Rd cult 2018 05

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FREEPRESS n.39

MAGGIO 2018

MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE

Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205

DISCHI DI CULTO DALL’INTERVISTA AI CLOCK DVA AI NOSTRI CONSIGLI D’AUTORE

Nella foto di Adriano Zanni alcuni vinili dei Clock DVA, storica band inglese che intervistiamo a pag. 10



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I-IV

MUSICA A RIMINI L’ULTIMO TOUR DI ELIO E LE STORIE TESE

COPERTINA LA LEGGENDA INDUSTRIAL ROCK DEI CLOCK DVA: L’INTERVISTA

COMICO A TU PER TU CON GIACOBAZZI, DALLA TV AL TEATRO

CINEMA DA SORRENTINO A GARRONE, I FILM DEL MESE

LIBRI PARLA MARKARIS, TRA I BIG DI “SCRITTURA”

BIBLIOTECHE LA NOSTRA VISITA ALLA MANFREDIANA DI FAENZA

GUSTO FIORI DI PRIMAVERA PER LE TAVOLE TRADIZIONALI

INSERTO CENTRALE NASCE POLIS, NUOVO FESTIVAL TEATRALE

MORGAN E STEF BURNS AL MUSIC INSIDE RIMINI Music Inside Rimini – unico evento in Europa dedicato all’innovazione e alle tecnologie luci e audio-video – si svolgerà dal 6 all’8 maggio al quartiere fieristico di Rimini. Tra gli ospiti ci saranno Morgan (nella foto), l’arpista Cecilia (che ha partecipato all’ultimo Festival di Sanremo insieme a Max Gazzè), il chitarrista americano (di Alice Cooper e Vasco Rossi) Stef Burns e Xantoné Blacq, storico tastierista inglese di Amy Winehouse, con i suoi Supermensch. Alla musica live si alterneranno dei meeting su alcuni temi caldi del settore: si parlerà del futuro della discografia italiana, di diritto d’autore e di secondary ticketing. Spazio anche al tema della formazione per i tecnici dello spettacolo e a quello della sicurezza con incontri dedicati al nuovo assetto organizzativo per piccoli e grandi eventi. Info e programma: www.musicinsiderimini.it

R&D Cult nr. 39 - maggio 2018

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

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Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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il festival JAZZ Da Fresu alla Horn, fino al sax di Brown a Bagnacavallo Per il quinto anno consecutivo il festival Crossroads approda a Forlì per quella che ormai è una tradizione: il concerto del primo maggio con l’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti. Quest’anno la produzione originale sarà dedicata a Doris Day e prenderà il titolo da una sua indimenticabile canzone: “Que sera, sera”. A intonare le melodie del repertorio della “fidanzata d’America” ci saranno anche due stelle della musica italiana: il trombettista Paolo Fresu e la cantante Petra Magoni. Alle loro spalle saranno proiettate immagini di repertorio che colgono Doris Day in alcuni dei tanti momenti salienti della sua carriera. Crossroads prosegue in Romagna il 3 maggio con il concerto (annullato in aprile) al teatro comunale di Gambettola della cantante americana Jazzmeia Horn (tra jazz e gospel) mentre nell’ambito di “Correggio Jazz” il 25 maggio al complesso di San Francesco di Bagnacavallo la prima italiana di “Beatbox Sax”, progetto del sassofonista e cantante americano, di stanza a Chicago, Derek Brown (foto), tra jazz, pop, funk e fusion. Sul web, in poco tempo è diventato una star, con milioni di visualizzazioni dei suoi sorprendenti videoclip.

È Chick Corea la grande star del 45esimo Ravenna Jazz

I Manhattan Transfer, grandi ospiti internazionali del Ravenna Jazz insieme a Chick Corea

Tra i protagonisti anche lo storico gruppo vocale dei Manhattan Transfer Ravenna Jazz 2018 giunge al traguardo della 45esima edizione, un record nel panorama dei festival jazz italiani, e consolida la struttura extra large che ne ha contraddistinto le più recenti annate: dal 4 al 13 maggio, dieci giorni di musica itineranti tra vari luoghi. Grandi e piccoli organici calcheranno il palco del teatro Alighieri: spicca su tutti Chick Corea (13 maggio), pianista che ha impresso indelebilmente il proprio nome sulla stagione del jazz rock anni Settanta continuando poi a dominare la scena internazionale anche col suo ritorno alla musica acustica. Come Corea, anche i Manhattan Transfer (all’Alighieri il 10 maggio) sono un gruppo che si è impresso nella memoria collettiva, con quasi cinquant’anni di storia alle spalle ed entrato a pieno diritto nella Vocal Group Hall of Fame. La progressione numerica dell’organico avanza ulteriormente con il quartetto del trombettista Fabrizio Bosso, spalleggiato dalla Paolo Silvestri Orchestra: sui leggii il

5 maggio all’Alighieri un mostro sacro della tromba, Dizzy Gillespie, al cui repertorio è dedicato il live. Un’esplosione di numeri si avrà poi al teatro di Ravenna con la monumentale produzione originale “Pazzi di Jazz” Young Project, dedicata quest’anno a George Gershwin (7 maggio, a ingresso gratuito). Sul palco saliranno 250 giovanissimi esecutori affidati alle cure di luminari come il trombettista Paolo Fresu, il direttore e arrangiatore Tommaso Vittorini, l’organettista Ambrogio Sparagna e il beatboxer Alien Dee. In qualità di solisti e direttori affiancheranno l’enorme distesa di giovani allievi da loro stessi preparati nel corso di svariati mesi nell’ambito del progetto didattico “Pazzi di Jazz”. In programma poi sei appuntamenti di “Ravenna 45° Jazz Club”, a partire dai lombardi Guano Padano, che segneranno tra l’altro l’apertura dell’intero festival (il 4 maggio al Cisim di Lido Adriano), tra vintage e avanguardia, folk e punk. Il 6 maggio al Socjale di Piangipane ecco poi la giovane trombettista e cantante spagnola Andrea Motis, con un quintetto con cui presenterà il suo primo disco per un’etichetta di riferimento come la Impulse!, mentre l’8 maggio al Mama’s di Ravenna giocherà in casa Alessandro Scala, noto sassofonista locale che si muove tra hard-bop e funk. Scala si esibirà con un quartetto impreziosito dalla presenza di Lorenzo Tucci, uno dei batteristi di riferimento del jazz italiano, e del chitarrista inglese Nigel Price. Voce di culto del pop inglese, Sarah Jane Morris sarà a capo di un quintetto codiretto col suo chitarrista di fiducia, Antonio Forcione (9 maggio al Socjale); Raul Midón, originario del Nuovo Messico, cantautore tra soul, folk, funky cubano, jazz e un retroterra latineggiante sarà l’11 maggio al Cisim mentre le ultime note di “Ravenna 45° Jazz Club” si diffonderanno il 12 maggio al Bronson di Madonna dell’Albero con i Sons of Kemet, profeti di un funky sciamanico tribale, mischiando folk caraibico, solismi jazzistici e ritmi della diaspora africana. Confermati anche quest’anno, infine, i concerti “Aperitifs”: musica jazz in chiave informale, all’ora dell’aperitivo. Saranno dieci appuntamenti, tutti a ingresso gratuito e caratterizzati dalla formula in solo, in locali del cento. Si parte (venerdì 4 maggio al Fresco Cocktails & Tapas) con il chitarrista e cantante brasiliano Rogerio Tavares che renderà omaggio alla sua terra con un programma musicale dedicato a Chico Buarque de Holanda. Sabato 5, Al Cairoli, Luca Olivieri sarà “Solo con una fisarmonica”; domenica 6, ancora al Fresco, l’hammondista Emiliano Pintori rivelerà le sue “Organ Insights”; il pianista e cantante Giacomo Toni ritorna agli Aperitifs lunedì 7 al Cabiria wine bar con il suo tour di presentazione dell’ultimo disco; martedì 8 a Casa Spadoni Fabio Petretti tratteggerà “Melodie Nude” coi suoi sax ed effetti. Pianoforte e voce, Lorenzo Pagani punta sul “Soul” mercoledì 9 all’Osteria Passatelli mentre ancora un “organ solo”, questa volta con l’hammondista (ma anche cantante) Sam Paglia, riscalderà l’atmosfera del Fellini Scalino Cinque (giovedì 10). Al Caffè del Ponte Marino, venerdì 11, si ascolteranno i paesaggi sonori della “Travelling Guitar” di Aldo Betto; il tenorista Alessandro Scala col suo “Bossax” si metterà in viaggio tra i classici della bossa nova (sabato 12, Il Roma) e infine al Caffè del Teatro (domenica 13) la cantante e pianista Laura Avanzolini e i suoi “Fe_Male Characters”.

Concerti all’Alighieri, nei club E in centro gli Aperitifs


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racconti

Gli Elio e le Storie Tese e il “salto dello squalo” Ci sono quei gruppi di cui a un certo punto sei fan e poi smetti...

Ognuno ha qualche tic di cui si vergogna ma di fronte ai quali è impotente, almeno credo. Io ne ho una dozzina abbondante, uno dei quali è che parlo da solo. Non sono uno di quelli che entri in una stanza e stanno facendo dei monologhi furiosi, ma la mia testa viaggia tanto e in modo un po’ inusuale, un po’ a metà tra sogno e realtà. Così ad esempio mi capita di immaginare dialoghi tra persone, esistenti o meno, e ogni tanto sento uscirmi una battuta dalla bocca, così a caso. Qualcuno l’ha notato ma si è comportato gentilmente. Un altro tic molto simile: devo dire qualcosa di casuale, a voce altissima, quando mi torna in mente una qualche figura di merda che ho fatto nella vita o comunque una qualche situazione sgradevole in cui mi sono trovato. Ad esempio mi capita di ricordare quella volta a Montiano che caddi in bici di fronte alla ragazzina che mi piaceva, ed è un ricordo così vivo da farmi soffocare – per uscirne dico qualcosa ad alta voce, una frase senza senso e completamente slegata da quello che ho intorno, e poi penso ad altro. Non sono moltissimi episodi, una ventina al massimo, e fortunatamente non passo la mia esistenza a pensarci. Uno di questi episodi riguarda Elio e le Storie Tese. Ci sono quei gruppi di cui a un certo punto sei fan e poi smetti. In alcuni casi è colpa loro: a un certo punto hanno iniziato a fare schifo. Che ne so, i Korn o i Nine Inch Nails, ascolto ancora i loro dischi ma non quelli usciti dopo gli anni ’90. In altri casi è colpa tua: non ho smesso di essere fan dei Guns’n’Roses per via della qualità di Spaghetti Incident, è che ho conosciuto troppa altra musica. Elio e le Storie Tese, artisticamente, stanno un po’ a metà tra le due cose. È un gruppo che ho ascoltato tanto e per cui ho perso l’affetto molto tempo fa, ma l’opinione popolare su di loro è abbastanza concorde nell’ammettere che a un certo punto gli Elio hanno saltato lo squalo e sono diventati noiosissimi. Inciso: ho scoperto che “saltare lo squalo” non è un’espressione di uso così comune quanto pensassi, quindi lo spiego e se lo sapete già scusatemi. Jumping the shark si dice in relazione a tutti i prodotti artistici seriali (un telefilm, una discografia) che fino a un certo momento sono accettabili e poi diventano inaccettabili. Il riferimento è a una puntata di Happy Days in cui Fonzie (in bermuda e giubbotto di pelle, già sai) deve saltare dal trampolino con gli sci d’acqua scavalcando uno squalo, un momento che diventa simbolicamente lo spartiacque tra l’epoca in cui Happy Days era una bella serie Tv e quella in cui il successo commerciale ti impediva di chiudere bottega nonostante avessi già raschiato il fondo. Il salto dello squalo degli Elio non è certo: alcuni lo fanno risalire ad anni recentissimi, qualcun altro a Criccraccrecr, qualcuno ancora li sostiene. Sono tutti più o meno concordi sul fatto che i primi due album siano divertentissimi, poi la gente si divide. (Se qualcuno vi dice che “gli EELST sono dei grandissimi musicisti”, invece, è importante non accettare mai un invito a cena a casa sua) Il momento che ricordo con imbarazzo risale a un pomeriggio della primavera del ’96. Mi suona il campanello di casa, apro e vedo sotto un mio compagno di liceo, tale Fabio: anni prima gli ho passato un disco di Elio e lui è diventato un superfan. È passato a prendermi, senza preavvisarmi, per fare un giro in macchina.

A Rimini in concerto il 23 maggio Il tanto chiacchierato tour d’addio degli Elio e le Storie Tese (band di cui parla il racconto di questa pagina di Farabegoli) passa anche da Rimini: l’appuntamento è all’Rds Stadium il 23 maggio, quintultima data prima dello scioglimento definitivo.

«Dove?». «Boh, in giro». «Perché?». «Ti faccio sentire il nuovo disco di Elio e le storie Tese». Il disco si chiama Eat The Phikis. Lo ascolta da una settimana, ha già memorizzato i testi e tutte le gag. Io non l’ho sentito. Eat The Phikis è il massimo momento degli Elio: sono esplosi un mese prima a Sanremo e hanno già messo il piedino da protagonisti nello showbiz (Mai Dire Gol, le cose da autori, le cose da turnisti…). Beati loro. Io gli Elio non è che li ho mollati, ma tra Eat The Phikis e il disco precedente sono successe delle cose. Fabio mi carica sulla sua Fiesta e lì inizia l’incubo. Vi è mai capitato di venire interrogati da un prof e di scoprire in quell’esatto momento di non aver mai acquisito una singola nozione della materia di cui state per parlare di fronte a una classe intera? Ecco. Il giretto con Fabio è così. Scopro che la mia non voglia di ascoltare il disco nuovo di Elio è talmente radicata nel mio inconscio da provocarmi una reale sensazione di carenza d’ossigeno. Non ho voglia di essere lì e non ho voglia di sentire Elio e non posso nemmeno chiacchierare. Ci provo un paio di volte ma lui mi dice di tacere che adesso ne arriva una bellissima. Una gag, una linea di testo, quelle cose lì. E quando è passata mi chiede «L’hai capita?». È un test. Non sto ascoltando. Guida per la Via Emilia ai 50 all’ora con i finestrini abbassati, si sbellica a sentire i passaggi di “Burattino senza fichi”, io sorrido educatamente per evitare domande. Non sto ascoltando. Per 15 minuti tutto quello che penso è a chiedergli di prendere la prima a destra e di portarmi a casa, ma sento che si offenderebbe o comunque non capirebbe fino in fondo. Così rimango lì in silenzio. Le cose iniziano ad andare molto male verso fine lato A: lui che mi chiede per la trentaduesima volta se l’ho capita e io gli rispondo di no. Come posso capirla? Non sto ascoltando. Non sono neanche in questo sistema solare. Lui diventa serissimo, d’improvviso. Non sono mai stato menato da una persona per i miei gusti musicali, no aspetta, una volta, comunque non questa. Vuole farlo lui? Non so. Poi decide di darmi una seconda occasione, schiaccia rewind e mi rimette su il testo che non ho capito. «L’hai capita adesso?», mi chiede

POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli

“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”

pieno di speranza. Sento che non ne uscirò vivo. Voglio una bombola di ossigeno. Raccolgo le forze e inizio a ridere come facevo quando ero una persona felice, un’ora prima. Ma a metà del lato B ho finito tutte le facce che avevo a disposizione, fisso il finestrino come se mi avessero scambiato con un ultracorpo e lui non s’azzarda manco più a rivolgermi la parola. Il mio karma cattivo l’ha infettato, non ride nemmeno a sentire “Gli Immortacci” o forse non l’ha ancora capita, boh. È deluso, ma è un duro. Mi tiene in macchina finché il disco non è finito. “Neanche un minuto”, l’ultima canzone (tratta da Sanremo), sono costretto ad ascoltarla parcheggiato sotto casa mia. Saluto educatamente, torno in casa correndo e mi metto su Sabotage a tutto volume. Ci ripenso un sacco di volte. Mi viene male quando penso a tutti i gruppi/dischi/concerti a cui ho costretto le persone che mi volevano soltanto bene, che volevano solo passare del tempo con me, o semplicemente non avevano il cuore di dirmi quanto poco gliene fregasse: si son ciucciati merda dieci volte peggio degli Elio in cambio. Chissà quante eruzioni cutanee. Così da dieci anni e passa vado ai concerti da solo. Poi Eat The Phikis l’ho ascoltato, non è male in realtà – sulla copertina del disco c’è uno squalo, perché nella musica torna sempre tutto. Ogni qualvolta mi capita di sentir parlare di loro, o di pensarci, mi sento intrappolato dentro quella Fiesta color grigio topo, mi sento soffocare e devo far uscire una frasetta dalla bocca per pensare ad altro. La fastidiosissima telenovela del loro addio, prima esce Rocco Tanica poi no aspetta è ancora dentro ma non suona live poi ci sciogliamo poi facciamo Sanremo e ci sciogliamo poi un concerto d’addio poi un tour d’addio dopo il concerto d’addio, mi ha portato a un passo dal trapianto di fegato. Ma la loro ultima canzone che ho sentito, si chiama “Il circo discutibile”, è un epilogo coi fiocchi. Chissà se Fabio l’ha sentita.

La fastidiosissima telenovela del loro addio mi ha portato a un passo dal trapianto di fegato Ma la loro ultima canzone è un epilogo coi fiocchi


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UN DISCO AL MESE

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BLACK LIPS E OBLIVIANS AL BRONSON Il BC Studio di Martin Bisi E New York è più vicina... di Bruno Dorella * Lo storico produttore americano Martin Bisi, al cui studio è dedicato il disco di cui si parla in questa rubrica, pubblicato dalla ravennate Bronson Recordings

BC 35: The 35 Years Anniversary Of BC Studio (Bronson Recordings) Uno solo dei miei tanti dischi è stato registrato in America, per la precisione a New York, al BC Studio di Martin Bisi. E mi è bastato per capire perché il rock americano “suona”, mentre quello europeo “prova a suonare”. Stanze di ripresa enormi, che danno già un suono perfetto, e permettono al fonico di intervenire il meno possible in post produzione. Diventa un atteggiamento mentale: quel che è fatto bene non si tocca, ha già la sua anima. E le sporcature del suono? È il bello del rock! Si lascino i fruscii, gli scricchiolii, i respiri, tutto ciò che è vivo! D’altronde stiamo parlando di uno studio leggendario, fondato da Martin Bisi e Bill Laswell con i soldi di Brian Eno. Lì ogni angolo è pura mitologia. Vedi quel buco nel muro? È stato Michael Gira che ha tirato una sedia in un momento di frustrazione... Bella quella chitarra vero? Usala pure, l’ha dimenticata Thurston Moore, chissà quando viene a riprendersela... Pare persino che i Naked City abbiano registrato la batteria di Torture Garden in bagno, e che Joey Baron si sedesse “proprio lì”... Siamo a New York, ragazzi, certa roba succede solo qui. Un giorno i Material portano una ragazza giovane a registrare in studio per la prima volta, si chiama Whitney Houston... Ma soprattutto in questo studio nascono i capolavori di tanti movimenti newyorkesi seminali,

prima la no wave, poi il rap (i primi dischi di Afrika Bambaata), poi il white dub e la illbient grazie a Laswell, quindi il treno in corsa del noiserock targato Alternative Tentacles ed Amphetamine Reptile (Unsane, Helmet, Cop Shoot Cop, Foetus, Boredoms), tutto Gira (dagli Swans all’etichetta Young God), e via elencando Sonic Youth, John Zorn, Dresden Dolls, White Zombie, un grammy vinto grazie a Herbie Hancock. Incredibile quanti dischi della mia collezione siano stati registrati qui, e mi piace citare soprattutto i misconosciuti Alice Donut, grandioso gruppo a cavallo tra noisereock e grunge, che aveva il quartier generale proprio qui ai BC. Ma allora com’è il disco? BC 35 racconta un weekend di performance, registrato al BC studio per celebrarne il 35° anniversario. È una megajam all stars con le caratteristiche di questo tipo di dischi, bei momenti ed altri un po’ più dispersivi, personalmente mi scatena tanti ricordi, riporterei gli OvO a registrare lì in qualsiasi momento. Ma qui conta anche l’orgoglio che a pubblicare questa jam sia una (piccola) etichetta di una (piccola) città come Ravenna, e per un attimo New York è più vicina.

* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.

Attesi al club anche i Bunuel In spiaggia riparte l’Hana-Bi Nel mese di maggio a Ravenna lo staff del Bronson si “sdoppia” tra l’omonimo club di Madonna dell’Albero e il bagno HanaBi di Marina, la cui programmazione (in attesa del grande evento del festival Beaches Brew, dal 4 al 7 giugno) parte il 1 maggio con il rock’n’roll delle newyorkesi Baby Shakes (direttamente sulla spiaggia, alle 18). Si torna al Bronson (e al tradizionale orario serale delle 21.30) il 5 maggio con i Bunuel, sorta di supergruppo nato da un’idea di Xabier Iriondo degli Afterhours con Franz Valente e Pierpaolo Capovilla (Il Teatro degli Orrori), interamente dedicato al rock più massimalista; alla voce Eugene S.Robinson degli americani Oxbow. Presentano il nuovo album “The Easy Way Out”. I concerti al club continuano il 10 maggio con gli americani Radio Moscow (band di culto nell’ambito del revival psychedelic rock) e, dopo la parentesi in collaborazione con Ravenna Jazz del 12 con i britannici Sons of Kemet (vedi pagina 4) il 13 maggio (ancora all’ora dell’aperitivo) si passa all’Hana-Bi (di nuovo all’aperitivo) con un’altra band americana, i californiani The Lords Of Altamont, con la loro miscela garage punk e motor city sound tipico della Detroit degli anni ’70. Gli appuntamenti più attesi del mese sono però gli ultimi due in cartellone, entrambi al club di Madonna dell’Albero: quello del 16 con l’indie rock (tra garage e psichedelia, sulla scia del successo di Strokes e White Stripes) degli americani The Black Lips e quello di domenica 20 maggio con gli Oblivians, band di Memphis (Tennessee), considerata tra le più influenti in ambito garage-punk-blues degli anni novanta. Da segnalare anche il 25 maggio all’Hana-Bi il concerto-anteprima del nuovo progetto sulla musica da film del “nostro” (vedi rubrica qui a fianco) Bruno Dorella, con Stefano Ghittoni e Francesco Giampaoli: il GDG Modern Trio. I Black Lips, il 16 maggio al Bronson

I canadesi Ol’ Savannah saranno il 19 maggio al Peter Pan di Marina di RAvenna

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BAND INTERNAZIONALI TRA CITTÀ E SPIAGGIA Live tra Moog, Abajur, Boca, Peter. Al Cisim Marta Collica Proseguono anche nel mese di maggio i concerti indie-rock di due piccoli, ma da una programmazione internazionale, club del centro di Ravenna. Al Moog Slow Bar di vicolo Padenna il 5 l’appuntamento è con i Levitation Room, garage band di Los Angeles, per poi proseguire il 10 con un’altra band americana, i Marbled Eye da San Francisco (post-punk) e chiudere il 26 con i russi Pinkshinyultrablast, shoegaze-math rock da San Pietroburgo (concerti sempre dalle 21.30 e gratuiti). All’Abajur di via Ghibuzza, invece, il 6 maggio (dalle 18) l’indie-rock degli scozzesi Spinning Coin; l’11 il garagepunk duo tedesco The Sound Monkeys; il 18 il rock psichedelico dei trentini Magic Cigarettes e il 25 il cantautore vicentino Phill Reynolds e il duo strumentale ravennate Cacao (concerti dalle 21.30). E a proposito di programmazione internazionale, nel Ravennate vanno segnalati anche il concerto di martedì 8 al Cisim di Lido Adriano con la catanese (ma da anni sulla scena internazionale grazie anche a collaborazioni con John Parish e Hugo Race) Marta Collica (in compagnia delle ravennati Mara e Ryf) e la riapertura in spiaggia del Boca Barranca, a Marina Romea, che ospita (dalle 23) il 18 maggio, da Nashville, i Delta Saints con il loro country-folkrock, e il giorno dopo, sempre dagli Stati Uniti, il folksinger Christopher Paul Stelling, nato in Florida e cresciuto tra Colorado e New York, che porta nella sua musica elementi di Dylan e Stones, tracce di folk-blues e richiami irish. Per chiudere, sono tornati anche i live del sabato pomeriggio del bagno Peter Pan di Marina di Ravenna che ospita, tra gli altri, gli svizzeri Luke Hilly and The Cavalry (blues-folk) in via eccezionale il 1 maggio, il 12 la musica balcanica dei romagnoli Slavi Bravissime Persone e il 19 i canadesi Ol' Savannah (roots rock e folk-blues).


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TUTTA UN’ALTRA MUSICA

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LANGHORNE SLIM APRE “ACIELOAPERTO” Anteprima della rassegna in attesa di Eels e Pil Il 10 maggio nella suggestiva cornice della Chiesa del Suffragio di Savignano sul Rubicone una delle due date italiane dell’americano Langhorne Slim. Paragonato a Bob Dylan dal New Yorker, Sean Scolnick (lo pseudonimo viene dal suo luogo di nascita, Langhorne, in Pennsylvania) è considerato uno dei maggiori esponenti del folk contemporaneo. Si tratta dell’anteprima del festival “acieloaperto” che intanto ha annunciato diversi concerti di alto livello tra giugno, luglio e agosto alla Rocca Malatestiana, tra cui Eels, Fidlar, Black Rebel Motorcycle Club e i leggendari Pil. In agosto poi Cosmo a Villa Torlonia e in settembre i Mercury Rev a Savignano.

