OTTOBRE 2019
FREEPRESS n. 55
MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE
Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205
ALTRI SUONI A FORLÌ TRE GIORNI DI MUSICA CONTEMPORANEA
Uno scatto di Žiga Koritnik, fotografo sloveno di fama internazionale in mostra nell’ambito del Forlì Open Music, di cui parliamo a pagina 9
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MUSICA IL MEI INVADE PER TRE GIORNI A FAENZA
ROCK L’INTERVISTA A GODANO DEI MARLENE KUNTZ
TEATRO PARLANO I DIRETTORI ARTISTICI DI RAVENNA
CINEMA DAL NUOVO NIGHTMARE FILM FEST AI CORTI DI FORLÌ
ARTE ANCHE I LEGO ALLA BIENNALE DEL MOSAICO CONTEMPORANEO
LIBRI A TU PER TU CON ERALDO BALDINI SUL SUO NUOVO ROMANZO
CASA EDITRICI LA RAFFAELLI DI RIMINI, NON SOLO POESIA
SAPORI I MILLE (RI)UTILIZZI DEL PANE IN ROMAGNA
A RAVENNA TORNA LA NOTTE D’ORO Dopo essere stata protagonista in settembre sul palco di piazza Saffi, a Forlì, nell’ambito del Festival del Buon Vivere (nella foto), Noemi si esibirà anche in piazza a Ravenna, per la Notte d’oro, il 5 ottobre. E per l’occasione dividerà il palco con il rapper Rocco Hunt, a ingresso gratuito, a partire dalle 22.15. Si tratta della 13esima edizione della notte bianca di Ravenna che proporrà svariati appuntamenti nei locali e nei luoghi pubblici, dalle 17 fino alle 3 di notte, tra musica, gastronomia, visite guidate, teatro, dj-set, danza e performance. L’evento si intreccerà con le inaugurazioni di Ravenna Mosaico, la biennale di cui parliamo approfonditamente a pagina 20 di questo giornale. E il 4 ottobre è in programma l’anticipazione della Notte d’oro Off, in darsena, con un programma che in questo caso si intreccerà con la programmazione di Fèsta, di cui parliamo invece a pagina 17. Il programma aggiornato sarà pubblicato sul sito www.nottedoro.it. R&D Cult nr. 55 - ottobre 2019
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872
Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini (coordinamento redazionale), Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Bruno Dorella, Francesco Farabegoli, Iacopo
Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
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l’evento/1
I Negrita e Morgan saranno al Mei in piazza del Popolo per la Notte Bianca. Giovanni Truppi (al centro) ritirerà invece il premio per il Miglior Artista Indipendente dell’Anno al teatro Masini
Tra star e artisti emergenti, a Faenza una vetrina sulla musica italiana con il Mei In piazza anche Morgan e Negrita. Tra i premiati Giovanni Truppi e Cristina Donà Dal 4 al 6 ottobre Faenza torna per un weekend capitale della musica italiana con la 25esima edizione del Mei, acronimo di quel Meeting delle Etichette Indipendenti che negli anni novanta richiamava nell’area del palazzetto dello sport addetti ai lavori e appassionati da tutta la Penisola. Con il passare degli anni però il Mei è diventato molto altro, grazie anche a un ruolo sempre più importante nel settore del patron Giordano Sangiorgi e alla collaborazione con istituzioni e altre rassegne musicali, tanto che oggi la parola meeting è praticamente scomparsa e pure l'appellativo di festival rischia di essere riduttivo. Ecco allora questi “Fatti di musica indipendente” – come recita il sottotitolo della manifestazione da qualche anno – tre giorni di mostre, incontri, concerti, premiazioni. Cercando di fare un po’ di ordine nello sterminato programma, partiamo dal clou di sabato 5 ottobre, con la notte bianca che in piazza del Popolo partirà dalle 19.30 con esibizioni, tra gli altri, di artisti che verranno per l’occasione premiati anche dal Mei, alcuni molto noti, come Morgan (premio alla carriera) e Negrita (premio Radio Rai Live), altri emergenti come il rapper Tredici Pietro (il figlio più piccolo
CONCERTI/1 Dal Teatro degli Orrori alla musica sperimentale Francesco “Franz” Valente, storico batterista della scena rock italiana, noto in particolare per essere tra i fondatori de Il Teatro degli Orrori, sarà il 10 ottobre al Moog di Ravenna per presentare il suo progetto più sperimentale. Si tratta del Snare Drum Exorcism, progetto di ricerca volto ad unire l’aspetto selvaggio dell’esperienza rock, con quello astratto della musica sperimentale.
Hugo Race al Cisim con i Fatalists Lo storico cantautore australiano Hugo Race, accompagnato dai Fatalists, band con musicisti romagnoli del “giro” Sacri Cuori, sarà in concerto l’11 ottobre al Cisim di Lido Adriano.
di Gianni Morandi), I Tristi (già saliti sul palco del Primo Maggio come vincitori del contest per band emergenti) e Le Cose Importanti (vincitori invece al Primo Maggio di Taranto). Parallelamente, al Teatro Masini di Faenza dalle 19.30 va in scena il Premio dei Premi, concorso tra i vincitori dei festival dedicati ai cantautori scomparsi, quest'anno a Domenico Modugno, con ospiti nel corso della serata anche autori affermati come Riccardo Sinigallia, Giovanni Truppi (quest’anno scelto come Artista indipendente dell'anno) e la coppia Cristina Donà-Ginevra Di Marco (premiate per il loro nuovo progetto). In apertura di serata al Masini saranno premiate anche le cantautrici Margherita Zanin e Irene Ghiotto. Ma sabato 5 ottobre i live a Faenza partiranno già dalle 15, sul palco Corona di piazza Martiri della Libertà, con artisti emergenti della Rete dei Festival e la partecipazione, tra gli altri, dei romani Viito e Fulminacci, quest'ultimo premiato anche per il miglior videoclip. Appuntamenti anche al circolo Prometeo (dalle 18 con il progetto Materiale Resistente, dedicato al partigiano calciatore faentino Bruno Neri), oltre ai live in sva-
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riati locali della città. Da segnalare, sempre sabato, anche la premiazione dalle 15 al Salone delle Bandiere della residenza municipale della storica rock band italiana Marlene Kuntz (che tra l’altro intervistiamo a pagina 6) che ritireranno il Premi Ciampi per i 30 anni di carriera. Ma il Mei partirà già venerdì 4 ottobre, con l'inaugurazione di svariate mostre tra Galleria della Molinella (con i manifesti curati da Malleus), Palazzo delle Esposizioni e municipio. Domenica 6 ottobre la giornata di chiusura con incontri e laboratori nella sala gialla del Comune già dal mattino e poi concerti in piazza Martiri della Libertà e al Palazzo delle Esposizioni dalle 15. Tra gli altri appuntamenti di domenica da segnalare anche la premiazione del concorso per racconti sulla musica con Cristiano Cavina (alle 16 alla Galleria della Molinella) e poi i concerti nella centrale piazza del Popolo con sul palco, tra gli altri, gli Street Clerks, Petra Magoni e il progetto I Racconti delle Nebbie di Paolo Benvegnù e Nicholas Ciufferi. Per tutto il programma il consiglio è sempre quello di consultare il sito www.meiweb.it (lu.ma.)
CAPOSSELA A RIMINI Fa tappa al teatro Galli di Rimini il 6 ottobre – unica data in Romagna – il tour teatrale di Vinicio Capossella, che segue la pubblicazione dell'ultimo progetto discografico Ballate per uomini e bestie, undicesimo lavoro in studio del cantautore, uscito venerdì 17 maggio per la La Cùpa/Warner Music. Registrato nell’arco di due anni tra Milano, Montecanto (Irpinia) e Sofia (Bulgaria), il disco si avvale della collaborazione di musicisti prestigiosi come Alessandro “Asso” Stefana, Raffaele Tiseo, Stefano Nanni, Massimo Zamboni, Teho Teardo, Marc Ribot, Daniele Sepe, Jim White, Georgos Xylouris e l’Orchestra Nazionale della Radio Bulgara.
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l’evento/2
LA ROMAGNA IN CUFFIA
Vasco Brondi e Maria Antonietta al festival delle web radio, tra musica e comunicazione
La “rivoluzione” dei The Manifesto
A Bagnacavallo anche il rapper Nitro e lo scrittore Distefano Anteprima con il concerto di Giungla al Binario di Cotignola
di Luca Manservisi
Sabato 12 ottobre all’antico convento di San Francesco di Bagnacavallo si terrà la seconda edizione del Sonora Radio Fest, il festival delle web radio della regione Emilia-Romagna. La rassegna, a ingresso gratuito, nasce da un’idea dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, in collaborazione con l’associazione Sonora Social club, che coordina Radio Sonora, punto di riferimento di tanti giovani della Bassa Romagna. Durante l’intera giornata (dalle 9.30 fino a notte) musicisti, autori, scrittori, artisti, professionisti, protagonisti e stakeholder della radio, oltre a fruitori e produttori della comunicazione radiofonica, si confronteranno sui linguaggi della comunicazione. Tra gli ospiti partecipanti alcuni nomi importanti del panorama radiofonico italiano, come Marco Villa (Sky Italia), Wad (Radio Deejay), Andrea Borgnino (Radio Rai) Andrea Lorenzon di Cartoni Morti, oltre al rapper Nitro, al cantautore Vasco Brondi (ex Luci della Centrale Elettrica, in dialogo con Matteo Cavezzali), allo youtuber Space Valley, ai cantautori Maria Antonietta e Fulminacci e allo scrittore Antonio Dikele Distefano. L’edizione 2019 del Sonora Radio Fest aprirà con un’anteprima martedì 9 ottobre alle 20.30 al Teatro Binario di Cotignola, con una lezione semiseria di radio con Alfon-
so Cuccurullo e il concerto rock di Giungla. Per il festival, Radio Web Sonora ha creato una partnership con 13 web radio della Regione Emilia-Romagna.
Registriamo questo mese la nascita discografica di un’altra band romagnola, in questo caso un classico trio chitarra-basso-batteria che piacerà in particolare a chi apprezza il rock (con venature “hard”) degli anni settanta. Loro sono i ravennati The Manifesto e il 18 ottobre Blooms Recordings (nuova meritevole realtà locale) pubblica il loro debutto sulla lunga distanza (otto pezzi per quasi 40 minuti di musica), Maximilien (un omaggio fin da titolo e copertina allo spirito della Rivoluzione Francese), che verrà presentato il giorno dopo al Bronson di Madonna dell’Albero. Un disco che suona appunto classico (a volte fin troppo), cupo (e questo è un complimento), pulito (nel senso di suonato in maniera ineccepibile) e allo stesso tempo sporco (nel senso di rumoroso, e questo è un altro complimento). Valore aggiunto è il continuo intrecciarsi di due voci (che cantano in inglese), molto diverse l’una dall’altra, da una parte quella del bassista Michele Morandi, con un tono (ancora, pure troppo) impostato che ha comunque il merito di far riecheggiare nella testa dell’ascoltatore il meglio del classic rock anglosassone, dall’altra quella più “distorta” del chitarrista Massimiliano Gardini (anche negli interessanti Yesterday Will Be Great, sempre della scuderia Blooms), che dà al disco (anche e soprattutto con il suo notevole lavoro chitarristico) un bel sapore psichedelico. Come negli episodi (secondo chi scrive) migliori: la “desertica” Weekend, la “saltellante” Precious Time (che fa venire alla mente i primi Flaming Lips) o l’epico crescendo di When we made the stars together. Vasco Brondi
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UN DISCO AL MESE
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INDIE ROCK/2 Al Diagonal tra folk e pop Il mese di ottobre della nuova stagione del Diagonal di Forlì si apre il 2 ottobre con un'artista sudafricana (oggi di stanza a Berlino) Adelle Nqeto, impegnata in un progetto di internazionalizzazione, con varie declinazioni, della musica del suo Paese: un folk minimale dai tratti soul che pesca dalle radici musicali black. Il 9 ottobre al Diagonal si prosegue con i cesenati Cazale, tra jazz, post-rock e soundtrack, a tinte noir; il 16 ottobre sarà la volta di Ryan Lee Crosby con il suo blues che unisce le tradizioni americane con quelle raga indiane, per canzoni “meditative”. Pop psichedelico il 23 ottobre con Canarie, nuovo duo della label romana Porto Records mentre il mese si conclude il 30 con il concerto pop-rock dei debuttanti forlivesi Corner in Bloom.
Bello il nuovo Tool, ma quel primo album... di Bruno Dorella *
TOOL - Undertow (1993) Il 10 giugno del 1993 vado a vedere i Fishbone. Dei veri pazzi, li ho già visti un sacco di volte, spaccano, mi sono anche rotto una costola facendo stage diving a un loro concerto, divertimento assicurato. Sono headliner di una scaletta d'eccezione. Prima di loro suonano i Rage Against The Machine, un gruppo che sta facendo parecchio parlare di sé, io ho già avuto la fortuna di vederli qualche mese prima a Milano, a un assurdo showcase pomeridiano in una discoteca, in cui c'era più gente a buttarsi dal palco che giù a raccoglierla. Lì mi sono guardato bene dal rompermi un'altra costola. Prima ancora di Fishbone e RATM suonano i Tool, gruppo che seguo molto ma non ho ancora avuto occasione di vedere dal vivo. Ho comprato il primo EP Opiate, promettente, ma soprattutto il nuovissimo Undertow, un calcio nei denti che mi sta facendo odiare da tutti perché lo suono costantemente e non piace a nessuno. A me piace da morire. “Sclero-music”, la definisce il mio amico Davide che ascolta brit-pop. Beh, a quel concerto del 1993 in cui suonano tre gruppi pazzeschi, con una scaletta da mondo all'incontrario in un'epoca in cui si poteva concepire una serata così, i Tool devastano. Il tizio che canta se ne sta dietro a tutti gli altri, defilato, inquietante. Dopo pochi anni esplodono, suonano in posti enormi, con spettacoli fin troppo grandiosi, Aenima, Lateralus e 10.000 Days sono grandi dischi, pieni di raffinatezze tecniche, che non mi ridanno però l'impatto di Undertow. Ora, 2019, esce Fear Inoculum, il loro nuovo album, preceduto da un carnevale mediatico con pochi precedenti (e di cui non mi frega assolutamente nulla), per il quale non avevo alcuna attesa. L’ho ascoltato, è bello, massimalista, scritto da paura, ti obbliga a fermarti e prenderti il tempo di ascoltarlo, come tappezzeria non funziona, vivaddio. Ma di nuovo, datemi Undertow tutta la vita. Datemi la tigna di “Intolerance”, la rabbia trattenuta della mia preferitissima “Sober”, la freschezza di pezzi grunge perfetti come “Prison Sex” ed “Undertow”, e soprattutto datemi quella finale “Disgustipated”, archetipo di tutti i magistrali fine-album futuri dei Tool, che ti lascia spossato come ogni cosa degna dovrebbe fare. * Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum in Jack Cannon, membro di Byzantium Experimental Orchestra, GDG Modern Trio e Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione
RIPARTE LA STAGIONE DEL BRONSON I sabati sera all’insegna del rock alternativo del Bronson, a Madonna dell’Albero (Ravenna), ripartono il 19 ottobre in occasione del concerto dei ravennati The Manifesto (vedi recensione di p. 5), ma la stagione dei concerti parte già due giorni prima, giovedì 17, con l’americana Emma Ruth Rundle (nella foto), poetessa dark che presenta il suo album On Dark Horses, fra doom, shoegaze e folk. In apertura i Messa, band rivelazione del panorama italiano in ambito doom rock. E prima di entrare nel vivo nei mesi successivi, la stagione di concerti di caratura internazionale prosegue già venerdì 25 ottobre con i Follakzoid, band cilena di rock psichedelico, impegnati nel tour di "I", il loro quarto album.
Al circolo Abajur anche Scott Yoder Venerdì 11 ottobre dalle 21.30 al circolo Abajur di Ravenna concerto dell’americano Scott Yoder (con band). Originario di Seattle, ex leader dei The Pharmacy e noto anche per aver suonato con Kimya Dawson e Howe Gelb, il suo universo musicale, anche molto teatrale, mescola songwriting, pop barocco, goth punk e glam rock. Sempre all’Abajur da segnalare anche il concerto folknoir del 20 ottobre (dalle 18) dei texani The Division Men.
metal
A PINARELLA L’UNICA DATA ITALIANA DEI “RINATI” STATIC-X "OMBRE SUI CAPELLI" "Molte donne indossano i capelli ma non li posseggono" Nel salone Vittoria Grassi Parrucchieri il 17 Ottobre 2019 , Carla Baroncelli leggerà un tratto del suo libro: "Ombre di un processo per femminicidio" con performance di Camilla Berardi. Dalle ore 18,30 entrata libera e gratuita con posti limitati. Gradita prenotazione entro il 15/10/2019.
Vittoria Grassi Parrucchieri - Esprime l'eleganza di ogni donna Via G. Mazzini, 37 - Ravenna - Tel. 0544.212863 - Cell. 328.6025893 info@vittoriaparrucchieri.it
www.vittoriaparrucchieri.it
Dopo la reunion, gli americani Static-X sono nuovamente in tour dopo un decennio di inattività. L'occasione è il ventennale dell'uscita del popolarissimo primo album Wisconsin Death Trip, che sarà suonato per intero dalla line-up originale della band, con dedica a Wayne Static, il frontman deceduto nel 2014. Insieme agli Static-X sul palco anche ospiti del calibro di Wednesday 13, Soil e Dope. Appuntamento sabato 12 ottobre al Rock Planet di Pinarella di Cervia.
ALTERNATIVA Gli americani David Allred e Dirty Fences al Clandestino Ripartono i concerti anche al Clandestino di Faenza. Si parte il 9 ottobre con il californiano David Allred (tra folk, ambient e neoclassica) per poi proseguire il 12 con artisti della Chinabot, etichetta di musica asiatica moderna, e il 17 con il power-pop degli americani Dirty Fences.
