R&D Cult Dicembre 2019 - Gennaio 2020

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FREEPRESS n. 57

DICEMBRE 2019 / GENNAIO 2020

MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE

AUGURI FELLINI GRANDI PROGETTI A RIMINI A CENT’ANNI DALLA NASCITA

Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205

Una scena dal celeberrimo film La dolce vita con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg



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MUSICA I CONCERTONI DELLE FESTE, DA COEZ A DE ANDRÈ

TEATRO PARLA SINTONI, DIRETTORE DI ACCADEMIA PERDUTA

COMICO L’INTERVISTA A PAOLO CEVOLI TRA FAMIGLIA E PALCO

CINEMA RIMINI CELEBRA ALLA GRANDE FELLINI

ARTE LA RECENSIONE DELLA MOSTRA DI CHUCK CLOSE AL MAR

LIBRI LA SCRITTRICE GHINELLI E I SUOI “INCUBI”

CASE EDITRICI IL GIRASOLE A RAVENNA, “SCOMODA” DA OLTRE 50 ANNI

RISTORANTI LE NOVITÀ NELLE GUIDE GASTRONOMICHE DEL 2020

GOSPEL TRA TEATRO E PIAZZA Concerti gospel in tutta la Romagna per le feste natalizie, con artisti di caratura internazionale. A Ravenna torna una vera e propria rassegna, organizzata in collaborazione con Spiagge Soul, dal 28 dicembre all’1 gennaio in piazza con protagonisti dagli Stati Uniti (tra cui anche Noreda Graves - nella foto – vedi concerti di Capodanno a p. 4); a Forlì, al teatro Fabbri, il 17 dicembre arriva l’Harlem Spirit Of Gospel Choir, insieme ad Anthony Morgan, direttamente da New York; il 20 dicembre al teatro Corte di Coriano e il giorno dopo al Pazzini di Verucchio appuntamento invece con Nate Brown (& One Voice), che prima di fondare il suo gruppo vocale ha contribuito al successo della Duke Ellington Jazz Band, con cui si è sibito in tutto il mondo. Il 23 dicembre al teatro Petrella di Longiano arriva il gruppo vocale dell’educatrice e cantante americana, per la prima volta in Italia, Sonya Williams. Da segnalare anche il 1 gennaio (alle 18) al teatro di Gambettola il concerto dello Spirits Rejoice Gospel Choir con le cantanti Irene Robbins, Karin Mensah e Francesca Tourè. R&D Cult nr. 57 - dicembre 2019 / gennaio 2020

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

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Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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Quel mistero chiamato Coez in piazza a Rimini per salutare il 2020 Il fenomeno dell’Itpop, esploso a quasi dieci anni dall’esordio di Luca Manservisi

Poche ore dopo l’annuncio, sulle pagine social del Comune sono comparsi i primi messaggi: «Scusate, ma solo io non so chi sia Coez?». No, anche altri non lo sapevano. E il concerto di Capodanno di Rimini è diventato così un esempio plastico di come la scena musicale italiana sia ormai un’entità indefinita e indefinibile e il pubblico, i target di riferimento, ancora di più. D’altronde il Capodanno di Rimini è sempre stato uno dei più popolari in Italia, cornice anche di appuntamenti televisivi. E negli ultimi anni sono saliti sul palco del concertone di piazzale Fellini Nek, Francesco Renga, Daniele Silvestri... Chi è invece Coez? È uno, per dire, che ha appena dovuto organizzare un altro concerto al Forum di Assago visto che il primo è andato sold out troppo in fretta. O che in settembre ha suonato per la prima volta all’Arena di Verona, facendo cantare a tutta l’Arena di Verona le sue canzoni, a 36 anni compiuti e a 10 dal suo esordio solista. Le cose sono cambiate circa due anni fa, con il suo penultimo album e in particolare il quinto singolo, “La musica non c’è”, con cui ha raggiunto per la prima volta in carriera la vetta della Top Singoli, oltre a ottenere sei dischi di platino. Da rapper che cercava di fare canzoni (perché Coez nasce rapper, nella scena romana, quella vera, e per alcuni rapper lo è ancora, perché forse lo si resta per sempre) è diventato il campione dell’Itpop. Insieme a Calcutta, prima di Gazzelle, molto dopo I Cani di Niccolò Contessa, con cui Coez ha realizzato invece il suo ultimo disco che è un po’ lo sdoganamento definitivo veerso questo “nuovo” genere che in realtà sarebbe solo l’ultima evoluzione della musica leggera italiana, più o meno apparentemente di qualità. Di quella che viaggia in parallelo ai Nek e i Francesco Renga, con i pubblici che si incrociano solo saltuariamente, in occasioni speciali, come in una piazza una notte di Capodanno. I suoni di Coez, si diceva, nell’ultimo disco si sono fatti più puliti, più rassicuranti; la melodia è ovunque, le strutture sono semplici, l’andatura è cantilenante, gli slogan sono sempre più d’impatto, facili, sentimentali ma ancora molto trendy, nonostante le citazioni perfino del primo Vasco Rossi. Tanto che ogni canzone di È sempre bello è già una hit o potrebbe diventarlo. Coez spopola tra i giovani ma mica solo. Perché finisce anche nella playlist Spotify tra i trenta-quarantenni che a vent’anni ascoltavano musica alternativa italiana. Forse per quel suo modo di cantare senza cantare veramente, per il suo essere hipster in modo naturale, o magari per la famosa gavetta. Tanto che da queste parti ha finito per suonare pure (riempiendolo) al club più alternativo che c’è, il Bronson (non più di due anni fa).

tributi

CAPODANNO/2 Gli Ex Simple Mind in piazza a Cattolica In piazza Primo Maggio a Cattolica il 31 dicembre concerto degli Xsm, un acronimo che identifica gli Ex Simple Mind, una band parallela nata nel 2010 e composta da alcuni storici rappresentanti della celebre band scozzese.

Ravenna festeggia con Noreda Graves Nell’ambito della rassegna “Christmas Soul” (vedi p. 3), a Ravenna la sera del 31 dicembre alle 23 in piazza concerto degli Spirit of New Orleans, una numerosa formazione composta da alcuni fra i migliori musicisti gospel delle chiese battiste di New Orleans e della Louisiana. La loro esibizione sarà arricchita dalla partecipazione, per alcuni brani, della cantante Noreda Graves, che sarà il giorno (1 gennaio alle 11 del mattino) dopo in concerto all’Alighieri, accompagnata anch’essa da alcuni elementi dell’ensemble. La Graves è voce soprano solista dell’Harlem Gospel Choir e una delle più apprezzate d’America nell’ambito

L’EVENTO Ezio Bosso a Riccione in concerto e prove aperte Il talento di Coez (perché di talento Coez ne ha pure) in fondo è proprio anche questo, quello di riuscire davvero a piacere un po’ a tutti. Sicuramente anche a chi sarà il 31 dicembre a Rimini in piazzale Fellini e in questi giorni sta scrivendo sui social che non sa neppure chi è...

RICORDANDO DE ANDRÉ Continua il tour di Cristiano De André (nella foto) che il 7 dicembre porterà al teatro Mentore di Santa Sofia con “Storia di un impiegato”, il concept album di Faber completamente riarrangiato che torna a smuovere le coscienze a oltre 50 anni dalle rivolte sociali del 1968. Un omaggio a De André andrà in scena anche al teatro Pazzini di Verucchio, dove l’11 gennaio è in programma “Attenti al gorilla. Fabrizio De André come non l’avete mai sentito”, a cura del cantautore riminese Andrea Amati, sul palco con la sua band.

A Riccione l’ospite per l’evento clou del Concerto degli Auguri, il 29 dicembre, è il celebre maestro Ezio Bosso che dirigerà la Europe Philharmonic Orchestra a Palazzo dei Congressi. Appuntamento gratuito come le due prove aperte al pubblico, dal 27 dicembre allo Spazio Tondelli. Per gli allestimenti, il concept grafico è dedicato a Fellini nei 100 anni della nascita, e alla filastrocca di Amarcord “le manine sono su e l’inverno non c’è più”.


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grandi eventi

FABI A RAVENNA Tutto esaurito l’1 dicembre al teatro Alighieri di Ravenna per l’unica data in Romagna del tour di Niccolò Fabi.

NEK E ARBORE A CESENA L’unica tappa in Romagna del tour di Nek sarà il 19 dicembre al Nuovo Teatro Carisporti di Cesena, che il 28 dicembre ospiterà invece il concerto di Renzo Arbore (foto sotto) e la sua Orchestra Italiana.

MORGAN A PIANGIPANE

TURCI A FORLÌ Il 4 dicembre al teatro Fabbri di Forlì l’unica tappa romagnola del tour di Paolo Turci.

Morgan il 24 gennaio in concerto al Teatro Socjale di Piangipane (Ravenna), al pianoforte, con un repertorio che ripercorre (oltre ai suoi) i grandi successi della musica cantautorale italiana e internazionale.


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suoni CONSIGLI D’AUTORE

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indie italiana

I ROVERE E GIO EVAN AL VIDIA Tra gli eventi del Vidia di Cesena da segnalare il 7 dicembre il concerto dei Rovere (nella foto), band bolognese indie-pop tra le rivelazioni dell’anno; il 14 sul palco lo scrittore, poeta e cantante Gio Evan; il 21 invece il riminese Duo Bucolico.

I miei dischi per l’isola deserta a cura di Marianne Mirage *

MEZZOSANGUE A PINARELLA Il 4 gennaio al Rock Planet di Pinarella l’unica tappa romagnola del tour del rapper romano (con passamontagna) Mezzosangue.

EDDA AL CISIM Il 19 gennaio al Cisim di Lido Adriano concerto del cantautore Edda, in arte Stefano Rampoldi, ex leader dei Ritmo Tribale.

Dal vivo al Bradipop il 7 dicembre

Dovessi scegliere un disco da portare nell’isola deserta sarebbe Waiting for the sun (terzo album degli americani The Doors, pubblicato dalla Elektra Records Marianne Mirage (nella foto) nel 1968) soprattutto perché Jim sarà in concerto il 7 dicembre Morrison è stato da sempre il mio grande al Bradipop di Rimini per mito. quella che al momento di anMagari insieme a un altro disco, Lady dare in stampa è l’unica data confermata in Romagna del sings the blues (1956) di Billie Holiday, tour di promozione del suo che è stata la mia mamma musicale, il nuovo album, Vite private. mio sfogo, la mia isola felice. Un altro album che mi piace consigliare è The Miseducation of Lauryn Hill (1998), la mia educazione alla black contemporanea: l’ho vista anche in concerto al Lucca Summer Festival e mi ha colpito tantissimo perché sul palco era una tigre, ho imparato tanto vedendola. E infine segnalo il vinile che ultimamente gira sempre in casa, Hot dreams (2014) dei canadesi Timber Timbre. Lo consiglio perché è perfetto come ascolto mentre si disegna, o con amici in compagnia di un buon vino rosso: caldo, avvolgente, sognatore. * Marianne Mirage (nome d’arte di Giovanna Gardelli), trent’anni, è una cantautrice forlivese dalla voce soul-black, sempre più nota a livello nazionale. Ha da poco pubblicato – sempre per la Sugar di Caterina Caselli – il suo secondo album Vite Private, anticipato dal singolo “L’Amore è Finito” nel cui video appare anche l’attore Marco Giallini, protagonista del film di Paolo Genovese The Place, per cui ha scritto e interpretato l’omonimo brano. A impreziosire l’album le collaborazioni con gli autori Francesco Bianconi dei Baustelle, Pippo Kaballà, Davide “Shorty” Sciortino, Mario Cianchi ed Andrea Bonomo.

NAFTALINA E LU SILVER AL SIDRO Storica band pop-punk anni, i Naftalina (foto) saranno dal vivo il 13 dicembre al Sidro di Savignano che ospita anche il 7 il release party del nuovo album di The Lu Silver String Band e poi lo stoner rock degli Ananda Mida il 21.

ROCK DAL MONDO Cantautrici da Ucraina, Israele e Stati Uniti tra Cesena, Ravenna e Santarcangelo Due concerti di cantautrici internazionali alle Cantine di Villa Nellcote di Cesena. Il 7 dicembre appuntamento con la giovanissima scrittrice e cantante ucraina, suonatrice di ukulele, Jerry Springle (nella foto) per un live intimo con brani del proprio repertorio alternati a tributi riarrangiati in chiave del tutto personale (anche il 6 dicembre al Fargo di Ravenna). Il 20 gennaio invece appuntamento con Keren Ilan, cantautrice vietnamita, di stanza a Tel Aviv, definita “soulful-pop”. Il 22 dicembre invece al Borgo Est di Santarcangelo arriva l’americana Erisy Watt con il suo mix di folk e soul, a metà fra Joni Mitchell e Norah Jones.


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bilanci

Ecco sette dischi dell’anno che (forse) non troverete nelle altre liste di fine anno Dall’artista Kranky “fino a un certo punto” al geronto-rap, dal Cignone all’effetto “sbirro imbucato a una festa di 17enni” Dicembre, tempo di bilanci. La scorsa settimana su twitter girava questo quesito: tra un mesetto è finito il decennio, voi che traguardi avete raggiunto? Ecco, non so voi ma io a fine anni dieci pensavo che sarei riuscito a sposare Kanye, ma lui si è incaponito su Kim Kardashian e quindi ho dovuto mettere la testa a posto e continuare a fare cose noiose tipo, ehm, compilare liste come quella che state per leggere, contenente un elenco di dischi che con tutta probabilità non troverete nelle altre liste di fine anno perché sono usciti di recente, e quindi troppo tardi per essere presi in considerazione. O perché relativi a generi musicali che, nell’anno 2019, sono considerati merda secca fuori moda. O perché le persone che li hanno prodotti non hanno una storia particolarmente divertente da raccontare. O perché Big Pharma ha deciso di ostracizzarli e spingere Gazzelle al loro posto. O anche e soprattutto perché il fatto che piacciano a me non significa che debbano piacere agli altri esseri umani. Pan American – A Son C’è stato un periodo storico in cui qualsiasi puttanata uscisse su Kranky faceva sbrodolare dei chili di inchiostro nel giro avant, poi le cose si sono un po’ ridimensionate (giustamente, se posso permettermi, voglio dire, a un certo punto ci si rompe le scatole pure di spendere centinaia di euro in gruppi/dischi che hanno tutti l’obiettivo di suonare in silenzio). Pan American è un artista Kranky fino a un certo punto, nel senso che in qualche modo fa categoria a sé (il titolare del progetto è famoso per aver avuto una band di culto assoluto negli anni ’90 chiamata Labradford) ed esce col suo passo, un disco ogni 5/6 anni senza fretta e senza colpi di testa. Quello nuovo è stupendo. Mount Eerie / Julie Doiron – Lost Wisdom pt. 2 Ho una storia molto lunga e carina da raccontare su Mount Eerie che spero di avere occasione di raccontare, magari su queste pagine se si degnasse mai di venire a suonare qui in giro. Phil Elvrum però ha conquistato il mondo con un disco lancinante che parlava della malattia e della morte della moglie, e poi ha fatto un altro disco e si è innamorato di un’altra donna e l’ha pure sposata, e questa donna era pure Michelle Williams, e adesso ha fatto un nuovo episodio di

Lost Wisdom con Julie Doiron (Lost Wisdom è il nome del disco ma anche un po’ il nome del suo suonare con Julie Doiron) che è bellissimo nel modo in cui lo sono sempre i dischi di Mt Eerie. Che se non lo conoscete è un tizio che si mette davanti al microfono con una chitarra e sembra non avere idea né di come si canta né di come si suona una chitarra e men che meno di cosa cazzo significhi scrivere una canzone, e dopo 10 secondi ti chiedi se qualunque altra musica che tu abbia ascoltato in vita abbia senso – quindi insomma, un bel disco, ecco. Marracash – Persona Questo sarebbe facilmente in cima a tutte le classifiche italiane ma ne salterà qualcuna perché è uscito relativamente tardi, e qualcuno le classifiche le ha già compilate. Non posso essere sicuro che la copertina di Persona sia una citazione di The Truman Show ma credo di sì – e comunque c’è una citazione di The Truman Show nel testo di una canzone del disco, questo per dire dei riferimenti su cui è basato l’ultimo disco di Marracash, voglio dire, chi coglie i riferimenti a The Truman Show se non quelli che avevano dai 16 ai 20 anni quando il film è uscito? Per dire quanto trovi stupefacente che Marra abbia una consistente fascia di ascoltatori che vanno oggi alle superiori e che li costringa nonostante questo ad ascoltare un disco di gerontorap, una cosa che per quanto possa essere settata sui suoni di questa generazione sia al contempo strapiena di riferimenti che solo dei quarantenni possono capire appieno. E che questa cosa non dia realmente fastidio a nessuno di quelli che continuano ad ascoltarsi a nastro questo disco, il che dà una certa speranza a tutti i quarantenni che continuano ad ascoltare i dischi nuovi. Nick Cave & The Bad Seeds - Ghosteen OK, questo probabilmente sarà in un sacco di playlist, ma per la prima volta da quando lo conosco non sarà proprio in tutte e la ragione sembra essere che i suoni a questo giro non convincono e certe scelte di arrangiamento sono stantie (piano + stronzatine ambient-cosmiche tipo Jean Michel Jarre o qualcosa del genere), e credo sia per questo che Ghosteen è il primo disco di Nick Cave che ho provato piacere ad ascoltare da manco più ricordo quando.

A sinistra Marracash e la copertina del suo album; a destra Nick Cave

POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli

“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”

Shannon Wright - Providence Continua a rimanere un mistero come possa, il mondo, porsi un problema in merito a quale sia il disco più bello dell’anno negli anni in cui esce un nuovo disco di Shannon Wright. Providence in questo è leggermente meno il disco dell’anno rispetto ai suoi predecessori perché è piano-e-voce dall’inizio alla fine ed è vero che per un motivo o per l’altro le canzoni pianovoce di Shannon Wright sono le canzoni di Shannon Wright che piacciono di più alle persone, ma è anche vero che un nuovo disco di Shannon Wright che ci priva della Shannon Wright chitarrista che sfonda la qualunque in preda al panico, insomma, è una cosa che abbiamo qualche difficoltà a realizzare. tha Supreme – 23 6451 Non credo che 23 6451 finirebbe davvero in una lista dei 50 o dei 100 dischi che ho preferito quest’anno ma è il disco su cui a fine anno ci si sta scontrando di più – è buono o è una schifezza? Io credo sia buono, e forse il mio giudizio non è strettamente musicale ma influenzato da questa sensazione di scoperta dovuta al fatto che le prime due volte che l’ho ascoltato non ho capito assolutamente un cazzo di quello che dice e questa nella mia testa è una sensazione molto Joe Cassano o molto sbirro imbucato a una festa di 17enni. Giant Swan – S/T I Giant Swan sono due tizi di Bristol di cui non so praticamente nulla ed esordiscono su lunga distanza dopo aver fatto parlare un casino di sé nell’ambiente per un paio d’anni (non ne so praticamente nulla perché non bazzico l’ambiente in oggetto). Sono una specie di gruppo techno un po’ sospeso tra tutto il giro accelerati e i cazzotti in faccia stile concerto dei Void nel 1981. Ascolto techno da una ventina d’anni ma continuo a sentirmi impreparatissimo quindi non mi sbilancio in recensioni né nulla del genere. A me piacciono perché, a differenza delle robe di cui si discute di solito in quell’ambiente, il disco dei Giant Swan (che io amo chiamare con la corretta traduzione italiana IL CIGNONE) suona dall’inizio alla fine come quelle volte che ti sta per venire l’infarto e inizi ad annaspare a destra e a manca per trovare le pastiglie della pressione e poi boh niente, non le trovi e l’infarto arriva davvero e tu non riesci a sentire l’ultimo pezzo. Ci sentiamo l’anno prossimo,



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suoni UN DISCO AL MESE

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l’evento

SOLD OUT PER PATTI SMITH Fa tappa il 4 dicembre al teatro Alighieri di Ravenna (unica data in Romagna, i cui biglietti sono andati esauriti in prevendita) la tournée italiana di Patti Smith. La poetessa del rock – una delle icone della musica mondiale, tra rock e letteratura – si esibirà in uno spettacolo intitolato “World and Music”, che la vede accompagnata da Tony Shanahan alla chitarra e al pianoforte.

La divina Diamanda, voce e piano dal vivo di Bruno Dorella *

Diamanda Galás - Malediction and Prayer (1998) Chi mi segue saprà quanto ami il periodo natalizio. L'anno scorso gli dedicai Black Metal dei Venom, per quest'anno volevo propinarvi le Litanies Of Satan di Diamanda Galas. Ma ripercorrendo la sua discografia ho pensato che, forse, prima che mi caccino da R&D Cult, riuscirò a parlarvi solo una volta della divina Diamanda, e che forse qualcuno, in qualche remoto paesino paludoso della Romagna, ascolta veramente i miei consigli... E allora perché togliervi la Gioia Nera della Perfezione, ovvero questo Malediction And Prayer? Diamanda voce e piano dal vivo, non a evocare demoni come nelle Litanie, non a portarci al fondo delle nostre e sue paure con dischi pur incredibili come Vena Cava, Plague Mass o Schrei X, ma a cimentarsi con classici del soul, del blues e del folk. A suo modo, naturalmente. E quindi ecco che la canzone anti-pena di morte “Iron Lady” diventa un capolavoro blues da lacrime e pelle d'oca (vale da sola l'acquisto, credetemi), “The Thrill Is Gone” di Roy Hawkins si avvicina ai vocalizzi dei pezzi più neri di Diamanda (ad esempio “O Death”), mentre il classico soul “My World Is Empty Without You” trova una nuova, sinistra vita. Con “Abel Et Cain” traspone in musica Baudelaire, per poi riprendere col delta blues di “Death Letter”, e infine ucciderci con il lacerante omaggio a Pasolini di “Supplica A Mia Madre”. In italiano. Siamo solo a metà disco e abbiamo già esaurito la scorta di lacrime. Si torna al blues col Willie Dixon di “Insane Asylum”, proprio lei che ha iniziato la carriera esibendosi col Living Theatre nei manicomi. “Si La Muerte” è un originale della Galas, che sottolinea la sua capacità di giocare con le nostre emozioni, tenendoci perennemente in bilico tra paure ataviche eppure sublimi.”Twenty Five Minutes To Go” pone fine alla mia personale capacità di reggere: un disperato conto alla rovescia verso la morte (l'originale, di Shel Silverstein, 1962, narra degli ultimi minuti di un afroamericano condannato all'impiccagione). Brano ripreso anche da Johnny Cash con piglio più disincantato, diventa qui una macabra via crucis che annichilisce. Con “Keigome Keigome” si va dritti alle radici greche della Galas (i versi sono del poeta Nikos Gatsos), per poi tornare al gospel blues di Thomas Dorsey in una spiritata “I'm Gonna Live The Life”. La chiusura è affidata a una “Gloomy Sunday”, in cui cercherete invano la comfort zone della voce tragica ma calda di Billie Holiday. Vi troverete invece la lucida, glaciale voce della morte. Senza un fronzolo, senza una sola concessione, chessò, un attimo piacione, un passo verso il pubblico... Niente. Sempre a nervi tesi a mettere alla prova la purezza della nostra anima: ché solo chi ha animo puro può scendere negli inferi e tornarne vivo e, magari, rigenerato. Ciò che rende intoccabile Diamanda è la sua tecnica. Può piacere o meno, sicuramente non pacifica (e meno male), ma chiunque noterà il controllo assoluto della tecnica vocale (estensione disumana, capacità degne di cantanti liriche di alto livello) e anche di quella pianistica (anche questa mai accondiscendente, eppure limpida). Già dal titolo, Malediction And Prayer, si spiega l'universo di Diamanda, perennemente in bilico tra scomunica e spiritualità. Averne, di eretiche così.

* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.

il festival

Performance e concerti tra Area Sismica e teatro Félix Guattari Tra gli ospiti internazionali dell’Haiku Craig Taborn e John Butcher

John Butcher

Venerdì 14 e sabato 15 dicembre Masque teatro e Area sismica danno vita a un nuovo Haiku festival (termine giapponese che sta ad indicare eventi molteplici concentrati in tempi ristretti) che coinvolgerà entrambi gli spazi delle due realtà forlivesi. Si parte al Teatro Félix Guattari (all’Ex Filanda Maiani, in via Orto del Fuoco, 3) il 14 dicembre con l’attore e regista bolognese Pietro Babina (co-fondatore e co-direttore della compagnia Teatrino Clandestino) che porta in scena “Macello”. Il lavoro prende ispirazione dalla collezione di poesie omonima del poeta Ivano Ferrari: non un reading, ma qualcosa di più simile a un concerto per voce sola. La serata prosegue alle 22.15 con il concerto in solo al pianoforte acustico di Craig Taborn, compositore, pianista e tastierista jazz (e non solo) americano. La seconda giornata dell'Haiku festival si svolgerà negli spazi di Area Sismica. Alle 18 la compagnia forlivese Masque teatro presenta Luce - performance per Tesla Coil e CO2, con Eleonora Sedioli, storica attrice e performer di Masque teatro. L'ideazione e le macchine sono di Lorenzo Bazzocchi. La performance vede duettare la performer e due Tesla Coil, costruite da Bazzocchi seguendo fedelmente le linee di progetto originali del grande scienziato serboamericano Nikola Tesla. Si tratta di due potentissime ricetrasmittenti di energia libera (le scariche disruptive di energia elettrostatica sono innocue per l'organismo umano). La serata prosegue alle 18.30 con il concerto del trio The Last Dream of the Morning composto da musicisti d'eccezione della scena free mondiale, John Butcher (sassofoni), John Edwards (contrabbasso) e Mark Sanders (batteria).

Gli altri live del circolo forlivese: tra free jazz e contemporanea Concerti di caratura internazionale di musica “extraordinaria”, come viene definita dagli stessi organizzatori della rassegna, all’Area Sismica, sulle prime colline di Forlì, piccolo circolo che continua a promuovere musica contemporanea e d’avanguardia, improvvisata o meno, dal jazz all’elettronica. Il 1 dicembre appuntamento con il Triple Double, progetto nato da un’idea del batterista e compositore newyorkese Tomas Fujiwara di raddoppiare un trio composto da batteria, chitarra e tromba, già di per sé atipico, riuscendo ad appaiare il trombettista Dave Ballou al cornettista Taylor Ho Bynum e alle chitarre Rafiq Bhatia e Mary Halvorson, fresca vincitrice del MacArthur Prize; con Gerald Cleaver alla seconda batteria. Tutti protagonisti della musica contemporanea americana con collaborazioni con monumenti quali Anthony Braxton e John Zorn. L’8 dicembre sarà invece uno solo l’artista sul palco, il talentuoso violoncellista romagnolo Francesco Guerri, diplomato al conservatorio di Cesena e poi impegnato nell’ambito della musica improvvisata, elettroacustica e al rock. Ha collaborato con numerosi musicisti e, in ambito teatrale, con Teatrino Clandestino e Chiara Guidi, tra gli altri. Dal 2001 lavora presso il Day Hospital di Psichiatria e Psicoterapia dell’Età Evolutiva dell’Ospedale “Maggiore” di Bologna occupandosi di disagio in età evolutiva. Dopo l’Haiku Festival (vedi altro articolo di questa pagina) la stagione riprende in gennaio, il 19, con un trio d’eccezione che nei giorni precedenti avrà posto le basi del concerto con una residenza all’Area Sismica: Paul Lytton alla batteria, Andrea Massaria alla chitarra ed effetti, Walter Prati al violoncello più elettronica; tre ricercatori ai confini tra jazz e sperimentazione sonora, tra ricerca timbrica e poliritmi. La formazione propone libera improvvisazione e brani con scrittura non convenzionale. A loro si unirà anche Elio Martuscello all’elettronica, noto compositore italiano di musica sperimentale e avanguardia elettronica. Il 26 gennaio alle 18 infine appuntamento con Ghost Horse, un viaggio collettivo di ricerca: partendo da poliritmie latine e africane, il collettivo (guidato da Dan Kinzelman) unisce free jazz, hip hop e loop music.

