FREEPRESS n. 44
OTTOBRE 2018
MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE
Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205
L’ARTE DELLA GUERRA A RAVENNA LA MOSTRA “WAR IS OVER” UN PERCORSO TRA IMMAGINI E PAROLE Una delle opere della mostra “War is over” al Mar di Ravenna: Shozo Shimamoto, “ID 0561 Punta Campanella 40 (Canvas 33)”, 2008, acrilico su tela, Fondazione Morra, Napoli
LABORATORIO DI ALTA SARTORIA LA SARTA
INFOPROM
La magia di un abito che acquista vita sulle forme del proprio corpo Maria Carrozzo è stata l’unica sarta ravennate invitata alla sfilata “Arte Sartoriale 2018” a Roma. Dove ha presentato due spettacolari creazioni originali, frutto di arte, passione e un grandissimo lavoro artigianale. Tutto da scoprire nel laboratorio di via San Mama a Ravenna La passione per ago e filo è innata in Maria Carrozzo che ha saputo trasformare la sua arte in lavoro, aprendo – dopo anni di esperienza – il suo laboratorio La Sarta in via San Mama 164 a Ravenna. Ieri come oggi, per lei, è una magia vedere indossare da qualcuno un suo abito, ammirare come acquista vita direttamente sulle forme del corpo, fino a sentirlo proprio. Paladina di un mestiere antico e dall’alta valenza artigianale, per il secondo anno consecutivo, Maria Carrozzo è stata l’unica sarta ravennate invitata a partecipare all’evento annuale dell’Accademia Nazionale dei Sartori, denominato “Arte Sartoriale 2018”, che si è svolto il 9 luglio scorso nella cornice di Villa Miani coronata da un panorama unico sul centro storico di Roma. Costruita nel 1837 dalla Società di Monte Mario per i Conti Miani, villa Miani è un elegante edificio neoclassico sulla collina di monte Mario. Una splendida dimora umbertina, immersa nel verde di un curatissimo giardino che offre un panorama mozzafiato su Roma, quasi a sfiorare la Cupola di San Pietro. Al centro dell’evento la sfilata con le collezioni moda autunno-inverno e primavera-estate caratterizzate, sul versante maschile, da spezzato con giacche doppiopetto e monopetto, realizzazioni sartoriali con tessuti pregiati e dalle nuance chiare o coloro sgargianti insieme a gradazioni classiche, con immancabili il frac, lo smoking e il tight. Stessi colori d’impatto per la moda femminile e stoffe impalpabili, anche abiti da sera, eleganti, impreziositi da ricami e applicazioni. Ne è stata protagonista anche Maria Carrozzo con due sue creazioni, una per uomo e una per donna, ispirate al motto: «Il criterio del giudizio non è quello che vediamo ma quello che la nostra fantasia ci porta a vedere». E lei di fantasia ed estro ne ha da vendere. Ha stupito tutto il pubblico presente soprattutto con il modello femminile fatto di cento fasce multicolori di chiffon e seta, abilmente incastonate in un bustino in stile anni Sessanta. Non è passato inosservato neppure l’abito maschile in fresco di lana classico, abbellito con una sciarpa fatta da un insieme di cravatte di seta abilmente cucite come una stola. La serata è stata anche l’occasione per premiare giovani artigiani della sartoria, riaffermare i professionisti italiani e per presentare in anteprima italiana la Cullinan, la “Rolls-Royce dei Suv”, la prima auto di questo tipo nella centenaria storia della Casa dello “Spirit of Ecstasy”, il marchio inglese e mondiale di assoluto prestigio, attualmente nell’orbita del gruppo guidato da Bmw. Presente anche una delegazione cinese della moda e del confezionamento abiti per il “Concorso Forbici d’Oro sezione Cina” che ha premiato Bi Jinpei come miglior sarto cinese tra i dieci del Paese asiatico selezionati dall’Accademia dei Sartori e che hanno frequentato il corso di alta sartoria maschile a Roma. Una serata indimenticabile e una bellissima vetrina per Maria Carrozzo che, ogni giorno, nel laboratorio ravennate porta avanti il suo lavoro che le sta dando grandi soddisfazioni, in particolare per quanto riguarda la sartoria da uomo. Molto richiesti, infatti, sono i suoi abiti e le sue camicie e c’è chi arriva da tutta la Romagna per farseli confezionare. Per lei è stata la realizzazione di un sogno partito da lontano… Per la precisione da quando, ad appena sei anni, si divertiva ad attaccare tre bottoni in ogni angolo dei tovaglioli. «Terminate le elementari – racconta –, dissi ai miei genitori che volevo andare in sartoria, ma mio padre era contrario. Come dargli torto… in famiglia eravamo sei figli e i soldi non abbondavano. Alla fine però la mia costanza lo convinse. Così a undici anni ho completato il primo corso e a quattordici il secondo. Dopo aver conseguito l’attestato, ho cominciato a cucire in casa con la mia prima macchina Singer. Facevo di tutto, dagli occhielli per materassi agli orli, alle piccole riparazioni, tutti venivano da me». La vita scorre veloce per Maria che a soli 17 anni si sposa. Poi, per circa sei anni lavora in una sartoria dove cuce i pantaloni di Yves Saint Laurent. Per un po’ di tempo, a causa dei crescenti impegni familiari, si orienta verso il classico posto fisso, ma pur sempre continuando a cucire in casa. Aiutata dalla cugina magliaia, continua a fare vestiti per tutti. Il 1996 è un anno di svolta in quanto Maria Carrozzo lascia la Puglia, sua terra natia, alla volta di Ravenna, dove comincia a lavorare in una sartoria di alta moda fino al 2009, cucendo per Chanel e altri prestigiosi marchi. Un’esperienza molto significati-
va che le ha dato i giusti stimoli per aprire un negozio tutto suo nel 2011. Ha cominciato a farsi conoscere per le impeccabili riparazioni e per i meravigliosi costumi per la ginnastica artistica e ritmica, ma anche per i tutù di danza, così come per le creazioni su misura da donna e – di recente – anche da uomo. Al riguardo, ha completato la sua formazione lavorando, per un certo periodo, al fianco del noto maestro Mariangelo Zaramella, sarto dal 1948 e conosciutissimo ad Abano Terme anche per il suo aspetto elegante e caratterizzato da bianchi e lunghi barba e capelli. «Da una decina d’anni andavo in Veneto – ci tiene a precisare Maria Carrozzo – e mi sono innamorata della sartoria maschile che è completamente diversa da quella femminile. Non avrei mai pensato, quando ho cominciato, che un giorno mi sarei cimentata nella costruzione di una giacca o di un capospalla, ma la mia venerazione per questo lavoro è così immensa che vorrei oltrepassare qualsiasi limite». Che si stia realizzando un vestito per uomo o per donna, fondamentale è il rapporto di fiducia che si viene a creare tra il sarto e la persona. In genere, chi ama l’alta sartoria è sempre molto esigente, e la cosiddetta “prima entrata” è sempre la più difficile, perché è quella in cui si stabilisce il feeling. «Per fare questo lavoro – conclude Maria – bisogna essere un po’ psicologi. La prima domanda che facciamo sempre al cliente quando ci chiedono un abito è: cosa deve farci? C’è chi resta stupito, ma è il solo modo di capire quale tessuto consigliare e come regolarci. Capita spesso che, alla prima prova, il vestito non sia per nulla in linea con le proprie aspettative, ma che poi prenda forma man mano che si procede con le modifiche personalizzate. Ci vuole pazienza, ma il risultato finale è sempre soddisfacente. La sartoria è un grande lavoro artigianale, ciò che da sempre arricchisce l’Italia ma di cui a volte ci dimentichiamo. Tutto è partito nelle botteghe fiorentine dei vari Giotto, Cimabue, diversi secoli fa, ma ancora oggi ci contraddistingue nel mondo».
Riconosciuto dall’Accademia Nazionale dei Sartori
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CONCERTI RIPARTONO LE STAGIONI DEI ROCK CLUB ROMAGNOLI
TEATRI A RIMINI RINASCE IL GALLI: GLI EVENTI PER L’INAUGURAZIONE
INTERVISTA MARIANGELA GUALTIERI TRA PALCO E POESIA
CINEMA PARLA L’ATTRICE E REGISTA ANIA ASENSIO, AL NIGHTMARE
COPERTINA IL DIRETTORE PRESENTA LA GRANDE MOSTRA DI RAVENNA
ARTE TRESOLDI, TRA I GIOVANI “PIÙ INFLUENTI D’EUROPA”
BIBLIOTECHE ALLA SCOPERTA DELLA MALATESTIANA DI CESENA
GUSTO L’UVA E I DOLCI DELLA NOSTRA TRADIZIONE
TORNA LA NOTTE D’ORO A RAVENNA, DALL’OMAGGIO A GOLDRAKE FINO AL CONCERTO DI LORENZO FRAGOLA Sabato 6 ottobre dodicesima edizione della Notte d’oro, la notte bianca di Ravenna con musica dal vivo e appuntamenti culturali dal pomeriggio fino a notte inoltrata in centro, con un’anteprima in programma il venerdì lungo il canale della Darsena di città. L’evento clou sarà come al solito il concerto in piazza del Popolo che quest’anno vedrà protagonista il vincitore di X Factor 2014, Lorenzo Fragola. Tra gli altri appuntamenti, al planetario un omaggio a Goldrake (foto) per i suoi 40 anni in Italia, al teatro Rasi lo spettacolo “Macbetto” di Albe, Masque e Menoventi e l’incontro con lo scrittore e storico Valerio Massimo Manfredi al teatro Alighieri. Sono in programma anche aperture straordinarie dei monumenti e della grande mostra “War is over” (vedi pagina 20). Il programma dettagliato sul sito www.nottedoro.it
R&D Cult nr. 44 - ottobre 2018
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872
Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini (coordinamento redazionale), Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Bruno Dorella, Francesco Farabegoli, Iacopo
Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
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concerti in romagna
Un concerto al Vidia di Cesena, che quest’anno festeggia i 35 anni
Da Carboni al country degli Handsome Family: riaprono i rock club (e c’è anche la trap) Tra i live più attesi anche quello degli americani Life Of Agony e il “punk da balera” degli Extraliscio Il programma di ottobre dal Bronson al Wave, passando per Vidia, Rock Planet, Diagonal, Sidro e Bradipop Riparte in ottobre la stagione dei rock club della Romagna. Nella nostra carrellata partiamo da quello che nel giro di pochi anni è diventato un riferimento in regione (e non solo) per la musica (più o meno) rock (più o meno) alternativa, il BRONSON di Madonna dell'Albero, a Ravenna. Dopo aver riaperto le porte già in settembre con un'accoppiata di alto livello di band americane (Brian Jonestown Massacre e Morlocks) in ottobre dall’estero arrivano i neozelandesi The Cavemen (garagepunk, 11 ottobre) e un nome storico della cosiddetta scena alt.country americana, The Handsome Family, diventati recentemente famosi anche al di fuori di quel circuito grazie alla loro canzone usata come sigla di testa della serie-tv di culto True Detective. Appuntamento in questo caso per il 13 ottobre. Il giorno prima invece sul palco del Bronson una band electro-pop di Forlì nota anche nel Regno Unito, i Santii (ex M+A, di cui abbiamo parlato sullo scorso numero) mentre il 27 l'appuntamento è con la rapper mascherata milanese, decisamente sopra le righe, Myss Keta. A completare il programma del mese il 20 ottobre i ritmi sudamericani dei Cacao Mental e i ravennati Sunset Radio (punk-rock), che presentano il nuovo disco il 31 ottobre. Da segnalare anche all’adiacente Bronson Cafè i concerti del 16 ottobre degli olandesi I Am Oak (indie-folk, anche il 14 alla Cantera di Cesena), quello del 25 di Mark Morgan, cantante e chitarrista dei newyorkesi Sightings, e del 30 ottobre dell’americana Simonne Jones, polistrumentista e artista visiva. L'altro storico club della provincia (più impegnato sul versante "hard") è il ROCK PLANET di Pinarella di Cervia, che in ottobre ospita (il 27) l'unica data italiana degli americani Life Of The Handsome Family, il 13 ottobre al Bronson
Agony (alternative metaL). In apertura Billybio, nuovo Luca Carboni, il 13 progetto solista di Billy Graziadel dei newyorchesi Biohaottobre al Vidia zard. Tornando a Ravenna, da non dimenticare due club più piccoli, in centro città, con una programmazione però spesso di caratura internazionale. Il MOOG riparte in realtà all'insegna della musica sperimentale italiana, giovedì 4 con Typo, il nuovo progetto dei romagnoli Giovanni Lami e Leonardo Passanti, tra sintetizzatori e field recording, e giovedì 11 con il chitarrista dei Massimo Volume, Egle Sommacal, in versione solista. Giovedì 18 serata "cantautorale" con il modenese Nicola Setti che presenta il nuovo disco e infine al Moog il 25 ottobre arriva il musicista ucraino Sergey Ouischenko con il progetto (tra video e foto) Make Like a Tree. Calendario intenso a Ravenna snche al circolo ABAJUR, che il 5 ospita il dream-pop dei ravennati Spacepony, il 7 ottobre This Frontier Needs Heroes, cantautore folkcountry di Brooklyn; il 19 il duo di rock psichedelico italo/inglese Elius Inferno & The Magic Octagram; il 21 il folk "cinematico" di An Early Bird, progetto del cantautore lombardo Stefano De Stefano; il 26 il noise-pop degli italotedeschi Beat Degeneration. Spostandoci a Cesena, il VIDIA si appresta a inaugurare la qui però anche in veste di autore letterario (vedi p. 26). Si prosesua 35esima stagione. Si parte il 6 ottobre con la festa di apertu- gue il 10 con Erio, nome d'arte del toscano Fabiano Franovich, ra con gli Extraliscio, gruppo fondato da Mirco Mariani che tra le voci più originali del panorama italiano, tra elettronica e propone quello che è stato ribattezzato come "punk da balera", atmosfere da musica sacra, rhythm and blues e soul pop. Il 17 in realtà una sorta di liscio rivisitato con protagonisti originali l’appuntamento al Diagonal è con l’elettronica dei forlivesi Lidella scena romagnola (a seguire un dj-set anche a cura de Lo mitude mentre il mese di concerti termina il 24 con il quartetto Stato Sociale). Il 13 ottobre fa tappa al Vidia il tour di Luca americano indie-pop Dark Rooms del cantante e polistrumenCarboni che presenta il nuovo album electro-pop “Sput- tista texano Daniel Hart. nik” mentre il mese si chiude il 31 all’insegna del progresInfine, eccoci a Rimini, dove il BRADIPOP sta tentando pian sive metal con il “realease party” dei cesenati Outer (in piano di colmare il vuoto lasciato dalla chiusura del Velvet: la apertura i bolognesi Prospective, i veneziani Shading e i ri- nuova stagione parte il 6 ottobre con Junior V, progetto del puminesi Wasted Youth. gliese Vincenzo Stallone, tra i talenti più interessanti della scena Nella vicina Savignano, riparte la programmazione del italiana di reggae e black music. Si prosegue il 13 con i milanesi SIDRO il 6 ottobre con l'hardcore-noise dei bolognesi Lle- Matrioska, tra punk-pop e ska; il 20 con I Giocattoli, band siroy e il noise post-punk dei mantovani Submeet mentre il ciliana di indie synth-pop, e il 27 con i Vanarin, chiacchierato 13 ottobre serata nettamente più "dolce" con il cantautore progetto nato a Bergamo guidato dal cantautore inglese David italo-nigeriano Thomas O. Fadimiluyi in arte Fadi. Restan- Paysden (tra pop e rock psichedelico). do in zona, a Gambettola all'ex macello Treesessanta sabaSempre a Rimini eventi live anche agli ALTROMONDO STUto 6 ottobre “La notte dei tamburi” dedicata alla musica DIOS, anche se non proprio in ambito rock: il 31 ottobre l'apafricana in compagnia del percussionista Seydou Kienou puntamento è con uno dei giovani in ascesa del mondo della e del gruppo Africa Djembè Kaloba con musiche tradi- trap, DrefGold. zionali del Burkina Faso; il 13 ottobre sarà invece la volta di Chiudiamo questa panoramica con il locale più a sud, il WAVE Mack, progetto del tastierista mantovano Federico Squas- CLUB di Misano Adriatico, dove l'apertura il 6 ottobre è affidata sabia che unisce hip hop, jazz, elettronica e freestyle rap. ai romagnoli The Monotapes (tra surf music e rock'n'roll anni Arrivando a Forlì, l'appuntamento con la musica dal vi- cinquanta e sessanta) in attesa dei suoni più violenti del Gotr Fevo meno allineata è allo storica DIAGONAL LOFT CLUB st del 20 ottobre che avrà come nome di punta quello dei boloche in ottobre parte il 3 con un nome di punta della scena gnesi Marnero (hardcore). rock italiana, Massimo Zamboni, fondatore di Cccp e Csi, Luca Manservisi
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università
LA ROMAGNA IN CUFFIA
Tornano i reading dei musicisti in centro a Cesena Il ritorno di Jocelyn Pulsar
Protagonisti la cantante Maria Antonietta, il rapper Rancore e il frontman dei Fast Animals and Slow Kids
Torna a Cesena “Unireading”, un ciclo di incontri sulla letteratura organizzato dallo staff del festival We Reading in collaborazione con l’università con ospiti, in particolare, protagonisti della scena musicale italiana che leggeranno un libro o un autore a propria scelta. E sceglieranno anche come impostare l’incontro: dalla semplice lettura al dialogo, fino alla performance. Il pubblico, a sua volta, è invitato a partecipare a un dibattito culturale diretto e informale a fine lettura. Dopo il battesimo di fine settembre con Pierpaolo Capovilla del gruppo Il Teatro degli Orrori, la rassegna in ottobre prosegue giovedì 11 alla chiesa di Sant’Agostino con uno dei professori più conosciuti e appassionati del campus di Cesena, Massimo Cicognani, con un suo ex studente, il “poeta parlante” Roberto Mercadini. Insieme leggeranno nientemeno che Cartesio. Il 18 ottobre l’appuntamento è al mercato coperto con il rapper romano Rancore, uno degli artisti più interessanti della scena hip hop italiana mentre martedì 23 ottobre alla chiesa di Santa Cristina la cantautrice pesarese Maria Antoniertta ripercorrerà con una speciale performance le pagine drammatiche, ricche di speranza e riflessioni interiori, del diario di Etty, giovane ebrea olandese (la scrittrice Esther Hillesum) morta ad Auschwitz. Infine, giovedì 25 ottobre di nuovo al mercato coperto, la rassegna termina con Aimone Romizi, frontman della band umbra dei Fast Animals And Slow Kids, che leggerà “La peste” di Albert Camus. L’ingresso agli incontri (che iniziano alle 21) è gratuito. A seguire, dalle 23, aftershow con musica dal vivo o dj-set.
di Luca Manservisi
Maria Antonietta sarà il 23 ottobre alla chiesa di Santa Cristina di Cesena
“Il recensore entusiasta del mio disco stasera è andato a sentire Calcutta e mica me”, canta nel suo nuovo album Jocelyn Pulsar, nome d’arte del forlivese Francesco Pizzinelli. Un pezzo tra il malinconico e l’esilarante che racconta un concerto sfigatissimo (in un bar davanti a 4 persone, nonostante i 14 partecipanti su Facebook, tra cui il titolare del locale e due “che vivono nel Bangladesh”) che sembrerebbe una sorta di manifesto della parabola artistica di un cantautore senza dubbio sottovalutato, attivo ormai da oltre tre lustri e giunto al nono album, Ep compresi, come questo “Contro i giovani”, almeno nella durata. Una ventina di minuti per sette canzoni che oggi va di moda definire it-pop, ossia sostanzialmente una sorta di cantautorato leggero che non disdegna melodie pop e che negli ultimi anni in Italia ha portato anche al successo inaspettato di personaggi tipo, appunto, Calcutta. Jocelyn Pulsar no, il successo non l’ha ancora conosciuto, tanto che a più riprese – seguendolo sui social – è sembrato sul punto di gettare la spugna, prima di tornare con questo pugno di canzoni, alcune già pubblicate in rete, più o meno riuscite, sicuramente sincere e simpatiche, anche quando finiscono con l’essere piuttosto telefonate (come quando si scaglia contro gli smartphone, senza i quali una volta «facevamo sesso» o parla della “Scopamica”, in un pezzo interessante però dal punto di vista delle sonorità, dall’indole quasi hip hop). I pezzi più riuscite sono forse quelli che invece si allontanano dal “pop”, quelli più fragili e apparentemente meno costruiti, da una dolcissima “Superman contro Van Damme” (dedicata alla figlia che Francesco meritoriamente vuole difendere “dalle canzoni dei Modà”), fino alla “Bangladesh” citata in apertura. No, non è stato solo sfigato, Pulsar, finora: non ha l’immediatezza e neppure l’originalità o la stramba poetica di Calcutta, ma questa manciata di canzoni merita un ascolto, così come diverse altre che trovate su Spotify. O ancor meglio ai concerti (sempre che qualcuno gli “scriva in privato”, che lui non ha voglia di sbattersi a ‘sto giro, dice). Dategli una possibilità (ascoltatori e organizzatori di eventi), nella peggiore delle ipotesi comunque vi divertirete.
