FREEPRESS n. 45
NOVEMBRE 2018
MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE
Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205
IL RE TEATRO AL VIA LE STAGIONI TRA PROSA, DANZA, RICERCA E LETTERATURA
Una foto dello spettacolo Queen Lear in programma al Petrella di Longiano (vedi pagina 19)
LE AZIENDE INFORMANO
MONDOVERDE GARDEN
Il parco vivaio di Cervia diventa un giardino d’inverno L’azienda, punto di riferimento per i prodotti per il giardino, il terrazzo e la decorazione della casa, si prepara alle prossime festività con due giornate speciali dedicate alle nuove tendenze del Natale 2018 Più che un vivaio, lo si può definire un “parco vivaio”, ricco di oltre mille varietà di piante anche molto rare, di alberi e arbusti autoctoni, rose, ulivi, palme e piante grasse, felci, piante da frutto, collezioni di piante acquatiche e rampicanti. Tutto questo è Mondoverde Garden, azienda situata nelle vicinanze di Milano Marittima e Cervia: facile da raggiungere, lungo la Statale Adriatica, sorge di fianco al ristorante “Le Ghiaine” con un’immensa struttura di legno e vetro dotata di un grande parcheggio antistante. Una realtà nata nel 2006 dall’esperienza della cooperativa di giardinaggio Casfogi che – a partire dal 2014 – è gestita da Massimiliano Amadori, già titolare della precedente attività, con i suoi soci di consolidata esperienza e competenze nel settore del gardening. «Uno dei nostri maggiori punti di forza – affermano i sei soci, affiancati da tre dipendenti – è la profonda esperienza maturata in tanti anni nel settore da ciascuno di noi. Siamo una squadra molto affiatata e coesa, in grado di seguire e affiancare la clientela passo passo in qualsiasi occasione. Grazie al passaparola la nostra clientela è molto fidelizzata e c’è chi viene da noi anche solo per un consiglio, certo di essere sempre accolto con la massima disponibilità e professionalità». Mondoverde Garden offre una vasta gamma di prodotti per il giardino, il terrazzo e la decorazione della casa (piante, fiori, arredamento, hobbistica, articoli per il giardinaggio, oggettistica e fiori artificiali). Particolare attenzione è rivolta alla progettazione e alla realizzazione di giardini, balconi, spazi verdi. Da segnalare la presenza, all’interno del garden, di un angolo interamente dedicato alle Lampe Berger per la profumazione degli ambienti, con possibilità di scegliere fra tante diverse essenze. Per gli appassionati delle rose, c’è Francesca Benzoni che in prima persona, con cura e passione, si occupa delle fioriture. Ancora pochi giorni e Mondoverde Garden inaugurerà ufficialmente la stagione del Natale. Sabato 10 e domenica 11 novembre, infatti, sono in programma due giornate di presentazione delle nuove tendenze, con un meraviglioso assortimento di luci e decorazioni. Un fine settimana nel quale le persone potranno usufruire di uno specia-
le sconto del 20 per cento sull’acquisto di tutto il materiale natalizio (“incentivo” che durerà per tutto il mese di novembre) e assaggiare alcune prelibatezze del buffet. Quali novità aspettarsi per il Natale 2018? «Allestiremo delle stanze separate identificate da tonalità diverse – spiega Amadori –. Oltre ai colori classici, ossia bianco, oro e rosso, quest’anno andranno molto tutte le sfumature del rosa, dal cipria al rosa antica, ma anche l’arancio e il blu. Per quanto riguarda le luci, quest’anno sono di gran moda i toni caldi che offrono un effetto rétro e vintage. In mostra, avremo anche il presepe napoletano, capanni e statuine fatte a mano, un’ampia varietà di stelle di Natale, di abeti veri e sintetici. Di tutto e di più, per rendere più bella e accogliente la propria casa e per fare apprezzati regali in vista delle prossime festività».
Sabato 10 e domenica 11 novembre la presentazione dei nuovi allestimenti natalizi, per rendere più bella la propria casa e fare apprezzati regali da mettere sotto l’albero
V i e n i a s c o pr i r e l a m a g i a de l N at a le S A B A TO 1 0 e D O ME NI C A 1 1 No v em b r e
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ROCK LA RIVELAZIONE DI ANY OTHER: PARLA ADELE NIGRO
CLASSICA AL GALLI DI RIMINI RISUONA LA SAGRA MALATESTIANA
LIRICA RAVENNA FESTIVAL: LA TRILOGIA DEDICATA A VERDI
TEATRO INTERVISTA AL CURATORE DELLA BELLA STAGIONE DI RICCIONE
COPERTINA INIZIANO LE STAGIONI TEATRALI IN ROMAGNA
ARTE LE INCISIONI DI MAX KLINGER IN MOSTRA A BAGNACAVALLO
LIBRI INTERVISTA A FABIO STASSI, AUTORE E BIBLIOTERAPEUTA
GUSTO STORIA E PREPARAZIONI DELL’OTTIMA «CANOCIA»
APRE CLASSIS, IL NUOVO MUSEO A RAVENNA Inaugurerà l’1 dicembre dopo anni di attesa il museo voluto dalla fondazione RavennAntica che sarà dedicato alla ricca e lunga storia del territorio ravennate e per cui sono già stati investiti, negli anni, venti milioni di euro. Il museo avrà sede nell’ex zuccherificio di Classe, non lontano quindi dagli scavi dell’Antico Porto e dalla magnifica basilica paleocristiana di Sant’Apollinare in Classe. Nella foto l’ingresso con la grande onda in mosaico realizzata da Paolo Racagni.
R&D Cult nr. 45 - novembre 2018
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872
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Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
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l’intervista IL CONCERTO Al Vidia i Punkreas festeggiano trent’anni
«Quando passammo dalla cantina al primo posto su Radio Deejay...» A quasi vent’anni dall’incredibile successo di “Se”, tornano i forlivesi Naftalina, in concerto al Sidro con il loro pop-punk Venerdì 23 novembre al Sidro di Savignano va in scena un concerto in qualche modo storico. Sul palco, infatti, una band forlivese di pop-punk che a fine anni novanta ottenne un successo inaspettato, finendo in heavy rotation su Tmc2 e Radio Deejay, oltre che nelle scalette dei dj di un po’ tutti i rock club d’Italia. Si tratta dei Naftalina, noti soprattuto per il primo singolo (e il relativo videoclip) “Se”, fermatosi al primo posto in classifica per otto settimane su tutti i maggiori network radiofonici nazionali. A quasi vent’anni di distanza dal loro primo (e unico) album, i Naftalina tornano con un concerto e nuovi progetti. Abbiamo intervistato il cantante e chitarrista, in arte Peter. La prima domanda è fin troppo banale: quando e come è nata la decisione di riformare il gruppo? «A dicembre 2017 dei ragazzi di Forlì hanno stampato la nostra raccolta intitolata “2001/2011” (curata da Lostdog Records, in edizione limitata con 24 brani tra cui il secondo disco dei Naftalina, mai pubblicato perché all’epoca rifiutato dalla casa discografica perché considerato troppo poco commerciale, ndr). Pochi giorni dopo, forse presa dell’euforia dell’uscita della raccolta, ricevo una chiamata inattesa, era Clarissa (Klary, la bassista e cantante, ndr), voleva una reunion. Ed eccoci qua». Qual è stato il vostro rapporto con il mondo musicale in questi anni? «Non suonando da tantissimo ci siamo limitati ad ascoltare tutto quello che reputavamo interessante, della scena musicale italiana e straniera». E com’è stato suonare di nuovo assieme? «I primi mesi sono stati più un “come si tiene in mano questo affare di legno?”. Poi con calma ci siamo sciolti e abbiamo ripreso le nostre posizioni nella vita quotidiana di questa band». Come sarà il nuovo disco e quando uscirà? «Le canzoni del disco nuovo oscillano tra il pop e il rock, portando avanti le sonorità sentite in “Distruggimi” (il singolo uscito un anno fa, ndr). Non è prevista una pubblicazione discografica dell’intero album, per ora stiamo pensando a una uscita periodica dei vari singoli». Quali sono i ricordi più vividi del periodo in cui avete calcato palchi importanti? «Quello del 1999/2000 fu un tour di settanta date, era tutto un mondo completamente diverso, senza social, con molto più contatto umano. Abbiamo dei ricordi bellissimi che ci portiamo ancora dentro, ma a oggi siamo come una band appena nata e stiamo ripartendo da zero, e tutte quelle scene pazze anni 90 sembra come se non siano mai successe. Sicuramente il ricordo piu bello è stato passare da una cantina al primo posto in classifica su Radio Deejay». Come è cambiato il modo di fare musica in questi anni, quali dinamiche vi hanno spiazzato? «Adesso chiunque può registrare musica in maniera molto più semplice e farsi conoscere nel mondo di Youtube. Sicuramente queste dinamiche non ci appartengono. È tutto come un grande tunnel e non sappiamo ancora se riusciremo ad entrarci». (lu. ma.)
BLACK MUSIC
Sabato 10 novembre al Vidia Club di Cesena concerto dei Punkreas, storica punk-rock band milanese che ha quest’anno festeggiato i 30 anni di attività. Si tratta della prima data di presentazione di “Instabile”, il secondo Ep in uscita il 9 Novembre per Garrincha Dischi in collaborazione con Canapa Dischi e che conclude il racconto iniziato con il precedente “Inequilibrio”.
ROCK CLUB Sul palco del Bradipop da Gigante a Belissimo
A Savignano anche Diplomatics, Labradors e Marrano Oltre ai Naftalina che intervistiamo in questa pagina, al Sidro di Savignano il 10 novembre concerto dei vicentini Diplomatics (punk’n’roll); il 14 stoner rock con i pugliesi Muffx; il 16 ancora punk-rock con la festa per il nuovo album dei romagnoli Spaventapassere; il 21 Human Colonies (shoegaze da Como) e Lucy Ann (altfolk da Pesaro); infine il 30 novembre appuntamento con i lombardi Labradors (powerpop) e il rock-noise dei riminesi Marrano.
“SPIAGGE SOUL” PER IL BRUNCH AL MARE Parte quest’anno una nuova rassegna in spiaggia a Marina di Ravenna, al bagno Oasi Beach. A partire da domenica 4 novembre arrivano i Soul Music Brunch cibo e musica live (con una predilizione per le sonorità black) con la direzione artistica di Spiagge Soul, per otto appuntamenti domenicali a partire dalle 12. Il primo appuntamento è un inno all’estate con il duo Banana Boat (nella foto), formato dai musicisti locali Bruno Orioli e Francesco Plazzi, che proporranno un mix di reggae, calypso, blues e spirituals. Si prosegue domenica 11 con il chitarrista blues Marco Chiarabini con lo spettacolo “Le donne, il diavolo e i chiari di luna”; il 18 con i forlivesi The Indians e le loro atmosfere in stile New Orleans; il 25 tra jazz, soul e gospel con i romagnoli G and the Doctor. I concerti proseguiranno poi in dicembre mentre domenica 4 novembre inaugura all’Oasi anche una mostra fotografica, dal titolo “An eye on Soul”, con alcuni dei migliori ritratti fotografici dell’edizione 2018 del festival Spiagge Soul a cura di Eleonora Rapezzi, La mostra sarà visitabile tutti i sabati e le domeniche fino al 31 dicembre, dalle 10 alle 19.
Entra nel vivo la stagione dei concerti (dalle 23.30) indie rock del Bradipop di Rimini. Il 3 novembre l’appuntamento è con Gigante (che, come scrive sui social rendendo bene l’idea, fa “pop invernale con l’ukulele”), progetto solista dell’ex bassista dei pugliesi Moustache Prawn; il 10 serata “italo-disco” con Bruno Belissimo, dj, produttore e polistrumentista italo-canadese; il 17 pop-rock con i bresciani Kaufman; il 24 invece musica pop “stravagante e stonata”, lo-fi, con Auroro Borealo, da Milano, ex Il Culo di Mario ed ex Da Rozzo Criù.
Al Diagonal da Inghilterra, Ucraina e Germania Allo storico Diagonal di Forlì in novembre i concerti partono mercoledì 7 con la cantautrice inglese Natalie McCool (scoperta in qualche modo da Chris Martin dei Coldplay) e, a seguire, i Granfalloon, band di “folktronica” in arrivo da Manchester. Si prosegue il 14 con Make Like a Tree, progetto tra musica, video e foto dell’artista ucraino alt-folk Sergey Onishenko; il 21 con il folk psichedelico di Tobjah, progetto solista del cantautore veneto dei C+C Maxigross e infine il 28 novembre con il malinconico indie-pop dei tedeschi The Day.
HIP HOP & SPERIMENTALE Johnny Marsiglia con Big Joe al Cisim di Lido Adriano Fa tappa il 30 novembre al Cisim di Lido Adriano il tour di presentazione del nuovo acclamato album del rapper siciliano Johnny Marsiglia (foto), prodotto da Big Joe, “Memory”. Sempre al Cisim da segnalare anche l’8 novembre la tappa ravennate del tour del greco Panos Alexiadis e del romagnolo Giovanni Lami, musica sperimentale tra elettroacustica ed elettronica.
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musica pop
suoni / 5 LA ROMAGNA IN CUFFIA
Sunset Radio, energia pop-punk di Luca Manservisi
Doppio concerto di Cremonini al palazzetto di Rimini «Vi meraviglierò ancora» Doppio appuntamento con Cesare Cremonini a Rimini, il 20 (già In arrivo anche Prodigy, Negramaro sold out da tempo) e il 21 novembre e, in aprile, Elisa e Loredana Berté (al momento di andare in stampa i biglietti sono ancora disponibili) al Dopo il concerto di Cremonini, il palazzetto di Rimini ospipalazzetto Rds Stadium nell’ambito terà l’1 dicembre i britannici Prodigy, tra i protagonisti del del tour in partenza il 3 novembre cosiddetto “big beat” degli anni novanta mentre è stato rinda Mantova e che in regione tocviato al 14 febbraio il concerto dei Negramaro (a causa delcherà anche Bologna (il 27, 28 e 29 la malattia del chitarrista). Annunciato anche il concerto di novembre). Tour iniziato questa Loredana Berté, il 12 aprile. estate negli stadi e che arriva a poAl Carisport di Cesena, invece, sono partite le prevendite che settimane dal lancio del nuovo per il concerto di Elisa, in programma il 29 aprile, mentre il singolo, omonimo estratto dall’al29 dicembre l’appuntamento sarà con Massimo Ranieri. bum dell’anno scorso “Possibili scenari”, certificato disco di platino. Per questi nuovi concerti, il cantautore ha promesso sorprese. Ai suoi follower su Instagram, ha infatti scritto, prima della partenza del nuovo tour: “Programmi per il futuro? Meravigliare chi ha già visto tanto! Ci vediamo fra pochi giorni sul palco ragazzi!“.
Avete presente il pop-punk americano (in particolar modo californiano) degli anni ottanta e novanta? Sicuramente sì, anche se per caso non ve lo doveste ricordare. Fu una sorta di movimento che riuscì a toccare trasversalmente un paio di generazioni, facendo almeno una volta battere il piede anche a chi preferiva suoni più complessi e meno veloci. Gruppi come Green Day, Good Riddance, NOFX, No Use for a Name, Rancid, Offspring sono passati dagli stereo anche solo per una volta di tutti quelli che in quegli anni dicevano di ascoltare rock alternativo anche in Italia e, incredibilmente, buona parte di quei gruppi continuano a partecipare a festival in tutta Europa (compreso il Bay Fest qui in Romagna a Ferragosto) accompagnati da giovani band che stanno tuttora seguendo le loro orme, senza particolari stravolgimenti. In Italia una delle più interessanti arriva da Ravenna, si chiama Sunset Radio e in ottobre ha pubblicato il secondo album, due anni dopo l’esordio di “Vices” e dopo il tour internazionale che lo ha seguito (toccando pure il Giappone o la Russia). Il disco si chiama “All The Colours Behind You” (uscito via This Core e Far Channel Records) ed è semplicemente un tuffo nel passato per chi ha vissuto quegli anni, o comunque in un immaginario di quel tipo per tutti gli altri, quello delle college radio americane, dei tatuaggi e degli skateboard, delle canotte e della batteria pestata a mille all’ora. Un disco che senza dubbio non sorprenderà nessuno abituato ad ascoltare canzoni rock, che è inevitabilmente “già sentito”, come sanno bene gli stessi Sunset Radio, che all’originalità preferiscono la freschezza e l’immediatezza. Facendo centro con un disco che è fresco e immediato, potente e melodico allo stesso tempo, pulito nei suoni, pure malinconico a tratti, come nel caso della ballatona che chiude in bellezza un album che piacerà agli amanti del genere, ma che potrebbe dare qualche soddisfazione anche a tutti quelli che, senza troppe pretese, avranno solo voglia di divertirsi un po’...
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novembre 2018
rock
CONSIGLI D’AUTORE
WYNN E CACAVAS A SAVIGNANO Domenica 11 novembre dalle 21 alla Chiesa del Suffragio di Savignano concerto di Steve Wynn e Chris Cacavas, personaggi fondamentali della scena alternative rock americana degli anni ottanta, il primo con i Dream Syndicate, il secondo con i Green on Red; tutti e due poi con le rispettive carriere soliste, da cui attingeranno a piene mani durante il concerto di Savignano
Gli artisti come non li abbiamo ascoltati a cura dello staff di We Reading
We Reading è un progetto che coinvolge anche artisti in una performance di lettura inedita. I brani sono scelti da loro, senza alcuna limitazione. Non si tratta di concerti, e quindi i pezzi che vi consiglieremo non li abbiamo ascoltati a un nostro evento. Sono i brani che ci piacciono degli artisti che abbiamo incontrato: vederli in veste di lettori ci ha sempre affascinato, e siamo convinti di averli conosciuti un po’ più da vicino. Ora ve li riconsegnamo in formato originale, con un tocco in più.
JESSE MALIN A RIMINI IL “SOLO TOUR” DI RACE Il tour acustico in “solo” del cantautore australiano Hugo Race fa tappa venerdì 30 novembre (dalle 21.30) all’Hobo’s di Rimini.
Il 25 novembre (dalle 17) al Museo Città di Rimini concerto acustico del noto cantautore newyorkese Jesse Malin, accompagnato per l'occasione da Derek Cruz al piano.
Piccola ristorazione classica, vegetariana e soul food a Km 0 sabato 3 novembre
venerdì 23 novembre
Free entry
NAFTALINA
THE KOZMIC BAND
Free entry
Prevendita consigliata! DATA UNICA NAZIONALE in collaborazione con RetopopLive!
