FREEPRESS n. 54
SETTEMBRE 2019
MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE
Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205
Una delle foto di McCurry in mostra ai Musei San Domenico di Forlì nell’ambito della Settimana del Buon Vivere
NUTRIMENTI A FORLÌ LE FOTO DI MCCURRY DEDICATE AL CIBO E INCONTRI SU ETICA E DIFFERENZE
Ai confini del parco del Delta del Po nella valle della Canapa a due passi da Punte Alberete Mandriole (RA) s.s. Romea Nord, Km 11 tel. 0544 449015 Agriturismo Tenuta Augusta Chiuso lunedì sera e martedì sera
Agriturismo Ristorante Cucina della tradizione di carne e pesce Pizza e Piadina Pesca sportiva 7-18 turno unico
sommario / 3
settembre 2019
4
12
16
17
18
22
24
25
MUSICA MORENO IL BIONDO E IL LISCIO ROMAGNOLO
TEATRO MASQUE PRESENTA IL FESTIVAL CRISALIDE
L’INTERVISTA BRUNO DORELLA E L’ARTE DI SONORIZZARE FILM
CINEMA ALLA SCOPERTA DEL NUOVO CAPOLAVORO DI TARANTINO
FOTOGRAFIA A SAVIGNANO È DI NUOVO TEMPO DI SI FEST
EVENTI IL DECIMO ANNO DELLA FESTA DEL BUON VIVERE
LIBRI IL SECONDO ROMANZO DI MATTEO CAVEZZALI
DANTE A RAVENNA UN MESE DEDICATO AL SOMMO
RIUTILIZZASI COLONIA ABBANDONATA Cinema all’aperto, spettacoli teatrali, concerti, eventi sportivi, shooting fotografici, workshop e convegni sono alcuni degli appuntamenti che, anche nel 2019, hanno rianimato in estate una porzione della Colonia Bolognese di Rimini (nella foto, di Daniele Bianchi), in stato di abbandono. Ideatrice e capofila del progetto è l’associazione di promozione sociale Il Palloncino Rosso che, fin dalla sua nascita, nel 2015, si occupa di rigenerazione urbana partecipata. Gli eventi in programma in settembre: il 3 si ricorderà la storia di Árpád Weisz, calciatore e allenatore ungherese, di origini ebraica, vittima dell’Olocausto, con il giornalista Matteo Marani e l’ex calciatore Daniele Adani; il 4 reading poetico-filosofico-musicale sul “diverso” e “l’altro” con il filosofo Loris Falconi e il poeta Loris Ferri; il 7 concerto del violinista e compositore riminese Federico Mecozzi. Da segnalare anche, il 20 settembre, la giornata di studio, riflessione e incontro sul tema del riuso creativo, temporaneo e partecipato. R&D Cult nr. 54 - settembre 2019
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872
Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini (coordinamento redazionale), Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Bruno Dorella, Francesco Farabegoli, Iacopo
Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
4/
suoni
settembre 2019
l’intervista Le date del mese dell’Orchestra Grande Evento L’Orchestra Grande Evento di Moreno Il Biondo (nella foto al centro con Jovanotti, durante la tappa riminese del Jova Beach Party) – che intervistiamo in questa pagina – in settembre si esibirà il 3 alla festa nazionale del Pd di Ravenna (vedi p. 5); il 5 in piazza a Gatteo; l’8 a Gambettola e il 22 a Sant’Angelo (Gatteo). Sarà poi protagonista in vari momenti e formazioni alla Settimana del Liscio di Gatteo Mare (dall’8 al 14 settembre), che in quei giorni si trasforma in una grande balera a cielo aperto: dalla mattina in spiaggia alla sera in centro, spettacoli con i rappresentanti del folklore romagnolo.
«Il liscio romagnolo è tutto in un abbraccio E Gatteo Mare è un po’ come New Orleans...» A tu per tu con Moreno Il Biondo, dagli anni con Raoul Casadei fino al bagno di folla sul palco di Jovanotti «Sto finendo adesso di pagare le rate per la tinta utilizzata in questi trent'anni di carriera, da quando precisamente entrai nell'Orchestra Casadei nel 1990 al posto di Renzo Il Rosso. Lo decise Roul: al posto del Rosso ci voleva Moreno Il Biondo. E che fossi castano non gli importava. “Il pubblico ti vede biondo”, mi diceva. Sono andato avanti un altro anno castano. Poi ho iniziato a tingermi i capelli…». Cantante, clarinettista e sassofonista, ma anche compositore e arrangiatore, Moreno Conficconi, in arte, appunto, “Il Biondo”, è tra i nomi di punta della storia recente del liscio romagnolo e a 61 anni probabilmente non è mai stato così entusiasta. Sarà anche perché è ancora fresca la “botta” del Jova Beach Party, a cui Moreno (con la sua Orchestra Grande Evento) è stato invitato a partecipare alla data di Rimini di luglio, esibendosi davanti a 50mila persone. «Quando abbiamo attaccato con la nostra polka c’è stato un boato di liberazione: la gente saltava, si abbracciava, era come fosse diventata una classica hit da spiaggia, grazie anche a suoni da concertone e cassa in evidenza. La musica romagnola quel giorno è stata forse per la prima volta condivisa da un popolo così variegato di persone che amano la festa, la libertà della musica. Quel giorno ho chiuso gli ombrelloni in spiaggia, sono stato l’ultimo ad andar via, potrei scriverci un libro, è stata una favola». Com’è stato contattato da Jovanotti? «Tutto è nato qualche mese fa grazie a Riccarda (Casadei, direttrice delle edizioni Casadei Sonora e figlia di Secondo Casadei, ndr). Io non lo conoscevo di persona, ma lui sapeva quello che stavamo facendo, l'ho capito quando ho avuto modo di parlarci. E credo davvero possa essere la persona giusta per “leggere” da esterno il nostro folclore, per fare un disco dedicato al liscio romagnolo, come mi ha effettivamente detto…». Non è stato però questo il suo primo contatto con la musica pop: negli anni novanta tra le altre cose ha cantato e firmato l'arrangiamento de “La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese... «Quel duetto fu una svolta per me: in quegli anni ovunque andassi la gente mi fermava per chiedermi della “Terra dei cachi”. D’altronde restammo con il nostro video in rotazione per cinque settimane su Superclassifica Show di Seymandi: la Fininvest a quei tempi era una macchina da guerra. Grazie anche a quell'esperienza tra le altre cose sono entrato poi a far parte della Nazionale Italiana Cantanti che mi ha permesso, oltre che di mantenere una certa notorietà, di fare solidarietà e di vivere tanti momenti toccanti, che ricorderò sempre».
Tra quei cantanti e in generale nell’ambito della musica italiana, il liscio è però sempre stato visto come un genere di serie B, se non C… «Sì, almeno fino a 5-6 anni fa. Oggi la situazione è cambiata. Ma non mi ha mai dato fastidio, ho sempre vissuto il mio ruolo con estrema serenità, facendo quello che mi piaceva, per intrattenere la gente, e continuo a farlo, suonando all'alba in spiaggia o su una barca al largo di Gatteo, come l'altro giorno, con la consapevolezza di aver fatto divertire in tanti anni migliaia di persone». Come ha accennato lei, negli ultimi anni c'è stata infatti una sorta di rivalutazione della musica folcloristica e del liscio romagnolo. A cosa è dovuta? «Il Ravenna Festival da queste parti è stato fondamentale nel rilancio del genere, elevandolo a uno status internazionale (il Festival dedicò l’edizione 2013 alle “Alchimie popolari”, ndr), portando artisti e pubblico alla riscoperta di Secondo Casadei. Ecco, fondamentale è stato per tutti noi ritornare alle origini, per poi cercare di rendere il liscio ancora attuale». Insieme magari a musicisti di area pop-rock come Mirco Mariani, che è riuscito a coinvolgere la sua orchestra nel progetto Extraliscio... «Esattamente, è stato lo snodo fondamentale di questi anni. L'idea è stata quella di suonare “punk da balera”, come lo abbiamo chiamato, nel senso di affiancare alla rigidità del folklore, la libertà d'interpretazione del punk. Ci volevano però musicisti in grado di farlo e tanti interpreti, di varia origine musicale. Penso in particolare ai miei sodali Mauro Ferrara, la voce di “Romagna Mia”, o Fiorenzo Tassinari, probabilmente il più grande sassofonista italiano, seguito perfino dai jazzisti: siamo una squadra di bomber insomma…». Il progetto Extraliscio ha portato anche i più giovani ad avvicinarsi al folklore? «In Extraliscio rivedo esattamente l’epoca d’oro della balera: i ragazzi giovani, ma anche i meno giovani, il “ferro” della città che si mischia alla “terra” dell’aia; rivedo gli anni della mia infanzia. Abbiamo il pubblico della classica festa della birra, ma anche quelli di festival d’autore in cui siamo stati invitati a suonare, come lo Sponz Fest di Vinicio Capossela o il Premio Città di Loano, o ancora quello dell’Unipol Arena o quello dei teatri dove siamo saliti sul palco con lo scrittore Ermanno Cavazzoni, per esempio. Tutto molto variegato». E invece come sta il fenomeno balera? «Sono lontani i tempi d’oro di vent’anni fa, oggi la balera è succube delle scuole di ballo, che ne hanno condizionato la
gestione e poi direttamente le scalette, con richieste all’orchestra come fosse un juke-box. Il tutto per soddisfare una filiera di micro-interessi, a cui i musicisti dovrebbero cercare di non sottostare più». Cosa ricorda invece dei suoi esordi? «Che ho sempre voluto fare il liscio. Ho iniziato suonando da ragazzino nella banda di Galeata, dal sax al clarinetto, per poi studiare al conservatorio di Bologna e al liceo musicale di Forlì, anche il jazz, lo swing, ma sempre con la passione per il liscio. Ho da poco riallestito per il mio compleanno, lo scorso 29 luglio, la mia prima orchestra, li ho fatti suonare dopo 47 anni, anche quelli che avevano smesso. Ci chiamavamo Salsubium, che in latino significa Castrocaro...». Qual è il segreto del liscio romagnolo? «La chiave di tutto è l'abbraccio, il contatto tra le persone durante il ballo. E poi è un po’ dentro tutti noi anche perché, banalmente, dagli anni sessanta, che possiamo indicare come punto di partenza della sua “industrializzazione”, è l’unico genere musicale che ha dato davvero da mangiare a migliaia di persone da queste parti. E poi dalla Romagna il liscio si è espanso, diventando il modo di ballare di tutta un’Italia, che lo interpretava in modi diversi. La stessa Emilia, così vicina, è stata la prima a fare modifiche: nel Piacentino, per esempio, il liscio è diventato subito qualcosa di “neomelodico”...». Oggi, grazie anche alle istituzioni, il liscio sembra poter essere diventato anche un’attrattiva turistica. «Dobbiamo ringraziare la Regione e anche Giordano Sangiorgi del Mei, che hanno introdotto La Notte del Liscio. Siamo tornati a essere quelli che il turista voleva vedere in Romagna, e che aveva perso. Il liscio fino a 4-5 anni fa praticamente non c'era più in Riviera. A parte qui a Gatteo, ma noi viviamo un'altra realtà, siamo una capitale vera, qui sono nati Secondo Casadei, “Romagna Mia”, ci sono io nel mio piccolo che mi impegno da 20 anni, riempiamo gli hotel in apertura e in chiusura di stagione con la Settimana del liscio (vedi box, ndr). Tante volte ci sfugge questa potenza musicale, forse perché esiste da un secolo. Ma come ci sono New Orleans, Nashville, Rio, c’è anche Gatteo Mare. E se le scrivi nell’intervista davvero così in fila, ti avviso che ti do un bacio...». Luca Manservisi
«Il liscio era sparito dalla Riviera: oggi siamo tornati quelli che vogliono i turisti»
settembre 2019
l’evento
Alla Festa nazionale dell’Unità anche Gino Paoli e l’Orchestra che sfida razzismo e caporalato Ultimi giorni della kermesse, in programma fino al 9 settembre al Pala De André di Ravenna
suoni / 5 LA ROMAGNA IN CUFFIA
Non solo shoegaze nel nuovo Cosmetic di Luca Manservisi
L’Orchestra Grande Evento di Moreno Il Biondo (che intervistiamo a pagina 4) sarà il 3 settembre alla festa nazionale del Pd, in corso al Pala De André di Ravenna. Sul palco centrale in settembre l’appuntamento è anche con i Dik Dik (domenica 1), storico gruppo italiano attivo dal lontano 1965. Gioca sull’effetto nostalgia anche la serata del 2, con le cover dei Ragazzi di Strada con Ricky Portera, chitarrista di Stadio e Lucio Dalla, accompagnato da Gigi Puzzo de I Corvi al basso, dal batterista degli Skiantos Roby Morsiani, il pianista (tra gli altri) di Vasco Rossi, Mimmo Camporeale, e anche dall’assessore del Comune di Ravenna Roberto Fagnani, chitarrista per hobby. Il 4 settembre uno degli appuntamenti più attesi dell’intera rassegna, quello con il concerto di Gino Paoli, che ripercorrerà la sua lunga carriera. Appuntamento musicale ma dai contorni anche sociali quello di venerdì 6 settembre quando sul palco della festa salirà l’Orchestra dei braccianti (nella foto), progetto di integrazione e dialogo dell’associazione ambientalista Terra!. L’Orchestra mette insieme musicisti, contadini e lavoratori di varie nazionalità uniti dal legame con l’agricoltura. L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico sui temi del caporalato e dello sfruttamento lavorativo, oltre che offrire a donne e uomini, italiani e stranieri, una via di uscita da condizioni di indigenza e precarietà. Il programma degli spettacoli del palco centrale terminerà il 7 settembre con un tributo a Vasco Rossi, l’8 con il cabarettista Maurizio Lastrico e il 9 con il concerto “Clarini sotto le stelle”, dedica allo strumento principale della musica romagnola. a cura di Gabriele Fussi.
I riminesi Cosmetic sono tra le band più rispettate della scena rock romagnola, con un seguito che va ben oltre i confini regionali, nonché un nome ormai storico del panorama alternative italiano. Uno status meritato, a forza di album mai meno che interessanti, piuttosto differenti uno dall’altro (in seguito anche a diversi cambi di formazione), tutti in grado di unire un suono rumoroso a melodie cristalline, con il valore aggiunto di testi in italiano mai banali. A bloccare la definitiva consacrazione, forse, l’essere stati inscatolati un po’ troppo in fretta in un genere prestabilito e quindi considerati fin da subito piuttosto derivativi. In realtà, almeno in questa ultima versione di Plastergaze (sesto album lungo, uscito lo scorso marzo per l’etichetta To Lose La Track), grazie anche a una felice alternanza tra la voce maschile e quella femminile, i Cosmetic suonano come qualcosa se non di originale, sicuramente di poco comune in un’Italia da un lato schiacciata su stilemi pop e dall’altra verso gruppi più intransigenti. Certo, sono molto riconoscibili i generi a cui vengono spesso accostati, in primis lo shoegaze, quel modo di suonare “guardandosi le scarpe”, ossia facendo ampio uso di pedali per distorsioni e riverberi. I modelli sono gli ultimi Slowdive e soprattutto i My Bloody Valentine, il cui fantasma aleggia per esempio nella splendida “In faccia al mondo”, riuscitissima già a partire dal testo (“Ti direi di non essere come me/di non crescere come me/tanto è inutile/perciò usami come un alibi/dì che tuo padre era un fallito/e che aveva già rinunciato alla tua età a spingere qualcosa che pesasse più di lui”), sorta di manifesto di un album che vuole anche cantare infatti una piccola rivincita degli sfigati, degli “Inetti number one”, per citare il singolo posto in apertura. In estrema sintesi quelle di Plastergaze sono “canzoni con un suono”, cosa niente affatto scontata, ispirate probabilmente anche dal primo amore per i Nirvana e che a volte fanno pensare ai Verdena o all’emocore – l’altro genere a cui vengono spesso accostati –, come in un altro dei pezzi più riusciti del lotto, “Un litigio”, figlio dei Fugazi più melodici. «Probabilmente è il nostro disco preferito di sempre – scrivono gli stessi Cosmetic –, ha più riverbero, più synth, più Alice (la cantante-bassista, ndr), più pezzi espliciti, il sound che abbiamo sempre sognato e una tracklist paurosa». E probabilmente hanno ragione.