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cesena
Giusy Ferreri nel video di “Amore e capoeira” che ha superato le 100 milioni di visualizzazioni su Youtube
CONSIGLI D’AUTORE
Cinque dischi da riscoprire: dal rap fino a Tom Waits a cura di Braschi *
Anche Giusy Ferreri e i Negrita al festival internazionale dei videoclip “ImaginAction” Un riconoscimento agli U2 «per il costante impegno sociale su cui hanno fondato la loro carriera»: lo conferirà il festival internazionale dedicato al videoclip musicale “ImaginAction 2018”, al teatro Bonci di Cesena dal 12 al 14 ottobre, media partner Rockol.it e Mtv. Un altro premio andrà al miglior videoclip internazionale realizzato negli ultimi 50 anni. Dopo il successo della prima edizione, che ha visto Sting tra gli ospiti, anche quest’anno gli organizzatori, con il direttore artistico Stefano Salvati, promettono «grandi nomi della musica». Al momento di andare in stampa sono confermate le presenze di Biondo, Giusy Ferreri, Red Canzian, Negrita e Gino Paoli ma sono attesi anche ospiti internazionali. Non mancherà il progetto “Capolavori immaginati”, nato con l’idea di realizzare videoclip di brani che hanno fatto la storia della musica italiana ma che non hanno mai avuto un video ufficiale. Quest’anno saranno presentati “Una lunga storia d’amore” di Gino Paoli e “Gianna” di Rino Gaetano. “ImaginAction” proporrà tre giorni di suoni, immagini, incontri e panel. Così Cesena si trasformerà in un grande immaginario set cinematografico in cui la musica sarà protagonista.
HOUSE Cladio Coccoluto a Castrocaro La nuova stagione di eventi targata Meet Compact Club riparte sabato 6 ottobre dal Castello del Capitano delle Artiglierie di Castrocaro. E riparte da uno degli artisti più rappresentativi della storia dell'house music italiana, Claudio Coccoluto, figura mitologica della clublife italiana e non. Da mezzanotte.
VINILI MUSICASSETTE E CD PREVENDITA BIGLIETTI VIVATICKET GIRADISCHI IMPIANTI HI-FI ASSISTENZA TECNICA ABBIGLIAMENTO
Dove rivive la cultura musicale del vinile Via Valeriani 15/a Imola (BO) 0542 783185 - berlinvinile@gmail.com
#berlinvinile
Federico Braschi
Ecco cinque dischi che consiglio a tutti i lettori di R&D Cult, in loop a casa mia negli ultimi mesi. Dark night of the soul di Danger Mouse Facendo un po’ di ricerca, sono incappato in questa bomba dove ogni pezzo ha un feat diverso oltre all’onnipresenza magica e inquietante degli Sparklehorse. Tanti mondi diversi, ma il suono di Danger Mouse rimane fisso. Profondo, viscerale, gonfio, di culto. Vivere o morire di Motta Lo ascolto e stimo dai tempi dei Criminal Jokers e quando è uscito questo disco mi ha fatto molto bene. Perchè è un album di cui avevo bisogno. “Mi parli di te” è uno dei pezzi più belli di questi ultimi anni e mi ha fatto piangere. Non credo serva altro. Terra di Le luci della centrale elettrica Penso che Vasco Brondi sia il migliore autore di canzoni degli ultimi 10 anni. Passano le cose, la vita di tutti sta cambiando alla velocità della luce, ma la sua poetica rimane lì, forte, e ogni volta riesce in qualche modo ad incastrarmi. Polaroid di Carl Brave x Franco 126 Ci sono poche cose distanti da me come il rap e il suo immaginario standard di riferimento. A parte i funghi champignon sott’olio. Ma questo disco sa fotografare nel bene e nel male questo momento. L’alto e il basso, la merda e le stelle. C’è Roma, il suo vomito per strada e i suoi sogni che alla fine sono i sogni di tutti. Closing time di Tom Waits Non lo sentivo da anni, l’ho ritrovato sotto il sedile della macchina qualche settimana fa mentre stavo guidando in autostrada. Mi ha trascinato in un secondo lontano da dov’ero. Romantico e malinconico. Miele e ruggine. * Classe 1991, da Santarcangelo di Romagna, il cantautore Federico Braschi, in arte semplicemente Braschi, si è fatto notare registrando con i Calexico e Jd Foster e girando poi gli Stati Uniti in tour. Nel corso degli anni ha suonato anche con Dan Stuart dei Green on Red e in Italia ha aperto i concerti di Gabbani e Le Luci della Centrale Elettrica, facendosi conoscere dal grande pubblico partecipando al concertone del Primo Maggio e al Festival di Sanremo nel 2017 con il brano “Nel mare ci sono i coccodrilli”, tratto dal suo primo disco “Trasparente”. Proprio al momento di andare in stampa è impegnato nelle registrazioni per il suo nuovo album
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bagnacavallo
UN DISCO AL MESE
Alla festa delle web radio sul palco anche Giorgio Poi (e il Trio Medusa) Al convento di San Francesco tra dirette, dibattiti e live Spazio pure al rap con Claver Gold e laboratori Giorgio Poi, in concerto a Bagnacavallo
Nasce il Sonora Radio Fest, il festival delle web radio della Regione Emilia-Romagna che si terrà nella giornata di mercoledì 10 ottobre all’antico convento di San Francesco di Bagnacavallo, in via Cadorna 10. Sonora Radio Fest – che prende il nome dell’omonima web radio della Bassa Romagna – metterà a confronto fruitori e produttori di comunicazione radiofonica con lo scopo di condividere le buone pratiche per l’ideazione di percorsi aggregativi, lo sviluppo di contenuti di valore, la crescita della creatività e la valorizzazione di nuovi talenti. Una giornata per creare relazioni tra giovani, organizzazioni non profit, professionisti, protagonisti e stakeholder della radio e delle politiche giovanili. Le iniziative sono a ingresso libero, i primi incontri saranno a partire dalle 9.30 con Matteo Caccia di Radio Rai Due (“storytelling: scrivere, raccontare, ascoltare”), Andrea Borgnino di Radio Rai Techetè (“Un viaggio nella radio. Da Radio Techetè allo smartphone”), Laura Gramuglia di Radio Capital (“I love Radio Rock, dietro le quinte del mestiere più bello del mondo”) e Federico Taddia, di Radio 24, autore e conduttore radio e tv (“storie piccole, originali e virtuose”). Alle 11.30 ci sarà il concerto del rapper ravennate Moder con i ragazzi del laboratorio di hip hop del Cisim di Lido Adriano. Alle 14.30 è in programma una tavola rotonda con le web radio della regione, a cui parteciperanno tutte le realtà che collaborano con Radio Sonora: Radio Frequenza Appennino (Bologna), Look up radio (Bologna), Radio alta frequenza (Bologna), Radio Jump (Forlì), Rumore web (Università di Modena e Reggio-Emilia), Radio Officina (Parma), Radio planet on air (Faenza), Uniradio (Università di Cesena), Radio Giardino (Ferrara), Radio 5.9 (Carpi), Radio Revolution, (studenti università Parma) Usma Radio (Università di San Marino), Riccione web radio (Riccione), Radio Roxie (Anzola dell’Emilia), Radio Emilia Romagna; conduce il meetup Federico Taddia. Nella Manica lunga dell’ex convento sarà allestita un’installazione video, un viaggio tra le web radio regionali a cura di Giovazoom; al chiostro dj set a cura di Radio Sonora. Alle 16 dirette radiofoniche a cura delle web radio partecipanti; nella Sala Oriani l’evoluzione del podcast con Pablo Trincia (Veleno, le Iene), Giorgio Minguzzi (merita.biz), Gianni Gozzoli (Radio Sonora), Yann Ilunga (consulente podcast); nella Manica lunga youtuber a confronto, con Human Safari, Fraffrog, Richardhtt, Danny Metal, The Walking Nose. Alle 16.30 laboratorio di rap a cura di Moder e alle 17.30 “talk rap” con due esponenti di spicco della scena alternativa italiana, Claver Gold e Inoki. Sempre nel tardo pomeriggio “Rock in love”, live da Elvis & Priscilla a Kurt & Courtney: “sessantanove storie d'amore a tempo di musica” a cura di Laura Gramuglia, accompagnata dal chitarrista Aldo Betto. Alle 18.45 il primo concerto della serata, quello dei bolognesi Altre di B (indierock); alle 19.45 invece storie e aneddoti di una vita tra radio e tv con il Trio Medusa, trio comico romano diventato famoso grazie alla partecipazione a “Le Iene”. Alle 21, infine, gran finale con il concerto nel chiostro del cantautore piemontese Giorgio Poi, tra i nomi più interessanti della nuova scena italiana con il suo indie-pop “psichedelico”. Seguirà dj-set a cura di Radio Sonora. Durante la giornata ci sarà anche la possibilità di provare a diventare speaker “per un giorno e per sempre”.
Elettronica cupa per il lato oscuro. Molto arty di Bruno Dorella
Uniform - Protocol (2006) In che strano mondo viviamo. L’Oracolo chiamato Internet, che ormai guida le nostre vite, ha vie misteriose per portarci dove vuole, e noi a volte possiamo solo abdicare al nostro libero arbitrio, e genufletterci dinanzi ai suoi disegni divini. E così succede che un giorno esce il nuovo disco degli Uniform di New York, band di casa Sacred Bones (etichetta che seguo più o meno in tutte le uscite, non tutte mi piacciono, ma diciamo che la media è piuttosto buona). Me lo ascolto su Spotify e mi sembra molto diverso dalle cose precedenti. Molto interessante, ma non me l’aspettavo. Certo era un ascolto distratto, mentre facevo altro. Siccome però qualcosa non mi torna, decido di scaricarmelo (eh, sì, ormai non c'è più spazio per i dubbi, al massimo si possono rimandare le risposte). Me lo dimentico per un po', finché un giorno decido di utilizzare la ricerca “brani per compositore” su quel device obsoleto chiamato iPod, e per caso clicco su tal Wajid Yaseen. Come risultato mi esce Uniform, e sebbene io non sia un grande archivio per i nomi, gli Uniform che stavo cercando non si chiamano così. Come ormai avrete capito, mi ero scaricato un altro disco, di una band con lo stesso nome. Ma era tutt'altro che un disco “sbagliato”. Mi informo e scopro che incidono per Planet Mu (altra etichetta di cui cerco di ascoltare tutto, questi mi erano sfuggiti), che sono un trio che gravita nel mondo dell'arte a 360°: non solo musica, ma installazioni, danza, cinema. E che questo disco è del 2006 e suona terribilmente torbido ancora oggi. Sostanzialmente musica elettronica molto, molto cupa. Non c’è beat ma non è ambient, c’è il rumore ma non è noise, e non è abbastanza kitsch per essere industrial. Stanno a Londra, Yaseem era nei Fun-Da Mental (con il nome di 2nd Gen, con cui ha fatto anche eccellente roba illbient) e ha collaborazioni a tutto tondo, dai Depeche Mode a Meira Asher. Alice Kemp è una polistrumentista inglese del giro Lazarus Corporation, mentre Yoshi Shinagawa è giapponese e opera nel campo architettonico installativo. Tutto molto arty, con featuring che più arty non si può: Alan Vega, Lydia Lunch, Dalek, Olga Naiman, Terry Edwards, e persino il nostro Franko B. Se la parola “ostico” vi fa paura, vivrete benissimo senza questo album. Questa roba fa per voi solo le la vostra comfort zone sta nel Lato Oscuro.
* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.
OGGETTI DAL PASSATO SELEZIONATI E RICERCATI RAVENNA Via Ravegnana 13 Tel. 333 803 0027
SANTARCANGELO Sunday Morning, Moder e Alessandro Fiori per “Ingranaggi” Il festival Ingranaggi, che porta concerti e mostre in aziende della Bassa Romagna ravennate, sbarca anche a Santarcangelo. Venerdì 5 ottobre l’appuntamento è con l’indie-rock dei cesenati Sunday Morning all’Italpack Packaging Machines; il 12 ottobre serata rap con il ravennate Moder alla Twinlogix Srl – Solutions for Biz (Ex Corderia); venerdì 19 il cantautore toscano Alessandro Fiori alla ZonaMoka Coworking e Agenzia Creativa. Ingresso gratuito, dalle 18.30.
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ottobre 2018
ricordi
POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km
Quelle improvvisazioni che fanno stare bene
di Francesco Farabegoli
“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”
Dalla musica commerciale degli anni novanta fino all’Area Sismica e al suo Open Music
Musica impro, rumorismo, freejazz, contemporanea, avant, noise – vent’anni che l’ascolto e non ho ancora un modo di chiamarla che vada bene per tutto. Un po’ ci soffro. È che io ho iniziato ad ascoltare la musica nei primi anni novanta e allora si era molto più certosini con le etichette da affibbiare alle varie musiche. Ad esempio c’era LA COMMERCIALE. Avete mai sentito parlare delLA COMMERCIALE? Ad esempio c’erano i locali dove si andava a ballare La Commerciale, che era una sorta di macrogenere dance comprendente le cose italo meno spinte, alcuni influssi latini, alcuni riflussi afro degli anni ottanta e in generale tutto quello che avrebbe avuto una cassa più o meno dritta e qualche possibilità di passare in radio. Chi andava a ballare La Commerciale lo ammetteva senza problemi e con aria svagata, facendo peraltro benissimo: l’eredità artistica di quello che sto ballando non mi interessa, è sabato, voglio andare a ballare, voglio limonare, voglio bere un cocktail (qui si aprirebbe una specie di sottotrama: i cocktail più venduti si chiamavano angelo azzurro, B-52, max, scotch&scotch e simili: nessuno di questi cocktail ha dato prova di esistere dopo il 1998 e dal punto di vista antropologico-darwinista è senz’altro una delle estinzioni più sacrosante e meritate della storia). L’esistenza de La Commerciale, in ogni caso, giustificava l’esistenza del suo contrario. È difficile anche capire quale concetto sia nato prima, ma gli anni novanta li abbiamo passati a cullare un desiderio di rivolta continua dentro al sistema che ci definisse come individui al di là degli indumenti che indossavamo. In altre parole, molti di noi ascoltavano musica per sancire la loro differenza con gli altri. Questo poteva portare a problemi sociali, ad esempio una certa ostentazione di disgusto verso i posti in cui veniva diffusa, o avrebbe potuto venir diffusa, musica simile a quella di Radio Deejay; ci ho messo almeno otto anni, dai 17 ai 25, per capire che: 1 del mio disgusto agli altri non poteva fregar di meno, e 2 era meglio essere preso male in un posto scelto dai miei amici che essere preso bene in un posto scelto da me. Nel primo caso abbozzi e ti ubriachi, nel secondo i tuoi amici iniziano a guardare gli orologi venti minuti dopo essere entrati. Comunque avevamo tutta una teoria musicale che ci teneva lontano dalLa Commerciale: musica oscura, musica abietta, musica arrabbiata, musica rovinata eccetera. Si ascoltavano il punk e il metal e il rap, senza troppa soluzione di continuità, rispettandosi tacitamente a vicenda – tipo: Tizio ascolta gli Helloween, a me fanno cagare ma sempre meglio gli Helloween che Radio Gamma (no). La musica di cui parliamo oggi, concettualmente, nasce di seconda o terza generazione. Ci sono questi tizi della non commerciale, ok? Ma se si riflette troppo sul concetto di non-commerciale, s’inizia a dover fare dei distinguo. Esempio: gli Iron Maiden e i Green Day saranno pure noncommerciali ma i loro bei milioni di copie li vendono. È perché sono più puri degli altri? È perché sono più dotati musicalmente? O è perché in realtà sono, brr, commerciali? Oddio, aiuto. Forse sì. Così si smette di ascoltare gli Iron Maiden e si passa agli Slayer: brutti sporchi cattivi e tutto il resto. Poi in effetti anche gli Slayer o i Pennywise non è che siano oscuri, ecco, e si va avanti così. A furia di fare dei distinguo, dieci anni dopo eravamo tutti jazzisti. Dal punk passi all’hardcore, e da lì passi al noise, e dal noise passi all’impronoise. Ma per farlo devi anche avere la mente aperta, e da lì è un attimo attaccarsi al freejazz rumorista, e già che adesso ci piacciono i sassofoni
tanto vale mettere il Coltrane sperimentale, e poi Coltrane in generale, e a quel punto tanto vale iniziare col jazz classico e la classica contemporanea e magari con la classica e basta. A quel punto hai due possibilità: smetti di ascoltare del tutto la musica o persegui le tue inclinazioni. Nelle pieghe ideologiche inutilizzate di questa forma mentis, tuttavia, tendono a crearsi delle sacche di musica della madonna che magari è jazz o avant o noise però è anche molto punk, o è roba per fricchettoni ma coi sassofoni eccetera. E se vieni a contatto con queste sacche, puoi trovarti a passare una ventina d’anni di vita godendo i frutti di territori ideologicamente inesplorati in cui ognuno, a discapito dell’uniformità ideologica dei tempi moderni, continua a suonare la musica che preferisce. Ci sono posti dove questa musica diventa l’ossatura del vivere civile: il posto dove succede più di tutti gli altri, in Romagna, è una specie di casa colonica in uno di quei paesini che neanche i residenti saprebbero dirti con esattezza dove cazzo si trova. Se sei stato anche solo una volta all’Area Sismica te lo ricordi, e se ci sei stato anche solo una volta ci vuoi ritornare. Incidentalmente, è anche un’associazione culturale che mette mano da decenni ad una delle più pazzesche programmazioni di live a cui si assista in questa parte del mondo. Il fiore all’occhiello di questa programmazione è l’Open Music, che si terrà il 13 e 14 ottobre ai musei San Domenico. Se leggete il programma magari non vi dirà molto, o magari state aspettando da dieci anni l’occasione di vedere i The Necks, magari assieme a qualche progettino di Ken Vandermark (che non fa mai male), il viso sorridente di Andy Moor degli Ex, tante improvvisazioni o semimprovvisazioni, tanto stare bene, una bellissima cornice, un qualche senso alla propria vita di oscurantisti musicali. Sempre viva. The Necks
Il programma: a Forlì anche The Necks Torna il 13 e il 14 ottobre alla chiesa di San Giacomo il Forlì Open Music, la due giorni di concerti dal respiro internazionale di musica contemporanea (tra colta, avanguardia e suoni sperimentali) organizzata da Area Sismica di cui parla anche nel suo breve racconto qui a fianco Farabegoli. Il programma parte il 13 aprile alle 20.30 con il concerto a due pianoforti di Enrico Pace e Igor Roma, due fuoriclasse di rilievo internazionale con un repertorio che spazia da Debussy a Holst. A seguire salirà sul palco il violinista britannico Irvine Arditti, tra i più grandi interpreti viventi di musica contemporanea, fondatore del celebre Arditti Quartet, in esclusiva italiana, così come il concerto che seguirà, dei DKV, formazione composta da vere e proprie leggende del jazz attuale come il sassofonista Ken Vandermark, il percussionista Hamid Drake e il contrabbassista Kent Kessler. Il giorno dopo dalle 15 è in programma l’open day delle scuole musicali di Forlì mentre il primo concerto (ancora in esclusiva) è alle 17.30 con il duo Kyriakides & Moor, composto dal chitarrista della band di culto olandese The Ex (freejazz/anarcho-punk) e il compositore grego Yannis Kyriakides, tra i nomi di punta della scena contemporanea. A seguire (ore 18.15) forse il live più atteso dell’intera rassegna, quello dei The Necks, trio di jazz sperimentale australiano che festeggia i trent’anni di attività (sempre in bilico tra ambient, avant e minimalismo). La chiusura è affidata a un progetto appositamente commissionato, in prima mondiale, Open Border, e che vedrà sul palco due esponenti tra i più rilevanti della musica contemporanea, Gianni Trovalusci e Luigi Ceccarelli con Drake e Vandermark dei Dkv, già protagonisti il giorno prima.
AVANGUARDIA/1 All’Area Sismica gli Horse Lords e un trio di percussionisti “extra-ordinari”
AVANGUARDIA/2 Al Museo Carlo Zauli di Faenza tornano le “Ossessioni”, dal progetto su Dino Campana al live di Roberto Paci Dalò
In ottobre, oltre a organizzare a Forlì la rassegna Open Music di cui parliamo in questa pagina, Area Sismica riapre i battenti nel proprio circolo di Ravaldino in Monte. Il primo appuntamento (di caratura internazionale) è in programma domenica 7 alle 18 con la rassegna di “Musiche Extra-Ordinarie” e il concerto degli americani Horse Lords, tra kraut rock, minimalismo, ritmi africani e suoni elettronici. Domenica 28 alle 18 saliranno invece sul palco tre percussionisti della scena sperimentale europea, l’austricao Martin Brandlmayr, l’italiano Michele Rabbia e lo svizzero Julian Sartorius (protagonisti il venerdì e il sabato di un workshop per gli interessati) mentre il mese terminerà mercoledì 31 con una serata organizzata da Daf Colony e un live più tradizionale, quello alternative rock degli americani Frank The Baptist.