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l’intervista
«Quando in Italia esplose il rock...» I Marlene Kuntz festeggiano trent’anni Parla Cristiano Godano: «L’indie di oggi è semplicemente pop. I talent? Servono solo per fare soldi Credo ancora che scrivere una canzone sia risolvere un problema, io cerco di farlo con consapevolezza» di Luca Manservisi
Tornano (il 5 ottobre) al Vidia di Cesena i Marlene Kuntz, band piemontese che ha fatto la storia del rock cantato in italiano e che celebra i 30 anni di carriera con un tour che originariamente sarebbe dovuto essere estivo, poi però rinviato a causa della tendinite del batterista Luca Bergia. Ne abbiamo parlato con il frontman, Cristiano Godano. Diciamo che avete avuto più tempo per prepararvi... «In realtà quando abbiamo capito che non si sarebbe potuto fare in estate abbiamo avuto un calo di adrenalina e siamo andati in vacanza...». Che concerto sarà quello di Cesena? «In questo tour celebriamo i nostri primi 30 anni e in particolare i 20 anni del nostro terzo album, Ho ucciso paranoia, con un set doppio, come ci sta piacendo fare ultimamente, una parte acustica e una elettrica. E un finale con i pezzi che crediamo siano più graditi dal nostro pubblico». Una celebrazione di un periodo, gli anni novanta, in cui avete fatto la storia del rock in Italia... «I primi tre album hanno rappresentato un momento mitico per molti, in quel periodo un certo tipo di rock ebbe effettivamente una sua esplosione in Italia, un po’ come sta succedendo oggi, con numeri diversi, con l’indie. Che però io preferirei definire semplicemente pop, che è un’altra cosa». In quegli anni siete passati spesso anche da queste parti, avete un legame particolare con la Romagna? «Pensando alla Romagna mi viene in mente uno dei luoghi mitici del rock italiano che ora non esiste più, lo Slego prima e il Velvet poi, locale che ha nutrito il mio immaginario prima da ascoltatore e poi anche da musicista». Hai avuto un percorso per tanti anni parallelo a quello di Manuel Agnelli, entrambi siete stati frontman carismatici di band fondamentali degli anni novanta e non solo italiani. Poi lui è diventato una celebrità grazie a X Factor. Cosa ne pensi di questo suo percorso, e dei talent in generale? «Non mi è mai capitato di guardare talent, credo siano solo un’occasione per dare vigore alla propria visibilità e per rimpinguare le proprie tasche». Lo faresti il giudice a X Factor? «Non dipende da me, prima di tutto dovrebbero chiedermelo...». Quali sono stati i momenti più gratificanti della tua carriera? Ricordo per esempio di avervi visto a un festival in cui ad aprire il vostro concerto c’erano i Coldplay... «Ma loro dovevano ancora diventare famosi, in Italia. Difficile identificare un momenti topico, a fare la differenza è stata invece una leggera, lenta, confortevole sensazione di star riuscendo poco alla volta a vivere della nostra musica. Certo che avere il pianoforte di Paolo Conte in una nostra canzone significa che abbiamo fatto forse cose importanti. Così come duettare con Patti Smith a Sanremo, o collaborare con Skin...». Che rapporto avete con il vostro pubblico? Ci sono stati momenti in cui i fan si sono quasi ribellati a un vostro presunto “ammorbidimento”... «Chi ha sempre seguito i Marlene sa che ne ho già parlato più volte, si tratta di un tema un po’ sciocco, anche un po’ dannoso. Si è creato questo pregiudizio che i veri Marlene sono quelli dei primi tre dischi, la solita solfa, ormai noiosa...». Qual è il segreto invece per far durare una band trent’anni, con gli stessi membri originali? «Non lo so, forse potrei tirare in gioco l’intelligenza. Quella di capire che in una band ognuno ha un ruolo prezioso per tutti gli altri. Se penso agli Afterhours, per citare nuovamente Manuel, lui li ha cambiati tutti, poco alla volta. Noi invece (insieme a Godano ci sono da 30 anni il batterista Luca Bergia e il chitarrista Riccardo Tesio, ndr) ci sentiamo un
Al Vidia anche i Counterfeit I Marlene Kuntz apriranno sabato 5 la stagione invernale del Vidia di Cesena che in ottobre proseguirà il 26 con il concerto dei Counterfeit, nota band punkrock inglese.
Il nucleo storico dei Marlene Kuntz con Cristiano Godano tra Luca Bergia (a sinistra) e Riccardo Tesio. Oggi la formazione è completata da Luca Saporiti e Davide Arneodo
gruppo a tutti gli effetti, un progetto nato paritario, all’insegna dell’amicizia e della “solidarietà”». Come nascono i tuoi testi, così rappresentativi del gruppo, e come si è modificata la tua scrittura? «Ne parlo in un libro uscito da poco, Nuotando nell’aria, che mi permetto di consigliare a chi è interessato al tema. Qui posso solo dire che credo di essermi evoluto, ho cercato di non ripetere me stesso. In particolare ho coltivato il valore della consapevolezza, cercando di sapre sempre quello che stavo facendo. Rispetto io per primo l’artista che mi spiega e mi fa capire il suo tipo di percorso. Continuo a pensare che scrivere una canzone deve essere una risoluzione a
un problema, un modo per aggirare gli ostacoli». Ci sono altri artisti che credi abbiano questa consapevolezza, oggi in Italia? «Non lo so, ma non sono sicuro sia un valore così cruciale. Quello che faccio io è molto relegato a una dimensione in fondo di nicchia. non è facile, molta gente ha difficoltà ad approcciare un pezzo dei Marlene. Chi ha un successo più corposo forse avrà un segreto, io faccio qualcosa di più complicato, che però riesco comunque a trasformare in canzone». Cosa puoi dirci del tuo album solista, annunciato nei mesi scorsi? «Solo che uscirà tra gennaio e marzo».
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divagazioni
Come fanno i The Ex a essere il miglior gruppo del mondo a 40 anni dalla nascita? Due teorie sulla band olandese, tra politica e artigianato
Apriranno la stagione dell’Area Sismica La stagione del trentennale di Area Sismica, circolo Arci di Ravaldino in Monte (Forlì) che propone concerti di musica sperimentale e d’avanguardia, si apre domenica 6 ottobre con The Ex, storica band olandese di cui parla in questa pagina Francesco Farabegoli. La stagione prosegue poi con il Forlì Open Music (vedi pagina a fianco) e il 20 ottobre con Calipso, progetto frutto di una residenza degli artisti all’Area Sismica: sul palco Audrey Chen (voce, elettroniche analogiche), Luc Ex (basso acustico), Edoardo Marraffa (sax sopranino e tenore), Alberto Braida (pianoforte) e Cristiano Calcagnile (batteria e percussioni). Il 27 ottobre infine appuntamento con un trio atipico composto da stelle europee di varia estrazione, a cominciare da Samuel Baser, trombonista di origini svizzere, considerato un autentico virtuoso dello strumento. A fargli compagnia l’esplosivo e originale chitarrista francese Marc Ducret, già noto per lo stretto sodalizio con Tim Berne, e il batterista danese Peter Bruun. I concerti iniziano alle 18.
La prima teoria che ho sul fatto che i The Ex esistano da 40 anni e siano ancora il miglior gruppo del mondo ha a che fare con alcune riflessioni che ho fatto sulla provenienza olandese della band, ma in fin dei conti non convince davvero nemmeno me. Tanto per cominciare io detesto quando usano la parola “italiano”, perché di solito è usata in senso dispregiativo. Non sto parlando di episodi di razzismo o che altro, naturalmente, parlo di quel complesso di autoafflizione di cui soffriamo come popolo. Non so se vi capita di sentire grandi intellettuali dire cose tipo “gli italiani sono un pubblico di analfabeti e infatti Fabio Volo è primo in classifica” o “gli italiani sono un popolo di dementi e infatti Berlusconi ha governato vent’anni”. Questo non vuol essere un pippone nazionalista, sia chiaro: non ho una grandissima opinione degli italiani, ma in fin dei conti credo che la popolazione italiana sia composta più o meno dello stesso numero percentuale di idioti e manigoldi che compongono le altre popolazioni. Un prof mi raccontò che una volta, in Francia, qualcuno aveva srotolato uno striscione con scritto MORTE AGLI STRONZI durante un discorso di De Gaulle. Pensateci: è perlomeno dal maggio francese che la gente ci racconta di quanto la Francia sia una repubblica fondata sull’amore incondizionato per il cinema, ma 50 anni di amore incondizionato non hanno dato alla Francia, nel 2019, un cinema in generale migliore del nostro. È che noi siamo un pochino volubili, decidiamo se il cinema italiano stia bene o male a seconda di quant’è buono l’ultimo film di Garrone, ma “il cinema italiano” nel suo complesso sta sempre bene allo stesso modo, e se qualcuno crede che ai tempi dei poliziotteschi probabilmente era tutto meglio io credo di essere d’accordo, ma d’altra parte i poliziotteschi in Italia erano film
[...] erano dei punk anarchici e non sapevano suonare, così hanno iniziato a percuotere le chitarre e a fare questi suoni approssimativi sferraglianti a merda in quella maniera un po' romantica del gruppo punk che l’importante è la foga [...]
I The Ex all’ultimo Beaches Brew all’Hana-Bi di Marina di Ravenna in una foto di Francesca Sara Cauli
POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli
“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”
di genere che si facevano quando in America si facevano i polizieschi, che adesso non si fanno più o non si fanno più come un tempo, e via discorrendo. Voglio dire, c’è una ragione per tutto e non è mai una ragione di dove sei nato o con quali geni sei nato, né niente del genere. Comunque: l’attuale presidente del consiglio olandese si chiama Mark Rutte, leader del partito popolare. Negli ultimi anni ha perso qualche consenso e ha rimpastato le alleanze un paio di volte, ma è in carica ininterrottamente dal 2010. Dopo la prima esperienza di governo si è ricandidato due volte e ha riottenuto la maggioranza. Ne parlavo con un amico olandese, qualche anno fa. Ero suo ospite e viaggiavamo con la sua auto in queste autostrade immacolate che qui da noi non si vedono manco il giorno dell’inaugurazione. Mettevamo a paragone le differenze del sistema politico tra i nostri due paesi e, beh, gli ho chiesto qualche delucidazione. Voglio dire: dal 1979 (anno di formazione dei The Ex) ad oggi l’Olanda ha avuto CINQUE presidenti del consiglio. Noi, dal 1979 ad oggi, ne abbiamo avuti 25. Gli ho chiesto come cazzo sia possibile che un popolo voti lo stesso primo ministro per tre volte a fila, in un regime non-totalitario. Lui mi ha detto una cosa sul genere: sai, se lavora bene che cosa cazzo cambiamo a fare? Credo l’abbia votato anche lui, insomma. Sulle strade il commento è stato un pelo più laconico: è che quando paghi le tasse poi si vedono i benefici. Però voglio dire, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ho una specie di teoria che mette insieme la durevolezza dei The Ex e la stabilità del sistema politico olandese, ma Rutte è un libdem di centro e i The Ex sono dei punk anarchici. Così, insomma, la teoria non è un granché. L’altra teoria che ho sul fatto che i The Ex esistano da 40 anni e siano ancora il miglior gruppo del mondo ha a che fare con una teoria del craft, del mestiere, dell’artigianato. Questa, contrariamente a quella prima, mi piace molto. Nella prima parte della mia vita ho creduto fermamente al genio: ci sono persone che hanno la capacità di vedere cose che gli altri non vedono, e quando creano arte creano grande arte. Ora non ne sono più convinto. L'arte che preferisco negli ultimi anni è fatta quasi tutta da persone di una certa età che hanno cominciato da giovani a fare una cosa che a quei tempi non aveva alcun senso, e poi ne ha trovato uno solo perché loro non hanno mai smesso di farla. Una volta ho letto di un pensionato che per qualche ragione si era messo a fare disegni con Microsoft Paint, e ha continuato a usare Paint anche quando Paint aveva iniziato a fare schifo anche ai bambini di sei anni, e adesso è il più grande Microsoft Paint artist del mondo. Probabilmente è anche l’unico, ma non è questo l’importante – è importante che la roba che fa abbia un senso preciso. Come a dire: l'incapacità di fare altro si può trasformare in uno skill inestimabile. Altro esempio: avete presente quando qualcuno va a sentire il concerto di Iggy Pop e torna a casa tutto eccitato raccontandovi di quanto sia stato intenso e rockenroll e “ha 70 anni ma sembra averne 25”?. Non è per il fatto che Iggy vede cose che altri non vedono. È per il fatto che Iggy ha fatto una cosa per tutta la vita e ora la spiega a chiunque. Beh, Iggy Pop era impareggiabile anche nel 1970, a sentire chi ne sa. I The Ex, invece, erano dei punk anarchici e non sapevano suonare. Così hanno iniziato a percuotere le chitarre e a fare questi suoni approssimativi sferraglianti a merda, in quella maniera un po' romantica del gruppo punk che l’importante è la foga e anche se non sai suonare non importa, eccetera. Poi sono rimasti assieme e hanno continuato a suonare e piano piano hanno imparato non dico a suonare ma quantomeno, beh, sì, a suonare quella cosa lì che suonano loro. A strutturare quei suoni approssimativi in un modo che era diventato il loro modo ed era diverso. E poi, continuando a suonare, hanno cominciato a vedere che la gente continuava a essere interessata. E strada facendo hanno suonato con leggende della world music e leggende dell'improvvisazione e grandi violoncellisti e sezioni di fiati e personaggi di spicco legati all'elettronica, e loro ci hanno messo sempre e solo l'unica cosa che sapevano fare: quei suoni approssimativi strutturati che ormai riuscivano a controllare così bene da poterli far fruttare in qualsiasi contesto. E così nel 2014, a 35 anni dalla loro formazione, erano sulla copertina di The Wire, che è il posto dove ogni mese vai a vedere chi è la persona più significativa della musica di oggi (questo mese: Kim Gordon). E poi hanno continuato a esistere e a fare i dischi e a suonare i concerti e nel 2019 festeggiano quarant’anni di musica eccelsa. In Romagna addirittura con una doppietta: quest’estate erano al Beaches Brew, a ottobre passeranno dall’Area Sismica.
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avanguardia/1
il festival
CLASSICA E CONTEMPORANEA SI INCONTRANO CON I GRANDI NOMI DEL FORLÌ OPEN MUSIC A San Giacomo da Joe Morris all’orchestra Large Unit
IL GIAPPONESE AKI ONDA AL PLANETARIO DI RAVENNA L’artista e compositore giapponese (di stanza a New York) Aki Onda sarà l’ospite internazionale dell’appuntamento di giovedì 3 ottobre al planetario di Ravenna della rassegna Paradoxes. È particolarmente noto per le sue Cassette Memories, diari sonori formati da registrazioni ambientali raccolte utilizzando solo cassette e Walkman nell'arco di tre decenni. Da questo materiale vengono poi sviluppate composizioni, performance e opere d'arte visive. Prima del concerto (dalle 20) è in programma una breve lezione con guida all’ascolto di Attila Faravelli, sound artist e musicista elettroacustico di fama internazionale.
AVANGUARDIA/2 Una giornata su Morton Feldman con un concerto da 3 ore e mezza in un ambiente informale... Torna “Ossessioni”, il festival di musica contemporanea ideato e diretto da Donato D’Antonio, con un programma dedicato a Morton Feldman, il 6 ottobre, al Museo Carlo Zauli di Faenza. Si parte alle 18.30 con la conferenza del musicologo Franco Masotti per poi proseguire con l’esecuzione dell’opera For Christian Wolff con il flautista Vanni Montanari e il pianista Matteo Ramon Arevalos. Data la durata del concerto, all’incirca 3 ore e 30 minuti, il pubblico avrà la possibilità di entrare e uscire liberamente, in un ambiente informale, senza alcuna separazione fra platea e palcoscenico, ascoltando il concerto seduto o steso sul pavimento. Ingresso 6 euro.
Torna Forlì Open Music, la rassegna internazionale (curata da Area Sismica, con la consulenza di Fabrizio Ottaviucci) dedicata ai diversi linguaggi musicali dalla tradizione al presente, che quest’anno accoglie anche il Festival di Musica Contemporanea Italiana. Tre giorni, dall’11 al 13 ottobre, alla Chiesa di San Giacomo a Forlì, e 12 appuntamenti con artisti considerati punte di diamante dei rispettivi ambiti. L’apertura – venerdì 11 ottobre, ore 19 - è affidata alla mostra fotografica (uno scatto è in copertina) di Žiga Koritnik, fotografo sloveno di fama internazionale specializzato nella fotografia di spettacolo. Protagonista del primo concerto – sabato 12 ottobre, ore 20.30 – sarà un enfant prodige, il pianista Jacopo Fulimeni, diciotto anni appena compiuti, con un repertorio di musiche di Liszt, Alkan e Rameau. A seguire, un concerto più vicino alle epoche contemporanee, grazie anche all'utilizzo dell'elettronica, con il rinomato Quartetto Maurice, da Torino, che interpreterà composizioni di Giacinto Scelsi e Francesco Lanza. Subito dopo è il turno dei Zaum Percussion, un trio con grandi percussionisti della scena internazionale (Simone Beneventi, Carlota Cáceres e Lorenzo Colombo) per un omaggio al genio di Mario Bertoncini e a quello di Lorenzo Pagliei. A chiudere la prima serata, in esclusiva mondiale, il solo del compositore improvvisatore statunitense Joe Morris (nella foto), uno dei più grandi chitarristi del panorama free jazz. La terza e ultima giornata si apre – domenica 13 ottobre, ore 11 – con l’Open Day delle scuole musicali di Forlì. Segue “L’evoluzione del linguaggio musicale”, una conversazione/concerto a cura del maestro Fabrizio Ottaviucci che accompagnerà il pubblico attraverso le epoche musicali. Si proseguirà poi con un altro appuntamento organizzato dall’Istituto Musicale Angelo Masini di Forlì, che vede protagonista la formazione Piano & Wind Quintet con acclamati esponenti del panorama musicale internazionale: Paolo Carlini, primo Fagotto dell’orchestra della Toscana, e Guido Corti, considerato tra i migliori cornisti d’ Europa. Lo sguardo tornerà a posarsi sui mondi contemporanei con un omaggio a uno dei suoi più illuminati rappresentanti, Marco Stroppa: a eseguire la sua musica sarà il giovane e talentuoso Erik Bertsch, pianista italiano di origini olandesi. A seguire, sotto i riflettori un altro gigante dei nostri tempi, Sylvano Bussotti, interpretato dal duo Benvenuti (Monica, soprano) & Giomi (Francesco, compositore e regista del suono), per un evento nato in collaborazione con Tempo Reale di Firenze, centro di ricerca musicale fondato da Luciano Berio. Seguirà un omaggio al grande contrabbassista Stefano Scodanibbio con la presentazione del libro di Mario Gamba Non abbastanza per me. Scritti e taccuini, edizioni Quodlibet con tanto di video e l’interpretazione di Fabrizio Ottaviucci di “Terre Lontane” per pianoforte, video e musiche preregistrate dallo stesso Scodanibbio. Gran finale con la data unica italiana della monumentale orchestra Large Unit del batterista norvegese Paal Nilssen-Love, assieme alla Fire!Orchestra la più grande formazione del mondo dedita alla musica libera.
