R&D Cult dicembre 2018 - gennaio 2019

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FREEPRESS n. 46

DICEMBRE 2018 / GENNAIO 2019

MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE

Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205

TRA SACRO E PROFANO CONCERTI, SPETTACOLI, MOSTRE PER LE FESTE E OLTRE

Una foto dello spettacolo Dal profano al sacro di Eko Dance Project in scena al Masini di Faenza (foto di Stefano Mazzotta)



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MUSICA A TU PER TU CON ORNELLA VANONI, TRA RICORDI E ITALIA IN CRISI

TEATRO PARLA IL DIRETTORE DEL RINATO GALLI DI RIMINI

CINEMA I FILM DA NON PERDERE TRA BIOPIC E NUOVI TALENTI

FOTOGRAFIA INTERVISTA AL GRANDE SCIANNA, IN MOSTRA A FORLì

ARTE LA NOSTRA RECENSIONE DELLA MOSTRA DEL MAR

LIBRI ALICE KELLER, LIBRAIA E AUTRICE PER RAGAZZI

BIBLIOTECHE ALLA SCOPERTA DELLA CLASSENSE DI RAVENNA

GUSTO LA TAVOLA DELLE FESTE, TRA CONSIGLI E TRADIZIONI

PRESEPI IN RIVIERA NON SOLO DI SABBIA Le feste in riviera significano anche presepi di sabbia, in un viaggio ideale che parte dal più grande a Rimini (foto - largo Boscovich, con tanto di “demolition day previsto per il 21 gennaio), passando per Torre Pedrera (bagno 65, fino al 13 gennaio), da Bellaria (fino al 6 gennaio al bagno 78) fino a Marina di Ravenna (vicino all’imbocco della diga, fino al 20 gennaio). Non di sabbia ma di certo suggestivi sono poi l’arcinoto presepe di barche sul canale di Cesenatico, quello di sale a Cervia e quello che coinvolge tutta Milano Marittima realizzato con statue a grandezza naturale dagli studenti dell’Accademia di Brera.

R&D Cult nr. 46 - dicembre 2018 / gennaio 2019

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini (coordinamento redazionale), Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Bruno Dorella, Francesco Farabegoli, Iacopo

Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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l’intervista

«La musica mi faceva paura, ora me la godo Povera la mia Italia in crisi. E con troppi cantanti» Ornella Vanoni, attesa al teatro Socjale, ricorda sessant’anni di carriera, tra successo, uomini e depressioni «Una volta ho fatto finta di svenire a un mio concerto: non mi ricordavo più le parole della canzone...» di Luca Manservisi

Non ha certo bisogno di presentazioni Ornella Vanoni, l’artista dalla carriera più longeva in Italia, sul palco ininterrottamente dagli anni cinquanta. O semplicemente “la signora della canzone italiana”, come l’aveva ribattezzata Mike Bongiorno, sarà il 14 dicembre al piccolo teatro Socjale di Piangipane, a pochi minuti di auto da Ravenna, per un concerto piano e voce “in chiave jazz”, accompagnata dal pianista Roberto Cipelli. Signora Vanoni, un concerto che non rientra in un canonico tour, in una località un po’ fuori mano: come è nata questa data? «Me l’hanno proposto e facendo le mie ricerche ho scoperto che è un piccolo teatro con una lunga storia e soprattutto che è tradizione nell’intervallo dello spettacolo A Piangipane anche servire agli spettatori i tortellini, anzi i cappelletgli Equ e il fondatore ti, quelli ripieni solo con il formaggio, giusto? dei New Trolls Questa cosa mi ha molto eccitato e ho detto subito sì». Oltre a quello del 14 dicemA sessant’anni dall’esordio cosa rende bre di Ornella Vanoni – che ancora speciale per lei un concerto? intervistiamo in questa pa«L’emozione. Se non si prova più durante un gina – il Socjale di Piangipaconcerto bisogna smettere di fare musica. Devi ne (Ravenna) ospita tra le pubtuo provare emozioni, se le vuoi trasferire al altre cose il 7 dicembre i roblico. Purtroppo per molti anni ho avuto paura magnoli Equ in uno speciadi salire sul palco e così non riuscivo a goderne file concerto dedicato alla no in fondo. Adesso invece me la godo e basta». Divina Commedia di Dante, Cosa emoziona, invece, il suo pubblico? E l’11 un omaggio agli Skianchi va a vedere oggi Ornella Vanoni? tos, il 21 dicembre il con«La gente vuole sentire i classici quando va a certo jazz di Natale (vedi p. concerti di artisti con una carriera lunga come 12) e il 18 gennaio il progetla mia. E io cerco di dare alla gente quello che to solista di Vittorio De vuole. Fortunatamente ci sono anche molti gioScalzi dei New Trolls. vani, di solito, tra il pubblico, che in generale è sempre molto caloroso. Ci sono città che si scaldano prima e altre che si scaldono dopo, ma poi alla fine tutte, a un certo punto del concerto, si sbloccano e mi manifestano il loro amore. Anche a Lugano, pensi un po’, anche gli svizzeri sono stati calorosi con me...». Un aneddoto, uno, di decenni di concerti? «Una volta tanti anni fa mi dimenticai le parole di una mia canzone e per evitare la figuraccia feci finta di svenire. Mi buttai in terra e mi accompagnarono nel camerino, poi feci finta di riprendermi e continuai il concerto come nulla fosse successo». In questi anni è cambiata molto anche la fruizione della musica, guarda i talent in tv? «Quando capita li guardo, sì, c'è differenza tra quelli di Maria De Filippi, per intenderci, molto più per famiglie, e X Factor, più moderno, un programma che mi affascina. Il problema, in generale, è che l’Italia è un da“L’appuntamento” hanno poi iniziato ad amarmi tutti...». Il successo ha portato anche problemi? paese molto piccolo, molto in crisi, e con troppi cantanti. L’Italia oggi è «Il successo non crea problemi, anche se all’inizio ero così timida che povera dal punto di vista musicale, gli arrangiamenti sono un po' tutti uguali, il suono dei nuovi gruppi è omologato e per uscirne spesso biso- non fu facile. Di certo ho avuto momenti molto difficili, come la depresgna andare a lavorare anche all’estero, come ha fatto per esempio Ma- sione, una malattia terribile di cui forse si parla troppo poco, causata nel lika Ayane (anche lei in concerto in Romagna in dicembre, vedi notizia qui a mio caso da un fatto molto semplice: in quei periodi non dormivo mai». E da donna, come si è trovata in un mondo come quello musifianco, ndr)». cale accusato spesso di essere sessista? Chi le piace, oltre alla Ayane? «Non sono mai stata toccata con un dito, anche perché ho sempre scel«Mi piacciono Zucchero e Vasco Rossi, mi piace Emma Marrone per la to io con chi lavorare, ho sempre scelto io gli uomini...». qualità vocale, ritengo interessante la proposta di Marco Mengoni». E quali sono stati gli uomini più importanti della sua vita, quelSolo italiani quindi? «Quando le canzoni sono senza voce no, anche stranieri. Ascolto mol- li che hanno influenzato anche la sua carriera? «Certo essere stata la compagna di quel genio di Giorgio Strehler (di cui to Sakamoto, per esempio». è stata inizialmente allieva all'Accademia di arte drammatica del Piccolo TeaCi sono cose della sua carriera che non rifarebbe? «Agli inizi mi chiamavano la “cantante della mala” (il genere di canzoni tro, che porta il suo nome, ndr) ha influito inizialmente. Poi ho conosciuto che narrano le storie della malavita, portate al successo da Ornella Vanoni alla Gino Paoli (con cui ha avuto una storia d’amore negli anni sessanta, ndr) e infine degli anni cinquanta, ndr) e per smarcarmi subito dopo ho fatto qual- sieme abbiamo scoperto qualcosa di nuovo, anche dal punto di vista muche cosa di buffo, di commerciale che non mi convinceva davvero e che sicale (Paoli ha dedicato a Vanoni la celeberrima “Senza fine”, ndr). Gli uomini in generale mi hanno aiutato, hanno creduto in me, anche il mio ex forse non rifarei». marito (l’impresario Lucio Ardenzi, morto nel 2002, ndr)». Ha fatto invece anche l’attrice... Nel corso della sua carriera si è anche avvicinata al mondo del«Con grande successo, tra l’altro: come attrice avrei avuto davanti a me i tappeti rossi per proseguire su quella strada, in quel periodo. Ma ho la politica, cosa ne pensa dell’Italia di oggi? «Sono molto, molto preoccupata e chi non lo è o finge oppure è pazzo. scelto la musica, perché con la musica ho dovuto faticare. Agli inizi non tiravo fuori la voce, la contenevo, non piacevo al grande pubblico. Fino a Io ho vissuto anche i tempi della guerra e posso dire che anche oggi è “L’appuntamento” (canzone del 1970 diventata un classico della musica ita- un’Italia da rifare, un paese che ha debiti pazzeschi, che ha bisogno di liana e che nasce dalla traduzione di un brano di musica brasiliana, ndr), manutenzione, in tutti i sensi».

VOCI DI DONNE Malika Ayane a Ravenna e Cesena

Doppio concerto in Romagna per Malika Ayane che sta portando il suo nuovo disco in tour parallelamente nei teatri e nei rock club, con arrangiamenti diversi. L’appuntamento è quindi il 7 dicembre al teatro Alighieri di Ravenna e il giorno dopo al Vidia di Cesena.

Le canzoni “in controluce” di Cristina Donà al Petrella

Venerdì 11 gennaio al teatro Petrella di Longiano appuntamento con “Canzoni in controluce”, concerto della nota cantautrice Cristina Donà (voce e chitarra), accompagnata al pianoforte e alla chitarra da Saverio Lanza, musicista con cui la Donà ha scritto a quattro mani i suoi due album più recenti. I due presenteranno così le canzoni del repertorio della Donà nella loro versione essenziale.

Il viaggio in Italia di Alice al Fabbri di Forlì La celebre cantautrice Alice torna nella sua Forlì in concerto il 19 dicembre al teatro Fabbri con “Viaggio in Italia”. Si tratta di un omaggio che vedrà Alice cantare, oltre a brani del suo repertorio, canzoni di Franco Battiato, Juri Camisasca, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Mino Di Martino, Ivano Fossati, Francesco Guccini , Giorgio Gaber, Claudio Rocchi e Giuni Russo.


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grandi eventi GIOVANNI ALLEVI AL CONCERTO DEGLI AUGURI

TRA TECHNO E... MORODER

Il 29 dicembre al Palacongressi di Riccione torna il tradizionale “Concerto degli Auguri” a ingresso gratuito. Sul palco quest'anno Giovanni Allevi che si esibirà con l’Orchestra Sinfonica Italiana per proporre al pubblico una versione natalizia del suo Equilibrium Tour.

Evento unico al palazzetto di Rimini che (dopo il concerto tra rock ed elettronica dell’1 dicembre dei Prodigy) ospita il 5 gennaio Evolution, serata che vedrà insieme Giorgio Moroder, leggenda della musica elettronica, e Ilario Alicante, nuovo volto della techno italiana nel mondo.

MASSIMO RANIERI, “SOGNO E SON DESTO”

CAPODANNO: BABY K A BELLARIA E MAX PEZZALI A RIMINI

Fa tappa il 29 dicembre al Carisport di Cesena Massimo Ranieri con il suo show “Sogno e son desto” che ha da poco superato la soglia delle 400 repliche. Immutata la formula, tra grandi melodie senza tempo, i suoi brani più celebri e teatro umoristico.

Baby K (nella foto) con i suoi tormentoni estivi sarà protagonista (insieme a Enrico Ruggeri) del concerto di Capodanno, il 31 dicembre, di Bellaria. Il classico concertone è in programma anche a Rimini, dove è atteso Max Pezzali dei mitici 883.

Piccola ristorazione classica, vegetariana e soul food a Km 0

Savignano sul Rubicone via Moroni, 92 Tel. 347.7864132 Seguici sulla pagina

sabato 1 dicembre

giovedì 13 dicembre

mercoledì 26 dicembre

Up To You - ore 22

Up To You

Up To You - ore 22

A Dreamy Night Live:

POWERSOLO (DAN)

THE WHIP HAND + MONDAZE

venerdì 14 dicembre

LU SILVER STRING BAND Live + special guest

Dalle 21.30 alle 00.00

giovedì 27 dicembre

venerdì 7 dicembre

MERIO/Sidro Club

Up To You - ore 22

Up To You - ore 22

LADY MACISTE + ANDREA COLA sabato 8 dicembre Up To You - ore 22

PEACE FROG Tributo ai The Doors

sabato 15 dicembre

ONO + special guest

Up To You

venerdì 28 dicembre ore 22

VIRTUAL TIME (ITA) + special guest

Do You Remember Melania?

domenica 16 dicembre

Aperitivo Poppettoso

Live NOT MOVING + CHRONICS AFTERSHOW DJ SET by Dome La Muerte & Lu Silver & Marco Turci

CON VINICIO CAPOSSELA AL VIDIA È ANCORA NATALE Torna quella che con il passare degli anni è diventata ormai una tradizione, il concerto di Natale di Vinicio Capossela al Vidia di Cesena (nella foto una delle passate edizioni). Quest’anno l’appuntamento è per il 28 dicembre per quella che è stata ribattezzata come la “Notte dei santi innocenti”.

sabato 12 gennaio

LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO giovedì 24 gennaio

THE MORLOCKS + THE INNOCENT

venerdì 25 gennaio

URALI + IN.VERSIONE CLOTINSKY mercoledì 30 gennaio

ANANDA MIDA Release Party!


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dicembre 2018 - gennaio 2019

l’intervista Al Vidia anche i Modena City Ramblers Oltre ai concerti del 7 dicembre di Io e la Tigre (che intervistiamo qui) e quelli di Malika Ayane, Vinicio Capossela ed Ernia di cui parliamo nelle pagine precedenti, il Vidia di Cesena ospita anche una band storica della scena rock italiana, i Modena City Ramblers, sabato 15 dicembre.

CONSIGLI D’AUTORE

Canzoni di Natale per te sola e indecisa a cura di Simone Bruscia *

Aurora Ricci e, a sinistra con la maschera, Barbara Suzzi sono Io e la Tigre

Ti consiglio cose da ascoltare adesso che arriva Natale e ti vedo che sei un po’ giù, ti stringi nel cappotto, hai freddo forte, prendi la macchina il volante è gelido il vetro appannato, anche gli occhiali, arricci il naso stringi gli occhietti per vederci qualcosa neanche un angolo di cielo e vai al ristorante giapponese, da sola, nello smog nella nebbia nella pianura padana sul lungomare a Ravenna a Bibbione a Riccione.

Io e la Tigre, quando il rock può sconfiggere le paure Parla la batterista mascherata del duo cesenate appena uscito con un nuovo album: «Il nostro “Grrr Power” contro l’individualismo» È uscito a fine ottobre, tre anni dopo il loro debutto, il secondo album di Io e la Tigre, duo punk-pop-rock cesenate tra i nomi in ascesa della scena musicale indipendente italiana. In occasione del loro concerto del 7 dicembre al Vidia di Cesena (nell’ambito di un tour che sta toccando tutta Italia e che le rivedrà in zona anche il 4 gennaio a Ferrara) abbiamo fatto due chiacchiere con Barbara (Suzzi), ossia Tigre, la batterista mascherata. Avete da poco preso nuovamente posizione sui social su un tema a cui pare teniate davvero molto, il sessismo, soprattutto in ambito musicale... «Il progetto Io e la Tigre è nato proprio anche per denunciare il sessismo: in Italia la situazione è preoccupante e per essere donna musicista è necessario avere tantissima forza solo per poter rivendicare e vedersi riconosciuto il diritto a un trattamento equo, a partire semplicemente dai giudizi, dalla critica, per cercare di far capire a chi scrive che la tua musica trascende il genere biologico». E durante i concerti sono capitati episodi spiacevoli? «Noi fortunatamente non abbiamo mai vissuto episodi drammatici, ma ci è capitato spesso di andare a suonare e di venire trattate come se fossimo le “pischelle” al loro primo concerto». Poi per te che suoni la batteria, strumento da sempre prettamente maschile... «Esatto, ricordo che conobbi Vittoria dei Massimo Volume (Burattini, tra le prime donne a ottenere una certa visibilità in Italia come batterista, ndr) e che poi ci scrivemmo per farci i complimenti e tirarci su il morale. La cosa triste è che certi pregiudizi esistono in un ambiente come quello della musica indipendente dove invece proprio non te li aspetteresti. Vorrei essere giudicata e avere le stesse possibilità di un maschio, in fondo per suonare la batteria non serve una particolare forza fisica». Come nascono Io e la Tigre? «Con Aurora (Ricci, cantante e chitarrista, ndr) abbiamo militato insieme in una band, Lemeleagre, per diversi anni, poi lei se ne è andata e di fatto si è rotta anche la nostra amicizia. Dopo una decina d’anni di gelo ci siamo riviste a un festival e lei mi ha parlato come se nulla fosse, mentre io ero praticamente senza parole. Da lì a poco una tempesta avrebbe distrutto la mia vita e stavo pensando perfino di smettere di suonare. Poi Aurora mi ha parlato di alcuni brani che aveva scritto, me li ha fatti sentire e nel giro di poco siamo finite in sala prove: in quel momento era come se io e lei non avessimo mai smesso di suonare insieme. È stata una grande epifania: si può dire che io e lei facciamo musica non

per raggiungere un fine ma esclusivamente per coltivare la nostra amicizia». Da dove viene il vostro nome? «È simbolico, bisogna entrare nella tana della tigre per affrontare le proprie paure e poi uscirne anche cambiati. “Io” rappresenta l’individuo che affronta la paura e la supera, che va oltre le differenze: noi due per esempio siamo persone completamente diverse l’una dall’altra ma la diversità è il nostro punto di forza ed è questo il messaggio che vorremmo far passare». Un po’ il concetto di “Grrr Power”, così come avete chiamato il vostro nuovo album... «”Grrr Power” per noi è la forza di esprimere ciò che si è in modo autentico, anche se non conforme agli standard. Una forza che affonda le radici nel confronto e nel sostegno reciproco e non nell’individualismo. Per smetterla di vivere nella paura, di non sentirsi adatti». Perché la maschera? «Parlando del nostro progetto al mio coinquilino del tempo, Francesco Maestri, un artista, ci è venuta questa idea divertente, così lui prima me ne ha fatta una in lattice poi una seconda realizzata con il calcio del mio viso e utilizzando pelo e baffi veri, del mio gatto...». Rispetto all’esordio, quali sono le novità che hanno portato alla nascita del vostro nuovo album? «Il nostro produttore Andrea Comandini (in arte, musicalmente, Marquez, ndr) è riuscito a vedere che noi stavamo vivendo una sorta di evoluzione, un cambiamento di cui noi due non eravamo consapevoli. Abbiamo così lavorato alle nostre bozze a sei mani: è stato un processo molto doloroso, non è semplice aprirsi, in fase di scrittura, anche in questo caso è necessario esorcizzare delle paure». Tra l’altro canti per la prima volta anche tu e in “Ti prendo a pugni” in maniera molto ispirata, tanto che personalmente forse è la canzone che preferisco... «Ti ringrazio e questa cosa mi emoziona molto perché ho sempre avuto paura di cantare, non mi sentivo adatta». Quali sono i gruppi che vi hanno influenzato? «Anche in questo caso, i nostri ascolti sono diversissimi. Io sono cresciuta con il punk, il grunge, l’hardcore, dai Germs ai Ramones, dai Refused alle Hole, dai Dead Kennedys alle Sleater-Kinney. Aurora invece è stata influenzata da sonorità pop, dagli anni sessanta fino ai cantautori e le cantautrici. Anche in questo caso dalle diversità è nato il nostro suono». Luca Manservisi

Delle cause perse (2017) di Avocadoz, scritto e cantato da Avocadoz. Nella vita disegna tattoo molto dark a Crevalcore ma è dolce e semplice come un pasticcino e su bandcamp si presenta così: «Avocadoz è il progetto solista di Valentina Gallini, un metro e cinquantaquattro di carica e tortellini direttamente dalla bassa modenese. Sola, con la sua chitarra canta quello che mangia, quello che vede, quello che è. La musica spazia dall’heavy pop, al trash folk, al cantautorato ermetico». La sola tracklist del disco vale il costo del digital album streaming + download (dai 5 euro in su): Sake Tataki, Augusta, Ragù, Bignè, Nebbia, Formaggino, Polonia, iPhone, Purè per te, Pizza Pasta Pesce, Veganna, Senza glutine (feat. Setti). Amo tutte le cause perse di Avocadoz, ma Bignè specialmente quando canta: «Assieme mangiamo salame / mi dici che sono speciale / seduti in mezzo al piazzale / tu mi guardi così / mangiamo un gelato al limone / mi porti a far l’immersione / nel mare di Riccione / tu mi guardi così / e io / mi sento l’ultimo bignè / della pasticceria / nell’orario del tè / quando mi guardi così.» Sei quasi arrivata al giapponese, il tergicristallo ancora non si è sbrinato, assurdo, fa sempre così, hai fame, lo so, ma non mangiare con gli occhi. Non ordinare troppi futomaki, non fare indigestione di sashimi. Arto (La Barberia Records e Vaccino Dischi, 2018) di Setti, scritto e cantato da Nicola Setti. «L’orizzonte non esiste / io lo vedo non esiste / sono sempre molto triste / quando te ne vai / perché in fondo resti / ma il peggio è che lo sai». Un disco che somiglia molto a te, che mi mancavi, che forse tornerai a studiare, ma che ora sei stesa sul letto, indecisa se finire sotto un treno o sognare a occhi aperti per la stanza e ci giri intorno e vedi tutti i colori delle cose, vedi John Grant sopra uno scoglio, l’orizzonte di cui sopra disintegrato abbastanza e l’Iowa il Wisconsin Bologna in fila in autostrada, che ti passa la notte tutta d’un fiato e ti ritrovi d’improvviso sotto un cielo stellato in una cartoleria a Modena in un cottage a Cabot Cove sulla spiaggia d’inverno, oltre l’insonnia oltre il buio più buio oltre il nero pece che c’è. Un disco che è un cuore di legno, sì però con te tutto attorno. I dischi di Avocadoz e Setti stanno davvero bene insieme, sono come burro e marmellata come Seth Hazlitt e Jessica Fletcher e hanno in comune la parola purè. Setti ne parla in Wisconsin quando in certi pranzi coi parenti devastanti approfondisce i commenti aspri sullo stato del purè. Avocadoz invece dice che Purè per te è pure troppo per me, siamo come tè e caffè. Puoi ascoltarli sempre, questi due dischi super, anche a Capodanno countdown in cameretta con zampone e cotechino, e nell’anno nuovo. Quando assaggi uno tira l’altro è così buono che ne prendi un altro. It’s a perfect match.

Simone Bruscia

* Simone Bruscia, 41 anni, è direttore di Riccione Teatro e dello Spazio Tondelli. Dal 2018 è coordinatore dell’assessorato Turismo Sport Cultura Eventi del Comune di Riccione.



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UN DISCO AL MESE

Black metal, tra heavy ed estetica satanista

divagazioni

I dischi dell’anno dopo la lista dei dischi dell’anno Le classifiche sulle riviste si perdono sistematicamente tre mesi di musica e nessuno fa niente per contrastare questa piaga

POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli

“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”

di Bruno Dorella *

Venom - Black Metal (1982)

I più giovani di voi dovranno fare uno sforzo d’immaginazione (ai più vecchi basterà ricordare) per capire il contesto in cui nasce Black Metal: è il 1982, il punk è esploso da soli 5 anni ed ha rivoluzionato la fruizione della musica. Infatti per la prima volta hanno successo gruppi che non solo non sanno suonare (per gli standard di allora, oggi sarebbe un po’ diverso), ma che fanno musica intenzionalmente fastidiosa, talvolta volutamente brutta (sempre per i canoni dell'epoca: oggi i Ramones li ascoltano i bambini alle giostre). Col punk il brutto diventa Manifesto. L’heavy metal è nato da non più di 2-3 anni, e in questa fase è una versione appena un po’ più marcia del rock and roll. L’anno prima però un gruppo inglese chiamato Venom ha pubblicato un disco controverso, si chiama Welcome To Hell ed è apertamente satanista nella grafica, nei titoli dei pezzi, nei testi. Sono anni di fermento e sebbene l’uscita sia carbonara e semi-professionale, il passaparola va veloce e l’arrivo del secondo album fa esplodere la bomba: si intitola Black Metal, e va a definire immediatamente un nuovo genere, soprattutto a livello di immaginario. Musicalmente non è niente di così rivoluzionario: rock and roll molto veloce e tirato, registrazione giusto un filo più professionale del precedente. Insomma, niente che il punk non avesse già detto. È sempre sull’estetica satanista che il gruppo va a sfondare un tabù che non era stato ancora così apertamente violato. Non starò a citarvi frammenti di brani o testi, che oggi magari fanno anche un po’ sorridere. In un genere come l’heavy metal, che con i suoi mille sottogeneri per circa un decennio cercherà di alzare costantemente l’asticella dell’estremismo sonoro ed estetico, tutto questo è più che sufficiente per scatenare una reazione a catena che porterà a una notevole radicalizzazione a livello musicale del black metal (tanto che oggi per molti questo disco non vi appartiene nemmeno più). Ma è a livello estetico e attitudinale che i Venom, pur venendo considerati i capostipiti della questione, verranno brutalmente superati a destra, fino al 1987, anno in cui l’epicentro si sposta in Norvegia e la cosa sfugge un bel po’ di mano, tra omicidi e chiese bruciate... E inizia tutta un’altra storia, che spero di raccontarvi prima o poi...

* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.