6/
suoni
settembre 2019
divagazioni
POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km
Il culto di Bruce Springersten
di Francesco Farabegoli
Sull’artista preferito di chi ascolta la musica in macchina, il più importante della storia se si giudica sulla base del grado di immedesimazione di chi l’ascolta
Tornano i “Glory Days” a Rimini, festival per i fan del Boss Atteso anche Vini “Mad Dog” Lopez
Ricordo benissimo il momento in cui Bruce Springersten è entrato nella mia vita. Era un pomeriggio imprecisato del 1985, io avevo sette anni e stavo giocando a pallone col mio amico Marcello. Marcello era il tipo carismatico della nostra cricca di amici:
Bruce Springsteen ai tempi del suo primo album
Dal 12 al 15 settembre tornano a Rimini i Glory Days, sorta di raduno italiano dei fan di Bruce Springsteen, che di anno in anno è diventato un festival musicale vero e proprio, giunto nel 2019 alla 21esima edizione, intitolata “Blinded By The Light”. Come la prima canzone del primo album di Springsteen, e non poteva essere altrimenti avendo come ospite speciale il primo batterista della E Street e membro della R&R hall of fame, Vini "Mad Dog" Lopez. Tra gli ospiti anche Michael McDermott, cantautore di Chicago che affascinò Stephen King; Leonardo Colombati – giornalista, scrittore e grande appassionato di Springsteen e Beatles, che oltre a intervistare Vini Lopez, parlerà dei suoi libri e degli incontri con Bruce –; dalla Svezia ecco i folkrock singers Hans Ludvigsson e Peter Hogklint; e poi un incrocio di bluesmen "Fra la via Emilia e il West" come Mauro Ferrarese e Johnny La Rosa; i songwriter Luca McMirti, Diego Mercuri, Daniele Tenca, Dave Orlando, John Strada, Carlo Ozzella; il duo Miscellanea Beat; un omaggio a “Western Stars” con una mini band coadiuvata dal Quartetto d'archi Eos; un omaggio ai 35 anni di “Born in the Usa”; giovanissimi come Leo Meconi; lo scrittore Gianluca Morozzi e altri musicisti come Michele Tani, Antonio Zirilli, Gary Hudson, Alessandro Salvioli, Renato Tammi, Raffaelle Pastore, Lorenzo Semprini. Appuntamento a Rimini tra Il Giardino (sul lungomare dietro al Grand Hotel); il Cage Club, al primo piano dell’Hotel Admiral; il Complesso degli Agostiniani; Teatro degli Atti; Bounty Pub; Rose & Crown. Info e programma dettagliato sulla pagina Facebook “Glory days in Rimini”.
era più alto, giocava bene a pallone e piaceva alla Federica. Questo gli dava un sacco di autorità su tantissime questioni che a sette anni si considerano periferiche: politica, moda, taglio di capelli e tutta quella roba. Insomma quel pomeriggio mentre giocavamo mi chiese, secco, se preferivo i Duran Duran o Bruce Springersten. Immagino che se avessi avuto dieci anni in più avrei passato la successiva ora e mezzo ad argomentare i miei pareri per filo e per segno, ma a quei tempi la mia conoscenza musicale era piuttosto limitata. Avevo idea che esistesse un gruppo di nome Duran Duran e che facesse più o meno quella musica lì, mentre non sapevo assolutamente nulla di questo Springersten. Non è facile ammettere la propria ignoranza musicale, così mi buttai e dissi Duran Duran. Lui non era d’accordo. Mi disse che lui preferiva Bruce Springersten. Mi disse che i fan dei Duran Duran andavano in giro a dire che Bruce Springersten si era montato la testa, perché andava a fare il concerto a San Sciro. A quasi 35 anni di distanza non mi colpiscono tanto le perdonabili inesattezze nella pronuncia dei nomi, quanto il fatto che a 40 anni suonati continuo ad avere discussioni musicali incentrate sugli stessi identici argomenti: il confronto secco tra popstar, la dimensione economica della musica e tutte quelle cose. Uno dei principali valori che la google culture ha reso obsoleti è la difficoltà di ricostruire una storia compiuta da poche informazioni probabilmente inesatte. Una volta qualcuno capitò su un mio blog cercando “REM LUCY MAY RELIGION” su un motore di ricerca, per dire. Dal 1985 ad oggi, in ogni caso, sono riuscito a ricostruire a grandissime linee la carriera e l’opera di Bruce Springersten, che da lì in poi non mi ha più mollato. Le prime informazioni in materia
“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”
me le diede, quello stesso pomeriggio, mio fratello, che mi fece ascoltare in cassetta una canzone che passava spessissimo alla radio in quel periodo (nel mio inglese dell’epoca credevo che nel ritornello dicesse una cosa tipo “born in the you want say”). Anche lui, tra i due, preferiva Springersten. Negli anni successivi ho aggiunto qualche informazione abbastanza importante per disegnare un identikit plausibile dell’artista, niente di troppo approfondito. Ho scoperto che è l’artista preferito di chi ascolta la musica in macchina. Ho scoperto che è probabilmente l’artista più importante della storia se si giudica la musica sulla base del grado di immedesimazione di chi l’ascolta (vale a dire gli artisti dei quali, se sei un fan, si vede a occhio nudo: come ti vesti, il fatto che ne parli, il modo in cui sei agitato nelle settimane prima del concerto). Ho scoperto che esiste un seguito nutrito all’interno della cerchia di ascoltatori di cui faccio parte, e che il disco di riferimento per questa cerchia è un album del 1982 intitolato Nebraska. Bruce Springersten, all’apice del successo, registrò i provini delle canzoni in casa, da solo, con un 4 tracce. Poi registrò il disco con la E-Street Band, ma decise che i provini erano superiori e convinse l’etichetta a pubblicarli come versione definitiva dell’album. Ci sono canzoni scheletriche e pesantissime influenze dei Suicide lungo tutto il disco. Ho scoperto che, al netto di tutte le simpatie e antipatie che una persona possa provare per i cliché da bifolchi all-american rejects su cui, nel bene o nel male, è basata una cospicua parte del culto di Bruce Springersten, Nebraska è un disco che mi porterei nell’isola deserta. Ho scoperto che esiste un Bruce Springersten “politico”, il cui impegno va molto oltre qualche occasionale concerto a sostegno di cause generiche – e che in certi anni s’è quasi accollato in prima persona un bisogno d’essere adulto che il suo paese sembrava non avere affatto. Ho scoperto che esiste un Bruce Springersten acustico al di là di Nebraska che registra dischi chitarra-e-voce nuovi di zecca e si esibisce in versioni chitarra-e-voce dei suoi pezzi elettrici, in contesti più raccolti (per quanto possano essere raccolti i contesti in cui suona Bruce Springersten). Ho scoperto che la EStreet Band esiste in un rapporto simbiotico con Bruce Springersten che non ha corrispondenti, a livello di interdipendenza, nella storia della musica. Ho scoperto che esiste un esercito di fanatici terminali di certe fasi della sua carriera che non hanno incontrato il favore del grande pubblico. Ho scoperto che i suoi concerti sono sedute di terapia collettiva capaci di provocare visioni d’estasi mistica in quasi tutte le persone, e possono tranquillamente allungarsi fino a quattro-cinque ore di musica suonata. Ho scoperto che “Thunder Road” è la canzone preferita di Nick Hornby, che ne scrisse in apertura ad un libro intitolato 31 Canzoni e ne diede un resoconto così convincente ed esaltante da convincermi, o aiutarmi a convincermi, a scavare nella produzione di Bruce Springersten molto più a fondo di quanto avevo fatto prima di leggere quel libro. Ho scoperto persino che vale la pena di scavare con più attenzione nella discografia dei Duran Duran. Ho scoperto Springersten on Broadway, un monologo teatrale di bellezza clamorosa in cui Bruce Springersten ripercorre a ritroso la sua storia e quella del suo paese, dalla sua nascita a oggi. Ho scoperto che il nome giusto di quello stadio è San Siro, che il ritornello di quella canzone in realtà dice Born in the USA e che il nome giusto di quel cantante è Bruce Springsteen – l’ho scoperto quello stesso pomeriggio del 1985, in effetti. Ma in fondo alla mia testa continua a risuonare la vocina di Marcello, fan terminale di Bruce Springersten infastidito da chi pensa che il suo idolo si sia montato la testa, e io non mi sono mai convinto fino in fondo a chiamare questo povero cristo col suo nome di battesimo.
[...] Ho scoperto che esiste un esercito di fanatici terminali di certe fasi della sua carriera che non hanno incontrato il favore del grande pubblico Ho scoperto che i suoi concerti sono sedute di terapia collettiva capaci di provocare visioni d’estasi mistica in quasi tutte le persone [...]
suoni / 7
settembre 2019
personaggi
LO SCULTORE CHE FU VENDUTO PER UNA BOTTIGLIA DI WHISKY... Una vita che sembra un romanzo, quella di Lonnie Holley, nato in Alabama, nel 1950, quando erano ancora in vigore le leggi segregazioniste, settimo di 27 fratelli, “rapito” da una ballerina di burlesque offertasi di aiutare sua madre, racconta di essere stato poi venduto in cambio di una bottiglia di whisky all’età di 4 anni. Passa due anni e mezzo in riformatorio, rischia di morire in un incidente, mentre una sera del 1979 in un incendio muoiono le sue due nipotine. Sconvolto, decide di rendere loro omaggio con una scultura realizzata con materiali recuperati in una discarica, posizionandola sulla tomba. Le sue sculture nel corso degli anni finiranno nei più importanti musei degli Stati Uniti mentre nel frattempo inizia a comporre musica, da autodidatta, servendosi in particolare di un vecchio Casio e un juke-box per karaoke. Mith è il suo ultimo album, pubblicato l’anno scorso, tra jazz, soul, blues, rap. In concerto sabato 7 settembre (ore 21) al bagno Hana-Bi di Marina di Ravenna
L’EX PUGILE CHE SUONA IL BLUES Ex pugile professionista (ha combattuto contro Roberto Duràn) e reinventatosi cantautore, l’americano Paul Thorn è stato scoperto da Miles Copeland (fratello di Stewart) e nel giro di pochi mesi si è ritrovato ad aprire un concerto di Sting, culminato con un contratto con la A&M. Il suo ultimo album, Don't let the Devil Ride, uscito nel marzo 2018, è balzato al primo posto della classifica blues di Billboard. Tra blues, country e rock. Venerdì 6 settembre (ore 20.30) live al Boca Barranca di Marina Romea
UN DISCO AL MESE
Come tornare bambini con l’heavy metal di Bruno Dorella *
Iron Maiden - Iron Maiden (1980) Eccoci, doveva arrivare questo momento. Quello in cui tiro fuori dall'armadio uno scheletro che ha le sembianze di Eddie, il mostro-simbolo-icona degli Iron Maiden, forse il più famoso gruppo heavy metal di sempre insieme ai Metallica. Ebbene, è successo che quest'estate è venuto a trovarmi il mio nipotino di 10 anni, diventato metallaro, imponendomi l'ascolto 24h della storia dell'heavy metal. E mi sono reso conto che nessuno di quei pezzi è mai uscito dalla mia testa, che li so ancora tutti a memoria, con i loro cambi di tempo funambolici, le loro ingenuità programmatiche, le loro armonizzazioni contrappuntistiche. E gli assoli, maledizione... Li so tutti a memoria. So esattamente quando arrivano, li preannuncio con un'imitazione aerea della rullata di batteria che li precede, seguendoli poi con con le smorfie più patetiche in una sorta di onomatopea muta. Rientro perfettamente a tempo sull'enfasi del ritornello. Ed è bellissimo, liberatorio, per chi come me è stato metallaro negli anni ottanta, e capisce perfettamente la delizia di questa regressione. Dunque, perché Iron Maiden, omonimo esordio del combo inglese? Per salvarmi la faccia, rispondo. Perché il primo disco è sempre il migliore, si sa. Perché alla voce c'è Paul Di'Anno che fa più fico da nominare rispetto al più noto cantante successivo, Bruce Dickinson. Perché c'è “Phantom Of The Opera”, la migliore canzone mai scritta dal gruppo (e so che a mio nipote farebbe piacere sapere che al secondo posto metto “Aces High”). Ma soprattutto perché, riascoltato oggi, è un disco punk. Scevro dai barocchismi dei dischi seguenti, ruvido, sanguigno, imperfetto eppure imbattibile. Avrei potuto citarvi un qualsiasi altro classico degli Iron, dal 1980 al 1988 vanno tutti bene. O un altro dei grandi gruppi heavy metal, di cui senz'altro vi ho già parlato e continuerò a parlarvi, perché si torna sempre dove si è lasciato il cuore. Se non siete mai stati metallari non capirete mai. Se lo siete stati, venite con me. Movimento veloce del collo e delle dita ad imitare Steve Harris nei pezzi più tirati (“Prowler”, “Running Free”, “Charlotte The Harlotte”, “Iron Maiden”), sguardo sognante rivolto verso l'alto sulle ballad (“Remember Tomorrow”, “Strange World”), air guitar come non ci fosse un domani sullo strumentale “Transylvania”, e poi via, liberi da ogni inibizione quando arriva “Phantom Of The Opera”. Di nuovo bambini. Finalmente. * Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum in Jack Cannon, membro di Byzantium Experimental Orchestra, GDG Modern Trio e Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.
8/
suoni CONSIGLI D’AUTORE
Gli ascolti di questo 2019, organizzando concerti...
settembre 2019
la curiosità
Gli Zen Circus abbracciano i fan nella “loro” Villa Inferno: «Venite con outfit improbabili» La rock band pisana attesa anche a Rimini per presentare il libro Andate tutti affanculo
a cura di Retropop *
John Butler Trio in concerto a Cesena il 29 giugno per “Acieloaperto”, la rassegna organizzata da Retropop Live (foto Roberta Paolucci)
Eccoli: i dischi del 2019 che più ci hanno tenuto compagnia nel corso di questo anno di ascolto e di ascolti. È un giro musicale tra i continenti, che ha portato altrove la nostra mente e spesso anche la nostra concentrazione, mentre tentavamo di ideare e organizzare concerti, in questa grande e sconfinata Città che è la Romagna. Eccoli, i dischi: un po' nel nostro stile di fare le cose, tra robusti sogni e sforzo muscolare, in ordine sparso. The comet is coming - Trust in the lifeforce of the deep mystery Trio londinese capeggiato da Mr Shabaka Hutchings, guru della scena jazz. A loro non piace essere catalogati in un solo genere, e di fatto non è possibile farlo: l'ascolto restituisce uno spettacolare affresco in cui si fondono i colori di jazz, elettronica, funk e psichedelia. Un vero viaggio, che può diventare rave. Fontaines D.C. - Dogrel Cinque ragazzi provenienti da Dublino al loro album d'esordio, attorno al quale c'è molto hype da parte della stampa. Qui ci sono il punk dei Clash, e il post punk dei Joy Division. I cinque hanno personalità da vendere, voglia di emergere e di dimostrare di essere dei veri dubliners. Little Simz - Grey Area Disco che scivola via compatto e una volta finito fa venire voglia di premere play di nuovo. Little Simz è londinese, in questo album spazia tra grime, jazz, dub, soul, r'n'b. I Hate My Village - I Hate My Village Adriano dei Bud Spencer Blues Explosion, Alberto dei Verdena, Fabio dei Calibro 35, Marco dei Jennifer Gentle decidono di formare una super band e fanno un disco al sapore della sabbia del Sahara. Il risultato è impressionante. BaianaSystem - O Futuro Não Demora Coordinate geografiche: Salvador de Bahia, dove l'Africa incontra il Brasile. La band in questione e questo album rispecchiano in maniera perfetta una caratteristica sostanziale di questo paese, ovvero la mistura di stili - dub, afoxé, samba-reggae - che rimangono sempre perfettamente riconoscibili nelle loro identità e provenienza. Lizzo - Cuz I Love You Terza prova dell'artista statunitense che vanta la presenza di Missy Elliot. È un lavoro che mette insieme r'n'b, soul, e pop da dancefloor e da alta classifica. Lizzo è ironica, sfacciata, tanto diretta da arrivare a paragonarsi ad Aretha Franklin, e il suo album è un irresistibile invito alle donne a credere in se stesse. Vampire Weekend - Father of the Bride Si è fatto attendere sei anni il nuovo album dei Vampire Weekend, e ne è valsa la pena. Un disco che supera le aspettative: album ben fatto, con 18 pezzi che finalmente ricordano e riportano alla mente cosa sia un album dream pop. È perfetto per essere ascoltato nel tragitto che da queste parti non ha stagione: casa-mare / mare-casa. * L'associazione culturale Retropop Live di Cesena è attiva sul territorio cesenate e romagnolo da 10 anni. Ha lavorato in numerosi club e collaborato alla realizzazione di eventi istituzionali, organizzando e promuovendo concerti. Dal 2013 organizza la rassegna musicale estiva "acieloaperto", giunta quest'anno alla settima edizione.
La leggenda narra che nel 2006 gli Zen Circus – nome di culto della scena alternativa italiana, da qualche tempo anche molto noti tra il grande pubblico – si persero di ritorno da un concerto nel Ravennate, imbattendosi in un cartello stradale che non poteva passare inosservato: Villa Inferno. La piccola frazione cervese è così entrata nell’immaginario della band pisana, che l’ha omaggiata titolando proprio “Villa Inferno” il disco del 2008 in cui compaiono anche mostri sacri del rock mondiale, membri di Violent Femmes, Talking Heads e Pixies. E gli Zen Circus a Villa Inferno hanno poi deciso di tornarci scientemente, organizzandovi il raduno dei fan, una sorta di festa fra amici, un compleanno anomalo, che si rinnova a cadenza biennale. La sesta edizione di questo “Raduno Zen”, come è stato ribattezzata quella che viene definita anche come «la festa/concerto più delirante della musica italiana», è in programma il 21 settembre (dalle 21 circa fino a notte fonda), al Bike Bar Cinetico della vicina Montaletto di Cervia. Gli stessi Zen Circus si esibiranno in uno speciale set “turbo-acustico” dal furgone con ospiti speciali, mentre dall'apertura sarà allestito un mini palco autogestito dal pubblico in cui chiunque potrà portare i propri strumenti e suonare (massimo due canzoni a testa). A seguire, dj-set. E leggendo il “regolamento” della serata è bene sapere che “non sono ammessi petardi di grosso calibro e fuochi volanti”, mentre sono gradite “miccette, piccole fontane, miniciccioli etc” e soprattutto maschere ed eccentrismi vari, “anzi – scrivono gli Zen Circus su Facebook – vi sproniamo a lasciarvi andare in outfit improbabili». Ma gli Zen Circus già prima della loro festa saranno in regione per presentare al pubblico (il 12 settembre alle 18 all’Ambasciatori di Bologna e il 14 dalle 19 all’Humus_Altro Festival di Rimini, vedi pagina 11) Andate tutti affanculo, il loro primo romanzo “anti-biografico”, come l’hanno chiamato. Il libro – intitolato come il loro disco della consacrazione del 2009, per Rolling Stone fra i migliori 100 album italiani di tutti i tempi – scritto dalla band insieme all’autore Marco Amerighi, uscirà il prossimo 10 settembre per Mondadori. Nel libro Appino, Ufo e Karim – voce, chitarra, basso e batteria degli Zen Circus – prestano i nomi e la vita a una storia che potrebbe essere una delle loro canzoni. Il romanzo racconta la nascita di un gruppo di ragazzi che attraverso la musica cercano di definire se stessi, e la generazione di vecchi senza esperienza dalla quale vogliono fuggire. Dal primo concerto durante un’occupazione scolastica al primo tour, fatto di viaggi in camper e notti sotto le stelle a smaltire le sbronze; dai primi innamoramenti ai primi scottanti abbandoni; dalle prime amicizie fraterne alle bugie capaci di farle vacillare. A fare da sfondo a queste vicende ci sono un’Italia a cavallo fra due millenni e una provincia che, con i suoi lavori mal pagati, le famiglie scoppiate e le “ragazze eroina”, crea dipendenza, frustrazione e rabbia. Ma anche un amore cieco e disperato per la libertà.