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musica internazionale
CONSIGLI D’AUTORE ANA POPOVIC AL SOCJALE La celebre blueswoman serba (ora di stanza a Los Angeles) Ana Popovic sarà in concerto il 31 ottobre al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna). Tra blues, rock e soul.
Tre dischi per viaggiare nel tempo a cura di Gabriele Graziani *
33 giri. Sono i giri del disco al minuto, quello che fa non è importante ma è importante l’essenza che porta all’ispirazione e che in qualche modo rimanda, ripropone e determina l’attesa e la memoria. La puntina è del tutto inconsapevole di tutto questo potere, interrompe il silenzio della stanza e il disco non si ascolta mica, si guarda... Il girato resta e l’occhio è incantato dentro l’incantesimo, immobile nell’ipnosi tra il suono che esce e il disco che va tra l’iride e il cuore. Parto da qui. Ossia, se devo fare una classifica dei dischi, devo partire da quelli, influenzato ovviamente dal supporto e dalla nostalgia, il mio punto di vista è condizionato all’origine da quella cosa misteriosa che noi banalmente chiamiamo tempo e tentativo di trattenere il senso del passato. Il disco è un po’ questa roba qua, una macchina del tempo per viaggiare in un eterno presente.
MARIAMA A CATTOLICA La stagione del Teatro della Regina di Cattolica parte con un concerto, quello della cantaturice della Sierra Leone (ma da tempo di stanza tra la Francia e la Germania) Mariama, in esclusiva per la Romagna, accompagnata dal virtuoso di chitarra Serge Ananou e dal percussionista Georges Dieme. Tra jazz, reggae, pop soul old school.
La buona novella (1970), di Fabrizio De André Attraverso vangeli sconosciuti il racconto è un controcampo al femminile, cinematografico, felliniano, reale e sognato, in un primo tempo in attesa di un Gesù umanizzato e il secondo con un Gesù pastorizzato verso la resurrezione, in mezzo 33 anni, 33 giri che si rincorrono nello spazio infinito di un minuto dove (per dirla alla De Niro) i centimetri sono dappertutto. La sposa occidentale (1990), di Lucio Battisti Al primo ascolto non capisci, al secondo neanche, al terzo il quadro dei puntini viene disegnato direttamente da chi ascolta e non da chi lo porta, l’abilità è direttamente proporzionale al piano Pannelliano: ermetismo, surrealismo, conversioni convesse, ci si perde nel bianco, nel tempo assoluto, nel tempio che resta vuoto. Il pifferaio magico (Fiabe sonore) Non mi ricordo quasi nulla, devo cercare, tornare indietro davvero, e naturalmente è impossibile, quindi perfetto nel fallimento, mi ricordo solo a strati, astratti tratti come pochi, analizzo la sensazione, la paura e il fascino della voce guida che si perde nel viaggio della coscienza (la mia), qui manca del tutto il mio punto di vista. Ricordo per ovvie ragioni l’apertura (a mille ce n’è…) e la voce cantata. I miei passi che si allontanano dalla stanza e poi il ritorno inevitabile legato da sempre a questo cordone ombelicale invisibile che rimane anche adesso, dentro questo presente. E i giri anche in questo “adesso” sono sempre 33, si amplificano, come sassi da lago...
Roberto e Denise vi aspettano all’Osteria Malabocca, in un ambiente rinnovato ma sempre accogliente e famigliare, dove potrete scegliere tra i tre menu di carne, pesce o vegetariano con proposte sempre diverse di piatti che raccontano la stagionalità e le eccellenze del territorio. Le proposte dei menù possono anche essere scelte “alla carta” in aggiunta ad una selezione di piatti sempre disponibile ma preparato ogni giorno, come il pane! Gabriele Graziani
Piazza della Libertà, 15 Bagnacavallo (RA) - Tel. 0545 64468
www.malabocca.it Osteria Malabocca Osteria_Malabocca Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30
Chiuso mercoledì
* Cantante e autore degli Equ, con cui è salito anche sul palco del Festival di Sanremo, nato a Santa Sofia nel 1973, Gabriele Grazieni è anche insegnante e poeta “tra virgolette”. Negli anni ha vinto prestigiosi premi, dal Lauzi al Tenco fino all’Ubu per la sua collaborazione al progetto teatrale firmato da Mario Perrotta su Antonio Ligabue. Con Alessandro Maltoni forma anche il duo puntoevirgola, collaborando con lo scrittore Eugenio Baroncelli
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I SOLISTI VENETI APRONO LA STAGIONE DEL MASINI A Faenza la storica orchestra, ora diretta dal violinista Lucio Degani Il celebre direttore spagnolo Jordi Savall, a Rimini l’11 ottobre
Tra capolavori beethoveniani e concerti brandeburghesi Il programma del mese alla Sagra Musicale Malatestiana di Rimini Prosegue al teatro Galli di Rimini la 70esima edizione della prestigiosa Sagra Musicale Malatestiana. Venerdì 11 ottobre l'appuntamento è con il quarto dei concerti sinfonici in programma. Il direttore d'orchestra (gambista e violoncellista) Jordi Savall affronterà l’esecuzione della Terza e della Quinta sinfonia, due capolavori beethoveniani proposti in una lettura “storicamente informata” grazie al suono degli strumenti originali di cui si avvale Hesperion XXI - Le Concert des Nations, formazione fondata da questo indiscusso maestro della musica antica. Quanto mai variegate poi le proposte di musica da camera della Sagra, a partire dall’Ensemble Zefiro, punto di riferimento per la musica antica
che propone il 15 ottobre al Galli l’integrale dei Concerti Brandeburghesi di Bach, oggetto di una recentissima registrazione salutata con grande favore dalla critica internazionale. E un programma interamente consacrato a Johann Sebastian Bach sarà affrontato anche la settimana dopo – martedì 22 –, al pianoforte, dalla celebre artista canadese Angela Hewitt. A completare il cartellone del mese di ottobre della manifestazione riminese, sabato 26 (a ingresso libero), uno degli appuntamenti dedicati ai giovani, con i solisti dell’Accademia Lirica di Osimo che proporranno una versione cameristica della Traviata con la direzione e narrazione di Noris Borgogelli. Tutti i concerti iniziano alle 21.
MUSICA CLASSICA/3 Al ridotto dell’Alighieri di Ravenna giovani talenti e i primi Concerti della domenica È partita la stagione musicale del teatro Alighieri di Ravenna con i primi concerti dell’associazione Mariani, “Giovani in Musica”, alla Sala Corelli. Tra gli appuntamenti (alle 17) sabato 5 ottobre la scuola di pianoforte ravennate della pianista Maria Cristina Ceroni e il 15 ottobre un trio di allievi del Conservatorio di Lugano, mentre l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Verdi” di Ravenna, con il suo Ensemble Strumentale diretto da Federico Ferri, domenica 20 ottobre chiuderà la rassegna con una mattinata dedicata a Vivaldi (concerto ore 11). Sarà invece il Gershwin Quintet a inaugurare, domenica 27 ottobre, l’edizione 2019 dei “Concerti della Domenica”. L’ensemble di 4 sax e pianoforte, tutto al femminile, offrirà al pubblico un’istantanea del panorama musicale statunitense della prima metà del Novecento: Bernstein, Copland, Barber e Gershwin gli autori. Info e programma: angelomariani.org.
Si alza il sipario sulla nuova stagione concertistica di Emilia Romagna Festival a Faenza - ERF&TeatroMasiniMusica. Grandi ensemble, noti solisti e giovani star saranno i protagonisti dei dieci appuntamenti del cartellone della VIII edizione, sempre a cura di Massimo Mercelli e Donato D’Antonio, che si concluderà il 30 marzo. La stagione si apre martedì 15 ottobre (ore 21), al teatro Masini, con un concerto dell’orchestra I Solisti Veneti e di Lucio Degani, qui in veste di violino solista e maestro concertatore. Il concerto, dall’evocativo titolo Ouverture, Fantasie, Folletti, Virtuosismi, vedrà in programma Vivaldi, Verdi e Bazzini, quest’ultimo con la caratteristica “Ridda dei folletti”. I Solisti Veneti, storica formazione che proprio quest’anno festeggia la sessantesima stagione dalla propria fondazione, fin dal 1959 ha raggiunto le vette della musica mondiale, destando l’entusiasmo di pubblico e critica con più di 6.000 concerti in 90 paesi, partecipando ai maggiori Festival e incidendo oltre 350 titoli. Grandi esperti della musica rinascimentale, dopo la scomparsa dello storico Maestro Claudio Scimone, guida spirituale ed estetica, I Solisti saranno diretti da Lucio Degani, violinista perfetto, dotato di straordinaria tecnica ed espressività, oltre che del raro dono del carisma.
www.rioloterme-proloco.it
RIOLO TERME - 31 OTTOBRE 2019 27° ANNO
MUSICA COLTA All’Almagià torna il festival “Sclab”, con il quartetto d’archi che diventa contemporaneo Torna tutte le sere (dalle 21) all’Almagià di Ravenna dall’8 all’11 ottobre “Sclab”, la seconda edizione del festival di musica colta, un progetto che “vuole riaprire un dialogo col pubblico più difficile da attirare partendo dalla forma più difficile della musica colta, il Quartetto d’archi, declinandolo in modalità e forme contemporanee”. Organizza (e partecipa) il Quartetto Fauves (foto). Tra i primi ospiti annunciati il duo trombone-pianoforte composto da Diego Di Mario e Hilary Bassi.
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l’intervista
Ravenna Teatro e ciò che resta dello spirito da “stabile corsaro” delle origini Parlano Alessandro Argnani e Marcella Nonni, direttori della storica realtà di produzione e non solo di Iacopo Gardelli
Da quasi un ventennio lo spettacolo dal vivo, a Ravenna, è legato in modo indissolubile a due dioscuri: la musica, a Riccardo Muti; il teatro, a Ravenna Teatro – ovvero al Teatro delle Albe e a Drammatico Vegetale, dal 1992 organizzatori dei cartelloni di prosa della città. Lo “stabile corsaro” – come lo definì Marco Martinelli a pochi anni dall’insediamento – ha accompagnato la formazione culturale di quasi due generazioni di spettatori, e continua a sperimentare nuove forme di apertura alla città. Risale a quattro anni fa, ad esempio, la scelta di unificare il cartellone del teatro di tradizione e del teatro contemporaneo. Dal 2018 Marcella Nonni – storico membro della compagnia – è affiancata nella direzione della cooperativa e nella creazione della Stagione dei teatri da Alessandro Argnani, figlio della prima covata di artisti cresciuti nel nido della non-scuola delle Albe. Ho chiesto a loro dove sta andando lo stabile corsaro e quale tipo di rapporto sussista fra gli interessi di compagnia e la gestione di un teatro pubblico, per capire che cosa ci riserverà il prossimo futuro. È da ormai quattro anni che il cartellone della Stagione dei teatri riunisce tradizione e contemporaneo. Ricordo che l'inaugurazione dell'esperimento portò con sé titubanze e mormorii. Oggi, secondo voi, il pubblico si è abituato a questo modello? Argnani: «Negli ultimi due anni abbiamo avuto un aumento di spettatori, e questo ci rende felici. Abbiamo sempre continuato a coltivare un lavoro di relazione con la città: teniamo tantissimi incontri con le singole comunità per presentare questo cartellone, che in un certo senso, come tutte le stagioni, è esso stesso un’opera d'arte». Di che aumento si parla? Argnani: «Abbiamo superato la soglia dei duemila abbonamenti. Nell’ultimo anno abbiamo avuto circa 150 rinnovi. Anche grazie a un lavoro importantissimo che vogliamo continuare a fare con i più giovani, sia mantenendo un prezzo popolare dei biglietti, sia evitando le matinée per le scuole. Andare a teatro dev’essere una scelta autonoma per noi, senza forzature. Si tratta di crescere spettatori consapevoli». Quanto è costata questa Stagione? Argnani: «Non è semplice fare un conto preciso dei costi della Stagione, perché non si riduce tutto ai cachet. Quest'anno la nostra cooperativa ha fatto un investimento di 40 mila euro. Tutti i contributi che riceviamo sono trasparenti sul nostro sito: riceviamo un contributo di circa 470 mila euro dalla convenzione comunale; un contributo simile dal MiBACT, quest'anno tagliato di cir-
Alessandro Argnani e Marcella Nonni, direttori di Ravenna Teatro
ca 20 mila euro; e infine un contributo regionale, di 168 mila euro. A fronte di un contributo pubblico di più di un milione, il nostro budget, compreso dei proventi delle opere della compagnia, è di due milioni di euro. Questa è la cifra che muoviamo ogni anno. Facciamo grande attenzione ai dati economici, e anche per questo la cooperativa è sana: la nostra politica è sempre stata di uguaglianza salariale». Nonni: «La maggioranza dei nostri collaboratori è assunta a tempo indeterminato, cosa rara nel mondo del teatro». In un suo scritto del 1995, Marco Martinelli parlava di un pericolo insito nella trasformazione delle Albe da piccolo gruppo indipendente a grande gruppo di gestione teatrale. Una potenziale “trappola” per la compagnia. Alcune volte si è parlato di conflitto di interessi. Quanto influisce l'essere compagnia nella scelta dei titoli della stagione, ad esempio? Nonni: «Anni fa a gestire i teatri erano le famiglie. Sceglievano le opere e trattavano personalmente con gli artisti, senza alcun tipo di relazione. Noi abbiamo un'esperienza quarantennale di relazioni con altre compagnie, da quelle storiche a quelle più giovani. La nostra relazione non si esaurisce solo nella contrattazione, ma in percorsi consolidati
«La nostra stagione è frutto del nostro sguardo, ma in cartellone ci sono compagnie poeticamente diversissime da noi»
negli anni, spesso anche di co-produzioni. Rapporti di confronto e di pensiero. Non l'abbiamo mai vissuto come conflitto d’interessi. È vero, ci sono e ci saranno ospitalità reciproche; ma in base a progettualità pensate. Non si tratta di una mera collezione di scambi. Non l’abbiamo mai praticata». Argnani: «Il modello ministeriale è cambiato. I “teatri di rivelante interesse culturale” rischiano di cancellare la storia dei teatri di gruppo italiani. Siamo consapevoli di essere all’interno di un sistema pericoloso, ma cerchiamo di continuare a difendere lo spirito dello “stabile corsaro”, un teatro in movimento che non si chiuda in sé. Le relazioni con alcune compagnie sono forti: ma avere il Teatro dell'Elfo abitualmente a Ravenna fa bene alla città. Cerchiamo di alimentare la concorrenza a livello nazionale, ospitando compagnie che sono fuori da certe protezioni ministeriali, ma che fanno opere necessarie. Non abbiamo bisogno di difendere il nostro orticello». La visione artistica delle Albe non rischia di passare al pubblico in modo troppo diretto? Argnani: «È ovvio che la nostra Stagione è frutto del nostro sguardo. Ma basta studiare il cartellone per rendersi conto che si tratta di compagnie poeticamente diversissime da noi. Pensiamo alla Socìetas Raffaello Sanzio, ad Antonio Latella. La responsabilità estetica ed etica è sempre quella di aprirsi alle verticalità del teatro contemporaneo, alzando sempre l'asticella». A proposito di asticelle, penso ad esempio all'introduzione, nel 2017, del “Pullman a teatro” per collegare il forese ai teatri della città. Ci saranno no-
vità simili, al di fuori dei titoli della stagione? Argnani: «Vogliamo allargare sempre di più le nostre relazioni con la città e col territorio. Tutte le nostre strategie sono finalizzate a incontrare nuovi compagni di viaggio. I pullman, le presentazioni, le “Storie di Ravenna” con Luparini, Gardini e Dadina: tutto va in questa direzione. Ci piacerebbe ad esempio creare nuovi contatti con i circoli del forese e le case del popolo: luoghi della socialità che rischiano di essere abbandonati. E un'altra cosa che faremo, a maggio al Rasi, sarà dedicare una settimana di “serate doppie” alle nuove drammaturgie ravennati». Tra gli spettacoli della Stagione che mi interessano di più, c'è Inflammation du verbe vivre, dell'artista franco-libanese Wajdi Mouawad. Argnani: «Mouawad è un artista mondo: regista, scrittore, drammaturgo, direttore di teatro, attore. Una figura di punta del teatro francofono, che abbiamo incontrato a Mons nel 2015, quando la città belga era capitale europea della cultura. In questo spettacolo farà i conti con Sofocle immerso in una macchina scenica mastodontica. Questa è una prima tappa del progetto che vogliamo portare avanti fino alle celebrazioni dantesche del 2021: ospitare per lunghi periodi, in città, autori di punta del teatro internazionale per retrospettive, workshop e presentazioni». Qualche anticipazione per i prossimi anni? Argnani: «Stiamo già prendendo i contatti con uno degli artisti più acclamati del teatro europeo, lo svizzero Milo Rau».