Daughters - You won’t get what you want Quella che segue non è la lista dei dischi più belli dell’anno appena I Daughters erano uno di quei gruppi screamo che andavano nei trascorso ma una lista dei dischi più belli che ho ascoltato da quando ho consegnato la lista dei dischi più belli dell’anno appena trascorso. primi duemila, tipo postpunk sconvolto con gli urli scorticati e le casse No aspetta forse non è chiaro, dicevo, quella che segue è una lista di di- un po’ dritte, diciamo così. Poi hanno avuto qualche tipo di folgoraschi che ho ascoltato recentemente e sono molto belli ma che non ho zione che non so e ora fanno una specie di doom apocalittico col avuto modo di inserire nella lista dei dischi di fine anno che ho conse- primo Nick Cave alla voce. La quale, a pensarci bene, è una folgognato alla rivista per cui scrivo. Più chiaro? Forse no. in pratica le rivi- razione che è venuta a un sacco di gente che suona uguale a loro, ste musicali pubblicano l’elenco dei migliori dischi dell’anno nel nu- gruppacci tipo Iceage o Protomartyr o Preoccupations e per certi mero di dicembre, che di solito esce a fine novembre, e quindi viene versi pure gli Horrors hanno avuto un percorso simile – sei scranpreparato diciamo i primi di novembre. Ma per fare una classifica dei no e postpunk poi diventi Nick Cave. Il pregio dei Daughters è che dischi in maniera diciamo democratica bisogna raccogliere le prefe- hanno questi suoni pazzeschi, volendo perfino un po’ innovativi. renze di tutti i collaboratori e poi fare una sorta di totalone secondo Ma non ditelo in giro, stiamo parlando di un disco rock. Mentre criteri più o meno condivisi. Nel senso, non è facile. Diciamo che ognu- scrivo, tra l’altro, festeggio con gioia l’uscita del cinquantesimo arno fa una classifica con 10 posizioni con un punteggio da 10 a 1 (la ticolo in cui Gino Castaldo sostiene che il rock è morto, e lo faccio prima prende 10, la seconda prende 9 e via così), poi metti i dischi in fi- riportando alla mente una cosa che ho sentito dire a Steve Albini la a seconda del punteggio che hanno avuto. Mettiamo caso che 9 dei in un’intervista due sere fa: “non credo che sia vero, voglio dire, 10 dischi col punteggio più alto siano dischi di folk noioso: devi sce- non sono ancora riusciti a uccidere lo ska”. Colle der fomento – Adversus gliere qualcos’altro per fare una classifica più variegata. E poi siamo siIl Colle è un gruppo rap di Roma che ha fatto il primo disco nel – boh, curi di questo metodo di conteggio? Voglio dire, se un disco è in sole 5 classifiche al primo posto prende più punti di un disco che è settimo in ’95? Quegli anni lì, comunque – e ci ha salvato la vita tutte le volte che 10 classifiche; qual è giusto mettere più in alto? Problemi complessi, e ha fatto un disco nuovo (questo è il quarto). Non ci piace necessariacomunque chi se ne frega, ma per fare le elaborazioni serve tempo e mente il disco del Colle in sé e per sé quanto l’idea che lo si possa ascolquindi tocca consegnare le liste individuali verso il 15 ottobre, due tare come lo si ascoltava nel ’95, con quell’impeto un po’ romantico di mesi e mezzo prima della fine della classifica. Però non puoi mettere chi sa che non è ancora finita e si esalta perché le canzoni hanno nomi nella classifica del 2018 un disco uscito a novembre 2017 – non è un tipo STORIA DI UNA GUERRA o SERGIO LEONE. Gli altri, mica io. Io disco del 2018. Così insomma la morale è che le classifiche dei dischi sono un quarantenne serio e rigoroso, nel senso che lo pompo a 38 su sui giornali si perdono sistematicamente tre mesi di musica, cioè il 38 nello stereo dell’auto coi bassoni a randa fingendo di saperne a 25% del totale dei dischi che escono, e nessuno fa niente per contra- tronchi e facendo una figura stile Willy il Principe di Bel Air. Ed è vero che è un po’ patetico, ma questo non toglie che il disco del Colle sia una stare questa orribile piaga della contemporaneità. Se pensate che le classifiche dei dischi non siano una cosa così seria mina totale. (Non so perché nella mia autoradio il volume arrivi a 38, avete la mia approvazione umana, ma è evidente che non siete giorna- è un numero sgaffo, boh. In effetti è una domanda interessante.) R.E.M. – R.E.M. at the Bbc listi musicali. Se invece volete un riassunto veloce di tutto quello che Non c’è un vero e proprio motivo per ascoltare questo disco, cioè, di ho scritto sopra, questi sono cinque dischi bellissimi che probabilmenbase è un live dei REM o più esattamente un cofanetto con tutta la rote non saranno nelle classifiche di fine anno. ba fatta dal vivo dai REM e pubblicata in vari modi da BBC e all’atto Vessel – Queen of Golden Dogs Questo è il più oggettivamente bellissimo dei cinque, quello di cui pratico è appunto un live dei REM con cento canzoni e passa e così ho stanno parlando tutti, e quindi è quello che mi piace meno – il che non detto, dai magari diamogli un’ascoltatina, che ne dici? Dai. E mi sono toglie che sia un album pazzesco. In pratica Vessel molla parzialmente ritrovato coi lacrimoni del cuore spezzato un po’ per i pezzi in sé e un la roba alla Vessel e si accoda a una specie di trend tradizionalfuturista po’ per non poter più vedere un concerto dei REM. che ricicla strumenti e registri antichissimi – una roba simile a quella fatta da Oneohtrix Point Never con l’ultimo Vessel, Queen of Golden Dogs Sun Kil Moon, This is My Dinner disco (che è tra i dischi dell’anno, comunque). Nel caso di Vessel non è proprio un recupero pieno e totale, cioè i clavicembali e tutta quella roba sono semplicemente un pozzo nuovo in cui pescare per fare un disco alla Vessel – qualunque cosa significhi. Il mio problema fondamentale con queste cose è che sono dubbioso sul fatto che abbiano davvero un respiro. Oggi come oggi sembrano l’impostazione musicale più importante sul mercato, questa cosa della ricontestualizzazione continua dei segni e del linguaggio, ma probabilmente tra cinque anni non ci vorrò più avere a che fare. Sun Kil Moon – This Is My Dinner In un periodo dove la competenza musicale sta diventando sempre più facile da acquisire, l’unica musica che abbia davvero un senso è diventata quella suonata dai matti. Sun Kil Moon è il grande nome del folk contemporaneo, quello che fa la musica più innovativa ed eccitante – ve lo dico in anteprima, purtroppo nessuno è d’accordo con questa cosa che dico. In pratica dopo aver chiuso alla grandissima la sua fase di folksinger (con Benji, che era del 2014 se non erro), si è messo a scrivere solo canzoni che raccontano cose non-interessanti che sta facendo e viaggi mentali senza senso, mentre lui e il suo gruppo (Steve Shelley e altri più o meno occasionali) improvvisano tracce musicali fuori asse che possono andare avanti anche per un quarto d’ora – e vi assicuro che dopo i sei minuti non c’è più traccia di alcun senso. Giuro, è l’unica musica veramente ESSENZIALE che si possa ascoltaDaughters, You won’t get what you want Colle der fomento, Adversus re oggi nell’indie americano.


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suoni LA ROMAGNA IN CUFFIA

dicembre 2018 - gennaio 2019

rock dal mondo

Il piccolo grande disco fuori dagli schemi di Aldo Becca di Luca Manservisi

FLESHTONES, GAIKA E HINSON AL BRONSON Un disco fuori dagli schemi e dal tempo, Dali. E probabilmente non c’è complimento migliore per Aldo Becca, outsider vero, cantautore ravennate attivo fin dagli anni novanta con una discografia disordinata, progetti paralleli (che non riguardano solo la musica suonata), una vena artistica che non si piega a compromessi (basti pensare che ha da poco rifiutato di aprire un concerto per un collega che ha poi scoperto, ascoltando il suo lavoro, di non apprezzare), nessuna apparente ambizione al successo. Così, negli anni, ha portato avanti una carriera “laterale”, apprezzata certo da molti addetti ai lavori (Dali si è beccato per esesempio un 8 abbondante sull’ultimo numero di Rumore dalla prestigiosa firma di Maurizio Blatto) ma sconosciuta ai più, nonostante siano davvero pochi quelli in grado di pubblicare un disco così. Forse, restando in Romagna e indipendentemente dalle poche affinità stilistiche, un Pieralberto Valli (anche lui in procinto di pubblicare il nuovo album), tra l’altro non a caso suo compagno in Ribéss Records, piccola e un po’ folle etichetta riminese che si innamora ancora di queste piccole-grandi cose. Dali – in uscita il 15 dicembre in “chiavetta Usb” – è un disco prima di tutto di suoni. Suoni elettronici, acustici, fischi, battiti, registrazioni casalinghe. Un disco quasi ambient, verrebbe da dire, nonostante provenga dal folk e si ispiri, almeno questo pare a noi, alle chitarre di John Fahey o Nick Drake, in versione perfino bucolica in qualche occasione. E poi è anche un disco di (poche) canzoni, canzoni fatte quasi di niente, di una voce che sussurrando riesce a sperimentare. Un album fragile ma in grado di creare un piccolo mondo lontano da tutto, quello privato dell’autore, così intimo, poetico e malinconico da far quasi commuovere. E così non stupisce leggere che è stato composto sull’onda emotiva causata da un lato dalla perdita di una persona molto cara e dall’altro del terremoto del centro Italia, vissuto in prima persona. La musica, per fortuna, può ancora essere la risposta.

Oltre ai concerti hip hop che segnaliamo nella pagina a fianco, al Bronson di Ravenna in dicembre e gennaio si alterneranno sul palco i soliti nomi di caratura internazionale, a partire dai leggendari The Fleshtones, da quarant’anni protagonisti della scena garage-rock americana, il 6 dicembre. Sabato 8 invece appuntamento con una delle voci più ibride emerse dal Regno Unito negli ultimi anni, Gaika (foto in alto), tra black ed elettronica. Il giorno dopo al Caffè del Bronson suona invece l’americano Geoff Farina, storico leader dei Karate mentre si torna al club il 13 dicembre con il folksinger americano Micah P. Hinson (foto a sinistra) e il giorno dopo con una band di culto della scena post-industrial italiana, i Sigillum S. Dal 21 al 23 dicembre torna poi il festival Passatelli con band locali e non.

THE MORLOCKS AL SIDRO DI SAVIGNANO The Morlocks (foto qui sopra), storica band garage-punk californiana, sarà in concerto il 24 gennaio al Sidro di Savignano che in dicembre ospita, tra gli altri, il 13 i danesi Powersolo. Tutti i live (tra cui quello di Merio che segnaliamo nella pagina a fianco) sulla pagina Facebook “Sidro Club”.

Fa tappa anche in Romagna il tour degli anglocanadesi Lail Arad & JF Robitaille (folk-rock), attesi il 4 dicembre al DuoMo hotel di Rimini e il 7 a Villa Nellcote di Cesena.

TRADIZIONI Made in Romagna, il nuovo album di Vittorio Bonetti (con Cristiano Cavina) Esce il 1° dicembre Made in Romagna, decimo disco del cantautore ravennate Vittorio Bonetti, ribattezzato “il Paolo Conte della Romagna”, una fotografia della Romagna in musica, tra tradizione (compreso il dialetto dei testi) e innovazione. Un mix di brani che vede coinvolto anche lo scrittore casolano Cristiano Cavina e la partecipazione dell’attrice comica Maria Pia Timo. A curare grafica e illustrazioni l’artista Marilena Benini mentre il grande fumettista Sergio Staino ha regalato alcuni disegni della copertina e del libretto del nuovo album. L’album esce per Crotalo New Lm di Gigi Mazzesi di Ravenna e Materiali Musicali di Giordano Sangiorgi di Faenza. “Made in Romagna” vuole essere un omaggio alla terra di Bonetti dopo una vita passata a cantare e suonare in giro per l’Italia. Sono presenti alcune canzoni storiche registrate con la partecipazione di musicisti come il maestro Michele Carnevali all’ocarina, Christian Ravaglioli alla fisarmonica, Pietro Quinzan e la sua band. Il cd contiene anche brani originali scritti da Vittorio oltre a una versione di “Romagna mia” (in blues) e “T’aspetto a Cesenatico”, un documento storico cantato e suonato da un vero e proprio artista di strada e di osteria: “il grande Fisci”. Il disco verrà presentato con un tour in partenza l’1 dicembre da Sant’Alberto (Circolo Arci) per poi proseguire il 10 e 11 dicembre a Roma al congresso nazionale della Flai Cgil, il 14 dicembre a Mezzano (P.R. Pizza con cucina), il 22 dicembre a Piangipane (Teatro Socjale) con lo spettacolo “Zez ch’è nèva” con Eliseo Della Vecchia e Rudy Gatta e il 31 dicembre, a Villanova di Bagnacavallo (Ecomuseo delle erbe palustri).

DAL CANADA ALLA ROMAGNA

INDIE AL MOOG Concerti indie-rock al Moog di Ravenna: giovedì 6 dicembre i francesi Villejuif Underground e il 13 gli svizzeri Peter Kernel (foto).

METAL TEDESCO A PINARELLA Oltre al già annunciato concerto dei canadesi Danko Jones dell’1 dicembre, al Rock Planet di Pinarella di Cervia arrivano anche (l’8 dicembre) i Caliban (foto), pesi massimi del metalcore made in Germany.

ELETTRONICA Al Diagonal di Forlì il festival “Comediventi” e i Campos Nato nel 2015 in occasione del ventennale del Diagonal, torna per tre sere al club di Forlì, dal 4 al 6 dicembre, il festival di musiche elettroniche “Comediventi”. Una rassegna per cercare di capire – scrivono gli organizzatori – cosa accade e cosa diventa quell'universo fatto di sequenze, drum-machine, software e hardware, proiettori, sensori. Sul palco: Yosonu (progetto solista sperimentale del batterista calabrese Peppe Costa), i paesaggi post-industrial in salsa norvegese di Jørgen Thorvald, On Off Man (progetto musicale del producer Stefano Diso tra jazz, funk, elettronica e rock) e il dj Zeemo. Da segnalare poi in questi due mesi anche il live del 30 gennaio dei Campos, band folk-rockelettronica nata tra la Toscana e Berlino.


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l’intervista HIP HOP In arrivo anche Ernia, Merio e Rancore

Mecna, tra “karaoke”, ritmo e tristezza «Non il solito rap» L’artista pugliese in concerto a Ravenna. «Il tour? Fantastico, come una gita...» di Filippo Papetti

Vi ricordate quell’odiosa pubblicità della Sammontana che ci ha ammorbato per tutta l’estate un paio di stagioni fa? Ecco, Mecna è colui che ha prestato la voce a quello spot, parodizzato dai più, in vieppiù modi. Ora, ci rendiamo conto che la presentazione non è delle migliori, ma sappiate che oltre a questo Mecna è un artista unico nel panorama hip hop italiano; unico nelle scelte stilistiche quanto nel timbro vocale, uno dei pochi in Italia a riuscire a far convergere nella propria traiettoria – e in maniera davvero convincente – tutte le ultime tendenze in fatto di musica, moda e design. Oggi è in tour per promuovere il suo ultimo album, il bellissimo Blue Karaoke, e farà tappa il 15 dicembre al Bronson di Madonna dell'Albero (Ravenna). Lo abbiamo contattato, per fargli qualche domanda a proposito. Se non sbaglio la dimensione live è molto importante per te: sei in giro quasi ininterrottamente da qualche anno e i tuoi concerti sono sempre curati nei minimi dettagli. Quanto è importante nella tua musica il contatto diretto col pubblico? «Credo sia fondamentale. Quando fai i dischi sei da solo, non sai cosa pensano gli altri fino a quando la tua musica non esce. Ora magari, tramite i social, riesci a sapere abbastanza velocemente cosa pensano gli altri, e quanto la tua musica piace; ma i concerti sono un’altra cosa. Ai concerti vedi proprio le facce, senti le storie di chi è venuto lì per sentire suonare te». I tuoi brani spesso rivelano un animo molto intimista, quasi timido. Come si concilia tutto ciò con l'essere sempre in giro e avere a che fare ogni giorno con persone diverse? «Beh, quando sono in giro a promuovere la mia musica, tutto ciò non può altro che farmi piacere. Poi andare in tour vuol dire comunque essere a stretto contatto con degli amici, perché tutto il mio entourage è un gruppo affiatatissimo, quindi è veramente quasi come andare in gita. Ed è fantastico». Il tuo ultimo disco si chiama “Blue Karaoke”, e la parola “karaoke” mi è subito saltata all’occhio. Ti capita mai di scrivere pensando già a come proporre i brani dal vivo e a come verranno “ricantati” dalla gente? «In realtà no. Non l’ho mai fatto veramente. A dire il vero in passato mi han-

no sempre recriminato il fatto di avere dei concerti molto poco energici, per via dei miei pezzi appunto. Ma io ci ho sempre creduto in questo diverso tipo di approccio e ho continuato a proporre il mio show come uno spettacolo che si discosta dai soliti concerti rap. E il tempo mi ha dato ragione». Inoltre sei stato uno dei primi del rap in Italia a portare una grossa dose di effettistica sulla voce anche nei live. Oggi invece è una cosa piuttosto comune. È stata una scelta vincente, non trovi? «Sì. Ho sempre amato mischiare i generi e, di conseguenza, gli effetti sulla voce. Autotune, distorsore, pitch, harmonizer, sono tutti elementi che riescono ad integrarsi bene con i brani più intimi e anzi a regalare a questi un’atmosfera inedita». Musicalmente “Blue Karaoke” si discosta un po' dal sound dai tuoi ultimi due dischi: ci sono dei brani in cui la componente ritmica è molto più accentuata. Come mai ti sei voluto spingere in quella direzione? «A ogni disco provo ad esplorare qualche nuovo spazio. Mi andava di introdurre un po' più di ritmo, pur senza snaturarmi, facendo pezzi “up”. Se noti, però, anche “Non sono come te” in realtà a un certo punto diventa mega triste, pur essendoci una cassa dritta durante tutto il pezzo. Quello che provo a fare da sempre è portare quello che mi piace nella mia dimensione, credo che solo così ci si possa migliorare senza mai perdere il focus dal proprio percorso artistico». I tuoi lavori sono sempre molto curati sotto l'aspetto grafico, visuale e anche fotografico. Ti va di segnalarci qualche nome di qualche artista da tenere d’occhio? «Si, certo: io! Se già non mi state tenendo d’occhio (risate, ndr)...».

Oltre a Mecna – che intervistiamo in questa pagina, atteso il 15 dicembre – al Bronson di Ravenna arrivano altri rapper in collaborazione con il Cisim, in particolare il romano Rancore il 19 gennaio nel tour di “Musica per bambini” mentre ci sarà spazio per l’hip hop anche al mini-festival “Passatelli in Bronson” dal 21 al 23 dicembre con Claver Gold e Forelock. Direttamente al Cisim di Lido Adriano, inoltre, da segnalare il 7 dicembre la tappa del tour di presentazione del nuovo disco realizzato insieme da Funk Shui Project e il rapper siciliano Davide Shorty (nella foto). Appuntamenti per gli appassionati del mondo hip hop sono in programma anche il 14 dicembre al Sidro di Savignano con Merio, il 15 dicembre al Rock Planet di Pinarella di Cervia con il veneto Nitro e il 29 dicembre al Vidia di Cesena con il giovane rapper milanese Ernia.

rock italiano

Ristorante

ZI TERESA GIANCANE AL CISIM Il 14 dicembre al Cisim di Lido Adriano (Ravenna) concerto del cantautore romano Giancane che presenterà il suo Ansia e disagio.

BUFFET VEGANO con antipasti caldi e freddi, primi, secondi e tantissimi dolci! Prezzo fisso 20 euro

venerdì e sabato sera, domenica a pranzo

MERCOLEDÌ GOLOSO Serata speciale veg con antipasti e dolci Prezzo fisso 12 euro

I CONCERTI AL BRADIPOP MARIA ANTONIETTA A CESENATICO La cantautrice marchigiana Maria Antonietta sarà in concerto il 14 dicembre al teatro di Cesenatico nell’ambito del tour di presentazione del suo ultimo album di canzoni Deluderti.

La cantautrice lombarda Joan Thiele (foto) sarà il 15 dicembre al Bradipop di Rimini che ospita anche l’1 il cantautore romano Leo Pari, l’8 lo storico gruppo rock genovese Meganoidi, il 22 i romani Kutso e il 29 gli emiliani I Segreti (alt-pop).

Venite a trovarci e a provare i nostri piatti di qualità!

Via Valliano, 31 - Montescudo - M. Colombo (RN) Tel. 0541 984312 Ristorante Zi Teresa


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jazz/1

Il festival Artusi tra Santa Sofia e Bertinoro, dedicato a Bill Evans Tra i protagonisti Gino Paoli in coppia con Danilo Rea e le formazioni di Flavio Boltro ed Enrico Pieranunzi Torna come da tradizione a inizio anno nuovo il festival Artusi Jazz. L’appuntamento è dall’1 al 6 gennaio con il titolo “Portrait in jazz”, per un’edizione dedicata al grande Bill Evans. Momento clou probabilmente il concerto del 2 gennaio (alle 21.30) al teatro Mentore di Santa Sofia con la voce e il carisma di Gino Paoli, uno dei più grandi autori della canzone italiana, affiancato da uno dei più lirici e creativi pianisti riconosciuti a livello internazionale, Danilo Rea. “Due come noi che...” è il loro concerto per piano e voce che li vede interpretare in modo innovativo alcuni classici della storia della musica italiana. Il festival partirà già però martedì 1 gennaio con il concerto-omaggio a Bill Evans dal titolo “Very early” del pianista emiliano Teo Ciavarella, alle 16.30 alla chiesa di San Pietro, a Corniolo. Il 2 gennaio invece si parte alle 16 al centro culturale di Santa Sofia con lo storico della musica Enrico Merlin che terrà un incontro sul tema “Il jazz e i cantautori - Storie di universi paralleli” mentre dopo il concerto di Paoli-Rea la serata proseguirà alle 23.30 alla Fiaschetteria di Santa Sofia con una jam-session che vedrà la partecipazione anche di nomi di punta della scena jazz italiana come il trombettista Flavio Boltro e il sassofonista Carlo Atti. Boltro sarà protagonista anche il giorno dopo al teatro ex Seminario di Bertinoro con The Quintet, un quintetto che lo vede a fianco di altri nomi noti nel panorama internazionale come il sassofonista torinese Emanuele Cisi, il pianista belga Eric Legnini, il contrabbassista Massimiliano Rolff e il batterista austra-

JAZZ/2 Fabrizio Bosso incontra i giovani a Piangipane Il 21 dicembre al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) l’Orchestra Dei Giovani di Ravenna diretta da Franco Emaldi incontra per un evento unico il trombettista Fabrizio Bosso.

Enrico Rava e Ares Tavolazzi a Cesenatico Due serate jazz al teatro comunale di Cesenatico in attesa del festival Jazzenatico di febbraio. Il 21 dicembre l’appuntamento è con il grande trombettista Enrico Rava in un progetto dal titolo “Three Generations” con Ares Tavolazzi al contrabbasso, Chicco Capiozzo alla batteria e Leonardo Caligiuri al pianoforte. L’1 febbraio invece un omaggio agli Area di Demetrio Stratos in chiave jazz.

MUSICA “ALTRA”

Gino Paoli e Danilo Rea

liano Adam Pache. A seguire, dalle 23.30, nuova jam session all’Enoteca Bistrot Colonna, sempre a Bertinoro. Il 4 gennaio l’appuntamento delle 21.30 è alla chiesa di San Silvestro di Bertinoro con pianisti di spicco della nuova scena jazz italiana, Enrico Zanisi e Alessandro Lanzoni mentre il 5 gennaio il festival si sposta a Forlì, prima con la conferenza su Bill Evans di Merlin (alle 17 al negozio di dischi Calboli) e poi (alle 21.30 all’Auditorium San Giacomo) con il prestigioso European Trio del celebre pianista e compositore jazz romano Enrico Pieranunzi, accompagnato dell’acclamato batterista nizzardo André Ceccarelli e al contrabbasso da un altro nome di caratura internazionale come il contrabbassista danese Thomas Fonnesbaek. Il 6 gennaio il festival termina alle 11 con lo stesso Pieranunzi impegnato però in questa occasione in un “piano solo” alla Chiesa dei Servi di Forlimpopoli.

CONTAMINAZIONI

Se l’orchestra suona il rock A Rimini disco music e Led Zeppelin in versione “classica” Lirica, musical, canzone italiana, rock e colonne sonore negli originali arrangiamenti per ensemble classici. Prosegue a Rimini la rassegna “Contaminando” all’insegna appunto della contaminazione tra generi. Domenica 23 dicembre al teatro del centro Tarkovskij va in scena “Stayin’ Alive - La Febbre del Sabato Sera”, serata dedicata alla musica dance degli anni settanta e ottanta con l’Orchestra Rimini Classica e i PoP Deluxe che accompagneranno Cristina Di Pietro (nella foto), Giuseppe Righini e Gloria Turrini in una scaletta con canzoni che hanno fatto la storia: fra gli altri, brani di Gloria Gaynor, Bee Gees, Aretha Frankin, Lionel Richie e Donna Summer. Sabato 5 gennaio alle 21 sempre al centro Tarkovskij saranno protagonisti l’Orchestra Rimini Classica di 25 elementi diretta da Aldo Maria Zangheri, il coro Note in Crescendo di Riccione diretto da Fabio Pecci e la rock band con Riccardo Bertozzini alla chitarra, Max Freschi al basso e Fabio Nobile alla batteria. Tutti insieme accompagneranno Cristina Di Pietro, Messalina Fratnic, Filippo Malatesta e Simone Romanato che si alterneranno nelle musiche leggendarie dei Led Zeppelin e dei Guns ‘n’ Roses. Domenica 13 gennaio (solo in questo caso alle 17) alla sala del Giudizio del Museo della Città va in scena invece “Racconto di Fellini”, una raccolta di lettere del Maestro, scelte e legate assieme da un prologo e un epilogo dello scrittore Cristiano Cavina, vengono fatte vivere dal reading del fantasioso attore Renato Geremicca. La sua lettura verrà accompagnata dai temi musicali dei film felliniani, eseguiti dal Trio Eccentrico (Massimo Ghetti al flauto, Alan Selva al clarinetto e Javier Gonzales al fagotto).

GLI ZU, IL PIANO DI PRODE E “IMPRO” ALL’AREA SISMICA I romani Zu (nella foto), storica e inclassificabile band che si muove tra free jazz, noise, rock e musica sperimentale, acclamata anche ben al di fuori dai confini nazionali, saranno in concerto il 9 dicembre all’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì). Ma il mese del circolo Arci parte già domenica 2 dicembre con The Morph Trio, formazione acustica britannica appena formata che esplora i territori tra vocabolari jazz e improvvisazione libera (formata dal sassofonita Chris Biscoe, il bassista John Pope e lo storico percussionista Roger Turner) mentre in gennaio da segnalare il concerto di domenica 13 del pianista Francesco Prode, tra i nomi di punta della scena contemporanea italiana, che sarà grande protagonista anche il 27 con le improvvisazioni di un quartetto d’eccezione composto da Giancarlo Schiaffini (trombone), Walter Prati (violoncello), Francesca Gemmo (piano) e Sergio Armaroli (vibrafono). I concerti iniziano alle 18.

LA RASSEGNA Il fondatore dei Mau Mau con il fotografo Alex Majoli e un concerto-lezione sulle leggi razziali a Cotignola Torna “Radici”, la rassegna di percorsi e identità sonore organizzata dal Comune di Cotignola al teatro Binario. Si comincia mercoledì 5 dicembre con lo storico fondatore dei Mau Mau, il musicista torinese Fabio Barovero, e le sue “Prove di eremitaggio”, composizioni tra elettronica e partiture classiche, “guidate da una ricerca interiore che ha a che fare con uno sguardo più vicino alla dimensione eremitica che a quella del chillout urbano”. Parteciperanno Alex Majoli (fotografie e video), Franco Arminio (testi e voce recitante), Federico Marchesano (contrabbasso) e Simone Rossetti (violino e viola). Il secondo appuntamento è in programma mercoledì 12 dicembre con The Faccions e Carloni-Franceschetti con un concerto ribattezzato “Lezione di storia sospesa”, a ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali. A chiudere la rassegna, mercoledì 19 dicembre, saranno Tabache (musica elettronica) e Lady oN (video) che realizzeranno cHroma flux (nella foto), performance che vuole esplorare un processo di metamorfosi che vede cellule di colore e suono espandersi per creare nuove forme. Ingresso gratuito con posti sono limitati (che è possibile prenotare allo 0545 908871, oppure inviando una mail a cultura@comune.cotignola.ra.it).


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concerti delle feste

Cheryl Porter (al centro) con gli Hallelujah Gospel Singers, insieme sul palco la notte del 31 dicembre in piazza del Popolo a Ravenna

Tutti i colori del gospel, nei teatri e in piazza Dal nuovo Capodanno di Ravenna targato “Spiagge Soul” alle star di Harlem al Masini di Faenza fino agli americani sul palco di Coriano e Longiano e al mini tour dell’orchestra forlivese Intercity Nel periodo natalizio tornano come ormai tradizione i concerti gospel un po’ in tutta la Romagna con addirittura una nuova rassegna dedicata a questo genere musicale (e in generale al soul) in centro a Ravenna. Si tratta di “Christmas Soul”– a cura dello staff del festival Spiagge Soul – e partirà venerdì 28 dicembre alle 18 in piazza del Popolo con i Soul of Gospel, ossia Joselin St. Aimee, Caroline Awuku, Luca Brighi e Michele Bonivento, musicisti che vantano carriere internazionali e collaborazioni prestigiose. Il giorno dopo, stessa ora e stesso luogo, tocca invece alla Soul & Blues Connection, band capitanata dal rinomato musicista jazz Luca Giometti. Il 31 dicembre, a partire dalle 23, nella piazza centrale di Ravenna grande festa per accogliere il 2019 con una vera diva della musica nera, Cheryl Porter, assieme agli Hallelujah Gospel Singers. Il 2019 a Ravenna si apre invece al teatro Alighieri, dove alle 12 (con ingresso gratuito fino a esaurimento posti) saranno sul palco gli americani Anointed Believers, formazione di sette elementi con quattro voci principali e la sezione ritmica che

ha condiviso il palco con leggende del gospel. Sempre Spiagge Soul cura anche concerti sui lidi, come la rassegna del brunch della domenica al bagno Oasi di Marina di Ravenna che, tra gli altri, ospiterà il 9 dicembre il cantautore americano Jeff Jones e il 23 il gran finale con un evento natalizio a sorpresa; o al Marlin di Punta Marina dove (in questo caso alle 21.30) l’1 dicembre suona l’americano John Murry e il 14 la scozzese Emma Morton. Tornando al gospel, una vera istituzione come The Harlem Spirit of Gospel Choir con Anthony Morgan, direttamente da New York, sarà sul palco del teatro Masini di Faenza venerdì 21 dicembre alle 21. Altri concerti di caratura internazionale sono il 20 dicembre alle 21.15 al teatro Corte di Coriano, dove si esibirà Roderick Giles (da Washington) e i suoi Grace, e al teatro Petrella di Longiano che sabato 22 dicembre alle 21 ospita Markey Montague & Fellowship. Ananias “Markey” Montague è “un seguace di Gesù Cristo” e un compositore, regista e insegnante di musica gospel, attualmente ministro

di Musica e Belle Arti per la Chiesa Battista di Salem a Omaha, Nebraska di cui è direttore musicale del coro. E ancora, tra gli altri appuntamenti gospel natalizi della Romagna, al teatro sociale di Novafeltria il 14 dicembre alle 21 il bolognese Joyspell Gospel Choir in un concerto che vuole essere un viaggio nella cultura afro americana del canto corale “a cappella”. A Gambettola il gospel è protagonista invece del concerto di Capodanno, l’1 gennaio alle 18 al teatro comunale, con un’altra formazione emiliana, The Gospel Spirit, con le voci di Francesca Tourè, Irene Robbins e Karin Mensahe, accompagnate da Ivano Borgazzi al piano, Marco Marzola al basso e Lele Barbieri alla batteria. Infine, da segnalare il tour della forlivese Intercity Gospel Train Orchestra, coro diretto da Valerio Mugnai accompagnato da tastiera, basso, batteria, percussioni, chitarra e sax, che sarà l’1 dicembre al santuario di Longiano, l’8 al teatro Dragoni di Meldola, il 15 al teatroe di Cesenatico e il 22 a San Mercuriale a Forlì, sempre alle 21.