Sempre Area Sismica, di cui parliamo in questa pagina, collabora in ottobre anche alla realizzazione della rassegna di musica contemporanea “Ossessioni” al Museo Carlo Zauli di Faenza, in collaborazione con la scuola Sarti. In programma quattro concerti. Si parte sabato 6 ottobre alle 18 con “Campana sottovoce”, la prima di un progetto commissionato dal festival per voce recitante, chitarra e quattro archi (drammaturgia di Pier Luigi Berdondini su testi originali di Dino Campana; musiche originali di Giorgio Colombo Taccani; sul palco il Modern Sarti Ensemble). Alle 20.30 “Voc in femina” con musiche di Berio, Cage, Berberian, Solbiati, Franceschini, Castiglioni, Gutman, Zelavi, Bingen (Laura Catrani alla voce, Francesco Lupi Timini e Lucio Basadonne curano immagini e video). Domenica 7 alle 18 musiche di Piazzolla, Ourkouzounov, Browning e Fripp con Emilio Galante (flauto ed elettronica) e Walter Zanetti (chitarra acustica ed elettrica) mentre la rassegna termina alle 20.30 con il compositore romagnolo di fama internazionale Roberto Paci Dalò (clarinetto, live electronics.
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il festival MUSICA CLASSICA
Da Bach al barocco italiano, la grandeur di “Purtimiro” La rassegna diretta da Alessandrini a Lugo fino al 14 ottobre In programma anche una nuova drammaturgia con le opere di Monteverdi
Prosegue in ototbre a Lugo “Purtimiro”, il festival di musica barocca diretto dal clavicembalista e direttore d’orchestra Rinaldo Alessandrini. Giovedì 4 ottobre l’appuntamento al teatro Rossini è col concerto “Venezia, Roma, Napoli”, cioè concerti e cantate di Vivaldi, Scarlatti, Corelli, Durante e Pergolesi tutti appartenenti alle cosiddette tre scuole del barocco italiano (veneziana, romana, napoletana), con lo stesso Alessandrini e il suo ensemble Concerto Italiano e la partecipazione del soprano Sonia Frigato e del trombettista Gabriele Cassone. “1700” è invece il titolo del concerto di venerdì 5 con gli stessi interpreti, riferito all'anno in cui furono pubblicate tutte le musiche strumentali che saranno eseguite di autori meno noti quali Evaristo Dall'Abaco, Michele Mascitti, Giuseppe Brescianello e di giganti come Giovanni Battista Sammartini, Baldassare Galuppi, Francesco Geminiani e Antonio Vivaldi. Ad Alfredo Bernardini e al suo gruppo strumentale Ensemble Zefiro è affidato il concerto di sabato 6 dal titolo “Harmoniemusik”, interamente dedicato ad arrangiamenti d'autore per ottetto di fiati di opere di Mozart (Nozze di Figaro e Don Giovanni) e Rossini (Barbiere di Siviglia). “Diversi tipi d'amore” è l'originale spettacolo con musiche di Claudio Monteverdi e Biagio Marini ideato da Alessandrini, in programma domenica 7 ottobre: è una nuova dramma-
LUGO
Tra gli eventi collaterali della Sagra Musicale Malatestiana, che entrerà poi nel vivo in novembre, da segnalare il 6 ottobre al Teatro degli Atti di Rimini (alle 21) una serata dedicata alla “Musica dimenticata” con il concerto dal titolo “Giovanni Salviucci, che era il più bravo di tutti, dicono”, omaggio al musicista romano ritenuto uno dei più interessanti compositori italiani fra le due guerre mondiali. Protagonista l’Überbrettl Ensemble, direttore Pierpaolo Maurizzi. Lunedì 8 ottobre invece al Cinema Fulgor di Rimini, sempre alle 21, va in scena la sonorizzazione dal vivo del film di Jean Epstein del 1928 “La chute de la Maison Usher”. A eseguire le musiche sarà al clavicembalo Marcello Corradini Rossi.
Un omaggio a Bonci al teatro con il suo nome
Due delle voci protagoniste a Purtimiro: a sinistra Arianna Vendittelli (soprano), attesa il 7 ottobre; a destra il contraltista Filippo Mineccia, in scena il 12 con il gruppo Il Sogno Barocco
turgia scenica, una mise en espace delle più belle pagine dalle opere di Monteverdi, con la partecipazione di grandi interpreti vocali del barocco quali Sara Mingardo, Arianna Vendittelli, Carlo Vistoli, Elena Biscuola, Valerio Contaldi, Raffaele Giordani e Gabriele Lombardi. Di nuovo Bach per l'apertura dell'ultima settimana di Purtimiro, giovedì 11 ottobre al Teatro Rossini, e un titolo piuttosto ingombrante:
Colazioni, pranzi, aperitivi
Piazza Mazzini, 35
La Malatestiana celebra Salviucci (e il cinema)
LOGGE DEL PAVAGLIONE
“Caffè Zimmermann”. Di Bach per l'occasione Alessandrini e il Concerto Italiano eseguiranno infatti la Cantata “Non sa che sia dolore” per soprano, traverso e archi BWV 209, poi il Concerto per cembalo e archi BWV 1052, infine la Kaffekantate BWV 211 (Cantata del caffè). Tutte opere cioè create e concepite per essere eseguite al celebre Caffè Zimmermann di Lipsia, dove Bach passava molto del suo tempo libero. Interpreti vocali Valentina Varriale, Raffaele Giordani e Salvo Vitale. Venerdì 12 ottobre: “Sospiri di dolore, sospiri d'amore” è il titolo di argomento inequivocabile col gruppo Il Sogno Barocco diretto da Paolo Perrone e con la partecipazione del contraltista Filippo Mineccia. Un florilegio di arie e cantate sacre del barocco italiano con musiche di Mannelli, Gasparini, Stradella, Durante, Caldara, Bisso. Sabato 13 ottobre sarà la volta del programma “Non udite lo parlare” (La parola al violino barocco) con l’Imaginarium Ensemble diretto dall'eminente violinista Enrico Onofri: un programma dedicato al rapporto tra voce umana e virtuosismo strumentale italiano dal primo Seicento sino al tardo Barocco, con opere di Cima, Virgiliano, Rognoni, Rognono, Castello, Uccellini, Pandolfi Mealli, Bonporti e Corelli. Grande concerto di chiusura del festival domenica 14 ottobre con l'esecuzione integrale di un assoluto capolavoro del barocco romano: l'Oratorio in due parti “Ester, liberatrice del popolo ebreo” su libretto di Lelio Orsini del grande Alessandro Stradella. Alessandrini ne sarà interprete con il Concerto Italiano al gran completo. Fra gli ultimi concerti pomeridiani all'Oratorio di Sant'Onofrio (inizio alle 18) spiccano i due per coppie di strumenti con grandi interpreti barocchisti come Luca Giardini, Mauro Valli e Mara Galassi (6 e 14 ottobre), il programma “Vesuvio” con musiche barocche napoletane col gruppo Arsenale Sonoro (7 ottobre) e “Italo-Teutonica Musa” con musiche di Steffani, Lotti e Händel con la Cappella Augustana di Matteo Messori (13 ottobre).
Il Conservatorio Maderna e il Teatro Bonci danno vita a una serata che ripercorrerà le tappe musicali della carriera del grande tenore cesenate che dà il nome al teatro e che annoverò, fra i tanti suoi ammiratori illustri, Giuseppe Verdi e Giosuè Carducci. L’appuntamento è, naturalmente al Bonci, per sabato 20 ottobre a partire dalle 21. In programma le arie preferite dal tenore, oltre a duetti e concertati del repertorio lirico.
Anche jazz e swing con i Giovani a Ravenna Torna a Ravenna il cartellone Giovani in Musica a cura dell’Associazione Angelo Mariani: sette appuntamenti pomeridiani (alle 17) alla sala Corelli del teatro Alighieri dal 1° ottobre al 9 novembre. Si tratta della tradizionale vetrina per giovani talenti del territorio, quest’anno incentrata sulla “musica d’insieme”. Si esibiranno la Big Band del Conservatorio Bruno Maderna di Cesena, diretta da Giorgio Babbini, con il suo repertorio che spazia dallo swing degli anni ’30 fino al blues, rock, latin (1 ottobre), l’Ensemble Jazz “Sax Society” del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, diretto dal suo fondatore Roberto Manuzzi, caratterizzato dalla presenza esclusiva dei sassofoni (8 ottobre); l’Ensemble “To Beat Percussion” del Liceo Musicale Statale di Forlì diretto da Andra Rattini, intento a valorizzare le possibilità espressive degli strumenti a percussione (15 ottobre). Altri due appuntamenti completano il programma in ottobre, suggerendo altri modi di fare musica d’insieme: ne saranno protagonisti il Trio formato da allievi dell’Istituto Musicale “Lettimi” di Rimini impegnati a flauto, violoncello e pianoforte (4 ottobre), e il Coro del Conservatorio di Parma, che offrirà la versione per soli coro e due pianoforti di Stabat Mater di Rossini. Info: 0544 39837 e angelomariani.org.
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l’evento
A sinistra uno scatto dell’interno del teatro Galli dei primi anni del secolo scorso. Qui sopra Roberto Bolle, atteso a Rimini il 3 novembre. Qui a fianco Cecilia Bartoli, che avrà il compito di inaugurare il teatro il 28 ottobre. Sopra i fretelli Servillo nel concerto-spettacolo in programma il 30
A Rimini rinasce un teatro: ecco il nuovo Galli Il 28 ottobre si rialza il sipario 75 anni dopo i bombardamenti con Cecilia Bartoli, stella della lirica mondiale Per gli eventi inaugurali atteso anche Roberto Bolle. E i fratelli Servillo aprono la stagione con un concerto-spettacolo 28 ottobre 2018. In questa data, il teatro “Amintore Galliâ€? di Rimini tornerĂ ad alzare il suo sipario. A distanza di 75 anni dai bombardamenti che lo hanno pesantemente danneggiato, il luogo della grande musica sarĂ restituito a Rimini e alla comunitĂ riminese. Il sipario si riaprirĂ sulla straordinaria voce di Cecilia Bartoli, mezzosoprano stella della lirica mondiale, 10 milioni di dischi venduti, 5 Grammy Awards. “La sua voce accoglie un nido di usignoliâ€?, “Super Ceciliaâ€? e “miglior prodotto di esportazione italianaâ€?, è stato scritto dalla stampa internazionale su questa grande artista, di cui pochi conoscono le radici riminesi, da parte paterna. SarĂ lei a riannodare il filo tra Rimini e il suo teatro, esibendosi nella Cenerentola in forma semi-
scenica, accompagnata dai Musiciens du Prince. Il programma inaugurale si snoderĂ lungo un arco temporale di due mesi, andando a lambire la fine dell’anno. Ad arricchirlo sarĂ anche la straordinaria presenza di Roberto Bolle, incontrastata star della danza, capace di entusiasmare le platee di tutto il mondo e conquistare anche il pubblico televisivo: sabato 3 novembre il Galli ospiterĂ una tappa del suo “Roberto Bolle and Friendsâ€?, il viaggio nell’universo del balletto che coinvolge artisti prestigiosi provenienti da tutto il mondo. La grande opera lirica farĂ poi il suo nuovo ingresso al teatro Galli grazie all’allestimento in forma scenica del Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, con la direzione di Valerij Ger-
giev, il 10 e 11 dicembre. La prevendita dei biglietti, per questi tre appuntamenti inaugurali, avrĂ inizio sabato 6 ottobre al botteghino del teatro Novelli, dalle 10 alle 14. Ma nel rinato teatro si terranno anche gli spettacoli della stagione di prosa: il cartellone sarĂ inaugurato da un altro appuntamento all’insegna della musica. Protagonisti Toni e Peppe Servillo, martedĂŹ 30 ottobre con “La parola cantaâ€?, spettacolo-concerto che celebra Napoli. I due celebri fratelli, con il supporto dei Solis String Quartet, cantano poesie e recitano canzoni, facendo rivivere e rendendo omaggio ad alcune delle vette piĂš alte della cultura scenica partenopea. Info e programma sul nuovo sito www.teatrogalli.it.
CLASSICA
IL GRANDE UTO UGHI APRE LA STAGIONE DEI CONCERTI AL MASINI DI FAENZA Riparte la rassegna targata Emilia Romagna Festival Ricomincia la nuova stagione concertistica dell’ERF&TeatroMasiniMusica a Faenza, con un cartellone di levatura internazionale. La VII edizione, curata da Massimo Mercelli, direttore artistico ERF (Emilia Romagna Festival), e da Donato D’Antonio, vicepresidente, verrĂ inaugurata il 12 ottobre con un grandissimo appuntamento: sarĂ il noto violinista Uto Ughi (nella foto) a esibirsi, accompagnato al pianoforte da Andrea Bacchetti in “Note d’Europaâ€?, un concerto tratto dal suo ultimo disco uscito per Sony Classical, dedicato alle migliori composizioni violinistiche prodotte dal Vecchio Continente, con brani di importanti artisti provenienti da Italia, Francia, Spagna, Austria, Polonia, Ungheria e Germania. Uto Ughi, nume tutelare della moderna scuola violinistica italiana, porterĂ a con sĂŠ i due splendidi violini che lo accompagnano ovunque: un Guarneri del GesĂš del 1744, stupendo manufatto dal timbro scuro e il leggendario “Kreutzerâ€?, uno Stradivari del 1701 appartenuto al violinista cui Beethoven dedicò la celebre Sonata. Andrea Bacchetti, che lo accompagnerĂ per l’occasione, è invece un professionista internazionale del pianoforte, apprezzato in tutto il mondo grazie ai frequenti concerti e alle pubblicazioni. Parte del ricavato del concerto sarĂ devoluto alla Fondazione Telethon per la cura delle malattie genetiche rare.
Coltiviamo la cultura della qualitĂ dei prodotti e servizi che offriamo Su CONDIZIONATORI e CALDAIE possibilitĂ di FINANZIAMENTO TASSO ZERO, anche con AGEVOLAZIONI FISCALI Ravenna - via A. Moradei 9 - Tel. 0544.39668 - Cell. 334.2189699 info@ecoclimaravenna.it - www.ecoclimaravenna.it
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ottobre 2018
l’intervista
«Nel teatro oggi c’è una cecità diffusa in chi opera e chi guarda» Gualtieri (Valdoca) tra poesia, arte e la rassegna cesenate “Ciò che ci rende umani” di Iacopo Gardelli
Non è soltanto una delle più affermate poetesse italiane. Mariangela Gualtieri, cesenate classe '51, è anche una delle grandi donne del teatro romagnolo, al fianco di Chiara Guidi, Ermanna Montanari, Elena Bucci, Chiara Lagani e molte altre. Dai primi anni '80, insieme al regista Cesare Ronconi, anima il Teatro Valdoca, portando sui palchi di tutta Italia la sua “drammaturgia poetica”. La sua parola, innervata di immagini forti ma allo stesso tempo semplici e leggere, ha sedotto grandi interpreti (recentemente ho visto al festival Crisalide di Forlì una bellissima lettura di Roberto Latini) e l'ha portata a pubblicare per la prestigiosa collana di poesia di Einaudi. Da otto anni, la Gualtieri cura anche una rassegna biennale intitolata “Ciò che ci rende umani”: un insieme di incontri che tengono assieme poesia, filosofia e arti, ma anche scienze come la fisica e la biologia. Giunta alla sua quarta edizione, la rassegna quest'anno ospita nomi di spicco nazionale, come il poeta Milo De Angelis, il filosofo Umberto Curi, il neurobiologo Stefano Mancuso e il fisico Guido Tonelli, e si terrà dal 12 ottobre al 4 novembre in vari luoghi di Cesena. Partiamo dal titolo – insolito per una rassegna – Ciò che ci rende umani. L'essere umano non si sta dimostrando un buon animale e neppure un buon abitante di questa terra. Una provocazione: non sarebbe meglio concentrarci su ciò che non ci rende umani? «L’essere umano è anche un meraviglioso animale. Troppo spesso ce ne dimentichiamo. Sì, le cose non vanno troppo bene nella specie nostra – i notiziari ci informano dettagliatamente di tutto ciò che è pessimo in noi – ma c’è anche tanta magnificenza. Ci sono tanti esseri umani che fanno innamorare per le loro capacità, per la loro generosità, e mi pare che di questo si parli troppo poco. Se penso ad esempio alla mia infanzia, negli anni ’50, rivedo un mondo spietato e ingiusto, soprattutto pensando ai vecchi, alle donne, ai bambini, agli animali. Penso che per l’umano ci sia un cammino in ascesa, dalla scimmia verso qualcosa che ora non sappiamo, non vediamo, con cadute e stalli, è vero, ma verso il meglio». Foucault sosteneva che l'uomo fosse un'invenzione recente nella storia del pensiero, destinato a cancellarsi come “sull'orlo del mare un volto di sabbia”. Se ci guardiamo attorno, la tentazione di dargli ragione è forte. Il vostro festival lo mette invece al centro della riflessione. È diventato rétro parlare di umanità? «È vertiginoso parlare di umanità, oggi. È quasi scandaloso. C’è un contagio del male, un contagio del bene, e smettere di parlare di umanità significa cadere totalmente nell’ombra, starci dentro, alimentarsi e generare ombra. Ma non c’è solo ombra: qualcuno deve tenere vivo ciò che adesso fa luce, qualcuno deve prendersi il compito di fornire buon nutrimento, culturale, psichico e anche spirituale. Per fortuna in molti lo stanno facendo. Questo è anche l’intento di Ciò che ci rende umani». Uno dei focus di questa edizione sarà l'idea di natura, concetto che da qualche secolo è stato preso in ostaggio dalle
Mariangela Gualtieri in un ritratto di Melina Mulas
scienze. Che lezioni possono dare la fisica e la biologia a poeti, teatranti ed umanisti, secondo lei? «Negli ultimi anni la scienza è diventata quasi un’epica, con le sue scoperte sbalorditive. L’astrofisica ha riscritto una propria esaltante cosmogonia. La neuro-botanica ci dice che le piante vedono e odono come noi. La scienza ci sta ripetendo che non siamo al centro dell’universo, che non siamo i migliori, ma parte di un grande concerto; ci sta dicendo che chi in esso stona, viene buttato fuori dalla vita. E questo è il rischio che stiamo correndo». Come si integrano i vari appuntamenti di questa edizione in questa cornice? Mettere in dialogo Lucrezio, la neurobiologia vegetale, la poesia contemporanea, Platone e il bosone di Higgs non è cosa da poco. «La nostra rassegna si è sempre connotata per un suo libero spaziare, e stiamo stretti nei mono-temi. Ma mentre penso a questa domanda, mi appare così chiaro il legame fra questi mondi, e forse questo è il bello di questo tempo: questo sconfinare di ogni cosa, questo comprendere che tutto è collegato. Le energie arcaiche di cui parla Lucrezio sono le stesse di cui ci racconta l’astrofisica; Eros di cui parla Platone è ancora quella forza che ci muove, che ci accende, che ingravida noi e tutta la natura. La poesia è anch’essa una potente forma di energia, condensata in parole». La natura è da sempre uno dei temi più esplorati nella sua poesia. Ricordo dei bei versi da Bestia di gioia: “La nuvola piuttosto adoreremo (…) Piuttosto la foglia |
IL PROGRAMMA Cinema, poesia, incontri e laboratori fino al 4 novembre La rassegna “Ciò che ci rende umani” inaugura a Cesena il 12 ottobre alle 17 con la lectio Dall’uno al due e ritorno. Il mito dell’androgino in Platone che Umberto Curi dedica al Simposio, nel Palazzo del Ridotto. A seguire, il 13 ottobre (Galleria d’Arte Comunale, ore 18.30) vernissage della mostra che mette in dialogo l’installazione video interattiva Antonia Mulas In prima persona con i ritratti dei Custodi del tesoro, allestimento e mostra fotografica a cura di Cesare Ronconi. Quattro incontri domenicali con i Maestri alle 17: il 14 ottobre ci sarà Maria Grazia Calandrone, poeta, saggista e conduttrice di Radio 3 Rai (“Avere cura” è il titolo della conversazione) al Palazzo del Ridotto. Al Teatro Verdi gli appuntamenti successivi: il 21 sarà la volta del neurobiologo Stefano Mancuso; il 28 il fisico teorico Guido Tonelli, tra i padri della scoperta del bosone di Higgs; il 4 novembre il traduttore d’eccellenza di Lucrezio, Milo De Angelis, poeta e saggista. Con Poeta, polvere innamorata, il sabato sarà destinato alla riflessione sulla poesia contemporanea: il 20 ottobre Lorenzo Chiuchiù darà voce ai Poeti del fuoco, che “sanno qualcosa che sfugge ai filosofi”, il 27 Antonella Anedda dialogherà con Mariangela Gualtieri sul suo nuovo libro Historiae (Einaudi, 2018), mentre il 3 novembre Susanna Tartaro presenterà il suo Haiku e sakè. In viaggio con Santoka (Add editore). I tre lunedì di “Lo sguardo acuto del cinema” saranno, ancora, riservati al film documentario, come “poema visivo”, presso il Cinema San Biagio. Il 15 ottobre, alle 21, ci sarà Cecilia Mangini insieme a Paolo Pisanelli. La serata del 22 ottobre è dedicata alla poeta Roberta Dapunt, che presenta il film Nauz (Ammirafilm, 2017, 40’), scaturito dai suoi versi in ladino. Il 29 ottobre un inedito docu-film di Cesare Ronconi, in prima assoluta, chiuderà la rassegna. Quattro i laboratori per insegnanti di materne ed elementari. Mentre il 2, 3 e 4 novembre Elena Griggio, guida al canto dei laboratori Valdoca, invita tutti a un lavoro sottile verso il cantare insieme: Gli dèi sono canti. Dedicata ai bambini, infine, la Semina di parole di poesia, a cura di Mariangela Gualtieri. A concludere il 4 novembre, il Palazzo del Ridotto e la Galleria Comunale d’Arte ospiteranno dalle 21 La perfetta veglia. Festa, un rito di gioia condivisa tra musiche popolari, canti e un piccolo convivio. Info: 0547 24968.