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bagnacavallo
MARIA PAIATO È MADRE CORAGGIO DI BRECHT SUL PALCOSCENICO DEL GOLDONI Lo spettacolo, diretto da Paolo Coletta, in scena il 28 ottobre
ROMEO E GIULIETTA SECONDO ALE E FRANZ La stagione di prosa del Diego Fabbri di Forlì si apre il 31 ottobre (con repliche fino al 2 novembre) con Ale e Franz in Nati sotto contraria stella, tratto dal Romeo e Giulietta di William Shakespeare per la drammaturgia e la regia di Leo Muscato (incontro con gli artisti sabato 2 novembre ore 18 al Ridotto del teatro, a ingresso gratuito). I veri protagonisti dello spettacolo non sono i personaggi della tragedia shakespariana, ma dei comici girovaghi che si presentano al pubblico per interpretare La dolorosa storia di Giulietta e del suo Romeo. Sanno bene che è una storia che già tutti conoscono, ma loro vogliono raccontarla osservando il più autentico spirito elisabettiano. Sono tutti uomini e ognuno di loro interpreta più personaggi, anche quelli femminili.
PREDAPPIO Paola Minaccioni dal vivo con i personaggi della tv Al teatro comunale di Predappio, il 26 ottobre alle 21, è di scena Paola Minaccioni in Dal vivo sono molto meglio. Uno spettacolo scritto dalla stessa Minaccioni con Alberto Caviglia e Claudio Foris. Tutti i personaggi di Paola Minaccioni nati in tv, al cinema o alla radio, arrivano sul palco per offrire uno spaccato dei nostri tempi, una surreale sequenza di caratteri che incarnano i dubbi, le paure e le nevrosi del momento.
Al via lunedì 28 ottobre la stagione del Goldoni di Bagnacavallo con Maria Paiato protagonista di Madre Courage e i suoi figli (traduzione di Roberto Menin) e per la regia e drammaturgia musicale di Paolo Coletta (Società per AttoriTeatro Metastasio di Prato, realizzata in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia). Brecht scrisse il testo quando era già in esilio, nel 1938 alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Un’opera di contraddizioni e antinomie, a partire dalla principale: Madre Courage si sforza di proteggere i suoi figli dalla guerra, grazie alla quale lei stessa vive e guadagna, ma li perde inesorabilmente uno dopo l’altro. La donna e il suo carro sono immediatamente emblematici di questa distorsione esclusivamente umana, dove la paura di morire si sconfigge entrando in una economia di morte. Paolo Coletta dirige Maria Paiato in una nuova versione del capolavoro brechtiano dalle forti componenti musicali, dove parola, corpo e musica si fondono per ritrarre un’umanità che somiglia così tanto al nostro presente.
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RIMINI Piergiorgio Odifreddi al teatro degli Atti Venerdì 18 ottobre alle 21 al Teatro degli Atti di Rimini si svolge l’ultimo degli incontri organizzati da pangea.news che vede come ospite Piergiorgio Odifreddi su "Lucrezio & Kurt Gödel" (a ingresso gratuito). Come noto, Odifreddi è matematico, logico, divulgatore, saggista e ha scritto libri assai letti come “La democrazia non esiste”, “Il Vangelo secondo la Scienza”, “Il matematico impertinente”, “Ha vinto, Galileo!”.
CESENA Incontri nel foyer del Bonci con visita guidata al teatro Due incontri gratuiti nel foyer del Bonci di Cesena per la rassegna “mappe per il ritorno Cantiere/Ciò che ci rende umani” seguita dalla visita guidata al Ridotto del Teatro. Si comincia il 12 ottobre alle 17 con Antonio Prete che parlerà de “L’interiorità: conoscenza di sé e riconoscimento dell’altro” mentre il 26 ottobre, sempre alle 17, ospite sarà lo scrittore Emanuele Trevi (nella foto) su “La linfa del linguaggio”.
FORLÌ Andrea Loreni ed Emanuele Trevi “a pranzo” con Città di Ebla Per il terzo anno la compagnia teatrale Città di Ebla propone i simposi, una serie di appuntamenti costruiti alternando il confronto verbale al piacere della tavola in orario prandiale. Il tema è quello dell'edizione 2019 del festival Ipercorpo, la pratica quotidiana, che verrà declinato in diversi modi. Il luogo è il Diagonal Loft Club di Forlì. Il 20 ottobre ospite sarà Andrea Loreni, funambolo e filosofo. Il 27 ottobre sarà la volta di Emanuele Trevi (il giorno prima ospite a Cesena vedi sopra). Gli incontri saranno moderati da Claudio Angelini (fondatore, direttore artistico e regista di Città di Ebla) e Davide Ferri (curatore, critico d'arte e docente, direttore della sezione di arte contemporanea di Ipercorpo). Gli incontri iniziano alle 11, alle 13 il pranzo (prenotazione obbligatoria).
l’anticipazione
DAL BELCANTO AGLI ALBORI DEL VERISMO: TRE DONNE PER LA TRILOGIA D’AUTUNNO Dall’1 al 10 novembre all’Alighieri di Ravenna tre opere dirette da Cristina Mazzavillani Muti: Norma, Aida e Carmen Dall’1 al 10 novembre al Teatro Alighieri torna la Trilogia d’autunno dedicata all’opera del Ravenna Festival, quest’anno sotto il titolo “Dal belcanto agli albori del verismo”. Tre donne straordinarie, tre diversi stili, tre momenti inconfondibili di uno stesso secolo: dopo il respiro purissimo del belcanto che Bellini esprime in Norma (1831), il cuore del melodramma ottocentesco e dei suoi equilibri formali si chiude con Aida (1871); ma passano quattro soli anni e quel mondo nuovo che lo stesso Verdi sente nell’aria comincia a prender corpo nel capolavoro di Bizet, negli impeti irresistibili di Carmen – non è ancora verismo ma già se ne intravede il grido. Il format è oramai quello di questo appuntamento: le tre opere si susseguono a ritmi serrati una sera dopo l’altra sullo stesso palcoscenico, dove la macchina teatrale scompone e ricompone la scena, la trasforma e rinnova giocando, incrociando giovani talenti, esperienza e moderne tecnologie. Ne scaturiscono tre inedite produzioni: se il dramma di Norma pulsa nel segno metafisico di ingombranti ed eloquenti simboli, attraversati da ombre e fantasmi, la vicenda di Aida è immersa nell’evocativa, cangiante e magniloquente dimensione di immagini virtuali, mentre la tragedia di Carmen si dipana in un buio inquieto, solcato da lame di luce che narrano di rosso, di carne, di morte. Ideatrice e regista come sempre Cristina Mazzavillani Muti. In buca l’orchestra Cherubini (nella foto).
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scene / 17
ottobre 2019
il festival
Torna Fèsta tra teatro, danza, musica elettronica e mostre fotografiche L’iniziativa organizzata da E Production è giunta all’ottava edizione
BAEDEKER
Guida teatrale per spettatori nomadi
Due spettacoli di area tedesca per questo mese di passaggio di Iacopo Gardelli
Torna per l’ottava edizione Fèsta, il festival delle arti performative contemporanee organizzato da E Production a Ravenna, che si svolge tra l’autunno e l’inverno. Nella prima parte del festival, che va da ottobre a dicembre, sono in programma quattro spettacoli di teatro e danza - di cui due in prima ravennate - due concerti, una mostra fotografica, un laboratorio, quattro appuntamenti musicali curati da Club Adriatico. Il festival presenta dunque un cartellone multidisciplinare che spazia dal teatro alla danza, dalla fotografia alla musica, alle arti digitali, stabilendo collaborazioni e sinergie con alcune delle più significative realtà artistiche e istituzioni culturali del territorio. L’apertura di Fèsta, che incrocia la programmazione della Notte d’Oro Off in Darsena di città è prevista il 4 ottobre con un evento speciale che coinvolge gli spazi di Artificerie Almagià. In apertura la serata prevede una collaborazione con Ascig e con il festival Ottobre Giapponese e la presentazione della videoinstallazione con musical dal vivo intitolata La Notte dei Cyborg, e a seguire il Live del duo strumentale ravennate Cacao formato da Diego Pasini e Matteo Pozzi, lo spettacolo di danza della compagnia toscana, ormai storica e pluripremiata, Kinkaleri con Marco Mazzoni (autore anche dell’artwork di questa edizione del festival) e i dj set tra funk, elettronica e hip-hop di Marina Meccanica e Dj Nersone. Fèsta incrocia inoltre il programma della Stagione dei Teatri curata da Ravenna Teatro, con le repliche ravennati presso il Teatro Rasi, dello spettacolo Macbetto o la chimica della materia, trasmutazioni da Giovanni Testori. Il lavoro che andrà in scena il 10, 11 e 12 ottobre è frutto di una collaborazione fra tre delle più importanti compagini teatrali roUna scena dello magnole: Teatro delle Albe, Mespettacolo Docile noventi e masque teatro. Roberto Magnani del Teatro delle Albe, ideatore del progetto, guida un cast che comprende altre due interpreti d’eccezione, Consuelo Battiston (Menoventi) e Eleonora Sedioli (masque). Ulteriore appuntamento condiviso con Ravenna Teatro al Rasi è quello del 26 ottobre, con l’allestimento dello spettacolo Docile, in prima presentazione a Ravenna, della compagnia faentina Menoventi. Il lavoro che vede in scena l’attore Andrea Argentieri e Consuelo Battiston, fondatrice insieme al regista Gianni Farina della compagnia, è stato realizzato nel corso dello scorso anno tra Ravenna e Faenza e dopo diverse repliche e buone accoglienze e recensioni raccolte in altre piazze italiane arriva finalmente al confronto con il pubblico e con la critica ravennate. Il 31 ottobre il festival prosegue con un focus sulla danza, in collaborazione con la rassegna To Day To Dance. gruppo nanou e Daniele Torcellini riallestiscono la performance/Installazione Neverwhere [prototipo] presso il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna. Gruppo nanou curerà anche un momento laboratoriale, di formazione per danzatori, della durata di tre giorni a dicembre negli spazi di Artificerie Almagià. Fèsta si arricchisce anche delle proposte musicali curate da Club Adriatico, giunto alla sua settima stagione, con quattro diversificati appuntamenti con la musica elettronica e le arti digitali programmati tra Ravenna (31 ottobre, 19 e 28 dicembre) e Covo Club di Bologna (30 novembre). Tra le novità dell’edizione 2019 c’è anche la collaborazione presso il Planetario di Ravenna con ARAR e Orthographe nell’ambito della rassegna di concerti Paradoxes. Club Adriatico ospiterà nel corso dei quattro appuntamenti in programma artisti italiani e internazionali nell’ambito della musica elettronica..
Come diceva Gramsci, “il vecchio è morto e il nuovo non può nascere”. Ecco una citazione colta e assolutamente gratuita per descrivere questo ottobre nei teatri romagnoli. Periodo di passaggio, ottobre è una soglia indecisa, che non ha più la spensieratezza dei festival estivi né ancora la voglia per iniziare a far sul serio con le stagioni ufficiali. Perciò le primizie di stagione sono tarde e rare, sebbene di alta qualità. Il 28 ottobre, il Goldoni di Bagnacavallo inaugura la sua stagione con Maria Paiato (doppio premio Ubu nel 2004 e 2005, premio Duse 2009, nella foto) con un classicissimo di Brecht, Madre Courage e i suoi figli. Una grande produzione (10 attori sulla scena) che ha debuttato a inizio estate al Napoli Teatro Festival, per la regìa del napoletanissimo Paolo Coletta. Con Madre Courage siamo nel cuore dell'opera brechtiana: il teatro epico, in una delle sue massime espressioni, fa riflettere lo spettatore sulle cause e sulle miserie della guerra e, prendendo lo spunto narrativo da un romanzo di Grimmelshausen, istituisce un'analogia fondamentale fra Seconda Guerra Mondiale (Brecht lo scrive fra il '38 e il '39, prevedendo lo scoppio del conflitto di qualche mese) e Guerra dei Trent'anni. Se non ricordate cos'è la Guerra dei Trentanni, è stata quella guerra politico-religiosa che ha dilaniato l'Europa fra il 1618 e il 1648. Rimaniamo in area tedesca anche con il secondo spettacolo, al Galli di Rimini il 30 ottobre. Si tratta del riallestimento, a 18 anni di distanza, de Il nipote di Wittgenstein. Storia di un’amicizia con Umberto Orsini (che proprio con questo spettacolo si aggiudicò l'Ubu nel 2001). Interessante notare che il regista francese che firma questo allestimento, Patrick Guinand, ha conosciuto personalmente Thomas Bernhard, l'autore del romanzo riadattato per la scena. Il nipote di Wittgenstein è uno dei lavori più letti dell'autore austriaco, un'opera tarda scritta nel 1982. Come di consueto in Bernhard, si tratta di un monologo fiume, una verbigerazione ai limiti dell'autismo, nel quale l'autore racconta il legame che lo unì a Paul Wittgenstein, nipote del celebre filosofo, durante la degenza in una clinica psichiatrica. Riflessioni sull'amicizia, sulla lucidità della follia, sul dolore della separazione: tutto questo interpretato da uno dei più esperti attori italiani, in scena assieme a Elisabetta Piccolomini.
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visioni
il festival/1
Tornano i giorni dell’incubo con Liliana Cavani come ospite d’onore
ottobre 2019
il festival/2
DA ALIEN A MILENA VUKOTIC: SEDICICORTO COMPIE SEDICI ANNI La rassegna forlivese cresce, con 240 opere selezionate in concorso ed eventi speciali
A Ravenna il Nightmare proporrà diverse anteprime e la visione della pellicola restaurata Il portiere di notte Dal 30 ottobre al 3 novembre, il Palazzo del cinema e dei Congressi apre le sue porte al Ravenna Nightmare Film Fest che sta sempre più ampliando i propri confini: non solo horror quindi, ma anche crime, noir, sci-fi e drama. Saranno previste tre anteprime prima dell’inizio del main event: il 5, il 12 e il 19 ottobre. Il 5 ottobre, alle 21, verrà presentato, in anteprima nazionale gratuita, To your Last Death l'ultimo film di Jason Axinn, in versione originale sottotitolata: un film di animazione che concilia arte moderna a fumetti disegnata a mano e tecniche di animazione 2D digitale. Il cast è composto da una giostra di star, fra cui spiccano William Shatner, Morena Baccarin e Ray Wise. A sinistra una scena Il 12 ottobre, invece, alle 21, da Il portiere di notte verrà proiettato in lingua inglese A destra Liliana Cavani con sottotitoli in italiano Midsommar - il villaggio dei dannati, l’ultimo folgorante horror di Ari Aster. Nel film, una giovane coppia americana decide di fare una vacanza in Svezia, in occasione di un noto festival di mezza estate. L'evento pastorale si trasforma ben presto in un incubo sinistro quando gli abitanti del luogo rivelano la propria reale natura. Il 18 ottobre invece verrà proiettato Psicomagia- un’arte per guarire, l’ultimo geniale documentario di Alejandro Jodorowsky. Attraverso testimonianze reali, il regista spiega cos'è la psicomagia, quali sono i suoi principi e come questa cura viene praticata. Il film va oltre la finzione, filmando una realtà accresciuta, magica e curativa. In particolare ci viene mostrato il processo di guarigione di alcune persone, dalla realizzazione del loro "atto psicomagico" fino alla dimostrazione dei relativi effetti che questo atto ha sull’inconscio. Dal 30 ottobre al 3 novembre poi il Nightmare entrerà nel vivo del suo cartellone con una vasta serie di incontri, anteprime e film inediti. Questo ricco programma culminerà sabato 2 novembre, con l’arrivo di Liliana Cavani, ospite d’onore del festival, che presenterà il suo film più famoso, Il portiere di notte, nella copia restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, in lingua originale con sottotitoli in italiano. La regista, fra le più famose del ‘900, ha sempre indagato tematiche scomode e scabrose come il razzismo, il sadomaso e il fanatismo, scoprendo la natura fragile e allo stesso tempo violenta dell’essere umano.
IL FESTIVAL/3 La prima volta di “Visioni fantastiche”, non solo per le scuole Sta per iniziare “Visioni fantastiche”, il nuovo festival di cinema della città di Ravenna dedicato alla formazione e al cinema fantastico. Le sezioni del festival infatti sono state pensate appositamente per gli istituti scolastici, per cui è stata definita una modalità d’iscrizione, chiamata “partecipare in 3 mosse”. Si comincia dalla prima mossa, ma con molti eventi aperti anche a tutta la cittadinanza come le Master Class, classiche lezioni frontali, i cui i temi trattati spazieranno fra approfondimenti sul cinema di genere fantastico, la serialità e i nuovi linguaggi cinematografici. Ci saranno poi gli “Spazi Interattivi”, laboratori permanenti creati all’interno del Palazzo del Cinema e dei Congressi: “La Stanza dei Lego” in cui i partecipanti realizzeranno con i Lego una scena da inserire o modificare nella narrazione e realtà virtuale, in cui i partecipanti, grazie a appositi visori VR, potranno vivere un'esperienza cinematografica unica. In più, Special Selection, la sezione dedicata ai migliori cortometraggi provenienti dal Kurtzfilmtage Oberhausen; Omaggio ai Maestri, dedicata al Maestro Hayao Miyazaki, il più importante regista d’animazione vivente, di cui saranno proiettate le pellicole più significative; Showcase Emilia-Romagna, la sezione dedicata al cinema emiliano-romagnolo, che presenterà alcuni dei migliori cortometraggi prodotti in regione; Le serate poi saranno scandite dalle Anteprime Fantastiche: una serie di film gratuiti in Anteprima Nazionale. Tutti questi eventi saranno impreziositi da incontri con personalità di spicco del mondo del cinema e dello spettacolo, presenti al Festival.