IMPROVVISAZIONE Il quartetto di Stefano Tamborrino (con visual artist) al teatro Petrella Sabato 25 gennaio al Petrella di Longiano concerto di Don Karate, quartetto di Stefano Tamborrino, batterista e compositore, qui affiancato da alcune tra le menti più creative della nuova generazione di improvvisatori europei come Pasquale Mirra e Francesco Ponticelli. Supportati in questa formazione da Francesco Morini aka Millelemmi a completare una band che esprime un universo sonoro complesso e affascinante, in sospeso tra hip hop, atmosfere cinematografiche e le sfaccettate suggestioni dell’elettronica. Per l’occasione il quartetto si arricchisce della partecipazione del visual artist Paolo Pinaglia.


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IL CONCERTO L’unica data italiana degli americani Gwar, da trent’anni campioni dell’heavy metal demenziale Da trent’anni campioni dell’heavy metal satirico, dissacrante e demenziale, gli americani Gwar si preparano a fare ritorno in Italia dopo più di un decennio per un’unica data da headliner insieme a due grandi ospiti come i canadesi Voivod e gli spagnoli Childrain. L’appuntamento è per venerdì 13 dicembre al Rock Planet di Pinarella di Cervia.

Il disco lungo un anno di un autore unico di Luca Manservisi

il club

Nomi americani di culto al Bronson: dai Giant Sand a Geoff Farina dei Karate Sul palco di Ravenna anche Xabier Iriondo, Camillas e il rapper Johnny Marsiglia I Giant Sand

Dai WOW ai Ronin ai “Passatelli” con chitarre Dal 20 al 22 dicembre (con un’anteprima il 19) tra Bronson e Bronson Cafè torna il festival delle feste, “Passatelli in Bronson”, in un'edizione dedicata “agli Anni Zero che sono sopravvissuti agli Anni '10”. «Un giro di ruota – scrivono gli organizzatori – le chitarre e il songwriting sono di nuovo al loro posto». In cartellone infatti gruppi italiani di rock e chitarre, seppur molto diversi tra loro. Si va dai rappresentanti della scuderia Bronson, Clever Square e Sunday Morning, ai Ronin del “nostro” Bruno Dorella; dai genovesi Eugenia Post Meridiem ai romani WOW; dalla one man band laziale Black Snake Moan al progetto lombardo di Han fino al mondo hip hop con Lvca e Max Penombra (con i Visioni di Cody). A completare il programma gli showcase di Cristallo, Christian Ravaglioli, In.versione Clotinsky e Alex Ferro, oltre a mostre e presentazioni di libri.

Appuntamento con la storia del rock alternativo americano, il 6 dicembre, al Bronson di Ravenna, quando è in programma una delle tre sole date italiane (l’unica in regione) dei Giant Sand, da Tucson, band con alle spalle quasi trenta album da sempre legata a doppio filo al fondatore e unico membro fisso del gruppo, il chitarrista e cantante Howe Gelb. La loro musica è una fusione di alternative rock e country, psichedelia e folk. La band è impegnata in tour nella promozione di Recounting The Ballads of Thin Line Men, sorta di versione rivista e corretta del loro disco del 1986, The Ballads of Thin Line Man. Ad accompagnare Gelb in questa nuova fase sono Tommy Larkins alla batteria e Thøger Lund al basso. E il 12 dicembre arriverà al Bronson (ma al Cafè adiacente) un altro big della scena rock americana in particolare degli anni novanta, Geoff Farina, oggi in versione solista ma già leader dei Karate e impegnato da anni e in una ventina di album tra slowcore, jazzcore, post-rock ed emocore. A completare il programma di dicembre e gennaio (oltre al festival Passatelli in Bronson di cui parliamo nel box grigio in questa pagina) di Madonna dell’Albero saranno il garagerock dei napoletani The Devils (il 5 dicembre al Bronson Cafè) le sperimentazioni sonore di ?Alos e Xabier Iriondo (il 7 dicembre al Bronson Club), la serata hip hop del 14 dicembre (con Funk Shui Project, Davide Shorty e un pezzo da novanta come Johnny Marsiglia), il concerto del giorno di Natale con i marchigiani Gastone (indie-pop), il viaggio psichedelico dei riminesi Ponzio Pilates (28 dicembre) e il pop surreale dei Camillas (al momento di andare in stampa l’unico concerto confermato di gennaio, l’11).

IL CIRCOLO Ducktails, Stephen Paul Taylor, The Spyrals: band internazionali all’Abajur di Ravenna Cartellone di livello internazionale al piccolo circolo Abajur di Ravenna che continua a proporre concerti indie-rock di band da tutto il mondo. Si parte il 4 dicembre con Ducktails, progetto synth-pop dell’americano Matt Mondanile (ex Real Estate); synth-pop anche il 6 dicembre con il tastierista canadese (oggi di stanza a Berlino) Stephen Paul Taylor (foto), con uno show molto teatrale e originale; il 13 dicembre arriva invece dal Regno Unito il power trio Jemma Freeman and The Cosmic Something (tra glam rock e psichedelia); ancora rock psichedelico il 17 gennaio con i californiani The Spyrals.

LA ROMAGNA IN CUFFIA

«Ogni disco è un atto di fede», ci disse in un’intervista pubblicata qualche mese fa su queste pagine. E per capire esattamente cosa voleva dire, Pieralberto Valli, basta ascoltare la sua musica. Il suo secondo album, per esempio, Numen, uscito a fine ottobre per i tipi di Ribèss Records, etichetta di Santarcangelo che continua a battere strade coraggiose. Proprio come Numen, un viaggio sonoro che ha bisogno di essere intrapreso in maniera totalizzante per entrare nel mondo di Valli e che lo certifica, ce ne fosse bisogno, cantautore come pochi in Italia, in grado di rendere ogni canzone qualcosa di più, trasformandole in una sorta di ermetici poemi musicali. Si parte sempre da suoni all’apparenza ancestrali, che poi si tuffano nella contemporaneità; uno stile minimale che si fonda su poche note di pianoforte per arricchirsi con pochi colpi di chitarra, percussioni, elettronica, rumori ambientali. Difficile descrivere una musica così intensa e onirica, ripetitiva eppure varia, lontana anni luce da qualsiasi scena italiana. Paragonabile per la ricerca, restando nell’ambito canzone, forse a un artista come Iosonouncane o, guardando al resto del mondo, al lavoro messo in atto sul suono nel nuovo Millennio da band come i Radiohead o alle atmosfere cupe di certi Piano Magic, anche. Numen nasce su commissione della compagnia di teatro contemporaneo Città di Ebla per un lavoro sul senso del sacro (concetto che fa sentire la sua presenza fin quasi in ogni solco del disco) per poi svilupparsi in maniera più ampia. Scritto e arrangiato (con la complicità di Franco Naddei, già suo sodale nei troppo presto dimenticati Santo Barbaro) tra dicembre 2017 e ottobre 2018 a Torre Pedrera («la Romagna ha un potere evocativo enorme, una eredità pre-cristiana profondissima; andrebbe solo ascoltata», ci diceva sempre in quella intervista il forlivese Valli, oggi di stanza a Roma), lo ha pubblicato in un cofanetto con tre cd dopo averlo in gran parte svelato sul web nel corso di (quasi) un anno, una canzone alla volta, ognuna con un proprio video. Tutto – progetto, idea, ma soprattutto musica – bellissimo, davvero.


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contaminazioni/1

lo spettacolo

DA MARIO BIONDI A PLATINETTE PER I 100 ANNI DEL TEATRO SOCJALE A Piangipane anche lo swing di Ray Gelato e lo storico giornalista Rai Vincenzo Mollica Entra nel vivo la stagione del Teatro Socjale di Piangipane che nel 2020 festeggerà cent’anni. In dicembre l’appuntamento clou è senza dubbio quello con Mario Biondi, cantante siciliano dal successo planetario e

PATRIZIA LAQUIDARA IN “C’ERAVAMO TANTO AMATI” Sarà Patrizia Laquidara – nota cantante, autrice, compositrice, e, occasionalmente, anche attrice (nella foto) – la protagonista del Concerto di Natale del teatro Masini di Faenza (realizzato in collaborazione con Emilia Romagna Festival, vedi p.15) che quest’anno si terrà il 14 dicembre (ore 21). Ad accompagnarla la Sarti Big Band e l’Ensemble Di Archi “Giuseppe Sarti”, dell’omonima scuola di musica, diretti dal chitarrista jazz ferrarese Daniele Santimone, in “C’eravamo tanto amati”, esibizione multimediale che rievoca danza, storie, canzoni e immagini delle generazioni tra gli anni ’30 e ’60, nata da un progetto della stessa Laquidara – che firma anche la regia insieme a Mirko Artuso.

JAZZ A Cesenatico Three Generations con Tavolazzi e la tromba di Boltro

CONTAMINAZIONI/2 I Pink Floyd e la musica dance con orchestra classica a Rimini

Venerdì 17 gennaio alle 21 al teatro comunale di Cesenatico fuori programma dedicato al jazz con il concerto di Three Generations, progetto che nasce dall’incontro tra il pianista Leo Caligiuri e il batterista Christian “Chicco” Capiozzo. Collaborando in diverse situazioni decidono di formare un trio completato dal maestro Ares Tavolazzi al contrabbasso. Il trio propone un repertorio principalmente di brani inediti e rivisitazioni personali di standards jazz e brani del repertorio pop internazionale. Per l’occasione la formazione sarà allargata con la partecipazione di uno dei più grandi trombettisti italiani, Flavio Boltro, e di Emanuele Cisi, sassofonista di riferimento della scena nazionale.

Entra nel vivo “Contaminando”, la rassegna di concerti dell’Associazione Rimini Classica, giunta alla sesta edizione e che, come da titolo, ha l’obiettivo di contaminare i vari generi musicali, a partire da un’orchestrazione classica. Tra gli appuntamenti di grande richiamo i concerti, entrambi alle 17 alla Sala del Giudizio del Museo della città, dell’8 dicembre di Cristina Di Pietro che canta Sting e del 19 gennaio di Sergio Casabianca che canta Baglioni e De Gregori. Tra i concerti “contaminati” ecco poi quello del 21 dicembre (alle 21) dedicato ai Pink Floyd al Teatro Tarkovsky di Rimini e alla musica dance del 5 gennaio (alle 21) al Teatro Nuovo di Dogana (San Marino), che replicheranno il format che tanta fortuna ha avuto in questi anni per Rimini Classica, con Orchestra Sinfonica, band, coro e cantanti solisti per la musica leggendaria e iconica della band di The Wall e i più celebri pezzi dance degli anni 70 e 80, riarrangiati come sempre da Marco Capicchioni. Suggestivo e molto particolare sarà infine il concerto alla Abbazia di Scolca di San Fortunato nella notte di Natale (il 24 dicembre dalle 20.30), con un programma di pezzi famosissimi e adatti alla serata.

A Coriano e Verucchio la “Diana Krall europea”

Venerdì 6 dicembre alle 21.30 al teatro Corte di Coriano e il giorno dopo alla stessa ora al Pazzini di Verucchio, concerto sulle donne del jazz con Francesca Tandoi, pianista e cantante italiana di stanza in Olanda, battezzata dieci anni fa come la "Diana Krall europea". Ad accompagnarla nomi noti della scena jazzistica: Fabio Nobile alla batteria, Stefano Senni al contrabbasso e Alessandro Fariselli al sax.

MUSICA POPOLARE Dalla Colombia al Brasile al Mama’s Al Mama’s di Ravenna continua la programmazione che unisce il jazz alle musiche popolari di tutto il mondo. Il 7 dicembre cumbia colombiana con i Cumbiamberos, musicisti di ampia esperienza da Colombia, Perù e Italia); il 14 dicembre etno-jazz con i Gb Project del sassofonista ravennate Alessandro Scala; il 4 gennaio swing italiano con gli Amaar Corda e l’11 gennaio musica brasiliana con il Trio Tiquim.

dall’inconfondibile vocione soul, sul palco del Socjale il 20 dicembre, accompagnato in via eccezionale dall’Orchestra dei Giovani di Ravenna, diretta dal maestro Franco Emaldi, tra jazz, soul e blues. I concerti del mese partiranno però già venerdì 6 con il cantante e sassofonista britannico Ray Gelato, “il padrino dello swing”, che festeggia i 25 anni di carriera assieme alla sua storica band, ripercorrendo l'epoca d'oro del genere attraverso i brani storici dei più grandi artisti italiani e americani. Il 13 dicembre è invece in programma un viaggio nei grandi classici dell’animazione Disney con l’Ensemble Tempo Primo, nato in seno all’orchestra ravennate LaCorelli , con le voci di Cecilia Ottaviani, Daniela Peroni e Luca Balbi (arrangiamenti e direzione del Maestro Nicola Nieddu) e quella narrante di Teresa Maria Federici. Il 19 dicembre ecco invece il classico concerto di Natale con la banda musicale di Ravenna diretta dal maestro Mauro Vergimigli con brani classici e contemporanei del repertorio natalizio, adattato all'universo bandistico. Detto di Mario Biondi, la stagione del Socjale ripartirà appunto nell’anno del centesimo anniversario, il 10 gennaio, con un evento speciale in compagnia di Vincenzo Mollica, il più famoso giornalista musicale italiano del piccolo schermo, che in “Prima che mi dimentico tutto” racconterà aneddoti sui più importanti cantanti passati sul palco del Socjale, accompagnato al piano dal maestro e compositore Fabio Frizzi. Il 17 gennaio spazio a Il Barbiere di Siviglia, la regina delle opere buffe in formato tascabile e stile cartoon pensata per un pubblico di ogni età con un cast di giovani talenti e l'orchestra de LaCorelli. Dopo il concerto del 24 di Morgan (segnalato a p. 5), il mese termina il 31 con uno show musicale con le canzoni che hanno per protagoniste le donne: a cantare sarà Mauro Coruzzi, in arte Platinette, con un repertorio che va da Patty Pavo a Rita Pavone, da Mina a Mia Martini, con una big band di 30 elementi (la San Marino Concert Band) in arrangiamenti scritti appositamente dal maestro Dino Gnassi.


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jazz/1 JAZZ/2 A Santa Sofia le stagioni di Francesconi

Da Capodanno all’Epifania, sei giornate tra concerti e jam session con il festival Artusi

Sabato 11 gennaio alle 21 al teatro Mentore di Santa Sofia il pianista Michele Francesconi presenta, in trio (con Giulio Corini al contrabbasso e il batterista Luca Colussi) il suo Seasons, un lavoro dedicato al ciclo delle stagioni. In questo suo nuovo progetto, Francesconi ha commissionato i componimenti musicali a Marco Ponchiroli, Stefano Travaglini e Luca Dell’Anna, tra i migliori pianisti e compositori italiani in ambito jazz) per poi arrangiarli per la formazione del piano trio.

Tra i protagonisti i Licaones e gli americani Joe Locke e Dena De Rose

Un inizio 2020 all’insegna della musica jazz tra Santa Sofia e Bertinoro con le sei giornate del festival Artusi. Si parte il giorno di Capodanno (1 gennaio ore 16.30) alla chiesa di San Pietro di Corniolo con il piano solo di Teo Ciavarella, noto compositore e pianista pugliese trapiantato in Emilia, con alle spalle innumerevoli e prestigiose collaborazioni. Il giorno dopo ci si sposta a Santa Sofia, dove alle 17 è in programma una “merenda jazz” alla Fiaschetteria con l’omaggio a Edith Piaf e alla “chanson” francese della cantante sammarinese Sara Jane Ghiotti, accompagnata alla fisarmonica da Giacomo Rotatori; in serata momento clou con il concerto al teatro Mentore del quartetto del noto sassofonista Rosario Giuliani che vede come ospite speciale Joe Locke, grande vibrafonista americano. I due si sono incontrati vent’anni fa a Umbria Jazz e da quel giorno è nata una collaborazione artistica che prosegue tutt’oggi. Sul palco con loro altri due fuoriclasse alla ritmica: Roberto Gatto alla batteria e Dario Deidda al basso. La serata si chiuderà alle 23.30 di nuovo alla vicina Fiaschetteria con una jam session aperta a tutti. Il 3 gennaio il festival debutta a Bertinoro (ore 21.30 all’enoteca bistrot Colonna) con il quartetto della pianista e cantante americana Dena De Rose, accompagnata tra gli altri dal sassofonista Piero Odorici. Il 4 gennaio l’appuntamento è (sempre alle 21.30) di nuovo a Bertinoro, ma al teatro Novelli (ex seminario) con i Licaones, una delle band più dinamiche del funky jazz nazionale, all’insegna della libera improvvisazione, con Francesco Bearzatti al sax tenore, Mauro Ottolini al trombone, Oscar Marchioni all’organo Hammond e Paolo Mappa alla batteria. A seguire un’altra jam session, questa volta al bistrot Colonna, dove alle 17.30 del giorno dopo (5 gennaio)

Simone Zanchini e Antonello Salis

il festival ripartirà con la presentazione (con tanto di accompagnamento del pianista Giovanni Guidi) del libro Io sono Michel Petrucciani realizzato dal gioranlista Vanni Masala e dall’illustratrice marilena Pasini (Edizioni Curci). Alle 21.30 (del 5 gennaio) ci si sposterà poi alla chiesa di San Silvestro, sempre a Bertiinoro, con “Liberi”, il concerto che vede di nuovo insieme due funamboli della fisarmonica e prestigiatori dell’improvvisazione, protagonisti della scena jazz internazionale: Antonello Salis (fisarmonica e pianoforte) e Simone Zanchini (fisarmonica e live electro-

nics), per una musica senza barriere e preconcetti. Il festival termina il giorno dell’Epifania, alle 11 del mattino, con il concerto alla chiesa dei Servi di Forlimpopoli del pianista umbro Giovanni Guidi, tra i jazzisti italiani più affermati, che presenta il suo progetto originale “Angeli e demoni”. Le prevendite si aprono il 3 dicembre (presso Calboli dischi, Forlì), con possibilità di abbonamenti per tutte le giornate del festival. Infoline: 340 5395208 (anche Whatsapp).

NUOVA RASSEGNA DI CONCERTI BLUES E BUFFET BRUNCH AL FINISTERRE Prende il via al Finisterre Beach una nuova rassegna, organizzata in collaborazione con Spiagge Soul, dedicata esclusivamente alla musica Blues che va ad arricchire l’offerta per il mare d’inverno a Marina di Ravenna. Dal Delta Blues al Blues Rock, gli eventi offriranno l’occasione di esplorare tutte le sfumature del genere musicale che ha rivoluzionato il XX secolo. I concerti, che si terranno tutti i sabati alle 13:00, saranno accompagnati dai buffet brunch caratterizzati dalla qualità e originalità che contraddistingue la cucina del Finisterre. Per le festività natalizie dal 26 dicembre al 6 gennaio i brunch ci saranno tutti i giorni e saranno accompagnati da una colonna sonora a tema blues con l'aggiunta dei live del 28 dicembre, 1 gennaio, 4 gennaio e 6 gennaio.

I CONCERTI DEI BLUES BRUNCH 30 novembre Paul Venturi & Jo Pinna 7 dicembre J. Sintoni & A. Gramentieri 14 dicembre Gloria & The King 21 dicembre Piolanti Blues Duo 28 dicembre “Le donne, il diavolo e i chiari di luna” a cura di Marco Chiarabini 1 gennaio “Il Blues prebellico” a cura di Paul Venturi 4 gennaio “Bob Marley” a cura di Bruno Orioli 6 gennaio “Le donne del Blues” a cura di Gloria Turrini Finisterre Beach • N°28 V.le delle Nazioni 242/c • Marina di Ra T. 0544.530970 • M. 349.2841775 finisterrebeach.it • finisterrebeach


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classica/1 CLASSICA/2 A Forlì musica d’autunno, aspettando quella da Ripostiglio

L’orchestra di Maribor tra classicismo e romanticismo Con Pavel Berman, nel 250esimo della nascita di Beethoven A Ravenna anche gli ultimi Concerti della Domenica

Terminano in dicembre i Concerti della domenica dell’associazione Angelo Mariani, dalle 10.30 (con introduzione all’ascolto a cura degli stessi musicisti) alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna. Il duo Luciano Franca–Simona Santini, talenti locali, domenica 1 dicembre presenterà un ricco programma per oboe e pianoforte, spaziando da Schumann ai giorni nostri. Un altro concerto atteso sarà quello dell’8 dicembre del violinista Gabriele Pieranunzi (foto), dal 2004 per chiara fama primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, e di Giorgia Tomassi al pianoforte, maturata artisticamente nell’Accademia Pianistica di Imola e vincitrice del Concorso ‘Arthur Rubinstein’ di Tel Aviv. Di Beethoven, Schumann, Paganini e Kreisler i brani in programma. Il sestetto “In Liebe”, quattro voci e pianoforte a 4 mani, chiuderà la rassegna domenica 15 dicembre, con i celebri Liebes Lieder Walzer di Johannes Brahms.

“Tra Classicismo e Romanticismo” è un concerto con brani di due tra i massimi compositori vissuti tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, che hanno rappresentato il passaggio dal periodo Classico a quello Romantico: Ludwig van Beethoven e Felix Mendelssohn. Un omaggio in particolare a Beethoven nel 250esimo anniversario della nascita, di cui verrà eseguito anche il Concerto per violino e orchestra in Re Maggiore op. 61. L’esecuzione è affidata all’Orchestra Sinfonica del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, diretta dal Maestro Simon Krečič, con il celebre violinista Pavel Berman (nella foto in alto). L’appuntamento in Romagna è doppio, con il concerto in programma il 21 gennaio al teatro Bonci di Cesena e il giorno dopo all’Alighieri di Ravenna, in apertura della stagione dell’associazione Mariani “Ravenna Musica”, che proseguirà poi nei mesi successivi con l’appuntamento successivo il 4 febbraio con il celebre pianista Giuseppe Albanese.

Prosegue “ForlìMusica Autunno”, la rassegna che anticipa la stagione invernale (che si svolgerà da gennaio a maggio), con la direzione artistica di Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano. Il 6 dicembre nella Chiesa di S. Antonio abate in Ravaldino (ore 21) in occasione della presentazione del dipinto “Deposizione” di Livio Agresti, recentemente restaurato da Isabella Cervetti, si esibisce il controtenore Carlo Vistoli (nella foto) accompagnato dall’esecuzione al clavicembalo e organo di Giulia Ricci e i cenni storici di Gabriele Zelli. La rassegna prosegue il 16 dicembre alla Chiesa di San Giacomo (ore 21) dove Donato Renzetti – tra i direttori d’orchestra italiani più affermati nel mondo – dirige l’Orchestra Bruno Maderna nell’esecuzione di Mendelsshon-Bartholdy Sinfonia n.3 “Scozzese” op.56 in la minore e di P.I.Cajkovskij Sinfonia n.5 in mi minore op.64. La stagione autunnale si conclude il 20 dicembre con il Grande Concerto di Natale nell’Abazia di San Mercuriale (ore 21). Il programma molto vario prevede l’esecuzione dell’Orchestra Bruno Maderna di autori classici alternati a brani natalizi per coro e orchestra sotto la direzione di Enrico Pollini, con il soprano Silvia Bertaccini e i Cori San Paolo e Cappuccinini. Il 31 gennaio invece il primo appuntamento del cartellone invernale vero e proprio con il concerto di Musica da Ripostiglio, quartetto con un repertorio a metà strada tra lo scanzonato e l’impegnato, tra l’inedito e il citato.

classica/3

Talenti internazionali per il Concerto di Natale In arrivo poi il flautista israeliano Elya Levin per la Giornata in memoria dell’Olocausto Entra nel vivo con il tradizionale Concerto di Natale, a Ravenna, la rassegna “Capire la musica” a cura della cooperativa Emilia Romagna Concerti. L’appuntamento è il 9 dicembre al teatro Alighieri con la Young Musicians European Orchestra, l’orchestra di Paolo Olmi (nella foto) che raccoglie giovani talenti internazionali, questa volta diretta dal giovane maestro bolognese Matteo Parmeggiani, con due solisti emergenti: il violinista Vikram Sedona, allievo di Silvia Marcovici, e il violoncellista Bruno Philippe, avviato a una carriera - anche discografica di dimensione mondiale. Il primo si esibirà nel Concerto k 2016 di Mozart e il secondo nel Concerto in do maggiore per violoncello e orchestra di Haydn. Il programma verrà aperto da una pagina splendida e di rara esecuzione: la sonata in fa maggiore per oboe di Corelli, eseguita da Simone Fava, primo oboe della Orchestra, nella trascrizione novecentesca di John Barbirolli. Come da tradizione alla serata parteciperanno i cori delle scuole di Ravenna che eseguiranno tre canzoni di Natale; in occasione del Concerto sarà attivata insieme al Club Service, alle organizzazioni del volontariato e alla Coop una raccolta di beni di prima necessità che verranno distribuiti alle persone in difficoltà. La Giornata in memoria dell'Olocausto (il 27 gennaio alla sala Corelli dell’Alighieri) avrà come protagonista invece il flautista israeliano Elya Levin, vincitore del Concorso "Severino Gazzelloni", che aprirà il programma con la Sonata di Erwin Schulhoff, morto in campo di concentramento nel 1942.

E Paolo Olmi sarà con la European Orchestra anche a Forlì (e Betlemme) Il concerto di Natale di cui si parla nell’articolo qui a fianco, si terrà anche a Forlì sabato 7 dicembre, alle 21, nella Abbazia di San Mercuriale e il giorno dopo al teatro di Cervia. La Young Musicians European Orchestra sarà diretta dal maestro Paolo Olmi (nella foto), con giovani musicisti di tutto il mondo impegnati in un progetto che inizierà ai primi di dicembre a Ravenna con le prove preliminari e che terminerà con altri due concerti dal valore simbolico: a Betlemme nella Chiesa della Natività l’11 dicembre e a Gerusalemme nella Chiesa di Notre Dame il 12 dicembre. I partecipanti al concerto di Forlì sono invitati a un gesto natalizio di solidarietà portando in chiesa una serie di beni di prima necessità che saranno raccolti dalla Caritas e saranno poi distribuiti attraverso l’Emporio della Solidarietà di Forlì e il Banco Alimentare.


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classica/4

classica/5

ALLA SAGRA MALATESTIANA L’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA

BACH È NELL’ARIA CON RAMIN BAHRAMI E DANILO REA

Volge al termine al teatro Galli di Rimini la 70esima edizione della prestigiosa Sagra Musicale Malatestiana. A Franz Liszt e alle sue visionarie Harmonies poétique et religieuses è dedicato (7 dicembre, ore 21) il recital di Enrico Pace, talentuoso pianista riminese dalla ormai consolidata reputazione intermazionale. Sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con un programma incentrato sulla Seconda Sinfonia di Franz Schubert e la Seconda Sinfonia di Johannes Brahms, debutta a Rimini (14 dicembre, ore 21) il maestro venezuelano Gustavo Dudamel (nella foto) il cui talento si è rivelato grazie al progetto didattico El Sistema, modello educativo ammirato in tutto il mondo.

