezioni a Ravenna. Il leghista Pini, a quei tempi, definiva un «tumore elettorale» e «un freno per il centrodestra» il candidato sindaco di Lista per Ravenna con cui oggi si è alleato e in tutta risposta Ancisi descriveva come «folli» le dichiarazioni di quello che definiva «cosiddetto segretario nazionale della Lega Nord Romagna». «Il linguaggio – diceva ancora Ancisi, citando testualmente un suo comunicato, in riferimento a Pini – squalifica il personaggio, ma non è da meno la spregiudicatezza con cui rovescia le carte in tavola a seconda della propria convenienza di bottega». E ancora: «Se questa è la nuova politica – intendendo appunto la politica di Pini e della Lega – la città di Ravenna può mettersi il cuore in pace sulla speranza di liberarsi del giogo del Pd». Certo, per carità, si può cambiare idea. E allora non scandalizziamoci e aspettiamo con ansia il nome di questo nuovo candidato civico sostenuto con entusiasmo da democristiani e leghisti, lontano dalla politica e di altissimo livello, ci dicono i nostri eroi, che quando sarà sindaco «legittimerà i mezzi di reazione dei cittadini alle intrusioni delinquenziali nelle proprie case». Scusate, non posso fare a meno di ridere. E – vedendo anche come sono messi i grillini – rassegnarmi a vivere per altri dieci anni a Ravenna con un sindaco del Partito democratico...
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001
Anno XV nr. 659 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48100 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it; tel. 0544 408312 - 392 9784242 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872 Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl - Stabilimento di Imola
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RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
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SOCIETÀ
di Luca Manservisi
Tra il 2016 e il 2017 si completeranno alcuni interventi fondamentali nel centro storico di Ravenna, che già in questi anni ha cambiato un po’ volto con la riapertura della piazzetta delle Poste (ora dell’Unità d’Italia), il restauro di palazzo Rasponi (per cui però non è stata ancora individuata una destinazione precisa) e soprattutto la recente chiusura del parcheggio di piazza Kennedy. Abbiamo fatto il punto con Roberto Fagnani, neoassessore ai Lavori pubblici del Comune (ha sostituito il compianto Enrico Liverani a inizio dicembre), che in questi giorni ha dovuto affrontare la sua prima grana. Fasci di luce in piazza del Popolo. Il riferimento è alla clamorosa caduta di un lampione nel salotto buono della città, in piazza del Popolo, dello scorso 11 gennaio. Il Comune per quell'incidente – sottolinea l’assessore – ha subito inviato una contestazione formale alla Cpl Concordia – la coop emiliana che nel 2013 si aggiudicò l'appalto ventennale da 38 milioni di euro per la pubblica illuminazione – e già il giorno dopo l’incidente ha disposto la verifica degli altri pali presenti in piazza, constatando incredibilmente come altri 7 (sui 10 totali) non fossero da considerare sicuri. Verranno quindi rimossi entro trenta giorni e in piazza ne resteranno così solo due. «Stiamo studiando un piano per garantire l’illuminazine provvisoria – spiega Fagnani – e allo stesso tempo stiamo iniziando a progettare la nuova illuminazione: personalmente mi piace l’idea dei fasci luminosi, vedremo se sarà compatibile dal punto di vista tecnico, economico e con i vincoli della Soprintendenza». In pratica si tratterebbe di una mini rivoluzione in orari serali, con l’illuminazione che proverrebbe direttamente dagli edifici affacciati sulla piazza, senza più lampioni. Una piazza archeologica? Forse. Il cantiere di piazza Kennedy verrà ricordato soprattutto per i ritrovamenti dei reperti della chiesa di Sant’Agnese. Ma resteranno nella nuova piazza? A sentire il sindaco Fabrizio Matteucci sì, di certo. Ma il suo mandato è in scadenza e il candidato del Pd Michele De Pascale, per esempio, rispondendo alle
IL CENTRO CHE CAMBIA
Fasci di luce in piazza, cantieri decorati e sosta a pagamento solo fino alle 18.30 Una panoramica tra gli interventi più attesi nel cuore della città di Ravenna
nostre domande sull’ultimo numero del giornale si è rimesso alle decisioni della Soprintendenza, senza fare alcun tipo di promessa. E anche Fagnani fa intendere, pur senza dichiararlo espressamente, che se non dovessero essere ritrovati reperti di valore e la Soprintendenza fosse d’accordo, si potrebbe anche richiudere lo scavo. «Siamo in attesa di capire, in collaborazione con gli addetti ai lavori, quale sarà il futuro dei reperti archeologici, anche in virtù del loro valore – dice Fagnani –. Ma per il cantiere vogliamo comunque rispettare i tempi di realizzazione». L’ipotesi più probabile è quindi quella che in giugno la nuova piazza Kennedy pedonale possa essere pronta per l'inaugurazione, ma che resti un piccolo cantiere nella zona dei reperti di Sant’Agnese, per cui potrebbe essere studiato un progetto ad hoc di valorizzazione, da realizzare più avanti nel tempo. Il mercato coperto. Già iniziati i primi lavori interni, a brevissimo partirà a tutti gli effetti l’altro cantiere più atteso del centro di Ravenna, quello del mercato coperto, che porterà alla riapertura nella priOBILITÀ SOSTENIBILE mavera-estate del 2017 di una struttura totalmente KIRECÒ FA PARTIRE UN PERCORSO DI PROGETTAZIONE rinnovata, su due piani, con birreria artigianale, punti La cooperativa sociale Kirecò organizza per sabato 23 gennaio ristoro, prodotti tipici, piccodalle 9.30 alle 13 a palazzo Rasponi (in centro a Ravenna) un confronto aperto sul tema “Strategie della mobilità sostenibilo supermercato e spazi per le nel territorio ravennate”. Dalle 9.30 alle 11 sono previsti eventi culturali. La struttura diversi gruppi di discussione guidati e coordinati, all’interno verrà quindi del tutto recindei quali i partecipanti saranno invitati a fare una vera e protata e coperta, anche per pria maratona di riflessione su un tema specifico. Il lavoro del proteggere i fregi esterni, e gruppo dovrà concludersi con due domande da porre all'asFagnani sta pensando a un semblea della fase plenaria, in programma dalle 11.30 alle modo per evitare che il can12.30. Al termine, un esperto concluderà la discussione pretiere diventi un brutto sentando le possibilità di progetti a valenza europea sui temi biglietto da visita in pieno della giornata. Infine, dalle 12.45 alle 13, la fase della centro storico. «Saranno “Responsabilità”: a tutti i partecipanti sarà richiesta la disponilavori lunghi, per questo bilità a iniziare a lavorare su un progetto da sottoporre ai bandi voglio parlare con la ditta suggeriti nella sessione precedente. La giornata di lavoro sarà per cercare di abbellire il dunque l'avvio di un vero percorso di progettazione. cantiere esternamente, con decorazioni magari
Tre cantieri in corso in centro a Ravenna: da sinistra in senso orario, il mercato coperto, il parcheggio ex Aci di via Port’Aurea e l’archivio arcivescovile nell’ex cinema Roma
Partito il cantiere
al parcheggio ex Aci ma i posti auto verranno dimezzati: da 130 a 76
M
sulla stessa Ravenna», dice l'assessore, pensando quindi a una sorta di autopromozione dei gioielli della città. Gli altri cantieri. Proseguono poi anche in questi giorni gli altri cantieri per interventi di riqualificazione importanti come quello sulla centralissima via Cavour, a palazzo Guiccioli, dove apriranno nel 2017 i due musei già annunciati (quello del Risorgimento e quello dedicato a Lord Byron) oltre ad attività commerciali e locali pubblici (per un investimento da 11 milioni di euro da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna). All’ex cinema Roma tra le vie Lolli e Bixio, invece, procedono i lavori della
Curia (complessivamente un progetto da circa 3 milioni di euro) per realizzare la nuova Biblioteca e l’Archivio Diocesano, comprendente il millenario Archivio Arcivescovile. È prevista la realizzazione dell’archivio librario, una sala consultazione, un'emeroteca, una sala fondi antichi e di vari uffici. I lavori potrebbero finire entro l’anno con l’inaugurazione che è possibile prevedere anche in questo caso nei primi mesi del 2017. Parcheggi. Sono partiti lunedì 18 gennaio (e non in primavera come erroneamente scritto sullo scorso numero del giornale per una nostra svista, di cui ci scusiamo) i lavori al parcheggio ex Aci di via
Port’Aurea, a pochi passi da piazza Duomo, ultimo tassello del piano che l’Amministrazione comunale ha studiato come alternativa ai 130 posti auto andati persi con la chiusura di piazza Kennedy. Chiuso da agosto, il parcheggio di via Port'Aurea sarà pronto al termine di un cantiere di 40 giorni lavorativi (quindi indicativamente a metà marzo) e rispetto a prima (l’Aci l’ha gestito per circa un quarto di secolo) sarà pubblico a tutti gli effetti, aperto 24 ore su 24 tutti i giorni, festivi naturalmente compresi. Ma la brutta notizia (per gli automobilisti in cerca di posti liberi) è che per adeguare l’area alle normative più recenti, i posti auto verranno quasi dimezzati, passando dai circa 130 disponibili fino alla scorsa estate a 76. Ancora incerto invece il futuro dell’ex caserma Alighieri, dove il Comune ha previsto di realizzare alcune centinaia di posti auto (anche se ora pare meno dei 400 inizialmente annunciati) ma non è ancora riuscito, suo malgrado, a entrare in possesso dell’area, di proprietà del ministero della Difesa ma con cui è già stato firmato un protocollo di massima, ora rallentato a quanto pare da mere questioni burocratiche. Circa metà dei 10mila metri quadrati dell’ex caserma sono inoltre edificabili e secondo i piani del Comune verranno venduti a privati per farne attività commerciali e residenziale. E in centro i parcometri chiudono prima. Cantieri a parte, la novità più imminente per il centro di Ravenna è quella legata alla sosta: dal 1 febbraio infatti partirà la sperimentazione che vedrà i parcheggi restare a pagamento solo dalle 8 alle 18.30 e non più fino alle 20 come da abitudine. «Stiamo inoltre studiando abbonamenti per la sosta – conclude l’assessore Fagnani – e soluzioni innovative per l’accesso nelle Ztl per commercianti ma anche per residenti e loro eventuali ospiti».
SOCIETÀ
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
5 LA MANIFESTAZIONE
SCUOLA/1
SCUOLA/2
Niente supplenze: i genitori protestano Raccolte 1.600 firme
«L’ora alternativa alla religione è un diritto per tutti»
Anche da Ravenna al corteo per i diritti gay di Cesena In Romagna l’appuntamento è a Cesena, una delle settanta piazze in tutta Italia dove si terranno le manifestazioni per chiedere il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali (adozioni comprese). Appuntamento alle 15.30 di fronte al teatro Bonci dove partirà il corteo. La manifestazione è promossa anche da Arcigay Frida Byron Ravenna e Over the Rainbow di Lugo mentre a dare pubblicamente il suo supporto c’è anche il celebre attore Ivano Marescotti. Per l’occasione a Ravenna è stato organizzato un car-sharing: appuntamento alle 14 in via Eraclea 25 (di fronte al Quake) per offrire o usufruire del passaggio in auto fino a Cesena e ritorno (partenza alle 14.30, info 347.896.0196 o ravenna@arcigay.it). Nella foto una precedente manifestazione svoltasi a Ravenna.
GIORNO DELLA MEMORIA DAL CONCERTO AI CAPPUCCINI ALLA MOSTRA DI FAENZA: PER NON DIMENTICARE LA SHOAH È partito il calendario di eventi dedicati al Giorno della Memoria (27 gennaio, anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, nel 1945) con interventi teatrali per gli studenti: “Anna Frank”, lettura scenica con Anita Guardigli dell’associazione culturale Asja Lacis, e “Kaninken”, di Antonella Gullotta, con Elio Ragno, drammaturgia e regia di Eugenio Sideri in scena nelle scuole del territorio comunale fino ai primi giorni di febbraio. Mercoledì 27, Giorno della Memoria, alle 9 nell’atrio della stazione ferroviaria sarà reso omaggio alla lapide in memoria degli ebrei transitati per la stazione di Ravenna con destinazione Auschwitz; alle 10.30 nella ex chiesa Santa Maria delle Croci inaugura la mostra “Il viaggio della memoria” allestita dagli studenti del liceo artistico Nervi Severini mentre alle 11.15 alla scuola elementare Mordani verrà scoperta una targa in memoria del direttore didattico Giorgio Gaudenzi. Giovedì 28 gennaio invece (alle 10 alla sala Corelli del teatro Alighieri) Dieter Pohl, storico e docente di storia contemporanea all’Università di Klagenfurt, terrà una lectio magistralis sul tema “I campi di concentramento e la Shoah” (è garantita la traduzione simultanea; per prenotazioni 0544-84302). Da segnalare a Ravenna anche il concerto di mercoledì 27 (ore 21) alla chiesa dei Cappuccini di via Oberdan a cura di Emilia Romagna Concerti che unirà alla parte musicale la lettura di alcuni testi di alcune brevi composizioni scritte da bambini e adolescenti internati nel Campo di Concentramento di Terezin ad opera di giovani studenti. La parte musicale sarà eseguita dal giovane Quartetto Adorno. A Faenza inaugura il 27 al Mic la mostra didattica “Giusti tra le nazioni” che racconta la storia di 54 uomini che in Emilia Romagna salvarono o protessero ebrei in pericolo.
Un gruppo di genitori di bambine e bambini frequentanti le scuole primarie di Ravenna ha dato vita a una raccolta firme sul problema del blocco delle supplenze. La legge di stabilità 2015 impone infatti alle scuole pubbliche da quest'anno scolastico di non chiamare supplenti per il primo giorno di assenza dei docenti e per i primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici. L'applicazione di questa norma sta producendo effetti consistenti in quanto – spiegano i genitori in una nota inviata alla stampa – a fronte dell'assenza di insegnanti «si stanno verificando situazioni gravi e preoccupanti». I bambini e le bambine senza insegnante vengono infatti spesso distribuiti nelle altre classi del plesso con conseguente sovraffollamento e superamento della capienza massima delle classi determinando, scrivono i genitori, «problemi di sicurezza in caso di evacuazione e interruzione della didattica programmata». Sono oltre 1600 le firme raccolte in città e nel forese in poco più di un mese (e la raccolta è ancora in corso) per denunciare queste situazioni e chiedere che, qualora non sia possibile tutelare e garantire il diritto allo studio degli alunni o l'incolumità e la sicurezza degli stessi i dirigenti scolastici nominino i supplenti. Il modulo per firmare è scaricabile dal sito del Centro Studi per la Scuola Pubblica (http://www.cespbo.it/). Nei prossimi giorni una delegazione di genitori incontrerà la direzione dell'Ufficio Scolastico Provinciale di Ravenna.
Dal 22 gennaio, fino al 22 febbraio, come ogni anno saranno aperte le iscrizioni per tutte le scuole di ogni ordine e grado in vista dell’anno scolastico 2016/2017. In questa occasione si dovrà comunicare alla segreteria della propria scuola – e comunque anche nel mese di febbraio di ogni anno per modificare eventualmente quanto deciso in sede di iscrizione – se accettare l’insegnamento della religione cattolica oppure avvalersi della cosiddetta ora alternativa. In quest’ultimo caso sono previste attività didattico formative di gruppo, oppure attività individuali con un docente. «I dirigenti scolastici sono obbligati per legge a garantire un insegnante di ora alternativa anche a un solo studente, così come la stessa garanzia viene offerta a chi frequenta l’ora di religione», lo sottolinea la Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Ravenna, dichiarandosi in una nota inviata alla stampa disponibile a fornire ulteriori informazioni e chiarimenti in merito. Nel caso, è possibile contattare il circolo ravennate alla mail ravenna@uaar.it oppure collegarsi al link: http://www.uaar.it/uaar/campagne/p rogetto-ora-alternativa/faq/. Scegliere l’ora alternativa – termina la nota della Uaar – «è un diritto – scrivono –, non una concessione. Sta a noi rivendicarlo».
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RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
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ECONOMIA
CHIMICA
RAVENNA HOLDING
Versalis, i lavoratori in piazza
Plusvalenze azioni Hera danno dividendi record Allo studio il caso Sapir
Dal Pd alla sinistra: «Intervenga la Cassa Depositi e Prestiti»
Mercoledì 20 gennaio anche i lavoratori dello stabilimento ravennate Versalis hanno scioperato contro l’ipotesi di vendita della società da parte di Eni a un fondo internazionale che non offrirebbe garanzie in termini di continuità della produzione e di mantenimento dei livelli occupazionali. In queste settimane si sono succeduti gli incontri anche degli enti locali al Ministero per sventare questa ipotesi. «Siamo solidali – scrivono infatti il sindaco Fabrizio Matteucci e l’assessore Massimo Cameliani - come Amministrazione comunale, con gli obbiettivi dello sciopero indetto dai sindacati in merito alla eventuale cessione di parte di Versalis a un fondo straniero. Lo siamo per molti motivi. Innanzitutto riteniamo fondamentale che la chimica rimanga in mano italiana, che il Governo mantenga un ruolo di regia ed eserciti in modo forte la propria partecipazione pubblica in Eni Spa». Per questo, promettono di agire «con determinazione per mantenere nel tempo il nostro distretto chimico ed energetico che a Ravenna dà lavoro, compreso l'indotto, a circa 12.000 persone. Su questo tema abbiamo ottenuto l'impegno del Governo, a partire dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti. Per quanto riguarda l' impianto di Ravenna di Versalis chiediamo a Versalis-Eni di portare a compimento quegli importanti investimenti per adesso solo promessi e mai realizzati». Intanto è un coro di parlamentari, tra cui Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) e Andrea Maestri (Possibile) che chiedono l’intervento diretto della Cassa Depositi e Prestiti nell’operazione, come chiesto
peraltro anche dai consiglieri regionali del Pd Gianni Bessi e Paolo Calvano, rispettavamente ravennate e ferrarese. Nel dettaglio Andrea Maestri ha presentato un’interrogazione in Parlamento. «Per il rilancio del settore chimico e la salvezza di Versalis – scrive Maestri – è necessario un ruolo attivo di Cassa depositi e prestiti, come garante, grazie allo strumento del “partenariato pubblico privato” previsto dal “Progetto Italia”, messo a punto dal Governo per far ripartire l'economia. In questo modo si assicurerebbe ai lavoratori il completamento degli investimenti previsti nel piano industriale, primi su tutti, nel caso dello stabilimento di Ravenna, quelli relativi alla riconversione verso la chimica verde, e soprattutto si permetterebbe di non rinunciare a un settore cruciale come la chimica utilizzando il Fondo strategico italiano della Cassa depositi e prestiti». Tra l'altro Maestri ricorda: «Gli obiettivi di “Progetto Italia” sono di utilizzare il piano industriale 2016-2020 di Cassa depositi e prestiti e gli ambiziosi punti del programma da 265 miliardi di euro (163 miliardi per imprese italiane e internazionali), puntando soprattutto sul partenariato pubblico privato». E il parlamentare civatiano ravennate chiede al Governo di «fornire ogni utile elemento sulla reale situazione della società Versalis e in particolare sul rispetto degli impegni per la riqualificazione e la bonifica ambientale del territorio di Ravenna, e se non ritenga opportuno intervenire tempestivamente per mantenere la maggioranza azionaria di Versalis in Eni».
Un preconsuntivo con numeri straordinari, cioé non ripetibili, al termine di un anno particolarmente importante per Ravenna Holding. Il risultato d’esercizio per l’anno 2015 è infatti stimato in 12.660.366 euro e migliora il budget assestato, approvato a luglio contestualmente alla operazione di riduzione del capitale, di 1.844.168 euro. Come noto infatti durante l’anno, per restituire 20milioni di euro ai soci (all’epoca Comune di Ravenne per oltre l’80 percento, Comune di Faenza e di Cervia) ha operato una riduzione di capitale attraverso un mix di operazioni che ha incluso anche l’alienazione di 4,5 milioni di azioni Hera (altri 3,5 milioni saranno venduti nel corso del 2016) ottenendo una notevole plusvalenza. «Questo è importante – commenta il presidente della “cassaforte” comunale, Carlo Pezzi – perché significa che abbiamo venduto al prezzo giusto e al momento giusto. Il titolo Hera peraltro ha mantenuto una grande stabilità anche a fronte della vendita contestuale di venti milioni di azioni da parte di enti pubblici, segno che l’operazione è stata condotta nel migliore dei modi possibili». Ecco allora un risultato di esercizio che si prevede non potrà essere replicato nei prossimi anni: per il 2016 si prevedono circa 8,5 milioni e in generale per il triennio tra i 6,5 e i 7 milioni l’anno da dividere tra i soci che nel frattempo sono saliti di numero. L’altra importante operazione compiuta da Ravenna Holding alla vigilia di Natale è stata infatti l’incorporazione delle azioni detenute dalla Provincia in Sapir, Romagna Acque e Start Romagna. A seguito di questa operazione che, come noto, ha visto anche l’acquisto diretto di circa due milioni di euro di azioni da parte della Holding, la Provincia è diventata socia al 7 percento (ma incasserà i dividendi solo a partire dal 2017) ma soprattutto sono stati messi in “cassaforte” azioni di società pubbliche e pubblico-private che danno peraltro utili (come Romagna Acque e Sapir) e che hanno rafforzato la Holding nel ruolo di azionista di maggioranza relativa sia per quanto riguarda Romagna Acque, sia per quanto riguarda Start Romagna, la quale non porta certamente utili ma pare certo chiuderà anche quest’anno comunque a pareggio. Un’operazione che ha portato il capitale sociale della Holding a 431.852.338 , dopo che era scesa (in seguito all’operazione vendita di azioni Hera) a 398.750.060 . In questo modo, assicura Pezzi, presidente e amministratore delegato della società, secondo tutte le simulazioni, tutti i soci potranno godere di dividendi almeno pari a quelli che avrebbero avuto se non si fossero vendute le azioni Hera e non si fosse integrata la Provincia. Certo è vero che parte dei proventi, anche di quelli portati in dote dalla Provincia, oggi vengono da Sapir nel cui futuro sembra ormai certa almeno una parziale privatizzazione. Come noto, infatti, gli enti locali attualmente al governo (ma in questo senso si era già espresso in passato anche l’attuale candidato sindaco del Pd Michele De Pascale) stanno valutando l’ipotesi di scorporare l’attività terminalistica dalla consistente proprietà di terreni e aeree portuali per mantenere a controllo pubblico solo quest’ultima. Un’operazione complessa, rivela Pezzi, a cui si sta inziando a lavorare ma che richiederà mesi e dunque, sembra di capire, non vedrà comunque la luce prima delle elezioni. Tra le cose di cui tener conto, dice naturalmente l’ad della Holding, l’alto valore della società oltre al ruolo che ha giocato anche nel garantire un lavoro di qualità nel porto. Tornando allo stato di salute della Holding, Pezzi cita due dati: la redditività calcolata sulla base del principale indicatore preso a base per valutarla in rapporto al capitale proprio - tolte le reti idriche - si attesta attorno al 4%. Dalla sua nascita al 2014 la società ha distribuito oltre 57milioni di dividendi a riprova che si tratta, secondo Pezzi «di una risorsa per i conti pubblici e non di un problema». Federica Angelini
La Provincia
detiene il 7 percento della società, ma vedrà utili solo dal prossimo anno
LUTTO
Cordoglio per la morte di Valerio Maioli L’imprenditore dell’illuminazione ha lavorato nel mondo, da Singapore a Pompei Venerdì 15 gennaio è morto Valerio Maioli, imprenditore ravennate attivo da quasi quarant'anni nel settore dell'impiantistica e illuminazione dove si era guadagnato notorietà oltre i confini nazionali con interventi come quello sul circuito di Singapore per consentire il primo gran premio di Formula Uno corso in notturna, ma anche per scavi archeologici come quelli di Pompei. Da tempo lottava contro una grave malattia. Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna, ha espresso così il proprio cordoglio: «Conoscevo Valerio da anni: era un uomo che sapeva tenere insieme professionalità e umanità e che credeva nei giovani. Amava molto la sua città, la sua storia, la sua arte. L'attività della sua azienda è legata a progetti di illuminazione suggestivi e all'avanguardia che hanno contribuito a portare il nome Ravenna fuori dai confini nazionali». A lui si deve anche l’illuminazione di piazza Del Plebiscito a Napoli. A Ravenna aveva curato, fra gli altri, l'illuminazione della zona dantesca e del complesso di San Vitale.
POLITICA
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
7
PD E ALLEATI
Via S. Mama, inaugura la sede per la campagna di De Pascale L’immagine di profilo scelta per la nuova pagina pubblica Facebook di De Pascale Da sinistra Serena Granara, Pietro Fantini, Lorenzo Brigadeci, Rosaria Langone e Giovanni Crocetti
AMMINISTRATIVE 2016
Nasce l’officina “Ravenna Viva”
Pizza e dj set
durante la serata
Un’associazione presieduta da Giovanni Crocetti che guarda alle elezioni Hanno tra i 18 e i 40 anni, sono studenti e lavoratori, e in un mercoledì di gennaio hanno fondato un’associazione culturale che già oggi, raccontano, coinvolge una cinquantina di persone tra città e forese. Si chiama Ravenna Viva e non a caso è stata fondata ora, a pochi mesi delle elezioni, dopo mesi che varie indiscrezioni di stampa avevano fatto uscire la notizia battezzandola la “lista giovani” o la “lista Crocetti”, dall’avvocato nonché imprenditore del mondo del divertimento Giovanni Crocetti, poco più che trentenne e piuttosto noto nel mondo giovanile ravennate da un lato per la sua attività di imprenditore, dall’altro per aver costituito in passato un’associazione di studenti universitari. E Giovanni Crocetti è effettivamente il presidente della neonata associazione, che vede poi l’ingegnere, anch’egli poco più che trentenne, Giordano Mezzetti come vicepresidente, e poi Leonardo Morelli nel consiglio direttivo e Serena Granara, Pietro Fantini, Lorenzo Brigadeci, Rosaria Langone tra i fondatori. Con una pagina Facebook, un logo e un sito l’associazione si definisce “Officina delle idee” e vuole essere – ci spiegano i promotori, quando li incontriamo per un caffè per conoscerli e capire meglio le loro intenzioni in vista delle amministrative 2016 – un laboratorio di idee da mettere a disposizione della città. In comune hanno un giudizio piuttosto negativo rispetto a quanto fatto dall’amministrazione in carica negli ultimi dieci anni su alcuni ambiti ben precisi, tra cui la sicurezza, il degrado, i giovani, l’università, il piccolo commercio (tra loro ci sono diversi piccoli imprenditori). «Sono stati in molti tra gli operatori legati per esempio alla ristorazione e alla spiaggia a Marina – ci spiega Crocetti – che mi hanno contattato quando hanno saputo che ci stavamo muovendo in questa direzione, magari senza esporsi, perché purtroppo in questa città quando ci si espone si diventa facili bersagli, anche senza motivo». Il riferimento di Crocetti è ad alcuni commenti che sulla rete si sono letti alle prime indiscrezioni sulla lista. Ma loro non hanno poi così paura dei giudizi negativi, né temono di metterci la faccia. «Il nostro obiettivo è portare a casa qualcosa di concreto, mentre vediamo i partiti concentrati solo in liti per il potere al proprio interno senza ancora portare proposte concrete per la città». E allora, all’insegna della concretezza l’idea è quella di stimolare le persone dal basso a partecipare ai gruppi di lavoro per portare idee e soluzioni (ci sarà un gruppo di lavoro sulla cultura, uno sui giovani, uno sull’università e così via) e confrontarsi con le forze politiche che si presentano alle elezioni. Tutte? Tutte, assicurano. A oggi dunque Crocetti & co. non confermano affatto di essere in procinto di dar vita a una lista civica in appoggio del Pd, come circolato invece insistentemente nelle scorse settimane. «Vedremo chi intende sostenere le nostre proposte, se tutti i partiti attingessero dal nostro programma – dicono – una nostra presenza alle elezioni potrebbe risultare superflua». Ma la sensazione è che invece tra un paio di mesi loro in corsa ci saranno e potranno peraltro essere davvero piuttosto trasversarli nella raccolta dei consensi, anche se non ci sono preclusioni verso chi dovesse aderire all’associazione pur in possesso di una tessera di partito (si e per esempio parlato di una candidatura di Alice Lucchi, membro della direzione provinciale del Pd, ma di candidature adesso, appunto, loro non ne vogliono ancora parlare). «Tra di noi ci sono persone che a livello nazionale la pensano e votano anche molto diversamente, ma quando si parla di amministrare la città, ci interessano le cose concrete più che la filosofia». Inutile quindi tentare di chiedere loro un posizionamento su temi fortemente identitari dal punto di vista politico come le trascrizioni dei matrimoni gay o la rappresentanza degli immigrati stranieri extraUe. A dire poco prematuro, ci dicono. Invece un progetto concreto nel cassetto ce l’hanno: creare uno studentato nella zona dei giardini Speyer, nei locali dove oggi il Comune paga l’affitto per gli uffici dell’assessorato al verde. Una mossa che servirebbe per il bene dell’università e anche per prevenire e combattere il degrado dell’area che denunciano: «Non si può demandare tutto alle forze dell’ordine, bisogna prevenire. E bisognerebbe dare ai locali con le vetrine sui giardini l’occupazione del suolo pubblico per presidiare fisicamente l’area». Per conoscerli meglio, sabato 30 gennaio alle 18 hanno organizzato un aperitivo al Caffé Nazionale di piazza del Popolo. Federica Angelini
Attenzioni ai temi
dei giovani, ma anche a degrado e sicurezza Tra i primi progetti uno studentato ai giardini Speyer. «Noi con il Pd? Non è detto Aperti al confronto»
Come anticipato la scorsa settimana, venerdì 22 gennaio alle 18 inaugura il quartier generale della campagna elettorale di Michele De Pascale, candidato del Pd, del Pri e di una coalizione di liste in fase di formazione. L’indirizzo è via San Mama, sotto lo storico circolo Pd Casadei Monti, in locali che in passato hanno ospitato una pizzeria. Sarà uno spazio a disposizione della coalizione, ci aveva spiegato De Pascale, e polifunzionale per svolgervi diverse attività anche di socializzazione grazie appunto alla presenza di strutture (anche) per cucinare. Non a caso durante la serata di inaugurazione non mancheranno pizza e dj set.
INCONTRO/1 MAGDI CRISTIANO ALLAM OSPITE AL MARIANI LIFESTYLE CON LA PIGNA Venerdì 22 gennaio alle 18 al Mariani Lifestyle di via Ponte Marino a Ravenna, l’associazione La Pigna organizza un incontro con Magdi Cristiano Allam sui temi del suo ultimo volume dall’esplicito titolo “Islam siamo in guerra”.
INCONTRO/2 AL DOCK 61
SI RITROVA LA SINISTRA PER PARLARE DI LAVORO E DI UNITÀ
Act! (Agire Costruire Trasformare) e Dock 61 organizzano per venerdì 22 gennaio, a partire dalle 18.30, un'iniziativa nei locali del Circolo Arci di via Magazzini posteriori 61 a Ravenna, con cena a seguire. Il titolo è "Lavoro è dignità. Per la sinistra di tutte e tutti”, un appuntamento in vista della grande assemblea nazionale del 19-20-21 febbraio a Roma. All'iniziativa parteciperanno Giovanni Paglia (deputato SeI), i segretari provinciali di FiomCgil e Flc-Cgil (Milco Cassani e Marcella D'Angelo), Manila Ricci (Casa Madiba Network-Rimini), Valentina Bazzarin (Ricercatrice precaria e Coordinamento nazionale ACT!), Massimo Manzoli (portavoce Ravenna in Comune), Marinella Isacco (Libertà e Giustizia Ravenna) e Nicola Fabrizio (portavoce provinciale L'Altra Emilia Romagna).
INCONTRO/3 “CON LA CULTURA SI MANGIA” TAVOLA ROTONDA DI RAVENNA IN COMUNE Dopo la pausa natalizia, Ravenna in Comune, la lista di sinistra che candida a sindaco Raffaella Sutter e si pone in alternativa al Pd e alleati, riprende gli incontri pubblici. Il primo si terrà il 25 gennaio alle 18 al Caffè del Teatro (via Mariani, 1, in centro a Ravenna) sul tema della cultura. «Con la cultura si mangia. Specie se ti chiami Ravenna». Una tavola rotonda a cui parteciperanno Raffaella Sutter, candidata sindaca, i due portavoce Dora Casalino e Massimo Manzoli e alcuni firmatari del mondo della cultura che hanno sostenuto fin dall'inizio il progetto della lista. Interverranno Gerardo Lamattina (regista), Tahar Lamri (scrittore) ed Elettra Stamboulis (sceneggiatrice di fumetti e curatrice di mostre).