Tra classe e leggerezza, il debutto di Giacomo Scudellari di Luca Manservisi

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MICK HARVEY SUONA SERGE GAINSBOURG Il fondatore dei Bad Seeds a Rimini per Smiting Festival Mick Harvey, artista e star australiana, produttore e musicista nella band di Pj Harvey, già fondatore e coautore con Nick Cave dei Bad Seeds, sarà al teatro Novelli di Rimini il 5 maggio con il suo live speciale su Serge Gainsbourg nella sua data unica italiana per Smiting Festival. Con lui sul palco musicisti di Gallon Drunk, PJ Harvey, Bad Seeds, Lydia Lunch, Iggy Pop e Swans, affiancati dalla sezione di violini del Quartetto EoS di Rimini Classica. Il Festival partirà il 2 maggio all’Enoteca del Teatro di Rimini (dalle 18.30) con una conversazione sul processo dei testi nella musica, dalla scrittura alle traduzioni. Altri eventi a pagina 23 nella sezione cinema (info: www.smitingfestival.it).

Un disco leggero, divertente, vagamente demodé, quello di Giacomo Scudellari, cantautore ravennate che ha debuttato sulla lunga distanza lo scorso 16 marzo con questo Lo stretto necessario. Una raccolta di nove canzoni, per quasi quaranta minuti di musica garbati, senza particolari sussulti, ma con una caratteristica non tanto comune tra i cantautori d’oggi italiani – oltre a una felice scrittura e a testi “alcolici” quanto basta – ossia una serie di arrangiamenti di classe e curati al dettaglio. L’accompagnamento musicale, in particolare, si distingue per la collaborazione di una vera e propria piccola orchestra che fa (fortunatamente) andare il disco oltre il mero amarcord (il riferimento resta il classico stile cantautorale italiano e in alcuni passaggi sembra quasi un vero e proprio omaggio a De André). Il merito è soprattutto di Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Classica Orchestra Afrobeat) che produce e pubblica il disco per la sua Brutture Moderne portando attorno a Scudellari musicisti di esperienza e pure prestigio (addirittura Stefano Pilia di Afterhours e Massimo Volume) che sono ormai diventato marchio di qualità di un certo modo di fare musica in maniera artigianale, qui in Romagna e dintorni. Dalle chitarre (acustiche) di Marco Bovi alle per-

cussioni di Diego Sapignoli, dalle tastiere di Nicola Peruch ai suoni “esotici” di Christian Ravaglioli (di cui parlavamo il mese scorso...) fino, in particolare, ai fiati frizzanti di Enrico Farnedi (il cui modo naif di scrivere canzoni ha qualcosa in comune con quello di Scudellari). Passando dal country al calypso, Lo stretto necessario resta fondamentalmente un semplice album di canzoni lontane dallo stile depresso spesso tanto di moda invece tra i cantautori della nuova generazione. Un piccolo disco che avrà bisogno di conferme forse più coraggiose in futuro ma che certifica talento e buon gusto di un nuovo artista romagnolo da tenere d’occhio. In maggio Scudellari sarà in concerto il 16 al Magazzino Parallelo di Cesena


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suoni CONSIGLI D’AUTORE

maggio 2018

il festival

Cinque dischi per fare l’amore a cura di Ugo Fagioli *

Non so se la musica accompagna Ugo Fagioli, ogni minuto anche della tua vita. in concerto Nella mia per fortuna e purtroppo è il 3 maggio così. Ogni giorno, ogni minuto, ogni alla Cantera secondo. Sono un cantautore e il di Cesena mio cervello è costantemente bombardato da note, suoni, spunti. Va da sé che c’è musica anche nei momenti più speciali, più intimi, anche appunto fra le lenzuola. Ho scelto questi 5 dischi per fare l’amore, perché sembrano essere stati incisi apposta, perché sono perfetti per la situazione. Sono dischi che fanno ritmo, ti rilassano e poi mettono tensione nei momenti giusti; aumentano e diminuiscono, ti possono accompagnare e sostenere. Alcuni addirittura ti “portano fuori”, in una dimensione tutta vostra, riservata, unica. Zucchero - Oro incenso & birra (9 tracce, 40 minuti di durata). Un disco che dovrebbe essere presente in casa di ogni italiano. Un pezzo della nostra storia musicale. Un capolavoro fatto e finito. È il disco giusto per iniziare il riscaldamento, per i preliminari approfonditi; parte carichissimo, è il momento perfetto, non stai più nella pelle, va tutto a fuoco subito. Poi ti calma perché non puoi bruciarti così in fretta e allora c’è “Madre Dolcissima”. Poi però parte accendi un “Diavolo in Me” e sei fregato perché sei completamente in balia. Poi ti ricalma, per raggiungere l’apoteosi con, giustamente, “Libera l’amore”. È perfetto. Kasabian - Kasabian (13 tracce, 53 minuti di durata) Una stupenda opera prima di una band che deve necessariamente essere vista almeno una volta dal vivo. È in cima alla mia lista perché i Kasabian spaccano tutto; è un disco che non dà scossoni, ti segue, ti sostiene... Certo la partenza è tutt’altro che morbida, Kasabian è il compagno di viaggio perfetto per le sudate migliori. The Kills - Blood Pressures (11 tracce, 42 minuti) La prima traccia ti consiglia di iniziare piano, ma deciso. Il ritmo sale, ti porta su, ma poi arrivi a “The Last Goodbye” e devi prendere fiato per poi tuffarti nel finale. Del disco. L’ultimo pezzo è un blues psicotico che ti stordisce tanto da farti venire voglia di... riascoltare il disco da capo. Brian Eno - Ambient 1: Music for Airports (4 tracce, 42 minuti) Quattro lunghissime tracce nate per sciogliere la frenesia e la tensione di chi aspetta un volo in aeroporto, voli pindarici di melodie che ti disarmano e lasciano spazio solo alle cose belle. «Una delle cose che la musica può fare è distorcere la tua percezione del tempo in modo che non ti interessi realmente se le cose scivolano via o si alterano in qualche modo.» Lo dice Eno del suo disco e lo penso anch’io. Accompagna, tranquillizza e intimorisce al tempo stesso. Perfetto, su tutto. Föllakzoid - III (4 tracce, 45 minuti) Talmente ciclico e ripetitivo che ti porta in un’altra dimensione. Da ascoltare nudi e completamente sballati. Un disco ipnotico che ti concentra lisergicamente su ciò che stai facendo e ti accende neuroni provenienti da galassie mentali sconosciute anche a te stesso. - Non ho inserito nei 5 dischi per fare l’amore un disco a me carissimo, ovvero il mio! Il motivo è uno ed è precisissimo: mettiti nei miei panni! Hai presente come potrebbe essere fare l’amore con dei pezzi scritti da te stesso nelle orecchie? Praticamente un misto tra il bipolarismo e l’autoerotismo! Non può funzionare. A te che però non hai questo problema, dico di seguirmi e ascoltare i miei brani. * Il cesenate Ugo Fagioli, 31 anni, è un autore, compositore e polistrumentista. Dopo circa 10 anni come chitarrista di band emergenti di Cesena - con le quali ha aperto concerti di Bud Spencer Blues Explosion, Ministri, Verdena, Bugo - decide di scrivere un album da solista che uscirà il prossimo autunno. Ugo Fagioli sarà in concerto il 3 maggio dalle 22 alla Cantera di Cesena

Concerti folk in campagna con “La Musica nelle Aie” Torna la rassegna faentina, tra gli ospiti anche Sparagna Torna sulle colline faentine “La Musica nelle Aie - Castel Raniero Folk Festival”, rassegna dedicata alla musica folk che ha acquisito in pochi anni risonanza nazionale. La formula vincente è quella che musica ed enogastronomia tra aie, strade e campi in aperta campagna, a Castel Raniero. Un’atmosfera da festa rurale che vede il suo clou la domenica pomeriggio con il concorso dei gruppi folk da tutta Italia che si esibiscono, appunto, nelle aie lungo un percorso di 5 chilometri. Ma i concerti con ospiti di caratura nazionale e anche internazionale si susseguono lungo tutti

MUSICHE DAL MONDO Tarantelle dal Gargano alla Notte dei Tamburi Sabato 5 maggio settima edizione de “La Notte dei Tamburi” al Treesessanta, ex Macello di Gambettola. Dalle 14.30 alle 18 è in programma uno stage sulla tarantella del Gargano che sarà poi protagonista anche del concerto delle 21.30 (dalle 19.30 apertura stand gastronomici) del gruppo Tittòmmë tra tarantelle con la chitarra battente e repertorio dei “ballabili”, canti polivocali e stornelli delle cantine. La serata terminerà con dj-set afro.

“Balfolk” al Magazzino con il Duo du Balcon Venerdì 25 maggio alle 21 al Magazzino Parallelo di Cesena il Duo du Balcon, due fratelli francesi che, provenienti dal blues e dal rock, sono approdati al mondo del “balfolk” e della musica tradizionale. Il loro è un progetto chitarristico tra sonorità irlandesi e spirito rock.

Cumbia e fuzz guitar con Rolando Bruno Mercoledì 30 maggio dalle 21.30 a Villa Villacolle di Sorrivoli (Cesena) concerto di Rolando Bruno, batterista dei Los Peyotes (band argentino-peruviana di garagerock) che nel suo progetto solista mette in relazione le sue attitudini rock-psichedeliche con il ritmo della cumbia, conciliando fuzz guitar, tropicalismo, bubblegum music e digressioni progressive.

i quattro giorni di festival, dal 10 al 13 maggio. Quest’anno, tra gli altri, le musiche contadine di Taranterrae, la rivisitazione della tradizione musicale sefardita di Mi Linda Dama, i paesaggi sonori delle Alpi di Ensemble Naturton, la musica irlandese dei Folk Notes, il “piccolo laboratorio etnico” Malanova, i balli staccati romagnoli del Duo Trabadel e, sabato sera, l’Orchestra Popolare Italiana del celebre Ambrogio Sparagna. A chiudere il festival, dopo il concorso di domenica pomeriggio, il progetto dedicato alla Romagna del grande batterista blues forlivese Vince Vallicelli.

METAL

I TEDESCHI ALAZKA A PINARELLA, GLI INGLESI OCEANS ATE ALASKA A MISANO Suoni “pesanti” e artisti di caratura internazionale in maggio tra Rock Planet di Pinarella di Cervia e Wave Club di Misano Adriatico. Qui il 6 maggio fa tappa la band metalcore inglese Oceans Ate Alaska, in tour con i connazionali Our Hollow. A Pinarella invece il 12 maggio l’unica data italiana del tour che vede sul palco la band melodic hardcore tedesca degli Alazka (foto), accompagnata dagli australiani Polaris e, in apertura, gli americani The Plot In You.

CLUB Dai Camillas allo stoner rock al Sidro Concerti stoner rock al Sidro Club di Savignano che il 25 maggio ospita i pescaresi Zippo e i cesenati Zendra mentre il giorno dopo appuntamento di caratura internazionale con The Freeks, da Los Angeles, band di Ruben Romano (Fu Manchu/Nébula) tra stoner rock'n'roll psichedelico e fuzzed-music. Il mese dello storico club cesenate si aprirà invece già il 12 maggio con il pop “surreale” dei pesaresi Camillas.



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l’intervista

La leggenda dei Clock DVA: «Senza sperimentazione non c’è progresso» Parla l’inglese Adi Newton, fondatore quarant’anni fa di una delle band simbolo della scena industrial-rock, attesa al festival Loose. «Entro il 2018 un album nuovo» di Luca Manservisi

Piccola-grande leggenda industrial rock (e post-punk) della scena inglese, i Clock Dva, da Sheffield, tornano in Italia a quarant’anni dalla loro fondazione. L’appuntamento è per l’11 maggio a Ravenna nell’ambito del festival Loose (vedi box qui a fianco). Abbiamo intervistato il fondatore e anima del progetto (il cui nome è ispirato alla lingua artistica usata dagli adolescenti di Arancia meccanica), Adolphus “Adi” Newton che ha riattivato il progetto nel 2008 dopo dieci anni di assenza dalla musica in favore della pittura e altre discipline artistiche. Innanzitutto, cosa si devono aspettare i fan italiani dal concerto di Ravenna? «Versioni rielaborate e aggiornate di brani da album e lavori precedenti come Buried Dreams (considerato da molti una pietra miliare del genere, ndr), Man-Amplified o Sign, ma anche lavori da uscite recenti oltre a nuovi di zecca che saranno pubblicati in un nuovo album a cui stiamo lavorando e che contiamo di far uscire entro l’anno». Come è cambiato il vostro approccio alla musica elettronica e alle macchine nel corso degli anni, con le innovazioni tecnologiche, voi che siete stati tra i primi a sperimentare nel rock? «La mia pos izione rispetto alla tecnologia musicale è rimasta la stessa, l’ho sempre considerata come uno sviluppo tecnico per espandere la creatività e contribuire alla realizzazione di idee e per esplorare nuove modalità creative. Alla fine è l’individuo, l’artista a compiere quell’input che è l’azione creativa; la tecnologia da sola è solo tecnologia. Lo spirito creativo, che è immaginazione e intuizione espressiva, viene da dentro l’artista, puoi chiamarlo spirito o anima: la scienza ha cercato di analizzarlo logicamente per definirlo, ma qualsiasi cosa sia è al di là della nostra attuale capacità di comprensione. Quindi per me sono ancora le idee a contare di più, la tecnologia è solo un mezzo per accrescere e facilitare l’espressione creativa». Siete considerati tra i padrini dell'industrial e spesso venite accostati al cyberpunk. Hanno importanza per voi queste definizioni? «Sono termini ed etichette usate per dividere in categorie sia la musica che l’arte, per una necessità di definire le cose. Personalmente non ho mai pensato a ciò che faccio come qualcosa che potesse stare esclusivamente in una delle due categorie, ma come qualcosa che ha una sua forma individuale che è la sua stessa identità. Questo accade quando si resta fedeli alla propria visione ed espressività individuale». Quali gruppi, artisti o scene credete di aver influenzato nel corso degli anni e con quali vi sentite più affini? «Sia con i Dva che con i Tag (The AntiGroup, sorta di progetto parallelo dei Clock Dva, concepito come un gruppo collettivo aperto sperimentale e multimediale, ndr) ho sempre sentito una forte affinità con i Coil perché John Balance era un mio buon amico fin dalla giovinezza e un grande fan, una persona che capiva perfettamente quello che stavo facendo,

che stavo citando e su cosa stavo lavorando. I Coil sono anche in grado di dar vita a numerosi progetti singoli che contengono il “concetto” Coil: questo intendevo quando parlavo di individuare la propria visione e di persistere rispetto a essa come mi pare accada con il progetto Dva. Per quanto riguarda l’influenza esercitata sugli altri gruppi la vedo sicuramente in diversi artisti ma preferisco non fare nomi». Quella di Sheffield – con i Dva a fianco di Human League e Cabaret Voltaire – era una vera e propria scena, come è stata raccontata ai giornali? In che modo, e cosa ricordi di quegli anni in cui siete diventati qualcosa di unico della scena rock mondiale? «A Sheffield all’inizio è stato un periodo formativo, c’era molta solidarietà tra i singoli gruppi e si percepiva lo spirito di fare qualcosa di nuovo e di essere parte di una situazione che si stava sviluppando. All’epoca c’era la sensazione di essere pionieri di qualcosa di nuovo e unico, c’era molta genuinità ed era un periodo fantastico per essere creativi e attivi. Alla fine, però, per molti gruppi l’attenzione si è spostata verso una forma di commercializzazione e ha prevalso il desiderio di avere successo; a quel punto cambiarono le motivazioni in modo negativo, perché la spinta che nasceva da una pura forma di creatività è stato sopraffatta da desideri esterni che avevano a che fare solo con questioni economiche». Adesso com'è cambiato fare musica in Inghilterra e soprattutto come sta cambiando la fruizione? E, legato a questo, vedete anche dei giovani ai vostri show? «Il cambiamento principale direi che sta nel fatto che ci sono molti più concerti e spazi per suonare oggi di quando abbiamo iniziato e che l’uso del visual è diventato onnipresente e nella maggior parte dei casi un elemento secondario per i gruppi che lo usano come una carta da parati, un aiuto visivo, senza alcuna concettualizzazione. Credo anche che al momento suonare dal vivo sia molto importante, perché l’esecuzione è un atto fisico unico nel tempo e nello spazio, in un’epoca in cui l’avvento della tecnologia ha fatto diventare l’esperienza sempre più marginale. Abbiamo un pubblico di tutte le età, molto misto e credo che sempre più gente stia scoprendo il gruppo e la sua storia grazie al tempo e a una maggiore consapevolezza, destinata ad aumentare, credo, quest’anno visto che la Mute Records ripubblicherà i primi tre album dal catalogo dai Clock Dva». Ci racconti il tuo rapporto con i visual e l’arte, che così tanto caratterizzano il tuo lavoro? Come è nata l'esigenza di utilizzare più forme espressive? «Per me questo deriva direttamente dall’essere innanzitutto un artista visuale che ha

Adi Newton di Clock DVA

Al festival di Ravenna anche Laurel Halo I Clock Dva sono il nome di punta di Loose, festival dei tipi di Club Adriatico dedicato alla musica elettronica e alle arti digitali in programma a Ravenna l’11 e 12 maggio, tra Almagià e Darsena Pop Up. La band di Adi Newton, che intervistiamo in questa pagina, suonerà venerdì 11 insieme al producer e visual artist di Berlino, egiziano d’origine, Kareem Lofty, e al dj londinese Parris. Sabato 12 i nomi di punta sono quelli di Laurel Halo, musicista elettronica e artista americana, ora di stanza a Berlino, e del producer inglese Lee Gamble. A completare il cartellone l’inglese John T. Gast e lo svedese Oli Xl.

«La tecnologia? Per me è sempre stata solo un mezzo, a fare la differenza è lo spirito creativo» cominciato dalla pittura: per me la creatività visiva è un bisogno primario profondo non un aspetto marginale, quindi la transizione da questa pratica espressiva visiva alla musica è stata una combinazione dei due elementi che avevo bisogno di esprimere simultaneamente. Naturalmente la musica è una forma di visualizzazione di suo e può essere sufficiente nel rendere sentimenti e forme visive di immaginazione. Ma se queste due forme di creatività si uniscono e si fondono possono diventare una forma di espressione estremamente potente. Quindi creare e concettualizzare un brano visual e audio può essere una sfida che dà molte soddisfazioni perché risponde a molti bisogni, bisogni che sono catartici e fondamentali nella pratica creativa». Cosa cercate oggi, nella musica? «Continuo a perseguire essenzialmente gli stessi obiettivi di quando ho iniziato e che hanno a che fare con l’esplorazione di nuove modalità di espressione e il tentativo di espandere ciò che è possibile con il suono, so che i miei colleghi nei Dva (al momento Maurizio Martinucci, in arte TeZ, e Panagiotis Tomaras) sono dello stesso avviso e non è sempre una strada facile da prendere; è più facile continuare a fare ciò che sai fare, buttarti nell’ignoto significa correre rischi, ma senza sperimentazione non c’è progresso e senza correre rischi ci sono meno occasioni di scoprire nuove possibilità».

Cosa ti ha spinto a tornare a fare musica? «Non direi di essere stato spinto a tornare, è stata più una decisione dopo una lunga pausa in cui ho potuto riflettere e concentrarmi su altre pratiche come la pittura e altre aree di interesse, ho insegnato e conseguito una laurea breve e una magistrale per l’insegnamento. Volevo tornare perché sentivo che volevo raggiungere altro nell’esplorazione musicale, che c’erano nuove ricerche da intraprendere e ulteriori sperimentazioni da fare sia con Clock DVA sia con The Anti Groups. L’anno scorso ho intrapreso anche un nuovo progetto, Matar, con due amici e colleghi americani, Michael Esposito, esponente di punta e ricercatore nell’ambito dell’Evp (Electronic Voice Phenomena, ndr) e Sarah Roselena Brady, che è un’artista sia del suono che visual: abbiamo un album quasi pronto. Lavoro inoltre anche con un altro collega e amico, Paul Prudence, su un secondo album “psicofisico” che uscirà come parte di una serie di progetti tra quest’anno e il 2019. Sono molto attivo anche con i Tag con cui suonerò a Roma il 4 maggio e in altre due date prima del concerto di Ravenna. Sto anche arrangiando in vista della pubblicazione di gran parte dei dischi precedenti degli Anti Groups e sto finendo un nuovo album con contributi di Jack Dangers e altri artisti; quindi è un periodo molto pieno e produttivo». (traduzione Federica Angelini)


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sperimentale

avanguardia

Pratiche di ascolto attivo tra porto e città, sound art e musica contemporanea Anche Tricoli, Ielasi e Rocchetti a Ravenna per la prima edizione della rassegna “Marea” Valerio Tricoli

CORSANO E MAZUREK ALL’AREA SISMICA All’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì) due appuntamenti come al solito di caratura internazionale in ambito sperimentale e avanguardistico. Il 6 maggio (alle 18) sul palco due batteristi improvvisatori, Riccardo La Foresta e l’americano Chris Corsano (foto in alto); il 12 (dalle 21.30) invece “Aiku Festival” dedicato a Pierantonio Pezzinga con il pianista Fabrizio Ottaviucci in apertura (su musiche di Scelsi) e a seguire i Chicago/London Underground di un eroe di culto come Rob Mazurek (a tromba ed elettroniche - foto a destra).

L'intento di Marea, nuova rassegna multidisciplinare che si terrà a Ravenna tra il 18 e il 26 maggio, è innescare, attraverso “pratiche di ascolto attivo”, meccanismi di riappropriazione dell’area portuale tra sound-art, musica contemporanea e arti performative. Organizza l'associazione Mu, in sinergia con Danilo Montanari Editore. Si parte venerdì 18 alle 18 al Mar di Ravenna con un programma parallelo che vedrà l'inaugurazione di una mostra e la performance acustica di Janneke van der Putten, giovane artista olandese che da anni indaga le pratiche sonore legate alla voce implementandole con studi di musica e tecniche tradizionali, legate principalmente al territorio della Mongolia e dell'India. A seguire, alle 21, alla Galleria Mag, in darsena, Carlos Casas presenterà una selezione dei suoi Fieldworks, video documentari che catturano il paesaggio come fosse un ritratto, combinando immagini in movimento e suono in presa diretta. Sabato 19 maggio (dalle 12 alle 19) si svolgerà il laboratorio di Janneke van der Putten durante il quale porterà i partecipanti a esplorare le potenzialità della voce in relazione alle caratteristiche acustiche di diversi spazi, attraverso sessioni di ascolto profondo e sound-walk bendati. Il pomeriggio (dalle 17) vedrà l'intervento di Elena Biserna, ricercatrice che al Mar proporrà il suo progetto Walking from Scores, una lezione sulle partiture grafiche e verbali che vertono sulle relazioni fra cammino, ascolto e produzione sonora nello spazio urbano. Successivamente (in serata, dalle 21) ci si sposterà all’Almagià, ancora in darsena, per due concerti: Valerio Tricoli, uno dei maestri riconosciuti a livello internazionale in grado di fondere registrazioni ambientali e tecnologie analogiche a nastro magnetico e a seguire il progetto Bellows, il duo sperimentale/improvvisativo di Giuseppe Ielasi e Nicola Ratti. Domenica si inizia alle 11 nelle sale dell’Autorità Portuale con un laboratorio per i più piccoli che potrà essere seguito anche assieme ai genitori, ideato dal percussionista Enrico Malatesta; dalle 15 il laboratorio di Leonardo Delogu e Valerio Sirna per realizzare all'aperto partiture grafiche legando movimento, suono e percezione spaziale (l'esito sarà aperto al pubblico). In prima serata, alle 20, a chiusura del primo weekend della rassegna, Carlos Casas eseguirà live una sonorizzazione all'interno del chiostro della Biblioteca Classense. La rassegna riprende venerdì 25 maggio: dalle 16 inizierà alla Classense anche il contributo alla rassegna di Helicotrema (che continuerà anche il giorno successivo), progetto curato dal collettivo Blauerhase e da Giulia Morucchio che prende in prestito il formato del festival cinematografico sostituendo alla proiezione filmica un programma di sessioni d’ascolto. Venerdì 25 sarà anche il primo giorno di A Balloon For... di Davide Tidoni, azioni performative che si ripeteranno quotidianamente alle 19 in diverse location all'aperto con caratteristiche sonore molto evidenti e peculiari. Il semplice scoppio di un palloncino porterà alla luce la loro specifica risposta acustica, i partecipanti saranno invitati a farli scoppiare ascoltando così l'architettura e la risposta dello spazio urbano a uno stimolo acustico. In serata (ore 20) il concerto di Claudio Rocchetti, da tempo uno dei musicisti elettronici più attivi e interessanti nelle scene nazionali ed europee. Sabato 26 maggio alle 13 partirà il laboratorio di Massimo Carozzi (parte del Collettivo Zimmerfrei) che verterà sulle enormi potenzialità della ripresa sonora mentre la serata si concluderà all'interno di uno stabilimento nella zona portuale con due proposte site-specific. Prima, alle 21, il Concerto per Fumogeni del trio VAAALR, e in chiusura (ore 22) Massimo Carozzi presenterà una diffusione sonora multicanale di materiale pre-registrato in svariate location a livello mondiale.

