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Introduzione Vincenzo Gioffrè
Un’emergenza nazionale Più della metà della popolazione del pianeta vive nelle città1, protagoniste, oggi, di un processo di espansione incontrollata. Pur nelle peculiarità determinate dai singoli presentano caratteri ricorrenti sia nei paesi in via di sviluppo sia nelle grandi capitali europee2. Una vasta letteratura internazionale interpreta e racconta l’espansione dai , centri urbani verso i territori rurali e naturali: ca, ville eclaté, urban sprawl, di edilizia sparsa lungo direttrici stradali o per grumi attorno nodi funzionali; reti di infrastrutture che tagliano sistemi naturali e isolano o inglobano anche grandi e attività produttive sparsi tra distese di spazi incolti. Un fenomeno che provoca un enorme consumo di suolo, l’assenza di spazio pubblico e di nuove centralità, il prevalere di una mobilità individuale oggi insostenibile, la compromissione di risorse ecologiche e ambientali. In Italia a partire dagli anni novanta del Novecento quasi il quaranta per cento delle grandi trasformazioni urbane è avvenuto attraverso la creazione di aree a bassa densità nella fascia compresa tra i cinque e dieci chilometri di distanza dai centri urbani maggiori; più di un terzo con la realizzazione di poli commerciali, industriali e terziari. Il consumo di suolo continua ad una velocità stimata in circa cinquantacinque ettari al giorno con la costruzione di infrastrutture, insediamenti commerciali, produttivi, abitazioni senza tuttavia registrare aumenti di abitanti; «l’espansione urbana incon-
1. Secondo le stime dell’Onu nei prossimi anni aumenterà sempre più la concentrazione di abitanti nelle città a discapito delle campagne e dei piccoli centri abitati rurali. http://www.un.org/en/ development/desa/ population/ 2. Il Report n. 10/2006 “Urban sprawl in Europe-the ignored challenge” redatto da EEA (European Environment Agency), dimostra che i problemi ambientali e sociali in Europa derivino in buona misura dalla rapida e incontrollata espansione delle aree urbane e sollecita, pertanto, lo sviluppo di una politica comunitaria. http:// www.eea.europa.eu/ 3. Rapporto 218/2015 “Il consumo di suolo in Italia” redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Edizione 2015. 4. Ibidem.
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crescita della popolazione» . Il fenomeno della dispersione urbana in Italia è decisaUn caso emblematico e rappresentativo è Roma: «Sebbene in ambito nazionale l’indice di dispersione della città di Roma non risulti particolarmente elevato, e rientri tra i valori medi dei principali comuni italiani, in un contesto europeo tale valore diventa il più alto fra le città considerate, evidenziando la maggiore tendenza alla dispersione 4 . Un fenomeno che si caratterizza per la bassa densità e l’estrema diluizione del costruito in campagne e spazi aperti e delinea una condizione inedita della contemporaneità nella quale prevale non più una dimensione cittadina tradizionale e compatta, quanto piuttosto una condizione ibrida di nuovi paesaggi urbani caratterizzati dalla persistenza di vaste aree rurali e naturali all’interno dei perimetri metropolitani5. Negli insediamenti urbani di recente formazione si concentra anche la maggiore quantità di architetture, infrastrutture, spazi aperti “riciclabili”. Si tratta di un vasto repertorio di luoghi, manufatti, aree, che hanno terminato il loro breve ciclo di vita in quanto già obsoleti o vecchi nella concezione funzionale o produttiva; in altri casi sovradimensionati, sbagliati, usurati, danneggiati o incompiuti. Nella quasi totalità dei casi si tratta di manufatti che non hanno particolari qualità architettoniche, di
5. Il film del 2013 “Sacro GRA” di Gianfranco Rosi documenta scene di vita reale in prossimità del Grande Raccordo Anulare che si svolgono in territori rurali e a prevalenza di spazi naturali attraversati, circondati, interrotti dalle corsie del Grande Raccordo Anulare.
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6. Tra i tanti contributi e ricerche degli ultimi ani sul tema si segnala: Settis Salvatore, Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile, Einaudi, 2010; i dossier relativi alle campagne del WWF, Riutilizziamo l’Italia, 2014-2015; il dossier di Legambiente, Salviamo le coste italiane, 2014; l’iniziativa Disponibile 2015 nell’ambito delle attività SpreKo di Cittadinanza Attiva. 7. La Legge del 7 aprile 2014 n. 56 recante Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni prevede nelle regioni a statuto ordinario l’istituzione di 10 città metropolitane, identificando la loro delimitazione territoriale con quella della relativa provincia contestualmente soppressa. 8. Vedi ROMA 20-25 - Nuovi cicli di vita per la metropoli promosso da Assessorato alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma e la Fondazione MAXXI, http:// www.roma20-25.it/index.html 9. Fra gli esempi più significativi: Barcellona con la politica di creazione di spazi pubblici urbani di qualità; Curitiba, con la strategia di mobilità pubblica e Copenaghen per i programmi di mobilità a piedi e in bicicletta; Manchester con la conversione di condizione industriale in un modello di “città verde” e Bilbao in città culturale; Bordeaux con le nuove piazze e del paesaggio urbano fluviale.