Un fotogramma da Skin
Al via la sedicesima edizione di Sedicicorto International Film Festival, che si svolge dal 4 al 13 ottobre a Forlì. Un gioco di numeri, che mai come quest'anno sono significativi per la manifestazione che celebra il cinema breve. 240 le opere selezionate, provenienti da 125 paesi, tra cui 164 in competizione e 76 fuori concorso, scelte tra le 5.108 sottoposte al comitato del festival. Numeri record, cifre che confermano l'importanza che l'evento forlivese, sempre sotto la direzione artistica del suo fondatore Gianluca Castellini e con il coordinamento di Joana Fresu de Azevedo, sta assumendo nel panorama internazionale. Un festival che si aprirà con il weekend di CortoInLoco, sezione competitiva dedicata ai film prodotti in Emilia-Romagna, scoprendo storie del territorio, nuovi talenti dietro la macchina da presa. A questi giovani talenti si uniscono quelli della sezione Movie, il concorso internazionale, una selezione da anni di livello mondiale. La presenza quest'anno di Skin, il corto diretto da Guy Nattiv, vincitore dell'Oscar 2019, lo conferma. Anche in CortItalia troviamo a contendersi la vittoria opere che già con un ricco palmares. Da Frontiera, di Alessandro Di Gregorio, vincitore del David di Donatello 2019, a Falene, diretto da Marco Pellegrino e Luca Jankovic, fresco Nastro d'Argento. E direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia, Destino di Bonifacio Angius, e Super eroi senza super poteri di Beatrice Baldacci. Diventa sezione ufficiale anche IranFest, il festival nel festival dedicato al nuovo cinema iraniano. Tra gli eventi specili uno dei premi alla carriera verrà assegnato a una grande donna del cinema e del teatro italiano, Milena Vukotic. L'attrice, che è anche protagonista del cortometraggio in concorso Il ricordo di domani, sarà celebrata dal pubblico del festival sabato 12 ottobre. Altrettanto importante è la prima edizione di Woman in Set, residenza artistica riservata a quattro aspiranti professioniste del cinema. Una regista, una sceneggiatrice, una montatrice e una cinematographer, coordinate dalla regista Emanuela Ponzano e la sceneggiatrice Alice Rotiroti. Inoltre, il festival festeggia il quarantesimo anniversario di Alien. Il capolavoro di Ridley Scott, perfetta sintesi di genere tra fantascienza e horror, arrivò infatti nelle sale italiane il 25 ottobre del 1979, quattro mesi dopo l'uscita americana. La manifestazione forlivese ha voluto quindi rendere omaggio a una pietra miliare del cinema moderno, ovviamente con un cortometraggio d'eccezione. Grazie alla collaborazione con Twentieth Century Fox Home Entertainment e Chili TV, domenica 6 ottobre sarà presentato per la prima volta sul grande schermo Alien: Ore, diretto dalle sorelle Kailey e Sam Spear, uno dei sei cortometraggi celebrativi realizzati da Twentieth Century Fox in collaborazione con Tongal. La proiezione sarà preceduta dalla presentazione del libro Alien Misteri, inquietudini e segreti del film di Ridley Scott. L'autore del saggio, il giornalista e critico cinematografico Stefano Cocci, racconterà al pubblico la genesi del film.
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in sala
Il Joker di Todd Phillips come il Macbeth di Shakespeare Il film vincitore del Leone d’oro a Venezia è complesso, da gustare per strati successivi
Ottobre inizia con l’imperdibile Joker di Todd Phillips, Leone d'Oro dell'ultima edizione del Festival di Venezia. Magistralmente interpretato da Joaquim Phoenix, e con Robert De Niro, il film è un prequel della trilogia del cavaliere oscuro di Christopher Nolan – e racconta le origini e la genesi di Joker, il cattivo nemico di Batman. Siamo a Gotham City negli anni 80. Arthur Fleck è un attore di scarso successo, che di notte gira per cabaret col suo show, e di giorno per arrotondare lavora come clown. Una società che lo respinge e lo isola, relazioni sociali scarne e inesistenti, l'alienazione cresce... E diventerà il cattivissimo Joker. È l'universo della DC Comics che disvela le sue vere origini a partire dalle tragedie classiche greche e shakesperiane, nell'eterno oscillare dal mito dell'eroe al mito dell'antieroe. Il Cattivo, come nel Macbeth, è il protagonista vero – e allora siamo da sempre morbosamente attratti dalla sua storia, da come egli sia nato buono e divenuto cattivo. E il cattivo, come nell'hardboiled americano di Hammett e Chandler, può solo crescere in una metropoli, una Gotham City come Los Angeles o New York, dove è inevitabile che il Pagliaccio, per sopravvivere, diventi il folle estremo ed emblema del male. E infatti il film echeggia, anche molto esplicitamente, tanto cinema di Martin Scorsese, da Re per una notte ad Afterhours, nel suo vagare alla ricerca di qualcosa nel mondo; e da Mean Streets a Taxi Drivers, nel capire come il mondo, una volta scoperto, possa solo far crescere dei Joker. Martin Scorsese, e quindi Robert De Niro: la cui presenza sembra dover detonare Joaquim Phoenix a trovare la sua dimensione di cupo psicopatico per cui proviamo empatia.
Un Joker che parte dal cabaret notturno, quello che fa venir voglia di canticchiare Sinatra, e finisce per ricordare il Wolverine di Logan nella sua stoica accettazione del destino. Film complesso, da gustare per strati successivi: il comic fumetto che tutti conoscono; la memoria del Joker
CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema di Albert Bucci
Albert Bucci è direttore artistico del Soundscreen Film Festival. È stato docente di Sceneggiatura allo Iulm di Milano. In una vita parallela, possiede anche una laurea in Fisica Teorica.
interpretato da Jack Nicholson prima e da Heath Ledger poi; il suo rapporto con Batman che abbiamo esplorato con i film di Nolan; tutto Martin Scorsese, come dicevo; parentele con il Wolverine di Logan e un implicito richiamo alla politica e alla lotta. Meritato vincitore di Venezia.
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la mostra
Dal ritratto ai Lego: tutte le forme del mosaico nella nuova Biennale Dal 6 ottobre al 24 novembre Ravenna ospita la manifestazione dedicata ai linguaggi contemporanei delle tessere tra musei, basiliche, chiostri, biblioteche e siti Unesco
Dal 6 ottobre (con inaugurazione il 5 in occasione della Notte d’Oro, vedi p. 3) al 24 novembre 2019 a Ravenna si tiene la VI edizione della Biennale di Mosaico Contemporaneo, opere e artisti di tutto il mondo si incontrano nella città capitale del mosaico. Al Mar - Museo d’Arte della città di Ravenna hanno luogo due grandi mostre che testimoniano come il mosaico possa prestarsi alle più diverse interpretazioni: Chuck Close. Mosaics curata da Daniele Torcellini e Riccardo Zangelmi Forever young curata da Davide Caroli. Figura di spicco dell’arte contemporanea dai primi anni ’70, Chuck Close è un artista internazionalmente famoso per i suoi ritratti, dipinti in scala monumentale a partire da fotografie. Close ha esplorato negli anni un’ampia gamma di tecniche, processi e materiali fino ad arrivare all’utilizzo del mosaico a seguito del suo coinvolgimento nel progetto di arte pubblica per la Metropolitana di New York. La mostra al Museo d’Arte della Città di Ravenna presenta la nuova serie di opere a mosaico, affiancate da opere relative come stampe, arazzi e fotografie, e documenta inoltre il lavoro svolto da Mosaika Art and Design e da Magnolia Editions per la realizzazione delle opere installate nella stazione Second Avenue-86th Street di New York City. La seconda mostra del Mar è, invece, un’occasione per ritornare bambini, grazie ai lavori di Riccardo Zangelmi, unico artista italiano certificato LEGO® Certified
In questa pagina: Chuck Close, Self-portrait (Yellow Raincoat), Subway Portraits, dettaglio, 2017. Nella pagina accanto: Felice Nittolo, La luce si fa forma. Site Specific: Battistero Neoniano, Museo Arcivescovile e Cappella S. Andrea
Professional, all’interno di un gruppo ristrettissimo di soli quattordici persone in tutto il mondo. Un’immersione in un percorso creativo tra oggetti, ricordi e fantasie legate al mondo dell’infanzia grazie a più di venti opere realizzate con oltre 800mila mattoncini LEGO® di differenti dimensioni e colori. Per celebrare la città di Ravenna, l’artista ha realizzato un’originale scultura raffigurante Dante Alighieri. Entrambe le mostre restano aperte fino al 12 gennaio 2020.
Palazzo Rasponi dalle Teste ospita Opere dal Mondo, la tradizionale mostra concorso a cura di AIMC (Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei) con una selezione di lavori di artisti internazionali, che per questa edizione sarà a tema dantesco, e la quinta edizione del premio GAeM Giovani Artisti e Mosaico, in cui giovani artisti under Forty, si avvalgono della tecnica musiva in modo tradizionale o sperimentale. Saranno presenti, inoltre, gli interventi artistici del gruppo CaCO3 e
del fotografo Luigi Tazzari. La storica Biblioteca Classense apre tutti i suoi spazi alla Biennale: dalle sale espositive a quelle di lettura, dai chiostri agli ambienti più rappresentativi. L’Accademia di Belle Arti di Ravenna, presso la Manica Lunga della Classense, presenta il suggestivo progetto dal titolo Incursioni. Nelle sale di lettura al piano terra nasce un dialogo continuo tra libri tradizionali e libri a mosaico con Bibliomosaico a cura di Rosetta Berardi e Benedetto Gugliotta. Anche
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MATERIA OSCURA
l’opera
Metaphorà di Racagni: movimenti della materia verso mondi possibili di Linda Landi
IL TESCHIO DI SPECCHI DI NIKI DE SAINT PHALLE Nell’ambito della VI edizione della Biennale di Mosaico Contemporaneo sarà presentata, per la prima volta a Ravenna, al Mar, anche un’opera dell’artista franco - statunitense Niki de Saint Phalle grazie a un progetto di Giorgia Salerno dal titolo Vanitas che espone una scultura in mosaico dalle grandi dimensioni raffigurante un teschio, realizzato dall’artista nel 1988 con tessere in vetro specchiato e foglie di palladio. Tête de Mort I sarà visibile fino al 12 gennaio.
il chiostro di ingresso è sede espositiva per un’installazione del mosaicista Paolo Racagni (vedi rubrica), e la donazione dell’opera Arborea donna libera aurea da parte degli eredi di Maria Grazia Brunetti autrice del pannello in mosaico. Presso Classis - Museo della Città e del Territorio la mostra a cura di Giuseppe Sassatelli intitolata “Tessere di mare. Dal mosaico antico alla copia moderna”, un’esposizione di mosaici pavimentali romani a soggetto marino. Il percorso espositivo prevede importanti mosaici provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dall'area archeologica di Populonia e copie di mosaici antichi provenienti dalla collezione del Maestro Severo Bignami. In particolare è esposto un importantissimo mosaico del I secolo a.C. proveniente dalla Casa del Fauno di Pompei e appartenente alle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il Museo Nazionale di Ravenna presenta Intersezioni a cura di Emanuela Fiori e Giovanni Gardini, con opere di Sara Vasini e Luca Freschi, due giovani artisti dai linguaggi e dagli esiti artistici molto diversi fra loro. Sempre il Polo Museale dell’Emilia-Romagna presenta presso la Basilica di Sant’Apollinare in Classe Eldorato, progetto dell’artista Giovanni de Gara che racconta l’illusione di una terra dell’oro attraverso installazioni site-specific che utilizzano come materia prima un oggetto salva-vita: le coperte isotermiche, normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali, ed entrate nell’immaginario collettivo come “veste dei migranti”. Il dialogo costante tra antico e contemporaneo si respira anche negli altri monumenti Unesco gestiti dalla Curia di Ravenna. Presso il Battistero Neoniano, il Museo Arcivescovile e la Cappella S. Andrea sono esposte le istallazioni musive site-specific di Felice Nittolo a cura di Linda Kniffitz. In San Vitale, nella Basilica di Sant’Apol-
linare Nuovo e in Duomo gli studenti del Liceo Artistico Nervi Severini presentano Artifex Mosaico. Dall’antico al contemporaneo mentre nei Chiostri Francescani espongono Mostraico – Installazioni Musive contemporanee. Il MIC Museo Internazionale della Ceramica in Faenza propone a Ravenna nell’atrio di Palazzo Rasponi dalle Teste un’installazione del ceramista Andrea Salvatori dal titolo Ikebana Rock’n’Roll curata da Davide Caroli. A Faenza, invece, nella Chiesa di Santa Maria dell’Angelo sarà allestita una personale del mosaicista ravennate Mar-
co De Luca curata da Giovanni Gardini. Con i progetti Purgatorio in bottega e Dal Museo alla bottega, anche per questa edizione si rinnova la collaborazione con CNA Ravenna con le iniziative che coinvolgono le realtà artigiane del centro storico. Il fermento della Biennale di Mosaico Contemporaneo si percepisce anche dalle tante iniziative, mostre, convegni, incontri e attività didattiche che coinvolgono tutta la città nei suoi luoghi più suggestivi, non solo pubblici ma anche privati, arricchendosi anche quest’anno con due nuove sedi espositive la piccola Chiesa di San Carlino e Casa Matha oltre che le sedi già consolidate come la Cripta Rasponi, la sede dell’Accademia di Belle Arti, quelle del Liceo Artistico e TAMO e tanti gli eventi collaterali, musicali e performativi, le conferenze e gli incontri con gli artisti.
Un monolite di fronte a noi, solido e stante, solo apparentemente immutabile. Lo zampino di Kubrick da dietro le quinte, di quello sguardo cinematografico che non riesce a farsi contenere da una macchina da presa e invade i territori dell’immaginario collettivo, tanto è grande e forse inconsapevole la sua portata sul futuro. Ma Paolo Racagni (Ravenna, 1948) di immutabile ha solo il lessico millenario di cui è un raro e fedele interprete, il linguaggio del mosaico antico che arriva fino a noi ancora poliglotta, ma divenuto contemporaneo, latore di un minimalismo di cui la luce è severa normatrice. Con il site-specific metaphorà / μεταφορά (2019, corten, smalti vetrosi, magnete; inaugurazione sabato 5 ottobre, ore 18.30, alla Biblioteca Classense di Ravenna) realizzato per la VI edizione della Biennale del Mosaico Contemporaneo RavennaMosaico, l’artista lavora sul senso delle trasformazioni possibili: un messaggio ottimista, che conferisce molta responsabilità a chi decide di assumersene il carico. L’opera è infatti un invito a interagire con alcuni elementi mobili, modificandone l’aspetto, e a condividere il senso di insoddisfazione dell’artista che interviene sulla realtà cercando il miglioramento. Una sfida aperta con noi stessi, prima di tutto come umani che abitano luoghi fluidi. «In fondo cos’è l’agire umano se non un insieme di spostamenti continui?» si chiede Racagni. Il lungo percorso del pensiero, il progresso della scienza e la creazione artistica hanno una matrice comune: non conoscono la soddisfazione che porta alla stasi. E nella loro incessante pulsione esplorativa trovano sempre nuove ragioni e responsabilità. Come la liquidità del vetro trasfigura la luce naturale, così l’artista innesca un atto creativo contagioso in un universo costruito su relazioni tattili. E in metaphorà l’azione passa dalla sua mano a quella dello spettatore, che diventa parte attiva in un processo di osservazioneazione in cui nessuno può dirsi escluso a priori. Agire sulla nostra realtà comporta infatti inevitabili conseguenze sul futuro che ci accomuna: in questo senso il non fermarsi diviene un non arrendersi, e l’impossibilità di trovare un esito definitivo nella creazione artistica, altro non è che la presa di coscienza intrisa di speranza - che dai nostri gesti possa concretamente dipendere la trasformazione di uno stato. Per Paolo Racagni - memore della lezione di alcuni degli artisti che rivoluzionarono il mosaico del Novecento e lo portarono ai suoi massimi livelli, come Morigi, Cicognani, Rocchi e Fiorentini - il mosaico è l’ombra della storia; un’ombra paradossalmente costituita da luce addomesticata - ma non imbrigliata - dalla téchne, l’arte che nasce dal saper fare, dall’esperienza. Il suo monolite ci chiama ad intraprendere un’odissea personale e al contempo collettiva: così come l’iconoclasta Kubrick rifletteva sul potere dell’universo, tenendo sotto controllo tutti i dettagli del linguaggio cinematografico, Paolo Racagni, con il suo lavoro, esorta a riscoprire e condividere il potere interno di luce e materia, un codice espressivo rigoroso che viene da molto lontano e che nella sua autenticità originaria può tradurre ed essere tradotto, ma mai essere tradito.
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ottobre 2019
FOTOGRAFIA/1 Il tempo di un viaggio di Marco Pesaresi
A Rimini, alla Galleria dell'Immagine (via Gambalunga 27) fino al 13 ottobre 2019 è visitabile la mostra “Rimini Foto D'Autunno 2019. Marco Pesaresi. Il tempo di un viaggio” (orari: da mart. a sab. 10-12.30 / 16-19; domenica 16-19; chiuso lunedì). La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Postcart Edizioni ed è realizzata in collaborazione con Si Fest.
FOTOGRAFIA/2 In mostra ritratti di persone comuni, da Nino Migliori a Guido Guidi Inaugura il 5 ottobre (per restare allestita fino al 10 novembre), nell’ala nuova al secondo piano del Museo della città di Rimini, “Locals. 18 province italiane, 6 generazioni, 23 autori, 92 ritratti”, a cura di Roberto Maggiori. L’esposizione propone ritratti di persone comuni lontane dagli stereotipi del reportage, ripresi nella sfera “locale”, quotidiana. Si va da Nino Migliori con alcuni scatti del periodo Neorealista, a Italo Zannier, da Guido Guidi (con i ritratti fatti agli amici a casa sua) a Mario Cresci, da Fabio Sandri fino ad outsider come Roberto Salbitani e a più recenti autori emergenti come Jacopo Benassi, Nastynasty, Marcello Galvani.
FOTOGRAFIA/3 Continua il viaggio di “Dante esule” in Romagna
FOTOGRAFIA/4 Melissa Arras, Lorenzo Tugnoli e Alex Ward per raccontare le migrazioni
Una mostra fotografica itinerante, incontri, un libro, una performance di danza e un bus che attraverserà la Romagna, allestito con fotografe e un audio-documentario. Con “Dante esule – Atlante Umano Romagnolo” prosegue l’esplorazione del fotoreporter ravennate Giampiero Corelli intorno a Dante e alla metafora dell’esilio. Alla quinta edizione, Dante esule 2019 porta alla scoperta di personaggi e comunità “esuli” del nostro tempo: “eccentrici”, libertari, artisti in terra di Romagna. Per continuare in qualche modo il viaggio di Dante, che ha percorso in lungo e in largo i territori della Romagna, dopo la Toscana la regione più citata nella Divina Commedia. La “carovana” di Dante esule sarà quindi il 5 ottobre a Portico di Romagna (Forlì-Cesena) e il 3 novembre a Bagnacavallo (Ravenna) dove è in programma un convegno dal titolo "Esuli dal nostro tempo: identità rare e perdute della terra di Romagna tra Dante e oggi" e sarà inaugurata la mostra fotografica Dante Esule: Antologica 2015-2019, visitabile fino al 30 novembre.