Fa tappa il 30 gennaio al teatro Bonci di Cesena Bach is in the air, concerto-spettacolo che vedrà Ramin Bahrami, oggi forse l’interprete più popolare di Bach al mondo, “improvvisare” con Danilo Rea, grande pianista jazz, con un passato di studi classici, ricercatissimo dai principali cantautori e artisti pop italiani, scelto come espressione del miglior made in Italy tra i musicisti rappresentativi del jazz italiano all’Expo di Shanghai in Cina del 2010. «Il sublime di Bach nasce dal quotidiano – si legge nella cartella stampa dello spettacolo –, è trasfigurazione della bellezza del mistero più complesso e grande di ogni cosa: la vita».

CLASSICA/6 Torna la stagione “barocca” del Goldoni di Bagnacavallo con Accademia Bizantina tra sacro, profano e “Irish”

CLASSICA/7 A Faenza dalla canzone popolare con Hanna Hipp ed Emma Abbate alla musica da camera del Quartetto Guadagnini

Torna al teatro Goldoni di Bagnacavallo la rassegna di Accademia Bizantina alla scoperta del barocco, “Libera la musica”. Novità di quest’anno un appuntamento prima di ogni concerto, un aperitivo in compagnia del musicologo Bernardo Ticci, con il quale approfondire il programma che seguirà. Cinque in totale gli appuntamenti musicali, per un cartellone che si dipanerà fino ad aprile. Il concerto di apertura della stagione (19 dicembre) è affidato alla stessa Accademia Bizantina, diretta da Ottavio Dantone, e al contralto Delphine Galou. Dopo il successo della scorsa edizione, Dantone e Galou tornano con un concerto dal titolo “Sacro e Profano”, dedicato alla musica di Alessandro Scarlatti e Antonio Vivaldi, pilastri centrali della storia della musica del ‘700. Sono in programma alcune arie dalle serenate di Scarlatti Venere e Amore e Il Giardino d’Amore, lo Stabat Mater RV621 di Vivaldi, considerato un capolavoro fondamentale del genere sacro, e i due concerti RV 541 e RV 582. Nel secondo appuntamento, il 13 gennaio, Accademia Bizantina e il violino di Alessandro Tampieri guideranno il pubblico attraverso le atmosfere anglosassoni del ‘700: “Irish Baroque”. Grazie alla Sonata in Re Maggiore di James Oswald (compositore, ma anche editore e violoncellista, nato in Scozia nel 1710) e alla Ciaccona in sol minore Z.807 di Henry Purcell (Londra, 1659), abbiamo modo di conoscere e apprezzare il linguaggio barocco che si sviluppò oltre manica, complici anche i musicisti italiani come Nicola Matteis, Francesco Maria Veracini e Francesco Geminiani, attivi in Inghilterra e Irlanda per molti anni.

Prosegue in gennaio al ridotto del teatro Masini la stagione di musica classica faentina realizzata in collaborazione con Emilia Romagna Festival. Lunedì 13 (alle 21) appuntamento con “Folclore”, concerto del mezzosoprano Hanna Hipp e della pianista Emma Abbate, che vede in programma Poulenc, Ravel, Pizzetti, Berio e de Falla: un florilegio di brani che ha in comune la definizione di canzone popolare. Hanna Hipp, polacca, si è esibita come solista nei più prestigiosi teatri del mondo, mentre la pianista napoletana Emma Abbate svolge un’intensa attività soprattutto come pianista da camera. Insieme hanno pubblicato Sera d’inverno: Songs by Ildebrando Pizzetti, cd di liriche di Ildebrando Pizzetti, per la maggior parte in prima registrazione assoluta. Sempre al Ridotto, il 29 gennaio (ore 21) si esibirà il Quartetto Guadagnini, composto da Fabrizio Zoffoli e Cristina Papini al violino, Matteo Rocchi alla viola e Alessandra Cefaliello al violoncello, insieme a Sandro De Palma al pianoforte. Il programma vedrà brani di Franck, Mozart e Silvia Colasanti, la quale ha più volte dedicato loro dei brani. Il Quartetto Guadagnini, di nascita recente ma di grande nomea, è tra le formazioni cameristiche più promettenti d’Europa.

CLASSICA/8 A Cesenatico le Variazioni Goldberg con Andrea Turini e per i melomani anche il Barbiere di Siviglia Al teatro comunale di Cesenatico entra nel vivo la stagione di musica classica (concerti alle 17), sotto la direzione artistica di Thomas Cavuoto. Si parte il 5 dicembre con un quintetto d’archi che vedrà la partecipazione dei musicisti della Scala, impegnato nel quintetto in do maggiore D 956 di Schubert; il 26 dicembre sul palco l’Orchestra Corelli e il Coro Ad Novas; il 12 gennaio invece le Variazioni Goldberg di Bach saranno portate sul palco del comunale dal pianista Andrea Turini. Gennaio si chiuderà con un’opera con orchestra dal vivo, Il Barbiere di Siviglia. Al termine dei concerti sarà offerto un aperitivo.

Roberto e Denise vi aspettano all’Osteria Malabocca, in un ambiente rinnovato ma sempre accogliente e famigliare, dove potrete scegliere tra i tre menu di carne, pesce o vegetariano con proposte sempre diverse di piatti che raccontano la stagionalità e le eccellenze del territorio. Le proposte dei menù possono anche essere scelte “alla carta” in aggiunta ad una selezione di piatti sempre disponibile ma preparato ogni giorno, come il pane! Piazza della Libertà, 15 Bagnacavallo (RA) - Tel. 0545 64468

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Chiuso mercoledì


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suoni

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lirica/1

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Il Galli dà il benvenuto al nuovo anno con il Rigoletto di Verdi

AL VIA LA STAGIONE D’OPERA DI RAVENNA CON IL SERSE DI HÄNDEL All’Alighieri in gennaio i primi due titoli del cartellone

Aspettando la nuova produzione dell’Aroldo

Entra nel vivo la prima stagione d’opera del rinato teatro Galli di Rimini, partita lo scorso marzo con la Traviata. Dopo la seconda replica della Norma di Vincenzo Bellini (1 dicembre) nella versione affidata alla regia di Cristina Muti con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, il Teatro Galli sarà nuovamente il luogo della nuova produzione che tradizionalmente, da anni, viene presentata e curata dal Coro Amintore Galli di Rimini. Con la regia di Paolo Panizza verrà allestito, per il prossimo capodanno, Rigoletto di Giuseppe Verdi, una coproduzione che vede la partecipazione dell’Accademia Nikikai di Osaka, città nella quale l’allestimento riminese approderà per due recite il 24 e 26 aprile 2020. Nello stesso anno il lavoro farà tappa al Teatro di Lecce e a Mumbai. L’appuntamento è per il periodo di Capodanno, con repliche alle 17 di mercoledì 1 e alle 20 di venerdì 3 e sabato 4 gennaio. Il Teatro Galli, infine, in qualità di capofila, produce l’opera forse più attesa, simbolicamente più rappresentativa per la comunità riminese, continuamente evocata durante la nuova inaugurazione del Teatro storico della Città, l’opera per la quale Giuseppe Verdi decise di soggiornare per un mese a Rimini, in compagnia di Francesco Piave, Giuseppina Strepponi e Angelo Mariani, intrattenendo relazioni con intellettuali, melomani e una cittadinanza adorante. Si tratta di Aroldo con cui aprì i battenti il nuovo Teatro di Luigi Poletti il 16 agosto del 1857. Sarà particolare e particolarmente “sentita” questa produzione, che dopo il debutto riminese, il 24 e 26 gennaio, approderà nei teatri di Ravenna, Modena e Piacenza.

Nella foto una scena dalla “Norma” prodotta dalla Fondazione Teatro Alighieri di Ravenna, con cui Rimini compirà il tragitto in un’attività come quella dell’opera che rappresenta una novità per il Teatro Galli e che potrebbe consentire, a triennio in corso, di poter accedere a una quota del finanziamento destinato alla lirica.

LIRICA/4 Otello rivive in un vecchio circo con attori e musicisti (anche) disabili Il 28 gennaio alle 21 al teatro degli Atti di Rimini appuntamento con Otello Circus, opera lirico-teatrale ispirata alle opere di Giuseppe Verdi e William Shakespeare, ambientata in un vecchio circo dove tutto sembra appassito e Otello è costretto a rappresentare la sua personale tragedia: la condanna che deve scontare per il suo gesto efferato e omicida. Con lui altri personaggi dell’Opera di Verdi e Shakespeare: Cassio, Jago, Roderigo ed Emilia che si spartiscono le varie attività e mestieri del circo. Ogni giorno, da anni, quella tragedia della gelosia si ripete e gli interpreti, oramai divenuti personaggi consumati, deboli e fragili, sono incapaci di fermarla. A mettere in scena l’opera il Teatro la Ribalta - Kunst der Vielfalt, compagnia teatrale costituita da uomini e donne con e senza disabilità, fondata nel 2014 a Bolzano. La sua poetica originale si basa su una gestualità che si fa danza, una scrittura drammaturgica contemporanea, scelte tematiche di spessore sociale, un'estetica essenziale e raffinata. A occuparsi della parte musicale sarà AllegroModerato, orchestra sinfonica di cinquanta elementi composta da musicisti con disagio psichico, mentale e fisico e da musicisti professionisti.

LIRICA/3

Con tre serate dedicate all’opera e quattro appuntamenti con la danza, la Stagione 2019/20 del Teatro Alighieri porta a Ravenna raffinate coproduzioni e compagnie di calibro internazionale, dal 10 gennaio al 5 aprile. Il sipario si alza sulla Stagione d’Opera il 10 e 12 gennaio, con il Serse di Georg Friedrich Händel secondo l’interpretazione musicale di Ottavio Dantone, al clavicembalo e alla direzione della sua Accademia Bizantina, e la visione drammaturgica di Gabriele Vacis alla regia. Basandosi sull’edizione critica curata da Bernardo Ticci e favorendo un ritmo narrativo serrato e coinvolgente, questo nuovo allestimento – ha debuttato a primavera, frutto della coproduzione fra Reggio Emilia, Modena, Piacenza e Ravenna – restituisce freschezza al titolo che Händel scrisse su commissione del King’s Theatre di Londra, dove fu presentato nel 1738. Quartetto di soprani nei ruoli protagonisti: Serse è Arianna Venditelli, trascinante fin dalla celebre aria d’apertura “Ombra mai fu” che il re persiano intona in omaggio a un platano, mentre Arsamene è Marina De Liso; Romilda e Atalanta sono rispettivamente Monica Piccinini e Francesca Aspromonte. Il contralto Delphine Galou veste invece i panni di Amastre, la fidanzata ripudiata di Serse che si traveste da soldato per riconquistare il promesso sposo. Il 31 gennaio e 2 febbraio è invece la volta di una doppia serata con Suor Angelica e Gianni Schicchi, due delle tre opere in un atto, un trittico con Il tabarro, che Puccini presentò a New York nel 1918: inconfondibilmente italiane, ma ibridate l’una da Debussy e l’altra da Stravinskij, appartengono di diritto al Novecento musicale europeo. A Ravenna si tratta anche in questo caso di coproduzioni – una cordata che oltre all’Alighieri coinvolge il Teatro del Giglio di Lucca, il Lirico di Cagliari e il Maggio Fiorentino – con Marco Guidarini alla guida dell’Orchestra della Toscana e Denis Krief a firmarne regia, scene, costumi e luci.

L’OPERA “GIOVANE” A BELLARIA Lunedì 23 dicembre alle 21 al teatro Astra di Bellaria Igea Marina appuntamento con “Time Machine Ensemble”, progetto che ruota attorno alla figura della nota compositrice e direttrice d’orchestra ventinovenne Beatrice Venezi (nella foto) e un ensemble di dieci giovani solisti under 30 selezionati. L’obiettivo è quello di avvicinare e allargare il mondo della musica classica attraverso la realizzazione di spettacoli musicali inediti. Opera!, il titolo dello spettacolo dell’Astra, è uno spettacolo la cui parte di scrittura musicale è stata affidata a celebri compositori italiani come Giuseppe Vessicchio, Cristian Carrara, Lamberto Curtoni e Naomi Berrill. Alcuni tra i brani più celebri del mondo dell’Opera sono stati di fatto riscritti, pur mantenendo la riconoscibilità della musica originale. Un innovativo percorso dove tutto – dall’abbigliamento dei musicisti al modo coreografico di disporsi sul palco, fino al light design – viene pensato per proporre un’esperienza immersiva in cui l’antico – l’opera Lirica – risuona in modo del tutto fresco ed accattivante. Biglietti a 13 euro.


2019

LA MAGIA DELL'INVERNO NELL'ALTO MUGELLO Un viaggio a dicembre nell’Alto Mugello, territorio toscano che guarda l’Emilia Romagna, permetterà a grandi e piccoli di assaggiare i piatti della cucina della tradizione e immergersi nell'atmosfera natalizia dei mercatini di Natale. Il borgo medioevale di PALAZZUOLO SUL SENIO, tra i “Borghi più belli d'Italia”, ospita come ogni anno MAGIE DELL'AVVENTO: nelle giornate del 1°, 8 e 15 dicembre sarà possibile trovare addobbi natalizi, presepi, decori, composizioni, candele e la baita con Babbo Natale. Non mancheranno spettacoli e specialità gastronomiche, prodotti tipici. Nascosti negli angoli e nei portoni i “1000 Presepi per Palazzuolo", in mostra dal 1° dicembre al 6 gennaio, a cui farà seguito il concorso “Il Paese dei Presepi” per premiare il migliore! Ci sarà tempo fino all'Epifania per visitare al museo archeologico Alto Mugello nel Palazzo dei Capitani anche la mostra "Guerrieri etruschi a Palazzuolo", dedicata alla ricostruzione della storia del territorio durante il periodo etrusco arcaico grazie ai reperti di due importanti sepolture del VI secolo a.C. A MARRADI il 1° e il 15 dicembre torna MARRONE D'INVERNO, seconda edizione del Mercatino di Natale con Show cooking dedicati alla filiera del marrone, folklore natalizio e musica. Nel centro storico del paese sarà possibile, infatti, trovare sia articoli da regalo e di artigianato, che gustare i prodotti del marrone e visitare il Centro di Documentazione sul Castagno. I più piccoli verranno accolti nella casetta di Babbo Natate e potranno lasciare la loro letterina agli elfi. Di particolare interesse saranno le lezioni di cucina dedicate alla varietà di ricette sia dolci che salati realizzabili con i marroni. Appuntamento nel centro storico di FIRENZUOLA, per gli amanti della lettura, dal 7 al 15 dicembre, con la mostra mercato del libro a cura dell'Istituto Comprensivo Don Milani. L'8 il 15 dicembre è previsto il consueto mercatino FIOCCHI DI NATALE, con stand e animazione per bambini. Il giorno di S. Stefano, CONCERTO DI NATALE nella Pieve di Cornacchiaia con il coro polifonico Mulieris Voces. Per concludere in bellezza questo 2019, la notte di S. Silvestro, martedì 31/12 - CAPODANNO IN PIAZZA, spumeggiante festa di fine anno.

GLI EVENTI A MARRADI Info: 055 8045170 - www.pro-marradi.it 1 e 15/12 – MARRONE D'INVERNO Mercatino di Natale e Show cooking dedicati alla filiera del marrone, specialità gastronomiche a base di marroni, folklore natalizio, musica

A FIRENZUOLA Info: www.comune.firenzuola.fi.it 8 e 15/12 - MERCATINI "FIOCCHI DI NATALE" Nel centro storico stand di artigianato, hobbistica e prodotti locali. Polo gastronomico e animazione per bambini 31/12 – CAPODANNO IN PIAZZA Nel centro storico dalle ore 22:00 musica dal vivo, alle ore 24:00 brindisi. A seguire, dj set

A PALAZZUOLO SUL SENIO Info: www.prolocopalazzuolo.it 1, 8 e 15/12 – MERCATINI DI NATALE Artigianato, oggettistica, decori natalizi, articoli da regalo e prodotti tipici. Stand gastronomici, street food ed intrattenimento musicale. Dall'1/12 al 6/01 – 1000 PRESEPI PER NATALE Rappresentazioni della Natività sparse in ogni anfratto, piazza, vetrina, giardino e angolo del borgo. E' possibile votare i più belli con apposite schede disponibili nei bar ed esercizi pubblici. Le premiazioni avverranno il 6 gennaio. Fino al 6/01 - GUERRIERI ETRUSCHI A PALAZZUOLO Nel Museo Archeologico presso il Palazzo dei Capitani in mostra due importanti sepolture del VI secolo a.C. Aperto sabato, domenica e festivi 10-12 e 15-18. Info: 055 8046008 – 338 3881341

www.mugellotoscana.it Unione Montana dei Comuni del Mugello Ufficio Turismo - tel. 055 84527185


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balletto

DOPPIO APPUNTAMENTO AL MASINI Primo appuntamento con la danza al Masini di Faenza il 16 dicembre quando va in scena La bella addormentata del Russian Classical Ballet (foto a sinistra). Il 25 gennaio alle 21 è invece la volta del Balletto Neoclassico con la coreografia di Hektor Budlla con Una Carmen. Don Josè.

LO SCHIACCIANOCI A FORLÌ

DALLA SCALA A CESENATICO

Russian Ballet di scena al Fabbri di Forlì il 7 gennaio con Lo Schiaccianoci, tratto dalla fiaba di E.T.A. Hoffmann.

Il 19 gennaio al teatro di Cesenatico, va in scena il balletto Spectra con la partecipazione di ballerini della Scala.

IL LAGO DEI CIGNI AL BONCI La Compagnia Ballet from Russia porta al Bonci di Cesena Il Lago dei Cigni, il celebre balletto musicato da Ciaikovski e coreografato da Petipa il 15 gennaio.

RAY GELATO & THE GIANTS Swing, Jazz e Rhythm and Blues

VEN

GIO

19 DIC

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BANDA MUSICALE DI RAVENNA Concerto di Natale Dirige il maestro Mauro Vergimigli

ODG BIG BAND guest MARIO BIONDI

DIC

BARBIERE DI SIVIGLIA VEN

17 GEN

Jazz, Soul, Blues

MORGAN “Piano Solo”

VEN

SAB

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Programma DICEMBRE 2019 GENNAIO 2020

MATERIALE RESISTENTE 2.0

Dramma comico di Gioachino Rossini Esecuzione scenica con voci e orchestra

Musica cantautorale

20

VEN

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DIC

GEN

Incontro con Patrizio Fariselli Presentazione finalisti e proclamazione vincitore

DREAMING MELODIES

VINCENZO MOLLICA

Musiche dal magico mondo Disney

“Prima che mi dimentico di tutto…”

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VEN

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DIC

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GEN

Per Info: www.teatrosocjale.it - Cell. 327 6719681 - Facebook Teatro Socjale

Come da tradizione, ad ogni evento i “MITICI” CAPPELLETTI DEL SOCJALE Via Piangipane, 153 - PIANGIPANE (RA) Circolo ARCI - Ingresso Riservato ai Soci

SAN MARINO CONCERT BAND & MAURO CORUZZI

“PLATINETTE” “Donne che cantano e incantano…” Show musicale MUSICA Inizio spettacoli ore 22 TEATRO/EVENTI Inizio spettacoli ore 21


scene / danza / 19

dicembre 2019 - gennaio 2020

arti circensi

CONTEMPORANEO/1 Un On the Road che è una fuga E un’antologia di dieci miniballetti

Al Petrella di Longiano continuano le sperimentazioni di linguaggi del corpo. Sabato 14 dicembre alle 21 va in scena On the road, la vita è come un viaggio… per la regia e drammaturgia di Milo Scotton con Milo Scotton, Giorgia Giani, Raffaele Riggio, Valeria Quatrale. Liberamente ispirato al libro On The Road di Jack Kerouac, lo spettacolo si pone come opera-confessione la cui drammaturgia si sviluppa attraverso le discipline circensi. Cinque personaggi oppressi dalla società in cui vivono desiderano fuggire, viaggiare o semplicemente scoprire dove li porterà un soffio di vento. Intraprendono un viaggio per ritrovare sé stessi. Sabato 18 gennaio, stesso palcoscenico per 10 Miniballetti con la regia, coreografia e danza di Francesca Pennini (nella foto) per una coproduzione CollettivO CineticO, Le Vie dei Festival, Danae Festival, in collaborazione con Santarcangelo dei Teatri. Si tratta di un’antologia di danze in bilico tra geometria e turbinio dove l’elemento aereo é paradigma di riflessione sui confini del controllo. Il corpo viene messo alla prova prendendo in prestito i principi della termodinamica passando dalla plasticità ginnica alla dinamica più vaporosa ed effimera.

musical

LA MAGIA DI BELLS AND SPELLS A CESENA

IL MUSICAL GREASE IN SCENA A FORLÌ

Il 30 e 31 dicembre al Bonci di Cesena, ecco che arriva la magia dello spettacolo Bells and Spells, un viaggio tra meraviglia e circo. Aurélia Thierrée, leggiadra ed eterea, ci apre le porte della sua immaginazione, venata di poesia e inquietudine, che combina umorismo surreale e magia. In un atto unico, composto da un travolgente susseguirsi di scenari, Aurélia, nei panni di un’inguaribile e abile cleptomane, si ritrova improvvisamente in balia degli oggetti di cui cerca di impadronirsi.

Sabato 4 gennaio, fuori abbonamento al teatro Fabbri di Forlì, la Compagnia della Rancia va in scena con Grease di Jim Jacobs e Warren Casey. In oltre 20 anni di successi strabilianti in Italia, Grease Il Musical si è trasformato in una macchina da applausi. Oggi è una festa da condividere con amici e famiglie: un inno all’amicizia, agli amori indimenticabili oltre che a un’epoca – gli anni '50 – che rappresentano il simbolo di un mondo spensierato e di una fiducia incrollabile nel futuro.

CONTEMPORANEO/2 Giuda di Mk nello spazio Félix Guattari per la nuova stagione dei Masque teatro Il 25 gennaio alle 21 nello spazio teatrale Félix Guattari di Forlì, per la nuova stagione teatrale organizzata da Masque Teatro, va in scena una riproposizione della performance Giuda della compagnia MK, con coreografia di Michele di Stefano, musiche di Lorenzo Bianchi Hoesch.

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scene

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l’intervista

Ruggero Sintoni: «È un diritto del pubblico avere un’offerta variegata, da Brecht a Salemme» Il fondatore e direttore di Accademia Perduta, che decide i cartelloni di Faenza, Cervia, Bagnacavallo, Forlì e Meldola «Raramente uno stesso spettacolo è spalmato su tutte le stagioni, il più delle volte è pensato per uno specifico teatro» di Iacopo Gardelli

Dal 1982 Ruggero Sintoni e Claudio Casadio animano Accademia Perduta, centro di produzione teatrale che dirige le stagioni di molti teatri romagnoli: da Faenza a Forlì, da Bagnacavallo a Cervia, toccando anche Meldola e il comico di Ravenna. Di come sia possibile coordinare una tale quantità di teatri mantenendo alta la qualità della proposta, e della grande responsabilità di formare il gusto di intere generazioni di spettatori, ne ho parlato direttamente con Sintoni, nel suo ormai leggendario ufficio del Goldoni di Bagnacavallo, spazio ricavato dall'ex bagno del custode. Tra poche settimane in Emilia-Romagna si vota, e i fondi regionali costituiscono una voce importante per il bilancio dei vostri teatri. Un cambio di giunta potrebbe avere effetti negativi per Accademia Perduta? «Non ti so rispondere. Io ho scelto di fare il tecnico della cultura, non il politico. Mi metto al servizio delle pubbliche amministrazioni, siano esse locali, regionali o statali: non mi pare opportuno confondere questo ruolo e parlare di politica. Posso però dirti che, in questa regione più che in altre, il sistema teatrale è complesso, variegato ed efficiente. Dai grandi teatri della lirica ai centri di produzione teatrale – che in questa regione sono ben 5, sui 27 presenti in tutta Italia –, l'Emilia-Romagna offre un panorama unico. Chiunque vinca lo dovrà tutelare, comunque vadano le elezioni». Avete già esperienze di collaborazione con giunte comunali di destra? «Undici anni fa, a Meldola, vinse le elezioni Gian Luca Zattini, oggi sindaco di Forlì. Con lui abbiamo avuto un bel rapporto. Io credo che i progetti culturali e teatrali veri siano un po' lontani dagli orientamenti politici delle pubbliche amministrazioni. Poi la politica può condizionarci. Ma ricordo anche che i nostri teatri sono pieni di abbonati e di consenso». Come andranno secondo lei le elezioni? «Non lo so. I cambiamenti dell'elettorato e degli schieramenti sono diventati così veloci che ciò che era vero quattro mesi fa oggi non lo è più. È dal 1982 che faccio questo lavoro: ho visto cambiare molte giunte, ma Accademia Perduta è sempre cresciuta. I teatri sono un po' come delle vetrine che si affacciano sulle città: da essi si può capire qualcosa del funzionamento di una pubblica amministrazione. Un conto sono le idee politiche, un altro è il lavoro effettivamente svolto. A me non importa conoscere le idee, la razza o la religione di chi guida l'ambulanza che mi viene a prendere se sono finito fuori strada!». Sempre più professori scelgono di portare a teatro le loro classi. Perché si sente, sopratutto per i più giovani, questo bisogno di teatro? «Il teatro forma lo spirito critico e la relazione con gli altri, proprio in virtù della sua collettività. Un bambino che guarda la televisione, magari da solo, e vede una scena di

Ruggero Sintoni

«Credo sia necessario un ruolo diverso di chi fa critica teatrale, che per molti motivi si è andata sempre più spegnendo: occorre un contraltare alle biglietterie, che sia però “laico”» paura, si spaventa. A teatro, assieme agli altri bambini, questa stessa paura viene esorcizzata. Lo stesso vale per il comico: una risata collettiva è liberatoria. Da qui il grande successo del comico d'autore. Gli spettatori hanno bisogno di ridere assieme, di collettività. Lo vedo dall'aumento dei numeri, dall'allargamento del pubblico, dall'abbassamento dell'età media degli spettatori. Quest'anno Cervia ha fatto 50 abbonamenti in più; Forlì ha superato ogni previsione; a Faenza c'è stato il record storico di abbonamenti». La particolarità di Accademia Perduta è proprio il fatto che controlla una rete molto estesa di teatri. Come evitare il rischio di standardizzare l'offerta? «Succede raramente che uno stesso spettacolo sia spalmato su tutte le stagioni. Il più delle volte ogni spettacolo è pensato specificamente per un teatro. Il nostro risparmio è sulla direzione artistica, che è comune per tutti i teatri, sull'ufficio stampa e sulla nostra squadra tecnica. E poi va anche detto che noi non siamo solo organizzatori: io e Claudio Casadio produciamo teatro. Pensa all'ultimo spettacolo di Davide Enia, agli spettacoli di Claudio, a Fanny&Alexander, a Pietro Piva. Essere

produttori fa la differenza anche nell'organizzazione di una stagione. Parliamo la stessa lingua degli artisti, e per questo, spesso, uno spettacolo ci costa meno». Cosa significa avere il potere di formare il gusto del pubblico? Qual è il vero compito di una direzione artistica? «Ne parliamo spesso io e Claudio. Il nostro vangelo è la consapevolezza continua di essere un teatro pubblico. I teatri sono di chi paga le tasse, e i pubblici sono diversi. Perciò non mi posso arrogare il diritto di proporre ciò che piace a me, ma devo dare delle risposte variegate. Non si tratta assolutamente di assecondare un gusto commerciale: abbiamo inaugurato questa stagione con due testi di Brecht, piuttosto forti e difficili. Poi c'è anche Vincenzo Salemme, ma è giusto così. Credo che sia un dovere, oltre che un diritto del pubblico». Quest'anno il vostro cartellone di prosa contemporanea è quasi interamente composto da artisti nati fra gli anni '50 e '60. Secondo lei c'è un problema generazionale a teatro? «Quest'anno è un fatto casuale. Gli anni scorsi abbiamo avuto esperienze con Carrozzeria Orfeo e Kepler-452, gruppi molto giovani. Sono realtà che abbiamo affianca-

to e incoraggiato, come ad esempio è successo con i Menoventi. Il problema non è generazionale, ma formale. C'è un teatro che continua a rimanere legato a stilemi vecchi e che rischia di incartarsi. Ma ci sono anche ricercatori che hanno trovato cifre stilistiche personalissime: Davide Enia, Alessandro Serra, Nicola Borghesi. Attori vecchi possono fare un teatro nuovissimo; viceversa, giovani gruppi possono essere legati a stilemi datati. La questione generazionale non mi fa vibrare un pelo. Mi interessa invece quando è legata al pubblico, mi interessa cioè che sia il pubblico a rinnovarsi». Quali sono i mali del sistema teatrale italiano? «Nel 2014 la riforma ministeriale sul FUS ha cercato di rendere meno discrezionale il sistema dei contributi pubblici per i teatri. Oggi quasi tutti i teatri sono affidati attraverso bandi pubblici. Il sistema, assolutamente perfettibile, è però migliore di quello precedente. Piuttosto, credo che sia necessario un ruolo diverso di chi fa critica teatrale. Per tanti motivi la critica si è andata sempre di più spegnendo: occorre un contraltare alle biglietterie, che sia però laico. I critici non devono avere la convinzione che esista un teatro buono e uno cattivo, né esaltare solo forme di spettacolo “alto”, che a loro piace ma che alla fine svuota i teatri. È ovvio che chi ha la responsabilità di un teatro abbia bisogno del consenso del pubblico – non c'è nulla di male. Proprio per questo c'è bisogno di una critica laica, che va pagata e sostenuta. Altrimenti il critico rischia di ridursi a ufficio stampa».