LA RASSEGNA Dal rock all’exotica: i concerti dentro le fabbriche della Bassa Romagna Torna Ingranaggi Festival: concerti nelle imprese e fabbriche della Bassa Romagna. Venerdì 4 maggio l'azienda Caravita Recinzioni di Bagnacavallo sarà la location per il rock-demenziale del riminese Duo Bucolico; venerdì 11 alla Coop Braccianti Fusignano di Alfonsine suonerà l' Exotico Ensemble; venerdì 18 maggio la "musica bambina e democratica" della band torinese La Stanza di Greta all'azienda segheria e imballaggi F.lli Vergani di Cotignola; venerdì 25 alla Lectron Impianti Elettrici di San Lorenzo di Lugo il live di YouBrass Ensemble, quartetto ottoni formato dalle prime parti dell’Orchestra Corelli. All’interno delle aziende saranno allestite per l’occasione anche mostre fotografiche.


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MUSICA DA CINEMA Le colonne sonore dell’Orchestra Corelli

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recital

DALLA MUSICA DA CAMERA AL GALÀ LIRICO PER IL FINALE DEL TEATRO ALIGHIERI

Venerdì 4 maggio alle 20.30 al teatro Masini di Faenza appuntamento con “Star Wars”, il concerto dedicato alle colonne sonore di famosi film americani, che l’Orchestra Arcangelo Corelli, compagine ravennate nata nel 2010, eseguirà affidandosi alla bacchetta del suo direttore principale, il maestro Jacopo Rivani. La serata proporrà le musiche da Il fantasma dell’opera, Fiddler on the roof, Harry Potter, i Pirati dei Caraibi, Forrest Gump, Star Wars, per finire con la Suite del celebre musical West Side Story di Leonard Bernstein, in omaggio ai 100 anni dalla nascita del grande compositore statunitense.

La rassegna dell’associazione Mariani chiude con il Quatuor Terpsycordes e l’Orchestra Città di Ferrara Ultimi due appuntamenti di “Ravenna Musica”, la stagione organizzata al teatro Alighieri dall’associazione Angelo Mariani. Mercoledì 2 maggio, in una delle rare proposte di musica da camera del cartellone, sarà di scena il quartetto d’archi Quatuor Terpsycordes. Vincitore del Concorso di Ginevra 2001, il gruppo, formatosi a Ginevra nel 1997, è composto dai violini Girolamo Bottiglieri e Raya Raytcheva, la viola Blythe Teh Engstroem e il violoncello François Grin, provenienti rispettivamente da Italia, Bulgaria, Stati Uniti e Svizzera, e si è esibito in importanti sale da concerto di tutta Europa. In programma il brano “Langsamer Satz “di Anton Weber, uno dei padri fondatori della Seconda Scuola di Vienna, seguito dal “Quartetto op. 95” di Beethoven detto “Serioso”. Nella seconda parte, con la partecipazione del pianista Pietro De Maria e del contrabbassista Alberto Bocini, sarà proposto uno dei lavori cameristici più popolari di Schubert, il “Quintetto D667” per pianoforte e archi “La trota”. Un galà lirico, mercoledì 9 maggio, pensato espressamente per gratificare un gusto molto diffuso, quello per il melodramma, chiuderà la stagione, con ouverture e arie di Bellini, Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini. L’esecuzione sarà affidata all’Orchestra Città di Ferrara, nata nel 1992 con il sostegno di Claudio Abbado, attraverso un innovativo progetto di collaborazione con alcuni musicisti della Chamber Orchestra of Europe. La compagine affiancherà i cantanti: il soprano Giuliana Gianfaldoni, il tenore Riccardo Gatto, il baritono Bruno Praticò. Dirigerà Massimiliano Caldi, direttore milanese che vanta un’ampia esperienza sia in campo sinfonico che operistico. Inizio concerti ore 20.30. Info: 0544 39837 e www.angelomariani.org.

Il Quatuor Terpsycordes

MUSICA ANTICA “Tasti” alla biblioteca Manfrediana Terzo e ultimo appuntamento della seconda edizione della rassegna di musica antica “Tasti”, dedicata principalmente appunto agli strumenti da tasto e organizzata da Collegium Musicum Classense. Domenica 20 maggio alle 10.30 alla Biblioteca Manfrediana di Faenza dove si potranno visitare le sale settecentesche con una guida esperta e ascoltare un concerto dedicato alla famiglia Bach. Anche quest’anno una delle due antiche spinette originali conservate nella Biblioteca risuonerà, insieme al clavicembalo, per mano di Valeria Montanari insieme al caldo e dolce suono della viola da gamba di Rosita Ippolito.

classica

A FORLÌ LA STAGIONE MUSICALE CHIUDE ALL’INSEGNA DELLA ROMAGNA Venerdì 4 maggio la stagione musicale del teatro Fabbri di Forlì ultimo appuntamento della stagione musicale con la prova aperta al pubblico, dalle 21, dell’anteprima di “Asarcurdem? - Nulla si sa, tutto si immagina”. Un progetto del pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra jazz cesenate Stefano Nanni, dedicato alla Romagna con brani originali suggeriti dai versi di poeti romagnoli. A recitare in dialetto sarà il celebre attore ravennate Claudio Casadio (nella foto). Nanni dirigerà l’Orchestra Bruno Maderna e sarà ospite anche il trombettista emiliano Andrea Giuffredi.


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la visita

Giacobazzi in tournée: «Ho usato la tv perché mi si spalancassero le porte del teatro» Il noto comico in scena il 4 e 5 maggio al Bonci di Cesena con “Io ci sarò”, spettacolo incentrato sul tema della sua tardiva paternità: «Per me è un modo per comunicare con i miei futuri nipoti. Mi piace raccontare storie». di Roberta Bezzi

La sua comicità in salsa romagnola è ormai nota a tutti. Sarà anche per questo che sta riscuotendo successo di pubblico in tutt’Italia, la seconda stagione dello spettacolo Io ci sarò di Giuseppe Giacobazzi, nome d’arte di Andrea Sasdelli. In Romagna, l’appuntamento è per il 4 e 5 maggio quando al Teatro Bonci di Cesena sarà possibile farsi un mare di risate, non senza però avvertire una velata malinconia, nelle due ore di monologo. Giuseppe Giacobazzi, si aspettava un così bel riscontro nei teatri? «Ci speravo forse, nei momenti di maggiore ottimismo… Siamo molto soddisfatti ed entusiasti perché non credevamo di poter replicare la prima stagione, invece abbiamo persino ‘esagerato’…». Strada facendo, il testo ha subito delle modifiche? «Certamente. Già replica dopo replica, abbiamo aggiustato alcune cose, spesso aggiungendo qualcos’altro. Non so perchém ma lo spettacolo dovrebbe durare un ora e quaranticinque minuti, invece è sempre di due e ore e dieci e non ce lo spieghiamo… Dopo due anni, è un lavoro maturo che diventerà perfetto a maggio al termine della tournée, ossia quando è destinato a morire». Come le piace definire il suo spettacolo? «Non sono mai stato un comico puro da battute, ma uno che racconta delle storie, spesso ispirate alla mia vita che – credo – non sia molto diversa da quella degli altri, e per questo è così facile immedesimarsi...». In Io ci sarò parla per esempio della sua paternità tardiva, condizione molto frequente al giorno d’oggi… «Sì. Per certi aspetti il lavoro riprende il precedente, Un po’ di me, dove avevo parlaro della mia odissea nel mondo della fecondazione assistita a cui mia moglie ed io abbiamo fatto ricorso e mai mi sarei aspettato di essere contattato da tanta gente che ci ringraziava per aver affrontato la questione. In questo nuovo spettacolo, invece, parto da una riflessione: essendo un genitore di 55 anni con una figlia di 5, riuscirò a vedere i miei nipoti e nel caso ci riesca, riuscirò a viziarli, a giocare con loro, a parlarci e raccontar loro delle storie, cercando di dare consigli che non verranno sicuramente ascoltati, a spiegargli anche questo buffo movimento di sentimenti che è la vita? E così, con questo nuovo monologo, cerco di comunicare con i miei futuri nipoti». Nel corso della sua lunga carriera, 25 anni, si è diviso tra tv, cinema e teatro. Qual è la sua dimensione preferita? «Il teatro indubbiamente. Ho usato la televisione con le sue grandi potenzialità e la popolarità di Zelig, trasmissione che mi ha lanciato a partire dal 2006, per far sì che mi si spalancassero le porte del teatro. Il piccolo schermo ti fa conoscere, poi però in teatro bisogna dimostrare di saperci stare. La fortuna nella vita è un fattore determinante anche se dopo così tanti anni di duro lavoro, forse chi mi segue ha capito che c’è dell’altro… Senza essere un personaggio televisivo, la gente viene a teatro e lo fa soprattutto grazie al passaparola. Non è male!». C’è qualcuno che ha in qualche modo ispirato la sua comicità? «Mi sono avvicinato a questa professione per caso, semplicemente seguendo un’indole naturale… Per carità c’è anche chi è in grado di sviluppare le giuste tecniche per far ridere la gente senza però necessariamente avere un appeal. Non ho una precisa fonte di ispirazione. Ma mi sono sempre piaciuti i comici che raccontano storie reali, a volte dissacranti o irriverenti. Ricordo in particolare quello che per me è un capolavoro assoluto: il film a episodi del 1963 I mostri diretto da Dino Rissi e interpretato dagli eccellenti Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Come non ricordare grandi maestri come Totò ed Eduardo De Filippo, la storia della comicità italiana è costellata di nomi eccellenti». Cosa pensa della comicità romagnola e com’è percepita fuori dalla nostra regione? «La Romagna ha un’identità bella tosta e per così dire riconoscibile ovunque. D’altra parte la nostra terra ha formato molti artisti a partire proprio dalla spiagge note in tutt’Italia malgrado un’acqua del mare non proprio eccellente. La ‘romagnolità’ è facile da percepire perché è ormai dentro tutte le persone e la nostra cadenza mette allegria». Cosa le piace andare a vedere a teatro? Cosa ama leggere? «Non ho autori preferiti in assoluto. Mi piace spaziare da tutto ciò che è classico ai soggetti più innovativi, purché in grado di trasmettermi emozioni. Sono un onnivoro anche nella musica, dove oscillo paurosamente dal cantautorato italiano all’heavy metal più estremo». Progetti per la prossima estate? «Ozio assoluto, per dedicarmi a tempo pieno al riposo e alla mia famiglia. Voglio godermi le lunghe giornate calde e i miei affetti più cari. Mi sembra un ottimo progetto! Poi, mi dedicherò certamente a un nuovo spettacolo da portare in giro per i teatri a partire dal gennaio 2019».

«La Romagna ha un’identità tosta e riconoscibile La nostra cadenza mette allegria» Oltre 600 km di itinerari tra Romagna e Ferrara Tanti modelli di bici da noleggiare per scegliere la soluzione migliore Possibilità di dotare le biciclette degli accessori necessari per un viaggio confortevole Guide per creare itinerari personalizzati PER INFO: Tel. 347 0475029 www.slowbiketourism.com


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scene

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teatro

In alto a sinistra Macbettu; a destra La metamorfosi, Gianluca Naphta Campores; in basso, Teatro delle Moire

A Forlì continua la stagione del contemporaneo In scena tra gli altri Teatro delle Moire, Città di Ebla, Masque A Forlì maggio è il mese del contemporaneo per eccellenza con una programmazione ricca di spettacoli. Si comincia già mercoledì 2 (ore 21) quando il milanese Teatro delle Moire presenterà all’Ex Deposito Atr Vousêtespleine de désespoir che, a partire dal mito della sirena, figura ambigua e complessa, propone un’opera sul tema della seduzione, del sacrificio e della femminilità. La figura che le Moire evocano non ha niente a che vedere con l'ottimismo di certe pose o di certe immagini della società contemporanea, ma è piuttosto una creatura scartata, caduta, fallita, una massa scura irriconoscibile, un corpo anfibio immobile, silenzioso che emana una disperazione sorda e ostinata. Una riflessione sulla femminilità nelle sue diverse e multiformi sfaccettature. Sempre all’Ex Deposito ATR, venerdì 4 maggio (ore 21) Città di Ebla proporrà La metamorfosi, creazione scenica liberamente ispirata al racconto di Franz Kafka. Come

dichiara l’ideatore e regista Claudio Angelini, si è trattato di «partire dal racconto di Kafka senza nessuna pretesa di rappresentarlo. Siamo corpi in continua trasformazione, in un divenire incessante, un’attività di composizione e scomposizione di forze, un flusso. Divenire animale, coltivare la mosca, la blatta che è in noi invece di inseguire le archetipiche figure materne e paterne come la psicanalisi ci suggerisce. Non c’è nulla di psicanalitico o simbolico in Kafka. Ci sono corpi divenuti animali, ora». Il Teatro Félix Guattari, casa di Masque teatro, ospiterà venerdì 18 e sabato 19 maggio (ore 21) il debutto assoluto di Tesla Reloaded. Colorado Springs Notes: dopo aver presentato sotto diverse forme lo straordinario universo legato a quello che è stato definito come l’inventore del XX secolo, Masque si concentra su uno specifico capitolo dell’avventura umana e scientifica del grande inventore serbo, indagando in profondità le ragioni del suo azzardo e le motivazioni che lo portarono alla convinzione finale di poter trasmettere grandi quantità di energia attraverso l’etere. «Abbiamo visto un fine alla nostra ricerca – suggerisce Lorenzo Bazzocchi di Masque teatro – comprendere il disperato ardore che avvolgeva Tesla nella sua perpetua interrogazione a proposito della natura dell’uomo e del mondo che lo circonda». Il ravennate gruppo nanou, artisti affiliati del Festival Ipercorpo, presenterà, in collaborazione con il festival, Esposizione pubblica, progetto Alphabet venerdì 25 maggio (ore 21) all’Ex deposito Atr. Il progetto prevede l’incontro con danzatori professionisti con l’obiettivo di continuare a interrogarsi e a sperimentarsi nel campo del gesto, della danza e della coreutica. Un esperimento, una performance in cui si possa verificare un linguaggio in continua evoluzione e andare alla ricerca di una sintesi capace di determinare un’efficacia di trasmissibilità e di attivazione di un processo creativo. La stagione si chiuderà domenica 27 maggio (ore 21) al Teatro Diego Fabbri con il Macbettu di Sardegna Teatro – Teatropersona. Uno spettacolo corale tratto da Macbeth di William Shakespeare ma recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini, vincitore dell’Ubu. Questo il progetto di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona: «L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura».


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Teatro, installazioni, musica intorno al “padre” per Ipercorpo La XV edizione all’ex deposito Atr dal 20 al 27 maggio

BAEDEKER

Guida teatrale per spettatori nomadi

Maggio con il contagocce per chi cerca l’aria viziata delle platee di Iacopo Gardelli

Nuova edizione per Ipercorpo, il festival di Città di Ebla che si svolge all’ex deposito Atr di Forlì nelle giornate del 20 maggio e poi dal 24 al 27 maggio, intrecciandosi con la stagione di contemporaneo del Fabbri (vedi pagina 14). Un programma che come sempre mette insieme linguaggi artistici e teatrali contemporanei in un mix che si incentra, quest’anno, attorno al tema del “Padre”. «Dopo aver attraversato nel 2017 pensieri e azioni riguardanti il Patrimonio – spiega Claudio Angelini, fondatore della compagnia a cui si deve la manifestazione – ci è sembrato automatico proseguire un’indagine alla ricerca del padre. Colui che etimologicamente crea e trasmette il patrimonio stesso. Il compito non è meno arduo perché le tensioni e le domande che questa parola richiama sono fondative. Hanno a che fare intimamente con la nostra esistenza dunque la faccenda si fa pericolosa. Andare alla ricerca del padre implica attraversare un territorio disseminato di parole che immediatamente ci vengono incontro, molteplici e personalissime. Proviamo a individuarne una sola. Questa parola è: richiesta. Cosa si chiede al padre? Dunque cosa chiediamo a Ipercorpo 2018? Chiediamo che sia spazio di pace, multietnico e multiculturale. Che abbracci l’Europa e il mondo senza dimenticare il quartiere e la città in cui ha luogo». Il 20 maggio (alle 11 e alle 19) si comincia con la musica con “Le visioni di Zosimo” (CONsensu Patris) progetto costruito a più mani con gli artisti invitati: Pieralberto Valli e Valeria Sturba, Andrea Faccioli, Chris Yan, Daniela Manusardi e Guido Manusardi, infine il giovane Piero Conficoni. Si entra nel vivo il 24 maggio alle 18.30 quando all’Atr sarà attivo anche un wine bar del Podere dei Nespoli e un foodtruck di Aspasso con l’inaugurazione della mostra La stanza del padre a cura di Davide Ferri e dove ci saranno contemporaneanmente proposte musicali e avrà inizio uno degli appuntamenti più amati del festival, ossia il contest di danza in video La Danza in 1 Minuto. Sarà visibile anche l’opera installativa “Furore Bianco”, a cura di Elisa Gandini. Tra gli appuntamenti clou della prima serata Verso la specie, ballo della Scuola di movimento ritmico Mòra, basata a Cesena per la direzione di Claudia Castellucci, una produzione della Socìetas Raffaello Sanzio creata a Venezia per Biennale College-Danza 2016. Il 25 invece sarà inscena Oasi (anche sabato 26), la nuova creazione di Muna Mussie, naturale prosecuzione del suo lavoro precedente, Milite Ignoto, che termina con alcune riflessioni di sua nonna sulla figura del fantasma, seguito da ‘Kokoro, che è una parola giapponese che indica il nostro essere interiore e racchiude in sé due concetti: la mente e il cuore. Ispirandosi a questi due cardini, Luna Cenere ha intrapreso un percorso di ricerca sulla propria identità seguendo un tragitto interiore e uno che si manifesta nello spazio attraverso l’esposizione del corpo nudo in scena (nella foto). Sabato 26 la parte performativa, dalle 20.30, vede prima in scena Gravitas, concept e coreografia: Ofir Yudilevitch con i performer Asher Ben Shalom e Ofir Yudilevitch, a seguire Trop, per la coreografia e danza di Andrea Costanzo Martini. Il 27 ci si trasferisce alle 20.30 al Diego Fabbri per il Macbettu (vedi p. 14), mentre resta aperto l’Atr per le mostre e le installazioni e i progetti sonori. Per il programma completo e dettagliato: www.ipercorpo.it

Maggio è un mese duro per tutti i produttori di istamina come il sottoscritto. I pollini cominciano a danzare nell'aria, penetrano nel naso invisibili, scatenano reazioni allergiche, malumori e allegre risate fra gli astanti. Non ho mai trovato nulla di simpatico nelle vaganti “manine” con cui Fellini decide di aprire il suo Amarcord. Purtroppo questo mese teatrale non offre grande sollievo agli allergici: le programmazioni invernali sono quasi tutti finite e i festival estivi devono ancora iniziare. La benedizione dell'aria viziata delle platee, unica oasi di pace per noi, giunge col contagocce. Partiamo da Cesena. Il Bonci chiude la stagione con due appuntamenti interessanti. Il primo è uno spettacolo del Teatro Valdoca, Non se ne vadano docili in quella buona notte (11-12 maggio). Cesare Ronconi firma la regìa di uno spettacolo scritto da una delle più talentuose poetesse italiane, la “nostra” Mariangela Gualtieri. Come suggerisce il titolo, tratto da una stupenda poesia di Dylan Thomas, il fuoco dello spettacolo sarà una riflessione sui defunti – o meglio, del nostro rapporto con loro. Questo dittico, nato per le vittime dei recenti terremoti del centro Italia, vede la partecipazione di una violoncellista, Silvia Colasanti, che accompagnerà dal vivo la voce della Gualtieri. Ad introdurre il pubblico all'ascolto della parola poetica, un “Introito” musicale col percussionista Enrico Malatesta. Secondo appuntamento cesenate, a costo di far alzare qualche sopracciglio, il nuovo spettacolo di Giuseppe Giacobazzi (4-5 maggio), Io ci sarò. Possiamo pensarla come vogliamo, ma è fuor di dubbio che Giacobazzi possieda una dote rara, quella di riuscire a conciliare popolarità e grande abilità narrativa, rimanendo uno dei più equilibrati comici di questo paese. Non mi stupirebbe sapere già sold out entrambe le date, alla faccia di tutti gli snob. Il tour continua a Forlì, dove tra le varie amabili astruserie della stagione contemporanea del Fabbri, mi ha colpito la presentazione di uno studio su La metamorfosi di Kafka del gruppo Città di Ebla (4 maggio). Lo spettacolo, una performance diretta da Claudio Angelini, sarà in scena all'Ex deposito ATR, e tenterà una lettura brutalmente espressionista del capolavoro scritto nel 1915. Dichiarazione d'intenti: evitare le interpretazioni psicanalitiche che nel tempo ne hanno incrostato il senso originario per tornare al Kafka più crudo ed estremo. A seguire, uno spettacolo dei Masque (nella foto) dedicato a Nikola Tesla, Tesla Reloaded. Colorado Springs Notes (18-19 maggio), in scena al Félix Guattari. La biografia del genio serbo, rielaborata da Lorenzo Bazzocchi, funge da ingresso per uno studio à la Warburg del fulmine, pathosformel tra i più affascinanti della storia dell'umanità. Tutto molto raffinato, ma anche molto astratto. Starà al pubblico capire se, oltre il fumo, si potranno intercettare gli arrosti. Graditissima sorpresa, infine, la nascita di un nuovo festival teatrale a Ravenna. Curato dal giovane gruppo ErosAntEros, Polis animerà la città dal 17 al 20 maggio, dividendosi fra l'Alighieri e la Biblioteca Classense. Come suggerisce lo stesso nome, il festival rifletterà sul nodo che lega teatro e città, offrendo concrete possibilità di partecipazione attraverso momenti di discussione collettiva. Tra gli spettacoli ospitati, per la prima volta a Ravenna la Ballata del carcere di Reading, lettura-concerto tratta da Oscar Wilde che ha già compiuto dieci anni e che vede protagonisti tre grandi artisti italiani: Elio De Capitani alla regìa, l'attore Umberto Orsini, e la cantautrice romana Giovanna Marini. Ma ci sarà spazio anche per felici ritorni: 1917 CORE dei padroni di casa, dedicato ai poeti della rivoluzione russa; E' Bal, di Nevio Spadoni con Roberto Magnani e Simone Marzocchi; nonché un momento di riflessione sull'Odin Teatret di Eugenio Barba. Le premesse ci sono tutte: buona fortuna.


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TERZA EDIZIONE PER “IBRIDA” TRA PERFORMANCE E VIDEOINSTALLAZIONE Alla Fabbrica delle Candele dall’11 al 13 maggio Tra le novità anche le “proiezioni collaterali”

POLIS: UN NUOVO FESTIVAL DI TEATRO CON EROSANTEROS

Nel 2018 “Ibrida - Festival delle Arti Intermediali” arriva alla terza edizione e cresce con una serata in più alla Fabbrica delle Candele di Forlì e aggiunge una serie di eventi collaterali. Un festival, organizzato dalla Vertov Project, con la direzione artistica e la guida di Francesca Leoni e Davide Mastrangelo. L’obiettivo resta portare a Forlì e in Emilia-Romagna le arti intermediali e la videoarte italiana e internazionale, puntando soprattutto sugli artisti che lavorano con diversi media, oltre a presentare spettacoli live che ibridano – appunto – la performance alla musica, al teatro con il video come parte integrante dell’opera. Sul palco, nelle edizioni passate, sono stati presenti alcuni tra gli artisti emergenti più interessanti della scena contemporanea italiana come Roberto Fassone, Dehors Audela, Fabio Scacchioli e Vincenzo Core, senza tralasciare le presenza di artisti romagnoli che si cimentano nelle ibridazioni artistiche di ogni genere. Anche quest’anno il festival si svolgerà in diverse location. Si parte con l’incontro del 5 maggio a Palazzo Romagnoli dal titolo “L’evoluzione dell’audiovisivo Ibridato”. Un evento aperto al pubblico con la partecipazione di critici, studiosi e artisti della videoarte e dell’audiovisivo sperimentale che andrà ad indagare e mostrare le nuove tendenze e poetiche dell’audiovisivo contemporaneo. Venerdì 11 maggio si apriranno le serate alla Fabbrica delle Candele che si concluderanno domenica 13 maggio. Lo spazio della Fabbrica cambierà volto trasformandosi in luogo vivo con proiezioni di videoarte e istallazioni nel patio, mentre nella sala spettacolo ogni sera con artisti diversi come Cosimo Terlizzi, Simona Lisi e i giovanissimi Silencio che si esibiranno in performance e concerti live. Nel dettaglio il patio della Fabbrica quest’anno accoglierà un’istallazione dell’artista forlivese Matteo Lucca. Due sale verranno dedicate alle proiezioni diverse per ogni serata del festival. La sala arancione, curata da Piero Deggiovanni, mostrerà le ultime tendenze del settore. La sala rossa proietterà invece la sezione scaturita da una “open call” internazionale indetta dalla Vertov Project. I 39 video sono stati selezionati tra circa 300 lavori arrivati da tutto il mondo per la selezione, a segnare l’ampio potere comunicativo che Ibrida Festival ha nell’ambiente della videoarte e performance. Novità di quest’anno sono le proiezioni collaterali che si svolgeranno per tutta la settimana del festival (dal 5 al 13 maggio) a Palazzo Romagnoli e in Biblioteca comunale. Mentre il Romagnoli ospiterà il progetto di Magmart, curato da Enrico Tomaselli, 100X100 = 900, dove 100 video artisti da tutto il mondo raccontano attraverso le loro opere il 1900; mentre la biblioteca accoglierà una selezione di video arte brasiliana, che sarà proiettata in loop, e fruibile da tutti quelli che frequenteranno gli spazi in quei giorni. In aggiunta nell’ultima serata di festival, domenica 13 maggio, si terrà la proiezione di un lungometraggio sperimentale, il film in questione è il pluripremiato “Folder” di Cosimo Terlizzi che apre un nuovo varco all’interno del festival, quello della proiezione di film d’autore.