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
POLITICA
8 Seconda puntata della nostra nuova rubrica che abbiamo inaugurato in vista delle amministrative 2016, quando i ravennati sono chiamati a scegliere il sindaco che prenderà il posto di Fabrizio Matteucci, giunto al termine di due mandati consecutivi. Ogni settimana abbiamo chiesto a chi si è finora candidato a diventare Primo cittadino la disponibilità a rispondere a una domanda che riguarda le sorti della città in un breve spazio uguale per tutti. Un esercizio di sintesi e un tentativo di mettere a confronto idee e progetti concreti per la città. Chiediamo in questo la collaborazione dei lettori, perché ci mandino le domande che loro vorrebbero porre ai candidati inviando una mail a redazione@ravennaedintorni.it. Continuiamo anche in questo numero con le voci delle quattro persone di cui a oggi è nota la disponibilità alla candidatura supportata da liste, partiti o gruppi di persone, in attesa che il quadro si completi. In particolare appare ancora non definitiva la situazione nel Movimento 5 Stelle dove due sono le liste che hanno chiesto la certificazione allo staff centrale. Abbiamo chiesto a entrambe di partecipare, ma solo una di queste, quella emersa dal meetup ravennate e che ha indicato Michela Guerra come la propria candidata ha accettato di rispondere a patto che fosse appunto precisato come non possa essere ufficialmente considerata la candidata del Movimento 5 Stelle a Ravenna, mentre la lista che ha come portavoce Francesca Santarella ha preferito attendere decisioni definitive in merito alla certificazione. Aggiorneremo lo scenario degli sfidanti man mano che la situazione si chiarirà, così come siamo (come tutti) ormai impazienti di conoscere il nome che dovrebbe rappresentare l’inedita alleanza tra Lista per Ravenna e Lega Nord per sottoporgli le medesime domande. Dopo piazza Kennedy, eccoci alla prese con la Darsena, l’area di Ravenna di cui da decenni ormai si vagheggia la riqualificazione e per cui si sono susseguite proposte mai realizzate (chi ricorda, per esempio, il Master Plan di Boeri?). Perfettamente consapevoli che il tema merita approfondimenti e con l’intenzione di tornarci sopra, abbiamo chiesto semplicemente ai candidati cosa ne pensano del Poc Darsena che è stato approvato dal Consiglio comunale uscente dopo un lunghissimo dibattito e una lunga attesa. Tra i punti salienti del documento di programmazione urbanistica ci sono, lo ricordiamo brevemente, la realizzazione di due grandi aree verdi sui due lati del candiano, la divisione dell’area, grande come tutto il centro storico, in quattro aree dalla diversa vocazione, una grande area commerciale in testata del Candiano, l’incentivazione per il recupero e la valorizzazione in particolare di alcuni edifici dismessi di archeologia industriale, strade con velocità massima ai 30 km orari, ampissime piste ciclabili e possibilità di riuso temporaneo di spazi ed edifici. Tra gli argomenti più controversi e discussi un extraonere di urbanizzazione inizialmente pari a 90 euro al mq (poi sceso a 75 euro) per chi investirà che dovrebbe servire a coprire le spese per le opere pubbliche previste, dalla viabilità alla tanto discussa bonifica del canale fino alle fognature. Il Poc accoglieva al proprio interno anche parte delle idee scaturite durante un percorso di partecipazione chiamato La darsena che vorrei.
CANDIDATI IN MILLE BATTUTE
Il Poc Darsena da salvare o da buttare? E con che soldi? La seconda domanda per i candidati è sul futuro del quartiere da riqualificare
Una foto dall’alto della Darsena di alcuni anni fa, tratta dal sito per il processo partecipativo La Darsena che vorrei
PUNTO DI DIFFUSIONE CONTINUA
POLITICA
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2015
9 BUCCI
DE PASCALE
SUTTER
GUERRA
«FONDI PUBBLICI PER I SISTEMI FOGNARI»
«AL COMUNE BANCHINE E ACQUA PER REINVESTIRE»
«BASTA COMPARTIMENTARE IL TERRITORIO»
«IL POC? UN FLOP TOTALE. IL COMUNE SIA PROTAGONISTA»
«Il progetto di rigenerazione della darsena, come tutti i progetti di riqualificazione urbana concepiti degli ultimi 10 anni, ha risentito della grande crisi economica dell’edilizia. Recuperare e rigenerare aree dismesse è più bello e sostenibile, ma anche più costoso. Nel prossimo anno avremo in vigore solo il Poc darsena: abbiamo scelto di non prorogare il Poc ordinario, una decisione che cambia radicalmente le politiche urbanistiche del nostro comune. Se ci saranno le condizioni per gli investitori, entro il prossimo anno si capirà davvero se c’è la possibilità di far partire il progetto di riqualificazione almeno di una parte di quel territorio. La consapevolezza che sta maturando in noi è che se vogliamo veramente che il progetto si avvii senza caratteristiche speculative, dobbiamo pensare che la parte maggiore degli investimenti di risanamento, da un punto di vista delle infrastrutture per il sistema fognario, sia sostenuto da investimenti pubblici. In questo senso vogliamo avviare una riflessione con Hera attraverso i piani d’investimento pubblici a partire dalle opportunità previste dal “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana”. Pensiamo alla darsena come ai Navigli di Milano: questo luogo ha dimostrato una naturale vocazione a diventare un distretto culturale e ricreativo, e grazie ai coworking, un luogo di lavoro e di creatività. Ci batteremo per trovare altra collocazione ad attività industriali impattanti che insistono in quel territorio».
«Mi è piaciuta la partecipazione, non la mancata selezione rispetto alla sostenibilità; non l’eccessivo frazionamento in piccoli ambiti attuativi, con strategie poco chiare e il rischio che si proceda solo in base alle esigenze dei singoli proprietari. Non mi è piaciuto l’orientamento alla valorizzazione immediata, allentando i vincoli per i privati e pregiudicando investimenti di qualità in futuro; nè che non siano risolti i nodi relativi al ruolo della Stazione, al collegamento col centro storico, all’impatto sulla viabilità. Sì ai parchi tematici, ma no alla troppo ampia area commerciale in testata, a scapito di una rete di commercio diffuso. Sì all’uso dell’acqua per piattaforme e battelli, ma compatibile col canale come via d’acqua; nessun vincolo sulle banchine, meglio liberalizzarne l’uso, anche per attività non temporanee, per incentivare le ristrutturazioni. Per riqualificare è centrale il governo del Comune nel processo, ripensare gli strumenti di incentivazione ai privati e verificarne le reali disponibilità, imporre loro la manutenzione (prima del crollo), gestire direttamente acque e banchine. Il Comune dovrebbe metterci di più, ma potrà intanto reinvestire gli oneri di urbanizzazione e il ricavato della gestione di banchine e acque. La bonifica dell’acqua invece spetta all’Autorità Portuale».
«Il Poc Darsena di Città evidenzia una visione limitata delle potenzialità della città tipica della nostra amministrazione, priva di una strategia univoca di valorizzazione del territorio, ma che procede per aree di intervento senza ricercare le sinergie nelle soluzioni che propone. L’unicità del quartiere potrebbe farne un’area centrale della Ravenna del futuro, ma non bastano progetti di riconversione di aree industriali o adeguamento minimo di esse, per non parlare della riproposizione di mere lottizzazione corredate da attività commerciali (Marinara docet). Servono servizi studiati sui bisogni dei cittadini e dei turisti, piani per accessibilità e mobilità sostenibile, ampie zone di verde e centri di aggregazione (spazi espositivi, laboratori di arti e mestieri, scuole di arte, musica e sport, spettacoli), che siano occasioni d’incontro, che ci permettano di riappropriarci della nostra identità. Questi luoghi possono essere ricavati riadattando i grandi edifici di archeologia industriale esistenti, conservando la natura unica e tipica del luogo. Definire fredde cifre è solo un esercizio elettorale. Si devono individuare le potenzialità di ogni iniziativa utile a vivere il quartiere e le cifre devono essere rapportate a tali valutazioni. Perché la riqualificazione sembra non partire? È fondamentale rapportarsi in modo continuativo con i privati proprietari di gran parte delle aree. Senza capire quali sono gli ostacoli, diventa difficile trovare soluzioni e senza soluzioni il Poc rischia di rimanere un bel libro dei sogni.
«Il Poc della Darsena, come per esempio quella della logistica portuale, si è rivelato un totale fallimento. Il risultato di questi scellerati strumenti urbanistici è stato quello di bloccare la situazione per tutti questi anni, impedendo così azioni concrete e positive per la riqualificazione della Darsena. Questo perché la logica dell’amministrazione Pd-Pri è quella di favorire la speculazione, anziché la qualità degli interventi. Crediamo che la riqualificazione della Darsena di città debba essere animata da un progetto di recupero che veda la stessa come un prolungamento del centro storico verso il mare, in un continuum che possa fare di quest’area una parte della città viva, piena di iniziative e di servizi e farla uscire dal degrado e dall’abbandono in cui ha versato in questi decenni. Il Comune deve essere protagonista della rinascita della Darsena di città, come avviene in tutto il tutto il mondo per i grandi progetti di recupero urbano, mentre qui si delega unicamente ai privati. L'attuale impostazione difficilmente si tradurrà nella reale possibilità di interventi: avere aggiunto un extra onere di 75 euro a mq per le aeree oggetto di intervento oltretutto limiterà l'iniziativa imprenditoriale. Si deve altresì operare per un progetto globale connesso alla promozione turistica di Ravenna, città d’arte e cultura, e della sua riviera, oltre che allo sviluppo delle attività commerciali del porto».
Michele De Pascale, 30 anni, segretario provinciale del Pd, candidato di una coalizione che comprende Pd, Pri e liste civiche in via di formazione
Raffaella Sutter, 60 anni, sociologa, ex dirigente comunale, eletta candidata sindaca dall’assemble a di Ravenna in Comune, nuovo soggetto politico che include vari partiti di sinistra alternativi al Pd, singoli e associazioni
Michela Guerra, 43 anni, avvocat o, è stata votata dal meetup di Ravenn a come candid ata sindaca edè quindi portavo ce del progra mma lì elabora to. È in attesa di certifica zione ufficiale da parte dello staff del Movim ento 5 Stelle.
Maurizio Bucci, 53 anni, imprendito re, consigliere comunale del gruppo misto (dopo essere uscito da Forza Italia) è il candidato della lista civica da lui fondata La Pigna e di Fratelli d’Italia
DA GIOVEDÌ 21
A DOMENICA 31 GENNAIO 2016
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
12
PRIMO PIANO
DELITTI IRRISOLTI/SAVIO
Il mistero del vigilante ucciso alla cava Colpito alla testa da una fucilata a pallettoni durante una perlustrazione notturna Il botto di una fucilata a pallettoni sparata in una notte di nebbia nella campagna vicino a una statale trafficata non arriva abbastanza lontano per attirare attenzione. Ma può uccidere. La vita che se n'è andata a 42 anni è quella di Salvatore Chianese, poco dopo la mezzanotte tra il 29 e il 30 dicembre, accoppato sulla ghiaia della carraia di accesso alla cava Manzona di Savio. Nel cancello sono rimaste le chiavi infilate nella serratura perché Salvatore stava aprendo per il giro di perlustrazione che deve fare una guardia giurata incaricata del passaggio di controllo. L'assassino l'ha lasciato a terra prendendosi la sua pistola d'ordinanza e il suo portafoglio. Non sono ancora stati trovati. Così come il movente. Il ritrovamento della salma l'ha fatto un collega, spedito sul posto dalla centrale operativa della Civis Augustus perché da un’oretta avevano perso i contatti audio con Salvatore. A pochi metri dal corpo l'auto con i colori di istituto: il lunotto posteriore frantumato da un secondo colpo di fucile. La vettura e il corpo sono gli unici elementi a
disposizione degli investigatori. Perché la zona non ha videocamere. Non c’è molto da proteggere in quei 67 ettari, lago compreso, di proprietà della Sic (società del gruppo Cmc) dove si estrae in prevalenza sabbia dal 1991: i potenti mezzi da lavoro sono dotati di gps e i ladri di gasolio non tirano in testa a un vigilante. Per evitare che Chianese sia il diciassettesimo omicidio in provincia senza un colpevole (vedi altri articoli) si sta scavando nel suo passato nella sua terra d’origine (Trentola Ducenta in provincia di Caserta) e nel giro dei suoi contatti in Romagna. I colleghi della Civis (dove lavorava dal 2009) ne parlano come di uno a posto, collaborativo. Le voci dicono che raccontasse di aver comprato la casa con una vincita alla lotteria ma la famiglia ha smentito. Le indagini sono in mano al nucleo investigativo dei carabinieri: sul luogo del delitto sono stati anche i Ris. Per il momento sembra privilegiata l’ipotesi di un agguato premeditato. Ma chi aveva interesse a far fuori Chianese? Già, il movente che ancora manca. (and.a.)
La scena del delitto alla cava Manzona a Savio. La vittima è Salvatore Chianese, metronotte
DELITTI IRRISOLTI/CASALBORSETTI
Il killer che sparò davanti ai bagnanti Una calibro 22 ha fatto fuori un venditore ambulante mentre pranzava solo
Mor Seye è stato ucciso in spiaggia a Casalborsetti. A sinistra l’identikit del presunto killer
È morto senza vedere in faccia il suo assassino ché gli ha sparato alle spalle da pochi metri. Con una pistola di quelle piccole, una calibro 22 mai trovata: sei colpi in rapida successione, cinque hanno raggiunto Mor Seye. Ucciso sulla spiaggia di Casalborsetti a poca distanza dai pochi turisti di uno degli ultimi sabati da mare dell’anno scorso. Eravamo al 12 di settembre e quattro mesi dopo il killer è ancora senza nome. Circola solo un identikit dalle testimonianze di chi era nei dintorni. Mor era del Senegal, aveva 46 anni, in Italia ci stava da 22: risultava domiciliato a Mestrino di Padova dove abita il fratello maggiore Serine e dove Mor lavorava come operaio. Poi la crisi ha fatto chiudere la ditta e nelle ultime tre estati se ne veniva sulla riviera ravennate, ospite a Lido Adriano da alcuni connazionali originari dello stesso paese africano, a fare il venditore ambulante abusivo. Sì, uno di quelli che macinano chilometri avanti e indietro sulla spiaggia per venderti un telo da mare. «Andava via
di casa al mattino presto, prendeva la corriera per Casalborsetti, tornava la sera e restava a casa», ricorda oggi uno dei coinquilini che incontriamo sulla porta di casa in viale Orazio. È morto su un pattino mentre si prendeva una pausa mangiando un frutto. L’azione compiuta in pieno giorno sfruttando l’abitudine di pranzare da solo fanno pensare a una premeditazione condita da impeto: caratteristiche tipiche dei delitti passionali. Gli inquirenti (indagini in mano al procuratore capo Alessandro Mancini e al sostituto Lucrezia Ciriello) si sono fatti l'idea che nella comunità senegalese radicata sul territorio qualcuno sappia più di quello che ha detto. Dffidenza verso le divise? «Tutto quello che so io l'ho detto», assicura lo stesso amico. Che in coro con un altro connazionale fa una descrizione della vittima intonsa: «Non spacciava, non aveva donne, non stava in giro. Stava al telefono con la famiglia». Quella composta da due mogli e sette figli rimasti in Senegal. (and.a.)
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PRIMO PIANO RAVENNA
Ammazzato con tre colpi di pistola mentre era a pesca sull’argine del canale Destra Reno a Mandriole una mattina di fine agosto: Luigi Bezzi morì nel 1998 che aveva 70 anni ma chi lo uccise non si è mai saputo. Quello di Ragù, soprannome con cui tutti lo conoscevano a Sant’Alberto dove viveva, è l’ultimo dei quindici delitti rimasti irrisolti in provincia di Ravenna dal 1970: senza un accusato o senza una condanna per l’imputato. Tutti messi in fila da Nevio Galeati e Carlo Raggi nel libro Delitti imperfetti (Pagine edizioni) limitandosi ai casi giunti a conclusione. Nel 1998 in cui morì Bezzi altri due casi senza soluzione. A settembre a lato della superstrada E45 venne trovato lo scheletro di Mariana Rusu, 19enne moldava che aveva chiuso con la prostituzione per sposare un italiano e i night della riviera erano il suo massimo palcoscenico per esibirsi come ballerina. La giovane era scomparsa da tre mesi e quando ritrovarono i suoi resti nemmeno si riuscì a stabilire la causa di morte. A febbraio di quell’anno invece a perdere la vita fu Brigitte Fugger, 31enne albanese con passaporto austriaco venuta a Ravenna per prostituirsi, mettere da parte qualche soldo e tornare a Graz. Il cadavere venne ritrovato in un fosso della cava Manzona, la stessa dove è morto il vigilante a fine dicembre 2015 (vedi pagina accanto). Massacrata di botte e uccisa da una coltellata: lama da 18 cm ritrovata nel campo adiacente. Il 1997 fu segnato da tre omicidi in due episodi distinti che però sembrano avere più di un punto in comune. A maggio scena da farwest a Punta Marina: due sicari armati di revolver entrano nel pub Hostaria del Blues e fanno fuoco lasciando a terra due cadaveri, il 26enne piastrellista Arben Kurani e il 27enne muratore Agim Lala. Quattro mesi dopo morì anche Amedeo Rosetti, 38enne ravennate
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via Newton 28
La mattina di giovedì 27 agosto 1998 il cadavere di Luigi Bezzi, detto Ragù, viene ritrovato sull’argine del canale Destra Reno a Mandriole. Ammazzato con tre colpi di pistola calibro 7,65. Il nome dell’assassino non è mai stato trovato: è l’ultimo caso rimasto irrisolto nella nostra provincia
DELITTI IRRISOLTI/I PRECEDENTI
Dal tabaccaio nel ‘70 fino a Ragù I quindici cold case di casa nostra Nel 1998 a Mandriole l’ultimo omicidio rimasto senza colpevole. Sullo sfondo delle morti soprattutto prostituzione e malavita. Ma anche un tragico rapimento di professione buttafuori che aveva parlato con i due albanesi dieci minuti prima della sparatoria: lo ammazzano a Cannuzzo di Cervia. In un appartamento di Lido di Savio a maggio 1996 i carabinieri chiamati dalla padrona di casa trovano una scena raccapricciante: la 34enne Iolanda Castillo, prostituta
di Santo Domingo che si definisce “Dea dell’amore” negli annunci sulle riviste, è supina sul letto con due coltelli piantati nel petto e un paio di slip da uomo in bocca. Il Dna recuperato da un preservativo non può essere comparato con alcun sospetto. Manca ancora il nome del killer di Maria Vichi: nel 1995 aveva 70 anni
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
e faceva la tabaccaia a San Marco: colpita alla testa, forse facendola sbattere contro il bancone, per rapinarla di poche centinaia di migliaia di lire. Nell’omicidio irrisolto di luglio 1990 a perdere la vita fu una guardia giurata. Il colpevole non si è mai trovato: Costantino Frizziero di 27 anni morì davanti a una banca a Pinarella
di Cervia ucciso da quattro malviventi intenzionati a rapinare l’istituto di credito. La Beretta calibro 9 abbandonata dall’omicida non aiutò le indagini. Ancora una prostituta, e ancora giovanissima, la vittima dell’omicidio scoperto a agosto 1987 a Faenza: la 20enne forlivese Antonella Ghetti. Una dozzina di coltellate. L’opinione pubblica rimase particolarmente sconvolta dalla morte di Pier Paolo Minguzzi di Alfonsine: ha 21 anni, è uno studente di Agraria a Bologna, carabiniere di leva. A Pasqua del 1987 viene rapito: i sequestratori chiedono 300 milioni di lire ma dieci giorni dopo il suo cadavere affiora nel Po di Volano. L’autopsia dice che è stato strangolato la sera del rapimento. Il corpo senza vita di Angela Crugliano, una 54enne prostituta, viene ritrovato nelle campagne lungo via Guiccioli a dicembre 1985: strangolata. A maggio del 1985 la vittima è l’egiziano Sadek Hassanin: il marittimo muore a 32 anni in ospedale dopo cinque giorni di agonia per la coltellata presa a Punta Marina. Aveva invece 78 anni Rosina Gaiani quando perse la vita a settembre 1984 a Faenza. Ferita alla testa sul pianerottolo di casa, morì in ospedale: le indagini ipotizzarono uno scippo finito male. Il primo delitto irrisolto risale invece al 1970: nel mese di giugno il 44enne tabaccaio Gino Triossi esce in bicicletta per andare al cinema alla Sala Italia di via Cairoli a vedere il film vietato ai minori di 18 anni “Così dolce, così perversa”. Lo trovarono il pomeriggio seguente nell’aia di una casa colonica abbandonata a San Marco con la testa fracassata a martellate. Andrea Alberizia
INAUGURAZIONE DELLA NUOVA FERRAMENTA RAVAIOLI Sabato 23 gennaio dalle ore 16:00 in poi BUFFET e BRINDISI
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RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
PRIMO PIANO
14 L’AVVOCATO
«Innocente o colpevole? Non voglio saperlo per la difesa» Nel 1982 il primo caso di omicidio seguito da Benini: «Mai rispondere a domande prima di aver letto gli atti» «Innocente o colpevole? Non lo voglio sapere e non lo chiedo, anche perché in genere nemmeno all’avvocato dicono la verità». Ecco la prima regola per difendere un presunto assassino di fronte alla giustizia, parola di avvocato. Carlo Benini ne ha visti parecchi di processi per omicidio in quarant’anni di carriera. Il primo è quello che non si scorda mai: «Inizio degli anni Ottanta, ero giovane. Un caso particolare, con molti colpi di scena». Il legale prese la difesa di Elio Baruzzi, nel 1982 accusato di uxoricidio dal figlio Mauro: la moglie Antonia Brunetti era scomparsa dal 1980. Assoluzione in primo grado, 18 anni in Appello, annullamento in Cassazione poi nel 1992 nell’Appello bis la conclusione: 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. «In quel caso avevo la sensazione che fosse innocente ma i processi si fanno sulle carte, quelle sono l’unica cosa che conta per difendere qualunque indagato, per questo non voglio farmi influenzare chiedendo all’indagato se è innocente o colpevole». Da cui anche il primo consiglio che Benini dà sempre agli assistiti: «Mai rispondere a nessuna domanda prima di aver visto i documenti dell’accusa. Da quelli si può capire come muoversi». La strada da imboccare è un bivio fondamentale: «La scelta di quale rito seguire è una discriminante importante, può incidere molto sull’esito del processo. In questo l’avvocato ha una grande
responsabilità che con i vecchi codici non aveva perché non c’erano alternative». Il peso maggiore delle responsabilità dell’avvocato non è l’unico cambiamento sostanziale per chi affronta un processo per omicidio: le nuove tecniche di indagine «che avrebbero fatto chiarezza in molti casi del passato anche se penso si possano ridurre a due o tre quelli su cui mi rimane qualche dubbio rispetto all’esito processuale». Aumentano gli strumenti a favore dell’accusa ma anche a disposizione della difesa. Con una condizione necessaria: «La disponibilità economica per sostenere indagini difensive. Ma devo dire che ho sempre trovato pubblici ministeri disposti a fare approfondimenti». Anche senza indagini aggiuntive, la difesa ha comunque un costo importante: «Affrontare un procedimento che arrivi fino alla Cassazione può costare molto, è vero, ma anche poco: sono un libero professionista e per prima cosa sono libero di non accettare un caso, poi sono libero di decidere di fare una difesa gratuita se vedo che siamo di fronte a una palese ingiustizia e l’ho già fatto». Ma quando si esce dallo studio o dall’aula di tribunale, cosa ci si porta a casa? «Bisogna ricordare che in carcere c’è gente che soffre anche se magari ha fatto soffrire altre persone. Nel momento in cui non mi darà più fastidio il rumore delle manette cambierò mestiere e andrò a fare i decreti ingiuntivi». (and.a.)
IL MEDICO LEGALE/1 Un termometro nel retto del cadavere, «nella parte più nascosta ai raggi solari...». Così si comincia un corretto sopralluogo sulla scena di un omicidio. E così ha fatto lei, nei tanti casi affrontati in oltre vent'anni di professione da medico legale sul territorio provinciale e non solo: «La rilevazione della temperatura corporea – dice la dottoressa che preferisce restare anonima – è un dato fondamentale per avvicinarsi a stabilire l'orario del decesso ma avremo sempre un intervallo di tempo, scordatevi Csi che fissa la morte alle 10.02 precise». Partiamo con le critiche alle serie tv che celebrano la categoria? «Raccontano sciocchezze e la gente comune poi si aspetta i miracoli da noi». Niente miracoli. Cosa fate? «Siamo liberi professionisti a disposizione per sopralluoghi sia diurni che notturni in occasione di rinvenimenti di cadaveri sulle cui cause di morte non ci sia chiarezza immediata». Il medico legale si presenta sulla scena del crimine e... «Prima di dedicarsi alla scena va fatta la registrazione delle temperature corporea e ambientale. Esiste una formula che associando queste misurazioni al peso della vittima può indicare l'orario di morte approssimativo. Ma dopo le 12 ore la precisione cala molto». Come ci si muove sulla scena? «Cristallizzare tutto è l’espressione che si usa, evitando contaminazioni nella raccolta dei reperti. Il medico lavora a stretto contatto con la scientifica e la polizia giudiziaria. Guarda tutto l’ambiente, anche le cose che sembrano stupide come lo stato delle porte per capire se erano chiuse o aperte. Poi si torna al cadavere». Da dove si comincia? «L'esame esterno in molti casi è più importante di quell’interno. Sul posto si fa solo l'indispensabile che occorre fare prima possibile. Il resto si fa in obitorio dove si può spogliare il corpo e la luce è migliore. Sulla scena si cerca di capire se è stato spostato: dopo la morte il sangue si ferma perché finisce l’effetto pompa del cuore e si deposita sul fondo dei vasi e poi entra nei tessuti evidenziando macchie rosse, quella che si chiama ipostasi da reflessione. Se questi segni sono sia davanti che dietro allora è stato girato».
Dal sopralluogo all’autopsia Così il dottore fa parlare i morti
«Scordatevi i miracoli che vedete nelle serie tv E l’errore umano esiste»
La genetica forense « è uno strumento molto potente per gli investigatori»
IL MEDICO LEGALE/2 LA DIRIGENTE DEL SERVIZIO AUSL: «SERVE MOLTA ATTENZIONE AL MOMENTO DELLE VALUTAZIONI PERCHÉ È DIFFICILE RECUPERARE L’ERRORE INIZIALE» «Il medico legale che interviene sulla scena di un crimine è chiamato a dare un inquadramento della causa di morte dando un giudizio di compatibilità con una morte naturale o cause violente e in questo secondo caso se si tratta di suicidio o se il decesso è arrivato per opera terzi». La dottoressa Donata Dal Monte dirige il servizio di medicina legale dell’Ausl a Ravenna da tre anni e racconta i contorni del lavoro: «I nostri medici fanno i sopralluoghi se la magistratura lo richiede e in quel caso formalmente si opera in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria». Per le autopsie richieste dalla procura invece ci si rivolge altrove, non è il personale dell’Ausl ad occuparsene per una questione di riduzione del personale: «Va fornito un servizio di reperibilità e non siamo in grado al momento. Non è detto che in futuro le cose non possano cambiare. In questi casi la magistratura si rivolge a professionisti esterni». L’importante è che ogni valutazione sia fatta con grande attenzione: «Non dobbiamo dimenticare che molto spesso le valutazioni espresse dal medico legale orientano il percorso delle indagini. E se si commette un errore in fase iniziale poi è difficile recuperare». (and.a.)
Quali parti del corpo possono parlare al medico legale? «I distretti da esaminare sono sostanzialmente due: il tronco e il capo. Poi tra questi due c'è un segmento molto importante che è il collo e va guardato nell’immediatezza anche se possono esserci dei piccoli segni che si vedono male subito ma diventano più visibili dopo qualche ora, i lembetti cutanei da escoriazioni si notano meglio quando evapora l'acqua dai tessuti corporei e ci possono dire se c’è stato lo sfregamento di qualcosa, magari una corda...». E le mani? «La causa di morte non starà certo lì ma le mani dicono se c’è stato contatto con l'assassino, se ci sono le caratteristiche lesioni da difesa di chi porta le mani avanti per proteggersi da coltellate con ferite sul dorso o tagli profondi al palmo se si cerca di afferrare la lama. Poi eventuali segni di costrizione a polsi e caviglie indicano che potrebbero essere state legate». Fatto l'indispensabile arriverà il momento dell'autopsia giudiziaria... «Andrebbe fatta anche questa prima possibile. È il naturale completamento verso l'interno dell'esame cominciato all'esterno. Ci consente di vedere lo stato degli organi. E si prelevano i liquidi corporei per le analisi». È a questo punto che entra in gioco il Dna? «Il Dna è roba da genetica forense, non spetta al medico legale. Se ne occupano i laboratori dei Ris o magari un istituto all'interno di una università: il medico legale preleva campioni che invia e il genetista ricava un profilo genetico da comparare con quello di un eventuale sospettato. Un esempio: il medico taglia le unghie del cadavere da inviare al laboratorio per rintracciare Dna estraneo». Si risolve tutto con il Dna? «La genetica ha fatto un grosso balzo in avanti. Però bisona maneggiare con cura il Dna. E se manca un sospetto per la comparazione diventa inutile. Senza dimenticare che le macchine non fanno tutto da sole: dietro c’è sempre l’uomo e l’errore dell’uomo esiste sempre». Andrea Alberizia
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GLI INVESTIGATORI
IL PUBBLICO MINISTERO
Gli errori fatali del killer arrivano nei primi giorni dopo l’omicidio
«Con i cellulari e le telecamere è cambiato molto»
Il caso più complesso è quello senza legami
tra vittima e assassino. Al setaccio tutta la vita Mai innamorarsi di una pista investigativa per quanto possa sembrare quella giusta: la soluzione dell’omicidio potrebbe essere altrove. Dal vangelo del bravo investigatore. Che sa quali doti sono preziose: curiosità, spirito di osservazione, intraprendenza per aggredire la materia senza aspettare passivamente. E sa bene quanto siano fondamentali i primi momenti dopo l’assassinio: individuare un sospetto prima possibile permette di metterlo sotto osservazione cogliendo certe mosse che possono rivelare qualcosa, ma sono mosse che il killer improvvisato compie solo nelle ore più calde. Dal sopralluogo sulla scena del crimine il primo obiettivo è definire la causa di morte: l’apporto della scientifica e della medicina legale sono supporti indispensabili per le indagini con la cristallizzazione dell’ambiente fotografando tutto in modo da avere un supporto da mostrare ai conoscenti della vittima. Ogni dettaglio fuori posto può dare uno spunto alla soluzione del caso. Vanno ricostruite le abitudini della vittima, i rapporti con altre persone, va individuata l’ultima persona che l’ha vista in vita. Lungo il percorso verso l’individuazione del colpevole oggi si può contare su tecnologie e strumenti che hanno modificato anche il modo di indagare e farne a meno, dice un esperto del ramo, sarebbe come ritrovarsi a cucinare senza fornelli: in qualche modo si farebbe ma con molte difficoltà. Ma la tecnologia non è miracolosa. Tra gli investigatori è corposo il fronte dei contrari al proliferare della fiction di genere: in tv è tutto così facile che sembra poi impossibile accettare la realtà dei fatti, dove l’ingrandimento di un’immagine catturata da una telecamera di videosorveglianza non è possibile all’infinito. Il caso più difficile da risolvere è quello del killer estemporaneo che colpisce qualcuno con cui non ha legami. Chiamatelo delitto perfetto, se volete. Se a portare la morte è un professionista di solito sa come muoversi, soprattutto se conosce i metodi di indagine e quindi come sfuggire: meglio non avere in tasca alcun cellulare perché si aggancerebbe alla cella telefonica che copre l’area del delitto. Ma anche l’omicida più accorto non può mettere in preventivo l’imprevisto: può essere un passante in zona per caso che poi ricorda quel volto e lo descrive alle forze dell’ordine. Ma c’è sempre l’eventualità di non arrivare al responsabile: quando tutte le piste sono state battute, quando tutte le possibilità sono state valutate può arrivare la decisione – in accordo tra procura e polizia giudiziaria, senza una limite di tempo – di chiudere le indagini. Pronti a riaprirle se dovesse emergere un elemento nuovo o una nuova tecnica di indagine capace di leggere quell’indizio. (and.a.)