DIPLOMATICS (punknroll)
venerdì 30 novembre Up To You
mercoledì 14 novembre Free entry
MARRANO (Ita) + LABRADORS
(Tribute to Janis Joplin)
sabato 10 novembre
MUFFX (PsychedelicStoner) venerdì 16 novembre Up To You
SPAVENTAPASSERE RELEASE PARTY! mercoledì 21 novembre Free entry
HUMAN COLLINS + LUCY ANNE
sabato 1 dicembre Up To You A DREAMY NIGHT live:
THE WHIP HAND + MONDAZE Inizio concerti ore 22
Savignano sul Rubicone via Moroni, 92 Tel. 347.7864132
Aimone Romizi a “Unireading”
Francesco De Leo: “Muse” Per me è una canzone tiepida e umida, capace di farti sentire l’afa soffiare anche in mezzo alla neve. Tra riferimenti a Paolo Conte e la voce sognante e accennata di Francesco, “Muse” e tutto l’album La Malanoche vi toglieranno tutte le preoccupazioni di dosso. De Leo ha letto Avantgarde 300 all’Apollo di Milano, ottobre 2018 (Claudia Leone) Giacomo Toni: “Lo Strano” È la prima traccia di Nafta, apre il disco con surrealismo punk. Picchia sui tasti del pianoforte per raccontare del personaggio più bizzarro di un bar provinciale, ma sempre senza moralità, solo descrivendo scene quotidiane. Giacomo invita ad entrare nelle sue canzoni, vi sembrerà di essere lì. Toni ha letto Vittorio Sgarbi (Tamla, Cesena 2016 e Off, Bologna 2017), Giorgio Manganelli (We Reading Festival 2017), Lapo Elkann (Savignano S/R 2016), Antonio Delfini (We Reading Festival 2018). (Federica Leone) Genna: “Julian Ross” Genna crede nella forza e nel significato delle parole; gli piace modellarle, dar loro un senso o a volte stravolgerlo per ricreare qualcosa di nuovo. È un rapper imolese della vecchia scuola e si sente ascoltando le tracce de La Misura delle Scelte, dove si colgono le influenze dei rapper più rappresentativi del genere. “Julian Ross” è un brano diretto che parla della fatica, delle rinunce che chiede la strada per il successo grazie a una metrica incalzante su un beat secco che lascia uscire le crude rime. Genna ha letto Kafka al Ca’ Vaina di Imola, ottobre 2018. (Michela Verrillo) Lo Stato Sociale: “Sessanta Milioni di Partiti” Più che una band un insieme di persone eterogene che si miscelano in parole e musica. Questa canzone riassume bene Lo Stato Sociale per noi. Sprigiona energia vitale diretta, non in modo elaborato o complesso. È un’energia pura, che entra dentro. Il manifesto di una generazione a metà enunciato con una leggerezza che sfiora le cose lasciando un segno indelebile. Qui dentro c’è tutto Lo Stato: amore, politica, cultura, società, e quella grande sensazione di calore e di speranza, come un abbraccio. Un testo per tutti e per nessuno, con zero pretese ma con una grande visione. Lodo e Bebo han letto Tondelli e Calvino al We Reading Festival 2018. Potrete rivedere quello spettacolo Giovedi 24 gennaio 2019 allo Spazio Tondelli di Riccione. (Giacomo Zani) Altre di B: “Kasparov” Cuore, sudore, anima, passione raccolto tutto in una grande accezione: REGAZ! Tutte le storie o in tutti i personaggi raccontati dalla musica delle AltrediB emergono questi elementi al limite con lo stoicismo. La regazness non si impara, la regazness si possiede, Kasparov era uno di questi! Altre di B han letto Umarells insieme a Danilo Masotti all’ Off di Bologna, aprile 2018, con Collettivo Hmcf / 40100 Festival. (Lorenzo Salmi) Ex-Otago: “Foglie Al Vento” È una traccia del quarto album “In capo al mondo”, un album fresco, perfetto e solare. Questo brano fa sentire leggeri e liberi, in vacanza in Sudamerica, hai voglia di saltellare, sembra di sentire la sabbia calda sotto ai piedi al tramonto e il rumore delle onde e fa innamorare della vita e non vedi l’ora che sia estate. Maurizio Carucci ha letto Giardini e No di Umberto Pasti al “We Reading Festival” del 2018. (Federica Leone) Fast Animals and Slow Kids: “Grand Final” Alterna momenti dolci a violenti con naturalezza. Una poesia piena di speranza. Potente dal vivo, stage diving e pogo come non si vede da un po’. Insieme di cantautorato, alternative rock e post hc. Gran band. Aimone Romizi ha letto La Peste di Camus a Uni Reading 2018. (Cesare Biguzzi) Io e la Tigre: “Lentamente” Penso che per trasmettere qualcosa di positivo ad una persona ci voglia molto cuore. Per trasformare un’esperienza negativa in qualcosa di diverso ma positivo per gli altri al cuore bisogna fargli fare uno sforzo in più. Io e La Tigre han letto Rita Pavone a We Reading Festival 2017. (Cesare Biguzzi)
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novembre 2018
l’intervista Al Bronson anche Jurado, David E. Edwards e Lydia Lunch
I nuovi orizzonti di Adele Nigro, tra indie-rock e ispirazioni jazz La giovane cantautrice dopo il tour europeo arriva al Bronson con il suo progetto Any Other e l’ultimo album acclamato dalla critica: «Frutto di studio, ascolti e attenzione ai dettagli» di Luca Manservisi
Adele Nigro, classe 1994, rappresenta per molti una sorta di “next big thing” della scena alternativa italiana, capace con i suoi Any Other di pubblicare un secondo album acclamato dalla critica e in grado di conciliare il mondo dell’indie-rock con quello più adulto del folk di ricerca. Il 17 novembre lo presenterà in concerto al Bronson di Madonna dell’Albero, unica tappa in regione oltre a quella dell’8 dicembre al Covo di Bologna. Siamo riusciti a farci rispondere a qualche domanda. Any Other è il nome della tua band ma di fatto sembra essere più un progetto solista. Come nascono i pezzi? «Faccio in effetti tutto da sola, dalla scrittura alla composizione e all’arrangiamento». E dal punto di vista strettamente musicale, cosa ti ha fatto fare in questi tre anni un salto così evidente come quello che si nota tra il tuo esordio del 2015 e questo “Two, Geography”? Ascolti particolari? «Sicuramente c’è stata un’apertura rispetto ai miei orizzonti da ascoltatrice, più in termini di generi musicali che di artisti e basta. Banalmente, mi sono approcciata al jazz, al minimalismo, a musica non necessariamente “bianca” o con le chitarre. D’altronde, io stessa non suono solo la chitarra (sul disco in particolare suona anche il sassofono, ndr). Un’altra cosa che ha fatto una grande differenza è il modo in cui ho cominciato ad ascoltare la musica e cioè prestando attenzione ad aspetti specifici come l’arrangiamento, la produzione, il mix… Poi ovviamente mi sono
Adele Nigro degli Any Other
messa a studiare musica, per i fatti miei, e questo ha sicuramente influito sul mio modo di comporre». Quali sono gli artisti a cui ti senti più vicina? «Artiste contemporanee come Mitski o Julia Holter, ma per motivi diversi – la prima per la vulnerabilità che emerge dai suoi lavori, la seconda per la sua capacità di mischiare generi diversi nella forma canzone». Come sta andando il tour europeo con cui hai iniziato la promozione del disco? «Molto, molto bene, sono davvero contenta di come sta venendo recepito il live soprattutto nel Regno Unito. Anche il disco è stato accolto bene un po’ ovunque». ROCK CLUB In Italia, in particolar modo, il Nel Ravennate anche psichedelia dall’America, tuo nuovo album è diventato un indie-pop svedese e il duo Pilia-Pupillo
Oltre al concerto di Any Other che intervistiamo in questa pagina e al festival Transmissions (vedi p. 9), al Bronson di Ravenna da segnalare i concerti del 2 novembre con il cantautore americano di culto Damien Jurado (in apertura l’artista afroamericana Naomi Wachira); il 3 novembre il garage rock dei toscani Go!Zilla e domenica 4 novembre il nuovo progetto di David E. Edwards (16 Horsepower e Wovenhand) e Alexander Hacke degli Einsturzende Neubauten, tra folk, industrial e musica araba. Ultimi due appuntamenti il 16 novembre con la grande performer americana Lydia Lunch (foto) – “sacerdotessa” della no-wave che arriva al Bronson nel suo progetto più rock intitolato Big Sexy Noise con James Johnston e Ian White dei Gallon Drunk – e il 18 con i giapponesi Kikagaku Moyo tra folk, kraut rock e musica indiana.
caso sulle riviste specializzate, tanto che sembreresti essere diventata famosa. Ti interessa la cosa? «Non lo so, onestamente non mi pongo la questione dell’essere famosa, né quella del successo. Al momento faccio quello che ho voglia di fare e sono grata di avere intorno persone che mi aiutano a farlo. Ma tutto finisce qui». Quanto c’è di autobiografico nei tuoi testi, così diretti e apparentemente sinceri? Sei influenzata da letture? «Nei miei testi è tutto autobiografico, sia perché mi farebbe strano parlare di esperienze che non sono le mie, sia perché c’è una parte di urgenza e bisogno quando scrivo. Ammetto di leggere solo saggi o biografie, quindi in realtà quello che imparo, lo imparo soprattutto leggendo i testi di altri artisti». Perché l’inglese? Stai pensando di passare all’italiano? «Perché sì. E no, non credo passerò all’italiano...».
Particolarmente intensa in novembre anche la programmazione degli altri rock club ravennati, oltre a quella del Bronson di cui parliamo qui sopra. Sono diversi i nomi internazionali che suoneranno per esempio al circolo Abajur di Ravenna. Tra questi il 9 novembre, dagli Stati Uniti, Miss Massive Snowflake, nome d’arte del trombettista e cantante Shane De Leon tra soul, hip-hop, country ed electro-pop. Il 17 novembre invece ecco gli strumentali per solo chitarra di Black Curran, songwriter del Maine, al suo secondo album solista dopo l'esperienza con gli Arborea. Il 23 novembre rock psichedelico con gli australiani The Bleeding Flares; il 25 l’indie-folk dei tedeschi Torpus & The Art Directors; il 30 novembre il rock heavy e psichedelico dei neozelandesi Earth Tongue. Al Moog Slow Bar, sempre a Ravenna, venerdì 2 indie-pop minimalista con la violinista e cantante canadese Hannah Epperson; domenica 11 (all’ora dell’aperitivo) si resta sullo stesso genere con gli svedesi Hater, che presentano il loro nuovo album “Siesta” (nella foto la copertina); giovedì 15 invece sul palco un artista romagnolo, Glauco Salvo (chitarrista e molto altro nei Comaneci), in versione solista tra folk e musica sperimentale. Infine, giovedì 22 novembre appuntamento con la sorta di one-man orchestra del dj e produttore tedesco The Micronaut tra samples, synth e chitarra. Al Clandestino di Faenza si parte giovedì 1 con uno dei gruppi più interessanti per quanto riguarda la musica psichedelica contemporanea giapponese, i Sundays & Cybele. Lunedì 3 l’appuntamento è invece con l’alt-pop venato di elettronica dei toscani Handlogic; sabato 8 serata di elettronica e musica sperimentale con il californiano Brian Pyle e il suo progetto Ensemble Economique; il 10 novembre “Dark Night Mother”, live set musicale “in forma di rito” a cura del chitarrista (di Afterhours, Massimo Volume e 3/4 Had Been Eliminated) Stefano Pilia (foto) e il bassista e compositore degli Zu Massimo Pupillo. Infine, da segnalare il 17 novembre una serata tra afro-disco, funk, soul e kraut con il misterioso collettivo L’Eclair e il 28 il concerto della berlinese J. Lamotta, accompagnata dai Mumblrs, tra funk e soul (in concerto anche l’11 alla Cantera di Cesena).
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novembre 2018
divagazioni
«Non avrei mai pensato che un giorno sarei riuscito a vedere un concerto di...» Dai Refused ai Negramaro, storie di momenti casuali e irripetibili. O forse no
Non so se vi si è mai materializzato in testa questo pensiero, a me è capitato spesso: “non avrei mai pensato che un giorno sarei riuscito a vedere un concerto di XXXX”. Succede per una combinazione di diversi fattori, piuttosto casuali, e coinvolge quasi sempre dei festival. Una volta ad esempio vidi un concerto di Patty Waters ad un festival. Un mio amico, lungo la giornata, disse “avresti mai pensato che saresti riuscito a vedere Patty Waters dal vivo?”. Non l’avrei mai pensato, ovviamente, ma tutto sommato è perché non mi ero mai preso il disturbo di pensarlo. Poi mi ricordo di aver pensato “non vedrò mai un concerto di PJ Harvey”: sono stato un buon ascoltatore di PJ verso fine anni novanta, ma non avrei mai pensato di uscire i soldi che servivano per vederla dal vivo, e magari fare un viaggio a Milano. Poi la beccai ad un Heineken Jammin’ Festival, a Imola (mi fa sempre sorridere questa cosa delle città qui vicino, cioè è un festival in un autodromo e tutto, ma ti trovi a dire a te stesso “ho visto una dea del rock a Imola”, cioè, su, io Imola non la considero manco per andarci a mangiare la pizza), e passai tutto il tempo a pensare che avevo coronato un sogno in maniera del tutto accidentale e fortuito. Non fu un gran concerto, comunque. Poi ricordo ad esempio di aver pensato “ti rendi conto? Sono a un concerto dei Refused”, una quindicina d’anni dopo lo scioglimento dei Refused – mi ero impuntato sul fatto che non avrei visto il reunion tour e poi annunciarono una data a 50 metri da dove abitavo. Sono cose complicate. È che io sono cresciuto con questo mito di essere relegato in una sorta di periferia dell’impero nella quale non succede mai un cazzo e se succede qualcosa di buono, sta succedendo meglio a Bologna. Con questo atteggiamento ovviamente mi sono bruciato un botto di cose carine che avrei potuto vedere, venti o venticinque anni fa, sotto casa mia; non mi interessava troppo perché fare il piagnone può avere una sua dignità in sé. Oggi fortunatamente sono cresciuto e non la meno più con l’ossessione del ritardo culturale da periferia, e anzi quando mi parlano di com’è fiorente la situazione a Milano (o peggio ancora, BERLINO) vado al circolo Endas e ordino uno shottino di cicuta. Ma un po’ di ossessione del qui non passano mica tutti e bisogna accontentarsi credo mi sia rimasta. A un certo punto era diventato assolutamente necessario vedere un gruppo postpunk chiamato Yeasayer e qualcuno si organizzò per fare questa trasferta milanese; ricordo di aver sentito questi discorsi roso dall’invidia e di aver pensato “cazzo questi vanno dove succedono le cose e io sono qui a flammare su myspace”. Un paio d’anni dopo gli Yeasayer fecero un concerto disgraziatissimo all’HanaBi e mi sono immaginato cosa avrei provato rendendomi conto di aver fatto sei ore di macchina per vedere un concerto del genere. Una volta ho visto i Negramaro, pensando per tutto il tempo “ma ti rendi conto che sto vedendo i Negramaro?”. Erano ancora in giro con quel disco in cui tutte le canzoni a un certo punto parlano della neve, e pensavo fossero la peggior cosa musicale che avessi mai sentito, poi erano di spalla ai Depeche Mode e quindi li vidi – e furono pure bravi, se devo essere sincero. I Negramaro sono uno di quei gruppi tipo Radio Deejay-oriented che chiamano il loro pubblico col nome della città in cui si trovano. “CIAO IMOLA! SIETE CARICHI?”. Vaffanculo. Una volta ho visto Jovanotti! Ero in quel locale che sta sotto Atlantica, a Cesenatico, e lui per qualche motivo fece questa serata speciale, suonò un paio d’ore in full band per un paio di cento persone. Quando ero ragazzino a un certo punto i Guns’n’Roses annunciarono dei concerti a Modena e io pensai qualcosa tipo “ma ti rendi conto che potrei trovarmi nello stesso chilometro quadrato di AXL”, poi non presi il biglietto del concerto – avevo smesso di ascoltarli da tempo, mi piacevano altre cose e bla bla bla. Una volta mi ero fatto un giro a San Marino, sono passato da Sant’Aquilina e c’era un po’ di casino davanti all’ingresso – chiesi se c’era un concerto e mi feci convincere a guardare un disgraziato live dei 99 Posse (tre ore di concerto più una e mezzo di Assalti Frontali, o qualcosa del genere). Una volta pisciai i Public Enemy a Rimini, avrò avuto 17 anni, e rimasi incazzato per due mesi o qualcosa del genere – poi li vidi a Bologna dopo i 30 pensando “cazzo è pazzesco che io abbia l’occasione di vederli”. Le cose vanno in modi inaspettati. Invece i gruppi come i Pan American pensi che non li vedrai mai perché proiettano un’idea particolare di sé. Non so, come se fossero sempre da un’altra parte rispetto alle tue coordinate spaziotemporali. Non so se sapete chi sono i Pan American, comunque di base sono una persona sola – un tale di nome Mark Nelson, famoso per aver suonato negli anni no-
vanta in un gruppo che si chiama Labradford, ed è probabilissimo che se non conoscete i Pan American non conosciate nemmeno loro. Comunque i Labradford erano uno di quei gruppi per cui era stata coniata la definizione di “post rock”, facevano una sorta di rock cosmico intimista iperespanso, complessissimo ma di ascolto facile, e Mark Nelson a un certo punto forse aveva deciso di fare qualcosa di ancora più espanso e cosmico e intimista, e aveva fatto questo disco a nome Pan American – a cui ne sono seguiti altri, sempre su Kranky, etichetta ultraspecializzata in questo genere di ambient-post-drone-dupalle in cui non succede mai nulla ma in maniera strutturatissima (il cui primo disco non a caso era dei Labradford). I dischi Kranky hanno questa capacità magnetica di chiederti di essere comprati, nel senso che li vedi al negozio di dischi ed è come se pulsassero – li tocchi un po’ li porti a casa, li metti su e vieni avvolto dalla magnificenza del suono. Poi il disco finisce e di solito lo riponi in quella parte dello scaffale dove stanno le cose carine e tutto ma che non rimetteresti sul piatto nemmeno se ti pagassero. I Pan American fanno solo parzialmente questo effetto: sono un progetto etereo e palloso ma hanno un assetto leggerissimamente più rock e una scrittura piuttosto fascinosa, quindi puoi suonarli mentre stai bevendo vino con una persona del sesso opposto, preferibilmente più sofisticata della media. E quindi in qualche modo la loro roba tende a rimanere a portata di mano e a venir suonata. Però è così minuscola eterea ed intimista da dare l’idea che nessun altro essere umano al mondo possa essere davvero interessato a sentirla, e quindi nessuno si sbatterà mai per portare Mark Nelson a suonare dalle nostre parti. Nel mio caso ovviamente devo ringraziare Transmissions, il festival di Ravenna, che in un’edizione di metà corsa lo portò all’Almagià e gli fece tenere uno dei concerti più belli e posati che io abbia mai visto. Ed ero lì e pensavo, cazzo, sto vedendomi i Pan American dal vivo. Ti rendi conto? In Romagna. Pazzesco. Voglio dire, quando mai può ricapitare una cosa talmente assurda? E invece.
POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli
“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”
Pan American dal vivo a Riccione È in programma il 17 novembre allo Spazio Tondelli di Riccione (biglietti a 10 euro) uno dei tre concerti italiani (oltre a Milano e Roma) di Pan American, il progetto dell’americano Mark Nelson di cui parla (verso il fondo...) Francesco Farabegoli nel suo articolo di questa pagina. Mente, chitarra e voce dei Labradford (nome di punta del post-rock anni novanta), Nelson ha dato vita ai Pan American nel 1997 alla ricerca di una nuova commistione tra ambient, dub e minimalismo. Allo Spazio Tondelli si tiene anche la stagione teatrale di Riccione, di cui parliamo in un’intervista al direttore alle pagine 14 e 15.
Mark Nelson in concerto con il progetto Pan American all’Almagià di Ravenna nell’ambito dell’edizione 2012 del festival Transmissions del Bronson. Sei anni dopo, il 17 novembre, l’appuntamento con il gruppo americano sarà allo Spazio Tondelli di Riccione
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il festival
UN DISCO AL MESE
Da Jerusalem In My Heart a Carla Bozulich: quando la musica è avventurosa A Ravenna torna “Transmissions” al Bronson e all’Almagià Tra i nomi di punta anche lo scozzese Richard Youngs Undicesima edizione a Ravenna per Transmissions, il festival dell’associazione culturale Bronson dedicato all’esplorazione delle nuove frontiere sonore, tra avanguardia e forma canzone, musica sperimentale e rock, elettronica e folk. Tredici gli artisti che compongono la line-up dell’edizione 2018, diversi dei quali legati all’etichetta di culto canadese Constellation. Si parte giovedì 22 novembre al Bronson Club di Madonna dell’Albero con il mix tra post-punk e garage dei Duds, da Manchester, prima band inI Duds glese entrata a far parte della prestigiosa scuderia Castle Face (la label californiana di Ty Segall); e poi la canadese Jessica Moss, già membro dell’ensemble di culto Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra; lo storico produttore newyorkese Martin Bisi che presenterà il suo disco dedicato allo studio BC35 pubblicato l’anno scorso proprio da Bronson Produzioni; mentre sorta di headliner della serata sarà l’americna Carla Bozulich con le sue provocazioni art-punk fuori dagli schemi. A completare la prima data del festival l’avventuroso duo di percussionisti formato dal “nostro” (vedi rubrica a fianco) Bruno Dorella e da Paolo Mongardi, “Shooting Unit”. Il giorno dopo, venerdì 23, il festival entra nel vivo all’Almagià (zona Darsena di Ravenna) con l’altra presenza italiana, quella dei romagnoli Comaneci (blues-folk a tratti sperimentale) mentre i nomi di punta sono quelli del cantautore sperimenale Eric Chenaux (la sua musica è stata anche definita “abstract jazz”), quello ormai storico della scena free folk e dark d’avanguardia, lo scozzese Richard Youngs, e anche quello del giovane Daniel Blumberg (vedi recensione sempre nella rubrica qui a fianco di Dorella). A completare la serata le atmosfere lynchane di Cindy Lee, alter ego in stile drag queen dell’ex frontman dei canadesi Women, e anche un duo composto da due protagoniste della sera precedente, Bozulich-Moss. Sabato 24 sempre all’Almagià spazio anche al continente africano con l’elettronica primitiva e viscerale di Tarkamt, progetto solista del polistrumentista egiziano Cherif El-Masri (membro di The Invisible Hands insieme ad Alan Bishop), e quella afro-futurista di Ammar 808, nuovo progetto del producer tunisino Sofyann Ben Youssef. E poi ecco il folk alieno di Circuit des Yeux, pseudonimo dell’americana Haley Fohr, finito nella lista dei migliori dischi del 2017 del Guardian, e – di nuovo dal Canada – l’elettronica di Jerusalem In My Heart, vero ponte sonoro tra la musica occidentale e quella araba, senza contare il progetto speciale, ideato ad hoc dal duo composto da Nick Zinner (chitarrista dei newyorkesi Yeah Yeah Yeahs) e Francesco Donadello (soung engineer italiano di stanza a Berlino che ha lavorato anche con Thom York) che improvvisano su sinth modulari, nastri e chitarre processate. Info: transmissionsfestival.org
AVANGUARDIA
FRED FRITH ALL’AREA SISMICA In novembre all’Area Sismica appuntamento (domenica 18 alle 18) con una leggenda vivente della musica d’avanguardia come il polistrumentista e compositore inglese Fred Frith (nella foto di Ariele Monti), coinvolto nel progetto di jazz sperimentale Reasons For Moving del trombettista canadese Darren Johnston che vede protagonista anche un altro mostro sacro come il sassofonista americano Larry Ochs. A completare il programma del mese del circolo di Ravaldino in Monte (Forlì) domenica 4 alle 18 ancora jazz sperimentale con il quintetto italiano Tell No Lies mentre sabato 24 (all’Istituto Masini) e domenica 25 (di nuovo all’Area Sismica) va in scena il Festival di musica contemporanea italiana con, tra gli altri, Roberta Gottardi e Fabrizio Ottaviucci.
E a Transmissions il tormento diventa canzone di Bruno Dorella
Daniel Blumberg - Minus (2006) Anche quest’anno arriva novembre, col suo malinconico carico di grigiore, giornate brevi, ora solare, preludio d’inverno. Ma come ogni anno novembre è anche il mese di Transmissions, e ormai è d'uso scegliere in questa rubrica un disco emblematico del festival (il programma qui a fianco). Potevo scegliere la mia adorata Carla Bozulich, gli amici Comaneci, le cose più hype come Jessica Moss o Jerusalem In My Heart, quelle più eccitanti alle mie orecchie come Ammar 808 o il sempreverde Richard Youngs, oppure i bizzarri Tarkamt. E invece scelgo un disco che mi sembra incarnare l'autunno, ovvero Minus di Daniel Blumberg. Anche lui a dire il vero è hype fino all'osso, sin da sempre. Sempre stato nei giri giusti, sia nella musica, sia nell’arte, altro campo nel quale eccelle. Ma bisogna anche dire che, a giudicare dalla musica, pare che lui ci sia finito quasi per caso, se non controvoglia. Sembra invece schivo ed introverso, le sue canzoni sono la quintessenza del mettersi a nudo senza pensare a piacere e nemmeno tanto a piacersi. Va detto: il talento c'è, ed è bello che venga riconosciuto, ogni tanto. D’altronde non capita spesso che un esordio esca per Mute, etichetta di Depeche Mode e Nick Cave, per dirne due. Stupisce che ancora nel 2018 un album di canzoni, voce e piano, diventi un caso discografico e porti alla notorietà. I musicisti che lo accompagnano, bravi e funzionali alle diverse atmosfere di ogni brano, vengono tutti dalla scena hipster avant del Cafe Oto di Londra, a parte l’immenso Jim White dei Dirty Three alla batteria. Tra questi va citato almeno il violinista Billy Steiger, che lo accompagnerà anche nel concerto a Ravenna. Niente a che vedere con l'omonimo e defunto chitarrista dei Twisted Sister. Tornando a Daniel, dicono sia uno dalla personalità difficile e tormentata. Dopo l'ascolto dell'album la sensazione è più o meno quella. E tanto di cappello a chi riesce ad esprimere il tormento in canzone. Che poi questo diventi sublimazione, catarsi, cura o crogiolo, è uno dei misteri dell'arte. Sono curioso di vederlo dal vivo dunque, in un Transmissions mai così vicino alla “canzone”, nel suo punto di confine con l'avanguardia, e mai così fieramente autunnale nel mood.
* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione
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jazz AGENDA JAZZ
Anche Uri Caine al nuovo festival “per libere menti” di Forlì
I Quintorigo con Fabrizio Bosso a Santa Sofia
Il grande pianista americano impegnato in solo e con il quartetto di Steve Wilson Tra i “big” anche Enrico Rava e Joe Lovano. In mostra gli scatti di Roberto Cifarelli
Prima edizione di “Jazz a Forlì - Musica per libere menti”: dal 3 all’11 novembre un ricco programma di jazz d’autore in tutte le sue sfaccettature, dalle note alla fotografia, dai jazzisti che hanno fatto la storia di questa musica ai giovani improvvisatori emergenti presenti sul territorio romagnolo. Ad aprire la rassegna la mostra “The street of Jazz” con le fotografie di Roberto Cifarelli (inaugurazione sabato 3 novembre alle 17 alla galleria d’arte Wundergrafik di via Leone Cobelli 34, dove il fotografo sarà intervistato da Enrico Merlin). I concerti partono domenica 4 novembre con un insolito appuntamento alle 12.30 al punto vendita Eataly di piazza Saffi con la cantante lombarda Vanessa Tagliabue Yorke, accompagnata al pianoforte da Paolo Birro, che rilegge il repertorio di Annette Hanshaw, voce inconfondibile della scena jazz newyorkese degli anni Venti. Il festival entra poi nel vivo alle 18 all’Auditorium San Giacomo con un quintetto d’eccezione che unisce jazzisti provenienti da Stati Uniti e Italia guidati dal celebre trombettista Enrico Rava – apparso sulla scena a metà degli anni Sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo – e Joe Lovano. Compositore, strumentista e organizzatore cresciuto a Cleveland e svezzatosi nell’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis; trasferitosi a New York, Lovano è stato ben presto riconosciuto da pubblico e critica come uno dei più importanti e originali musicisti ad emergere dalla scena musicale jazz degli anni ‘80 e ‘90. Da martedì 6 a giovedì 8 novembre alla Fabbrica delle Candele (sempre dalle 21) “Largo ai giovani”, concerti che vedranno protagonisti talenti del territorio. Martedì appuntamento con Massimiliano Biondi Trio e Gnam Quartet; mercoledì Enrico Cristofani trio (feat. Sara Ghtami) e Ear Trio; giovedì 8 Anna Ghetti quartet e Nawa Jazz trio e a seguire jam session finale. Clou del festival ecco invece sabato 10 novembre (dopo l’incontro delle 16.30 sul tema del razzismo con Stefano Zenni alla sala Randi) quando dalle 21.30 all’Auditorium San Giacomo salirà sul palco “Wilsonian's Grain”, l’ensemble più dinamico e tagliente del sassofonista americano Steve Wilson, un quartetto composto da musicisti top al mondo a partire dal celebre Uri Caine al pianoforte. A completare la formazione Ugonna Okegwo al basso e Ulyssess Owens Jr. alla batteria per un programma che va da brani originali ad arrangiamenti di Wilson, così come altre composizioni dei componenti della band. E lo stesso Uri Caine chiuderà poi il festival con un “piano solo” in programma domenica mattina, 11 novembre, dalle 11 sempre all’Auditorium San Giacomo. I concerti all’Auditorium sono a pagamento (prevendite a Calboli Dischi; infoline 340 5395208).
JAZZ & WORLD/2 Al Mama’s dalla musica gipsy alla Romagna dei Supermarket Al Mama’s Club di Ravenna tornano i concerti tra jazz e world music. In novembre si parte con i Quai Des Brumes sabato 3 (tra musica gipsy, atmosfere balcaniche e klezmer, canzone francese e jazz); sabato 10 folk celtico con la storica band ravennate Morrigan’s Wake ; sabato 17 “world music romagnola” con i Supermarket e; sabato 24 il quintetto del contrabbassista Mauro Mussoni che presenta il suo primo album “Lunea”, inciso per Alfa Music di Roma.
Enrico Rava, atteso a Forlì domenica 4 novembre, in uno scatto di Roberto Cifarelli, il noto fotografo jazz protagonista della mostra allestita durante il festival alla galleria d’arte Wundergrafik
Sabato 3 novembre alle 21 al teatro Mentore di Santa Sofia i romagnoli Quintorigo presenteranno il loro nuovo (doppio) album “Opposites” (che spazia dal jazz classico alla contemporanea, dal rock al progressive) in concerto con un ospite d’eccezione, il trombettista di fama internazionale Fabrizio Bosso (foto).
Roberto Bartoli presenta Landscapes Sabato 10 novembre alle 21 alla Casa del Teatro di Faenza il contrabbassista imolese Roberto Bartoli presenta il suo nuovo lavoro discografico “Landscapes”, su DodiciLune Records, in un concerto in dimensione acustica accompagnato dal chitarrista Daniele Santimone e dal clarinettista Achille Succi.
JAZZ & WORLD MUSIC/1
Dal Brasile di Toninho Horta all’Africa di Baba Sissoko. E al Socjale canta pure Alessandro Haber L’attore è tra i volti noti della stagione del teatro ravennate Riparte la stagione del Teatro Socjale di Piangipane, all’insegna in particolare del jazz e della world music con spettacoli caratterizzati dai tradizionali cappelletti nell’intervallo. Si parte venerdì 9 novembre con il leggendario chitarrista brasiliano Toninho Horta e il sassofonista jazz Piero Odorici che porteranno sul palco un tributo al grande maestro brasiliano Antonio Carlos Jobim e al sassofonista Stan Getz; con alcune composizioni originali di Horta. A completare la band Gilson Silveira alle percussioni. Venerdì 16 al Socjale invece il grande attore Alessandro Haber con un concerto che manifesta il suo amore per la canzone italiana, interpretando De Gregori, Fossati, Paolo Conte. Con lui Sasa Flauto alla chitarra, Fabrizio Romano al piano e Mimmo Epifani al mandolino. La stagione prosegue poi il 23 con una serata dedicata alla musica argentina in compagnia della Orquesta Típica Andariega, da Buenos Aires, che porterà gli spettatori alla scoperta dei grandi maestri dell'epoca d'oro del tango, gli anni '40, da Carlos Di Sarli fino a Rodolfo Biagi e Osvaldo Pugliese. Durante il concerto si potrà assistere anche all'esibizione di ballo di Matteo Antonelli e Ravena Abdyly. Venerdì 30 ecco invece sul palco del Socjale il musicista maliano griot Baba Sissoko, uno dei maggiori esponenti di musica etnica e del jazz africano, Questo tour, in collaborazione con Arci, ha lo scopo di raccogliere fondi (Sissoko si esibirà gratuitamente) e promuovere la realizzazione a Bamako, in Mali, di un centro per giovani musicisti. Per l’occasione sarà sul palco con lui la cantante romagnola Lisa Manara con il suo progetto “L'urlo dell'Africanità”. Info e programma completo: www.teatrosocjale.it.
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il festival AGENDA MUSICA CLASSICA
Ramin Bahrami, atteso al Masini di Faenza il 5 novembre
Ravenna/1: tornano i concerti della Domenica con musicisti di caratura internazionale In novembre tornano a Ravenna i Concerti della Domenica dell’associazione Mariani, sette appuntamenti per sette domeniche consecutive che porteranno al tetro Alighieri musicisti già attivi a livello internazionale e vincitori di importanti premi. Apre il cartellone il 4 novembre il violinista Oleksandr Semchuk che in duo con il pianista Alessandro Tardino darà prova del suo virtuosismo in un programma beethoveniano. L'11 novembre prenderà posto al pianoforte il vincitore dell'ultima edizione del prestigioso concorso "Busoni", il croato Ivan Krpan (nella foto), giovanissima promessa del pianismo internazionale, che eseguirà musiche di Beethoven, Busoni e Liszt. L'appuntamento del 18 novembre renderà omaggio a Isabella Colbran, moglie e musica ispiratrice di Rossini, attraverso la voce del soprano Maria Chiara Pizzoli e le note dell'arpista Marianne Gubri. Il 25 novembre sarà la volta dell'Orchestra della Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli diretta da Davide Castiglia con il suo accattivante programma di musiche tradizionali francesi, tedesche e irlandesi.
Russi: al teatro comunale l’Ensmeble Parmense e il Quartetto Mirus Prosegue la rassegna del teatro comunale di Russi dove giovedì 8 novembre va in scena l’Ensemble Parmense, composto dai violinisti Marco Bronzi e Gunilla Kerrich, le viole Françoise Renard e Olga Arzilli e i violoncelli di Luca Franzetti e Maria Cristina Mazza. In programma musiche di Brahms e Tchaikovskij. Giovedì 22 novembre ancora archi sul palco del comunale di Russi con il virtuoso Quartetto Mirus. Musiche di Beethoven, Schnittke e Mendelssohn.
Ravenna/2: “Capire la musica” con Roman Kim e Gennaro Cardaropoli Torna a Ravenna la stagione concertistica "Capire la Musica" organizzata dalla Cooperativa Emilia Romagna Concerti, un ciclo di otto appuntamenti che inizieranno il 13 novembre nella Sala Corelli del teatro Alighieri e continueranno fino al 18 aprile coinvolgendo anche alcune delle splendide basiliche ravennati in una programmazione interessata al nuovo pubblico e soprattutto ai giovani musicisti, tra gli artisti emergenti da tutto il mondo. Si inizia il 13 novembre con un asso del violino come Roman Kim (nella foto), uno dei più accreditati virtuosi del mondo, che accanto a Kreisler, Ysaye e al prediletto Paganini eseguirà anche alcune sue nuovissime composizioni. In novembre si continua il 22, sempre alla sala Corelli, con un altro "mago dell'archetto", il ventenne Gennaro Cardaropoli, allievo prediletto di Salvatore Accardo. Musiche di Grieg, Brahms, Paganini, Petrassi e Saint-Saëns.
Forlì/1: l’Italian Youth Guitar Orchestra alla Fabbrica delle Candele Giovedì 15 novembre alla Fabbrica delle Candele di Forlì concerto della Italian Youth Guitar Orchestra del maestro PIer Luigi Colonna, direttore e concertatore. In programma musiche per chitarra classica di Rossini, Josquin des Pres, Pachelbel, Vivaldi, Fauré, Martini, dello stesso Colonna e medley di reels irlandesi e di musiche popolari latino-americane.
Forlì/2: Giuseppe Ettorre e Pierluigi Di Tella alla Chiesa di Ravaldino Domenica 25 novembre dalle 21 alla chiesa di Ravaldino di Forlì, in corso Diaz, concerto con Giuseppe Ettorre (nella foto), celebre primo contrabbasso del Teatro alla Scala di Milano, e Pierluigi Di Tella al pianoforte che eseguiranno musiche di Sammartini, Bottesini, Bach, Misek, Part, Scelsi, Stockhausen e dello stesso Ettorre.