suoni / 9
settembre 2019
musica d’autore
la cantautrice
Teho Teardo, atteso a Forlì
L’omaggio di Teho Teardo a Man Ray e i ritmi del viaggio sulle “Strade Blu” Ultimi appuntamenti con la rassegna itinerante, che intreccia anche San Michele Ultimi due appuntamenti con il festival itinerante di folk (e dintorni) Strade Blu. All’Auditorium San Giacomo di Forlì giovedì 12 settembre “Le retour à la raison – Musique pour trois film de Man Ray” di Teho Teardo – celebre compositore di origini friulane, autore di colonne sonore per il cinema e la tv – evento frutto della collaborazione con la “Romagna Terra del Buon Vivere” (vedi pp. 22-23). Nato come spettacolo dal vivo, commissionato a Teardo da Villa Manin in occasione di una mostra su Man Ray, il progetto ha poi avuto uno sviluppo discografico, su Specula Records: il compositore sarà accompagnato da Ambra Chiara Michelangeli (viola) ed Elena De Stabile (violino), mentre sullo schermo scorreranno le immagini dei film d’arte creati dal pittore, fotografo e regista statunitense, esponente del Dadaismo, morto nel 1976 a Parigi. Nel finale, una vera e propria orchestra di chitarristi/bas-
NADA (IN DUO) AI PODERI DAL NESPOLI Venerdì 6 settembre (dalle 22.30) nell’ambito del festival “Mosto” (vedi p. 26) ai Poderi dal Nespoli (Cusercoli) concerto di Nada, in duo, in versione acustica. Ingresso libero.
sisti, eseguirà L'ètoile de mer (Marcia funebre del 1900). Il secondo appuntamento è invece in collaborazione con la storica Festa di San Michele (vedi p. 27), per una tre giorni in programma da venerdì 27 a domenica 29 settembre in piazza della Libertà, a BaTechno a Bagnacavallo con Bradley Zero e Top-Secret gnacavallo. Sul palco rispettivamente i Cucoma Combo – la nuova creatura musicale In occasione della Festa di San Michele – di cui parliamo anche a pagina 27 e di Marco Zanotti, direttore della Classica nell’articolo principale di questa pagina – dal 26 al 29 settembre all’interno delOrchestra Afrobeat, tra “carimbò brasiliala corte del convento di San Francesco, a Bagnacavallo, è in programma la quarno, afrobeat, coladeira capoverdiana, porro ta edizione di San Michele Off. Organizza il collettivo Magma che presenta ancolombiano e chimurenga dello Zimche un’installazione artistica (inaugurazione il 26 alle 18). In programma in parbabwe” –, Mediterraneo Contemporaneo e ticolare dj-set di musica house e techno con artisti di calibro internazionale coinfine lo storico batterista forlivese Vince me l’inglese Bradley Zero, uno dei più cosmopoliti dj della scena inglese (il 27 a Vallicelli con i suoi sodali del progetto “La partire dalle 23) e il francese Raphaël Top-Secret (sabato 28 dalle 23). Fevra”, dove il blues incontra (anche) il dialetto romagnolo.
10 /
suoni
settembre 2019
classica/1
classica/2
Tra concerti sinfonici e musiche antiche alla 70esima Sagra Malatestiana Al Galli di Rimini attesa la Rotterdam Philharmonic Orchestra
Dopo lo storico debutto con il maestro Muti con tanto di ospite in platea il Presidente della Repubblica, la 70esima edizione della Sagra Musicale Malatestiana entra nel vivo in settembre. Martedì 3 (ore 21) l'appuntamento è con il terzo dei cinque concerti sinfonici in calendario (i restanti sono in programma in ottobre e dicembre): al teatro Galli arriva una fra le migliori formazioni sinfoniche del Nord Europa, la Rotterdam Philharmonic Orchestra affidata alla guida dal giovane maestro israeliano Lahav Shani, scoperto dal grande Zubin Mehta. In programma due celeberrimi brani coreografici del Novecento storico,Petrushka di Igor Stravinkij e La Valse di Maurice Ravel, con il Concerto per violino in sol minore di Max Bruch che vedrà la partecipazione dell’archetto della giovane Vilde Frang (nella foto). La Sagra Musicale Malatestiana rinnova anche per questa edizione l’attenzione nei riguardi della musica antica con un ciclo di appuntamenti che prosegue l’11 settembre a Castel Sismondo con un omaggio a Leonardo da Vinci con il soprano Arianna Lanci, Marianne Gubri all’arpa rinascimentale e Marco Muzzati ad alternarsi ad alcuni strumenti a tastiera ricreati dall’inesauribile inventiva del genio rinascimentale di cui si celebra il quinto centenario della morte. Alla Chiesa del Suffragio di Savignano (18 settembre) il concerto di Francesco Tasini sull’organo Callido è invece una preziosa occasione per valorizzare il patrimonio musicale del territorio di Rimini, con un programma che spazierà da Alessandro Scarlatti a Johann Sebastian Bach. Infine con il soprano Laura Catrani accompagnata al
clavicembalo e all’organo da Claudio Astronio (29 settembre) alla Sala Pamphili prenderà vita l’originale sequenza di pagine musicali che va a comporre Highlands and Sea, contrappunto vocale e strumentale che oscilla tra Seicento e Novecento, Monteverdi e Purcell, per toccare il Novecento con Part e Glass.
L’ORCHESTRA CINESE DI SINGAPORE ALL’EMILIA ROMAGNA FESTIVAL Ultimi appuntamenti della rassegna itinerante Emilia Romagna Festival prosegue in Romagna all’insegna dei giovani talenti con la fisarmonica di Lorenzo Albanese (nella foto) che allieterà la serata del 2 settembre al Giardino della Biblioteca di Alfonsine, con un programma pirotecnico che, tra Pachelbel e Rossini, proporrà una reinterpretazione di alcuni brani classici ripensati per questo eclettico strumento. “Serata a lume di candela” il giorno dopo alla Rocca di Riolo Terme con il clarinettista Claudio Mansutti e l’ensemble di fiati Il Cantiere dell’Arte, tutto composto da giovani strumentisti a fiato, impegnati in brani di Mozart e Beethoven. Sono tutte prime esecuzioni italiane, invece, quelle presentate dalla Singapore Chinese Orchestra diretta da Tsung Ye, alla Chiesa di San Giacomo di Forlì (venerdì 6 settembre alle 21), con un mix inaspettato di strumenti della tradizione occidentale e orientale, interpretando parimenti mondi di fiaba a vaghe atmosfere mahleriane fino al piccolo gioiello “Arise, You Lion Of Glory!” del compositore Gordon Fung Dic-Lun di Hong Kong che, con questo brano per pipa (il liuto cinese a quattro corde) e orchestra, ha vinto il Concorso internazionale di Singapore per composizione orchestrale di musica cinese. Il concerto di chiusura è invece dedicato alla “Grande Lirica”, in programma per sabato 7 settembre poco fuori i confini della Romagna, a Villa La Babina di Sasso Morelli, e affidato a due stelle internazionali: il soprano Cinzia Forte, applaudita nelle opere di Belcanto e particolarmente apprezzata per le sue interpretazioni in importanti sedi concertistiche e il baritono Giovanni Meoni ospite fisso del Metropolitan Opera di New York e del Wiener Staatsoper di Vienna, accompagnati al pianoforte da Marco Scolastra. In programma alcune delle più celebri arie della lirica, con particolare attenzione a Verdi e Francesco Paolo Tosti.
scene / 11
settembre 2019
comico
TEATRO DI STRADA Il festival europeo a Faenza e dintorni, con laboratori partecipati e sei spettacoli in prima nazionale
BRIGNANO IN PIAZZA A CERVIA Termina il 7 settembre in piazza Garibaldi, a Cervia, la tournée di Enrico Brignano, protagonista questa estate con Un'ora sola vi vorrei, il suo nuovo one-man-show che sfida e rincorre il tempo. «A spasso nel suo passato, tra ricordi e nuove proposte che rappresentano un ponte gettato sul futuro – si legge nella cartella stampa –, il celebre comico passeggia sulla linea tratteggiata del nostro presente».
IL FESTIVAL Tra musica e mondo solidale all’Humus
circo contemporaneo
Il 13 e il 14 settembre a Rimini (via Covignano 302) è in programma l’Humus Altro Festival, organizzato dall’omonima organizzazione di volontari nata nell’ambito di Pacha Mama, associazione riminese che promuove il commercio equo e solidale. Oltre a tavole rotonde su temi cari all’associazione, da segnalare momenti di spettacolo come i concerti di Urgonauts, Espana Circo Este e della band del Circo Paniko (vedi fotonotizia qui a fianco) mentre sabato 14 alle 19 il celebre gruppo rock toscano Zen Circus (vedi pagina 8) presenta il romanzo “Andate tutti affanculo”.
Quevida
Dal 3 al 13 settembre è in programma a Faenza (e nei comuni di Brisighella, Solarolo, Castel Bolognese, Riolo Terme e Casola Valsenio) il festival europeo del teatro di strada, organizzato dal Teatro Due Mondi nell’ambito del progetto europeo “Mauerspringer (saltatori di muri)”, cofinanziato dal programma Creative Europe dell'Unione Europea. Un festival che vuole essere un mezzo per «superare il muro dell’indifferenza» e «per creare un dialogo tra le persone». Otto compagini artistiche internazionali provenienti da sei Paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Serbia, Polonia, Repubblica Ceca) e tre italiane saranno protagoniste con quattro laboratori teatrali partecipati (nella foto quello, dalla Polonia, di Krzysztof Żwirblis), dieci diversi spettacoli (16 repliche) di cui sei in prima nazionale e una mostra fotografica diffusa sul rapporto fra teatro di strada e spettatori in Europa. Il programma giorno per giorno sulla pagina Facebook e sul sito mauerspringer.eu.
SpiaggiaQueVida
TORNA IL “PANIKO” A RIMINI Dal 6 al 15 settembre tra le vigne dell’azienda agricola San Valentino di Rimini (ingresso in via Tomasetta 13) torna in Romagna il Circo Paniko, collettivo di circo contemporaneo che unisce numeri acrobatici, musica dal vivo e comicità. Tutti i giorni (tranne il lunedì e il martedì) alle 21, con prenotazione (fortemente consigliata, visti i posti limitati) al 333 6298118. Sotto il caratteristico tendone (nella foto) andrà in scena lo spettacolo Gran Cabaret Paniko.
12 /
scene
settembre 2019
teatro contemporaneo
Tra rimozione, rinascita e sopravvivenza al via la nuova edizione di un festival “sotterraneo” Ventiseiesimo anno per Crisalide, la manifestazione forlivese curata da Masque che quest’anno è ispirata al fisolofo Aby Warburg. Venticinque compagnie in scena e molti momenti di riflessione e approfondimento di Iacopo Gardelli
Crisalide fa parte di quei festival italiani sotterranei, indipendenti e testardi, quei festival che si ostinano a sopravvivere di nascosto, nelle resistenze inerziali della provincia, lontano dal clamore e dalla luce mediatica. Da ben 26 anni i Masque portano avanti questo progetto, che per 6 giorni riunisce a Forlì, nella loro sede al teatro Félix Guattari, alcuni protagonisti del teatro sperimentale, della danza e della performance contemporanea. Senza mai dismettere l'abito del confronto dialettico e filosofico, marchio di fabbrica della compagnia forlivese: Crisalide appaia opera e pensiero, spettacolo e riflessione, come si evince dal programma che quest'anno prevede 25 artisti e 26 incontri dal 6 a 15 settembre. Ne ho parlato con Lorenzo Bazzocchi, direttore artistico del festival, partendo dal difficile titolo warburghiano dell'edizione di quest'anno. La vostra passione per il pensiero filosofico non è un segreto. Quest'anno, come titolo, avete usato un concetto di Aby Warburg, Nachleben, che lo storico dell'arte usava per indicare la sopravvivenza delle forme antiche nell'arte moderna. Perché? «Come sempre accade per Crisalide, il titolo non è una precisa indicazione di lavoro. Il tema indica una sorta di habitat all'interno del quale ci muoviamo, sia nei mesi di ideazione del festival, sia durante gli studi di
Alessandra Cristiani (foto D.Vita)
compagnia. Una linea di studio che esploriamo per trovarci pronti e allenati allo scambio con altre menti». Cosa vi interessa del concetto di Warburg? «Warburg ci allena allo studio delle immagini. Un artista, un danzatore o un performer individua sempre degli stilemi che sembrano aprire nuove strade. In poche parole, si tratta della rimozione e del ritorno del rimosso: la rinascita di queste figure, che sembrano appartenere al passato, è la cosa più
evidente nelle prime fasi di tutti i lavori artistici. Ma le sopravvivenze ci parlano anche di una situazione teatrale sempre sull'orlo della scomparsa. Ci concentriamo su ciò che sopravvive». Il tema della precarietà della scena teatrale italiana è al centro dei momenti di riflessione che Raimondo Guarino curerà per il festival. In questi 25 anni di Crisalide, avete notato una contrazione della scena indipendente? «Più che decadimento o contrazione,
quello che osservo è soprattutto una stasi. Abbiamo avuto a che fare spesso con amministrazioni che lasciano i territori a se stessi, con una sussidiarietà un po' becera a volte. Il panorama di tante realtà (penso al Teatro i, ai Fanny & Alexander, ai Kinkaleri, ad Ateliersi) mostra una realtà di produzione che sopravvive con un sistema misto: a fianco di professionalità retribuite, esiste il fenomeno dell'adesione volontaria, che è il centro fondamentale di tutte queste attività. Questo viene completamente ignorato dalle nostre amministrazioni: è una manchevolezza gravissima. E in futuro potrebbe essere anche peggio: le giovani compagnie hanno difficoltà estreme per gli sbarramenti dei budget, che rimangono altissimi. Si preferisce salvaguardare le grosse realtà, che favoriscono i monopoli e che rassicurano i nostri politici». Scrivete che ciò che vi interessa non è tanto la rappresentazione ma la processualità. Cosa intendete? «In teatro ci si ferma spesso alla punta dell'iceberg della rappresentazione finale davanti al pubblico. Si dimentica però che dietro all'opera c'è sempre un processo lungo, complesso, legato alla vita degli artisti. Con Crisalide vogliamo far comprendere che dietro certe rappresentazioni ci sono studi e vicende di creazione che, sebbene spesso non abbiano la possibilità di essere viste, è bello conoscere. Ci piacciono queste forme ibride,
scene / 13
settembre 2019
IL PROGRAMMA Da Roberto Latini a Daniele Albanese: gli appuntamenti del festival Crisalide Già da qualche anno, come spiegato dal direttore artistico Lorenzo Bazzocchi, il festival Crisalide si struttura diversamente a seconda del giorno della settimana. Venerdì, a spettacoli più lunghi – attorno ai 45 minuti – si affiancano momenti di riflessione e teoria. Il primo venerdì, il 6 settembre, la danzatrice Francesca Proia terrà la lettura L'esperienza interiore, a cui seguirà il solo di danza di Alessandra Cristiani intitolato Clorofilla, su testi di Marcello Sambati. A seguire il professore di storia del teatro Raimondo Guarino dialogherà con gli artisti e con la fotografa Samantha Marenzi. Il secondo venerdì, 13 settembre, torna ospite a Crisalide un protagonista del teatro italiano contemporaneo, Roberto Latini, con uno studio intitolato Amleto + Die Fortinbrasmaschine. Partendo da Heiner Müller, Latini tenta una riscrittura della riscrittura di Amleto, uno spettacolo quasi radiofonico nel quale la presenza fisica dell'attore è ridotta fino a scomparire. Segue Kiva, performance dei padroni di casa che i Masque avevano già presentato al Rasi di Ravenna l'anno scorso. Kiva declina in gesto, movimento e macchine il concetto warburghiano di Nachleben che dà il titolo all'edizione. I sabati prevedono invece un più fitto cartellone di appuntamenti, fra danza, performance e concerti brevi – quasi sempre sui 30 minuti. Il 7 settembre, fra gli altri, troviamo nomi importanti come Daniele Albanese, ospite con il suo balletto VON solo; la compagnia italo-tedesca Barletti-Waas con Natura morta con attori, spettacolo scritto dal giovane drammaturgo Fabrizio Sinisi; Pietro Babina con la lettura Gaming e i friulani Cosmesi con la performance Cosmesi fa un live, opera a metà strada fra musica e teatro nella quale gli attori imparano a suonare davanti al pubblico. Il 14 settembre aprono la giornata gli autoctoni Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, video-artisti e direttori di Ibrida festival; a seguire, cito l'incontro con Clemente Tafuri, David Beronio e Roberta Nicolai di Teatro Akropolis, che proporranno video tratti dalle loro performance; la coreografa Paola Bianchi con Waste movements; i bolognesi di Ateliersi, con una versione da camera del loro Soli, opera che si concentra sul tema del lavoro miscelando elementi pirandelliani da Pensaci, Giacomino! e dal cinema di Aki Kaurismaki; e Ivan Fantini, scrittore e cuoco romagnolo che leggerà la sua ultima opera intitolata Io la vedevo, dovevo. Infine, le domeniche di Crisalide, rispettivamente l'8 e il 15 settembre, sono dedicate alla critica e alla riflessione. Le tavole rotonde, intitolate Ricerca di un linguaggio, saranno animate dal professore Raimondo Guarino e dal critico Lorenzo Donati di Altre Velocità. Info: crisalidefestival.eu. (ia. ga.)
in progress, come quella di sabato 7 settembre di Lea Barletti e Werner Waas, Natura morta con attori. Un esperimento che è possibile solo nei nostri spazi, dove i lavori sono sufficientemente protetti». Il programma di quest'anno è molto ricco, comprende 25 ospiti in 6 giorni. Ce lo illustra in breve? «Il festival, già da qualche anno, si sta strutturando in una doppia fase. Ad esempio, venerdì 6 ci saranno le performance di Francesca Proia e Alessandra Cristiani, a cui seguirà l'incontro con Raimondo Guarino, la fotografa Samantha Marenzi e Marcello
Sambati, autore dei testi della Cristiani. Così, a una performance viene quasi sempre affiancato un momento di studio e approfondimento. Discorso diverso per i sabati, quando nei sabati cerchiamo di offrire molteplici esperienze di durata sufficientemente breve, intervallati da letture. Tra i momenti più importanti segnalo JUMP!, il lavoro della compagnia Opera Bianco, sabato 7, affiancato dall'incontro col critico d'arte Simone Azzoni. O ancora, il 13 settembre, Roberto Latini presenterà un lavoro su Shakespeare, un Amleto tutto vocale, quasi radiofonico, che mira ad eliminare ogni presenza scenica. In-
fine, mi piacerebbe citare la lettura di Pietro Babina di Teatrino clandestino: un attore che ha attraversato il teatro degli ultimi 30 anni, una figura presente e preziosa per tutti noi». Vedo che le domeniche sono dedicate ai momenti più teorici. «Le domeniche saranno occupate quasi completamente dalle tavole rotonde di Raimondo Guarino e Lorenzo Donati. Ma non solo. Penso ad esempio alla mia conferenzalaboratorio su Nikola Tesla il 15 settembre, dove cercherò di dare al pubblico delle cognizioni per poter costruire le sue famose
Roberto Latini
macchine». Ho notato anche un “Corso per ragazze indipendenti”, curato da Eleonora Sedioli e Eva Geatti. Di che cosa si tratta? «È un laboratorio di carattere pratico, esclusivamente per donne, nel quale s'impara a darsi gli strumenti per possibili costruzioni di falegnameria e metallurgia, da usare eventualmente come scenografie. Sono molto curioso anch'io di capire cosa uscirà da questa collaborazione fra Eleonora ed Eva, che probabilmente sarà una prima tappa di un progetto più lungo».