In una trentina d’anni da sostituto procuratore a Ravenna, la sua Ravenna, ne ha visti parecchi di morti ammazzati. Non sempre le indagini della magistratura hanno portato al colpevole: «I casi non risolti sono dei macigni che ogni tanto ritornano fuori», riconosce Gianluca Chiapponi. Dal 2012 è migrato alla procura generale della corte d’Appello di Bologna e il lavoro è diverso ma la lunga parentesi da pm ha attraversato i cambiamenti delle tecnologie a disposizione: «Ho iniziato al principio degli anni Ottanta. Il Dna, le celle telefoniche, le telecamere di videosorveglianza, i bancomat: tutte tracce utili alle indagini che non esistevano all’epoca. Non dico che gli strumenti moderni avrebbero risolto tutti i casi ma di sicuro avremmo avuto più possibilità». L’investigazione toccava farla per altre vie: «La polizia si basava tantissimo sulle cosiddette soffiate dalle fonti confidenziali. Poi arrivarono le prime intercettazioni ma solo per certi casi e i cellulari erano pochi». E la tanto criticata esposizione mediatica che metterebbe pressione ai magistrati? «Nella piccola città quando capita l’episodio eclatante la stampa ne scrive tutti i giorni per diversi giorni. Questo può alimentare un certo meccanismo ma io non ho mai sentito questa pressione. Forse la sentono di più le forze di polizia che devono mostrare ai superiori quanto lavorano. Certo che c’è il desiderio di arrivare alla soluzione perché è il tuo lavoro, ma non credo si arrivi ad anticipare cose per la pressione della stampa. Anzi, non farò nomi di giornalisti e casi ma posso dire che qualche circostanza sono arrivato alla soluzione di alcuni anche grazie alla stampa». (and.a.)
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L’INTERVISTA
Una vita tra redazione e tribunale «La cronaca nera si segue sul campo» Il giornalista Carlo Raggi: «Va verificata ogni fonte, a partire dalle forze dell’ordine» Il nerista è un po' diverso dagli altri giornalisti. Lo dice chi è stato la principale firma dei pezzi di nera e giudiziara sulle pagine de Il Resto del Carlino a Ravenna per oltre trent'anni: «Ai colleghi in redazione ho sempre detto che nel mio settore non mi arrivavano le notizie servite con i comunicati stampa – dice Carlo Raggi –. Bisognava farsi un culo così per farsi aprire porte che nessuno vuole aprirti. Devi essere sfrontato». Magari pure qualcosa in più, a giudicare dalla definizione: «Mi sono sempre considerato figlio di due puttane, non solo di una perché non devi credere nemmeno a te stesso altrimenti ti fai prendere per il sedere da tutti». Vanno messe in dubbio anche le voci ufficiali delle forze dell'ordine? «È capitato più di una volta che ai processi per direttissima ti accorgevi che la versione data dalle forze dell'ordine il giorno prima era del tutto diversa. Polizia e carabinieri danno la loro verità ma a volte sono bugie». E come si bilancia? «Il giornalista di giudiziaria deve fare sempre le sue indagini cercando sempre la doppia fonte se non anche la tripla. Ad esempio dopo la classica conferenza stampa per l'esito di una operazione se ti danno tutti gli elementi e magari c'è una confessione allora si può anche considerare quella la verità ma se c’è solo l’ordinanza del Gip almeno vanno sentiti difensori e lo dice uno che in carriera ha anche fatto di questi errori. Al giornalista serve una grande esperienza per non credere agli asini che volano». Gli ultimi due omicidi in provincia sembrano piuttosto complicati. Ma è dal 1998 che un delitto non resta irrisolto (vedi pagina 13). Lo sbirro è diventato più bravo o il killer più distratto?
«Fino a quando non erano operative al massimo livello tecnologie come la ricerca del Dna, l'utilizzo di telecamere o i sistemi di geolocalizzazione, l’investigazione era molto difficile se mancava un collegamento tra vittima e assassino. Se ti manca un collegamento e non hai il supporto della scienza non si va avanti. Poi ci sono anche casi in cui il lavoro investigativo non fu fatto nel modo migliore». Un caso tra i tredici del passato? «La morte di Luigi Bezzi a Mandriole nel 1998. Ero lì, sull'argine del canale Destra Reno e quando spostarono il cadavere per metterlo nella bara di zinco si accorsero che sotto c’erano due bossoli della pistola.
Era una cosa da trovare prima nel corso del sopralluogo e non da scoprire per caso quando i necrofori se ne vanno...». Le nuove tecnologie risolvono tutto? «Non siamo di fronte all’oracolo di Delfi. Vanno utilizzate con professionalità e purtroppo non tutti gli operatori hanno le stesse professionalità. A volte sono capitati anche errori grossolani». Qual è l'esempio? «Nel 1980 scompare Antonia Brunetti. La voce che circola è che il marito l'abbia ammazzata a e bruciata nell'inceneritore dell'ospedale. Poi arriva un biglietto agli investigatori che dice di cercare sull’argine sinistro
del Montone a San Marco. Si scava ma non si trova nulla. Poi quattro anni dopo si rendono conto di aver cercato sull'argine opposto, spostano le ricerche e trovano i resti di un corpo che risulta essere quello della donna scomparsa». Il tanto citato delitto perfetto quindi... «Spesso è più l’imperfezione delle indagini che lo rende irrisolto». C'è un caso tra quelli seguiti in carriera che ha lasciato un segno nel giornalista? «Il rapimento di Minguzzi ad Alfonsine nel 1987. Un ragazzo di 21 anni ucciso poche ore dopo il sequestro, ma i rapitori presero in giro la famiglia per giorni fino a quando venne ritrovato il cadavere. Come sempre quando si è sul fronte cerchi di non farti coinvolgere dai casi e infatti mi colpisce più adesso: nessuno si ricorda di questo ragazzo che in fin dei conti era anche un ausiliario dei carabinieri». Che ruolo hanno i media in queste vicende? «Con i canali televisi all-news e ancora di più con i mezzi online le testate hanno necessità di dare una notizia in più ogni edizione del tg oppure ogni minuto portando a una sovraesposizione degli inquirenti. È inevitabile accada. E se si trovano magistrature o investigatori che cadono nel tranello il caso esplode e poi sei portato a strafare e magari si rischia ancora di essere accusati perché mediaticamente è interessante accusarti». Solo tv e web sono i cattivi? Sembra la difesa d'ufficio del cronista per la vecchia carta... «Sono le tv che fanno i processi sullo schermo e non sono cose da fare. Il linguaggio giudiziario è più assurdo sui media televisivi rispetto alla stampa. La vicenda giudiziaria è una cosa molto seria e fatta in certi modi rischia di incidere negativamente sull’istituzione magistratura. Quello che forse è accaduto con il caso Cogne». È mai capitato di danneggiare un'indagine per uno scoop? «Mai, prima di essere giornalista sono cittadino e prima della notizia mi interessa il risultato dell'indagine. È capitato che avessi una notizia e abbia aspettato a pubblicarla perché mi era stato chiesto di non farlo per non fare danni. Così come è capitato che invece la pubblicazione al momento giusto abbia aiutato la procura». Andrea Alberizia
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Piangipane via del sagittario 12 Aperto dal lunedì al sabato orario continuato dalle 7:30 alle 19:30 La domenica aperto dalle 8:00 alle 12:30
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via Le Corbusier 26
IN LIBRERIA/1 I delitti non insanguinano solo le metropoli. Lo dimostra ogni giorno la cronaca, che cancella il sogno dell’esistenza di una provincia tranquilla. Gli scrittori ne sono consapevoli da sempre: il male si annida in piccoli paesi di campagna, come e forse meglio di quanto riesca a fare in un quartiere di New York. Così a volte si è cercato di disegnare una geografia del giallo, e un editore romano, Robin-BdV, pubblica dal 2001 una collana intitolata “I luoghi del delitto”. Insieme a Milano e Roma, Firenze o Genova, spuntano anche San Vito al Tagliamento, Bergamo, Montepulciano e Rimini. Manca Ravenna che, invece, può vantare una bella serie di romanzi gialli, thriller e neri. Si potrebbe catalogare nella categoria “libri del mistero” anche “La delfina bizantina” di Aldo Busi, edito nel 1986 e per buona parte ambientato appunto a Ravenna-Bisanzio. Ravenna si è tinta di giallo già nel 1983 con i racconti del sottoscritto pubblicati a puntate da l’Unità, poi editi in volume (“Il contrabbandiere duro come un sasso”, 1996); il protagonista Luca Corsini e la sua Ravenna tornano in altri racconti e in due romanzi, “Telefonate e birra, d’autunno” (Fiori Blu, 1999) e “Improvvisazioni per chitarra e batteria” (Foschi 2005, oggi in ebook). Quasi nello stesso periodo Paolo Pingani pubblica “Max” (Fiori blu, 1999; Allori 2001), d’ambientazione ravennate, con un prologo bolognese e un protagonista quasi inedito: un barbone. Intanto, però, è passato quasi inosservato il romanzo “La morte ha gli occhi dell’arcobaleno” del ravennate trapiantato a Follonica, Stefano Bongini (Biblioteca del Cormorano,
Ravenna nelle pagine del giallo La città e le sue campagne, scenari perfetti per omicidi e indagini nella letteratura locale IN LIBRERIA/2
1995): un assassino seriale che cita versetti della Bibbia dei Testimoni di Geova e colpisce in centro città. Prolifico e originale, Guido Pasi lancia nel 2006 la propria trilogia di “gialli politici d’azione”, con un’ambientazione così precisa che si potrebbero disegnare gli spostamenti dei protagonisti sulla cartina geografica; si è conclusa nel 2011 con “Morti da morire” (Danilo Montanari Editore). Altrettanto prolifico è Silvio Gambi, con romanzi giallostorici che spaziano dagli anni di Dante al periodo fascista. Il primo titolo è “Delitto alla chiusa” del 2007 (D. Montanari Ed). Indagini ravennati anche ne “La regina di picche” di Enrico Ortolani (Il Girasole, 2007), in “Ti ho cercato” di Fabrizio Fronzoni (Sbc, 2009); in “Jack” di Mario Scarponi (Girasole, 2009). Ad arricchire la schiera arriva, nel 2011, Nello Agusani con il suo “Doppio delitto alla Bassona”, fra giallo mediterraneo e sfottò dell’attualità politica. Ambientazione analoga, ma con un passo più duro, si trova in “Bianco come la notte” di Stefano Mazzesi (Foschi, 2012); l’autore ha
pubblicato in questi mesi anche “Rosso e nero”, ambientato in una Ravenna anni ’50 gelida e cupa (NeroPress, ebook). Stessi anni per i racconti di Paolo Casadio della raccolta “La cà de gevol e altri racconti” (PaGiNe Edizioni, ebook), con il brigadiere dei carabinieri in quiescenza Evaristo Venturoli, tutti centrati sulla zona di Piangipane. È arrivato, poi, al Giallo Mondadori, Marco Phillip Massai, che da alcuni anni pubblica racconti con intrighi storici ambientati nella seconda metà del Seicento, nella campagna ravennate. Meritano una citazione anche “Il mistero della bara” di Lorenzo Bosi, con i protagonisti che vivono a Tredozio; “Giallo smalvito” di Paolo Martini e Stefano Damiani, bagnacavallese doc; e la bella indagine del maresciallo Ferretti ne “La corazza di Teoderico”, di I.L. Federson. Non c’è alcuna presunzione di completezza e dall’inventario mancano i romanzi firmati da ravennati ma ambientati “altrove”. Alla prossima… Nevio Galeati direttore del festival GialloLuna NeroNotte
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Dopo vent’anni torna il primo noir di Baldini Da Feltrinelli la presentazione con Lucarelli L’autore che ha fatto (ri)affiorare la città di Ravenna nelle pagine “in giallo”, è Eraldo Baldini. Prima di trasformarsi nel cantore-ideatore del gotico rurale, ha esordito con il romanzo “Bambine”, vent’anni fa esatti: un noir durissimo e, insieme, tenero, giocato tutto fra Ravenna e il mare. Dopo la scomparsa di tre bambine, Carlo Bertelli, cronista di provincia che trascina senza entusiasmi una vita in crisi, si immergere in una storia terribile, spinto soprattutto dal bisogno di proteggere la piccola Chiara, figlia del suo migliore amico morto in mare. Il romanzo è di nuovo in libreria grazie alle edizioni Fernandel. Per l’occasione la libreria Feltrinelli in via Diaz a Ravenna organizza per domenica 24 gennaio alle 17 un incontro con l’autore del libro e Carlo Lucarelli, celebre volto del mondo noir sia sulla carta che sul piccolo schermo dove spesso si è occupato dei grandi misteri italiani.
libri del mistero anche “La delfina bizantina” di Aldo Busi edito nel 1986
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LETTORI detti e contraddetti
CONSUMATORI CONSAPEVOLI a cura di Fausto Piazza
detti e contraddetti
Le lettere, le opinioni e i commenti a cui si riserva di rispondere il direttore di Ravenna&Dintorni Fausto Piazza, vanno indirizzate alla email redazione@ravennaedintorni.it oppure al fax 0544 271651 o all’indirizzo viale della Lirica 43, 48124 Ravenna.
VENT’ANNI FA, FABIO PARLATORE INSTANCABILE Alberto Moravia, ricordando l’amico Pier Paolo Pasolini, diceva che di poeti ne nascono tre, quattro in un secolo. Non si può dire che Fabio fosse un poeta, certamente un amico, e di amici se ne incontrano tre, quattro in un una vita. Fabio Camerani, per gli amici Fagiolo, ci lasciava vent’anni fa, aveva 43 anni. È difficile, forse impossibile parlare di Fabio a chi non l’ha conosciuto. Si dovrebbe parlare del Partito comunista, della sinistra rivoluzionaria, dei movimenti studenteschi, delle lotte antifasciste, delle profonde differenze sulla visione politica all’interno delle tante anime della sinistra. Cosa che non impediva di essere amici e solidali, con qualcuno si intende. Con Fabio veniva facile condividere le esperienze. Era un parlatore instancabile, colto e divertente. Scomodo, molto scomodo, tanto che non aveva fatto carriera né nel partito nel quale si ostinava a militare né nelle tante opzioni che la politica, anche dalle nostre parti, riserva a chi si adatta alle convenzioni. Le parole di Fabio erano pensate e molto ascoltate, ce ne sarebbe un gran bisogno oggi. E poi era un gran generoso, un uomo di qualità, come capita raramente. Danilo Montanari
MULTA DA 53 EURO PER AVER COLPITO UNA COLONNINA Questa ve la racconto perché serva agli automobilisti di Ravenna e a quelli che circolano a Ravenna. Il giorno 11 dicembre verso le 18 vado in officina per sostituire i tergicristalli della mia auto. In uscita urto una colonnina idrante sistemata a fianco dell’ingresso dell’officia, constato che fuoriesce dell’acqua e chiamo il meccanico per segnalare l’accaduto, convinto che l’idrante fosse di pertinenza dell’officina. Il meccanico mi dice che ci pensano loro ad avvertire i Vigili del
Best Friend Ever, di @gio2611 Pubblichiamo in questa pagina una foto dal nostro territorio postata su Instagram, noto social network fotografico, con l’hashtag #instaravenna. Questa è stata scattata dall’utente @gio2611 e ritrae una carezza al miglior amico dell’uomo.
Fuoco ed io dopo aver lasciato il mio recapito telefonico vado a casa. Alle 21 mi telefona un Vigile Urbano per chiedermi di passare in sede comando per il verbale e con l’autovettura. Il giorno successivo vado al Comando dei vigili e incomincia la stesura del verbale, mentre un altro Vigile scatta le foto alla mia vettura, peraltro non incidentata in quanto non vi era stato urto ma solo sfioramento della colonna idrante. Faccio notare che la colonna a fianco dell’ingresso dell’officina è collocata senza alcuna protezione, neanche un cordolo e in piccola area di parcheggio, non in strada di transito. Terminata la stesura del verbale saluto e mi reco immediatamente all’Assicurazione per denunciare il sinistro, denuncia peraltro non completa in mancanza di richiesta di risarcimento non conoscendo il
proprietario dell’idrante. Dopo qualche settimana mi telefona la Sva per chiedere i danni e così imparo di chi è la proprietà e finalmente l’Assicurazione è in grado di risarcire il sinistro. A completare il misfatto il 14 gennaio mi viene recapitato un atto giudiziario contenete un ammenda di 53 euro per violazione dell’articolo 141 del C.d.S: comma 2, mancato controllo della vettura. Mi sembra di subire contemporaneamente danno e beffa. In tre mesi sono stato tamponato 2 volte e due volte la mia vettura ha subito danni davanti casa mia, sempre risarciti. Non credo vengano sanzionati tutti i tamponamenti, spesso si compila il Cid e finisce li, non credo vengano sanzionate le manovre contro altri presidi presenti nelle aree di parcheggio. Io mi vanto di avere questo record, e per questo pago “volentieri” l’ammenda, e di aver trovato due Vigili ad altissimo livello di professionalità. Roberto Della Torre, Ravenna
LA FAMIGLIA DI GIONATAN DEVE ESSERE RISARCITA Non risarcire i genitori del piccolo Gionatan Lasorsa assassinato da un pirata della strada a Ponte Nuovo il 22 giugno 2014, sarebbe surreale, sarebbe ucciderlo per la seconda volta. Faccio un appello alle istituzioni, a tutti parlamentari del nostro territorio affinché intervengano per dare giustizia alla Mamma di Gionatan, al papà, a tutti i famigliari e parenti, agli amici, a Ravenna e a tutti. Anche se siamo consapevoli che nessuna condanna, come nessun risarcimento ci riporterà indietro il nostro piccolo Gionatan. Però rivendichiamo in maniera assoluta che la giustizia sia fatta, il dolore che Ravenna ha abbracciato per quel decesso si merita un risarcimento a suo giusto valore. Anche da lassù il nostro Piccolo Gionatan sta seguendo il suo processo e sono convinto che avrà Giustizia. Charles Tchameni Tchienga
Il trasloco della linea telefonica ha delle insidie a cura di Carlo Benelli - Codici Ravenna La necessità di un trasferimento della propria residenza da una città all’altra, anche piuttosto lontane nel nostro Paese, comporta l’esigenza di richiedere servizi indispensabili quali luce, acqua, gas e telefono nella nuova abitazione. Sembrerebbe che un contratto già effettuato ed in vigore ed una semplice domanda possano facilitare l’esecuzione del passaggio senza ulteriori problemi, ma non sempre è così, dato che la molteplicità degli operatori complica l’esecuzione dei lavori in un’altra regione. Un nostro associato per motivi di lavoro molto per tempo ha richiesto con raccomandata con ricevuta di ritorno il trasloco della linea telefonica dalla città di origine a quella del proprio lavoro nella residenza privata e per uso familiare. Con sua sorpresa la linea non è mai stata né traslocata né attivata. Dopo qualche mese ha disdetto il contratto in essere con il gestore, ma che di fatto aveva cessato il servizio immediatamente dopo la sua partenza ed è passato ad altro operatore seguendo i dettami della Legge n. 40/2007. La linea è entrata immediatamente in funzione, ma le sorprese non erano finite. Il vecchio gestore ha continuato ad inviare fatture per abbonamento fino a richiedere un pagamento di oltre 250 euro attraverso un recupero crediti. Il nostro associato aveva già manifestato le sue rimostranze attraverso vari invii di Posta Elettronica Certificata senza ottenere alcuna risposta. L’Associazione consumatori Codici, ritenendo che nulla sia dovuto oltre la data di cessazione del servizio nella città d’origine, ha respinto ogni tentativo di appropriazione indebita, sia presso il gestore, sia presso il recupero crediti; ha poi evidenziato il danno del cambiamento del numero telefonico che si assommava a quello della mancanza temporanea del telefono per le esigenze professionali e familiari dell’associato. Cogliamo poi l’occasione per avvertire tutti coloro che hanno necessità di trasferire l’utenza telefonica, di interrompere il pagamento a mezzo bancario fino a che il trasferimento non sia completamente effettuato possibilmente con il mantenimento del numero e senza alcun addebito nel caso sia necessario il cambio di operatore. A Ravenna l’associazione Codici è in via Ignazio Sarti 5 (0544-35183) Tutti i giovedì dalle 10 alle 12 il consulente Carlo Benelli riceve su appuntamento (carlobenelli@alice.it)
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Costanza
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LA BUSTINA DI MELPOMENE
STORIA DELLA COLONNA DEI FRANCESI E UN MONOLOGO PER LA RASSEGNA LIBRANDO
Nevrosi e dolori quotidiani con profondità e ironia È un libro prezioso quello che Costanza Jesurum ha scritto nel 2015 e che presenterà a Ravenna a Palazzo Rasponi alle 17.30 di sabato 23 gennaio. Prezioso perché riesce là dove troppi falliscono: rendere comprensibili a tanti, se non a tutti, cose complesse senza banalizzarle e senza appiattirle, ma rendendole tangibili, misurabili, applicabili alla vita quotidiana. Del resto il titolo è quanto mai indicativo: Guida portatile alla psicopatologia della vita quotidiana, Edizioni minimum fax. E dentro ci troviamo un po’ tutti i nostri comportamenti nevrotici o patologici, nostri o dei nostri cari o dei nostri colleghi: dall’ansioso, al dipendente dello shopping compulsivo, dalla fase dell’adolescenza all’uso dei social, dalle “mandrillo” alla donna “schopenaur”. Con ironia e leggerezza, Jesurum mette a nudo le possibili cause profonde di comportamenti che condizionano le nostre vite impedendoci di raggiungere, banalmente, un maggiore stato di serenità o benessere permettendoci di concentrarci sulle cose che davvero ci soddisfano. E lo fa tenendo insieme le contemporanee teorie psicoanalitiche, con la storia di queste teorie, e con il contesto sociale in continuo mutamento. Ci spiega perché oggi il profondo mutamento (e miglioramento, non si pensi a sguardi nostalgici sul passato che fu, perché proprio non ve n’è traccia) sul piano sociologico abbia fatto emergere situazioni, conflitti, comportamenti che un tempo restavano sopiti. Oppure come questo mutamente abbia creato le condizioni per l’insorgere di nuovi modelli e nuove questioni, tra tutti per esempio il fatto che la figura materna, oggi più che mai concentrata su un numero ridotti di figli, possa diventare anche più ingombrante di quanto non lo fosse in passato quando si trovava a dividere le energie su più figli. O come la famiglia che si trovi oggi un adolescente in casa attraversi nella sua interezza un momento di passaggio da contemplare nella sua totalità e affronti una sfida per cui non esiste un sapere che possa essere tramandato tra generazioni. Il tutto senza demolire (tutt’altro) la famiglia e la possibilità di una relazione stabile tra due persone di sesso diverso o dello stesso sesso (mirabili in particolari tutti i passaggi in cui affronta il tema della femminile senza mai scadere in luoghi comuni sul maschile). E senza timore di contravvenire credenze popolari radicate, una per tutte: l’abito fa il monaco, ovvero di come per le donne l’abbigliamento rappresenti una questione di rappresentazione sociale di sé del mondo e abbia quindi molto più a che fare con il proprio posizionamento rispetto agli altri che con intenti seduttivi. E poi ancora omosessualità, anoressia, iracondia, una galleria e una serie di ritratti in cui specchiarsi per aumentare la consapevolezza di sé, per capire meglio gli altri, e anche per farsi due risate. Psicanalista ella stessa, Jesarum, classe 1973, si muove con un’abilità da narratrice tra un linguaggio che mescola termini dotti a espressione romanesche, non rifugge le parolacce, non esita a citare serissimi studiosi che hanno fatto la storia della psicanalisi prendendo spunto dalla cultura più pop (come il film Pretty Woman). Mai giudicante, il libro suggerisce semplicemente al lettore che si riconosca in alcuni dei comportamenti, fondamentalmente autolesionisti, tracciati in ogni capitolo se non sia il caso di farsi due domande, e dove e quando una terapia possa essere d’aiuto. Autrice anche del blog bei zaueberi.com Jesarum è quanto mai prolifica di commenti e chiavi di lettura mai banali sui fatti della contemporaneità, sempre stimolanti. Insomma, un’occasione da non perdere per conoscerla di persona. Organizza Paola Bianchi del centro di psicoterapia Liberamente e, nella veste di profana, partecipa la sottoscritta. Federica Angelini
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
Sabato 23 gennaio alle 17.30, per la rassegna di incontri “Librando” al Tribeca di via Trieste, a Ravenna, Serena Simoni presenta il suo volume La “colonna dei francesi” Arte e storia nella Ravenna del Cinquecento (Longo Editore, 2014), un testo in cui la storica dell’arte ripercorre la vicenda della Colonna dei Francesi, che fin dalle sue origini – eretta dal vescovo Pietro Donato Cesi sulle rive del Ronco, nei pressi di Ravenna – ha sofferto una strana sorte, oscillante fra memoria e oblio. È solo grazie all’epoca recente, dai restauri condotti nei primi anni settanta del novecento fino alle recenti celebrazioni del cinquecentenario della battaglia (2012), che di nuovo la stele si è imposta all’attenzione e alla cura della comunità. Nonostante ciò, sono ancora poche le notizie che la riguardano, spesso basate su informazioni non accertate Martedì 26 gennaio, invece, sempre 17.30 si terrà la presentazione del monologo teatrale Il salto (2015) scritto da Iacopo Gardelli e interpretato da Lorenzo Carpinelli, guida della non-scuola.
Jesurum ospite a Palazzo Rasponi sabato 23 gennaio
a cura di Maria Giovanna Maioli
Ricordando Guido Gozzano, uno dei poeti a me cari anche per ragioni personali, nel centenario della morte avvenuta nel 1916 a Torino, la città dove era nato nel 1883.
ELOGIO DEL SONETTO DI
GUIDO GOZZANO
Lodati, o Padri, che per le Madonne amate nel platonico supplizio, edificaste il nobile edifizio eretto su quattordici colonne! Nulla è più dolce al vivere fittizio di te, compenso della notte insonne, non la capellatura delle donne, non metri novi in gallico artifizio. Nessuna forma dà questa che dai al sognatore ebbrezza non dicibile quand’egli con sagacia ti prepari! O forma esatta più che ogni altra mai, prodigio di parole indistruttibile, come i vecchi gioielli ereditari! (da Poesie, Rizzoli, Milano 1977)
NARRATIVA
Eleonaro Mazzoni all’Aurora Mercoledì 27 gennaio, al Nuovo Circolo Aurora, incontro con la scrittrice e attrice Eleonora Mazzoni, a cura di Francesca Viola Mazzoni e Silvia Manzani, sul suo ultimo romanzo Gli ipocriti (Chiarelettere) Letture dell’attore Antonio Fazio.
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RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
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CULTURA
LIBRI • ARTE
AGENDA
MAMMA, VOGLIO FARE L’ARTISTA
Lilith, una galleria senza dogmi Lo spazio di Bigi: «Il mio sogno? Portare chi ha lavorato in città e se n’è andato» di Elettra Stamboulis
Silvia Bigi è la gallerista più giovane di Ravenna: di sicuro non è la sua unica peculiarità, ma sicuramente alla Galleria Lilith in via di Roma 82 si respira un’aria nuova. Diciamo questo perché potrebbe sembrare curioso che in una città sostanzialmente asfittica dal punto di vista galleristico e in cui hanno chiuso una dopo l’altra le gallerie più storiche, ultimissima la galleria Le Arti di fronte alla Stazione, siano presenti due spazi espositivi privati dedicati alla fotografia, entrambi peraltro gestiti da due fotografe. E curioso in parte lo è, mostra ancora una volta come il disegno della luce, come viene anche definita la tecnica fotografica, ha nella nostra città un posto d'eccellenza. Come mai hai deciso di dedicarti a questa avventura? Non hai avuto paura? «Avevo il desiderio di aprire uno spazio mio, che accogliesse proposte dall'esterno e che ospitasse anche artisti da fuori. Così a ottobre 2014 ho visto questo negozio sfitto e mi sono messa alla prova. Ero anche lontana da alcune visioni dogmatiche presenti in città sul tema fotografia, volevo uno spazio che funzionasse da collettore di cose diverse. Ad esempio qui si fanno anche laboratori ed è anche uno studio che fornisce servizi professionali». E tu da dove vieni? Che tipo di percorso ti ha portata fin qui? «Mi sono diplomata al Dams in Arti Visive. Poi avendo compreso quello che era il mio focus sono andata a Roma dove ho seguito un Master in Fotografia. Quindi sono tornata... (ride)». Il nome della galleria è un po' bizzarro, quasi anni '70... «È nato da un lavoro di ricerca. Stavo lavorando con Chiara Fuschini alla mostra 29. Ero concentrata sui miti e gli archetipi femminili. Così mi sono invaghita di questa figura primigenia, che ha a che fare con la prima donna, quella che viene scacciata da Adamo
perché non gli obbedisce... ha a che fare con ciò che non è scritto...E ci vedo molto di me. Mi sento una che non è portata alla cieca obbedienza». Al momento hai in mostra un progetto che nasce non da una scelta a priori, ma da una call... «Sì, Impermanenze è il frutto di una chiamata online su un tema che può sembrare poco fotografico, perché siamo portati a pensare che la fotografia è quello che resta. E in parte è così. Spesso nei laboratori chiedo che cosa ti porteresti via dalla tua casa incendiata, e le persone dicono “i miei ricordi, le mie fotografie”...il tema sembra quindi l'opposto perché indaga ciò che è portato ad andarsene. Hanno risposto comunque molte persone, non solo della città, il web è uno strumento tutto sommato democratico, si diffonde da sé. Sono arrivate certo anche proposte interessanti, ma magari scollegate dal contenuto. Quello che abbiamo guardato era il linguaggio usato e lo state-
ment, l'assunzione di responsabilità dell'artista che legge la foto». Chi sono gli acquirenti delle foto da galleria? «È difficile dirlo: intanto devono entrare... sento che ci sono ancora molti che non hanno varcato quella soglia e che potrebbero invece trovare
Grigio piombo Grigiori plumbei di cieli gementi, drammi funesti di parti funebri, lagrimanti. Ghiacciai umani perenni, di freddi polari eterni.
Stalattiti staccantisi dai globi oculari, dardi avvelenati trafiggenti il mio io. La mia essenza ibernata, prigioniera di te. Uscita da me
dopo di te, la più fievole la più flebile speranza di vita. Tu unica fiamma che l’alimentava,
Poesia tratta dal libro “Eternal Roots” di Mara Bachiorri
delle sorprese. Durante le collettive è più difficile vendere un singolo pezzo, ci sono più curatori interessati perché scoprono magari artisti che non conoscevano. Invece le personali, in cui la luce è tutta su un fotografo sono più appetibili. E i costi sono sempre più che abbordabili...» La tua posizione, qui sulla strada che porta al Mar ti ha portato anche un altro tipo di pubblico? E quali collaborazioni? «Di fatto non c'è un rapporto di beneficio tra questa posizione e il museo, questa non è una via di passeggio e se escludo le giornate delle inaugurazioni della pinacoteca, non c'è uno scambio di pubblico. Forse c'è maggiore commistione con il Teatro Rasi, con cui c'è sinergia e al quale io sono legata anche per esperienze personali. Collaboro con Carolina Carlone, con la quale faccio un laboratorio alle elementari sulla fotografia come forma d'arte. E con il Liceo Artistico con Cinzia Valletta, grazie alla quale propongo un laboratorio avanzato per gli studenti. Certo è che mi piacerebbe tessere più rapporti». Hai la possibilità di invitare chiunque, chi chiameresti in galleria? «Coloro che hanno lavorato a Ravenna e che se ne sono andati. Intanto anche il prossimo progetto si affida a una chiamata alle armi fotografiche, in questo caso concentrate sulla finestra di casa propria. L'idea nasce dal libro The city out my window “Il rapporto con ciò che vediamo dalla nostra finestra assomiglia a una relazione: dobbiamo essere sicuri di volerci convivere, perché non potremo cambiarla. E non solo: c'è la possibilità che saremo noi a cambiare in accordo con lei. Una volta che lo accettiamo, diventa parte di noi”. E lo sanno i tanti che vorrebbero cambiare casa. Impermanenze, visitabile fino al 10 febbraio; lun – mar – mer – ven – sab dalle 17 alle 19, (altri orari e giorni su prenotazione), http://www.lilithstudiogallery.com/
LA STORIA DI TONY KING IN UN DOCUMENTARIO AL
CISIM
Venerdì 22 gennaio alle 21, al Cisim di Lido Adriano, appuntamento con la rassegna di documentari “Altrove” con The long road to the Hall of Fame e l’incontro con l’autore Reda Zine, condotto da Tahar Lamri. ll documentario racconta la vita di Tony King alias Malik Farrakhan, una storia che attraversa mezzo secolo di storia afroamericana. Nato negli anni della segregazione, è stato tra i primi giocatori di football professionisti di colore, poi modello e attore in film blaxploitation, come Shaft, e ancora guardia del corpo dei Public Enemy. Attivista politico, entra a far parte della Nation of Islam prendendo il nome di Malik Farrakhan. Ingresso libero con tessera del centro culturale.