A Faenza le Variazioni di Bahrami e l’omaggio di Ilia Kim a Debussy Prosegue la stagione concertistica dell’ERF&TeatroMasiniMusica a Faenza, con un cartellone di levatura internazionale curato da Massimo Mercelli e Donato D’Antonio di Emilia Romagna Festival. In novembre il primo appuntamento è per lunedì 5 al Masini con una star della musica classica: Ramin Bahrami, uno dei più interessanti e quotati interpreti di Bach, si esibirà nelle Variazioni Goldberg, l’operamonumento del compositore tedesco, padre della musica occidentale. Le Goldberg, furono scritte per allietare l’insonnia dell’ambasciatore russo, il quale in questa composizione trovò un balsamo per ricominciare ad apprezzare le lunghe ore notturne. Nato con un’anima cosmopolita, scaturita da influenze tedesche, russe, turche e naturalmente persiane, Bahrami ha portato la propria visione di Bach in tutto il mondo e i suoi cd sono veri bestseller. Per il terzo appuntamento, il 15 novembre, il programma si sposta presso la Sala dei Cento Pacifici, al
ridotto del teatro Masini, con “Debussy – Preraffaellita, Impressionista, Simbolista, Astrattista”, per i 100 anni dalla morte del compositore, un concerto della pianista sudcoreana Ilia Kim, introdotta al pubblico dal grande Piero Rattalino, critico e musicologo tra i più preparati in Italia, che motiverà le ragioni di un programma tanto particolare. In Debussy, infatti, si può ricercare lo snodo fondamentale tra due grandi epoche della storia della musica, il romanticismo e la modernità. Il suo primo capolavoro fu una cantata su testo di Dante Gabriele Rossetti, esponente tra i maggiori dei preraffaelliti, e le sue ultime creazioni furono contemporanee alla nascita dell’astrattismo a opera di Mondrian. Il programma percorrerà dunque i brani di Debussy attraverso l’originale prospettiva diacronica della Storia dell’Arte. Ilia Kim, trasferitasi in Italia ormai da vent’anni, nata a Seoul, si è fatta conoscere in tutto il mondo grazie a molte tournée e apprezzate registrazioni.
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musica classica
Alla “Sagra” il Premio Oscar Piovani e le orchestre di Bologna e Torino La 69esima edizione della Malatestiana si terrà nel rinato teatro Galli di Rimini Si parte con il progetto sulla musica da cinema e poi concerti sinfonici e da camera
Per la 69esima edizione la Sagra Musicale Malatestiana, una delle più antiche e prestigiose rassegne musicali italiane, saluta la riapertura del Teatro Galli rinnovando il proprio calendario di eventi musicali, grazie alla presenza di interpreti di assoluto prestigio ospiti per la prima volta a Rimini e con programmi destinati a creare un intreccio tra i linguaggi della musica, del teatro e della danza. In novembre si parte con quello che sarà molto più che un concerto, La musica è pericolosa, viaggio musicale ideato dal compositore Nicola Piovani e scandito come un itinerario dove il Premio Oscar evoca il senso di un lungo percorso dove le visioni di De André e di Fellini e dei tanti maestri del cinema si sono intrecciate con il proprio lavoro, dando vita a brani proposti in nuove versioni arrangiate per questa occasione (10 novembre, ore 21). Tra i concerti sinfonici da segnalare in novembre l’omaggio al centocinquantesimo anniversario della scomparsa di Gioachino Rossini, con un doppio appuntamento (il 21 e il 25 novembre alle 21) affidato alla talentuosa bacchetta di Michele Mariotti alla testa del Coro e dell’Orchestra del Comunale di Bologna. In programma la sinfonia e i brani strumentali del Guillaume Tell precederanno l’esecuzione dello Stabat Mater, capolavoro sacro del compositore che vedrà quattro solisti prestigiosi: il soprano Salome Jicia, il mezzosoprano Veronica Simeoni, il tenore Paolo Fanale, e il basso Mirco Palazzi. Giuseppe Verdi e Richard Wagner sono invece i due nomi accostatati nel programma musicale che vedrà (venerdì 30 novembre e sabato 1 dicembre alle 21) il Coro e l’Orchestra del Teatro Regio di Torino affidati alla bacchetta di Manlio Benzi per un grande Galà dedicato a due compositori che hanno rivoluzionato la storia del teatro musicale e segnato anche la storia del Galli. Il rinato teatro di Rimini si apre anche a un importante ciclo di appuntamenti dedicati alla musica da camera, con il carisma e il fascino delle sorelle Katia e Marielle Labèque, impegnate, il 18 novembre alle 17, in un duplice omaggio a Leonard Bernstein e Claude Debussy. Infine, il 20 novembre alle 21 fuori programma con l’Orchestra Sinfonica A.V. Romagna, progetto che riunisce gli istituti superiori di studi musicali di Cesena, Ravenna e Rimini. Direttore Giorgio Babbini, al pianoforte Nicola Pantani. In programma musiche di George Gershwin e Nino Rota.
TEATRO MUSICALE Al Bonci rivive “L’histoire du soldat” Sabato 10 novembre appuntamento con il teatro musicale al Bonci di Cesena con L’histoire du soldat. Nel 1918 – citiamo la cartella stampa – accerchiato dalla guerra, espropriato dalla Rivoluzione Russa, esule in Svizzera e senza soldi, Igor Stravinskij, assieme allo scrittore Charles-Ferdinand Ramuz, inventava uno spettacolo povero, da baraccone, su una favola di Afanasiev. L’histoire du soldat è l’opera di un profugo sul tema dell’essere profughi. Gabriele Marchesini, con il dipartimento di Nuove Tecnologie del Maderna di Cesena, elabora uno spettacolo fatto di musica, recitazione e multimedia su queste tematiche quanto mai attuali, riproposte a partire dallo stesso organico “povero” stravinskiano, nell’“Hommage” al grande compositore in occasione del centenario della composizione.
Nicola Piovani (a sinistra) nel corso di una messa in scena de “La musica è pericolosa”
I MARTEDÌ del Socjale Nuove Proposte ven
TONINHO HORTA
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Tribute to Getz and Jobim feat. Piero Odorici Brasil
NOV
sab
10 NOV
Programma
NOVEMBRE 2018
ven
16 NOV
TEATRO
DI TERRA E D’ORO di e con Elena Bucci
ALESSANDRO HABER in concerto Musica D’Autore
20 NOV
SOLMERIGGIO TRIO MEZCAL JOCELYN PULSAR in concerto - ore 20.30
ven
23
Orquesta
TIPICA ANDARIEGA
NOV
Tango Argentino
ven
BABA SISSOKO
30 NOV
& Lisa Manara L’urlo dell’africanità World Music
Per Info: www.teatrosocjale.it - Cell. 327 6719681 - Facebook Teatro Socjale
PIANGIPANE
Come da tradizione, ad ogni evento i “MITICI” CAPPELLETTI DEL SOCJALE Via Piangipane, 153 - PIANGIPANE (RA)
Circolo ARCI - Ingresso Riservato ai Soci
MUSICA Apertura ore 21 Spettacolo ore 22 TEATRO Apertura ore 20.30 Spettacolo ore 21
novembre 2018
suoni / scene / 13
lirica
Uno scatto dal “Nabucco”
La trilogia verdiana del Ravenna Festival Dal 23 novembre al 2 dicembre sul palco dell’Alighieri si alterneranno versioni di Nabucco, Rigoletto e Otello rivisitate dal team creativo guidato da Cristina Mazzavillani Muti alla regia. In buca l’Orchestra Cherubini Il genio di Giuseppe Verdi torna protagonista sul palcoscenico del Teatro Alighieri di Ravenna, fil rouge di un trittico di capolavori con cui si rinnova l’avventura della Trilogia d’Autunno: quest’anno la maratona lirica di Ravenna Festival, che alternerà i tre titoli sera dopo sera dal 23 novembre al 2 dicembre, si compone di due nuovi allestimenti - Nabucco e Rigoletto - e del ritorno sulla scena dell'Otello applaudito per la prima volta in occasione della Trilogia 2013. Al servizio di questa nuova maratona, capace di dare corpo e voce a tre diversi momenti chiave del percorso artistico e umano del compositore bussetano, ci sarà una creatività come sempre nutrita delle più moderne tecnologie, che fanno del teatro Alighieri una vera e propria “fabbrica dell’opera” già premiata dalle prenotazioni arrivate da tutt'Europa. Non poteva che essere Nabucco ad aprire (il 23 novembre, con repliche il 27 e il 30, sempre alle 20.30) la Trilogia destinata a ripercorrere la straordinaria parabola creativa di Verdi, l’opera con cui il compositore nel 1841 riesce a risorgere dalle avversità del destino e a riprendere in mano la propria vita, di uomo e di musicista. È in quella partitura che si gettano le basi del successo irresistibile di Rigoletto (1851), primo tassello del trittico “popolare” e tra tutte l’opera prediletta dall’autore (in scena all’Alighieri il 24 e il 28 novembre e l’1 dicembre, sempre alle 20.30). E, in fondo, anche dell’estremo rinnovamento che in Otello (1887) germoglierà dal verbo shakespeariano, approdo inevitabile della “parola scenica” verdiana (Otello sarà in
scen all’Alighieri alle 15.30 del 25 novembre e del 2 dicembre e alle 20.30 del 29 novembre). Per portare in scena tre opere diverse sullo stesso palcoscenico, sera dopo sera, il Teatro Alighieri si trasforma in un’instancabile macchina produttiva, ma anche in un laboratorio, luogo di sperimentazioni nel campo degli allestimenti e delle tecnologie scenografiche grazie all’esperienza e alle invenzioni del team creativo – Cristina Mazzavillani Muti alla regia, il light designer Vincent Longuemare, il visual designer Paolo Micicché, il visual designer e video programmer Davide Broccoli e Alessandro Lai per i costumi. In buca l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”, guidati da Pietro Borgonovo per Nabucco, da Hossein Pishkar - che è stato fra gli allievi della terza edizione dell'Italian Opera Academy di Riccardo Muti - per Rigoletto, da Nicola Paszkowski per Otello. Si rinnova anche quest’anno il ciclo di conversazioni sul rapporto fra “musica e potere” con il musicologo Guido Barbieri con il primo appuntamento sulla Trilogia d’Autunno in programma sabato 24 novembre alle 10.30, alla Sala Corelli del Teatro Alighieri. Carnet (3 spettacoli) da 45 a 174 euro; biglietti da 18 a 70 euro. Info e prevendite: 0544 249244 e www.ravennafestival.org.
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l’intervista
A Riccione la “Bella stagione” è l’inverno grazie allo Spazio Tondelli Il curatore del cartellone teatrale Simone Bruscia: «È il momento in cui il mare ridiventa nostro, si torna a riflettere e a ricostruire la nostra identità in questo letargo creativo» di Iacopo Gardelli
L’illustrazione di Virginia Mori realizzata per il cartellone di quest’anno cattura alla perfezione la malinconia della riviera d’inverno: l’ombrellone chiuso, la brezza fredda del mare, il bavero del cappotto rialzato. Ma è proprio adesso, alla fine della stagione turistica, che Riccione può respirare e tornare se stessa, con buona pace dei TheGiornalisti. Non è un caso dunque che il cartellone teatrale dello Spazio Tondelli s’intitoli ironicamente La Bella Stagione. La programmazione negli anni è cresciuta in qualità, ospitando anteprime nazionali e venendo premiata con un buon successo di pubblico. Merito, fra le altre cose, della direzione artistica di Simone Bruscia, riminese classe '77, che dal 2015 cura la stagione teatrale del Tondelli. Mi pare che una delle caratteristiche più interessanti del Tondelli sia quella di riuscire a tenere assieme due stili teatrali: si va da Michele Placido a Lorenzo Pisano, giovane vincitore del Premio Tondelli. «Questi eventi rappresentano una parabola perfetta della personalità dello Spazio Tondelli. Da una parte abbiamo Per il tuo bene, il bellissimo testo di Lorenzo Pisano che ha vinto il Premio Tondelli under 30 nel 2017. Dall'altra abbiamo i Sei personaggi in cerca d'autore di Placido, una produzione importante dello Stabile di Catania. Può capitare che le scenografie di questi spettacoli importanti non riescano ad abitare il nostro palco – non siamo un teatro all’italiana. Accade così una cosa molto underground: ci si accorge che si può fare a meno di alcune parti della scenografia, che magari vengono esposte nei corridoi». Che ne pensano gli artisti? «Questo approccio viene apprezzato dagli autori e dal pubblico, che coglie così una magia del teatro diversa, militante, che ben si confà al tipo di accoglienza che riserviamo ai nostri ospiti. Ci piace ad esempio fotografare gli spettatori assieme agli autori, evitando gli incontri frontali. Gli artisti si mescolano al pubblico, chiacchierano per ore in modo informale. È un modo più consapevole di vivere il teatro». Quando si contraggono gli spazi di libera riflessione pubblica, il teatro diventa un punto di riferimento. «Potrebbe essere banale, ma oggi viene davvero da chiedersi, a fronte della ricchezza della programmazione televisiva: perché andare a teatro? A me piace l’idea che il teatro sia un incontro con la parola viva e fisica, con la voce che rimbomba nella sala. Questo contatto oggi può avvenire solo a teatro, e ciò lo rende un luogo civile, e non solo di intrattenimento culturale. È un grande riscatto contro la banalizzazione della parola». La prima edizione de “La bella stagione” del Tondelli è del 2015. Com’è cambiato lo stile della scelta degli spettacoli? «Abbiamo preso coraggio. È maturata la fiducia da parte dell’amministrazione ric-
La platea dello Spazio Tondelli in uno scatto di Margherita Cenni. Sopra Simone Bruscia, in basso l’illustrazione di Virginia Mori
cionese, che segue da vicinissimo tutti gli aspetti della nostra gestione. Pensa che quest'anno il sindaco mi ha chiesto di presentare la stagione in consiglio comunale, di fronte a tutte le forze politiche. Una cosa mai successa». Che riscontri ha avuto? «Bellissimi. Questo indica anche il valore di una comunità che trova nella cultura un collante forte. E in una città come Riccione non è affatto scontato: il collante da noi è il mare, la stagione turistica».
«Il teatro è un grande riscatto contro la banalizzazione della parola» L’altra stagione. «Esatto. Quella che sfidiamo con il titolo del nostro cartellone, che deve molto a Un weekend postmoderno di Tondelli, dov’è descritta la cronaca dell’attraversamento della riviera adriatica fuori stagione. Ne abbiamo fatto il nostro emblema: la bella stagione, per gli autoctoni, è l’inverno. Il momento in cui il mare ridiventa nostro, si torna a riflettere e a ricostruire la nostra identità in questo letargo ricreativo. Forse anche per questo il Tondelli è diventato un punto di riferi-
mento nazionale: abbiamo abbonati che vengono da Ancona, Pesaro, Forlì». Quali saranno gli appuntamenti caldi di questa “Bella Stagione”? «Si può tracciare una parabola che parte da tre autori di grande importanza per la scena nazionale. Autori complessi, che hanno frequentato il cinema e la televisione. Si parte con il già citato Placido e il suo Pirandello, passando per Stefano Accorsi, che si fermerà da noi col suo Giocando con Orlando, fino ad arrivare a Silvio Orlando, che conclude con Si nota all'imbrunire di Lucia Calamaro, grandissima autrice contemporanea. Senza contare le altre sperimentazioni, le nuove drammaturgie, i monologhi e i concerti...» Ad esempio? «Penso al reading di Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, che leggerà Tondelli e Calvino nello spettacolo Libertini Invisibili. O a Francesco Mandelli, che conosciamo come autore comico, che sarà da noi con uno spettacolo serio e bellissimo, Proprietà e atto di Will Eno. O ancora Irene Grandi e i Pastis con Lungoviaggio, performance che tiene assieme musica, fotografia e videoarte». Lei è di Rimini. Dopo essersi laureato a Roma è tornato in provincia: esattamente il contrario di quello che fanno in molti. Perché è tornato? «La nostra riviera, coi suoi confini dilatati
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gli spettacoli LUNGOVIAGGIO Il 30 novembre allo spazio Tondelli di Riccione alle 21.30. Lungoviaggio con con Irene Grandi e Pastis, duo formato dai fratelli Marco e Saverio Lanza, rispettivamente fotografo e musicista, attivi da lungo tempo nell’ambito della videoarte.
da Ravenna a Gabicce, è un po’ una metropoli diffusa. Ci sono qui opportunità per fare innescare cose straordinarie. Non è stato un vero e proprio tornare, ma un ricominciare a vivere in questi territori. Ho trovato qui, grazie ad amministratori attenti e pronti a dar fiducia anche a un ragazzo giovane, il terreno fertile per poter tradurre i miei sogni professionali». Com’è andata? «C’è un evento preciso: Assalti al cuore, un progetto artistico che feci nascere in collaborazione con Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus. La rassegna mischiava musica e letteratura, coprendo una fascia, quella di maggio, un p’' spenta per la stagione turistica riminese. Il progetto fece scuola e creò situazioni progettuali nuove: il mio percorso è nato lì. Credo che in provincia, a differenza di città come Milano e Berlino, siamo costretti ad arrangiarci con quello che è disponibile nel quotidiano». Siamo esperti di bricolage. «(Ride) Bravissimo, la parola sarebbe piaciuta a Lévi-Strauss. Bisogna fare del bricolage, cogliere l'imprevedibilità delle collaborazioni e osare. Questo è il segreto di ciò che riusciamo a fare in provincia». È ottimista anche sullo stato di salute del nostro teatro regionale? «Sì. Qui ci sono situazioni belle ed eterogenee, che sanno mutare e cambiare. Penso a
Santarcangelo dei Teatri o al recente Fèsta, da voi nel ravennate. Penso al sistema di piccoli teatri della nostra regione, davvero unico in Europa. Penso alla riapertura del Galli, a pochi passi da qui, e al grande lavoro di Claudio Longhi, un grandissimo direttore che è anche ricercatore e regista. Si vede che lo Stabile dell'Emilia-Romagna sta sperimentando tantissimo. L'Arena del Sole quest'anno ha una programmazione stupenda». Quali sono secondo lei, che può osservarli da un punto di vista altro e privilegiato, i mali del sistema teatrale italiano? «È una domanda complessa. Forse farebbe bene al teatro italiano togliersi quell'aurea di staticità e sciogliersi sempre di più. Farsi non solo un luogo di spettacolo, ma diventare centrale nelle vite di tutti. Un luogo dove andare “naturalmente”, così com’è naturale pagare una bolletta. Insomma, il teatro deve rendersi conto di essere importante in modo sobrio e contemporaneo. È ciò che ci piacerebbe fare in futuro». Come? «Alla fine della stagione chiuderemo lo Spazio e lo ripenseremo da capo. Diventerà qualcos'altro. Sei mai stato allo Schaubühne a Berlino? Come per questi teatri, lo Spazio Tondelli può diventare un punto di riferimento come bistrot e libreria. Un centro dove poter fare cultura 24 ore su 24».