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classica/1 CLASSICA/2 I concerti di Natale di Olmi e la giornata della Memoria

Le orchestre di Miskolc e Vienna aprono la stagione dell’Alighieri In dicembre terminano i Concerti della Domenica dell’associazione Mariani che in gennaio inaugura “Ravenna Musica” con la sinfonica ungherese

L’orchestra sinfonica ungherese di Miskolc, che inaugurerà la stagione “Ravenna Musica” il 22 gennaio

Proseguono al teatro Alighieri di Ravenna gli appuntamenti con la musica classica curati dall’associazione culturale Mariani. Nell’ambito dei Concerti della Domenica (alle 11 del mattino alla sala Corelli del teatro), il 2 dicembre torna l’appuntamento con la lezione-concerto, quest’anno dedicata al genio di Mozart. Sarà condotta e interpretata dall’Ensemble Dolce Concento, formazione nata dal sodalizio artistico tra il direttore Nicola Valentini e il violinista Andrea Vassalle. Finalità della lezione-concerto è quella di raccontare la vita di Mozart, attraverso letture dall’epistolario mozartiano e l’esecuzione di brani musicali celebri. Il 9 dicembre prevede un ampio programma vocale con brani di Spohr, Kreutzer, Liszt, Schubert nell’esecuzione del trio formato dal soprano Elisa Balbo, il clarinetto Simone Nicoletta e il pianista Davide Cavalli. Nel concerto di chiusura della rassegna il 16 dicembre l’Ensemble Tempo Primo, formato dalle prime parti dell’Orchestra Corelli, sotto la direzione di Alicia Galli e con la partecipazione di Maria Teresa Federici in veste di narratrice, proporrà la celebre Suite dal balletto “Lo Schiaccianoci” di Cajkovskij. Tempo di far passare le festività natalizie e il 22 gennaio inaugura la stagione principale della Mariani, nel teatro vero e proprio,

La danzatrice Valentina Caggio, a Faenza il 15 gennaio con il Duo Petrouchka

con orchestre e solisti di caratura internazionale. L’apertura sarà affidata, come di consueto, a un’importante orchestra sinfonica e in questa edizione sarà l’Orchestra Sinfonica Ungherese di Miskolc che, insieme alla pianista olandese Gile Bae, sotto la direzione di Mátyás Antál eseguirà un programma in gran parte legato alle loro radici. Saranno le Danze di Galánta di Zoltán Kodály, grande etnomusicologo magiaro, e il Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra HOB:XVIII:11 di Franz Joseph Haydn, compositore austriaco per decenni al servizio dei principi Esterházi de Galánta, a rappresentare la forte identità nazionale che caratterizza il popolo ungherese, mentre A Midsummer Night’s Dream op.61 di Felix Mendelssohn Bartholdy darà quel respiro europeo unificante. I Wiener Concert-Verein saranno i protagonisti del secondo appuntamento (1 febbraio) nel quale il pianista Markus Schirmer e il direttore Ernest Hoetzl saranno chiamati a valorizzare due pagine della produzione beethoveniana del primo periodo, il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in do maggiore op.15, eseguito per la prima volta a Praga dal Beethoven stesso nel 1798, e la Sinfonia n.2 in re maggiore op.36, opera che vide la luce durante un momento di grande sofferenza del compositore tedesco.

Arrivano i tradizionali Concerti di Natale della Young Musicians European Orchestra, la giovane orchestra creata e guidata dal rinomato direttore ravennate Paolo Olmi (nella foto). Quest’anno l’appuntamento è per il 6 dicembre (ore 21) alla basilica di San Francesco di Ravenna, con il giovane direttore Ignacio Abalos Ruiz (anche direttore artistico della Young Musicians European Orchestra) e un nutrito stuolo di sette solisti impegnati in brani inusuali di Vivaldi (Concerto per chitarra e orchestra, solista Mattia Masini), Bach (Concerto per quattro clavicembali e orchestra, solisti Chiara Cattani, Riccardo Morini, Lorenzo Antinori e Valeria Montanari) e Mozart (Concerto per flauto, arpa e orchestra, solisti Niccolò Valerio ed Eleonora Volpato). Come da tradizione il Concerto sarà anche una occasione di solidarietà soprattutto per i bambini italiani e stranieri, con una particolare attenzione per l'Ospedale Pediatrico di Betlemme. Il concerto verrà poi replicato (in attesa delle trasferte del 10 e 11 dicembre a Gerusalemme e Betlemme) il giorno seguente, 7 dicembre (alle 21), a A San Mercuriale, in centro a Forlì (in collaborazione con la Caritas), con lo stesso Olmi a dirigere e la partecipazione di alcuni giovanissimi solisti, come il chitarrista forlivese Mattia Masini e il violinista Gennaro Cardaropoli. A Ravenna – sempre sotto la direzione della cooperativa di Olmi, Emilia Romagna Concerti – torna poi lo spettacolo per la Giornata della Memoria il 28 gennaio (alle 21 alla sala Corelli del teatro Alighieri) con la Young Musicians European Orchestra diretta da Matteo Parmeggiani (solisti il violinista Matteo Valerio, il pianista Dario Zanconi e l'oboista israeliana Estelle Akta).

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A Faenza le atmosfere della Royal Music e il concerto di Alberghi scoperto in California Prosegue al Masini la rassegna in collaborazione con Emilia Romagna Festival Domenica 2 dicembre prosegue a Faenza la rassegna di Emilia Romagna Festival con il “Progetto Paolo Alberghi”, un evento unico in prima assoluta che si terrà nel Museo Internazionale delle Ceramiche. Il faentino Alberghi fu allievo del violinista Tartini e autore di numerose composizioni per archi. Il concerto che verrà eseguito è una perla rara: scoperto solo di recente all’Università di Berkeley, in California, dove sono conservate gran parte delle sue composizioni, verrà interpretato per la prima volta nei tempi moderni. Il ripristino della partitura è opera di Marco Farolfi e si inserisce in un progetto di recupero, volto alla diffusione delle opere di Alberghi, promosso dalla Scuola di Musica G. Sarti di Faenza. Protagonista l’Ensemble d’Archi della scuola stessa, nato nel 2011 con l’idea di riscoprire il repertorio barocco, con una forte attenzione alla prassi esecutiva. Prima del concerto (in programma alle 18.30) sarà possibile partecipare alla visita guidata del museo. A seguire, due concerti fuori abbonamento. Il 5 dicembre alle 21 alla Chiesa di San Francesco un ricordo di Padre Albino Varotti con l’Orchestra Arcangelo Corelli e il Coro Euridice diretti da Piero Monti. Un omaggio al sacerdote recentemente scomparso, insigne musicista, studioso e didatta, molto attivo nel territorio faentino. Il programma è imperniato su suoi componimenti sacri e completato da un celebre brano il Gloria di Antonio Vivaldi. Il 13 dicembre, invece, alla Chiesa di Sant’Ippolito, si svolgerà alle 21 il concerto di Natale dedicato quest’anno alla restaurazione del Bassetto Manfredo – un piccolo contrabbasso del XVIII secolo, molto

raro. Con un’offerta libera in favore del restauro del Bassetto, si potrà assistere all’interpretazione di due composizioni dedicate all’atmosfera regale dell’Inghilterra del ‘600 e del ‘700; Royal Music: Purcell e Händel porterà infatti le suite da The Fairy Queen, la semi-opera barocca che Henry Purcell trasse dal Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, e da Water Music, quel concerto di Händel che fu anche uno spettacolo straordinario, eseguito da un’orchestra sopra una chiatta galleggiante del Tamigi. A rievocare vividamente le atmosfere della Royal Music sarà la Camerata Accademica diretta da Paolo Faldi, ensemble strumentale e vocale composto da studenti e diplomati del Conservatorio di Padova. Il primo concerto del 2019 tornerà al Ridotto del Teatro Masini, il 15 gennaio alle 21 con “Rapsodia in Blue”, uno spettacolo che unirà le corpose sonorità del pianoforte a quattro mani del Duo Petrouchka alla danza di Valentina Caggio – due modi diversi di interpretare lo stesso spartito. Con musiche di Debussy, Satie e Gershwin (autore della celebre rapsodia), il Duo Petrouchka si presenta a Faenza con un nome ben rifinito dalle frequenti tournée e dalle registrazioni, che ne hanno messo in risalto le doti di affinità artistica ed espressiva. Composto da Massimo Caselli e Alessandro Barneschi, due professionisti di chiara fama, perfezionatisi con docenti di alto livello, il Duo Petrouchka fa risaltare in modo inconsueto le immense possibilità del pianoforte. Valentina Caggio è invece una danzatrice professionista ben conosciuta in Italia, formatasi con Carolyn Carlson, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni.


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classica/4 CLASSICA/6 A Cesenatico l’Orchestra da Camera Rimini Al teatro di Cesenatico la stagione di musica classica parte in gennaio con un “antipasto” il 26 dicembre (ore 17) con il concerto di Natale a cura dei romagnoli Coro Ad Novas e Quintetto all’opera. Il 13 gennaio l’Orchestra da Camera di Rimini con musiche di Telemann, Rolla e Hindemith; il 27 violino e clavicembalo con “Senti lo mare” e musiche di Vivaldi, Bonporti, Tartini, Galuppi.

A Forlì si parte all’insegna dei giovani Il mezzosoprano Daniela Pini, a Lugo il 20 gennaio

Al teatro Fabbri di Forlì la stagione di classica parte il 15 gennaio con uno dei più promettenti e giovani direttori d’orchestra del panorama internazionale, Alessandro Bonato, che dirigerà l’Orchestra Maderna nel “Progetto Beethoven”. Si prosegue il 28 gennaio con il conservatorio Maderna di Cesena e il ritorno del maestro Bressan per la Monumentale Sinfonia n. 1 di Mahler.

Il concerto di Natale della Toscanini e la musica “senza spine” a Lugo

CLASSICA/7

Sul podio del teatro Daniel Cohen e Nicoletta Conti tra opere rossiniane, Strauss, Puccini e Non ti scordar di me Giovedì 20 dicembre parte la stagione concertistica del teatro Rossini di Lugo con la Filarmonica Arturo Toscanini di Parma diretta da Daniel Cohen e uno spumeggiante concerto di Natale che propone in apertura cinque fra le più celebri sinfonie da opere rossiniane (La Cenerentola, L'Italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia, Il signor Bruschino, Guglielmo Tell) e chiude con una classica miscellanea di valzer viennesi di Johann Strauss Junior. Sabato 20 gennaio farà invece il suo debutto sul palco del Rossini di Lugo l'ormai nota Orchestra Senzaspine di Bologna, un complesso sinfonico fondato dai due amici-direttori Matteo Parmeggiani e Tommaso Ussardi che si pone come obiettivo quello di proporre programmi molto amati e conosciuti dal pub-

blico con naturalezza e senza barriere culturali, in una parola “senza spine”. A Lugo saranno diretti da una delle migliori bacchette italiane, la bolognese Nicoletta Conti, già allieva di Leonard Bernstein. In programma per sola orchestra la Serenata di Antonin Dvorak e Crisantemi di Giacomo Puccini, mentre per voce e orchestra si potranno ascoltare il rarissimo poemetto Il Tramonto di Ottorino Respighi, le 7 Canciones Popolares espanolas di Manuel de Falla, la Chanson Perpetuelle op. 37 per voce, orchestra d'archi e pianoforte di Ernest Chausson e la celebre canzone Non ti scordar di me di Ernesto De Curtis. Interprete di questo raffinato e nel contempo popolare repertorio sarà il mezzosoprano di origine lughese Daniela Pini.

HOBART EARLE GUIDA L’ODESSA PHILHARMONIC Il 9 gennaio al Bonci di Cesena appuntamento con l’Odessa Philharmonic Orchestra, compagine ucraina diretta dallo statunitense Hobart Earle (nella foto), che a Cesena unisce la leggerezza delle danze di Cajkovskij con la drammaticità di una composizione per orchestra e per il violoncello solista del tedesco Alexey Stadler, di Shostakovich, realizzata alla fine degli anni Cinquanta nel pieno della dominazione sovietica. Conclude il programma una pagina di Dvorak, la Sinfonia n. 9, dedicata al Nuovo mondo. Da segnalare al Bonci anche il concerto dell’orchestra del Conservatorio Maderna per il Giorno della Memoria del 27 gennaio, diretto da Filippo Maria Bressan.

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L’ACCADEMIA (BIZANTINA) CHE “LIBERA” LA MUSICA BAROCCA Torna la stagione del Goldoni di Bagnacavallo Torna a Bagnacavallo “Libera la Musica”, la stagione del teatro Goldoni che Accademia Bizantina e il suo direttore Ottavio Dantone organizzano con l’obiettivo di “liberare” appunto il genere barocco dallo stereotipo di musica “che fa addormentare”, si legge nella cartella stampa. A questo scopo si è cercato di rendere i concerti quanto più fruibili possibile, per dare modo a chiunque di partecipare, mettendo inoltre in programma strumenti poco conosciuti. L’apertura della stagione, giovedì 13 dicembre, è affidata proprio ad Accademia Bizantina e alla cantante francese Delphine Galou (insieme nella foto) che, diretti dal maestro Dantone, presenteranno dal vivo l’album Agitata (fresco vincitore a Londra del premio Gramophone Awards 2018 nella categoria “Recital”), un programma di musica sacra, mottetti, cantate e stralci di oratori. Dal celeberrimo Agitata infido flatu tratto dall’oratorio di Vivaldi Juditha triumphans – qui contrappuntato da un’aria di un’altra versione della storia di Giuditta composta da Jommelli – fino alle Lamentazioni di Stradella e al mottetto di Porpora In procella sine stella. A seguire, il 29 gennaio, l’Ensemble La Dafne proporrà un programma intitolato “Il compositore ebraico nel barocco italiano”, che offre una panoramica del mondo sonoro che circondò il compositore mantovano Salamone Rossi, detto l’Ebreo, che lasciò un’impronta personale nella produzione strumentale, essendo tra i primi a sviluppare la tecnica della variazione e a trattare la “Sonata a tre”.

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Il soprano lituano Margarita Levchuk sarà Giulietta nella nuova coproduzione tra Teatro Nazionale croato e l’Alighieri, in scena a Ravenna in gennaio

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Grande lirica e musica da camera al Galli di Rimini Nel teatro da poco inaugurato attesi anche Zakharova e Gergiev

Il nuovo Romeo e Giulietta tra Fiume e Ravenna I primi due appuntamenti della stagione d’opera dell’Alighieri Si è aperta con la maratona lirica della trilogia d’autunno di Ravenna Festival (che termina sabato 1 dicembre alle 20.30 con Rigoletto e domenica 2 alle 15.30 con Otello) la stagione d’opera 2018/19 del teatro Alighieri di Ravenna che prosegue il 16 dicembre (ore 15.30) col ritorno della fortunata produzione de Il viaggio di Roberto. Si tratta della nuova versione rivista per orchestra dallo stesso autore Paolo Marzocchi, di nuovo in scena nella città che grazie anche alla comunione di intenti fra teatro Alighieri, scuola Mordani e coro Libere Note ha trasformato il percorso della memoria attorno alle vicende del piccolo Roberto Bachi in un tributo della collettività nella forma di una produzione di teatro musicale. In scena la drammatica storia di una delle oltre quarantamila vittime italiane della Shoah, Roberto Bachi, che visse a Ravenna e qui frequentò la quarta elementare presso la scuola elementare Mordani. Ricostruita grazie ad alcuni ex compagni di classe di Roberto (Danilo Naglia, Silvano Rosetti e Sergio Squarzina, in scena nella rappresentazione) e alla dedizione del compianto Giorgio Gaudenzi, direttore didattico dell’Istituto Mordani, la vicenda è diventata azione scenica su libretto di Guido Barbieri e musiche di Paolo Mar-

zocchi, con la regia di Alessio Pizzech e il coinvolgimento della stessa scuola Mordani e dei suoi alunni che oggi compongono il coro di voci bianche Libere Note diretto da Elisabetta Agostini e Catia Gori. La stagione riparte nel 2019 da Roméo et Juliette, che il 18 e 20 gennaio, a pochissimi giorni dal debutto a Rijeka (Fiume), porta anche da questa parte dell’Adriatico il nuovissimo allestimento dell’opera in cinque atti, su musica di Charles Gounod e libretto di Jules Barbier e Michel Carré, che il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc coproduce con il Teatro Alighieri, riproponendo la celeberrima vicenda shakespeariana. La direzione di Orchestra e Coro del Teatro Nazionale di Rijeka è affidata al ravennate Paolo Olmi e la regia è firmata da Marin Blazevic, direttore dello stesso Teatro di Rijeka; il cast include artisti italiani e croati, mentre spiccano nei ruoli protagonisti il soprano lituano Margarita Levchuk e il tenore spagnolo Jesús Álvarez. Oltre ai duetti fra i due amanti (ben quattro in un crescendo di complessità formale e drammatica), l’opera include la brillante valse-ariette “Je veux vivre” con cui si sono misurati soprani di calibro assoluto, pur non avendo vestito i panni di Giulietta sulla scena.

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L’OPERA DI PECHINO TORNA AL BONCI DI CESENA Prosegue il dialogo di Ert-Emilia Romagna Teatro con la China National Peking Opera Company, iniziato con Faust nel 2015: il 5 e 6 gennaio la compagnia cinese rappresenta al Bonci di Cesena in prima nazionale La leggenda del serpente bianco, una storia d’amore e coraggio che mescola terreno e ultraterreno, narrata attraverso un’antica forma d'arte tradizionale.

Al rinato teatro Galli di Rimini, inaugurato a fine ottobre a 75 anni dai bombardamenti che lo avevano pesantemente danneggiato, grande spazio per la musica tra eventi inaugurali che proseguono anche in dicembre e Sagra Musicale Malatestiana. Lunedì 3 e martedì 4 dicembre sul palco una celebre coppia, a teatro e nella vita: l’étoile del balletto Svetlana Zakharova e il virtuoso del violino Vadim Repin con uno spettacolo in cui brani coreografici del repertorio classico e pagine musicali di Mendelssohn, Paganini, Ravel, Part e tanti altri offrirammo uno spazio originale di incontro per le due star. Pas de Deux for Toes and Fingers è il traguardo di una lunga ricerca artistica, affidato ai musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e a étoiles e ballerini del Teatro Bol’šoj di Mosca e del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. L’opera lirica fa il suo ingresso al Galli il 10 e l’11 dicembre con l’attesissimo Valery Gergiev, il grande direttore d’orchestra russo che ha vo-

Svetlana Zakharova e Vadim Repin, coppia a teatro e nella vita, tra i protagonisti del mese di dicembre al Galli di Rimini

luto onorare la riapertura del teatro coinvolgendo i complessi del Teatro Mariinsky e dirigendo Simon Boccanegra, capolavoro di Verdi nel fortunato allestimento presentato recentemente proprio a San Pietroburgo. Libretto di Francesco Maria Piave rivisto da Arrigo Boito tratto dal dramma eponimo di Antonio García Gutiérrez, con la regia di Andrea de Rosa, i costumi di Alessandro Lai e le luci di Pasquale Mari. Il 14 dicembre “Una serata a Teatro con Alfredo Speranza”, un omaggio al lavoro di un grande educatore musicale, già insignito della cittadinanza onoraria riminese attraverso un concerto di musica da camera con la partecipazione di Norina Angelini – mezzosoprano, Roberto Cappello (pianoforte), Silvio Castiglioni (narratore), Devis Mariotti (flauto), Barbara Martinini (danza), Gianmarco Mulazzani (pianoforte), Simonetta Pesaresi (pianoforte), Manila Santini (pianoforte), Annalisa Stroppa (mezzosoprano) e Aldo Vianello (chitarra). Musiche di De Falla, Listz, Massenet, Piazzolla, Speranza. Sempre restando nell’ambito della musica da camera, proseguono i concerti della Sagra Malatestiana il 16 dicembre (alle 17) con il Quartetto d'Archi della Scala, ossia Francesco Manara e Daniele Pascoletti ai violini, Simone Braconi alla viola e Massimo Polidori al violoncello, per l’occasione accompagnati anche dal celebre violoncellista sicliano Giovanni Sollima. Verrà proposto prima il Quartetto n. 14 in sol maggiore K. 387 di Mozart, poi il Quintetto per archi in do maggiore op. 136 D. 956 di Schubert. Seguirà (il 22 dicembre alle 21) un gala cameristico dedicato a Giuseppe Verdi, che ha rivoluzionato la storia del teatro musicale e segnato anche la storia del Galli, che avrà per protagonista il baritono Luca Salsi assieme a due voci originarie di Rimini, il soprano Gladys Rossi e il mezzosoprano Anna Malavasi, insieme sul palco con il pianista Davide Cavalli.



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danza PARSONS DANCE Il 26 gennaio all’Alighieri di Ravenna Parsons Dance per la direzione artistica di David Parsons. In replica il 27

ROMANZO D’INFANZIA Il 25 gennaio al Masini di Faenza la compagnia Abbondanza Bertoni porta la sua coreografia contemporanea Romanzo d’infanzia.

OTELLO Al Rossini di Lugo il Balletto di Roma porta il suo Otello con musiche di Antonin Dvorak e coreografie e scene di Fabrizio Monteverde. In scena il 29 gennaio.

EKO DANCE PROJECT

LA GIOIA Il 4 dicembre al Teatro della Regina di Cattolica va in scena la compagnia Pippo Delbono con La gioia. Composizione floreale Thierry Boutemy, musiche di Pippo Delbono, Antoine Bataille e autori vari

In scena al Masini di Faenza Eko Dance Project con Dal profano al sacro il 4 dicembre. La stessa compagnia sarà poi al Fabbri di Forlì con La Bella... Giselle, balletto «neoclassico».

URBAN-HIP HOP Al Fabbri di Forlì l’Inc Innprogresscollective porta il suo Urban-Hip Hop per la coreografia e regia di Afshin Varjavandi, il 5 dicembre.

HARLEKING Harleking, lo spettacolo di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, incentrato sulls rappresentazione di un demone dall’identità ambigua e multipla sarà al Comandini di Cesena il 2 dicembre all’interno di Màntica e il 6 dicembre al teatro di Cattolica.

SHEHERAZADE E NIGHT GARDEN Al teatro della Regina di Cattolica, il 15 dicembre va in scena Le mille e una notte di Sheherazade del Balletto di Milano su musiche di Aram Khachaturian e Rimsky Korsakov (foto a sinistra), mentre il 19 gennaio sarà la volta di Night Garden (foto a destra), eVolution dance theater con coreografie di Anthony Heinl.

LA BELLA ADDORMENTATA Al Bonci di Cesena, per gli amanti della danza classica il Balletto di San Pietroburgo porta sul palco l’11 gennaio La bella addormentata.


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MUSICA E PAROLE/2 Moni Ovadia protagonista in Dio Ride-Nish Koshe Sabato 15 dicembre alle 21, al teatro Astra di Bellaria, va in scena DIO RIDE-Nish Koshe, di e con Moni Ovadia che ne cura la regia, musiche della Moni Ovadia Stage Orchestra. «Una zattera in forma di piccola scena approdava in teatro venticinque anni fa – racconta Ovadia – Trasportava sei vagabondi, cinque musicanti e un narratore di nome Simkha Rabinovich. A chi sentiva il desiderio di ascoltare, Simkha raccontava storie di una gente esiliata, ne cantava le canzoni, canti tristi e allegri, luttuosi e nostalgici, di quel popolo che illuminò e diede gloria alla diaspora. I musicanti lo accompagnavano con i loro strumenti e con lui rievocavano le melodie che quel mondo – fatto di comunità grandi, piccole e piccolissime – aveva creato per vivere le feste, le celebrazioni e i riti di passaggio. Dopo un quarto di secolo di erranza, Simkha Rabinovich e i suoi compagni di strada, ritornano per continuare la narrazione di quel popolo sospeso fra cielo e terra».

VERONICA PIVETTI È VIKTOR UND VIKTORIA Dal 18 al 20 dicembre al teatro Masini di Faenza, per la stagione di prosa, Veronica Pivetti sarà la protagonista di Viktor und Viktoria, commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Reinhold Schunzel, versione originale di Giovanna Gra per la regia di Emanuele Gamba. Sullo sfondo di una Berlino anni trenta, una spassosa Veronica Pivetti racconta una storia piena di qui pro quo, cambi di sesso, scambi di persona e ricca di intrecci sentimentali senza esclusione di colpi.

MUSICA E PAROLE/3 Il teatro-canzone di Enzo Iacchetti

MUSICA E PAROLE/4 A lezione da Maria Callas al Galli di Rimini

Lunedì 21 gennaio al Masini di Faenza Enzo Iacchetti porta il suo Libera Nos Domine, canzoni dal vivo di Enzo Jannacci, Francesco Guccini, Giorgio Faletti, Giorgio Gaber, Enzo Iacchetti con musiche originali di Marcello Franzolo e la regia di Alessandro Tresa. Il nuovo spettacolo di Iacchetti esprime il desiderio di comunicare parole e musiche nel puro stile teatro-canzone. Iacchetti si stacca dal cabaret per arrivare a maturare considerazioni che lo allontanano da come lo conosciamo in tv.

Sabato 19 gennaio al teatro Galli di Rimini va in scena Maria Callas Master Class: Terrence McNally incentra la sua pièce sulle lezioni che Maria Callas tenne alla Juilliard School Music di New York, dopo essersi ritirata dalla scena. La grande artista rievoca la propria leggenda pubblica e privata senza risparmio di frecciate. La commedia è incentrata sui momenti della sua ascesa al tempio scaligero; la “divina” torna quindi a recitare i suoi personaggi, misurandosi a tratti col canto registrato di allora.

MUSICA E PAROLE/5 Stefania Rocca interpreta Queneau

MUSICA E PAROLE/6 Socìetas: Chiara Guidi al Bonci e al Rasi (con Claudia Castellucci)

In scena al Bonci il 14 dicembre, Stefania Rocca dà voce agli Esercizi di stile di Raymond Queneau che qui incontrano, attraverso la sperimentazione stilistico-letteraria, la musica francese. Alle parole si alternerà la musica del trio di Giampiero Sobrino (clarinetto), Patrizia Bettotti (violino) e Andrea Dindo (pianoforte), interpreti delle asimmetrie e giocosità di Poulenc e Milhaud, dei lirismi di Faurè, dei suoni puri di Ravel e di Berlioz.

Per il progetto Màntica della Socìetas, Chiara Guidi presenterà al Teatro Bonci venerdì 21 dicembre Monsieur Teste. Una prosa filosofica per contrabbasso percussione e voce, recente produzione che viene presentata per la prima volta a Cesena. Basato sul testo di Paul Valéry lo spettacolo si avvale delle musiche dal vivo di Michele Rabbia alle percussioni e Daniele Roccato al contrabbasso. Chiara Guidi sarà inoltre protagonista con Claudia Castellucci al teatro Rasi di Ravenna, il 14 dicembre, con la produzione Il regno profondo. Perché sei qui?. Musiche di Scott Gibbons e Giuseppe Ielasi.