FASANELLA PRESENTA IL SUO LIBRO CON PAOLO OLMI Venerdì 22 gennaio, alle 18 a Sala D'Attorre, a Ravenna, il giornalista e sceneggiatore Giovanni Fasanella presenterà il suo ultimo libro, curato in collaborazione con Giuseppe Rocca, sul caso Moro, con la partecipazione del maestro Paolo Olmi. La storia di Igor Markevič. Un direttore d'orchestra nel caso Moro, edito da Chiarelettere, indaga una pista rimasta latente nel caso dell'omidicio di Aldo Moro, soffermandosi in modo particolare sui personaggi e sull'ambiente.
MARCO POLITI CON IL SUO “FRANCESCO TRA I LUPI” Lunedì 25 gennaio, alle ore 21, nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, appuntamento dedicato alla saggistica con il giornalista vaticanista Marco Politi che presenterà il suo ultimo libro Francesco tra i lupi edito da Laterza. A introdurre la serata sarà Giovanni Dall’Olio.
ARSLAN A PALAZZO RASPONI BALDINI E BELLOSI A CASA MELANDRI Giovedì 21 gennaio, alle 18.30 a Palazzo Rasponi, la scrittrice Antonia Arslan parlerà del genocidio armeno mentra a Sala D’Attorre di Casa Melandri, alle 18, Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi parleranno del volume Il richiamo di Ravenna, sui viaggiatori fra ‘800 e ‘900.
G i o r n a l e i n t e rc u l t u ra l e
Anno 14 Numero 56 Gennaio 2016 Redazione c/o Casa delle Culture piazza Medaglie d’Oro 4 48122 Ravenna c.meticcia@racine.ra.it www.cittameticcia.it
Italiani per cultura o per nascita Come funziona la nuova legge sulla cittadinanza per chi è figlio di genitori stranieri
A l l ’ i n t e r n o
¬ L’APPROFONDIMENTO Come funzionano ius soli e ius sanguinis all’estero a pagina II
A ottobre i poeti iraniani Fatemeh Ekhtesari e Mehdi Mousavi sono stati condannati dalla Corte rivoluzionaria di Teheran, rispettivamente, a 11 e 9 anni di prigione in quanto con le loro poesie avrebbero insultato le divinità e fatto propaganda contro lo Stato. Inoltre sono stati condannati a 99 frustate per aver commesso l'atto di stringere la mano a membri del sesso opposto non aventi legame parentale.
¬ TESTIMONIANZE Le difficoltà di chi è italiano di fatto, ma non sulla carta alle pagine III e IV ¬ L’OPINIONE Perché gli stranieri avrebbero bisogno di “cantori” più degni a pagina V ¬ L’INTERVISTA Dalla Romania a Ravenna, da Ravenna all’Africa con Emergency pagina VI ¬ TEATRO Torna in scena Rumore di acque delle Albe, più attuale che mai a pagina VII
I profughi pakistani nella città solidale
¬ RUBRICHE Anime creole: Mauale per immigrati “dummies” a pagina IV Border Line: gli hot spot e i diritti dei migranti a pagina V ¬ LIBRI I nomadi linguistici nel bel libro “La lingua di Ana” a pagina VIII
Alla fine, dopo settimane in cui hanno dormito sotto i portici di via Berlinguer, alla vigilia di Natale hanno trovato alloggio nei container allestiti in via Romea Nord, nell’area dove ha sede l’associazione Mistral, allestiti dalla Protezione civile regionale. I profughi pakistani, circa una quarantina, che hanno in mano una richiesta di asilo ma non il posto nell’accoglienza prevista per coloro che per esempio arrivano attraverso Mare Nostrum, perché si sono presentati direttamente in Questura a Ravenna, hanno così passato le feste al caldo e hanno un posto in cui dormire grazie a una sinergia tra Comune, volontari, Regione. Non solo, durante le feste hanno potuto contare su più “inviti a pranzo”, sempre grazie al volontariato (in primis Avvocato di Strada, ma anche circoli Pd, Casa delle culture e altre realtà come l’Engim che da subito ha mostrato grande apertura e solidarietà verso le persone che avevano scelto il loro porticato per dormire) che ha quindi mostrato il volto di una città accogliente e capace di prendersi cura di ospiti in difficoltà. Alla biblioteca Classense si è anche tenuto un corso di storia dell’arte e di conoscenza delle bellezze ravennati condotto da Marina Mannucci grazie alla disponibilità della direttrice Claudia Giuliani. Resta il fatto che appunto a farsi carico di un problema che dovrebbe riguardare lo Stato (tramite le Prefetture) è stato il territorio attraverso una sua rete più o meno spontanea e l’ente locale a cui invece questo onere non dovrebbe spettare. Nel giro degli ultimi sei mesi, secondo Avvocato di strada, sono stati in tutto un’ottantina i profughi pakistani transitati secondo questa modalità da Ravenna, una metà nei mesi scorsi ha trovato accoglienza nei progetti a loro dedicati, un’altra metà resta in attesa. Nelle ultime settimane non si sono registrati nuovi arrivi.
Il disegno di legge di riforma in materia di cittadinanza italiana è attualmente in discussione al Senato della Repubblica. Il testo (A.S. 2092) è quello approvato il 13 ottobre scorso alla Camera dei Deputati, con 310 voti favorevoli (partiti di maggioranza), 66 contrari (Lega Nord, Forza Italia e Fratelli di Italia) e 83 astenuti (M5S). La riforma prevede l'ampliamento del principio dello ius soli. Attulmente è cittadino italiano chi nasce in territorio italiano da almeno un genitore italiano, così come i figli di apolidi, di ignoti o di genitori che non possono trasmettere la propria cittadinanza. I figli di cittadini stranieri, nati in Italia, possono diventare italiani solo al compimento dei 18 anni. Il nuovo testo di legge prevede che sarà italiano il bambino nato in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno sia titolare di permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (per ottenere il quale serve, tra i vari requisiti, la presenza regolare in Italia da almeno cinque anni, il superamento di un test di lingua italiana e un reddito minimo annuo) o attestazione permanente se cittadino comunitario. È stato introdotto anche un principio completamente nuovo nel nostro ordinamento, quello dello ius culturae. segue a pagina 2
II
n.56 gennaio 2016
Città Meticcia
la panoramica
s e g u e
Il diritto sulla cittadinanza degli altri Dalla Francia agli Usa, dove vige lo ius sanguinis e dove lo ius soli Come si acquisisce la cittadinanza in altre parti del mondo? Tradizionalmente nei paesi anglosassoni, così come in quelli dell'America Latina, ha sempre prevalso il principio dello ius soli, mentre in Europa continentale quello dello ius sanguinis. Ma oggi la realtà è molto più sfumata, anche a seguito dei forti processi migratori. Andiamo a esaminare in breve quanto avviene in alcuni paesi di forte immigrazione: Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti. In Francia prevale lo ius sanguinis. È infatti cittadino francese il figlio di almeno un genitore di nazionalità francese. Lo stesso vale per i minori oggetto di una adozione piena. Lo ius soli è limitato a casi molto circoscritti, ovvero ai figli di apolidi, di genitori sconosciuti o che non trasmettono la cittadinanza. Inoltre è cittadino francese chi nasce da un genitore straniero a sua volta nato in Francia. Di regola chi nasce in Francia da genitori stranieri diventa francese al compimento del diciottesimo anno di età (se residente in Francia, o se è stato residente per almeno 5 anni dopo gli 11 anni). L’acquisizione automatica può essere anticipata a 16 anni su richiesta dello stesso interessato, o può essere reclamata per lui dai suoi genitori a partire dai 13 anni. Per quanto riguarda la naturalizzazione, il cittadino straniero sposato con un francese può chiedere la cittadinanza dopo 4 anni dal matrimonio (e 3 anni di residenza in Francia). I requisiti per essere naturalizzato francese in base agli anni di residenza sono invece più favorevoli che in Italia: occorrono 5 anni consecutivi di residenza, ridotti a 2 nel caso in cui siano stati effettuati due anni di studi in un istituto di istruzione universitaria francese o siano stati resi importanti servizi allo Stato. La Francia è famosa anche per essere il paese dell'assimilazione. L’art. 21-24 del Codice civile stabilisce che “Nessuno può essere naturalizzato se non dimostra la sua assimilazione alla comunità francese, in particolare attraverso una conoscenza sufficiente della lingua francese, della cultura e della società francese, dei diritti e dei doveri conferiti dalla nazionalità così come attraverso l'adesione ai principi e ai valori essenziali della Repubblica”. Il livello di lingua va dimostratato attraverso appositi certificati che attestino almeno un livello B1, mentre gli altri aspetti vengono appurati tramite apposito colloquio. Inoltre nella valutazione della domanda di naturalizzazione per residenza concorrono anche la fedina penale del candidato, gli adempimenti fiscali e l'inserimento lavorativo. Anche la Germania è stata storicamente un paese di ius sanguinis, in cui è tedesco chi nasce da almeno un genitore tedesco (o i minori adottati). Dal 1° gennaio del 2000 è stato però introdotto anche il principio dello ius soli temperato per cui è tedesco per nascita il bambino nato da genitori stranieri residenti in Germania da almeno 8 anni e titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato da almeno 3 anni. Entro 5 anni dal compimento della maggiore età è però necessario scegliere tra la nazionalità tedesca o quella di origine dei genitori. La Germania non ammette la doppia cittadinanza, ad eccezione dei cittadini dell’Unione Europea e della Svizzera. Questo vale anche per chi diventa tedesco per naturalizzazione. La naturalizzazione, che può essere chiesta a partire dal compimento del sedicesimo anno di età, è possibile
Le ultime parole che la giornalista sirianaRuqia Hassan ha scritto sono state: "l'ISIS mi arresterà e mi ucciderà". Ruqia Hassan - Nissan Ibrahim
dopo almeno 8 anni di residenza continuativa in Germania. Per i coniugi o per i conviventi registrati dei cittadini tedeschi il periodo scende a 3 anni. È indispensabile superare un esame di lingua tedesca livello B1 così come un esame di naturalizzazione sull’ordinamento sociale e giuridico tedesco. Inoltre chiunque voglia essere naturalizzato deve dimostrare di essere in grado di mantenere se stesso e i propri familiari senza far ricorso a sussidi sociali o all’indennità di disoccupazione. Anche in Germania certi tipi di reati sono ostativi all'ottenimento della cittadinanza. Storicamente nel Regno Unito prevale invece lo ius soli. Dal 1° gennaio 1983 questo principio è stato ridimensionato: è cittadino britannico chi nasce (o viene adottato) nel Regno Unito da cittadino britannico o da cittadino straniero, ma solo se “legally settled”, ovvero con un'autorizzazione di soggiorno permanente. Nei restanti casi si diventa cittadini britannici per nascita dopo 10 anni di vita continuativa nel Regno Unito. Per quanto riguarda i figli di cittadini britannici nati all’estero, sono anch’essi cittadini i britannici se almeno uno dei propri genitori è cittadino britannico per essere nato su suolo britannico, non per discendenza. Passando alla procedura di naturalizzazione: a seguito di matrimonio o
di civil partnership occorro 3 anni di soggiorno continuativi, altrimenti gli anni diventano 5. Oltre al requisito di buona condotta è necessario superare una prova lingua inglese, gallese o gaelica scozzese (livello B1), e una sulle istituzioni sociali e civili del Regno Unito. La patria per eccellenza dello ius soli rimangono gli Stati Uniti. Chi nasce negli Stati Uniti è cittadino americano, a meno che non sia figlio di diplomatici stranieri residenti, indipendentemente dalla cittadinanza e dello status dei genitori. È cittadino americano anche colui che nasce all’estero se entrambi i genitori sono americani e almeno uno è stato residente negli Usa. Nel caso in cui un solo genitore sia cittadino americano, questo deve essere vissuto negli Stati Uniti almeno 5 anni prima della nascita, di cui almeno 2 dopo il quattordicesimo anno d’età. Anche negi Stati Uniti si puà acquisire la cittadinanza tramite naturalizzazione. Occorre essere maggiorenni, essere in possesso di un permesso di soggiorno permanente negli Stati Uniti ed esserci vissuti per almeno cinque anni (meno 90 giorni) dalla data della richiesta. Gli anni sono ridotti a tre (meno 90 giorni) se il permesso di soggiorno è stato acquisito per matrimonio con un cittadino americano. Francesco Bernabini
d a l l a
p r i m a
la nuova legge
E per diventare italiani potrà servire un ciclo di 5 anni a scuola Viene previsto che i bambini nati in Italia da genitori con un normale permesso di soggiorno, o al limite anche irregolari, così come i bambini che fanno igresso in Italia prima del compimento dei 12 anni, possono diventare italiani dopo aver frequentato con successo almeno un ciclo scolastico per minimo 5 anni. Per quanto riguarda i ragazzi più grandi, arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni, potranno fare domanda di naturalizzazione solo dopo sei anni di residenza regolare e dopo aver frequentato e concluso con successo un ciclo scolastico oppure un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale. La riforma non prevede novità per gli adulti. Le norme riguardanti il processo di naturalizzazione, tra le più restrittive in Europa, rimangono infatti invariate. Ricordiamo quindi che per diventare italiano un cittadino comunitario deve aspettare quattro anni di residenza, mentre un cittadino non comunitario dieci, che diventano cinque nel caso dei rifugiati e degli apolidi. Per la concessione della cittadinanza il Ministero dell'Interno verifica anche alcuni elementi che dovrebbero essere indicativi rispetto all'intergrazione del cittadino, come eventuali precedenti con la giustizia e il possesso di un reddito minimo, in una procedura che normalmente dura oltre i due anni. La richiesta di naturalizzazione a seguito di matrimonio con cittadino italiano può essere invece chiesta dopo due anni di residenza in Italia, oppure tre anni dalla data di matrimonio se residenti all'estero, termini che si dimezzano in presenza di figli. (f. b.)
D a t i
Centinaia i ravennati che saranno subito italiani grazie alla nuova legge Una volta che la legge sarà definitivamente approvata e dal momento che avrà valenza retroattiva, molti ravennati oggi stranieri potranno istantaneamente diventare italiani. Difficile arrivare a un numero esatto ma basti sapere che i minori stranieri residenti a Ravenna e nati in Italia che hanno compiuto undici anni (e quindi presumibilmente con un ciclo di cinque anni scolastico concluso alle spalle) sono 457. In tutti i minori stranieri nel 2015 residenti a Ravenna erano 3.737 di cui 2.719 nati in Italia; in media si calcola che almeno la metà abbia i requisiti per chiedere la cittadinanza prima del compimento del diciottesimo anno di età. Infine, una curiosità: dei 1138 nati a Ravenna nel 2015, 257 sono figli di stranieri. L’Anagrafe al momento è in attesa di indicazioni dal governo su come si dovranno effettuare le procedure e aggiornare le nazionalità dei cittadini interessati poiché nulla ancora vi è di effettivo. A oggi al Comune spetta la gestione delle pratiche di chi fa richiesta di cittadinanza al compimento dei 18 anni di età che diventa effettivamente cittadino italiano per ordinanza del Sindaco. L’anno scorso sono stati 21 i neomaggiorenni a essere diventati italiani. Mentre coloro che sono andati all’anagrafe per prestare giuramento dopo aver acquisito la cittadinanza, tramite la Prefettura, dopo dieci anni di residenza (per gli extraUe) o i quattro anni (per i comunitari) o attraverso il matrimonio con un cittadino italiano sono stati ben 1226.
Città Meticcia
la testimonianza/1
«Con la cittadinanza potrò viaggiare» I ravennati stranieri e i disagi burocratici senza “quel pezzo di carta” di Anida Poljac
Sul disegno di legge di riforma in materia di cittadinanza abbiamo parlato con Bjori Paia, diciottenne albanese in Italia dal 2005, che rientra nei requisiti dello “ius culturae” ed è favorevole al nuovo ddl: «Sono favorevole perché credo che semplificherebbe la burocrazia e darebbe così sollievo alle persone immigrate e residente in Italia da molto tempo». Bjori ha diciotto anni. Quest’anno ha la maturità. Ha già deciso che vuole subito andare a lavorare. Magari come personal trainer, come suo fratello di quattro anni più grande. Il fratello arrivato qua dopo i dodici anni, dunque, non rientrerebbe nei criteri dello “ius culturae” del ddl. E quindi, almeno ancora per qualche anno, rimarrà solamente col passaporto albanese. Bjori invece sì, diventerà italiano per non avere più precluse le possibilità legate proprio alla nazionalità. «Tra amici – ci racconta – si pensava a un viaggio a Londra. E ora come ora senza cittadinanza di un Paese dell’Unione Europea è molto complicato. Spero di riuscire ad andarci quest’estate». Del resto, ci dice «Mi sento un po’ più italiano che albanese in questo momento. Sono cresciuto qua. È naturale sia così». E aggiunge che emotivamente non cambierà nulla: «Non sarà un pezzo di carta a fare la differenza. A livello pratico cambia la possibilità di viaggiare, di muoversi. Mio padre che è qua da 16 anni non ha ancora la cittadinanza per la lentezza burocratica, anche se ha fatto domanda tempo fa. I miei preferirebbero vivere nel loro Paese, dove, però, manca il lavoro. Qua si sta meglio. Quindi sono soddisfatti così. Hanno fatto una scelta». Bilel Sellami, ventiduenne tunisino di Sfax, è in Italia dal suo primo anno di età, praticamente da sempre, e non ha un forte attaccamento nazionale, né all’Italia, né al Paese d’origine. Anzi, vorrebbe essere apolide se questo non comportasse grossi svantaggi burocratici, come accade nella realtà. Anche Bilel è comunque favorevole al nuovo progetto di legge, perché offre maggiori agevolazioni agli immigrati in Italia da lungo periodo. Ma anche lui concorda che emotivamente cambierà poco: «Si tratta più che altro di semplificazioni burocratiche. Mi sento cittadino del mondo. Trovo stretti i confini e sento di non poter rientrare in un confine nazionale». Anche lui ha vissuto sulla sua pelle le limitazioni di chi non ha la cittadinanza italiana e vive in Italia: «Volevo fare il servizio militare, ma non è stato possibile. E recentemente ho dovuto rinunciare a un viaggio con amici a causa della lentezza nel rilascio del visto tra l’altro per raggiungere un Paese vicino come la Slovenia». Conosco bene personalmente il disagio di Bilel, cittadino del mondo, anche se ormai la cittadinanza l'ho ottenuta da anni. C'era un periodo in cui avevo una irrefrenabile voglia di visitare Londra, ma, trovandosi la Gran Bretagna fuori dalla zona Schengen, era di conseguenza anche fuori dalla mia portata, non essendo io allora in possesso di cittadinanza. Un altro progetto a cui,
come tanti, ho dovuto rinunciare durante i miei studi universitari è stato l’Erasmus Mundus, scambio universitario tra gli studenti di alcuni paesi dell’UE e dei Paesi dei Balcani occidentali aderenti al progetto. Il requisito fondamentale per ottenere la borsa di studio e andare dall’altra parte del mar Adriatico? Ovvero, per essere più precisi, propri nel mio paese di origine, ovvero la Bosnia Erzegovina? Avere la cittadinanza di un Paese dell’UE. Per ironia della sorte io ero abbastanza italiana per dare esami all’Università, pagarne le tasse, studiare le leggi del nostro Paese, fare la pausa pranzo con gli altri compagni di corso e preparare insieme gli esami, andare a svolgere un semestre di Università nei Balcani, ma non a tal punto da ottenere la borsa di studio prevista per tale progetto, concessa solo a chi in possesso di cittadinanza dell’Ue. Ben venga quindi questa legge che, seppure con dei limiti, servirà a sanare situazioni di discriminazione, disagio e sì, anche ingiustizia.
L e
i m m a g i n i
Costantini e la realtà disegnata Le immagini di questo numero sono tutte del ravennate Gianluca Costantini, che si definisce un artista/attivista o, per usare una definizione più estesa, «un disegnatore della realtà e un attivista visivo». In un’epoca, come quella attuale, in cui la libertà di stampa e l’indipendenza dell’informazione sono in crisi, non è certo una definizione di comodo. In poco tempo la “vignetta”, o il “fumetto”, hanno conquistato uno spazio enorme, di grande successo ma anche di grande responsabilità. Con pochi tratti, il giornalismo grafico trasmette un giudizio fulminante, un punto di vista inatteso, che spezza il flusso ininterrotto dell’informazione e ci offre una pausa, un momento di riflessione, per guardare al mondo in modo diverso e originale. http://channeldraw.blogspot.com.
Questi corpi appartengono a civili curdi uccisi dallo Stato turco a Cizre. La Turchia li tiene bloccati e ne impedisce la sepoltura e il funerale. Fonte: https://twitter.com/dijraberi
L’assessore
La gioia di Ouidad Bakkali per la nuova legge L’assessore alla cultura e all’istruzione del Comune di Ravenna, Ouidad Bakkali, nata in Marocco e arrivata in Italia da piccolissima, ha commentato con gioia l’approvazione della legge sulla cittadinanza sulla sua pagina Facebook. Ecco un estratto del suo racconto e commento: «Avevo 22 anni quando ho ottenuto la cittadinanza italiana. Ho iniziato ad avere passione per le "cose del mondo e della mia città" da piccola e ho potuto votare finalmente solo nel 2008. Mi tornano in mente alcuni episodi che ho vissuto nella mia adolescenza legati al fatto di non essere italiana: durante il viaggio di maturità fui costretta a passare la notte in aeroporto a Praga perché ci furono problemi con il visto. La richiesta per l'Erasmus mi fu quasi negata. Ricordo il giorno in cui ci diedero finalmente la notizia che avevamo ottenuto la cittadinanza italiana. L'appuntamento in Comune per il giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana. Oggi il Parlamento ha approvato una legge di civiltà che aprirà ad un futuro più equo e giusto per i bambini e le bambine cosiddetti "stranieri" che nascono in questo paese o che vi arrivano da piccoli e che come me allora, lo hanno sempre considerato il proprio paese. Questo è un primo passo fondamentale ed epocale».
n. 56 ottobre 2016
Nuova legge
Anche i minori stranieri saranno sportivi agonisti È stata finalmente rimossa per legge la discriminazione che impediva ai minorenni stranieri di iscriversi a società sportive agonistiche. Almeno in parte, ovvero solo per quei giovani residenti in Italia prima del compimento degli undici anni. Il Disegno di legge sul cosiddetto “Ius Soli sportivo” è stato approvato dal Senato in via definitiva il 14 gennaio, con i soli sei voti contrari della Lega Nord. La nuova legge prevede che gli stranieri minorenni, regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età, possono essere tesserati presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani. Inoltre, il tesseramento resterà valido, anche dopo il compimento dei 18 anni, fino al completamento delle procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana.
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n. 56 - gennaio 2016
Città Meticcia
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«Ho rischiato di dover tornare in Macedonia» La storia di Meho Sulemanski: «Ho molti dubbi sulla retroattività della nuova legge» Meho Sulemanski è uno dei consiglieri aggiunti a Palazzo Merlato che rappresenta i ravennati ExtraUe. È macedone e si è trasferito in Italia 12 anni fa, quando aveva 15 anni. Non ha la cittadinanza italiana e, se la nuova legge verrà approvata senza modifiche, potrebbe non averne diritto. A differenza di altri membri della sua famiglia. «Sono arrivato in Italia con i miei genitori e i miei due fratelli – ci racconta – Il mio terzo fratello, invece, è nato qui in Italia, a Ravenna, nel 2006. Io al momento ho un permesso di soggiorno, per “attesa occupazione”, una sorta di ultima spiaggia. Per fortuna, ora ho trovato lavoro e potrò rinnovare il mio permesso, modificandolo con un permesso di soggiorno per motivi lavorativi». Perché Meho, a un certo punto, ha rischiato di essere espulso: «Eh sì. Quando i miei hanno ottenuto la carta di soggiorno, io ero già maggiorenne, quindi non rientravo più nei loro documenti. Fino ai 25 anni ho avuto un permesso per motivi di famiglia, poi il permesso per attesa occupazione, ed ora farò il permesso per motivi di lavoro. Ma conosco tante persone che sono dovute andare via dall’Italia perché se perdi il lavoro, e non riesci a dimostrare di avere un reddito col quale mantenerti, il rinnovo dei permessi è molto difficile, ed i ricorsi costano molte migliaia di euro. Posso quindi dirti che tanti, in Italia da 10-15 anni, ed anche di più, si ritrovano senza più permesso di soggiorno, ed è una situazione davvero difficile». Certo, la nuova legge sulla cittadinanza potrebbe cambiare e di molto le cose. «Ho provato a leggere il testo della legge, ed anche i pareri delle varie Commissioni Parlamentari. Ho capito che sono stati un po’ allargati i criteri per richiedere la cittadinanza. Ho letto, ad esempio, che è stato introdotto lo ius culturale, per cui può far richiesta di cittadinanza chi abbia compiuto un intero ciclo scolastico in Italia, e questo potrebbe riguardare me ed uno dei miei fratelli. Per il più piccolo, nato qui, dovrebbe essere più facile, dato che è legato allo status dei miei genitori, che, essendo in Italia regolarmente, ed in maniera continuativa, da 12 anni, hanno diritto a richiedere la cittadinanza. Però, a dire il vero, ho tanti dubbi, ad esempio sulla retroattività della legge, per quanto riguarda il computo dei cicli di studio, o degli anni di lavoro». Quanto è difficile la vita in Italia senza la cittadinanza? «Io mi reputo un immigrato molto fortunato: con mezz'ora di volo posso tornare in Macedonia e sbrigare tutte le pratiche burocratiche. Non avere la cittadinanza ha limitato il mio rapporto con gli italiani. Mi sono reso conto delle difficoltà pratiche lo scorso anno. Sono stato per 11 mesi in Finlandia con il Servizio Volontario Europeo e non potevo pensare di rimanere lì per molto tempo. Avendo solo un permesso di soggiorno italiano, per i finlandesi ero un cittadino macedone. Avrei dovuto iniziare le pratiche burocratiche da zero, rischiando di perdere il permesso italiano». E Meho, ci confessa alla fine: «Non so dove mi porteranno la vita e la necessità di trovare un lavoro, ma non voglio scappare da nessuna parte. Mi piacerebbe tanto rimanere a Ravenna». Marco Fucci Anime
creole
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L'avvocato per i diritti umani Tahir Elçi è stato ucciso in circostanze misteriose il 28 novembre 2015 a Diyarbakır, in Turchia. A ottobre, aveva criticato il ruolo del governo nell'interruzione del processo di pace e aveva affermato che “il Pkk non è un'organizzazione terroristica, ma un movimento politico armato e con un considerevole seguito”, affermazione per cui era stato anche arrestato.
psicoterapeuta
Consigli utili per migranti - manuale for “dummies” di José Aguayo*
«Trovarsi a vivere in un luogo da insediato, da espatriato o da fuoriuscito per volontà o per costrizione esige l'apprendimento di alcuni codici (culturali, semantici, linguistici...), ma soprattutto, richiede la messa a fuoco di alcune "strategie" che siano funzionali al proprio benessere. In principio, il contesto sociale attuale per la sua stessa natura (sconosciuta, a volte ostile e intrigante), tende a inibire gli atteggiamenti che nella terra natìa emergevano e facevano fluire con naturalezza un sentore di rassicurante serenità, dal momento in cui erano sintonizzati con l'intorno ecosistemico. Sono quelli gli atteggiamenti che rappresentano, per ognuno di noi, gli strumenti operativi di una resilienza fattiva, costruita a partire da semplici accorgimenti che fanno parte del bagaglio che la persona stessa possiede. Ma si sa che soltanto quando approdiamo a mondi culturali sconosciuti è che ci accorgiamo di ciò che facevamo prima senza riflettere, confortevolmente e in automatico, perché qui ed ora solo sappiamo di non sentire più fluire spontaneamente tutto ciò. Adesso ci troviamo invece ad essere troppo impegnati a descifrare/interpretare i misteri e i quesiti che l'incomprensibile realtà ci stimola a individuare. E se esistesse la possibilità di costruire una guida del migrante, un manuale per "dummies" (quelli impreparati) evitando i moralismi e suggerimenti paternalistici come quelli per esempio elencati nel "Manuale del emigrante italiano a la Argentina" del 1913, costruito in fretta e furia a modo di avvertenze pratiche, per i 6 millioni di immigrati taliani che arrivaro-
no tra 1870 e 1929? (come esempio ne può bastare uno: "Quando si va per la strada non si cammina fuori dal marciapiedi, chi lo fa riceve il qualificativo di "atorrante", che equivale ad essere chiamato mendicante..."). Quali sarebbero i must da elencare? Basterebbe forse esplicitare che: - L'apprendimento della lingua del paese che ti ospita è fondamentale, ma non devi mai dimenticare la tua lingua di origine; - Ricorda che è meglio portare con te meno peso, tieniti stretti i ricordi più belli tutto il resto ti può rendere difficile l'esplorazione curiosa; - I tuoi proverbi sono molte volte delle pillole di saggezza che ti possono aiutare ad affrontare i momenti di smarrimento e agitazione; - Difendi la tua dignità, imparando a dire di no; - Arricchisciti con le novità per farne fonti di crescita; - Se ti offendono, ricordati che un giorno anche loro imparerano che i popoli sempre si sono mossi e continueranno a farlo, un giorno lo capiranno; - Coltiva consapevolmente un'appartenenza plurima che permetta scambi tra comunità diverse per cui non si creino lealtà escludenti; - Bandisci con energia e determinazione ogni forma di violenza e in particolare quella etnica, essa può disinnescare reazioni emotive collettive incontrollate; - Non ti isolare dagli autoctoni non sei più nel tuo paese, "mischiati" con gli altri perché così costruisci ponti in uno scambio reciproco e continuo, interetnico. psicologo psicoterapeuta
t e s t i m o n i a n z a / 3 La voce di Leny
«Con la cittadinanza mi sentirò accettato del tutto, finalmente» Leny vive in Italia da circa 12 anni. È arrivato a Milano dalla Repubblica Dominicana e dopo pochi anni si è trasferito a Ravenna, città in cui vive con sua madre. Con la nuova legge sulla cittadinanza, Leny potrebbe diventare cittadino italiano. Leny, da dove arrivi e da quanto tempo sei in Italia? «Vengo dalla Repubblica Dominicana. Ho 18 anni e sono arrivato in Italia circa 12 anni fa. I primi tempi ho vissuto a Milano, ma non mi sono trovato bene. Ero spaesato e sentivo la pressione del razzismo. Dopo qualche anno ci siamo trasferiti prima ad Argenta e poi qui a Ravenna, dove viviamo tuttora. Frequento l’ultimo anno dell’Istituto Olivetti e sono un parkhourista». Hai la cittadinanza italiana? «Non ancora, ma se è possibile vorrei chiederla». Cosa sai sulla “nuova cittadinanza” approvata dal parlamento italiano? «Non molto. Ma quando sarà il momento mi informerò. Mi hanno spiegato che per ottenere la cittadinanza italiana basta inviare i documenti via mail e lo Stato farà il resto». Com’è la vita di un ragazzo straniero che vive in Italia senza la cittadinanza italiana? «Io conduco una vita normale come quella dei miei coetanei, ma penso che non sia giusto non avere la cittadinanza. Mi sento come se l’Italia non mi avesse accettato del tutto. Anche se il tempo è passato, mi sono adattato e penso di aver contribuito alla vita di questo Paese, non mi sento parte integrante della società. È come se mi mancasse qualcosa…e dopo un po’ ti passa la voglia di dare». Parlavi di razzismo prima. Sei stato vittima di episodi gravi? «No…lo sentivo e basta. Io ho la testa dura e vado dritto per la mia strada. Gli insulti mi scivolano addosso». Hai molti amici italiani? «Non molti a dire il vero. Riesco a fare amicizia molto spesso con gli stranieri come me. È più facile. Io vivo in via Gulli e mi trovo bene. Penso che se hai voglia di conoscere veramente le persone, via Gulli non è un posto così brutto come qualche volta viene descritto». Pensi che quando avrai la cittadinanza italiana la tua vita cambierà in qualche modo? Ti sarà restituito qualcosa? «Dal punto di vista amministrativo e sociale, so che ho bisogno di questo documento. Ma non credo che nella vita di tutti i giorni cambierà qualcosa. Bisogna tenere presente sempre se stessi altrimenti tutto perde senso». Come ti trovi a scuola? «Andare a scuola in Italia per me è un lusso. Qui posso fare cose che nella Repubblica Dominicana non sognavo neppure. Qui posso stare seduto a un banco in una stanza, mentre quando ero piccolo la mia scuola a Santo Domingo aveva solo un tetto in lamiera e una sedia». Vuoi rimanere in Italia? «Non lo so…dipende dalla situazione lavorativa. Se non riesco a trovare nulla di soddisfacente, andrò a cercare fortuna all’estero…come fanno tutti!» Veronika Rinasti
Città Meticcia
Border
cronache
dal
confine
V
siciliano
di Giovanna Vaccaro
l’opinione
Il danno del luogo comune «Sui migranti si sente il bisogno di più degni cantori» Da extracomunitario ben collaudato (è da parecchi anni che sto in Italia) ho vissuto sulla mia pelle parecchi dei disagi che l’immaginario collettivo (occidentale ma anche orientale) suppone che un immigrato debba vivere. Forse inconsciamente me li sono andati a cercare io stesso. D’altronde sono ingredienti necessari per quella storia che ogni buon immigrato e, più in generale, ogni uomo di mondo (o chi vuole passare per tale) si racconta, sogna di raccontare o, come non di rado accade, sciorina non appena ne ha l’occasione. Certo alle prime possono anche essere di qualche interesse ma passato l’effetto sorpresa si ha come l’impressione che siano tutte uguali; cambiano le singole circostanze, ma la musica di sottofondo è sempre la stessa e puntuali sono le parole che ne ordiscono le trame: sradicamento, lontananza, nostalgia, ecc. I Phone center, le piazze, i patronati, alcuni bar, le stazioni sono, a seconda delle etnie, i luoghi d’incontro abituali di molti immigrati dove questo genere di storie si sprecano e una buona dose di vittimismo va a mescolarsi a romanticherie nostalgiche che alle volte raggiungono apici di autocommiserazione da far impallidire d’invidia la più sfacciata delle soap sudamericane. Quel che preoccupa è che su questo panorama desolante si sta formando l’identità di tutta una generazione di migranti, frustrata nel suo sogno hollywoo-
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2016
I diritti fondamentali a rischio con l’approccio hotspot
Ashraf Fayadh, artista palestinese di 35 anni, il 17 novembre è stato accusato di “apostasia” da una corte saudita e condannato a morte.
di Mohamed Malih
Line
n. 56 gennaio
diano di un happy end all’insegna del “e tutti vissero felici e integrati”. Sono poi questi stessi migranti che vanno ad alimentare code infinite davanti a questure e uffici postali: una folla di flagellanti che si accalca dolorante e rassegnata non per chissà quale premio ultraterreno ma per poter finalmente avere fra le mani il tanto agognato pezzo di carta azzurrognolo o arancione, il cosiddetto permesso di soggiorno. Di questo variegato materiale umano un’attenta editoria ha fiutato il potenziale letterario e ormai negli scaffali di tutte le librerie è tutto un ammiccare di donne col burqa da copertine arabescate. Purtroppo anche fior fior di penne penso a Magdi Allam, ad esempio - pur avendo tutti gli strumenti per giocare un ruolo da protagonisti, di degni intellettuali (e Dio sa se ce n’è bisogno) di questa diaspora si mettono a cavalcare il mansueto mulo dell’attualità discettando di kamikaze, Islam, Oriente e Occidente pescando a pieni mani nel souk chiassoso delle news. Insomma fra le parole dei e sui migranti si sente acuta la necessità di più degni cantori che non sguazzino in argomentazioni trite e ritrite, finendo per dare dello straniero un immagine distorta che non saprei come meglio definire ma che è, tanto per dare un idea, ben che vada, una parodia della parabola del buon samaritano, ma di questo passo, ben presto, andrà ad assestarsi serafica nell’Olimpo del luogo comune dove troneggia inarrivabile la casalinga di Voghera.