CORO DI DONNA E UOMO Il 25 novembre allo Spazio Tondelli alle 17.30 va in scena Coro di donna e uomo di Gianni Guardigli con Barbara De Rossi, Francesco Branchetti per la regia di Francesco Branchetti. Due donne di oggi delineano storie dai destini divergenti: entrambe hanno incontrato un amore sbagliato e sono entrate nel tunnel della violenza “travestita da amore”.
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PIRANDELLO DA PLACIDO A GULLOTTA, TRA CESENA E CERVIA
FILUMENA MARTORANO A LUGO
BALASSO È ARLECCHINO
L'attore e regista Michele Placido inaugura la stagione teatrale del Bonci di Cesena: dall’1 al 4 novembre è atteso con la sua rilettura di Sei personaggi in cerca d’autore (nella foto). Alla sua terza regia pirandelliana, dopo Così è se vi pare e i due atti unici La carriola e L’uomo dal fiore in bocca, l’artista dichiara la sua passione per lo scrittore siciliano e si lascia guidare dalla convinzione che questo testo sia pieno “di suggestioni soprannaturali”, immaginando la sala teatrale spiata dal sestetto dei personaggi. Anche la stagione del teatro di Cervia (appena dedicato a Walter Chiari) apre con Pirandello, in questo caso, il 28 e 29 novembre in scena ci sarà Pensaci, Giacomino con Leo Gullotta nel ruolo del protagonista, per la regia di Fabio Grossi.
Dal 23 al 25 novembre ad aprire la stagione di prosa del teatro Rossini di Lugo sarà Filumena Marturano con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses diretti da Liliano Cavani. Il lavoro di Eduardo De Filippo ebbe il prego di affrontare, nel 1947, il tema dei figli illegittimi nati fuori dal matrimonio con un testo che resta attuale ancora oggi.
Alrecchino, servitore di due padroni, grande classico del padre del teatro italiano, Carlo Goldoni, viene portato in scena il 16 novembre al teatro comunale di Russi da un volto amatissimo del teatro comico italiano, Natalino Balasso. Uno spettacolo che celebra la potenza stessa del teatro diretto dal regista Valerio Binasco e prodotto dal Teatro Stabile di Torino.
CLASSICI RILETTI/1 Cechov, il giardino dei ciliegi e gli sgomberi a Bologna con Kepler - 452
CLASSICI RILETTI/2 Hamlet Solo, una partita visiva di spettri con l’attrice Barbara Voghera
In scena al Rasi di Ravenna, per la “Stagione dei teatri”, giovedì 15 e venerdì 16 novembre arriva una rilettura contemporanea di Cechov e del suo Il giardino dei ciliegi che in questo caso porta il sottotitolo “Trent'anni di felicità in comodato d'uso”, per l’ideazione e la drammaturgia Kepler - 452 e la regia regia di Nicola Borghesi, con Annalisa e Giuliano Bianchi, Paola Aiello, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi per una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione. Gli autori hanno condotto, con le pagine di Cechov in mano, un’indagine sugli sgomberi a Bologna, entrando nelle vite di chi, come la famiglia Bianchi, perde un luogo dell’anima a causa di certe politiche abitative.
In scena il 29 novembre al teatro comunale di Russi ci sarà Hamlet solo, tratto da William Shakespeare per la regia di Maria Federica Maestri con Barbara Voghera, storica interprete delle creazioni di Lenz Fondazione. In questo Hamlet Solo «si esplicita un dispositivo drammatico che rivela la natura orfana di Amleto; l’attrice con Sindrome di Down Barbara Voghera implode dentro gli altri personaggi, unico strumento “vivo” di una partitura visiva di spettri» scrivono gli autori. Hamlet Solo si avvale delle musiche create ad hoc dal compositore elettronico Andrea Azzali. Francesco Pititto, che ha curato traduzione, drammaturgia e imagoturgia di Hamlet Solo suggerisce: «Il nostro linguaggio teatrale si fonda su un’estrema e radicale fedeltà alla parola del testo».
lo spettacolo
nuova produzione
LUCA ZINGARETTI DIRIGE LA MOGLIE IN THE DEEP BLUE SEA
OMAGGIO AL SOMMO POETA DI MARTINELLI E MONTANARI
In scena nel rinnovato teatro Galli di Rimini dal 6 all’8 novembre va lo spettacolo The Deep Blue Sea. Dopo il successo di The pride, Luca Zingaretti torna alla regia e dirige per la prima volta la moglie Luisa Ranieri, protagonista di una storia passionale ambientata nella borghesia inglese degli anni ‘50. Fin dove possono spingersi un uomo o una donna per inseguire l’oggetto del loro amore? E com’è possibile che, pur di raggiungerlo, siamo disposti a sacrificare qualunque cosa? The deep blue sea è una pièce sulle infatuazioni e gli innamoramenti che sconvolgono mente e cuore. Considerato il capolavoro di Terence Rattigan, drammaturgo inglese del XX secolo, il testo delinea un intenso personaggio femminile, la protagonista Hester Collyer Page, che incarna l’essenza stessa della capacità di amare, resistere e rinascere delle donne.
Dal 27 novembre al 6 dicembre in scena al Rasi di Ravenna, per la Stagione dei teatri, ci sarà Fedeli d’Amore - polittico in sette quadri per Dante Alighieri, per l'ideazione e la regia Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, che ne è anche interprete, in una coproduzione che vede il Teatro delle Albe con Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia e Ravenna Festival. Lo spettacolo parte dalla nebbia di una notte ravennate del 1321: Dante Alighieri, profugo, è sul letto di morte, e la sua carne che si spegne è aggredita da visioni e lampi come il demone della fossa, un asino in croce, il diavolo del rabbuffo, l’Italia che scalcia se stessa, l’apparizione di Antonia – sua figlia – e l’intima certezza di una fine che non è una fine. Si omaggia Dante nell’abbracciare una sola salvezza: Amore è ciò che ci fa ribelli, è la forza che libera ed eleva. Musiche di Luigi Ceccarelli. Lo spettacolo fa parte del programma Trilogia d’autunno del Ravenna Festival.
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attualità in scena/1
Arriva La Classe «Spettacolo di giovani per i giovani» Al Masini di Faenza con il ravennate Claudio Casadio
RIONDINO È WOLAND NE “IL MAESTRO E MARGHERITA”
romanzi in scena/3
Martedì 6 novembre, alle 21.15, al Teatro della Regina di Cattolica va in scena un adattamento del grande romanzo di Michail Bulgakov Il maestro e Margherita per la drammaturgia di Letizia Russo e la regia Andrea Baracco con Michele Riondino nel ruolo di Woland e Francesco Bonomo (Maestro/Ponzio Pilato), Federica Rosellini (Margherita). Musiche originali di Giacomo Vezzani.
Il 7 novembre alle 21, a Palazzo Rasponi dalle Teste a Ravenna, per la rassegna “Oltre l’abbonamento” della Stagione dei teatri, Ravenna Teatro ospita i toscani CapoTrave, ideatori del festival Kilowatt, con lo spettacolo La lotta al terrore di Lucia Franchi e Luca Ricci. La lotta al terrore parte dall’annuncio di un attacco terroristico in un paesino di provincia. Posti limitati. Prenotazione al 333 7605760 / 0544 36239.
Dal 22 al 25 novembre, al teato Bonci di Cesena, va in scena una personale rilettura di 1984, il classico senza tempo di George Orwell che ha per primo immaginato l’idea stessa del “Grande fratello”. Dirigendo un cast tutto italiano, il regista Matthew Lenton propone una versione teatrale del romanzo che, seppur molto fedele all’originale, suggerisce una riflessione sulle numerose similitudini tra la realtà distopica raccontata da Orwell e il nostro presente. Il regista scozzese, dunque, rilegge 1984, come noto uscito nel 1948, spostandolo in un’era caratterizzata dal controllo da parte dei Big-Data e degli algoritmi dei social media, che, secondo Lenton, ci costringono a un pensiero binario: bianco o nero, modificando non solo le dinamiche di interazione tra esseri umani, ma anche il pensiero stesso.
CINEMA IN SCENA Ambra Angiolini nella Guerra dei Roses
ROMANZI IN SCENA/3 In ogni caso nessun rimorso con teatro Borgobonò
Dal 22 al 25 novembre al teatro Fabbri di Forlì va in scena La guerra dei Roses, spettacolo tratto dall’omonimo e celeberrimo film a sua volta tratto da un romanzo di Warren Adler. Nella parte dei coniugi che affrontano una dolorosa e devastante separazione Ambra Angiolini e Matteo Cremon. La regia è affidata a a Filippo Dini.
Sabato 24 novembre alle 21, alla Casa del Teatro di Faenza, per la rassegna di “teatro popolare” dei Due Mondi, teatro Borgobonò presenta lo spettacolo In ogni caso nessun rimorso, ispirato all’omonimo romanzo di Pino Cacucci che tratta memoria e impegno civile. Dando vita a più di trenta personaggi i tre attori muovono e usano costantemente la scenografia composta da bancali di legno e ruote di bicicletta per creare nuovi spazi e scene.
ATTUALITÀ IN SCENA/2 Lotta al terrore con i Capotrave
Dal 28 al 30 novembre arriva al Masini di Faenza una nuova coproduzione di Accademia Perduta con Claudio Casadio (nella foto) in scena su un testo di Vincenzo Manna per la regia di Giuseppe Marini con un gruppo di giovani attori tra cui Brenno Placido. Un testo contemporaneo che parla di giovani e immigrazione in un contesto difficile e che è basata su dati raccolti proprio da un popolazione giovanile. Ambientato in una scuola di periferia, il giovane insegnante Albert cercherà di trasmettere ai ragazzi del professionale dove viene mandato a insegnare non solo nozioni, ma la voglia di apprendere. «Uno spettacolo con i giovani e per i giovani» ha dichiarato il ravennate Casadio in un’intervista pubblicata sulla rivista Palcoscenico 2018-2019 edita da Reclam e a novembre in distribuzione.
ROMANZI IN SCENA/2 1984 al tempo dei Big Data nella rilettura di Lenton
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BELLARIA Marocchinate, l’altra faccia della Liberazione
PREDAPPIO Il reading di Edoardo Leo
Domenica 25 novembre alle 21, al teatro Astra di Bellaria, per la giornata contro la violenza sulle donne, va in scena lo spettacolo Marocchinata di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti, che racconta i terribili giorni successivi allo sfondamento da parte degli Alleati della linea di Montecassino. Apparentemente la guerra è finita e l’Italia è libera, ma non per le popolazioni di gran parte del basso Lazio. E questa è l’altra faccia della Liberazione: «Aspettavamo ji salvatori… so’ arrivati ji diavoli» .
Al teatro comunale di Predappio domenica 11 novembre alle 18 va in scena Ti racconto una storia di e con Edoardo Leo, reading-spettacolo che raccoglie appunti, suggestioni, letture e pensieri che l’attore e regista romano ha raccolto dall'inizio della sua carriera ad oggi. Venti anni di appunti, ritagli, ricordi trasformati in uno spettacolo che porta in scena non solo racconti e monologhi di scrittori celebri (Benni, Calvino, Marquez, Eco, Piccolo...), ma anche articoli di giornale, aneddoti e testi di giovani autori.
cattolica
morciano
MUSICA E PAROLE
STORIA E MEMORIA/1
Elena Bucci in Di terra e d’oro al Socjale
Gul, l’omicidio del leader Olof Palme
Il 10 novembre alle 21 al teatro Socjale di Piangipane va in scena la pluripremiata attrice Elena Bucci delle Belle Bandiere con lo spettacolo Di terra e d’oro che lei definisce una lettura in musica dedicata al pensiero del lavoro e a persone e personaggi della sua terra.
Venerdì 2 novembre al teatro Rasi di Ravenna, in collaborazione con il festival letterario GialloLuna NeroNotte, va in scena lo spettacolo Gul di e con Gemma Carbone sull’omicidio politico rimasto irrisolto nel 1986 in Svezia, del premier Olof Palme, leader carismatico e coraggioso. Tra gli sceneggiatori dello spettacolo c’è il noto autore e sceneggiatore Giancarlo De Cataldo che incontrerà i lettori alle 18 al Palazzo del Cinema e dei Congressi.
La Valdoca con Porpora e i colori come forze acustiche Al Teatro degli Atti di Rimini martedì 20 novembre arriva la Valdoca con Porpora Rito sonoro per cielo e terra con Stefano Battaglia e Mariangela Gualtieri che scrive: «Porpora nasce dall’urgenza di cantare i colori, accogliendoli come potenze, come forze acustiche: è qui, nella partitura di Stefano Battaglia, che il mio verso ha trovato una nuova vita sonora, ed è qui che è nato semplice e felice, l’incontro. La cattedrale di silenzio che la poesia porta in sé, apre questa volta le sue porte ad una scrittura sonora che amo».
La nascita delle Brigate Rosse al teatro degli Atti Avevo un bel pallone rosso torna in Italia in occasione del 50° anniversario del ‘68, una stagione di protesta politica e ideale che sarebbe durata più di dieci anni. Lo spettacolo, pluripremiato, e che racconta la storia della fondatrice delle Brigate Rosse, sarà in scena al teatro degli Atti di Rimini il 23 novembre.
STORIA E MEMORIA/2 Il genocidio armeno nel testo di Kalinoski Una bestia sulla luna
IL FILO DI ANGELA FINOCCHIARO
GUERRITORE È GIOVANNA D’ARCO
Al teatro della Regina di Cattolica il 20 novembre Ho perso il filo di Angela Finocchiaro, uno spettacolo che vive del rapporto tra le parole comiche di un personaggio contemporaneo e la fisicità acrobatica, primitiva, delle Creature del Labirinto che agiscono, danzano con lei provocandola.
Al Padiglione fieristico di Morciano, per l’occasione inondato di blu, il 23 novembre Monica Guerritore darà voce a Giovanna D’arco in uno spettacolo di cui è di cui è autrice, regista e interprete e che rende l’eroina francese contemporanea, accanto ai ribelli della nostra epoca.
Al teatro Testori di Forlì, giovedì 15 novembre è in programma lo spettacolo di Richard Kalinoski per la regia di Andrea Chiodi Una bestia sulla luna. La storia è ambientata a Milwaukee nel 1921. Aram Tomasian è fuggito dal genocidio Armeno in cui sono stati assassinati tutti i membri della sua famiglia. Rimasto orfano, vuole continuare la sua discendenza in America, ricostruirsi una famiglia. Sposa per procura una giovane Armena, Seta. Ma a volte la vita prende una strada diversa. Messo in scena in tutto il mondo e vincitore di cinque Molières in Francia, questo testo ci parla di esilio e di rifugiati, sul filo del dolore del passato e la speranza di un futuro da costruire.
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danza&musical DRAMMA MUSICALE Queen Lear, opera en travesti delle Nina’s Drag Queens a Longiano
BOLLE E “FIGARO” A RIMINI Danza protagonista al teatro Galli di Rimini, appena rinnovato. Dopo Roberto Bolle il 3 novembre, il 13 novembre andrà in scena Le nozze di figaro di Monica Casadei, alle 21
Queen Lear, dramma musicale en travesti ispirato a Re Lear di Shakespeare dà il via al programma di teatro del Petrella di Longiano sabato 24 novembre. Diretto e interpretato dalle Nina’s Drag Queens, che lo porteranno in anteprima al Petrella al termine di una residenza artistica, Queen Lear è uno spettacolo al tempo stesso popolare e alto, che si inserisce nel solco della tradizione shakespeariana ma che prende forza dalla contaminazione tra i generi: la musica classica dialoga con composizioni musicali originali, pop e elettroniche; i blank verse si trasformano in poesie, rap, melologhi e canzoni.
FLASHDANCE A CESENA Tratto dall’omonima pellicola, arriva al Carisport di Cesena il 27 novembre il musical Flashdance diretto da Roberto Bani.
PETER PAN A FORLÌ Al teatro Diego Fabbri di Forlì il 10 novembre alle 21 e domenica 11 novembre alle 16 va in scena, Fuori abbonamento, Peter pan Forever, il musical con musiche e canzoni di Edoardo Bennato e testo e regia di Maurizio Colombi.
MARIONETTE Il concerto straordinario, in tournée dal 1946 Mercoledì 28 novembre alle 21.15, per il cartellone Salone Snaporaz al teatro Regina di Cattolica, va in scena uno spettacolo fuori dagli schemi: Il concerto straordinario del Teatro della Marionette di Obraszov, ideato e diretto da Sergej Obraszov che è stato rappresentato per la prima volta il 19 Giugno 1946 e da allora conquista le platee internazionali.
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COMICO/1 Al Carisport di Cesena Pintus e il suo “Destinati all’estinzione” Al Carisport di Cesena, il 20 novembre alle 21, arriva il comico Pintus con il suo spettacolo Destinati all’estinzione. E perché siamo destinati a scomparire come dinosauri? Lo spiega Pintus: c’è chi parla con il cane e lo fa mentre lo veste, c’è chi guida mentre manda messaggi con il cellulare e c’è chi vuole fare la rivoluzione ma la fa solo su Facebook, c’è chi parcheggia la macchina nel posto riservati ai disabili “tanto sono 5 solo minuti”...
BAEDEKER
Guida teatrale per spettatori nomadi
Novembre e quella sensazione quasi erotica nel tepore della platea di Iacopo Gardelli
COMICO/2 La Bibbia di Paolo Cevoli apre la stagione di Conselice La stagione del teatro Comunale di Conselice si apre il 23 novembre, alle 21, con il celebre comico Paolo Cevoli, ancora in tournée con un successo della passata stagione come La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli. Il comico romagnolo rileggerà le storie narrate nella Bibbia come una grande rappresentazione teatrale dove Dio è il “capocomico” che si vuole far conoscere sul palcoscenico dell’universo e convoca come interpreti i grandi personaggi della Bibbia.