che sa mollare la presa”. Milo De Angelis, consegnandole il premio Ceppo nel 2011, diede questa motivazione: “Per la grande forza lirica con cui rappresenta la natura”. Ecco, qual è la “sua” natura? E cosa cerca in essa? «È forse banale dirlo ma io sono natura. Gli elementi che mi compongono sono gli stessi che compongono ogni altro essere vivo, e le sostanze che mi costituiscono vengono quasi certamente dallo spazio. Sono antica quanto il cosmo, nelle mie componenti. L’acqua di cui in grandissima parte sono fatta era forse una cometa che ha impattato con la terra. E allo stesso tempo mi rigenero continuamente, ho primavere e inverni, ho fioriture e lampi. Non so più concepire un sapere che non sia anche un sapere del corpo, e quindi un dialogo costante con tutto ciò che non solo ci circonda, come siamo soliti dire, ma anche ci sostanzia. Noi siamo ciò che ci circonda, ne facciamo profondamente parte». Il prossimo anno, dal 16 al 18 maggio, sarete a Bologna con Il seme della tempesta, progetto speciale per l’Arena del Sole, un lavoro già presentato a Napoli che si preannuncia molto ambizioso. Ce lo racconta? «Il seme della tempesta completa il progetto Giuramenti, che già di per sé è stato per noi un'avventura grandiosa – uso questo aggettivo umilmente, solo per segnalare quanto questa esperienza abbia cambiato ognuna delle persone che vi ha partecipato. Lo completa in modo bizzarro perché antepone a Giuramenti due
nuove parti: un prologo solo musicale e visivo ed una seconda parte che mi vede protagonista, con un monologo quasi testamentario». In una fase storico-politica segnata dalla quasi totale abdicazione all'approfondimento e alla riflessione, il teatro è diventato inutile? Il teatro serve davvero a migliorare la società o è soltanto un nostro pio desiderio, una foglia di fico per mascherare l'ambizione personale? «Il teatro è un’arte talmente potente che anche a livello dilettantesco riesce a volte a regalare momenti sublimi. Penso a certi spettacoli fatti dai bambini o addirittura parrocchiali, militari. È inutile l’arte? È inutile la bellezza? Sì, è talmente inutile e talmente necessaria che si è scoperto che alcuni organismi viventi totalmente al buio sono colorati, sono ornati da colori. Io credo che la scuola serva a migliorare la società: l’arte sta in un altro ordine di grandezze. Ma qui si apre un grande capitolo che meriterebbe più tempo e più spazio». Quali sono, a suo parere, i mali più gravi che affliggono il sistema teatrale italiano? «Domanda enorme che richiede una riflessione articolata. Come diceva Carmelo Bene, nel teatro sussistono sistema copernicano e sistema tolemaico, l’uno non ha soppiantato l’altro. Vi è una cecità diffusa, in chi opera, in chi finanzia, in chi guarda, anche. Per me il teatro è un’arte, e dunque è male ogni volta che non è opera d’arte, ogni volta che non si pone in quella soglia rivelatrice che per me deve connotare ogni espressione artistica».
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il festival Da sinistra: Se questo è Levi; I libri di OZ (foto di Luigi De Angelis); e Teatro delle Albe, Masque teatro e Menoventi in Macbetto o la chimica della materia (foto di Lorenzo Bazzocchi)
Da Testori a Primo Levi, dalla musica all’arte: a Ravenna la settima edizione di Fèsta La settima edizione di Fèsta - festival delle arti performative contemporanee organizzato da E production - si svolge a Ravenna dal 2 ottobre all’11 novembre, con un’appendice a Bologna il 13 ottobre. L’apertura incrocia il programma della stagione teatrale curata da Ravenna Teatro ed è dedicata al debutto ravennate, al Teatro Rasi, dello spettacolo Macbetto o la chimica della materia, trasmutazioni da Giovanni Testori. Si tratta di una co-produzione tra tre delle più importanti compagini teatrali romagnole: Teatro delle Albe, Menoventi e masque teatro. Roberto Magnani delle Albe, ideatore del progetto, guida un cast che comprende altre due interpreti d’eccezione, Consuelo Battiston di Menoventi e Eleonora Sedioli di masque. In relazione alla presentazione dello spettacolo viene allestita al bar Barnum la mostra fotografica “I am not what I am di Enrico Fedrigoli”. Il 5 ottobre, in occasione della Notte d’Oro Off, l’Almagià ospita il live set musicale Lumen. Il progetto, ideato da Luigi De Angelis e Emanuele Wiltsch Barberio, mette in relazione i documenti di un archivio sonoro di registrazioni mescolandoli con le divinazioni musicali
del presente, fino all’esperienza musicale del dancefloor contemporaneo. Prima e dopo il live i resident dj di Club Adriatico, Bangutot e Pit, apriranno e chiuderanno le danze per una festa a ingresso gratuito. Dall’11 al 13 ottobre si segnala invece una maratona teatrale curata da Fanny & Alexander e dedicata alla figura di Primo Levi. L’11 ottobre sarà possibile per il pubblico seguire in tre diverse location – Teatro Rasi, Sala Muratori della Biblioteca Classense e Sala del Consiglio Comunale – tre momenti di incontro, come raccontano gli organizzatori, “a tu per tu con lo scrittore”. In occasione poi della mostra War is Over al Mar (vedi p. 20) il 12 ottobre un quarto momento di questa maratona teatrale, con una visita guidata all’esposizione punteggiata dalla parola dell’autore. Il 13 ottobre all’Almagià Fanny & Alexander presenta in prima assoluta a Ravenna lo spettacolo I libri di OZ. Chiara Lagani, fondatrice della compagnia teatrale, negli anni scorsi ha messo in scena un ciclo di spettacoli tratti dai libri di Oz: ora, per i Millenni di Einaudi - e il prossimo 30 ottobre anche in edizione eco-
cucina, la preparazione di un piatto tipico comacchiese. Ore 16.30 – Piazzetta Trepponti, premiazione “20 anni di Sagra dell’anguilla”. Esposizione delle grafiche che hanno accompagnato la promozione della sagra dal 1999 a oggi. Ore 17.30 – Piazzetta Trepponti, evento musicale. Musica anni 60 e 70. Ore 18.30 – Palazzo Bellini, degustazione di vini a cura dell’Assoc. Strada dei vini e dei sapori. *Evento a pagamento.
DOMENICA 30 SETTEMBRE
SABATO 29 SETTEMBRE Ore 11.45 - stand gastronomico, Via Fattibello. Inaugurazione ufficiale della XX edizione della Sagra dell’anguilla e presentazione del “Sale delle Valli di Comacchio” con i cristalli di sale marino integrale raccolti a mano nella Salina di Comacchio durante la raccolta estiva 2018 Ore 15.00 - Piazzetta Trepponti ,“20 anni insieme: la sfida”. Chef Stefano Callegaro vincitore di masterchef, edizione 2015, coinvolgerà gli organizzatori delle precedenti edizioni della sagra in una prova animata di
Ore 15.00 – pronao dell’Antico Ospedale degli Infermi. Presentazione del libro “Un secolo di Scumnai a Comacchio”. L'ultimo lavoro di Luciano Boccaccini raccoglie quasi 3.000 soprannomi Comacchiesi, a partire dalla fine dell'Ottocento ad oggi. Ore 15.00 – Largo Luca danese. Performances di danza, ginnastica e attività fitness a cura delle associazioni sportive e di ballo Comacchiesi. Ore 17.00 – P.tta Trepponti , concerto della Filarmonica di Tresigallo, “Play Morricone” Le più belle musiche di Ennio Morricone.
SABATO 6 OTTOBRE Ore 10.30 – Piazzetta Trepponti c/o scalinata del ponte. Flash mob, SAM 2018, sul sostegno all’allattamento. Evento che si svolgerà in contemporanea presso tante piazze delle città della nostra Regione Ore 11.30 – Sala Polivalente San Pietro, convegno “Dieci anni dal gemellaggio con la Città di Cres”. Incontro istituzionale per il rinnovo del patto di gemellaggio nel decennale della sua
nomica per la stessa casa editrice - ha tradotto e antologizzato i quattordici romanzi. Il recital porta lo spettatore a percorrere idealmente, attraverso la voce di Lagani e in circa un’ora di spettacolo, lo spirito del ciclo dei libri di Oz. A seguire Agnese Doria di Altre Velocità e la stessa Lagani dialogheranno intorno ai temi toccati dallo spettacolo. Nella notte del 13 ottobre Fèsta 2018 si trasferisce e Bologna, al Covo Club, con Club Adriatico. Il 19 e 20 ottobre il festival prosegue con un focus sulla danza, in collaborazione con la rassegna To Day To Dance. Gruppo nanou e Daniele Torcellini al termine di un periodo di residenza creativa intorno al progetto Neverwhere [prototipo] all’Ardis Hall, lo spazio prove di E production situato nella zona industriale Bassette, allestiscono un momento performativo/installativo aperto a piccoli gruppi di spettatori. L’appuntamento conclusivo è dedicato al teatro musicale in occasione del centenario della fiaba in musica L’Histoire du Soldat di Stravinskj ed è anche un indiretto omaggio alla figura di Pier Paolo Pasolini l’11 novembre all’Almagià.
sottoscrizione Ore 15.00 – Piazzetta Trepponti, cooking show. Gara di Brodetto, “ Il buratello d'oro” in collaborazione con il Resto del Carlino. Ore 17.00 – Palazzo Bellini. Inaugurazione della mostra dell'artista Alfredo Pini “Giocosamente” Aperta dal 5 ottobre al 30 novembre 2018 dal lunedì al sabato 9/15 - 15/18 - ing. gratuito Ore 17.30 – Piazzetta Trepponti. Conerto jazz dell’artista Marcelo Cesena. Ore 18.00 – Palazzo Bellini, degustazione di vini a cura dell’Assoc. Strada dei vini e dei sapori. *Evento a pagamento.
DOMENICA 7 OTTOBRE Ore 15.00 – pronao dell’Antico Ospedale degli Infermi. Presentazione del libro “Garum” a cura della prof.ssa Claudia Pandolfi che ricostruisce la complessa vicenda del garum, una salsa di pesce molto pregiata, assai diffusa in età romana. Seguirà un approfondimento sul'antica Saba e una breve degustazione di Saba e prodotti derivati a cura della contrada San Giacomo di Ferrara. Ore 16.00 - Riva della Barletta e canale della Pescheria. Messa in scena ad opera dell'Ass.ne “Al batal” e dell’Ass.ne TemperaMenti "Chi tocca…Maina! scene di un tempo passato”. Ore 17.30 - Canali del centro storico. Gara dei Vulicepi doppi: l’arte di condurre imbarcazioni tradizionali nei canali si fa gara; i migliori barcaioli comacchiesi si sfidano in batterie eliminatorie per conquistare l’accesso alla regata di finale di domenica 14 ottobre. Ore 18.00 - Sala Polivalente San Pietro Finalissima del concorso canoro “Sing&Sound” a cura dell’Ass.ne Agua do Mar
SABATO 13 OTTOBRE Ore 15.00 – Piazzetta Trepponti. Cooking show “Dal Giappone per l’anguilla”. Lo Chef Jin Ogata presenterà la sua ricetta a base di anguilla. Chef Rubio con la sua irriverente ilarità commenterà l’evento, interagendo con lo chef Jin e il pubblico presente. Ore 16.00 - Sala Polivalente San Pietro. Convegno "Pesca tradizionale e conservazione dell'anguilla nelle Riserve di Biosfera MAB UNESCO Europee. Ore 21,00 - Sala Polivalente San Pietro, anteprima della proiezione del film girato a Comacchio e Ferrara “Saremo giovani e bellissimi” regia di Letizia Lamartine. Ing. libero
DOMENICA 14 OTTOBRE Ore 15.00 – pronao dell’Antico Ospedale degli Infermi. Presentazione del libri illustrati “Una luce nel Buio” a cura di Francesco Corli e “Tonio Gomitolo” di Ignazia Di Liberto. Ore 16.00 - Riva della Barletta e canale della Pescheria. Messa in scena ad opera dell'Ass.ne “Al batal” e dell’Ass.ne TemperaMenti "Chi tocca…Maina! scene di un tempo passato”. Ore 17.30 - Gara dei Vulicepi doppi: l’arte di condurre imbarcazioni tradizionali nei canali si fa gara; i migliori barcaioli comacchiesi si sfidano per conquistare l’assegnazione del titolo di "miglior paradello di Comacchio 2018" Si invita a verificare eventuali aggiornamenti consultando il sito ufficiale della manifestazione www.sagradellanguilla.it, rivolgendosi all’Ufficio Informazioni Turistiche di via Agatopisto 2/a oppure,ogni sabato e domenica di Sagra, presso gli InfoPoint.
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ottobre 2018
BAEDEKER
infanzia
Guida teatrale per spettatori nomadi
L’evento del mese è la riapertura del Galli, ma c’è anche altro di Iacopo Gardelli
BIM!, FESTIVAL TRA ARTE E TEATRO PER BAMBINI TRA CESENA E SANTARCANGELO A ottobre torna Bim!, il festival multidisciplinare dedicato alla cultura e all’arte contemporanea per bambini e ragazzi e le loro famiglie. Per la sua VIII edizione Bim! dissemina le proprie iniziative nell’arco di un mese in tre diverse città romagnole, Cesena, Santarcangelo e Savignano con una nuova tappa chiamata BIM!OFF a Bologna. Come di consueto il festival propone un’esperienza nella quale i molteplici linguaggi dell’arte viaggiano al centro di una condivisione tra adulti e bambini, tramite un programma che proporrà nei weekend da ottobre a novembre una serie di appuntamenti. Performance tra teatro, danza e arte partecipata, laboratori, percorsi narrativi, installazioni e mostre dedicate a bambini, a ragazzi e alle loro famiglie, ma anche attività didattiche per le scuole e incontri per insegnanti, educatori e adulti. Dal 6 ottobre al 4 novembre a Cesena dove intreccia anhe il festival della Valdoca (vedi pagina 12), il 14 ottobre a Savignano e dal 21 ottobre all’11 novembre a Santarcangelo. Tra gli artisti protagonisti la compagnia Kinkaleri (nella foto durante la performance che porteranno anche a Cesena domenica 7 ottobre) e l’autore Bruno Tognolini. Per il programma completo: microfestivalbim.org.
danza
I GOLDEN DAYS DI ATERBALLETTO Mercoledì 24 ottobre alle 21 inizia la stagione di danza al Masini di Faenza con Aterballetto nella produzione Golden Days, coreografia di Johan Inger, musiche di Tom Waits, Patti Smith, Keith Jarrett. Golden Days presenta due opere già note di Johan Inger, Rain Dogs e Bliss, legate tra loro da un nuovo breve assolo: Birdland.
PROVE APERTE A Meldola in scena Human la novità del mentalista Tesei
Da mercoledì 10 a domenica 14 ottobre alle 21 al teatro Dragoni di Meldona, come fuori abbonamento, si può assistere allle prove aperte di Human, il nuovo spettacolo del “mentalista” Francesco Tesei che propone uno sguardo alla sua arte da una prospettiva originale e quanto mai attuale: il mentalismo come modo per tornare a stupirsi per le magie dei rapporti umani. Attraverso la relazione tra il mentalista e il pubblico, Human diventa quindi un’esperienza di condivisione e di co-creazione di ogni singola replica dello spettacolo. Una suggestiva esplorazione di inconscio, ragione e di tutto ciò che vive a cavallo tra i due.
La costellazione teatrale romagnola – quell'insieme caotico di luci nascoste spesso nei luoghi più inaspettati – si arricchisce di un nuovo punto. È la notizia principale di ottobre, in campo teatrale: nel cuore di Rimini riapre l'Amintore Galli. Il teatro riminese di piazza Cavour torna alla vita dopo essere stato bombardato (dagli alleati, nel '43), saccheggiato, demolito e trasformato in palestra. Sono passati 75 anni, ma finalmente, il prossimo 28 ottobre, si alzerà nuovamente il sipario. Il restauro, affidato a Pier Luigi Cervellati, era iniziato nel 2014. Com'è naturale, si faranno le cose in grande (dettagli a pagina 11). A 48 ore dal “vernissage” in gran stile con la mezzosoprano Cecilia Bartoli (vincitrice di 5 Grammy Award, per capirci), il Galli ospiterà uno dei più grandi interpreti italiani viventi, Toni Servillo. Il 30 ottobre, assieme al fratello Peppe, Servillo porta in scena La parola canta, uno spettacolo ormai datato (il debutto risale al 2015), ma molto apprezzato da pubblico e critica. I fratelli, accompagnati dal Solis String Quartet, proporranno una selezione di musica, poesie e canzoni per cantare lei, Napule mille culure. Un ritorno alle origini per Toni Servillo: il colore del dialetto partenopeo, contenuto nei testi di Mimmo Borelli, Raffaele Viviani e Michele Sovente, sarà il miglior farmaco per dimenticare l'ultima grigia interpretazione di Loro. Saliamo a Ravenna. L'apertura di stagione è affidata a un altro grande interprete del teatro italiano, Marco Paolini. Avevo già accennato il mese scorso a questo spettacolo, Tecno-Filò, in scena all'Alighieri dal 29 ottobre all’1 novembre, per cui non mi dilungherò troppo. Negli ultimi anni Paolini sta seguendo un curioso filo tematico “scientifico” – penso all'indimenticabile ITIS Galileo, o all'ultimo Numero Primo – come per smarcarsi dell'etichetta di “teatro civile” che ha segnato l'inizio della sua carriera. Dopo aver raccontato il passato del nostro disgraziato Stivale, Paolini si lancia ora a immaginare un futuro, osserva in controluce questo “tempo crisalide” per cercare di capire dove ci sta portando la deriva tecnologica. Dal 2 al 20 ottobre il Rasi sarà invece segnato dalla lunga residenza di Macbetto, o la chimica della materia. Roberto Magnani Federico Buffa del Teatro delle Albe firma la regìa di questo adattamento testoriano, in collaborazione con Consuelo Battiston di Menoventi ed Eleonora Sedioli dei Masque. Lo spettacolo ha debuttato lo scorso 14 settembre al Guattari di Forlì, e l'accoglienza pare essere stata molto buona. Dopo Odisèa e E' bal, Magnani ritrova in questo autore scomodo e paradossale (ciellino e omosessuale, credente e bestemmiante) un’eco estetica profonda – lo stesso gusto per lo scandaloso, il viscerale, l'oscuro – e una profonda riflessione su una lingua teatrale radicalmente “altra”. Chiudo il beadeker con la segnalazione di un autore non strettamente teatrale, ma che si è dimostrato capace di saper raccontare storie ed ammaliare il pubblico più di molti altri professionisti. Il 19 ottobre, al Masini di Faenza, Federico Buffa porta lo spettacolo A Night in Kinshasa (tralascio con galanteria le imprecazioni sorte nel leggere un titolo così brutto), firmato assieme alla regista Maria Elisabetta Marelli. In questo spettacolo che ha debuttato la scorsa stagione, Buffa ricostruisce la storia di quello che, a detta di molti esperti, è stato il più importante incontro di boxe della storia. È il 1974, siamo nello Zaire del dittatore Mobutu. Muhammad Ali, 32 anni, sfida il campione del mondo in carica George Foreman, 25enne; li seguono dal vivo 100 mila spettatori. “The Rumble in the Jungle” non fu un semplice incontro di boxe. Come tutti i grandi eventi sportivi condensò in sé motivi sociali, politici, ideologici, finendo per segnare indelebilmente l'atmosfera del periodo. Starà a Buffa districare tutti i fili e consegnare al pubblico il significato profondo di questo incontro fra giganti.