Ci vorranno mesi perché possa vedere la luce l’inquietante proposta della Commissione europea – appena presentata al Parlamento di Strasburgo – di un’agenzia comunitaria di poliziotti di frontiera e di guardie costiere capace di agire autonomamente, anche senza il consenso degli stati interessati. Ma già quello che sta accadendo negli hotspot è gravissimo dal punto di vista della violazione dei diritti umani e della sua incompatibilità con i principi costiuzionali. Bruxelles chiede da tempo all’Italia anche «un’accelerazione» nel «dare cornice legale alle attività di hotspot, in particolare per permettere l’uso della forza per la raccolta delle impronte e prevedere di trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza», come si legge in un rapporto della Commissione Ue sull’Italia. Di giorno in giorno, divengono sempre più evidenti le gravi conseguenze dell’approccio “hotspot” previsto dalla “road map” delineata nell’agenda della Commissione Europea sull’immigrazione. Dietro a questi inglesismi (rispettivamente traducibili in “punto d’accesso” e “tabella di marcia”) con i quali si vorrebbe forse dare l’illusione di un paese al passo con i tempi, si nascondono violazioni dei diritti fondamentali. Dalla fine di settembre, a Pozzallo, Catania, Palermo, Augusta e Agrigento, centinaia di migranti soccorsi in mare vengono raggiunti, a pochi giorni dal loro arrivo, da un provvedimento di respingimento e si ritrovano letteralmente sulla strada, privati di ogni diritto e senza la minima consapevolezza della loro condizione giuridica. L’approccio hotspot, prevedendo l’identificazione dei migranti nei luoghi di arrivo, delega all’autorità di pubblica sicurezza l’individuazione di potenziali richiedenti asilo e quella di potenziali migranti economici. Non essendoci una procedura uniformemente definita, ciascuna questura si è dotata di criteri propri di valutazione, i quali risultano spesso sommari, discrezionali e illegittimi perché in violazione con quanto previsto dalla legislazione in materia di protezione internazionale. La selezione arbitraria effettuata nei luoghi di arrivo dalle questure siciliane supportate dagli agenti di Frontex, viene spesso fatta in relazione alle nazioni di provenienza dei migranti. Pare che l’Europa e l’Italia abbiano ormai la pretesa di valutare a priori quali siano i Paesi da considerarsi luoghi sicuri di provenienza, includendo nella lista anche quegli Stati che, come il Gambia, la Nigeria, il Mali e il Pakistan, si trovano in piena destabilizzazione e sono piegati da terrorismo o dittature. Pare che Europa e Italia pensano forse, in questo modo, di potersi sottrarre dagli obblighi di protezione previsti dal diritto internazionale a favore di tutti coloro che non possono avvalersi delle garanzie di tutela nei loro paesi. Altre questure, come quella di Ragusa e Siracusa, per identificare i migranti soccorsi in mare, ricorrono alla somministrazione di un questionario di pre-identificazione. Non è da trascurare il modo in cui sono espresse le varie voci nel formulario: se, infatti, i motivi come “lavoro” e ” ricongiungimento famigliare” sono chiaramente esplicitati, i motivi di fuga, persecuzione e rifugio sono invece riassunti nella generica voce “altro”. Così, succede che, nell’assenza di un’informativa legale che faccia comprendere le modalità e finalità del questionario, tanti migranti non riconoscano la loro condizione nella risposta “altro” e dichiarano così il motivo di lavoro, a prescindere da quale sia la ragione principale per cui hanno lasciato il loro Paese. L’approccio hotspot risulta quindi illegittimo perché esclude di fatto potenziali richiedenti asilo dall’accesso alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale, impiegando criteri e strumenti che contrastano con la natura stessa del diritto d’asilo il quale, configurandosi nell’ordinamento nazionale come diritto soggettivo, andrebbe riconosciuto in relazione alla condizione individuale, e non certo in base alla nazionalità di provenienza. Ma non solo. Tale approccio è in netta violazione anche con quanto prescritto dalla legislazione italiana relativa alle procedure di riconoscimento della protezione. Queste prevedono esplicitamente che l’esame della domanda d’asilo sia di competenza di una delle commissioni territoriali appositamente istituite. Ecco dunque come si traducono nella realtà le decisioni della Fortezza Europa in materia di immigrazione che sono state recepite diligentemente dall’Italia, a partire dallo scorso settembre. I migranti che, a causa di tali decisioni, ogni settimana vengono esclusi dalla procedura di protezione internazionale e quindi dall’accesso all’accoglienza, sono diverse centinaia e presto, se non si arginerà questo modus operandi, diventeranno migliaia. Allarmante la situazione dei tanti minori che si ritrovano a vagare nei gruppi dei “respinti” perché, il più delle volte, al momento dello sbarco, vengono registrati come maggiorenni mentre altri, pur essendo registrati come minori, vengono comunque raggiunti da provvedimenti di espulsione. Questa pratica è in piena violazione con la garanzia di tutela che va garantita al minore. Da settimane si susseguono gli appelli delle associazioni impegnate nel territorio siciliano affinché Questure e Prefetture mettano fine a tali prassi illegittime, lesive della dignità umana e dei diritti fondamentali. Nel solo mese di ottobre, Borderline Sicilia ha pubblicato tre diversi comunicati per rendere pubbliche le gravi violazioni messe in atto nei diversi porti siciliani. È seguito il comunicato di Medici senza Frontiere sulla grave situazione a Pozzallo. L’associazione ha anche denunciato, nel rapporto presentato nelle scorse settimane alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sull’accoglienza, le condizioni inaccettabili di questo Centro di Primo Soccorso e Accoglienza candidato a divenire uno dei 5 hotspot siciliani. Alle numerose segnalazioni fatte via via dalle grandi e piccole associazioni, si sono finalmente aggiunte anche quelle di organizzazioni umanitarie accreditate dal Ministero dell’Interno e incaricate di garantire l’informativa legale nei porti. Uscendo dal silenzio che ha più volte caratterizzato il loro operato in Sicilia, Unhcr e Save the Children hanno, di recente, pubblicamente espresso forti preoccupazioni per quanto sta vvenendo con le nuove procedure di identificazione e hanno raccontato che ai loro operatori viene permesso di entrare in contatto coi migranti solo nel momento successivo alla pre-identificazione. Unhcr ha esplicitamente parlato di violazione del diritto all’informativa. Questa denuncia si attendeva da tempo perché risulta evidente che, in un contesto come quello dello sbarco in cui possono arrivare diverse centinaia di persone, non ci possano essere le condizioni e i tempi per garantire un’adeguata informativa. Le conseguenze delle nuove prassi amministrative non si ripercuotono negativamente solo sulle singole vite, ma anche sul contesto sociale: nelle città siciliane sta in questo modo aumentando significativamente il numero dei senza fissa dimora. Il respingimento differito è un provvedimento con cui il Questore intima lo straniero di raggiungere Roma e lasciare l’Italia, a sue spese, entro 7 giorni. Ordine che non può essere, per ovvie ragioni, ottemperato. In questo modo cresce il numero di coloro che, relegati in una situazione di irregolarità, si trovano a vivere per strada, senza un’idea di dove andare e come sopravvivere e sono così destinati, a divenire facile preda della criminalità, dello sfruttamento, del lavoro nero e della tratta.
VI
n. 56 ottobre
2016
Città Meticcia
l’intervista
Con Emergency in Africa per curare i bambini Intervista ad Alexandru Cretu, ravennate di origini rumene, infermiere nell’ospedale di Bangui di Monika Poznanska
«Quando all'inizio di maggio è arrivata la chiamata di Emergency sono rimasto un po’ spiazzato. Stavo facendo il turno in ambulanza quindi non ho potuto rispondere, ho richiamato appena ho finito il lavoro. Mi ha risposto il responsabile del personale e mi ha proposto di partecipare a una missione. Però dovevo decidere in fretta. Così il 20 maggio ero in un aereo diretto in Repubblica Centroafricana». Alexandru Cretu, di nazionalità rumena, è venuto a vivere in Italia all'età di 15 anni, si è laureato in infermieristica e in seguito ha lavorato prima alla Casa di Cura Villa Maria, poi al 118. Da maggio 2015 lavora con Emergency a Bangui, Repubblica Centrafricana, dove coordina una clinica pediatrica che dispone di 13 posti letto e offre assistenza di base e di emergenza ai bambini fino a 14 anni. Di che cosa ti occupi all’interno della clinica? «In breve si può dire che mi occupo di logistica e di coordinamento del personale sanitario, a partire dalla pianificazione dei turni di lavoro, del monitoraggio di attività quotidiane, fino ad arrivare alla verifica di una corretta applicazione dei protocolli e della conoscenza delle linee guida stabilite da Emergency da parte del personale». Com’è stato il confronto con il personale locale che coordini? «Abbiamo due modelli di vita completamente diversi anche a livello professionale. Quello occidentale basato sui tempi da rispettare, stress, nervosismo, sempre di corsa alla ricerca di qualcosa, mentre loro sono molto più rilassati, più lenti, sembrano più distaccati da quello che fanno. Abbiamo tanto da imparare da loro, ma anche loro hanno molto di imparare da noi. Ho notato anche che il personale locale con il quale lavoro nonostante possegga buone competenze infermieristiche, sanitarie, e conosce bene tutte le procedure, fa fatica a capire il concetto di sterilità. Lo confondono con il concetto di “pulito”, vedo una grande confusione tra questi due concetti nelle persone che hanno studiato, hanno fatto l’università. Allora mi viene da pensare che questa difficoltà non è tanto professionale quanto culturale». Quanti bambini riuscite a curare nella vostra clinica? «Abbiamo una media di 150 ricoveri e più di 2mila consulenze ambulatoriali mensili. Ai bambini meno gravi forniamo la terapia da somministrare a domicilio e questo perché i posti in ospedale sono pochi e dobbiamo destinarli a chi ha veramente bisogno. Ci arrivano più o meno 4 bambini al giorno in condizioni critiche, trasferiti dagli altri ospedali gestiti da varie Ong perché abbiamo strumenti utilizzati in terapia intensiva che altri ospedali non possiedono. Per esempio abbiamo possibilità di somministrare l’ossigeno, abbiamo i farmaci d’emergenza per il trattamento aggressivo delle malattie come malaria, tubercolosi, meningite, tetano». Malaria, tubercolosi, sono queste le malattie più comuni tra i bimbi? «Sì, la malaria è molto comune, ma è la mal-
nutrizione la malattia più diffusa in assoluto tra i nostri pazienti. Abbiamo circa 100 bambini al mese che presentano i sintomi di una malnutrizione severa acuta, altrettanti soffrono di una malnutrizione cronica e ad altri duecento diagnostichiamo la malnutrizione moderata. Spesso le condizioni di bimbi più gravi affetti da questa malattia sono critiche. Non sono più in grado di nutrirsi, il loro sistema immunitario è compromesso a tal punto che ogni piccola infezione può essere fatale». Invece ti è capitato di avere a che fare con i pazienti curati con la medicina tradizionale africana? «Tanti portano i figli da uno stregone del paese o li fanno curare dalla nonna che prepara erbe da somministrare in vari modi. Non abbiamo ancora ben chiaro che tossicità producono nell’organismo di questi bimbi, ma sicuramente complicano ulteriormente il loro quadro clinico. Abbiamo osservato che in molto casi le erbe in questione provocano ai bambini ostruzioni intestinali molto gravi. Ovviamente non abbiamo strumenti per contrastare queste
pratiche e non possiamo neanche competere con la tradizione. Loro si fidano di queste cure. L’unica cosa che possiamo fare è far passare il messaggio tramite le attività di educazione alla prevenzione condotte dagli infermieri locali che vanno dall’educazione sessuale, alla prevenzione della malaria, all’igiene». Un mondo completamente diverso da quello occidentale. «È un mondo dove il concetto della normalità è completamente ribaltato. Ho visto un bambino con il valore dell’emoglobina pari a 1,3, praticamente incompatibile con la vita. Secondo i parametri occidentali quel bambino non poteva essere vivo. Invece lo era! Era malato, ma vivo, ed è sopravvissuto! Alcuni bambini che arrivano da noi sono in condizioni tanto critiche che pensi che non possono guarire e invece a volte basta che gli somministri l’antibiotico e il loro miglioramento è miracoloso». I vostri pazienti hanno bisogno di un assistenza continua… «È vero, un bimbo può migliorare velocemente come può peggiorare da un momen-
Il poeta eritreo Amanuel Asrat, caporedattore del giornale Zemen (Il tempo), è nelle carceri eritree dal 23 settembre 2001, per motivi politici, senza aver subito processo.
to all’altro. Non sempre si riesce a prevenire il peggio. La morte in questa realtà è molto presente. A volte ci arrivano i bimbi in condizioni tanto critiche che non puoi più fare niente ed è straziante perché quel bambino poteva essere salvato, se la madre lo avesse portato in ospedale il giorno prima. E allora ti senti salire la rabbia, ma poi devi cercare di calmarti e devi capire che non sei in Italia, che qui è un altro mondo. La sua mamma ieri non poteva portarlo all'ospedale perché abita a 15 km di distanza e non aveva soldi per pagare il taxi, perché doveva badare altri 5 figli piccoli, perché non si è accorta che il piccolo stava così male. Solo quando sei solo nella tua stanza non riesci più a trattenere il pianto e ti fumi una sigaretta dietro l’altra. Poi cerchi di razionalizzare l’accaduto, trovare la distanza giusta e non pensarci più. Capita, ma sicuramente in questi ambienti è necessario sviluppare meccanismi di difesa efficaci che ti proteggano emotivamente ed eliminino il rischio di impazzire». Il concetto della morte è completamente diverso. «Per forza, quando vivi in un paese dove c’è la guerra le famiglie vivono con niente, a malapena riescono a sfamare i propri 6 o 7 figli. Non riescono a pianificare o progettare la propria vita perché la realtà non lo premette. Vivono alla giornata. E se un figlio si ammala si vede che “Dio voleva così” e se muore è “la natura che ha voluto cosi”. È un concetto incomprensibile per gli occidentali, noi dobbiamo salvare tutti, per noi devono vivere tutti, la morte ci fa paura. Oggi ho imparato che a volte di fronte alla morte bisogna rassegnarsi. Nel nostro reparto abbiamo una media di mortalità del 10 percento e questo vuol dire che perdiamo circa 15 bambini al mese. Nel mondo occidentale è un dato sconvolgente, assurdo, invece qui fa parte dalla normalità. Per questi bimbi abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto, ma purtroppo le loro condizioni erano troppo gravi». Ci sono anche tutti i bimbi che avete curato e guarito con successo... «Dal gennaio all’ottobre 2015 abbiamo seguito 23mila pazienti. Sono tutti i bambini salvati. Questo è il senso del nostro lavoro. E quando capita di incontrare per una visita di controllo uno di questi bimbi che è entrato in ospedale in stato comatoso, il corpicino era già freddo e senza più il polso, oggi invece sta davanti a te sorridente e pieno di vita, allora capisci con chiarezza perché fai questo mestiere». Cosa ti porti a casa dall’esperienza con Emergency? «Sono diventato meno idealista e più pratico. Ho capito che non bisogna perdersi in troppe chiacchiere, ma bisogno agire, cercare soluzioni. Mi sono reso conto che a volte serve fare un passo indietro e rivalutare le priorità, essere più sereni e più semplici. Mi capita spesso di pensare alle persone che ho conosciuto in Centro Africa, al fatto che riuscivano ad accontentarsi di quel poco che avevano. Ricordo le loro risate forti e contagiose. Loro cantavano, ridevano, ballavano continuamente, mentre cucinavano, pulivano, stendevano i panni nonostante la povertà, la guerra, la morte».
Città Meticcia
n. 56 ottobre 2016
VII
In scena
Rumore di acque, più attuale che mai Alessandro Renda delle Albe sullo spettacolo dedicato alle stragi di migranti di Marco Fucci
Alessandro Renda, attore del Teatro delle Albe, guida della non-scuola e filmmaker, è in queste settimane impegnato in città con due progetti artistici. Il 5 dicembre ha presentato al circolo Arci Dock 61, assieme allo scrittore Tahar Lamri, il suo documentario Mare Bianco, sull’esperienza del Teatro delle Albe a Mazara del Vallo nel 2010. Mentre con lo spettacolo Rumore di Acque, scritto e diretto da Marco Martinelli, è in scena fino al 22 gennaio a Vulkano di San Bartolo e il 23 al Teatro Binario di Cotignola. Hai lavorato molto in giro per il mondo, con i progetti del Teatro delle Albe. Come siete arrivati a Mazara del Vallo? «L’esperienza a Mazara del Vallo nasce, quasi per caso, da uno stimolo datoci da Ravenna Festival, che in quella città aveva precedentemente organizzato un concerto delle Vie dell’Amicizia. All’epoca stavamo ragionando sulla creazione di uno spettacolo su Molière e la sua drammaturgia (detto Molière), da presentare in molte città in modo sempre diverso, perchè ricreato ogni volta con i cittadini dei luoghi che avremmo incontrato. Dopo la suggestione di Ravenna Festival, arrivati in Sicilia, per iniziare a “respirare l’aria” dell’isola, e cercare spunti per lo spettacolo, abbiamo creato un laboratorio della nonscuola. Questo ci ha portato a lavorare con una sessantina di adolescenti, la maggior parte dei quali di origine tunisina: Mazara infatti è considerata “la città più araba d’Italia”, essendo la sua popolazione, per il 10%, di origine tunisina». E così inizia il lavoro su Molière… «In realtà, vivendo lì, respirando quell’aria, immersi in quelle sonorità e quella commistione di lingue, osservando quel mare, c o n
Marco Martinelli e Ermanna Montanari abbiamo abbandonato l’idea di un Molière a Mazara (lo spettacolo detto Molière che ha debuttato a Mons in Belgio, ha poi avuto le tappe italiane a Ravenna e Modena, ndr). E così, con quella sessantina di “piccoli satiri”, abbiamo iniziato a giocare, cantare, ballare e improvvisare con loro su un dramma satiresco di Sofocle, Cercatori di tracce… Intanto in quei mesi di fine 2009, leggevamo sui quotidiani le cronache migratorie delle traversate della disperazione verso Lampedusa e l’Europa, che però ancora si limitavano a brevi lanci di agenzia o poco più, senza il clamore delle prime pagine. Ci è nata la necessità di pensare a uno spettacolo su quello che accade nel Mediterraneo e che non si vuole vedere. Il teatro può e deve dare spazio e profondità a storie taciute dalla grande informazione. Dietro ai numeri di morti e dispersi c’erano vite, volti, esperienze, uomini, donne, ragazzi, come me, bambini. Così, parallelamente al laboratorio, io e Martinelli abbiamo anche iniziato a cercare chi quei viaggi della disperazione li aveva affrontati, negli anni precedenti. E abbiamo incontrato anche chi quella tragedia la viveva “dall’altra parte”, ossia i tanti pescatori che si trovavano in prima linea ad adoperarsi per soccorrere e salvare questi disperati in balia del mare, andando spesso incontro a grossi rischi, non solo nel momento del soccorso, ma anche una volta a terra. Le
leggi vigenti allora, infatti, li accusavano di esser complici o favoreggiatori dell’immigrazione clandestina, contraddicendo la legge fondamentale del mare, per la quale chi ha bisogno va aiutato, a prescindere da tutto». Insomma, tanta carne al fuoco… «Sì, e così avvalendosi anche di altre fonti giornalistiche, come il lavoro di Fabrizio Gatti de L’Espresso, che il viaggio della disperazione lo ha fatto in prima persona, o di Gabriele Del Grande, che col suo Fortress Europe ci aggiornava costantemente sullo stillicidio che avveniva nel Mediterraneo, Marco Martinelli ha scritto, di getto, un testo poetico, un monologo, Rumore di Acque». Questo spettacolo ti vede in scena da solo, per tutta la sua durata, nelle vesti di uno strano personaggio. Ce ne parli? «Il Generale, protagonista dello spettacolo, è un personaggio immaginario, ma per il quale ci siamo ispirati a Gheddafi, all’epoca in auge. Pensavamo a lui per il ruolo che ricopriva, di spietato dittatore in patria, ma ricevuto con tutti gli onori nelle capitali europee (anche a Roma…) e per il cinico e spietato uso che faceva dei migranti, come “strumento” di contrattazione con l’Occidente. In più, come scritto da Marco nella prefazione del libro, volevamo dire che quel Gheddafi siamo anche noi, nella nostra noncuranza, nei nostri silenzi, nel nostro girarci dall’altra parte, nel nostro disinteresse per queste tragedie, che ci lasciano indifferenti, perché quelli non sono i “nostri” morti». Non ci riguardano, non proviamo empatia… «Esattamente. Ci appaiono come morti lontane, che non ci riguardano. Con questo atteggiamento, ci rendiamo complici del massacro, un moderno olocausto che dal 1988 a
Il 12 gennaio è stata arrestata in Arabaia Saudita Samar Badawi, la ex moglie dell'influente avvocato dei diritti umani Waleed al-Khair Abu, secondo gli attivisti accusata di gestirne il suo account Twitter dopo essere stato imprigionato nel 2014.
oggi conta più di 20000 morti, solo per stare vicino alle nostre coste…» Tutto questo lavoro arriva a compimento nel 2010. «Sì, nel 2010 debutta Rumore di Acque. Ed avviene anche la rappresentazione dello spettacolo coi ragazzi di Mazara del Vallo, spettacolo che, partendo dai pochi frammenti di Sofocle, uniti a tracce poetiche di autori arabi vissuti in Sicilia 1000 anni fa, mostra il senso di spaesamento di questi ragazzi, che, vivendo in Italia e sentendo forte il legame con la Tunisia, si sentono un po’ come con un piede su una sponda ed uno sull’altra del Mediterraneo, come scrivevano, appunto, poeti arabi siciliani come Al-Ballanūbī o Ibn Hamdis ormai dieci secoli fa». Dall’esperienza a Mazara nascono quindi lo spettacolo con i ragazzi ed il monologo Rumore di acque. A completamento, però, c’è anche Mare Bianco. Di cosa si tratta? «Da anni ormai uso la telecamera come una sorta di “taccuino degli appunti”, nel mio lavoro con le Albe, quindi anche durante il laboratorio facevo delle riprese. In più, Mazara del Vallo mi dava tanti altri spunti. Quella è la terra dei miei genitori e dei miei nonni, ed io, figlio di una migrazione, provavo diverse emozioni e sensazioni, mentre lavoravo su altre migrazioni, altre storie, nel guardare quelle terre che furono fenice, poi greche, romane, arabe, normanne. Giravo a Mazara, sui pescherecci, a Lampedusa. Mi sono ritrovato con 110 ore di materiale girato ed una situazione che nel tempo era cambiata, con Lampedusa che era arrivata sulle prime pagine dei giornali, le primavere arabe che avevano cambiato la realtà che avevo ripreso. Ho quindi deciso di raccontare solo due piccole storie in questo film: due “viaggi”, da un lato l’evolversi e la realizzazione del laboratorio della non-scuola coi ragazzi, e, dall’altro, l’esperienza quotidiana a bordo di un peschereccio della marineria di Mazara, con un equipaggio misto, italiani e tunisini nei giorni del Ramadan. Sullo sfondo, i colori e le sonorità che raccontano quanto quel tratto di mare che separa l’Europa dall’Africa è veramente vicino. Questo è Mare Bianco». Rumore di Acque è uno spettacolo del 2010. Come mai lo riporti in scena ora? «In realtà, non è esattamente un ritorno in scena, perché lo spettacolo in questi anni ha continuato ininterrottamente a girare in tournée, in tutta Italia e all’estero. Ha avuto diverse traduzioni, in inglese, francese, spagnolo, tedesco, rumeno, e diverse mise-en-scène ed adattamenti. Lo spettacolo che porterò in scena a gennaio sarà un po’ diverso da quello che avete visto nel 2010 con le musiche dei fratelli Mancuso dal vivo. Dopo l’allestimento che ho fatto a ottobre a Milwaukee con Theatre Gigante (lo spettacolo era già stato altre volte negli Usa da New York a Chicago, ndr), abbiamo voluto provare una versione più “performatica” con le sonorità della fisarmonica di Guy Klucevsek incise negli States. Rumore di acque ha purtroppo mantenuto e accresciuto il suo rapporto con la stretta e drammatica attualità, leggibile o “traducibile” ad ogni latitudine. Le storie di migrazione, sono le storie di tutti, sono la storia dell’umanità».
VIII n. 56 ottobre
2016
Città Meticcia
il libro
La matassa linguistica del multiculturalismo Ne La lingua di Ana, Elvira Mujcic racconta la condizione parallela e intima di tanti immigrati di Anida Poljac
«Mi sembrava che ci fosse un codice segreto tra noi, questa nostra lingua che ci metteva al riparo da tutta quella massa di gente che ci circondava». Ana è un’adolescente moldava come tante altre, finché la madre non decide di trasferirsi in Italia a fare la badante. Allora Ana diviene la figlia di una badante moldava, trapiantata in Italia, trovandosi così ad affrontare una serie di problematiche sottese al nuovo contesto. La non conoscenza della lingua del Paese ospitante nasconde molta altra polvere sotto al tappeto dell’appartenenza sociale. E La lingua di Ana ha il merito di sollevare il polverone della crisi d’identità, di quell’innaturale senso di estraneità che subentra laddove si smette di appartenere, laddove le parole non appartengono più. La storia della protagonista si fa pretesto per raccontare di un percorso interiore e osservare come le parole vadano oltre le convenzioni linguistiche, facendosi portatrici di messaggi ulteriori, che si insinuano tra le singole lettere divenendo veste delle emozioni più intime. È così che un “ti amo” nella lingua acquisita mantiene il significato letterale, esaurendosi tra le singole lettere, mentre un “ti amo” nella lingua materna incarna tutto il vissuto, il primo batticuore, l’inizio dell’adolescenza. È un vortice di ricordi. È una parola che ti appartiene, che hai appiccicata addosso. Ancor prima di essere concepita, si infila sotto la pelle, si fa strada dentro i ricordi della mente, passa tra le strettoie dell’anima per poi affiorare in superficie e farsi veramente tua. Ci sono cose che accadono solo in quella lingua. E non è detto che si tratti della lingua che si comprende meglio. È solo quella a cui si appartiene visceralmente. È la lingua della nonna, che accarezzandoti sussurra calde parole. Nella condizione di Ana si rispecchia una moltitudine di immigrati, di sradicati che vivono su internet, nella giungla di nessuno. C’è un mondo parallelo sempre più diffuso, una nazione che vive accanto a noi, fatta di nomadi linguistici per scelta o per condanna, di globalismi rinchiusi nel virtuale. Poi c’è la metamorfosi e la nascita di una nuova identità, terza sia rispetto alla precedente Ana moldava, sia rispetto a quella della collettività che la circonda. A rappresentare questo conflitto ci sono la lingua materna, ossia quella con cui si è stati accuditi dalla madre, quella dei primi passi e la lingua acquisita, quella associata al lavoro della madre, alla disgregazione del nucleo familiare, alle difficoltà nella nuova classe. Questa fase viene affrontata con la reticenza verso l’esterno e col dramma interiore. Il dramma o di essere entrambe le identità o di non esserne nessuna. Di non esserci. C’è chi cresce non in una, non in due, ma anche in tre lingue. Ana capisce di dover accantonare la lingua del cuore, di dover sospendere una parte di sé per poter dare spazio alla lingua più pratica e utile per farsi capire da chi la circonda e finalmente integrarsi. Ma avverte l’incompletezza di questa comunicazione. Avverte le parole svuotate di una accezione più penetrante, maggiormente intima. È più che una schizofrenia, sono vite parallele, segreti intraducibili, decisioni impossibili. Ci si può così ritrovare ad essere più precisi e corretti in italiano, più sinceri ed emotivi in moldavo e più poetici e brillanti in una altra lingua ancora e chissà cos’altro ancora in chissà quale altra lingua ancora. Con linguaggio semplice e crudo Elvira Mujcic districa la matassa dell’appartenenza linguistica, la facciata meno nota del multiculturalismo, il prezzo che molti migranti pagano nel silenzio della propria intimità. Le sue frasi sono come una sequenza di fitte pennellate, brevi e saporite, che insieme rendono semplice la complessità della tematica. È come se la riflessione sulle sofferenze personali originate dalle barriere linguistiche regalasse al lettore uno slancio nuovo, conferendogli per un attimo l’illusione di superiorità sulla piccolezza dei confini umani, nazionali, nazionalistici, xenofobi e campanilisti.
A settembre è stata confermata dalla Corte Suprema dell'Arabia Saudita la condanna a morte del 19enne Abdullah AL-Zaher, arrestato quando aveva 15 anni per aver partecipato a delle proteste antigovernative.