5.108 film iscritti da 125 paesi "Un Mondo di Cinema"
FORLÌ (ITALY) 4-13 OCTOBER 2019
www.sedicicorto.it | info@sedicicorto.it |
14 /
scene
settembre 2019
BAEDEKER
debutto
Guida teatrale per spettatori nomadi
Cosa vedere dopo l’incredibile spettacolo della politica agostana... di Iacopo Gardelli
TRA CIBO E TEATRO, IL PANE E PETROLIO DI ALBE E ARIETTE In scena al Rasi di Ravenna dal 17 settembre al 2 ottobre alle 20 (la domenica alle 12, pausa lunedì 23 e 30 settembre) arriva il nuovo spettacolo Pane e petrolio di e con Paola Berselli, Luigi Dadina (nella foto), Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini, una coproduzione Teatro delle Ariette, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro. In una scena condivisa da attori e spettatori, intorno a un grande tavolo-mensa, si dipana il racconto di una generazione che ha attraversato il guado dalla civiltà contadina a quella operaia, per ritrovarsi in un mondo in cui tutto sembra sbriciolarsi e dove, tra i resti, si fanno spazio diverse intolleranze alimentari e sociali. Alto e basso, passato e presente, tragico e comico si intrecciano nel tempo di una cena-spettacolo, dove condividere i fatti esclusi dai libri di storia e le parole dei poeti, da Pasolini a Frenaud.
TEATRO MUSICALE Gli studenti del Maderna si misurano con il Rigoletto Al Bonci di Cesena dal 21 al 22 settembre va in scena il melodramma in tre atti Rigoletto di Giuseppe Verdi all’interno del progetto “Primo Palcoscenico” curato dal Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena che ha l’obiettivo di favorire il debutto teatrale di giovani cantanti già maturi per calcare i palcoscenici e contemporaneamente offrire un’esperienza didattica agli studenti del Conservatorio, che collaborano alla realizzazione di un’opera.
STAND GASTRONOMICO AL PARCO PERTINI con specialità romagnole e piatti speciali a base di uva GIOVEDÌ 12 CENA MULTIETNICA ore 19.30 VENERDÌ 13 apertura stand ore 18.00 SABATO 14 apertura stand ore 18.30 DOMENICA 15 apertura stand ore 12.00 e ore 18.30 Per informazioni su tutti gli eventi
www.rioloterme-proloco.it prolocorioloterme@gmail.com
Riolo Terme Pro Loco
In agosto ho cominciato a sentire la mancanza di un po' di buon teatro, lo ammetto. È come per le dipendenze: quando arriva la crisi d'astinenza sei impreparato, non sai dove posare gli occhi. Cominciavo a disperare, quand'ecco arriva la crisi di governo ferragostana: una boccata d'aria fresca. Nell'emiciclo i nostri politici si sono davvero superati: intonazioni, retorica, gesti, birignai degni di comparire sui palchi dei teatri italiani, come titoli fissi dell'abbonamento. Una regìa che sembrava pensata da un professionista. C'erano tutti i tipi giusti per uno spettacolo di successo: l'omaccione sbaciucchiante, il cattivo rozzo e violento che pare scritto da Tennessee Williams; l'avvocato di provincia, il mauvais sujet repenti che stupisce tutti con una retorica altisonante e cristallina, vibrando un monologo senecano; il furbetto toscano che alza il ditino accusatorio, e sgomita per tornare in scena con una tartuferia impensabile anche per il migliore Molière; e ancora, l'anziano saggio dell'opposizione, che con mutria sicula lancia le sue stilettate al governo e sbaglia le parole, biascicando come un anziano personaggio di Beckett. Purtroppo spettacoli del genere accadono una volta ogni due-tre anni. Per consolarci vediamo cosa offre la neonata stagione teatrale romagnola. In realtà, i cartelloni ufficiali non sono ancora iniziati; ma qualche festival a macchia di leopardo riempie il vuoto di settembre. Di Crisalide, a Forlì dal 6 al 15 settembre, si è già parlato in queste pagine (12-13), a cui rimando i miei lettori. A Ravenna, dal 7 al 15, c'è Ammutinamenti (vedi p. 15) che, seguendo un approccio ormai sempre più collaudato, non disdegna di ibridare la danza contemporanea con la performance, fino ad arrivare a forme che non sono troppo distanti dal teatro. Tra i tanti appuntamenti segnalo, il primo giorno di festival, Deriva traversa, la perfomance targata Dewey Dell/Teodora Castellucci, Graces di Silvia Gribaudi, il 10, e l'esito del laboratorio curato dai Nanou, compagnia ravennate, intitolato Alphabet et Ultra (15 settembre). Altri festival interessanti sono il Mauerspringer, festival di europeo del teatro di strada, promosso dal Teatro Due Mondi, e il Cantiere poetico per Santarcangelo. Il primo si svolgerà naturalmente Mariangela Gualtieri all'aperto, dal 3 al 13 settembre, in vari luoghi della Romagna faentina (Faenza, Brisighella, Solarolo, Castel Bolognese, Riolo Terme e Casola Valsenio), e vede la partecipazione di tanti artisti internazionali, dalla Francia all Repubblica Ceca, dalla Spagna alla Polonia (mauerspringer.eu, vedi anche pagina 11). Il secondo rinnova l'impegno poetico di una città, Santarcangelo, che ha dato molto alla lirica italiana del Novecento. Tantissimi gli incontri dall'8 al 15 settembre, non solo strettamente letterari: ad esempio, il 12, al teatro Il Lavatoio, un adattamento de La ragazza Carla di Elio Pagliarani firmato da Federica Bastoni e Marcello Gori; e il 13 la prima rappresentazione de Il guscio rotto, ultima fatica di Mariangela Gualtieri (cantierepoetico.org, vedi pagina 26). L'unica città in cui la stagione inizia prima è Ravenna. Qui, al Rasi, va in scena il primo spettacolo della Stagione dei teatri, un fuori abbonamento in scena dal 17 settembre al 2 ottobre. Parlo di Pane e petrolio, firmato dall'anima terrestre del Teatro delle Albe, Luigi Dadina, in collaborazione con la storica compagine bolognese del Teatro delle Ariette. Un racconto ampiamente autobiografico e generazionale, nello stile di Dadina; e allo stesso tempo un convivio sacro, legato al cibo, nello stile delle Ariette.
scene / 15
settembre 2019
il festival
Tra spaesamento e radicamento torna la danza di Ammutinamenti Dal 7 al 15 settembre il festival che ruota intorno alle nuove proposte della coreografia emergente a Ravenna, tra centro storico, Darsena e, da quest’anno, anche il Socjale di Piangipane
Lo spaesamento, che deriva da una caduta della certezza dei vecchi confini spazio-temporali, e il radicamento, necessario per un nuovo modo di abitare la casa collettiva in cui viviamo, sono le due parole chiave per raccontare la XXI edizione di Ammutinamenti festival di danza urbana e d’autore a cura dell’Associazione Cantieri Danza, dal 7 al 15 settembre a Ravenna. Il centro gravitazionale del festival è da sempre la Vetrina della giovane danza d’autore (12 - 14 settembre), novità di questa edizione, oltre agli spazi dell’Almagià, le sale di Palazzo Rasponi dalle Teste e della Biblioteca Classense, la Vetrina trova un nuovo spazio al Socjale di Piangipane. Si alternano inoltre i lavori di coreografi già affermati sulla scena della danza. Il coreografo Nicola Galli presenta De rerum natura, vincitore del premio Danza&Danza 2018, come miglior coreografo emergente, (9 settembre, Almagià, ore 21). Gradito ritorno di Silvia Gribaudi, entrata a pieno titolo tra i coreografi più significativi a livello nazionale, che presenta Graces (10 settembre, Artificerie Almagià, ore 21), spettacolo vincitore di CollaborAction #4 2018/2019 del Network Anti-
corpi XL. Ritornano a Ravenna, Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, giovane e talentuosa compagnia emergente, che presentano un lavoro dal titolo Harleking (11 settembre, Almagià, ore 21). Negli spazi urbani della città i lavori dei coreografi: Hisashi Watanabe coreografo giapponese che, negli spazi degli antichi chiostri francescani, è in scena con Inverted tree (7 settembre, ore 16); Fabrizio Favale con Argon è in Piazza Kennedy (7 settembre, ore 17.30); Dewey Dell/Teodora Castellucci presenta nelle sale di Palazzo Rasponi dalle Teste lo spettacolo Deriva traversa (7 settem-
bre, ore 18). La compagnia ravennate gruppo nanou presenta Alphabet et Ultra – esito del percorso di formazione rivolto a danzatori e danzatrici (15 settembre, ore 15 e in replica ore 16, Almagià). Attesa per il progetto Sedimenti che, dopo il recente debutto a Matera e il percorso in Giovani artisti per Dante a Ravenna nell’ambito di Ravenna Festival e la residenza creativa presso gli spazi del Museo Classis, approda in piazza San Francesco, in scena li coreografo libanese Bassam Abou Diab, lo spagnolo originario del Nicaragua Yeinner Chicas e gli italiani Olimpia Fortuni e Leonardo Maietto in Who cares? Ecologia del dialogo - nell’ambito di Sedimenti, sezione del progetto Petrolio. Natura e Uomo nell’era dell’Antropocene per Matera Capitale della Cultura 2019 (13 settembre, ore 17). Si conferma il crescente interesse per Prove d’Autore con protagonisti: Marco D’Agostin con Balletto di Roma, Francesca Foscarini con Balletto di Toscana, Moreno Solinas & Igor Urzelai con MM Contemporary Dance Company (sabato 14 settembre ore 21, Almagià).
Il Festival “Ammutinamenti” è promosso da Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura, con il contributo di Dipartimento dello Spettacolo dal Vivo - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Regione Emilia-Romagna e il patrocinio della Provincia di Ravenna. Nella foto un’immagine da “Graces”. Foto di Giovanni Chiarot
Da segnalare, l’ormai tradizionale appuntamento con Garage Sale, cantiere creativo in cui si incontrano vintage, musica e fotografia e i “dialoghi” curati da Sabina Ghinassi per il progetto Appunti per un terzo paesaggio, in collaborazione con Rete Almagià (8 settembre dalle 10 alle 19 – Almagià e Darsena di città). Appuntamento fisso di Ammutinamenti per le famiglie è con CorpoGiochi OFF, laboratorio di movimento per adulti e bambini dai 5 anni (8 settembre dalle 10 alle 13, all’Almagià). Il coreografo Nicola Galli, porta al festival anche Genoma scenico teens, una performance danzata che nasce dal lavoro svolto nel laboratorio intensivo per giovani danzatrici in formazione (8 settembre, Almagià, ore 15.30 e 17). Di grande interesse il progetto Invito alla danza, per il quale, quest’anno, le scuole di danza e i gruppi informali della città presentano il progetto Re:Rosas !(7 settembre ore 17 – Piazza San Francesco). Sempre nella giornata di apertura il progetto Device, esito finale del laboratorio condotto da Monica Francia, nell’ambito di CorpoGiochi, dedicato a giovani del territorio tra i 12 e i 22 anni. Novità di questa edizione lo spettacolo di danza contemporanea dedicato ai bambini: Simposio del silenzio (studio) di Lucrezia Maimone/Zerogrammi, spettacolo vincitore di CollaborAction Kids 2018/19 (15 settembre, Artificerie Almagià, ore 12). Info: www.cantieridanza.it/festivalammutinamenti.
16 /
visioni
settembre 2019
l’intervista
Dorella: «Con la sonorizzazione dei film si riesce a coinvolgere un pubblico diverso» Il musicista torna al festival Soundscreen di Ravenna con il nuovo progetto sul film Le Révélateur di Erika Baldini
Con Bruno Dorella – musicista autodidatta, chitarrista, batterista, produttore, fondatore di alcuni dei più importanti progetti dell'underground musicale italiana, dai Wolfango (il primo gruppo) passando per OvO, Bachi da Pietra, Ronin, sino all'ensamble Byzantium Experimental Orchestra, novello realizzatore di un primo album solista (Concerto per chitarra solitaria, Bronson Recordings) – è un piacere parlare di tutto. Di musica ovviamente. Ma anche di cinema. Con la sua ultima creatura, il duo Tiresia, Dorella sonorizzerà dal vivo il film sperimentale Le Révélateur (1968), tra i principali eventi del cartellone SoundScreen Film Festival, la rassegna ravennate dedicata al rapporto tra cinema e musica, dal 21 al 28 settembre presso il Palazzo del Cinema e dei Congressi. Non è la prima volta che questo eclettico artista si occupa di musica per immagini. Se diamo un'occhiata alle varie rassegne e festival di cinema (e non solo) in giro per l'Italia, in ogni programma troviamo almeno una sonorizzazione dal vivo. Pare una moda. Come ti rapporti a questo, tu che hai musicato diversi film live? «Quello che dici è assolutamente vero. C'è una piccola controtendenza, per fortuna. Non so in ambito cinema, ma per la musica c'è una tendenza generale all'impoverimento della proposta, anche del mercato; è un momento abbastanza problematico per la fruizione della musica, sia dal vivo che non. Invece le sonorizzazioni sembrano funzionare bene. La commistione tra le arti, tra cinema e musica, sembra vivere un momento positivo. C'è questa tendenza in atto, tra l'altro ci è capitato di avere più pubblico per una sonorizzazione che per un normale concerto! Magari con la sonorizzazione si riesce a coinvolgere un pubblico diverso, quello che normalmente non va ai concerti. Magari anche persone che hanno bisogno di eventi ad orari diversi rispetto a quelli normali di inizio di un concerto». Probabilmente a Ravenna sei stato tra i primi musicisti a dedicarti a questo tipo di spettacolo, specie per quanto riguarda accompagnamenti diciamo non tradizionali ma con musiche “moderne”, create ad hoc per l'evento. Quando è nato questo interesse? Il primo film sonorizzato dal vivo? «Si, a questa tendenza più libera della sonorizzazione “contemporanea” - non la classica sonorizzazione su immagini né tantomeno la semplice esecuzione della colonna sonora originale come sottofondo, come ai tempi del muto – sto lavorando da tempo, da prima che fosse una moda. La prima sonorizzazione che ho fatto è stato Nosferatu, un classico, con gli Ovo, credo nel 2003, commissionata dal cinema Detour di Roma, 16 anni fa quindi la mia prima esperienza in assoluto. Però avevo già collaborato a colonne sonore propriamente dette, in studio. Ma una delle cose più belle e più stimolanti che io abbia mai fatto in questo campo è la sonorizzazione de L'Isola di Kim Ki-Duk, con i Ronin. Un film piuttosto duro, al contrario di altre sonorizzazioni fatte. Risultò talmente forte che alcuni spettatori rimasero abbastanza disturbati. Ricordo i dibattiti alla fine della performance...». Lo hai portato anche a Ravenna, nel 2013 credo... «Si, qui andò molto bene, nessuna obiezione sulla scelta del film. Altrove ci fu un po' di discussione sull'opportunità di musicare un'opera così, che invece per me è un capolavoro di poesia. A Ravenna abbiamo musicato per vari festival L'Inferno con la Byzantium Experimental Orchestra, Deserto rosso, un paio di volte Frankestein con gli Ovo, lo scorso anno The Unknown di Browning con i Ronin al SoundScreen Film Festival».
Sotto: Bruno Dorella (a sinistra) e Stefano Ghittoni. Nella foto grande un’immagine da Le Révélateur
Dove a settembre tornerai con i Tiresia e Le Révélateur. «È un progetto di musica vicino all'ambient, non totalmente ambient però è il genere a cui siamo più vicini. Stefano Ghittoni (l'altra metà di Tiresia, ndr) è un producer di Milano che ha un gusto sull'elettronica sopraffino. Abbiamo diversi progetti insieme e avevamo voglia di farne uno ambient. La cosa è nata tra di noi perché stavamo cercando immagini da proiettare ai nostri concerti. Lui mi ha parlato di questo film di Garrel: è eccezionale, devi vederlo. L'ho guardato e le immagini erano talmente meravigliose che sarebbero state sprecate se usate solo come pura proiezione di fondo. Facciamone una vera e propria sonorizzazione, ho pensato. Poco tempo dopo mi contatta il Pesaro Film Fest e mi sembra proprio che siano stati loro a propormi di sonorizzarlo dal vivo alla loro ultima edizione. Troppo bello, non è possibile che mi venga proposto il film di cui stavo parlando con Stefano! Quindi andava fatto e lo abbiamo fatto. È un film oscuro, un po' di nicchia ma ha sempre esercitato un gran fascino sui musicisti. Ricordo ad esempio che la copertina di Oedipus Schmoedipus, il disco più famoso di Barry Adamson, uno che lavora tantissimo con le colonne sonore, è proprio l'immagine folgorante del bambino e della madre di Le Révélatour. Il disco stesso è ispirato al film. Questa sequenza di immagini in b/n senza suono, senza dialogo, esercita un fascino potente. Progetti futuri, altri film su cui ti piacerebbe lavorare? «Ce ne sono tanti! Mi piacerebbe moltissimo con gli Ovo continuare il ciclo di Frankestein e quindi musicare Bride of Frankenstein, che a detta di molti è più bello del primo originale. Fare anche con gli OvO L'Inferno, fatto in precedenza con la Byzantium. Con i Ronin mi piacerebbe fare qualche classico delle arti marziali cinesi. E altro che davvero mi piacerebe sonorizzare è il nuovo porno, il porno alternativo, tutta la scena berlinese, l'industrial porn, il queer porn...».