Dal 17 al 20 maggio Ravenna si trasforma in un’antica città greca per accogliere la prima edizione di Polis Teatro Festival, progetto di ErosAntEros a cui è dedicato un approfondimento nell’inserto centrale del giornale. I luoghi scelti sono il Teatro Alighieri e il Chiostro Grande della Biblioteca Classense. Tre le parole chiave attorno a cui ruota questa prima edizione: attore, musica, poesia. Si comincia giovedì 17 alle 21 al Teatro Alighieri con Umberto Orsini e Giovanna Marini che, diretti da Elio De Capitani, inaugurano il festival con lo spettacolo La ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde. Venerdì 18 maggio (sempre alle 21), nella seconda giornata di festival, è la stessa compagnia ErosAntEros, negli spazi raccolti della Biblioteca Classense a dar voce all’urlo rivoluzionario dei poeti che hanno cantato l’Ottobre rosso, nello spettacolo 1917 CORE. Sabato 19 maggio (ore 21), sempre alla Classense la compagnia ravennate Teatro delle Albe, gruppo storico del teatro di ricerca è in scena con E' BAL, lavoro in cui la materialità impalpabile del dialetto romagnolo di Nevio Spadoni emerge dalle profondità del corpo di Roberto Magnani. Domenica 20 maggio (alle 17 - Biblioteca Classense, Sala Muratori) l’ultima giornata di festival è dedicata al rapporto tra teatro e comunità, che è al centro dell’incontro dal titolo Teatro e Polis. Asocialità e nuove forme di socialità: il caso Odin Teatret a cura di Marco De Marinis dell’Università Bologna. Alle ore 18 la proiezione del film La conquista della differenza di Odin Teatret Film & Odin Teatret Archives.

CESENA

Requiem in due movimenti al Bonci con la Valdoca Luci e regia di Cesare Ronconi. Fuori abbonamento venerdì 11 e sabato 12 In scena al Bonci di Cesena per la stagione che sta chiudendo il lavoro della Valdoca Non se ne vadano docili in quella buona notte, Requiem in due movimenti: Introito e Parlamento per la scena, luci e regia di Cesare Ronconi, venerdì 11 e sabato 12 maggio alle 21 (fuori abbonamento). Si tratta di un dittico composto da un Introito e da un Parlamento, ambientati tra platea e palcoscenico del Bonci. «Entrambe le parti - spiegano dalla compagnia – si sporgono su una di quelle notti in cui i vivi dialogano con le ombre: nella prima in un ascolto sbigottito che ammutolisce, nella seconda, indocili rispetto all’idea di una resa al buio, rispetto al lugubre della morte e all’icona di una divinità giudicante, autoritaria e punitiva. Si è in una di quelle notti in cui non si prega per i morti ma si pregano i morti, perché virino dentro la luce e ci dicano che forse sarà pienezza e non disfacimento, forse ebbrezza e non lutto, comprensione dilatata e non spegnimento». L’Introito ha un carattere performativo, ed è passaggio che tacita e dispone poi ad un più attento ascolto. Pone il pubblico in una immersione acustica densa di voci arcaiche e di ombre, voci di infanti e di antenati, cioè di chi è ad un passo dall’altrove da cui veniamo, dall’altrove verso cui andiamo, tracce di corpi umani e animali non più terrestri, non più qui. Il Parlamento è scritto e agito da Mariangela Gualtieri (nella foto) – un violoncellista dal vivo la accompagna – e si sviluppa su musiche di Silvia Colasanti, in contrappunto al Requiem della tradizione. Sono versi rivolti a piccole e grandi ombre, versi che scalciano e stringono il motto che dà titolo a questa serata: “non se ne vadano docili in quella buona notte”. Nati per le vittime del più recente terremoto, hanno anche la pietà, l’ardore e la dolcezza di cui il rito di musica e poesia sono capaci.



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lo spettacolo L’AUTORE Mercadini a Castel Bolognese, San Mauro Pascoli e Novafeltria

Se Cappuccetto Rosso attraversa la savana e incontra la iena

Da sinistra a destra: Fallou Diop, Simone Marzocchi, Moussa Ndiaye, Laura Redaelli, Adama Gueye, Alessandro Argnani

Nuova produzione del Teatro delle Albe tra Europa e Senegal Thioro un Cappuccetto Rosso senegalese è uno spettacolo nato in Senegal, nuova occasione di incontro nel solco della feconda relazione del Teatro delle Albe con Diol Kadd e gli attori legati a Mandiaye N'Diaye, attore cardine delle Albe (scomparso nel 2014) che ha fondato là l’associazione Takku Ligey coinvolgendo i giovani del villaggio e creando un’alternativa di lavoro e di vita. Lo spettacolo è inserito ne La stagione dei teatri e ne La stagione dei piccoli di Ravenna. Reinvenzione dal respiro africano di Cappuccetto Rosso, una delle fiabe europee più popolari al mondo e di cui esistono numerose varianti, Thioro, un Cappuccetto Rosso senegalese evoca soltanto il popolare racconto. In realtà questo viaggio dal ritmo pulsante, grazie all’intreccio di diverse lingue, strumenti e immaginari, porta ogni spettatore alla scoperta non del bosco, ma della Savana, e all’incontro non con il lupo ma con Buky la iena, in un viaggio attraverso l’Africa. Un lavoro che fa incontrare la fiaba europea con la tradizione africana partendo dalla suggestione di come l’origine esatta di Cappuccetto Rosso continui a essere un’incognita. In scena Adama Gueye, Fallou Diop, attori e musicisti, e Simone Marzocchi, compositore e trombettista, che intrecciano parola e musica e che dialogano facendo incontrare suoni, strumenti e ritmi europei e africani. Un “meticciato teatrale” che ha origine e prosegue il percorso delle “Albe afro-romagnole”. Il calendario delle repliche al teatro Rasi di Ravenn: venerdì 4 maggio alle 21, sabato 5 maggio alle 17, domenica 6 maggio alle 11 (In collaborazione con Villaggio Globale), domenica 13 maggio alle 17. Diverse anche le matinée e gli spettacoli riservati alle scuole.La regia è di Alessandro Argnani a cui va anche l’ideazione insieme a Simone Marzocchi e Laura Redaelli, produzione di Ravenna Teatro/ Teatro delle Albe – Accademia Perduta - Ker Théâtre Mandiaye Ndiaye. Info: 0544 36239.

Poeta parlante, autore di monologhi teatrale di cui si fa interprete, il cesenate Roberto Mercadini sarà presente a maggio su tre palcoscenici romagnoli. Martedì 15 il primo appuntamento è a Castel Bolognese (Ravenna), alla biblioteca "Luigi dal Pane" alle 21 con lo spettacolo dal titolo "Da dove passa il futuro. Monologo sulla tecnologia”. Martedì 22 maggio, invece, l’appuntamento è nel paese natale di Giovanni Pascoli, a San Mauro Pascoli, all’interno di Villa Torlonia, con il testo "Noi siamo il suolo, noi siamo la terra” ovvero un monologo sulla “cittadinanza planetaria”, ricco di paradossi, personaggi stralunati, storie comiche e spiazzanti. Un monologo in apparenza visionario, ma basato su dati rigorosamente scientifici: per riflettere sul legame strettissimo fra ecologia ed economia, su cosa sia un ecosistema, su come ecosistemi apparentemente lontani interagiscano fra loro. Il giorno dopo Mercadini sarà al teatro di Novafeltria con uno spettacolo, al momento in cui andiamo in stampa, ancora da definire.


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inserto speciale / I IN COLLABORAZIONE CON

Comune di Ravenna Assessorato alla cultura

UN PROGETTO DI

FESTIVAL

Ritratto di Davide Sacco e Agata Tomsic ovvero ErosAntEros (foto Gianluca Sacco) A destra, l’immagine del festival Polis disegnata da Gianluca Costantini

Attori, musica e poesia: eventi partecipativi fra società e teatro Al via dal 17 al 20 maggio la prima edizione di Polis, progetto di ErosAntEros Protagonisti Orsini e Giovanna Marini, Albe, Odin Teatret... e il pubblico Nasce Polis Teatro Festival, un evento che con cadenza annuale animerà la città di Ravenna concentrandosi sull’arte dell’attore-performer come fulcro ardente della relazione con lo spettatore, del teatro con la società. Sin dalla prima edizione Polis dissemina spettacoli, incontri ed esperienze partecipative, per offrire alla cittadinanza la possibilità di entrare in contatto con quelli che nella polis antica venivano chiamati i tecnici di Dioniso, ovvero coloro che attraverso l’arte teatrale, trasmessa per contagio da un dio, portavano i cittadini a condividere uno spazio e un tempo di riflessione sul presente. Non grandi allestimenti, ma grandi performance, che per farsi specchio della società, non hanno bisogno di cornici dorate. Un teatro inteso nel suo senso più ampio e accogliente, senza distinzioni tra generi e generazioni, all’insegna della contaminazione non soltanto dei linguaggi, ma anche dei pubblici, per superare insieme inutili distinzioni e riavvicinare quest’arte viva alla collettività. Si parte dal cuore del centro cittadino: il Teatro Alighieri e il Chiostro Grande della Biblioteca Classense. La dimensione raccolta del chiostro, il rapporto ravvicinato che questa favorisce tra l’opera e lo spettatore, fa di esso uno spazio magico e potente, che fortemente incide sulla forma degli spettacoli ospitati e che con il suo particolare assetto architettonico riesce a far dialogare immediatamente storia e innovazione. Sin dall’immagine che Gianluca Costantini ha creato per il festival di quest’anno, il teatro è al centro di una città celata dietro lo sguardo di una bambina, che invita l’altro a seguirla per riscoprire l’importanza dell’arte e della memoria, per ricostruire una comunità a partire dalle sue stesse macerie e proiettarsi verso il futuro.

L’edizione 2018 di POLIS si concentra attorno a tre parole chiave: attore, musica, poesia. Tre fuochi che uniscono tutti gli spettacoli programmati e che pongono l’accento sulla parola poetica che si fa musica, che diventa enunciazione, vibrazione nervosa e muscolare che si diffonde nello spazio e che si trasmette per contagio agli spettatori. Musica, che detta il tempo e l’altitudine della parola, ponendo tra sé e quest’ultima il corpo-voce dell’attore e del musicista. Ne sono esempio il canto degli ultimi di Oscar Wilde, portato in scena da due grandi maestri come Umberto Orsini e Giovanna Marini; l’urlo rivoluzionario dei poeti che hanno cantato l’Ottobre rosso, nel nostro 1917 in versione da chiostro; la materialità impalpabile del dialetto romagnolo di Nevio Spadoni, che emerge dalle profondità dei corpi di Roberto Magnani e Simone Marzocchi nello spettacolo del Teatro delle Albe. La questione partecipativa sarà al centro della giornata dedicata a Teatro e Polis con il prof. Marco De Marinis, che si concentrerà sulla compagnia più longeva del mondo, l’Odin Teatret, raro esempio di ricerca verticale e coinvolgimento orizzontale della comunità. La polis avrà modo di partecipare anche attivamente. Tutte le sere gli spettatori verranno stimolati a lasciare in forma anonima i propri commenti dopo la visione degli spettacoli ed entrambe le serate ai chiostri verranno accompagnate dall’atto fotografico partecipativo di Marzia Bondoli Nielsen. Entrambe le testimonianze confluiranno all’interno di Parteci-Polis, momento di condivisione e discussione collettiva previsto in chiusura del festival l’ultimo giorno. Agata Tomsic e Davide Sacco - ErosAntEros

testimonianza

QUELLO CHE PENSO DI EROSANTEROS Eugenio Barba (Odin Teatret): «Nulla mi riempie di gioia come la loro cecità....» «Nulla mi riempie di allegria quanto la cecità di ErosAntEros. Non vedono le cose che sono ovvie per tutti. Quindi, ignorandole, abbandonano strade maestre e imboccano sentieri polverosi che una vista normale e un buon senso raccomanderebbero di evitare. Creare un Festival quando non hanno neanche i soldi per sfamarsi? Avere l’ambizione di gareggiare con la pletora di simili iniziative? Illudersi di poter avere aiuto da chi eroga soldi per la cultura? Ma da dove tirano fuori il tempo, le energie, e la voglia di lavorare per gli altri? Per questo mi sento felice mentre corrono allo sbaraglio con il loro Festival. Perché sono ciechi, un’infermità dalla quale, pur nella mia tarda età, non sono riuscito a guarire, l’unica che salvaguarda l’igiene del nostro spirito». Eugenio Barba Holstebro, 14.04.2018


II maggio 2018

SPETTACOLO

1917 CORE, le voci della sommossa Nuovo allestimento del lavoro di ErosAntEros dedicato alla Rivoluzione d’Ottobre

Una lettura-concerto per trasmettere l’essenza di 1917, lo spettacolo creato da ErosAntEros per ridare vita alle parole dei poeti che hanno cantato la Rivoluzione d’ottobre in Russia e restituire attraverso la propria ricerca sonora-vocale la sorpresa e la gioia per l’avvento di un tempo talmente nuovo da lasciare senza fiato. «Sole, ghiaccio, neve, fuoco, aurora, sono i compagni di questo viaggio; rosso, giallo-laccato, azzurro-cielo, la tavolozza con cui coloriamo le visioni che accompagnano il concerto, per rendere attraverso la scena quel frangente in cui lo scorrere del tempo quotidiano è parso fermarsi e lasciare spazio al sogno ideale fattosi realtà, quell'incredibile momento in cui nostra alfine sarà è sembrato divenire nostra alfine è, e si è immaginato una nuova idea di Stato che solo adolescente: crea, inventa, prova! Ma la storia ci insegna che il grande slancio e l’entusiasmo iniziali sono stati presto traditi. Per questo, all'ottimismo dei versi di Majakovskij, Blok, Chlebnikov, Esenin, Pasternak e Geršenzon contrapponiamo le sonorità tragiche dell’Ottavo quartetto di Šostakovič, dedicato dal compositore alle vittime dei fascismi e delle guerre, e forse a se stesso». Tre sono gli elementi principali che compongono lo spettacolo: le parole dei poeti incarnate da Agata Tomsic, le musiche rielaborate da Davide Sacco, la proiezione video delle animazioni di Gianluca Sacco. Tre linguaggi diversi che dialogano tra loro per narrare l’utopia che è sembrata poter ribaltare il mondo, nella speranza benjaminiana che la sua citazione crei una nuova possibilità per immaginare una vita più giusta, pulita, allegra, bellissima oggi. Nell’ambito del festival Polis, lo spettacolo va in scena venerdì 18 maggio (ore 21) nel chiostro grande della Biblioteca Classense, nella versione 1917 CORE – senza esecuzione musicale dal vivo della partitura di Šostakovič e adattato al nuovo spazio scenico – rispetto a quella integrale andata in scena il 28 giugno 2017 al teatro Alighieri, commissionata dal Ravenna Festival. La messa in scena si avvale, oltre alle varie creazioni drammaturgiche, sceniche, sonore e registiche di Davide Sacco e Agata Tomsic, della consulenza letteraria del professore Fausto Malcovati – i testi sono tratti da: Vladimir Majakovskij, Bene!, Lenin, La rivoluzione, Canaglie!, Radio-Ottobre; Aleksandr Blok, I dodici, Intelligencija e rivoluzione; Velimir Chlebnikov, Solo noi, arrotolati i vostri tre anni di guerra; Sergej Esenin, Il cantante appello; Boris Pasternak, Il dottor Živago; Michail Geršenzon, Corrispondenza da un angolo all'altro –, dei costumi di Laura Dondoli, dei materiali musicali tratti da: Dmitrij Šostakovič, Quartetto n. 8 in do minore, op. 110; Grigorij Mačtet, Tormentato da una dura prigionia; Pierre de Geyter, L’Internazionale, dei materiali visivi da opere di Dmitrij Bisti, El Lissitzky, Aleksandr Rodčenko.

la compagnia

MARCO DE MARINIS (DOCENTE UNIVERSITARIO): «EROSANTEROS, ULTIMO NATO NELLA “ROMAGNA FELIX“ DEL NUOVO TEATRO» Nella Romagna Felix del nuovo teatro italiano, felicissima è Ravenna, città che in poco più di trent'anni ha visto crescere – all'ombra del Teatro delle Albe, da tempo una delle realtà teatrali più importanti nel nostro Paese – due generazioni di gruppi caratterizzati da notevole originalità e indubbia qualità artistica, da Fanny & Alexander ai Menoventi (per non citarne che due soltanto), fino a ErosAntEros, ultimo nato della ricca nidiata, molto legato all'ambiente ravennate, dove fra l'altro collabora alla non-scuola delle Albe. Fondata nel gennaio 2010 da Agata Tomsic, attrice, dramaturg e studiosa, e Davide Sacco, music designer e regista, la compagnia ErosAntEros si è dedicata per alcuni anni a raffinate sperimentazioni interdisciplinari su immagine e suono, che hanno tenuto in secondo piano la parola e soprattutto facevano a meno di un vero e proprio testo. Un significativo esito produttivo di questo lavoro è stato lo spettacolo Nympha, mane! (2012), in cui sono confluite anche le ricerche universitarie di Agata presso il Dams bolognese sul motivo della Ninfa nella cultura e nell'immaginario occidentali, con un riferimento dominante agli studi iconografici del grande storico dell'arte tedesco Aby Warburg. Ed è proprio in riferimento a Warburg (molto frequentato anche da Chiara Lagani e Luigi De Angelis di Fanny & Alexander) e al suo celebre Bilderatlas Mnemosyne che ErosAntEros è arrivato a proporre un proprio metodo compositivo, drammaturgico, attoriale e registico insieme, chiamato appunto “metodo atlantico”. Nel 2014, Agata e Davide attuano una decisa svolta nel loro lavoro. E si tratta di una svolta duplice. Da un lato emerge in essi la necessità di conferire alle loro ricerche un taglio più impegnato civilmente e politicamente, dedicandosi a una riflessione sul ruolo dell'artista all'interno della società contemporanea e sulle sue responsabilità. Dall'altro, in una coincidenza sicuramente non casuale, decidono di attuare un confronto più ravvicinato con la dimensione testuale e la drammaturgia scritta. A fare da mentori di questa duplice svolta, direttamente o indirettamente, troviamo due figure emblematiche di intellettualiartisti del secolo scorso, come Brecht e Pasolini, e un gruppo teatrale ormai leggendario, sulla breccia da oltre cinquant'anni, come l'Odin Teatret, diretto da Eugenio Barba. Nascono così Come le lucciole, un work in progress dal 2013 al 2015, con un evidente riferimento a PPP attraverso la rilettura fattane da Georges Didi-Huberman, warburghiano eretico, e Sulla difficoltà di dire la verità (2014), efficace mise-en-espace di uno dei testi più esplicitamente politici scritti da Brecht (Cinque difficoltà per chi scrive la verità), quasi un manuale del rivoluzionario. Nel 2015, l'avvio di una collaborazione con ERT permette a ErosAntEros di sviluppare ulteriormente questa linea di ricerca con la messa in scena di un testo inedito, da loro commissionato appositamente al giovanissimo Emanuele Aldrovandi. Il risultato è stato un riuscito spettacolo sul neofascismo contemporaneo, postideologico ma per fortuna non troppo qualunquistico o populistico, che ha debuttato nell'autunno del 2016 al festival “Vie”, facendo soprattutto rifulgere le qualità attoriali di Agata (e degli altri attori, Marco Cavicchioli su tutti) e quelle registiche di Davide Sacco. Il lavoro successivo di Agata e Davide è continuato all'insegna di un teatro impegnato che non rinuncia però al valore estetico (per usare le loro parole). Nel 2017 hanno debuttato con 1917, uno intenso spettacolo-concerto in omaggio alla Rivoluzione d'Ottobre, di cui si è appena celebrato il centenario: un lavoro fatto di poesie e musiche, con la collaborazione del Quartetto Noûs, e i poeti, cui dà voce Agata, sono ovviamente i cantori della rivoluzione russa, tutti poi da essa disillusi o traditi: Blok, Esenin, Chlebnikov, Pasternak e soprattutto Majakovskij. Dopo aver dovuto accantonare (solo per il momento, si spera) due progetti ambiziosi riguardanti 1984 di Orwell e il brechtiano L’anima buona del Sezuan, i due stanno lavorando (altro anniversario!) a uno spettacolo sul Sessantotto, dal titolo Vogliamo tutto! E c'è davvero da augurarsi che essi possano finalmente trovare in Regione, e non soltanto, quei sostegni che hanno dimostrato ormai di meritare, per lo spessore, il rigore e l'originalità della loro proposta artistica.

GLI ARTISTI Pietro Valenti (direttore di ERT dal 1994 al 2016): «Agata e Davide hanno un’inquietudine che li rende unici nel panorama del Teatro giovane» Se dovessi raccontare del mio incontro con Agata e Davide, comincerei dicendo che mi hanno perseguitato per diversi anni, sia quando ci si incontrava a teatro, sia ai convegni e altre iniziative. Durante questo periodo avevamo degli impegni di accompagnamento con altre giovani compagnie della Regione. Mai un’ombra negli incontri casuali e nelle telefonate con la mia segreteria. Io non avevo mai visto i loro lavori, siamo nel 2013, loro sono ospitati a Modena da un altro Teatro. Naturalmente ero all'estero, dico a una mia collaboratrice di andare; da questo momento il rapporto si modifica, hanno un punto di riferimento all'interno della struttura che mi aveva riferito del loro lavoro. In quel periodo cominciavo la preparazione del progetto triennale 2015/2017, un lavoro molto difficile e molto complesso, che mi ha assorbito per il biennio. I soci dell'ERT avevano espresso la richiesta che diventassimo Teatro Nazionale, perciò la complessità prevedeva l'opportunità di proporre alcuni lavori nel triennio con compagnie Regionali. Partendo da questo sono cominciati gli incontri in cui discutevamo come procedere per arrivare alla definizione di un percorso comune. Per me incontrarli era come incontrare altri forse più famosi, ascolto e restituzione, cucire degli intrecci con drammaturghi, attori, tecnici e tutto quello che poteva essere utile per il lavoro che avevamo deciso di fare, Allarmi!. Cosa posso dire, artisticamente il risultato parla da solo, il tema del rigurgito fascista è stato proposto da loro, anche le cose proposte da me sono entrate nello spettacolo per loro scelta. La struttura dell'ERT ha dato loro sicurezza, primo studio nell’aprile 2016, debutto al “Vie Festival” nell’ottobre 2016. Sono anche diventati più sereni, più maturi, quasi eleganti. Dopo, nel dicembre del 2016, è finita la mia direzione, siamo diventati amici, la mia stima nei loro confronti si è consolidata. Posso solo dire che hanno una inquietudine che li rende unici nel panorama del Teatro giovane. Li aspettiamo nelle prove future, il Festival, a cui ho collaborato e la nuova bella e importante produzione, che li vedrà dirigere un gruppo numeroso di attori e un titolo di repertorio, con uno sguardo sicuramente contemporaneo. Adesso ci sentiamo tutti i giorni, più che un amico sono il confessore.