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dicembre 2019 - gennaio 2020

TEATRO E SCUOLA Il nodo: Ambra Angiolini a Morciano in una storia di bullismo

teatro e migrazioni

teatro e storia

LA CATTIVA COSCIENZA DEGLI ITALIANI: IL BUE NERO

L’anno nuovo teatrale a Morciano si apre con Il nodo, domenica 26 gennaio, con Ambra Angiolini e Ludovica Modugno per la regia di Serena Sinigaglia. Ambientato in una classe di prima media della scuola pubblica di Lake Forest, piccolo centro abitato nei dintorni di Chicago, Il nodo vede confrontarsi come in un’arena, un’insegnante e la madre di uno studente rimasto vittima di bullismo, o forse lui stesso molestatore, una vera e propria battaglia, in palio l’educazione e la genitorialità.

In scena al Testori il primo di una trilogia di spettacoli sul fascismo

TEATRO E LEGALITÀ Saluti da Brescello, spettacolo e incontro a Cervia La Biblioteca Comunale Maria Goia e la Polizia Locale del Comune di Cervia propongono al Teatro Comunale di Cervia per l’1 dicembre alle 20,30 lo spettacolo Saluti da Brescello del Teatro delle Albe, interpretato da Luigi Dadina e Gianni Parmiani con la drammaturgia e regia di Marco Martinelli (ingresso a offerta libera). Saluti da Brescello parla di un’Italia che sta cambiando, di una regione che non è risultata immune dalla corruzione. Al termine dello spettacolo seguirà un dibattito con Donato Ungaro (giornalista e scrittore), Debora Galassi (responsabile provinciale di Libera), Luigi Dadina e Gianni Parmiani.

TEATRO E ARTE Un thriller psicologico con Van Gogh a Riccione Allo Spazio Tondelli di Riccione il 3 dicembre va in scena lo spettacolo Vincent Van Gogh, L’odore assordante del bianco con Alessandro Preziosi su testo di Stefano Massini e la regia di Alessandro Maggi. Attraverso la metafora del temporaneo isolamento di Van Gogh in manicomio, lo spettacolo di Khora.teatro è una sorta di thriller psicologico. Il testo è stato vincitore del Premio Tondelli.

LA FUGA DI HAIFA IN OCCIDENT EXPRESS Al Bonci di Cesena, dal 5 al 7 dicembre, è in scena lo spettacolo Occident Express, Haifa è nata per star ferma. Stefano Massini racconta una storia vera, un piccolo pezzo di vita che compone il grande mosaico dell’umanità in cammino. Ottavia Piccolo ed Enrico Fink raccolgono la sfida di mettere in scena questo testo. Occident Express è il diario di una fuga, un frammento del nostro tempo. Haifa non sceglie di mettersi in cammino: qualcosa di più grande decide per lei, obbligandola a lasciarsi tutto alla spalle. Una donna con i capelli bianchi costretta a tagliare il filo della sua esistenza, mettendosi alla ricerca di una meta, di un approdo. Un tempo sua sorella le diceva: «Tu Haifa sei nata per star ferma» e lei faceva sì con il mento. Adesso fuggire è tutto. Dalle terre aride di Hulalyah, nel nord dell’Iraq, risalendo l’Europa fino ai ghiacci del Mar Baltico, Haifa strappa con i denti una tappa dopo l’altra. Un’Odissea del Terzo Millennio, un racconto spietato fra parole e musica, senza un attimo si sosta: la terribile corsa per la sopravvivenza».

Al teatro Testori di Forlì, sabato 7 dicembre, è in programma lo spettacolo Il bue nero o della cattiva coscienza degli italiani di Marzio Badiali, regia di Yvonne Capece con Elisa Petrolini, Nicola Santolini Si tratta del primo spettacolo della trilogia "Io non ci sono. Percorsi nell'Emilia Romagna fascista, antifascista e postfascista", vincitore del "Bando per la Memoria 2019" della Regione Emilia Romagna. Il Bue Nero – o della cattiva coscienza degli italiani è un viaggio nella memoria, ma non di quelli che ripercorrono la Storia. «È un'indagine – spiegano dalla compagnia – sulla nostra coscienza, sui nostri ideali frustrati e sulle incongruenze della natura umana, o forse della natura di noi italiani. È una riflessione sul corpo e sulla sua assenza, sul culto e il feticismo del grande capo con le corna».


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scene / prosa

classici letterari/1

classici letterari/2

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classici/1

Enrico Guarnieri interpreta Mastro Don Gesualdo La regia è di Guglielmo Ferro In scena a Forlì, Meldola e Faenza

IL DON CHISCIOTTE DI ALESSIO BONI

IL GIARDINO DEI CILIEGI A FORLÌ

Alessio Boni e Serra Yilmaz sono i protagonisti dell’immenso classico di Cervantes Don Chisciotte, nell’adattamento di Francesco Niccolini per la regia dello stesso Boni, di Roberto Aldorasi, Marcello Prayer. «Chi è pazzo? Chi è normale? – si chiede Boni – Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani».

Dal 23 al 26 gennaio al Fabbri di Forlì va in scena la nuova produzione di Sardegna Teatro e di Accademia Perduta Il giardino dei ciliegi per la drammaturgia, le scene, i suoni, le luci, i costumi e la regia di Alessandro Serra. «Comicità garbata, mai esibita, perfetto contrappunto in un’opera spietata e poetica – dice Serra. – I personaggi ridono e si commuovono spesso, il che non significa che si debba piangere davvero, è piuttosto uno stato d’animo, scrive Čechov in una lettera, che deve trasformarsi subito dopo in allegria. Velando di lacrime gli occhi dei suoi personaggi Čechov suggerisce la visione sfocata della realtà sensibile, una realtà spogliata dai contorni…».

In scena dal 9 al 12 gennaio al Masini di Faenza, il 28 gennaio al Teatro della Regina di Cattolica.

CLASSICI/2 L’Antigone in scena al Bonci per parlare di giustizia Dal 23 al 26 gennaio, il Bonci di Cesena ospita un classico per eccellenza: l’Antigone di Sofocle nella traduzione e nell’adattamento di Laura Sicignano (che ne cura anche la regia) e Alessandra Vannucci con Sebastiano Lo Monaco, Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone Luglio, Franco Mirabella, Barbara Moselli, Pietro Pace, per una produzione Teatro Stabile di Catania. Testo di estrema modernità che pone il grande tema della giustizia: all’indomani di una guerra civile, Creonte, re di Tebe, cerca di riportare la pace tra le macerie attraverso un editto che condanna a rimanere insepolto il cadavere di Polinice, uno dei fratelli contendenti. Il suo dovere di governante è sancire il confine tra vincitori e vinti. A questo si oppone una giovane, Antigone, senza odio personale, in nome di un giustizia umana che precede e supera le regole del tiranno.

Il grande classico di Giovanni Verga, il romanzo Mastro- Don Gesualdo è interpretato, in questa trasposizione teatrale, da Enrico Guarneri, dotato di una innata vis comica e tecnicamente assurto al ruolo di attore poliedrico, che ha le qualità necessarie a incarnare perfettamente Gesualdo Motta, il manovale che è riuscito a farsi da solo, divenendo ricco con il proprio lavoro, odiato da tutti, trattato ora con disprezzo ora con ironia. La messa in scena dello spettacolo è affidata al regista Guglielmo Ferro, figlio di Turi Ferro, interprete del Mastro-Don Gesualdo nel 1967, che, da anni, si dedica alla drammaturgia contemporanea adottando una tecnica registica di respiro europeo. La sua conoscenza del teatro contemporaneo, il gusto minimalista e moderno delle sue messinscene sono indispensabili per un’operazione culturale che mira, nel rispetto assoluto del valore storicoletterario del testo verghiano, a una trasposizione più attuale. La rielaborazione drammaturgica è di Micaela Miano che, spiega, «intende ricontestualizzare il “concetto di roba”, che permea il romanzo, l’incessante e frenetica attività di speculazione di un mondo di estremo materialismo, dove non c’è posto per i sentimenti, in un mondo senza spazio e tempo, in cui i personaggi sono “fotografati” come una marionetta, un mondo che non può fare altro che andare incontro al proprio destino, che niente e nessuno potrà cambiare». In scena con Guarnieri ci sono Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanarosa, Rosario Minardi, Vincenzo Volo, Alessandra Falci, Francesca Annunziata, Doriana Nobile. In scena l’11 gennaio al Testori di Forlì, il 16 gennaio al Dragoni di Meldola, dal 17 al 21 gennaio al Masini di Faenza.

classici/3

MOLIÈRE SECONDO ARTURO CIRILLO E VALTER MALOSTI Arturo Cirillo porta in scena La scuola delle mogli, commedia di Molière nella traduzione di Cesare Garboli, per offrire una lettura intrisa di quell’amarezza tipica del grande drammaturgo francese. In scena al Masini di Faenza il 18 dicembre, dal 19 al 22 dicembre al Diego Fabbri di Forlì. E amara e filosofica è anche la commedia Il misantropo con cui Molière debuttò nel 1666 e che ancora oggi ha tanto da dirci sull’animo umano. Ci si misura Valeter Malosti a cui si deve regia, versione italiana (insieme a Fabrizio Sinisi) e interpretazione. In scena il 28 gennaio al Goldoni di Bagnacavallo, a Cervia il 25 e 26 gennaio, all’Alighieri di Ravenna dal 16 al 19 gennaio.

CLASSICI/4 Amanda Sandrelli è la Locandiera

Al teatro della Regina di Cattolica il 9 gennaio va in scena il testo forse più celebre di Carlo Goldoni: La Locandiera. A dar voce alla protagonista di questa commedia è Amanda Sandrelli diretta da Paolo Valerio. Un allestimento che restituisce il vero carattere di questo personaggio che ha attraversato i secoli: una donna feroce, orfana, abituata a comandare, a difendersi e a lottare in un mondo in cui le donne sono solo oggetto di piacere o di disprezzo.


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CONTEMPORANEO/1 L’Ottocento riletto da Elena Bucci e Marco Sgrosso Venerdì 10 gennaio a Russi il nuovo spettacolo della compagnia di “casa”: Ottocento, per un progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso. «Si tratta di un esperimento di drammaturgia che verrà modificato e nutrito dall’incontro con il pubblico, invitato ad affacciarsi al nostro laboratorio di idee dalle suggestioni della parola “Ottocento”, un secolo dal fascino talmente potente da nutrire ancora il presente. Viaggiando con la macchina del tempo del teatro, sentiremo echeggiare i nostri passi in un palazzo in apparenza abbandonato che si anima di presenze».

contemporaneo/1

Da Amleto al Riccardo3: il Bardo oggi Spettacoli shakespeariani a Forlì, Ravenna, Rimini e Verucchio Shakespeare, sempre Shakespeare e ancora Shakespeare. Soprattutto se riletto attraverso le lenti della contemporaneità per svelarne sempre nuove possibili chiavi di lettura. E così, per gli appassionati del Bardo, anche in questo periodo gli appuntamenti non mancano. Al Testori di Forlì, l’11 dicembre, c’è l’Amleto di e con Michele Sinisi. La tragedia sta proprio nel fatto che deve comunque risolvere la sua storia da solo, deve stare lì a parlare con personaggi assenti. La storia è quella che tutti noi conosciamo e il testo shakespeariano è smontato e reintrodotto sulla scena attraverso un soliloquio che vuole rendere in modo chiaro lo svolgersi della storia sino alla morte. Sabato 11 gennaio, ancora Amleto, con la Compagnia Berardi Casolari e il loro Amleto Take Away (nella foto) al Rasi di Ravenna e il 19 gennaio al teatro Pazzini di Verucchio. Prima ancora dell’Amleto del titolo, punto di partenza di questo affondo sono le parole, di cui si denuncia lo svuotamento nella bolgia della comunicazione odierna. Prende corpo così un affresco tragicomico sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni che da sempre sono fonte d’ispirazione per il teatro “contro temporaneo” della coppia Berardi-Casolari. Infine al teatro Galli di Rimini, l’appuntamento è per il 30 gennaio con Riccardo3. Riccardo III, grande classico di Shakespeare, viene riletto in chiave contemporanea da Francesco Nicolini che, insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi, mette in scena una trasposizione “meno rassicurante”. L’ambientazione non è quella di una sala da palazzo reale quattrocentesca ma sul palcoscenico tutto è bianco e verde acido, con pareti che ricordano la stanza di un ospedale: un letto, una sedia a rotelle, un grande specchio. Forse ci troviamo all’interno di un ospedale psichiatrico o un manicomio criminale. O forse siamo proprio dentro la sua mente abitata da incubi e fantasmi.

scene / prosa / 23 LA RIVISTA “Palcoscenico 2019/20”, l’annuario dello spettacolo È in distribuzione (free press) la nuova edizione della rivista “Palcoscenico”, l’annuario/ guida alle stagioni dei teatri della provincia di Ravenna edita da Reclam. La pubblicazione di 90 pagine, tutte a colori ricche di immagini, contiene interviste inedite, servizi di approfondimenti e articoli orginali sui protagonisti e gli spettacoli in programma sui palcoscenici del territorio ravennate e oltre. Si tratta dalla prosa al contemporaneo al teatro ragazzi, dall’opera lirica alla musica, compresa un’agenda completa di tutti i cartelloni teatrali fino a maggio 2020.


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scene / prosa

la recensione

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dal libro alla scena/1

Sul “Winston vs Churchill” con Battiston: pop, umoristico, mai banale Lo spettacolo in scena al Galli di Rimini e al Fabbri di Forlì di Iacopo Gardelli *

La leggerezza non è una qualità troppo diffusa in questo paese. Figuriamoci a teatro. Noi italiani ce la caviamo benissimo coi drammi e le tragedie, siamo maestri del grottesco e della satira tagliente, maneggiamo bene la farsa e la comicità arlecchinesca. Ma lo humour, questo sconosciuto, spesso non sappiamo cosa sia. C’è bisogno di prendersi poco sul serio, per fare humour. C’è bisogno di uno sguardo distaccato, lucido, disilluso. C’è bisogno di brevità ed eleganza. In una parola: bisogna conoscere la leggerezza. Il testo di Gabardini, è pervaso del wit linguistico che ha reso famoso Winston Churchill, e riesce a tradurlo per la scena senza depotenziarlo. «Gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio, e le partite di calcio come fossero guerre»; «non ha senso multare un colpevole di bigamia: avere due suocere è una condanna sufficiente»; «i socialisti sono come Cristoforo Colombo: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri». Già da questi esempi sparsi si coglie l’arguzia retorica dello statista inglese. Questa è la nota su cui si accorda tutto lo spettacolo Winston vs Churchill, che ha debuttato in prima nazionale all’Alighieri la scorsa stagione: un piacevolissimo falsetto nel quale Giuseppe Battiston sembra essersi trovato perfettamente a suo agio. Il Churchill di Battiston danza: è scorbutico, ma con irresistibile fragilità; è goffo, ma con grande eleganza; è severo, ma ha bisogno del suo gatto. Non c’è nulla di eroico o magniloquente in questa figura, che si lamenta della sua malattia, che cerca di evitare la siringa, che cede in continuazione alla tentazione dell’alcol, delle anfetamine e del sigaro. Battiston ci regala un Winston vero, facendoci dimenticare l’icona bidimensionale di Churchill. Lo spettacolo si inserisce così in un filone di grande successo negli ultimi anni, quello delle biografie, riuscendo al tempo stesso a superare i più grandi limiti di questo genere, ovvero stilizzazione, semplificazione e agiografia. È questo il significato profondo del titolo: nel contrasto fra l’uomo e la sua idealizzazione possiamo raccogliere un grano di verità. Così come è solo evitando santini e polpettoni agiografici che possiamo raggiungere le leggerezza. In questo senso, sembra particolarmente indovinata la scelta di giustapporre a questa figura invadente e storica un personaggio prosaico, umile: l’infermiera idealista interpretata da Maria Roveran funge classicamente da lievito per la drammaturgia, movimenta la scena, serra i tempi comici. Come succede durante il gioco “delle ultime parole”, probabilmente l’intuizione più divertente dello spettacolo: Churchill ritorna un ragazzino impertinente mentre cerca di indovinare le frasi dette in punto di morte da personaggi famosi. Poco importa se in alcuni momenti (come ad esempio durante il ricordo sofferto della disfatta sullo stretto dei Dardanelli nel 1915, o nel racconto della morte del padre dell’infermiera), la tinta della tragedia offuschi un po’ troppo rapidamente la luminosità della tavolozza. La bravura di Battiston e della Roveran permettono di deviare dal pathos per ritornare un momento dopo allo humour. Perché, com’è ovvio, la storia di Churchill, delle sue vittorie e delle sue sconfitte, della tragedia della guerra e dei bombardamenti, della sua schiacciante solitudine interiore rimane sempre il punto di fuga nella prospettiva di questo spettacolo. Ma lo è senza ingombrare. Non viene mai seguita pedissequamente, ma quasi allusa, lasciando spazio a giochi, a considerazioni volanti (sui gatti come sul gin), a pettegolezzi su Stalin e De Gaulle, ai piccoli quotidiani battibecchi della vita, a riflessioni sulla situazione politica europea di oggi («Resteremo sempre isolani», riflette amaramente Churchill, alludendo alla Brexit dal suo presente sospeso). Leggerezza e ironia che ritroviamo nella scelte registiche di Paola Rota, come nella scenografia, essenziale e ben curata, nella scelta delle luci, mai troppo drammatiche, e nella selezione musicale, che non disdegna incursioni nel contemporaneo, affiancando musica classica e metal. Winston vs Churchill è un’opera atipica nel panorama teatrale italiano, che riesce ad essere pop senza scadere nella banalità, che non disdegna di far ridere il pubblico ma non rinuncia a farlo riflettere, ad esempio sul significato della democrazia. È accessibile, semplice, piana: qualità che andrebbero frequentate più spesso dagli artisti nostrani. P.s. Sono andato a cercare le ultime parole di Churchill: «I’m so bored with it all». L’ennesima lezione di humour. Lo spettacolo sarà in scena al Galli di Rimini il 17 dicembre e al Fabbri di Forlì il 21 gennaio. * Questa recensione è tratta dal blog di Iacopo Gardelli “Le Nuvole”, costantemente aggiornato con recensioni di spettacoli teatrali su www.ravennaedintorni.it

LA FOLLIA DI MISERY A MELDOLA E FAENZA Arriva sulla scena uno dei capolavori dello scrittore più famoso al mondo: Misery di Stephen King, nella versione per il teatro di William Goldman. Una storia che è orrore, claustrofobia e follia. Ma la vicenda di Paul Sheldon, protagonista del libro (e del testo teatrale) e scrittore anch’egli, non è solo questo. Annie, l’infermiera che si trasforma in una carceriera torturatrice che si nutre di pagine scritte e non si ferma davanti a niente pur di salvare il suo personaggio preferito, è l’incarnazione della fascinazione e dell’amore che ogni essere umano sente verso le storie, e verso chi le racconta. Misery è un testo senza tempo in cui vengono indagati i meandri della mente umana che cerca le storie, le vuole, le brama, e che di fronte alla fonte di quelle storie non può far altro che innamorarsi e nutrirsi, anche a costo di distruggere per sempre chi alimenta i suoi sogni. A portarla in scena Filippo Dini (che ne cura anche la regia), Arianna Scommegna e Carlo Orlando. Al teatro Dragoni di Meldola il 9 gennaio; al Masini di Faenza il 10 gennaio.

DAL LIBRO ALLA SCENA/2 San Isidro Futbòl diventa Lo chiamavano Biancaneve A Conselice, sabato 18 gennaio, è la volta di Lo chiamavano Biancaneve di e con Tino Carrara, un testo liberamente ispirato al celebre romanzo San Isidro Futbòl di Pino Cacucci.

grandi autori/1

LA RAGIONE DEGLI ALTRI, TRATTO DA PIRANDELLO Il 23 gennaio a Cattolica e il 25 gennaio a Verrucchio va in scena La ragione degli altri, tratto da un testo pirandelliano, per la regia di Michele Di Giacomo. Marito, Moglie e Amante, tre personaggi incatenati tra loro da un segreto, sono chiamati sulla scena per raccontare la loro storia. Il Marito ha due famiglie: quella legale, sancita da un matrimonio con una donna milionaria e quella nascosta con l’Amante, dove per l’amore non c’è più spazio.

GRANDI AUTORI/2 Due atti unici di Natalia Ginzubrg con Maria Amelia Monti Venerdì 13 dicembre si apre la stagione del Moderno di Savignano con lo spettacolo La parrucca, tratto da La Parrucca e Paese di Mare di Natalia Ginzburg, con Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta per la regia di Antonio Zavatteri. Si tratta di due atti unici che sembrano l’uno la prosecuzione dell’altro. Con quel registro comico, drammatico, vero, scritto con l’ironia e la leggerezza che rendono la Ginzburg unica nel panorama della narrativa e della drammaturgia italiana.


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monologhi/1

Il rigore che non c’era: da Pelé ai Beatles con Federico Buffa Il noto giornalista e telecronista in scena a Ravenna e a Cesenatico

Il rigore che non c’era è il nuovo spettacolo di Federico Buffa, in scena all’Alighieri di Ravenna dal 14 al 16 dicembre e il 17 al comunale di Cesenatico. Telecronista e commentatore sportivo, Buffa è noto per le sue trasmissioni antologiche nelle quali ha sperimentato la possibilità di creare connessioni e aprire digressioni, portando la pratica sportiva a farsi metafora dell’esistenza. Ciò offre all’affabulatore la possibilità di intrecciare la vicenda del millesimo gol di Pelé con le ribellioni di un’organizzazione guerrigliera come Sendero Luminoso o la parabola musicale dei Beatles.

MONOLOGHI/2 I sogni infranti di Skianto di Filippi Timi al teatro della Regina

IL MONOLOGO/3 Santonastaso per Andrea Pazienza

Al Teatro della Regina di Cattolica, giovedì 5 e venerdì 6 dicembre Filippo Timi porta in scena il suo Skianto, uno spettacolo in cui sembra tornare alle origini sia di se stesso che del suo fare teatro. Infatti Skianto è molto affine a La vita bestia, il suo primo monologo, e permette all’attore di riprendere confidenza con quell’umbro che fa parte integrante della sua identità artistica. Il protagonista di questo testo è un bambino diversamente abile che non corrisponde, certo, alla creatura che i genitori si erano immaginata al momento del concepimento, bensì ad un bambino con la scatola cranica “sigillata”, chiuso con i pattini in piedi nel suo spazio, rappresentato scenicamente nella palestra di una scuola elementare. La disabilità diventa oggetto di rappresentazione, perché porta in scena tutti i desideri impossibili del protagonista. Come tutti i sognatori egli dovrà scontarsi con la realtà, ovvero col suo corpo murato in una cameretta dentro la quale scopre quanto la vita sia truccata.

A Morciano il 7 dicembre e al Petrella di Longiano il 31 gennaio, Andrea Santonastaso interpreta il testo di Christian Poli: Mi chiamo Andrea, Faccio fumetti, dedicato al genio Andrea Pazienza. Si tratta di un monologo disegnato: Santonastaso, attore oggi, disegnatore di fumetti una volta, racconta l’arte di uno dei più grandi disegnatori di fumetti (e non solo, anche pittore, autore, poeta e chi più ne ha…) che il nostro paese abbia avuto.

MONOLOGHI/4 Elio dà voce a Il grigio di Giorgio Gaber Martedì 3 dicembre al Diego Fabbri di Forlì va in scena Elio con un testo di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Il Grigio è la storia di un uomo che a un certo punto della sua vita sente il bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti. Si ritira così in una casa di campagna per concentrarsi meglio sui propri problemi. La sua solitudine viene però disturbata da un topo che gli gironzola per casa. Il topo, che sarebbe poi “Il Grigio”, rappresenta l’elemento scatenante degli incubi dell’uomo: ha la capacità di tenerlo sveglio sulla poltrona della sopravvivenza, fino a tramutarlo in un individuo pronto a tutto pur di ritrovare la propria serenità.

