Speciali mondo vino gusto bio RD 16 10 14

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RAVENNA &DINTORNI 16/10 2014

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MONDOVINO

C’è chi lo chiama Cuei e chi preferisce Brda ma al di lĂ che il termine usato sia in lingua friulana o in sloveno, poco importa, alla fine il Collio è sempre territorio di grandi emozioni oltre che terra di grandi vini bianchi. Infatti, stiamo parlando di una delle zone del Friuli piĂš rinomate per la produzione di vini bianchi di qualitĂ che si distinguono per la particolaritĂ insita in questa tipologia di produzione. Difficile trovare un vino del Collio uguale. Lo troverete simile, forse, ma uguale è difficile. Troverete similitudini con i bianchi alsaziani o di Borgogna ma il Collio è unico. La zona si trova in provincia di Gorizia tra l’Isonzo, la Slovenia e i Colli Orientali. Uno sviluppo prevalentemente collinare, eccezion fatta per il territorio di Farra di Isonzo, con una forma a “mezza lunaâ€? dal clima mite grazie alle correnti dell’Adriatico a Sud e alla naturale protezione delle montagne a Nord e dove i paesi di San Floriano, Cormòns e Capriva rappresentano il cuore palpitante della produzione viticola. I vigneti, a un’altezza media di 200 metri, inabissano le radici nella ponka, uno strato arenaceo- marnoso, alla ricerca di minerali preziosi o nelle “terre rosse acideâ€?, raritĂ presenti solo in pochissime zone, sempre in provincia di Gorizia. Il quadro generale della produzione vinicola è vario. Come si diceva non troverete mai un vino uguale a un altro perchĂŠ nel Collio gli uvaggi, le percentuali d’uso e la tipologia dei vitigni ammessi danno molteplici possibilitĂ di espressione e interpretazione del territorio da parte dei vignaioli. Vitigni internazionali s’intrecciano con uve autoctone traendo vantaggio reciproco. I produttori mettono il loro estro viticolo utilizzando le piĂš svariate tecniche di vinificazione e atteggiamento in vigna. Macerazioni sulle bucce a volte al limite dell’impossibile, fermentazioni in acciaio, in

di Fabio Magnani Giornalista, selezionatore vini con collaborazioni nazionali e internazionali. Consulente di importatori, piattaforme commerciali, ristorazione e aziende vinicole

TERRE DA VINO

Inconfondibili bianchi del Collio Alla scoperta del territorio goriziano che offre grandi prodotti enologici e intense emozioni DENOMINAZIONI IL TOCAI FRIULANO E IL FURMINT UNGHERESE, UNA DIATRIBA E UN PALESE EQUIVOCO PER DUE DIVERSI VITIGNI EUROPEI Come molti sapranno, oggi il tocai italiano non può essere chiamato in questo modo per via della diatriba legale persa dall’Italia con l’Ungheria che ne rivendicava l’origine del nome. Il fatto però è che il nostro tocai non ha nulla a che vedere con il “tokaji AszĂş, tipico dei Magiari. Questo, intfatti, nasce da uve “furmintâ€?, che non sono “tocaiâ€?, cosĂŹ come non lo sono nemmeno tutti gli altri vini prodotti nella zona del “tokaji AszĂşâ€?. Analisi dettagliate del dna hanno confermato che le uve di questi vini non hanno nulla a che fare con il “tocai friulanoâ€?. La storia, tra l’altro, è testimone di un curioso incontro che avvenne nel 1200 quando il re Bela IV ricevette visite da gente arrivata dal Friuli che in dono portavano viti di un’uva poi piantata in terra ungherese. Quest’uva prese il nome da un torrente che rappresentava la regione e dove, appunto, le prime viti furono piantate. Le carte e le mappe dell’epoca confermano che il torrente simbolo dell’incontro storico si chiamava “Toccaiâ€?. Le carte dell’epoca raccontano addirittura una cosa ancor piĂš importante e intrigante. Le talee portate dai friulani e messe a dimora dagli ungheresi si chiamavano “furmintâ€?. Esattamente lo stesso vitigno che oggi in Ungheria è conosciuto come “tocajiâ€? o “tocaiâ€? e che nulla ha a che vedere con l’italiano tocai che ora porta il nome di “friulanoâ€?. Siamo di fronte, quindi, a un doppio errore che vede contrapporre al vero “tocai friulanoâ€? il “furmintâ€? che oltre a essere un altro vitigno è stato portato in Ungheria proprio dagli stessi friulani. Curioso vedere come un gesto di amicizia si sia trasformato secoli dopo in un clamoroso errore di valutazione. Rimane comunque il fatto della assoluta differenza tra questi due protagonisti storici e dell’assoluta originalitĂ del “tocai friulanoâ€? che oggi trovate in etichetta col solo nome di “Friulanoâ€?.

anfora o solo in legno, differenti tipi di rovere e di capienza delle stesse botti, ossigenazione forzate o riduzioni ricercate, appassimento in pianta, potature mirate... Tutto questo e non solo, permette all’appassionato di scoprire interpretazioni personali e terri-

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DICEMBRE

toriali che fanno capo a quello che oramai possiamo definire “Collio styleâ€?. Uno stile che non è moda come si potrebbe pensare ma, bensĂŹ, uno “stile di vitaâ€? intriso di passione per la vigna. Un confine sottile, quasi invisibile, tra passato e futuro. Difficile dire

dove finisce il territorio e comincia l’arte del vignaiolo perchĂŠ qui tutto si fonde tra giochi ossidativi, ritorni aromatici, freschezze fruttate e ricami floreali; dove le sbavature sono una testimonianza della terra e i giochi olfattivi in “chiaro scuroâ€? lasciano ammirati, mentre, la mineralitĂ gioca sottile al palato tra mille contrasti. I vigneti e i vini del Collio non saranno mai di moda perchĂŠ sono una certezza, una necessitĂ per molti appassionati e consumatori. Non saranno mai delle meteore del mercato perchĂŠ fondamenta necessarie della cultura enologica. E poi è difficile essere

Il terreno del Collio

moda quando si ha un passato importante. Dogi, imperatori austriaci, sovrani e perfino lo Zar di Russia erano a conoscenza della bontà dei vini provenienti da queste zone. Il Collio non è moda è uso autentico.

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3I ABBINA CON PRIMI PIATTI A BASE DI PESCE E SECONDI DI PESCE DI BUONA STRUTTURA CERNIA PESCE SPADA BACCALĂŒ

3I ABBINA CON PIATTI DAL SAPORE DELICATO COME UNA FRITTURA O UNA ZUPPA DI PESCE DELICATA


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