III maggio 2018

INTERVISTA

Giovanna Marini: «Solo nel canto popolare sopravvive la poesia» Con cinque ballate la musicista è, assieme al grande attore Umberto Orsini, protagonista de La ballata del carcere di Reading, per la regia di Elio De Capitani Giovanna Marini è una delle figure più importanti nello studio, nella ricerca e nell'esecuzione della tradizione musicale popolare italiana. Giovedì 17 maggio il Teatro Alighieri ospita due insuperabili maestri del mondo teatrale e musicale come Umberto Orsini e Giovanna Marini che, diretti da Elio De Capitani, inaugurano il festival Polis con lo spettacolo La ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde. Secondo il regista lo spettacolo si presta a una messinscena in cui l'attrazione fisica si sublima in canto e il canto sublima la sofferenza in bellezza. Giovanna Marini ha composto cinque ballate per lo spettacolo, componendo una musica che va dalla ballata irlandese fino a Schubert, passando per i Beatles. Umberto Orsini interpreta un Oscar Wilde teso a cogliere solo il lato artistico-estetico e la bellezza dei versi, che ben si fondono con la musica ostinata e precisa della Marini.

cavamo di metterlo alla fine della scaletta, ma quel ricciolino si infilava sempre sul palco a tradimento e non c’era modo di farlo scendere. In quegli anni lo chiamavano Zimmy. Poi ebbe il grande successo di Blowin in the wind e cominciammo ad apprezzarlo anche noi». Quando gli hanno assegnato il Nobel come l’ha presa? «Io ci vorrei parlare con questi svedesi che danno i Nobel. Già quando lo diedero a Dario Fo non la presi bene. C’era il grande Mario Luzi che lo aspettava da anni, e che non aveva una lira, e quelli lo danno a Fo. Sta volta lo danno a Dylan. Forse non era tanto adatto. Le canzoni di Dyaln sono molto belle quando le traduce De Gregori». Quest’anno ricorre l’anniversario del ’68. Dello spirito di quegli anni cosa rimane? «Niente. Rimangono però gli effetti pratici di quelle proteste, come i rapporti tra professori e allievi, tra mariti e mogli, tra genitori e figli. È stato un rovesciamento totale, ha avuto molto di positivo, e qualche eccesso manicheista. Il mio editore mi ha chiesto di scrivere una canzone sul ’68 e mi è venuto in mente uno sgombero delle case occupate. Quel giorno ci riversammo tutti in piazza a protestare con gli sfrattati al Campidoglio. Eravamo tanti, accendemmo un fuoco, si cantava, c’era una bella atmosfera. Nel 2017 è successo uno sfratto identico. Venivano sgomberati dei baraccati. Li hanno inzuppati d’acqua con gli idranti, spintonati. Beh, non c’era nessuno a sostenerli. Un paio di studenti di un centro sociale e basta. Mi ha fatto molta impressione. Ho capito che non c’era più nessuno. Quando ha chiuso il Pci è finito un periodo di impegno. Subito dopo Papa Wojtyla ha chiuso gli oratori. Quel tipo di aggregazione civile è stato spezzato dall’alto. Oggi il massimo del sostegno che ci si da tra le persone è mandarsi una faccetta triste con il cellulare… Se la mandano a me io li mando a quel paese». Dei musicisti di oggi chi le piace? Secondo lei c’è ancora un impegno politico dei musicisti? «Mi piace solo Francesco De Gregori e il lamento dei contadini che ancora cantano nelle processioni». Secondo alcune testimonianze quando era giovane si difese da un’aggressione fascista menando con la sua chitarra. È vero? «Sì, è successo davvero. Ma poi mi sono ricordata che la chitarra era costata 300 mila lire e ho pensato che non valeva la pena romperla in testa a un fascista, allora mi sono fermata». Matteo Cavezzali

«Negli anni ‘60 ho conosciuto in Usa Bob Dylan, un tipo un po’ invadente, cordialmente antipatico»

Come è nato questo spettacolo? «È nato tanti anni fa. Eravamo nel camerino di Pippo Delbono, che faceva Urlo. Lì Orsini recitava un pezzo de Il carcere di Reading di Oscar Wilde. Mi piacque molto, era un manifesto contro la pena di morte. Decisi di metterlo in musica, ma non ci riuscii. Pensai allora di metterlo in musica in inglese, ed era molto più facile. Leggendo ad alta voce le parole suggerivano una musica e scrissi otto ballate. Orsini si è entusiasmato, poi è arrivato De Capitani e così è nato lo spettacolo». Il rapporto trea poesia e musica è antichissimo, nato assieme alla poesia stessa, e confermato con il Nobel a Bob Dylan… «Tutta la poesia era cantata. Anche Dante, quando nella Vita nova parla di “tre parti” o “quattro parti” sta parlando di metrica musicale. Poi si è persa questa abitudine, tranne che tra i cantori popolari che sono l’ultima forma sopravvissuta di poesia cantata». Lei ha avuto modo di suonare con Bob Dylan quando era in America negli anni ‘60, che ricordo ha di quegli anni? Sembrerò antipatica, ma non ho un buon ricordo. Noi cantavamo nel Club 47 a Boston. Io andavo spesso lì a cantare e ascoltare grandissimi musicisti. Ricordo un nero a cui mancavano due corde della chitarra che mi impressionò, ma ho dimenticato come si chiamava. Scoprii un mondo. Poi ogni tanto arrivava questo ragazzetto coi capelli ricci e si piazzava sul palco e non smetteva più di suonare, di parlare, di fare lunghe melopee insostenibili. Era Bob Dylan e a noi stava cordialmente antipatico, perché quando arrivava lui non riusciva più a suonare nessun altro. Cer-

Giovanna Marini e Umberto Orsini in scena (foto di Alessandra Merisio). Sopra, in un ritratto di Gianluca Costantini

IMMAGINI

«Oggi apprezzo solo Francesco De Gregori e quel che resta del lamento dei contadini nelle processioni»

SPECTATOR E LA TRASFIGURAZIONE DEL PUBBLICO TEATRALE Spectator è una ricerca sperimentale in due atti di Marzia Bondoli Nielsen che, attraverso i ritratti fotografici degli spettatori, crea una registrazione delle trasformazioni che questi vivono dopo aver assistito a uno spettacolo teatrale. Come sono transitati dentro di loro parole, suoni, gesti, suggestioni ed emozioni vissuti mentre hanno assistito a una performance? È possibile fissare tali stati d'animo in una fotografia? Lo spettatore-partecipante verrà fotografato due volte, prima e dopo aver assistito allo spettacolo in programma al chiostro della Biblioteca Classense, il 18 o il 19 maggio. Il set fotografico sarà attivo un'ora prima e un'ora dopo lo spettacolo nell’atrio della Sala Dantesca. Le immagini dei partecipanti verranno proiettate il 20 maggio durante l’evento ParteciPolis. Per garantire la partecipazione di tutti gli spettatori che lo desiderano è consigliata la prenotazione: tel. 335 7527507 mail marziab@gmail.com. La ravennate Marzia Bondoli Nielsen ha approfondito lo studio della fotografia negli ultimi dieci anni, soprattutto come ricerca personale. Le sue immagini parlano della trasformazione che avviene all'interno di noi, di come in poco tempo può cambiare tutto e come ciò si può registrare in fotografia attraverso un vero e proprio atto performativo. Espone in varie mostre collettive e nella mostra personale, Four Minutes, presso la galleria Lilith di Ravenna nel 2016. www.marziabondoli.com


IV maggio 2018

interazione

INCONTRO

PARTECI-POLIS, PAROLA ALLO SPETTATORE Come fare a restituire al teatro il ruolo centrale che aveva nella polis antica? Come spingere i cittadini a partecipare attivamente alle proposte culturali della città stimolando il dibattito e lo scambio di opinioni? La prima edizione di Polis prova a cercare delle risposte a questi quesiti chiedendo durante le prime tre giornate agli spettatori di condividere le proprie impressioni, domande e desideri sugli eventi in programma e sul festival in generale. Nei luoghi di spettacolo e all’indirizzo info@polisteatrofestival.org sarà infatti possibile lasciare i propri commenti e riflessioni fino alla mezzanotte del 19 maggio. Il giorno successivo, queste testimonianze confluiranno all’interno di Parteci-Polis, un momento di condivisione e discussione collettiva, che verrà accompagnato dalle immagini degli spettatori che sceglieranno di donare il proprio volto all’atto fotografico partecipativo Spectator di Marzia Bondoli Nielsen.

INFO E PRENOTAZIONI Biglietteria: carnet, costi, sconti e prevendite Informazioni http://polisteatrofestival.org http://erosanteros.org Biglietti La ballata del carcere di Reading posto unico numerato 15 euro 1917 CORE, E’ bal posto unico 10 euro Carnet a 3 spettacoli 25 euro Under14 € 5 | Under18 e studenti universitari 50% Gli incontri, la proiezione del film e la partecipazione a Spectator sono a ingresso gratuito. Biglietteria e prevendite Teatro Alighieri – via Mariani 2 Ravenna, tel. 0544 249244 online www.teatroalighieri.org Cassa di Risparmio di Ravenna (tutte le filiali) IAT Ravenna, Piazza San Francesco 7, tel. 0544 482838 IAT Cervia, via Evangelisti 4, tel. 0544 974400 IAT Teodorico, via delle Industrie 14, tel. 0544 451539 Maggiorazione di prevendita 10%

spettacolo

E’ BAL, RISUONA IL DIALETTO COME LINGUA INCARNATA Gli attori Magnani e Marzocchi delle Albe alle prese con il testo di Spadoni

Teatro e Polis: asocialità e nuove forme di socialità Il caso Odin Teatret Incontro con lo studioso Marco De Marinis e visione del film La conquista della differenza della compagnia teatrale di Eugenio Barba «Devi essere “asociale” se vuoi creare l'esempio contrario alla socialità dell'ingiustizia. Devi essere “asociale” se non vuoi accettare le regole del gioco in cui tu resterai perso e impigliato». Così scriveva Eugenio Barba verso la fine degli anni Settanta. A quarant'anni di distanza, queste affermazioni non hanno perso nulla della loro attualità. Tanto più oggi che la città del teatro rischia di diventare una “fortezza vuota”, il richiamo del fondatore dell'Odin Teatret all'asocialità (quella del dissidente non dello scismatico), come condizione indispensabile da conquistare per restituire senso, identità ed anche efficacia alla azione teatrale, rimane imprescindibile. Per dar vita a nuove, più soddisfacenti e più giuste forme di convivenza, per rilanciare e rinnovare una pratica virtuosa della polis e dunque della politica, la presa di distanze almeno temporanea dalla città, e dunque dalla politica, così come sono nel presente, appare ancora oggi, anzi forse oggi più che mai, una condizione ineluttabile. L'asocialità così concepita, lungi dal negare ogni forma di comunità, risulta invece sempre di più una pratica necessaria di allontanamento temporaneo, per poter immaginare e anche animare la città futura, cioè nuove e più umane forme di socialità, a cominciare da quelle provvisorie ma potenti che il teatro sa propiziare, come il Novecento ci ha mostrato e come tutta la storia dell'Odin Teatret, dal '64 ad oggi, ci testimonia. Su questi temi è incentrato l’incontro pubblico – in programma domenica 20 maggio (ore 17) alla Sala Muratori della Biblioteca Classense – condotto dallo studioso Marco De Marinis. Nella stessa sala alle ore 18 è prevista la proiezione del film La conquista della differenza dell’Odin Teatret che fa parte degli archivi della compagnia. Marco De Marinis è professore ordinario di Discipline Teatrali all'Università di Bologna. Dal 2004 al 2017 è stato il responsabile scientifico del Centro di Promozione Teatrale La Soffitta. Dirige la rivista “Culture Teatrali” da lui fondata nel 1999. I suoi scritti sono tradotti nelle principali lingue. Fra gli ultimi volumi pubblicati: Il teatro dopo l'età d'oro. Novecento e oltre, Bulzoni, 2013; Etienne Decroux and His Theatre Laboratory, Icarus Press-Routledge, 2015

E’ bal, lo spettacolo di ricerca vocale-musicale in dialetto romagnolo che Roberto Magnani e Simone Marzocchi del Teatro delle Albe hanno tratto dall’omonimo testo del poeta Nevio Spadoni, è ospite del festival Polis, sabato 19 maggio (ore 21) nel chiostro grande della Biblioteca Classense. E’ bal racconta la storia di Ezia, donna emarginata di un paese della campagna romagnola, vittima delle dicerie della gente, continuamente in cammino alla ricerca di un uomo da sposare. Questo suo andare in cerca, assomiglia a un ballo, un continuo sgambettare che smuove tutto il corpo della giovane donna. Ezia è vittima a suo dire, di un abbandono: il grande amore della sua vita l’ha lasciata sola e per questo motivo viaggia senza sosta per cercare di rimpiazzare il vecchio fidanzato ormai fra le braccia di un’altra donna. Ma il tempo passa, gli anni volano, e il ballo di Ezia si fa stanco e sgraziato, il decadimento fisico è accompagnato da una perdita progressiva della ragione, Ezia comincia a perdere la lucidità, ad avere le allucinazioni, ricorda solo una vecchia giostra, teatro, a quanto pare, del primo incontro con quel cavaliere che l’ha lasciata sola a ballare questa danza folle – che assomiglia a un sogno – che è la vita.

Roberto Magnani, dopo essersi confrontato con l’Odiséa di Tonino Guerra nel 2009, accetta dunque questa nuova sfida con il dialetto romagnolo, intendendolo come lingua incarnata, pozzo da cui attingere visioni e immaginario, un contatto con i fantasmi dei nostri antenati, e contrappuntato dai mondi sonori evocati da Simone Marzocchi, racconta, alternando ferocia, disincanto e mestizia, la storia di Ezia. Una storia che, proprio per il continuo peregrinare della protagonista, per il continuo movimento assomiglia a un ballo, “e’ bal”, appunto. Ma è il testo stesso, scritto da Nevio Spadoni in quinari, a essere un ballabile, trascendendo il significato delle parole – quelle che sfuggono si capiscono comunque “a pelle”, in maniera intuitiva – e dando a Magnani la possibilità di arrivare al pubblico quasi in maniera fisica, pur restando immobile, con il dialetto a teatralizzare foneticamente lo scoramento della protagonista e la perfidia dei suoi compaesani. Il lavoro entra in una scia ventennale di alchimia tra la penna dialettale di Spadoni e la ricerca vocalemusicale delle Albe e in particolare di Ermanna Montanari, che ha già fruttato capolavori come Luṣ e L'isola di Alcina.


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maggio 2018

la recensione

I disegni di Vanessa Beecroft e la sua arte esoterica ed essoterica Alla Biennale di Rimini i “Disegni americani” dell’artista totale famosa per i tableaux vivants e le collaborazioni con grandi della moda e popstar

Vanessa-Beecroft “WhiteMadonna with Twins”

di Sabina Ghinassi

«Le performance hanno avuto origine dai miei disegni. Ma i disegni stessi li ho creati solo per me stessa. Non volevo mostrarli a nessuno. Pensavo, allora, che un artista contemporaneo non dovesse fare disegni. Il disegno era troppo accademico per me». Invece, in qualche modo, quei disegni decisero di entrare alla sua prima, ormai storica, performance VB1 alla Galleria Inga Pin di Milano, nel 1993. Volarono sulle pareti, come cahier de vie, e diventarono figure esili e veloci, alcune senza braccia, monche, sinuose, fluidamente espressioniste, belle e dolorose; si trasformarono nelle figure in piedi, raggelate e ferme in mezzo nello spazio vuoto della galleria. «Non era ancora una performance vera e propria, avevo scelto alcune ragazze fra le mie compagne, alcune le avevo incontrate in giro. Cercavo ragazze magre, alte, un po' anomale, con visi ovali come i volti di Pollaiolo o Piero della Francesca. Le avevo fatte vestire con abiti miei e avevo chiesto loro di indossare parrucche dai colori sgargianti. L'impatto visivo è stato sorprendente anche per me. Molto più forte di quello dei disegni che facevo», racconta. A parlare è l’artista Vanessa Beecroft, indiscussa star dell’arte contemporanea da più di vent’anni, interprete di un’arte esoterica ed essoterica allo stesso tempo, emotiva e insieme mentale, patinata come una copertina di Vogue e insieme profonda come un trattato teosofico, in grado di mantenersi in equilibrio tra autobiografia, empatia e rispecchiamento collettivo: in poche parole assolutamente geniale e acuta nell’interpretare la fragilità, la bellezza e la crudeltà dei nostri tempi.

Beecroft e i suoi Disegni Americani sono tra i protagonisti della Biennale del Disegno di Rimini 2018, Visibile e Invisibile- Desiderio e Passione. Non è un caso infatti che visibili e invisibili siano i disegni di Beecroft, incessanti rituali grafici segreti che, allo stesso modo dei bozzetti di Federico Fellini, costituiscono la struttura portante di tutto ciò che lei, da artista totale, mette da sempre scena. È diventata famosa per i grandi tableaux vivants dove decine di modelle, comparse, donne comuni sono bloccate in uno schieramento che ricorda quello di una falange antica. Cambiano gli accessori, come quelli delle bambole: alle volte sono nude, di una nudità non sensuale, oppure con dettagli che rimandano alla moda o al repertorio iconografico del Rinascimento italiano a cui lei è molto legata. Ma sono in scena sempre e comunque attraverso un modus operandi legato al suo vissuto, alla sua visione, alla sua relazione con se stessa e con il corpo/anima femminile. I Disegni Americani sono un ritorno al “luogo del delitto” a dove tutto è cominciato, a quando, da bambina, disegnava in continuazione bambole dai capelli rossi, tratteggiando ossessivamente le loro vite, mentre viveva nel paese di Malcesine, sulle montagne vicino al lago di Garda, con una madre vegana, steineriana, ribelle e anticonformista. È tornata ai disegni e ha scoperto la scultura in questi ultimi anni, con la complicità di una vita complicata e affettiva che la costringe a restare a casa:

Un’arte geniale nell’interpretare la fragilità, la bellezza e la crudeltà dei nostri tempi

ha quattro figli amatissimi da due compagni diversi e vive a Los Angeles per non allontanare i primi due dall’ex . E paradossalmente tutto ciò, ancora una volta, non è in contraddizione con tutto il resto, con le ultime trionfali collaborazioni con brand importanti: in passato Prada, Tom Ford, Alaya, recentemente quella con il rapper e stilista Kanye West per la sua collezione di street wear, fatta di video, sfilate, happening, sino alla grande installazione con 1300 comparse al Madison Square Garden di New York . Il risultato di questo ritorno tra le mura domestiche e a una parte di se stessa è veramente straordinario: un po’ radice affettiva, memoria, fondamenta, freschezza e crudeltà, verità, vita, incanto e realtà. Lei, Beecroft, qui è infatti già perfetta, nei corpi mostruosi e teneri che si deformano, nella dolcezza spietata e innocente, vagamente bad painting che delicatamente dichiarano. Sono disegni nudi, come nude erano spesso le modelle, “animula blandula” li definisce con grazia il bel testo che accompagna la mostra: piccole anime preziose e fragili di bambina che, sospesa tra poco e troppo cibo, tra meraviglia e orrore, tra empatia e distanza, tra ali di farfalla e dolorose cadute, ha trovato il disegno come Filo d’Arianna per uscire dal Labirinto.

I Disegni Americani sono un ritorno a dove tutto è cominciato, alla sua infanzia

Vanessa Beecroft- Disegni Americani, Biennale del Disegno di Rimini, Far- Fabbrica d’Arte Rimini, Piazza Cavour, Rimini, sino al 15 luglio, tutti i giorni dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 23.


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il festival

La street art colora Forlì con i temi e i valori della Costituzione Prima edizione per il festival “Murali” diretto da Marco Miccoli

maggio 2018

MATERIA OSCURA

A Cesena la “meglio gioventù” sulla Linea d’ombra di Linda Landi

Dopo l’anteprima di aprile con Millo (nella foto il lavoro realizzato), entra nel vivo Murali, il primo festival che porta la street art a Forlì, sotto la direzione artistica del ravennate Marco Miccoli, che nella città dei mosaici è invece curatore del festival Subsidenze. Il progetto prevede interventi artistici urbani su vari livelli e intende riqualificare le pareti scelte trasformandole in grandi opere attraverso la libera espressione degli artisti e permettendo alla cittadinanza di fruirne liberamente. Per il 2018 è stato selezionato come tema e filo conduttore delle creazioni artistiche la Costituzione della Repubblica italiana, in omaggio al suo settantesimo compleanno: i suoi principi universali saranno declinati e interpretati da artisti di livello nazionale e internazionale che realizzeranno le loro opere su muri della città che negli anni sono stati oggetto di abbandono e degrado. Dal 12 al 20 maggio saranno diversi gli artisti all’opera nella città del Melozzo. ZED1, Marco Burresi, street artist toscano, cresciuto a Certaldo, con un passato da writer. L’uso originale dello spray permette a Zed1 di arrivare a risultati davvero originali, sia nei colori che nelle sfumature. I suoi muri si possono ammirare un po’ dappertutto, ma soprattutto a Miami dove ultimamente passa molto del suo tempo. Per Zed1 è stato individuato il tema “Lavoro”. Per la sua opera, ha scelto e interpretato l’articolo 1 della Costituzione in via Nullo. In vicolo Oreste Casaglia lavorerà invece Gola, cesenate, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna e dal 2004 residente a Barcellona. Per Gola è stato scelto il “Patrimonio naturale” e per la sua opera, ha interpretato l’articolo 9 della Costituzione. Stesso tema al Parco della Resistenza dove sarà all’opera Camilla Falsini, illustratrice e pittrice nata a Roma, dove vive e lavora. In vicolo San Domenico, invece, ci sarà Eron, riminese classe 1973, ha esposto a manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia e al Chelsea Art Museum di New York ed è stato il primo street artist al mondo a dipingere una chiesa (San Martino in Riparotta, Rimini). Il tema su cui lavorerà sarà la “Famiglia”. Infine, in via Cobelli si potrà vedere all’opera Teo Pirisi, nato a Milano nel 1980, dipinge in tutto il mondo ed è anche graphic designer e illustratore. Tra gli eventi collaterali l’11 maggio dalle 20 c’è “Brainstorming 2018”: la storica rassegna musicale organizzata da OFFICINA52 si apre alla street art con session e contest di writing al pomeriggio, e musica dal vivo, spazi espositivi, baretto, free skate e tanto altro. Dal 18 al 20 maggio, spazio inoltre a 50 artisti emergenti che intervengono sulle pareti dello storico parcheggione sotto ai Musei San Domenico per “Barcaccia Underground”. Dal pomeriggio del venerdì all’intervento artistico si affiancheranno sessions di hip hop, break dance e musica dal vivo.

FAENZA Quando il cibo incontra l’arte: XI edizione per il weekend itinerante di District A “Zavagli e svarioni” è il tema della XI edizione del weekend itinerante nel Distretto A, di Faenza Art District. Un connubio tra arte, cibo, convivialità che si articola a partire da venerdi 18 maggio con la “Cena itinerante”, quando ristoranti e cantine, per una sola sera, aprono una postazione temporanea ed inedita nel quartiere faentino, arricchita dalla presenza di installazioni artistiche. Durante tutta la serata in ogni punto della mappa si incontreranno cibo, vino e birra e arte. Sabato 19 maggio invece il tema sarà cibo di strada e arte: foodtruck saranno disseminati nel quartiere, rendendo l’arte unica vera protagonista degli spazi aperti. Domenica 20 maggio si chiude con una “colazione & visite guidate”, alla colazione collettiva in un luogo inedito, si uniscono visite guidate, laboratori, passeggiate: ulteriore occasione per respirare la creatività del quartiere. Info line 392 0319674 attiva dal 1 maggio (dal lunedì al sabato dalle 14 alle 18).

Esiste qualcosa di più oscuro, unico e affascinante del singolarissimo percorso che ogni artista (ma potremmo dire anche individuo) traccia verso la compiutezza del suo essere? Quando Joseph Conrad scriveva La linea d’ombra il tema ce l’ha proprio messo tutto: l’abbandono della comfort zone, il disorientamento, quell’incedere a fiato sospeso verso un ignoto sottovuoto, il confronto con chi già è ed è stato. Insomma, la crescita. Va detto che ci piace talmente tanto il sapore di giovane che ce lo mettiamo in bocca il più spesso possibile; dall’altra parte, quando a parlare sono davvero i diretti interessati - i citatissimi giovani - non sempre i punti di vista coincidono: mi è rimasta impressa in proposito una geniale captatio benevolentiae del gruppo teatrale Panda Project, che recitava qualcosa come “se lo spettacolo vi è piaciuto, siamo stati bravi. Se non vi è piaciuto, siamo giova-ni”. E in tema di giovani colpisce positivamente l’approccio della curatrice Francesca Bertozzi che, mettendo sul piatto icastici neologismi come “futurante”, tiene a precisare che la situazione indagata nella mostra La linea d’ombra (che proprio dall’opera di Conrad trae ispirazione) non è tanto quella di una ancora irraggiunta maturità artistica, quanto la vivacità espressiva che scaturisce da quel processo di sintesi tra forma e contenuto che sfocia (sfocerà) nello stile personale, nella cifra di ogni protagonista. L’esposizione curata da Bertozzi insieme a Stefano Franceschetti (da domenica 29 aprile a domenica 3 giugno alla Corte Zavattini 31 di Cesena) si presenta quindi come doppiamente interessante perché ha per oggetto i lavori (grafici ma anche di animazione) di una ventina di studenti diplomati alla Scuola del Libro di Urbino, collegandosi così alla Biennale del Disegno riminese, e al contempo conclude il ciclo dei Cantieri Cristallino dedicato all’indagine dei simboli politici del nostro tempo. Rojna Bagheri, Alice Bartolini, Ahmed Ben Nessib, Andrea Bonetti, Samuele Canestrari, i collettivi Cavallino e Cono, Marta Di Carlo, Veronica Guerra, Giulia Marcolini, Anna Sophie Marten, Elisa Mossa, Alessandra Romagnoli, Carola Rossi, Francesco Ruggeri, Serena Saltarelli, Giuseppe Scala e Alberto Stella rappresentano “la meglio gioventù” chiamata a rimettersi in gioco attraverso la pratica del disegno che, fin dall’infanzia, porta ad un’immediata sintesi tra vita e rielaborazione personale di cui l’adulto poi perderà coscienza. E la volontà di gettare luce sul processo, ancor più che sull’esito finale, è ben dichiarata dalla scelta di mettere in mostra anche opere incompiute che possano dare conto dei pensieri, delle traiettorie seguite o scartate durante la fase di elaborazione, tanto più che si tratta di tentativi e ricerche deprivati del rassicurante “passaggio di consegne” - denunciano i curatori - evitato di proposito dalle generazioni mature ai fini di un conservatorismo che strozza il ricambio. Un po’ come un Crono che mangia i suoi figli.