MONOLOGHI/5 Giacomo Poretti sul fare un’anima

Giacomo Poretti, lo stesso del noto trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, è interprete a autore (con la collaborazione di Luca Doninelli) di questo monologo che si interroga su cosa sia esattamente l’anima e che si intitola appunto Fare un’anima. In scena allo spazio Tondelli di Riccione il 15 gennaio. Musiche di Ferdinando Baroffio, regia di Andrea Chiodi.

monologhi/7 MONOLOGHI/6 La scuola rivoluzionaria di Don Milani in Cammelli a Barbiana Per la nuova stagione teatrale del nuovo spazio a Villa Torlonia, San Mauro Pascoli, venerdì 24 gennaio alle 21 va in scena Cammelli a Barbiana, Don Lorenzo Milani e la sua scuola di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia (che ne è anche interprete) per la regia di Fabrizio Saccomanno. Un ragazzo ricco, sorridente e pure bello. In lotta con la scuola e la sua famiglia. I domestici di casa lo chiamano “signorino”, e a lui non va giù. Ma è un figlio di papà che mentre i ragazzi della sua età vanno a combattere per Mussolini, studia da pittore. Eppure, sotto le bombe dell’estate del ’43 lascia la sua bella e comoda vita per farsi prete, senza immaginare che da lì a una decina d’anni verrà esiliato in mezzo ai boschi dell’Appenino toscano dalla sua stessa Chiesa. Ma proprio lassù questo ragazzo ricco, sorridente e pure bello darà vita – con pochi ragazzi di mezza montagna – al miracolo della Scuola di Barbiana, diventando il maestro più rivoluzionario del dopoguerra italiano: don Lorenzo Milani. Lo spettacolo è quindi la storia di una scuola nei boschi, dove si fa lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza lavagna, senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati. Lassù c’è tutto il tempo che serve per aspettare gli ultimi. Una storia raccontata da Luigi D’Elia, un artigiano della narrazione e un educatore ambientale. “Cammelli a Barbiana” è un racconto a mani nude, senza costumi e senza scena.

BERGONZONI, CELESTINI E DIX A CESENATICO Tre gli appuntamenti di comico d’autore in programma al teatro comunale di Cesenatico. Il 3 dicembre alle 21 salirà infatti in scena il funambolo della parola, il giocoliere del senso Alessandro Bergonzoni con il suo monologo Trascendi e sali. Il 12 dicembre Ascanio Celestini porterà lo spettacolo Barzellette: il grande autore e attore di teatro di narrazione ha raccolto e reinventato barzellette provenienti da ogni parte del mondo per uno spettacolo divertente, dissacrante, scorrettissimo, sempre dalla parte degli ultimi. Il 31 gennaio arriva Gioele Dix interprete di un suo testo che si ispira all’Odissea, Vorrei essere figlio di un uomo felice. incentrato, spiega l’autore sul «rapporto doloroso e faticoso, ma anche benefico, tra padri e figli, spesso grande assente».


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commedia/1 ARSENICO E VECCHI MERLETTI A FORLÌ Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini sono le protagonista di Arsenico e vecchi merletti per la regia di Geppy Gleijeses e con una dedica a Mario Monicelli. In scena al Diego Fabbri dal 28 al 30 novembre.

COMMEDIA/2 Allo Spazio Tondelli di Riccione un vaudeville contemporaneo e una commedia-thriller In scena allo Spazio Tondelli di Riccione il 16 dicembre La menzogna di Florian Zeller per la regia e l’adattamento di Piero Maccarinelli mette in scena un gioco divertente e crudele che confonde i confini fra menzogna e verità. L’esito è un vaudeville contemporaneo. Mentre una commedia-thriller francese è quella che va in scena, sempre allo Spazio Tondelli, il 23 gennaio: Otto donne e un mistero di Robert Thomas con Anna Galiena, Debora Caprioglio, Caterina Murino, Paola Gassman, Antonella Piccolo, Claudia Campagnola, Giulia Fiume, Mariachiara Di Mitri. Un misto di comicità, atmosfere noir e sarcasmo tipicamente francese.

COMMEDIA/3 Quartet: risate nella culla del Bel canto a Faenza e a Cervia Giuseppe Pambieri, Cochi Pambieri, Cochi Ponzoni, Paola Quattrini ed Erica Blanc sono i protagonisti di Quartet, di Ronald Harwood per la regia di Patrick Rossi Gastaldi. Si tratta di una commedia ambientata in Italia, culla del bel canto, con protagonisti quattro grandi interpreti d’opera ospiti in una casa di riposo. Tra rivelazioni, confessioni, invenzioni e il classico coup de théâtre. In scena al Masini di Faenza dall’11 al 13 dicembre, a Cervia il 9 e 10 dicembre.

DONNE IN FUGA A MELDOLA TI ASPETTO ALLE 5 E LA CENA DEI CRETINI In scena al Comunale di Russi il 12 dicembre la commedia di Pierre Chesnot con Gaia de Laurentis, Ugo Dighero e la banda Osiris (foto sopra) Ti aspetto alle 5. A Conselice il 14 dicembre Nino Formicola e Max Pisu sono i protagonisti de La cena dei cretini di Francis Veber Grandi.

Marisa Laurito e Dioretta Mari sono Due donne in fuga, di Pierre Palmade e Christophe Duthouron, l’8 dicembre al Dragoni di Meldola.

COMMEDIA/4 Le signorine Isa Danieli e Giuliana de Sio a Russi Isa Danieli e Giuliana de Sio sono le protagoniste de Le signorine di Gianni Clementi per la regia di Pierpaolo Sepe in scena il 29 gennaio al comunale di Russi. Due sorelle zitelle trascorrono la propria eistenza in un continuo scambio di accuse con la loro veracità napoletana.

Orgasmo e Pregiudizio a Cotignola Al teatro Binario di Cotignola il 25 gennaio va in scena Orgasmo e Pregiudizio di e con Fiona Bettanini e Diego Ruiz, in concomitanza con il debutto dell’edizione inglese a Londra.


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in anteprima

BAEDEKER

Guida teatrale per spettatori nomadi

ECCO COME ANCHE I CITTADINI POTRANNO SCEGLIERE UNO SPETTACOLO DI POLIS Il festival diretto da ErosAnteros si prepara all’edizione del maggio 2020 che sarà dedicata ai diritti umani

La cultura è diventata l’oppio del popolo? Ecco allora qualche consiglio “critico” di Iacopo Gardelli

L’edizione 2020 di Polis, il festival del teatro e della partecipazione di Ravenna (che si svolgerà dal 14 al 24 maggio), con la direzione artistica della compagnia ErosAntEros, semina le proprie attività già a partire dall’inverno con una serie di incontri e novità, coinvolgendo i cittadini all’interno di progetti partecipativi innovativi e creando nuove reti con le realtà culturali e sociali del territorio. Innanzitutto, il festival entra nella rete nazionale “L’Italia dei Visionari”, promossa da Kilowatt Festival di Sansepolcro, e lancia un nuovo progetto partecipativo con il quale i cittadini di Ravenna potranno scegliere uno degli spettacoli in programma al festival a maggio e diventare anche loro curatori di Polia. Iscrizione gratuita entro il 17 dicembre 2019 mandando una mail a organizzazione@erosanteros.org. Inoltre, mercoledì 18 dicembre alle 18, CittAttiva (via Giosuè Carducci 14, Ravenna), si svolgerà il primo incontro operativo dei Politai Visionari, che si incontreranno periodicamente tra dicembre 2019 e aprile 2020 per visionare i video degli spettacoli arrivati tramite bando alla rete nazionale L’Italia dei Visionari e scegliere così uno degli spettacoli che farà parte dell’edizione 2020 di Polis. Il programma del festival 2020 sarà interamente dedicato al tema dei diritti umani, affrontato da ErosAntEros nelle sue due nuove produzioni che verranno ospitate in collaborazione con Ravenna Teatro (Sconcerto per i diritti al Teatro Rasi) e con Ravenna Festival (Confini al Teatro Alighieri). Altro elemento fondante sarà l’attenzione alle eccellenze femminili, che porterà a Ravenna grandi artiste e ospiti speciali.

IL PROGETTO Da Andrea Agnello alla Settimana Rossa: due nuove “puntate” con Storie di Ravenna Prosegue il fortunato ciclo di incontri-spettacolo “Storie di Ravenna” al teatro Rasi. Un format innovativo che dietro la regia di RavennaTeatro e con la partecipazione dell’attore Luigi Dadina, porta in scena storici ed esperti per raccontare episodi e personaggi della storia cittadina, sotto la curatela di Giovanni Gardini per quanto riguarda il periodo più antico e di Alessando Luparini, direttero della biblioteca Oriani, per quella contemporanea. In particolare il 9 dicembre ci sarà appunto la terza e ultima “storia” dal passato più remoto dal titolo “L’eloquenza della parola. Andrea Agnello e il Liber Pontificalis”. Il 2020 si apre invece con i fatti di oltre un secolo fa che caratterizzano queste zone. Il titolo infatti dell’appuntamento (sempre alle 18) di lunedì 20 gennaio è “La festa della rivoluzione. La settimana rossa del giugno 1914”. Anche in queste due serate si aggancerà inoltre il momento conviviale che segue ogni appuntamento di Storie di Ravenna, grazie alla collaborazione con il progetto ChefToChef/RavennaFood.

«Ho da poco finito di leggere L'oppio del popolo, l'ultimo pamphlet di Goffredo Fofi, pubblicato qualche mese fa da Eleuthera. Il libriccino è breve ma denso, e la sua urgenza trapela ad ogni frase nella tormentata sintassi di Fofi. Cos'è diventata la cultura? Qual è oggi il suo ruolo? E quale quello degli intellettuali? Basta riflettere sul titolo del libro per capire che le conclusioni di Fofi sono tutt'altro che rassicuranti. La cultura (o meglio il “culturificio” diffuso in cui le democrazie occidentali si sono trasformate negli ultimi trent'anni) è diventata un'arma di ottundimento delle coscienze, il fiore di loto che ci addormenta per farci dimenticare la realtà. Festival, rassegne e kermesse: l’interminabile sequela di eventi culturali a cui siamo assuefatti non fornisce più gli strumenti critici per capire il negativo della società e tentare di cambiarlo, ma sono una fiera della vanità organica alle oligarchie al potere. Gli artisti si vendono per un pizzico in più di visibilità; il pubblico torna a casa rassicurato, convinto di essersi arricchito moralmente e intellettualmente. Risultato: nulla cambia, la realtà resta così com'è. Nelle sue pagine Fofi affronta anche il mondo del teatro, una sorta di riserva indiana ormai ristretta a un pubblico ancora selettivo e a compagnie quasi sempre sull'orlo dell'indigenza. Lontano dai riflettori una cultura altra è ancora possibile? Forse. A patto che ognuno faccia il suo dovere: il pubblico, il critico, l'artista – e, mi permetto di aggiungere, il produttore. Prendo sul serio il suggerimento di Fofi e provo a segnalare, almeno per questa fine d'anno, gli spettacoli più “defilati”, meno concilianti. Il 7 dicembre, al Testori di Forlì, debutta Il bue nero. O della cattiva coscienza degli italiani, un lavoro fatto da giovanissimi: Yvonne Capece alla regìa e Marzio Badalì alla scrittura. Cosa so di questo spettacolo? Poco: leggo dalla presentazione che gira attorno alla figura di Mussolini, che indaga la rimozione italiana di questo corpo così ingombrante, prima venerato, quindi smembrato e oggi ancora presente, fantasmatico e invisibile, come un'ulcera alla base della nostra memoria democratica. Un lavoro ambizioso, senza dubbio; ma la garanzia di Badalì (vincemmo assieme l'anno scorso il premio nazionale Lettera 22 per la critica teatrale) mi fa ben sperare. Proseguiamo con un altro spettacolo “critico”, per così dire, ma con ben altra produzione: La commedia della vanità, di Claudio Longhi, tratto da una drammaturgia di Elias Canetti scritta a ridosso dell'ascesa al potere di Hitler. Siamo in piena distopia: Canetti immagina un mondo privo di specchi, nel quale è l'idea stessa di identità a venir meno. Sul palco, dal 9 al 12 gennaio al Bonci di Cesena, alcuni attori d'eccezione, come Fausto Russo Alesi, Michele Dell'Utri, Diana Manea e Jacopo Trebbi. Non si può non citare, il 10 gennaio al Comunale di Russi, la produzione de Le Belle Bandiere, Ottocento. Elena Bucci e Marco Sgrosso creano sulla scena un incontro impossibile con i grandi protagonisti del secolo del Romanticismo e del Positivismo, della Rivoluzione industriale e dello Sturm und Drang, della Restaurazione e del Risorgimento. Nell'album di famiglia ci sono quasi tutti: la Dickinson, la Brontë, Poe, Baudelaire, Dostoevskij e Tolstoj, Ibsen e Hugo. Interessante e stimolante capire come farà l'intreccio drammaturgico a sostenere il peso di tutti questi giganti senza ridursi a mera crestomanzia. Segnalo infine Macello (nella foto), di Pietro Babina, nome conosciuto da tempo nel teatro indipendente italiano. Classe '67, bolognese, Babina porta in scena le poesie di Ivano Ferrari, tratte dalla silloge omonima pubblicata da Einaudi nel 2004. La riflessione è sull'attitudine allo sterminio dell'umanità, e ci pone una domanda sinistra e disturbante: la fabbrica della morte che quotidianamente mettiamo in funzione contro gli animali ha qualche oscura radice in comune con quella da cui scaturirono i campi di concentramento? Babina sarà prima al Guattari di Forlì il 14 dicembre; poi, dal 23 al 25 gennaio al Rasi di Ravenna, fuori abbonamento.


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scene / comico

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l’intervista

«All’inizio i figli sono un po’ come gli schiavetti, poi crescono e diventano liberi...» Il noto comico Paolo Cevoli racconta il suo nuovo spettacolo, in giro per i teatri della Romagna, ispirato ai temi della famiglia e che attinge dai classici e dalla Bibbia per un esito che, assicura, «fa riderissimo» di Iacopo Gardelli

Paolo Cevoli è uno dei figli più veraci di Romagna, e questo è risaputo. Ma non tutti sanno che da anni Cevoli porta avanti anche una fertile attività teatrale, con all'attivo circa 13 produzioni originali. Il suo ultimo spettacolo, La sagra famiglia, per la regìa di Daniele Sala, ha debuttato al teatro di Cagli, nelle Marche, lo scorso 4 ottobre, e arriverà al Goldoni di Bagnacavallo il 5 dicembre e al Fabbri di Forlì il 14 dicembre. Ne ho parlato con l'autore che, nonostante la distanza del telefono, suona vivace e diretto come se mi fosse accanto. Nella presentazione dello spettacolo si parla di figli e di compiti. «Sì, racconto un episodio successo a una mia amica, che si è sostituita alla figlia per farle i compiti. Si è diffusa questa idea che i genitori debbano sempre tutelare i figli. Li “preservativano” come dico io». Crede che la sua amica abbia sbagliato? «Io non lo so mica. Dipende dai casi. Ma diventare genitori vuol dire capire che arriva un momento in cui i figli devono farcela da soli. Mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta senza le rotelle. All'inizio cadi, ti sbrugoli le ginocchia, ma poi ritorni in bicicletta, anche quando sai che il babbo non è lì a tenerti in equilibrio. Oggi probabilmente i genitori fanno più fatica a togliere le rotelline alle biciclette dei figli. Insomma, i genitori non devono risolvere i problemi ai figli, ma dar loro gli strumenti per cavarsela da soli». Nello spettacolo c'è un rapporto importante con i classici greci, latini e biblici. Che funzione hanno? «Uso molto l'Esodo biblico. Il paragone è questo: all'inizio i figli sono un po' degli schiavetti, li obblighi a fare quello che vuoi. Poi anche loro crescono, diventano liberi, devono arrivare alla terra promessa. La schiavitù è una condizione privilegiata, perché pensa a tutto il faraone, che li paga e li sostiene. Oggi quei ragazzi che continuano anche da grandi a vivere nella casa dei genitori mi sembrano un po' come gli schiavi nel palazzo del faraone». E i greci? Come entrano nello spettacolo? «C'è ad esempio un episodio bellissimo dell'Iliade che racconta di quando Priamo entra nella tenda di Achille per chiedere pietà e per riavere la salma di Ettore, supplicandolo in nome di suo padre, Peleo. I greci hanno analizzato a fondo il tema del rapporto fra padri e figli, pensiamo ai miti di Edipo e di Elettra, ma qui mi sembra che emerga una figura paterna nuova: non un padre di sangue ma quasi un padre acquisito. Sono discorsi importanti questi, ma in realtà lo spettacolo fa riderissimo!». Cosa voleva dire intitolando lo spettacolo La sagra famiglia? «Tutti hanno vissuto l'esperienza della famiglia: è un posto che è una baraonda. Ci sono dei casini... Ho festeggiato il compleanno di mia madre da poco, ha compiuto 89 anni: fra figli acquisiti, mangiare e bere, la festa era diventata una sagra. Sono cresciuto in una famiglia numerosa, fra nonni, zii, cugini. Una

«Tutti hanno vissuto l'esperienza della famiglia: è un posto che è una baraonda. Ci sono dei casini... Ho festeggiato il compleanno di mia madre da poco, ha compiuto 89 anni: fra figli acquisiti, mangiare e bere, la festa era diventata una sagra»

famiglia che è come una tribù, sempre in baracca». Un po' come la famiglia felliniana di Amarcord. «L'esempio è perfetto: il fratello vitellone, il nonno rincoglionito, la donna che serve, fanno tutti parte della famiglia allargata, di un clan quasi. Cosa che oggi avviene sempre meno». Uno dei suoi cavalli di battaglia è appunto il racconto del carattere romagnolo. In questo spettacolo dov'è la Romagna? «Soprattutto nella scuola. Ripercorro i miei anni da studente fin dal primo giorno di elementari, il 1° ottobre 1964. Quante cose sono cambiate! Anche la maestra elementare faceva parte di questa sagra. Ricordo che quando la maestra ti picchiava, il babbo diceva “ha fatto bene, adesso te le do anch'io!”. Oggi, se la maestra dà un voto negativo, si chiama l'avvocato. Non c'è più comunanza di intenti, il rapporto di reciproca stima si è interrotto. La Romagna è qui: nel rimbalzo continuo fra l'uomo primitivo, i greci, i romani, gli ebrei, e la mia storia personale, del mio compagno che disegnava gli uccelli sui quaderni». Chi è stato il suo maestro di narrazione? Da chi ha imparato di più? «Innanzitutto la mia maestra elementare, che ci faceva piangere quando leggeva il libro Cuore in classe. Poi c'è il prete, un grande raccontatore di storie. E il mio prof di italiano delle medie, un personaggio molto strano. E infine mio babbo e mio nonno, il primo con le barzellette, il secondo con i racconti della Prima Guerra Mondiale. Insomma, ne ho avuti diversi di maestri che mi hanno appassionato all'affabulazione e a dir delle cazzate». Come lavora assieme a Sala, il regista? «Assieme a Daniele abbiamo già fatto 7 o 8 produzioni. Ha sempre curato la regìa dei miei spettacoli. Senza di lui sarebbe inconcepibile questo lavoro: non è solo un regista, ma mi aiuta a riflettere sul testo che scrivo. Discutiamo spesso su cosa dire e come dirlo, e facciamo anche delle belle litigate: è un rapporto consolidato. Ma d'altronde le cose più belle che ho fatto nella mia carriera sono sempre nate dal rapporto con qualcun altro». Lei è uno dei pochi del cabaret italiano che è riuscito a smarcarsi dal personaggio televisivo. È stato difficile lasciarsi alle spalle l'assessore Cangini? «All'inizio, da parte soprattutto dei produttori teatrali, c'era molto sospetto. Sembravano dire: “ma chi è questo qui, non è neanche capace di parlare, cosa viene a fare a teatro?”, ed era comprensibile. Fin da subito la mia scelta è stata quella di non fare mai a teatro quello che facevo in televisione. Penso che questo sia già il dodicesimo spettacolo che faccio; e piano piano le cose stanno cambiando. Poi per strada la gente mi chiama ancora assessore, perché la stragrande maggioranza mi conosce per quello. Ma non lo rinnego. In futuro chissà, ci sarà qualcos'altro che mi renderà più noto per altri motivi».


dicembre 2019 - gennaio 2020

cesena

AL CARISPORT PIO E AMEDEO, ASPETTANDO BRIGNANO Il 6 dicembre al Carisport di Cesena va in scena il nuovissimo spettacolo La classe non è qua del duo comico Pio e Amedeo. Dissacranti, ironici e iconici, Pio e Amedeo portano in scena delle nuove gag e battute per ridere, ma anche riflettere. Non mancheranno i due personaggi che li hanno resi celebri in televisione con “Emigratis”, ospiti e sorprese speciali. E sempre al Carisport il 10 gennaio sarà invece la volta di un altro big della risata: Enrico Brignano con Un’ora sola vi vorrei.

FORLÌ Maurizio Colombi è “l’uomo delle caverne” Venerdì 31 gennaio alle 21 al Fabbri di Forlì, Maurizio Colombi porta in scena Caveman. L’uomo delle caverne di Rob Becker, adattamento del testo di Maurizio Colombi, John Peter Sloan e Guido Epifanio per la regia di Teo Teocoli. Continua in Italia il grande successo del più famoso spettacolo sul rapporto di coppia a livello planetario.

scene / comico / 29 FAENZA Tris di donne al Masini: Debora Villa, Maria Pia Timo e Geppi Cucciari Martedì 10 dicembre al Masini di Faenza, Debora Villa interpreta lo spettacolo di successo Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere di Paul Dewandre, tratto dal libro di John Gray. Il testo di John Gray è un best seller mondiale che ha venduto cinquanta milioni di copie ed è stato tradotto in quaranta lingue. Si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne vengono da due pianeti diversi. E il comico al femminile apre al Masini anche il 2020 con Una donna di prim’ordine - Guida pratica per sistemare l’armadio, il cane e il marito con Maria Pia Timo per la regia di Roberto Pozzi, in scena il 14 gennaio. E un’attrice comica, ma con un testo che non usa solo quel registro, è Geppi Cucciari (nella foto), in scena il 16 gennaio con il testo di Mattia Torre Perfetta.

CERVIA Il ritorno di Ruggero de I Timidi e Anna Maria Barbera Domenica 15 dicembre al teatro di Cervia parte la rassegna dedicata alla stand up comedy con Ruggero de I timidi. Dopo 5 anni di tournée con la band calcando i palchi dei più importanti Live Club e Festival italiani, Ruggero de I Timidi torna alle origini, quando si esibiva a Milano nei piccoli locali abbracciando la sua chitarra e con la voglia di raccontare il mondo a modo suo. Nasce così Stand Up & Songs: uno spettacolo intimo e imprevedibile dove Ruggero riabbraccia la sua chitarra e il suo ukulele cantando le canzoni che lo hanno reso celebre. E sempre per chi ama ridere, l’appuntamento successivo è per il 10 gennaio con Anna Maria Barbera e il suo Ma voi... Come stai?! con Leo Ravera Jazz Trio per sorridere delle situazioni a cui ci porta un’esistenza un po’ frastornata e solitaria.


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visioni

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cinema

Rimini prepara un museo “da sogno” e una grande mostra per i cent’anni di Fellini Il progetto interessa tre poli della città e sarà completato entro il 2020 Dal 14 dicembre “Fellini 100 e La dolce vita Exhibition” a Castel Sismondo È storia. A Rimini, il 20 gennaio del 1920 era nato. 100 anni fa. Il conto alla rovescia per questo centenario è partito da tempo, soprattutto qui in Romagna. Proiezioni, incontri, convegni, eventi speciali: Federico Fellini, uno dei più grandi Maestri della storia del Cinema, autore di opere leggendarie e pluripremiate che non serve certo citare, quattro premi Oscar al Miglior Film Straniero, un Oscar Onorario nel 1993 (“Giulietta, please stop crying!” tra i suoi ringraziamenti ancora mi inumidisce gli occhi) non si fa dimenticare. Al Cinema Fulgor e alla Cineteca di Rimini, con un ciclo di film, il mese scorso si è commemorato quel triste 31 ottobre 1993 quando il mondo tutto inesorabilmente lo perdeva. Un anniversario particolare quest'anno visto l’approssimarsi delle festive celebrazioni del Centenario: il 2020 sarà un anno interamente dedicato a Federico Fellini. Un anno felliniano. «Avevo sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo. Ne sono lusingato» dichiarava il Maestro in una storica intervista a Claudio Castellacci sul Corriere della Sera, alcuni mesi prima di lasciarci. Aggiungeva anche, in linea col personaggio: «Cosa intendano gli americani con felliniano posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto...». Ma torniamo all'anno felliniano. A Rimini più che mai. Molte le iniziative, ma quella più importante e grandiosa – non certo una fandonia, 'na fregnaccia – è già di dominio pubblico: il promesso Museo Internazionale Federico Fellini sarà aperto; il più grande progetto museale dedicato al genio del regista, dove poesia, tecnologia e scelte urbanistiche originali si uniscono, si farà presto. La Giunta comunale ha approvato lo scorso mese di ottobre il progetto esecutivo del primo dei quattro stralci previsti per la realizzazione del Centro, che riguarda gli allestimenti e le installazioni che interessano i tre poli attorno al quale ruota il Museo (il quattrocentesco Castel Sismondo, Palazzo Valloni e la Piazza dei Sogni, lo spazio urbano che fa da fil rouge tra i due edifici dallo straordinario valore architettonico e simbolico). Spazi interconnessi che diventano luogo di narrazione e coinvolgimento attraverso l'uso di film, documenti, sceneggiature, lettere, spartiti, oggetti di scena, come muoversi in un gigantesco set accanto alle ombre di star come Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Anita Ekberg... «Il Museo Fellini insegue un obiettivo ambizioso, quello di restituire al visitatore l’intero universo creativo e umano del Maestro riminese – è il commento dell’Amministrazione Comunale dopo l'approvazione – non solo uno spazio espositivo inteso nella maniera più classica, ma un luogo visionario, dove la ricerca, l’approfondimento, la divulgazione si combini con l’innovazione, la tecnologia, per esaltare l’eredità di Fellini. Un museo diffuso e dinamico, che ambisce a diventare un centro di interesse mondiale e che rappresenta l’ennesimo step del percorso di consolidamento di Rimini quale centro artistico e culturale».

Nelle sale di Castel Sismondo si allestiranno veri e propri set felliniani, attraverso la ricostruzione di materiali scenici e l’utilizzo di avanzate tecnologie digitali. Schermi tessili, fog screen e installazioni per rivivere le suggestioni de La Dolce Vita, Roma, Amarcord, La Strada, archivi multimediali interattivi, tanto materiale audio e video. Al piano terra ci sarà “La sala della nebbia di Amarcord”, mentre “La Sognante” è lo spazio dedicato a Silvia de Le tentazioni del dottor Antonio. Il piano ammezzato ospiterà gli abiti di scena. Il Castello ospiterà inoltre le esposizioni temporanee e le opere originali di artisti internazionali chiamati a rievocare e rielaborare l’immaginario felliniano. L'installazione che riproduce la figura di Alberto Sordi ne Lo sceicco bianco accoglierà i visitatori all'entrata. I tre piani di Palazzo Valloni - Cinema Fulgor ospiteranno invece la Casa del Cinema. Gli spazi avranno molteplici funzioni: l’open space del primo piano sarà Museo Fellini, La sognante dedicato alla consultazione archiviSopra i rendering del progetto stica, digitale e cartacea, al secondo piano si potrà prendere posto nella “stanza delle parole” e nello speciale “cinemino” – dove saranno proiettati no-stop i 24 film ufficiali diretti dal cineasta – ricostruito secondo le atmosfere anni ‘50. L’area delimitata tra piazza Malatesta, Castel Sismondo, Teatro Galli e Fulgor – “La piazza urbana dei sogni” – connetterà con installazioni, percorsi sonori e simboli le due sedi museali. I lavori prenderanno il via in primavera e l’intero intervento sarà completato entro l’autunno 2020. Ma sarà un altro importante appuntamento – la mostra itinerante “Fellini 100 e La dolce vita exhibition”, allestita a Castel Sismondo, dal 14 dicembre all'8 marzo 2020 – l'apripista delle celebrazioni. La mostra rappresenta infatti una sorta di anticipazione del progetto per celebrare il Centenario della nascita. L’esposizione ruota attorno a tre temi: la Storia d'Italia a partire dagli anni ’20 e ’30 attraverso l’immaginario dei film di Fellini; il racconto dei compagni di viaggio del regista, reali, immaginari, collaboratori, amici; la presentazione del progetto permanente del Museo Internazionale Federico Fellini. Lo straordinario percorso espositivo riporta alla luce materiali inediti acquisiti dalla stessa amministrazione comunale. Una sezione, in particolare, sarà dedicata al Fondo Nino Rota, che contiene materiale relativo ai 15 film che hanno visto la collaborazione tra il celebre compositore e Fellini. Per la prima volta verrano mostrati al pubblico i taccuini originali sui quali lo storico collaboratore appuntava le indicazioni del Maestro rispetto alla musica che avrebbe dovuto accompagnare ed esaltare le sue scelte registiche. Dopo l'allestimento riminese, la mostra viaggerà a Roma in aprile (fino a giugno 2020), per poi varcare i confini nazionali con date a Mosca e Berlino. Per informazioni: www.riminiturismo.it/visitatori/eventi/manifestazioni-e-iniziative/fellini. Erika Baldini


visioni / 31

dicembre 2019 - gennaio 2020

i film da non perdere

CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema

Da Star Wars a Piccole Donne, da Garrone a Ken Loach

di Albert Bucci

Albert Bucci è direttore artistico del Soundscreen Film Festival. È stato docente di Sceneggiatura allo Iulm di Milano. In una vita parallela, possiede anche una laurea in Fisica Teorica.