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l’intervista

«Il Galli aspira a diventare un teatro di tradizione aperto a nuovi linguaggi artistici» Dopo la storica riapertura e a un mese dalla pensione, il bilancio di Giampiero Piscaglia, direttore della Sagra Musicale Malatestiana e curatore della stagione teatrale riminese di Iacopo Gardelli

Da quasi un trentennio una parte importante della vita culturale di Rimini è stata curata e organizzata da Giampiero Piscaglia. Classe '52, dal '92 direttore della Sagra Musicale Malatestiana, dal '94 curatore della stagione del teatro Novelli (a cui si è aggiunta, sei anni dopo, quella del teatro degli Atti) Piscaglia ha coronato una lunga carriera organizzando, lo scorso 28 ottobre, la riapertura del nuovo teatro Galli. Un avvenimento storico per la città romagnola, che ha ridato vita a un luogo chiave della cultura riminese rimasto inutilizzato per 75 anni. Ormai prossimo alla pensione, in una lunga chiacchierata Piscaglia ha tirato le somme della sua attività. Come ha risposto Rimini alla grande riapertura del Galli? «È stato un rito straordinario che ha unito la città ancor prima che il Galli fosse aperto. Avevamo impostato negli ultimi vent’anni un’attenzione all’attesa: abbiamo fatto entrare il pubblico prima e durante i lavori, in mezzo alle macerie. Il foyer, ad esempio, era rimasto intatto: lì abbiamo tenuto tante iniziative. Riappropriarsi di uno spazio raccontato solo dai genitori e dai nonni ha avuto una funzione di aggregazione per tutta la comunità riminese». L’inaugurazione com’è andata? «È stato il culmine dell’emozione. Per l'apertura con Cecilia Bartoli le richieste sono

arrivate da tutta Europa. Il Galli ha riunito il territorio, e non parlo solo degli spettatori che sono riusciti a entrare, ma anche di quelli che hanno riempito la piazza, seguendo il concerto proiettato sullo schermo, immersi nella scenografia tridimensionale». Questi 75 anni di attesa sono dovuti a motivazioni economiche o ci sono anche responsabilità politiche?

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«Rimini è stata una delle città più bombardate d’Italia. Negli anni della ricostruzione la priorità non poteva essere il teatro. I cittadini stessi rubavano le travi del teatro per ricostruire la casa. Si vedevano le signore indossare bellissimi abiti rossi: erano i drappi del sipario. Quindi si è innescata una lunghissima diatriba su come ricostruire il Galli: rifarlo completamente nuovo, wagneriano a visione frontale, o mante-

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nerne la filologia, partendo dai disegni di Poletti? Questa discussione è stata estenuante. Le ragioni non erano tanto finanziarie o politiche, ma direi quasi antropologiche: c'entra la città nel suo complesso». Con questa riapertura le stagioni riminesi si articoleranno attorno due luoghi principali: il nuovo Galli e il teatro degli Atti. Ma già sono sorte polemiche riguardo alla destinazione del teatro Novelli. Il consigliere leghista Pecci ha avanzato delle proposte di nuovo impiego. Secondo lei cosa succederà? «Difficile rispondere. Sarà una scelta politica, ognuno può avanzare le sue proposte. Ciò che si faceva al Novelli è stato assorbito dalla programmazione del Galli. Le prospettive di riutilizzo ci sono, e confido che si riuscirà a trovare una sintesi. Quello che conta è che non siamo nell'emergenza: il Galli ha grandi potenzialità per fare tradizione e molto altro». Non rischia così di ospitare spettacoli talmente variegati da non avere più una sua identità? «Il Galli aspira a diventare un teatro di tradizione. Non basta avere speso 35 milioni per riaprirlo: la classificazione va guadagnata e dimostrata. I teatri di tradizione, però, non vanno più concepiti in modo rigido. Basta osservare la nostra regione: da


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A sinistra due immagini del Teatro Galli restaurato; a destra Giampiero Piscaglia

«La madre di tutte le distorsioni del teatro in Italia è lo squilibrio tra domanda e offerta: si produce troppo e non ci si cura abbastanza dei biglietti staccati agli spettacoli» Piacenza a Ferrara, dentro i teatri di tradizione si fanno tantissime cose che vanno oltre alla lirica e al balletto. Questa è la sintesi mirabile che i teatri di tradizione hanno saputo compiere: sono la spina dorsale della lirica, ma hanno saputo ospitare anche i nuovi linguaggi artistici. Questo è l'obiettivo del Galli». Lei ha un’esperienza di lavoro trentennale in questo campo. Oltre alle direzioni artistiche dei teatri riminesi e della Sagra Malatestiana fa parte del CdA di Santarcangelo dei Teatri e ha insegnato all'università di Urbino.

Tantissime responsabilità. Come le vive? «Sono gli ultimi chilometri: fra un mese andrò in pensione. Adesso è tempo di bilanci. Per fare il direttore a tutto tondo c’è bisogno di un insieme di saperi che non si acquisiscono all’università. Il mestiere s’impara con l’esperienza sul campo. Questa è la mia biografia, che ha incrociato tante competenze, artistiche e organizzative. Devi sapere come funziona il mercato degli spettacoli e vederne il più possibile; devi essere parte degli attori che vengono nei tuoi teatri».

Addirittura? «Spesso gli artisti sono molto fragili, prede di paranoie e crisi di panico. Devi essere uno di loro per tirare fuori il meglio per il tuo teatro. Dar loro del tu. Dedicare a queste relazioni molto tempo, più di quello che dedichi alla tua famiglia – una cosa che forse oggi rifarei un po’ meno. E poi devi conoscere la tua comunità di riferimento: per incrociarla, non per assecondarla». Proprio sul pubblico: dal suo punto di vista privilegiato, com’è cambiato in questi anni? Di che salute gode la scena romagnola? «Dal punto di vista della produzione, è un’eccellenza indiscutibile, una delle più avanzate d’Italia: pensiamo a Santarcangelo, a tutta la colonna che va dai Fanny&Alexander alla Raffaello Sanzio, ai Valdoca e ai Motus. Per quanto riguarda la fruizione, negli ultimi decenni c'è stata un’interferenza fra teatro e televisione, che ha modificato sia la domanda che l’offerta». Come? «Il ciclo di vita medio di uno spettacolo è di circa due anni. Col cinema e le serie tv è più facile che gli attori importanti, spesso dopo solo 3 o 4 mesi, abbandonino le tournée per recitare sul grande schermo.

Ma anche il pubblico è cambiato: c'è stata una corruzione intellettuale che spesso porta a cercare in teatro volti televisivi o cinematografici, e questo ha delle ricadute nelle programmazioni. D'altro canto, però, le tecniche del cinema e della televisione hanno svecchiato le forme teatrali, dall'illuminotecnica alla recitazione». Quali sono i mali del sistema teatrale italiano, i difetti che andrebbero denunciati ed estirpati? «Non saprei da che parte iniziare... La madre di tutte le distorsioni è lo squilibrio fra domanda e offerta. Si produce troppo e non ci si cura abbastanza dei biglietti staccati. Bisogna aumentare la domanda, fare attenzione al pubblico. E soprattutto al non-pubblico». Allargare la fruizione. «Sì. Uno dei progetti di cui vado più fiero è “Mentore”. Abbiamo proposto a giovani che non avevano mai messo piede in una sala da concerto di seguire il programma sinfonico. Parlo di un pubblico non colto, non alfabetizzato alla musica, che abbiamo fatto adottare a degli sponsor. Alla fine del programma, che durava tre anni, il 30% dei ragazzi è tornato in sala. Se ce l'abbiamo fatta per la musica sinfonica, possiamo farcela anche per il teatro».


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PIRANDELLO/1 Il berretto a sonagli con la regia “viva” e non “scritta” di Sebastiano Lo Monaco

PIRANDELLO/2 Sei, la rilettura dei Sei personaggi in cerca di autore della compagnia Scimone Sframeli

In scena al teatro Galli di Rimini dal 29 al 31 gennaio il testo di Pirandello Il berretto a sonagli con Sebastiano Lo Monaco e Marina Biondi per la regia dello stesso Lo Monaco che a proposito di questo spettacolo ha scritto: «Una commedia “nata” e non “scritta”, così Pirandello ha defnito il suo Berretto a Sonagli. Su questo pensiero ho costruito la mia regia: viva e non scritta. Tutti gli attori in questo spettacolo hanno cercato di essere personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo, alternando pianto e riso durante tutto lo svolgimento del dramma. Mi preme però dire la ragione per la quale mi sono appassionato a questo progetto. Il personaggio di Ciampa, apparentemente grottesco, è in realtà straziante, ma soprattutto è il più moderno degli eroi pirandelliani».

Il 24 gennaio alle 21 al teatro Petrella di Longiano, la compagnia Scimone Sframeli, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Stabile di Palermo, Théâtre Garonne-scèneeuropéenne Toulouse, presenta il frutto della residenza artistica nel teatro romagnolo: Sei, di Spiro Scimone da Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello per la regia di Francesco Sframeli. «Durante il lavoro di elaborazione – scrivono Scimone e Sframeli – abbiamo ridotto il numero dei personaggi, eliminato o aggiunto scene e dialoghi, sostituito qualche termine linguistico, ma senza stravolgere la struttura drammaturgica dell’opera originale. Nella rappresentazione è indispensabile la presenza dello spettatore. Ed è proprio l’autenticità del rapporto, attore, personaggio, spettatore la vera magia del teatro, che ci fa andare oltre la finzione e la realtà».

MOLIÈRE/1 Alessandro Benvenuti diventa L’avaro per la regia di Ugo Chiti Dal 29 al 31 gennaio in scena al Masini di Faenza ci sarà L’avaro di Molière interprestato da Alessandro Benvenuti con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti per l’adattamento e regia di Ugo Chiti. Dopo il successo de Il malato immaginario della stagione 2014-15, Chiti e Benvenuti tornano al grande classico francese che continua a mantenere una sua modernità e contemporaneità nei temi e nei meccanismi comici. Incontro con gli artisti: mercoledì 30 gennaio alle 18 al Ridotto del Teatro Masini (ingresso gratuito).

molière/3

molière/2

PAOLO ROSSI RE ANARCHICO CON I FUORILEGGE DI VERSAILLES Giovedì 24 gennaio alle 21 al teatro Diego Fabbri di Forlì va in scena la più libera ispirazione al lavoro di Molière, quella di Paolo Rossi protagonista de Il Re anarchico e i fuorilegge di Versailles che vede in scena anche Renato Avallone, Marianna Folli, Marco Ripoldi, Chiara Tomei, Francesca Astrei, Caterina Gabanella con le musiche eseguite dal vivo da Emanuele Dell'Aquila e Alex Orciari. Rossi è qui anche autore e regista della quinta tappa del suo viaggio attorno al pianeta Molière. Lo spettacolo racconta la visione teatrale di un autore-attore, maestro dell’improvvisazione, sempre in bilico tra il dentro e il fuori scena, tra il personaggio, l’attore e la persona.

goldoni

IL MISANTROPO SPECCHIO DEL MONDO DI OGGI

SE BALASSO DIVENTA L’ARLECCHINO DI OGGI

L’11 dicembre al Dragoni di Meldola e il 12 dicembre al Masini di Faenza va in scena la Factory Compagnia Transadriatica con Il Misantropo di Molière nella traduzione e adattamento di Francesco Niccolini e la regia di Tonio de Nitto, che spiega: «Attraverso Molière provo a raccontare la società in cui viviamo che stranamente non sembra molto diversa da allora. Il Misantropo, quanto mai attuale, è un testo che dopo tanta civetteria arriva stretto come un nodo alla gola, sembra un quadro perfetto del momento che stiamo vivendo» la disillusione verso un mondo non meritocratico, dove la soluzione è sempre nel compromesso o nella totale evasione dalla legalità».

Alrecchino, servitore di due padroni, grande classico del padre del teatro italiano, Carlo Goldoni, viene portato in scena dal 13 al 16 dicembre al teatro Diego Fabbri di Forlì da un volto amatissimo del teatro comico italiano, Natalino Balasso. «Non faremo uno spettacolo ispirato alla Commedia dell’Arte, e non useremo le maschere della tradizione» ha spiegato il regista Valerio Binasco, che prende un’altra strada, con il proposito di dare al testo un sapore moderno, e di restituire realismo e credibilità ai personaggi non cedendo alla «pur irresistibile tentazione del formalismo».


scene / 23

dicembre 2018 - gennaio 2018

dal libro alla scena/1

DAL LIBRO ALLA SCENA/2 Il maestro e Margherita in scena a Russi

STEFANO ACCORSI GIOCA CON L’ORLANDO DI ARIOSTO Il 10 gennaio al Diego Fabbri di Forlì e il 30 e 31 gennaio allo Spazio Tondelli di Riccione, Stefano Accorsi dà voce a Ludovico Ariosto con Giocando con Orlando/Assolo, un testo che è fatto di tracce, memorie, letture da Orlando furioso di Ludovico Ariosto per l’adattamento e la regia di Marco Balliani. Accorsi veste i panni di un simil cavaliere e si cimenta con l’opera ariostesca cavalcando il tema complesso dell’amore e delle sue declinazioni, amore perso, sfortunato, vincente, doloroso, sofferente, sacrificale, gioioso e di certo anche furioso.

DAL LIBRO ALLA SCENA/3 Il Giobbe di Joseph Roth secondo Niccolini

Mercoledì 16 gennaio, alle 20.45, al teatro comunale di Russi e dal 17 al 20 gennaio al Bonci di Cesena va in scena un adattamento del grande romanzo russo di Michail Bulgakov Il maestro e Margherita per la drammaturgia di Letizia Russo e la regia Andrea Baracco con Michele Riondino nel ruolo di Woland e Francesco Bonomo (Maestro/ Ponzio Pilato), Federica Rosellini (Margherita). Musiche originali di Giacomo Vezzani.

DAL LIBRO ALLA SCENA/4 I dieci piccoli indiani di Agatha Christie e le Sorelle Materassi di Palazzeschi al Rossini

DAL LIBRO ALLA SCENA/5 I promessi sposi di Manzoni riletti e messi in scena da Michele Sinisi

Dal 14 al 16 dicembre al teatro Rossini di Lugo va in scena lo spettacolo tratto dal grande classico della regina del giallo, Agatha Christie, Dieci piccoli indiani... e non rimase nessuno per la regia dello spagnolo Ricard Eguant, con Ivana Monti, Luciano Virgilio e Carlo Simoni. Questa nuova versione teatrale si adatta ai tempi e all’estetica del momento facendo godere il pubblico nella ricerca dell’enigma; questi dieci “piccoli indiani” bloccati nell’isola sono vittime o assassini? E sempre al Rossini di Lugo, ma dall’11 al al 13 gennaio, ancora la grande letteratura in scena con il libero adattamento di Ugo Chiti di un classico: Le sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi. Per la regia di Geppy Gleijeses in scena alcune attrici da sempre protagoniste della scena e amate da critica e grande pubblico: Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati.

Il 6 dicembre al teatro Testori di Forlì va in scena lo spettacolo tratto dal libro che ogni italiano o quasi ha letto nella propria vita: I promessi sposi di Alessandro Manzoni. L’adattamento e la regia sono di Michele Sinisi per il quale l’opera manzoniana è occasione per rintracciare le costanti di una storia che è relazione tra umani aggiungendo alla visione che Manzoni aveva del proprio tempo la consapevolezza dell’oggi. Uno spettacolo che vuole permettere allo spettatore di andare oltre i ricordi magari appannati della scuola per riscoprire la complessità e modernità di una galleria di personaggi lontano da semplificazioni e stereotipi che spesso li hanno accompagnati.

Sabato 26 gennaio al Masini di Faenza, per la rassegna di teatro contemporaneo, Roberto Anglisani interpreta la trasposizione del celeberrimo romanzo di Joseph Roth, Giobbe. Storia di un uomo semplice nell’adattamento e per la regia di Francesco Niccolini. Il racconto attraversa trent’anni di vita della famiglia di Mendel Singer, di sua moglie Deborah e dei suoi quattro figli. Ma attraversa anche la storia del primo Novecento, dalla Russia all’America, dalla guerra russo-giapponese alla prima guerra mondiale e oltre. Soprattutto attraversa il cuore di Mendel, lo stupido maestro di stupidi bambini, devoto al Signore e dal Signore» crede lui «abbandonato. Roberto Anglisani dà voce a tutti i pensieri dei protagonisti, alle paure, alle speranze e alla disperazione, alle preghiere e alle rivolte. Giobbe, romanzo perfetto di Joseph Roth, diventa così un racconto teatrale tragicomico.

Colazioni, pranzi, aperitivi

Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30

Chiuso mercoledì

Roberto e Denise vi aspettano all’Osteria Malabocca, in un ambiente rinnovato ma sempre accogliente e famigliare, dove potrete scegliere tra i tre menu di carne, pesce o vegetariano con proposte sempre diverse di piatti che raccontano la stagionalità e le eccellenze del territorio. Le proposte dei menù possono anche essere scelte “alla carta” in aggiunta ad una selezione di piatti sempre disponibile ma preparato ogni giorno, come il pane! Piazza della Libertà, 15 Bagnacavallo (RA) - Tel. 0545 64468

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LUGO

LOGGE DEL PAVAGLIONE


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scene

l’intervista

«Churchill è stato il campione della politica con la p maiuscola, ha molto da insegnarci»

dicembre 2018 - gennaio 2019

avanspettacolo

Parla l’autore dello spettacolo che debutterà in prima nazionale all’Alighieri di Ravenna e che vede protagonista Giuseppe Battiston Winston Churchill è uno dei personaggi più ingombranti della storia europea contemporanea. Caposaldo morale della resistenza britannica, protagonista assoluto della ricostruzione del Dopoguerra, Churchill è una figura che trascende i confini nazionali per ergersi a vero padre fondatore dell'Europa – o meglio di un'idea di Europa che oggi sembra sempre più sfuocata. L'interpretazione del Primo Ministro per eccellenza ne L'ora più buia è valsa quest'anno l'Oscar a Gary Oldman come miglior attore; speriamo porti altrettanto bene a Giuseppe Battiston, protagonista di Churchill, spettacolo scritto da Carlo Giuseppe Gabardini in cartellone all'Alighieri di Ravenna dal 10 al 13 gennaio. L'attore di Udine, classe '68, premio Ubu e più volte premiato ai David di Donatello, si cimenterà in questa difficile interpretazione diretto dalla regista Paola Rota, nell'adattamento teatrale che debutterà in anteprima nazionale proprio a Ravenna. Ne abbiamo parlato col drammaturgo, autore ed attore eclettico, conosciuto dal grande pubblico per la sitcom Camera Cafè e per le sue comparse al cinema, ma radicato profondamente al cuore del teatro italiano. Cosa l'ha colpita del personaggio di Churchill? «Il punto di partenza nasce assieme a Giuseppe Battiston e Paola Rota, la regista. Insieme ci siamo chiesti se fosse una buona idea fare uno spettacolo su di lui, e dopo averlo studiato penso assolutamente di sì, per diversi motivi. È importante parlare di Churchill per parlare dell'oggi, ma non si tratta di fare una lezione di storia. Churchill è stato il campione In distribuzione della politica con la “p” maiuscola, di cui oggi non si parla più. Oggi dire “politico” equivale a dire un insulto. In realtà la rivista Palcoscenico la politica è un'arte nobilissima, è l'arte di rendere possibile. Inoltre, Churchill aveva anche un lato comico e ironico, faL’intervista integrale di Iacopo Gardelli a ceva un sacco di battute straordinarie; ma lo aveva in agCarlo Giuseppe Gabardini è stata pubblicagiunta al suo essere politico, non in esclusiva. Oggi sembra ta sulla rivista Palscoscenico 2018/2019 invece che l'unica cosa importante sia comunicare, twittare edita come ogni anno da Reclam e curata e fare battute. Ma Churchill ci insegna anche l'utilità della dai collaboratori di R&D e R&D Cult. La rivista, dedicata a tutti i teatri della propolitica come tramite per prendere delle decisioni. Non posvincia di Rasiamo limitarci all'alzata di mano o a un voto online. Le cose venna, è distrinon si possono decidere così: serve qualcuno che le cose le buita gratuitaconosca davvero. Poi si discute, certamente». mente come Mi pare di aver notato una vena d'ironia nei contutti gli altri fronti dei 5 stelle. È un Churchill antidoto all'anti-poprodotti Relitica, il suo? clam e contie«Direi un antidoto nei confronti della politica tutta, in ne “guide alle questo momento. Se i 5 Stelle se ne escono con delle follie costagioni”, inme “abbiamo abolito la povertà per decreto”, non è che gli terviste e apaltri siano da meno. Dappertutto noto un certo populismo, profondimenti la voglia di cavalcare le paure. Bisogna recuperare il senso legati agli alto della politica. Infine, un altro aspetto secondo me censpettacoli in trale in Churchill è la sua attenzione per l'Europa». cartellone e Come ha fatto a condensare in drammaturgia una agli artisti del vita così ingombrante? L’ha immaginato come un noterritorio. stro contemporaneo? «No, è contemporaneo per ciò che dice, ma non ha il telefonino in mano, non è stato clonato. Churchill ci parla dai suoi anni, a fine carriera, quando ha già superato da un pezzo l'ottantina. E la memoria può fare anche scherzi: ci saranno piani diversi di narrazione». Immagino che durante la decisione del soggetto, la potenza e la fisicità di Battiston abbiano giocato un ruolo fondamentale per la resa di un personaggio così complesso. «Esatto, soprattutto per la sua potenza attoriale. Non è tanto interessante per me un'operazione di mimesi. Beppe è giusto per il grado di profondità di pensiero che riesce a regalare senza perdere l'ironia. Questo è il suo valore. Proprio come Churchill, che riesce ad essere terribilmente lirico per poi smorzare tutto con una battuta e, subito dopo, commuoverti di nuovo. Churchill era un grande attore, secondo me». Il suo testo prevede anche la presenza di discorsi originali, o è frutto di una totale riscrittura? «Sì, ci sarà una parte di un suo discorso e alcune formidabili battute originali. Ma Churchill parlerà come Churchill: avendo lui scritto tantissimo non è stato difficile catturare il suo tono. Prima mi ponevi la questione della condensazione del personaggio: ecco, io non credo si possa fare per questo personaggio. Non si tratta di dire tutto, ma di dire le parti giuste, il cuore». Qual è stata, secondo lei, la migliore qualità dell'uomo Churchill? «Churchill non si è mai arreso. La tenacia, e soprattutto l'insistenza di Churchill, mi hanno colpito». Iacopo Gardelli

IL CABARET POSTMODERNO DI NEW MAGIC PEOPLE SHOW Il 23 e 24 gennaio all’Alighieri di Ravenna, Giuseppe Montesano, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Andrea Renzi e Luciano Saltarelli sono i protagonisti di New Magic People Show dal romanzo di Giuseppe Montesano. In uno spazio claustrofobico che, nei termini di una commedia nera, ricalca lo scrigno mentale di un’Italia sgangherata, sfilano personaggi imbarbariti e mostruosi, schiavi dell’omologazione e delle mode. Cabaret postmoderno nel segno della tradizione dell’avanspettacolo.

CLASSICI Latella porta in scena l’Aminta del Tasso Giovedì 31 gennaio alle 21, Antonio Latella mette in scena Aminta di Torquato Tasso. È la vicenda del pastore Aminta e del suo amore per la ninfa Silvia. Lo stile evocativo dei versi fa del discorso un vero e proprio canto, e non è il sentimento non corrisposto il punto centrale, bensì la forma che l’Amore assume in ogni essere umano e la sua forza creativa, fonte di ispirazione assoluta.

NUOVA DRAMMATURGIA Proprietà e atto: un monologo dagli Stati Uniti a Riccione il 7 dicembre allo spazio Tondelli di Riccione c’è attesa per lo spettacolo Proprietà e atto di Will Eno con Francesco Mandelli per la regia di Leonardo Lidi. Si tratta infatti di uno dei testi fondamentali della drammaturgia americana contemporanea, un monologo con esilaranti interrogativi e tentativi di capire la realtà circostante.

Il delitto del Circeo in scena allo spazio Tondelli Il 16 dicembre per la rassegna nuova drammaturgia dello Spazio Tondelli di Riccione arriva lo spettacolo Circeo. Il massacro di Filippo Renda ed Elisa Casseri con Michele Di Giacomo, Alice Spisa, Arianna Primavera. In un susseguirsi di dibattiti e improvvisazioni, gli attori riportano all’attenzione i fatti del terribile delitto del Circeo, concentrandosi su quegli istinti, in genere repressi, che spingono alla violenza anche persone in apparenza normali. La cronaca nera attira l’interesse di tanti perché nell’uomo c’è sempre un lato oscuro, che intriga e mette paura.

La Classe con Claudio Casadio al Goldoni di Bagnacavallo Al Goldoni di Bagnacavallo torna per una data, il 28 gennaio, lo spettacolo coprodotto da Accademia Perduta La classe su un testo di Vincenzo Manna e che vede in scena il ravennate Claudio Casadio insieme a molti giovani attori per raccontare una storia che intreccia le tematiche dei giovani di oggi in un istituto professionale di periferia con quelle dell’immigrazione.


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teatro civile/1

donne/1

DONNE/2 Francesca Inaudi è Preziosa allo Spazio Tondelli

ENIA TORNA IN SCENA PER RACCONTARE LAMPEDUSA L’abisso è tratto dal magnifico libro Appunti per un naufragio

A VERUCCHIO TUTTA CASA, LETTO E CHIESA DI RAME E FO Valentina Lodovini è la protagonista del testo firmato da Franca Rame e Dario Fo Tutta casa, letto e chiesa. Si tratta di uno spettacolo sulla condizione femminile, in particolare sulle servitù sessuali della donna. Si ride, e molto, ma con grande amarezza. Il primo debutto è stato a Milano, alla Palazzina Liberty, nel 1977, in appoggio alle lotte del movimento femminista. Il testo è tuttora allestito in oltre trenta Nazioni. In scena al teatro Pazzini di Verucchio il 13 gennaio.

Davide Enia arriva in scena con L’abisso, uno spettacolo realizzato in collaborazione con Festival Internazionale di Narrazione di Arzo e tratto dal suo magnifico romanzo Appunti per un naufragio (Sellerio editore) vincitore del Premio letterario internazionale “Mondello”. Il tema è quello degli sbarchi a Lampedusa dove l’autore si reca insieme al padre per conoscere e intervistare chi vi abita e ha vissuto il fenomeno. «Ho trascorso molto tempo sull’isola – dice Enia – per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Rispetto al materiale che avevo precedentemente studiato, in quello che stavo reperendo di persona c’era una netta differenza: durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli. In più, ero in grado di comprendere i silenzi tra le sillabe, il vuoto improvviso che frantumava la frase consegnando il senso a un’oltranza indicibile. Quanto sta accadendo a Lampedusa non è soltanto il punto di incontro tra geografie e culture differenti. È per davvero un ponte tra periodi storici diversi, il mondo come l’abbiamo conosciuto fino a oggi e quello che potrà essere domani. Sta già cambiando tutto. E sta cambiando da più di un quarto di secolo». Uno spettacolo che sta raccogliendo consensi in tutta Italia, coprodotto da Accademia Perduta e che ora arriva a Faenza, al Masini, il 17 dicembre, al Walter Chiari di Cervia il 12 e 13 dicembre e il 25 gennaio al teatro Mentore di Santa Sofia.

TEATRO CIVILE/2 Celestini porta il suo Laika al Sociale di Novafeltria Il 24 gennaio al teatro Sociale di Novafeltria torna in Romagna Ascanio Celestini con il suo spettacolo Laika dove porta in scena, in maniera grottesca e ironica, un Gesù improbabile che dice di essere stato mandato molte volte nel mondo e che si confronta coi propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità, ma solo per osservarla. Si tratta di un progetto che conferma l’attenzione ai temi sociali di uno degli attori del teatro di narrazione più amati e apprezzati in Italia.

donne/3

Francesca Inaudi debutta allo Spazio Tondelli di Riccione il 19 gennaio nel ruolo di Preziosa, una donna che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita attraverso tutte le volte in cui ha tentato il suicidio: a tre anni, gettandosi dal seggiolone; a undici, cercando di soffocarsi con delle Big Babol; a quindici, tagliandosi le vene. In questo flusso di coscienza dal registro brillante emerge, episodio dopo episodio, un non-detto drammatico. Preziosa racconta della sua sindrome d’abbandono, dei genitori anaffettivi, dei suoi sgangherati rapporti di coppia, della migliore amica divenuta mito, della psicoterapia, della difficoltà a chiedere aiuto. Della presenza costante della morte. Ma anche del miracolo della vita che regala sempre un’ennesima opportunità. Produzione Piefrancesco Pisani (residenza di allestimento allo Spazio Tondelli).

SERENDIPITY CON SERENA DANDINI Sabato 12 gennaio al teatro Mentore di Santa Sofia, ad aprire l’anno teatrale sarà Serena Dandini con il suo Serendipity, memoria di una donna difettosa, un’opera buffa che fa riflettere sulla condizione della donna odierna in Italia, nel filone del lavoro che caratterizza il noto volto televisivo, da poco tornato sugli schermi anche con una riedizione de La tv delle ragazze. Lo spettacolo mescola il reading alla musica, “disturbata” dagli interventi comici di Germana Pasquero. Tutto ha inizio da una semplice domanda di pensione che la protagonista ingenuamente pensa di poter ottenere dopo anni di onorata carriera.