IL FESTIVAL Quarta edizione per Soundscreen che festeggia (anche) i 70 anni di Tom Waits Cinema e musica, questa l’accoppiata che apre l'autunno festivaliero a Ravenna: torna in città con la sua nuova, quarta, edizione Soundscreen Film Festival. La manifestazione (diretta dal nostro collaboratore Albert Bucci, organizzata dall'Associazione Culturale Ravenna Cinema in collaborazione con il Comune di Ravenna) si terrà dal 21 al 28 settembre al centrale Palazzo del Cinema e dei Congressi di Largo Firenze 1. Soundscreen è uno dei pochi festival cinematografici dedicati interamente al rapporto tra cinema e musica. Dalla fiction al biopic, dai documentari al genere musical, con una speciale attenzione al lavoro di ricerca e sperimentazione dei nuovi talenti internazionali, SSFF propone opere filmiche in cui la musica è protagonista, opere dove la colonna sonora è identità stessa del film, tema principale della narrazione: la Musica come elemento fondamentale del Cinema, il Cinema come fonte d'ispirazione per la Musica. L'evento principale della rassegna è il Concorso Internazionale per Lungometraggi, affiancato dal Concorso Internazionale per Cortometraggi: un'accurata selezione della migliore e più recente produzione cinematografica mondiale in formato lungo e corto. Ma il programma conta anche su eventi esclusivi. Numerose sone le anteprime, gli incontri e gli appuntamenti come il Panorama sulle ultime tendenze, le sonorizzazioni dal vivo - tra le anticipazioni, Bruno Dorella col suo nuovo progetto Tiresia musica Le Révélateur (1968) di Philippe Garrel (vedi articolo); Earthset e Luca Maria Baldini accompagnano live il primo film fantascientifico prodotto in Italia, L'uomo meccanico (1921) di André Deed - e uno speciale omaggio: Soundscreen festeggia le 70 candeline di un grandissimo della musica che spesso ha incrociato il suo percorso artistico con la settima arte, Tom Waits. Di questo massimo autore del '900, cantautore crepuscolare, musicista, attore, verrà messa in risalto la collaborazione con Jim Jarmush, poetico cineasta, tra i principali rappresentanti del cinema indipendente statunitense.
visioni / 17
settembre 2019
film da non perdere
Quando il cinema “rimonta” la storia: il nuovo capolavoro di Tarantino Arriva in sala C’era una volta... a Hollywood, un film in cui il mitico regista esce dalla struttura della tragedia greca per esplorare invece un multiverso
Segnatevi il giorno, il 18 settembre 2019: C’era una volta... a Hollywood: l'ultimo grande capolavoro del mitico Quentin Tarantino. È il 1969 a Los Angeles. L’industria del cinema sta evolvendo, i tempi cambiano in fretta. L’attore Rick Dalton (Leonardo Di Caprio) e la sua controfigura nonché amico del cuore Cliff Booth (Brad Pitt) stanno cercando di uscire dalla loro crisi lavorativa. Rick era diventato abbastanza noto negli anni ’50 come interprete di una serie western in cui era il bounty killer protagonista, e in diversi film di guerra anti nazisti: ma ora le offerte sono scarse e il suo agente Martin (Al Pacino) riesce a procurargli solo piccole parti. Rick di fatto stipendia come suo assistente l'amico Cliff – del quale in tanti (a partire da Ken Russell) sospettano che abbia ucciso la sua ex moglie, pur se non ci sono mai state prove. Prima novità: Rick scopre che i suoi nuovi vicini di villa, appena trasferitisi a Hollywood, sono Roman Polanski e la moglie Sharon Tate (Margot Robbie). Sogna di entrare in conoscenza, chissà, forse qualcosa salterà fuori?... E intanto Cliff litiga con una comunità di hippies (tra cui Dakota Fanning) legata a Charlie Manson, e sfida Bruce Lee durante la pausa di un film; Rick si trasferisce in Italia, dove la sua carriera ha una svolta e interpreta numerosi western e polizieschi, sposandosi con un'attrice italiana e tornando a Los Angeles insieme a lei. Non ha mai conosciuto i suoi vicini: e ora Sharon Tate è rimasta incinta... E qui mi fermo con la trama del film. L’incipit “C’era una volta...” in letteratura richiama sempre le favole; ma nel cinema è indissolubilmente legato a Sergio Leone: C’era una volta il West e C’era una volta in
America. Da qui parte Tarantino: da come la Storia e il Tempo sono ricreati nel cinema, attraverso il linguaggio dell'arte filmica. Per Sergio Leone, e quindi anche per Tarantino, ogni evento produce un'immagine, ma anche ogni immagine può generare un evento; e quindi ogni storia può diventare un film, e ogni processo di tempo essere un montaggio di sequenze. Qui non si tratta di realtà contro sogno, come se ci fosse una dimensione vera contrapposta a quella onirica. Sappiate, per sgombrare ogni possibile dubbio, che il protagonista Rick Dalton non è mai esistito: anche se il film fa pensare il contrario. Rick vive a Hollywood; i colleghi sanno chi è; lo vediamo negli spezzoni dei suoi film; lo incrociamo come vicino di casa di Polanski; è ospite a una festa con Steve McQueen; è ritratto in diversi poster di spaghetti western insieme a Terry Savalas.
CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema di Albert Bucci
Albert Bucci è direttore artistico del Soundscreen Film Festival. È stato docente di Sceneggiatura allo Iulm di Milano. In una vita parallela, possiede anche una laurea in Fisica Teorica.
C'era una volta... a Hollywood riprende, ovviamente, tutte le ossessioni tarantiniane verso la storia del cinema, ricreandole come contro-storia, come possibili evoluzioni di una Ucronia (passato alternativo inventato), nei quali adesso Hollywood e la storia del cinema sono i protagonisti. Rispetto alle sue opere precedenti, Tarantino esce dalla classicità da tragedia greca, non attribuisce cioè al protagonista Rick il ruolo dell'eroe protagonista che deve affrontare l'impresa, ed esplora al contrario un multiverso fatto di tanti personaggi le cui azioni si intersecano come micro cause e micro effetti, in questo sicuramente ispirato dai film di Altman a storie multiple come Nashville e America Oggi. Non mi sbilancio di più nell'analisi, altrimenti vi rivelerei troppo della storia del film, Vi basti però sapere che la Contro-Storia, qui, più che sembrare un flusso decostruito alla Pulp Fiction, ha in realtà la stessa radice di Bastardi senza gloria: un passato alterato che genera una Storia alternativa. La violenza, altra tipica matrice di Tarantino, qui rimane compressa dentro una narrazione ondivaga, che fluttua attorno a Rick ma non riguarda solo lui, violenza latente non nella società ma nel cinema stesso – e tranquilli, questa violenza esploderà, a un certo punto, unico punto di intersezione tra i due mondi paralleli della storia che sappiamo essere esistita e della storia rimontata dal Cinema.
Pink Floyd: Live at Pompeii (1972)
Tutto il ritmo della buona informazione
La comunicazione in sintonia con il nostro tempo
EDIZIONI E COMUNICAZIONE
immagini / 19
settembre 2019
fotografia/1
Il cibo come ponte tra i popoli nell’obbiettivo di Steve McCurry Ottanta opere in gran parte inedite in mostra ai Musei di San Domenico fino a gennaio
Un racconto fotografico sul cibo come elemento universale, pur così diverso da Paese a Paese, un giro del mondo sui modi di produrlo, trasformarlo e consumarlo nella messa in evidenza del suo valore, dell’attenzione al non spreco e della cultura a cui lo stesso rimanda, ponte di conoscenza tra i popoli. Ottanta gli scatti in mostra del 4 volte vincitore del World Press Photo, Steve McCurry, da sabato 21 settembre a lunedì 6 gennaio ai Musei San Domenico di Forlì (Piazza Guido da Montefeltro 12) in“Cibo”: un’esposizione inedita a livello mondiale con immagini per larghissima parte mai esposte e stampate prima. La mostra, prodotta da Civitas srl, con il sostegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, è parte del capitolo “Mostre del Buon Vivere” (vedi pp. 22-23) dell’omonimo progetto di marketing territoriale. Il fotografo americano sarà inoltre protagonista di un incontro del ciclo Experience Colloquia venerdì 20 settembre alle 18.30 alla Chiesa di San Giacomo. «Ogni fotografia di Steve McCurry – sottolinea la curatrice delle Mostre del Buon Vivere Monica Fantini – cerca l’universale nel particolare. È paradigmatica di una persona o di un’intera comunità: vale per le figure commoventi che consumano un pasto nella solitudine o nel dolore, come per i frammenti di mercati in cui i pesci, la frutta o le spezie si fanno odori, suoni, sapori e partecipazione emotiva a una realtà che, nelle differenze, riporta all’uguaglianza degli esseri umani». Il progetto scenico della mostra, ideato da Peter Bottazzi, si sviluppa in cinque sezioni che seguono il ciclo di vita del cibo. Le fotografie, scattate da McCurry tra America Latina, Asia ed Europa nel corso della sua carriera ultratrentennale, sono accompagnate da strutture scenografiche e da video che rendono la visita un’esperienza immersiva dal punto di vista fisico ed emozionale. Dopo la prima sezione che introduce al ciclo di vita del cibo, la seconda mostra il pane come alimento primario, linguaggio universale. La terza sezione è dedicata alla produzione del cibo e quindi al lavoro nei campi, nelle piantagioni e in mare. La quarta è focalizzata sulla trasformazione del cibo, mentre la quinta è dedicata alla coesione che questo genera, allo stare insieme nel consumarlo, nello sfamarsi, nel non sprecarlo, il cibo riportato al suo valore centrale di vita. Apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 19. La biglietteria chiude un’ora prima. Chiusura: tutti i lunedì e il 25 dicembre. Aperture straordinarie: 24 e 31 dicembre dalle 9.30 alle 13.30. 1° gennaio 2020 dalle 14.30 alle 19. Il 26 dicembre dalle 9.30 alle 19. Per informazioni sulla mostra: info@mostramccurry.it, www.mostramccurry.it.
fotografia/2
SEDUZIONI, FASCINAZIONI E MISTERI NEL “SI FEST” DIRETTO DA DENIS CURTI Savignano sul Rubicone torna capitale dell’ottava arte dal 13 al 15 settembre con mostre e workshop “Seduzioni, facinazione e mistero” è il tema che Denis Curti ha scelto per il suo ritorno alla direzione artistica di Si Fest 2019. Venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 settembre a Savignano sul Rubicone si svolge la ventottesima del edizione del festival di fotografia più longevo d’Italia. Gli artisti invitati a esporre, tutti provenienti dal panorama fotografico italiano, sono stati chiamati a svelare la loro ricerca sulle ossessioni e le fascinazioni che riguardano il tema nelle sue numerose sfumature. Il fitto calendario che animerà il festival comprende nomi di fotografi di fama nazionale e internazionale come Marco Craig e Toni Thorimbert con “Seduction of Photography”, Lady Tarin, in mostra con il suo punto di vista sulla seduzione legata all’ambito dell’erotismo e della sensualità. Il fotografo Guido Harari presenterà al pubblico il suo intimo reportage sul cantautore Fabrizio De André, mentre Alizia Lottero offrirà uno sguardo sulla sua attrazione verso luoghi naturali. Cesare Cicardini sarà in mostra con la bellezza delle sue ballerine di burlesque, Pier Luigi Gibelli porterà una selezione dalla sua collezione fotografica. Sarà in mostra Intorno alla fotografia. Ritratto in fabbrica, un progetto creato su iniziativa del Si Fest e di uno dei suoi sponsor storici, Linea Sterile S.p.A, esito del workshop condotto nel 2018 da Francesco Neri. Melissa Ianniello, vincitrice del Premio Si Fest Portfolio “Lanfranco Colombo” 2018, porterà al festival Wish it was a coming out, il suo progetto che indaga il tabù tra omosessualità e vecchiaia; il Fondo “CliCiak”, Centro Cinema Città di Cesena sarà presente con Sguardi in macchina. Sul set, tra gioco e seduzione a cura di Antonio Maraldi. Le immagini di autori internazionali come Helmut Newton saranno in esposizione sotto forma di videoproiezioni, insieme a Claudio Composti, curatore e direttore della MC2 Gallery di Milano e fondatore della piattaforma Periscope Photoscouting. Settimio Benedusi sarà impegnato con il suo progetto Faccista, coinvolgendo direttamente il pubblico che avrà la possibilità di portare a casa un personale ritratto autoriale. Non mancheranno le tradizionali letture portfolio, con le quali affermati esperti provenienti da più settori del mondo della fotografia e i rappresentanti degli altri festival del Sistema Festival Fotografia saranno a disposizione per visionare i portfolio dei fotografi. Le principali piazze di Savignano saranno dedicate ad approfondimenti come l’editoria fotografica e i talk, per dare l’occasione al pubblico di indagare aspetti specifici legati al mondo della fotografia, presieduti da vari professionisti. Il direttore artistico Denis Curti intervisterà Elena Braghieri, instagramer di successo con più di 90.000 followers sul fenomeno Instagram. Il pubblico verrà coinvolto attivamente attraverso alcuni workshop. Confermato anche il premo Marco Pesaresi istituito nel 2001, concorso aperto a fotografi di ogni nazionalità nati a partire dall’1 gennaio 1979. Questo sarà poi un anno speciale per la sezione indipendente di fotografia e arti visive SI Fest OFF che compie 10 anni. Promosso dall’Associazione Cultura e Immagine e curato da Tomas Maggioli con l’intento di promuovere i giovani talenti, ha già lanciato una open call per progetti inerenti al tema Ways of Worldmaking, Modi di costruire il mondo, partendo dalla riflessione del filosofo statunitense Nelson Goodman sulla coesistenza di una pluralità di mondi tutti indipendentemente interessanti. Novità dell’edizione 2019 del Si Fest è poi la sinergia con le materie olfattive dell’artista Filippo Sorcinelli che porta a Savignano il suo progetto Voce Umana. Il programma completo su www.sifest.it.
Uno scatto di Toni Thorimbert
20 /
immagini
settembre 2019
ravenna/1 Il Poeta e gli esuli del nostro tempo nelle foto di Giampiero Corelli Mostre, incontri, performance e un bus itinerante per “Dante esule”, il percorso fotografico di Giampiero Corelli che parte dal porto di Ravenna il 21 settembre (ore 17, piazzale Tcr). Alla quinta edizione, il progetto accosta Dante, la sua opera, la sua vita, agli esuli del nostro tempo. “Atlante umano romagnolo” è il titolo dell’edizione 2019 che dopo Ravenna farà tappa in settembre il 22 al Museo della Città di Rimini e il 28 alla biblioteca di Misano Adriatico, per poi proseguire il 5 ottobre in piazza a Portico di Romagna.
RAVENNA/2 I sigilli dell’antichità della greca Maria Kompatsiari Sabato 7 settembre alle 11 in Manica Lunga della Biblioteca Classense di Ravenna si inaugura “ANALECTA/ ΑΝΑΛΕΚΤΑ” dell'artista greca Maria Kompatsiari. In mostra un’inedita serie di opere ispirate ai sigilli di piombo e di pietra dell'antichità; un ciclo di opere su carta che l'artista ha composto attraverso un processo di ricerca personale e visiva che l'ha vista negli anni protagonista di eventi espositivi in Europa ed Asia. Fino al 29 settembre, dalle 15.30 alle 18.30 a ingresso libero (chiuso il lunedì).
A sinistra, il Dante dello street artist AweR; a destra, quello in 3D realizzato dalla Wasp. In mostra all’Oriani di Ravenna
Da Manara al robot in giardino: in mostra il “vero” volto di Dante Inaugura venerdì 6 settembre alle 18 (e resterà poi aperta fino al 20 ottobre a ingresso gratuito) alla biblioteca Oriani di Ravenna la mostra collettiva a cura di Marco Miccoli “Uno, nessuno e centomila volti”. In mostra un gruppo di circa 30 artisti, dall’illustrazione al fumetto e alla street art, che rendono omaggio a Dante proponendo ognuno la propria
versione del volto del Poeta. La grande novità di quest’anno è l’utilizzo delle nuove tecnologie, come la realtà aumentata, attraverso l’applicazione per cellulare gratuita “Aria The Ar Platform” che animerà alcuni volti di Dante. Sponsor dell’evento sarà l’azienda Wasp, nota per la sua mega stampante 3D, con cui ha realizzato per l’oc-
In Classense anche “Submission” di Arnold Mario Dall’O
casione un Dante Alighieri di 2,5 metri in collaborazione con l’artista Luca Tarlazzi. Inoltre, sarà installato nel giardino un robot raffigurante il Poeta, alto 4 metri, realizzato dell’artista LABADANZsky con materiali di recupero. Ospite d’eccezione il grande maestro del fumetto Milo Manara, autore dell’immagine cardine della mostra.
Si apre domenica 22 settembre alle 18 il nuovo capitolo di “Ascoltare Bellezza”. Alla Sala del Mosaico della Biblioteca Classense di Ravenna verrà presentato l'intervento artistico di Arnold Mario Dall’O, un'opera di cm 236x212 dal titolo “Submission” creata appositamente per questo spazio e questo momento, equinozio d’autunno. Nell’opera, l’artista si interroga sulle fissità che circondano i nostri luoghi e il nostro essere. Fino al 22 novembre dalle 14 alle 18, a ingresso libero.
Un piccolo gadget per ricordare un grande poeta !