UTOPIE DEL REALE
spazi aperti senza disegno o progetto, di luoghi anonimi senza pregio in abbandono e degrado. Sono le “macerie” della modernità: pezzi di autostrade non finite, porti insabbiati, centri commerciali abbandonati, reti ferroviarie e aree industriali dismesse, aree agricole oggi incolte, complessi turistici inutilizzati, case solo parzialmente abitate; un mosaico spaziale e figurativo scomposto e privo di regole e forma dove vive in condizioni instabili un’umanità varia per ceto sociale e condizione culturale che si muove freneticamente lungo tangenziali extraurbane alla ricerca di una dimensione cittadina ancora inespressa. Nel complesso una mole enorme di spazi recenti antropizzati, spesso già ruderizzati, che non rispondono a reali esigenze o utilizzi, destinati a un progressivo ulteriore deperimento; una condizione che per estensione e precarietà determina una vera e propria emergenza a scala nazionale6. La domanda da porsi – da Nord a Sud indistintamente – è cosa fare con questa enorme quantità di paesaggi del rifiuto, dello scarto, dell’abbandono; cosa fare con le macerie architettoniche provocate dallo sfrenato modello di sviluppo post-industriale. L’ipotesi di una politica di eliminazione a tappeto di tutto ciò che risulta inutilizzato, abbandonato, abusivo, sottoutilizzato, incompleto, è improponibile per le conseguenze che la stessa demolizione comporterebbe; oltre gli enormi costi economici e ambientali di smaltimento delle macerie, infatti, sarebbe da tenere in conto anche la dissipazione delle risorse primarie inizialmente impiegate per la costruzione e che potrebbero, invece, non essere sperperate con l’azione di riciclo. Un grande progetto nazionale di innovazione urbana A partire dal gennaio 2015 sono di fatto avviate in Italia le procedure amministrative per l’istituzione e l’avvio delle dieci Città Metropolitane7; negli anni a seguire si aggiungeranno all’elenco le aree metropolitane delle regioni a statuto speciale ed altre eventualmente proposte nel territorio nazionale. La legge di istituzione fa coincidere il perimetro delle costituite città metropolitane con quello delle provincie di appartenenza; un modello che prende quindi in considerazione oltre i singoli centri cittadini consolidati anche quelle agglomerazioni dove prevale generalmente l’urbanità diffusa, stabilendo la necessità di determinare relazioni funzionali tra capoluoghi e territori circostanti. L’istituzione delle città metropolitana è un processo in divenire caratterizzato dal susseguirsi nel territorio nazionale di iniziative culturali – workshop, dibattiti, mostre – per affrontare l’argomento dal punto di vista amministrativo ma anche, soprattutto, per proporre idee, contenuti, visioni, interpretazioni8. L’evoluzione verso modelli metropolitani richiede anche e soprattutto la sperimentazione di strategie integrate di progetto e pratiche dell’abitare contemporaneo, la presa in conto dei temi della mobilità, produzione, spazi sociali e collettivi nelle aree di margine. In Europa, come nel resto del mondo sono in atto, oggi, processi rapidi di rigenerazione delle città con la sperimentazione di modelli di sviluppo incentrati sulla valorizzazione delle risorse paesaggistiche, della qualità architettonica, della sostenibilità nelle attività produttive, della mobilità lenta, di nuovi spazi pubblici per nuove forme di socialità e di vita comune9. L’atteggiamento proposto in questo Capitolo dell’Atlante è l’accettazione dello stato attuale come esito di un processo di espansione urbana, anche se criticabile negli esiti, che ha comunque prodotto l’habitat quotidiano di una popolazione numerosa da interpretare nelle vocazioni e aspirazioni senza pregiudizi o colpevolizzazioni. Uno scenario che delinea l’esigenza di un grande progetto di innovazione urbana per l’Italia, da Nord a Sud, attraverso una visione inedita di città contemporanea che riconosce proprio nelle sue parti più anonime, ordinarie ma anche neglette e compromesse, le condizioni più favorevoli di rigenerazione. Nuovi cicli
Introduzione
di vita per i paesaggi rifiutati10, fragili, reietti, abbandonati, scartati; luoghi di margine che proprio perché recenti, precari e instabili, sono sottoposti a continue metamorfosi e, quindi, maggiormente suscettibili di miglioramento con processi sperimentali di forte trasformazione a partire dal proprio interno: «nelle condizione di massima crisi risiedono le condizioni più favorevoli di innovazione»11. La tesi proposta è che processi efficaci di riconfigurazione della città contemporanea possano essere sperimentati proprio a partire dalle aree di margine e, per induzione, coinvolgere progressivamente anche le parti urbane più consolidate. Ai margini della città può infatti ripartire l’economia con un progetto nazionale di riciclo, risparmio energetico, riduzione di sprechi; in