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FORLÌ Isteria e misticismo nelle opere di Lucia Nanni ad Artealmonte fino al 13 maggio

bagnacavallo

Fino al 13 maggio “Annotazione I e III, Isteria e misticismo”, la mostra di opere (realizzate con macchina da cucire) dell’artista ravennate Lucia Nanni a cura di Giovanni Gardini, sarà visitabile ad Artealmonte Spazio Mostre, nel Palazzo del Monte di Pietà (c.so Garibaldi 37) a Forlì a ingresso libero (martedì-venerdì 16-19; sabato e domenica 10-12/16-19). Si tratta, spiega il curatore della «prima e terza tappa di una ricerca sul rapporto tra isteria e misticismo, Lucia Nanni attraverso un esasperato quanto lucido groviglio di fili e di pensieri, di sentimenti e di emozioni, osserva - e invita noi a fare lo stesso - figure di donne, di mistiche che nel loro rapporto con Dio hanno portato all’eccesso, o all’esasperazione, la loro esperienza trascendente. Maria egiziaca, la cui esistenza si perde in una narrazione tanto ardita quanto leggendaria di una vita di mortificazione nel deserto, e Rosa da Lima, dal cuore totalmente dedito all’amore a Cristo nella ricerca di una sofferenza capace di espiare il male dell’uomo, rivivono nei volti, nei corpi e nelle espressioni di due donne a noi contemporanee».

LONGIANO La mostra Touroperator alla Fondazione Balestra per ricordare la tragedia dei migranti nel Mediterraneo Dopo la tappa alla Classense di Ravenna, la mostra itinerante “Touroperator. Diario di Vite dal Mare di Sicilia" del forlivese Massimo Sansavini è ora in corso alla Fondazione Tito Balestra al Castello Malatestiano di Longiano fino al 24 giugno (da martedì a domenica 10-12 e 15-19). Sansovini è l’unico artista che ha ottenuto il permesso di prelevare materiali delle barche usate dai migranti per raggiungere l’Europa e sequestrate a Lampedusa. Da quei materiali ha ricavato opere musive dal linguaggio universale che ricordano le troppe tragedie avvenute durante i viaggi della speranza nel Mediterraneo.

ACHEROPITA: SETTANTA OPERE DI ENRICO LOMBARDI È in corso fino all’1 luglio al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, la mostra dedicata al pittore romagnolo (nato a Meldola) Enrico Lombardi dal titolo Acheropita, curata dal direttore del museo bagnacavallese Diego Galizzi. La mostra Acheropita (non dipinto da mano umana) raccoglie i nuclei essenziali della produzione più recente di Lombardi, con circa settanta opere esposte. Lavori che sono suddivisi in due serie: Jazz, con dodici grandi tele in omaggio a musicisti internazionali che hanno accompagnato la vita del pittore con le loro influenze sonore, e tutto il corpo principale degli Esercizi Spirituali, vasto ciclo pittorico di ricerca di ascetismo minimalista. L'evento espositivo è accompagnato da un catalogo con testi di Diego Galizzi, Rocco Ronchi (filosofo), Marcello Panascia (docente di Filologia bizantina) e Tommaso Evangelista (storico dell'arte). Orari: lunedì e post festivi chiusa; martedì e mercoledì 15-18; giovedì 10-12 e 15-18; venerdì, sabato e domenica 10-12 e 15-19. Aperta il il 2 giugno, chiusa il primo maggio. Il Museo Civico delle Cappuccine è in via Vittorio Veneto 1/a, a Bagnacavallo.

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visioni

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film

CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema

Sorrentino, Anderson, Garrone: le uscite in sala da non perdere

di Albert Bucci

Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.

Loro è un biopic di cui si sa solo che parla di Berlusconi: per sapere cosa aspettarci possiamo pensare ai precedenti Il Divo e The Young Pope

A sinistra uno scatto da Loro di Paolo Sorrentino; a destra L’isola dei cani di Wes Anderson; sotto una scena da Dogman di Matteo Garrone

Diviso in due parti, la prima a fine aprile e la seconda a metà maggio, l'evento prossimo del cinema di maggio sarà Loro di Paolo Sorrentino, biopic del quale si sa solo che è dedicato alla figura di Silvio Berlusconi, e ai “loro”, i personaggi che gli hanno ruotato intorno in 25 anni di potere politico, con Toni Servillo nel ruolo di Berlusconi, e tra gli altri interpreti Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak e Fabrizio Bentivoglio. Cosa si potrebbe dire di un film ancora da vedere, avvolto nella massima segretezza? Ripensiamo allora a come Sorrentino affrontò, ne Il Divo di 10 anni fa, l'altra icona della politica italiana Giulio Andreotti, sempre interpretato da Toni Servillo. Lungi dal crearne un ritratto demoniaco o politicamente schierato,

Sorrentino affrontò la messa in scena del Potere e delle sue figure di riferimento, con ritratti a tutto tondo e aggiungendo, quasi ironicamente, una notevole dose di empatia a un protagonista non proprio ammirevole. E se ci pensiamo bene, la stessa cosa ha fatto di recente con The Young Pope: un giovane papa nevrotico, reazionario e scontroso, ma calato in un Vaticano che raccoglie tutte le classiche congiure da Palazzo di rinascimentale memoria, e seguendo la Storia (anche nell'arte) che si incarna in pochi personaggi simbolici. E quindi, in una mia personale scommessa, mi aspetto che anche Loro affronterà il signor Berlusconi

nello stesso modo con cui abbiamo già visto Giulio Andreotti e Papa Pio XIII. Altro film da vedere a maggio è il nuovo film di Wes Anderson: L'isola dei cani, film di cartone animato in stop motion a passo uno (la stessa tecnica di Fantastic Mr. Fox). La storia inizia come distopia, prosegue come favola, per poi entrare nella magia tipica del regista americano: nel Giappone del 2037, il ragazzino Atari è legatissimo al suo cane Spots. Ma dopo una malattia contagiosa canina, il governo ha rinchiuso tutti i cani della città nella discarica Trash Island. Atari deve così salvare Spots... Scritto insieme a Roman Coppola e Jason Schwartzmann, L'isola dei cani è ispirato al cinema di Akira Kurosawa, ed è una spendida fiaba distopica, labirintica e tridimensionale, capace come solo Anderson sa fare di creare un'umanità non complessa ma superiore, un'umanità che potremmo definire a “quattro dimensioni” come un ipercubo nella fantascienza. I personaggi, nella versione originale, sono doppiati da grandissimi attori: Bill Murray, Tilda Swinton, Jeff Goldblum, Edward Norton, Frances McDormand, Scarlett Johansson, Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Greta Gerwig, Yoko Ono... Per cui, provate a cercare quelle poche sale che proietteranno la versione originale con sottotitoli. Un altro film in arrivo è il nuovo di Matteo Garrone in concorso a Cannes, e cioè Dogman: cupo noir ultraviolento ispirato al delitto del Canaro di 30 anni fa quando, nel sottobosco criminale della periferia selvaggia di Roma, Pietro De Negri, detto Er Canaro della Magliana (perché era anche toelettatore di cani), sequestrò e uccise l'ex complice di rapine ed ex amico Giancarlo Ricci. È la storia di una vendetta, dopo anni di soprusi e umiliazioni, consumata tra torture e mutilazioni atroci.

L’isola dei cani sarà un cartone in stop motion: dato i doppiatori, meglio vederlo in originale

Ricordo infine il classico e imperdibile appuntamento con i Corti da Sogni, dal 9 al 12 maggio presso il Teatro Rasi di Ravenna, con cortometraggi da tutto il mondo; e la rassegna del mercoledì del Cineclub Abajur di Ravenna, che questo mese proporrà Duel di Steven Spielberg, il mitico Brian di Nazareth dei Monty Python; e La talpa di Tomas Alfredson.


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cinema / ravenna

Corti da oltre trenta paesi ed eventi speciali per il festival “da sogni” Dal 9 al 12 maggio l’ormai storica manifestazione torna al teatro Rasi con il concorso internazionale Una scena da L’altante, del 1934

Dal 9 al 12 maggio si svolge a Ravenna la XIX edizione del festival Corti da Sogni – Antonio Ricci organizzata dal circolo Sogni e dal Comune di Ravenna. Nell’arco di quattro giornate saranno proposti 67 cortometraggi in concorso provenienti da 30 nazioni tra cui anche la martoriatissima Siria. Il festival proporrà opere in anteprima accanto a lavori che hanno già fatto incetta di riconoscimenti a livello internazionale. Tra gli interpreti sullo schermo si segnala anche la diva francese Catherine Deneuve. La manifestazione sarà ospitata come da tradizione al teatro Rasi ma un appuntamento sarà anche alla sala Mariani di Ravenna. L’ingresso, alle proiezioni di tutte e quattro le giornate, è gratuito (tesseramento in loco per il circolo Sogni 5 euro). Le proiezioni prenderanno il via mercoledì 9 maggio dalle 20, mentre gli altri giorni alle 18, con i corti in concorso, e proseguiranno fino a sera, mentre le mattinate sono dedicate agli studenti delle scuole. Alle 18 del venerdì anche l’incontro con il critico e docente cinematografico Roy Menarini che illustrerà il linguaggio e lo sviluppo delle serie televisive moderne come Fargo e Westworld. Il sabato dalle 16 alle 17 riprenderanno le proiezioni dei cortometraggi in concorso e alle 17 è in programma un evento speciale: Davide Pietrantoni spiegherà il lavoro di recupero effettuato dalla Cineteca e introdurrà la proiezione del film capolavoro “L’Atalante” di Jean Vigo. Dalle 20 partirà la serata finale.

cinema / rimini

VALERIO APREA PREMIATO ALLA SMITING FESTIVAL Dal 2 all’11 maggio la rassegna dedicata alla “cultura non convenzionale” con due proiezioni Dal 2 all’11 maggio a Rimini si svolge la nona edizione dello Simiting Festival, dal titolo “Unlost in traslation- noio volevam savuar/I know my chicken” incentrato su dialogo e comunicazione. Si tratta di un festival nazionale della Cultura non convenzionale, con una predilezione verso la creatività surreale e l’ironia e sarà molto incentrato sul cinema oltre che sulla musica (vedi p. 7). Tra gli appuntamenti il 7 maggio ci sarà al Cinema Settebello alle 20 la Smiting Soirée sui titoli dei film tradotti in maniera surreale o incomprensibile. Il talk show è curato da Stefano Rossini, Matteo Munaretto, Max Alberici e sarà ricco di presentazioni, cortometraggi e ospiti. Per il concorso “Non Sense Contest”, quest’anno anche il Premio della Critica dalla rivista “Il Cacofonico”. A seguire, la proiezione di “Lost in Translation” (Usa - 2003) scritto, diretto e prodotto da Sofia Coppola con protagonisti Bill Murray e Scarlett Johansson. Il film ruota intorno al particolare rapporto tra l'attore in declino Bob Harris e la neolaureata Charlotte in un grande hotel di Tokyo. Dopo la serata del 9 maggio “Meet and Speak - Rimini Language Exchange” al Jammin’ Hostel & Bar alle 21 una serata in cui italiani e stranieri hanno l'opportunità di incontrarsi, divertirsi, praticare differenti lingue. Si torna al cinema venerdì 11 maggio al cinema Fulgor alle 21 per una conversazione sulla trilogia Smetto quando voglio con Valerio Aprea, che ha vinto e riceverà in quell’occasione il premio Smiting 2018. Seguirà la visione del film (la terza parte, “Ad honorem”, nella foto) e conversazione assieme ad altri rappresentanti del cast.


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parole

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l’intervista

Markaris e il ritorno di Kostas Charitos per raccontare la durezza della crisi greca Il noto autore e sceneggiatore ospite di ScrittuRa Festival il 13 maggio: «La letteratura può essere un mezzo di resistenza se la usiamo per porre le domande giuste» di Federica Angelini

Ospite di ScrittuRa Festival a Ravenna il 13 maggio a Palazzo dei Congressi alle 21, Petros Markaris è sceneggiatore e autore di teatro, ha collaborato con Theo Angelopoulos a numerose sceneggiature, ed è l’inventore di Kostas Charitos, personaggio seriale protagonista di dieci romanzi che attraverso le sue indagini ha raccontato la capitale ellenica in questi anni. Lo intervistiamo alla vigilia dell'arrivo in libreria del nuovo libro di Charitos, di cui sentivamo un gran bisogno, L’Università del crimine (La nave di Teseo, traduzione di Andrea Di Gregorio). Pochi personaggi più di lui ci hanno aiutato in questi anni a capire da dentro la crisi della Grecia e quindi, in qualche modo, di tutta l’Europa. Com'è la Grecia di Charitos in questo nuovo romanzo? Quale Atene troveranno i lettori? «L’ultimo romanzo era basato su un’ipotesi di lavoro: “Cosa succederebbe se i soldi tornassero in Grecia?”. Questo romanzo è basato sulla realtà, che è anche la dura realtà della crisi. I cambiamenti in questo libro non sono cambiamenti della città, ma della famiglia di Charitos e nella carriera di Charitos». Nell'ultimo romanzo era chiarissimo il confronto generazionale e le aspettative di quelle più giovani. Viviamo in un tempo senza speranza per il futuro? E come possiamo affrontare questa situazione? «I giovani in Grecia sono in una situazione disperata. Non riescono a trovare lavoro e quando lo trovano sono terribilmente sottopagati. I dati mostrano che cinquecentomila giovani greci hanno già lasciato la Grecia in cerca di lavoro altrove. Temo che la situazione continuerà non solo per via della crisi in Grecia, ma anche per via delle condizioni create dalla globalizzazione. I giovani degli altri paesi europei non affrontano probabilmente condizioni disastrose come in Grecia, ma non stanno comunque molto meglio». Il nostro amato Mediterraneo, quello che abbiamo sempre considerato la culla della civiltà occidentale, è diventato una tomba per tanti innocenti la cui sola colpa era cercare di scappare dalla guerra e dalla miseria. Come è potuto accadere? E come pensa che gli storici ricorderanno questo periodo? «Viviamo in un'epoca di ipocrisia. Il calvario nei paesi del Medioriente è stato iniziato dai poteri e dalle democrazie occidentali. Gli Usa e il Regno Unito in Iraq, gli Usa e la Francia in Libia. L’occidente è responsabile della tragedia della Siria. Sostenevano l'opposizione contro Assad ma l'hanno abbandonata al suo destino. Quello è stato il punto di inizio del problema dei rifugiati di oggi. Ma adesso ci proclamiamo innocenti e abbandoniamo i rifugiati al loro destino. Siamo onesti. I paesi della Ue sarebbero felici se Grecia e Italia fossero dichiarati come bacini per rifugiati e loro fossero lasciati in pace. Viviamo nell'epoca di Ponzio Pilato». L'ha sorpresa il modo in cui la Ue ha stretto accordi con Erdogan per la frontiera turca? «No, non mi ha per niente sorpreso. Del resto la Turchia sta gestendo quasi quattro milioni di rifugiati. Fino a quando i paesi europei, con l'eccezione di Italia, Grecia, Germania e Svezia, costruiranno muri per importare ai rifugiati di entrare nei loro paesi, non hanno altra scelta che un patto con la Turchia». E cosa pensa della situazione oggi in Siria, e di come si sta muovendo in particolare Trump? «La Siria è l'esempio più disastroso, ma non c'è solo la Siria, il problema riguarda tutte le primavere arabe e in particolare piazza Tahrir. Le democrazie occidentali hanno applaudito le rivolte ma poi hanno lasciato le persone di questi paesi al proprio destino. Non ho dubbi sul

«Se l’Unione europea dovesse sparire vivremmo una vita molto più difficile» Petros Markaris ritratto dal fotografo Maurizio Montanari a Ravenna, durante l’edizione 2008 del festival GialloLuna NeroNotte di cui lo scrittore greco fu ospite. A sinistra la copertina dell’ultimo romanzo con Kostas Charitos

«Senza social media populismo e destra non si sarebbero mai espansi così» fatto che Assad sia un dittatore sanguinario. Non ho il minimo dubbio che Saddam Hussein fosse un dittatore assetato di sangue. Ma Al Sisi in Egitto non è un dittatore? Qual è la differenza tra Al Sisi e Mubarak, che fu deposto dalla primavera araba? Ma l'Occidente non spreca una parola sulla situazione in Egitto, perché Sisi è un alleato dell'Occidente e di Israele». L'Europa è ancora il posto in cui davvero vogliamo vivere? Questa Europa? «L'Europa sta affrontando enormi problemi senza che ci sia la volontà dei paesi della Ue di affrontarli e risolverli. Il problema principale di questi problemi è il declino dei partiti del sistema parlamentare in molti paesi Ue. La democrazia è un sistema e ha bisogno per sopravvivere dei partiti del sistema parlamentare. Fingere che tutto vada bene nell’Unione europea e che tutto vada come sempre è molto pericoloso in questo periodo insolito. Tuttavia, ho ormai 81 anni e in questi anni sono stato costretto ad affrontare una semplice verità più e più volte: la gente in genere capisce cosa aveva quando la perde. Sarà quello che accadrà agli europei se la Ue dovesse sparire. La vita non sarà più facile senza l’Unione europea, sarà estremamente più difficile».

Nel mondo interconnesso dei social di oggi, si trova d'accordo con Umberto Eco quando diceva che Facebook ha dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima potevano parlare solo al bar? O è invece una grande occasione per aumentare la conoscenza reciproca? «Sono perfettamente d'accordo con Umbero Eco. Senza social media il populismo e l'estrema destra non si sarebbero mai espansi fino a questo punto». E in questo mondo, a cosa serve ancora scrivere romanzi? «La letteratura può essere un mezzo di resistenza. Se la usiamo per porre le domande giuste e obbligare il lettore a rispondere e a pensare un passo oltre». Un'ultima curiosità. Torna a Ravenna dopo qualche anno. Che ricordo ha di questa città occidentale e bizantina al tempo stesso? «Per me quella visita è stato un momento di gioia e di grande emozione per una persona come me, nata e cresciuta a Istanbul, una città dalle profonde radici bizantini. Non vedo l'ora di tornare a Ravenna e spero di avere un po' di tempo per passeggiare per la città e tornare a visitare le chiese».


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il festival

I grandi nomi di ScrittuRa Festival, da Dicker ad Augias, da Arriaga a Laura Morante Dal 13 al 27 maggio a Ravenna, Lugo, con sortite fino a Bagnacavallo e Lugo. Tra gli ospiti anche la francese Maylis de Kerangal Da sinistra: Marco Paolini, Daria Bignardi, Joël Dicker

ScrittuRa festival, alla quinta edizione, si amplia per numero di ospiti, località coinvolte, durata. Dal 13 al 27 maggio (con un’anteprima il 7) a Ravenna e Lugo, allargandosi con due serate anche a Bagnacavallo e Fusignano. Tra i nomi internazionali, oltre a Markaris (vedi p. 24) ci sono quello di Joël Dicker autore del best seller La verità sul caso Harry (14 maggio alle 21 al teatro Rasi); Guillermo Arriaga, sceneggiatore della trilogia Amores Perros, 21 grammi e Babel con la regia del premio Oscar Alejandro Iñárritu con il romanzo Il selvaggio (Bompiani), con Ilide Carmignani (7 maggio alle 18 a Palazzo Congressi) e Maylis de Kerangal, tra le più importanti scrittrici francesi contemporanee dialogherà con Alberto Rollo (14 maggio alle 18 al teatro Rasi). Saranno inoltre presenti grandi autori italiani per parlare dell’Italia, delle sue bellezze, delle sue paure e della scrittura come mezzo per continuare ad interro-

garsi. Corrado Augias parlerà delle bellezze d’Italia, Daria Bignardi dell’ansia, Paolo Giordano di adolescenza, Walter Siti e Rosella Postorino sul male, Ermanno Cavazzoni di fantascienza surreale, Marco Paolini con Gianfranco Bettin su un moderno Pinocchio, Mario Capanna su cosa rimane oggi del ’68. E poi ancora l’attrice Laura Morante, Antonio Moresco sulle fiabe, Andrea Bajani sulla poesia, Paolo Di Paolo sui classici della letteratura, Sergio Rizzo del Corriere della Sera sul giornalismo di inchiesta, Andrea Marcolongo sull’amore nella mitologia greca, Giuseppe Catozzella sul passaggio all’età adulta, Marco Baliani sull’arte di raccontare, Andrea Gentile sul rapporto tra vita e morte, Paolo Di Stefano invitato speciale del Corriere della Sera con il fotografo vincitore di quattro World Press Photo Massimo Siragusa sul concetto di “abitare”, Chiara Moscardelli e Stefano Tura sul

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la rassegna

Anche i Camillas e gli Ex-Otago leggono al We Reading

LA MANIFESTAZIONE Santarcangelo del fumetto alla seconda edizione

Gli Ex-Otago saranno il 16 maggio a Savignano

L’AUTORE Eraldo Baldini “in giardino” e alla Casa dei Contadini Tra gli appuntamenti dello scrittore e studioso di antropologia e folklore romagnolo Eraldo Baldini ci sono quelli di sabato 12 maggio alle 17 a Ragone (Ravenna), nell’ambito della manifestazione “Meraviglie segrete”. L’autore sarà infatti ospite del giardino di Patrizia Matteucci (via Argine Destro Montone 160, Ragone) per partecipare all’incontro: “Sublime selvatico. L’umano e la natura”. Martedì 15 maggio, alle 20.45 sarà invece a Sant’Agata sul Santerno alla Casa dei Contadini, via Roma 12, per la presentazione di Il fango, la fame, la peste. Clima, carestie ed epidemie in Romagna nel Medioevo e in Età moderna, ed. Il Ponte Vecchio.

MARATONE E INCONTRI AL CAFFÉ LETTERARIO Proseguono gli appuntamenti con storia e narrativa a Lugo

Torna il festival di letture non convenzionali in programma fino a giugno tra Savignano, Gatteo e Santarcangelo

Partita in aprile, entra nel vivo in maggio la seconda edizione di We Reading Festival, la rassegna che mette alla prova, per una sera, personaggi del panorama artistico e culturale italiano con una lettura non convenzionale. Partito nel 2017 a Savignano sul Rubicone, quest’anno il festival aumenta gli incontri e i luoghi, allargandosi anche ai vicini comuni di Gatteo e Santarcagelo. Si parte il 2 maggio all’ex oratorio di San Rocco, a Gatteo, con un ricordo del Sessantotto con l’attore cesenate Michele Di Giacomo e l’ex assessore e sindacalista Arturo Zani per poi proseguire mercoledi 9 alla Chiesa del suffragio di Savignano con il duo pop-rock demenziale pesarese dei Camillas, impegnati in una lettura da Giuseppe Genna. Mercoledi 16 maggio sempre a Savignano gli Ex-Otago – nota band indie genovese – leggono Umberto Pasti mentre venerdi 18 maggio l’appuntamento è al Musas di Santarcangelo a parti invertite, con lo scrittore emiliano Gianluca Morozzi che legge i testi di Freak Antoni degli Skiantos. Si torna infine a Savignano mercoledi 23 maggio con l’attore Giorgio Montanini – famoso per le sue incursioni televisive irriverenti su Nemico Pubblico, Ballarò e Le Iene - e il 30 maggio con il rapper ravennate Moder e il cantautore forlivese Giacomo Toni. La rassegna terminerà poi in giugno con, tra gli altri, anche il cantante dei vincitori morali – o quasi – dell’ultimo Sanremo, Lo Stato Sociale, “Lodo” Guenzi. Tutte le sere al termine delle letture concerti nei locali della zona; info su wereading.it.

la rassegna

Torna a Santarcangelo, per la sua seconda edizione, il Festival del fumetto con mostre, incontri con gli autori, editori, critici, e una mostra mercato con la presenza di editori, rivenditori, collezionist, originali, litografie, comic book, manga in edizione italiana e/o originale. È un evento che nasce da un progetto dell’Associazione Culturale Tangram, con la collaborazione del Comune di Santarcangelo, la Biblioteca Antonio Baldini e la Casa del tempo della Blu Nautilus. La mostra mercato a ingresso gratuito in paizza sarà allestita il 2 e 3 giugno in Piazza Ganganelli, ma le mostre e il programma inaugurano già dal 19 maggio. Tra gli ospiti già annunciati ci sono i Blasteroid Bors, ossia Gianluca Pagliarani, disegnatore, che ha lavorato per Avatar Press su testi, fra gli altri, di Warren Ellis e David Lapham; Alan D’Amico, colorista, scultore di miniature, illustratore per giochi di ruolo, di carte e da tavolo (per Fantasy Flight, Kosmos, Clementoni) e Giovanni Barbieri, scrittore di fumetti (Lazarus Ledd, Hammer, Samuel Sand, Eva Miranda, Dylan Dog), cartoni animati (Winx Club, Pop Pixie) e pubblicità.