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forlì
ravenna
FILUMENA MARTURANO DIRETTA DA LILIANA CAVANI
PAOLINI PORTA IN SCENA LA TECNOLOGIA
Da giovedì 25 a sabato 27 ottobre alle 21 e domenica 28 alle16 prende il via la stagione del Diego Fabbri di Forlì sotto la direzione artistica di Accademia perduta con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses interpreti del bellissimo Filumena Marturano di Eduardo De Filippo per la regia di Liliana Cavani. Una storia su una madre forte disposta a tutto pur di proteggere i propri figli, un personaggio diventato emblematico.
Dal 29 ottobre all’1 novembre la stagione dei teatri, tra prosa e ricerca, dell’Alighieri di Ravenna prende il via con Marco Paolini che torna ad affrontare i temi della tecnologia come aveva fatto nell’ultimo lavoro da narratore Numero Uno. In questo caso Paolini è autore e inteprete di un monologo dal titolo Tecno-Filò Technology and Me e racconta l’universo di potenzialità e anche di paura e non sempre consapevole delle nostre azioni.
FAENZA Dalla commedia diretta da Gioele Dix “A testa in giù” al grande sport che diventa narrazione di Federico Buffa
SANTA SOFIA Storie di sport con Andrea Scanzi e di gioco d’azzardo con “Gran Casinò” Il sipario si aprirà sulla stagione di prosa del teatro Mentore di Santa Sofia sabato 20 ottobre alle 21 per accogliere Andrea Scanzi e il suo spettacolo “Eroi, storie emblematiche di sport”, monologo in cui si racconta una carrellata di campioni, ognuno a suo modo eccezionale. Fuori abbonamento, sabato 27 ottobre sarà inoltre in scena “Gran Casinò – Storie di chi gioca sulla pelle degli altri”, spettacolo ad ingresso gratuito realizzato con il contributo della Regione Emilia Romagna nell'ambito del progetto “Slot FreER”.
Venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 ottobre alle 21 al teatro Masini di Faenza si apre la stagione con un’anteprima nazionale dello spettacolo con Emilio Solfrizzi e Paola Minacciani A testa in giù di Florian Zeller per la regia di Gioele Dix. La peculiarità di questa commedia sta nel fatto che il pubblico è testimone dei pensieri dei personaggi che parlano in disparte, una vera prova d’attore per gli interpreti che devono usare la tecnica del doppio linguaggio. Sempre a Faenza, per la stagione del contemporaneo, appuntamento anche il 19 ottobre questa volta con il giornalista sportivo e interprete Federico Buffa e il suo A night in Kinshasa di cui ci parla anche Iacopo Gardelli nella sua rubrica Baedeker a pagina 14. Buffa è ormai un maestro nel narrare vicende che mescolano l’epica sportiva con il contesto sociale, storico e politico in cui si svolgono.
MELDOLA&RICCIONE Michele Placido torna a misurarsi con Pirandello in “Sei personaggi in cerca d’autore”
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Domenica 28 ottobre allo Spazio Tondelli di Riccione e martedì 30 ottobre alle 21 sul palco del teatro Dragoni di Meldola arriva un grande classico del teatro italiano interpretato e diretto da un mostro sacro del palcoscenico: Michele Placido. La pièce è la celeberrima Sei personaggi in cerca d’autore, il grande classico di Luigi Pirandello e ad accompagnare Placido sul palco ci saranno Guia Jelo, Dajana Roncione, Luca Iacono, Luana Toscano, Paola Mita, Flavio Plameri. «È la mia passione per tutto quello che è pirandelliano che mi ha portato ad accettare la sfida - ha spiegato Placido –. Questa è la mia terza regia teatrale su un testo del Girgentano. È davvero scabroso l’affair che il sestetto pirandelliano chiede da quasi un secolo di esplicitare in scena. E si spiega perché una siffatta famiglia è stata abbandonata dall’autore, atterrito all’idea di alimentare una vicenda tanto scandalosa. Coerentemente con il metateatro di Pirandello, la richiesta dei Sei di dare vita al loro dramma coincide qui, più che mai, con la funzione che è propria del palcoscenico, ossia accogliere la rappresentazione».
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l’intervista
Il debutto alla regia di Ania Asensio con un film sociale e indipendente Acclamato dalla critica, Most Beautiful Island vede l’attrice anche dietro la macchina da presa La pellicola sarà proiettata al Ravenna Nightmare Film Fest di Erika Baldini
Come Luciana, la protagonista del suo film, era molto giovane quando ha messo poche cose in valigia e da Madrid è volata a New York. Ana Asensio ha salutato famiglia, amici, paese natale e si è trasferita nella Grande Mela alla caccia del suo personale sogno americano. Un viaggio, un percorso di vita che la regista mette al centro di Most Beautiful Island, suo esordio alla regia. Conosciuta come attrice per serie TV e film (The Afterlight, Zenith, The Archive), vincitrice al United Solo Theatre Festival di NY col monologo Mica's Skin, dal best-seller spagnolo di Paloma Bravo, Ana debutta con un potente thriller psicologico, girato in 16mm, che ha fatto gridare ai critici i nomi di Polański e Cassavetes, una lucida riflessione sulle difficoltà del vivere tra le occasioni edi pericoli della grande città, specie se si è stranieri e senza documenti, specie se si è disposti a tutto pur di sopravvivere. Il film, già vincitore del Premio della Giuria all’SXSW Film Festival di Austin, Texas, e del Premio Life & Liberty Film al Sidewalk Film Festival a Birmingham in Alabama, continua a riscuotere successi ed è tuttora il caso cinematografico di cui tutti parlano nel circuito indipendente internazionale. Uscito finalmente anche nelle sale italiane, distribuito da Exit Media, Most Beautiful Island arriva a Ravenna: Ana accompagnerà in sala il suo film nel corso della 16a edizione dello storico Ravenna Nightmare Film Festival in programma dal 26 ottobre al 4 novembre (per il programma completo: www.ravennanightmare.it. Ana questo è il tuo primo film, Most Beautiful Island ha avuto una lunga gestazione. Com’è nata l'idea? «Volevo raccontare una storia che accade in un giorno e che mostra la realtà di una giovane immigrata senza documenti, come arriva a mettere in pericolo la sua vita. L’idea nasce nel 2010 e nel 2011 avevo finalmente pronta la sceneggiatura...» Come debuttante, quali sono stati i maggiori ostacoli – e le gioie, perché no – di questa impresa? «Tutto il processo, dalla scrittura al bussare alle porte in cerca di produttori e finanziamenti, vedermi dirigere un'intera troupe, fino al montaggio, tutto è stato una sfida immensa ed estenuante. Il coraggio di lanciarmi a tutto questo veniva dalla mia ingenuità/inesperienza e dalla passione per il progetto. Ma ci sono state molte lacrime. Soprattutto quando nessuno accettava di produrmi e io non riuscivo a trovare il denaro. Questa è la parte che ha portato via più anni, e quella che mi è risultata più difficile emozionalmente. Le gioie, tutte, sono arrivate dopo l'uscita del film. Da allora ho avuto solo momenti buoni». Tu sei attrice, com'è stato porti nel ruolo di regista? Perché hai deciso di essere tu Luciana? «Ho scritto la storia pensando a me in questo ruolo, è un ruolo molto interessante e fino ad allora non avevo avuto la possibilità di interpretare qualcosa del genere al cinema. Come regista, ho adorato dirigere gli altri attori, questa è la parte che mi è sembrata più facile, visto che capisco e intendo il loro linguaggio. La comunicazione con la troupe tecnica invece ho dovuto apprenderla mentre si girava». Mbi è stato definito un film dal potente impatto sociale e politico. Parla di immigrazione, di povertà, dei più deboli, delle donne... Cosa volevi raccontare e che messaggio volevi dare al pubblico? «Credo che il ruolo degli artisti sia quello di esporre le idee in un fomato differente dal semplice discorso in parole. Però è lo spettatore che sceglie o decide quello che le idee rappresentano. Nel mio caso particolare volevo raccontare una storia che conoscevo molto bene, dentro una cornice sociale di conflitto. In nessun caso volevo manipolare il contesto, semplicemente mostrarlo, inquadrarlo in modo che ognuno possa trarre le sue conclusioni». Le recensioni hanno citato nomi come Polanski e
Cassavetes, tu hai citato Krzysztof Kieślowski e Andrea Arnold. Ti sei ispirata a qualche film in particolare? Quali sono gli autori che ti hanno formato? «Ho tratto inspirazione da diversi film però uno che ho visto una moltitudine di volte e che ammiro molto è 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni di Mungiu. Adoro poi le magnifiche trilogie di Antonioni e Kieślowski». MBI viene definito film di genere. Volevi dare questa piega “horror” alla storia? «No, in realtà è qualcosa che è sorto in modo organico, parte già esisteva nella sceneggiatura ma solo in fase di montaggio ho capito che il mio film era un “ibrido”, con una certa dose di terrore». Il film si sente che è “personale”, che parte da esperienze sincere. Vivi ancora a New York? «Sì, ormai da 16 anni». Come è il tuo rapporto con questa città, cosa è cambiato dal tuo arrivo a oggi che il tuo film ha ricevuto molte critiche lusinghiere? “A New York è davvero tutto possibile” come dice il personaggio di Olga? «Molto è cambiato! Sono venuta qua giovanissima, senza saper parlare inglese, con tutti i miei risparmi e una valigia piena di sogni. Non ne avevo uno concreto, volevo vivere esperienze nuove, imparare, crescere, non limitare le mie possibilità. Quando i miei risparmi finirono e già parlavo meglio la lingua, cominciai a capire che questa città chiede un prezzo molto alto per viverci. Ho vissuto la mia gioventù qui, la città è intrinseca nel mio modo di essere. Chissà, forse più aggressiva e impaziente di quello che sarei se fossi rimasta nella mia Madrid. Però anche compassionevole e combattiva. New York è una metropoli tremendamente competitiva ed esige molto. Io ora vivo una vita più stabile in un tranquillo quartiere di Brooklyn, con il mio ufficio a pochi passi da casa. Ho anche creato la mia famiglia. Questi anni mi hanno dato tanto. E quello che dice Olga è certo: tutto è possibile a New York, il buono e il cattivo». Hai una tua compagnia di produzione, è vero che stai già scrivendo il tuo prossimo film? «Ho una nuova sceneggiatura che spero si converta nel mio secondo film... Nel frattempo, sto prendendo in considerazione altri progetti, sia come attrice che come regista». A maggio eri a Roma al Festival del Cinema Spagnolo, a novembre sarai ospite qui a Ravenna. A parte per lavoro, sei mai stata in Italia? C'è qualche film o autore italiano che ti ha colpito? «Già alcune volte, è il mio paese preferito! Tanti film mi piacciono, La stanza del figlio o La Grande Bellezza... e come ho detto, il cinema di Antonioni mi appassiona. Ho il poster originale de La Notte nel salotto di casa».
il festival
TORNANO GLI “INCUBI” RAVENNATI, RICORDANDO LA GRANDE GUERRA Dieci giorni di visioni al Palazzo del Cinema tra lungometraggi, corti, eventi e ospiti speciali La 16esima edizione del Ravenna Nightmare Film Fest – diretta da Franco Calandrini, realizzata da Start Cinema e con la collaborazione col festival di letteratura gialla e noir GialloLuna NeroNotte (vedi p. 25) – si svolgerà da venerdì 26 ottobre a domenica 4 novembre al Palazzo del Cinema dei Congressi di Largo Firenze 1. Dieci giornate, in cui Ravenna Nightmare Film Fest presenterà proiezioni, eventi e ospiti speciali. L’evento principale della rassegna sarà come da tradizione il Concorso Internazionale per lungometraggi che presenterà quanto di meglio è emerso nella più recente produzione cinematografica mondiale, al suo fianco il Concorso Internazionale per cortometraggi. E poi anteprime, retrospettive, incontri con gli autori. Da segnalare la sezione Contemporanea, l'area del festival riservata alle novità presentate nei maggiori mercati e festival cinematografici, come appunto il primo film di Ania Asensio (vedi intervista in questa pagina). L’immagine della XVI edizione di Ravenna Nightmare (nella foto qui sopra) è dedicata a uno degli eventi speciali più importanti presenti in cartellone: l’omaggio a chi è stato in guerra e ha subìto il destino degli ultimi mentre dava la vita per un ideale di libertà. In occasione della celebrazione del 100° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, il festival dedica il giorno chiusura all'evento La Grande Guerra con la proiezione, come emerge dalla prima rivelazione sul programma della giornata, di vere e proprie perle del recupero digitale di pellicola risalente ai tempi del conflitto. È il caso del documentario Beyond Zero: 1914-1918 di Bill Morrison con musiche di Aleksandra Vrebalov, dirette dal Kronos Quartet. Per il programma completo, che include anche lezioni e incontri con gli studenti delle scuole e masterclass: www.ravennanightmare.it
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i film da non perdere
Guida ai premi di Venezia (con una postilla sul tema Netflix)
CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema
Dal bellissimo Roma, vincitore del Leone d’oro, al nuovo western dei fratelli Coen, ecco le pellicole premiate al Lido tra sorprese e conferme
Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria: The Favourite di Yorgos Lanthimos (Gran Bretagna) Yorgos Lanthimos, regista greco che lavora nel Regno Unito, viene dalla fantapolitica distopica e alienante. Esordì con Kynodontas (Dente canino) nel 2009, per poi entrare nel circuito del cinema d''autore con The Lobster e Il Sacrifico del Cervo Sacro, entrambi interpretati da Colin Farrell. Anche lui cambia completamente genere in The Favourite. Ambientato all'inizio del ’700 inglese, narra la corte del Regno Unito sotto la corona della Regina Anna Stuart (Olivia Colman), della contessa Sarah Curchill (Rachel Weisz) che di fatto la soggioga e la controlla politicamente, e della giovane cugina decaduta Abigail Hill Masham (Emma Stone) che ascenderà lo status sociale. Mentre l'Inghilterra è in guerra con la Francia, la regina Anna è dominata dalla contessa Sarah, con la quale instaura una torbida relazione di amore e odio basata anche sul sesso. In questo duetto lesbico entra a poco a poco anche la domestica Abigail, che finirà per prendere il posto (nel cuore e nel potere) della cugina Sarah. La storia vera di queste tre donne e degli intrighi di corte sfocia in un dramma grottesco in costume, dove trionfano carne, sangue, sesso e letteratura, e i cui espliciti riferimenti cinematografici sono il Barry Lyndon di Kubrick e I misteri del giardino di Compton House di Greenaway. Sorpendente e raffinato: altro premio meritato, oltre alla Coppa Volpi migliore attrice per Olivia Colman, nel ruolo appunto della Regina Anna. Leone d’Argento - Premio Migliore Regia a Jacques Audiard per il film The Sisters Brothers (Francia) E anche Audiard ci sorprende! Dopo Il Profeta, Un Sapore di Ruggine e Ossa, Dheepan, cosa presenta a Venezia? Un bellissimo western! Con Joaquim Phoenix e John C. Reilly. I fratelli Sisters sono criminali spietati al soldo di chi paga per i loro servigi. Il ricco Commodoro li assolda per torturare e poi uccidere un uomo, perché ha un segreto che può rende-
Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.
A sinistra un fotogramma da Roma, a destra da The Favourite
Tutti i premi dei grandi festival di cinema suscitano interesse e polemiche. Ecco quindi il mio racconto sui vincitori di Venezia 75, più altri film del concorso che avrebbero (forse) meritato qualcosa in più. Leone d'Oro per il miglior film: Roma di Alfonso Cuarón (Messico) Se ricordate il suo precedente Gravity, mirabile e stupendo film di fantascienza, sappiate che Cuarón ha cambiato completamente genere. Roma è un bellissimo affresco del Messico degli anni ’70, sicuramente con molti elementi autobiografici. Il titolo viene da un quartiere benestante di Città Del Messico, e narra le vicende della domestica Cleo, di origine mixteca, e della famiglia medio borghese per la quale lavora. Lei si innamora di un ragazzo, ma rimane incinta e lui la abbandona. La sua padrona viene lasciata dal marito medico, sola con i figli. E sullo sfondo, le lotte degli studenti negli anni '70, gli squadroni della morte sostenuti dal governo, le divisioni tra classi sociali e tra etnie, la divisione ancora più radicale tra uomini e donne – e comunque il bisogno, per tutti, di resistere e andare avanti. Regia perfetta, bianco e nero abbacinante e l'intensità del pathos delle storie personali dentro i drammi della Storia. Bellissimo film, e meritatissimo Leone d'Oro. Ci sono state polemiche, perché il film è prodotto da Netflix: al che, strali e anatemi di esercenti di sale e scandalizzate associazioni di categoria che vorrebbero tutelare il cosiddetto cinema di qualità contro i brutti e cattivi Netflix. Sarà che questo film è meraviglioso e ha meritato la vittoria, il problema si potrebbe ribaltare: non sarà che Netflix è molto più sensibile al cinema e alla sua qualità di tanti sedicenti produttori? E soprattutto, Netflix risponde solo al pubblico. Per cui amen e guardate Roma, anche se solo su streaming.
di Albert Bucci
re molto ricchi. Devono così raggiungere il detective che ha rintracciato il fuggitivo, dall'Oregon fino alla California della Corsa all'oro... E Audiard riesce a costruire un western epico e perfetto, con tutti i miti essenziali del genere: i fratelli Caino-Abele, un padre oscuro e assassino, la cupidigia per il denaro, ma anche l'umanità che emerge da questo mare nero e marcio che è la Frontiera americana. E anche per Audiard, premio giustissimo. Premio Migliore Sceneggiatura a Joel Coen e Ethan Coen per il film The Ballad of Buster Scruggs (USA) Il nuovo film dei Coen è un western, in sei episodi, nello stile dei film degli anni '60, tra i cui interpreti ci sono Tim Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson e Tom Waits. Anche qui, i Coen esplorano la Genesi dell'America nelle sue fobie, nei suoi traumi e nelle sue ossessioni, sempre con quel loro inimitabile tocco di umorismo nero yiddish. Sei storie tra criminali cantanti, disperati cercatori d'oro, venditori di fenomeni da baraccone a basso costo ed eleganti e distinti bounty killers che sembrano provenire dai racconti di Poe. Indiscutibile anche qui il premio ricevuto. Essendo il film
prodotto da Netflix, stesse polemiche di cui sopra. (Ma voi non curatevene e guardatelo con gusto). Un altro film che non ha ricevuto nessun Leone, ma che personalmente avrei premiato, è sicuramente What You Gonna Do When The World’s On Fire? di Roberto Minervini, regista italiano trapiantato negli USA. Lo ricordiamo per il bellissimo Louisiana del 2015; e ora il suo nuovo documentario sul Sud degli Stati Uniti verte sul razzismo. Il razzismo sdoganato contro gli abitanti di colore della Lousiana, le loro lotte per la dignità e il lavoro, la sempre più radicata consapevolezza che solo l'intelligenza e il cuore possono combattere una società sempre più esplicita nella discriminazione. Un documentario in bianco e nero che colpisce forte lo stomaco e il cervello, l'esplosione di un mondo globalizzato nell'intolleranza e nel razzismo. E infine vi sorprenderò: a me è piaciuto abbastanza anche Suspiria di Luca Guadagnino, remake del grande film di Dario Argento del 1977. Film con molta bellezza, ma anche con qualche imperdonabile difetto. Solo che lo spazio è finito; per cui ve lo racconterò il mese prossimo.
CINEMA A Forlì torna il festival dei cortometraggi: in concorso 181 opere tra le oltre 4mila arrivate da tutto il mondo
Giulio Mastromauro (sceneggiatore, regista e distributore cinematografico), tra i giurati del Sedicicorto Film Festival
Si svolgerà dal 4 al 14 ottobre a Forlì la XV edizione di Sedicicorto International Film Festival, ormai una delle più importanti realtà italiane ed europee dedicate al mondo del cortometraggio cinematografico. Sono addirittura 4.262 i film iscritti quest’anno, di cui ne sono stati selezionati 243, provenienti da 46 diversi paesi. 181 di queste opere concorreranno a un premio nelle otto sezioni competitive di quest’anno. Un programma ricchissimo, che si snoderà nei dieci giorni di festival, nelle diverse location del festival forlivese, dall’Auditorium CariRomagna alla sala San Luigi e la Biblioteca Aurelio Saffi. Oltre alle otto sezioni del concorso si vanno ad aggiungere quelle fuori concorso e i focus dedicati alla produzione austriaca e a quella estone. Sedicicorto inoltre per il terzo anno organizza durante il festival Cineworker (dal 12 al 14 ottobre), incontri con professionisti dei diversi comparti dell’audiovisivo che si confronteranno per parlare, costruttivamente, di un movimento che necessita, ma soprattutto merita delle nuove finestre. Cercheranno insieme soluzioni e nuove possibilità i responsabili delle maggiori case di distribuzione di cortometraggi, direttori di festival, giornalisti e filmmaker. Info e programma: www.sedicicorto.it.