Tre fotografi coinvolti e vari appuntamenti a Lugo per la mostra fotografica “Come in cielo così in terra” aperta fino all’11 ottobre alle Pescherie della Rocca. Protagonisti dell’esposizione sono gli scatti dei fotografi Melissa Arras, Lorenzo Tugnoli e Alex Ward, per un totale di 90 fotografie in formato diverso divise in tre pannelli descrittivi per aiutare il visitatore a interpretare la mostra. Tra gli incontri collaterali all’evento, domenica 6 ottobre alle 21, il Salone Estense della Rocca ospita la proiezione del documentario “Il confine Occidentale” e la presentazione del progetto “The Milky Way”. Entrambi raccontano la traversata dei migranti tra l’Italia e la Francia, lungo le Alpi occidentali. All’iniziativa sarà presente il regista Luigi D’Alife; la casa di produzione è SMK Videofactory. Non mancheranno anche le iniziative dedicate alle scuole, con visite guidate previste per le scolaresche della Bassa Romagna e un laboratorio con la mediazione della Scuola di Pace di Monte Sole (Marzabotto). Infine, sarà organizzata una giornata teatrale con gli allievi delle associazioni culturali Scuola Teatro La Bassa. I ragazzi saranno invitati a vedere la mostra e realizzeranno una performance in cui indagheranno le tematiche affrontate durante la giornata. La performance sarà presentata in occasione della chiusura della mostra, venerdì 11 ottobre. In questa giornata, alle 19, alle Pescherie della Rocca è previsto il finissage della mostra con il coinvolgimento di associazioni, bambini, ragazzi, fotografi, cittadini e artisti, che avranno la possibilità di raccontare il loro percorso e condividere le loro esperienze.
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GRADAZIONI DI LUCE TRA ANTICO E CONTEMPORANEO
MOSTRE D'ARTE Ogni mese una nuova
mostra
Punta Marina Terme - Via Sinistra Canale Molinetto 139/B - Tel. 0544 430248
www.ristorantemolinetto.it
Il 19 ottobre nella sede della Fondazione Dino Zoli di Forlì si svolgerà una mostra che segue la preview del progetto a Singapore in occasione del Gran Premio di Formula 1. La mostra forlivese – dal titolo “Gradazioni di Luce. Geografie di sguardi tra storia e contemporaneità” – presenterà una più ampia selezione di fotografie degli stessi autori (Alessandra Baldoni, Luca Gilli, Cosmo Laera, Luca Marianaccio, Lucrezia Roda, Pio Tarantini), invitati a raccontare dodici siti storici e contemporanei illuminati dalla DZ Engineering (da Castel del Monte al Mausoleo di Galla Placidia, dal Polo chimico di Ferrara allo Stadio Mapei di Reggio Emilia), che si offrono come lo spaccato di un Paese, l’Italia, capace di guardare al futuro senza dimenticare le sue molteplici e stratificate radici storiche. La mostra resterà aperta fino a gennaio 2020.
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l’evento
Un’opera di pane, esito di un laboratorio condotto dallo scultore Matteo Lucca, che in vista dell’inaugurazione di Selvatico realizzarĂ un’installazione “partecipataâ€? all’interno del Museo Varoli di Cotignola (foto a sinistra)
Selvatico, atlante dei margini e dei frammenti Oltre cinquanta artisti per tre mostre tra Fusignano, Cotignola e Villanova di Bagnacavallo Inaugurazioni tra fine ottobre e novembre, con esposizioni aperte poi fino a gennaio 2020 Torna la rassegna di mostre Selvatico, a cura di Massimiliano Fabbri, con diversi momenti espositivi nella bassa Romagna. Il tema di questa quattordicesima edizione è il tentativo di tracciare un “atlante dei margini, delle scuperfici e dei frammentiâ€?. Vi partecipano una cinquantina di artisti per, si legge sulla locandina di presentazione ÂŤuna mostra animista sulla pelle della scultura, sul disegno, le cose e innesti. E sulla pittura sempre, intorno al corpo e a quasi naturae. Perduti nel dettaglioÂť. La prima inaugurazione è sabato 26 ottobre alle 18 al Museo Civico San Rocco di Fusignano con opere di Michele Bubacco, Paolo Maggis, Matilde Baglivo, Federica
Poletti, Valentina Biasetti, Nero/Alessandro, Neretti, Andrea Salvatori, Dem, Alessandro Finocchiaro, Giuio Catelli e Ilaria Margutti. La mostra sarà poi visitabile fino al 12 gennaio. Domenica 27 ottobre, invece, alle 16 l’appuntamento è al Museo civico Luigi Varoli di Cotignola per la mostra piÚ corposa del progetto Selvatico. Qui infatti saranno esposte opere di Chris Rocchegiani, Thomas Scalco, Elena Hamerski, Ilaria Cuccagna, Elisa Bertaglia, FAbio Romano, Matteo Lucca, Silvia Vendramei, CaCO3. Giorgia Severi, Federico Guerri, Francesco Geronazzo, Manuela Vallicelli, Alice Padovani, Ettore Frani, Chiara Lecca, Giovanni Caimmi, James Kalinda, Chiara Enzo,
Valentina D’Accardi, Sarah Ledda, Milena Sgambato, Barbara Fragogna, Maurizio Bongiovanni, Alice Faloretti, Mattia Noal, Giacomo Modolo, Elisa Muliere, Giulia Manfredi, Luca Piovaccari e Giovanna Sarti. Le opere saranno poi visibili fino al 19 gennaio. Terza inaugurazione sarà poi quella del 10 novembre a Villanova di Bagnacavallo, all’Ecomuseo delle erbe palustri dove, fino al 12 gennaio, esporranno Ana Hillar, Giorgia Morettin, Luca Zarattini, Amanda Chiarucci, Giacomo Cossio, Paolo Buzzi, Michele Buda e Raniero Bittante. In tutte e tre le sale sarà a disposizione un catalogo con diversi testi tra cui quelli di Massimo Pulini, Nicola SamorÏ e naturalmente di Massimiliano Fabbri.
arte contemporanea
Colazioni, pranzi, aperitivi
APPUNTAMENTI IN STUDIO A RAVENNA E FORLĂŒ CLAUDIO BALLESTRACCI A CESENA
I nuovi eventi di Cristallino con mostre e performane musicali Prosegue, con una serie di eventi diffusi, il festival Cristallino dedicato ai linguaggi delle arti contemporanee curato da Roberta Bertozzi . Il prossimo appuntamento “In studioâ€? è in via Rovigno 5 a Ravenna domenica 6 ottobre alle 18.30 con la “Pittura mineraleâ€? di CaCO3 e la performance di NicoNote. Come noto, CaCO3 è un gruppo artistico fondato nel 2006 da Ă‚niko Ferreira da Silva (Ravenna, Italia, 1976), Giuseppe Donnaloia (Martina Franca, Italia, 1976) e Pavlos Mavromatidis (KavĂ la, Grecia, 1979) il cui nome marca il riferimento a uno dei materiali che piĂš caratterizza la ricerca del gruppo, il carbonato di calcio, principale componente del calcare. NicoNote alias Nicoletta Magalotti (I/A) è cantante, performer, compositrice, artista trasversale. Domenica 12 ottobre si torna invece a Corte Zavattini a Cesena per l’incontro con Claudio Ballestracci (nella foto) dal titolo del suo ultimo libro: “Con mano che vedeâ€?. Appuntamento alle 18.30, in occasione della 15° Giornata del Contemporaneo promossa da Aamaci. Nuovo appuntamento “In studioâ€? di ottobre il 20, a ForlĂŹ, in via Leone Cobelli 34, con Stefano Amedeo Moriani e la performance di The Indians alle 18.30.
Piazza Mazzini, 35
LUGO
LOGGE DEL PAVAGLIONE
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l’intervista
Nel nuovo romanzo Baldini torna a Lancimago per raccontare la minaccia della peste Ambientato in un’abbazia del 1630, mette in scena la sfida tra fede e ragione e ricostruisce un’epoca di grande fascino di Federica Angelini
Dopo tre anni dall’ultimo romanzo, finalmente Eraldo Baldini torna in libreria con La palude dei fuochi erranti, pubblicato da Rizzoli. Si tratta di una storia molto nelle sue corde per ambientazioni e atmosfere, si torna infatti a Lancimago, nella zona nord di Ravenna, in mezzo a paludi e acquitrini. Siamo nel 1630, in un’abbazia, la peste sta mietendo vittime nel nord Italia ed è arrivata fino a Imola. Qui arriva un delegato del commissario apostolico per tentare di fermare l’avanzata della malattia, mentre misteriosi scheletri emergono da una fossa comune. Da questo punto in poi (circa il primo capitolo) diventa poi difficile raccontare la trama del romanzo che mescola giallo, mistero e anche azione, senza rischiare di rovinare il piacere della lettura. Possiamo dire che chi conosce Baldini da tempo vi troverà molti suoi topoi, ma in una trama riccamente intrecciata e con personaggi molto intriganti, che è difficile dividere chiaramente tra buoni e cattivi. E allora, tralasciando la trama, abbiamo provato a capire da lui qualcosa di più sulla genesi di questo nuovo romanzo. Innanzitutto, Eraldo, sono passati tre anni dal tuo ultimo Stirpe Selvaggia. Cosa hai fatto per tutto questo tempo? «Ho soprattutto scritto saggi, sono tornato con più intensità di prima alla ricerca e allo studio storico e antropologico della Romagna con cui sono partito e che continua ad appassionarmi, sto cercando di portare a termine le
A sinistra Eraldo Baldini, sopra la copertina del libro in uscita l’1 ottobre
ricerche sviluppate nel corso degli anni. Anzi, non a caso, sempre per Il Ponte Vecchio è appena uscito un primo libro sulla storia dei terremoti in questo territorio che copre il periodo dall’antichità alla fine del settecento, a cui seguirà un secondo volume. Del resto, lavoro sempre su due tavoli a seconda anche dell'ispirazione». Tra i tanti saggi pubblicati ultimamen-
te c'è Il fango, la fame e la peste. Nasce forse da lì lo spunto per questo libro? «Probabilmente sì, per quel saggio mi sono trovato come sempre a consultare molti documenti di prima mano e sono stato sollecitato ad ambientare un romanzo nell’anno dell’ultima grande pestilenza, quella di manzoniana memoria, mantenendo l’ambientazione che preferisco, nel nostro territorio, in una comunità
marginale nel nord del Ravennate, tra le estese paludi di quella zona». C'è quindi una parte documentata storicamente. Ma come nasce, in particolare, la figura del protagonista Diotallevi? «Nelle mie ricerche mi sono appunto imbattuto nella figura del commissario apostolico Gaspare Mattei che operava a Faenza e stabilì i cordoni sanitari per evitare che la peste si diffondesse in Romagna. Una figura che viene descritta efficientissima e implacabile, si dice che girasse con una forca portatile per punire chiunque trasgredisse, chiunque anche solo con un piede superasse le righe e i confini che tracciava. Un personaggio per certi versi spietato, ma dietro quell'apparente crudeltà c’era la ricerca di un’efficacia». All’inizio del libro la peste è arrivata a Imola... «Sì, sappiamo che arrivò a Imola e da Imola passò in Bassa Romagna. Ma gran parte della Romagna e tutte le città furono risparmiate dal flagello, probabilmente anche grazie alla drastiche misure del commissario apostolico...». Dunque un Diotallevi è esistito veramente? «Non volevo ricorrere a un personaggio realmente esistito, perché questo mi avrebbe imposto troppi vincoli. Allora ho immaginato un suo delegato con alcune di quelle caratteristiche di rigidità ed efficienza a cui ho cercato
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Tra saggi e romanzi: gli appuntamenti di ottobre con Baldini Numerosi gli appuntamenti con Eraldo Baldini nel mese di ottobre. Martedì 1 ottobre, alle 21, al parco Fellini di Gambettola parlerà di Romagna misteriosa. Storie e leggende di mare e di costa. L’8 ottobre, alle 20.45 alla biblioteca Terzo Casadio di via Staggi 4 a Porto Fuori presenterà due saggi, oltre a Romagna misteriosa. Storie e leggende di mare e di costa”, parlerà infatti anche del nuovo L’«orribile flagello». I terremoti in Romagna nel Medioevo e in Età moderna. Il 10 ottobre alle 21, a San Pancrazio, al Museo della Vita Contadina, sarà presentato, oltre al saggio sui terremoti, anche il romanzo La palude dei fuochi erranti, così come sabato 12 ottobre, alle 18, sarà alla libreria Ubik a Cattolica e il 18 ottobre alle 21 a Faenza alla Bottega Bertaccini. L’«orribile flagello» sarà protagonista il 26 ottobre alle 18 a Ravenna alla Casa Matha.
di dare una complessità interiore e figlia dell’epoca: Diotallevi ha una mente curiosa, ma è pur sempre un soldato della Chiesa della controriforma. E ha anche i suoi traumi personali». Tra i filoni intrecciati del libro c'è anche una sorta di scontro a distanza tra fede e ragione. Come nasce il personaggio dello scienziato? Anch'esso peraltro ambiguo per tanti punti di vista... «Lui è invece in anticipo sui tempi. Fa cose e ha intuizioni che apparterranno ad Alessandro Volta un secolo dopo. Ma chissà, magari qualcuno aveva iniziato anche prima di Volta? Del resto siamo nel secolo che precede la rivoluzione illuminista, un secolo intrigante. In generale, ho cercato di non essere manicheo, tutti i personaggi sono colpevoli e innocenti allo stesso tempo, in base al punto di vista, alla situazione a cui si trovano davanti, ai principi che li guidano». Perché scegliere un'abbazia per l'ambientazione? Peraltro con più di un precedente... «È vero, ma a differenza di altri casi, come naturalmente il più celebre, quello di Umberto Eco, a me interessava raccontare un conflitto più “materiale” delle disquisizioni dotte e teologiche». In questa idea della minaccia esterna da cui proteggersi tracciando dei confini c'è qualcosa del mondo di oggi?
«Mah, per me la storia è nata dalla suggestione generale della peste come un’ombra che arriva e si profila su una comunità che peraltro non ha solo quel problema di sopravvivenza e di difficoltà. Quando l'ho iniziata non avevo un disegno chiaro di come sarebbe proseguita. Diciamo che è un po' come un deserto dei tartari dove il nemico però arriva. Questo gravare di una minaccia che viene attesa è stimolante dal punto di vista narrativo. E dentro c’è tutto lo spaccato di un mondo preso tra difficoltà materiali, tensioni culturali, frustrazioni. È un affresco che ha riguardato i nostri progenitori in epoche di cui oggi ci sfugge molto». A Lancimago, antico nome per San Michele, hai ambientato altri romanzi, di epoche successive. Stai forse costruendo la storia di un luogo inesistente ma così simile a quello che possiamo immaginare? «Lancimago è una scelta fatta per gusto estetico e infatti la storia non è ambientata a San Michele, ma più a nord, dove si svolge, negli anni Trenta del Novecento, anche Mal'aria (e Quell'estate di sangue e di luna che ha luogo nel 1969, ndr). In effetti mi affascina l'idea di scattare una fotografia migrante nel tempo di un luogo». Come in Mal'aria, e non solo, c'è anche l'estraneo che arriva nella comunità. «Sì, ormai è un mio leit motiv, un vezzo da
IL LIBRO La raccolta di gialli di Galeati che racconta un’amicizia È uscita per Clown Bianco una raccolta di racconti firmati da Nevio Galeati, direttore di GialloLuna NeroNotte, e ambientati in gran parte a Ravenna dal titolo Fragili omicidi per un commissario. Protagonisti sono due personaggi: il commissario D’Arcangelo e l’amico investigatore privato Corsini. Si tratta di testi usciti nell’arco di più di trent’anni (i primi uscirono su L’Unità a puntate e illustrati da Vittorio Giardino) e completamente riscritti dall’ex giornalista. Come è stato rileggerli dopo tanto tempo? «Ho capito che le storie erano buone, ma era il caso di rimettere mano al modo in cui erano scritte», ci racconta Galeati. Altro elemento emerso a distanza di anni è l’attenzione sempre maggiore per D’Arcangelo che con il tempo sembra quasi prendere il sopravvento sull’amico. E proprio il rapporto di amicizia tra i due fa da filo conduttore alle cinque storie che si leggono appunto come fossero un romanzo. Per chi vuole saperne di più due gli appuntamenti di ottobre: venerdì 18 alle 18 alla Feltrinelli di via Diaz a Ravenna con Paolo Casadio; il 25 ottobre alle Librerie Coop di Lugo, sempre alle 18. (fe. an.)
antropologo: solo un estraneo che non conosce il luogo si può trovare in una situazione di difficoltà e scontro rispetto a una comunità abituata a vivere secondo certe consuetudini da tempo». E il personaggio sull’albero che subito ci fa pensare a Calvino? «Mi piaceva l'idea che fosse salita sull'albero per sfuggire al “ballo diabolico”, a un'epidemia coreutica, un fatto tutt’altro che inventato che ha molti precedenti storici. Interi gruppi di persone ballavano fino a morirne, senza poter smettere. Che fenomeno era? Isteria collettiva? Intossicazioni alimentari? Nel medioevo e in età moderna, nelle piccole comunità chiuse, si sono registrati più casi di quanto non si pensi. L'ultimo del resto risale a fine Ottocento, in Friuli Venezia Giulia». Dopo diciassette anni e tanti romanzi, sei passato da Einaudi a Rizzoli, che ripubblicherà anche L'uomo nero e la bicicletta blu.