COMICO/3 Giobbe Covatta a Cotignola e Santa Sofia per parlare di bambini e ambiente La stagione teatrale del Binario di Cotignola si apre il 21 novembre alle 21 con Giobbe Covatta e la sua La divina commediola. In occasione della Giornata Mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Covatta propone una versione “apocrifa” della Commedia, purtroppo solo l’Inferno, scritta da tal Ciro Alighieri, che all’inferno mette le vittime, soprattutto bambini. Una lettura di condanna delle ingiustizie insieme politica e ironica. E Covatta sarà anche insieme a Tozzi al teatro Mentore di Santa Sofia il 22 novembre con Mismaonda, l’evoluzione arranca, sui temi ambientali. Alle 21.
Colazioni, pranzi, aperitivi
Piazza Mazzini, 35
LUGO
LOGGE DEL PAVAGLIONE
Da 1984, in scena al Bonci
Si parla molto – e giustamente – di teatro come luogo civile, politico e poetico. Come una boa di bellezza il teatro resiste ai marosi dello squallore, in questo paese in piena tempesta metaforica. Si parla meno, però, del teatro come rifugio alle tempeste vere e proprie; e non è una qualità da sottovalutare. Con novembre torna finalmente quella sensazione morbida, quasi erotica, di rilassamento nel tepore della platea; quel lasciarsi carezzare dalle sedute di velluto e dalle parole degli attori, nel buio uterino del teatro. E allora vediamo cosa offre la nostra bella provincia per i freddolosi romagnoli amanti della prosa. Partiamo dalla bassa, dove la nebbia punge di più. Al teatro Socjale di Piangipane, il 10 novembre, Elena Bucci porta un suo monologo, Di terra e d'oro, che aveva debuttato l'anno scorso. Accompagnata dal violino e dalla tastiera di Dimitri Sillato, l'attrice delle Belle Bandiere riflette sul tema del lavoro; ma lo fa senza inutili “civilismi”, con la consueta grazia che intreccia ricordi personali, attinti dalla lunga esperienza teatrale, e il racconto dei lavori “umili” del passato. Ci spostiamo di poco, al Comunale di Russi, con una produzione dello Stabile di Torino: il 16 novembre il regista Valerio Binasco affronta l'Arlecchino servitore di due padroni, un classico del repertorio goldoniano. A vestire i panni dell'ingordo bifronte sarà un interprete poliedrico come Natalino Balasso che, come tutti gli altri attori della troupe, eviterà l'uso della maschera per dare una tinta più malinconica e realistica alla commedia. Passando alle città, bisogna citare almeno quattro spettacoli che si annunciano molto interessanti. Al Rasi di Ravenna, dal 27 novembre al 6 dicembre, va in scena la nuova produzione del Teatro delle Albe, Fedeli d'amore. Reduce da un recente tour a Timişoara, questo “polittico” di Marco Martinelli torna a Dante, nella breve parentesi che ci separa dal Purgatorio della prossima estate. Ermanna Montanari darà voce alle visioni allucinate di un Dante moribondo, accompagnata dalla musica di Luigi Ceccarelli e Simone Marzocchi. Al teatro degli Atti di Rimini sono due gli appuntamenti notevoli. Il 20 novembre andrà in scena Porpora del Teatro Valdoca, un rito sonoro “per cielo e terra” che mette assieme il talento poetico di Mariangela Gualtieri e quello musicale del pianista milanese Stefano Battaglia. Datato 2016, diretto da Cesare Ronconi, è l'occasione buona per recuperare una tappa importante della teatrografia del gruppo cesenate. “Retrospettivo” anche l'incontro del 23 novembre. Lo spettacolo si chiama Avevo un bel pallone rosso, e fu scritto da Angela Demattè nel lontano 2009, vincendo il premio Riccione. Nel 2011 Carmelo Rifici firmò la prima regìa di questo spettacolo fortunatissimo, vincitori di premi internazionali, che racconta la vita di Margherita (“Mara”) Cagol, brigatista trentina compagna di Renato Curcio, e il suo difficile rapporto col padre, cattolico e conservatore. Oggi Rifici lo riporta in scena, con Andrea Castelli e Francesca Porrini. Chiudo il baedeker a Cesena, con una nuova produzione Ert rivolta al futuro – se non già al presente. Al Bonci, dal 22 al 25 novembre, va in scena 1984, adattamento del capolavoro di Orwell curato dal regista britannico Matthew Lenton e dalla giovanissima Martina Folena. Dire che il libro di Orwell è ancora attuale è già di per sé un grido d'allarme abbastanza forte. Con qualche forzatura, Lenton si sofferma sulla pervasività dei social network, grandi fratelli digitali che, anche quando non ce ne accorgiamo, raccolgono informazioni sui nostri gusti e li condividono con le aziende, e che hanno modificato profondamente le dinamiche del dibattito pubblico. Staremo a vedere.
visioni / 21
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i film da non perdere
CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema
Dal remake di Suspiria ai documentari su Pepe Mujica
di Albert Bucci
Seconda puntata sul festival di Venezia, tra le opere da vedere anche Arrivederci Saigon E il film di Guadagnino molto riuscito per 140 minuti, fino al sabba demoniaco
Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.
A sinistra un fotogramma da Suspiria, a destra da Arrivederci Saigon
Concludiamo il percorso sui migliori film dell'ultimo Festival di Venezia. Tra i più attesi sicuramente Suspiria di Luca Guadagnino, remake del grande film di Dario Argento del 1977. Le protagoniste sono Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth e Chloë Grace Moretz, e la colonna sonora è di Thom Yorke dei Radiohead. La curiosità era tanta: come affrontare un classico del Maestro Dario Argento? E qui devo dire che Luca Guadagnino è stato molto bravo, capace di creare un film con tutte le ossessioni tipiche e gli stili tipici di Argento, senza mai scadere nella grezza copiatura. Se regia e miseen-scene ricreano perfettamente la suspence dell’originale, è nella sceneggiatura che Guadagnino riesce nell’impresa di essere fedele alla storia originale e al tempo stesso di aggiungere elementi nuovi ma ben sincronizzati. Se l'originale era ambientato negli anni Settanta tedeschi a Friburgo, adesso il nuovo Suspiria si svolge sempre nel ’77, ma a Berlino. Sullo sfondo emerge la dura realtà politica di quegli anni: il dirottamento dell’aereo della Lufthansa e il seguente suicidio collettivo dei membri della Rot Armee Fraktion, la banda Baader-Meinhof; la guerra fredda e il Muro; il femminismo radicale e l’arte estrema. Uno sguardo politico che si interseca perfettamente con l’horror della storia principale e che emerge da una regia meticolosa e stilisticamente impeccabile, ricca di citazioni argentiane, fedele all’originale, ma capace di essere a sua volta originale e personale, con la splendida colonna sonora di Thom Yorke. Sarebbe quasi stato un capolavoro: se non fosse che, non so perché, Guadagnino si perde nelle scene finali del sabba demoniaco: e non perché sia poco fedele o altro, ma semplicemente perché è una sequenza girata male, fotografata male, recitata male, che sembra quasi un corpo estraneo a un film che è stato bellissimo per 140 minuti. Ma che, nonostante questa pecca, merita di essere visto. Sempre a Venezia abbiamo visto Arrivederci Saigon, documentario di Wilma Labate. Nel 1968 esisteva un
gruppo musicale italiano femminile: le Stars, cinque ragazze della provincia rossa toscana. E in quell'anno ebbero la chance di una tournèe in Asia, che le avrebbe portate però anche nel mezzo della guerra in Vietnam, arruolate loro malgrado per esibirsi in concerto davanti alle truppe americane di stanza. Bellissima storia vera, affascinante racconto della gioventù italiana di fronte ai grandi problemi del mondo, dove un po’ di soul all’italiana sarebbe stato sollievo per i soldati di quel maledetto fronte, e un’avventura epocale per le giovani ragazze. Un protagonista di Venezia è stato anche Pepe Mujica, l’ex presidente dell'Uruguay, a cui la Mostra ha dedicato
ben due film. Il primo è il documentario El Pepe, una Vida Suprema di Emir Kusturica, ritratto-intervista a tutto campo nel quale emerge la forza politica e umana di un uomo che ha combattuto la dittatura del suo paese per poi diventarne il Presidente più amato. E poi il film uruguagio La Noche de 12 Años di Álvaro Brechner. È il 1973, l'Uruguay è sotto la dittatura militare, quando i tre maggiori esponenti della resistenza dei tupamaros sono arrestati e imprigionati in isolamento per 12 lunghissimi anni. Tra di loro anche Pepe Mujica. Film molto bello e molto cupo, che non nasconde nulla e mostra cosa significò, per questi uomini, rimanere isolati così a lungo, e di come miracolosamente non impazzirono.
TEATRO E GRANDE SCHERMO Riccione TTV Festival, protagonista è la ravennate Chiara Lagani Torna il Riccione TTV Festival, manifestazione biennale dedicata alle nuove frontiere del teatro e ai rapporti tra arti sceniche e video. Creato nel 1985 dalla mente di Franco Quadri, il Ttv celebra quest’anno la sua 24a edizione con un programma che dall’1 al 4 novembre coinvolge tutta la città di Riccione, dal Cinepalace allo Spazio Tondelli, da Villa Franceschi a Villa Mussolini, alternando spettacoli, performance, concerti, mostre, incontri e conferenze, tutti a ingresso libero. Come da format consolidato ormai dal 2010 con la direzione di Simone Bruscia, il teatro non sarà il focus esclusivo di quest’intensa quattro giorni, ma fungerà semmai da punto di innesco per una riflessione più ampia su tutte le arti. Esemplare è la scelta della protagonista del #TTV24, Chiara Lagani, drammaturga e attrice ravvenate, cofondatrice con Luigi De Angelis di Fanny & Alexander. Ogni giornata del #TTV24 presenta un focus sull’opera di Chiara Lagani e Fanny & Alexander. Anche dopo il 4 novembre gli eventi firmati TTV continueranno. Accanto alla mostra di Mara Cerri che ha illustrato l’edizione dei libri di Oz curati dalla Lagani, in programma a Villa Mussolini fino al 6 gennaio, va ricordato l’appuntamento di lunedì 12 novembre al Cinepalace: una serata in onore di Romeo Castellucci (Socìetas Raffaello Sanzio), con la proiezione di Theatron, docufilm su di lui diretto da Giulio Boato.
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la recensione
Max Klinger, un artista tra due secoli tra realismo e classicismo inattuale La mostra al Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo espone 150 incisioni che realizzò nel suo percorso che comprese anche la pittura, la scultura e la musica di Serena Simoni
In riva al mare, dalla serie Intermezzi (1881), acquaforte e acquatinta
La prima considerazione sulla mostra di Max Klinger alle Cappuccine di Bagnacavallo è riconoscere l'ammirevole capacità di un museo di provincia a mantenere un buon profilo espositivo autonomo sul panorama nazionale: proseguendo una vocazione alla grafica intrapresa da più di 20 anni, dopo la bella mostra dell'anno scorso sulle incisioni di Goya, il direttore Diego Galizzi presenta questa mostra dedicata ad una delle grandi personalità attive in Europa fra Otto e Novecento. Insieme alla storica dell’arte Patrizia Foglia sono state selezionate 150 incisioni sulle circa 400 realizzate da Klinger (1857-1920): apparentemente marginale, la grafica rappresenta il miglior approccio all'opera del maestro. Da lui considerata disciplina superiore a tutte le altre, la Griffelkunst (arte dello stilo) secondo Klinger è più potente della pittura perchè riesce a mettersi in connessione profonda con l’impulso interiore che spinge alla creazione. Una presa di posizione romantica che nulla toglie al fatto che la produzione grafica dell’artista si mantenga come il punto di osservazione migliore per comprendere il suo percorso sviluppato anche in scultura, pittura e musica. Figlio del proprio tempo, Klinger (18571920) si forma sulle teorie di Nietzsche e Schopenhauer conducendo la preparazione accademica fra Lipsia, dove è nato, Karl-
Centauro inseguito, dalla serie Intermezzi (1881), acquaforte e acquatinta
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Apparentemente marginale, la grafica rappresenta il miglior approccio all’opera del maestro
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sruhe, Berlino e Bruxelles. In breve tempo acquista una discreta notorietà proprio per le capacità tecniche espresse nel disegno e nella grafica a cui si dedica poco più che ventenne. Il mito degli Impressionisti a cui si era appassionato come altri giovani lascia ben presto posto al recupero dei grandi maestri – Mantegna, Leonardo, Dürer e Van Eyck – soprattutto quelli che avevano manifestato un forte interesse al disegno e alla grafica. Oltre a questi modelli, l’idea della fusione di tutte le arti è la seconda parola d’ordine perseguita da tutta la generazione di fine secolo sulla base dell'estetica diffusa da Wagner che aveva reso reale il legame fra parola, teatro e melodia. Klinger manifesta la sua profonda passione per la musica suonando e realizzando alcune serie grafiche che dedica a Schumann (Opus II) e a Brahms a cui viene intitolata l’Opus V, sulla favola di Amore e Psiche (1880). L'interesse per la capacità di ampliare la musica in immagini prosegue con un secondo omaggio l'Opus XII. Fantasia su Brahms (1894) - che lo stesso compositore riconoscerà come un esempio di resa in immagini di ciò che egli non era riuscito ad raggiungere nelle note. Un altro nucleo importante del lavoro di Klinger è il rapporto con l'antico, non solo indirizzato al recupero delle favole e delle figure mitologiche ma – come sottolinea De Chirico – al recupero dello spirito classico. Le sue composizioni di mitografie antiche sono ricche di fraintendimenti apparentemente bizzari, mescolati a dettagli realistici. Le favole antiche di Klinger non rivivono attraverso la filologia ma – come nell'arte di Arnold Böcklin conosciuto personalmente nel 1887 – cercano di tradurre il significato della classicità. È il contrario dell'impossibile ritorno alla grandezza del passato che tanto tormentava un preromantico come Füssli, la cui generazione aveva guardato alle rovine con malinconia. Klinger e Böcklin recuperano invece il sentimento panico in tutte le sue implicazioni – erotismo, aggressività, abbandono, sensorialità – con una carica di vitalismo del tutto opposta al senso di perdita. A comprendere questa vena del lavoro è ancora De Chirico che ammira in Klinger la grandezza del suo classicismo inattuale in grado egli sostiene - di far comprendere alcuni aspetti dell'arte antica. Il realismo è un’altra sponda del lavoro di Klinger non solo visibile nello stile ma anche nella scelta di testimo-
Azione, dalla serie Un Guanto (1881), opus VI,
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L’isola dei morti, traduzione del dipinto di Arnold Böcklin, 1898
niare le sommosse sociali a cui assistette, temi che probabilmente segnarono il favore di un’altra artista e disegnatrice fortemente impegnata come Käthe Kollwitz. Nonostante una grande attenzione al destino delle donne, soprattutto quelle sedotte e abbandonate, non possiamo aspettarci figure libere da pesanti stereotipi: angeli o demoni, prostitute o sante, tutte rimangono segnate da quell'immaginario patriarcale che ha il suo apice immaginativo proprio nel passaggio da un secolo all'altro. Non a caso, Klinger riesce a riscattare una freschezza di sguardo e una libertà immaginativa proprio dove è libero da temi o tesi dimostrative, quando soprattutto si distacca dal moralismo dell'epoca. Alcune delle immagini degli Intermezzi (1881) slegate da narrazioni, o tutta la serie dell'Opus VI. Un guanto (1981) riescono a mantenere una grande leggerezza e incisività di segno che richiama la produzione di un insospettabile come il disegnatore Beardsley. Ma soprattutto innescano un'inquietudine profonda che nasce proprio dal contrasto fra la precisa delicatezza del segno e la chiara ambiguità dell'immagine: tutta la narrazione intessuta sul guanto perso da una bellissima donna sconosciuta può essere letto come un manuale di feticismo o un vocabolario delle pulsioni. La tenuta moderna delle tavole di Klinger – che non a caso incantarono Max Ernst, Dalì, Savinio, De Chirico e
tutti i surrealisti – sta proprio nella esplorazione dei meccanismi psicologici, descritti felicemente in uno stile che non tradisce l'impulso interiore. Max Klinger. Inconscio, mito e passioni alle origini del destino dell’uomo; Bagnacavallo, Museo delle Cappuccine, fino al 13 gennaio; orari: Ma e Me 15-18; Gio 10-12 e 15-18; Ve, Sa e Do 1012 e 15-19, chiusa il lunedì e post-festivi (ingresso libero).
FINISSAGE Fino al 4 novembre “Temo. Uomo, natura, cosmo” all’ex convento di Bagnacavallo Sempre a Bagnacavallo è in corso fino al 4 novembre la mostra delle sculture in filo di ferro di Francesco Diluca "Tempo. Uomo, natura, cosmo", nell’ex Convento di San Francesco (via Cadorna 14), a cura del Museo Civico delle Cappuccine. La mostra è aperta da mercoledi a domenica dalle 15 alle 18; sabato, domenica e festivi anche dalle 10 alle 12.
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arte contemporanea
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MATERIA OSCURA
Scianna, Scianna, Scianna aveva un fiuto eccezionale per il… racconto di Linda Landi
TORNA SELVATICO TRA FUSIGNANO, COTIGNOLA, RAVENNA Nuova edizione per Selvatico che torna a disegnare una mappa che congiunge luoghi, musei ed edifici storici diffusi nel territorio romagnolo. Così come è stato nelle ultime edizioni, il progetto consisterà in una serie di mostre che guardano principalmente alla pittura, senza tralasciare al contempo alcune delle sue molte ramificazioni, ibridazioni e innesti con altre discipline tra cui disegno e scultura, fumetto e installazione. Cuore e centro del progetto è il Museo Varoli di Cotignola dove ci sarà l’esposizione collettiva principale (inaugurazione vernice il 24 novembre alle 16, aperta fino al 27 gennaio), ma l’inaugurazione di Selvatico - Fantasia/Fantasma è sabato 10 novembre alle 17 con quattro pittori a Fusignano: Andrea Chiesi (nella foto) e Daniele Galliano al Museo san Rocco, Marta Sesana e Giuliano Sale al Granaio (tutti fino al 20 gennaio). Infine a a Ravenna a Vibra (via M. Fantuzzi, 8) il 7 dicembre alle 18.30.
Marpessa. Caltagirone, 1987.