SHOW ROOM via Giuliano Argentario 3 - Ravenna www.akomena.com
SPAZIO MOSAICO
SHOP ON LINE www.tetispaziomosaico.it
settembre 2019
incisione
L’inquietudine di Albrecht Dürer a Bagnacavallo Centoventi opere in mostra dal 21 settembre al Museo delle Cappuccine
immagini / 21 MATERIA OSCURA
Rudy Cremonini e lo Stargate dell’arte con le sue “capsule del tempo” di Linda Landi
Sabato 21 settembre alle 17.30 al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo si tiene l’inaugurazione della mostra Albrecht Dürer, “Il privilegio dell’inquietudine” (fino al 19 gennaio), a cura di Diego Galizzi e Patrizia Foglia. Dopo Francisco Goya e Max Klinger, il filone espositivo promosso dal museo civico di Bagnacavallo sui più importanti artisti internazionali che hanno saputo esprimere massimamente la loro grandezza attraverso l’incisione non poteva proseguire se non con Dürer. È in una Germania ancora permeata da uno spirito gotico e medievale che prende il via l’avventura artistica di Albrecht Dürer, un genio inquieto, un talento dell’arte nordica fatalmente attratto dall’arte rinascimentale italiana e insolitamente disposto alla ricerca teorica e scientifica. La mostra si pone come un invito a incontrare le diverse anime di Dürer, sia come uomo che come artista. La sua personalità, il suo spirito e naturalmente la sua arte non sono semplici da cogliere nella loro unità. La critica lo ha definito ora un umanista, ora un gotico, ora un artigiano ora un teorico. Il ricchissimo percorso espositivo conta oltre 120 opere grafiche tra cui i più noti capolavori dell’artista come il ciclo dell’Apocalisse, il Sant’Eustachio, il San Girolamo nello studio e il Cavaliere la morte e il diavolo. La mostra avrà il suo punto focale in quell’enigmatico capolavoro che è la Melanconia, un’opera pregna di intellettualismo fin quasi all’esoterismo, che cela un vero e proprio autoritratto spirituale dell’artista, giunto alla melanconica presa di coscienza che un approccio razionale all’arte e al mondo non può che dare risposte insufficienti. L’inaugurazione prevede, dopo la presentazione della mostra, alle 19 il concerto di San Marino harp ensemble & Celtic boys, a cura di Emilia-Romagna Concerti. Durante la serata aperitivo con vini offerti dall'Azienda Agricola Randi. Durante la festa di San Michele orari di apertura straordinari.
CESENA “Opus incertum”, una mostra collettiva apre la nuova edizione del festival Cristallino Inaugurazione sabato 7 settembre alle 20.30 della nuova edizione del festival Cristallino, diretto da Roberta Bertozzi, con il vernissage della mostra collettiva “Opus incertum”. Alle 22 The Faccions + Carloni&Franceschetti nella performance “Lezione di storia sospesa” alla Corte Zavattini di Cesena. La mostra raccoglie l'opera di dodici artisti, dando rilievo ai suoi aspetti meno convenzionali del processo creativo. L'osservatore si troverà infatti a stretto contatto con tutto quel cantiere immateriale e processuale che accompagna la realizzazione, compiuta o mancata, di un progetto artistico. Questa officina preparatoria troverà simultaneamente un doppio iconico in una serie di prototipi presentati dagli artisti come corrispettivo dell’elaborazione discorsiva contenuta nei quaderni. In esposizioni opere e taccuini di Claudio Ballestracci, Mauro Benzi, Jacopo Casadei, Paolo Cavinato, Giulia Marchi, Ilaria Margutti, Roberto Paci Dalò, Luca Piovaccari, Anton Roca, Giovanna Sarti, Graziano Spinosi, Erich Turroni. Dall'8 settembre al 14 novembre la mostra sarà visitabile su prenotazione chiamando il 339 278218. Secondo appuntamento il 22 settembre alle 18.30 con Anton Roca e il Mauro Gazzoni Trio, in via Mulino di Sopra 6 a San Romano, Mercato Saraceno.
Non importa quel che è stato, e nemmeno quel che è oggi. Il dialogo solamente è la ragione di tutto questo. Oltre il tempo, oltre le logiche connessioni della storia dell’arte si muove Rudy Cremonini (Bologna, 1981), voce tra le più originali della pittura contemporanea italiana. Con Del processo e dell’archivio a cura di Massimo Pulini, allestita nella Manica lunga del Museo della Città di Rimini (fino al 22 settembre, con finissage) l’artista offre una prova ardita di creazione dell’opera partendo dal preesistente, senza fermarsi alla citazione o a quelle che possono essere considerate ordinarie assonanze tematiche o formali. C’è la ricerca di qualcosa di più subliminale e al contempo profondo - potremmo definirlo affinità elettiva - nel legame che riesce a instaurare tra reperti archeologici raggiunti nelle caverne dei musei, i depositi, opere d’arte nate nel Seicento, e le sue morbide pitture bluastre dalle pennellate ricche e burrose che fanno da contraltare ai toni di una tavolozza spesso fredda, quanto espressiva. Passaggi in due o tre tempi che ritmano rimandi a volte appena sussurrati, suggeriti in privato solo a occhi che non hanno fretta di passare. «Il Museo della città di Rimini mi ha invitato a realizzare una mostra e insieme a Massimo Pulini, che ho scelto come curatore, è nato questo progetto. - spiega l’artista - Per arrivare alla sala espositiva è necessario attraversare gli allestimenti del Museo, che non è di arte contemporanea, ma documenta la collezione appartenente al Comune. L’intento è offrire un proseguimento di queste opere e metterle in dialogo con la collezione non esposta che si trova nei magazzini. Così mi sono addentrato nei depositi ed ho scelto opere che potessero creare salti temporali e stilistici anche spiazzanti». Il risultato è un percorso che azzarda e dispone “capsule del tempo” in cui si possono anche trovare maschere tribali molto antiche affiancate ai volti dipinti da Cremonini, dal sapore languidamente espressionista. Non installazioni, ma opere nuove che nel loro insieme si compongono del preesistente e dei lavori che l’artista ha realizzato tra il 2017 e il 2019. «Le opere comunicano, e riescono a trovare loro stesse una comunione - prosegue Cremonini - Trovare punti in comune, suggerirli ed evidenziarli dentro una sorta di Stargate è stato un gioco molto forte e divertente». Non un site-specific, quindi, ma un lavoro intuitivo fondato sulla scelta e l’accostamento di opere non pensate per quel luogo. Le antiche, così come le contemporanee realizzate dall’autore. Un gioco in cui qualcosa viene sicuramente sacrificato - l’autonomia delle parti, nate per essere oggetto a sé stante, con un proprio contesto di derivazione - in nome di un piacere più intenso, quello della creazione, della mano che riesce a manipolare il già esistente, senza lasciarsi spaventare o fermare dalla ingombrante presenza della Storia. Il superamento, insomma, dell’atavica opposizione di quell’obiectum che letteralmente pone un freno, con la sua presenza, al potere della nostra soggettività e immaginazione.
22 /
parole
settembre 2019
il festival/1
Gli “incontri” che valorizzano le differenze per i dieci anni della Settimana del Buon Vivere Musica, conversazioni, teatro, monologhi: dal 21 al 29 settembre a Forlì la manifestazione all’insegna dell’economia etica, della sostenibilità, della cultura, della giustizia e dell’innovazione responsabile
La Settimana (da quest’anno Festival) del Buon Vivere torna con la sua decima edizione ad animare la città di Forlì dal 21 al 29 settembre grazie a un programma con decine, centinaia di appuntamenti all’insegna dell’incontro. Perché ancora una volta lo spirito della manifestazione ideata da Monica Fantini è quello di far dialogare le differenze per valorizzarle, per costruire una “economia della relazione”. Sette le parole chiave che attraverseranno un calendario come sempre multidisciplinare: economia etica, bene comune, uguaglianza, giustizia, innovazione responsabile, sostenibilità e cultura. Musica, parole, teatro, arte, cibo, sport: tutti i linguaggi si tessono insieme per dar voce a realtà diverse, dal locale all’internazionale. All’interno di questa manifestazione si colloca infatti la grande mostra di Steve McCurry di cui parliamo a pagina 18, accanto a una serie di eventi con le realtà locali che possono essere consultati sul sito www.settimanadelbuovivere.it. Tra gli eventi clou si può invece segnalare nella serata di apertura, il 21, alle 20.30 in piazza Saffi “Sharing Breath - Notte dei respiri” con Ivano Marescotti, Massimo di Cataldo e l’Intercity Gospel Train Orchestra con la direzione di Sabiu. Alle 21 di domenica 22, sempre in piazza Saffi, sarà il momento della grande festa per i 10 anni del Buon Vivere con il concerto di Noemi.
Noemi
Il 23 settembre alle 18.30 sarà la Chiesa di San Giacomo a ospitare l’incontro “Maledette Belle arti” con il trio Giuliani e l’artista Ugo Nespolo a cui si deve il logo del cuore che accompagna questa decima edizione del festival. Il 24 settembre apre già alle 9.30, con la visione del film rivolta agli studenti delle scuole ma aperta anche al pubblico C’è tempo insieme al regista, il noto politico Walter Veltroni, sempre a San Giacomo. Il 25
Mario Calabresi
settembre si entra nel tema delle diseguaglianze alle 18.30 con il giornalista e accademico Raj Patel intervistato da Gianni Riotta che alle 21 modererà anche l’incontro su un tema cruciale dei nostri tempi: “L’educazione dei ragazzi nell’era digitale”. Tra i protagonisti di giovedì 26 l’ex direttore de La Stampa e La Repubblica Mario Calabresi con il suo libro La mattina dopo alle 18, mentre alle 21.30 torna un appuntamento diventato un
vero “format” dedicato allo sguardo femminile (e del resto tantissime sono sempre state le donne ospiti del festival, come in questa decima edizione): “Il punto di vista della virgola”. Ancora una volta a condurre sarà Serena Dandini una conversazione con le attrici Paola Minaccioni e Caterina Guzzanti. La Settimana incorocia altri importanti eventi del territorio come I Simposi, Meet the Docs e, il 27 settembre, in particolare il
parole / 23
settembre 2019
il festival/2
TORNA LA CITTADELLA: TRA GLI OSPITI ANCHE MERCADINI E MARZANO Lo spazio antistante ai Musei di San Domenico animato ogni giorno da tante iniziative Anche quest’anno, nell’area antistante i Musei di San Domenico a Forlì sarà allestita la “Cittadella del buon vivere”, spazio e luogo di incontro aperto dal 20 al 29 settembre dove ogni giorno per tutto il giorno si succedono incontri, eventi, occasioni per conoscersi, tanti laboratori per i più piccoli e le famiglie. Tra i momenti clou l’appuntamento del 23 settembre alle 18 con lo scrittore Antonio Franchini che preseta il libro Tonywood, storie di un ragazzino autistico. Sempre qui e sempre alle 18, il 25 settembre ecco il monologo sullo spreco alimentare di e con Roberto Mercadini, noto attore e autore cesenate, che interpreta “Come cavolo mangi”. Alle 10 del 27 settembre sarà invece la volta dell’incontro con la filosofa, saggista, accademica e scrittrice Michela Marzano, vera e propria lectio magistralis. E a contatto con la cultura accademica si potrà essere anche quella sera stessa, che è la Notte europea dei ricercatori e proprio la Cittadella ospiterà incontri e momenti di scoperta del mondo dell’Università e della ricerca.
Paolo Minaccioni
Michela Murgia
festival Mosto (vedi pagina 26): alle 18.30 vede protagonista Matteo Caccia, storyteller di Radio2 che elabora una narrazione originale partendo dal centro di Forlì. Alle 21 in collaborazione con l’università uno dei volti più amati della tv per chi segue la politica, ossia la giornalista Alessandra Sardoni a confrontarsi con il docente universitario Salvatore Vassallo a proposito di comunicazione nei tempo dei social. E due
donne sono protagoniste anche della giornata di sabato 28 settembre: alle 10 Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo, parlerà naturalmente di giustizia; alle 16.30 Loredana Lipperini, scrittrice e voce di Radio Rai 3, presenta in forma di concerto-lettura il suo libro Magia Nera nell’evento “E se fosse vero?”; a chiudere alle 18.30 il dialogo sul tema dell’accoglienza con la scrittrice Michela Murgia.
! # # # #
! " #
" # ! #
!
"
#
#
!
24 /
parole
settembre 2019
l’intervista
Nel secondo romanzo di Cavezzali la storia del primo terrorista (che era romagnolo) Dal 10 settembre in libreria la nuova prova del giovane scrittore ravennate, il 12 all’Hana-bi di Marina di Ravenna la prima presentazione del libro pubblicato da Mondadori di Federica Angelini
È con un certo orgoglio che scriviamo la notizia: il ravennate Matteo Cavezzali, storico collaboratore di questa rivista fin dalla sua fondazione, sarà in libreria dal 10 settembre con il suo secondo romanzo, Nero d’Inferno, pubblicato da Mondadori, dopo il successo di Icarus, il suo libro sulla vicenda di Raul Gardini. Questa volta la storia è quella di un migrante italiano che diventa un bombarolo negli Stati Uniti degli anni Venti. Il libro sarà presentato per la prima volta il 12 settembre all’Hana-bi di Marina di Ravenna alle 21. Intanto, gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa. Matteo, come nasce l’idea, dove hai trovato la storia? «Inizialmente volevo scrivere la vita di un ragazzo che si affilia all’Isis. Poi leggendo un saggio di un americano sul terrorismo ho visto che per chiamare l’autobomba utilizzava la parola Boda’s Bomb. Mi sono detto che era un termine strano e ho cercato da dove derivasse, così ho scoperto che veniva dal nome di Mario Buda un ragazzo nato a 30 km da casa mia che era stato il primo terrorista moderno. Mise la prima autobomba a Wall Street nel 1920 facendo quaranta vittime a seguito della quale fecero la prima legge antiterrorismo. Allora ho pensato che attraverso Buda potevo capire il meccanismo che porta una persona a volere una strage, perché lui era sotto molti aspetti come me. Ho scoperto così una storia piena di colpi di scena, fughe, traffico di alcol nell’America del proibizionismo, la vicenda di un’emigrazione drammatica, la storia di un romagnolo sanguigno, anarchico, fatalmente affascinato dalla vendetta». È un romanzo, una cronaca, un messaggio? «É un romanzo basato su forti fonti storiche, una vicenda sconosciuta ai più perché a nessuno faceva comodo raccontarla. Tutti escono male da questa storia. Per molti versi ci
parla di quello che sta accadendo oggi e ciò che accadrà nel prossimo futuro se le ingiustizie continueranno a essere considerate la norma da accettare». Come ci hai lavorato? Cosa deve aspettarsi, dal punto di vista della scrittura, chi ha letto e amato il tuo primo libro, Icarus? «Per alcuni aspetti il lavoro ha una struttura simile, ovvero ho rintracciato e unito diverse fonti: archivi dell’Fbi, dell’Ovra ovvero la Polizia segreta Fascista e fonti dirette di chi lo aveva conosciuto (è morto negli anni ’60). Credo però sia un passo avanti nella mia scrittura perché ho sperimentato nuovi modi di narrare. Ci sono diverse voci che ci raccontano la storia, ognuno dal suo punto di vista». A questo proposito, sei stato anche premiato, hai fatto mille presentazioni. Già al secondo romanzo sei stato “cooptato” da Mondadori. Ci racconti qualcosa
In alto Matteo Cavezzali, giornalista, scrittore e anche direttore di ScrittuRa Festival. Sotto la copertina del suo secondo libro, in vendita dal 10 settembre
INAUGURAZIONE SABATO 14 SETTEMBRE con aperitivo alle ore 12 e taglio del nastro Prenotazione menù degustazione speciale a pranzo e menu alla carta a cena Tel. 0544 1580297 RAVENNA, vicolo degli Ariani, 10 • nafraschetta@gmail.com • chiuso lunedì
del tuo primo anno da scrittore? Come ti sei sentito in questo ruolo? «É stato un anno pieno di soddisfazioni e nuove sfide, che ha coinciso però con un anno molto difficile a livello personale. Scrivere mi piace da sempre, è stato strano scoprire che molti amavano leggere quello che scrivevo. La telefonata di Mondadori è stata inaspettata, lì ho trovato un editor di grande prestigio come Alberto Rollo, che ho subito coinvolto anche in ScrittuRa festival (di cui Cavezzali è fondatore e direttore artistico, ndr) lui ha lavorato con grandi autori come Tabucchi, Baricco, Saviano e molti altri ed è stato un onore che sia venuto a trovarmi qui a Ravenna». Dì la verità, i premi vengono tanto bistrattati, ma ogni autore sogna di vincerne uno e magari proprio lo Strega… «Woody Allen ha mandato molti film a Cannes a patto che fossero sempre “fuori concorso”. Quando i giornalisti gli chiedevano il motivo rispondeva che i film sono un’esperienza personale, ognuno è libero di amare quello che vuole: se volete vincere una gara iscrivetevi a una gara podistica, solo li saprete se siete davvero più bravi. Credo che valga lo stesso per i libri. Certo i premi che ha vinto Icarus hanno aiutato a far conoscere il libro e quindi fanno sempre piacere, ma non credo che si possa fare una graduatoria dei libri più belli. Per esempio c’è anche chi dice che Dostoevskij scriva male, che parrebbe una bestemmia se a dirlo non fosse stato Nabokov... Ogni gusto è legittimo». Sei scrittore, giornalista, organizzatore di un festival di sempre maggior successo. Come sta la letteratura in Italia? Sono anni che diciamo che in questo paese non si legge, o si legge sempre meno… «Mi pare che sia in ottima forma. Ci sono molti autori di grande talento, anche se ogni tanto l’editoria è un po’ timida a proporre testi troppo sperimentali. Temo che oggi un libro come Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino non troverebbe mai un editore perché considerato troppo “strano”». Secondo te, cosa si potrebbe o dovrebbe fare per promuovere la lettura? Cosa funziona e cosa no? «Bisogna aiutare i ragazzi a trovare dei libri che gli piacciono e non obbligarli a leggere libri che li “vaccinano” contro la lettura. I classici fanno bene e devono essere letti, ma bisogna lasciarli scegliere di più. C’è almeno un libro che può far innamorare della lettura, non per tutti è lo stesso però. I ragazzi devono capire che leggere è come andare al cinema o vedere una serie su Netflix. Se un film ti ha fatto schifo non vuol dire che non ti piace il cinema ma che non ti piace quel film. Il vantaggio della letteratura é che puoi scegliere tra tutti i libri del mondo e non solo sui dieci o venti titoli che trovi alla multisala o in streaming». Domanda al Cavezzali lettore: ti capita mai di scegliere un libro per il titolo o la copertina? Ci dici qual è stata l’ultima volta? E in generale, cosa preferisci leggere? «Mi lascio molto suggestionare da titoli e copertine, anche se la maggior parte dei libri li scelgo per il loro autore o per la trama. Alcuni libri che ho scoperto per caso sono Nato in Urss (Hacca edizioni) di Vasile Ernu con una copertina con la scritta CCCP fatta come il logo della Coca-Cola o Anime Baltiche di Jan Brokken il cui titolo mi affascinava e del cui autore poi mi sono appassionato. Sono un lettore onnivoro, leggo romanzi, saggi, cose molto diverse tra loro. I miei romanzieri di riferimento sono Conrad, Celine, Calvino, Buzzati, Nabokov, Didion, Carver, ma anche non romanzieri come Schopenhauer, Bauman, Sacks, questa estate ho letto i diari che Darwin tenne durante i suoi anni di navigazione sul Beagle e sono molto appassionanti».