«Sì, fa parte dell'accordo con il nuovo editore, si tratta di un libro da due anni introvabile e che invece è ancora richiesto. Lo scorso anno fu citato negli Invalsi somministrati a tutti i bambini delle quinte elementari d'Italia... Con Einaudi, si è interrotto un feeling. A volte nel rapporto editore-autore, dopo tanti anni, si rischia di dare tutto per scontato, quando non lo è. C’è bisogno dello stimolo di un nuovo inizio». L’ultima domanda al Baldini lettore. Qual è l'ultima scoperta che ti ha appassionato? «Sul comodino ho l'ultimo di Stephen King. In generale ho letto più saggistica, anche per ragioni di studio, e sono tanti i romanzi che ho iniziato senza finire. Forse dipende da me, ma forse anche dal fatto che non stiamo attraversando uno dei momenti migliori per la narrativa. Tra le scoperte recenti per me come lettore c'è stato sicuramente Kent Haruf, ma confesso di non essere aggiornatissimo».
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rassegne letterarie/1
il festival
A GIALLOLUNA ARRIVA (ANCHE) UNA FIERA E GLI INCONTRI CON GLI AUTORI Tra gli ospiti Giampaolo Simi. Molte anticipazioni nel mese di ottobre alla libreria Liberamente di Ravenna
Hanne Orstavik
Scorranese, Ferracuti, Orstavik: torna il Tempo ritrovato Al via gli incontri alle 18 del mercoledì in Classense Dopo la grande apertura con Jonathan Safran Foer in occasione dell’Annuale dantesco ricomincia la sesta edizione della rassegna Il Tempo Ritrovato curata da Matteo Cavezzali con la collaborazione di Stefano Bon alla Biblioteca Classense di Ravenna. Tutti gli incontri si svolgeranno di mercoledì, alle 18. Ecco il programma di ottobre: si parte il 9 con Roberta Scorranese, scrittrice e firma di punta del Corriere della Sera, che presenterà Portami dove sei nata” (Bompiani), il 12 ottobre sarà una giornata speciale. con un dialogo tra Vasco Brondi e Matteo Cavezzali su dischi, concerti, viaggi, libri, incontri e vita; alle 19.45 ai chiostri dell’antico convento di Bagancavallo (vedi p. 5); alle 21.30 al Bronson Caffè ci saranno invece Paolo Condó di Sky Sport e Stefano Bon con “La storia del calcio in 50 ritratti”. Il 16 ottobre lo scrittore Angelo Ferracuti presenterà La metà del cielo (Mondadori): “dentro la piccola comunità di un borgo dell'Italia centrale, dentro l'incombente senso di vuoto che segue la stagione felice dell'amore e dell'impegno politico, dentro le piccole cose della vita famigliare entra la grandezza devastante della morte”. Il 23 ottobre la scrittrice norvegese Hanne Orstavik parlerà di Amore (Ponte alle Grazie) libro finalista al National Book Award accolto dalla critica internazionale come un folgorante romanzo dell’autrice norvegese più conosciuta e apprezzata. Il 30 ottobre l’attore Ivano Marescotti presenterà “Fatti veri” (whitefly) una raccolta di racconti autobiografici dal sapore delle storie di una volta, quelle narrate e tramandate nelle sere d'inverno davanti al camino.
rassegne letterarie/2
AL VIA IL CAFFÉ LETTERARIO DI LUGO Con l'autunno riprendono anche gli incontri del Caffè letterario di Lugo, alle 21 all'Hotel Ala d'Oro. Il 2 ottobre si comincia con il ravennate Matteo Cavezzali e il suo secondo libro Nero d'Inferno (Mondadori), il 7 sarà invece la volta di Marco Martinelli con il libro dedicato al Sommo Poeta Nel nome di Dante (Ponte alle Grazie). L'11 ottobre il celebre Eraldo Baldini (vedi p. 24) con il nuovo romanzo, mentre il 16 è la volta del grande giornalista Domenico Quirico (nella foto) con il suo Esodo. Il 18 sarà a Lugo Roberto Finzi mentre chiude il mese il 25 ottobre Gianni Oliva.
Dopo sedici anni di rassegna GialloLuna NeroNotte, festival del giallo e del noir italiani, si rinnova e per l’edizione numero 17 (in programma dal 31 ottobre al 22 novembre a Ravenna) sperimenta nuovi percorsi. A partire da “Una città in giallo”: dall’1 al 3 novembre, infatti, a Ravenna si raduneranno editori indipendenti di gialli, thriller, noir e spionaggio (con la possibilità di spaziare nell’horror), in una specie di “fiera” simile alla manifestazione milanese “Strani Mondi”, dedicata al fantastico e alla fantascienza. Nella Sala Mostre della Biblioteca Oriani saranno allestiti gli stand degli editori, che avranno così anche la possibilità di presentare i propri autori. Il nucleo centrale di GialloLuna NeroNotte rimane comunque quello scandito dagli incontri con gli scrittori nella Sala Spadolini sempre della Biblioteca Oriani. Ma intanto già nel mese di ottobre ci saranno diverse anteprime alla libreria Liberamente di viale Alberti: il 5 ottobre sarà la volta di Paola Barbato, il 12 ottobre ci sarà Marco Ori, il 19 ottobre Cristina Brondoni e il 26 ottobre Patrick Fogli. Tra i primi ospiti di novembre ci sono invece Cristiano Governa con La strategia della clarissa (Bompiani), Giampaolo Simi con il nuovo romanzo in uscita per Sellerio, Tersite Rossi (Pendragon); Gordiano Lupi (Il Foglio); Lorena Lusetti (Damster); Riccardo Landini (Newton Compton), Stefano Bonazzi (Fernandel), Davide Pappalardo (Pendragon), Gian Luca di Matola (Clown Bianco – vincitore romanzo inedito 2018), Paola Amadesi. Il programma dettagliato su gialloluna.com. Giampaolo Simi
RASSEGNE LETTERARIE/3 Tre giorno con Caratteri d’Autore a Forlì Ospiti Bezzi, Barbato e Tesio Lla quinta edizione di Caratteri d'autore, rassegna letteraria itinerante promossa dall'agenzia di comunicazione Archimedia, comincia giovedì 3 ottobre alle 21 con Jonathan Bazzi e il suo esordio letterario Febbre al Diagonal loft club. Il 4 ottobre, invece, è la volta di una speciale cena con l'autore in compagnia di Paola Barbato e il suo ultimo romanzo Zoo, un incubo ad occhi aperti difficile da dimenticare. L'appuntamento è per le 20.30, al ristorante La Granadilla in via Regnoli 33 a Forlì. Come sempre, in occasione delle cene letterarie, la formula dell’evento prevede un menù ideato per la serata a 22 euro, acqua e vino compresi. Sarà presente il banco per la vendita dei libri. Prenotazioni al numero 371-3732848 oppure 0543-1771113. Appuntamento realizzato in collaborazione con Poderi dal Nespoli 1929. Il giorno dopo, sabato 5 ottobre, salirà sul palco del Diagonal Enrica Tesio (nella foto) per presentare il suo ultimo libro Filastorta d'amore, una raccolta di rime lievi e prose fluide, una forma di resistenza ai luoghi comuni, alle certezze, ai musi lunghi, agli snobismi, alle mode. L'evento prevede la “complicità acustica” di Luca Maggiore. Incontro alle 19.
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storia STORIA
Il 900 Fest si interroga sulla socialdemocrazia tra dibattiti, proiezioni e mostre Torna a Forlì, dal 23 al 26 ottobre, “900fest – Festival di Storia del Novecento” giunto alla VI edizione e dedicato quest’anno al tema “La socialdemocrazia è morta? - Democrazia, welfare, lavoro”. «Abbiamo deciso – spiegano gli organizzatori – di dedicare la sesta edizione di 900fest alla socialdemocrazia: ripercorrendo quei “trent’anni gloriosi” (1945-1975) che, accanto al boom economico, hanno visto emergere in Europa un modello di stato, il welfare state, che si impegna ad assicurare a tutti i cittadini istruzione, assistenza sanitaria, pensioni e sussidi di disoccupazione, vorremmo fare il punto sull’oggi». A dibattere sul tema studiosi e storici di calibro internazionale come Sheri Berman (Columbia University, nella foto) che aprirà la manifestazione alle 16.30, nel Salone comunale. Oltre ai dibattiti il festival come sempre si arrichisce di proiezioni, spettacoli, saranno allestite mostre documentarie e verrà presentato il sito “diciottostorie.it” che ripercorre la storia dei 18 ebrei ed ebree vittime, insieme ad altri cittadini italiani, dell’eccidio avvenuto a Forlì nel settembre del 1944. Negli stessi giorni, sempre all’interno degli spazi di 900fest, si potrà visitare la mostra sulla vita di Carlo e Nello Rosselli e sulla rivista “Giustizia e Libertà”. Il comitato scientifico della rassegna è composto da Pietro Adamo, Salvatore Biasco, Michele Battini, Patrizia Dogliani, Wlodek Goldkorn, Fabio Levi, Marie-Anne Matard-Bonucci, Paola Salvatori, Nadia Urbinati, Michael Walzer.
filosofia
DA GALIMBERTI A FUSARO: A MISANO NUOVI “J’ACCUSE” Torna la rassegna al teatro Astra Tra gli ospiti anche Massimo Cacciari «“J’accuse” è un mezzo rivoluzionario per far esplodere la verità, “j’accuse” è un atto di responsabilità con cui l’io si espone. Quando l’ingiustizia ammantata di diritto vince non tutto è perduto: l’ultima parola spetta a quel particolare tipo di intellettuale che riveste un ruolo sociale autonomo, ovvero il depositario del buon senso. E infatti “Io accuso” è la celebre formula con cui lo scrittore Émile Zola difese, nella Francia di fine ‘800, il capitano Alfred Dreyfus, ebreo, ingiustamente condannato per tradimento». Così Gustavo Cecchini, direttore della Biblioteca di Misano Adriatico, ha spiegato la scelta del tema conduttore della nuova rassegna filosofica della stagione autunnale dal titolo “J’accuse: nessuno è innocente” che attualizza la formula di Zola per sottoporre al fuoco della critica le contraddizioni del nostro presente. Ogni ospite pronuncerà il proprio J’accuse. La rassegna sarà aperta, venerdì 4 ottobre, dal filosofo Umberto Galimberti con “Nietzsche: j’accuse dell’Occidente”. Il genio di Röcken, in tremendo anticipo sui tempi, intuì che l’Occidente giudaico-cristiano, come organismo storico vincente al centro del mondo, era destinato a un inevitabile declino. Facendo piazza pulita di sistemi e costumi, morali e religioni, tradizioni e istituzioni. Venerdì 11 ottobre il chimico Gianfranco Pacchioni proporrà “L’ultimo sapiens. Viaggio al termine della nostra specie”. Immaginiamo un futuro in cui sapiens supertecnologici controlleranno, con le loro intelligenze aumentate, il mondo; mentre altri sapiens desueti, saranno relegati a un ruolo marginale. Uno scenario solo fantascientifico? Il 18 ottobre il filosofo Marco Guzzi proporrà “J’accuse Queste élites suicidarie”. «Mai come in questi anni si sta palesando che un intero sistema di mondo sta diventando suicidario, e cioè opera distruggendo il pianeta, devastando le culture umane e potenzialmente anche i cuori e le menti delle nuove generazioni» spiega. Mercoledì 23 ottobre la rassegna si aprirà a un fuori programma con il filosofo Massimo Cacciari che parlerà del suo libro “La mente inquieta. Saggio sull’umanesimo”. Venerdì 25 ottobre Diego Fusaro parlerà di “Pier Paolo Pasolini: j’accuse contro l’omologazione”. Negli anni Settanta, Pasolini lanciò il suo Je accuse contro l’omologazione prodotta dalla civiltà del consumo. Parlò espressamente di genocidio culturale generato dal livellamento planetario del consumismo. La rassegna proseguirà nel mese di novembre. Tutti gli incontri si terranno presso il Cinema Teatro Astra di Misano Adriatico con inizio alle ore 21. L’ingresso è libero sino ad esaurimento posti, non è prevista prenotazione. Info: 0541 618484.
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LA ROMAGNA IN PAGINA
Dante Arfelli, dal successo mondiale de I superflui di settant’anni fa all’oblio di Matteo Cavezzali
C’è un altro Dante a Ravenna. Anche lui scrittore, ma assai meno fortunato nella gloria post mortem. Il suo nome è Dante Arfelli e la sua vicenda, dimenticata e sepolta nell’indifferenza generale è quantomai affascinate. Arfelli nato a Bertinoro nel 1921 e vissuto per diverso tempo a Cesenatico, divenne un autore famosissimo con il suo esordio letterario. Aveva soli 28 anni quando uscì I superflui (Rizzoli 1949) che divenne un libro di culto dell’Italia del dopo guerra, acclamato dalla critica e amato dal pubblico. Vinse il Premio Venezia (oggi Premio Campiello) e il poeta Palazzeschi definì il suo libro «un’opera amara, cruda, aspra, anche disperata se dal fondo della sua chiusa tristezza non si levasse una trepida luce di umana simpatia». Il successo arrivò poi in Francia e scavalcò l’oceano approdando in America. A pubblicarlo oltre oceani è Scribner, l’editore di Hemingway, e il libro ha un successo pauroso: oltre 800 mila copie, cosa inaudita per un autore europeo. Sul New Yorker il famosissimo critico Anthony West esalta questa nuova voce della letteratura internazionale. Gli autori europei che piacevano agli intellettuali americani in quel periodo erano Camus e Arfelli, pare strano oggi che Camus è diventato un classico e il secondo è scomparso. I superflui è un romanzo vicino come tematiche al neo-realismo, ma che se ne discosta per stile e per la accuratezza della forma, racconta la generazione di giovani che tenta di ricominciare dopo i disastri della guerra, tra sconforto, smarrimento e quella amara sensazione di sentirsi, appunto, superflui. La sfortuna di Arfelli però comincia presto. Due anni dopo l’esordio pubblica La quinta generazione (1951) che va anche questo molto bene, però Dante vive male il successo. Essere sempre sotto l’occhio dei media ed esposto al giudizio degli altri lo infastidisce, lo irrita, lo deprime. Così decide di smettere di pubblicare quello che scrive. Nel 1952, al culmine della fama, Arfelli si ritira con questa dichiarazione: «La vita
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letteraria mi ha molto scoraggiato. Io mi sento tagliato fuori, forse perché sto in un paese e cerco di seccare gli altri il meno che posso? O sono antipatico, o do fastidio, non capisco… il pubblico non ha più voglia di leggere, la vita moderna distrae in tanti modi che la lettura è l’ultimo e il più faticoso… Scrivere è quasi una impresa disperata… io ne sono sfiduciato. A volte penso che se avessi dei soldi me ne infischierei della letteratura. E di tutte le beghe e le noie di tanta gente sciocca che ci vive e comanda». Arfelli esce di scena e non farà mai più ritorno. Usciranno altre cose nel tempo, piccole antologie di inediti curate da Walter Della Monica, una raccolta di racconti negli anni ’70 intitolata Quando c'era la pineta e il malinconico memoir autobiografico Ahimè, povero me nel 1993, due anni prima di morie, ma di fatto il suo nome ormai è sparito. Arfelli potrebbe diventare un mito per la sua assenza, un uomo avvolto nel mistero, come Salinger, ma questo non avviene, si è lasciato troppi nemici invidiosi alle spalle, e così viene spazzato via, prima dalle cronache e poi anche dalle librerie. Quando il suo stato di salute si aggrava viene ricoverato in una pensione per anziani a Marina di Ravenna. È ancora in vita e già è dimenticato da tutti e dopo la morte il suo nome viene dimenticato, cancellato come una scritta sulla sabbia. Nel 2019 sono stati i 70 anni dal successo de I superflui e nessuno se ne è accorto. Nel 2020 ricorreranno i venti anni dalla sua morte e nessuno dei suoi libri è ormai più disponibile in commercio. E dire che Arfelli aveva vissuto una stagione intensa della cultura italiana, amico di Marino Moretti a Cesenatico, di De Pisis che regala quadri all'amico, che aveva frequentato il salotto della Bellonci a Roma; e stretto amicizia con Fellini e Berto. Non resta nulla di tutto quello che è stato Arfelli, che nel titolo del suo successo aveva già scritto il suo amaro destino, quello di essere dimenticato, come fosse un autore superfluo.