La voce un po’ ruvida come la tela di lino grezza, l’ironia dolce amara da signore del sud, un non so che di caldo e appassionatamente umano: Ferdinando Scianna, a discapito della sua levatura, è raggiungibile e vicino, come se dall’altra parte del microfono non ci fosse la distanza e un marchingegno tecnologico, ma solo il vento e il color seppia della Sicilia di Dolce e Gabbana, magari un tavolino, le tende sollevate e due caffè. Mi ci sono sentita invitata a quel tavolo e ho visto le foto di una giovane Marpessa, con i capelli raccolti come negli anni tra le due Guerre, una bellezza olandese impertinente e patinata, reinventata mediterranea e prestata a una storia mai esistita, eppure familiare. Ho visto messe di bambini e merletti bianchi sfilare in quelle foto, passate tra le mani insieme a tante parole, come solo i grandi affabulatori sanno fare. In realtà potrebbe sembrare molto poco oscura la fotografia di Scianna, perché ogni immagine è una storia dipanata, un ipertesto visuale in cui tuffarsi come nella tana del Bianconiglio, per riemergerne con esperienze che ci hanno reso “sempre noi, ma con qualcosa in più”, una profondità di sguardo, un incontro accidentale che ci si attacca addosso come un’ossessione. Quel compromesso tra caos e caso che, per dirla con le parole di Denis Curti, curatore della mostra ai Musei di San Domenico di Forlì (Ferdinando Scianna. Viaggio, racconto, memoria, fino al 6 gennaio 2019): “Portano al processo cognitivo alla base del suo lavoro. Caos e caso si somigliano, ma sono diversi: il caso è quello che lo porta a lavorare nella moda (Dolce e Gabbana si renderanno conto che le fotografie viste prima di incontrare Scianna erano di un altro fotografo, ma poi incaricheranno comunque lui); il caso è quello che sottende un approccio non immediatamente coordinato da un pensiero progettuale”. E così, prosegue Curti, che sognava di realizzare una mostra con Scianna fin dai tempi della collaborazione per l’agenzia Contrasto, il fotografo prende a braccetto la bellissima modella con gli occhi verdi e la pelle ambrata e, memore della lezione di Richard Avedon e William Klein, la porta fuori dagli studi, per le strade e la riprende usando lo stesso linguaggio della street photography. Ed ecco il mistero, l’elemento magico nell’accezione antropologica, il rituale oscuro da indagare: come può questo fotografo, che pure è stato amico di Sciascia e Cartier Bresson, incontrarsi con un frammento di realtà e tramutarla in un istante in racconto. Una storia a volte surreale, ossessiva, o grandiosa. Non a caso il nome iniziale della mostra forlivese doveva essere “La mostra delle mostre” (concettualmente simile a Il racconto dei racconti), titolo più ironico che pretenzioso, considerando che Scianna risponde alle domande cominciando quasi sempre con una battuta. Come nel caso dei cambiamenti di mezzo secolo di fotografia: «Scusi signorina, quanti anni ha detto che ha lei? ##? …Potrei chiederglielo anch’io com’è cambiata la fotografia… Pensi che io ne ho 75 e vengo da un Paese che è in ritardo di 10 su tutto».
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RAVENNA/1
CESENA
EVENTI COLLATERALI AL MAR PER AFFRONTARE IL TEMA DELLA GUERRA E DEL CONFLITTO
Prosegue a novembre il Cristallino Festival con due appuntamenti: sabato 17 novembre alle 10.30 al teatro Bonci e alle 18 in Corte Zavattini 31 ci sarà l’inaugurazione della personale di Michele Buda “Archivio Quasimodo”. Una ricognizione del fotografo sulle aree del fiume Savio e del quartiere ExZuccherificio, individuando anche la dimensione a tratti anonima dello spazio. La mostra sarà realizzata in circuito con il Teatro Bonci di Cesena e prevede una doppia inaugurazione in questa sede e negli spazi di Corte Zavattini 31. Sabato 24 e domenica 25 novembre si svolgerà inoltre il workshop con Michele Buda che indaga l’aspetto documentario del medium fotografico unito a quello creativo, o personale, o espressivo. Nella fase pratica del workshop i partecipanti saranno guidati in un percorso di ricognizione fotografica e prospettica degli elementi architettonico/paesaggistici che caratterizzano le aree del Fiume Savio e del complesso edilizio ExZuccherificio Cesena.
Tra gli ospiti, per la mostra “War is over” Arrigo Sacchi E il 17 novembre prevista anche una cena a tema In occasione della mostra al Mar di Ravenna “?War is over Arte e Conflitti - tra mito e contemporaneità”, il museo propone una serie di incontri per approfondire le tematiche dell’esposizione coinvolgendo alcuni tra i grandi protagonisti della vita sociale e culturale, sia locale che nazionale. In particolare, a novembre, è previsto un incontro con l’ex allenatore della Nazionale Arrigo Sacchi per un ragionamento sul calcio come “sublimazione” del conflitto, il 9 alle 21, mentre il 16 novembre i curatori della mostra Angela Tecce e Maurizio Tarantini presenteranno il catalogo alla biblioteca Classense alle 18, in Sala Muratori. Il giorno seguente, alle 18.30, si torna al Mar per la “Cena in tempo di guerra” con visita guidata alle 18.30 insieme ad Alberto Sorbini, storico e critico enogastronomico. Il 24 novembre, infine, si terrà alle 17.30 l’incontro con il linguista Giuseppe Antonelli. Prosegue inoltre l’iniziativa “Critico per una sera” in cui personalità cittadine che non si occupano d’arte per professione partecipano a una visita guidata insieme al pubblico e diventano esse stesse “guide” di un’opera a loro scelta. A novembre toccherà al sindaco Michele de Pascale, il 14, e agli avvocati Lia Biscottini ed Emeranno Cicognani, il 21. In queste serate è previsto anche l’aperitivo. Nei fine settimana previste anche attività per i più piccoli prenotazioni allo 0544 482487.
RAVENNA/2
LE FOTO DI MICHELE BUDA PER CRISTALLINO
CATTOLICA Cecchini e Geminiani in mostra sul mare A Cattolica, nello Spazio°Z di Radio Talpa (via Del Prete, 7 Cattolica) è in corso fino al 18 novembre la mostra con opere di Enzo Cecchini e Gabriele Geminiani, nel circuito nazionale Amaci XIV edizione Giornata del Contemporaneo. Filo conduttore della mostra, con alcune varianti, è il mare col suo carico di vita/morte, bellezza/crudeltà. Da questa linea azzurra immaginaria gli artisti prendono il largo, ognuno coi propri linguaggi, sulle nuove/antiche emergenze: quella ambientale e quella umanitaria.
LUGO Artisti in mostra per Logos Contemporary Art Fall/Winter 2018 alla Galleria Spazio 98 La rassegna Logos Contemporary Art Fall/Winter 2018, organizzata dall'Associazione culturale Logos e dalla Galleria Spazio 98, vede esporre artisti emergenti e non tra pittura, scultura, ceramica tra cui i pittori lughesi Giuseppe Bedeschi e Maurizio Pilò, la scultrice imolese Elena Modelli, i bolognesi Roberto Tomba, Anna Bonini, Madelin Torres, Déjavù, Liscivia (Andrea Tabellini), il pittore fiorentino Andrea Simoncini, il genovese Enzo Dente e il ferrarese Mauro Malafronte. Fino al 20 novembre, Logos Contemporary Art Fall/Winter 2018, Galleria Spazio 98, Via Acquacalda 98, Lugo. La mostra sarà visitabile ad ingresso libero giovedì e venerdì dalle 19 alle 20.30, domenica dalle 17 alle 20.
RAVENNA/3 Doppia personale di Gabriele Grones e Matteo Sbaragli al Magazzeno Art Gallery
PERSEPOLI DI LUCA PIGNATELLI ALLA CLASSENSE Per il ciclo “Ascoltare Bellezza”, fino al 23 novembre, alla biblioteca Classense di Ravenna, nella sala dei mosaici, è visitabile un lavoro di Luca Pignatelli, artista contemporaneo tra i più significativi della sua generazione, che per l’occasione ha scelto di esporre Persepoli, affascinante opera monumentale – 396 x 313 cm – realizzata su un antico tappeto persiano, capace di innescare riflessioni e rimandi concettuali tra iconografia occidentale e orientale. Ingresso da via Alfredo Baccarini, 3. Orari di visita: da martedì a sabato, 10-18. Domenica e lunedì, 14.00- 18.00. Ingresso libero.
Venerdì 16 novembre dalle ore 18 alle 21, al Magazzeno Art Gallery (via Magazzini Posteriori 37, Ravenna), inaugura la mostra “Passage”, doppia personale di Gabriele Grones (Arabba, 1983) e Matteo Sbaragli (Forlì, 1980), a cura di Alessandra Carini. La mostra mette in relazione i due artisti, che dialogano sul ritratto con tecniche e formati molto diversi tra loro, il primo attraverso un ipperrealismo metafisico su piccolo formato ed il secondo sconfinando in un espressionismo figurativo su grande formato. I due artisti padroneggiano tecniche eccezionali e sono entrati nel mercato dell'arte in modo stabile e proficuo. Due artisti importanti: Grones ha già esposto alla Biennale di Venezia e alla National Portrait Gallery di Londra e Sbaragli è stato artista in esclusiva per anni per la famosa Opera Gallery, fondata a Parigi nel 1994 e con sedi in tutto il mondo. Catalogo a cura di Federico Bellini, Alessandra Carini e Alberto Giorgio Cassani. Visitabile fino al 16 febbraio. Mercoledì, giovedì, venerdì dalle 16 alle 19; sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Apertura su appuntamento chiamando il 328/2860074. info@magazzeno.eu www.magazzeno.eu.
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novembre 2018
l’intervista
Fabio Stassi: «Leggere ci rende umani, i libri mi hanno salvato la vita in più di un’occasione» Lo scrittore e bibliotecario ospite a Ravenna e Lugo per raccontare il valore “terapeutico” dei libri: «Chi legge lo fa per un bisogno, una necessità, a volte un’ossessione. Ma la lettura è anche una cura, un veicolo di affetti»
Fabio Stassi, di origini siciliane, vive a Viterbo e lavora a Roma dove è direttore della biblioteca di Studi Orientali della Sapienza. Scrive sui treni. Ha pubblicato numerosi romanzi, il più recente è Ogni coincidenza ha un'anima (Sellerio), in cui vediamo tornare Vincenzo Corso, protagonista già de La lettrice scomparsa. Vincenzo detto Vince, per vent’anni è stato prigioniero delle graduatorie della Scuola secondaria superiore, insegnamento delle materie letterarie e ora cura le persone, non con medicine o psicologia, ma consigliando libri. Fabio Stassi sarà ospite de “Il Tempo Ritrovato” con tre incontri il 7 novembre alle 18 alla biblioteca Classense, alle 21 al Caffè Letterario di Lugo e la mattina dell’8 novembre terrà un incontro ai ragazzi delle scuole alla sezione Holden della Classense intitolato “Crescere con i libri, Rimedi letterari per mantenere i bambini sani, saggi e felici” come il saggio di Ella Berthoud e Susan Elderkin di cui ha curato l’edizione italiana per Sellerio. Come è stato tornare sul personaggio di Vincenzo Corso, avevi già deciso che ci fosse una serialità nelle sue storie? «All’inizio avevo una vaga idea di serialità, ma particolare, ovvero volevo che ogni libro fosse autonomo. Che avesse una sua urgenza di scrittura. Quando ho finito il primo ho avuto la sensazione che il personaggio non fosse finito, che avesse bisogno di tornare. Ma questo non è il secondo libro di una serie. È proprio un altro libro, non c’è un ordine». Un tema al centro del libro è la memoria e come la letteratura possa in qualche modo formare i ricordi delle emozioni di una persona. «Volevo scrivere un piccolo trattato sulla memoria, o meglio sulla perdita della memoria, che è una malattia atrocemente presente nel nostro paese. Volevo raccontare la storia di un uomo anziano che dopo aver letto molto perdeva la memoria, che è un modo per parlare della perdita della cultura del nostro passato. Il tema della memoria mi sta a cuore da sempre. Vengo da una famiglia molto umile ma con un legame quasi sacro con le storie del proprio passato. Oggi accumuliamo fotografie nei nostri cellulari ma alla fine non le riguardiamo mai, allo stesso modo accumuliamo ricordi che si perdono. Dobbiamo imparare a selezionare». Tu dirigi una biblioteca quindi hai un rapporto diretto con i libri e la memoria. In questo mondo così cambiato e iperconnesso che ruolo ha una biblioteca? «Credo che oggi il ruolo delle biblioteche sia più che mai fondamentale. In Inghilterra dicono che una biblioteca che presta libri è un buon servizio, ma una vera biblioteca è quella che fa comunità. La biblioteca non è un museo, bisogna trovare modi di renderla viva. La mia biblioteca ha libri in oltre trenta lingue. Ieri abbiamo inaugurato una parte in lingua coreana ed è venuto un poeta coreano che è diventato ministro della cultura. Gli ho detto che mi piacerebbe molto vivere in un paese che ha un poeta come ministro. Oggi il ruolo dei bibliotecari spesso non è compreso da chi ci governa. Il bibliotecario è un mestiere molto diverso da un tempo, e internazionale. Siamo una internazionale di operatori della cultura». Al curare con i libri, hai dedicato due romanzi e curato due saggi. La lettura ha una matrice salvifica secondo te? «Ne ho parlato con lo scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II che mi ha detto “ma la letteratura es l’inferidad”, ovvero “è la malattia non la cura”. Di fatto chi scrive e chi legge lo fa per un bisogno, per una necessità, a volte per una ossessione. È una forma di nevrosi perché non si accetta il mondo così come è e di fronte all’in-
«La letteratura in sé è il giallo più interessante, la sua ricerca è scoprire perché siamo infelici»
giustizia diventa una rivincita. La lettura è però anche una cura, perché è un veicolo di affetti. Io mi ricordo chi mi ha regalato i libri che ho, perché è un modo per dire qualcosa a una persona. Credo che leggere sia il gesto che, più di ogni altro, ci rende esseri umani». Ci sono dei libri che a te sono serviti da cura in certi momenti particolari della tua vita? «I libri mi hanno salvato la vita in più di un’occasione. Una volta dopo una operazione… Ma anche nella quotidianità. Io sono un pendolare, sto ogni giorno in treno molto tempo e senza i libri sarei invecchiato molto più tristemente. Invece la lettura ha alleggerito la mia vita quotidiana, il primo libro che ho portato sul treno come me è stata l’autobiografia di Vittorio Foa che diceva “Sembrano traversie, ma sono opportunità”. Poi c’è un libro a cui sono molto affezionato di Eduardo Galeano che si chiama “Il libro degli abbracci”. Chiedo sempre aiuto ai libri». Hai un rapporto particolare, anche nella scrittura, con la letteratura sudamenticana… «È il primo amore. L’ho scoperta a 18 anni e sentivo gli autori sudamericani molto affini a me e alla mia famiglia, meridionale e multietnica. Ritrovato il racconto della memoria, delle speranze perdute, l’utilizzo delle immagini non scontate, l’impegno civile e questa fiducia nel potere della fantasia. Mostrare la realtà attraverso l’immaginazione». C’è stato un autore che ha segnato questo tuo primo innamoramente? «All’inizio Garcia Marquez e Amado. Poi molti altri: Cortazar, Rulfo, ma forse soprattutto Osvaldo Soriano». Il tuo romanzo è anche un giallo, che rapporto hai con il genere? «Ho un rapporto molto incosciente. Le regole sono fatte per essere infrante. Come le famiglie che hanno sangue diverso nei loro cromosomi anche io mescolo generi. La letteratura in sé è il giallo più interessante. Più che scoprire l’assassino la ricerca della letteratura è scoprire perché siamo infelici». Matteo Cavezzali
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novembre 2018
lugo
CAFFÈ LETTERARIO CON LEONARDO INVESTIGATORE Tra gli ospiti anche Marco Malvaldi
Oltre a Fabio Stassi (vedi pagina 26), sono numerosi gli ospiti della rassegna “Caffé letterario” di Lugo, tutti all’hotel Ala d’oro alle 21. Il 9 novembre ospite sarà Ermanno Bencivegna con il suo ultimo libero Filosofo anche tu (Giunti) per capire come la filosofia sia un’attività pubblica che tutti, più o meno consapevolmente, pratichiamo nell’affrontare i tanti temi della contemporaneità. Il 16 novembre è invece la volta di Luigi Guarnieri con Forsennatamente Mr Foscolo (La nave di Teseo), un viaggio letterario nella turbolenta vita del poeta. Il 19 novembre Maria Serena Sapegno presenterà poi il suo Figlie del padre (Feltrinelli). Infine, lunedì 26 nvoembre Marco Malvaldi, l’amatissimo autore del ciclo del Bar Lume (Sellerio) presenta il suo ultimo romanzo pubblicato da Giunti La misura dell’uomo dove a indagare è Leonardo da Vinci, chiamato dal duca di Milano, Ludovico il Moro per l’assassionio di un giovane del suo entourage.
ravenna
CODIGNOLA, VERASANI E SIDERI A “IL TEMPO RITROVATO” Ospite della rassegna anche l’autrice di libri per ragazzi Alice Keller
A novembre, per la rassegna “Il tempo ritrovato” alla biblioteca Classense di Ravenna, oltre a Fabio Stassi (vedi p. 26), ci saranno anche gli incontri, tutti alle 18, con Matteo Codignola autore de Vite brevi di tennisti eminenti (Adelphi), con la scrittrice bolognese Grazia Verasani (nella foto) e il suo ultimo libro La vita com’è (La nave di Teseo) e il 22 novembre e con Eugenio Sideri il 28 novembre che presenta il suo libro Partigiani (edito da Fernandel). Sideri è autore e regista teatrali che da tempo lavora anche con gruppi di giovani e studenti proprio sui temi della Resistenza. Sempre il 28 novembre ma alle 16 nello spazio dedicato agli adolescenti della biblioteca, dedicato a Holden, l’ospite sarà invece Alice Keller, autrice cesenate che lavora a Ravenna e autrice di libri per ragazzi per diverse case editrici tra cui Camelozampa.
FILOSOFIA Paternità, rapporti, fede: i nodi della vita a Misano Adriatico
GEOPOLITICA Alla Malatestiana con Limes su “chi comanda Internet”
Prosegue a novembre la rassegna dedicata alla filosofia alla biblioteca di Misano quest’anno incentarata su “I nodi della vita”. Il 9 novembre Carlo Sini sarà l'ospite con una lectio dal titolo “Legge, diritto giustizia”. Venerdì 16 novembre, Gabriella Turnaturi parlerà di rapporti e relazioni nell'incontro dal titolo “Essere per sé, essere con l'altro: relazioni e legami della contemporaneità”. Venerdì 23 novembre si parlerà del “Il dramma inesauribile: attualità e storia della figura paterna” affrontato da Luigi Zoja. A differenza del concetto di maternità, quello della paternità è un fatto quasi esclusivamente culturale, i cui contorni si sono disegnati insieme alla famiglia monogamica. Venerdì 30 novembre, chiude la rassegna il teologo Vito Mancuso affrontando il nodo della fede. Tutti gli incontri si tengono al Cinema-Teatro Astra di Misano Adriatico, via d'Annunzio 20 con inizio alle ore 21. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Tornano in Malatestiana, a Cesena, gli incontri organizzati in collaborazione con il Limes Club Bologna, gruppo attivo dal 2013 che attraverso l’organizzazione di conferenze, convegni e presentazioni promuove il dibattito intorno ai temi trattati dalla rivista Limes con l’obiettivo di valorizzare la conoscenza della geopolitica, strumento indispensabile per interpretare l’attualità internazionale e orientarsi in un mondo senza centro. Mercoledì 14 novembre alle 20.45 si svolge l’incontro dal titolo “Chi comanda internet” con Dario Fabbri e Federico Petroni.