parole / 25
settembre 2019
incontri letterari
Viva Dante, al via oltre cento eventi per celebrare il Sommo Poeta Tra i più attesi l’8 settembre la cerimonia dell’olio con un intervento del Teatro delle Albe Dall’11 al 15 ecco invece la nuova edizione di Dante2021 con il motto “alle future genti” l’evento
Gian Luigi Beccaria sarà premiato al festival Dante 2021
Fino al 10 dicembre a Ravenna quasi cento appuntamenti, promossi da 48 soggetti in 32 spazi, e soprattutto oltre cento tra studiosi, artisti e giornalisti coinvolti e migliaia di cittadini partecipi. Questi i principali numeri della rassegna autunnale che in vista del settimo centenario della morte dell’Alighieri, nel 2021, diventa “Viva Dante”. Trentasei le conferenze, incluse le “Letture Classensi”, venti gli spettacoli e i concerti tra cui la lettura di cento cittadini dei cento canti della Commedia (1-3 settembre dalle 18 nel cortile della Prefettura e agli Antichi Chiostri Francescani). Il cuore degli eventi danteschi è l’Annuale di Dante, domenica 8 settembre a partire dalle 9, suggellato dall’offerta dell’olio per la lampada votiva alla Tomba. Il corteo, che ha una tradizione antica, sarà punteggiato di poesia, versi e cori, grazie alla collaborazione con il Teatro delle Albe. La basilica di San Francesco ospita altri eventi di grande valore simbolico, a partire dal “Transitus” (13 settembre ore 21) in coincidenza con la notte della morte di Dante, alla presenza del presidente della Cei cardinale Gualtiero Bassetti; e “La Divina Commedia nel mondo”, rassegna internazionale ideata da Walter Della Monica, a cui verrà conferito il Lauro Dantesco ad honorem, dedicata nel 2019 allo spagnolo (20 settembre alle 21). Per le mostre si veda pagina 20. Tra gli appuntamenti clou del calendario dedicato a Dante sicuramente il festival che si chiama appunto “Dante 2021” quest’anno ispirato al tema della contemporaneità del Sommo che si apre sotto il motto «a la futura gente» (Paradiso XXXIII, v. 72). Ecco allora che dall’11 al 15 settembre si svolgeranno cinque giorni di incontri, spettacoli e concerti nei luoghi storici e simbolici della “città di Dante”, preceduti - dal 4 al 7 settembre - da Dante Hors d’Oeuvre, ciclo di quattro “piccole letture dantesche”. Il festival è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca. Tutti gli appuntamenti in programma sono a ingresso libero. Protagonisti, tra gli altri Claudio Ciociola, Claudia Villa, Claudio Marazzini, Virginio Gazzolo, Alessandro Pancheri, Riccardo Vaglini, Riccardo Dapelo, Enzo Moavero Milanesi, Antonio Patuelli, Paolo Di Stefano, Carlo Ossola, Marcello Ciccuto, René De Ceccatty, José María Micó, Harro Stammerjohann, Wafaa El Beih, Francesco Sabatini, Piero Boitani, Ida De Michelis, Gian Luigi Beccaria, Nicoletta Maraschio, Claudio Magris. Tra gli appuntamenti segnaliamo alle 21 del giorno d’apertura ai Chiostri, Virginio Gazzolo, autore e interprete dello spettacolo «Questi fu quel Dante». La vita del Poeta raccontata da Giovanni Boccaccio. Giovedì 12 settembre alle 17 è la volta di un altro confronto fra i giganti che si stagliano sulle origini della letteratura italiana, l’appuntamento è con Il derby delle due corone: Dante versus Petrarca, il confronto infinito. A seguire si inaugura Maladetto fiore (Paradiso IX, v. 130), trittico video realizzato in coproduzione tra i festival Dante2021 e Camino Contro Corrente di Camino al Tagliamento, con il coinvolgimento di tre compositori e un’artista visiva: Riccardo Dapelo per Inferno, Andrea Nicoli per Purgatorio, Riccardo Vaglini (che è anche ideatore del progetto) e Valentina Merzi per Paradiso. Venerdì 13 settembre, alle 21, dopo una giornata di incontri e approfondimenti dedicati anche alla proposta di istituire un DanteDì, ecco i premi Dante-Ravenna e Musica e Parole. Il primo sarà attribuito a Gian Luigi Beccaria, eminente storico della lingua, accademico dei Lincei e della Crusca, Beccaria è noto al grande pubblico anche per la partecipazione alla trasmissione televisiva Parola mia accanto a Luciano Rispoli. Domenica 15 settembre, alle 11, la IX edizione del Festival si conclude, come vuole tradizione, alla Casa Matha - sede della Schola piscatorum, la più antica corporazione del mondo - con la storia dell’arte. Oggetto della conversazione di Marcello Ciccuto sarà Botticelli lettore e interprete della Commedia. Info: www.classense.ra.it/dante2019.
JONATHAN SAFRAN FOER A RAVENNA PER “SALVARE IL MONDO” L’8 settembre, inserito nel cartellone delle iniziative Viva Dante e organizzato dalla rassegna letteraria “Il tempo ritrovato” arriva a Ravenna il celeberrimo scrittore americano Jonathan Safran Foer, autore di Ogni cosa è illuminata, Molto forte, incredibilmente vicino ed Eccomi, uno degli autori contemporanei più amati per la capacità di raccontare drammi e tragedie con profondità e allo stesso tempo leggerezza, come è il caso dell’11 settembre, e anche discusso per le tematiche che affronta nei suoi saggi in particolare sul fronte ambientalista. Non a caso il suo intervento, traendo spunto dal nuovo libro, si intitolerà “Possiamo salvare il mondo, prima di cena”, e compie un viaggio dantesco nell’Inferno che potrebbe diventare il pianeta se non interveniamo subito.
MOSTRE D'ARTE Ogni mese una nuova
mostra
Punta Marina Terme - Via Sinistra Canale Molinetto 139/B - Tel. 0544 430248
www.ristorantemolinetto.it
26 /
parole
settembre 2019
il festival
Tra alpinismo, equilibrismo e giornalismo, tre giorni di “grandi altezze” con le storie dei Poderi dal Nespoli Torna “Mosto” nell’azienda sulle colline forlivesi. Tra i protagonisti il funambolo Andrea Loreni, Luca Sofri del Post e Nada, in concerto
Una veduta del Podere e, nel riquadro, Andrea Loreni, che inaugurerà la rassegna
«In un mondo in cui tutto è fatto su misura per noi, tutto è studiato per le nostre esigenze, la percezione del reale è falsata. Ed è per questo importante cercare di vedere le cose anche da un altro punto di vista: noi abbiamo deciso di partire dal punto più alto». È Vania Vicino, coordinatrice della rassegna e responsabile comunicazione e marketing di Poderi dal Nespoli, a presentare la terza edizione del festival “Mosto, il succo delle storie”, quest’anno (dal 5 al 7 settembre) appunto dedicata alle Grandi Altezze, «che ci permettono di sollevare cuori e sguardo». Prosegue così, declinando il tema sotto vari aspetti, il viaggio attraverso le storie ideato due anni fa dall’imprenditore vinicolo Marco Martini, presidente dell’azienda Poderi dal Nespoli 1929, nella cui suggestiva sede tra le colline forlivesi (nei dintorni di Cusercoli) si svolge un festival ideato non con scopi commerciali – assicura ancora Vicino – «ma con l’obiettivo di rallentare, di prestare attenzione alla capacità di ascolto delle persone in questo periodo caratterizzato invece dalla velocità e da poca attenzione verso l’altro». Ascolto e racconto, con il pubblico che per il secondo anno sarà infatti anche protagonista attivo, avendo a disposizione una cabina telefonica insonorizzata in cui poter raccontare la propria storia di coraggio. Il programma degli eventi è stato definito ancora una volta grazie alla collaborazione con Matteo Caccia, conduttore radiofonico e noto “cacciatore di storie”. La prima serata di Mosto, giovedì 5 settembre, sarà dedicata alle grandi altezze fisiche. Il compito di aprire il festival spetterà infatti ad Andrea Loreni: funambolo e filosofo, da dodici anni si dedica alla ricerca della verità artistica camminando su cavi a grandi altezze. Alle 20 aprirà il festival attraversando il cielo della collina sospeso sopra alla vigna, camminando su una corda. Alla performance seguirà alle 21 il primo talk condotto da Matteo Caccia e dedicato a “Zen e funambolismo”, il focus della ricerca personale di Andrea Loreni (che il 7 settembre terrà dalle 10 alle 18 anche un laboratorio di equilibrio, a pagamento: info e iscrizioni a info@festivalmosto.com). La serata chiude alle 22 con un incontro dedicato letteralmente alle grandi altezze, con il racconto a due voci di due scalatori di grande esperienza, compagni in salita e nella vita. “Sulla cima della nostra vita” è il titolo dell’incontro che ha per protagoniti Nives Meroi e Romano Benet, la prima coppia al mondo ad aver scalato in cordata tutti gli 8mila metri senza ossigeno e climbing sherpa: il cammino di due solitudini unite in coppia verso la cima. Con loro si parlerà di alpinismo come stile di vita.
Venerdì 6 settembre, gli ospiti della seconda serata allargheranno lo sguardo sulle grandi altezze del titolo riflettendo sulla profondità dell’animo umano. Alle 20.30 è in programma lo spettacolo (tra parentesi) La vera storia di un’impensabile liberazione. Massimo Cirri, conduttore di Caterpillar Radio2 e impegnato a lungo nei servizi di salute mentale, insieme a Peppe Dell’Acqua, psichiatra e storico collaboratore di Franco Basaglia, porteranno in scena la storia della chiusura dei manicomi. La regia dello spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia è di Erika Rossi. Alle 22.30 concerto acustico (in duo) di Nada, una delle figure più importanti della scena musicale italiana, che presenterà il suo ultimo album È un momento difficile, tesoro. Sabato 7 settembre si apre (oltre che con il laboratorio di Loreni, di cui sopra) alle 15 con una passeggiata in bicicletta sulle colline romagnole guidati da Emilio Previtali (prenotazione obbligatoria a info@festivalmosto.com), che al rientro, alle 18, racconterà a Matteo Caccia la propria esperienza di alpinista e sciatore professionista, oltre alla sua nuova avventura in veste di direttore di Alvento, rivista dedicata a storie di ciclismo. Seguirà alle 20.30 un nuovo talk con protagonisti Luca Sofri, direttore de Il Post, Massimo Cirri di Caterpillar Radio2 e Giuseppe De Bellis, direttore di SkyTg24, per analizzare il racconto del quotidiano («e quindi un altro punto di vista», sottolinea Vania Vicino ricordando sempre il tema al centro di questa terza edizione) tra notiziari, web, radio, e social network. A condurre l’incontro Francesca Baraghini, giornalista Sky. Si parlerà di distanze tra media e fruitori, tra i diversi mezzi di comunicazione, e il ruolo dei giornalisti nel flusso di informazioni. Matteo Caccia, alle 22, chiuderà la terza edizione di Mosto con la versione teatrale de La Piena. Dopo il successo on line di questo testo sulla piattaforma Audible, va in scena dal vivo l’inizio della serie che racconta uno dei casi più incredibili di narcotraffico avvenuto nel nostro Paese. Con il supporto della musica originale composta e suonata live da Luca Micheli, e le voci dei protagonisti registrate nell’arco di 6 mesi di lavoro sul campo, Caccia racconterà la storia di Gianfranco Franciosi, un giovane meccanico nautico del levante ligure che si ritroverà infiltrato per la polizia italiana in una serie di missioni internazionali fino al più grande sequestro di droga mai effettuato in Europa. Il festival si svolge presso Poderi dal Nespoli, villa Rossi 50, Nespoli, a ingresso gratuito. Durante tutti gli incontri saranno operativi angoli per la degustazione di vini e ristorazione.
E a Ravenna si cammina tra arte contemporanea e foci dei fiumi Parte in settembre a Ravenna “Itinera, la festa del cammino consapevole”, organizzata da Trail Romagna. Il primo appuntamento (sabato 28 settembre) è “Art & City Walk”, una camminata tra l’arte contemporanea in città attraverso le opere pubbliche, dal Grande Ferro R di Alberto Burri ai Gorilla di Davide Rivalta, fino al cavallo di Mimmo Paladino e ai murales. Il ritrovo è alle 15 in piazza Kennedy. Le guide saranno gli esperti Danilo Montanari e Marcello Landi. Domenica 29 settembre invece si parte alle 9.30 in compagnia del “marinaio-scrittore” riminese Fabio Fiori con una camminata lungocosta di 18 chilometri dalla Foce del Lamone a quella dei Fiumi Uniti. «Passeggiare lungo le rive è un modo semplice e libero di “navigare”, ma anche di rivendicare la gratuità del mare, di quell’”Adriatico selvaggio” cantato da Gabriele d’Annunzio e Umberto Saba», scrive l’autore. La rassegna prosegue poi in ottobre e ne parleremo sul prossimo numero. Info e programma dettagliato su trailromagna.eu.
IN LIBRERIA
ERALDO BALDINI RACCONTA I TERREMOTI A metà settembre arriva in libreria un nuovo libro a firma Eraldo Baldini. Si tratta de L’«orribile flagello». I terremoti in Romagna nel Medioevo e in Età moderna (nella foto un dettaglio della copertina), nell’ambito della serie di saggi che il celebre autore ravennate sta pubblicando con la Società Editrice “Il Ponte Vecchio”. «Un libro – scrive Romano Camassi, dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Bologna – in cui la storia non è quella nuda, dei fatti, degli eventi naturali, dei luoghi colpiti. Ma è quella raccontata: dai cronisti medievali e d’età moderna, dai diaristi e dagli storici locali». Per quanto riguarda gli incontri, in settembre Baldini sarà il 13 a Faenza (dalle 21 a Villa Laderchi) per una serata sul tema dei fantasmi in cui presenterà il suo Fantasmi e luoghi ‘stregati’ di Romagna mentre il 21 è atteso a Porto Corsini, alle 21 nella sede della pro loco, con Romagna misteriosa. Storie e leggende di mare e di costa.
parole / 27
settembre 2019
poesia TRADIZIONI La Festa di San Michele riparte da Kafka e dalle storie di viaggio
Pupi Avati sarà a Santarcangelo il 12 settembre per parlare di “poesia del cinema”
Un “Cantiere” sull’importanza delle parole La rassegna di Santarcangelo tra incontri, musica e spettacoli Torna dall’8 al 15 settembre il Cantiere poetico per Santarcangelo. Dopo aver dedicato le precedenti edizioni alle figure di Raffaello Baldini, Giuliana Rocchi, Nino Pedretti e Tonino Guerra, la quinta muove dalla suggestione di un libro di Marco Balzano, Le parole sono importanti. Si parte domenica 8 con il “cappuccetto rosso senegalese” del Teatro delle Albe (in coproduzione con Accademia Perduta e Ker Théàtre), Thioro, spetacolo per famiglie e non solo in programma alle 16 e alle 18 in piazzetta Nicoletti. Alle 19 inaugura l’installazione “Sciami” di Leonardo Bianco in piazza Ganganelli. Marco Balzano sarà poi direttamente protagonista in un videoracconto sul tema della rassegna che verrà proiettato il 10 settembre alle 21.30 alla Collina dei Poeti, a cui seguirà la lettura collettiva dei cittadini delle poesie di Annalisa Teodorani, che a sua volta leggerà quelle di Gianni Fucci. Mercoledì 11 dopo i laboratori alla biblioteca comunale si entrerà nel vivo del festival al teatro Il Lavatoio dalle 18 con proiezione di videoconversazioni con Franco Loi e un incontro con protagonista lo stesso poeta genovese, in compagnia di Marco Martinelli che a seguire presenterà (insieme a Loi) anche il suo libro dedicato a Dante e alla Divina Commedia. Dalle 21.30 spazio alla musica rap con l’esito del laboratorio con Moder e Max Penombra. Giovedì 12 la giornata sarà dedicata a Elio Pagliarani, storico poeta e critico teatrale scomparso alcuni anni fa, con la presentazione di Tutte le poesie 1946-2011 alle 16 in biblioteca e alle 18 e alle 23 le repliche (al Lavatoio) dello spettacolo ispirato al suo poema La ragazza Carla a cura dell’Ateneo del Libero Pensiero. Alle 19 invece al Supercinema verrà proiettato Le strelle nel fosso di Pupi Avati che a seguire, dalle 21.30, incontra il pubblico con la partecipazione di Gianfranco Miro Gori parlando di “La poesia del cinema”. Venerdì 13 alle 21.30 al Lavatoio va in scena la prima rappresentazione de Il guscio rotto, rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri, progetto speciale per il Cantiere Poetico. Sabato 14 alle 22.30 al Lavatoio sarà invece la volta del reading musicato “Il mio segno non è traccia” con John De Leo e Franco Naddei mentre per la serata finale di domenica l’appuntamento è alle 21.30 in piazza Ganganelli con il Collettivo Zoopalco tra slam poetry, beatbox e spoken word. Il Cantiere poetico comprende anche la rassegna InVerso a cura di Massimo Roccaforte con incontri con gli autori e gli editori, presentazioni di libri e concerti nella cornice della mostra mercato dell’editoria indipendente, che sarà allestita anche quest’anno in Piazza Ganganelli dal 13 al 15 settembre. Tra gli eventi da segnalare il 13 alle 19 l’incontro con Ermanno Cavazzoni e alle 23 il paroliere e chitarrista dei Ministri, Federico Dragogna, che legge De André; sabato 14 gli incontri del tardo pomeriggio con Gianluca Morozzi e Jennifer Radulovic, il reading musicale delle 21 a tema Finlandia con lo scrittore Valerio Millefoglie e il musicista Mirco Mariani e il concerto delle 23.15 del rapper Kiave; domenica 15 dalle 10 alle 22 esposizione e vendita di opere di illustratori. Info e programma completo: cantierepoetico.org.