Prosegue a maggio l’intenso cartellone di incontri del Caffè letterario di Lugo. Sabato 5 alle 20.30 al ristorante Hotel Ala d’Oro si terrà la serata conviviale musicale dedicata a Rino Gaetano con l’autore Matteo Persica che ha firmato il volume “Rino Gaetano. Essenzialmente tu” (Bologna, Odoya, 2017) con interventi musicali del duo Davide Lazzarini (voce) e Corrado Cacciaguerra alla chitarra (serata a prenotazione obbligatoria). Venerdì 11, invece, ingresso libero per l’incontro alle 21 con Paolo Pombeni, autore del volume Che cosa resta del 68 edito da Il Mulino. Domenica 13 è la volta di un’altra maratona letteraria in via Quarantola 32/1 con il libro Qohelet o Ecclesiaste, la lettura sarà introdotta dal Rabbino di Ferrara Luciano Meir Caro. Mercoledì 16 maggio, alle 21 ma all’hotel Ala d’oro, Filippo La Porta parla del suo saggio edito da Bompiani Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio. Stesso posto e stessa ora, venerdì 18, per una serata dedicata all’artista Domenico Rambelli con Gian Ruggero Manzoni e Daniele Serafini. Lunedì 21 alle 21 sarà invece la volta di Aldo Tollini con il suo L’ideale della Via (Torino, Einaudi, 2017). La Via occupa un posto di particolare rilievo nella civiltà giapponese medievale, dando vita, nelle varie forme in cui si manifesta, al nucleo fondamentale della cultura che si sviluppò tra i secoli XII e XVII. Il libro ripercorre le principali fasi dello sviluppo dell'ideale della Via, esplorandone la storia e le principali manifestazioni all'interno del pensiero dei samurai, nella poesia e nel Buddhismo. Guerrieri, monaci e poeti sono gli attori principali della scena medievale giapponese: nella pratica della Via, nella forma piú elevata, essi sono uniti dall'unico ideale del perfezionamento spirituale. Il Caffè letterario collabora, poi, infine, con ScrittuRa Festival che a fine maggio approda appunto a Lugo (vedi pagina 25).

LA SEGNALAZIONE

Convincente, ben orchestrato, senza sbavature: il racconto lungo di Nevio Galeati è on line L’autore ravennate torna al pubblico con il suo Michele D’Arcangelo Tirato come la corda di un arco, senza una sbavatura, senza un tentennamento. Sorpassi, il racconto lungo che l'autore ravennate Nevio Galeati ha appena pubblicato come ebook per l'editore Delos (disponibile su tutti i siti di vendita online) è un giallo classico che si risolve nel giro di poche ore in un incastro ben riuscito, con un finale convincente e plausibile. Operazione questa non banale visto che l'ambientazione è quella della tranquilla Ravenna dove di duplici omicidi per fortuna se ne vedono davvero pochi. Nessuna tentazione da cartolina, la città è quella delle pinete, dei cacciatori, dei Fiumi Uniti. Il protagonista è Michele D'Arcangelo della Questura mentre manca Luca Corsini, il detective privato suo amico che era stato invece protagonista di altre vicende. Qui è il poliziotto a prendere la scena e va detto che la tiene benissimo. Azzeccati i dialoghi, ben tratteggiati i personaggi di contorno, questo ritorno di Nevio Galeati fa venire voglia di recuperare le altre storie di Corsini e D'Arcangelo e, soprattutto, di leggerne delle nuove. (fe. an.)


Anche quest'anno il ponte monumentale dei Trepponti fungerà da magnifica cornice naturale per la seconda edizione di Nero Laguna, la rassegna letteraria dedicata alla narrativa gialla e noir, promossa ed organizzata dal Comune di Comacchio e dalla Biblioteca Civica "L. A. Muratori" con un Direttore Artistico d'eccezione, lo scrittore Marcello Simoni. Dopo il grande esordio dello scorso anno, Nero Laguna, dal 4 al 6 maggio prossimi tornerà ad essere una vetrina di prestigio per Comacchio, all'interno della quale si alterneranno scrittori di altissimo livello, contribuendo a consolidare un meeting di punta per lettori ed appassionati del giallo in tutte le sue sfumature, dal noir al giallo storico. Tra gli autori ospiti della rassegna anche Michele Maggi, Daniele Venturini ed il giovane illustratore Francesco Corli. Come lo scorso anno, inoltre, il festival si articolerà anche di eventi collaterali, quali una mostra dedicata al fumetto a Palazzo Bellini, con tavole gentilmente concesse dall'editore Sergio Bonelli, ma non mancheranno laboratori ed appuntamenti rivolti alle scuole. Tra gli ospiti anche Luca Crovi ed alcuni fumettisti della stessa casa editrice Sergio Bonelli, che ha dato vita ad alcuni tra i più noti personaggi di comics, tra cui Dylan Dog e Martin Mystère, per limitarci al mondo del mistero. In calendario anche le proiezioni nel giardino del Museo Delta Antico, nelle serate di venerdì 4 e sabato 5 maggio. Saranno proiettate le pellicole "La morte corre sul fiume", nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna ed il film d'animazione per ragazzi "Frankenweenie". Come di consueto, la partecipazione a tutti gli appuntamenti di Nero Laguna e libera e gratuita. Tutti gli aggiornamenti saranno consultabili sulla pagina Facebook dedicata (https://www.facebook.com/nerolagunacomacchio), su quella del Comune di Comacchio (https://www.facebook.com/Comune-di-Comacchio-395317850532246) e sul sito comunale (www.comune.comacchio.fe.it). Per ogni informazione è possibile fare riferimento all'indirizzo mail nerolaguna@comune.comacchio.fe.it


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parole

rimini

maggio 2018

LA ROMAGNA IN PAGINA

VOCI DALLA BIBLIOTECA GAMBALUNGA TRA FOTO, ARCHITETTURA E MANOSCRITTI Incontri con studiosi e storici per valorizzare il patrimonio librario della storica istituzione

La bicicletta come libertà in un autore da riscoprire: Oriani di Matteo Cavezzali

Dopo l’inaugurazione dello scrittore Piero Meldini, già direttore della Biblioteca Gambalunga dal 1972 al 1998, prosegue a Rimini la rassegna “Voci dai fondi. La Biblioteca raccontata”, ideata per ricordare i 400 anni della Gambalunga (1617-1619), che si festeggeranno nel 2019. Il compito di raccontare la Biblioteca, con l’obiettivo di rafforzare il suo legame con la comunità, è stato affidato ad alcuni degli studiosi e frequentatori che giornalmente si avventurano nello studio, nella lettura, nella decifrazione delle sue collezioni, traendone idee, ispirazioni, fonti, divenute ricerche, articoli, libri. Gli incontri proseguono infatti venerdì 4 maggio con Stefano De Carolis, medico e storico della medicina, che parlerà di “Iano Planco segreto: storia di una ricerca fra le carte della Gambalunga”. Alla ricca raccolta fotografica gambalunghiana sul turismo riminese, farà riferimento, venerdì 18 maggio, Alessandro Sistri, studioso di antropologia culturale con: “Un mare di fotografie. Identità balneare della città nell’Archivio fotografico della Gambalunga”. Venerdì 25 maggio, lo storico Angelo Turchini proporrà un viaggio nel tempo, dalle cattedrali ai palazzi comunali di Rimini, dal liber instrumentorum del capitolo della cattedrale a quello del comune e dei Malatesta e alle cronache malatestiane, da Isotta a Sigismondo, da castel Sismondo al Tempio malatestiano (da Piero della Francesca a Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti), da Sigismondo a Roberto il Magnifico, mentre venerdì 1 giugno, Marinella De Luca, docente di latino e greco, traduttrice dal latino dell’Astronomicon, parlerà del suo autore, Basinio Basini, intellettuale di punta alla corte di Sigismondo Malatesta. L’incontro proseguirà con la presentazione del restauro dei manoscritti dell'Hesperis di Basinio (1453-1457) e dell'Apparatus instrumentorum... (fine sec. XVI) di Claudio Paci, a cura di Roberta Stanzani, finanziato dal Soroptimist International Club Rimini. L’edizione primaverile della rassegna si chiuderà venerdì 8 giugno con la storica Elisa Tosi Brandi che interverrà sul tema: “Alla ricerca dei fondi perduti. Le fonti scritte del Medioevo riminese”. Gli incontri sono alle 18 alla Biblioteca Gambalunga – Sala della Cineteca (ingresso libero e gratuito).

CESENA Limes approda in Malatestiana: incontro sullo stato del mondo Giovedì 10 maggio, alle 20.45, nell’Aula Magna della biblioteca Malatestiana di Cesena, Dario Fabbri, giornalista, consigliere scientifico e coordinatore America di Limes, esperto di America e Medio Oriente, e Federico Petroni, consigliere redazionale, responsabile del Limes Club Bologna e co-fondatore di iMerica si confronteranno sul tema “Lo stato del mondo: le crisi che cambiano il pianeta”.

Ritratti di grandi romagnoli nella storia con Pier Mario Fasanotti Venerdì 4 maggio, alle 17, nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana di Cesena, sarà presentato il volume Tra il Po, il monte e la marina. I Romagnoli da Artusi a Fellini (edito da Neri Pozzi) di Pier Mario Fasanotti che dialogherà con Riccardo Chiesa. Il volume è una raccolta di ritratti di grandi romagnoli nella storia della cultura, delle arti e dell’enogastronomia che racconta, dal punto di vista di un non romagnolo, anche le caratteristiche dei grandi nati e cresciuti in questa terra così peculiare per storia, tradizioni e identità.

Ci sono autori che per decenni rappresentano la summa culturale di un paese, vengono citati e ripresi a ogni occasione, poi improvvisamente cadono nell’oblio. Uno di questi è Alfredo Oriani, scrittore e intellettuale di grande rilievo nella letteratura di inizio ‘900, faentino di nascita. Ci sono ancora in Romagna molte strade dedicate a lui, il liceo di Ravenna (scientifico perché il classico spettava a Dante), la biblioteca di Storia Contemporanea, la sua casa a Casola Valsenio (Il Cardello), dove morì nel 1909. In pochi però leggono ancora i suoi scritti che furono innovativi e carichi di vitalità fin dagli esordi. Già dai titoli si può desumere che fosse un soggetto originare: Memorie inutili è l’esordio scritto da ventenne, poi seguirono Monotonie, Gramigne, No. Poi si dedicò a testi politici, e al racconto della gretta vita di provincia, che esclude le persone dal “vivere in grande” in opere come La disfatta (1896); Vortice (1899) e Olocausto (1902). Nelle case degli intellettuali fino agli anni ’60 non poteva mancare l’opera omnia dell’Oriani. Oggi vi parlerò però di un’opera minore, ma molto interessante, che Oriani dedicò a un mezzo di locomozione “futuristico” per i suoi tempi, e che cambiò il modo di muoversi: la bicicletta. La bicicletta pubblicato da Zanichelli nel 1902 e poi ristampato da Laterza, era un atto d’amore dedicato a questo mezzo che dà la libertà di coprire lunghe distanze in breve tempo (oggi si può trovare nelle edizioni Otto/Novcento). Nelle sue pagine si intrecciano racconti biografici, descrizioni di paesaggi romagnoli a paragrafi quasi tecnici. Quando le prime biciclette si diffusero non erano molto amate dalla borghesia. Basti pensare che il medico Cesare Lombroso scrisse un saggio per dimostrare che la bici era un mezzo nato per «anarchici, sovversivi e ladri» ovvero chi compiva una malefatta e doveva fuggire velocemente. Alcuni intellettuali invece se ne innamorarono e ne scrissero pagine memorabili, tra questi Olindo Guerrini, con la sua ironia, e appunto Alfredo Oriani. Quando il sindaco di Faenza fece un provvedimento in cui vietava l’ingresso in città di questi pericolosi mezzi di trasporto, che chiamava "cavalli di ferro", ad aprire il corteo di protesta fu proprio Oriani. «Il piacere della bicicletta è quello stesso della libertà, forse meglio di una liberazione, andarsene ovunque, ad ogni momento, arrestandosi alla prima velleità di un capriccio, senza preoccupazioni come per un cavallo, senza servitù come in treno. La bicicletta siamo ancora noi, che vinciamo lo spazio ed il tempo; stiamo in bilico e quindi nella indecisione di un giuoco colla tranquilla sicurezza di vincere; siamo soli senza nemmeno il contatto colla terra, che le nostre ruote sfiorano appena, quasi in balia del vento, contro il quale lottiamo come un uccello. […] Domani la carrozzella automobile ci permetterà viaggi più rapidi e più lunghi, ma non saremo più né così liberi né così soli: la carrozzella non potrà identificarsi con noi come la bicicletta, non saranno le nostre gambe che muovono gli stantuffi, non sarà il nostro soffio che la spinge nelle salite».


parole / 29

maggio 2018

la visita

La magnificenza vitale e decadente della provincia nella napoleonica Manfrediana La biblioteca di Faenza è un organismo in continua trasformazione dove oltre un terzo dei residenti sotto i dieci anni prendono libri in prestito. Nelle sue sale i fratelli Taviani iniziarono lo shooting di Una questione privata

Due scorci della Biblioteca Manfrediana, via Manfredi 14 Faenza Orari: 9 - 18.30 da lunedì a venerdì; 9 - 13 il sabato

Quando arrivarono i francesi, improvvisamente Faenza divenne capoluogo. Del dipartimento Lamone precisamente. Il 2 febbraio del 1797 uno sconosciuto generale corso di 27 anni, di nome Napoleone, guidava un esercito che combatteva portando insieme alle baionette gli ideali della Rivoluzione. Lo Stato pontificio aveva apparentemente resistito con un esercito di soldati obbligati con la forza, misti a contadini “con i forconi e a preti e frati con il crocifisso”. Il padre di Giacomo Leopardi, Monaldo, ci ha lasciato una simpatica cronaca della battaglia sul Senio: pare che furono utilizzati da “un tal Bianchi” fagioli per caricare i cannoni… Fu facile per il giovane generale vincere, e in poco tempo, trasformare la Romagna in uno stato quasi liberale, e al contempo costituire i presupposti per la prima biblioteca pubblica della città. La Manfrediana di Faenza è stata quindi l’esito della chiusura di conventi e congregazioni religiose. Aprì ufficialmente nel 1818, con un regolamento che prevedeva finalmente il prestito dei libri: insieme alla prima biblioteca, fecero la loro comparsa in città il medico inoculatore del vaccino anti vaiolo, gli ingegneri pubblici e gli insegnanti laici, e anche, va ricordato, il Liceo che occuperà la stessa sede della biblioteca, l’ex collegio dei Gesuiti. Con l’unificazione dell’Italia il patrimonio aumentò ulteriormente, perché vennero soppressi i Cappuccini, i Riformati, i Conventuali, i Domenicani e gli Osservanti di Brisighella. Quello che era racchiuso all’interno dei chiostri e controllato dal clero da secoli divenne all’improvviso disponibile a tutti. Per dieci anni, dopo la Seconda Guerra Mondiale, rimase però serrata, a seguito dei bombardamenti. Riaprì finalmente la pubblico nel 1955. Oggi è una moderna biblioteca, che cresce ogni anno per pubblico: nel 2017 sono stati 30.730 le presenze nelle sale studio, più 5.554 rispetto al 2016. Sono cresciuti anche i prestiti, più 1.011, anche se si tratta di lettori che leggono sempre di più. È infatti fermo al 12% rispetto ai residenti il numero di coloro che prendono in prestito materiale. Per fortuna possiamo sperare sulla fascia più giovane: sono il 36%, in totale controtendenza rispetto ai luoghi comuni, i bambini nella fascia 0-12 che leggono in prestito. Sapremo farne tesoro? Certo è che l’impegno anche dell’amministrazione faentina in questo segmento è molto intenso, e sta dando i suoi frutti. Quello che traspare nell’ampia attività che la biblioteca propone (letture animate, convegni, mostre…) è l’intersecazione continua con la pinacoteca e il suo patrimonio, le scuole e il loro patrimonio, insomma un dialogo tra soggetti che rappresentano ciascuno un’identità culturale che racconta la storia di un territorio e che insieme sviluppano nuovi percorsi. È stato così nelle celebrazioni per Domenico Rambelli: Romagna monumentale. Domenico Rambelli. Un maestro dell’espressionismo italiano, un trittico di tre mostre a Brisighella, Lugo e Faenza nel 2017, in cui gran parte degli oggetti proveniva dal patrimonio delle istituzioni faentine. Rambelli fu uno scultore la cui vita e la cui poetica racconta con sintesi graffiante l’estetica del mutilato, la trasposizione in forme congelate nei monumenti delle piazze del ventennio del mito della Grande Guerra e dei suoi caduti. La narrazione di questa stagione artistica, in cui è protagonista quel gruppo di uomini attivi tra Brisighella e Faenza, comprende anche lo straordinario carteggio di Rambelli, da poco riordinato, e che documenta la sua frequentazione e il suo dialogo con Margherita Sarfatti, Balilla Pratella e molti altri. Ecco quindi un bell’esempio di lavoro di divulgazione congiunto allo studio e alla ricerca. Un luogo affascinante anche per le sue diverse sale, che ci portano dal ‘700 alle rinnovate sale lettura del piano terra: se ne sono accorti anche i fratelli Taviani, il cui ultimo film tratto dal romanzo di Fenoglio, Una questione privata, ha iniziato lo shooting proprio da qui. Si tratta di un organismo in continua trasformazione, un luogo in cui convivono

generazioni e interessi, ma è sicuramente un luogo delle meraviglie, da visitare se si vuole annusare un po’ la magnificenza decadente di questa provincia sul confine tra Romagna, Emilia e in ansia di Toscana. E si chiama proprio “La biblioteca delle meraviglie” la rassegna alla seconda edizione che prevede di nuovo l’ibridazione delle esperienze artistiche e che vedrà il 20 maggio l’inaugurazione della mostra dedicata a Romolo Liverani e la fabbrica dei Servi. Gli acquarelli del famoso scenografo faentino, che fu l’artefice delle decorazioni teatrali di tutti i teatri principali italiani del settentrione nel XIX secolo, costituiranno un’occasione per provare un’esperienza sonora rara, ascoltare la spinetta cinquecentesca conservata in biblioteca suonare, perché alle 11,30 sarà suonata da Valeria Montanari insieme a Rosita Ippolito, che invece suona la viola da gamba. E per non lasciarsi mancare nulla, si potrà visitare la sala settecentesca, che sempre porta all’esito previsto, un grande wow che sfiora le bocche di chi vi entra. Elettra Stamboulis

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sapori

maggio 2018

usi Quali fiori eduli? Scegliere e come trattarli

Fiori di primavera per condire le tavole dalla tradizione

Prima di tutto bisogna evitare di usare in cucina fiori provenienti da vivai e fiorai a causa dei trattamenti ai quali sono sottoposti che non li rendono per niente compatibili all’uso alimentare. Un altro consiglio è quello di non raccogliere nemmeno i fiori che si trovano ai bordi delle strade anche di campagna, ma piuttosto di acquistarli dai produttori di fiori eduli o magari di coltivarli nei giardini e sui balconi di casa. Per conservare intatti il profumo e la consistenza, è necessario coglierli al mattino presto, maneggiandoli delicatamente. In particolare i fiori piccoli e senza gambo devono essere conservati all’interno di sacchetti di plastica con un foglio di carta da cucina bagnato, mentre quelli con gambo vanno bene anche in vasetti di acq ua. Per evitare l’appassimento dei petali è inoltre opportuno separarli dalla corolla e dal gambo. Una volta colti, i fiori commestibili devono essere lavati e asciugati come una normale verdura.

Dai petali di rosa per la marmellata, al sambuco per lo sciroppo, fino a quelli di tarassaco che potevano sostituire i capperi accanto al bollino di Giorgia Lagosti

L’uso dei fiori come ingredienti di svariate ricette, oggi, è senza dubbio una tendenza gastronomica molto trendy, una moda dei ristoranti più chic ma non è una novità dei nostri giorni, bensì il ritorno a tradizioni da molto tempo sopite e non del tutto perdute. Infatti quella che può apparire una bizzarra trovata degli chef moderni, in realtà è un’usanza molto praticata in passato quando gli ingredienti naturali erano i soli che si impiegavano per insaporire e profumare i piatti. Gli antichi romani ad esempio erano soliti aromatizzare le bevande con petali di rosa e violette, all’epoca di Carlo Magno si profumava il vino con una essenza ricavata dai fiori di garofano e nella Londra di Shakespeare si utilizzavano rose e garofani mescolati alle bevande che venivano servite durante gli spettacoli teatrali. Sempre a Londra, all’epoca della regina Elisabetta I, si iniziò a schiacciare i girasoli per ottenerne l’olio da utilizzare in cucina mentre con le primule, si dava colore e sapore alle macedonie di frutta. Anche in Oriente sono molte le testimonianze dell’uso dei fiori in cucina, a partire dal Vecchio Testamento, dal Corano ed altri antichissimi testi religiosi. I Celti, prima di combattere, bevevano vino ai fiori di borragine. Nell’epoca vittoriana troviamo le violette candite presentate avvolte da numerosi veli di zucchero. E ancora in Cina e Giappone si faceva uso di gigli, fiori di loto e crisantemi, considerati in questi

Oggi si recupera la coltura dello zafferano, in passato sostituita da prodotti primari per le carestie paesi un meraviglioso fiore ornamentale, non associato, come in occidente, al culto dei defunti. Oggi conosciamo moltissime specie di fiori eduli, o commestibili e alcuni di questi, senza saperlo, li consumiamo anche noi, regolarmente. Sto parlando dei carciofi, del cavolfiore, dei broccoli e delle cime di rapa. Poi ci sono quelli selvatici, quelli che una volta si raccoglievano lungo i fossi o sugli argini dei fiumi, nei pra-

ti, nelle pinete o, salendo, nei boschi collinari. Questi sono i fiori che le cucine tradizionali italiane impiegavano per creare piatti ricchi colori e profumi ma non era un vezzo né una moda effimera. Era la necessità dettata dalla fame, dalla guerra e dalla scarsità di cibo. E anche nella cucina romagnola troviamo testimonianze di quelle lunghe passeggiate primaverili alla ricerca di fiori da servire per cena o da mettere in dispen-

Piazza della Libertà 15 Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 64468 www.malabocca.it Osteria Malabocca

ore 9.30 Ritrovo all’Ecomuseo e camminata - ore 13 Pranzo ore 15 Laboratorio di intreccio - ore 16.30 Visite guidate

Pranzo dell’orto e del prato incolto in collaborazione con orto biologico Radisa e forno bio Il Chicco di Grano

MENU a cura dello chef Federico Scudellari Crema di piselli, fiori di sambuco e carote candite - Chitarra agli stridoli Intreccio di asparago selvatico con fagottino filante di caciocavallo podolico e tartufo scorzone Variazione di camomilla e fragole con biscotto al pistacchio e fondente bianco - Acqua, vino, caffè Costo a persona: € 22,00 Info e prenotazione: • Camminata: Fabio Tossani 335 5330558(conferma entro il 10 maggio) • Pranzo e laboratorio: Ecomuseo delle Erbe Palustri 0545 47122 erbepalustri@comune.bagnacavallo.ra.it www.erbepalustri.it

L'Osteria Malabocca è un piccolo e confortevole locale a gestione familiare situato nella piazza principale di Bagnacavallo. Ci piace dire che la nostra cucina è priva di etichette, se non quella della "stagionalità", infatti i nostri menù cambiano con il mutare dei prodotti che la natura mette a disposizione, cercando di lavorarli nella maniera più semplice possibile. Tutto viene preparato giornalmente da noi, compresi le paste, i dolci e il pane. Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorni escluso il mercoledì, mettendo a vostra disposizione un menù vegetariano, uno di pesce e uno di carne oltre ad una selezione di piatti dedicati ai sapori e ai profumi del territorio. Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30

Chiuso il mercoledì


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sapori / 31

Violette con arancia, primule in insalata, camelie per la frittata

Quanto sono buone le rose in risotti e insalate, ma soprattutto in marmellate

Nelle insalate si possono sperimentare la bellezza e il sapore di molti fiori di primavera come le pratoline, le primule, la borragine e la calendula, ideale anche per insaporire il risotto. Da considerare inolte che tutte le viole sono commestibili, ma le migliori sono le profumatissime violette selvatiche: sono buonissime sparse su fette d’arancia con un velo di zucchero, aggiunte alle zuppe a base di carota e di zucca, ma anche per il dessert possono accompagnare dolci e gelati. Poi, per i fiori, perfetta è la frittura: per questa cottura si possono usare i petali di camelie, magnolie, glicine e tulipano. Altri fiori commestibili sono regalati dalla robinia, dal lillà e dal gelsomino: in Sicilia, mettendo a bagno i fiori per una notte si prepara l’acqua di gelsomino, base della celebre gelatina di anguria nota come “gelo di melone”. Ottimi sono anche i fiori del nasturzio, che hanno un sapore particolare, fresco e intenso.