TEATRO CIVILE/3 A Cesenatico atteso Cristicchi Si parla di guerra e di Monopoli Il 17 gennaio alle 21 al teatro comunale di Cesenatico è in scena Simone Cristicchi con il monologo Li Romani in Russia, tratto dall'omonimo poema in versi di Elia Marcelli, in cui si racconta l'orrore della guerra attraverso la voce di chi l'ha vissuta in prima persona, come in un ideale incontro tra il mondo delle borgate di Pasolini e le opere di Rigoni Stern e Bedeschi. Un teatro civile che si presenta nuovo soprattutto per la forma del testo, mediante l'utilizzo di due elementi: la metrica dell'ottava classica (quella dei grandi poemi epici) e il dialetto romanesco (la lingua del Belli) che rende la narrazione ancora più schietta e veritiera. Il risultato è un affresco epico che non omette particolari crudi e rimossi dalla storia ufficiale (il luogo comune degli italiani brava gente), e che diviene quanto mai attuale in un'epoca di bombe intelligenti e guerre umanitarie. Per la regia di Alessandro Benvenuti. Sempre a Cesenatico, il 26 gennaio, ancora un tema civile di attualità con Monopolista, mi gioco la vita con Roberto Scappin e Paola Vannoni. In scena una sfida, due giocatori, una partita a Monopoli: lei incarna l’etica della spietatezza, lui l’ingenua sprovvedutezza dell’uomo comune, fatalisticamente disposto al fallimento. Sullo sfondo una critica senza sconti all’ aberrazione di una società che riproduce le dinamiche del Monopoli.

classico contemporaneo

COPENAGHEN A FORLÌ Dal 17 al 20 gennaio al Fabbri di Forlì va in scena un grande classico della drammaturgia contemporanea con alcuni mostri sacri del teatro italiano: Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice sono gli interpreti di Copenaghen di Micheal Frayn per la regia di Mauro Avogrado. Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quand il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Uno spettacolo tra scienza, etica, storia.


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scene

il testo censurato

dicembre 2018 - gennaio 2019

nuova produzione

storia contemporanea/1

Ornella Muti ne La Governante di Brancati Al Goldoni di Bagnacallo, al Chiari di Cervia e al Dragoni di Meldola

Ornella Muti ed Enrico Guarnieri sono i protagonisti dello spettacolo La governante, diretto da Gulglielmo Ferro e scritto da Vitaliano Brancati. Il testo fu scritto nel 1952 e subito censurato. La scusa era quella del tema – allora molto scottante – dell’omosessualità, anche se Vitaliano Brancati sosteneva che «la sostanza della vicenda è più la calunnia che l’amore fra le due donne». Ma sullo sfondo di un complesso discorso sull’etica e sulla responsabilità individuale, il testo è pieno di accenti polemici contro l’ipocrisia dei benpensanti cattolici, il filocomunismo borghese, i principi della Sicilia baronale e contro la censura stessa. Vitaliano Brancati morì nel 1954. La governante è andata in scena per la prima volta a Parigi nel 1963. Per poterla presentare in Italia, la moglie di Vitaliano Brancati, ha dovuto aspettare l’abolizione della censura. Il debutto italiano è avvenuto il 22 gennaio 1965, protagonista la stessa moglie, Anna Proclemer, e un grande Gianrico Tedeschi nel ruolo di Platania. La regia era di Giuseppe Patroni Griffi, già noto drammaturgo, alla sua prima prova come regista. La vicenda de La governante è imperniata su Caterina Leher, governante francese assunta in casa Platania, famiglia siciliana e borghese trapiantata a Roma il cui patriarca, Leopoldo, ha sacrificato la vita di una figlia, morta suicida, ai pregiudizi della sua morale. Caterina è calvinista e viene considerata da tutti un modello d’integrità. Vive perciò segretamente la propria omosessualità, una «colpa» cui si aggiunge quella di aver attribuito a una giovane cameriera dei Platania le proprie tendenze, causandone il licenziamento. Caterina si sente responsabile della morte della ragazza, coinvolta in un incidente mentre tornava al Sud: un peccato che la governante deciderà di espiare con il suicidio. In scena il 9 gennaio al Goldoni di Bagnacavallo, il 10 e 11 gennaio al teatro Walter Chiari di Cervia, il 14 gennaio al teatro Dragoni di Meldola.

IL BUON SEZUAN DI BUCCI E SGROSSO

ECCO L’ISTRUTTORIA, MEMORIA SULL’OLOCAUSTO

Dal 6 al 9 dicembre al teatro Bonci di Cesena e l’11 dicembre al comunale di Russi, il nuovo spettacolo dei russiani Elena Bucci e Marco Sgrosso della compagnia Le Belle Bandiere: L’anima buona del Sezuan di Bertold Brecht. I due autori e interpreti della compagnia scrivono: «Immaginiamo il nostro Sezuan, bizzarra ed ambigua ambientazione geografica che ospita questa favola di metafore, come una terra di chiaro-scuri, un cantiere aperto a tratti deserto e a tratti sovraffollato, nel quale i corpi degli attori sembrano guerrieri o marionette pronti a rapide metamorfosi».

Il Teatro Due di Parma da più di 30 anni celebra la memoria dell’Olocausto con uno spettacolo fra i più longevi del teatro italiano, tappa cruciale della storia della scena del nostro paese, testimonianza eccezionale e sempre attuale che continua ogni anno a emozionare il pubblico e a tenere vivo il ricordo tragico della Shoah: L’Istruttoria, testo scritto da Peter Weiss nel 1965 e messo in scena da Gigi Dall’Aglio nel 1984, ancora intatto nella sua intensa drammaticità e nel suo allestimento. Atto di denuncia contro i criminali nazisti, L’Istruttoria venne scritto da Weiss dopo aver assistito allo storico processo che si svolse a Francoforte dal 1963 al 1965 contro un gruppo di SS e di funzionari del lager di Auschwitz. Un giudice, un difensore, un procuratore, diciotto accusati e nove testimoni anonimi sono i personaggi di quest’opera in undici canti che, come un Inferno laico e contemporaneo, trascende la rappresentazione del processo e acquista la liricità di una tragedia antica. Lo spettacolo è consigliato a un pubblico dai 16 anni di età. In scena al teatro Bonci di Cesena il 30 e 31 gennaio. Foto di Marco Caselli Nirmal.

gialli

storia contemporanea/2

LA CENA DELLE BELVE, DALLA FRANCIA AL GOLDONI

UN THRILLER CON BORGES AL GALLI DI RIMINI Gioele Dix e Laura Marinoni sono i protagonisti di Cita a Ciegas, Confidenze fatali di Mario Diament, per la traduzione, l’adattamento e la regia Andrée di Ruth Shammah. In scena al Galli di Rimmini al 15 al 17 gennaio si tratta di un thriller che inizia con un cieco seduto su una panchina a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – un personaggio ispirato a Jorge Luis Borges – abituato a godersi l’aria mattutina. Quel giorno la sua meditazione viene interrotta da un uomo e, da qui, si intrecciano una serie di incontri e di dialoghi. Diament è uno scrittore interculturale, un emigrato e un esule che scrive della e sull’Argentina, sull’identità e l’isolamento, proprio come fece Borges, che crebbe parlando e scrivendo in inglese e spagnolo e visse in diversi paesi.

Il pluripremiato spettacolo teatrale francese Le Repas des fauves, tra i maggiori successi delle ultime stagioni parigine e coronato ai Molières 2011 come migliore spettacolo, arriva in versione italiana di Vincenzo Cerami anche in Italia. La vicenda presenta la storia di sette amici che, nell’Italia del 1943 durante l’occupazione tedesca, si trovano per festeggiare il compleanno del loro ospite e finirà con il mettere in mostra la natura feroce insita in ognuno di noi. In scena al Goldoni di Bagnacavallo il 20 gennaio con, tra gli altri Maurizio Donadoni e Gianluca Ramazzotti per la regia di di Julien Sibre e Virginia Acqua.

SCENE CONTEMPORANEE Marina Massironi e Alessandra Faiella protagoniste di Rosalyn Marina Massironi e Alessandra Faiella sono le interpreti di Rosalyn, in scena al Galli di Rimini il 24 geannaio. Nel corso della presentazione del suo libro a Toronto in Canada, Esther, una scrittrice americana, conosce Rosalyn, la donna delle pulizie della sala conferenze. Il libro insegna a liberare la vera natura del sé e Rosalyn ne è ammirata e sconvolta. Vuole leggerlo subito e si offre, il giorno dopo, di accompagnare la scrittrice a vedere la città. Da qui si snoda una storia avvincente che porterà a imprevisti ribaltamenti di ruoli e colpi di scena, sostenuta da una scrittura incalzante per la direzione di Serena Sinigaglia e la drammaturgia di Edoardo Erba.


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dicembre 2018 - gennaio 2019

teatro A TESTA IN GIÙ Al comunale di Russi il 30 gennaio la nuova commedia con Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni A testa in giù del francese Florian Zeller

COMMEDIA Pannofino e Rossi in Bukurosh, mio nipote per ridere delle contraddizioni quotidiane Lunedì 10 dicembre alle 21 al Diego Fabbri di Forlì, Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi portano in scena la commedia Bukurosh, mio nipote, di Gianni Clementi per la regia di Claudio Boccaccini. Dopo lo straordinario successo de I suoceri albanesi con una tournèe di 200 repliche in tutta Italia, Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi tornano a raccontarsi in questo nuovo spettacolo. Lucio, consigliere comunale progressista; Ginevra, chef in carriera di cucina molecolare e la loro figlia 17enne Camilla; Corrado, Colonnello gay in pensione; Benedetta, titolare dell’erboristeria sotto casa; Igli, albanese, titolare di una piccola Ditta edile e Lushan, il suo giovane fratello, sono gli “eroi” della nuova commedia di Gianni Clementi. Un interno medio borghese, una famiglia che vede messa in pericolo la propria presunta stabilità ed è costretta a mettersi in gioco. Bukurosh, mio nipote vuole essere una divertita riflessione sulla nostra società, sui nostri pregiudizi, i nostri timori, le nostre contraddizioni, debolezze e piccolezze.

NON MI HAI PIÙ DETTO TI AMO Dal 18 al 20 dicembre Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia sono protagonisti de Non mi hai più detto ti amo, scritto e diretto da Gabriele Pignotta, al Galli di Rimini.

MARATONA DI NEW YORK È l’ex atleta e campionessa Fiona May a salire sul palco in veste di attrice per portare in scena il celebre spettacolo Maratona di New York di Edoardo Erba, il 22 gennaio al teatro Dragoni di Meldola.

dal film alla scena

LA GUERRA DEI ROSES COME AMBRA ANGIOLINI E MATTEO CREMON Il 9 dicembre al Goldoni di Bagnacavallo è in scena La guerra dei Roses, spettacolo tratto dall’omonimo film a sua volta tratto da un romanzo di Warren Adler. Nella parte dei coniugi che affrontano la separazione Ambra Angiolini e Matteo Cremon. La regia è di Filippo Dini.


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scene

COMICO/1

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COMICO/2

COMICO/3

COMICO/4

ANGELO DURO A CESENA

LA BIBBIA SECONDO CEVOLI

HORNY A CERVIA

TERESA MANNINO NELL’ARMADIO

Angelo Duro presenta il suo one man show Perché mi stai guardando?. Il comico racconta di come, da “bravo bambino” quale era ha scelto di diventare “cattivo”. In 75 minuti da solo sul palco come nella migliore tradizione degli standupper americani, analizza la realtà di ieri e di oggi, al Carisport di Cesena il 15 dicembre alle 21.

Il Palacongressi di Riccione ospiterà il noto La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli, spettacolo del comico romagnolo che si terrà in occasione della giornata di Santo Stefano, il 26 dicembre, alle ore 21 con ingresso gratuito per una rilettura comica e assai romagnola del Libro dei libri.

Al Comunale di Cervia, sabato 26 gennaio alle 21 Antonio Ornano presenta il suo Horny, ideale prosecuzione di Crostatina Stand Up, un monologo da stand up comedian. Horny è il soprannome di Antonio Ornano, un uomo adulto che ancora deve capire cosa si aspetta dalla vita.

Il 25 gennaio alle 21.15 al teatro della Regina di Cattolica va in scena lo spettacolo di Teresa Mannino Sento la terra girare, un monologo sulla realtà contemporanea in cui la Mannino finge di uscire da un armadio per osservare con sorpresa le notizie del mondo circostante da un punto di vista comico e femminile insieme.

COMICO/5 Trascendi e sali: Bergonzoni al Masini

COMICO/6 La lingua neolatrina secondo Ivano Marescotti

COMICO/7 Chi ha scritto davvero l’Artusi?

COMICO/8 Vernia o non Vernia? Il dilemma a Faenza e Forlì

L’1 dicembre alle 21 al Masini di Faenza sale sul palco il funambolo della parola Alessandro Bergonzoni con Trascendi e sali per la regia dello stesso Bergonzoni e di Riccardo Rodolfi. «Trascendi e sali e è un consiglio ma anche un comando. O forse una constatazione dovuta ad una esperienza vissuta o solo un pensiero da sviluppare o da racchiudere all’interno di un concetto più complesso». Perché Bergonzoni è diventato un “sistema artistico” complesso che produce e realizza le sue idee in svariate discipline.

Mercoledì 23 gennaio alle 21 al Masini di Faenza, Ivano Marescotti propone il monologo scritto per lui da Maurizio Garuti La lingua neolatrina. Il tema è quello delle parole virali che pronunciamo compulsivamente a ogni ora del giorno. Un repertorio satirico dei tic e delle mode che infestano i linguaggi popolari. Marescotti mette in scena frammenti di parlato, tuona in politichese, evoca l’invettiva da bar, si esibisce nello slang televisivo e giornalistico, chiosa il turpiloquio.

Il 18 gennaio al teatro di Conselice e il 29 gennaio alle 21 per la stagione del comico del Teatro Alighieri di Ravenna, va in scena L’artusi, bollito d’amore con Vito e Maria Pia Timo per la regia di Alessandro Benvenuti. Siamo a Firenze, sul finire dell’800. Aneddoti, segreti, ingredienti e ricette sono racchiusi in un quaderno destinato a diventare uno dei libri più venduti al mondo, “la Bibbia” di ogni mamma italiana, La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene. Ma l’Artusi, come lo si chiama in famiglia, chi l’ha scritto?

Il 2 dicembre al Masini di Faenza e il 12 gennaio per la stagione di comico, al teatro Diego Fabbri di Forlì, Giovanni Vernia va in scena con il monologo Vernia o non Vernia: questo è il problema dello stesso Vernia e Paolo Uzzi con musiche composte ed ed eseguite da Marco Sabiu. Lo spettacolo è incentrato sul conflitto di Giovanni, un ragazzo normale, laureato in ingegneria con il massimo dei voti, che è però al tempo stesso anche il suo imprevedibile doppio, Giovanni il comico, che cede al suo “demone”.


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ARTE SUL PALCO

BAEDEKER

Guida teatrale per spettatori nomadi

Giacometti evocato dal punto di vista femminile ne L’ombra della sera Al teatro degli Atti di Rimini il 9 dicembre va in scena lo spettacolo di danza L’ombra della sera ispirato alla vita e all’opera di Alberto Giacometti per la regia di Alessandro Serra con Chiara Michelini produzione Teatropersona. L’ombra della sera si ispira alla vita e all’opera di Giacometti il cui universo viene evocato con un racconto silenzioso ed essenziale, fatto di immagini e movimento. La struttura drammaturgica si sviluppa in capitoli ognuno dei quali trae ispirazione da un’opera dell’artista: una forma precisa da cui trarre una possibile qualità di movimento da indagare e un corrispettivo frammento di umanità da raccontare. L’opera si crea a partire da un punto di vista femminile ispirato alle tre donne della sua vita: la madre, la moglie e la prostituta Caroline.

Un thriller psicologico con Vincent Van Gogh Mercoledì 9 gennaio, alle 21.15, al Teatro della Regina di Cattolica va in scena lo spettacolo Vincent Van Gogh, L’odore assordante del bianco con Alessandro Preziosi su testo di Stefano Massini e la regia di Alessandro Maggi. Attraverso l’imprevedibile metafora del temporaneo isolamento di Vincent Van Gogh in manicomio, lo spettacolo di Khora.teatro in coproduzione con il Teatro Stabile d’Abruzzo, che si avvale della messa in scena di Alessandro Maggi è una sorta di thriller psicologico. Il testo è stato vincitore del Premio Tondelli a Riccione Teatro 2005 per la «…scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva».

Dove rifugiarsi per sfuggire al frastuono demenziale del Natale? In teatro... di Iacopo Gardelli

Francesco Mandelli, atteso a Riccione in “Proprietà e atto”

Trovata una sega! Lo scherzo del secolo con le presunte teste di Modigliani Al teatro Binario di Cotignola il 26 gennaio va in scena lo spettacolo Trovata una sega! Racconto su Livorno, Modigliani e lo “scherzo del secolo” dedicato alla celebre vicenda del 1984 sulle tre teste di Modigliani fortunosamente ritrovate e poi rivelatesi non proprio dell’artista.

IL PREMIO Il “nostro” Iacopo Gardelli miglior critico under 30 È un orgoglio per noi dare questa notizia: Il ravennate Iacopo Gardelli ha vinto il premio nazionale di critica teatrale Lettera 22, dedicato ai critici under 36 e assegnato lo scorso 10 novembre al teatro Verdi di Padova. Iacopo Gardelli, classe ’90, giornalista ravennate collabora con il settimanale R&D e il mensile R&D Cult dove cura la rubrica Baedeker (qui accanto), si è aggiudicato il primo posto fra gli under 30, corrispondente a un premio di mille euro. Le sue recensioni sono pubblicate anche sul blog Le Nuvole sul sito www.ravennaedintorni.it.

lo spettacolo

LE CIRQUE INVISIBLE PER IL CAPODANNO AL BONCI Il capodanno al Bonci di Cesena è magico, con Le Cirque Invisible in scena il 30 e 31 dicembre. Un circo sognato, reinventato, dove tutto si svolge in un fluire, in apparenza, privo di ogni fatica, naturale e spontaneo come un trastullo, un circo venato di surreale, creato da due artisti che, nell’epoca virtuale e degli effetti speciali, riescono a incantare con la loro arte fatta di stracci e precisione. Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée sono gli acrobati, i fantasisti, gli illusionisti, i prestigiatori, i clown, i musicisti di questo circo immaginario.

«Humbug! Ogni idiota che va in giro con il “buon Natale” sulle labbra dovrebbe venire bollito nel suo stesso pudding e sepolto con un rametto di agrifoglio ficcato nel cuore». Ecco, se c'è un luogo scuro e silenzioso dover poter fuggire alle lucine e al frastuono demenziale del Natale, quello è il teatro. In teatro non si mangia, non si parla (magari), non si deve affrontare la folla assetata di regali. Buone notizie, dunque, per tutti i misantropi come il sottoscritto: le stagioni romagnole entrano nel vivo, e tra dicembre e gennaio la scelta per noi Scrooge è ghiotta. Talmente ghiotta che per motivi di spazio questo baedeker sarà costretto a una selezione feroce e opererà tagli draconiani. Partiamo dal Bonci di Cesena. Dal 6 al 9 dicembre è in scena il nuovo spettacolo de Le Belle Bandiere, quest'anno alle prese con Brecht. Elena Bucci e Marco Sgrosso firmano la regìa de L'anima buona del Sezuan. Siamo in pieno teatro epico: scritta nel 1943, quest'opera è innervata di materialismo storico e critica al capitalismo. È grande la curiosità di capire come il duo di Russi, maestro della sfumatura, abbia curato la messa in scena di un’opera così quadrata, e di come l'uso delle maschere, tratto dal maestro de Berardinis, si possa integrare con la scrittura brechtiana. Il 12 lo spettacolo andrà in scena, a scenografia ridotta, anche al Comunale di Russi. Per gli amanti della tradizione, dal 29 al 31 gennaio al Masini di Faenza, l'Arca azzurra porta in scena L'avaro di Molière. La versione, ampiamente rimaneggiata, è quella di uno dei grandi nomi della drammaturgia italiana, Ugo Chiti – per intenderci lo sceneggiatore di riferimento di Matteo Garrone. A vestire i panni di Arpagone sarà Alessandro Benvenuti. A Ravenna abbiamo tre appuntamenti con altrettanti grandi nomi del teatro italiano contemporaneo. Il 14 dicembre, al Rasi, va in scena Perché sei qui?, terza parte del ciclo Il regno profondo della Socìetas Raffaello Sanzio. Scritto da Claudia Castellucci per la regìa di Chiara Guidi, questo dialogo beckettiano, sospeso ed essenziale, le vede in scena entrambe. All'Alighieri gennaio si apre con una prima nazionale, Churchill. Dal 10 al 13 Giuseppe Battiston, diretto da Paola Rota, darà vita ad uno dei personaggi più complessi della storia europea. Militaresco, duro e inflessibile, Winston Churchill è stato però anche un raro esempio di integrità morale, nonché un personaggio umanissimo nelle sue debolezze. Battiston sembra l'attore giusto per dare colore a questa tavolozza variegata; incuriosisce vedere come un autore sagace come Carlo Gabardini abbia trattato il soggetto dal punto di vista drammaturgico. Il 31 gennaio è la volta di uno dei registi più quotati del Bel Paese. Antonio Latella porta in scena Aminta, riscrittura dalla favola pastorale scritta nel 1573 dal Tasso. A lungo ritenuta un semplice divertissement su commissione, l'opera del Tasso nasconde una fitta rete di rimandi alla vita della corte estense. L'adattamento di Latella, curato da Linda Dalisi, rinuncia alla scenografia per affrontare una ricerca attorno alla parola poetica del Tasso. Arriviamo quindi a Riccione, con un appuntamento meno “istituzionale”. Allo Spazio Tondelli il 7 dicembre va in scena Proprietà e atto. Appuntamento interessante per vari motivi, in primis il fatto che si tratti di un monologo di un autore americano contemporaneo (finalista Pulitzer nel 2005) raramente proposto in Italia. Ma interessa anche vedere come Francesco Mandelli, volto notissimo della televisione (il “nongio”) e al suo debutto assoluto in teatro, indosserà questo monologo guidato dalla regìa di Leonardo Lidi. Finisco il baedeker citando ancora una volta uno degli spettacoli che più stanno segnando questa stagione teatrale, sebbene la tournée sia iniziata solo a fine ottobre. Davide Enia torna dopo 10 anni in teatro con L'abisso, tratto dal suo romanzo Appunti per un naufragio. Accompagnato da Giulio Barocchieri, Enia si riallaccia alla tradizionale del racconto orale (il cunto siciliano) per raccontare l'ecatombe dei migranti nel Mediterraneo. Molte le occasioni di vederlo in terra romagnola, spesso in luoghi intimi e piacevoli: il 12 e il 13 dicembre al Walter Chiari di Cervia; il 17 al Masini di Faenza; il 25 gennaio al Mentore di Santa Sofia.


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i film da non perdere

Dai giovani talenti italiani (all’estero) ai biopic su Van Gogh e M.I.A. Consigli per le prossime uscite sul grande schermo (ma anche Netflix) Per Disney è atteso il remake di Mary Poppins

CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema di Albert Bucci

Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.

Il mese di dicembre inizia con l’uscita di Roma di Alfonso Cuarón (di cui vi ho già parlato), prima in sala per soli tre giorni e subito dopo su Netflix. Ma subito segnalo due film italiani. Inizio con il bel Lontano da qui (The Kindergarten Teacher), con Gael García Bernal, della regista italiana Sara Colangelo, che con questa produzione americana ha vinto il premio miglior regia al Sundance 2018. prodotto da Netflix,anche questo avrà un'uscita in sala prima di andare sulla piattaforma. Il film, ambientato a New York, racconta della maestra Lisa, sposata e con figli già grandi, dall’animo delicato e sensibile, interessata all’arte, che cerca di recuperare le sue passioni frequentando con scarsi esiti un corso

Lontano da qui è un film molto bello di una regista italiana trapiantata negli Usa, premiato al Sundance di poesia tenuto da Gael García Bernal. Un giorno si accorge che uno dei bambini della sua classe, a 5 anni, è capace di scrivere poesie bellissime, quasi per gioco, senza troppo pensarci. Lisa è affascinata dal talento di questo bambino, vorrebbe assecondarlo e tutelarlo, ma la ricerca dell’arte diventerà una magnifi-

ca e pericolosa ossessione, a partire dal fatto che Lisa spaccia per sue le poesie del bambino... Un film che, nella sua apparente delicatezza, sviscera le nevrosi di chi vorrebbe essere artista ma non lo è, in un emblematico ritratto umano di una protagonista che ha

perso la vita – o forse non è mai riuscita a vivere la vita che avrebbe voluto. Un film molto bello, di una promettente regista italiana trapiantata negli Usa. Raramente cito altri critici, ma qui è doveroso riportare le parole di Marco Giusti da Dagospia: «Il successo del


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Nella pagina accanto un fotogramma da Lontano da qui. In questa pagina a sinistra Il testimone invisibile a sinistra un fotogramma dal biopic su Van Gogh

suo film dimostra, ancora una volta, quanto il miglior cinema italiano e i suoi talenti non trovino proprio modo di svilupparsi da noi, con una industria che non sembra per nulla interessata a guardare oltre l’ovvietà e le soluzioni facili. Neppure i critici e i direttori di festival sembrano così interessati alle nuove scoperte. Ancora una volta è un festival non italiano, il Sundance, a indicarci le persone e le opere. Teniamoci Don Matteo e i tanti capolavori che produciamo durante l’anno». L’altro film italiano è la nuova opera dell’amico ravennate Stefano Mordini, Il testimone invisibile, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone e Fabrizio Benti-

voglio. Dopo Pericle il Nero, Mordini si cimenta di nuovo nel genere noir, in un film duro e rigoroso, ambientato nelle montagne del Trentino, fatto di immagini in chiaro e scuro. Un giovane imprenditore (Riccardo Scamarcio) si sveglia in una stanza d’hotel. Al suo fianco, la sua amante, morta. Viene accusato dell’omicidio e dovrà difendersi insieme all'avvocata Virginia, in una storia avvincente nella quale comparirà un testimone non previsto, appunto “invisibile”. Tra i Disney, penso che meriterà il remake di Mary Poppins, interpretata da Emily Blunt, e con Colin Firth, Meryl Streep, Dick Van Dyke e Angela Lansbury, ambientato nella Londra della crisi del 1929.

A gennaio, invece, escono Suspiria di Luca Guadagnino (anche di questo vi ho già scritto) e altri due film molto interessanti. Il primo è di Julian Schnabel, di cui ricorderete il suo primo film Basquiat, e che torna al biopic con Van Gogh – At Eternity’s Gate, biografia del pittore olandese realizzata ispirandosi visivamente ai suoi quadri, qui interpretato da Willem Dafoe (miglior attore a Venezia), e con Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric ed Emmanuelle Seigner. Segue un’altra biografia, in forma documentaria: Matangi / Maya / M.I.A. dedicato alla pop star internazionale M.I.A. e alla sua vita, partita da adolescente verso Londra come rifugiata dalla guerra civile in Sri Lanka, fino al successo internazionale con la colonna sonora di The Millionaire.

PROIEZIONI/1 A Riccione, Il mestiere delle armi per il ciclo di film “Peplum” Ultimo appuntamento per la rassegna “Film Peplum e l’archeologia da grande schermo in museo”, rassegna cinematografica al Museo del territorio viale Lazio 10 a Riccione. Gli appuntamenti sono accompagnati sia dal commento cinematografico – curiosità sulle riprese, i protagonisti e i registi – sia dall’approfondimento di tematiche storico-archeologiche. Martedì 4 dicembre sarà la volta de Il mestiere delle armi, un omaggio ad Ermanno Olmi scomparso lo scorso maggio. Quest’ultima proiezione inizierà alle 17.30 e si concluderà con un aperitivo in compagnia dei due curatori della rassegna, Andrea Augenti, professore di Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Bologna e Carlo Masini, presidente dell’Associazione Toby Dammit, ingresso libero.