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la mostra
Picasso, De Chirico, Andy Warhol: la guerra infinita tra mito e frontiera Parla Maurizio Tarantino, direttore del Mar e cocuratore di “War is over?” di Federica Angelini
Da un vaso attico a Pistoletto, da Picasso a De Chirico, da Rubens a Guerre stellari, e a da Eraclito a Umberto Eco passando per San Paolo. La mostra che inagura al Mar di Ravenna il 5 ottobre (aperta fino a gennaio) “War is over? Arte e conflitto tra mito e contemporaneità” si articola permettendo più livelli di lettura, intrecci, rimandi tra arte visiva e filosofia. Non a caso vanta due curatori la storica dell’arte Angela Tecce e lo studioso italianista Maurizio Tarantino, direttore dello stesso Mar da poco più di un anno che qui è anche come curatore della mostra soprattutto per ciò che concerne appunto il contributo letterario. È lui a raccontarci innanzitutto l’idea da cui ha preso le mosse una mostra che per la tradizione del Museo ravennate negli ultimi anni sembra rappresentare una novità perché porta decine di artisti mai passati per queste sale con prestiti da musei che mai fino a oggi avevano collaborato con il Mar, ma soprattutto per l’impostazione così ibrida. A cento anni dalla fine della Grande Guerra, la mostra tenta di dare una risposta alla domanda: «La guerra è mai finita?». «Si direbbe di no – ci spiega Tarantino, che incontriamo nel “backstage”, durante l’allestimento – e dunque la pace non esiste, se non la pace eterna. Quello che è dato qui sulla terra è la non-guerra che nasce quando c’è la parola, il dialogo. In qualche modo è questa la nostra risposta». Una risposta che si articola in vari
linguaggi, tra cui quello del cinema (notevole la sala tappezzata di manifesti che diventeranno peraltro ben presto patrimonio della Classense) e della letteratura (tra i pezzi inediti un manoscritto di Benedetto Croce mai mostrato prima). E un tema che assolve, ci spiega sempre il direttore, anche a un’altra priorità che Tarantino si era dato: valorizzare il patrimonio esistente del Mar. Ecco allora che cen-
trale in questo percorso che non segue un filo cronologico diventa il Guidarello, quello originale, nel nuovo allestimento, e quello “virtuale” che sarà realizzato grazie a Studio Azzurro. «Guidarello era un guerriero, morto in un duello per futili motivi, che poi diventa un simbolo di amore romantico per una lettura dell’opera che nulla ha a che fare con Tullio Lombardo» racconta Tarantino. Dunque un
In questa pagina, a sinistra: Pablo Picasso, “Jeux de pages” (1951, olio su tavola, Musée national Picasso-Paris). A destra: William Kentridge, “Execution of Partisan” (2015, Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli)
percorso conflitto e composizione, tra nuovo e antico, tra alto e basso, verrebbe da dire tra sacro e profano quando si scopre che accanto a un Rubens campeggia un grande Yoda (un prodotto di merchandising, non un’opera d’arte, ci tengono a precisare i curatori) accompagnato da una citazione di San Paolo. «Per la verità, ho sempre pensato che la filosofia Jedi si avvicinasse molto a un certo pensie-
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BIGLIETTERIA Orari e prezzi La mostra aperta fino al 13 gennaio Inaugurazione 5 ottobre alle 18, orari: dal martedì al sabato 9-18; domenica e festivi 10-18. Ingresso: intero 10 euro, ridotto 8 euro, studenti 6 euro. Audioguida compresa nel biglietto d’ingresso. La mostra sarà aperta fino al 13 gennaio. Al bookshop del museo saranno disponibili anche magliette e cartoline con le citazioni utilizzate nel percorso della mostra. Durante la notte d’oro, il 6 ottobre, sono previste aperture serali straordinarie.
Marina Abramovic, “Balkan erotic Epic: Banging the Skull” (2005 courtesy Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli)
ro del cristianesimo, come quello di San Paolo, appunto, o Agostino, più che alle filosofie orientali a cui di solito è stata associata» dice ancora il direttore, prendendosi in qualche modo la responsabilità diretta di questa associazione d’idee e immaginario certamente inedita. Ma la mostra offre anche e anzi soprattutto l’occasione di vedere opere di artisti che raramente peraltro escono dalla loro collocazione usuale. Tra queste c’è sicuramente i “Gladiatori” di De Chirico che normalmente campeggia nello
studio del Presidente della Camera a Montecitorio. E che qui vediamo accanto all’opera del nome sicuramente più celebre, un Picasso proveniente dal museo a lui dedicato a Parigi. Ma i nomi celebri e di richiamo sono anche molti altri: Burri, Andy Wharol, Kiefer, Christo, Paladino, A cui si aggiungono, in prima assoluta nella città dei mosaici, Marina Abramovic, Robert Capa, Jan Fabre, Gilbert&George, William Kentridge. Divisa in tre sezioni, la mostra si aprirà comunque con un prologo storico dedicato alla
Un’esposizione dalle molte letture possibili che intreccia arte, letteratura e filosofia
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Prima guerra mondiale dove trovano spazio i futuristi e un allestimento tra immagini e parole con citazioni dai grandi che hanno raccontato quegli anni da Lussu a Hemingway, da Remarque a Céline. Qui campeggia anche il cavallino rampante che era simbolo di Francesco Baracca e che da emblema di guerra è diventato, attraverso il dono della madre dell’aviatore a Enzo Ferrari, simbolo invece di un’eccellenza italiana che nulla ha a che fare con il conflitto bellico. Si parte poi affrontando il tema di vecchi e nuovi miti legati alla guerra, a partire da Omero, per passare poi ai “teatri di guerra frontiere e confini” e infine l’ultima sezione è chiamata “spazi di libertà”. A rendere innovativa l’esposione per gli spazi di certo suggestivi ma un po’ frammentari dell’ex convento in cui è ospitato il Mar un allestimento che intende creare connessioni attraverso i passaggi obbligati da un piano all’altro o lunghe le maniche dell’edificio che si sviluppa intorno a un grande chiostro. Ecco allora che i gessi che riproducono le metope del Partenone diventano parte di un’installazione di Studio Azzurro dedicata a Dante che fu anche soldato. Qui risuoneranno i pochi versi in cui
il Sommo ricordò quell’impresa, ma anche le parole dello storico Villari che invece raccontò nel dettaglio quel “fenditore a cavallo” che sarebbe poi diventato il padre della lingua italiana e che tanto ha dato a Ravenna. Un’altra connessione invece vedrà un’installazione con l’interpretazione della celebre Ballata della guerra di Edoardo Sanguineti da parte di Moni Ovadia, che sarà presente anche alla mostra in uno dei tanti eventi collaterali che nei prossimi mesi prenderanno vita. Tra questi è prevista anche un’intervista ad Arrigo Sacchi dello stesso direttore sul calcio come metafora della guerra (con un immediato richiamo al calciobalilla del Pistoletto esposto). Dunque questo sarà la nuova impronta del Mar sotto la direzione Tarantino? «Ci tengo a precisare che mi sono trovato curatore quasi per caso, su richiesta di Angela Tecce, e che si tratterà di una prima e probabilmente ultima volta. Non solo, l’idea è proprio quella di affidare ogni volta la curatela a una persona diversa e quindi variare molto anche la tipologia di proposta, nel 2020 per esempio si potrebbe tornare a un’impostazione più tradizionale di tipo storico artistico».
L’allestimento a cura di Studio Azzurro prevede installazioni di connessione tra i piani
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Edoardo Tresoldi e il suo spazio cartesiano scolpito dalla luce Intervista al giovane talento, tra gli artisti più influenti under 30 secondo Forbes, in mostra a Forlì
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MATERIA OSCURA
Gli ologrammi che sognavamo: capolavori mica da Tresoldi di Linda Landi
Nel 2017 Forbes lo include tra i 30 artisti europei under 30 più influenti e, onestamente, non capita tutti i giorni di imbattersi in un giovane come Edoardo Tresoldi (Milano, 1987) che, a soli trent’anni, ha saputo reinventare un tempo e uno spazio in cui arte contemporanea e archeologia si possono sfiorare generando qualcosa di totalmente inedito. Questo tempo e questo spazio si sono incontrati nel 2016 in occasione del restauro della Basilica paleocristiana di Santa Maria di Siponto, a Foggia, realizzata con una “gabbia” metallica in grado di sintetizzare visivamente linguaggi appartenuti ad epoche e stili lontanissimi, come l’antico e il moderno. Di formazione eclettica e vocazione internazionale, sensibile al paesaggio e allo spirito dei luoghi che attraversa, Tresoldi pensa che l’arte pubblica debba essere imprescindibilmente diretta e accessibile e comunicata a tutti senza elitarismi. Oggi l’artista fa parlare di sé anche in occasione di una collaborazione internazionale in due tempi fortemente voluta da DZ Engineering e dalla Fondazione Dino Zoli a cura di Nadia Stefanel. Nel settembre scorso lo abbiamo infatti visto a Cargo 39 (Singapore) con CUBE TEMPLE per il Gran Premio di Formula 1 e ora (dal 13 ottobre al 2018 al 13 gennaio 2019) sarà alla sede forlivese della Fondazione Dino Zoli con La Basilica di Siponto. Un racconto tra Rovine, Paesaggio e Luce che inaugura sabato 13 ottobre alle 18. Dalle parole dell’artista, uno sguardo sulla genesi dei progetti che hanno saputo emozionare fitte platee di visitatori, definendo anche un nuovo corso nella storia del restauro. Possiamo definire la mostra forlivese come una sorta di "dietro le quinte" che, partendo da Siponto, ci accompagna fino ad Abu Dhabi e a Singapore? Cosa accomuna e cosa differenzia questi progetti? «Sicuramente la ricerca incentrata sulla Materia Assente e sulla dimensione eterea dell’architettura: ma mentre Siponto, l’opera che mi ha lanciato a livello internazionale, si relaziona con la storia e contiene in nuce quello che ho definito la Rovina Metafisica, Archetipo, e di conseguenza il Cube Temple a Singapore, sono l’espressione del mio spazio cartesiano, la rappresentazione di una proiezione menSopra: Cube Temple, foto di Roberto tale». Conte, sotto: Edoardo Tresoldi, ritratto Che ruolo ha la luce e in quale modi Fabiano Caputo do traduce gli stati d'animo? «Sia quella naturale che quella artificiale sono componenti fondamentali nelle mie opere: scolpiscono e rendono tangibile la leggerezza della rete metallica. Gli agenti atmosferici consentono di vivere le installazioni secondo diversi stati d'animo, mentre la luce artificiale accentua le composizioni architettoniche ora in modo sospeso, ora in modo più drammatico, rendendole spazi maestosi, ma comunque intimi e delicati. La luce segna anche la continuità della mia collaborazione con DZ Engineering e Fondazione Dino Zoli, che dopo l’illuminazione della Basilica di Siponto prosegue con il progetto a Singapore». Qualcosa sulle tecniche e i materiali: come ha avuto l'intuizione della rete metallica? Quali sperimentazioni sono state necessarie? Quali i vantaggi porta questo tipo di intervento? «Ho iniziato a usarla quando lavoravo a Roma come scenografo per il cinema e la Tv: veniva impiegata per diverse realizzazioni, soprattutto negli scheletri delle quinte sceniche. Ho subito compreso il suo grande potenziale - la trasparenza - nell’esprimere il dialogo tra opera d’arte e contesto circostante, che è quello che mi interessa raccontare attraverso le opere». Linda Landi
Edoardo Tresoldi - Basilica di Siponto, foto di Roberto Conte
Chi ha vissuto gli anni verdissimi negli iperbolici Ottanta ricorderà la fascinazione delle luci azzurrine che emanavano gli ologrammi: da Star Wars fino a Jem e le Holograms, il nostro immaginario era letteralmente rapito dall’idea di poter scambiare opinioni, chiedere consiglio o salvare il mondo grazie a una conversazione con qualche fantasmagoria luminescente che si trovava dall’altra parte del globo, o addirittura su altri pianeti. Oggi gli ologrammi hanno ben altre più prosaiche funzioni (anche se c’è chi dice che entro pochissimi anni, con le reti 5G di nuova generazione, queste chiamate “a Yoda” saranno una realtà…) ma chi lo sa perché, quando ho visto l’opera di Edoardo Tresoldi, geniale trentenne classe 1987, il mio pensiero si è tuffato indietro negli anni, quando vedevo il mondo da sotto il metro e cinquanta e la televisione era una scatola magica da cui usciva tutta quella ipnotica fluorescenza. Non a caso la luce nelle sue opere (che sono concretissime) è l’architetto che scolpisce la consistenza delle reti metalliche su cui si declinano gli stati d’animo. Luci naturali e luci artificiali che si fondono con gli agenti atmosferici e ogni volta generano un umore differente, dando un senso di maestà anche all’anima dei fili che, esilmente, abbracciano grandi volumi e collegano l’opera con il contesto ambientale. Una lezione di eleganza e meraviglia che ha conosciuto la fama internazionale partendo da Siponto, con il restauro della basilica paleocristiana foggiana che nel 2017 lo ha proiettato nell’Olimpo degli artisti under 30 più influenti (secondo la classifica stilata dalla rivista Forbes) oggi viene ripresa ed estesa con un progetto tra Singapore e Forlì che chiama in causa sempre DZ Engineering e Fondazione Dino Zoli. Così il giovane artista milanese è tornato a mixare tempo e spazio nella più eterea delle architetture, sempre alla ricerca di una dimensione nuova, ma con una sostanziale differenza: «mentre a Siponto l’opera si relaziona con la storia e contiene in nuce quello che ho definito la Rovina Metafisica, il Cube Temple a Singapore è l’espressione del mio spazio cartesiano, la rappresentazione di una proiezione mentale». Un progetto, quello curato da Nadia Stefanel, che collega il Cube Temple nella Singapore del Gran Premio di Formula 1 alla mostra forlivese della Fondazione Dino Zoli - La Basilica di Siponto di Edoardo Tresoldi. Un racconto tra Rovine, Paesaggio e Luce dal 13 ottobre al 2018 al 13 gennaio 2019, con inaugurazione sabato 13 ottobre alle 18.00 - per mezzo di quella rete metallica che l’artista scopre durante gli anni romani, quando lavora come scenografo per il cinema e la tv. Ne intuisce subito il grande potenziale espressivo, che non si fermerà alle architetture grandiose e leggere, trasformandosi di volta in volta anche in figure pensose, moti rampicanti dove “la Materia Assente innesca dialoghi ininterrotti con lo spazio e la storia” e “ciò che è dissolto, o non è mai esistito, rivive in un tempo non suo”.
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Cristallino lungo le vie periferiche per esplorare i paesaggi di confine Il festival riparte a Cesena il 13 ottobre con la mostra di Piovaccari e Turroni. Live painting di Gola Hundun
Dopo il circuito In-Studio, il Festival Cristallino riparte il 13 ottobre a Cesena con una programmazione dedicata al paesaggio, nelle sue traiettorie sociali, naturali e architettoniche a Corte Zavattini 31. Scrive la direttrice artistica Roberta Bertozzi a proposito di questa nuova stagione del festival: «Anche per l'edizione 2018 Cristallino si dirama in una serie di percorsi diffusi, sempre nel solco di una rotta artistica tesa a rimarcare come all’interno di un territorio, nel suo complesso ecosistema storico, ambientale e antropico, siano proprio le realtà liminali, di confine o borderline, a svolgere una funzione determinante circa lo sviluppo e la precisazione della sua stessa identità. Ogni occasione del festival sarà intesa a dare corpo a ciò che si muove per vie periferiche, ciò che, per natura e configurazione, appare minoritario e dunque utopico o atopico». Ecco il programma. Sabato 13 ottobre alle 18 inaugurazione della mostra Vie periferiche di Luca Piovaccari e Verter Turroni sempre a Corte Zavattini, un progetto espositivo che intende riflettere sulle traiettorie urbane e sul possibile innesto di habitat naturale e habitat artificiale. La mostra coniuga linguaggio fotografico e linguaggio scultoreo. In occasione di AMACI Giornata del Contemporaneo, ci sarà anche un evento di live painting a cura dello street artist Gola Hundun, con il suo Urban
dalla collaborazione effettiva tra uomo e ambiente in cui l’artista prepara i supporti che verranno installati nel paesaggio, sceglie i luoghi dove collocarli e decide i tempi di esposizione. Tutto il resto lo fa la natura che, lasciata agire indisturbata per giorni,
Tra gli eventi anche il progetto per il fiume Savio di Roberto Ghezzi e le estetiche del margine di Tibaldi Luca Piovaccari, “Ricognizione sul paesaggio”, 2008, fotografia su pellicole trasparenti
Manifesto, che curerà una serie di piccoli interventi di street art destinanti a ridisegnare il paesaggio delle aree limitrofe al fiume Savio dall’11 al 13 ottobre. Il pubblico avrà la possibilità di assistere in diretta all’esecuzione dei murales con una festa finale che coin-
volgerà tutta la cittadinanza. Domenica 21 ottobre alle 10.30 sarà invece la volta di Limen, un progetto speciale sempre sul Savio dell’artista Roberto Ghezzi che spiegherà il suo progetto. Le “naturografie” di Ghezzi sono opere che nascono
mesi o anni sulle superfici delle naturografie, agisce come un pittore su una tela bianca. Per il festival l’artista realizzerà un ricalco della vita chimica e dinamica del fiume Savio. Domenica 28 ottobre alle 10 si terrà invece un workshop dell’artista Eugenio Tibaldi dal titolo “Estetiche del margine”. Da sempre attratto dalle dinamiche delle aree marginali, Tebaldi ha scelto di vivere e lavorare a Napoli. Sue opere sono esposte in importanti istituzioni pubbliche e private in Italia e all'estero. Nell’ambito del progetto “Vie periferiche” l’artista proporrà un workshop sulle architetture minime e i nuovi contesti dell’habitat urbano. Info: www.cristallino.org.
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Paolo Monti: fotografia e patrimonio culturale
UN TERZO PAESAGGIO NELL’INTRECCIO TRA LE ARTI Un progetto che unisce performance, antropologia, architettura, design
Un omaggio in quattro esposizioni ai musei di San Domenico Una foto di Paolo Monti
Il Comune di Forlì – in collaborazione con quello di Milano e l’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna – dedica un omaggio a Paolo Monti. Fotografo e sperimentatore, Monti (Novara,1908-Milano,1982) fu coinvolto da Andrea Emiliani nel grande progetto delle campagne di rilevamento del patrimonio culturale e poi nei rilevamenti dei centri storici, che si configurano come l’ultima grande commissione pubblica per un censimento topografico del patrimonio urbano e rurale, esplorando ed approfondendo nel suo lavoro il rapporto tra fotografia e rappresentazione del patrimonio culturale stesso, in particolare rispetto al paesaggio. Il progetto, ospitato nelle cellette al piano terra dei musei di San Domenico dal 6 ottobre al 6 gennaio, è articolato in quattro mostre. Paolo Monti – Fotografie 1935-1982, a cura di Pierangelo Cavanna e Silvia Paoli; Paolo Monti e il censimento del centro storico di Forlì a cura di Roberta Valtorta (una selezione di fotografie realizzate per il censimento del centro storico della città di Forlì); Paolo Monti dalle campagne di rilevamento al censimento delle vallate forlivesi a cura di Andrea Emiliani e Marina Foschi (scelta di fotografie dalla collezione privata di Andrea Emiliani e dal Fondo Case sparse dell’Appennino forlivese del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi). Una videointervista a Andrea Emiliani, a cura di IBC, completa il percorso della mostra.
RAVENNA/1 Street art: la mostra collettiva di “Subsidenze” con Ericailcane, Eron, Hope, Zed1 e Bibbito Venerdì 5 ottobre dalle 18 inaugura la mostra collettiva “Subsidenze 2018” al Magazzeno Art Gallery di Ravenna. Curata da Marco Miccoli, la mostra raccoglie opere di vari artisti che hanno partecipano al festival di street art di Ravenna, e non solo, tra cui Bibbito (nella foto un suo muro “abusivo” realizzato da poco a Ravenna), Brome, Dissensocognitivo, Ericailcane, Eron, Hope, Sardomuto e Zed1. Fino al 10 novembre: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16 alle 19; sabato 10-12.30 e 16-19. Appuntamenti al 328 6340102.