Quattro i film da non perdere tra la fine dell’anno e l’inizio del 2020, tra questi ovviamente l’ultimo (forse) episodio della saga fantascientifica che appassiona da 42 anni

Dei tanti film in uscita tra dicembre e gennaio, ecco i miei personalissimi consigli. Inevitabile pensare subito che il 18 dicembre, la settimana prima di Natale, uscirà l'ultimo Star Wars! La saga che ci appassiona da 42 anni, che sembrerebbe doversi concludere (ma sarà poi vero?) con L'ascesa di Skywalker. La resistenza, pur decimata, non è ancora morta. Il Primo ordine è comandato da Kylo Ren. Ma Rey, dopo il sacrificio di Luke Skywalker, ha con sé il libro degli Jedi. E il dubbio è rimasto, su chi sia lo Jedi di sangue. Adesso si deve chiudere non solo l'ultima trilogia, ma tutto l'intero ciclo dei 9 Guerre Stellari. Che dire, se non che sarà imperdibile, e nessuno potrà spoilerare il film. Il giorno dopo, il 19 dicembre, di nuovo al cinema per un altro film di culto: il Pinocchio di Matteo Garrone. Che riparte dalla tradizione, affidandosi a Roberto Benigni per il ruolo di Geppetto (dopo il suo Pinocchio di qualche anno fa), con Gigi Proietti interprete di Mangiafuoco e Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini del Gatto e la Volpe. E pare che tutto il film sarà una rivisitazione della tradizione, a partire da un Pinocchio molto di legno e poco di computer, e coltivando il lato più nero e horror della fiaba di Collodi, facendo già immaginare un film con la macabra violenza di Dogman, la visionarietà del Racconto dei Racconti e il cotè horror de L'imbalsamatore. L'anno nuovo porta poi Sorry we missed you, il nuovo film di Ken Loach. La storia parte da una normalissima famiglia della provincia inglese, genitori e due figli adolescenti, che lavorano tanto ma non riescono a comprar-

A sinistra, Roberto Benigni in una scena del Pinocchio di Matteo Garrone. A destra le quattro Piccole donne del film di Greta Gerwig

si una casa d proprietà. Un’occasione sembra profilarsi: quella di mettersi in proprio come autotrasportatori; ma solo per entrare da una forma di proletariato a un'altra. Loach ritorna con un film nel quale la politica parte sempre, marxianamente, dall’economia e dallo sfruttamento dei lavoratori, equilibrando con maestria il realismo documentario con una narrazione sempre drammatica e attenta alle emozioni umane. A fine gennaio una piacevole sorpresa, che potrebbe anche essere la rivelazione dei prossimi Oscar. Se avete

PRANZO DI NATALE MENÙ DI CARNE • Aperitivo di benvenuto

MENÙ DI PESCE

• Crudo di mora romagnola, flan di verdure con caprino e tartare di Fassona

PRIMI PIATTI • Garganelli con salsiccia e chicche di pomodorini • Cappelletti in brodo di cappone

SECONDO PIATTO CON CONTORNO

ANTIPASTO • Insalata di mare, cocktail di gamberi, tortino di zucca con mousse di gamberi e tartare di ombrina con pistilli di zafferano ed erba cipollina

PRIMI PIATTI • Cappellacci con burrata, crema di salmone e vongole • Risotto alla pescatora

Vino, acqua, caffè, bananino, servizio e coperto

PRENOTAZIONI

€A PE3RSON8A

• Coppa mascarpone e panettone con flute di prosecco Vino, acqua, caffè, bananino, servizio e coperto

• Garganelli al sapore di scoglio e zafferano in salsa di fagioli • Cappelletti al branzino in salsa rosa

• Filetto di orata gratinata al limone • Gamberoni con porri e zenzero

DESSERT

• Coppa mascarpone e panettone con flute di prosecco

PRIMI PIATTI:

SECONDI PIATTI:

• Zuppa di pescatrice con gamberi e crostini • Filetto di branzino con tropea stufata

DESSERT

• Gallette di riso con gamberi e avocado, strudel al salmone e ricotta, baccalà mantecato su crostino di polenta

- SORBETTO AL LIMONE -

SECONDI PIATTI

• Intercostata di scottona al sale grosso integrale con patate duchesse

CENONE DI CAPODANNO APERITIVO DI BUON AUSPICIO ANTIPASTI:

• Aperitivo di benvenuto

ANTIPASTO

amato la regista americana Greta Gerwig e l'attrice irlandese Saoirse Ronan nel bel Lady Bird, storia di una giovane adolescente americana, allora non potete perdere il loro nuovo film Piccole Donne, dal capolavoro di Luisa May Alcott. Sempre il tema del passaggio dalla adolescenza all'età adulta, ma stavolta confrontandosi con un grande classico della letteratura americana. Nel cast troverete anche Emma Watson, Laura Dern e Meryl Streep; ma soprattutto, ciò che fa ben sperare è che si tratterà di un adattamento sicuramente non banale e ricco di sensibilità.

€AAPERPER4SOSO4NANA

DESSERT: • Crostino di crema pasticcera con chicchi d’uva Spumante per il brindisi, vino, acqua, caffè, servizio e coperto

€AAPERPER6SOSO5NANA

, a cena l a t t u Per t ettacolo di sp volo a al ta nde i g a m micro con il gra eo om IN e R ALAD

MADONNA DELL'ALBERO - RA - VIA MATISSE TEL. 0544 271381 - CELL: 347 3703598


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immagini

dicembre 2019 - gennaio 2020

la recensione/1

Chuck Close, quando l’iperrealismo mette in crisi l’oggettività della visione In mostra a Ravenna le opere dell’artista americano espulso da alcuni musei statunitensi dopo le accuse del movimento #metoo. Ma se la causa del movimento è giusta, la censura non è mai la soluzione di Serena Simoni

La mostra a Ravenna di Chuck Close - curata da Daniele Torcellini - rappresenta una possibilità per rinnovare la riflessione sulla vocazione musiva della città alla luce della contemporaneità e non solo su questa. Close, artista statunitense nato nel 1940 e comparso sulla scena artistica newyorkese alla fine degli anni '60, ha da sempre privilegiato il mezzo fotografico come matrice del proprio lavoro, indirizzato in modo del tutto maniacale verso l’autoritratto e il ritratto. Le sue immagini fotografiche da sempre vengono tradotte in sequenze frammentarie, in microelementi compositivi realizzati via via nel tempo tramite la pittura acrilica, il vetro, la ceramica, la pietra o i tessuti. Fin dalle sue prime immagini del 1967 i ritratti fotografici sono scomposti in una griglia percettibile come se il visibile passasse attraverso una lenta decostruzione per poter essere ricostruito successivamente in grande tele acriliche. L’artista ama ripetere che le sue teste non vengono dipinte ma sono “costruite”: questo processo ha molto a che fare con il metodo del mosaico con cui però l'artista non è entrato in contatto se dopo molti anni dalla nascita di questa particolare tecnica. Come anticipa Torcellini nell'esauriente testo in catalogo, è un metodo che in parte dipende dai disturbi dell’apprendimento di cui soffre l'artista da giovane – affetto fra l’altro da prosopagnosia, un disturbo che rende incapaci di riconoscere le persone – confermato anche dallo stesso artista che afferma

AGRITURISMO

«I'm very learning-disabled, and I think it drove me to what I'm doing» («sono un disabile grave nell'apprendimento e credo che questo mi abbia guidato in ciò che faccio»). Senza ridurre il suo lavoro a queste disfunzioni, aggravate nel tempo da una malattia che lo costringe per sempre su una sedia a rotelle e al supporto di strumenti meccanici per poter sostenere con la mano il pennello, è la relazione fra immagine e realtà che viene analizzata dal suo iperrealismo spesso fuori luogo e contesto rispetto alle ricerche artistiche contestuali. Se le sue scelte potevano infatti avere sponda alla fine degli anni '60 e all'inizio del decennio successivo nel lavoro di altri iperrealisti come Duane Hanson e John De Andrea, dalla metà degli anni '70 in poi, quando la ricerca concettuale allontana il mercato da qualsiasi aderenza alla realtà, il lavoro di Close diventa più refrattario a un interesse condiviso. Eppure, i ritratti eseguiti affrontano l’instabilità che si crea fra rappresentazione e realtà secondo un processo che è del tutto concettuale; le immagini acquistano senso solo a distanza mentre avvicinandosi lo perdono, esaltando solo frammenti di sostanza materica e cromatica. L'iperrealismo diventa quindi il regno di una sostanziale perdita di presa sulla realtà secondo un processo che a grandissima distanza di esiti può paragonarsi alla serie della Cattedrale di Rouen di Monet, in cui l'artista – abbandonata la tecnica impressionista – mette per sempre in crisi l'oggettività della visione.

MASSARI

Ristorante agrituristico con degustazione dei piatti tipici tradizionali Cerimonie e banchetti - Cene aziendali - Fattoria didattica agriturismomassari@virgilio.it

www.agriturismomassari.it agriturismomassari

NATALE 2019

CAPODANNO 2019

Affettato misto con tortelli fritti e piada romagnola Tortellini della tradizione fatti a mano in brodo di cappone del “nostro allevamento” Gnocchetti di nostra produzione alla crema di mascarpone, funghi porcini e crudo di Parma Grigliata di carne mista Bollito con salse di accompagnamento Pomodori ai ferri all’aglio e prezzemolo e patate alla contadina con cipolla e pancetta Crostata della casa Panna cotta alle albicocche Acqua € 35,00 cad. Menù bimbi: mezza porzione di tortellini al ragù o alla panna, salsiccia con patate fritte, mascarpone al cioccolato, acqua € 10,00 cad.

Aperitivo di benvenuto alla ciliegia Antipasto romagnolo della tradizione contadina con sformato di verdure e pan brioches Goccia d’oro fatta a mano con prosciutto cotto e funghi Strigoli verdi alla salsiccia e patate Garganelli al ragù di lepre Arrosto di maiale al marsala Spiedo di tacchino e salsiccia Cotechino e lenticchie Patate rustiche profumate all’aglio e rosmarino, Melanzane gratinate Uva pari e dispari Torta augurale di Buon Anno alla crema chantilly con pera e nocciole Brindisi di mezzanotte Vini d.o.c. in bottiglia, acqua e caffè € 55,00 cad. Spettacolo musicale con CARRY ON

Solo menù fisso - Chiuso la sera di Natale

1 GENNAIO CHIUSO

Caparra del 50% alla prenotazione Bambini sconto 50% DALLE 18 ALLE 20 CENA CON MENU ALLA CARTA

LA RECENSIONE/2 Le sculture travolgenti di Riccardo Zangelmi artista che con i Lego coniuga gioco, sogno e infanzia Nato a Reggio Emilia nel 1981, Riccardo Zangelmi è balzato alla visibilità pubblica nel 2016 quando l'azienda produttrice dei Lego l'ha certificato come Professional, titolo concesso solo a 14 persone nel mondo. L'antica passione per i mattoncini colorati, riscoperta circa una decina di anni fa, ha portato l'artista a realizzare sculture assieme ad allestimenti che coniugano il gioco, il sogno e il mondo dell'infanzia secondo una linea tracciata già da Bruno Munari. I giochi dell'infanzia come nascondino e l'altalena vengono realizzati mediante sculture di grande effetto coloristico mentre animali e personaggi sembrano appena usciti dai cartoni animati o dai pensieri trasognati dei bambini. Nonostante si tratti di semplici mattoncini colorati, gli assemblaggi dell'artista riescono a rendere il movimento insieme a sentimenti e situazioni come l'attesa, la gioia, lo stupore. La matrice Pop individuabile in tutti i lavori tridimensionali si amplia fino a comprendere le ombre proiettate che partecipano come zone attive – spaziali ed emozionali – alle sue sculture e allestimenti che coinvolgono in modo travolgente gli spettatori. (se. si.) Riccardo Zangelmi, Forever Young; MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna; fino al 12 gennaio - orari: Ma-Sa 9-18, Do e festivi 11-19, lunedì chiuso (ingresso a pagamento)


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Nella pagina accanto un autoritratto dell’artista, in questa pagina una delle opere installate nella Subway di New York City

A Ravenna - città visitata da Close nel 1996, che indaga i suoi mosaici interessandosi in particolar modo al modo di osservazione più che allo stile, al significato o all’iconografia - vengono presentate al Mar una selezione di opere dalla serie “Subway Portraits”, realizzata nel 2017 nella metropolitana di New York, e sette opere autonome di grandi dimensioni. Questa seconda sezione presenta opere opere del 1993 e del 2011 in cui la tecnica dell'immagine frammentata si basa su xilografie pochoir, grandi polaroid montate su polistirene, seta tessuta a mano, mosaici di vetro e infine semplice pittura ad acrilico, mentre al 2019 appartengono altri ritratti eseguiti a mosaici di ceramica dipinta a mano e stampata, arazzi a telaio, mosaici di smalti vetrosi e ceramica, realizzati dall'artista nei laboratori di Mosaika Art Design di Montrèal e di Magnolia Editions in California. La costante dei volti - autoritratti e ritratti - rende la complessità dell’operazione condotta dall’artista che mantiene come guida costante il processo di frammentazione e ricostruzione delle immagini. La sezione dedicata ai ritratti installati nella metro di New York si basa su riproduzioni fotografiche che rimandano al contesto di queste opere pubbliche in cui anche la mobilità delle persone, il traffico e i rumori probabilmente interagiscono continuamente modificandone il senso. Per questa serie Close sceglie una serie di ritratti di amici, conoscenti, familiari, spesso

colleghi e colleghe famosi come Cecily Brown, Zhang Huan, Alex Katz, Lou Reed - di cui in mostra è una versione simile a quella installata a New York - e infine Cindy Sherman e Kara Walker. E sono queste due ultime artiste - entrambe dichiaratamente femministe nella vita e nel lavoro - che ci permettono di entrare nel vivo della discussione sull'opportunità di presentare le opere di Close a Ravenna, dopo le accuse mossegli da alcune donne appartenenti al movimento #MeToo rilanciate nel nostro contesto cittadino. Si tratta di accuse che hanno portato alcune biblioteche e musei statunitensi alla decisione di censurare completamente l'artista oppure alla scelta di mostrare le sue opere aprendo in contemporanea una mostra di artiste femministe e un dibattito collettivo, aperto a tutto il pubblico, che indirizzerà le scelte future del museo stesso. Senza nulla togliere alla gravità e veridicità delle accuse – l’artista si è scusato pubblicamente per aver utilizzato un linguaggio sconcio e sessualmente invasivo nei confronti di alcune modelle – vanno condivise le perplessità di Erin Pauwels, docente di Storia dell'Arte al-

la Temple University che afferma come «rimuovere una mostra sarebbe stata una risposta facile ma avrebbe anche velocemente messo a tacere il dibattito pubblico su uno dei problemi più pressanti che devono affrontare le istituzioni che si occupano di arte, cioè come separare la creatività dalla condotta personale, specialmente per artisti che sono stati a lungo onorati, messi in mostre e collezioni». Il che dovrebbe portare paradossalmente alla rimozione di almeno l'80% delle opere poste nei nostri musei, impacchettare metà delle architetture moderne e cancellare dai libri i nomi di una gran parte degli artisti presenti e passati poiché fino almeno alla metà del '900 la storia dell'arte è stata fatta quasi esclusivamente da uomini appartenenti a un mondo nato da e permeato di sessismo. Negli Stati Uniti c'è chi ha risolto il problema proponendo di censurare gli artisti come Close e concedere loro una visibilità solo post-mortem, come se le idee fossero offensive e pericolose solo se provenienti da uomini vivi, come se il contrasto debba essere indirizzato verso individui e non a un’intera cultura. La sua modificazione è per forza un processo lento che può procedere non tanto a col-

pi di censura ma tramite la diffusione di orizzonti diversi e di una consapevolezza che nel caso di un museo dovrebbe essere assunta, condivisa e diffusa. Il problema del superamento degli stereotipi di genere con tutto quello che ne consegue non è infatti una questione da delegare solo alle aule scolastiche ma dovrebbe essere tradotto a tutto campo in un'attenta politica culturale che non esclude, tace o dimentica. Numerosi sono i casi che abbiamo segnalato anche da queste pagine a proposito di mostre o iniziative culturali. Nella subway di New York Close ha scelto di mettere i ritratti di due colleghe, riconoscendone implicitamente la statura artistica - Sherman e Walker - il cui lavoro è da sempre indirizzato a una chiara denuncia del sessismo e del razzismo: un’azione piccola ma che restituisce la complessità delle posizioni di Close e di queste artiste, femministe americane. Il movimento #MeToo ha ragione nel continuare a denunciare una cultura che deve finire, tenendo alzata la guardia su un grave problema antico e di enormi proporzioni. Il silenzio è infatti l'alleato più fedele delle idee sbagliate ma la censura dell'arte e degli artisti non è mai stata né può essere la risoluzione. Chuck Close, Mosaics; MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna; fino al 12 gennaio - orari: Ma-Sa 9-18, Do e festivi 11-19, lunedì chiuso (ingresso a pagamento)


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RAVENNA/1 Una mostra per l’artista partigiano Alberto Bardi, che fu il “comandante Falco” In occasione della Liberazione di Ravenna (4 dicembre 1944), Comune di Ravenna e Istituto Storico della Resistenza hanno promosso la mostra che ricorda la figura di Alberto Bardi (1918-1984), pittore e uomo della Resistenza, alla Manica Lunga della Cassense. Fu infatti lui che con il nome di battaglia “Comandante Falco” per primo entrò nella città liberata alla testa delle forze partigiane. Originario di una famiglia mezzanese, dopo la vita partigiana dedicò le sue energie alla vicenda culturale del dopoguerra: come promotore e, artisticamente, alla pittura, divenendo elemento rilevante dell'arte informale italiana. In mostra, assieme ad una serie di documenti della sua storia partigiana e civile, diversi dipinti relativi a questa più nota sua stagione, accompagnata da una presenza meno consueta e più legata alle sue origini, di opere di paesaggio. L'iniziativa, che raccoglie lavori realizzati dal 1957 al 1984, verrà ampliata da incontri e dibattiti tematici per far conoscere più da vicino l'importante storia di Alberto Bardi a 75 anni dalla Liberazione di Ravenna. Inaugurazione: mercoledì 4 dicembre alle 16. Orari: feriali e festivi: 1518,30. Ingresso libero.

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MATERIA OSCURA

Gambalunga: 400 anni in mostra Una “provocazione” aperta a tutti di Linda Landi Un’immagine tratta dal video alla Gambalunga realizzato per la mostra in corso

RAVENNA/2 Il forlivese Nicola Samorì con un’opera site specific per la Sala del Mosaico in Classense Sabato 21 dicembre alle 18, nella Sala del Mosaico della Biblioteca Classense di Ravenna verrà presentato l'intervento artistico di Nicola Samorì, realizzato per questo spazio. Dal 2018, quattro artisti contemporanei, quattro importanti pittori italiani salutano ogni anno l'arrivo delle stagioni realizzando appositamente una grande opera per questo spazio. Nicola Samorì (Forlì 1977) è pittore e scultore tra i più noti della scena contemporanea. L’opera sarà visibile, negli orari di apertura della biblioteca fino al 21 febbraio.

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TORNANO A PALAZZO RASPONI I LIBRI “MAI MAI VISTI” Dopo l'antologica dei capolavori di “Libri mai mai visti” del 2015, torna il concorso per libri manufatti mai editi né esposti in pubblico nato nel 1995 a Russi, proseguito per vari anni prima di una sospensione. La mostra sarà di nuovo Palazzo Rasponi e curata da Vaca - Vari cervelli associati, dal 14 al 19 dicembre (nella foto uno dei manufatti delle passate edizioni).

Sigismondo Pandolfo Malatesta, straordinaria e modernissima figura di mecenate e condottiero riminese del Quattrocento, era ossessionato dall’astrologia: si narra infatti che in occasione di ogni importante decisione consultasse il parere delle stelle. Il suo mito oscuro trae origine da questa e altre singolarità che non gli impedirono di dare vita al periodo di maggior splendore del dominio malatestiano sulla città. È questa solo una storia tra le tante narrate, tra carte d’archivio, antichi codici e fotografie, insieme ai quattrocento anni di vita della Biblioteca Gambalunga di Rimini, nella mostra “Per documento e meraviglia” (fino al 26 gennaio nelle sale della biblioteca comunale) curata dalla direttrice Oriana Maroni, in collaborazione con Piero Meldini, Maria Cecilia Antoni e Nadia Bizzocchi. E spicca tra le curiosità in mostra proprio l’Astronomicon di Basinio, poema finemente illustrato che rappresenta l’universo e le costellazioni, scritto nel 1455 e dedicato a Novello Malatesta, fratello di Sigismondo, che per la prima volta viene esposto dopo l’acquisizione da Sotheby’s da parte della Banca Crédit Agricole. Il percorso della mostra si apre sulla Rimini del Trecento sotto il dominio dei Malatesta e annovera altri importantissimi documenti come il Codice pandolfesco, il De civitate Dei, scritto per Pandolfo Malatesta dall’amanuense Donnino di Borgo San Donnino e l’editio princeps dell’incunabolo De re militari di Roberto Valturio, illustrata da grandi xilografie acquerellate. Altre presenze importanti sono poi il Il Vitto pitagorico di Jano Planco (aka Giovanni Bianchi), erudito riminese del Settecento che si scaglia contro il vegetarianismo, e il Discorso istorico-filosofico sopra il tremuoto dell’arciprete Giuseppe Vannucci (1750-1819) che propugnava la teoria secondo cui i terremoti sarebbero stati originati da violente scariche elettriche d’origine atmosferica o sotterranea. E ancora – quale gioia per Brezsny e Paolo Fox – un manoscritto cartaceo di Malatesta Porta che attesta una disputa intorno all’ascendente della città di Rimini. Dibattito non risolto tra i segni di Cancro e Scorpione. L’installazione “Ex libris per luci cangianti” di Daniele Torcellini a cura di Annamaria Bernucci chiude la sezione delle sale antiche, mentre la Rimini moderna e contemporanea è raccontata al piano terra nel percorso multimediale “Rimini, cos’è”: dal primo turismo balneare ai bikini ridottissimi, la narrazione accarezza l’epopea di Fred Buscaglione, del Paradiso Club sullo scorcio degli anni Cinquanta, poi la psichedelia fino al Pascià, ai primi topless e alla contestazione giovanile. «Questa mostra è una provocazione aperta a tutti – spiega Maria Cecilia Antoni, collaboratrice per la curatela della mostra – perché oggi il patrimonio deve essere percepito nel modo più vario e vitale. La Biblioteca Gambalunga è una delle biblioteche più antiche e importanti d’Italia, fondata nel Seicento da un nobile laico nel suo palazzo residenziale e possiede oltre 350mila volumi, oltre a un grande archivio di periodici e materiale fotografico che rispecchia di fatto la storia della città». Insomma: ci sono buone basi per pensare che Alessandro Gambalunga, coraggioso anticipatore dei tempi moderni, avrebbe apprezzato anche un po’ di scintillio cromatologico nella sua casa, vicino agli antichi codici miniati.


Per informazioni: IAT Comacchio tel 0533 314154 - www.turismocomacchio.it

PRESEPI SULL’ACQUA Presepi sotto i Ponti

le Natività accolte sotto i ponti più suggestivi della città:

8 DICEMBRE 2019 – 7 GENNAIO 2020 8 dicembre, Ponte degli Sbirri, ore 12, inaugurazione alla presenza dell’Arcivescovo Giancarlo Perego TREPPONTI – Tra via Pescheria e piazzale Luca Danese PONTE DEL BORGO – tra piazzetta Trepponti e Via Muratori PONTE DEGLI SBIRRI – Tra via Agatopisto e via Fogli Presepe di Betlemme realizzato da un artigiano di Betlemme con legno di ulivo proveniente dalla Terra Santa. PONTE SAN PIETRO – via San Pietro PONTE DEI SISTI – via Agatopisto e via Buonafede PONTE PASQUALONE – via Cavour PONTE DEL TEATRO – Tra via Cavour e via G.Carducci PONTE DEL CARMINE – via G.Carducci Presepi scenografici in tutte le chiese del territorio. Nella Concattedrale di Comacchio, presepe storico napoletano e comacchiese. All’interno del Museo Delta Antico è stato allestito il presepe realizzato su disegno del pittore Giglio Zarattini

Merry Bubble Christimas 8 DICEMBRE - 6 GENNAIO Lido degli Estensi Musica, aperitivi, animazione natalizia e befane in tandem

Concerto Gospel

The Charleston Mass Choir 23 DICEMBRE Comacchio, Sala Polivalente di Palazzo Bellini, ore 21 con anteprime pomeridiane LIDO DEGLI ESTENSI – Chiesa di San Paolo, ore 16 SAN GIUSEPPE – Teatro parrocchiale, ore 17 PORTO GARIBALDI – Teatro parrocchiale ore 18 Ingresso gratuito

Une not a Batlàmm Comacchio un presepe d’acqua

24 DICEMBRE Comacchio Rappresentazione della natività sul Trepponti

Fiaccolata di Natale sull’acqua 26 DICEMBRE Portocanale di Porto Garibaldi

Avan la Vacie – Arriva la Befana 6 GENNAIO 2020 Comacchio Animazione in centro storico e rogo della Befana area Trepponti

CAPODANNO A COMACCHIO 31 DICEMBRE Ponte Trepponti Dalle ore 17.30, spettacoli itineranti lungo le vie del centro Antica Pescheria, dalle ore 18, aperitivo in musica Alle ore 19 visita guidata al Museo Delta Antico Cena a Palazzo Bellini (dalle ore 20.30) con animazione musicale dalle ore 23 Count down sul Trepponti con animatori e Dj A mezzanotte, Spettacolo pirotecnico con l’incendio del Trepponti a cura di Martarello Group e fino alle 02,00 la festa continua con Dj set e animazione di vocalist Partners: Radio Bruno e Radio Sound Prenotazioni: Igor 0533 313411


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fotografia/1

Gli scatti del grande McCurry dedicati al cibo visitabili fino all’Epifania La mostra ai Musei di San Domenico di Forlì Settantanove le opere esposte

Prosegue fino al 6 gennaio la mostra di Steve McCurry organizzata da “La settimana del buon vivere” e dedicata al cibo, a Forlì. Qui, come spiegano i curatori «il desiderio di trasfigurare la storia minima nell’universale di un racconto dai toni epici così tipico del lavoro di McCurry, si ritrova in modo straordinariamente efficace». Settantanove foto in tutto, ognuna delle quali è un paradigma; «vale per le figure commoventi che consumano il pasto nella solitudine o nel dolore, come per i frammenti di mercati in cui i pesci, la frutta o le spezie varcano la soglia dello sguardo e si fanno odori, suoni, sapori, partecipazione emotiva a una realtà che, nelle differenze, ci riporta all’uguaglianza di esseri umani che condividono un pezzo di storia, di mondo, di vita». Forlì, Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro 12. Apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 19. Chiusura: i lunedì e il 25 dicembre ad eccezione del 6 gennaio. Aperture straordinarie: 24 e 31 dicembre dalle 9.30 alle 13.30. 1° gennaio dalle 14.30 alle 19. Il 26 dicembre dalle 9.30 alle 19.