PROIEZIONI/2 A Ravenna un libro e un documentario sul lavoro di Renzo Piano Al Cinema Mariani di Ravenna il 12 dicembre dalle 17.30 si terrà la presentazione del libro Renzo Piano World Tour 01. Un viaggio di quaranta giorni alla scoperta delle architetture di RPBW. L'esperienza di viaggio di Silvia Pellizzari – vincitrice del premio con la sua tesi sulla rigenerazione urbana – è diventata un libro: 40 giorni tra le opere del Renzo Piano Building Workshop, raccontati in un diario di viaggio pubblicato dalla casa editrice Lettera 22. La serata si aprirà con la proiezione del docu/film Il potere dell'archivio di Francesca Molteni, curato da Fulvio Irace, reduce da un grande successo di pubblico al Milano Design Film Festival.

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l’intervista

«Dove c’è fotografia c’è racconto, c’è viaggio». Parola di Ferdinando Scianna Il grande artista in mostra ai Musei San Domenico di Forlì: «Questa è la prima antologica di tutta la mia vita che somiglia a come la volevo» di Linda Landi

E così Ferdinando Scianna (in mostra al San Domenico di Forlì con Viaggio. Racconto. Memoria fino al 6 gennaio 2019) giusto l’altro giorno ha vinto un altro premio, il Premio speciale Sila ’49 alla carriera, ricevendo l’ennesima conferma della sua semplice grandezza, quella di compartecipare alle storie dei soggetti catturati dall’obiettivo, storie quotidiane o straordinarie che siano. Scianna, il narratore con la macchina fotografica in mano, che si dona generosamente alle domande dopo una vita di realizzazione: nato nella sonnolenta Bagheria del 1943, collabora con scrittori del calibro di Leonardo Sciascia e Manuel Vásquez Montalbán e diventa amico del suo mito personale, Henri Cartier-Bresson. Fotografa le donne più belle del suo tempo come se le avesse incontrate per caso, in strada e, mentre parla al telefono, tutti i racconti che escono dalla sua voce ruvida e cortese sanno di passato e color seppia, appassionatamente umani come Marpessa e Maria Grazia Cucinotta nel fiore degli anni, i chierichetti tra i pizzi degli altari, la Sicilia trasognata di Dolce e Gabbana. Racconti veristi come la Baarìa di Giuseppe Tornatore. Grazie anche all’esperienza di Denis Curti – una conoscenza di lunga data per Scianna, fin dai tempi dell’agenza Contrasto di cui il primo era direttore – di tutti questi mirabili racconti c’è viva testimonianza nel grande progetto espositivo forlivese che, in origine, doveva titolare “La mostra delle mostre” e traduce in spazio percorribile tutti questi temi, incluse le ossessioni, gli approcci casuali ai soggetti, la moda portata fuori dagli studi e raccontata col linguaggio da street photographer sulla scia di Richard Avedon e William Klein. Ferdinando Scianna, a discapito della sua levatura, è raggiungibile e vicino: dice di essere un testimone invisibile e di “trovare le immagini” senza modificare il corso di quel che riprende… «Le vado a cercare, le immagini: è qualcosa che ha a che fare con la pesca, una pesca prima di tutto dentro se stessi. Ogni tanto c’è un frammento di mondo che aspetta: si va in giro, si vede un istante significativo e si fa la foto. Ecco: nel 99 percento dei casi ti sei sbagliato. Ma se hai la passione e l’ossessione di farlo per cinquant’anni, puoi tirare fuori dal caos della realtà una struttura narrativa». Parliamo del primo dei tre grandi assi della mostra: la memoria e quella sua Sicilia da cui tutto cominciò… «Sì, è a Bagheria che ho cominciato a fare foto. Avevo diciassette anni ed è un tema che ritornerà. Anche l’ultima foto che ho fatto a Marpessa è a Bagheria. La molla fu il mondo, la realtà: la Sicilia è indignazione, entusiasmo, violenza, Barocco, splendore, dramma. É stato il mio primo grande territorio di esplorazione. Il sacro poi mi appartiene come attitudine spirituale, ho avuto un’educazione cattolica; poi mi ha colpito come manifestazione collettiva dei siciliani - isola nell’isola - che con la religione mettono in scena un’identità, una dimensione visiva». Cos’è per lei il racconto? «Tutto: dove c’è fotografia c’è racconto, c’è viaggio. Anche quando esci da casa e fai un giro nel mondo, nel momento in cui cominci a fotografare, crei un racconto. É il paesaggio che mi dice “fammi una foto”, così come i volti: io reagisco al mondo e questo produce il racconto. Frasi e parole divengono memoria e, se si ha fortuna, memoria collettiva». Ci parla delle sue ossessioni? Prima diceva che per fotografare bene bisogna averne… «Tutti ne abbiamo, a volte consapevolmente, a volte no. Il sesso ad esempio appartiene a tutti, ma a volte emerge in modo automatico. Ce ne si può rendere conto a posteriori, riguardando le tante foto scattate: è in quel momento che si vede il ricorrere anche di alcune strutture formali, come la dialettica luce-ombra. Si può avere uno sguardo sensuale

«Ho iniziato a Bagheria: la Sicilia è indignazione, entusiasmo, violenza, splendore, barocco, dramma» In alto un ritratto di Ferdinando Scianna, a sinistra “Marpessa, Caltagirone, 1987”, in basso “Processione dei Misteri del Venerdì Santo, Cininna, 1964”

anche nei confronti di un paesaggio. Io mi sono accorto di avere un’ossessione per le persone che dormono, solo che invece di andare dallo psicanalista, mi sono messo a fotografarle. Ricorrono anche gli specchi, i bambini e gli animali: credo sia anche una conseguenza autobiografica, perché al mio paese c’erano più animali che persone. Anche questo appartiene allo spettacolo della vita». E il grande tema del viaggio? Com’è la sua America? «Non coincide solo con gli Usa: è quella degli scopritori, dei villaggi di minatori, la Bolivia, l’America Latina, il Messico, il Guatemala… In parte questa America somiglia alla Sicilia. L’ho conosciuta lavorando come corrispondente per una rivista di New York: ogni volta ripartivo con l’idea di riconoscerla e invece era sempre una scoperta diversa. Sicuramente è un’America personale». Henri Cartier-Bresson era il suo mito, poi l’ha conosciuto ed è anche entrato – come primo fotografo italiano – nella più grande agenzia del mondo… «Beh… intanto se sono stato il primo fotografo italiano a entrare alla Magnum, più che merito mio, è prima di tutto colpa della Magnum, che è un mondo chiuso nell’ambito anglo-franco-americano. Tuttavia in questi settantacinque anni di vita, ho visto il mondo della comunicazione cambiare molto, come se ci fosse passato sopra uno tsunami, e tutto si è adattato alle nuove dinamiche. Quando ho conosciuto Bresson ero inviato a Parigi per “L’Europeo” e immaginavo di trovarmi davanti una specie di statua di marmo, invece ho scoperto una persona viva e, oltre al rapporto allievomaestro, ne è nata un’amicizia di venticinque anni. Mi consideravo già suo allievo prima di conoscerlo e ora sono un “bressonologo” raffinato, sa? La sua fotografia me la sono mangiata e l’ho risputata. Ora mi manca la persona: parlavamo di musica e politica, eravamo due generazioni di fotografi a confronto e lui mi amava molto». Tornando alla sua mostra: cosa vorrebbe tenessimo ben presente prima di visitarla? «Questa è la prima antologica di tutta la mia vita che somiglia a come la volevo: mostra una fotografia di tipo narrativo, una produzione di memoria. Quando la fotografia è diventata arte, si è unita a tutto quello che non serve più. Invece qui c’è la mia voce che accompagna lungo le sale raccontando la mia idea del mondo. Non guardatela come una mostra di pittura, ma come un album di famiglia, un mondo in cui vi possiate riconoscere».


NATALE E CAPODANNO Eventi sull’acqua 2018 – 2019 Il fascino della laguna in inverno regala atmosfere natalizie inusuali: complici i canali, i babbo natale in barca o in bicicletta lungo gli argini intorno alle valli. Le anguille invece cercano il caldo e vogliono fuggire verso i mari caraibici ma, intrappolate nel lavoriero di pesca , finiscono la loro corsa marinate nell’aceto alla Manifattura dei Marinati. Luogo di approdi e di partenze, la Città di Comacchio con la sua costa offre un Natale all’insegna delle tradizioni e della voglia di far festa dal 2 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019 .

Domenica 9 Dicembre 2018 LIDO DEGLI ESTENSI dalle ore 15.30 alle 18 CHIRSTMAS BAU PORTA VENEZIA viale Carducci e viale delle querce sfilata di cani con i loro padroni- Premio alla coppia più orginale nel suo Villaggio Babbo Natale raccoglierà le letterine dei bambini Associazione Noi che ci crediamo ancora in collaborazione con Consorzio Lido Estensi COMACCHIO Manifattura dei Marinati, ore 16 UNA TRADIZIONALE GIORNATA DI LAVORO Visita guidata animata - Racconti e animazione nell’atmosfera suggestiva nel luogo più rappresentativo della lavorazione dell’anguilla. A cura di Podeltatourism in collaborazione con l’Associazione Marasue - Evento compreso nel prezzo del biglietto di ingresso

Venerdì 21 Dicembre 2018 COMACCHIO Sala Polivalente di Palazzo Bellini – ore 21 CONCERTO GOSPEL del gruppo Dennis Reed & Gap con anteprime pomeridiane SAN GIUSEPPE Teatro parrocchiale, ore 16 LIDO DEGLI ESTENSI Chiesa di San Paolo, ore17 PORTO GARIBALDI Teatro parrocchiale ore 18 Ingresso gratuito - a cura dell’Assessorato alle Istituzioni Culturali

COMACCHIO Piazza Folegatti, ore 17.30 FOLLE DI FUOCO JUMP_IT spettacolo di giocoleria acrobatica e mangiafuoco - a cura del Teatro dell'Aglio Info 349 0807587

Lunedì 24 Dicembre 2018 SAN GIUSEPPE – Piazza della Rimembranza dalle ore 16.30 alle 20.30 BABBO NATALE ALLA FUNTANA Festa, dolci e doni per i bambini/e, e raccolta delle letterine destinate a Babbo Natale a cura di A.C.D. San Giuseppe COMACCHIO Centro storico, dalle ore 16.30 CORTEO DI FIGURANTI IN COSTUME TRADIZIONALE a seguire zampognari e pastori erranti Torre dell'Orologio via E. Fogli, dalle ore 17 a seguire AVIS IN PIAZZA - Distribuzione gratuita di ciambella, vin brulè e cioccolato caldo. A cura dell’AVIS di Comacchio Concattedrale di San Cassiano, ore 17 FUNZIONE DEL BAMBÉN Tradizionale benedizione delle immagini di Gesù Bambino portate dai più piccoli. Inaugurazione del presepe Ponte Trepponti, dalle ore 18 COMACCHIO...UN PRESEPE D'ACQUA “STA NOT A NEAT UN FIOL” Rappresentazione della Natività sotto il Ponte Trepponti, ficcole. Scene natalizie e musica fino al gran finale con fuochi piro teatrali che accenderanno il monumentale Trepponti - A cura dell'Associazione culturale Al Batal in coll. con l’associazione Temperamenti, La Bottega degli Artisti di Sara Parmiani, Arte e Danza di Laura Tomasi: fuochi piroteatrale di Giuliano Sardella

Domenica 23 Dicembre 2018 LIDO DEGLI ESTENSI Viale Carducci, dalle ore 15 alle 18 Viale Carducci tutte le domeniche di dicembre antecendenti il Natale SVUOTA IL CESTO, FAI UN BEL GESTO giochi creativi per bambini e ragazzi cobìn il riciclo di materiali. A seguire canti natalizi e caldo ristoro Associazione Noi che ci crediamo ancora in collaborazione con Consorzio Lido Estensi

COMACCHIO, Antica Pescheria (apertura ore 16) spettacolo ore 16:30 NATALE NELLA BOTTEGA DI GEPPETTO Teatro dei Burattini di Massimiliano Venturi ingresso gratuito - a cura del Teatro dell'Aglio

Sabato 29 Dicembre 2018 COMACCHIO, Chiesa del Rosario, ore 21 NOTTE DI NATALE Concerto di Natale “Voci dalla Valle” a cura della Corale Trepponti di Comacchio in collaborazione con Ascom

Domenica 30 Dicembre 2018 COMACCHIO, Antica Pescheria (apertura ore 16) spettacolo ore 16:30 NATALE NELLA BOTTEGA DI GEPPETTO spettacolo orginale realizzato in occasione delle festività dal Teatro dei Burattini ingresso gratuito - a cura del Teatro dell'Aglio

Lunedì 31 Dicembre 2018 COMACCHIO centro città dalle ore 15.30 per le vie del centro ANIMAZIONE ITINERANTE CON GINO LO STRUZZO E LA MUSICA SU TRAMPOLI DEL DUO ZAMPANO’ Antica Pescheria (apertura ore 16) spettacolo ore 16:30 NATALE NELLA BOTTEGA DI GEPPETTO Spettaolo di burattini con Fagilino e Sganapino. CAPODANNO DEI PICCOLI: sorteggio tra tutti i ragazzi che avranno assistito agli spettacoli di 3 marionette in palio. ingresso gratuito - a cura del Teatro dell'Aglio Trepponti, Palazzo Bellini, Museo Delta Antico, Antica Pescheria dalle ore 18 fino alle 02

COMACCHIO Stazione di pesca Foce, partenza ore 8.30 BABBI NATALE IN BICICLETTA Tour folkloristico per ciclisti amatoriali attorno alle Valli di Comacchio A cura di ASCOM

COMACCHIO, Antica Pescheria (apertura ore 16) spettacolo ore 16:30 NATALE NELLA BOTTEGA DI GEPPETTO Teatro dei Burattini con Fagiolino, Sganapino e gli altri eroi di Massimiliano Venturi presentano un nuovo spettacolo orginale, realizzato in occasione delle festività ingresso gratuito - a cura di Teatro dell'Aglio

Sabato 29 Dicembre 2018

COMACCHIO

Sabato 22 Dicembre 2018

Sabato 22 e domenica 23 Dicembre 2018

PORTOGARIBALDI Portocanale, alle 18.30 FIACCOLATA DI NATALE SULL’ACQUA CON GIOCHI PIROTECNICI Proiezione anche su maxischermo. A cura del gruppo Ippocampo sub con la collaborazione dell'Associazione culturale Famìa ad Magnavaca e del Consorzio L’Alba di Porto Garibaldi

CAPODANNO COMACCHIO

Mercoledì 26 Dicembre 2018 PORTO GARIBALDI - Porto canale dalle ore 10 alle 19 NATALE CON I TUOI... SANTO STEFANO CON NOI Mercatino, animazioni natalizie per grandi e piccoli, spettacoli di strada, distribuzione di cioccolato caldo e dolcetti natalizi Mercato ittico, ore 16. 30 CONCERTO MUSICALE a ingresso gratuito a cura Consorzio L’Alba di Porto Garibaldi COMACCHIO, Antica Pescheria (apertura ore 16) spettacolo ore 16:30 NATALE NELLA BOTTEGA DI GEPPETTO Nell’Antica Pescheria presso i Trepponti spettacolo con gli eroi del Teatro dei Burattini - ingresso gratuito Piazza Folegatti, ore 17.30 INVISIBLE EMOTION - Teatro Lunatico spettacolo di illusionismo e bolle di sapone a cura del Teatro dell'Aglio

Dalle ore 18, aperitivo e degustazioni nell’Antica Pescheria Dalle ore 18.30, l’atmosfera dell’arpa di Marta Celli sul Ponte degli Sbirri. Dalle ore 22 notte di musica e spettacolo pirotecnico. Un Capodanno fra storia, cultura i migliori sapori del gusto della tradizione con Cenone di Gala al Museo Delta Antico (dalle ore 19), Cena a Palazzo Bellini (dalle ore 20.30) - Prenotazioni e informazioni 0533-81302 / 0533-311316

Sabato 5 Gennaio 2019 COMACCHIO Ponte dei Trepponti, dalle ore 15.30 CONCORSO E SFILATA DI BRUTTEZZA PER LE BEFANE (iscrizioni dalle ore 15.00) Centro storico, dalle ore 16 LA TAMPLÀ: TRADIZIONALE MARCIA DELLE BEFANE con i costumi classici a ritmo di tamburi fatti di vecchi bidoni di pittura, pentole, latte ecc.. Antica Pescheria, ore 17 LABORATORI LUDICO-CREATIVI DEDICATI ALLA BEFANA, per bambini e ragazzi - a cura dell’Associazione Marasue

Domenica 6 Gennaio 2019 COMACCHIO Centro storico dalle ore 9.30, MERCATINI DELLA BEFANA Manifattura dei Marinati dalle ore 10 alle 12.30 LA BEFANA ARRIVA ALLA MANIFATTURA distribuzione delle calze a tutti i bambini/e - a cura di Podeltatourism in collaborazione con Associazione Marasue Torre dell’orologio, dalle ore 11 LA BEFANA DEI POMPIERI, LA BEFANA IN VOLO DALLA TORRE DELL’OROLOGIO Centro storico, dalle ore 15 DISTRIBUZIONE GRATUITA DELLA CALZA DELLA BEFANA a tutti i bambini Via E. Fogli, dalle ore 16 DISTRIBUZIONE GRATUITA DI BEVANDE CALDE E DOLCI DELLA TRADIZIONE a cura dell’Avis Comune di Comacchio Trepponti, Piazza Luca Danese, dalle ore 17, LA MERENDA DELLA BEFANE e dalle ore 18, SALUTIAMO LA BEFANA La Befana saluta tutti i bambini tra musica e balli in un meraviglioso ed esaltante spettacolo piroteatrale a cura dell’Associazione Marasue LIDO DEGLI ESTENSI Viale Carducci, dalle ore 15 alle 17.30 LA BEFANA VIENE AL MARE E ALLA FUNE VUOL GIOCARE - gioco che vedrà impegnate le befane. A seguire caldo ristoro Associazione Noi che ci crediamo ancora in collaborazione con Consorzio Lido Estensi

8 dicembre 2018 – 6 gennaio NATAL’ E’ COMACCHIO Concorso a premi per la vetrina più bella sul tema del Natale e della Natività a cura di Ascom Valli di Comacchio IN BARCA NELLE VALLI DI COMACCHIO Percorso storico - testimoniale in barca nelle Valli con sosta nei casoni da pesca. Durata: ca 1h30 - A cura di Podeltatourism Museo Delta Antico Via Agatopisto, 2 – Comacchio VISITA GUIDATA compresa nel biglietto di ingresso: sab 8, mer 26 dicembre alle 15.30, Sab 5 gennaio, visita al museo e laboratorio didattico Giochi e giocattoli degli antichi romani (durata 2 ore) Museo Remo Brindisi VISITA GUIDATA compresa nel biglietto di ingresso: Via N. Pisano 51, Lido di Spina Sab 8 e mer 26 dicembre, sab 5 e dom 6 gennaio ore 16 Manifattura dei Marinati Via Mazzini 200, Comacchio VISITA GUIDATA 16 e 23 dicembre, 5 gennaio ore 11

Per info e prenotazioni IAT COMACCHIO: tel. 0533 314154 - www.turismocomacchio.it - www.comune.comacchio.fe.it - facebook Comune di Comacchio


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la recensione

War is over: il tema del conflitto attraversato da grandi lavori, non sempre ricomponibili Nell’esposizione al Museo d’Arte di Ravenna curata da Angela Tecce e Maurizio Tarantino è ricercato il senso di stordimento che il visitatore può provare nelle varie sale. Aperta fino al 13 gennaio di Serena Simoni

La mostra ?war is over – curata in collaborazione da Angela Tecce, dirigente MIBact, e Maurizio Tarantino, direttore della Classense e del Mar – ha inaugurato la nuova stagione delle grandi mostre di Ravenna: nonostante il titolo risuoni quello dell'esposizione dedicata due anni fa alla fine della II guerra mondiale presso il Museo di Roma, la mostra ravennate trasforma il punto esclamativo di questa in un interrogativo, aprendo semanticamente la parola conflitto a numerose interpretazioni. L’esposizione al Mar prende infatti come spunto storico il centenario della conclusione del primo conflitto mondiale allargandosi a comprendere la matrice dei conflitti fra gli esseri umani. Volontà dei due curatori è stata infatti la realizzazione di una campionatura di opere di grandi autori sui tre temi derivati come il rapporto fra arte e conflitti, il mito e la contemporaneità, includendo i riflessi degli eventi storici sulle poetiche degli artisti e la loro posizione nei confronti della guerra, gli esiti e le mitologie costruite sui conflitti dall'antichità ai giorni nostri, la lotta fra popoli diversi negli scenari contemporanei dell’immigrazione. Un respiro di tale ampiezza non è il primo nel panorama italiano: ricordiamo due grandi mostre realizzate da Massimiliano Gioni a Milano sulla figura della madre (2015) e la seconda sulla terra inquieta

Azienda Agricola

Longanesi Daniele “Bursôn”

(2017) che esplorava unicamente i conflitti causati dai grandi flussi migratori degli ultimi decenni, tema toccato anche da alcune opere al Mar. Pur nella loro ampiezza, le due mostre di Gioni hanno mantenuto una forte sottotraccia storica, scandita fra temi e decenni nella mostra sul materno, o lo strettissimo legame alla contemporaneità e alle aree geografiche. La mancanza di una unità spazio/tempo non ha spaventato i curatori di Ravenna che all’inaugurazione hanno ribadito come il tema scelto costituisse un nucleo sfuggente, irriducibile a una semplice opposizione alla pace. Le frasi celebri e i documenti storici in mostra – fra cui alcuni libri e tavole parolibere futuristi – si predispongono quindi come un semplice contrappunto storico-letterario, parallelo ma non autonomo alle opere esposte che, pur appartenendo a tempi e spazi del tutto lontani, svolgono una funzione di rimando alle declinazioni più svariate del conflitto. È quindi ricercato il senso di stordimento che lo spettatore può provare nelle varie sale, passando da un cratere classico greco raffigurante alcuni episodi della guerra di Troia al lavoro ironico della Bomba a mano – realizzata da Pino Pascali assieme ad altri giocattoli-armi in versione Pop alla metà degli anni '60 – o avvicinando mentalmente l’Alabardiere firmato da Rubens (1605), un

BURSÔN ROSATO BRUT TIPOLOGIA Spumante rosato brut metodo Martinotti VITIGNO Uva Longanesi ZONA DI PRODUZIONE Boncellino di Bagnacavallo VINIFICAZIONE In rosato AFFINAMENTO 6 mesi in bottiglia GRADO ALCOLICO 12% vol.

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EVENTI AL MAR Effetti collaterali intorno al tema della guerra tra storici, critici, politologi e anche l’arcivescovo Proseguono gli appuntamenti con la rassegna “Effetti collaterali” per la mostra ?War is over, una serie di incontri e visite guidate per poter sviscerare i temi conduttori dell’esposizione al Mar di Ravenna in corso fino al 13 gennaio. Il primo appuntamento di dicembre è con lo lo storico Alessandro Barbero, l’1 dicembre alle 17.30 nella Sala Dantesca della biblioteca Classense. Il 4 dicembre al teatro Socjale di Piangipane, alle 21, il direttore del Mar e cocuratore Maurizio Tarantino dialogherà intorno alla mostra con Matteo Cavezzali. Prosegue anche il nuovo appuntamento con l’originale iniziativa “Critico per una sera” in cui a turno personalità della città accompagnano i visitatori in una normale visita guidata fino a un’opera da loro prescelta che illustrano ai presenti. In particolare il 5 dicembre alle 18 a cimentarsi come critico per una sera sarà l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni. Il 14 dicembre alle 17 si svolgerà la premiazione del video contest #myRavenna Be Inspired. Il 15 dicembre invece saranno protagonisti due storici dell’arte alle 17.30: Eugenio Spreafico e Giovanna Montevecchi, mentre il 18 dicembre sarà la volta dei due politoligi Alessandro Campi e Michele Marchi con la presentazione della rivista RdP. Introduce Maurizio Tarantino. gli ultimi due “effetti collaterali” saranno altrettanti appuntamenti con aperitivo e “critici per una sera”: il noto foniatra Franco Fussi sarà presente alle 18 del 19 dicembre, mentre chiuderà la serie il 9 gennaio il presidente dell’ordine dei medici Stefano Fantinelli.


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Nella pagina accanto in alto: Gilbert & George, Machete, 2010 (Napoli, Galleria Alfonso Artiaco); in basso: Hermann Nitsch, Schüttbild mit Malhemd, 2007 (Ravenna, collezione privata); quia destra Studio Azzurro, Anima che sei nascosta, 2018, ambiente sensibile

bassorilievo romano di un combattente romano dei primi secoli imperiali, i Gladiatori (1955) ed Ettore ed Andromaca (1924) di De Chirico o i bambini soldato liberiani realizzati da Davide Cantoni nel 2007. Si tratta di combattenti diversi per spazio/tempo, di narrazioni storiche che vanno dall’estremo passato alla più triste, realissima contemporaneità, di narrazioni mitologiche, come nel caso di De Chirico, che appropriandosi della guerra esplorano in realtà il rapporto fra modernità e antico. I lavori in mostra sono selezionati in base alla qualità e a nomi di grande rispetto (Abramovic, Burri, Guttuso, Kiefer, Neshat, Picasso ...) che attraversano il tema in modi differenti, diretti o indiretti, talvolta difficilmente ricomponibili: i due lavori in mostra del contemporaneo Jan Fabre, che utilizza ali di scarabeo per ricoprire una spada di acciaio e lo stemma delle ferrovie del Congo belga, rimandano al colonialismo del proprio paese, al concetto di metamorfosi e alla potenzialità del materiale impiegato mentre Machete del duo storico Gilbert & George appartiene a una serie come London Pictures, interamente basata sulle titolazioni delle locandine dei giornali inglesi in rapporto alle vite e alla brutalità del quotidiano della grande metropoli. La perfor-

mer Ana Mendieta è presente grazie a un famoso video del ’74 in cui, lasciando tracce del proprio sangue su una superficie, intendeva sottolineare la qualità sacrificale del corpo e una visione radicale della soggetti-

Tra le installazioni di Studio Azzurro Trincea e Fenditori a cavallo tradiscono una maggiore semplicità rispetto ad altri lavori

vità femminile mentre lo stesso medium acquista un diverso significato nell’opera dell’azionista viennese Hermann Nitsch, storicamente interessato all'ambito rituale e misterico che fin dall'antico coinvolge corpi umani e animali. Il videoallestimento del Buddha davanti al monitor dell'artista coreano Nam Jume Paik, importante precursore dell'Arte digitale, ha molto a che fare col rapporto fra nuovi media e vita reale, fra soggetto e oggetto, meditazione/osservazione, mentre i quattro allestimenti di Studio Azzurro, un gruppo italiano che fin dagli esordi negli anni ’80 si è ritagliato un posto internazionale nella realizzazione di installazioni interattive, rimangono più fortemente aderenti alla traccia: se Trincea e Fe-

ditori a cavallo, allusivi rispettivamente al primo conflitto mondiale e all'esperienza della guerra in Dante, tradiscono una maggiore semplicità rispetto a tante loro opere, appaiono più riuscite la rivisitazione del monumento funebre del Guidarello, coinvolto nella guerra come tutti i nobili del suo tempo, e l'allestimento della Ballata della guerra, vera e potente chiosa poetica di Sanguineti all'inutilità dei conflitti e al tempo che tutto divora. ? war is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità; Museo d'Arte della città di Ravenna, fino 13 gennaio 2019; orari: Ma-Sa 918; Da 10-18, chiusa il lunedì (intero 10 euro; riduzioni 8/6 euro)


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MOSTRE A Ravenna “L’incanto e l’invisibile” di Annibale Luigi Bergamini Inaugura il 7 dicembre, alle 17.30, a Palazzo Rasponi delle Teste a Ravenna la mostra di Annibale Luigi Bergamini (1921 – 1992) dal titolo L'incanto e l'invisibile. Un pittore visionario, che rappresenta un nuovo capitolo del percorso artistico “'900 rivelato”. Alla mostra, curata da Orlando Piraccini e Paolo Trioschi, è correlato un catalogo illustrato con testi di Luigi Dadina, Giovannantonio Forabosco, Orlando Piraccini e Paolo Trioschi. Orari: feriali 15-18; sabato, domenica e festivi: 1118. Fino al 13 gennaio.