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parole
cattolica
QUATTRO INCONTRI PER RACCONTARE IL VIAGGIO, IL CONFINE E LA SCOPERTA A Cattolica “Voci del verbo andare” con Luca Scarlini, Marco Gallizioli, Massimo Zamboni e Saba Anglana Arriva la seconda edizione del ciclo di incontri “Voci del verbo andare” dedicato al tema del viaggio nella biblioteca di Cattolica, sempre alle 17, condotti da Emiliano Visconti. Ad aprire la rassegna ci sarà Luca Scarlini il 3 novembre. Narratore radiofonico, oratore brillante, proporrà un viaggio indietro nel tempo tra Ottocento e Novecento, quando l’oriente non era una minaccia, ma una terra da esplorare se non da conquistare. In particolare modo ci parlerà "di italiani in oriente e di orientali in Italia". Poi sarà la volta di Marco Gallizioli, il 10 novembre, per raccontarci di quel tango a cui molti italiani diedero i natali in quella terra dei sogni che fu l’Argentina, una terra che nel Milleottocento contava una popolazione formata per il 70 percento da italiani, quello stesso tango che potrete riascoltare dal vivo grazie al Firulete duo, formato da Andrés Langer all'accordeon e da Luca Forlani al pianoforte. Musicista di lungo corso, già chitarrista dei Cccp e dei Csi, Massimo Zamboni è un viaggiatore da sempre: lo racconta nei suoi libri e lo fa nella vita. E nell’ultimo libro, Anime galleggianti, racconta il viaggio di chi sale su una zattera e scendere il canale Tartaro-Canalbianco, che dalle terre d’Emilia approda all’Adriatico, affidando ai sensi quel sentimento di appartenenza dove la pianura padana smette di essere un confine ideologico per allargarsi a rappresentare una parte di mondo. Sarà ospite a Cattolica il 17 novembre. Si chiude, il 24 novembre, con Saba Anglana (nella foto) nel luogo del confine. Dice la musicista, cantante e scrittrice: “una linea profonda marca il confine che ci contiene, viviamo parte del nostro tempo ignorandola, ma negli anni più importanti della vita si scalda, diventa incandescente. Sarà finalmente tracciato il nostro luogo d’appartenenza non con l’isolamento, ma attraverso l’abbattimento delle barriere».
novembre 2018
RIMINI Massimo Recalcati tra i relatori del ciclo “Narrami, o Musa” per il nuovo ciclo di “Biblioterapia” Dopo l’apertura a ottobre con Marco Baliani, prosegue la rassegna (molto in tema con la sensibilità di Fabio Stassi, che intervistiamo a pagina 28) organizzata dalla biblioteca Gambalunga di Rimini dal titolo Biblioterapia. Come curarsi (o ammalarsi) coi libri, 2018 dal titolo “Narrami, o musa...”. Giovedì 1 novembre alle 17, nella Sala del Giudizio, Piero Boitani, professore ordinario di Letterature comparate alla Sapienza di Roma, tiene la conferenza dal titolo “Da Abramo a Mosè: narrazione biblica tra Genesi ed Esodo”. Venerdì 9 novembre, alle 18, ci si sposta al Teatro degli Atti per il celebre psicoanalista Massimo Recalcati con l’intervento dal titolo “I libri che non abbiamo dimenticato”. Domenica 11 novembre si resta al Teatro degli Atti, alle 17, con il grecista Giulio Guidorizzi che interviene su “Ulisse, l’ultimo degli eroi” con letture di Silvio Castiglioni. Si torna alla Sala del Giudizio sabato 24 novembre alle 17 per il geografo Franco Farinelli “La vita della terra: breve biografia cognitiva del nostro pianeta tra mito ed epistemologia”. Si chiude sabato 1 dicembre, sempre alle 17 nella Sala del Giudizio con lo studioso Nicola Gardini, scrittore e pittore, professore di Letteratura italiana e comparata presso l’Università di Oxford e collaboratore come critico letterario e autore di un libro in cui parla della “biblioteca indispensabile”.
FORLÌ Paola Barbato inaugura le cene di Caratteri d’autore
LUGO Alla Trisi incontro con Simona Baldelli
Venerdì 16 novembre dalle 20, la scrittrice Paola Barbato con il suo ultimo thriller Io so chi sei ( edito da Piemme) inaugura la nuova rassegna di cene informali con l’autore correlata al festival Caratteri d’autore. Una volta al mese, al ristorante La Granadilla Forlì, menù vegetariano a 20 euro, compreso di antipasto, portata principale e torta. Sarà presente ovviamente il banco vendita per l’acquisto del libro. Prenotazione: 0543 1771113 oppure 371 3732848.
Alla biblioteca Trisi di Lugo continua la rassegna dedicata al romanzo storico “4 passi nella storia” venerdì 9 novembre con Simona Baldelli. Evelina e le fate è il suo primo romanzo, finalista al premio Calvino 2012 e vincitore nel 2013 del premio letterario “John Fante”. Tra gli altri suoi libri, II tempo bambino, La vita a rovescio, È facile vivere bene nelle Marche se sai cosa fare e L'ultimo spartito di Rossini, un romanzo ispirato alla biografia di Gioachino Rossini, pubblicato per i 150 anni dalla morte del compositore.
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novembre 2018
LA ROMAGNA IN PAGINA
AUTORI IN TOUR Matteo Cavezzali e il suo Icarus a Massa Lombarda, Faenza, Cesena e Bagnacavallo
La Rimini di Fabrizio de André, isola di Circe dai contorni sfumati di Matteo Cavezzali
Uno dei libri più belli scritti sulla Romagna non è un libro. Sto parlando di Rimini di Fabrizio De André. Da quando il premio Nobel per la letteratura è stato assegnato a Bob Dylan, noi che sosteniamo da sempre che i testi di alcuni cantanti debbano essere paragonati alla poesia possiamo girare a testa alta. De Andrè è sicuramente autore dei alcune delle poesie più intense del cantautorato italiano. Il musicista genovese nel 1978 decide di dedicare un album alla città di Rimini, lavorando assieme a Massimo Bubola. Sono storie di donne, di mare, prostitute, tossicodipendenti, emarginati, ma anche canzoni che parlano di politica, negli anni della delusione e della fine del sogno utopistico sessantottino. Lasciando ad altri lo studio della musica di De Andrè, che in questo album sembra più legata al folk americano che alla chanson francese degli album precedenti, ci limiteremo a concentrarci sui testi, che sono particolarmente lirici, e lasciano spazio a numerose interpretazioni. Mentre in album precedenti, come Non al denaro non all'amore né al cielo (1971) e Canzoni (1974) De Andrè narrava storie lineari, qui il paesaggio sembra prendere contorni più sfumati e lasciare a chi le ascolta una maggior libertà interpretativa. La prima traccia, “Rimini”, parla di una ragazza al centro della vita dei giovani che si riversano in riviera per divertirsi ed essere senza pensieri, ma si intreccia con un argomento drammatico e di attualità come l’aborto (che sarà al centro del famoso referendum tre anni dopo). «Tra i gelati e le bandiere» Rimini pare il tempio del divertimento di massa, un’isola di Circe in cui dimenticare le fatiche dell’inverno, ma è anche il teatro di «un amore perso, a Rimini d'estate». Teresa, la figlia del droghiere, ha pianto tutte le sue lacrime per essersi innamorata del bagnino ed aver dovuto abortire, ha gli «occhi secchi» e le «labbra screpolate». Il suo dolore però non è solo quello di aver perduto l’amore, ma che per questo suo comportamento in paese è vittima di molte chiacchiere, come si capisce dalla strofa: «non fate più scommesse sulla figlia del droghiere». Il testo è onirico ed enigmatico come certe poesie di T.S. Elliot. Nel sogno ad occhi aperti di Teresa compare Colombo e la promessa di un nuovo mondo. La strofa che pare racchiudere il senso della delusione della protagonista, Teresa, come quella di Colombo, recita così: ma voi che siete uomini sotto il vento e le vele non regalate terre promesse a chi non le mantiene Nelle altre canzoni del disco non ci sono altri riferimenti espliciti alla città romagnola, ma decidendo di intitolare l’album a Rimini, De Andrè pare suggerire che l’immaginario di quella città negli anni ’70, rappreseti in toto la gioventù italiana, i suoi sogni, le sue paure. Dal giovane omossessuale protagonista di Andrea che “si è perso e non sa tornare” che perde l’amore, ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia. Mettendo assieme due tematiche che il luogo comune vorrebbe lontane: l’eroismo del soldato e l’amore gay. In Sally narra la storia di un ragazzo che vuole diventare adulto, lascia la famiglia ed entra in contatto con la droga. A Rimini De Andrè e Bubola dedicano anche una ballata senza parole, “Tema di Rimini”, perché la musica di De Andrè può raccontare anche storie non scritte.
Continua il successo del libro di esordio del ravennate (e nostro collaboratore) Matteo Cavezzali Icarus - Ascesa e caduta di Raul Gardini (edito da Minimum Fax) giunto alla quarta ristampa e recensito da tutte le principali testate nazionali. Come noto si tratta di una ricostruzione, tra cronaca, fiction e aneddoti autobiografici del capitano d’industria che per qualche anno rese Ravenna capitale della chimica, prima di morire ufficialmente suicida, implicato nella nota vigenda della maxitangente Enimont all’epoca dell’inchiesta Mani Pulite. E con il successo del libro, continua anche il “tour” di presentazioni dell’autore un po’ in tutta Italia, con più di un’apparizione in Rai, e quindi anche in Romagna. A novembre, per la precisione sarà al centro civico di Massa Lombarda il 15 novembre alle 20.30. Il 17 novembre sarà invece la volta di Faenza, alla libreria Moby Dick alle 17.30 con Alberto Fuschini. Inoltre il 23 novembre sarà a Cesena alla biblioteca Malatestiana alle 17, mentre il 29 sarà al boccon divino di Bagnacavallo alle 21 con il sindaco Eleonora Proni.
Alberto Cassani in giro per musei con L’uomo di Mosca Ex assessore alla cultura per molti anni, oggi scrittore esordiente con L’uomo di Mosca (pubblicato da Baldini + Castoldi), una spy story che è anche uno spunto di riflessione sull’oggi, sulla politica, sul confronto generazionale, Alberto Cassani prosegue il suo calendario di presentazioni. L’occasione è dunque quella di una riflessione che mescola i temi della letteratura con quelli della storia, della politica e dell’etica sullo sfondo di una vicenda intrigante e di una trama che ha anche qualcosa di misterioso. I prossimi appuntamenti in Romagna sono per l’1 novembre a Ravenna per il festival GialloLuna NeroNotte al Mar, mercoledì 14 novembre alle 17.30 a Rimini, al Museo della città e venerdì 16 novembre alle 18 a Faenza, al Museo del Risorgimento.
Roberto Mercadini, la sua Storia perfetta dell’errore, le “affabulazione botaniche” e De André Il cesenate Roberto Mercadini, già noto autore e interprete di monologhi teatrali e reading poetici, è ora ufficialmente anche scrittore. Il suo primo romanzo, edito da Rizzoli, Storia perfetta dell’errore sta avendo molto successo e le presentazioni continuano a fioccare. In particolare, in Romagna, il 21 novembre sarà alla biblioteca comunale di Bellaria (orario da definire al momento in cui andiamo in stampa) e il 22 novembre alle 20.30 sarà al centro culturale Venturini di Massa Lombarda. Inoltre Mercadini sarà il 23 novembre alle 21.30 al Mama’s Club per parlare di de André e il 24 Novembre, alle 17 alla biblioteca Manfrediana di Faenza per un monologo dal titolo “Affabulazioni botaniche Storia dell'umanità attraverso le piante. E viceversa”.
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sapori
novembre 2018
tradizioni
La bontà della «canocia» che poteva essere lessata o grigliata La canocchia è da sempre un crostaceo molto apprezzato nella cucina dell’Alto Adriatico di Giorgia Lagosti
La canocchia, o cicale di mare, o ancora pannocchia, squilla mantis il suo nome scientifico, “canocia” per noi romagnoli, è da sempre un crostaceo molto apprezzato nella tradizione della nostra cucina di mare, quella dell’alto Adriatico. Visivamente parlando si presenta con la parte anteriore che assomiglia ad una mantide (da cui il nome), con una testa corazzata e diverse appendici (zampe) utilizzate per cacciare le prede e scavare le tane. Ha una forma lunga, affusolata ed è composta da tante placche che formano il carapace mentre nella parte posteriore ha una coda con due grandi occhi blu-violacei utilizzati per disorientare i predatori e alcune alette utilizzate come timone. Vive in profondità che variano dai 10 ai 200 metri, su fondali sabbiosi o fangosi, comunque costieri, spesso in prossimità della foce dei fiumi o dello sbocco dei canali. Anche se si pescano tutto l’anno, i mesi invernali sono il periodo migliore per consumarle poichè ingrassano in vista della riproduzione primaverile e offrono una carne più polposa e saporita. Nella gastronomia del passato le canocchie non concedevano molte varianti: la consuetudine voleva che venissero grigliate o lessate. La prima di queste due preparazioni era
Il meglio? Comprarle vive e non tenerle più di un giorno in frigorifero Per gustarle al meglio, le canocchie andrebbero acquistate ancora vive: una volta pescate si disidratano rapidamente e la polpa si riduce enormemente di volume. È opportuno anche fare attenzione al carapace che non deve presentare chiazze giallastre o risultare molle al tatto. Le canocchie fresche non devono emanare odore di ammoniaca ma un odore salmastro. Ancora, per la loro delicatezza, vanno consumate il prima possibile: le si può conservare in sacchetti alimentari in frigorifero al massimo un giorno, oppure surgelare fresche a una temperatura di circa -18°C, In questo caso vanno consumate entro tre mesi.
certamente la più sbrigativa: direttamente sulle braci del “focone” a bordo dei pescherecci o su quelle del camino di casa, venivano poste sui ferri roventi, tal quali, come il mare le aveva concesse. Poca elaborazione. Sapori immediati, diretti. È questa la cucina del fuoco. Per la lessatura invece il lavoro era diverso, quasi un rituale. Venivano poste in-
tere in un grande tegamone insieme a un pochino di acqua. Sopra uno strofinaccio a coprirle, ben rincalzato sotto di loro. Sopra ancora un disco, spesso un piatto di poco più piccolo dell’imboccatura del recipiente per far sì che si andasse ad appoggiare allo strofinaccio. Infine il coperchio. Altro che attrezzature d’avanguardia per la cottura a vapore, Allora si usava l’ingegno!
Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30
Una volta cotte, venivano rovesciate al centro del tagliere sfoderato sulla tavola e tutta la famiglia, armata di forbici, attaccava questa prelibatezza: prima si toglievano le alette sulla pancia, le zampette centrali e la parte in cima alla testa, quella con le antenne e poi si praticavano dei tagli laterali lungo tutto il corpo per far sì che la parte superiore del carapace si stac-
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sapori / 31
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LA RICETTA Canocchie ripiene Ingredienti: 1 kg. di canocchie fresche, possibilmente vive olio extravergine di oliva qualche cucchiaio di pangrattato 1 mazzetto di prezzemolo 2 spicchi di aglio 1 macinata di pepe 1 pezzetto di peperoncino (facoltativo) sale marino integrale
Ricche di proteine e vitamine ma attenti al sodio Le canocchie sono ricche di proteine ad alto valore biologico, di grassi polinsaturi e contengono anche vitamina B e carotenoidi (provitamina A). Per ciò che riguarda i sali minerali, apportano calcio, ferro, potassio e fosforo ma contengono anche molto sodio, per cui sono sconsigliate alle persone che soffrono di ipertensione. Da ultimo è da tenere presente che, pur avendo solo 69 chilocalorie per 100 grammi, ed essendo quindi indicate per diete ipocaloriche, hanno carni caratterizzate da una quantità non modesta di colesterolo.
La cottura a vapore prevedeva un vero e proprio rituale molto ingegnoso
casse come una buccia. Una volta pulite, e diventate quindi facili da mangiare, venivano distese su di un grande vassoio, spesso d’acciaio, e condite, ancora tiepide, con solo olio, prezzemolo e qualche granello di sale. Così preparate sono di una bontà disarmante. Andando oltre, e per essere veritieri, ci sono anche altre ricette che vedono l’im-
piego delle canocchie nella nostra storia della cucina. In particolare mi sto riferendo al brodetto, per quanto riguarda i primi agli strozzapreti con il sugo di canocchie, e anche alle canocchie ripiene e gratinate e tante altre ancora, ma l’essenziale stava certamente sopra a quelle griglie o dentro a quei bei tegamoni di cui vi ho raccontato.
Preparazione Lavare le canocchie ed eliminare con le forbici le alette sotto alla pancia, Ora praticare sulla schiena una incisione longitudinale dalla testa alla coda. Nel frattempo frullare nel mixer il pangrattato insieme al prezzemolo e all’aglio. Completare la panatura con sale, pepe e olio. Con questo composto farcire le canocchie sfruttando l’incisione praticata, allargandone i lembi. A questo punto ci sono due possibili metodi di cottura: Il primo prevede l’uso della griglia: la cottura comincerà dalla parte inferiore, sulla pancia e poi proseguirà sulla schiena. In questo caso è opportuno ungere i nostri crostacei almeno un paio di volte. Il secondo invece è una cottura in umido: fare un battuto di prezzemolo ed aglio, rosolarlo in un tegame. Dopo qualche minuto aggiungere un poco di pomodoro (anche salsa di pomodoro), un pizzico di peperoncino piccante (se in polvere) o un piccolo pezzetto (se intero), aggiustare di sale, fare soffriggere alcuni minuti. Trascorso questo tempo unire anche le canocchie, coprire il tegame, cuocere per 10 minuti. Servire, in tutte le due versioni, appena tolte dal fuoco. Per la versione in umido: servire con crostoni di pane.
Prodotto da tecnica sostenibile, secondo studi condotti dall'Università di Bologna. Gli specialisti della canocchia…e non solo!
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