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parole / 29
ottobre 2019
libri
Raffaelli, l’editore che da Rimini continua a pubblicare poesia Nato nel 1992, ha all’attivo più di settecento titoli in un catalogo che comprende anche narrativa, saggistica, teatro, una rivista on line e un progetto in “progress” di biblioteca dei classici on line Tutti abbiamo scritto almeno una poesia. Non intendo solo per compito scolastico, intendo proprio come opera necessaria, scaturita da un momento intenso che poteva essere detto solo attraverso quella forma sacra e imperscrutabile che è il dettato poetico. Eppure, quanti hanno comprato, anche tra i lettori forti, un libro di poesia? I dati parlano chiaro: lo scaffale di poesia piange. Eppure c'è chi, malgrado il cronico destino del poverello dei librai, continua a produrre ottimi libri poetici. E non a caso ha sede a Rimini. Raffaelli editore pubblica libri dal 1992, e dopo 27 anni continua a tenere la poesia come asse trainante della propria produzione. Fondata da Walter Raffaelli, ha all'attivo più di 700 titoli in un catalogo che comprende anche narrativa, saggistica, teatro, una rivista online e anche un interessante progetto in progress di biblioteca dei classici digitale in abbonamento. È una “Sorta di felicità” per utilizzare il titolo di una delle ultime raccolte pubblicate, quella di Marina Giovannelli: «convoco i fantasmi/ li convinco a narrarmi/ segreti» scrive l'autrice, originaria di Udine e autrice tra le altre cose di un bel lavoro di letteratura comparata e studi sociali sulle sorelle, un saggio necessario che rimette una delle parole più rimosse e scomode della presenza delle donne. “sorellanza”. E i fantasmi convocati dall'editore Raffaelli sono tanti e interessanti: dai classici della letteratura novecentesca, che occupano largo spazio nella biblioteca digitale, a classici a noi ignoti di altre latitudini. Come ad esempio Johan Andreas dèr Mouw, astronomo e filosofo olandese, conosciuto con lo pseudonimo Adwaita (in sanscrito: non duale) che verso la fine della vita aveva scoperto la rivelazione del sonetto. Tradotto per la prima volta in italiano, “Servo Brahma” costituì un piccolo scandalo che ancora riecheggia nella tollerante terra dei Paesi Bassi e che potete godervi nella collana Lyra Neerlandica, rigorosamente con testo a fronte. La passione per il sapore della lingua, per l'importanza del tradimento della traduzione, è confermata anche dal saggio “Tradurre L’infinito di Leopardi: un compito infinito” di Susan Stewart. Poeta vincitrice di molti premi prestigiosi negli USA, ha sempre affiancato l'attività di traghettatrice del senso, traducendo ad esempio anche Alda Merini in inglese. È inoltre Chancellor of the Academy of Poets and MacArthur Fellow, e affianca l'attività di docente in qualità Avalon Foundation Professor alla Princeton University. Riporto questi aspetti biografici non per elencare titoli accademici, ma per render conto dell'importanza di un testo saggistico di questo genere che è editato anche in lingua originale. È di fatto un esempio di testo che può essere letto e usato con molte funzioni: come manuale o testo di studio per i traduttori, come saggio sulla difficile e infinita arte di reinventare una lingua o come bell'esempio di riflessione obliqua sul poeta di Recanati. Il tutto con lingua poetica. E la poesia torna anche nel romanzo “Io non sono Clizia” di Valeria Traversi, visto che al centro di questa indagine romanzata e al confine tra la ricostruzione storico letteraria e la fiction c'è la relazione tra Irma Brandeis (Clizia) e Eugenio Montale (Arsenio). Arricchito di un’interessante bibliografia finale e basato sull'epistolario della coppia che coppia mai non fu se non nei versi, l'ultima opera narrativa edita da Raffaelli ricorda per certi versi “La scienza degli addii” di Elisabetta Rasy, dedicata alla coppia Nadezda e Osip Mandelstam, in cui l'amore tra due esseri vissuti e terreni, diviene concime per la poesia, che forse così terrena non è: “Esiste qualcosa che va oltre il contingente, oltre gli accadimenti tangibili; per alcuni è Dio, per altri il destino, per i poeti la Poesia”. Dalla fiction con base documentaria, al racconto autobiografico che diventa anche non fiction letteraria il salto è breve: ecco allora anche “Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei” dello scrittore di Riccione Rodolfo Francesconi, di cui Raffaelli ha pubblicato numerosi titoli. Un racconto autobiografico o meglio un ritratto in parole in cui sono chiamati i libri amati a fare da specchio parlante. Ogni capitolo è introdotto da uno psicanalista, e forse molti lettori vorranno sapere se un pezzo di sé è contenuto in qualche lettura. Perchè più che quel mangiamo, siamo quel che leggiamo. Anche se non è chiaro quanto la lettura influisca sulle scelte e quanto le scelte sulla lettura. Uno studio della University of Oklahoma di qualche anno fa in parte dava ragione a questa opinione consolidata tra i voraci lettori: pare chegli appassionati di fantascienza, fantasy e narrativa letteraria tendono ad avere un approccio etico più libero e aperto, mentre gli amanti di romanzi rosa, gialli e crime fiction sarebbero più assolutisti in termini di definizione di bene e di male. La possibilità di immaginare alternative morali sembra più probabile tra chi ama gli elfi o la narrativa classica, mentre i lettori di genere vedono il bianco e il nero. Anche se François Mauriac glossava la citazione spesso attribuita ad Heidegger sull'identità tra lettura e chi siamo, aggiungendo che sì, poteva essere abbastanza vero... però quello che conta di più è quello che leggiamo più di una volta. E cosa si presta ad essere letto e riletto più di una volta se non la poesia? http://www.raffaellieditore.com/ Elettra Stamboulis
Johan Andreas Dèr Mouw, tra gli autori “sconosciuti” pubblicati da Raffaelli
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sapori
ottobre 2019
tradizioni
Il pane avanzato? Qui poteva finire grattugiato nei passatelli o nel pancotto Le “buone” abitudini della cucina contadina per riutilizzare le “pagnotte” non consumate di Giorgia Lagosti
Credo che sia necessario, prima di tutto, sfatare un mito: la cucina del passato, quella popolare e contadina, quella sulle cui radici poggia la nostra tradizione gastronomica, non era quasi mai caratterizzata da un reimpiego degli “avanzi” in quanto la povera gente raramente riusciva a concedersi porzioni di cibo gratificanti. I pasti in tavola erano quasi sempre scarsi e spesso poveri di contenuti nutrizionali. In pratica non avanzava mai nulla, anzi, c'era carenza, se non addirittura fame. La cucina degli avanzi quindi, e purtroppo, è figlia del nostro tempo, di un’epoca in cui esiste una produzione così eccessiva di cibo che la maggior parte di questo, nel mondo occidentale, viene buttato nella spazzatura (per l'esattezza circa 260 grammi al giorno, per un totale di 95 chili procapite all'anno). E da ciò emerge anche un’altra grande differenza nei confronti del passato: una volta il cibo era rispettato, era sempre “pensato” e identificativo della stagione e del territorio. Insomma, si era ben consapevoli di ciò di cui ci si nutriva. Oggi non è più così: il cibo passa dagli scaffali del supermercato ai nostri carrelli senza attenzione, entra nei nostri frigoriferi o nelle nostre dispense al volo, lì sosta per un periodo non ben definito che dipende quasi solo dal tempo che si ha a disposizione per la preparazione del pasto (a volte anche la data di scadenza fa la sua parte, ma non sem-
pre). Poi arriva sulle nostre tavole, come dire, anonimo. Lo si consuma senza ascoltarlo, senza gustarlo e quello che avanza finisce, senza rimorsi, nello bidone dell’umido. E’ innegabile: negli anni abbiamo perduto il rispetto nei confronti del cibo. E in particolare, per il pane, forse, ancora di più.
Ricordo mia nonna che mangiava tutto accompagnato da una fetta di montanaro o di toscano: dall’insalata alla cioccolata passando per il sugo e l’olio buono. Quasi come se ogni sorta di “mangiare” fosse incompleto senza un pezzetto di pane. Era sempre presente sulla sua tavola e quello che avanzava lo
conservava con molta cura. Nei giorni successivi sarebbe stato trasformato in pangrattato: con la grattugia, lo riduceva in briciole molto fini e poi le essiccava qualche minuto in forno. Per farne cosa? Nella dinamica della sua cucina, direi che certamente sarebbe entrato nell’impasto dei passatelli, nella gratinatura delle verdure al forno o nelle polpette. Se invece non fosse stato grattugiato, sarebbe servito per il pancotto, quello splendido piatto, oramai dimenticato, con il quale sono stata svezzata e che d’inverno, almeno 2 volte alla settimana, appariva fumante sulla tavola. In altre case, se ne facevano dadini e si abbrustolivano in padella. Avrebbero completato creme e zuppe. Ancora, diventava bruschette su cui poggiare fettine tagliate a coltello di prosciutto: il calore del pane ne scioglieva il grasso e, con un bel piatto di radicchi conditi con olio e aceto, la cena era fatta. Se poi proviamo a spostarci e guardiamo ad altre tradizioni italiane troviamo ancora oggi moltissimi piatti in cui il pane secco è il protagonista del piatto. In Trentino Alto Adige, ma anche in Austria e in Germania, la cucina spesso ci propone i canederli, buonissime “pallotte” di pane e altri ingredienti che, una volta bollite in un buon brodo, possono essere servite a minestra oppure asciutte, condite con il burro di malga fuso. In Toscana, abbiamo la panzanella, la pappa con il pomodoro e crostini in svariate ver-
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sapori / 31
ottobre 2019
LA STORIA Le antichissime origine dell’alimento più nobile
sioni, in Lombardia la torta paesana, quella che viene chiamata anche torta di latte, tipica della Brianza e delle zone comprese tra Milano, Monza e Lecco. È un dolce a impasto molle, a base di pane raffermo, latte, amaretti, pinoli, uvetta, zucchero e cacao. Viene preparato mettendo a mollo il pane tagliato a pezzetti nel latte per due o tre ore, vengono aggiunti e mescolati gli altri ingredienti e cotta in forno. Quasi una sorella del nostro bustrengo. Insomma, stiamo parlando di piatti antichi in cui il pane è protagonista e, che fosse avanzato o meno, veniva condito con quello che si aveva. Erano consuetudini (forse non si possono chiamare proprio ricette) frutto della creatività delle donne di casa, custodi del focolare domestico ma anche delle pratiche di cucina che venivano tramandate di generazione in generazione, basate sulla parsimonia e sull'abilità di combinare in modo creativo i semplici ingredienti che si avevano a disposizione. Oggi per noi rappresentano il recupero della nostra cultura contadina che dopo il boom economico italiano è andata sempre più urbanizzandosi. Rappresentano quindi una bella “fetta” della nostra storia che può aiutarci a tornare a più consapevoli abitudini alimentari, al rispetto verso l'abbondanza di cibo che abbiamo sulle nostre tavole e alla necessità che questo ridiventi un valore vero.
Il pane, se paragonato ad altre preparazioni culinarie, è un alimento semplice eppure i pensieri, le emozioni e il piacere che il suo profumo e la sua fragranza possono evocare in ognuno di noi, non sono suscitate da nessun’altra preparazione. Alimento nobile e prezioso, probabilmente il più nobile di tutti, durante tutta la sua storia, ha meritato un’alta considerazione: sempre più importante nella vita della gente, ancora oggi assume un ruolo fondamentale nella celebrazione di riti religiosi di tantissime culture e tradizioni del mondo. Le sue origini risalgono al periodo di affermazione della cerealicoltura preistorica nella fase di passaggio tra il paleolitico e il neolitico, cioè in un periodo senz'altro anteriore al 7.000 - 8.000 a.C. Se oggi il frumento rappresenta il cereale panificatorio per eccellenza, originariamente furono impiegati soprattutto l'orzo, forse la più antica graminacea utilizzata, e il miglio, un cereale ad elevato potere nutrizionale da sempre alla base dell'alimentazione nelle regioni nord africane. Anche la segale è stato un cereale importante, come del resto l'avena, nella storia del pane: del loro uso esistono tracce riferibili all'età del bronzo. Il primo passo verso la panificazione fu l'utilizzo dei cereali tramite una macinazione grossolana per ottenere delle pappe mescolandoli con acqua. Ben presto si scoprì che tostando i chicchi essi divenivano più gustosi e digeribili. Da qui, il passo alla cottura delle pappe fu breve: qualcuno osservò che lasciando la miscela vicino al fuoco o su pietre roventi, questa s'induriva e si arrivò in tal modo ai primi pani senza lievito. Un sistema di cottura simile a Pancotto un forno, la cui invenzione è attribuita agli egiziani, era una struttura a forma di cono contenente la legna e quindi il fuoco sulla cui superficie rovente venivano applicate le formelle di pasta: quando cadevano voleva dire che erano cotte. L'evoluzione verso il sistema odierno, cioè a calore elevato ma diffuso, si ebbe dapprima con l'utilizzo di vasi di terracotta posti sopra le pietre roventi. La tappa successiva fu l'apprestamento di una buca foderata di pietre roventi soprastanti, quindi la costruzione dei primi forni in materiale refrattario con la fonte di calore posta sotto alla camera di cottura. Il processo di fermentazione naturale dell'impasto (la lievitazione) invece fu scoperto per caso: probabilmente un impasto di farina e acqua che, dimenticato in luogo caldo, fermentò diventando soffice, voluminoso e acido e che, dopo la cottura, risultò essere fragrante e buono. Comparve in Egitto, per la prima volta, la figura professionale del fornaio e da qui la tecnica della lievitazione si evolvè diventando un'attività artigianale. Furono loro che impararono a utilizzare quella pasta acida, a cuocerla e a conservarne qualche pezzetto per trasmettere agli impasti successivi la forza misteriosa della lievitazione mentre alcuni popoli come gli Ebrei la considerarono impura e non la utilizzarono mai. Nel periodo ellenico si ebbe una grande diversificazione del pane attraverso l'aggiunta di ingredienti con tempi e temperature di cottura differenti. La civiltà romana incontrò il pane a seguito della conquista ellenica: da allora sorsero numerosissimi forni pubblici. A Roma nel 168 a.C. e ai tempi di Augusto se ne contavano circa 400 e i fornai, quale gruppo sociale, diedero inizio a forme di associazionismo come corporazione dei pistores. Poi, per quasi quaranta secoli la tecnica della panificazione non subì sostanziali mutamenti. Ma arrivando al XVIII secolo intervenne una profonda mutazione con la sostituzione pressoché totale dei vecchi mulini a pale con quelli a cilindri d'acciaio. Questi ultimi permisero l'ottenimento delle farine super raffinate, bianchissime, composte quasi esclusivamente dalla parte amidacea della cariosside, prive dell'embrione e dello strato aleuronico oltre che della crusca, cioè il ricco bagaglio di sostanze nutrienti. Il risultato fu il graduale abbandono del consumo di pane nero a favore di quello bianco da parte delle classi agiate, le cui preferenze andavano a favore dei cibi più raffinati. E purtroppo ancora oggi è così!
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2019
GLI EVENTI
ITINERARI DEL GUSTO NELL'ALTO MUGELLO Un viaggio in autunno nell’Alto Mugello, territorio toscano che guarda l’Emilia Romagna, permetterà ai golosi di assaggiare i piatti della cucina di tradizione e acquistare tanti prodotti tipici tra cui il prelibatissimo Marrone IGP. A MARRADI si svolge nelle quattro domeniche di ottobre 6, 13, 20 e 27 la 56^ SAGRA DELLE CASTAGNE E DEL MARRON BUONO DI MARRADI: ci saranno stand gastronomici con la mitica torta di marroni, i tortelli, il tronco, il castagnaccio, le marmellate di marroni, i marrons glacés, i “bruciati” oltreché prodotti artigianali e commerciali. Al self service “Il Riccio”, degustazione di piatti della cucina marradese. Nei pomeriggi musica e varietà, attrazioni per bambini e uno spettacolo di illusionismo. Emissione di un annullo filatelico e possibilità di visita al museo e alle sale del Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini” ed al Centro Studi e Documentazione sul Castagno. Infine, come da tradizione, Marradi sarà collegata dal tradizionale TRENO A VAPORE sia alle città di Pistoia e Firenze domenica 20 ottobre che a Rimini, Cesena e Faenza domenica 27. Il borgo medioevale di PALAZZUOLO SUL SENIO, tra i “Borghi più belli d'Italia”, nelle domeniche 6, 13, 20 e 27 ottobre si animerà con la SAGRA DEL MARRONE E DEI FRUTTI DEL SOTTOBOSCO con lo stand gastronomico e i pomeriggi musicali. Ci saranno i prodotti tipici con il marrone che diviene assaggio gustoso di topini, di torta di marroni, di tortelli ripieni di crema di marroni ecc. Ai marroni, faranno da corona il “fungo porcino”, i tartufi, i frutti dimenticati e molte altre prelibatezze. Appuntamento nel centro storico di FIRENZUOLA il 13 e il 20 ottobre con la 24^ DAL BOSCO E DALLA PIETRA: mostra mercato del marrone, della pietra lavorata, dei produttori locali e dell’artigianato. Laboratori, intrattenimento, padiglione gastronomico."Poesie di autunno", recita delle poesie scritte dai ragazzi della scuola. Concerto del Coro polifonico "Mulieris Voces". Attività per famiglie e bambini. Nelle stesse domeniche a Pietramala, deliziosa frazione a 10 km da Firenzuola, si potranno degustare marroni e specialità a base dei frutti di stagione con SMARRONANDO E SVINANDO.
A MARRADI Info: 055 8045170 - www.pro-marradi.it 6, 13, 20 e 27 ottobre 56^ SAGRA DELLE CASTAGNE E DEL MARRON BUONO Mostra mercato del marrone IGP e dei prodotti autunnali con stand gastronomici, musica e animazione per tutti. Emissione di un annullo filatelico.Treno a vapore il 20 da Pistoia e Firenze e il 27 da Rimini, Cesena e Faenza. Info treni a vapore: 0573 367158 - www.antologiaviaggi.it 12 e 19 ottobre - IN CAMMINO VERSO LE CALDARROSTE Suggestivo percorso trekking tra castagneti e pinete immersi nei colori dell'autunno
A PALAZZUOLO SUL SENIO Info: 055 8046125 - www.prolocopalazzuolo.it 6, 13, 20 e 27 ottobre SAGRA DEL MARRONE E DEI FRUTTI DEL SOTTOBOSCO Mostra mercato del Marrone IGP del Mugello fresco e lavorato, dei frutti dimenticati e di tanti altri prodotti tipici gastronomici e artigiani. Stand gastronomici, animazione e truccabimbi.
A FIRENZUOLA Info: 055 8199477 - prolocofirenzuola@gmail.com 6 e 12 ottobre I SECCATOI E IL CASTAGNETO SECOLARE DI MOSCHETA Museo del Paesaggio Storico dell'Appennino a Moscheta – dalle 10,30 alle 13,30 Escursione facile di 3 ore da Moscheta ai seccatoi fino al castagneto di Isola e ritorno. Al ritorno sarà possibile acquistare i marroni raccolti durante il percorso. Info: 333 4446351 – 335 7549072 - museo.moscheta@gmail.com 13 e 20 ottobre - 24° DAL BOSCO E DALLA PIETRA Mostra mercato del marrone, della pietra lavorata e padiglione gastronomico. Stand dei produttori locali e mercato dell’artigianato. 13 e 20 ottobre - Firenzuola, Loc. Pietramala SMARRONANDO E SVINANDO Manifestazione gastronomica con polenta crescentine e tutto il resto con marroni locali e musica live.
Per informazioni, l’elenco delle aziende che permettono la raccolta di marroni nei castagneti, dove mangiare, consulta il sito www.mugellotoscana.it Ufficio Turismo Unione Montana dei Comuni del Mugello - tel. 055 84527185/86