FOTOGRAFIA/2 Nightscapes, tra paesaggi selvaggi e notturni urbani un filo che lega Forlì e Matera "Nightscapes", la mostra fotografica di Luca Campigotto al Museo Civico di San Domenico prosegue fino e al 6 gennaio. «Ho iniziato a fotografare – dichiara Campigotto – di notte trent’anni fa a Venezia, dove sono nato e cresciuto. Volevo fuggire alla rappresentazione più scontata del luogo cercando di restituire un’impressione teatrale, di scenografia irripetibile e senza tempo. Per una quindicina d’anni ho fotografato esclusivamente in bianco e nero, per poi iniziare a lavorare a colori, in particolare su New York, la mia città del cuore. Negli anni, ho scoperto un’impagabile sensazione di libertà: grazie al computer in poco tempo posso sperimentare ogni variante di densità, colore e contrasto – un processo che stimola la mia immaginazione e voglia di scoperta, permettendomi di visualizzare le cose diversamente. Forse, un modo di perdermi – finalmente –, non tanto negli infiniti esiti possibili, quanto nelle mie stesse fantasie e memorie. Il mio modo di intendere la fotografia è strettamente connesso al desiderio di “evocare”, un’atmosfera o magari un’epoca che le permetta di durare nel tempo. Cerco di combinare la tensione compositiva dell’inquadratura con la forza suggestiva di un colpo di luce. Sin dall’inizio, il mio lavoro si incentra su due filoni: quello dei paesaggi selvaggi e quello della notte nelle metropoli. Per questo Matera e Forlì si uniscono in una straordinaria eccezione che racconta epoche diverse, che racconta la bellezza del mai scontato». La mostra, a cura di ForMat (Forlì - Matera per il Buon Vivere), è stata realizzata in collaborazione con il Comune di Forlì, grazie al contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e di Conenergia ed è inserita nel percorso di visita del San Domenico. La mostra è compresa nel biglietto d'ingresso ai Musei Civici, in quello per la mostra "Cibo.Steve Mccurry," oppure acquistando un biglietto integrato (Musei Civici + Mostra).

FOTOGRAFIA/3 Le strade d’America viste da Alessandra Dragoni e Cristiano Buffa Fino al 31 dicembre la libreria Marmo, in Corso Garibaldi 152-154 a Forlì, ospita “Ways” una bi-personale di Alessandra Dragoni e Cristiano Buffa che comprende scatti completamente inediti dei due autori. Le strade del titolo sono quelle americane che i fotografi hanno percorso, separatamente, in momenti diversi della loro vita, ma entrambi agli inizi della loro frequentazione fotografica. Alessandra Dragoni presenta in mostra una selezione di fotografie in bianco e nero e a colori che risalgono agli anni ’80, quando l’autrice ravennate fece un viaggio in automobile attraversando tratti di Georgia, Alabama e Florida, accompagnata da una coppia di amici e la loro bimba, all’epoca residenti negli Stati Uniti. Cristiano Buffa – milanese, membro attivo della Fonoteca Manfrediana di Faenza – espone invece delle fotografie in bianco e nero scattate a New York nei primi anni Duemila.

ceramica

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AL MIC DI FAENZA TRA PICASSO E L’ORIENTE Non solo Picasso al Mic di Faenza, con 50 pezzi provenienti dal museo parigino dedicato al grande artista per una grande mostra fino al 13 aprile. Fino al 6 gennaio, infatti una piccola, ma significativa mostra è allestita nella Project Room del Mic dal titolo "Sulla via dell'Oriente". Si tratta di otto opere provenienti dal Museo delle Civiltà (MuCiv) di Roma rappresentative delle principali tradizioni ceramiche orientali. Un ricco patrimonio che è stato possibile riesporre dopo un’accurata revisione conservativa e mirati interventi di restauro da parte delle restauratrici Brunetta Guerrini e Paola Rondelli del Laboratorio del MIC di Faenza. Il quaderno di mostra è a cura di Emil Edizioni.


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l’evento

Dopo cinquant’anni torna a Bagnacavallo la Madonna di Dürer

L’ANNIVERSARIO Classis compie un anno e presenta la sua guida

TEATRO Vent’anni insieme: Fanny&Alexander e il fotografo Enrico Fedrigoli

Nell’ambito della mostra in corso al Museo delle Cappuccine

Mentre è boom di visitatori per la mostra (in corso fino al 19 gennaio) Albrecht Dürer. Il privilegio dell’inquietudine presso al Museo Civico delle Cappuccine, a Bagnacavallo si aspetta un altro grande evento: il ritorno del dipinto la “Madonna del Patrocinio” (a cura di Diego Galizzi). La celebre tavola del Maestro di Norimberga torna eccezionalmente a Bagnacavallo dopo 50 anni protagonista di un focus nelle sale del Museo Civico. Il dipinto è stato per lungo tempo nel Monastero delle suore Clarisse Cappuccine, dove fino al 1969 il dipinto era custodito e venerato nel segreto della clausura. Inaugurazione il 14 dicembre alle 17, visitabile fino al 2 febbraio. Ingresso gratuito.

Il Museo Classis a Classe di Ravenna festeggio il suo primo anno di vita l’1 dicembre, quando sarà presentata la guida al museo. Edita da Skira e a cura di Giuseppe Sassatelli e Fabrizio Corbara, la guida vede i contributi di: Chiara Pizzirani, Giuseppe Lepore, Fabrizio Corbara, Isabella Baldini, Andrea Augenti, Enrico Cirelli, Rossano Novelli, Claudio Cornazzani, Andrea Mandara e Francesca Pavese. La guida nasce come strumento necessario e complementare alla visita del museo, al suo allestimento, ai documenti e alle opere in esso esposti. La narrazione si sviluppa in senso cronologico seguendo la stessa trama concepita all'interno del museo: il tutto viene trasmesso con un linguaggio immediato e corredato da un buon apparato illustrativo, che garantisce una agevole comprensione delle tappe salienti dell’avvincente storia della città di Ravenna e del suo Territorio. La presentazione avverrà domenica 1 dicembre, alle ore 11, presso la sala conferenze di “Classis”, e sarà curata dal direttore del mensile Archeo Andreas Steiner e dal presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli.

Vent’anni di lavoro, caratterizzati da un rapporto simbiotico tra fotografia e teatro, in un nutrimento reciproco che non si è mai interrotto. Per coronare la lunga collaborazione tra il fotografo veronese Enrico Fedrigoli e la compagnia Fanny & Alexander, all’Osteria del Pancotto di Gambellara è in corso fino all’11 gennaio la mostra “Sisma. 20 anni di visioni”, nell’ambito della rassegna Fèsta. Il finissage sarà accompagnato dal concerto con proiezioni “Mezzaluna Fertile” del NardoTrio.

IL LIBRO I ritmi circadiani di Silvia Bigi al Magazzeno Art Gallery Venerdì 6 dicembre, alle 18 al Magazzeno Art Gallery di Ravenna, si tiene la presentazione del libro d’artista della fotografa Silvia Bigi Ritmi Circadiani. Dialoga con l’autrice Linda Landi, sollevando questioni sul ruolo attuale della fotografia e della parola nell’arte contemporanea. Ingresso gratuito.


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l’intervista

«Per scrivere questo libro ho dovuto fare pace con le mie zone d’ombra» Cesenate di nascita, riminese d’adozione, Lorenza Ghinelli torna in libreria con un noir per Marsilio dopo i successi con Newton Compton e due libri per ragazzi con Rizzoli

Si Dice che da bambina sapeva di volere solo una cosa: scrivere. Leggere era già come respirare. Tutto era iniziato da un mini registratore rosa shocking su cui incideva le storie che amava inventare. Caso letterario nel 2011 con il romanzo d'esordio a tinte horror Il Divoratore (tradotto in sette lingue), finalista al premio Strega 2012 con il noir La Colpa, Lorenza Ghinelli è una talentuosa scrittrice romagnola. Ai primi due libri sono seguiti nel 2013 Con i tuoi occhi e Sogni di sangue, tutti usciti per i tipi Newton Compton, poi per Rizzoli nel 2015 il romanzo per ragazzi Almeno il cane è un tipo a posto (vincitore del Premio Minerva) e Anche gli alberi bruciano (2017). È stata soggettista e sceneggiatrice per la televisione e da anni collabora, in veste di docente, editor e tutor con la Scuola Holden di Torino. Lorenza è nata a Cesena nel 1981 ma vive a Rimini. Qui ha atteso la recente uscita del suo nuovo romanzo Tracce dal silenzio (Marsilio), “una favola nera intessuta di inquietudine e meraviglia”. Nina, dieci anni, sorda dopo un incidente stradale, è la protagonista. Nina sente una strana musica quando toglie l'audioprocessore. E quando la sente, qualcosa di brutto succede... Tracce dal silenzio è appena uscito. Come ti senti Lorenza? «Mi sento euforica e spaventata al tempo stesso, com’è giusto che sia. Un libro che approda in libreria, tra la gente, si separa da

La copertina dell’ultimo libro di Lorenza Ghinelli Nella pagina accanto un ritratto della scrittrice

me. Si espone alle critiche. È anche un momento di raccolto dopo tanta semina, però, e questo è meraviglioso». È un libro che ti è costato o è “uscito” facilmente? Sui social hai dichiarato che è una storia nera, come un ritorno alle origini dopo quasi 10 anni. «Ogni opera sincera costa, perché ci costringe a fare i conti con parti profonde e spesso scomode di noi. Per quello che mi riguarda ho dovuto fare pace con le mie zone d’ombra, che non frequentavo da un po’. Non basta riconoscerle, e neppure parlarci. Per scrivere Tracce dal silenzio ho aperto le segrete delle mie cantine e ho permesso alle mie creature di venire alla luce. E a me di scendere nel buio. Ci siamo scambiate di posto, è stato necessario». Come scrivi in genere? Rumini e maneggi molto le parole o sei in balia della voce dei tuoi personaggi? Ti lasci trasportare da loro? «Le due cose non sono in antitesi. Mi lascio guidare dai personaggi perché spesso mi conducono in zone ben più interessanti di quelle che avevo pensato per loro. La scrittura però va agita attraverso processi di riscrittura continua. Scrivere di getto significherebbe sopravvalutarsi, e non centrare il bersaglio. Ci sono molti modi di dire le cose, ma ci son strade che permettono di dirle meglio, e vanno esplorate».

IL TEATRO NELLE FRAZIONI domenica 24 novembre, ore 16 Il pentolino magico I Burattini della Commedia dell'Arte burattini in baracca Volania ex-scuole elementari, piazza XXV Aprile

domenica 1 dicembre, ore 16 C'era due volte un piede Veronica Gonzales teatro dei piedi con pupazzi San Giuseppe teatrino parrocchiale, piazza Rimembranza

domenica 8 dicembre, ore 16 Storie da mangiare Le Strologhe narrazione con cibo e oggetti Vaccolino tensostruttura parrocchiale, via Cella

domenica 15 dicembre, ore 16 Pu-pazzi d'amore All'Incirco marionette e pupazzi Porto Garibaldi palestra delle scuole medie, via Pastrengo 1

Marco Missiroli, tuo conterraneo, raccontò in un'intervista che il luogo dove si scrive è importantissimo, ha influenze sul proprio lavoro. Lui scrive in cucina, al bar... Dove scrivi tu Lorenza? «Scrivo nella testa tutto il giorno, ovunque. Quando mi sento pronta per buttare giù la prima stesura di qualcosa amo farlo nel mio soggiorno. È un luogo caldo, protetto.

«Non so se siano “di formazione”, i miei romanzi indagano strade per cercare di dare un senso al dissesto» Da lì posso anche salpare per l’ignoto». I tuoi romanzi sono stati definiti di formazione. I tuoi personaggi spesso sono bambini, ragazzi. Se non sbaglio, tu hai una formazione come educatrice sociale, vero? Questo ha influito nel tuo essere scrittrice? «Le esperienze che ho vissuto e quello che ne ho tratto hanno plasmato la mia visione del mondo. Il percorso di studi è a sua volta

NATALE IN PIAZZA NATALE NELLA BOTTEGA DI GEPPETTO A COMACCHIO Comacchio Nell'Antica Pescheria domenica 22 dicembre, ore 17:30 presso i Trepponti, Fagiolino, Bon Nadeal Briciole Teatro

esibizione corale di musiche della tradizione natalizia Piazza XX Settembre

giovedì 26 dicembre, ore 17:30 Horror Puppet Show El Bechin marionette, pupazzi e teatro di strada Piazza Folegatti

domenica 29 dicembre, ore 17:30 Dal Paese dei Balocchi Claudio e Consuelo circo teatro comico Piazza Folegatti INFO 349 0807587 info@comacchioateatro.it www.comacchioateatro.it f Comacchio A Teatro UFFICIO TURISMO COMACCHIO TEL. 0533 314154 www.turismocomacchio.it

a cura di

direzione artistica Massimiliano Venturi

Sganapino e gli altri eroi del Teatro dei Burattini di Massimiliano Venturi presentano un nuovo spettacolo orginale, realizzato in occasione delle festività.

domenica 22, giovedì 26, sabato 28, domenica 29, martedì 31 dicembre Apertura Pescheria ore 16:00, inizio spettacolo ore 16:30 Martedì 31 dopo lo spettacolo, la Bottega chiude con il Capodanno dei Piccoli: tra tutti i ragazzi che avranno assistito agli spettacoli, verranno estratte 3 marionette giocattolo realizzate a mano (i biglietti per partecipare all'estrazione saranno consegnati gratuitamente al termine degli spettacoli nelle giornate di apertura). Spettacoli adatti a tutti, a partire dai 3 anni di età. Ingresso gratuito in collaborazione con


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una conseguenza. Non so se i miei romanzi si possono definire “di formazione”, certamente indagano strade per dare un senso al dissesto». Sei di Cesena, vivi a Rimini. I tuoi romanzi sono ambientati in questa zona. È una scelta voluta o si scrive davvero solo su ciò che si conosce? Sono nata all’ospedale di Cesena, ma so-

estraneo a me». Leggendo le tue opere precedenti, non negarlo: ti piace Stephen King. Quali sono gli scrittori e/o i libri che ti hanno formato? «E perché mai dovrei negarlo? Amare King non è affatto una vergogna. Per me è stato, ed è tutt’ora, un maestro formidabile. Mi ha fatto capire che il mio immaginario non era una dannazione, ma una caratteristica da coltivare. Di maestri e di maestre però ne ho avuti tantissimi: Cesare Pavese, Anne Sexton, Richard Matheson, Angela Carter, Shirley Jackson, Herta Müller… Elencarli tutti sarebbe impossibile». Dopo l'avventura, il viaggio della scrittura (in solitario), viene la promozione, le presentazioni, gli incontri col pubblico. Come vivi questa seconda parte? «Adoro l’incontro con le persone, perché mi porta fuori dai miei confini, mi spinge alla condivisione, al confronto, al dubbio. Collaboro spesso con la Scuola Holden come docente, ed è una cosa che faccio proprio per questo motivo: tutte le volte che insegno imparo qualcosa, tutte le volte che incontro persone il mio universo si allarga, muta. Sarei niente senza gli altri, persino scrivere storie non avrebbe senso». Erika Baldini

«Mi lascio guidare dai personaggi perché mi conducono in zone più interessanti di quelle che avevo previsto per loro» no sempre vissuta a Rimini, fatta eccezione per un periodo di lavoro a Roma e uno di studi a Torino. A Rimini si è formato il mio immaginario. Mi sono nutrita di questi luoghi e me ne nutro ancora. In Con i tuoi occhi c’è anche tantissima Sicilia. Si può scrivere di qualunque cosa e di qualunque posto, purché abbia radici in noi. Come diceva Terenzio «Sono un essere umano, niente di ciò ch'è umano ritengo

NUOVE PRESTAZIONI PER I/LE DIPENDENTI DELLE IMPRESE ARTIGIANE Anche per l'anno 2019, grazie all'azione delle organizzazioni sindacali dell'Emilia Romagna e attraverso la bilateralità artigiana (EBER), le Lavoratrici ed i Lavoratori dipendenti delle aziende artigiane potranno usufruire del

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LA ROMAGNA IN PAGINA

incontri con l’autore/1

La vita controcorrente di Leo Longanesi di Matteo Cavezzali

ERALDO BALDINI CON LA PALUDE DEI FUOCHI ERRANTI Lo scrittore ravennate Eraldo Baldini è impegnato in un tour per la presentazione del nuovo, avvicente romanzo storico La palude dei fuochi erranti. Ambientato nei dintorni di Ravenna nel 1600, racconta una vicenda oscura dove tornano molti dei temi cari allo scrittore, ma anche elementi inediti. Sarà possibile incontrarlo il 10 dicembre a Cotignola, nell’aula magna della scuola media Varoli (via Dante 10) alle 20.45; giovedì 12 dicembre a Villanova di Ravenna, nella sede del comitato cittadino, sempre alle 20.45 e il 13 dicembre a Gambettola nella sede di Tressessanta (ex Macello) via Roma 62. Inoltre, venerdì 17 gennaio, sarà ospite della rassegna forlivese di cene con l’autore “Parole in Pentola” alla Granadilla (Info e prenotazioni al numero: 371 3732848 oppure 0543 1771113). Nella foto l’autore impegnato ad autografare i libri dopo la presentazione alla Biblioteca Classense per la rassegna “Il tempo ritrovato”.

INCONTRI CON L’AUTORE/2 Da Cotignola a Cesenatico: Cavezzali presenta Nero d’Inferno Il ravennate Matteo Cavezzali, uscito con la sua seconda prova d’autore (lodata dalla critica) Nero d’Inferno, sarà il 5 dicembre a Cotignola alle 20.45, nell’aula magna della scuola Varoli; il 6 dicembre al Museo della Marineria di Cesenatico alle 18; il 10 dicembre a Rimini al Bar Lento.

Colazioni, pranzi, aperitivi

Piazza Mazzini, 35

LUGO

LOGGE DEL PAVAGLIONE

Leo Longanesi è una figura originale e controversa. Un romagnolo che dava del tu a Mussolini, ma che si prendeva anche la libertà di prenderlo in giro. Sagace e tagliente ha raccontato come pochi l’animo italiano con i suoi motti di spirito taglienti e sempre azzeccati. L’Italia è un paese di “buoni a nulla, capaci di tutto” in cui ci sono molti segreti e “quando potremo raccontare la verità non ce la ricorderemo più”. Alla sua figura di intellettuale, provocatore, illustratore ed editore è dedicata la biografia Leo Longanesi. Una vita controcorrente scritta da Franco Gabici, autore ravennate che con Longanesi condivide la sagace ironia. Il volume, pubblicato dal valente editore romagnolo Il Ponte Vecchio, ha recentemente vinto la sezione Biografia dell’importante Premio Comisso. «Capiterà anche a me. Rievocheranno le mie battute, anche quelle che non ho mai pronunciato e magari mi chiameranno Maestro...» temeva Longanesi, Gabici riesce invece a riportare allo spirito autentico questa insolita figura che tanto ha innovato il giornalismo italiano da creare un vero e proprio genere. Precursore del titolo “strillato e provocatorio”. Longanesi, che nacque nel 1905 a Bagnacavallo, fu a detta di molti il primo giornalista italiano moderno. Con il suo giornale “Omnibus” anticipò il giornalismo di costume e di opinione che formò la nuova generazione di cronisti come Benedetti che poi creò L'Europeo e L'Espresso, Pannunzio de il Mondo e Indro Montanelli. Fonda la casa editrice che ancora oggi porta il suo nome ed è il primo a portare in Italia autori come Hemingway e la letteratura sovietica, è lui a scoprire e pubblicare alcuni degli scrittori che diventeranno storia della nostra letteratura come Alberto Moravia, Elsa Morante, Dino Buzzati e Ennio Flaiano. Fonda “Il borghese”, rivista che segna un nuovo passo tra i periodici degli anni ’50. Si autodefinì "carciofino sott'odio" e considerò l'odio "un grande ricostituente". Ma nel suo intimo fu un uomo solo. Talmente solo che «nemmeno lo specchio mi riflette più». Finché un giorno, mentre è ancora in redazione, il suo cuore smette di battere, quando ha solamente 52 anni. Finisce così la breve vita di un grande giornalista, un polemico con una biografia ambigua, la cui penna ebbe un grande rilievo nella vita culturale italiana del ‘900. Se è vero che ogni uomo è fatto di contraddizioni, per il caso di Longanesi queste sono talmente marcate da renderlo difficile da comprendere, e danno alla sua figura una luce misteriosa, oscura e allo stesso tempo affascinante. Era un uomo arguto e difficile che di sé stesso diceva: «Sono un misantropo che cerca compagnia per sentirsi solo». Gabici evita di addentrarsi nella complessa parabola politica che per troppi anni ha marchiato il lavoro di Longanesi per le proprie simpatie fasciste, ma il lavoro di un autore dovrebbe poter essere giudicato anche oltre i limiti dell’essere umano. Un dibattito tornato molto attuale negli ultimi anni con il #metoo. Ma il regionalmente semplice: qualcuno sarebbe disposto a rinunciare alla grandezza di un Celine o di un Heidegger solo per le loro idee politiche? Personalmente penso di no, e quindi viva Longanesi: orribile e grandioso alla stesso tempo, come tutti gli italiani!


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Dallo Stato Sociale a Rondoni: incontri al Ridotto del teatro Il celebre gruppo presenta il suo libro

FORLÌ/2 Rocco Ronchi e il comico in Brecht al Guattari Al Fèlix Guattari, negli spazi dell’Ex Filanda Maiani di Forlì, in via Orto del Fuoco, 3, dove grazie a Maque teatro ha preso vista una nuova stagione teatrale, sabato 25 gennaio alle 21.45 il filosofo Rocco Ronchi interverrà su “Il comico in Brecht” (dopo la performance alle 21 di Mk Giuda). Rocco Ronchi (Forlì, 1957) insegna Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Tiene corsi e seminari in varie università italiane e straniere. È docente di filosofia presso l’Irpa (Istituto di ricerca di psicanalisi applicata) di Milano. Collabora alle pagine culturali del quotidiano Il Manifesto. Dirige la collana “Filosofia al presente” della Textus edizioni di L’Aquila.

savignano

Continuano gli incontri letterari al Ridotto del teatro Diego Fabbri di Forlì. Giovedì 19 dicembre alle 18, ci saranno i componenti della band Lo Stato Sociale (nella foto) per presentare Sesso, droga e lavorare (Ed. Il Saggiatore) in collaborazione con Libreria Ubik Forlì. Conduce l’Incontro Marco Viroli. «Il libro – si legge nella cartella stampa – è l’autobiografia del nostro tempo, un romanzo di formazione scritto dal gruppo che ha saputo dare voce alle speranze e alle delusioni di un’intera generazione. Un libro che racconta chi siamo stati, chi siamo e chi, forse, saremo e in cui i protagonisti, alla fine, siamo proprio noi». Giovedì 9 gennaio, invece, è la volta del poeta Davide Rondoni, con Platero y Yo. Sarà infatti presentata la traduzione integrale del libro di Juan Ramòn Jiménez Mantecòn (Ed. Lamberto Fabbri – Quaderno del Circolo degli Artisti), illustrata da Roberto Pavoni. Il Platero y Yo di Juan Ramon Jemenez, premio Nobel del 1956, è un capolavoro assoluto, di una tenerissima e diretta poesia. È un dialogo filosofico tra il poeta e il suo asino, Platero. Il libro è tradotto per la prima volta integralmente, grazie all’operato di Davide Rondoni, poeta italiano a sua volta tradotto all’estero: nato a Forlì nel 1964, ha pubblicato alcuni volumi di poesia, tra i quali Apocalisse amore (Mondadori, 2008), Avrebbe amato chiunque (Guanda, 2003), Compianto, vita (Marietti, 2001) e Il bar del tempo (Guanda, 1999), Rimbambimenti (Raffaelli, 2010), Si tira avanti solo con lo schianto (Whyfly, 2013), con i quali ha vinto alcuni dei maggiori Premi di poesia. È tradotto in vari paesi, in volume e rivista. Ha partecipato a Festival internazionali di poesia in molti paesi. In prosa ha pubblicato Gesù, un racconto sempre nuovo (Piemme, 2013), Hermann (Rizzoli, 2010), I santi scemi (Guaraldi, 2003) e tiene corsi di poesia presso alcune Università. Giovedì 16 gennaio, sempre alle 18, sarà la volta di Giampiero Pizzol con il suo primo libro: Occhiali da solo. Il libretto illustrato da Roberto Olivetti fu l’inizio di una lunga storia teatrale e cabarettistica. Infatti il personaggio del solitario vitellone Ottavio Sozzi divenne protagonista di molte vicende. Si affacciò alle pagine del Resto del Carlino con una rubrica umoristica estiva dal titolo L’Occhio di Ottavio, fece udire la sua comica voce sulle onde di Radio 2, approdò allo schermo Tv e alle sagre locali. Ma oltre a queste incursioni diede vita insieme all’attore Giampiero Bartolini e al regista toscano Angelo Savelli a una trilogia di spettacoli: Amamaz, Bagno di Nozze e La fattoria dei Vitelloni. Dunque un personaggio che ha una vita scenica e artistica lunga quanto la via Emilia e folle quanto la Riviera romagnola.

FORLÌ/3 Conferenza d’architettura sul tema dell’acqua con Massimo Donà Giovedì 12 dicembre (alle ore 20.30) nello shoroom Idrozeta di Forlì (via Golfarelli 63/64) è in programma una confernza dal titolo “Dell’acqua, l’ambiguo fascino di una mobile trasparenza”. L’incontro, dedicato ai rapporti fra l’universo acquatico e la dimensione architettonica, avrà come protagonista Massimo Donà, già allievo di Massimo Cacciari e docente di Filosofia teoretica all’Università San Raffaele di Milano, che sul tema ha scritto un saggio edito da La Nave di Teseo. A introdurre la conferenza e dialogare con l’autore lo storico dell’architettura Alberto Giorgio Cassani.