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MATERIA OSCURA

Materiale Selvatico: fantasia, fantasia fantasma… di Linda Landi

INCONTRI Cristallino chiude con il grande fotografo Guido Guidi, atteso a Cesena a Corte Zavattini Una conversazione su fotografia e paesaggio, per ridisegnare la percezione degli spazi e dei luoghi. L'evento conclusivo della sesta edizione del Festival Cristallino vede l'incontro con uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei e protagonista assoluto insieme a Luigi Ghirri della stagione fotografica italiana degli anni Settanta e Ottanta, Guido Guidi, per una precisazione della sua poetica e della sua esperienza nella ricognizione del paesaggio. Per l’occasione sarà presentato il volume Per strada, pubblicato a novembre da Mack, e suddiviso in tre volumi, che rappresenta in certa misura una sintesi del suo lavoro artistico di questi anni. L’evento si svolgerà alle 17 del 16 dicembre in Corte Zavattini 31, a Cesena.

Vendita al dettaglio e all’ingrosso

Barbara De Vivi, Morte dell'elefante preferito di Annibale

Lo dice anche Gianni Celati in Conversazioni del vento volatore: «ci serviamo della fantasia tutti i momenti per interpretare le cose, cercando di capire quello che è fuori dalla nostra portata […]. Il fantasticare è così assiduo che lo diamo per scontato. Però se si inceppa abbiamo un campanello d’allarme, che è la noia». Sceglie questa e altre citazioni Massimiliano Fabbri, pittore, curatore e anima del Museo Luigi Varoli di Cotignola che, con tutto il materiale Selvatico realizzato negli anni, questa noia scommettiamo l’ha conosciuta davvero pochissimo. Un’adunanza di menti creative giovani e appena meno giovani, chiamate a raccolta nei luoghi prossimi e diversi, per realizzare, usando le parole di Fabbri un “arcipelago di personali”, mostre diffuse e ramificate come nell’edizione 2017 di “Selvatico” che aveva come ispirazione la foresta. Anche quest’anno, seguendo il filo conduttore del focus sul ritorno alla pittura in arte e sulla coppia Fantasia/Fantasma, una piccola comunità creativa e creatrice, prendendo il via dal Museo Varoli, costruisce una rete di luoghi e persone e germoglia opere site-specific, ovvero nate nel e per il luogo in cui si trovano a vivere. Così, il viaggio tra le costellazioni selvatiche di quest’anno comincia a Fusignano (la prima tappa inaugurata il 10 novembre) dove troviamo, al Museo civico San Rocco Andrea Chiesi e Daniele Galliano, uniti dal tema dell’ombra e della tenebra, mentre Marta Sesana e Giuliano Sale – al Centro culturale Il Granaio – danno forma alla temperatura opposta “multicolorata, ibrida tra fumetto, cartoon e street art”. Due esposizioni che trovano un collegamento nella polarità degli opposti. Segue la seconda tappa del progetto, a Cotignola (inaugurata il 24 novembre), dove si può trovare l’habitat più articolato, con trenta artisti dislocati in quattro spazi. Forza della sezione cotignolese anche la colonizzazione creativa di Palazzo Pezzi (una delle perle architettoniche superstite al passaggio del fronte nella Seconda Guerra Mondiale) che vede l’esposizione organizzata per stanze in doppio andamento, con artisti soli o in coppia, geograficamente distanti, in un dedalo di direzioni e sorprese divertenti che lasciano al visitatore l’individuazione di una propria mappa personale. A Palazzo Sforza predominano “magma biologico e andamenti vegetali” a contrasto con la rappresentazione di corpo, volto e narrazione, di cui un saggio sono le “teste luciferine” di Riccardo Cavallini. L’attesa terza tappa riguarda Ravenna e lo Spazio Vibra su Piazza Kennedy (inaugurazione venerdì 7 dicembre, ore 18.30) dove ci attendono Gio Pistone e Nicola Alessandrini: dopo le ombre, la tenebra, le polarità e i colori derivati dai sogni, spetta a due street artist – non limitati al muralismo – il compito di chiudere il progetto con “Cadaveri deliziosi”. Ovvero parsimonia e leggerezza per la morte dell’animale che parla, titolo piacevolmente oscuro: a questo e all’enigma sulla struttura del catalogo, vi abbandoniamo con un una puntina di divertito e pedagogico sadismo… Non vi resta che visitare.


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archeologia

Apre Classis Ravenna: seicento reperti e una linea del tempo Nell’ex zuccherificio un nuovo museo che ripercorre la lunga storia della città

PITTURA/1 Manfroni e Zangheri all’Augeo Art Space a Rimini Alla Galleria Augeo Art Space a Palazzo Spina a Rimini fino a fine gennaio saranno visitabili due mostre. Una è del pittore Filippo Manfroni, riminese, classe 1972, autore di Anima Lux. L’altra mostra è invece di Neo & Friends e si intitola “The real cartoon Neo Ovvero”. Ennio Zangheri è un artista riminese che ha percorso un tragitto ventennale di costante ricerca. In questa “personale” il visitatore potrà ammirare la nuova espressione pittorica dell’artista che vede distorcere i propri segni mischiati a forme che evocano una memoria antica. Orari: dal martedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Domenica e festivi dalle 16 alle 19. Lunedi dalle 15 alle 18. Ingresso libero.

PITTURA/2 L’antologia di Lanzillotta a Lugo tra Pescherie e hotel Ala d’oro Apre l’1 dicembre, dopo lunghi anni di gestazione, nell’ex Zuccherificio di Classe, il Museo della Città e del Territorio denominato con l’antico nome di Classis Ravenna. Il progetto è della Fondazione Ravenna Antica, cui il Comune ha demandato la realizzazione e la gestione del nuovo museo. L’area espositiva si svilupperà su 2.600 metri quadrati. Tutto intorno, un’oasi verde di 15mila metri quadrati. L’investimento che il Comune di Ravenna, con il Mibact, la Regione Emilia-Romagna, la Ue e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna hanno messo in campo supera i 22 milioni di euro. La progettazione è stata affidata all’architetto Andrea Mandara che ha operato al servizio di un comitato scientifico coordinato dal professor Andrea Carandini. La linea del tempo (nella foto), che segna il percorso di visita, avrà naturalmente negli oltre 600 reperti il perno della narrazione, per coprire il periodo storico che va dall’epoca preromana all’anno Mille. Una particolare attenzione è dedicata agli apparati didattici e illustrativi, con ampio ricorso a ricostruzioni grafiche e tridimensionali, filmati, plastici ed altri strumenti.

Inaugura sabato 1 dicembre alle 16.30 la mostra Cielomondo di Maurizio Lanzillotta, allestita alle Pescherie della Rocca di Lugo. L’esposizione è curata da Giovanni Barberini ed è collegata a un'altra mostra dal titolo “Resine e digitali”, a cura di Carmine Della Corte, che si terrà all'Hotel Ala d'Oro con inaugurazione sempre il primo dicembre. Cielomondo è infatti una piccola antologica con opere dell’ultimo ventennio. Il percorso espositivo dà conto della ricerca di Lanzillotta dall’astrazione degli anni ’90, al ritorno alla figurazione dei primi anni 2000 e alla successiva scoperta del paesaggio, fino all’esperienza delle opere elaborate con tecniche digitali. Entrambe le mostre saranno visitabili fino al 6 gennaio.

performance

ARTE, MUSICA, DANZA NELLE DIRAMAZIONI DI CIUCCI È una “performance d’arte” quella del ravennate Giovanni Ciucci dal titolo Diramazioni, che si svolge venerdì 21 dicembre alle 18 all’Oratorio di San Sebastiano a Forlì. Si tratta di un’interazione tra ambientazione sonorizzata, suggestioni elettroniche, esecuzione musicale dal vivo, installazione d'arte e danza contemporanea in cui una figura femminile sospinta dal flusso sonoro danza all'interno di un percorso delimitato da alte figure, cupe presenze arboree dalla verticalità minacciosa. All’evento partecipano Giovanni Ciucci (chitarra elettrica, sonorità ambientale, programming), Omar Amadori (chitarra elettrica), Barbara Zanoni (performance di danza contemporanea dal titolo Selviana) e Marisa Zattini (installazione dal titolo Alberi ermetici/eretici).

ceramica

AL MIC LE CULTURE DELL’ANTICA AMERICA In mostra 300 reperti della collezione e altre opere da musei e privati È in corso al Mic la mostra Aztechi, Maya, Inca e le culture dell’antica America, a cura di Antonio Aimi e Antonio Guarnotta, che presenta circa trecento reperti (terrecotte e tessuti) della collezione del museo di Faenza insieme ad altre opere (propulsori dorati, sculture, stele, ecc.) provenienti dai più importanti musei italiani di antropologia e da due collezioni private. L’esposizione offre quindi una sintesi sulle più importanti culture dell’antica America e presenta al contempo alcuni dei temi più interessanti emersi dalle ricerche più recenti: la conquista dell’America vista dalla parte dei vinti, la condizione della donna, i sistemi di calcolo dell’antico Perù e l’arte precolombiana presentata come arte e non solo come archeologia. Il Mic possiede del resto una delle più interessanti collezioni italiane d’arte precolombiana, costituita da quasi 900 reperti. Altri reperti arrivano dal Museo degli Sguardi di Rimini, dal Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia di Firenze, dal Museo delle Civiltà di Roma e del Mudec di Milano, unitamente a prestiti di alcuni collezionisti privati. La mostra sarà aperta fino al 28 aprile.


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l’intervista

Alice Keller, scrittrice e libraia per bambini: «Lasciate che scelgano da soli cosa leggere» Cesenate, ha aperto Momo a Ravenna, il suo romanzo Nella pancia della balena è stato finalista al prestigioso premio Andersen 2018

Si chiama Alice Keller. Il suo non è un nome d’arte e non è nemmeno straniera. «Sembra un nome affascinante, ma in realtà keller in tedesco vuol dire cantina… Cosa che spegne un po’ il fascino esotico». È nata a Bologna nel 1988, il papà è di Bolzano (il motivo del cognome di origini austriache), vive a Cesena e ha aperto a Ravenna la libreria Momo assieme alle amiche Veronica Truttero e Sara Panzavolta. Ha fatto teatro, andando fino in Danimarca per lavorare con il mitico Odin Teatret, ha collaborato con Fanny & Alexander, Teatro Valdoca, Teatrino Clandestino, ha suonato il violoncello, ma alla fine ha trovato la sua strada nella letteratura per ragazzi. Ha già pubblicato otto libri tradotti anche in francese, spagnolo e russo, con Nella pancia della balena (pubblicato da Camelozampa) è stata Finalista al Premio Andersen 2018. A leggere solo i titoli, i romanzi di Alice Keller (La contessa sul tetto, Nella pancia della balena) sembrano favole o storie di pura fantasia, ambientate nel tempo del c'era una volta. Eppure ci raccontano storie che conosciamo bene: genitori che ci sono e non ci sono, incapaci di rispondere alle domande dei loro figli, emozioni che non si riescono bene a inquadrare, periferie, condomini di città. Per fortuna c’è sempre qualche imprevisto a cambiare le carte in tavola e a fare uscire la vita, ed è lì che la

scrittura interviene, ora con l’invenzione più gioiosa, ora con una puntualità più introspettiva. Alice Keller spiega come la letteratura ci porti sempre a ondeggiare tra realtà e finzione. Ha i capelli cortissimi, anche se in tutte le foto li ha ancora lunghi. «Non ho avuto modo di fare foto nuove – mi dice, – li ho tagliati da poco». Fa una pausa, «beh veramente è passato un anno».La incontro nella sua libreria Momo, in via Mazzini a Ravenna, è in compagnia di un assistente sui generis Michele, sette mesi, che sta facendo esercizi per imparare a stare in equilibro. Di qui a poco inizierà a gattonare e mangiare i libri di Momo. Michele è il secondogenito di Alice, dopo Enrico di due anni, ma la sua passione nel raccontare storie ai bambini nasce molto prima di loro. Da dove nascono le tue storie? «Nascono sempre da qualcosa di vero. Non sono capace di inventare una storia dal nulla, c’è uno spunto nella realtà che poi fa nascere un’idea. Quando finisco un libro non mi ricordo più bene da dove era partito, e questo vuole dire che ha

«Le mie storie nascono sempre da qualcosa di vero, ma quando finisco un libro non ricordo da dove era iniziato»

VEN

7 DIC MAR

I MARTEDÌ del Socjale & Manuel Pistacchio - Mercato del vago

Una serata abbastanza punk

VEN

ORNELLA VANONI

DIC VEN

21

VEN

11 GEN

SAB

12 GEN

in concerto Piano e voce in chiave jazz

ODG Big Band feat. FABRIZIO BOSSO

VEN

18

DIC

Natale al Socjale Jazz, soul, blues

GEN

SAB

Teatro Musicale

SAB

22 DIC

ZEZ CH’E’ NÉVA Prima Nazionale

BANDEANDRÈ Ricordando De Andrè Musica d’autore

Evento Speciale

SKIANTOS

DIC

14 DICEMBRE 2018 GENNAIO 2019

EQU “DURANTE” Canzoni surreali sulla Divina Commedia Musica d’autore

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Programma

preso una sua dimensione». Come è nata la tua passione? «Dopo il teatro ho deciso di frequentare l’Accademia Drosselmeier, la Scuola per librai e Centro studi letteratura per ragazzi di Bologna, lì ho conosciuto Veronica Truttero con cui sono nate le prime storie, poi Sara ci ha lanciato l’idea della libreria e tutto il resto è venuto da sé». Hai scritto romanzi per ragazzi, albi illustrati e fumetti, che rapporto hai con le immagini? «Le immagini per me sono fondamentali, anche se possono essere anche un limite. Parto sempre da immagini per scrivere, ma quando devo fare un albo illustrato mi risulta sempre difficile far dialogare immagini e testo, proprio perché i miei testi sono pieni di immagini. A casa dell'ape è stato il primo lavoro in cui sono partita da immagini che già erano state disegnate, a cui dovevo aggiungere le parole. Mi è tornata in mente una frase che avevo in testa da un po’ che giocava con la prospettiva “vicino/lontano” e ho trovato che con quei

19 GEN

COSÌ CANTÒ E SUONÒ BELLAVISTA “Il Novecento: tra canzone e musica colta” di Raffaello Bellavista Viaggio fra la tradizione operistica e la musica partenopea

VITTORIO DE SCALZI La voce dei New Trolls Un viaggio acustico lungo più di 30 anni

Teatro

DANTE IS BACK Compagnia Teatrale (Satiri di Storie)

Per Info: www.teatrosocjale.it - Cell. 327 6719681 - Facebook Teatro Socjale

PIANGIPANE

Come da tradizione, ad ogni evento i “MITICI” CAPPELLETTI DEL SOCJALE Via Piangipane, 153 - PIANGIPANE (RA)

Circolo ARCI - Ingresso Riservato ai Soci

MUSICA Apertura ore 21 Spettacolo ore 22 TEATRO Apertura ore 20.30 Spettacolo ore 21


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INCONTRI LETTERARI Gli eventi della Classense: da Keller a Cotroneo

disegni fosse perfetta. Da poco ho iniziato ad usare Pinterest per trovare suggestioni visive da cui passare per scrivere e lo trovo molto stimolante». A cosa stai lavorando adesso? «A un fumetto assieme a Veronica Truttero, che riprende un personaggio nato per la rivista Spunk, si chiama il barone Von Trutt ed è un bassotto». Cosa ti piace leggere? «Io scrivo perché leggo. Per ragazzi e bambini leggo tutto quello che esce, grazie alla fortuna di avere una libreria. Leggo molto anche per adulti, ma finisco solo i libri che mi piacciono, gli altri li abbandono. I tre libri che mi sono piaciuti molto questa estate sono stati Resto qui (Einaudi) di Marco Balzano, Salvare le ossa (NN) di Jesmyn Ward e Cattiva (Einaudi) di Rossella Milone. Per ragazzi invece mi piacciono moltissimo i libri di Silvia Vecchini, che è anche una cara amica, e di David Almond. Non scrivo mai mentre leggo però. Quando scrivo non devo leggere, altrimenti ho la tentazione di imitare stili di scrittura che mi

rimangono in mente». Che rapporto hai con i tuoi giovani lettori? «Si gira moltissimo per presentare i libri e si conoscono tanti lettori. È un’esperienza che mi piace moltissimo e mi dà l’energia per continuare a scrivere. È interessante vedere come i bambini danno giudizi sul comportamento dei personaggi completamente opposti a quelli degli adulti». Per esempio? «Nella pancia della balena parla di un bambino che viene abbandonato dalla mamma, che va a vivere per strada. Gli adulti pensano che la madre non sia adatta a crescere un figlio e ritengono sia più giu-

«Mi piace tantissimo conoscere i lettori È interessante vedere come i bambini danno giudizi opposti a quelli degli adulti»

sto trovargli una nuova famiglia di adozione, mentre i bambini vorrebbero che andasse a vivere con lei in strada». Invece il lavoro di libraia com’è? «È parecchio faticoso, ma molto divertente. La parte più bella è scegliere quali libri proporre alle persone, e fare con loro il nostro catalogo. Inoltre facciamo moltissimi laboratori: gruppi di lettura, gruppi di scrittura per ragazzi delle medie, laboratori di pittura, e il lunedì mattina per bambini da zero a diciotto mesi, la libreria è aperta per il gioco libero». Che consiglio dai a un adulto che vuol far leggere un bambino? «Fate scegliere a loro i libri! Non decideteli voi per loro. È il libro giusto che crea il lettore. Ci saranno libri solo iniziati, libri abbandonati a metà, e libri finiti. Ma devono essere liberi di scoprire questo mondo secondo la propria esperienza e il proprio gusto». Matteo Cavezzali

Ecomuseo delle Erbe Palustri Via Ungaretti, 1 – Villanova di Bagnacavallo (RA) Info e prenotazioni: Tel. 0545 47122-47951 erbepalustri.associazione@gmail.com

Erbe Palustri Associazione Culturale

www.erbepalustri.it

Mostra di presepi creativi

16 dicembre 27 gennaio

Orari di apertura: dal mar. al ven. 9-13 sab. 9-13 e 15-18 dom. 10-13 e 15-18 Lunedì Chiuso

Prosegue la rassegna “Il Tempo Ritrovato” alla Biblioteca Classense di Ravenna. Il 5 dicembre la scrittrice per ragazzi Alice Keller (vedi articolo principale) terrà l’incontro su Nella pancia della balena dialogando con Nicoletta Bacco. Il 19 dicembre Eraldo Baldini presenterà invece I giorni del sacro e del magico (Il Ponte Vecchio): un viaggio fra diverse occasioni del festivo, che porta a scoprirne le vecchie forme e i reconditi significati. Dopo una pausa natalizia gli incontri riprenderanno tutti i mercoledì dal 16 gennaio. La prima ospite sarà Letizia Muratori con Spifferi (Nave di Teseo). Sarà poi la volta, martedì 22 gennaio, di Roberto Cotroneo con Niente di personale (Nave di Teseo): un atto d’accusa stringente e radicale al nostro presente, la fotografia di quello che siamo diventati. Mercoledì 30 gennaio il giornalista del “Corriere della Sera” Antonio Polito parlerà di Prove tecniche di resurrezione. Come riprendersi la propria vita (Marsilio) un itinerario personale per giungere a una proposta estesa a tutti: avviare un percorso di «perdita» per riconquistare se stessi. Sempre alla Classense a dicembre si terranno poi altri due incontri: il 7 dicembre Paola Patuelli presenta il suo Polvere e perle. Donne in un interno familiare del Novecento, mentre il 21 dicembre, sempre alle 18, Alessandro Vanoli, presenta la sua ultima fatica per Il Mulino: Libro d'inverno.


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in libreria

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LA ROMAGNA IN PAGINA

MISTERI, CONDOTTIERI E SESSO: LIBRI PER CONOSCERE MEGLIO LA ROMAGNA Le ultime edizioni di Ponte Vecchio tra cui due volumi dedicati alla città di Faenza Ad aggiungersi alla collezione di volumi che indagano misteri e curiosità delle città romagnole e di cui abbiamo più volte parlato in queste pagine, arriva ora il volume Misteri e curiosità di Faenza e delle vicine valli appenniniche edito come sempre da Il ponte vecchio di Cesena. A firmarlo è uno dei nomi più noti del panorama letterario romagnolo e non solo: Eraldo Baldini. Da anni infatti Baldini indaga la storia e l’etnografia della Romagna. Lo affascinano anche gli argomenti e le vicende che riguardano il loro “lato oscuro”, cioè i misteri, i segreti, le stranezze: temi ritenuti marginali, che raramente compaiono nel libri di storia dedicati ai vari territori e città. Ed ecco che su Faenza, dintorni e vicine valli appenniniche Baldini ci offre un affresco che, illuminando momenti e aspetti della vita di quelle comunità e andando dall’antichità all’attualità, comprende storie di draghi, di fantasmi, di inquisitori e cacce alle streghe, di strane ritualità cittadine, di fenomeni collettivi di ossessione o di isteria, di scheletri di giganti, di segreti del sottosuolo. Per saperne di più l’appuntamento è domenica 2 dicembre alle 17 alla Bottega Renzo Bertaccini di Faenza con l’autore e Rocco Penazzi (Mystery Leader). Sempre a Faenza, invece l’1 dicembre alle 10,30, nella Sala Consiliare del Comune lo storico Alessandro Luparini presenta, sempre edito dal Ponte Vecchio in una logica di collana sulle città della Romagna, Storia di Faenza. Dalla preistoria all’anno Duemila con testi di Serena Bonato, Angelo Alberti, Mattia Randi, Nicola Oriani, Pier Angelo Lazzari, Chiara Cenni, Alberto Fuschini. Tra i tanti nuovi libri sulla Romagna in uscita ci sono inoltre Condottieri di Romagna I. Il Duecento e il Trecento, Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna di Marco Viroli e Gabriele Zelli e l’originale Sotto le coperte non c'è miseria. Sesso e amore nella Romagna popolare di Beppe Sangiorgi.

INCONTRI A cena con Andrea Mingardi e il suo Professione cantante Venerdì 7 dicembre alle 20 ultimo appuntamento alle Officine del Sale di Cervia degli incontri a tavola con l’autore. L’ospite sarà Andrea Mingardi che presenta il suo libro Professione cantante. «Per raccontare i risvolti, i retroscena, il gran numero di sfumature ignote e le trappole note di un mestiere così ambito e invidiato come quello del cantante necessiterebbero parecchi libri – scrive Mingardi – In fondo, i protagonisti siamo tutti noi, anime in competizione, sparpagliate sui palchi della vita, abitanti di una nazione nota per il bel canto e per essere una eterna fabbrica delle illusioni». La partecipazione alla cena è vincolata all'acquisto di almeno un libro per tavolo. La prenotazione è gradita. Gli incontri sono organizzati in collaborazione con Librerie.Coop.

L’uovo di Colombo di Cavina: far diventare reali i videogiochi in un (bel) romanzo di Federica Angelini

Potrebbe essere (anche) il perfetto regalo di Natale, quell’uovo di Colombo che rende felici mamme e bambini. L’ultimo libro di Cristiano Cavina appena uscito per Marcos y Marcos Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G. ostili è infatti un libro per ragazzi, consigliato dai 10 anni per una lettura autonoma ma che va benissimo anche per chi ha qualche anno in meno per una lettura in famiglia ad alta voce e che sfrutta il fascino e la capacità di ipnosi dei videogiochi sui ragazzi per inchiodarli alla lettura. Come? Con una storia, naturalmente. Una storia con tutti gli ingredienti classici: un protagonista, Pepi Mirino, molto sveglio e molto dolce e molto buffo con la sua mania di costruirsi armi, i suoi amici con cui ha dato vita al Club dei cecchini per vivere avventure e missioni speciali, Sofi, comandante dei club, unica ragazza, volitiva e decisa e che provoca in Pepi emozioni e reazioni ancora da codificare. I quattro, e qui entrano in gioco gli elementi puramente “caviniani”, si muovono in un contesto relativamente libero privo dei pericoli della città, ai margini di un paese (che ci viene facile collocare dalle parti di Casola Valsenio) e in un contesto familiare e affettivo non proprio canonico, ma molto forte, con personaggi che subito si imprimono nella memoria e nel cuore del lettore, nonna, zio, zia. E naturalmente Primo Ingegnere e Dottoressa. Rispettivamente padre e madre di Pepi che si dividono da sempre equamente il tempo con il figlio, il quale dorme circa tre sere la settimana in città con mamma e le restanti in paese con babbo. I due epiteti sono stati formulati dai ragazzi stessi e si adattano perfettamente ai due adulti che hanno deciso fin dalla gravidanza per quella situazione di collaborazione e non di convivenza. Pepi dunque non ha mai conosciuto il trauma della separazione ed è abituato a un equilibrio magari insolito ma più stabile di quello di tanti coetanei perché entrambi i genitori farebbero (e fanno) di tutto per renderlo felice (pur essendo entrambi molto severi e rigidi su faccende come i compi-

ti…). Nel rapporto con questi due adulti che sono visti solo attraverso gli occhi dei bambini ma di cui riusciamo a intuire dubbi e sofferenze c’è un pezzetto prezioso del libro, quello forse più sentimentale e pudico, così come lo è lo stesso Pepi Mirino quando si tratta di far vedere cosa prova. Ecco in questo mondo che già potrebbe bastare per tenere un lettore avvinghiato, iniziano ad accadere una serie di cose misteriose. Orti che crollano, baracche in frantumi. Fino a che Pepi, da solo, una notte si trova ad affrontare in cucina un’aggressione da parte di un personaggio di Gta. Quel tablet con cui di nascosto sono riusciti a scaricare anche i giochi proibiti alla loro età (naturalmente di nascosto dai genitori che non approverebbero, a differenza, ahinoi, di tanti genitori reali...) ha e fa qualcosa di strano. Pepi dovrà convincere gli amici di non essere né pazzo né sonnambulo. Da qui il susseguirsi degli eventi aumenta di ritmo fino a un finale scoppiettante che porta dritti dritti verso il prossimo libro, perché di certo Pepi&Co. non ci abbandoneranno qui. Divertente, buffo, convincente, a differenza del primo libro scritto per ragazzi da Cavina che aveva una vena più malinconica, qui l’autore ritrova la sua verve e un po’ di quel gusto per l’iperbole e il comico che lo ha fatto amare in tutta Italia e ha trasformato Casola Valsenio in un luogo epico. Qui siamo al fantastico, rivisto e riletto in chiave iper-contemporanea e ambientato in un luogo dove l’infanzia e il passaggio all’età adulta si può vivere con la libertà dello spazio all’aria aperta di un tempo (e di un limitato controllo adulto) pur essendo connessi alla rete come se si fosse in una grande capitale. Un po’ come questo libro, che racconta una storia nel modo più tradizionale possibile dove gli effetti speciali possono essere solo descrizioni, metafore o dialoghi, ma dove a prendere vita sono creature di un mondo virtuale che diventano come tangibili tra le pagine di carta di un libro. Un uovo di Colombo, appunto.


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dicembre 2018 - gennaio 2019

GIALLI

IL NUOVO DE LUCA DI LUCARELLI, A LUGO Lunedì 3 dicembre alle 21, all’Hotel Ala d’Oro di Lugo, il giallista Carlo Lucarelli presenta il suo ultimo romanzo Peccato mortale (Einaudi, 2018) dedicato anch’esso, come il penultimo, al commissario De Luca, personaggio seriale tra i più amati dello scrittore di Mordano che si muove nell’Italia post-fascista del dopoguerra.

rassegne letterarie/2

FANA, WU MING E CAVALLI PER UN NON-FESTIVAL AL DOCK Tre incontri a dicembre legati dai temi della solidarietà e della giustizia sociale Tre giorni di non-festival dal titolo “RiVolta” al circolo Arci Dock 61 di Ravenna (via Magazzini Posteriori 61). Si comincia sabato 1 dicembre alle 19 con aperitivo e presentazione del libro di Simone Fana Tempo rubato. Sulle tracce di una rivoluzione possibile tra vita, lavoro e società ( Imprimatur editore, dialoga con l'autore Giovanni Paglia). Giovedì 6 dicembre alle 20.45 arriva quindi Wu Ming per raccontare l’ultimo romanzo appena uscito per Einaudi ProletKult insieme a Giorgio Stamboulis. Infine, venerdì 7 dicembre dalle 19.30 aperitivo (su prenotazione) a cura di Villaggio Globale - Ravenna) e a seguire la presentazione di Carnaio (Fandango Libri) di Giulio Cavalli. Dialoga con l'autore Federica Angelini. Il senso di questa mini-rassegna la spiegano i volontari del circolo: «Noi mettiamo in campo le nostre energie di volontari e attivisti per cercare di cambiare la realtà che ci circonda, secondo i valori e le speranze che segnano ogni nostra iniziativa: solidarietà, giustizia sociale, pace e condivisione. Le parole di Simone Fana, Wu Ming e Giulio Cavalli sono un’occasione speciale per riflettere su questi temi e per proseguire il nostro cammino». Giulio Cavalli sarà inoltre a Ravenna anche la sera del 6 dicembre per proporre lo spettacolo alle 21 alle Artificerie Almagià dal titolo Mafie, maschere e cornuti (ingresso gratuito), prima di una serie di iniziative per la legalità che porteranno al prossimo 21 marzo, quando a Ravenna si terrà la manifestazione regionale per la giornata della memoria e dell’impegno. L’evento è quindi organizzato da Libera Ravenna, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione e Infanzia del Comune di Ravenna.