Con l’avanzare della stagione viene il tempo delle rose, i cui petali profumati si utilizzano in cucina per risotti, insalate e marmellate. Per quest’ultima, ecco una ricetta. Ingredienti 250 grammi di petali di rose (non trattate con prodotti chimici), 350 grammi di zucchero, mezzo limone, 250 grammi di acqua Preparazione Lavare bene i petali di rosa (se possibile usare petali molto profumati) ed eliminare la parte bianca dell'attaccatura. Tagliarli ora a piccoli pezzetti con le forbici e metteteli in una scodella con la metà dello zucchero. Coprire e far riposare per 2 giorni. Trascorso questo tempo, sciogliere lo zucchero rimasto nell'acqua, aggiungere il limone ed infine lo zucchero con i petali. Portare lentamente ad ebollizione e cuocere a fiamma bassa mescolando spesso per circa 20 minuti fino a che si ottiene uno sciroppo ben denso (o 25 se la consistenza non è ancora quella desiderata). Alla fine versare la marmellata in barattoli di vetro con chiusura ermetica, chiudere, capovolgere e far freddare completamente in questa posizione.

sa: nelle ceste si accumulavano i fiori di acacia che sarebbero finiti pastellati e fritti, quelli di sambuco per lo sciroppo, i petali delle rose selvatiche che sarebbero finiti in marmellata o quelli della borraggine che avrebbero colorato e aromatizzato insalate e frittate. E ancora i fiori di tarassaco che, scottati nell’aceto e poi messi sott’olio avrebbero preso il posto dei capperi vicino al bollito.

Poi c’erano i fiori coltivati: come non pensare subito ai fiori di zucca che le azdore trasformavano in frittelle o riempivano con ricotta e formaggio? E ancora lo zafferano che per noi romagnoli è quasi “esotico” ma, come testimoniato da scritti di ordini religiosi dell’epoca, lo zafferano era presente in Romagna già nel diciottesimo secolo. Poi la carestia che colpì la regione dal 1765 al 1768 portò all'abbandono di que-

sta e di altre colture di pregio per lasciare posto al grano e a quei prodotti primari che portavano nutrimento alla popolazione. Oggi questa coltura è stata ripresa e sulle colline di Oriolo dei Fichi, in autunno, non è strano scorgere piccoli appezzamenti di terra ricoperti di fiori viola. Sulle colline del faentino infatti ci sono le condizioni climatiche e la tessitura pedologica favorevoli per questa preziosa coltivazione.

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I / speciale maggio 2018

un’estate piena di divertimento

bus e parcheggi

AL VIA IL NAVETTO MARE E LA SOSTA A PAGAMENTO A MARINA DI RAVENNA, PUNTA MARINA, LIDO DI DANTE Attivito recentemente, fino a domenica 2 settembre, torna il servizio gratuito di bus navetta dai parcheggi di via del Marchesato e di via Trieste al litorale di Marina di Ravenna e dal parcheggio di via Trieste al litorale di Punta Marina Terme. Il Navetto Mare circolerà sabato 28 aprile dalle 14 alle 2, domenica 29 dalle 9 alle 2, lunedì 30 dalle 9 alle 4, martedì 1 maggio dalle 9 alle 22. Dopo di che circolerà tutti i sabati di maggio dalle 14 alle 2, tutte le domeniche di maggio dalle 9 alle 22, venerdì 1 giugno dalle 20 alle 4; sabato 2 dalle 9 alle 2 e domenica 3 dalle 9 alle 22; i successivi venerdì di giugno dalle 20 alle 2, i successivi sabati di giugno dalle 14 alle 2 (tranne sabato 23, quando circolerà dalle 9 alle 2), le domeniche di giugno dalle 9 alle 22. In luglio il Navetto Mare circolerà domenica 1 dalle 9 alle 22, venerdì 6 dalle 20 alle 4, sabato 7 dalle 9 alle 4, domenica 8 dalle 9 alle 22; dopo di che circolerà tutti i venerdì di luglio dalle 20 alle 2, tutti i sabati dalle 9 alle 2, tutte le domeniche dalle 9 alle 22 (tranne domenica 22, quando circolerà dalle 9 alle 4). In agosto il Navetto Mare circolerà venerdì 3 dalle 20 alle 2, sabato 4 dalle 9 alle 2, domenica 5 dalle 9 alle 22, venerdì 10 dalle 20 alle 4, sabato 11 dalle 9 alle 2, domenica 12 dalle 9 alle 2, lunedì 13 dalle 9 alle 2, martedì 14 dalle 9 alle 4, mercoledì 15 dalle 9 alle 4, giovedì 16 dalle 9 alle 2, venerdì 17 dalle 9 alle 2; i successivi venerdì dalle 20 alle 2, i successivi sabati dalle 9 alle 2, le successive domeniche dalle 9 alle 22. In settembre circolerà sabato 1 dalle 14 alle 2 e domenica 2 dalle 9 alle 22. Tutte le informazioni sugli orari sono comunque affisse alle fermate e saranno pubblicate sul sito di Start Romagna. Marina di Ravenna, Punta Marina Terme e Lido di Dante Fino a domenica 2 settembre sarà in vigore anche la sosta a pagamento in viale della Pace e in viale delle Nazioni a Marina di Ravenna, in viale Colombo a Punta Marina Terme, nell’area compresa tra i viali Del Duca/Piccarda e gli stabilimenti balneari a Lido di Dante. La sosta sarà a pagamento nelle giornate del venerdì (ad esclusione di venerdì 1 giugno e venerdì 17 agosto) dalle 20 alle 2; nelle giornate del sabato e nei giorni 24, 29 e 30 aprile, 1 giugno, 22 luglio, 12, 13, 14, 15, 16, 17 agosto dalle 9 alle 2; nelle giornate della domenica (ad esclusione di domenica 29 aprile, domenica 22 luglio, domenica 12 agosto) e nei giorni 25 aprile e 1 maggio dalle 9 alle 22. Le tariffe sono invariate: 50 centesimi all’ora nella fascia 9-18, con possibilità di forfait diurno per 3 euro complessivi; 1 euro all’ora dalle 18 al termine, con possibilità di forfait serale – notturno per 4 euro complessivi. I parcometri daranno la possibilità di acquistare i due forfait in una sola volta al prezzo di 7 euro.

casal borsetti

punta marina terme

ALL’OVERBEACH, IN SPIAGGIA CON L’AMICO FIDO

MIRAMARE: ATMOSFERA E CUCINA CASALINGA

Il bagno offre servizi anche per chi va in vacanza col cane

Tante occasioni di svago per bambini e famiglie

A Casalborsetti c’è il posto ideale per godersi la spiaggia con i cani Per chi viene da lontano o per chi vuole passare una vacanza in riva al mare senza rinunciare alla compagnia del proprio cane all’albergo Bella Romagna, si può alloggiare in camere dotate di ogni confort anche per i propri amici a quattro zampe e disporre di una sala per colazioni e ristorante con l’accesso per i cani. Per godere a pieno della spiaggia, da anni la gestione dell’albergo Bella Romagna gestisce anche il primo stabilimento balneare che trovate arrivando a Casalborsetti: il bagno Overbeach. Qui è possibile trascorrere le giornate in spiaggia in compagnia del proprio caro animale, che può stare sotto l’ombrellone con i proprietari, inoltre proprio a fianco allo stabilimento si trova il tratto di arenile comunale in cui i cani possono fare il bagno. Lo stabilimento balneare offre un ricco servizio di ristorante con specialità di pesce e pizzeria con forno a legna. È sempre possibile gustarsi un aperitivo in spiaggia e tra qualche settimana partiranno tante serate a tema ed eventi di intrattenimento.

Stabilimento balneare storico di Punta Marina Terme che dal 2013 è diventato un punto di riferimento per le famiglie dove godersi un'estate in completo relax coccolati dei gestori Cristiano e dalla moglie Natalia. Una grande area attrezzata sulla spiaggia per i bambini con gonfiabili riesce a creare uno spazio per i più piccoli dove godersi le vacanze e una ricca programmazione serale accontenta un po’ tutti i gusti (anche in caso di maltempo grazie a spaziose verande). Ai più piccoli sono riservate due serate: il lunedì con laboratori ludici ed il giovedì con spettacoli, hamburger e patatine. Ai più grandi sono riservate le altre serate, con la domenica dedicata all'apericena. Punto forte dello stabilimento è la ristorazione attenta e di qualità diversificata ma in gra parte a base di pesce. Oltre a piatti marinari la cucina prepara direttamente le paste e i dolci. Quest’anno è stato inaugurato un nuovo forno per la pizza dove le sapienti mani del pizzaiolo sfornano pizze tradizionali e al metro. Lo stabilimento è aperto anche nei fuori stagione per offrire un'occasione a chi vuole degustare buon pesce e apprezzare il mare anche d'inverno.


II

maggio 2018

marina di ravenna

casal borsetti

lido di dante

LIVE MUSIC, CINEMA, CENE SOPRAFFINE AL FINISTERRE

NOVITÀ ACCOGLIENTE È IL SARAGHINA BEACH

I martedì giochi, laboratori, teatro, animazioni per i più piccoli

Vanto del bagno un’autentica cucina di pesce di alta qualità

Da novità 2017 a riconferma per l’estate 2018, la spiaggia del Finisterre Beach di Marina di Ravenna sarà punto di riferimento per il relax, la cucina e gli eventi culturali. Nel luogo dove la terra finisce e il bianco della sabbia lambisce le onde perdendosi verso l’orizzonte, saranno tanti gli appuntamenti fissi di quest’estate. Tutte le domeniche, alle 18, a partire dal 27 maggio, l’aperitivo con tapas sarà accompagnato dagli eventi live di “Sporca Estate” che quest’anno seguiranno dei filoni tematici diversi ogni mese, con l’aggiunta di un appuntamento serale di particolare rilievo. Il mese di giugno sarà dedicato alla musica indie, luglio al soul e agosto al rock. Incursioni folk faranno capolino qua e là per alcune serate speciali. L’appuntamento live di apertura sarà ppunto il 27 maggio con gli MDM. Anche quest’anno la direzione artistica è affidata a Messalina Frantic. Torna a grande richiesta anche “Finisterre Mon Amour - Rassegna cinematografica al chiaro di luna”: tutti i giovedì sera a partire da giugno sarà possibile gustare un menù speciale realizzato per l’occasione dallo chef Alberto Caprara ed assistere alla proiezione dei migliori film dell’ultimo anno. Novità 2018 sarà l’appuntamento del martedì sera dedicato a bambini e ragazzi, “Diventare grandi”, con un programma variegato che spazierà dalle animazioni, ai burattini e le marionette de “La spiaggia dei piccoli”, fino a laboratori d’arte e mosaico. Per gli amanti della buona cucina una certezza del Finisterre Beach è il ristorante che servirà quotidianamente gustosi pranzi per una pausa lavorativa in pieno relax e raffinate cene a lume di candela.

BAGNO CALIPSO, RELAX PER FAMIGLIE E GIOVANI IN ATTESA DI FESTE A TEMA E INTRATTENIMENTI MUSICALI Da 20 anni Fabiana Maretti gestisce il Bagno Calipso a Casalborsetti. La proposta è consolidata e accogliente tutti gli anni: per dare la possibilità alle famiglie di rilassarsi in riva al mare lasciando i bambini nell'ampia area giochi rinnovata di recente: un posto veramente ideale anche per i bimbi piccoli Già da maggio è possibile gustare un pranzo in riva al mare, con la possibilità di scegliere diversi piatti di pesce sempre freschissimo, preparati anche per i piccoli. Nel tardo pomeriggio nulla di meglio che un aperitivo in compagnia per concludere la giornata al mare. Da giugno partiranno anche i classici tornei estivi e un ricco programma di feste e appuntamenti musicali.

marina di ravenna

MERAVIGLIE PER IL PALATO E GLI OCCHI AL DONNA ROSA E DAL 22 MAGGIO PARTY DANZANTI CON DJ CLUB Già operativi a pranzo da alcune settimane, con l’arrivo del mese di maggio si intensificano gli appuntamenti del Donna Rosa di Marina di Ravenna. A partire da venerdì 27 aprile, e per tutta l’estate, l’apertura del ristorante si estende anche alla sera, sempre con proposte gourmet a base di pesce. Piatti ricercati e di qualità che si sposano alla perfezione con la cornice elegante e raffinata del ristorante, una meraviglia per gli occhi e per il palato! A partire dal 22 maggio appuntamento con la musica e il divertimento fino a tarda sera con Dj Club, le serate del martedì in compagnia di Dj set e House music curate da Robertino e Mich. Per gli amanti dei ritmi più soft, invece, l’appuntamento è per il sabato e la domenica con gli aperitivi balearici. Dalle 17 alle 20 si potranno sorseggiare cocktails in un’atmosfera intima e conviviale.

Inizia la stagione balneare di Lido di Dante con una grande novità, l’arrivo del Saraghina Beach e Restaurant, lo stabilimento balneare che prende il posto del Dante’s Beach in una location rinnovata. Varcando la soglia di ingresso si percepisce immediatamente qualcosa di nuovo. Accostamenti delicati, cura dei dettagli e colori raffinati sono alla base di questo luogo che trasmette subito una sensazione di familiarità. Ad accogliervi al Saraghina c’è il padrone di casa Francesco Miccoli, giovane imprenditore forlivese che, dopo alcune esperienze lavorative nella riviera adriatica e nella ristorazione milanese, ha preso il timone di un’attività di famiglia ridandogli una nuova identità, fresca, giovane e raffinata e portando novità nelle numerose proposte gastronomiche del menù, prevalentemente a base di pesce. I piatti che propone il Saraghina restano fedeli alla tradizione e agli ingredienti del territorio con qualche variazione. Si tratta di nuove tecniche di preparazione, rivisitazioni dei grandi classici italiani che esaltano la qualità delle materie prime. Intransigente la scelta di Francesco che per i suoi ospiti seleziona i migliori prodotti, freschi e facilmente reperibili sul territorio, carta vincente per una proposta di qualità. Nonostante questi grandi cambiamenti lo stabilimento si riconferma un punto di riferimento a lido di Dante per una vacanza con la famiglia. La struttura, dagli spazi ampi e accoglienti, regala infatti piena libertà per il divertimento di grandi e piccini offrendo comfort e servizi per tutte le esigenze. Buona cucina, ambiente accogliente e anche tanto divertimento! Con l’arrivo dell’estate non mancheranno anche l’intrattenimento musicale e serate a tema. Il Saraghina vi aspetta il sabato e la domenica e da metà maggio tutti i giorni con spiaggia e cucina. A partire da giugno l’orario di apertura del weekend si estende anche alla sera, per godere di un’ottima cena al tramonto a due passi dal mare.


III

maggio 2018

marina romea

ROMEA BEACH: DAL WELNESS ALLA POESIA DI DANTE Sedute di yoga, reiki, pilates e un tre giorni sul Sommo Poeta Ma non manca la gola, fra cibo giapponese e “I Love Pizza”

porto corsini

BAGNO QUEVIDA: SPORT SULLA SABBIA, MUSICA LIVE E TANTO RELAX Il ristorante è aperto tutti i giorni a pranzo e sabato sera con piatti di pesce, vegetariani, pizza vegani e pizza Alessia e Alessandro da quattro anni gestiscono il Bagno QueVida con energia e vitalità, per vivere l’estate alla grande. In primo piano lo sport sulla sabbia: lo stabilimento è dotato di diversi campi da racchettoni, beach volley, un campo da basket e uno da beach soccer per venire incontro alle esigenze di tutti gli sportivi che in spiaggia amano cimentarsi in gare e tornei. E il 25 Aprile ci sarà un torneo di Beach Volley organizzato in collaborazione con Darsena Pop Up Musica e divertimento non mancano di certo ed è già pronto un ricco cartellone di concerti con band a esibirsi dal vivo, da ascoltare sorseggiando un drink e per ballare. Ecco il calendario: domenica 29 aprile Electro Samba con i Ponzio Pilates; domenica 6 maggio Folk e Funky con gli Etilisti Noti; domenica 13 Maggio si balla con la musica balcanica del Trio Pujol; domenica 20 Maggio Free Jazz e Punk con Jooklo Gangt; domenica 27 Maggio saliranno sul palco i Bronze Bananas. Sempre le domeniche party aperitivo e pizza nel forno a legna. Il ristorante è aperto tutti i giorni a pranzo e il sabato sera con interessanti piatti di pesce e proposte vegetariane e vegane, non manca mai la pizza.

Il Romea Beach ha diverse novità per questo maggio, forse il mese più bello per godersi la spiaggia ed il mare in totale relax. Sabato sera 5 maggio si inizia con la “Japan Night“ dove la chef giapponese Saori Suzuki preparerà dal vivo il vero sashimi e sushi accompagnati dal sake della tradizione giapponese. Posti limitati a soli 50 gourmet proprio perché si vuole garantire la massima qualità. Domenica 6 maggio dalle 14 pomeriggio dedicato al wellness perché è importante curare anche lo spirito. L'associazione Cammino di Luce è a disposizione dei clienti del bagno per nuove esperienza come le sedute di Energy Yoga, Riflessologia Plantare, Reiki e Pilates. Prenotazioni fin dalla mattina. Da martedì 8 maggio inizieranno le serate “I Love Pizza” dedicate alla degustazione continua di diversi tipi di pizza e continuerà tutta l'estate sempre il martedì. Sabato 19 maggio dalle 15.30 ci sarà la premiazione del concorso letterario per ragazzi “Scrivi un racconto breve” con il patrocinio del Comune di Ravenna ed a seguire la merenda. Appuntamento imperdibile del mese sarà “Buon compleanno Dante Alighieri” da venerdì 25 a domenica 28 maggio: tre giorni dedicati al sommo Poeta nell'anniversario della nascita, in collaborazione con il comitato ravennate della Società “Dante Alighieri”. Si inizierà il 25 maggio con la realizzazione dal vivo di una scena dantesca sulla parete del Romea Beach ad opera dell'artista Massimiliano Petrone e una cena a base di specialità toscane. Il sabato 26 maggio l'opera verrà inaugurata e seguirà alle 18.30 la conferenza del professore Fanco Gabici sul trafugamento delle ossa di Dante con a seguire una cena tradizionale romagnola. La domenica 27 maggio la ciliegina sulla torta con, alle 11, la lettura del Canto XII del Paradiso in lingua originale toscana con il professore Riccardo Pratesi.

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RIASSETTO SPIAGGE

AL BAGNO BBK, OLTRE GLI SPORT DA SPIAGGIA E LA BUONA CUCINA RIAPRE LA DISCOTECA DEL SABATO SERA. MARTEDÌ SERATA KUDURO Il 28 aprile si inaugura la discoteca del sabato sera al Bagno BBK di Punta Marina Terme, sempre aperta fino a tarda notte anche in caso di pioggia. Dal 15 maggio tutti i martedì il BBK propone la serata Kuduro con dj set a base di musiche reggaeton e hip hop. Lo stabilimento balneare è aperto tutti i giorni con servizio di ristorante e pizzeria a pranzo, e da metà maggio anche cena alla carta con piatti di mare e di terra preparati dagli chef del locale. Il bagno si è attrezzato per celebrare matrimoni in spiaggia con spazi riservati e particolarmente suggestivi. Sempre disponibile anche per le feste aziendali con l’utilizzo della terrazza panoramica vista mare. Il bagno BBK è super attrezzato anche per i giochi da spiaggia, con diversi campi dove praticare giochi di squadra: calcio tennis, beach volley, foot volley, beach tennis. Il locale dispone di un ampio parcheggio riservato ai clienti.


IV

maggio 2018

marina romea

PETERPAN

FINISTERRE BEACH

CONCERTI APERITIVO, BAND INDIE E DJSET Ma anche una rassegna per bimbi e in tavola i sapori di Romagna

marina di ravenna

ROCK, BLUES, FOLK DAL VIVO SULLA SPIAGGIA DEL PETER PAN Tra gli artisti sul palco a maggio anche i canadesi Ol’ Savannah Sarà ancora una volta un'estate all'insegna della buona musica live al Peter Pan di Marina di Ravenna con i concerti del sabato pomeriggio all'ora dell'aperitivo, alle 17.30, da ascoltare sorseggiando uno degli ormai leggendari cocktail alla frutta o un pestato. Con la rassegna “Vivi il vivo”, infatti, sul palco del bagno 36 di Marina sfileranno, sempre alle 17.30, band dalle sonorità varie, dal folk al reggae, dal rock al cantautorato. Maggio si apre, l'1, con il blues degli svizzeri Luke Hilly and The Cavalry, una “Two Men Band” con un'armonica e una Cigar Box. Un altro duo è quello de LeSigarette con batteria, chitarra e voci di Jacopo Dell’Abate e Lorenzo Lemme. Due gli album all'attivo con brani originali che li distinguono e attirano l'attenzione della critica: 2+2=8 del 2015 e La Musica Non Serve A Niente del 2017. Il 12 maggio è la volta invece di una lineup d'eccezione con nomi noti nella scena indie italiana con uno spettacolo folk che prende dal repertorio romagnolo. La band dall'ironico nome “Slavi – Bravissime persone” (nella foto) è infatti composta da Nestor Fabbri (Nobraino), chitarra, Mancello Jandu Detti (Supermarket), trombone, sax, corno, Antonio Rambo Ramberti (Duo Bucolino), Pitone (How Beats Why), batteria, Alfredo Nuti dal Portone (Supermarket), chitarra. Data internazionale è quella del 19 maggio con l’indie folk dei canadesi Ol’ Savannah impegnati in un lungo tour europeo per presentare il quinto album, il primo dal vivo, intitolato Fill My Cup at De Melkbus: Live in Dordrecht, Netherlands. Chiude maggio, sabato 26, il Lovesick Trio, una formazione ormai di casa in riviera, e di certo non nuova alle orecchie degli appassionati del rock’n’roll delle radici, del Mississippi delta blues, country e bluegrass.

Dopo il successo della stagione 2017 torna anche quest’anno il bagno Polka di Marina Romea con proposte gastronomiche, ludiche e artistiche per tutti i gusti e tutte le età. Il luogo ideale per stare in spiaggia, un posto perfetto dove potersi rilassare, divertire, fare sport o anche solo assaporare il profumo del mare. A colorare l’estate del Polka saranno anche quest’anno spettacoli, musica live, Djset, e performances imprevedibili che stimoleranno, ogni volta, la curiosità e la voglia di godersi un bel momento al mare. Ogni sabato è previsto un concerto all'orario dell'aperitivo, la domenica un dj set. Inoltre, novità del 2018, nei martedì di luglio e agosto è prevista la rassegna di musica intitolata “Chiaroscuro”, una rassegna più intimista con sfumature Indie, denominata Blue. Non solo musica, relax e divertimento ma

viale delle Nazioni 242c - bagno 28 Marina di Ravenna (RA) Tel 0544 530970

DONNA ROSA

viale delle Nazioni 262 - bagno 28 Marina di Ravenna (RA) Tel 0544 530026 FB: DONNA ROSA 38 www.spiaggiadonnarosa.com

MIRAMARE

BBK

anche buon gusto. Gli ospiti del bagno Polka incontreranno anche quest’anno la tradizione della gastronomia romagnola alla base di ogni piatto, talvolta rivisitata con una creatività tutta contemporanea, senza rinunciare alla generosità dei sapori. Lo staff presta sempre particolare attenzione alla scelta delle materie prime di qualità, fondamentali nella storia della Romagna e alla presentazione dei piatti. Per gli ospiti più piccoli al Polka si organizza ogni venerdì “Stradelli di Sabbia” una rassegna di spettacoli per bambini e famiglie, momenti di aggregazione e di ascolto collettivo. Performances dedicate ai bambini, molto apprezzate anche da un pubblico adulto che hanno l’intento di diffondere l’arte e creare momenti aggregativi e culturali fruibili da tutti. Nei pomeriggi infrasettimanali sono previste situazioni sportive e laboratoriali per bambini con educatori specializzati. Al Polka si possono trovare anche spazi attrezzati, creativi e dinamici, dove i bambini possono inventare giochi, arrampicarsi, scivolare, camminare in equilibrio e farsi spingere sulle altalene, anche in zone d’ombra allestite appositamente per loro. Per gli adulti, invece, corsi di Yoga, Acquagym e risveglio muscolare.

viale delle Nazioni 260 - bagno 36 Marina di Ravenna (RA) Tel. 0544 530402 FB: Bagno PeterPan www.peterpan36.com

Piazza Saffi, 10 Punta Marina Terme (RA) Tel. 366 1146754 FB: Cristiano Bagno Miramare Email: info@miramarepuntamarina.it

viale C. Colombo, 171 Punta Marina Terme (RA) Tel. 0544 438494 Email: info@bbkbeach.com

QUEVIDA

via Teseo Guerra 29 Porto Corsini (RA) Tel. 340 4611262 FB: QueVida www.spiaggiaquevida.com

POLKA

viale Italia, 83 Marina Romea (RA) Tel. 0544 446606 FB: Polka www.polka50.com

ROMEA BEACH

viale Italia, 129 Marina Romea (RA) Tel. 0544 446606 FB: Romea Beach - Bagno Romea

OVERBEACH

CALIPSO

SARAGHINA BEACH AND RESTAURANT

via Ortolani, 1 Casal Borsetti (RA) Tel. 0544 445600 Email: info@overbeach.it via Ciceruacchio, 58 Casal Borsetti (RA) Tel. 0544 445400

viale Matelda, 2/a Lido di Dante (RA) Tel 392 0826915 FB: Saraghina-beach and restaurant Email: direzione@bagnosaraghina.it



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