READING DI NATALE CON GUIDO CATALANO Un ritorno fiammante quello del poeta Guido Catalano a Savignano sul Rubicone per la rassegna “acieloaperto”. Dopo sole due settimane dall'annuncio della data nella Chiesa del Suffragio, si sono esauriti i biglietti in prevendita per il 20 dicembre; così, si aggiunge una seconda data: sabato 21 dicembre. Stesso luogo, stesso orario, stesso spettacolo: l'inedito “reading di Natale”. Poeta, scrittore e performer, Guido Catalano torna con uno spettacolo in cui, insieme ai componimenti più noti, trovano spazio le sue ultime e nuove poesie, raccolte nel libro di recente uscita Poesie al megafono (Rizzoli). Un libro non convenzionale, che mette insieme parola scritta, illustrazioni e viva voce dello scrittore. I versi di Guido Catalano sono diventati negli anni un passaparola virale che conquista continuamente lettori di ogni genere ed età. Condivise sui social, declamate dal poeta inizialmente nei bar di periferia e nei circoli Arci fino ad arrivare ai festival letterari, ai teatri e a grandi club, le pagine di Guido Catalano hanno conquistato e continuano a conquistare lettori e ascoltatori di tutta Italia.


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DAL CASO CAGNONI ALLA LETTERATURA SUDAMERICANA Tra gli ospiti in biblioteca Battista, Fois e, nel 2020, Talia, Cassini e Gancitano

LEZIONE DI BELPOLITI SU PRIMO LEVI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA All’interno degli appuntamenti organizzati da RavennaTeatro nel cartellone “Oltre l’abbonamento” lunedì 27 alle 21 e martedì 28 gennaio alle 10, al Teatro Rasi. Marco Belpoliti terrà la lezione “Il poliedro Primo Levi” in occasione del centenario della nascita dello scrittore. Marco Belpoliti è scrittore e critico letterario e insegna Sociologia della letteratura e Letteratura italiana all'Università di Bergamo. Ha curato l'edizione critica delle Opere di Primo Levi uscite per Einaudi.

RAVENNA/3 Giacobazzi in veste di scrittore all’ospedale Per la rassegna “Rianimazioni letterarie” dedicata a degenti dell’ospedale Santa Maria delle Croci e ai loro familiari, ma aperta alla cittadinanza, domenica 1 dicembre alle 15 sarà ospite, nel nosocomio ravennate, il noto comico Giuseppe Giacobazzi con il suo libro Un po’ di me.

LUGO Lo storico Giovanni Brizzi e il suo libro su Annibale Venerdì 6 dicembre, alle 21, all’Hotel Ala d'Oro di Lugo per il ciclo Il caffé letterario, ultimo appuntamento del 2019 aspettando quelli del 2020, è con lo storico Giovanni Brizzi che presenta il suo libro di storia Io, Annibale (Bari, Laterza, 2019).

Marcello Fois sarà ospite Per la rassegna “Il tempo ritrovato” di Ravenna (incontri della Classense sempre alle 18 alla biblioteca Classense, curata da Matteo il 14 dicembre alle 11 Cavezzali) il 4 dicembre la giornalista Carla Baroncelli, la scrittrice Laura Gambi e la storica Laura Orlandini dialogheranno sul caso di cronaca che ha sconvolto Ravenna, il brutale omicidio di Giulia Ballestri, ricostruito da una giornalista, una scrittrice e una storica in due libri in dialogo tra loro: Delitto d'onore a Ravenna (Pendragon) e Ombre di un processo per femminicidio (Iacobellieditore). L’11 dicembre sarà invece la volta del giornalista Pierluigi Battista con il suo ultimo libro Libri al rogo (La Nave di Teseo) sulla censura. Tra gli appuntamenti già confermati del 2020 c’è poi quello di Antonio Talia, autore di Statale 106. Viaggio sulle strade segrete della 'ndrangheta" (minimumfax), mentre il 22 gennaio Marco Cassini parlerà di "Letteratura sudamericana". Cassini ha fondato le case editrici minimum fax e SUR. Con Martina Testa ha curato l’antologia Burned Children of America (minimum fax 2001; Penguin 2003). Nel 2008 Laterza ha pubblicato il suo memoir Refusi. Diario di un editore incorreggibile. Dirige la Scuola del libro di Roma. Infine, il 29 gennaio, sara la volta Maura Gancitano che ha firmato Liberati della brava bambina. Otto storie per fiorire (Harper Collins). Filosofa, femminista, direttrice del progetto Tlon presenta il suo ultimo libro. Inoltre, sempre alla Classense, ma alle 11 di sabato 14 dicembre, per la rassegna “Riscrivere la storia” ospite sarà Marcello Fois con il suo Pietro e Paolo.

CERVIA La macchina del vento di Wu Ming 1 a trent’anni dalla caduta del muro A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino e in occasione di una mostra che ricorda questo evento, visitabile in biblioteca, l'Associazione Abc, Amici della Biblioteca di Cervia, ha promosso un ciclo di incontri dal titolo "Parole oltre il muro". L’ultimo appuntamento della rassegna è in programma sabato 7 dicembre con Wu Ming 1 che presenterà La macchina del vento, la storia dei confinati fascisti sull'isola di Ventotene. L’incontro si tiene alle 16. Per informazioni: 0544-979384, biblioteca@comunecervia.it.


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case editrici

Dalla Rotonda al Girasole: un editore a tutto campo che ama i «libri scomodi» Intervista a Ivan Simonini oggi presidente di una realtà nata nel 1964, fondata dall’artista e scrittore Mario Lapucci. Tra gli oltre 700 titoli il vocabolario dialetto-italiano di Libero Ercolani

Fondata a Ravenna nel 1964 da Mario Lapucci, artista e scrittore, la casa editrice Edizioni del Girasole è la più antica tra quelle attive del territorio (l’editore Longo è nato infatti l’anno successivo); può vantare la pubblicazione di quasi 700 titoli, tra cui i long seller La Romagna dei Nomi di Tino Dalla Valle (all'ottava edizione) e il Vocabolario Romagnolo di Libero Ercolani, ancor oggi il miglior dizionario circolante di lingua di Romagna. Quando il fondatore morì nel 1992, gli eredi non erano in grado da soli di proseguire il suo lavoro, un gruppo di amici (assieme agli eredi) decise allora di formare una s.r.l. con l'obiettivo di evitare la chiusura. L'esimio fondatore partì occupandosi di libri di storia e battezzando l'impresa come Edizioni della Rotonda. È l'attuale Presidente – il Professor Ivan Simonini, importante attore della vita culturale cittadina – a spiegarci che «fino a qualche tempo fa i ravennati lo chiamavano Rotonda il Mausoleo di Teodorico. Si accorse presto, Lapucci, che poteva anche occuparsi di varia (oltre ai libri di storia, ndr) e presto cambiò il nome in Edizioni del Girasole: girando intorno al sole, è un fiore che può girarsi in ogni direzione e occuparsi di tutto». L'helianthus annuus dunque marchio perfetto per un catalogo decisamente versatile: le colonne portanti dell'attività editoriale di Edizioni del Girasole sono l'archeologia, il mosaico antico, la cultura e la civiltà romagnola. Attorno ad esse si è poi sviluppato il reparto dedicato all'arte e alla poesia, dalle biografie alla diaristica, Dante (Simonini ricorda che una nuova collana è appena stata avviata, “Fuori dalla Selva” «che si propone di portare Dante fuori dalla selva oscura del dantismo: si profila un'esplorazione di lungo periodo») e poi cinema, gastronomia, manualistica, psicanalisi, romanzo storico, narrativa, religiosità, scienza e ambiente, fino ai dialetti. Professor Simonini quali sono i punti salienti della vostra storia? «Sotto il profilo editoriale direi: i romanzi e i racconti dei maggiori narratori romagnoli del secondo '900 come Francesco Serantini, Dante Arfelli, Don Francesco Fuschini o Massimo Stanghellini Perilli; gli Atti dei Corsi Bizantini e la rivista “Felix Ravenna” per l'archeologia e il mosaico antico; il filone del teatro e della poesia dialettale da Bruno Gondoni a Francesco Talanti, da Giordano Mazzavillani a Marcello Minghetti; la collana "Primula Rosa" dedicata a inediti femminili. È una storia nella quale non mancano altri nomi illustri: Dacia Maraini, Lucio Attinelli, Piero Buscaroli, Sylvano Bussotti, Vittorio Sgarbi, Claudio Widmann, Francesco Campione, Tullio de Mauro, Mario Lunetta, Manara Valgimigli, Maria Mulas, Friedrich Schürr, Patrick Macquaire, Marianne Langewiesche, il Cardinale Ersilio Tonini». Che tipo di politica editoriale portate avanti? «Amo fare libri scomodi: dalla prima edizione italiana dei Radiodiscorsi di Pound alla prima edizione integrale del Testamento di Francesco Balilla Pratella, da Trenta denari per Raul sul presunto suicidio di Gardini al Testamento tradito sulle orfanelle del Galletti Abbiosi alla Storia del nudismo di Jean Pascal Marcacci». Qualche novità in uscita in libreria da segnalarci? «Di certo La Bestia di Salvini di Margherita Barbieri. È il primo manuale della comunicazione leghista, scritto da una giornalista battagliera e intelligente, di sinistra senza essere fanatica, per di più giovane e bella. Mi ha molto divertito il fatto che, appena uscito il libro nell'ottobre scorso, molti conduttori politici-televisivi, a partire da Lilli Gruber, abbiano cominciato a usare e a ripetere le osservazioni espresse nel libro da Margherita senza mai citare la fonte, come se ci fossero arrivati loro da soli, benché prima questi concetti non gli fossero mai venuti in mente, sennò ovviamente li avrebbero detti loro prima di Margherita. Ma questo conferma che il "volumetto" ha colpito nel segno». Le Edizioni del Girasole vantano un loro punto d'onore particolare? «Aver pubblicato tutti e tre i libri finora usciti sulla Casa del Mutilato di Ravenna e sul Ciclo Musivo di età fascista lì contenuto. Il Regime finì i lavori nei primi mesi del 1943, in piena guerra, e non fece mai l'inaugurazione. Il ciclo musivo parietale più importante a Ravenna dopo i mosaici bizantini rimase così ricoperto per oltre cinquant’anni fino a quando, nel 1994, proprio su iniziativa privata delle Edizioni del Girasole, il Salone dei Mosaici venne per la prima volta inaugurato ed esposto al pubblico. Ne nacque il libro Delenda Dilecta (1995). Seguirono altri passaggi di proprietà fino al Gruppo Nettuno che ristrutturò il palazzo e restaurò i 4 mosaici sopravvissuti del ciclo. Ne nacque un altro libro: La nuova Casa del Mutilato di Ravenna (2002). Dopo nuovi passaggi di proprietà, il Salone dei Mosaici passa nel 2018 nelle mani di Maurizio Bucci che scommette su un coraggioso mix economia-cultura che consente finalmente la fruizione pubblica permanente di quei capolavori in orario di apertura. Ne esce un terzo libro fresco di stampa (novembre 2019), appunto Il Salone dei Mosaici. A differenza dei primi due volumi (che non godevano del conforto istituzionale) quest'ultimo volume contiene il saluto ufficiale della città firmato dal Sindaco di Ravenna Michele de Pascale. Per il Salone dei Mosaici è finalmente finita la clandestinità». Erika Baldini

Ingresso e sede delle Edizioni del Girasole in via Pasolini 45 a Ravenna (foto Rosetta Berardi) Sopra lvan Simonini in una caricatura realizzata al computer nel 2001 dalla figlia Sumithra che ora lavora con lui

Da dicembre ampliamo i nostri spazi e ospitiamo eventi e presentazioni di libri


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sapori

dicembre 2019 - gennaio 2010

stili di vita

Colorata, allegra, salutare: perché la dieta mediterranea fa bene Come nasce un modello alimentare che dal 2010 è stato inserito nel patrimonio Unesco di Giorgia Lagosti

In un’epoca nella quale si è verificato un innegabile e progressivo allontanamento dalla quella che potremmo definire cultura del cibo, la dieta mediterranea, modello nutrizionale ispirato alle consuetudini alimentari diffuse in alcuni Paesi del bacino mediterraneo (l’Italia centro meridionale, la Grecia e la Spagna centro meridionale, alcune zone della Francia meridionale, una parte della Croazia, la Bosnia costiera, l’Albania, la Turchia, la Siria, la Giordania, l’Egitto, la Libia, la Tunisia, l’Algeria, il Marocco, Malta e Cipro) e riconosciuto dall'Unesco, nel 2010, come bene protetto inserito nella lista dei beni orali e immateriali dell'umanità, potrebbe essere una via sicura da percorrere per un ritorno a una alimentazione sana, rispettosa dell’ambiente e della complicata, ma perfetta, macchina quale è il corpo umano. Si tratta di una dieta “includente” ovvero onnivora ed equilibrata: non ci sono alimenti vietati, a differenza delle diete “escludenti” che eliminano quasi tutto privilegiando un solo tipo di alimenti, come per esempio quelli proteici. È un modello alimentare etico che regala uno stile di vita sano, è allegro e colorato per gli ingredienti che lo caratterizzano e quindi fa bene all’umore, ed è trasversale e duttile perchè si adatta a tutte le età e a tutte le esigenze nutrizionali: dello sportivo che vuole

aumentare la massa muscolare e limitare quella grassa, delle donne in gravidanza o dei bambini, degli anziani che devono tenere sotto controllo pressione e colesterolo. Da dove ci arriva questo fantastico stile di vita? Chi l’ha inventato? In realtà non è stato propriamente ideato ma svelato. Sì perché

le menti illuminate da questa eccellente rivelazione sono appartenute al medico nutrizionista italiano Lorenzo Piroddi, autore dei libri Cucina Mediterranea: ingredienti, principi dietetici e ricette al sapore di sole e Sapore di sole. Dieta Mediterranea: principi base, ingredienti e ricette per una corretta alimentazione” e al

nutrizionista e ricercatore statunitense Ancel Keys, autore del testo Eat well and stay well, the Mediterranean way In seguito, numerosissimi scienziati hanno cavalcato le intuizioni di Piroddi e Keys e hanno definito con maggiore precisione la vera Dieta Mediterranea.

Abbiamo creato un menù ricco e gustoso per salutare l’ultimo giorno del 2019. Potrai assaggiare tanti piatti a cui abbiamo aggiunto il nostro tocco creativo ed innovativo. Oltre al menù, al Molinetto potrete trovare musica, lotteria e tanti giochi! L’Azienda Agricola Ricciardelli, fondata da Angelo Ricciardelli nel 1964, è un’azienda a conduzione familiare situata nelle colline di Riolo Terme, all'interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola, territorio unico e speciale. L'azienda si dedica all'allevamento di galline ovaiole, per la produzione di uova da consumo, che vengono allevate a terra rispettando tutte le norme del benessere animale e vengono nutrite pricipalmente con cereali coltivati direttamente sui terreni dell'azienda. A partire dal 2018, inoltre, è iniziata la produzione di "Elisir all'uovo", un liquore all'uovo prodotto con le uova dell'azienda rispettando la tradizionale ricetta romagnola che utilizza solo ingredienti artigianali e di qualità. A Ravenna ci trovate martedì, venerdì e sabato presso il Mercato Coperto Campagna Amica di via Canalazzo.

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LA PIRAMIDE Vino con moderazione, pochi dolci e, se possibile, mangiare in compagnia

IL CONSIGLIO L’importanza delle verdura (e della frutta) di stagione

Lo schema alimentare della dieta mediterranea segue una piramide che colloca più in basso acqua e tisane con gli alimenti da consumare ogni giorno: cereali integrali, frutta e verdura, olio extravergine di oliva (contenendo grassi insaturi, favorisce la riduzione del colesterolo LDL “cattivo”), latticini magri che hanno meno grassi delle carni. E via via a salire gli alimenti da mangiare due o più volte alla settimana (pesce, carni bianche, uova e legumi), quelli massimo una volta a settimana (carni rosse o lavorate) fino al vertice con i cibi da assumere raramente (dolci). Il vino è consigliato con moderazione. Ma alla base della piramide, quindi più importanti di qualsiasi alimento, ci sono i consigli sullo stile di vita: - praticare attività fisica ogni giorno - riposare a sufficienza - se possibile non mangiare da soli in quanto la solitudine spinge a esagerare con il cibo che diventa consolatorio - rispettare biodiversità e stagionalità dei prodotti - privilegiare quelli locali che hanno compiuto poca strada dal campo alla tavola ed ecologici che non provengono da colture o allevamenti intensivi. Insomma, seguire la dieta mediterranea è più uno stile di vita che un modo di alimentarsi!

Al contrario di quanto consigliato nella dieta mediterranea, le moderne tecniche di coltivazione consentono di mangiare tutto l’anno frutta e verdura che sono invece tipiche solo di determinate stagioni. A tal proposito però, è bene sapere che per assimilare tutte le proprietà nutritive di frutta e verdura, è necessario che arrivino fresche sulle nostre tavole: dal momento della raccolta, tutta la frutta perde gradualmente il contenuto di vitamine, soprattutto la C che è sensibile alla luce e alle variazioni di temperatura e umidità. I prodotti fuori stagione provengono da paesi lontani con climi diversi dal nostro e percorrono lunghe distanze prima di arrivare sui nostri mercati, giacendo per tanto tempo nei magazzini in condizioni di temperatura e umidità non favorevoli che li impoveriscono di vitamine e sali minerali. Oppure, anche se provengono dall’Italia, sono coltivati in serra e sottoposti a concimazioni abbondanti o cresciuti senza terreno su substrati speciali che alimentano le piante con soluzioni nutritive: tutte pratiche che impoveriscono i vegetali delle loro sostanze benefiche.

Più o meno andò così: Ancel Keys rimase colpito dalle abitudini alimentari della popolazione del Cilento, da lui conosciuta attraverso le esperienze di soldato, sbarcato a Paestum al seguito della quinta Armata nel 1944. L’esperienza italiana indusse il medico, terminata la guerra, a trasferirsi in un piccolo paese chiamato Pollica, dove ebbe modo di approfondire i suoi studi sugli effetti che l’alimentazione meridionale ha nei confronti delle malattie moderne, cosiddette del benessere, e cioè ipertensione, arteriosclerosi, diabete e in genere tutte le malattie cardiovascolari che oggi affliggono i paesi occidentali e che hanno origine dalla cattiva nutrizione.

Nel nostro sud Keys studiò quelle abitudini alimentari che sono rimaste forti e radicate attraverso i secoli a causa prima della miseria che caratterizzò tutto il Medio Evo, quando il popolo era obbligato a integrare con prodotti della terra la scarna dieta a sua disposizione, e successivamente dalla tradizione contadina meridionale che ha fatto tesoro delle povere risorse alimentari con una saggia distribuzione dei suoi componenti. Tornato in America poi, a partire dai primi anni ’50, Keys dette inizio ad un esperimento chiamato “Seven Countries Study”, nel quale prese in esame un campione di 12000 persone, di età compresa tra i 40 e i 60 anni residenti in varie parti del mondo:

Giappone, Stati Uniti d’America, Olanda, Jugoslavia, Finlandia e Italia. Grazie ad un’osservazione clinica lunga un ventennio, lo scienziato si rese conto che i gruppi etnici colonizzanti il bacino del Mediterraneo avevano una minor incidenza di quelle patologie definibili “le malattie del benessere”. Nel 1999 un gruppo di studio del Ministero della Salute della Grecia, basandosi sul “Seven Countries Study”, che aveva dimostrato l'efficacia della dieta mediterranea sulla longevità, elaborò uno schema dietologico pubblicandolo col nome di “Piramide della Dieta Mediterranea greca per l'adulto”. Nello specifico, oggi sappiamo che la dieta mediterranea deve la sua efficacia ad alcuni

principi alimentari che potremmo riassumere in questo semplice compendio: meno calorie introdotte e più attività fisica, più alimenti vegetali e meno animali, più carboidrati complessi e meno zuccheri semplici come il saccarosio, più pesce, meglio la carne bianca rispetto a quella rossa, più erbe aromatiche, poco vino rosso piuttosto che altri alcolici, e un consumo strettamente occasionale di dolciumi, insaccati, liquori, formaggi grassi, salse, caffè ecc. In termini nutrizionali, tutto ciò si traduce in una dieta che permette di mantenere il peso normale, un rapporto di proteine e grassi a favore di quelli vegetali sugli animali, più fibre e meno colesterolo, e più antiossidanti.


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sapori

dicembre 2019 - gennaio 2020

alta cucina

Dal top Magnolia alla new entry Gorini: i ristoranti romagnoli con “stelle” e “cappelli” Alla scoperta delle edizioni 2020 delle principali guide gastronomiche: Michelin, Espresso e Gambero Rosso

Come ogni anno c'era molta attesa per l'uscita delle edizioni 2020 delle principali guide gastronomiche, quelle che spesso indirizzano le scelte dei gourmet e danno un valore aggiunto ai ristoranti premiati. La più famosa è certamente la Guida Michelin, detta “La Rossa”, con un sistema di classificazione – le Stelle – così celebre da essere diventato anche un modo di dire per indicare l'eccellenza gastronomica. Nell'edizione 2020 – presentata in novembre a Piacenza – spicca la presenza di un nuovo ristorante stellato in Romagna. È Da Gorini, a San Piero in Bagno, nato qualche anno fa nei locali dello storico Gambero Rosso. Sono così diventati sei i locali romagnoli stellati. Sempre in provincia di Forlì-Cesena sono state infatti confermate la stella de La Buca di Cesenatico e le due stelle (unico ristorante in Romagna) di Magnolia, sempre a Cesenatico. Nel Riminese invece confermata la stella (conquistata l’anno scorso) di Abocar Due Cucine, che si affianca a quella di Guido, a Miramare, e de Il Piastrino, a Pennabilli. Per il quinto anno consecutivo nessun ristorante stellato invece in provincia di Ravenna (l’ultimo fu La Frasca di Milano Marittima), unica a secco in tutta l’Emilia-Romagna dove complessivamente sono 22 i ristoranti stellati, tra cui naturalmente anche l’Osteria Francescana di Modena con il massimo del punteggio, le tre stelle che in tutta Italia possono vantare solo altri dieci locali, compresa la novità di questa edizione 2020, il ristorante Mudec di Enrico Bartolini, a Milano. Ravenna che torna invece nell'altra celebre guida gastronomica grazie al ristorante Alexander dello chef Mattia Borroni, insignito di un prestigioso “cappello” da I ristoranti e i vini d’Italia 2020 de L’Espresso. Rispetto all’edizione 2019, la provincia di Ravenna perde però La Capannina di Casal Borsetti e l’Hotel Vittoria-Fm Bistrot di Faenza. Guardando al re-

A destra Gianluca Gorini del ristorante “Da Gorini”, quest’anno insignito della prestigiosa stella Michelin e unico in Romagna con tre cappelli sulla guida dell’Espresso; a sinistra Giuseppe Gasperoni del Povero Diavolo, secondo il Gambero Rosso tra i due migliori chef under 30 della regione; al centro Mattia Borroni, che ha riportato Ravenna sulle guide gastronomiche con l’Alexander

sto della Romagna, spiccano i locali delle colline di Forlì-Cesena con i “tre cappelli” – uno dei soli tre in regione, dietro i 5 (il massimo) dell’Osteria Francescana – del ristorante neo-stellato DaGorini di San Piero in Bagno e, a pochi chilometri di distanza, il “cappello” dell’Hotel Tosco Romagnolo di Teverini e del ristorante Del Lago di Acquapartita. Restando in provincia di Forlì-Cesena, due “cappelli” - al pari delle “stelle” – al Magnolia di Cesenatico, dove uno se lo guadagnano anche La Buca e – rispetto alla guida Michelin – anche il Marè; così come a Forlì se lo assicurano altri ristoranti senza stelle come Benso e Osteria Casa di Mare, a San Mauro Mare l’Onda Blu e a Montiano il Castello. Infine,

brilla anche il Riminese, con i due cappelli dei già noti Guido e Piastrino, accanto a quello conquistato dalla Locanda Liuzzi di Cattolica, il Povero Diavolo di Poggio Torriana, l’hotel De La Ville di Riccione e, a Rimini, il ristorante Amerigo, lo stellato Abocar e il Quarto Piano. Infine diamo un'occhiata veloce alla terza guida più nota, in Italia, quella del Gambero Rosso, dove la Romagna non riesce a entrare nelle eccellenze assolute italiane, ma è presente nella top ten dei migliori wine bar d'Italia grazie a La Baita (Faenza) e nella selezione dei migliori cuochi under 30, grazie a Giuseppe Gasperoni del Povero Diavolo, tra i soli due premiati di tutta la regione.


Pranzo di Natale

Pranzo di Natale

Tortino di polenta con fonduta di squacquerone e bruciatini al radicchio • Passatelli in brodo di cappone Cappelletti della tradizione con zucca, salsiccia di mora e saba • Cosciotto di maialino da latte cotto a bassa temperatura, rollé di tacchino farcito alle castagne con dadolata di verdure e patate al forno • Gran panettone alle creme • 35,00 (bevande escluse)

Petto di cappone, melograno, tartufo nero e noci • Cappelletto con parmigiano liquido in brodo di cappone • Faraona arrostita, cavolfiore, pera volpina al brulé • Ghiacciato al Marsala, crumble di panettone, crema al torrone • 32,00 (bevande escluse)

Cenone di Capodanno Cannolo salato con caprino mantecato all’aneto e zucca caramellata • Vellutata di ceci e gamberoni in salsa Kataifi Tortelloni alla ricotta di capra e fichi caramellati al profumo di agrumi e mandorle tostate • Filetto di vitello cotto a bassa temperatura con cavolo viola e patate tornite • Mosaico di dolcezze Bollicine all’anno Nuovo, Uva • 75,00 (bevande escluse) • MENÙ BIMBI (€ 30,00 bevande escluse): Cappelletto al ragù - Hamburger con patatine Mosaico di dolcezze • MENÙ VEGETARIANO (€ 75,00 bevande escluse): Cannolo salato con caprino mantecato all’aneto e zucca caramellata - Fagottino di ricotta e asparagi su crema di piselli - Tortelloni al ripieno di zucca con tartufo Cestino di pasta sfoglia con fonduta e porcini - Mosaico di dolcezze - Bollicine all’anno Nuovo, Uva

Capodanno all’insegna della musica con ALESSANDRO SCALA e LUCA DI LUZIO DUO:!!!

Cenone di Capodanno Capasanta con frutto della passione e topinambur • Tartare di gambero rosso, riso venere e maionese al mango • Cappelletto al parmigiano • Crema di lenticchie affumicate, tartufo nero • Spalla di vitello arrostita • Pomodoro bruciato, broccoli e nocciola • Zabaione al porto, pere volpine, crumble di panettone • Brindisi all’Anno Nuovo, Uva e scrocca denti • 65,00 (bevande escluse)

Chef Matteo Maiorani Cavina e Axel Polveri Sommelier Daniele Caringella Musica con DJ

OSTERIA PASSATELLI 1962

RISTORANTE MILLELIRE

c/o MARIANI Lifestyle Via Ponte Marino 19 - Ravenna Centro Tel. 0544 215206 · info@mariani-ravenna.it www.mariani-ravenna.it

Al 1° Piano di Piazza J. F. Kennedy Ingresso in Via IX Febbraio n°1 Aperto dal giovedì alla domenica dalle 16.00 Tel. 366 9366252 · www.salonedeimosaici.it



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