In libreria
In arrivo il nuovo libro di Antonio Distefano angolano di Ravenna Dopo lo straordinario successo di “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?” lo scrittore ravennate (e angolano) Antonio Dikele Distefano torna in libreria il 16 febbraio con il suo secondo romanzo, sempre per Mondadori: Prima o poi ci abbracceremo, sempre dedicato al tema del sentimento e dell’amore e caratterizzato da quelle frasi brevi e quasi aforistiche che l’hanno reso tanto amato e che gli hanno valso l’etichetta di un novello “Fabio Volo”. Il suo primo romanzo, uscito nel corso del 2015 per Mondadori, dopo che Distefano l’aveva autopubblicato conquistando un’ampia fetta di pubblico e suscitando l’attenzione appunto del maggiore editore italiano è stato un vero best seller, sarà il soggetto di un film in lavorazione ed è stato tradotto anche in Spagna e Grecia.
Progetto editoriale:Associazione di Volontariato Città Meticcia, via Campania 14, 48121 Ravenna. Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1165 del 23 aprile 2003. Questo numero di Città Meticcia esce come supplemento di Ravenna&Dintorni n. 659 del 21 gennaio 2016. Città Meticcia fa parte della rete Mier, Media interculturali dell'Emilia Romagna, e aderisce al Protocollo regionale Comunicazione interculturale. Direttore responsabile: Federica Angelini. Coordinamento della redazione: Federica Angelini, Francesco Bernabini In redazione: Paolo Fasano, Marco Fucci, Marinella Gondolini, Tahar Lamri, Angelica Morales, Anida Poljac, Monika Poznanska, Veronika Rinasti, Elena Starna, Meho Sulemanski, Raffaella Sutter, Mustapha Toumi, Franck Viderot. Si ringraziano: José Aguayo, Gianluca Costantini, Giovanna Vaccaro. Il giornale è stato realizzato grazie al contributo di: Comune di Ravenna. Redazione: c/o Casa delle Culture, Piazza Medaglie d’Oro 4, 48122 Ravenna; Tel. 0544 591876; fax 0544 423869; e-mail c.meticcia@racine.ra.it; sito: www.cittameticcia.it. Progetto grafico: Habanerosrl.com Stampa: Centro Servizi Editoriali srl, Stabilimento di Imola
TEATRO
CULTURA
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
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PROSA
INCANTESIMI
A Ravenna “ritorna” Casanova
Il nuovo “gioco” del mentalista più noto d’Italia
Tiezzi e Lombardi mettono in scena una tragicommedia tratta da Schnitzler Sabato 23 (ore 21) e domenica 24 gennaio (ore 15.30 e 21) al teatro Alighieri di Ravenna Sandro Lombardi – vincitore di ben 6 premi Ubu come migliore attore – darà vita a Casanova, l’avventuriero veneziano, ormai stanco di peripezie erotiche e nauseato dal suo passato di diplomatico da strapazzo, qui ritratto da Schnitzler, cantore della Vienna spumeggiante e feroce nel declinante Impero Asburgico. Il Ritorno di Casanova – inserito nell’ambito della stagione di prosa di Ravenna – è una tragicommedia della coscienza moderna, attenta ai propri istinti e falsi valori nel tentativo di sfuggire alla vecchiaia e alla morte. Alla regia Federico Tiezzi – che da anni costituisce con Lombardi una delle coppie più premiate del teatro italiano –, pronto a misurarsi con linguaggi sempre diversi, per il suo Casanova usa un’altra grande passione, quella per la musica. Il racconto di Schnitzler diventa quindi un melologo, «un genere nato nel XVIII secolo, proprio ai tempi delle avventure del libertino, e che – spiega Tiezzi – unendo musica e recitazione sa creare una geografia di emozioni». Sabato 23 gennaio alle 18 alla sala Corelli del teatro Alighieri è in programma un incontro aperto a tutti con Sandro Lombardi e in critico teatrale Oliviero Ponte di Pino.
Sandro Lombardi in Casanova
CONTEMPORANEO
“Rumore di acque” a San Bartolo e Cotignola Il nuovo allestimento dello spettacolo sulle stragi dei migranti nel Mediterraneo Rumore di acque del Teatro delle Albe con Alessandro Renda (nella foto) continuerà ad andare in scena fino a venerdì 22 gennaio compreso (alle 21) allo spazio Vulkano di San Bartolo. Sabato 23, invece, sipario al teatro Binario di Cotignola, sempre alle 21.
AGENDA
Dopo il successo della serie tv per Sky Il Mentalista e dello show Mind Juggler (cinque anni di tour in tutta Italia, oltre centomila biglietti venduti), il forlivese Francesco Tesei torna, martedì 26 gennaio alle ore 21, al Teatro Masini di Faenza con il suo nuovo spettacolo The Game. Nuovi esperimenti, nuovi “giochi e magie della mente”, nuovi concept originali e inediti, più che mai “social oriented”, che metteranno al centro dell’esperienza teatrale i pensieri e le scelte degli spettatori stessi. Emozioni, ironia e stupore da vivere insieme al mentalista più importante d’Italia, alla scoperta di quegli “incantesimi della mente” che permettono di fare accadere le cose, e che getteranno una nuova luce sul concetto stesso di fortuna. Prenotazioni biglietti (tel. 0546 21306) tutti i giorni feriali dalle 10 alle 13.
A RUSSI TORNANO LE BELLE BANDIERE CON IL TEATRO ALL’INTERNO DEI LAGER In occasione della Giornata della Memoria, il 28 gennaio alle ore 20.45 al teatro comunale di Russi andrà in scena lo spettacolo de Le Belle Bandiere Una passione. “Ridere così tanto”. Musica e teatro nei luoghi dell’Olocausto, un progetto artistico di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Lo spettacolo, che gode dell’accompagnamento musicale di Dimitri Sillato (al violino e alle tastiere) e Felice del Gaudio (al contrabbasso), è basato su testimonianze e documenti poetici di momenti di vita teatrale all’interno dei lager. L’ingresso è gratuito.
AL MAMA’S IL CABARET SULLA ROMAGNA Il meglio della Romagna di ieri e di oggi, attraverso le canzoni, le storie e i personaggi al Mama’s Club di Ravenna, venerdì 22 gennaio, nello spettacolo Fricandò. Teatro-cabarte con Gianni e Paolo Parmiani.
Otto incontri/confronti fra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea con tavola rotonda
ciclo di conferenze 2016
Edizione 2016 a Ravenna e in Romagna da febbraio a novembre Info Reclam tel. 0544 408312 - redazione@trovacasa.ra.it - www.reclam.ra.it Con il patrocinio ORDINE ARCHITETTI RAVENNA
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CULTURA
MUSICA JAZZ
CLASSICA/1
TRA SWING E POP ALLO ZINGARÒ CON SUGAR PIE AND
THE
CANDYMEN
La stagione dello Zingarò Jazz Club di Faenza proseguirà mercoledì 27 gennaio con lo swing, il gipsy jazz, il pop e le armonie vocali di Sugar Pie and the Candymen, la formazione composta da Georgia Ciavatta alla voce, Jacopo Delfini e Renato Podestà alle chitarre, Claudio Ottaviano al contrabbasso e Roberto Lupo alla batteria.
AL MARIANI MUSICA BRASILIANA CON SARA JANE GHIOTTI Continuano i “Venerdì in Jazz” del Mariani di Ravenna, la rassegna di concerti organizzata in collaborazione con l’associazione Culturale Jazzlife. Il 22 gennaio Sara Jane Ghiotti sarà protagonista con Gianni Partner per un esclusivo viaggio nella musica “brasileira”.
A LUGO IL QUARTETTO DI FABIO PETRETTI
L’Orchestra sinfonica Rossini apre la stagione della Mariani
Al Sax Pub di Lugo continuano i venerdì in jazz, il 22 gennaio appuntamento con il quartetto di Fabio Petretti.
Parte giovedì 28 gennaio al teatro Alighieri la stagione “Ravenna Musica 2016”. Il cartellone, a cura dell’associazione Angelo Mariani, vede protagonista al primo concerto l’Orchestra Sinfonica G. Rossini, nata in seno al Conservatorio di Pesaro e con una carriera sfavillante. È ospite da oltre venticinque anni delle più importanti stagioni liriche e sinfoniche delle Marche e annovera più di 90 concerti l’anno in territorio nazionale e internazionale. Come fiore all’occhiello vanta la presenza costante nel prestigioso cartellone del Rossini Opera Festival. L’orchestra sarà guidata dal suo direttore principale, Daniele Agiman, tra le bacchette italiane più attive nel panorama mondiale, e interpreterà le ouverture delle più celebri opere di Rossini. Sipario alle 20.30. Abbonamenti fino al 28 gennaio. Info: www.angelomariani.org.
CLASSICA/2
CLASSICA/3
MIKROKOSMI COL GIOVANE PIANISTA ZANCONI
ALLA
Prosegue la rassegna “Mikrokosmi” dell’associazione Mikrokosmos di Ravenna, sotto la direzione artistica di Barbara Valli. Il 24 gennaio alle 11 alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna sarà di scena il vincitore del concorso per giovani talenti “Mikrokosmi Off 2015” ideato dal pianista ravennate Marco Santià, docente della Scuola Mikrokosmos. Si tratta del giovanissimo pianista Dario Zanconi, diciottenne, allievo di Denis Zardi e già vincitore di importanti premi in concorsi nazionali e del primo premio alla Stockholm International Music Competition di Stoccolma.
Venerdì 22 gennaio alle 20.45 alla Fraternità San Damiano di via Oberdan 6, a Ravenna, ci sarà il concerto con il Coro Lirico Calamosca Angelo Mariani e musiche di Verdi, Rossini e Mozart. Dirige il maestro Carlo Argelli, al pianoforte Mirko Maltoni.
FRATERNITÀ SAN DAMIANO IL CORO LIRICO CALAMOSCA
FRANCESCO GUERRI AL MIC DI TRA COLTA E CONTEMPORANEA
FAENZA
Continua al Mic di Faenza la serie di concerti che cercano di mettere in relazione musica colta e arte contemporanea. Domenica 24 gennaio, alle 17, protagonista Francesco Guerri al violoncello.
LA MUSICA ROMANTICA NELL’OTTOCENTO ALLA SALA FELLINI DI FAENZA Domenica 24 gennaio alle 18 alla sala Fellini di Faenza va in scena lo spettacolo con musiche dal vivo dal titolo “Casa Schumann, la musica romantica nell'Ottocento”. In programma brani da Chopin, Liszt, Brahms.
OPERETTA ALL’ALIGHIERI “AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA” Martedì 26 gennaio (ore 21) al teatro Alighieri di Ravenna appuntamento clou della rassegna “Teatro Musica”, organizzata da Capit, con l’unica data in Romagna di Aggiungi un posto a tavola, la commedia musicale italiana più famosa nel mondo. Sarà messa in scena dalla Compagnia dell’Alba di Ortona, la prima edizione professionale italiana autorizzata dagli autori, dopo 40 anni di esclusive del Teatro Sistina di Roma.
AL MASINI “LA DUCHESSA DEL BAL TABARIN” Domenica 24 gennaio alle 16 protagonista del palcoscenico del Teatro Masini di Faenza sarà l’operetta: la Compagnia Teatro Musica Novecento e l’Orchestra Cantieri d’Arte presenteranno infatti La Duchessa del Bal Tabarin di Carlo Lombardo, per la regia di Alessandro Brachetti. L’Orchestra sarà diretta dal maestro Stefano Giaroli.
POPOLARE/1
Al Mama’s profumi mediterranei con Zephyros Sabato 23 gennaio alle 21.30 al Mama’s Club di via San Mama, a Ravenna, concerto di musica mediterranea dell’ensemble acustico Zephyros. Nato nella primavera del 2010 dall'incontro di quattro giovani musicisti padovani formatisi alla scuola dello storico gruppo Calicanto, il gruppo propone un repertorio che si basa specialmente su composizioni originali che sfruttano le grandi possibilità degli strumenti in gioco (arpa, chitarra, violoncello, percussioni).
POPOLARE/2 AL TEATRO MODERNO DI FUSIGNANO IL NUOVO PROGETTO DEI BEVANO EST Venerdì 22 gennaio alle 21.30 al Teatro Moderno di Fusignano si terrà il concerto dei Bevano Est, che presenteranno il loro nuovo progetto intitolato L’orizzonte e la memoria. Si tratta di un viaggio musicale nell'anima e nel ritmo dei popoli, che vedrà sul palco Stefano Delvecchio all’organetto diatonico e al canto, Davide Castiglia al violino, Giampiero Cignani ai clarinetti, Giulio Cantore alla chitarra e Stefano Fabbri alle percussioni. I Bevano Est sono un gruppo storico nel panorama della musica popolare italiana, con ormai venticinque anni di storia, una lunga discografia ed esperienze concertistiche presso i maggiori teatri e istituzioni musicali italiane e straniere.
FUNKY AL SOCJALE DI PIANGIPANE DAI BEATLES
A
STEVIE WONDER
Venerdì 22 gennaio, dalle ore 21, torna la musica al teatro Socjale di Piangipane con un gruppo funky-blues: i Four Funk. Si tratta di un quartetto di musicisti che vantano collaborazioni con grandi artisti internazionali quali Brian Auger, Ian Paice, Andrea Bocelli e Paolo Conte. La band eseguirà cover per un repertorio che va dai Beatles a Stevie Wonder.
AL CAFFÈ CENTRALE DI VILLANOVA LA CANTANTE LISA MANARA Sabato 23 gennaio torna la rassegna Live & More al Caffè Centrale di Villanova di Bagnacavallo con il concerto (ore 22) della cantante ravennate Lisa Manara (con la sua Tummy Revival Band). Proporranno un repertorio di brani originali e non, nei quali all'attitudine del blues si uniscono note soul e cariche sfumature di funky.
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CULTURA
MUSICA
LA RASSEGNA
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RAP
Concerti anche nelle case, tra «le nebbie» di Cotignola Partita mercoledì 13 gennaio con il concerto di Giacomo Toni, proseguirà fino a marzo la rasseEnrico Farnedi gna “Andar per nebbie” dell’asso(a destra) e Riccardo Lolli ciazione Primola di Cotignola. Il Teatro Binario, la Scuola Arti e Mestieri, il Circolo Campagnolo e alcune case che si aprono a tutti per una sera sono i luoghi in cui si svolgerà la rassegna, a ingresso libero. Chi vuole potrà portare qualcosa da bere o da mangiare, da condividere con tutti al termine degli spettacoli. Giovedì 21 gennaio primo appuntamento nelle case: alle 21.30 ci si ritroverà sotto il tetto di Miriam, Ilva e Mario, in via Zanzi 28, a Cotignola, per il concerto di Francobeat, con Franco L DISCO Naddei (synth, ESCE PER BRUTTURE MODERNE IL SECONDO ALBUM DI MARA voce e chitarra) e Silvia Valtieri Esce venerdì 22 gennaio (voce e pianoforil secondo album di te). Così descrive Mara Luzietti, in arte la serata il padroMara, cantautrice (e ne di casa Mario musico terapeuta) raBaldini: «Nostra vennate che aveva figlia è nata con la debuttato nel 2012 con caduta del muro Dots per Brutture di Berlino. Io e Ilva Moderne. La stessa etisiamo nati nella chetta ravennate pubblibeat generation. A ca oggi Ottobre ‘66 casa nostra c’è un (nella foto un dettaglio pianoforte, un della copertina), prodotcamino che qualto da Francesco che volta brucia e Giampaoli (Sacri Cuori, quella voglia di Orchestra Afrobeat) che incontrare storie. ne ha curato anche Francobeat è un arrangiamento e regimusicista che strazione. Tra le collabovede beat. Lui, razioni presenti nel disco però, se lo immaanche quelle con Enrico gina solo, perché Mao Bocchini, Diego era appena nato. Pasini, Matteo Pozzi, Insieme a Silvia ci Giacomo Toni ed Enrico farà ascoltare le Farnedi. parole di Gianni Rodari, poi “Radici”, musiche con i testi di pazienti del manicomio del Castello di San Savino LETTRONICA Montecolombo. Casa nostra è un po’ un manicomio di gusti e geneIL DUO MUVIC ALL’AURORA DI RAVENNA ri diversi. Ci piace vivere così». È necessario prenotare chiamando il 366 3734214. Giovedì 28 gennaio alle 21.30 ci si sposta alla Scuola Arti e Mestieri, in via Cairoli 3: tra le maschere e i colori della cartapesta, Enrico Farnedi e Riccardo Lolli, novant’anni in due, «faranno finta di essere giovani», si legge nella nota stampa. Un concerto alla ricerca dell’allegria, a suon di ukulele, tastiere e la Venerdì 22 gennaio al nuovo circolo Aurora di via “kalimba”, uno strumento che Ghibuzza, a Ravenna, il duo ravennate Muvic sonorizza dicono - serve per allontanare i un video riadattato dal film Stalker di Tarkovskij. cattivi pensieri. Info: 349 3523188, email AL PLANETARIO TORNA PARADOXES info@primolacotignola.it, sito internet www.primolacotignola.it e Giovedì 21 gennaio (ore 22) al planetario di Ravenna sulle pagine Facebook di Primola e torna Paradoxes, tra musica elettronica e visioni: dell’Arena delle balle di paglia. protagonista il venezuelano Bear Bones Lay Low.
I
Claver Gold al Cisim di Lido Adriano Sabato 23 gennaio Claver Gold presenterà il suo ultimo disco Melograno (Glory Hole Records) al Cisim di Lido Adriano. Classe 1986, Claver Gold, al secolo Daycol Orsini, è un rapper marchigiano tra i più apprezzati della scena underground italiana. In apertura di serata ci saranno Sammy Boy (Commando Nuova Era), BigRule, Taba e PsichedElia del CisimLab.
ROCK E DINTORNI GLI SCONTATI A FAENZA CON
IL NUOVO ALBUM
Giovedì 21 gennaio Gli Scontati, il duo composto da Lorenzo Kruger e Giacomo Toni, presenterà ufficialmente il disco d’esordio Studi interrotti al Teatro Sarti di Faenza (ore 20.30).
AL BRONSON
IL POP IRRIVERENTE DEI
CAMILLAS
Il pop minimalista dei Camillas torna a Ravenna dopo l’esaltante partecipazione alla fase finale di Italia’s Got Talent dell’anno scorso che ha fatto conoscere al grande pubblico il progetto fondato ormai un decennio fa da Ruben e Zagor. L’appuntamento con l’irriverente duo pesarese è per sabato 23 gennaio al Bronson di Madonna dell’Albero.
LA
PUGLIESE
ENERI AL CIRCOLO PROMETEO DI FAENZA Sabato 23 gennaio la cantautrice Eneri, nome d'arte della musicista salentina Irene Bello, presenterà il suo disco d’esordio con un concerto al circolo Prometeo di Faenza.
E
SERATA
METAL AL
ROCK PLANET
DI
PINARELLA
Sabato 23 gennaio al Rock Planet di Pinarella di Cervia serata metal e hard con tre band del panorama underground italiano: i ferraresi Altair, i ravennati Angerdome e i mantovani Overnight Sensation.
AL MOOG DI RAVENNA L’AMERICANO JIMMY WHISPERS Martedì 26 gennaio al Moog di vicolo Padenna, in centro a Ravenna, dalle 21.30 concerto dell’americano Jimmy Whispers. Dopo la sua esperienza come frontman dei Light Pollution, Whispers ha iniziato una carriera solista che lo porta per la prima volta in Italia per presentare il suo esordio, Summer In Pain, uscito a marzo via Field Mates Records
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CULTURA
RUBRICHE FULMINI E SAETTE
TUTTA UN’ALTRA MUSICA
di Adriano Zanni - Cronache e visioni dal Deserto rosso - tutti i giorni su www.ravennaedintorni.it
Il nuovo capolavoro di David Bowie, anche se fosse vivo di Luca Manservisi
Social Networks - Cotignola VISIBILI E INVISIBILI
Dalle lunghissime due ore di Carol fino al nuovo Woody Allen di Francesco Della Torre
Carol (di Todd Haynes, 2015) Ci sono tre ingredienti di lusso in questo film. Il regista Todd Haynes è una delle perle del cinema contemporaneo: da grande appassionato di musica prima ha reso omaggio al glam rock e a David Bowie (che non ha gradito) con il bellissimo, difficile e psichedelico Velvet Goldmine, poi ha reintrepretato Bob Dylan con un altrettanto psichedelico e originale (Dylan è interpretato da sei attori diversi tra cui la premiatissima Cate Blanchett) Io non sono qui. Ha poi già dimostrato in passato di amare il melodramma anni cinquanta con l'ottimo Lontano dal paradiso. Carol segue la linea stilistica di quest'ultimo e affida il ruolo di protagonista alla fedele, pluripremiata e già citata Blanchett, che è il secondo ingrediente del film. Terzo e ultimo, la grande Patricia Highsmith, autrice del romanzo omonimo, conosciuta dal cinema più per la produzione gialla e per aver ispirato film a Hitchcock e Wenders, tanto per citarne due. Carol è, come detto, un melodramma d'amore, ambientato nei primi anni cinquanta e rigorosamente girato come se fosse un film del periodo. Il modello, ancora una volta, è Douglas Sirk, e la storia d'amore è tra due donne, lasciando a voi immaginare tutte le conseguenze trovandoci nel 1952. L'altra protagonista è una deliziosa Rooney Mara, vestita perfettamente da Audrey “Arianna” Hepburn e tutto il film è narrato come un lungo flashback (e qui il modello è il Billy Wilder di Viale del tramonto). La cura dei personaggi è impeccabile, e per quanto le due protagoniste siano quasi delle piccole eroine, la parte maschile ne esce inevitabilmente sconfitta. Ma è una storia, non un manifesto, e per quanto succede la messa in scena è ben resa sia nell’ambientazione, che nelle persone. Ok, Haynes, ora che abbiamo
scoperto tutte le tue citazioni, lodato le tue attrici e apprezzato i tuoi costumi, iniziano i problemi, perché le due ore di durata del film sono tra le più lunghe della storia del cinema. L'esercizio di stile assorbe totalmente la potenziale passione della storia e appiattisce clamorosamente il ritmo, appesantendo la narrazione e creando un solco piuttosto netto con lo spettatore. Non resta nulla, davvero nulla. Lost in 2015: cosa ci siamo persi la scorsa stagione? Giovani si diventa (di Noah Baumbach, 2014) Iniziamo dalla fine: Noah Baumbach è un grande, perché non ha mai sbagliato film, da Il calamaro e la balena a Frances Ha, passando per Lo stravagante mondo di Greenberg, con l'amico Ben Stiller, richiamato protagonista per questo film. Innanzitutto va detto che il titolo italiano non funziona ma non era facile tradurre While We're Young con una frase non banale: questo, nonostante la presenza di un protagonista forte, e probabilmente anche a causa dell'assenza di Checco Zalone, ha tenuto lontano gli spettatori rendendolo una perla semisconosciuta della scorsa stagione. Josh e Cornelia sono una coppia di ultraquarantenni, lui documentarista in crisi creativa, lei produttrice; l'incontro con una coppia di venticinquenni li farà rinascere moralmente e ritrovare mondanità, creatività e felicità, ma solo momentaneamente. Da pellicola generazionale, accompagnata da dialoghi e situazioni brillanti, ritmo, idee e stimoli, il film diventa man mano una cinica riflessione su cinema, ispirazione e psicoanalisi. Baumbach è il nuovo Woody Allen, questo è certo, non ai livelli del Sommo regista, ma certamente il suo miglior allievo. Il duo Stiller–Watts è perfetto e anche i giovani attori, figli del cinema indipendente del regista, funzionano alla perfezione. Uno dei migliori film della scorsa stagione, da recuperare.
Giovedì 4 febbraio
REPORT
COOPERAZIONE Dal welfare all’edilizia, dall’agricoltura agli innovativi servizi medici, la cooperazione è una colonna portante del tessuto economico nostro territorio. Per questo ci sembra importante continuare a parlarne.
Cosa si può dire che non sia già stato detto della morte di David Bowie? Di una delle più grandi pop-rock star della storia che muore, quasi programmandolo, due giorni dopo aver pubblicato il suo ultimo disco nel giorno del suo 69esimo compleanno? Nulla, ovviamente, se non unirsi al coro (non proprio unanime, inspiegabilmente, prima della sua morte) di entusiastici apprezzamenti per il suddetto ultimo disco, Blackstar – qualcosa che pare davvero piovuta improvvisamente dal cielo – cercando di rimanere il più lontano possibile dalla retorica che permea invece la morte di un qualsiasi grande artista. Morte che a me non ha provocato turbamenti, lo confesso. Mi pare quanto meno accettabile che persone dalla vita tra l’altro non proprio irreprensibile, che hanno iniziato a fare dischi negli anni sessanta, possano morire nel 2016 e trovo un po’ bizzarro chi invece sembra davvero non riuscire a farsene una ragione. Oltretutto, posso ritenermi piuttosto fortunato in questo momento anche per non essere mai stato un fan di Bowie, di quelli che si emozionavano per qualsiasi cosa facesse, dicesse o pubblicasse. Obiettivamente, per entrare nel merito della sua carriera, credo dovremmo essere tutti concordi – fan o non fan – nell’affermare che non c’è un solo disco che meriti di restare a futura memoria nella sua produzione artistica dagli anni ottanta in avanti. Trentacinque anni circa di Bowie (con alcune cose accettabili, certo, ma nulla più) che potrebbero essere (musicalmente parlando) cancellati da un giorno all’altro senza intaccarne la grandezza. Trentasei anni dopo l’ultimo colpo andato a segno, Scary Monsters (1980), ecco però arrivare questo Blackstar che è incredibilmente qualcosa di diverso da tutto quello che ha fatto Bowie in passato. Detto di uno che ha fatto davvero un po’ di tutto, in passato. Un disco cupo come da titolo, anche se non poi così legato alla morte come ci hanno voluto far credere dopo, che in sette pezzi e una quarantina di minuti passa dall’avanguardia apocalittica di uno Scott Walker ad accenni fin quasi in odore di ultimi Radiohead o ad atmosfere malate stile Liars (“Girl loves me”), da tappeti free jazz (con il sax grande protagonista dell’album) a ballatone che pare quasi Nick Cave (“Lazarus”). Un capolavoro che riporta Bowie addirittura “ai fasti della trilogia berlinese”, per usare una frase abusata in questi giorni. Che, quasi mestamente, mi trovo a condividere in modo convinto.
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
25 CINEMACITY Ravenna
Il piccolo principe
Programmazione dei film in sala
Point Break
di Mark Osborne sab. e dom.: 15.20-17.30
di Ericson Core mer.: 17.45-18.05-20.10-20.30-22.35-22.55
Bridges of Spie
Remember
di Steven Spielberg mar.: p.u. 21 (film in lingua originale)
di Atom Egoyan mer.: 17.45-20.30-22.50
CINEMA EUROPA Faenza
DA GIOVEDÌ 21 A MERCOLEDÌ 27 GENNAIO
The Eichmann Show
Revenant - Redivivo
di Paul Andrew Williams da lun. a mer.: 17.50-20.25-22.40
Piccoli brividi
Revenant (Redivivo)
di Rob Letterman Proiezione in 3D fer.: p.u. 18; sab. e dom.: p.u. 15.30 Proiezione in 2D fer. (escluso mer.), sab. e dom.: 17.45-20.20; mer.: p.u. 20.20
gio 21 - ven 22: 21.15 sab 23: 18.15 - 21.30 dom 24: 17.00 - 21.15 lun 25 - mar 26 - mer 27: 21.15
Steve Jobs di Danny Boyle fer.: 17.45-20.20-22.55; sab. e dom.: 15.30-17.55-20.20-22.55
Rassegna "I percorsi della fede, al cinema"
di Alejandro González Iñárritu candidato a 12 Premi Oscar
CINEMA ASTORIA Ravenna
di Luca Vecchi fer.: 17.45-20.25-22.40; sab. e dom.: 15.35-17.45-20.25-22.40
La Cenerentola
di László Nemes gio., ven., mar. e mer.: p.u. 21.15; sab.: 20.35-22.30; dom.: 17-19-21.15
in diretta via satellite dal teatro dell’Opera di Roma ven.: p.u. 20
Belle & Sebastien L’avventura continua
Se mi lasci non vale
La bisbetica domata
di Christian Duguay sab.: p.u. 17; dom.: p.u. 15
di Vincenzo Salemme fer.: 17.45-20.20-22.40; sab. e dom.: 15.30-17.45-20.20-22.40
in diretta via satellite dal teatro Bolshoi di Mosca dom.: p.u. 16
Revenant - Redivivo
Rapsodia / I due piccioni
di Alejandro González Iñárritu fer. (escluso mer.): 17.45-20.50-22.50; sab. e dom.: 15.45-17.45-20.50-22.50; mer.: 17.45-20.50
in diretta via satellite dal teatro Royal Opera House di Londra mar.: p.u. 20.15
Il figlio di Saul
Creed - Nato per combattere
di László Nemes fer. (escluso lun.): p.u. 21.10; sab.: 18.35-21.10; dom.: 15.45-18.35-21.10
di Ryan Coogler fer. (escluso mer.): 18.30-20-22.50; sab. e dom.: 15.30-18.30-20-22.50; mer.: 17.45-20.35
Steve Jobs
La corrispondenza di Giuseppe Tornatore gio. e ven.: 17.50-20.30-22.55; sab. e dom.: 15.25-20.30-22.55
di Danny Boyle fer. (escluso lun.): p.u. 21.15; sab.: 18.20-21.15; dom.: 15.30-18.20-21.15
La grande scommessa
Ti guardo (v.m. 14)
di Adam McKay fer. (escluso mer.): 20.15-22.55; sab. e dom.: 17.35-20.15-22.55
di Lorenzo Vigas fer. (escluso lun.): p.u. 21; sab.: 18.10-21; dom.: 15.40-18.10-21
Carol di Todd Haynes fer. (escluso mer.), sab. e dom.: 20.20-22.50
Quo vado? di Gennaro Nunziante fer.: 17.40-18.45-20.15-20.40-22.30-22.45; sab. e dom.: 15.30-16.30-17.40-18.45-20.1520.40-22.30-22.45
Il piccolo principe di Mark Osborne fer. (escluso mer.): p.u. 17.45; sab. e dom.: 15.35-18
Alvin Superstar Nessuno ci può fermare
Revenant - Redivivo di Alejandro González Iñárritu fer. (escluso lun.): p.u. 21; sab.: 18.35-21.40; dom.: 15.30-18.35-21.40
di Daniele Luchetti
Quo vado?
mar 2 febbraio: 21.15
di Gennaro Nunziante ven. e mar.: p.u. 21; sab.: 20.30-22.30; dom.: 15.45-17.30-19.15-21
11 Donne a Parigi di Audrey Dana lun.: p.u. 21.15
CINEMA SARTI Faenza
La corrispondenza di Giuseppe Tornatore ven., lun. e mer.: p.u. 21.15; sab.: 18.30-21.15; dom.: 16-18.30-21.15
La ragazza con la pistola di Mario Monicelli mar.: p.u. 21
CINEDREAM Faenza Point Break
di Ericson Core lun.: p.u. 20.30 (anteprima gratuita); mer.: 20.15-22.45
Piccoli brividi di Rob Letterman Proiezione in 2D sab. e dom.: 15.20-18
Steve Jobs di Danny Boyle fer.: 20.20-22.45;
Cinema Mariani - Ravenna
www.cinemamarianiravenna.com sab. e dom.: 15.20-17.50-20.20-22.45
The Pills Sempre meglio che lavorare
CINEMA GULLIVER Alfonsine Perfect Day
di Fernando Leon de Aranoa gio.: p.u. 21
Carol
di Luca Vecchi fer.: 20.45-22.45; sab.: 15-16.50-20.45-23; dom.: 15-16.50-20.45-22.45
di Todd Haynes ven., sab., dom. e lun.: p.u. 21
Se mi lasci non vale
CINEMA MODERNO Castelbolognese
di Vincenzo Salemme fer.: 20.35-22.40; sab. e dom.: 18.40-20.35-22.40
Revenant - Redivivo di Alejandro González Iñárritu fer.: p.u. 20.30; sab.: 15-17.30-20.15-22.35; dom.: 15-17.30-20.30
Creed - Nato per combattere di Ryan Coogler fer.: 20.10-22.45; sab. e dom.: 17.35-20.10-22.45
La corrispondenza di Giuseppe Tornatore fer. (escluso lun. e mer.): p.u. 22.45; sab. e dom.: 18.40-22.45
Il segreto dei suoi occhi di Billy Ray gio.: p.u. 21
Heart of the Sea Le origini di Moby Dick di Steven Spielberg sab.: p.u. 21; dom.: 17.30-21
SALA SARTI Cervia Quo vado?