Si svolgerà a Bagnacavallo da giovedì 26 a domenica 29 settembre l’edizione della Festa di San Michele dedicata al viaggio geografico e di scoperta e ispirata a una citazione di Franz Kafka: «I sentieri si costruiscono viaggiando». Attorno a questo tema ruoteranno gli eventi d’arte e di cultura, prima fra tutte la mostra dedicata ad Albrecht Dürer del museo delle Cappuccine ( vedi p. 21). Alla Biblioteca Taroni sarà invece ricostruita “La geografia del viandante”, con storie di viaggio raccontate attraverso i libri del Fondo antico. Altro fulcro culturale sarà il convento di San Francesco, con le installazioni e i dj set di San Michele Off (vedi p. 9, con anche i concerti in piazza). La sala delle Capriate sarà il centro nevralgico di un progetto di coinvolgimento della città proposto da Collettivo Yah e Bottega dello Sguardo con laboratori di narrazione e scrittura e itinerari teatrali. Il progetto si concluderà con uno spettacolo alla sala della Capriate e con un tour audioguidato. Il programma completo su www.festasanmichele.it.
28 /
parole
settembre 2019
LA ROMAGNA IN PAGINA
INCONTRI LETTERARI Lidia Ravera con L’amore che dura
Il giardino dei mostri di Lorenza Pieri: un (bel) romanzo sociale, politico e di formazione di Federica Angelini
È vero, il libro è ambientato in Toscana, ma l'autrice è comunque nata a Lugo di Romagna, come recita la bandella di questo Il giardino dei mostri pubblicato da e/o, e tanto ci basta come scusa per parlarne in questa rubrica, perché davvero ogni scusa può essere buona per parlarne dati i tanti meriti. Lorenza Pieri, cresciuta appunto nella Maremma di Capalbio, ci racconta gli anni di trasformazione di quel territorio che venne “colonizzato” dall'intellighenzia di sinistra romana mentre ancora esistevano i butteri, le vecchie case di campagna senza luce né acqua, la miseria, la chiusura. Siamo tra gli anni 80 e 90 rf è intanto in corso la realizzazione del Giardino dei Tarocchi da parte dell'artista Niki de Saint Phalle che compare tra i personaggi principali del romanzo stesso come figura magnetica, ipnotica, capace di aprire finestre su mondi altri. Pieri sceglie questo scorcio geografico e temporale, questa epoca di trasformazione, per una commedia umana che è un gioco degli specchi e del doppio continuo: ricchezza contro povertà, cultura contro ignoranza, tradimento contro fedeltà, ipocrisia contro verità, bellezza contro bruttezza, desiderio contro abitudine, corpo contro mente, passato contro futuro. Nella rappresentazione di due famiglie infelici, ognuna a modo suo, che si riflettono l'una nell'altra va in scena un pezzo di storia italiana sociale e politica che non risparmia nessuno. Nella trasformazione di un territorio vediamo l'allontanamento dell'élite
dal popolo e nei discorsi di un vecchio ubriacone troviamo un'analisi feroce e impietosa, ma assai precisa, di cosa sia la sinistra dei salotti di oggi, nata forse proprio allora. Nei rapporti padre-figlio, moglie-marito, nei rapporti tra amanti e amici, tra padroni-servi vediamo invece la difficoltà degli affetti, dell'accettazione di sé, della capacità di fare i conti con uno specchio vero in cui guardare dentro se stessi attraverso il velo dell’ambizione. E gli specchi sono quelli frammentati, spezzettati che decorano le sculture di Niki de Saint Phalle in quello che è appunto il giardino del titolo, rifugio in cui la ragazzina “buttera”, bruttina ma intelligente e simpatica, figlia di maremmani, troverà la dimensione e il coraggio di essere se stessa. Se il finale lascia qualche speranza e forse con fin troppo ottimisimo approccia i problemi esistenziali di un'adolescente un po’ fuori dagli schemi, non mancano pagine capaci invece di scavare in psicologie e storie diverse, vederne i limiti, leggerne le grammatiche sentimentali e i muri, convincerci a tratti che in fondo “siamo tutti mostri”, ognuno a modo suo e dove si è nati e cresciuti può fare, e di molto, la differenza. Soprattutto, a fare la differenza sono i nostri traumi. Un romanzo che è insieme psicologico, sociale, politico e di formazione e che non a caso sta riscuotendo tanta attenzione. Per cui sì, Lugo può andare orgogliosa di aver dato i natali a questa scrittrice molto toscana che vive peraltro oggi negli Stati Uniti.
Tra gli appuntamenti con i libri alla festa nazionale dell’Unità al Pala de André di Ravenna ci sarà anche il 7 settembre alle 20.30 quello con Lidia Ravera e il suo ultimo romanzo L’amore che dura, la storia di un amore nato al tempo della rivoluzione femminista. Ravera coglie gli slittamenti della vita di coppia, interrogandosi sulle ragioni del sentimento amoroso: dura quando l'altro è il fantasma che insegui e che ti insegue, il tuo pezzo mancante? Che cosa continua a tenere legati i due protagonisti, Emma e Carlo attraverso i decenni, legati dai movimentati anni settanta fino al disincanto del presente? Quella che Emma chiama la chimica dei corpi? O qualcosa di più misterioso e tenace? Lidia Ravera, nota per essere stata capace di raccontare un’intera generazione con il suo best-seller Porci con le ali, libro di iniziazione alla vita tramite anche l’amore e il sesso tra due giovani negli anni Settanta, sembra ora quasi voler chiudere il cerchio iniziato proprio con quella storia.
parole / 29
settembre 2019
libri
L’oceano di possibilità fantasy offerto dalla casa editrice Plesio La realtà forlivese nata nel 2011 si dedica al fantastico in senso ampio e non limitante Tre le collane tra cui scegliere, titoli ironici, divertenti e dedicati ai più piccoli
Che cosa entra nello shaker del genere fantasy? Difficile dare una ricetta univoca di un genere così poliedrico, un cocktail che piace a giovani, ma anche ai meno giovani. Sottogenere della letteratura fantastica, il fantasy si sviluppa parallelamente alle correnti del grande realismo positivista e ai sospiri del romanzo decadente. Tuttavia diventa un vero fenomeno letterario e merceologico solo a partire dal grande successo di Tolkien, riesumato dalla generazione dei figli dei fiori. Tolkien aveva generato, a sua insaputa e involontariamente, uno strano mix: certo, sicuramente il professore e linguista inglese era un outsider, essendo cattolico in terra d'Albione, e con una visione poco ortodossa della politica. Però era lontano anni luce dalle sperimentazioni lisergiche, dalle visioni olistiche e sincretistiche della gioventù degli anni Sessanta. Voglio dire, la differenza è che loro ci credevano davvero. E questo poter credere a un mondo che contiene cose che in qualche modo riconosciamo, miti, simboli e allegorie, e dall'altra invece sono evidentemente speculative, fittizi come dicono gli amici anglofoni, è proprio la forza di questo genere che ha un editore specializzato anche in terra di Romagna. «Dagli abissi un oceano di possibilità» recita l'exergo del sito della casa editrice di Forlì. Queste possibilità, per fortuna, hanno un segno di qualità, visto che si tratta di una casa editrice attiva dal 2011 che ci tiene a rimarcare di non fare servizio a pagamento, ovvero non è possibile pagare per essere pubblicati. Pratica questa purtroppo assai comune in editori, o presunti tali, in particolare di genere. Aperta al fantastico in senso ampio e non limitante, Plesio propone tre collane: Aurendor, che comprende tutte le sfumature del grigio del fantasy. Segnaliamo in particolare l'ironico Questo non è un romanzo fantasy, che già dal titolo e dalla copertina segnala la sua natura post moderna. Ambientato in quella terra di mezzo che è Lucca comics, l'opera di Roberto Gerilli gioca con l'ambiguità della figura dei cosplayer. Un autore alla ricerca della fama per un suo romanzo che non ha avuto seguito né dal pubblico, né dalla critica, si imbatte al Lucca Comics & Games in quattro cosplayer ispirati al suo romanzo. Solo ispirati oppure creati? Utile anche in quanto meta critica del genere fantasy (la voce narrante spesso si rivolge al lettore segnalandogli tutto quello che non si dovrebbe fare nel genere... e che ovviamente lo scrittore autoparodiandosi in parte ripete), è un'opera con molti livelli narrativi, che ci mostra quante potenzialità ci siano ancora inesplorate nel genere fantastico. L'autore, ingegnere elettronico di professione, si occupa sul suo sito anche di algoritmi di stile, seguendo le orme di Vacca. Nella collana Sirio dedicata alla Science fiction propriamente detta troviamo un'altra incursione nella geografia possibile italiana: Alieni a Crema di Lorenzo Sartori può essere letto anche come una metafora contemporanea. Un sindaco di una sonnecchiosa cittadina, Crema appunto, viene prelevato dai servizi segreti mentre è in vacanza e portato d'urgenza dal presidente del consiglio. La sua città dovrà ospitare cento alieni di un altro pianeta... Non c'è bisogno di Umberto Eco per cogliere l'antifona. Romanzo ironico, che cattura il lettore dalla prima pagina, si legge tutto d'un fiato e adatto a tutte le età, mostra anche la qualità degli scrittori di questa piccola casa editrice forlivese. Sartori non è certo un novellino: proviene dalla grande scuola del Corriere dei piccoli, lavora nell'enigmistica da anni, ha collaborato a moltissime iniziative editoriali del mondo del fumetto e dell'illustrazione. C'è anche la collana Cucciosauri, dedicata ai più piccoli, che i lettori vanno educati sin da subito. Se finora non ve ne siete accorti, potete recuperare i titoli online nella collana Fossile, con i titoli che stanno per sparire dal commercio. Non siate titubanti, spesso i fiori migliori si nascondono per bene nel bosco editoriale. Se invece volete proporre un manoscritto, sappiate che sarà letto con attenzione, ma solo se risponde al genere fantastico, non è stato pubblicato da altri e non è saggistica, graphic novel o racconti. Ognuno ha le proprie regole. Plesio Editore, www.plesioeditore.it Email: info@plesioeditore.it Elettra Stamboulis
Il fantasy diventa un vero fenomeno lettererario e merceologico solo a partire dal grande successo di Tolkien, riesumato dai figli dei fiori
libri di seconda mano e foto d’epoca
30 /
sapori
settembre 2019
il viaggio
L’oro bianco che ha fatto la storia millenaria di una città: Cervia e il sale Le architetture e gli ambienti naturali raccontano una vicenda unica nell’alto Adriatico di Giorgia Lagosti
Se c’è una località lungo la costa dell’alto Adriatico nella quale il profumo del mare si mescola con quello del sale, in cui il fascino della vecchia marineria è intimamente legato al commercio dell’ “oro bianco”, questa è Cervia. La tradizione millenaria di questa cittadina ha infatti preso vita dalle saline: il sale è stato fonte di ricchezza fin dall’antichità, dai tempi degli etruschi e dei romani fino al Medio Evo, quando la sua fortuna crebbe ulteriormente in seguito alle modifiche che vennero apportate al delta padano e al declino di Comacchio nella produzione salinara. L’attuale conformazione del nucleo urbano però è molto più recente. Dell’antico abitato di Cervia che sorgeva infatti alcuni chilometri a monte dell’attuale centro, presso le saline, oggi ne rimane soltanto la chiesa sconsacrata della Madonna della Neve. La città attuale, la “Cervia Nuova”, che ha avuto origine verso la fine del 1600, sorge in forma di quadrilatero accanto al porto canale, delimitata dalle caratteristiche e affascinanti “case dei salinari”. Disposte a schiera e inserite perfettamente nelle mura bastionate della città, ne disegnano una inconfondibile linea: sono semplici abitazioni su due piani, con la scala centrale e l’ingresso rivolti verso il centro del borgo. Poco distante, lungo il canale, fanno da contraltare le massicce costruzioni della Torre di San Michele e dei contigui Magazzini Darsena e Magazzini del Sale Torre. Quest’ultimo è l’edi-
ficio simbolo della città, romanticamente specchiato nelle acque del canale. Venne costruito da Michelangelo Maffei insieme alla Torre che gli sorge accanto, prima della costruzione della città nuova e risale al 1691. Era destinato allo stivaggio del sale in attesa della destinazione commerciale: questo proveniva dalle saline trasportato sulle burchielle, tipiche imbarcazioni in ferro trainate con una cima dai salina-
ri che camminavano lungo la riva del canale. Il Magazzino Torre conteneva circa 100.000 quintali di sale. Oggi, oltre a svariate manifestazioni culturali, ospita perennemente il Museo del Sale MUSA, nel quale si possono ammirare antichi attrezzi, immagini e testimonianze della civiltà salinara. Dall’altra parte del canale sorge il Magazzino Darsena che pare sia stato costruito nel 1712,
utilizzando i mattoni della rocca di Cervia Vecchia. Anch’esso serviva per lo stivaggio del sale in attesa della sua commercializzazione. L’interno di entrambi questi maestosi edifici mostra una suggestiva architettura con tre navate e sei campate. Poi c’è il Porto Canale che rappresenta lo straordinario accesso dal mare e, anche in questo caso, è inevitabile il collegamento alla tradi-
RISTORANTE
BAGNACAVALLO (RA) Via Ca' Del Vento, 20/G - tel. 0545 62470 - Chiuso lunedì e martedì
sapori / 31
settembre 2019
NEL DETTAGLIO/1 L’ecosistema saline Di origine romana, la Salina di Cervia ha reso questa città importante e florida per secoli. Oggi, passato in secondo piano il loro valore commerciale, rappresentano un ecosistema umido acquitrinoso di importanza assoluta. Dal punto di vista ambientale infatti, rappresentano un importante sito di sosta e svernamento di molte specie volatili, tanto da essere dichiarate "Riserva naturale di popolamento animale" e protette dalla Convenzione di Ramsar. Per vedere la volpoca, i mestoloni, il germano reale e i codoni occorre andarci d'inverno, ma per gli aironi, i corrieri, i fraticelli, i fenicotteri basta un giorno qualunque tra maggio e settembre. Per i cavalieri d'Italia e le avocette qualunque momento è giusto dato che sono diventati stanziali. Inoltre, sono riapparsi l'airone bianco maggiore e il cormorano. Parlando di flora invece, prima di tutto è bene ricordare che in salina non crescono alberi perché questi non sopportano l’acqua salata, pertanto la loro presenza in lontananza rappresenta il margine di questo ambiente estremo. Quello che troviamo invece sono piante basse e tutte conosciute per la loro spiccata bellezza e per le loro proprietà culinarie e medicinali. Oltre alla salicornia, un’erba tipica degli ambienti salini, c’è la vetriola di mare, la porcellana di mare, il limonio, l'astro di mare, il colchico autunnale, il fiordaliso, il cardo asinino, l'iperico, il caglio, la mentuccia, il latte di gallina, le artemisie e i prugnoli. Molto belle, soprattutto durante la fioritura, sono anche le tamarici presenti lungo il canale immissario. Attualmente le saline, tuttora funzionanti, si estendono su una superficie di circa 828 ettari suddivise in 144 vasche di dimensione e profondità varia, separate da una rete di bassi argini. L'accesso e il deflusso delle acque marine sono regolati da canali artificiali in collegamento con il mare e da un canale circondariale che distribuisce le acque.
zione salinara: il porto sorge infatti sulla parte terminale del Canale delle Saline, nato intorno al XV/XVI secolo come canale di collegamento tra le saline ed il mare. I due moli guardiani, rispettivamente di 100 e 160 metri, conducono alle banchine che sono ovunque praticabili per l’ormeggio, eccetto gli ultimi 60 metri della sponda sinistra, per la presenza sul fondo delle palafitte di un vecchio molo. Sulla riva destra si
NEL DETTAGLIO/2 La Torre di San Michele Per chi viene da terra, la sua mole e la sua altezza ne fanno quasi un “secondo faro”, che delimita inequivocabilmente il canale del porto. Alta 22.50 metri, venne edificata nel 1691 a spese del tesoriere di Romagna, Michelangelo Maffei, per la difesa dei depositi del sale, ricchezza della città. Sorta sulla linea di costa (si trovava allora sul mare) presentava un ingresso con ponte levatoio al 1° piano e sulla sommità si trovava la piazza d’armi. Una lanterna appesa ad un’asta aveva la funzione di faro. A pianta quadrata presenta una struttura imponente che poggia su poderose fondazioni di tre metri di spessore, mentre la costruzione parte da terra con muri a scarpa che si innalzano fino a quattro metri circa di altezza.
aprono le due darsene riservate al diporto: è la zona più suggestiva del porto canale, dove sulla banchina si snoda una bellissima passeggiata tra le vie del borgo marina. È qui che sorgono l’antico faro, il piccolo ma delizioso mercato del pesce, il tradizionale Circolo dei Pescatori: un angolo della città che sembra davvero fuori dal tempo e che sprigiona un fascino straordinario in ogni momento della giornata e del-
l’anno. Ma torniamo al sale, caposaldo dell’economia locale fino agli anni ‘50 del secolo scorso: ora la sua “produzione” artigianale ha ora lasciato spazio a quella industriale ma le saline, classificate dal 1979 “zona umida di importanza internazionale” secondo la Convenzione di Ramsar, sono parte integrante del Parco regionale del Delta del Po e offrono un impatto paesaggistico suggestivo che accoglie
il visitatore all’ingresso della città. Nella vecchia salina Camillone, invece, i salinari raccolgono ancora il sale a mano per mantenere vivo l’antico mestiere. E in memoria degli antichi usi, un esemplare di burchiella di ferro, fa bella mostra di sé al Museo del Sale e rivive ancora nei canali della città in occasione dell’annuale Sagra del Sale di Settembre con rievocazione dell'antica Rimessa.