FORLÌ/2 Prima mostra dentro l’ex deposito Atr con Flavio Favelli Si intitola Half Dinar e inaugura venerdì 12 ottobre la mostra personale di Flavio Favelli a cura di Davide Ferri nell’ex deposito Atr di Forlì – uno spazio per il contemporaneo in città e sede del Festival teatrale Ipercorpo – che per la prima volta accoglie il progetto di un artista visivo. Half Dinar include due nuovi lavori realizzati dall’artista per gli spazi dell’ex deposito Atr ed è idealmente la prosecuzione di una riflessione che il Festival Ipercorpo ha iniziato nel 2012 sulla Collezione Verzocchi, la principale raccolta di pittura novecentesca presente in città e collocata dal 2014 nelle sale di Palazzo Romagnoli.
“Appunti per un Terzo Paesaggio” di Rete Almagià, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, è una riflessione sul pensiero del paesaggista Gilles Clément, attraverso varie azioni transdisciplinari tra arti visive e performative, antropologia, musica, architettura, ecologia, design. Cuore del progetto sono i Dialoghi del Terzo Paesaggio, “conversazioni nomadi in luoghi arbitrari”. Dopo il primo appuntamento di Green Thoughts in settembre, si parte in contemporanea con la Settimana della Creatività Diffusa: da domenica 7 ottobre alle Artificerie Almagià, a Ravenna, in team con Garage Sale, Visibile, micro fiera dell’ arte e del design indie e sostenibile ospita un dialogo con la designer Chiara Ravaioli. Stesso luogo per il workshop dello scultore Francesco Bocchini riservato a un gruppo di giovani artisti dell’Accademia di Ravenna (9-12 ottobre). Dal 12 al 15 ottobre gli “Appunti” migrano a Bologna, Santarcangelo e Ferrara intrecciando, con i Dialoghi, Intercity-Percorsi di Danza tra le città d’arte, la rassegna di Anticorpi Xl. Il 14 ottobre dalle 11 alle 20,30 si torna all’Almagià dove lo sguardo ecosistemico degli “Appunti” accoglie Visibile e mette in scena un evento speciale tra musica e performance, pensato da Sabina Ghinassi, dal musicista Giacomo Gaudenzi del Quartetto Fauves in collaborazione con Cantieri Danza.
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l’intervista
GialloLuna e l’altra faccia della letteratura: «Il “genere” è una scelta di campo e linguaggio che rispetta il lettore» Nevio Galeati, direttore del festival letterario giunto alla 16esima edizione «I buoni romanzi gialli o horror non sono quasi mai autoreferenziali» di Federica Angelini
Giunto alla XVI edizione, GialloLuna NeroNotte continua, a Ravenna, a esplorare le vie letterarie dei generi sotto la direzione artistica di Nevio Galeati, scrittore egli stesso, a lungo giornalista di cronaca nera, amante e conoscitore di generi letterari anche diversi, dal fumetto al romanzo. Direttore, quale sono le caratteristiche principali di questa nuova edizione di GialloLuna NeroNotte? «Una in particolare: allarghiamo la visuale a tutta la letteratura popolare. Già in alcune occasioni ci siamo spinti timidamente in altri territori, dall’horror al fantasy. Ma senza dichiararlo, quasi di nascosto. Quest’anno, invece, dividiamo il programma in due e, insieme ad alcune preziose novità “in giallo”, apriamo con la fantascienza, partendo da Frankenstein. Forse corriamo un rischio, ma è nel nostro mandato tentare di far conoscere “l’altra faccia della letteratura”. Vorrei diventasse il nuovo corso della rassegna». Ha ancora senso parlare di generi in letteratura? E come definiamo il genere oggi? «Ecco, i generi. Provo a rovesciare la domanda: ha senso parlare di letteratura senza generi? Secondo me no. Jorge L. Borges diceva, un sacco di anni fa: “… i generi letterari dipendono, forse, meno dai testi che dal modo in cui i testi vengono letti” (Oral, 1981). Poi i generi impongono disciplina, conoscenza di canoni severi, che i lettori cercano e riconoscono. Seguendo quelle regole, si possono raccontare – e si raccontano - tutte le storie del mondo. Il “genere” è una scelta di campo e di linguaggio, con grande rispetto per il lettore. Per questo, non è quasi mai autoreferenziale». Ma qual è lo stato di salute del giallo oggi in Italia? Non è diventato un po’ troppo inflazionato? Una via “comoda” per tenere alta l’attenzione del lettore, ma spesso magari con pochi elementi di reale novità? «Non è la categoria letteraria a essersi consumata, è che la praticano in troppi e si dovrebbero sfoltire le fila. Perché scrivere buoni romanzi gialli - o horror, intendiamoci - è difficile. Invece troppi autori ed editori pensano sia sufficiente mescolare un commissario che va al ristorante e piace alle donne, un paio di cadaveri o un serial killer - quindi sangue a volontà -, ambientazioni quasi da guida turistica e il gioco è fatto. Quindi, sì, c’è un’inflazione, ma di brutti “gialli”. La responsabilità è anche nostra: non diciamo più che un libro è brutto; così girano romanzi imbarazzanti, senza che si alzi un dito…» Il festival ha sempre dedicato grande attenzione anche ai linguaggi dell’illustrazione, del fumetto, alle copertine. Quali sono secondo lei i progetti editoriali più interessanti oggi in Italia sotto questo profilo? «Le copertine, e l’intero settore, soffrono per la crisi economica. Costa meno acquistare immagini dai repertori online, che far lavorare gli illustratori. Così, in molti casi, la qualità precipita. Per fortuna la rinnovata attenzione per i fumetti ha riportato in edicola le ristampe dei migliori autori degli anni Sessanta e Settanta; e il nuovo Linus è interessante. In libreria si moltiplicano le “storie a fumetti”, che fa chic chiamare graphic novel, sia contemporanee, penso a Davide Reviati, Gipi, Zerocalcare; sia recuperando autori come Eisner, Battaglia e altri classici. Anche qui, però, vedo il rischio dell’inflazione…» GialloLuna collabora con Nightmare Film Fest (vedi p. 18) da tempo, oggi c'è chi dice che le serie tv hanno appagato tutto il nostro bisogno di narrazione. È così? Cosa ha ancora la parola scritta che non hanno cinema o tv? «Il modo di fruizione e la libertà di interpretazione sono diversi. Il libro è ancora intimo e solitario; scava in un altro modo nella mente. Un esempio: “Sorpresero il bambino a combinare qualcosa di brutto sotto le gradinate dello stadio”. È una frase da Cristalli sognanti, capolavoro del 1950 di Theodore Sturgeon. Un conto è leggerla, un altro pensarla trasferita in immagini. Certo, ci sono registi maestri nel descrivere situazioni angoscianti o piene di tenerezze. Ma il testo scritto ha registri propri straordinari e inimitabili. Per questo, forse, film e serie tv tratte da romanzi sono quasi sempre meno affascinanti dell’originale…». Da anni portate avanti un concorso per testi inediti. Cosa arriva e come sono cambiate le proposte degli aspiranti scrittori? «La qualità è, in media, aumentata. Restano i vizi cui facevo cenno parlando dell’inflazione del giallo. Quindi si trovano “procedure di indagine” irreali e sbagliate, “figlie” delle serie tv Usa e altri piccoli orrori. La cosa interessante è che la maggior parte si applica, si documenta, studia insomma. Lo so: sono monotono, ma è da lì che si deve passare». Il festival ha fatto parte anche di progetti di promozione alla lettura, in un paese dove i lettori non crescono. Come invertire questa tendenza? «Partendo dalla scuola. Provare a far sentire che leggere è prima di tutto un piacere. È quello che stiamo tentando di fare da un po’ di tempo. Però devono esserne convinti, per primi, i docenti. È possibile, anzi, si deve far leggere I promessi sposi, l’Odissea e Jacopo Ortis, ma facendo seguire altri percorsi rispetto a quelli di oggi. Un po’ come nella citazione di Borges, cambiando atteggiamento mentale e capendo, quindi, che Renzo e Lucia sono anche i protagonisti di un favoloso feuilleton. La potenza della lingua di Manzoni si scopre meglio facendosi affascinare dall’intrigo».
IL FESTIVAL Mostre, convegni, incontri, spettacoli: tra gli ospiti De Cataldo e Hans Tuzzi La XVI edizione del Festival “GialloLuna NeroNotte” si svolge a Ravenna dal 26 ottobre al 4 novembre. Tra gli eventi clou quello del 27 ottobre alle 18: la casa editrice Neri Pozza presenterà la prima edizione italiana della versione originale di Frankenstein con Nadia Fusini (che si è occupata dell’introduzione all’edizione) e Alessandro Fabrizi (responsabile della nuova traduzione, in uscita a metà ottobre). Saranno inoltre presenti, per l’incontro dal titolo “La fantascienza nasce donna”, le scrittrici Emanuela Valentini, Nicoletta Vallorani e Francesca Bertuzzi. Per gli 80 anni della trasmissione radio “La Guerra dei Mondi” di Orson Welles è in programma la mostra “Urania e gli altri mondi” dedicata a Franco Brambilla, creatore delle copertine di Urania alla Manica Lunga della Classense (inaugurazione il 26 ottobre, aperta fino all’11 di novembre - nella foto). A questa sono collegati l’incontro con l’artista e gli scrittori di fantascienza Maico Morellini e Dario Tonani (26 ottobre ore 18) e la serata omaggio alla storica trasmissione radiofonica di Wells (30 ottobre ore 21). Domenica 28 ottobre alle 18, inoltre, Danilo Arona ed Edoardo Rosati presenteranno la nuova collana di Ink Edizioni “Medical noir”. Tra gli autori locali ci saranno Alberto Cassani e Mauro Baldrati (1 novembre, ore 11, Sala Martini del Mar), Riccardo Landini, Fabio Mongardi e Antonio Bendini (1 novembre, ore 16, Sala Martini del Mar). Sabato 27 ottobre ore 10 il convegno “Prometeo, la creatura di Frankenstein e i robot protocollari” grazie alla collaborazione con l’Università. Rinnovata anche la collaborazione con il Ravenna Nightmare Film Fest e con Ravenna Teatro, grazie ai quali venerdì 2 alle 18 al Palazzo dei Congressi arriverà Giancarlo De Cataldo, mentre alle 21 al Teatro Rasi va in scena lo spettacolo Gul. Uno sparo al buio, scritto dallo stesso De Cataldo. Poliziotti e investigatori saranno i protagonisti letterari dell’incontro del 3 novembre con Hans Tuzzi e Luca Poldelmengo. Il festival ospiterà ancora la manifestazione di chiusura della sesta edizione del Concorso per racconti inediti, organizzato insieme alla collana “Il Giallo Mondadori”. La premiazione il 4 novembre ore 21 al Mariani Life Style (via Ponte Marino, 2) a conclusione del festival. Saranno presenti Franco Forte, editor del Giallo Mondadori, e la scrittrice Annamaria Fassio. Inoltre, durante tutto il mese di ottobre, ci saranno incontri il sabato alla libreria Liberamente di viale Alberti a Ravenna, sempre alle 18: il 6 ottobre con Piergiorgio Pulixi, il 13 con Andrea Cotti e il 20 con Paolo Panzacchi.
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ROMANZI DALLA ROMAGNA E UN READING DA LOVECRAFT Al via la nuova edizione della rassegna “Il tempo ritrovato” alla Classense
Conversazioni, letture e visite nel nome del Poeta Il 21 ottobre un tour tra le basiliche musive sui passi del Sommo Prosegue a ottobre il fitto calendario di Ravenna per Dante in vari luoghi della città. Il 2 ottobre, al Planetario alle 21 la conferenza “Le stelle nel Divino Poema. Universi a confronto” con Oriano Spazzoli, mentre il 4 ottobre in Biblioteca Classense alle 16.30 ecco la conferenza di Alda Pellegrinelli “La cultura figurativa di Dante, fonti e testi”. Lunedì 8 ottobre, alla basilica di San Francesco alle 21, ecco “Dante a Ravenna, la Commedia nel Mondo in cui studenti di origine straniera leggono il XXX canto del Paradiso nella rispettiva lingua madre. Il 9 ottobre ancora alla Classense, alle 17.30 per il ciclo “Conversazioni dantesche” Luigi Canetti e Sara Piccolo Paci parlano di “Ornato di gran pregio. Decoro e ornamento tra mondo antico e contemporaneo” (altre due conversazioni sul tema saranno poi martedì 16 e martedì 23 rispettivamente con Anna Chiara Fariselli e Marco Zecchi e conSebastiana Nobili e Silvia Acocella e infine il 30 ottobre con Gian Luca Tusini e Francesco Benelli). Sabato 13 ottobre, stesso posto e stessa ora per una “lettura classense”: “Dante e le guerre: tra biografia e letteratura. Dante: la guerra e la pace nel poema sacro” di Alberto Casadei. Domenica 14 ottobre, appuntamento alla Basilica di San Francesco alle 19.30 con il settimo incontro di IncantoDante, ossia la lettura integrale della Divina Commedia con voci, suoni, immagini coordinata da Chiara Lagani di Fanny&Alexander. Il 21 ottobre si svolge invece la giornata Nazionale dei Parchi Letterari con “Le Terre di Dante” con una visita alle basiliche musive sui passi del Sommo. Sul rapporto da Dante e i mosaici è visitabile anche una mostra negli spazi espostivi vicino a Sant’Apollinare nuovo aperta fino al 6 gennaio.
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MAGGIANI OSPITE ALLA BIBLIOTECA MALATESTIANA Per “RisVolti”, rassegna letteraria di incontri con gli autori che presentano le loro ultime novità nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana, domenica 7 ottobre l’ospite sarà Maurizio Maggiani, alle 17. Maggiani parlerà del suo ultimo romanzo uscito per Feltrinelli L’amore accolto con entusiasmo dalla critica. Nell’arco di una giornata un uomo ripercorre la propria vita e le proprie storie per arrivare all’amore con l’attuale sposa. Grande e amatissimo narratore, Maggiani da qualche tempo ha lasciato la Liguria per venire a venire in Romagna.
Torna “Il Tempo Ritrovato” la rassegna letteraria della Biblioteca Classense di Ravenna, curata da Matteo Cavezzali. Tra gli appuntamenti di ottobre, si comincia il 10 alle 18 con il ravennate Alberto Cassani, ex assessore alla Cultura di Ravenna, che ha esordito con "L'uomo di mosca" (Baldini+Castoldi) romanzo ambientato in una città italiana di provincia, un mistero che affonda le radici nell’Urss della Guerra Fredda e arriva alla Russia di Putin e degli oligarchi. Il 17 ottobre sarà presentato “Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini” (minimum fax) dello stesso Matteo Cavezzali, che parlerà della vicenda di Gardini con Andrea Baravelli, docente di storia contemporanea all’Università di Ferrara. Domenica 21 ottobre sarà la volta di un evento particolare: “Lovecraft” spettacolo con Marco Peano e Elena Varvello ai chiostri di Bagnacavallo alle 18.30, sul più terrificante autore dell’800, che si diceva avesse vinto la morte. Reading a ingresso gratuito. Il 31 ottobre alle 18 l’attore e comico cesenate Roberto Mercadini presenterà il suo romanzo d’esordio Storia perfetta dell'errore (Rizzoli). Questa edizione sarà contrassegnata anche da una serie di appuntamenti dedicati ai ragazzi “Il Tempo Ritrovato Junior” alla Sezione Holden della Classense. Il 24 ottobre Antonio Ferrara terrà l’incontro intitolato “Vivavoce: le immagini nascoste nei libri”.
INCONTRI LETTERARI/3 Torna Caratteri d’autore per quattro appuntamenti con gli autori nei locali di Forlì Quarta edizione di Caratteri d'autore, il piccolo Festival letterario promosso dall'agenzia Archimedia Società Cooperativa a Forlì. Quattro incontri informali, tra parole ed emozioni davanti a un bicchiere di vino. Il programma prevede il 3 ottobre, alle 21.30 al Diagonal Loft-Club, Massimo Zamboni, storico chitarrista e compositore dei CCCP e CSI. Si parlerà del suo ultimo libro "Nessuna voce dentro" (Einaudi), un piccolo viaggio tra parole e note dall'Emilia a Berlino. Il giorno successivo ci si sposta alla Granadilla con Natascha Lusenti, giornalista e conduttrice radiofonica (Ovunque sei, Radiodue Rai) che presenta il suo primo romanzo "Al mattino stringi forte i desideri" (Garzanti). Il 5 ottobre appuntamento alle 19 al Tinto Cafè, aperitivo noir con Romano De Marco e Piergiorgio Pulixi, autori di "Se la notte ti cerca" (Piemme) e "Lo stupore della notte" (Rizzoli), il 6 ottobre alle 19 si torna al Diagonal LoftClub per Riccardo Falcinelli (nella foto), uno dei più apprezzati visual designer sulla scena della grafica italiana e il suo "Cromorama" (Einaudi), un libro che è diventato un vero e proprio caso editoriale sul colore, il suo uso, la sua percezione nel tempo. Incontri ad ingresso gratuito.
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FILOSOFIA I nodi della vita affrontati dai grandi pensatori contemporanei: torna la rassegna a Misano Adriatico con Galimberti, Veneziani, Guzzi, Fusaro, Boitani Nuova rassegna di filosofia a Misano Adriatico che per l’edizione 2018 si intitola “I nodi della vita”. Il direttore della biblioteca Gustavo Cecchini spiega: «Il nodo rimanda a un insoluto da districare, un problema da risolvere, ma anche all'idea dell'unione, di ciò che saldamente lega e sostiene, come l'immagine delle mani che si stringono. E' sempre un punto di complessità che merita una rispettosa riflessione: chi non ha provato un pizzico di fastidio per il brutale taglio del nodo gordiano da parte di Alessandro Magno? Il filosofo Salvatore Natoli, storico relatore delle serate misanesi, suggerisce che la metafora del nodo, intreccio che può anche soffocare, rende conto di ciò che è la vita per ciascuno di noi». In tutto nove serate, dal 5 ottobre al 30 novembre, che vedranno protagonisti grandi nomi del panorama culturale: Umberto Galimberti, Marcello Veneziani, Marco Guzzi, Diego Fusaro, Piero Boitani, Carlo Sini, Gabriella Turnaturi, Luigi Zoja e Vito Mancuso. Ogni serata affronterà un nodo nevralgico dell'esperienza umana per disegnare una fenomenologia dell'esistenza tra il vissuto quotidiano e le parole della filosofia, ancora una volta chiamata a consolare e a indicare la giusta direzione. Apre la kermesse il 5 ottobre Umberto Galimberti (foto) con una lezione dal titolo La doppia vita. Venerdì 12 ottobre Marcello Veneziani parlerà della tensione, del rapporto fra Destino e carattere. Venerdì 19 ottobre è di scena Marco Guzzi con un nodo centrale della vita umana: La fragilità, la morte. Venerdì 27 ottobre, il nodo è quello del lavoro: cosa ne resta nell'epoca della robotizzazione e del precariato? Cosa resta della classe lavoratrice? Ne parla il discusso Diego Fusaro. Mercoledì 31 ottobre, Piero Boitani parlerà di felicità.
storia
IL 900 FEST A OTTANT’ANNI DALLE LEGGI RAZZIALI Dal 24 al 27 ottobre a Forlì con incontri, proiezioni e una mostra
Dal 24 al 27 ottobre a Forlì nuova edizione di 900Fest - Festival di storia del Novecento quest’anno dedicato in parte agli ottant’anni dalle leggi razziali. Nelle giornate successive alle prime, invece, si discuterà delle “premesse” e degli stereotipi sottesi all’ideologia antisemita. Ma si parlerà anche di attualità e dello stato di salute dell’Europa, soprattutto in paesi come Polonia e Ungheria ma anche al tema delle donne e del sessismo. Come sempre oltre a incontri con studiosi di altissimo profilo, il festival si articolerà anche in proiezioni cinematografiche a tema, un recital (venerdì 26 ottobre alle 21 al Masque Teatro in via Orto del Fuoco, 3) dal titolo Uno strano e amaro raccolto, spettacolo di letture, canzoni, musica contro il razzismo, con Paola Sabbatani (voce), Lelia Serra (lettura), Roberto Bartoli (contrabbasso) e Daniele Santimone (chitarra). In occasione del Festival verrà inoltre allestita la mostra “L’offesa della razza. Razzismo e antisemitismo dell’Italia fascista”: realizzata dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’IBC Regione Emilia-Romagna, che illustra con documenti d’epoca il tema del razzismo e in generale dell’atteggiamento verso il “diverso” in epoca fascista, nella Sala XC Pacifici (Piazza Saffi, 8) dal 16 al 27 ottobre (ingresso libero). Programma nel dettaglio al sito: www.900fest.com.