di Gennaro Nunziante sab. e lun.: p.u. 21; dom.: 17-21
La grande scommessa
CINEMA DI PALAZZO VECCHIO Bagnacavallo
di Adam McKay fer. (escluso mar.): 20.10-22.45; sab. e dom.: 15-20.10-22.45
di Matthew Vaughn ven., sab. e dom.: p.u. 21.15
Quo vado? di Gennaro Nunziante fer. (escluso lun. e mer.): 20.25-21-22.40; sab. e dom.: 15-15.50-16.50-1820.25-21-22.40; lun. e mer.: 20.25-22.40
Kingsman
CINEMA JOLLY Russi
Star Wars - Il risveglio della forza di J.J. Abrams sab.: p.u. 21; dom.: 18-21
di Giuseppe Tornatore fer. (escluso lun.): p.u. 21.15; sab.: 18.10-21.15; dom.: 15.30-18.10-21.15
Quo vado? di Gennaro Nunziante fer. (escluso lun.): p.u. 21.15; sab.: 18.1021.15; dom.: 15.45-18.10-21.15
Carol di Todd Haynes gio., sab., dom. e mer.: p.u. 21
Il piccolo principe
Star Wars: Episodio VII Il risveglio della forza
CINEMA MARIANI Ravenna
CINEMA SAN ROCCO Lugo
La corrispondenza
di Walt Becker fer. (escluso mer.): p.u. 17.45; sab. e dom.: 15.30-18.05
di J.J. Abrams Proiezione in 2D fer., sab. e dom.: p.u. 22.40
Chiamatemi Francesco
Telefona e prenota il tuo posto in sala
V i a Po n t e M a r i n o, 1 9 • R av e n n a C e n t r o • Te l . 0 5 4 4 2 1 6 0 7 7
The Pills Sempre meglio che lavorare
di Alejandro González Iñárritu gio.: p.u. 21 (film in lingua originale sottotitolata in italiano); ven., sab. e mer.: p.u. 21; dom.: 15.30-18.15-21
ura nuova gestione di Francesco Altam
di Mark Osborne sab. e dom.: p.u. 18.20
Il ponte delle spie di Steven Spielberg fer. (escluso lun.): p.u. 21.10; sab.: 18.2021.10; dom.: 15.30-18.20-21.10
Revenant - Redivivo
di Alejandro González Iñárritu fer.: p.u. 21.15; sab.: 18.45-21.30; dom.: 17-21.15;
Belle & Sebastien L’avventura continua di Christian Duguay sab.: p.u. 17; dom.: p.u. 15
CINEMA JOLLY Ravenna
Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli gio., ven., lun. e mar.: p.u. 21; sab.: p.u. 21.15; dom.: 16-18.30-21
CINEMA ITALIA Faenza Il figlio di Saul
BAR - CAFFETTERIA - APERITIVI - MUSICA LIVE
sabato 30 gennaio, ore 21:30 UNRAVEL live Alternative Rock - Symphonic Rock Hard Rock - Epic - Classical Acoustic - New Age Santo Stefano, Ravenna - via Cella 369 - tel. 0544 563105
Francesco Altamura Bar Diki
INFOCINEMA Cinemacity Ravenna, via Secondo Bini 7, tel. 0544 500410 Cinema Mariani Ravenna, via Ponte Marino 19, tel. 0544 215206 Cinema Jolly Ravenna, via Serra 33, tel. 0544 478052 Cinema Astoria Ravenna, via Trieste 233, tel. 0544.500410
Cinedream Multiplex Faenza, via Granarolo 155, tel. 0546 646033 Cinema Italia Faenza, via Cavina 9, tel. 0546 21204 Cinema Sarti Faenza, via Scaletta 10, tel. 0546 21358 Cinema Europa Faenza, via S. Antonio 4, tel. 0546 32335
Cinema San Rocco Lugo, corso Garibaldi 118, tel. 0545 23220 Sala del Carmine Massa Lombarda, via Rustici 2, tel. 0545 985890 Cinema Teatro Moderno Fusignano, corso Emaldi 32, tel. 0545 954194 Cinema Gulliver Alfonsine, piazza della Resistenza 2, tel. 377 7081999
Cinema Moderno Castelbolognese, via Morini 24, tel. 0546 55075 Sala Sarti Cervia, via XX settembre 98/A, tel. 0544 71964 Cinema Palazzo Vecchio Bagnacavallo, piazza della Libertà, tel. 320 8381863 Cinema Jolly Russi, via Cavour 5
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
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JUNIOR INCONTRI
TEATRO
UNA CONFERENZA SUGLI STEREOTIPI DI GENERE
Da Zorro a Cappuccetto Rosso Gli appuntamenti in provincia per una domenica di spettacoli in famiglia Una domenica, quella del 24 gennaio, davvero per tutti i gusti per quanto riguarda il teatro per famiglie in provincia di Ravenna. Nel capoluogo, torna all’Almagià – zona Darsena di Ravenna – la rassegna del Teatro del Drago “Le arti della marionettaâ€?. L’appuntamento alle 16.30 è con Z - Le avventure di Zorro, spettacolo di burattini spagnoli (catalani per l’esattezza) per bambini a partire dai 3 anni. Si tratta di una rappresentazine che unisce la tradizione e l’innovazione, con gli attori-burattinai Eudald FerrĂŠ e Luca Ronga che portano a vista tutti i segreti dei burattini che escono dalle loro “gabbieâ€? mentre il corpo dell’attore diventa presenza scenica. Sempre domenica ma alle 15.30 continua negli spazi (a disposizione anche per giochi e laboratori prima e dopo gli spettacoli) di Vulkano, a San Bartolo, la rassegna “Tè a Teatroâ€? organizzata da Drammatico Vegetale / Ravenna Teatro. L’appuntamento è con Il circo tre dita, circo in miniatura di Alberto De Bastiani che presenta lo spettacolo, suona un vecchio organetto, coinvolge attivamente il pubblico: gli acrobati, i domatori, i clown prendono vita con tre dita della mano (per bambini dai 3 anni). Spostandoci a Russi, al teatro comunale alle 16.30 va in scena Kolòk - I terribili vicini di casa, spettacolo della Fondazione Onlus “Teatro Ragazzi e Giovaniâ€? con Olivia Ferraris e Milo Scotton per la regia di Philip Radice. La Ferraris e Scotton vantano una notevole esperienza internazionale e il loro talento polivalente consente loro di essere di volta in volta equilibristi, giocolieri, acrobati, danzatori e attori. Infine, da segnalare alle 17 di domenica al teatro Moderno di Fusignano il sempre suggestivo Cappuccetto Rosso della compagnia ravennate Tanti Cosi Progetti, di e con Danilo Conti e Antonella Piroli (musiche di Dustin O’Halloran).
“A proposito di storia. Donne e uomini nel corso del tempoâ€?, questo il titolo della conferenza che si svolgerĂ sabato 23 gennaio alle 16 alla Sala d’Attorre di via Ponte Marino, a Ravenna. Relatrice sarĂ Paola Patuelli (docente di filosofia e storia). L’incontro rientra nel progetto formativo “Pluriverso di genere 2â€?, promosso dall’Associazione Femminile Maschile Plurale, che si rivolge per il secondo anno agli insegnanti e studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, con l’obiettivo di favorire l’educazione alle differenze e facilitare le relazioni fra i giovani affrontando criticamente pregiudizi e stereotipi di genere.
FESTE E A SANTERNO Ăˆ GIĂ€ CARNEVALE...
Il Circo Tre Dita, in scena a Vulkano
Domenica 24 gennaio, dalle 14.30, si svolgerĂ l’edizione 2016 del Carnevale di Santerno. La festa partirĂ dal centro del paese e sarĂ animata dalla sfilata dei carri allegorici, dallo show del gruppo folkloristico di ballerini romagnoli “alla Casadeiâ€?, dalle esibizioni del gruppo di sbandieratori e musici del Rione Nero di Faenza e dal gruppo ravennate di pattinatori Rinascita.
STELLE
INFO UTILI
IL PICCOLO GIORNALISTA
Aperte le iscrizioni alle materne
UN POMERIGGIO AL PLANETARIO SEGUENDO LA COMETA Sabato 23 gennaio alle 16.30 al planetario di Ravenna I favolosi viaggi della cometa con Marco Garoni. Un’attività adatta a bambini a partire dai 6 anni.
LABORATORI
Le “Storie di Arlecchinoâ€? secondo Anna e Anna Pubblichiamo qui due tra i disegni realizzati dai bambini al termine dello spettacolo di burattini Storie di Arlecchino andato in scena domenica 17 gennaio all’AlmagiĂ nell’ambito della stagione Le Arti della marionetta. A sinistra la piccola opera d’arte di Anna Corbara, a destra quella di Anna La Forgia, entrambe di 5 anni.
Fino a mercoledÏ 3 febbraio sono aperte le iscrizioni alle scuole materne comunali di Ravenna per l’anno scolastico 2016/2017. Le iscrizioni sono possibili esclusivamente in modalità on-line. Il bando e tutte le informazioni sono disponibili al link http://www.istruzioneinfanzia.ra.it/Isc rizioni-on-line/Iscrizioni-alle-scuoledell-infanzia-comunali-per-l-anno-scolastico-2016-2017, oppure accedendo dalla home page di www.comune.ra.it.
MATERIALI DA SCOPRIRE DA TANTE LUNE CON LUIGI BERARDI Allo spazio Tante Lune di via Traversari, in centro a Ravenna, domenica 24 gennaio dalle 16.30 laboratorio di e con l’artista Luigi Berardi dal titolo “Da un manico di scopa... Architetture fantasticheâ€?, con materiali tutti da scoprire. EtĂ consigliata dai 4 ai 6 anni. Posti limitati. Info e prenotazioni: 393 8292900 e info@tantelune.it.
CORSI PER TUTTE LE ETĂ€
LEZIONI GRATUITE DI PROVA Direzione artistica: Laura Ruocco Recitazione: Paola Baldini Canto: Elisa Drei Danza Classica: Serena Mazzotti - Chiara Rambaldi Modern Jazz: Sara Buratti Danza Contemporanea: Elena Casadei Collaborazione artistica: Fabrizio Paganini
Accademia di Teatro Musicale, Parola, Canto, Musica, Danza
CON IL PATROCINIO DI:
Ravenna • via M. Marani 1 Info e iscrizioni 331.7983986 accademiadelmusical@alice.it
www.laccademiadelmusical.it
GEMELLAGGIO CON:
COMUNE DI RAVENNA
MUSICAL Ăˆ BELLO
CON IL CONTRIBUTO DI:
GUSTO LA FIERA
A Russi due giornate in centro dedicate a dolci e cioccolato Sabato 23 e domenica 24 gennaio ritorna a Russi “Piada Ciock”, la fiera del cioccolato. A partire dalle 14 di sabato il centro storico si animerà con tante attrazioni, specialità culinarie a base di cioccolato, mostre mercato d’artigianato artistico, collezionismo e oggettistica d’epoca. Alle ore 15 “The Morfino’s Law” suoneranno dal vivo in piazza Farini, dove, mezz’ora più tardi, ragazzi e ragazze truccheranno i bambini. A concludere la prima giornata di fiera sarà poi la premiazione della seconda gara di torte al cioccolato (ore 17), giudicate per l’occasione dall’ospite d’onore Sebastiano Caridi, vincitore del programma Rai “Il più grande pasticcere”. Domenica 24, invece, gli stand apriranno in mattinata alle ore 10, con la vendita delle torte che hanno partecipato alla gara di sabato (il ricavato verrà devoluto in beneficenza). Nel pomeriggio, a partire dalle 15, la musica tornerà ad animare piazza Farini con l’esibizione del duo “Il Mistico e l’Aviatore”, in compagnia, come per la giornata precedente, del “Truccabimbi”. Oltre a tutto questo, la possibilità di gustare gratuitamente crepes, piadine, bomboloni e brioches, farcite con cioccolato. Per informazioni: 348 9030832.
GASTRONOMIA
COSE BUONE DI CASA
La classica torta di riso, nella ricetta di Artusi di Angela Schiavina - www.angelaschiavina.it
Un dolce classico, sempre ben accolto, che si può gustare in qualsiasi momento della giornata. La ricetta è quella di Artusi. Ingredienti: 1 litro di latte intero, 200 gr di riso, 150 gr di zucchero semolato, 50 gr di cedro candito tagliato a piccoli cubetti, 50 gr di mandorle pelate, tostate e tritate, la scorza grattugiata di 1/2 limone, 5 tuorli e 3 uova intere. Una tortiera con il bordo sganciabile; burro e pan grattato per lo stampo. Preparazione: Versare in casseruola il latte e portare a bollore, aggiungere il riso, mescolare bene e proseguire la cottura fino a quando il riso avrà assorbito il latte. Spegnere il fuoco, aggiungere la scorza di limone, lo zucchero, le mandorle tritate e il cedro. Mescolare e lasciare intiepidire. Poi aggiungere le uova una alla volta, sempre mescolando. Imburrare lo stampo e cospargere con il pan grattato, versarvi il composto, livellandolo. Passare in forno caldo (180 gradi) per circa un'ora. Lasciare intiepidire nello stampo, poi mettere la torta sul piatto di portata e spolverare con zucchero a velo e cannella. Si può arricchire anche con scorza di arancio candita, sempre tagliata a piccoli cubetti e con uvetta (lasciata ammollare in acqua tiepida e rum e poi strizzata).
SOLIDARIETÀ
Slow Food per l’Africa Cena alla Campaza con il presidente nazionale Continua “Sovranità alimentare”, il progetto di raccolta fondi promosso da Lions Club e Slow Food Ravenna, che ha già contribuito alla realizzazione di due orti in Africa. Ora l’obiettivo è la realizzazione di un terzo a Wolisso, in Etiopia, dove esiste già una scuola costruita grazie ai Club Lions. Per raccogliere fondi è stata organizzata una cena di solidarietà in programma il 12 febbraio alla Campaza di Fosso Ghiaia. È possibile prenotare il proprio posto entro lunedì 1 febbraio (info e prentoazioni al 335 375212 oppure via mail all’indirizzo maurozanarini@gmail.com). Il costo è di 35 euro a persona per un menù definito dagli organizzatori «ricco e stimolante», in cui sono stati ricercati presidi Slow Food e prodotti di eccellenza del territorio. Dopo l’aperitivo verranno serviti al tavolo due primi (“Cappelletto di parmigiano reggiano di montagna 24 mesi di Zocca (Mo) in brodo” e “Tagliatelle di grano gentil rosso con ragù all’uso di Romagna”), due secondi (“Radicchio e bruciatini di mora romagnola con aceto di vino Trucioleto di
Leonardo Spadoni e sale di Cervia della salina Camillone” e “Spalla di mora romagnola cotta al forno con patate”) e un dolce, accompagnati da vini di Fattoria Monticino Rosso e Morini. Sarà presente e interverrà il presidente nazionale Slow Food, Gaetano Pascale. Nel corso della serata Mauro Zanarini di Slow Food Ravenna presenterà il progetto dei presìdi e i produttori. Sul maxi schermo correranno le immagini di Terra Madre e dei progetti di Slow Food.
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48018 Faenza (RA) Via G. Verdi 27 Tel/Fax 0546.22051
RAVENNA &DINTORNI 21/1 2016
27 INFOPROM
Quattro serate alla scoperta della cucina etnica alla Bottega di Felice All’Antica Bottega di Felice di via Ponte Marino, in centro a Ravenna, parte un ciclo di serate alla scoperta della cucina etnica. Quattro appuntamenti, al martedì, che si trasformeranno in una vera e propria esperienza di contatto con il cibo attraverso la contaminazione enogastronomica. Ecco il primo appuntamento, in programma durante la serata di martedì 26 gennaio. “Cena Eritrea”
Antipasti: - Sambusà di carne e verdure Pastella di acqua e farina con carne tritata di manzo e spezie - Sambusà di verdure Pasta sfoglia con peperoni e spezie Piatto unico: - Fit- Fit di Injera Injera (pane eritreo) Zighinì di carne (manzo) Zighinì di pollo con uovo sodo Spriss di manzo in bianco Crema di ceci Bietola piccante Alicià Zighinì di lenticchie Dolce all’ananas Digestivo: bevanda allo zenzero Tè speziato e caffè eritreo Menu completo 25 euro, bevande escluse Prodotti e menù sono preparati con la massima cura nel laboratorio gastronomico e cucina. Non mancano il buon vino e ottimo caffè selezionati con tanta passione. La prenotazione è consigliata. Info: Facebook – Antica Bottega di Felice; www.anticabottegadifelice.com; telefono 0544 240170, via Ponte Marino 23/25, Ravenna
Dal 1955, il caseificio SICLA porta in tavola tanta allegria, energia e sapori che si abbinano piacevolmente con tutti gli altri alimenti. Antipasti, primi, secondi e dolci: il formaggio è un alimento completo, ricco di energia che si combina con tutte le pietanze della cucina mediterranea, per una alimentazione equilibrata e moderna.
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TENDENZA BIO PIANTE DI STAGIONE
Foglie e radici di tarassaco per la tavola e la salute Anche se in pieno inverno può risultare difficile trovare fiori di tarassaco (Taraxacum officinale o comunemente cicoria selvatica, dente di leone, stella gialla, capo di frate o girasole dei prati, nome questo derivato dal fatto che i suoi fiori si chiudono al calar del sole e si riaprono al mattino), in questi giorni possiamo andare in cerca delle loro foglie e delle loro radici. Proprio nei mesi di gennaio e febbraio infatti si raccolgono queste parti della pianta e si utilizzano le prime in cucina per la preparazione di frittate, zuppe e contorni mentre le seconde sono perfette per la preparazione di rimedi erboristici dall'effetto depurativo. Alcuni autori fanno risalire le origini del nome "tarassaco" ai vocaboli greci taraxis (disordine, squilibrio) e akas (rimedio). Non sorprende, dunque, che il tarassaco sia un rimedio conosciutissimo nella antica medicina popolare. Significative sono anche i suoi appellativi tradizionali attribuitigli nei vari paesi del mondo, tra i quali ricordiamo l'italiano “piscialetto” ed il francese “pissenlit”. Entrambe queste denominazioni si riferiscono ai poteri diuretici delle sue foglie ricche di potassio e sostanze amare. Difficile da riconoscere? Cer tamente nel periodo della fioritura è molto più semplice: il tarassaco è facilmente identificabile per il suoi fiori dal colore giallo-arancio e per il suo caratteristico frutto, il “soffione”, che ne permette la propagazione dei semi. In inverno invece, è sufficiente fare attenzione alle foglie, molto diverse da quelle di qualsiasi altra pianta spontanea e quindi identificabilissime. Cresce spontaneamente in campi e prati, ma è necessario evitarne la raccolta lungo strade molto trafficate per la certa pre-
PANETTERIA PASTICCERIA E CAFFETTERIA GASTRONOMIA VEGETARIANA RISTORANTE-BIO CATERING
RICETTA/1 FOCACCIA
FARCITA AL TARASSACO
Ingredienti: 500 grammi di impasto per pane, 300 grammi di foglie di tarassaco, 30 grammi di pinoli, 60 grammi di uva passa, 1 cucchiaio di maggiorana fresca tritata, olio extravergine di oliva, sale marino integrale. Preparazione Lavare bene le foglie di tarassaco, sgrondarle e stagliuzzarle. Farle stufare in un tegame con poco olio per circa 5 minuti. Unire l’uva passa fatta rinvenire in acqua tiepida, i pinoli, la maggiorana e aggiustare di sale. Dividere l’impasto di pane in due parti, lavorarle leggermente e stendere la più grande sul fondo di una teglia da forno, foderata con carta da forno. Stendere sopra il ripieno e ricoprire con il secondo impasto, chiudendo i bordi con una leggera pressione. Ungere infine di olio la superficie della focaccia e bucherellarla con una forchetta. Porre in cottura i forno già caldo a 200° per circa 30 minuti. Servire tiepida.
CeccoliniBio
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TENDENZA BIO
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senza di sostanze inquinanti. Come già detto, del tarassaco si utilizzano anche le radici, il cui raccolto per uso officinale avviene a febbraio oppure da maggio a novembre. Aldilà delle proprietà diuretiche universalmente note, la radice, (il rizoma) aumenta la produzione della bile e il suo deflusso dal fegato all'intestino (proprietà rispettivamente definite colagoghe e coleretiche). I suoi estratti vengono pertanto utilizzati come purificanti, decongestionanti e disintossicanti epatici. Al tarassaco vengono attribuite anche proprietà antinfiammatorie, ipoglicemiche, stimolanti l'attività pancreatica e ipo-colesterolemizzanti (promuove l'eliminazione biliare del colesterolo in eccesso e ne riduce l'assorbimento grazie alla ricchezza in fitosteroli e fibre solubili). Una volta raccolte, queste devono essere essiccate al sole o in forno a bassissime temperature e poi conservate in barattoli di vetro o di latta. Circa il loro utilizzo, certamente quello più semplice è, tramite l’infusione, la preparazione di una tisana dall'effetto diuretico e depurativo (se ne può consumare fino a un litro al giorno). Va detto però che è controindicata a chi assume farmaci diuretici e può provocare reazioni indesiderate in chi soffre di allergia all'ambrosia. L'infuso può essere anche impiegato per uso esterno al fine di stimolare il cuoio capelluto e per combattere la forfora. Per la preparazione della tisana si impiegano uno o due cucchiaini di radice di tarassaco grattugiata per ogni tazza d'acqua bollente e lasciata in infusione per circa 15 minuti. Veniamo ora alle foglie che solitamente vengono consumate come verdura cotta a vapore: se si cuociono in ammollo, è bene ricordare che a cottura ultimata l'acqua conterrà la maggior parte dei princìpi attivi. Le ricette che si possono realizzare con questa verdura sono moltissime. Io in queste pagine ve ne propongo un paio. Giorgia Lagosti
RICETTA/2 RISOTTO AL TARASSACO Ingredienti per 4 persone: 320 grammi di riso (carnaroli, vialone nano o arborio) 200 grammi di foglie di tarassaco; 500 millilitri brodo vegetale; 100 grammi di burro di centrifuga; olio extravergine di oliva; 1 mazzetto di erba cipollina 1 cipollotto (2 se molto piccoli); 100 millilitri di vino bianco; 100 grammi di Parmigiano Reggiano grattugiato; sale marino integrale e pepe macinato al momento Preparazione: Rosolare il cipollotto in metà burro (1 cucchiaio) e metà olio. Aggiungere il riso e farlo tostare. Sfumare con il vino bianco e aggiungere le foglie di tarassaco ben lavate e spezzettate. Una volta che il vino sarà completamente evaporato, bagnare con brodo. Quanto il riso sarà quasi cotto (ma ancora “lento”), mantecare con il burro rimasto e il Parmigiano Reggiano, spegnere la fiamma, coprire la casseruola e far riposare almeno 4 minuti. Servire ben caldo completando con una generosa macinata di pepe.
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Pasti, merende e spuntini vegetariani Il venerdì sera
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BIS DI PASTE INSANGUINATE DAL DELITTO Risotto alla rapa rossa e funghi Tagliatella verde al ragù di seitan SECONDO Straccetti di seitan al radicchio e aceto balsamico CONTORNO Patate al forno Muffin ai frutti insanguinati Caffè avvelenato e acqua fino alla morte Altre bevande escluse È possibile avere un menù di carne su prenotazione
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MONDOVINO
di Fabio Magnani Giornalista, selezionatore vini con collaborazioni nazionali e internazionali. Consulente di importatori, piattaforme commerciali, ristorazione e aziende vinicole
IL DILEMMA
ABBINAMENTI
Quale vino abbinare al piatto? Ragionamenti sui metodi, dall’esagerata scuola francese fino al metodo di Pietro Mercadini L’abbinamento cibo-vino è una delle cose piĂš divertenti, piacevoli e, lasciatemi dire, un po’ assurde che fanno parte del mondo del vino. Abbiamo assistito a interventi di esperti, dialoghi e litigi accesi tra appassionati e buongustai davanti a un piatto di arrosto e un calice di vino. Abbiamo sentito dire “noâ€? al pesce col vino rosso e “sĂŹâ€? alla carne col vino bianco per non parlare del tempo usato ad ascoltare opinioni su cosa bere con una pizza piuttosto che con un brasato. Insomma, stiamo parlando di un argomento tra i piĂš spinosi del mondo enogastronomico perchĂŠ legato alla soggettivitĂ della persona che ne esprime un giudizio e a una serie di tecnicismi difficili da ignorare. Molti avranno sentito parlare, facendo riferimento a un piatto, di succulenza, grassezza, untuositĂ e aciditĂ altri, invece, si saranno ritrovati a dare punteggi a un piatto di pasta col pomodoro pur non capendo nulla su quale vino abbinare. Cerchiamo di semplificare allora un argomento che da secoli – giĂ nelle corti dei re se ne discuteva – ha creato dubbi e incertezze spesso a scapito del piacere della tavola. Ed è proprio da questo concetto che dobbiamo partire sempre: il piacere della tavola. PerchĂŠ purtroppo c’è sempre chi prende le cose troppo sul serio e comincia a dare punteggi e a “incasinareâ€? i commensali. Dietro a quest’argomento c’è molta tecnica e diverse scuole che propongono diverse teorie. I francesi hanno le loro idee e con precisione
non solo indicano quale vino con quale cibo ma suggeriscono anche che, nel corso di una valutazione di abbinamento con un piatto, occorre tenere conto anche della successione dei vini, le temperature di servizio, il grado alcolico, la giovinezza del vino, il servizio e molto altro. Pensate che la scuola francese determina anche quanti grandi vini devono prendere parte a un vostro pasto rispetto a quelli di qualità inferiore in modo che ci sia equilibrio e rammenta, inoltre, cosa deve fare il commensale tra un cambio di vino e un altro. Un po’ esagerato, è vero, ma la tecnica e lo studio che c’è dietro sono buoni anche se non trovano sostegno dalla scuola inglese che con la tipica pratica anglosassone ha liquidato l’annoso proble-
ma raccomandando che ognuno si abbini quello che vuole in base al gusto personale. Tra i due opposti, però, interveniamo noi, la scuola italiana che finora ha dimostrato di avere risolto la situazione con un metodo, se vogliamo, scientifico, proposto da Pietro Mercadini. All’associazione italiana sommelier va il merito di aver fatto davvero un po’ di ordine sposando la teoria del professore appena menzionato. Un metodo semplice, anche se di primo acchito può sembrare il contrario: appena si entra nel meccanismo s’intuisce facilmente come gestire alla meglio un piatto. Purtroppo a complicarvi la vita avete altre tipologie di abbinamento cui spesso si parla. Il piÚ semplice e anche il piÚ antico è l’abbi-
namento denominato “per tradizioneâ€?. Un accordo tra cibo e vino fatto “secondo naturaâ€? dove berrete un vino e mangerete un piatto dello stesso territorio. A Ferrara, l’anguilla col vino Fortana, le tagliatelle di Bologna con il Lambrusco, i passatelli romagnoli con un’albana secca, eccetera. Ăˆ sempre esistito un rapporto intimo tra cibo e vino di una determinata area e in passato ha sempre risolto i problemi della tavola anche nei particolari. Pensate al polpettone di carne coi funghi come si fa a Rimini, non potete metterci certo un sangiovese di Predappio ma perfetto è invece il bere delle stesse colline di Rimini dove il sangiovese è piĂš semplice e meno impegnativo. Esistono poi gli abbinamenti stagionali basati sula fatto che nei periodi caldi si mangia e si beve differentemente rispetto l’inverno oltre ad avere ingredienti diversi. Infine abbiamo gli abbinamenti detti per valorizzazione dove si vuole evidenziare il vino piuttosto del piatto. In questo caso andremo a scegliere un vino che “ucciderĂ â€? il piatto perchĂŠ si vuole porre l’attenzione sul vino stesso o viceversa. Che è anche una tecnica di vendita. Al di lĂ di quanto descritto, il trucco è capire a ogni boccone se provate piacere o meno. Se notate un’esaltazione del gusto oppure se il tutto scema in due masticazioni. Cercate al palato una nuova e piacevole sensazione. Prima di tutto, quindi, non il punteggio ma il vostro piacere.
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ATTENZIONE NON SOLO AL CIBO, MA ANCHE AL METODO DI COTTURA
Ma un “vitelloâ€? al forno è diverso da un “vitelloâ€? in padella? Certamente sĂŹ. Ciò che molti dimenticano di curare quando si abbina un cibo è il metodo di cottura. La stessa carne fatta sulla griglia di un camino è diversa da quella preparata al forno. A complicarvi la tavola in questo caso anche la reazione di ogni singolo ingrediente che utilizzate per la preparazione della pietanza che, sempre in fase di cottura, si trasformerĂ e fonderĂ con gli altri.
A VOI LA SCELTA DEL VINO TRA CONCORDANZA E DISCORDANZA In un piatto ci sono giochi acido/sapidi, leggere dolcezze, morbidezze estreme, zuccheri ridondanti, toni speziati, inoltre, su uno stesso cibo, potete utilizzare entrambe le tecniche. Concordanza e discordanza. Un esempio è il cioccolato che è un concentrato di aromaticità , grassezza, dolcezza, speziatura, succulenza, acidità e amaro. A voi la scelta del vino
Tutti giovedĂŹ sera menĂš fisso popolare
GIOVEDĂŒ 21 GENNAIO
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Vi garantisco che questa faccenda degli abbinamenti è davvero un cruccio e suscita interessi in tutto il mondo. Sempre piÚ spesso mi trovo a discutere di abbinamenti con cinesi, russi, giapponesi, australiani: quale vino abbinare a un piatto piuttosto che un altro? Solo per darvi un’idea di quanto interesse ci sia all’estero, pensate che un anno fa mi è stata commissionata, da parte di un importatore di vino, una ricerca durata quasi un mese sulla cucina di Singapore, area dove questi distribuisce i propri vini. In pratica ho dovuto sperimentare e studiare direttamente sulla mia pelle ogni cibo, piatto, specialità con tutte le variazione tecniche ed etniche venendo a capo di ogni singolo ingrediente utilizzato che fosse spezia, ortaggio o frutta. Al di là dei mal di stomaco una bella esperienza utile ai fini commerciali e culturali giacchÊ un popolo si conosce anche dal cibo che mangia.
C’era una volta a tavola...
COSA BERE IN SINGAPORE? UNO STUDIO DA MAL DI PANCIA...
L’Antica Bottega di Felice nasce dalla piÚ autentica tradizione contadina e rurale, di cui Felice Malpassi è stato erede, capace di trasformare dalla terra e dagli allevamenti in cui è nato e cresciuto, con amore e passione, prodotti della gastronomia unici ed eccellenti. La sua sapienza e passione per la selezione delle materie prime del territorio e stata trasmessa a Giordana e Roberto che nel loro locale di via Ponte Marino, a Ravenna, proseguono i valori di quella tradizione. Prodotti e menÚ sono preparati con la massima cura nel laboratorio gastronomico e cucina. Non mancano il buon vino e ottimo caffè selezionato con tanta passione.