RASSEGNE LETTERARIE La parte migliore di Raimo e Mary e il mostro a San Mauro Pascoli Torna “SanMauroCheLegge”, festival dedicato alla letteratura, alla traduzione, alla lettura ad alta voce, organizzato dalla Biblioteca San Mauro Pascoli. Sabato 1 dicembre alle 16.30 a Villa Torlonia - Parco Poesia Pascoli, sala degli Archi, spettacolo Mary e il mostro di e con Alessia Canducci, produzione Mare di Libri, tratto dal libro Mary e il mostro: come Mary Shelley creò Frankenstein di Lita Judge. Domenica 2 dicembre alle 16.30, invece, a Villa Torlonia - Parco Poesia Pascoli, nella saletta blu al piano nobile, si terrà l’incontro con lo scrittore Christian Raimo e con la traduttrice Martina Testa, coordinato da Emiliano Visconti di Rapsodia - Musica, libri, e si parlerà dell’ultimo, apprezzato, romanzo di Raimo dal titolo La parte migliore.


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il caso letterario

PROSEGUE L’ASCESA DI ICARUS TRA RISTAMPE, PREMI E INCONTRI Il nostro collaboratore Matteo Cavezzali ha vinto il Premio Volponi Opera Prima, dedicato alla memoria di Stefano Tassinari, con il libro Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gradini (Minimum fax). Si tratta del più importante premio letterario italiano per libri di “impegno civile”. Negli anni è stato vinto da autori come Ascanio Celestini, Nicola Lagioia, Walter Siti e Simona Vinci. Icarus intanto è alla quarta ristampa e prosegue la tournée di presentazioni. In particolare, il 2 dicembre a Borgo Masotti (Ravenna), al circolo Arci Kinotto alle 21.30 ci sarà un reading con Antonio Maiani e Massimiliano Rassu, mentre il 13 dicembre l’autore sarà ospite a Villanova di Ravenna, nella sede del Comitato Cittadino, alle 20.45. Cavezzali sarà infine a Forlì alla Fondazione Cassa dei Risparmi il 18 gennaio alle 18 con Corrado Ravaioli e Paolo Rambelli.

dicembre 2018 - gennaio 2019

INCONTRI LETTERARI/1 Scurati e il suo M. in arrivo a gennaio

BIBLIOTECHE Un percorso tra “maestri” in Malatestiana

Il 13 gennaio alle 17 nell’aula magna della Malatestiana di Cesena, per la rassegna “RisVolti” arriva Antonio Scurati a presentare il libro che è stato indubbiamente uno dei casi letterari di questo fine 2018: M. Il figlio del secolo (Garzanti). Come noto si tratta di un romanzo incentrato sulla vita di Benito Mussolini, divenuto dittatore fascista dopo essere stato ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso e direttore di un piccolo giornale di opposizione. «Sarebbe un personaggio da romanzo – dicono gli editori – se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue la realtà, il corpo dell’Italia, nella storia e nella cronaca, nella tragedia e nella farsa. E infatti la saggistica ha finora dissezionato ogni aspetto della vita di Mussolini. Nessuno però aveva mai trattato la parabola politica, umana, esistenziale di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo».

Il 25 gennaio prende il via “Magistri” un percorso nell’eccellenza e nell’autorevolezza della libraria di Malatesta Novello accompagnati da un magister di oggi che guida alla lettura e alla comprensione del messaggio di un magister di ieri. Per conoscere gli archetipi, gli auctores antichi che il Medioevo e l’Umanesimo hanno ammirato e conservato. Si comincia con il filologo classico dell’Università di Bologna Federico Condello che parlerà di “Manoscritti, falsi e falsari (antichi e moderni)”. Tra i suoi testi anche il recente “La scuola giusta. In difesa del liceo classico” (2018). La rassegna proseguirà con un incontro al mese fino ad aprile. Sempre nell’aula magna alle 17.

INCONTRI LETTERARI/2 L’uomo di Mosca di Cassani ai Musei di San Domenico

INCONTRI LETTERARI/3 Le perle di saggezza del maggiordomo Loyd alla Granadilla di Forlì per “Parole in pentola”

Il ravennate Alberto Cassani presenta il suo romanzo d’esordio L’uomo di Mosca (Baldini+Castoldi), una spy story su uno sfondo politico, mercoledì 19 dicembre alle 17 ai Musei San Domenico di Forlì.

Per la rassegna “Parole in pentola”, ossia il ciclo di cene con l’autore alla Granadilla di via Regnoli a Forlì, il 14 dicembre arriva Simone Tempia per presenterà l'ultima raccolta di dialoghi surreali tra un sir e il suo maggiordomo immaginario, il celebre Loyd. Si tratta di un libro ricco di inediti che accompagnerà i suoi lettori giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, regalando una quotidiana pillola di ironica saggezza. Per saperne di più, basta dare un'occhiata alla pagina Facebook, molto seguita, “ Vita con Loyd”.


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dicembre 2018 - gennaio 2019

la visita

Dalla “libreria dei monaci” la grande Biblioteca Classense di oggi A Ravenna 28mila metri quadrati e numeri di visitatori e prestiti in crescita. Tra i tesori custoditi il codice aristofaneo 429 e una ciocca di capelli di Byron raccolta da Teresa Guiccioli Nel Giulio Cesare di Shakespeare si dice che i Romani chiedessero al grande condottiero di avere come suo ricordo e feticcio una ciocca di capelli. Jacopo Ortis, per cercare di celebrare o magicamente creare il legame che gli sta sfuggendo con Teresa, congiunge segretamente una sua ciocca di capelli alla treccia che la giovane si è tagliata prima di sposarsi. E Byron? Non poteva essere da meno. La “Tricofilia sentimentale” come l'ha definita Elisabetta Gulli Grigioni, assume nel romanticismo picchi interessanti, e se ne volete scoprire di prima mano il feticismo ottocentesco, la biblioteca Classense conserva, insieme a un patrimonio documentale inestimabile, anche queste chicche per appetiti piccanti. Il medaglione d'oro che contiene la preziosa ciocca dello scrittore del Don Juan è difatti custodito, insieme alle lettere e ad altri cimeli, proprio nella biblioteca fondata dai Camaldolesi. Erano giunti i monaci, seguaci di San Romualdo e del suo tentativo, forgiato seguendo la regola dei benedettini, di coniugare cristianesimo orientale e occidentale dopo lo sciTantissimi gli appuntamenti della Classense anche a sma, a Ravenna dopo la battaglia di Ravenna e il sacco dei dicembre (vedi p. 39) tra cui anche il 3 dicembre il convegno francesi del 1512. La loro sede accanto alla basilica di S. Aib “Quanto vale la biblioteca? Focus sul bilancio sociale Apollinare in Classe era, infatti, fuori le mura, e l'arrivo deldelle biblioteche” e il 12 dicembre “Corsi Scopri – Scoprire le prime armi con la polvere da sparo fecero ben pensare alla scoperta di come si consulta il catalogo onlline e come che fosse più opportuno rifugiarsi dentro le mura. Fu sempre in seguito all'arrivo dei francesi, questa volta si possono utilizzare le risorse online”. In questo periodo capitanati da Napoleone, che la “libreria” dei Monaci, pendell’anno è realizzato anche un calendario con suggestive sata e organizzata dall'abate Pietro Canneti alla fine del immagini del complesso e sul sito è possibile avere '600, divenne Biblioteca civica, come successe di fatto in informazioni su orari e modalità delle visite guidate. moltissime città italiane e in particolare della nostra Regione. All'importante raccolta di manoscritti e incunaboli già presente, ha fatto seguito un’importante serie di lasciti e fondi speciali, che rendono la Biblioteca una delle più importanti nel panorama nazionale in vari ambiti di ricerca. Partiamo dall’oggetto forse più teneramente fragile, affascinante e difficilmente osservabile dal vivo conservato nella grande pancia di questo cantiere che continua a crescere e che oggi occupa circa 28mila mq: il codice aristofaneo 429. Per capirci, la Pace di Aristofane ci è stata tramandata nella forma più antica proprio da questo codice. Ed è l'unico che contiene tutte le 11 commedie superstiti in un unico codice, l'unico bizantino secondo l'analisi di Coulon. Ovviamente la Classense è soprattutto nota e frequentata per la raccolta dantesca. La presenza del rifugiato di Firenze e la sua morte in esilio ha reso la città bizantina un centro importante degli studi dedicati all'Alighieri. Lo spazio di questo immensa balena che custodisce stampe, oggetti, libri antichi e moderni, ma anche materiale multimediale, è un intreccio di sale monumentali e artisticamente notevoli e spazi pensati per il lettore e il fruitore contemporaneo. Oltre alla biblioteca Holden, pensata per i più giovani, e che costituisce lo scalino intermedio tra la Biblioteca di Casa Vignuzzi per i più piccoli e la lettura adulta, sono molti e diversi gli spazi offerti alla lettura, al riposo della mente, all'accesso internet. Sicuramente i fruitori più originali del chiostro sono i gatti Obama, Teresa, Byron e la neoarrivata Matta. Per il momento non sono riusciti a far fuori i topi di biblioteca, ma certo rendono ancora più accogliente e ospitale uno spazio che fino ad alcuni decenni fa era deputato solo allo studio. Anche i dati degli ingressi e dei prestiti mostrano come sia uno spazio vissuto: dall'inizio dell'anno gli ingressi sono aumentati del 30 percento rispetto all'anno precedente, e i prestiti del 10 percento. Questi ultimi sono difatti 52.000: uno ogni 3,5 abitanti circa. Non male se pensiamo che la biblioteca non è l'unica a fornire materiale librario nel Comune. L'obiettivo qualitativo di orizzonte sarebbe infatti 1,5 prestiti per abitante: sarebbe interessante avere quindi un quadro d'insieme, comprensivo di tutta le rete bibiotecaria del ravennate. Chi legge, vede, approfondisce, può più facilmente crescere. Sono cresciuti anche esponenzialmente gli appuntamenti e le occasioni di animazione degli spazi della Classense: in questo caso abbiamo proprio un'impennata. Difatti sono stati 147 nei primi sei mesi dell'anno, con una crescita del 75 percento. Mostre. Incontri letterari, convegni, ma anche laboratori di coding ovvero occasioni per i Junior di libri di seconda imparare a programmare per creare app e giochi. Ma anche formazione per gli insee foto d’epoca gnanti e letture con le classi delle scuole di ogni ordine e grado. Un luogo che punta quindi non solo a conservare gelosamente (e giustamente) un patrimonio, ma a formare e attivare i cittadini e le cittadine attraverso l'incontro e l'apertura, con un orario che si è adeguato al tempo libero delle persone e non viceversa. Elettra Stamboulis

Il gatto Byron, che abita nella biblioteca insieme ad altri colleghi felini

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tradizioni

Quel rito della tavola (e della preparazione) che ferma il tempo a Natale Dai cappelletti nel brodo di cappone ai secondi, le feste sono un momento per ritrovare i sapori del passato di Giorgia Lagosti

Ebbene sì, è oramai iniziato il conto alla rovescia che ci porterà dritti al Natale e nelle case della maggior parte di noi gente di Romagna si pensa già a cosa preparare per il pranzo del 25, tutti in famiglia, seduti alla stessa tavola, attorniati dal calore della condivisione del cibo e dall’aria di festa. E se oggi si “mangia diverso” da come mangiavano i nostri nonni, se in 364 giorni all’anno si chiude un occhio sulle tradizioni, si ricercano i valori nutrizionali e si perseguitano i principi nutritivi degli alimenti, o ancora ci si adatta al cibo confezionato perché “mica ho il tempo io di cucinare” o si passa quasi quotidianamente dalla rosticceria, per il giorno di Natale il tempo si ferma, si cerca di azzerare il progresso o i ritmi concitati della vita di tutti i giorni, si fugge dal cibo veloce e ci si mette in cucina, ai fornelli, cercando di riprodurre le ricette della nostra storia, di riassaporare il gusto dell’infanzia e degli occhi lucidi di quando eravamo piccoli e prima di metterci a tavola, avvolti nei profumi del brodo e dell’arrosto, scartavamo i pacchetti trovati sotto l’albero. Il giorno di Natale, e nessuno lo può negare, il cibo sulla nostra tavola deve essere speciale, senza se e senza ma. Ecco allora che sulla tavola, rigorosamente addobbata con la tovaglia migliore del nostro corredo, con le stoviglie del servizio buono e con i calici di cristallo che fino al giorno prima odoravano di credenza chiusa perché erano

stati riposti esattamente 12 mesi prima, verranno serviti, trionfali, oggi come nei secoli scorsi, i cappelletti nel brodo di cappone, rigorosamente protetti dalla zuppiera di porcellana bianca della nonna, quella con il bordino dorato e custodita gelosamente per questi momenti. È vero, una volta, per la preparazione di questo piatto, si incontravano giorni prima, insieme, tutte le donne della famiglia per confezionare uno a uno questi preziosi piccoli scrigni di bontà mentre oggi, forse, si passa dalla pasta fresca il 24 dicembre ma il rituale non cambia: questa minestra rappresenta la nostra terra, è espressione di un sapere collettivo, è parte integrante della nostra cultura. Una pratica invece ormai perduta del tutto è quella secondo la quale alcune azdòre, per dare un tono di allegria tra i commensali, in mezzo ai tanti cappelletti col ripieno, ne preparavano uno di sola pasta: il cosiddetto “cappelletto matto”. Lo stesso titolo passava per quel giorno, tra le risa di tutti, a chi lo trovava nel proprio piatto. In altre famiglie invece c’era “e caplet de lov” (cappelletto del goloso): si trattava di un cappelletto più grosso rispetto a tutti gli altri e con più ripieno. La tradizione voleva che fosse fortuna propizia e prosperità per tutto l’anno a chi lo trova nel piatto. Alla minestra seguivano il lesso con le sue verdure accompagnate da salse e acciughe, il cotechino o lo zampone con il purè di patate (questo solo in alcune zone della Romagna, in

altre queste portate erano e ancora sono dedicate solo al cenone di fine anno), con gli spinaci al burro o con un nutrito contorno di fagioli, l’arrosto di maiale o di faraona, o ancora il pollo o il coniglio a pezzi cotto nel coccio e accompagnato con patate al forno, rigorosamente con lo strutto e aromatizzate con aglio,

salvia e rosmarino. Poi, immancabile, a “pulire e sgrassare la bocca”, c’era l’insalata verde preservata per l’occasione e messa per tempo ad “imbiancare” nel buio della cantina, profumata dall’aroma assolutamente nostrano dell’aceto casereccio. In certi paesi della collina era contemplato nel menù anche il fegato

www.ristorantepizzeriacantodelmare.it

Canto del mare

martedì 25 dicembre PRANZO DI NATALE lunedì 31 dicembre CENONE DI CAPODANNO PROPOSTA DI CARNE

PROPOSTA DI PESCE

Aperitivo di benvenuto

Aperitivo di benvenuto

Antipasti: Culatello di Cusercoli, salame di cinghiale, flan di zucca con caprino e tartare agli aromi

Antipasti: Carpaccio di salmone con fragole, polipo con patate, cocktail di gamberi e flan di mazzancolle e zucchine

Primi: Garganelli alla crema di peperoni con salsiccia e Barolo - Cappelletti in brodo di cappone

Primi: Cappelli del prete con burrata, canestrelli e pomodorini gialli Risotto al profumo di mare con scampetto

Secondi: Medaglione di Black Angus con cipolla caramellata - Costolette di agnello con purea

Secondi: Calamari ripieni - Gamberoni al bacon e padellata di verdurine al burro

Dessert: Mascarpone con amaretti e ricci di cioccolato

Dessert: Mascarpone con amaretti e ricci di cioccolato

Flute di prosecco

Flute di prosecco

Vino, acqua, caffè, meloncino, servizio e coperto

Vino, acqua, caffè, meloncino, servizio e coperto

35,00 euro a persona

40,00 euro a persona

Via H.Matisse - Madonna dell’Albero - Ravenna

Aperitivo della Casa Antipasti: Vol au vent alla crema di San Pietro con caprino e capperi Capasanta gratinata Cocktail di gamberi in involtino di pesce spada Seppia bianca con kiwi Primi piatti: Caramelle ai gamberi in salsa rosa profumate all’arancia Mezzelune alla spigola gratinate con besciamella di mare Sorbetto al limone

Secondi piatti: Tonno in crosta di pistacchi Spiedini di mazzancolle con zucchine Gamberoni su letto di lenticchie Dessert: Zuppa inglese con chicci d’uva Spumante per il brindisi Vino, acqua, caffè, servizio e coperto Euro 55 a persona Per tutti i partecipanti dopo il brindisi, estrazione premi, pacchetti salute e benessere presso il centro estetico Thai Massage in viale Newton

Buon Anno a tutti!!!!! Gradita la prenotazione 0544/271381 – 347/3703598


dicembre 2018 - gennaio 2019

LA RICETTA

I SIGNIFICATI SIMBOLICI

Il coniglio arrosto nel coccio Ingredienti per 4 persone: un coniglio di circa 1.8 kg tagliato in 8 pezzi, uno spicchio di aglio, 4 foglie di alloro, un bel rametto di rosmarino, 2 cucchiai di strutto, olio extra vergine, sale marino integrale, pepe macinato al momento, un bicchiere di vino bianco secco. Preparazione: lavare il coniglio tagliato a pezzi e porlo in un tegame di coccio che possa contenerlo ben steso e con i bordi non troppo alti, senza odori, senza olio e, coprendo con il coperchio, tenerlo su fuoco basso 5 minuti per parte, per fargli “fare l’acqua”. Scolare il liquido ottenuto e buttarlo. Ora aggiungere l’aglio, il rosmarino, l’alloro, il sale, il pepe, 2 cucchiai di strutto e un giro di olio extra vergine. Fare rosolare molto bene girando i pezzi da tutti i lati. Spruzzare con vino bianco secco e continuare a rosolare a fuoco vivo facendo evaporare tutto il liquido. Aggiungere un mestolo di acqua calda (meglio ancora di brodo di verdure), coprire con il coperchio e lasciare cuocere molto lentamente. Se occorre aggiungere ogni tanto un po’ di acqua. A cottura quasi ultimata togliere il coperchio e proseguire sino a quando tutti i liquidi saranno evaporati e il coniglio sarà ben rosolato.

di maiale fritto, rivestito con la sua rete. Il pane di quel giorno, era quello buono, rigorosamente bianco, fresco e abbondante perché se fosse mancato a Natale voleva dire che sarebbe mancato tutto l’anno. E a tutto ciò era sempre associato il vino, il nostro vino, il Sangiovese e l’Albana, spillato dalla botte migliore,

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conservata per la festa. Il “bere” non poteva mancare. Come dolce si potevano trovare il latte alla portoghese o latte brulé, la zuppa inglese (che di inglese ha solo il nome), l’immancabile ciambellone e, in alcune famiglie molto benestanti, anche il panspeziale e il torrone.

Il cibo come riconciliazione, abbondanza e anche lealtà Ci siamo mai chiesti quali sono i veri motivi del perché tanta preoccupazione di rendere “speciali” le tavole delle feste? Tenendo sempre presente che quasi tutte le consuetudini natalizie partono dalla necessità dell’uomo di esorcizzare il momento più buio dell’anno, quello cioè in cui il sole sembra aver abbandonato per sempre la terra e la luce è sempre più fioca e debole (il solstizio d’inverno), certamente la risposta va cercata nel grande valore simbolico che il cibo aveva, e ha ancora oggi, in questi giorni, nei significati di cibo come riconciliazione, abbondanza e lealtà. E partiamo dalla riconciliazione, dal ritorno a casa nel giorno di Natale: fin dall’ antichità, presso molti popoli, si è sempre creduto che gli antenati, la sera delle Vigilia, tornassero a casa e per nutrire i loro fantasmi si metteva del cibo sul davanzale della finestra. Ancora oggi si perpetua questo antico rituale e ciò non fa altro che rinsaldare i legami familiari. Avvicinandoci poi ai giorni nostri notiamo che “il ritorno a casa” rimane una costante del Natale: dopo il XIX secolo, dopo che l’industrializzazione portò, per motivi di lavoro, molte persone lontane dalle loro famiglie, i giorni di festa restano motivo di ritrovo e riconciliazione. Il cibo che si consuma è poi particolare: si preparano i piatti di un tempo, o che gli somigliano, capaci di ricordare il “come li faceva la nonna”, che aiutano a riesumare nel palato sapori perduti, carichi di odori e profumi lontani nella memoria. Veniamo ora all’abbondanza e partiamo dal dato di fatto che solitamente a Natale, per ciò che riguarda il cibo, non si bada a spese e anche le famiglie più povere soddisfano il desiderio atavico di abbuffarsi, di esorcizzare simbolicamente la miseria, l’idea della povertà e l’incertezza del futuro. Quello che è cambiato nel tempo, forse, è che ieri si badava perlopiù alla quantità mentre oggi, per fortuna, alla qualità: si cercano cibi di valore, importati, costosi e “aristocratici”. Infine la lealtà, quell’impulso che ci fa sentire l’esigenza di condividere col “nostro gruppo” un cibo (o più cibi) che dà il senso dell’appartenenza ad una cultura, ad una tradizione e ad una condizione sociale.

AGRITURISMO

MASSARI

Ristorante agrituristico con degustazione dei piatti tipici tradizionali Cerimonie e banchetti - Cene aziendali - Fattoria didattica

MENÙ DI NATALE 2018 Antipasto rustico Tortellini in brodo di cappone del nostro allevamento Strozzapreti verdi in crema di patate e salsiccia Grigliata di carne e bollito - Patate rustiche al rosmarino Pesche all'amaretto - Torta pere e cioccolato Euro 35,00 compreso acqua MENÙ BAMBINI mezza porzione di tortellini al ragù o alla panna, cotoletta o salsiccia ai ferri con patatine fritte, mascarpone al cioccolato, acqua IL GIORNO DI NATALE NON SI FA MENU' ALLA CARTA - Chiuso la sera di Natale

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sapori

dicembre 2018 - gennaio 2019

enciclopedia

La treccani dell’enogastronomia romagnola frutto delle ricerche di Graziano Pozzetto Sull'opera monumentale in tre volumi (recentemente è uscito il secondo) pubblicata dall'editrice Il Ponte Vecchio di Guido Sani

Basteranno mille pagine per raccontare la storia, gli uomini e le donne, le vicende e le leggende dei prodotti alimentari e della tavola romagnola? Conoscendo l'autore della monumentale opera in tre parti Enciclopedia enogastronomica della Romagna (edizioni Il Ponte Vecchio, con due volumi già pubblicati) il dubbio è lecito. Perché Graziano Pozzetto è un esuberante “testardo” – nel senso di chi ci vuole vedere chiaro e andare fino in fondo – e la sua ricerca iniziata quasi 50 anni fa è per così dire inesausta. Basta visitare la sua grande casa ai margini della campagna a San Pietro in Campiano, un po' archivio e museo, un po' dispensa e cantina, e studio dove scrivere di cose del gusto e delle tradizioni alimentari. Una specie di personale sancta sanctorum di documenti di ogni genere sul cibo, di “reperti” del mondo rurale e della civiltà contadina e di cose buone: formaggi, salumi, carni, vini e liquorini, conserve e marmellate, mieli e frutti “dimenticati”… Tutte passioni di cui Graziano si nutre, anche alla lettera, naturalmente, ma restando sempre “affamato” di qualcosa dimenticata, da sistemare, aggiornare o perfezionare. Con spirito, per l'appunto, enciclopedico. In fondo, tutto inizia nel 1990 quando Pozzetto da alle stampe come strenna per l'allora settimanale “Il Nuovo Ravennate” (a cui collaborava) il volumetto Fricandò Romagnolo. Poco più di 100 pagine, e come recita lo stesso titolo, un assemblaggio di descrizioni di prodotti, ricette e vini tipici anche in abbinamento ai piatti. Nel frattempo a quelle poche pagine, se ne sono aggiunte molte al-

tre centinaia, rilegate in almeno una trentina di libri (più o meno ponderosi, monografici su certi prodotti o tematici su certe cucine territoriali) alimentate dal vagabondare di Graziano Pozzetto fra bassure e colline, mare e montagne e le amate valli (quelle dell'anguilla e della folaga, per capirci). Luoghi dove il nostro autore ha continuato la ricerca sul campo e la raccolta di testimonianze fra piccoli agricoltori e vignaioli, sapienti artigiani del cibo, alimenti e sapori scomparsi, tradizioni ancora vive o in via di estinzione. Indagini certosine, puntigliose ma sempre spinte da un amore incondizionato per la propria terra, dalla stima affettuosa per il lavoro dei contadini e delle arzdore, per i cibi semplici e umili, per la cucina autentica e una certa convivialità perduta. Ma di converso anche una certa vis polemica e battagliera che Pozzetto non ha mai risparmiato contro mode, manipolazioni, sofisticazioni, “tradimenti” della tradizione culinaria, come il caso della piadina industriale e dei falsi formaggi di fossa. Ora questa nuova Enciclopedia non è che il nobile distillato o semplicemente un compendio più sistematico di questo enorme lavoro di collezione, recupero, rilettura, citazione e interpretazione dei materiali più disparati raccolti in giro per la Romagna e altrove in Italia: testimonianze, conversazioni, saggi e articoli, assaggi e degustazioni, convegni e convivi, sempre vissuti in compagnia di amici, punti di riferimento intellettuale, mentori e prefattori come Alberto Capatti, Piero Meldini, Massimo Montanari, Tonino Guerra, Luigi Vero-

nelli... E innumerevoli altri personaggi fra divulgatori, produttori, promotori e chef del buon vivere e del buon mangiare. Nei due volumi dell’Enciclopedia già pubblicati, fra i tanti argomenti trattati, spiccano la tradizione contadina del maiale, i grandi mangiatori di Romagna, lo scalogno, il miele, le cucine territoriali, i vini romagnoli e gli abbinamenti gastrono-

mici, le testimonianze culturali ma anche miti e riti sul cibo di Romagna. Si attende nel terzo volume (in uscita nel 2019?) un menù altrettato ricco e gustoso di temi a conclusione dell’Enciclopedia. Rigorosa e utile sul piano documentario, l’opera di Pozzetto è anche godibile nel racconto a volte anedottico e spigliato. Come si dice in questi casi, se non ci fosse bisognerebbe inventarla...

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Menù di Natale Entrata di pollo tiepido allevato a terra con fricandò di verdure • Passatelli in brodo di cappone • Cappelletti al ragù • Tagliata di manzo con verdure gratinate e patate al forno • Panettone artigianale servito con salse e cioccolato • € 35,00 (vini esclusi)

Menù di Capodanno Vellutata di lenticchie, funghi porcini, tartufo nero e crostini di grano antico • Lasagnetta al ragù bianco di manzo, rosmarino e zucca • Risotto alle erbette aromatiche, culatello della Norcineria di Parma e ristretto di sangiovese • Filetto di vitello cotto a bassa temperatura con purea di patate accompagnato da verza stufata, pinoli, uvetta e salsa marsalata • Bignè ripieni di mascarpone su letto di crema di castagne e cestino alla gianduia • Grappoli d’uva • Brindisi con Valdobbiadene Prosecco Superiore Santi €75,00 (vini esclusi)

Capodanno all’insegna della musica con BuddyLove e il Maestro Francis!!! Osteria Passatelli 1962 c/o MARIANI Lifestyle Via Ponte Marino 19 - Ravenna Centro Tel. 0544 215206 · www.mariani-ravenna.it

Menù di Capodanno Capesante alla piastra con gazpacho • Hummus di ceci, spiedino di gamberi al sesamo con coriandoli di verdura • Paccheri di Gragnano con scorfano di scoglio • Sorbetto • Filetto di San Pietro con patate, carote schiacciate e carciofi fritti • Semifreddo al limoncello di sorrento, croccante al pistacchio e salsa di fragole • Brindisi € 75,00 (vini esclusi)

Chef Franco Ceroni Sommelier Daniele Caringella

Musica con Daniela Jay-Oh e Simone Valzania

Salone dei Mosaici Al 1° Piano di Piazza J. F. Kennedy Ingresso in Via IX Febbraio n°1 Aperto dal giovedì alla domenica dalle 16.00 Tel. 366 9366252 · www.salonedeimosaici.it



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