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LA ROMAGNA IN PAGINA
la rassegna
CAMMINARE (ANCHE) PER CONOSCERE SECONDA EDIZIONE DI ITINERA Tra le proposte una passeggiata sulle tracce effimere della musa montaliana Dora Markus Torna fino al 14 ottobre ItineRA, la festa del cammino consapevole promossa e organizzata da Trail Romagna (che festeggia la sua decennale attività). Quindici giorni fra le vie cittadine e le aree verdi di Ravenna e dintorni, alla riscoperta di itinerari laterali e interdisciplinari – dove storia, cultura, arte, gastronomia e ambiente si intersecano, arricchendo di nuovi percorsi una mappa già fitta ma in continua espansione – e a concentrare l’attenzione dei cittadini sulla preziosa complessità del tessuto urbano ravennate. Trait d’union della rassegna è, naturalmente, il cammino, declinato e interpretato da ItineRA a seconda delle più svariate necessità: da salutare attività sportiva a privilegiato strumento cognitivo, da motivo d’incontro e condivisione a occasione di riscoperta psicofisica, da atto estetico a intimo percorso spirituale. La rassegna si articola come nella precedente edizione in numerosi eventi, conversazioni, passeggiate e incontri. Ad aprire questa seconda edizione - sottotitolato Orienta-menti – è una passeggiata sulle evanescenti orme di Dora Markus, musa montaliana il cui ricordo ancora oggi anima di suggestioni la diga foranea di Marina di Ravenna. Tra gli ospiti della conversazioni, il saggista Maurizio Pallante (nella foto) e il monaco Camaldolese Natale Brescianini, che abbraccia filosofia, economia e spiritualità per esplorare il nesso fra monachesimo ed economia sostenibile. Altri ospiti saranno lo scrittore e giornalista per Tuttosport Andrea Schiavon e il condirettore della rivista Correre Daniele Menarini si confronteranno sul tema del racconto e della visione; il Priore Generale dei Monaci Camaldolesi Alessandro Barban terrà assieme a Don Claudio Ciccillo e a Franco Chiarini di ChefToChef un incontro dedicato all’alimentazione sostenibile; Franco Masotti del Ravenna Festival intraprenderà un sorprendente percorso su quegli artisti – da Campana a Long, passando per Herzog, Cage e Sebald – che hanno fatto del cammino una vera e propria pratica estetica; lo scrittore Davide Comunale guiderà lungo la Magna Via Francigena siciliana, gli scrittori Nicolò Giraldi e Andrea Mattei presenteranno i rispettivi nuovi volumi per Ediciclo; lo scrittore Fabio Fiori, già collaboratore di Rai Radio Tre e diversi quotidiani e riviste, presenterà il suo ricettario Erba buona. Il programma completo su www.trailromagna.eu.
Un’ironica e poetica educazione sentimentale a ritroso (con omaggio ai romagnoli) di Federica Angelini
È un libro pieno di lirisimo e sentimento, eppure lontano da ogni tentazione di sentimentalismo e infarcito di quotidianità, gesti concreti, mani che si muovono, routine giornaliere. Ma è anche un memoir, una sorta di educazione sentimentale a ritroso, il racconto di quella che per tanti è solo una chimera: una piena storia d’amore tra marito e moglie, non più giovani. Maurizio Maggiani, ligure che da qualche anno ha scelto le terre faentine dove vivere ha scritto questo romanzo delicato e profondo insieme, L’amore (edizioni Feltrinelli), con una penna che è di per sé un piacere. Con quel suo stile sempre ricercato, misurato, dove nessuna parola è sfuggita al controllo, e che pure suona così fluido, naturale, come se non fosse possibile scrivere altrimenti quegli episodi, quelle riflessioni, quella giornata fatta di nulla, se non di ricordi e di piccoli gesti di routine. Certo, in quel ricordare le fidanzate e gli amori passati prima dell’arrivo della sposa vediamo in controluce un pezzo di Italia, un pezzo delle sue contraddizioni e forse, nella parabola del protagonista, si può leggere anche una metafora più generale: l’anarchico figlio del popolo detto il Fabbro che
troviamo in età matura a combattere i grillotalpa nel suo orto. Ma quest’uomo, lo sposo, ha mantenuto intatto senso e spirito critico e coinvolgimento nelle vite altrui, senza rimpianti, senza spocchia, senza risentimenti e la sua sottile ironia pervasiva resta irresistibile. Un piacere da gustare con calma, senza foga, prendendosi il tempo che lui stesso si prende durante la giornata in cui si svolge l’azione. E poi, per noi romagnoli, quei lampi in cui racconta questa nuova terra dove vive, dove apprezza il fascino di un’espressione ignota fuori da queste terre come “farsi di nebbia”, dove racconta dell’incontro-scontro tra lui, ciclista distratto, e un piccoletto con la maglia “Unione Sportiva Bertold Brecht Piangipane” e come racconta che lo sposo «sa che in altre strade di altre terre avrebbe ricevuto una severa punizione per il suo svagato condursi, ma ha scelto un buon posto dove vivere e gente comprensiva da viverci insieme, gente che abita contrade dal nome evocativo di cruda disgrazia e nonostante ciò è sincera amante del teatro». Un omaggio al teatro Socjale di Piangipane e alla Romagna tutta.
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biblioteche
La Malatestiana, tempio della cultura voluto da Domenico nel 1452 L’edificio ha attraversato i secoli inalterato e oggi conta 250mila volumi e 340 manoscritti Il mistero delle spoglie del fondatore sarà presto svelato da un giovane ricercatore
Una parte della memoria del mondo è custodita dalla biblioteca Malatestiana di Cesena. L'Unesco l'ha certificato nel 2005, ma gli studiosi, i bibliofili, gli amanti dell'Umanesimo già lo sapevano. Fondata nel 1452 da Domenico Malatesta, detto Novello, ha veramente non solo la consistenza, ma anche la struttura del tempio della cultura. L’allora signore di Cesena, che aveva come simbolo della casata un elefante – che già Plinio il vecchio considerava l'animale più vicino all'uomo, quello che tra le varie qualità ha la memoria – diede l'incarico a un discepolo di Leon Battista Alberti di realizzare l'edificio che ha avuto la meravigliosa e insperata sorte di attraversare i secoli sostanzialmente inalterato. La pianta basilicale a tre navate ci porta veramente in un altro tempo: siamo di fronte alla semplicità classica del primo Rinascimento, ma anche al cuore dell'amore filologico degli umanisti. Malatatesta non solo segnò il territorio inserendo il motto Elephas indus culices non timet (lett. «L'elefante indiano non teme le zanzare»: parlava forse dei vicini ravennati?) e il simbolo araldico dell'animale che sarà amato anche da Leonardo, ma commissionò anche la copiatura di numerosi testi. Questi manoscritti costituiranno il cuore pulsante del patrimonio che oggi ammonta a 250mila volumi. Furono 120 i libri copiati nell'arco di un ventennio: non dobbiamo dimenticarci questi numeri. All'epoca era un'operazione mastodontica, ora sono le uscite giornaliere in Italia (in realtà sono di più secondo i dati del 2015, ovvero 178 al giorno!). Ora i manoscritti in greco, latino, ebraico conservati sono 340, a cui si aggiungono i fondi, archivistici, fotografici, i manoscritti moderni... E fu così grande la passione di Novello per questa sua creatura che si fece seppellire nel perimetro del Chiesa di S. Francesco, il convento che era il custode della biblioteca, dopo essere nato 600 anni fa a Brescia. Ricorre quindi questo importante anniversario, che non ha lasciato indifferente l'amministrazione cesenate. Ad ottobre numerose iniziative, mostre, convegni, conferenze, saranno l'occasione per riaccendere l'attenzione sulla figura di Malatesta e del suo straordinario periodo. Dalla presenza ebraica a Cesena alla miniatura, dalle architetture segrete della biblioteca alle ricerche sui resti ipotetici di Novello... Perché sì, c'è un mistero da svelare. Difatti la Chiesa conventuale dove il signore fu sepolto non esiste più e già nel 1811 quando cercarono i suoi resti per seppellirli dentro la biblioteca in segno di ossequio alla sua memoria, si scoprì che nel luogo deputato non c'era nulla. Partì così la caccia all'uomo, o meglio a ciò che restava dell'uomo. Fu trovata una cassa che sembrava potesse appartenere al fondatore della biblioteca, e si tumulò nella sala Nuti con sopra l'originale lastra. Ma è veramente Malatesta? Oggi la scienza ce lo potrà dire, ed è stato incaricato Francesco Maria Galassi, un giovane medico ricercatore e paleopatologo (cioè studia la storia delle malattie) che a soli 28 anni è stato nominato da Forbes come uno degli studiosi under 30 che cambieranno l'Europa. Galassi è un santarcangiolese che si è laureato a Bologna, si è perfezionato tra Oxford e l'Imperial College, e ha deciso di coniugare la sua passione per la Medicina con quella per il latino, il greco e la Storia: il suo obiettivo è migliorare le diagnosi attraverso lo studio dell'evoluzione delle malattie. E forse anche lo sfortunato Malatesta, morto dopo una lunga malattia senza eredi, ci potrà dire qualcosa. Se poi è lui... ma questo si scoprirà solo il 27 ottobre quando saranno rivelati i risultati dell'indagine condotta dal team dell'Università di Zurigo guidato appunto dal medico di Santarcangelo. Ma tutti gli appuntamenti sono veramente di altissimo livello. E la quotidianità fuori dagli anniversari? Quella vede un luogo che si è evoluto nel tempo, cambiando, ampliandosi, evolvendosi, continuando sempre a proteggere come uno scrigno il tesoro dell'unico esempio di biblioteca umanistica “perfettamente conservata” al mondo. Oggi si può visitare ovviamente la parte antica, ma soprattutto si può vivere quella moderna. Che ospita lo spazio ragazzi (erede della storia biblioteca già attiva dal
Cesena ha un alto rapporto prestiti/abitanti che è annoverato tra gli indici di benessere dei territori
1982), l'ala Graphic Novel e mediateca, l'emeroteca, la “piazzetta”, uno spazio relax con postazioni, libri sempre a scaffale, e poi un ricco calendario di eventi, incontri attività. Quindi 6.000 metri quadrati polifunzionali che hanno permesso all'istituzione un trend controcorrente, ovvero di mantenere un rapporto prestiti/abitanti di 1,60. Che vuole dire un prestito e mezzo per ogni abitante... una cifra veramente molto alta. L’indice di prestito, come viene chiamato, valuta l'efficacia della biblioteca e la sua capacità di promuovere le proprie raccolte. Ma valuta anche, come ci insegnano gli osservatori inglesi, indirettamente e direttamente (cioè c'è un rapporto non di causa effetto, ma proprio di dipendenza vicendevole) la ricchezza di un territorio. Non a caso, l'indice di prestito ci racconta anche il reddito medio pro capite di un territorio. E Cesena con i suoi 21.711 euro medi nel 2015 guida la Romagna (dopo c'è Ravenna con 17.527 euro... un certo distacco). Nei fatti, dove si legge c'è più ricchezza, in particolare dove circolano i libri delle biblioteche. Certo, gli imprenditori italiani non se ne sono ancora accorti, ma i numeri non mentono. Dove si legge, si cresce. Non solo in ricchezza spirituale, ma anche materiale. Elettra Stamboulis
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ottobre 2018
tradizioni
Dalla vendemmia non solo il vino ma anche l’uva che arrivava fino a Natale Come veniva conservata e le preparazioni in cucina di questo frutto così importante di Giorgia Lagosti
Siamo alle porte dell’autunno, nel pieno della vendemmia, della trepidazione che ogni anno precede la preparazione del vino nuovo. E sono tanti i rituali e le usanze che la nostra storia ci ha lasciato circa questo “evento” stagionale che mantiene sempre forte il contatto tra l’uomo e la terra. Ma oggi non parleremo della vinificazione vera e propria ma di tutto un corollario di consuetudini che sono (a dire il vero lo erano di più una volta) legate a questi giorni di festa. Sì perché i grappoli che si raccoglievano non dovevano solo andare a riempire i bicchieri ma “accompagnare” con altre preparazioni le vecchie famiglie contadine almeno fino a Natale, e anche oltre. Ecco allora che in occasione della vendemmia i contadini selezionavano i grappoli più belli di uva Sangiovese e Trebbiano per mangiarli, anche mesi più avanti, con un po’ di pane o farne qualche dolcetto. Si appendevano nel “camerone delle granaglie”, accanto ai "ròz" dei pomodori o alle travi di legno del solaio. Ogni giorno le donne avevano cura di togliere gli acini avariati e nelle famiglie parsimoniose quest’uva arrivava fino a fine inverno. Ma restiamo in autunno e, fra le ricette popolari della nostra terra, ne troviamo alcune che vedono proprio l’uva fresca come ingrediente. Per esempio, conoscete la micca romagnola? Attenzione, non ha nulla a che ve-
Che buono il savòr: frutta fresca e secca cotta nella saba Si tratta di una composta di frutta sia fresca che secca reperibile all’inizio dell’autunno: pere e mele cotogne, fichi secchi, prugne, agrumi, noci, uvetta, mandorle e nocciole tutto quello insomma che, una volta, se non fosse stato cotto, sarebbe andato a male nelle cantine della campagna. E il tutto veniva cotto nella saba. Oggi il savor si gusta solo in rare realtà attente e sensibili alla cultura antica, ma che buono che è nelle crostate, nei tortelli dolci fatto con l’impasto del ciambellone, o semplicemente con il pane o la piadina caldi, o ancora con i formaggi, sia freschi che stagionati.
dere con la michetta, il panino morbido tipico della tradizione milanese. È un dolce di origini contadine, nato dalla sapienza della gente povera per ottimizzare i pochi ingredienti a disposizione nei casolari in autunno e creare qualcosa in grado di addolcire un po’ le sofferenze portate dalla miseria: le donne di casa accontentavano la golosità di grandi e piccini con questa sorta di piccolo ciambellone fatto
con farina di polenta, farina di grano e uva nera. I luoghi sono quelli del riminese e dell’entroterra che si estende fino al Monte Titano di San Marino e alle colline circostanti. Vogliamo poi parlare della saba? Anche questo è un “mangiare” antico, millenario, di difficile classificazione: non è un vero dolce, non è una vera marmellata. Si tratta di un “impreciso sciroppo” e per identificarne me-
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glio l’essenza è bene partire dalla sua preparazione: si pigiava dell’uva, quella migliore (in molte zone si usava solo il Trebbiano, in altre solo il Sangiovese) poi due donne, aiutandosi con uno strofinaccio di lino, filtravano una gran quantità di mosto e ne lasciavano cadere il succo direttamente dentro a un “caldaro “di rame. Una volta pieno, veniva posto subito sul focolare. Era importante non
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LA RICETTA I “sugal” secondo la nonna Gigliola
LA RICETTA/2 Come si prepara la micca romagnola Ingredienti: 250 grammi di farina di grano 0 250 grammi di farina di mais rimacinata 100 grammi di burro di centrifuga 200 grammi di zucchero un bicchiere di latte (circa 200 millilitri) 2 uova grandi 1 busta di lievito uva nera di sangiovese
I sugal (il nome è lo stesso sia per il singolare che il plurale) sono una sorta di crema dolce che viene preparata con il mosto d’uva ed il pangrattato. A dire il vero ci sono tante varianti di questa ricetta in cui il pangrattato viene sostituito con farina di mais o farina bianca, in alcune si aggiungono semi di anice o scorza di limone. Nessuna di queste è sbagliata ma io resto fedele a quella della mia nonna Gigliola. Ingredienti 3 litri di mosto d’uva (o tanta uva bianca o nera a piacere) 110 grammi di pangrattato Preparazione Filtrare il mosto in modo da eliminare tutte le impurità. Poi farlo bollire a fiamma moderata fino a quando si riduce della metà, mescolandolo di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. Far riposare un paio d’ore e travasare in un’altra casseruola facendo attenzione ad eliminare il fondo scuro e torbido. Ora rimettere sul fuoco basso e aggiungere il pangrattato. Sempre mescolando il composto con un cucchiaio di legno continuare la cottura fino a farlo addensare. Versare i sugal in piatti piani e lasciarli raffreddare. Prima di servirli tagliarli a cubetti o a losanghe … così faceva la mia nonna!
attendere troppo: sarebbe “partita” la fermentazione. Lì, il mosto, bolliva per ore e ore, almeno sei, ma anche dieci o dodici a seconda della quantità, fino a quando comunque non ne fosse rimasto un terzo della massa iniziale e fino a che tutti gli zuccheri non si fossero dolcemente caramellizzati. Diventava molto denso, scuro e profumato. Alla fine si toglieva il paiolo dal fuoco e si aspettava che raffred-
Sopra, una micca rimininese, sotto un piatto di sugal
dasse. Sul fondo si depositavano tutte e impurità e, il giorno dopo, quando si imbottigliava la saba, era necessario fare molta attenzione affinchè non si rimestasse sul fondo: la saba era buona solo se limpida. Poi, arrivata la stagione fredda e questo dolcissimo succo avrebbe trovato mille usi in cucina: nei periodi di grande povertà serviva per intingervi la polenta da consumare come
Preparazione: Unire uova, zucchero, burro ammorbidito e mescolare finchè non si ottiene una crema liscia e omogenea. Poi aggiungere le due farine, il lievito e il latte. L’impasto deve risultare piuttosto sodo (se così non fosse, aggiungere latte o farina). Dalla pasta ottenuta si ricavano dei panetti, come dei piccoli ciambelloni ( grandi quanto un maritozzo) e altrettante palline più piccole. Queste ultime vanno stese come una piadina sottile e arrotolate attorno al panetto precedentemente ricavato. Mentre le si avvolge, nello spazio tra la piadina e il panetto vanno inseriti man mano i chicchi d’uva. Alla fine si aggiungono altri chicchi in superficie cercando di spingerli un po’ con il dito. A questo punto le micche sono pronte. Si infornano a 180° e si fanno cucinare per almeno 35/40 minuti.
semplice pietanza. Altrimenti sarebbe andata ad infondere dolcezza e profumo alla “Puvreda” (tipico piatto della zona del cesenate): la chiamavano “la crema dei poveri” e si preparava solo per la domenica o per i giorni di festa. Si mettevano a scaldare sulla stufa, in un tegame non molto alto, metà saba e metà brodo di gallina, quest’ultimo ben sgrassato. Quando cominciavano a bollire, si aggiunge-
va del pane secco grattugiato, del formaggio stagionato (quello che per noi oggi potrebbe essere il Parmigiano), la scorza di limone e dello zucchero. Ai primi cenni di addensamento, si toglieva la crema dal fuoco e si faceva freddare stesa nei piatti fondi, quelli da minestra. Dopo il pranzo il capofamiglia avrebbe tagliato a spicchi la “Puvreda” e la avrebbe distribuita a tutta la famiglia.
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ITINERARI DEL GUSTO NELL'ALTO MUGELLO Un viaggio in autunno nell’Alto Mugello, territorio Toscano che guarda l’Emilia Romagna, permetterà ai golosi di assaggiare i piatti della cucina di tradizione e acquistare tanti prodotti tipici tra cui il prelibatissimo Marrone IGP (Indicazione Geografica Protetta). A MARRADI si svolge nelle quattro domeniche d’ottobre 7, 14, 21, 28 la 55^ SAGRA DELLE CASTAGNE: ci saranno stand gastronomici con la mitica torta di marroni, i tortelli, il tronco, il castagnaccio, le marmellate di marroni, i marrons glacés, i “bruciati”,etc. Al self service “Il Riccio” degustazione di piatti della cucina marradese. Nei pomeriggi musica e varietà, attrazioni per bambini e uno spettacolo di illusionismo. Emissione di un annullo filatelico. Marradi sarà collegata dal tradizionale treno a vapore sia alle città di Rimini, Cesena e Faenza che alle città di Pistoia e Firenze il 14 ottobre. Nel borgo medioevale di PALAZZUOLO SUL SENIO tra i “Borghi più belli d'Italia” nelle domeniche 7, 14, 21, 28 ottobre si terrà la SAGRA DEL MARRONE E DEI FRUTTI DEL SOTTOBOSCO con lo stand gastronomico e i pomeriggi musicali. Ci saranno i prodotti tipici con il marrone che diviene assaggio gustoso di topini, di torta di marroni, di tortelli ripieni di crema di marroni ecc. Ai marroni, faranno da corona il “fungo porcino”, i tartufi, i frutti dimenticati ecc. Appuntamento a FIRENZUOLA il 14 e il 21 ottobre con DAL BOSCO E DALLA PIETRA: mostra di manufatti in pietra serena e mercato dei prodotti locali: il marrone IGP Mugello e le patate, il farro, i frutti dell’autunno ecc. Suggestiva visita guidata in cima alla Rocca di Firenzuola con panorama mozzafiato. Stand gastronomici a kmO. Attività per famiglie e bambini. Nelle stesse domeniche a PIETRAMALA (Firenzuola) si terrà la SMARRONANDO E SVINANDO degustazione di marroni e specialità a base dei frutti di stagione.
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Per informazioni, l’elenco delle aziende che permettono la raccolta di marroni nei castagneti, le offerte dell’ospitalità, dove mangiare, consulta il sito