Ravenna - via Ponte Marino 23/25 Tel. 0544 240170 Antica Bottega di Felice www.anticabottegadifelice.com
L’Emilia incontra la Romagna Erbazzone reggiano con misticanza Minestra matta con i manfrigul Zuppa inglese - ½ acqua e caffè 15 ₏ PRENOTAZIONE CONSIGLIATA
Il ristorante è aperto dal lunedÏ al sabato dalle 12:00 alle 14:30 e dalle 19 alle 22 (venerdi e sabato fino alle 22.30)
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31 VINO E CIBO: IL METODO
L’EVENTO
Prima annusare il piatto, poi la contrapposizione È il metodo che ben conosce chi ha frequentato i corsi dell’associazione Italiana Sommelier, è un sistema risolutore con delle basi ben precise e che molto si avvicina alla scopo finale: ottenere piacevolezza al palato ed equilibrio tra piatto e vino. Semplificando, per i non addetti ai lavori, per prima cosa dovreste annusare il piatto, esattamente come si fa per un vino, e intendere almeno l’intensità dei EGLI USA profumi e, se riuscite, la tipologia degli odori. Notate maggiormente spezie o erbe aromatiIL PROSECCO CON IL CHEESEBURGER? IL SENSO PRATICO AMERICANO... che? Un esempio semplice ma che fa capire che l’abbinamento non si basa solo su quello Sono consapevole di avervi creato confusione in fatto di abbinamenti. Lo ammetto, l’ho fatto appoche percepite al palato. Provate a sposare una sta per spingervi a sperimentare e a non abbandonarvi alle regole scritte dagli altri. Questa è una materia che ha riempito volumi di ricerche e non facile da riassumere in due pagine. Se aggiungete pasta in bianco condita con l’olio d’oliva e un un volume pure voi sulla base delle vostre esperienze poco importa. Sarà tutto a vostro beneficio. La Cannonau, e sentirete cosa succederà al naso curiosità invece viene dall’America dove stanno cercando di adattare il tutto al proprio gusto persoprima ancora che al palato. Facciamo attennale in modo da gestire al meglio piatti e vino. D'altronde, se ci mettiamo nei loro panni non hanno zione, quindi, che intensità dei profumi di cibo sempre a disposizione un piatto di lasagne al forno, i cappelletti romagnoli o un bollito. È difficile e vino siano simili. Assaggiate poi piccole andare al supermercato a comprare un Chianti e poi cercare di prepararsi a casa un piatto tipico quantità delle varie componenti del piatto toscano. Allora cosa fanno? Semplificano. Hanno studiato i concetti base delle diverse scuole, francreando un unico boccone. Dovete notare se cese e italiana, ed hanno cominciato ad applicare il metodo ai loro piatti, hamburger compreso, e avvertite succulenza e se avete sensazioni sacapire cosa succedeva al loro palato e, soprattutto, nella loro testa. Il risultato finale è una serie di late, acide, dolci, amare e se vi rimangono perregole, simili alle nostre, che permettono di districarsi tra le varie cucine etniche che in America è facicezioni di unto o grasso dopo che avete deglule trovare. Per gli appassionati d’oltreoceano, era importare capire se si poteva gestire un’ala di pollo tito. Cercate di dare una quantità a ciò che fritta con un barolo piuttosto che un cheeseburger con un prosecco. Fondamentalmente hanno fatto percepite. Ad esempio percepite più unto o delle prove empiriche, che suggerisco di fare sempre al di là delle regole tecniche, e da lì in poi è grasso? Più acido o amaro? Sulla base di tutto nato il loro stile. Senso pratico americano di semplificare le cose. Come non dargli torto? questo occorre pensare al vino che vi servirà per bilanciare il grasso, l’unto eccetera. Il nostro spaghetto con olio d’oliva sarà diverso se, invece, userete il burro. Tecnicamente per contrastare LO STAPPATO l’unto servirà la parte tannica o alcolica del vino mentre servirà acidità in caso di grassezza. Difficile abbinare un rosso con lo “spaghetto in bianco” ma provate con un vino bianco che ha subito una leggera macerazione sulle bucce o un passaggio in barrique o un rosato e il gioco è fatto. Questa estrema semplificazione spiega l’abbinamento per contrapposizione che vale anche in caso di succulenza, cui dovete contrapporre la parte tannica e/o alAssaggiamo un vino friulano. L’occasione è data dall’azienda “Venica&Venica” e al colica del vino perché “asciuga”. Di fronte a un vino acido, sapido suo “Collio Friulano Ronco delle Cime” 2014 da uve “tocai” Friulano. Il naso è ine magari dalla spiccata tendenza amarognola si contrappone un tenso e persistente, pulito. Leggera sensazione morbida in fase iniziale al naso che rivino morbido ma attenzione, perché con un dolce vi servirà una corda una vaga vaniglia e odori di lieviti. Erbe aromatiche e fiori di campo nascondoconcordanza, ovvero, un vino passito o amabile perfetto per una no un frutto essenziale e un po’ severo che gioca più sulle retrovie e che lascia spazio crostata o un dolce al cucchiaio. Se affrontate una torta con un a ricordi di mandorle amare, noce e foglie di ortica e fico. Qualcosa di marino sul fibrut rimarrete delusi e avvertirete una sensazione di fastidio a dir nale. Bocca fresca, leggero volume nel centro bocca, sapidità e leggerissima sensapoco terribile. zione astringente sul finale. Ottimo vino per piatti di pescato, salumi, uova e funghi.
Alla Fiera di Forlì con Sapeur anche la storia del vino con oltre 100 etichette da assaggiare
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Un ottimo friulano per pesce e salumi
CONAD VIA GALILEI
Inutile negare che a Forlì sta succedendo qualcosa nel mondo enogastronomico. Potremmo anche dire… finalmente, visto che da anni si percepiva un vuoto che andava riempito con un format che la fiera di Forlì, con “Sapeur Wine festival”, è riuscita a mettere a segno. Questa manifestazione, infatti, che desta sempre più interesse, si ripeterà il prossimo 22, 23, 24 gennaio e chi parteciperà troverà mostra delle migliori prelibatezze enogastronomiche della nostra penisola. Un piccolo viaggio per conoscere l’Italia del vino e delle specialità culinarie che nell’edizione precedente ha visto quasi 40.000 persone partecipare con entusiasmo. Un successo che ogni anno si arricchisce non solo di aziende presenti ma anche di professionalità. Tanto è vero che l’associazione italiana sommelier sarà la principale animatrice del padiglione dedicato al vino e al mondo della vitivinicoltura. Una garanzia assoluta per gli appassionati. Un padiglione dedicato che racconta la storia del vino rappresentato direttamente da oltre cinquanta Cantine dell’Emilia-Romagna oltre che di Marche e Toscana. I visitatori avranno la possibilità di assaggiare più di 100 etichette e incontrare direttamente produttori, sommelier, professionisti del settore e dialogare con loro sui molteplici aspetti del mondo del vino. Inoltre sarà possibile partecipare anche a degustazioni, verticali, comparazioni fra le migliori etichette che evidenzieranno la storia di ogni bottiglia, dei territori e degli uomini che la producono. E partecipare alle degustazioni guidate aiuta ad apprendere i segreti della degustazione direttamente da esperti sommelier, un’occasione, quindi, di crescere nella propria passione. Insomma “Sapeur Wine Festival” non è solo una festa per appassionati gourmet ma anche una kermesse culturale che sta attraendo sempre maggior consenso tra gli appassionati che potranno fare anche acquisti tra i banchi degli espositori. Un modo di portarsi tra le mura di casa un saporito ricordo della nostra penisola. Programma degustazioni: venerdì 22 ore 19 “Noi e l’altro sangiovese”; sabato 23 ore 16 verticale di Codronchio Romagna Docg Albana, Fattoria Monticino Rosso; sabato 23 ore 18.30 vitigni internazionali o autoctoni del territorio; domenica 24 ore 16.30 champagne e metodo classico, stesso metodo stili diversi. Info: venerdì 22 e sabato 23 gennaio orari 10-22.30; domenica 24 dalle 10 alle 20; biglietti venerdì a 2 euro, sabato e domenica intero 7 euro, ridotto 5 con coupon scaricabile dal sito www.sapeur.it; degustazione vini biglietto 8 euro.
AZIENDE INFORMANO
All’enoteca del superstore, una vasta scelta divini di qualità a prezzi sempre convenienti Il vino buono, perfino eccellente, si può acquistare al supermercato, e a costi più che sostenibili. La sfida è stata lanciata nel 2015 dal superstore Conad di via Galilei a Ravenna, che ha ristrutturato un’intera corsia per ospitare una vera e propria enoteca, ben ordinata per tipologie ed etichette regionali di qualità. Una proposta vincente ideata dal titolare Paolo De Lorenzi, che all’intraprendenza commerciale ha affiancato la competenza e la passione per il vino, portate avanti fin da quando ha avviato la sua attività imprenditoriale di esercente. «L’enoteca ha avuto un successo inaspettato – commenta De Lorenzi –, cambiare la consuetudine dello scaffale quasi anonimo di etichette standard e prodotti industriali, per offrire più qualità a varietà dei prodotti enologici, ci ha premiati. I consumatori hanno sicuramente apprezzato il vasto assortimento di vini nazionali con ampio spazio dedicato agli ottimi prodotti del nostro territorio. Abbiamo puntato sulla selezione e la diversificazione delle etichette, cercando di offrire il migliore rapporto qualità-prezzo e questo ha portato ad un incremento rilevante delle vendite, soprattutto in occasione delle festività di fine anno, quando molti clienti si sono riforniti nella nostra enoteca per festeggiare a casa con qualche bottiglia di vino o spumante eccellente». Nella selezione delle cantine, il titolare del superstore Conad ha sempre cercato di impostare una filiera corta fra produttore e
distributore con notevoli vantaggi per i consumatori: sia in termini di qualità dei prodotti che di prezzo. In diversi casi si tratta di piccole etichette, tanto pregevoli quanto poco commercializzate che rappresentano una vera e propria occasione per i clienti più curiosi. «Oggi al mondo del vino si stanno avvicinando sempre più persone ed è cresciuto molto il livello di conoscenza e di gusto dei consumatori – sottolinea De Lorenzi – e con l’enoteca, la varietà e l'innalzamento della qualità dell'offerta ha influenzato positivamente la domanda. Il nostro amore per il buon vino, insomma, ha incontrato un'analoga passione nei clienti. Sicuramente ha stimolato delle curiosità, la voglia di sperimentare, compresa una rivalutazione dei prodotti di valore del nostro territorio». Fra i tanti proposti dall’enoteca dal Conad di via Galilei fra i più
apprezzati ci sono i vini e gli spumanti del nord est del Paese, dal Franciacorta al Trentino, dal Friuli al Veneto. Ma sono in crescita anche i vini locali, soprattutto Sangiovese e, in modo sorprendente, anche un vitigno autoctono come il Bursôn. «ll percorso che abbiamo intrapreso in questo campo – annuncia De Lorenzi – per quanto positivo è in evoluzione. Continueremo la ricerca e la selezione di nuovi prodotti, curandone sempre meglio l'esposizione, per agevolare le scelte dei clienti e rispondere meglio alle esigenze di bere bene e degustare nuovi prodotti. “Noi possiamo fare solo una cosa per avere vini di successo, valorizzare la bontà che ci offre la natura“ mi diceva un vitivinicultore romagnolo... D’altra parte noi di Conad continueremo a impegnarci per esaltare sugli scaffali dell’enoteca, con passione e rispetto, la qualità del vino dei bravi produttori».
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Il ristorante è dotato di più sale e di un salone con disponibilità di 200 comodi posti ed è servito da un’ampia veranda in cui è bello e piacevole fermarsi a gustare la nostra cucina. Vantiamo una pluriennale esperienza in Banchetti Nuziali, Cresime, Comunioni e Battesimi proponendo menù per tutti i gusti e per tutte le esigenze. Il nostro giardino inoltre offre svago agli invitati e splendide inquadrature per i fotografi. L’agriturismo Massari è il luogo ideale dove trascorrere cerimonie uniche ed indimenticabili. La pluriennale esperienza unita alla cucina genuina e tradizionale con ingredienti freschi di produzione propria, sono garanzia di un servizio di qualità che sarà difficile dimenticare.
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CERIMONIE CIVILI
Tredici sì tra i mosaici di Tamo Quando la location è artistica Si è conclusa in positivo, con ben tredici cerimonie nuziali, la prima stagione di matrimoni civili celebrati nei suggestivi spazi del Museo Tamo. Tra le tre proposte, la più richiesta da parte dei novelli sposi è stata la Tessera Oro, che prevede il Museo Tamo per la cerimonia nuziale e la disponibilità esclusiva della Cripta Rasponi e dei Giardini Pensili della Provincia, veri e propri tesori di arte e natura, ideali come set per il servizio fotografico e/o per allestire un piccolo buffet o aperitivo da offrire ai propri invitati. A seguire la Tessera Rossa, che prevede l’utilizzo degli spazi del Museo per la cerimonia nuziale ed infine la Tessera blu, che consente la disponibilità esclusiva della Cripta Rasponi e dei Giardini Pensili della Provincia. La Fondazione RavennAntica è quindi pronta ad affrontare la nuova stagione: la cerimonia può avvenire sia in giorni feriali che festivi, ad orari da concordarsi, (tranne nei giorni di festa comandata). Per ulteriori informazioni consultare il sito www.tamoravenna.it. Come noto per le cerimonie civili sono disponibili, oltre al tradizionale salone del Municipio, anche spazi della Biblioteca Classense, del Mar e del museo NatuRa a Sant’Alberto.
LA NOVITÀ APERTO LO SHOW ROOM DI SEREVENTI2005 Dopo anni di attività nel settore, a gennaio Sereventi2005 ha aperto a Ravenna uno show room in via Paolo Costa dove gli sposi possono trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per l’organizzazione del loro matrimonio passando attraverso un unico interlocutore: partecipazioni di nozze, ampia selezione di location, abiti da sposa e sposo, proposte di catering, mise en place del ricevimento di nozze, servizi fotografici, wedding cake, allestimenti floreali, confettata. L’apertura dello show room si pone anche come punto di riferimento per tutte quelle coppie straniere che vogliono venire a sposarsi a Ravenna. Lo show room si trova a Ravenna in Via Paolo Costa n°4/a e ha inaugurato il 10 gennaio.
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RAVENNA
Un momento del taglio del nastro con l’assessore Massimo Cameliani tra le due titolari: Anna Rita Marconi e Roberta Carella
SPOSI
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L’EVENTO
Alla fiera del matrimonio Due giorni a Faenza per scegliere tutto: dal trucco al viaggio
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I
ngresso gratuito con aperitivi, prove trucco e musica dal vivo
Anche nel 2016 torna l’appuntamento con “Faenza Sì Sposa”, tappa conclusiva della stagione fieristica organizzata da bussolaeventi. I futuri sposi avranno nuovamente la possibilità di conoscere idee e proposte di atelier, catering, fioristi, fotografi e di tutti coloro che possono aiutarli a organizzare le nozze che hanno sempre sognato. Quaranta gli espositori presenti con proposte e per tutti i gusti e i budget, per nozze last minute e chi pensa di fare il fatidico passo non prima del 2018. Non mancheranno come sempre eventi interattivi completamente gratuiti, che permettono alle coppie di sposi di approfondire la cono-
scenza degli espositori e di toccare con mano le loro proposte. Sia sabato che domenica nell’area eventi si alterneranno presentazioni di viaggi di nozze, prove di trucco e acconciatura, musica dal vivo da riproporre eventualmente nel fatidico giorno e e alle 17 un esclusivo aperitivo gratuito per assaggiare quelli che potrebbero essere i sapori del matrimonio. “Faenza Sì Sposa” è in programma presso i padiglioni della Fiera di Faenza, in via Risorgimento 3 a Faenza, sabato 23 e domenica 24 gennaio dalle ore 10 alle ore 20, ingresso e parcheggio gratuito. Info: www.circuitosisposa.it
RIOLO TERME
WEDDING DAY ALLA PER SAN VALENTINO
ROCCA
Alla Rocca di Riolo Terme si prepara un San Valentino dedicato ai futuri sposi. Il 14 febbraio sarà infatti un vero e propro Wedding Day. Si comincia alle 15 con l’apertura dell’esposizione, alle 18 ci sarà la sfilata di abiti da sposa, alle 20 la visita con Caterina (5 euro) e alle 21 per chi lo desidera anche una cena romantica.
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SALUTE RUSSI
PUBBLICA ASSISTENZA
SI PARLA DEGLI ATTEGGIAMENTI DEI BAMBINI
Nuovi corsi per diventare volontari sanitari Lunedì 1 febbraio alle 20.30, nella sede della Pubblica Assistenza di Ravenna in via Meucci 25, inizierà il nuovo corso gratuito teorico-pratico per aspiranti volontari del soccorso aperto a tutti i cittadini che abbiano compiuto almeno 16 anni. Durante il corso, articolato in 24 serate di due ore ciascuna (tre a settimana), saranno trattati argomenti sanitari di primo soccorso, traumatologia, anatomia e fisiologia, conoscenza delle attrezzature e dei presidi presenti sulle ambulanze, prove pratiche e simulazioni di soccorso. I volontari verranno impiegati in attività di trasporto infermi, trasporti nel sociale, protezione civile, primo soccorso ed educazione sanitaria. Chi eventualmente non si sentisse “pronto” per il servizio in ambulanza potrà comunque proseguire l’attività come autista nei mezzi utilizzati per il trasporto dei disabili e dei dializzati, come operatore di centrale o comunque svolgendo altre attività all’interno dell’Associazione. Il tempo libero di tutti può essere prezioso per chi è in stato di necessità, se hai un po’ di tempo libero non sprecarlo: anche tu puoi dare una mano ed è un’opportunità unica per sviluppare capacità di gestione di primo intervento sanitario coniugata con la possibilità di svolgere un’attività di volontariato. Dopo aver superato l’esame finale sugli argomenti trattati, i corsisti potranno terminare il periodo di adde-
Il Comune di Russi, in collaborazione con i Consigli di Partecipazione, organizza per martedì 26 gennaio, alle ore 20.45 presso la Sala Ravaglia del Centro Culturale Polivalente in via Cavour 21 a Russi, una “Conversazione sulla Salute” dal titolo “Bambini: domande e risposte sui loro atteggiamenti”. A trattare l’argomento saranno la Dottoressa Erica Brasini (Psicologa e psicoterapeuta), Dottoressa Cristina Donati (Podologa), Dott.ssa Sabina Berlati (Fisioterapista), Dr Piero Calabrese (Medico Chirurgo specializzato in Odontoiatria) e Laura Strocchi (Ottico Optometrista). L’Assessore alle Politiche Socio-Sanitarie Laura Errani presiederà la seduta.
PSYCHIATRIC CIRCUS
Bufera sul circo “con i matti” Insorgono i familiari dei malati
stramento in ambulanza e successivamente frequentare il corso di Blsd e Pblsd (rianimazione cardiopolmonare con utilizzo del defibrillatore e disostruzione delle vie aree adulto, pediatrico e lattante) certificato American Heart Association di cui la Pubblica Assistenza di Ravenna è centro di riferimento. Il percorso articolato e strutturato (in linea con le direttive regionali) è ritenuto necessario per la formazione dei volontari dell’Associazione portata avanti con periodici corsi di reclutamento, aggiornamento e specializzazione, che hanno l’obiettivo di garantire alla città una risposta di assistenza sanitaria e socia-
le adeguata, efficace e tempestiva. Quello in ambito sanitario è un tipo di volontariato che richiede una buona professionalità e un buon impegno, sforzo ripagato completamente poi dal piacere di poter essere nell'occasione la persona giusta al momento giusto. Per iscrizioni e informazioni: sede di Cervia in via Ospedale 17, a fianco sezione Avis, tel. 0544 974511 (martedì e giovedì dalle 9 alle 12); sede di Ravenna in via Meucci 25, tel 0544 400888 (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18; il sabato dalle 8 alle 12); info@pubblicaassistenza.ra.it; www.pubblicaassistenza.ra.it.
Dal 21 gennaio al 7 febbraio al Pala De André di Ravenna va in scena Psychiatric Circus, spettacolo teatrale ambientato negli Anni Cinquanta «che racconta la vita all’interno del manicomio cattolico di Bergen», si legge nella cartella stampa. Un evento che ha scatenato la reazione delle associazioni ravennati ("Porte aperte" e "A.M.A. La vita") dei familiari di persone che soffrono di disturbi mentali e che si occupano di salute mentale che hanno inviato una lettera ai giornali, agli assessori competenti e ai dirigenti del dipartimento di Salute mentale. «A nostro parere tale spettacolo si basa su vecchi luoghi comuni che offendono profondamente chi sperimenta la sofferenza psichica e chi cerca di curarla», scrivono le associazioni, secondo le quali già il primo impatto visivo (la scritta della locandina gronda sangue, il pagliaccio brandisce una siringa) «è inquietante», facendo intendere «una connessione tra follia, delitti e droga». «Se dal manifesto si passa al sito web della compagnia che allestisce lo spettacolo, le sensazioni inquietanti si moltiplicano – si legge nella lettera –: si promette agli spettatori un “umorismo trash, fuori dalle righe, con sfumature horror”, si preannuncia una serata “che vi farà ridere, ma vi farà portare a casa ansia e angoscia”, “una serata assolutamente nuova, di genere mai visto”. In realtà non c'è niente di nuovo nel ridere dei pazzi, come dimostrano migliaia di barzellette sui manicomi e sui matti». Le associazioni di familiari della Salute Mentale «devono purtroppo ancora una volta constatare quanto persistente sia lo stigma nei confronti della malattia mentale. Nessuno si permetterebbe di fare uno spettacolo comico sui malati di tumore, o sui disabili in carrozzella». «Non diteci per favore che ci manca il senso dell'umorismo – termina la lettera –, che non siamo abbastanza intelligenti per esercitare l'autoironia. Il percorso di sofferenza dei nostri cari è stato per noi una dura scuola e ci ha insegnato che, quando in una comunità persistono gli stereotipi che stanno alla base dello spettacolo, per chi soffre di un disturbo mentale è più difficile guarire».
ASTRI
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ARIETE
BILANCIA
TORO
SCORPIONE
Nonostante la quadratura di Mercurio, piacerete e vi piacerete. Il lavoro fila e premia, ma fate attenzione a non fare indigestione di chiunque vi osteggia. Bene il fine settimana per i rapporti in famiglia e soprattutto con il partner o per attrarre persone con inusitate cupidigie suine.
Siete inquieti e con l’umore tendente allo sfigo-cimiteriale, ma quando i doveri vi chiamano voi rispondete sia per indole sia per gli impegni che non perdonano. Niente di grave, ma forse per sfogarvi non c’è bisogno di gambizzare chi vi sta intorno, basterà una passeggiata liberatoria.
GEMELLI
Grazie all’influsso della Luna nel segno fino a giovedì, perdete quell’aria da mastino borderline. Nel lavoro, vi sarà più facile collaborare e concretizzare, anche se cupo-pensieri vi ronzano in testa a proposito di certe questioni familiari o sentimentali che vorreste cambiare. State calmi.
CANCRO
Settimana a due facce, in cui i buoni propositi di self control sono guastati da rogne economiche o di lavoro, ma non è un buon motivo per soffocare certa gente nella soda caustica. Anche in famiglia dove stanchezza e sfigopessimismo aleggiano. Dimenticate la vostra black list e fornicate.
LEONE
Anche se la quadratura di Marte non è di tutto riposo, le notizie rincuorano, i complimenti arrivano e siete pure in odore di exploit. Ma non abbiate lo charme della varana zitella: negoziare anziché irrorare di acido gli altri, sarà decisamente più conveniente, anche in fatto di sudombelico.
VERGINE
La quadratura di Venere si fa sentire. Così se certe questioni di lavoro migliorano, in famiglia e nei rapporti amorosi rischiate di essere più gelidi di un congelatore a pozzetto, tanto che chiunque vi tocca rischia di trasformarsi in un cordon bleu Findus. Prendetevi una pausa nel fine settimana.
Con la Luna che stuzzica Mercurio dissonante, non va tutto a meraviglia, ma il percorso è in discesa. Nel lavoro avete una marcia in più e le finanze sembrano riprendersi. Bene anche l’amore, nonostante non verrà meno il vostro smaccato narcisismo: prima venite voi poi gli altri.
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Con Marte nel segno molte cose migliorano anche se dovete farvi due glutei cubiformi. Il lavoro offre prestigio e consolidamenti, mentre in amore potrebbe arrivare l’occasione per analizzare certi aspetti della vostra relazione, o un nuovo incontro per i singles. Movimenti suini per tutti.
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Sostenuti da Venere nel segno, sul lavoro e in amore riuscite a gestire rivalità e conflitti senza creare danni esageratamente gravi. Insomma, per una volta riuscite ad accantonare i modi da pit bull con le ragadi labiali, peraltro poco utili anche per la fornicazione, che ora sembra riproporsi.
CAPRICORNO
Anche se gli eventi sembrano seguire percorsi diversi da quelli che avreste voluto, non tutto il male viene per nuocere. Giovedì e venerdì buone notizie: un finanziamento o una giusta intuizione per risolvere faccende spinose vi risolleveranno il morale. Bene la fornicazione nel week end.
ACQUARIO
Con il Sole che sta per entrare nel segno, qualsiasi progetto intendete intraprendere potrà contare su solidi appoggi. Evitate però discussioni su questioni delicate e soprattutto di defenestrare familiari e collaboratori che non vi capiscono. Fine settimana utile a palpeggiare i glutei di chi vi piace.
PESCI
Non è un granché il vostro cielo, se si eccettua una spruzzatina di energia made in Mercurio, che stimola le capacità di problem solving. Potrebbe così arrivare la dritta giusta per affrontare grane di lavoro e incomprensioni in famiglia. Ma il sudombelico non perderà il suo aspetto catatonico.
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L’IQA (Indice di qualità dell’aria) rappresenta sinteticamente lo stato complessivo dell’inquinamento atmosferico. Viene calcolato sulla base dei livelli di concentrazione degliinquinantipiùcriticidelnostroterritorio:particolatofine(PM10),biossidodiazoto ed ozono. Maggiori informazioni sull’indice e le previsioni regionali di qualità dell’aria sono consultabili al sito: http://www.arpa.emr.it/v2_aria.asp?idlivello=134&tema=previsioni. Le stazioni utilizzate per il calcolo dell’indice di qualità dell’aria di Ravenna sono quelle dell’area urbana: Rocca Brancaleone, Caorle e Zalamella. Infunzionedelsuo valore si individuano cinque classi di qualità dell’aria. I dati giornalieri di Qualità dell’Aria relativi alla Provincia di Ravenna sono consultabili al sito: http://service.arpa.emr.it/qualita-aria/bollettino.aspx?prov=RA. L’andamento giornaliero delle concentrazioni di polveri PM10 in Emilia-Romagna è consultabile al sito: http://www.liberiamolaria.it
A cura del Comitato UISP di Ravenna via G. Rasponi, 5 - RA tel. 0544.219724 - fax 0544.219725 E-mail: ravenna@uisp.it - www.uisp.it/ravenna
CORSI APERTI I RINNOVI PER LE LEZIONI DI NUOTO E GINNASTICA IN ACQUA Sono attivi presso l’ufficio Uisp del Comitato di Ravenna i rinnovi delle quote dei corsi di nuoto e ginnastica in acqua. Il terzo ciclo di lezioni della durata di due mesi comprende la possibilità di frequentare una, due o tre volte a settimana. Le attività, che si svolgono presso la piscina comunale di via Falconieri e presso il centro Selenia di via E. Mattei, comprendono corsi di nuoto per neonati, principianti e adulti oltre ai classici corsi di fitness acquatico. Fino a lunedì 25 gennaio è possibile rinnovare presso l’ufficio di via G. Rasponi o telefonicamente al n. 0544 219724, mentre da mercoledì 27 gennaio a venerdì 5 febbraio è possibile saldare il pagamento anche presso la piscina comunale.
SPORT INVERNALI
Sono ancora aperte le iscrizioni alla nuova edizione del corso gratuito di formazione “Scopri il coraggio che non hai”, promosso dall’associazione volontari di protezione civile Mistral con il patrocinio del Comune. La prima lezione si svolgerà sabato 23 gennaio, dalle 14 alla sala Buzzi di viale Berlinguer 11. Il corso è aperto a tutti i cittadini ed è gratuito e senza obblighi; verrà consegnato un attestato a chi parteciperà ad almeno sette incontri sui nove previsti. L’obiettivo è avvicinare i cittadini alla conoscenza del mondo della protezione civile e contemporaneamente formare coloro che saranno poi interessati a diventare volontari di Mistral. Il corso avrà la durata di un mese e sarà articolato in due lezioni settimanali, al mercoledì sera e al sabato pomeriggio. Gli argomenti principali saranno: leggi e ordinamento del volontariato di protezione civile, primo soccorso, elementi di sicurezza, tutela dell’ambiente, vecchie e nuove dipendenze. Gli incontri saranno tenuti da docenti preparati in materia: infermieri professionali del 118, medici dell’emergenza, esperti della sicurezza, operatori di Polizia Municipale, dirigenti del Comune di Ravenna e gli stessi volontari dell’associazione. Un incontro sarà dedicato alla visita e alla conoscenza del centro operativo Mistral, in via Romea Nord 270. Per maggiori informazioni i volontari Mistral sono presenti negli uffici di via Romea Nord 270, tutti i martedì dalle 16 alle 19, o raggiungibili telefonicamente ai numeri 347 9202019 e 0544 453073; oppure si può visitare il sito internet dell’associazione (www.rcmistral.it) dove è possibile scaricare il modulo di iscrizione e il calendario degli incontri.
CICLISMO
Rinviata al 31 gennaio Online il calendario Nevissima sul Cimone del Quadrifoglio Ravennate 2016 La data è ufficiale, l’evento sulla neve organizzato da Uisp “Nevissima 2016” verrà recuperato domenica 31 gennaio sempre sul Monte Cimone. Purtroppo, causa condizioni meteo non tipicamente invernali, la manifestazione in programma dal 9 al 10 gennaio scorso sulle nevi di Sestola, è stata annullata. Gli organizzatori dell’evento hanno messo in campo tutte le energie per cercare le migliori proposte e mantenere inalterata l’offerta. Le recenti nevicate hanno permesso di proporre il nuovo evento ma riducendo i tempi. Il week-end si trasforma in una gita domenicale ma con programma inalterato. Per tutti i soci prezzo ridotto a euro 60,00. Una vacanza sulla neve a prezzi vantaggiosi con un’offerta senza precedenti. Incluso nel prezzo: skipass, viaggio andata e ritorno in pullman, festa sulla neve, pranzo offerto da Uisp e lezioni di sci o snowboard gratuite. La recente offerta permette di aprire nuovamente le iscrizioni. Ovviamente i soci iscritti al precedente evento avranno il posto assicurato. Info e iscrizioni Uisp Ravenna via G. Rasponi 5, tel. 0544 219724.
Aperta la stagione agonistica e turistica del Ciclismo Uisp organizzata in collaborazione con le associazioni affiliate al Comitato di Ravenna. Sulla pagina web del sito Uisp Ravenna è disponibile il calendario del “Quadrifoglio Ravennate” e l’elenco delle sei prove che compongono il “Circuito Romagnolo” 2016. Il “Quadrifoglio” è l’evento cicloturistico composto da quattro prove a punteggio che prenderanno il via il 13 marzo prossimo con il raduno organizzato da Cicli Sambi, al quale seguirà il 17 aprile il raduno promosso da CMC, il 19 giugno dal Pedale Bizantino e il 26 giugno l’evento organizzato da ASD Osteria. Il quadrifoglio riunisce quattro appuntamenti ciclistici a marcia libera aperti a tutti i soci Uisp e atleti della Consulta Nazionale. Le tappe prevedono percorsi compresi fra pianura e collina di lunghezza variabile tra 80 e 130 km. Da alcuni anni la collaborazione tra i Comitati di Ravenna, Bassa Romagna e Imola Faenza ha consentito di realizzare un calendario di eventi, da febbraio a ottobre, composto da raduni percorsi e manifestazioni agonistiche e turistiche. Molto apprezzate e frequentate le Gran Fondo del Circuito Romagnolo. Nel 2016 saranno sei le associazioni che daranno vita alla grande kermesse romagnola. Il 10 aprile sarà l’Avis Faenza ad aprire la stagione del ciclismo Uisp. Attesi oltre 3.000 atleti ad ogni appuntamento che proseguirà il 24 aprile con la Gran Fondo “Ercole Baldini”, il 1° maggio con il percorso nella “Valle del Senio”, il 29 maggio la classica “Città di Lugo”, il 5 giugno la “Gran Fondo Città di Ravenna”, per finire il 28 agosto con la Gran Fondo “Città di Imola”. Ravenna ancora protagonista, per il secondo anno consecutivo, con la quinta tappa del Circuito Romagnolo. Cambia il luogo della partenza, presso il Centro Sportivo Standiana vicino a Mirabilandia, ma non i percorsi destinati agli atleti. Il prossimo mese, in programma la conferenza stampa e l’apertura delle iscrizioni.
inserto di Ravenna&Dintorni giovedì 21 gennaio 2016
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Entro il 31 dicembre 2016 è obbligatorio adeguare l’efficienza energetica dei condomini con gestione centralizzata della climatizzazione. Tecnicamente significa termoregolare e contabilizzare il consumo di combustibile, cioè pagare in base a quello che effettivamente ogni singolo condomino consuma per riscaldamento di acqua calda sanitaria e raffrescamento. L’obbligo, di derivazione da normativa europea, recepito sia dall’Italia che dalla regione Emilia Romagna, rappresenta uno degli interventi più efficaci per risparmiare energia, essendo fondato sulla responsabilizzazione del singolo. Ma per il nostro paese è anche una necessità strategica. Il decreto 102/14 impone la misurazione sistematica dei consumi individuali in tutti gli impianti di riscaldamento centralizzati e la fatturazione dei costi dei servizi riscaldamento, acqua calda sanitaria e raffrescamento, in base ai consumi effettivi di energia. Il fine ultimo è la riduzione dei consumi energetici attraverso la responsabilizzazione dei singoli consumatori finali. Il termine ultimo come detto è il 31/12/2016. Quindi, entro tale termine, occorre dotare tutti gli impianti centralizzati di sistemi di contabilizzazione individuale dei consumi. Si tratta di una scadenza molto ravvicinata perché rimangono solo due stagioni estive di "non riscaldamento" per ottemperare tempestivamente ed evitare sanzioni.
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inserto di Ravenna&Dintorni giovedì 21 gennaio 2016
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inserto di Ravenna&Dintorni giovedĂŹ 21 gennaio 2016
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