questa ottica Re-cycle è inteso come dispositivo interpretativo, progettuale, creativo, innovativo, ibrido, flessibile, programmatico, multiscalare, che si attua con procedure che privilegiano un atteggiamento “processuale” più che “oggettuale” incentrate nella definizione di sistemi di relazioni più che il design del singolo manufatto. Il tema dei luoghi dell’abbandono, del rifiuto, del degrado, è letto, interpretato, progettato in relazione a nuovi immaginari nell’ambito di strategie di più ampio respiro, secondo una “narrazione ipertestuale”12 in grado di svelare qualità latenti e vocazioni inespresse e contestualmente prefigurare visioni e progetti per scenari futuri. Processi e pratiche Il Capitolo 4 dell’Atlante propone un repertorio di approcci interpretativi e ipotesi progettuali per insediamenti urbani recenti (approssimativamente dagli anni novanta del Novecento ad oggi), in quelle aree di urbanità incompleta o irrealizzata (ben oltre le periferie del secondo dopoguerra oggi consolidate e per certi versi considerate parte integrante del nucleo urbano) che si estendono all’infinito verso territori rurali e naturali. Intervenire sull’esistente è assunto come principio ormai inconfutabile per scongiurare nuove aree di espansione, limitare la crescita orizzontale delle citta, innescare la risignificazione dei nuovi paesaggi urbani dal loro interno. La fascia strategica del periurbano, area di ibridazione della città con la campagna, è risignificata attraverso un nuovo e più fluido concetto di margine inteso come “ecologia di bordo”13 ricco di valori, funzioni e risorse latenti da svelare. Il processo di rinnovamento dei luoghi massicciamente attaccati e compromessi della contemporaneità non può che avvenire dal suo interno, con azioni di rigenerazione degli spazi pubblici e collettivi per conferire qualità urbane, per ri-ammagliare frammenti disomogenei di territori, per ricostituire continuità percettiva, funzionale, spaziale del paesaggio; con azioni anche puntuali ma a rete e incisive dal punto di vista figurativo, programmatico e con un forte carattere simbolico e strategico. La tesi esposta in questo capitolo dell’Atlante descrive processi e pratiche per innescare nuovi cicli virtuosi abitativi, produttivi, collettivi, ecologici, secondo una visione di sostenibilità socio-ambientale da porre al centro delle politiche urbane a partire da tre questioni ritenute essenziali: il ruolo che l’agricoltura multifunzionale può svolgere per la rigenerazione degli spazi aperti in abbandono; il riciclo delle architetture e degli spazi di vita abitativi, produttivi e commerciali del quotidiano; il ruolo attivo delle comunità di abitanti nelle strategie e processi di riciclo. La dispersione urbana produce una moltitudine di vuoti; si tratta di spazi non ancora impermeabilizzati ma degradati o incerti nell’utilizzo, definiti dalla letteratura internazionale terrain vague, vacant lands, derelict lands, dros scape14. Se si opera un’inversione concettuale assegnando maggiore rilevanza ai vuoti anziché ai pieni emerge una mappa inedita, una potenziale trama connettiva reticolare e organica per
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10. cfr. Calcagno Maniglio Annalisa, Progetti di paesaggio per i luoghi rifiutati, Gangemi, 2010. La pubblicazione raccoglie gli esiti dell’omonima ricerca PRIN. 11. Dal noto aforisma di Albert Einstein «La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie» . 12. Definizione di Renato Bocchi. 13.Maciocco Giovanni, Pittaluga Paola, La città latente. Il progetto ambientale in aree di bordo, Franco Angeli, 2001. 14. L’argomento è affrontato nel volume: Marini Sara (a cura di), Nuove terre. Architetture e paesaggi dello scarto, Quodlibet, Macerata, 2011.
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La Metropoli Paesaggio Un nuovo ciclo di vita per Reggio Calabria – Manifesto. Progetto di Vincenzo Gioffrè con Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera, Elvira Stagno. (UdR Reggio Calabria)
UTOPIE DEL REALE
Introduzione
azioni di qualificazione e densificazione di attività e produzioni in chiave ecosistemica con azioni di mantenimento e/o implementazione della biodiversità; mitigazione dei flussi idrici e delle ondate di piena; produzione di energia da fonti rinnovabili; azioni sistemiche per un complessivo miglioramento della resilienza territoriale. Così il tema dell’agricoltura in chiave multifunzionale – oltre che produttiva anche con finalità sociale e ambientale – può svolgere un ruolo centrale nel ri-disegno della città contemporanea e nel miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti. Nel Quaderno 07 della collana Re-cycle Italy “Orditure del Terzo spazio”15 è proposto un primo confronto tra esperienze, strategie, programmi, processi, azioni, procedure, per verificare concretamente nelle aree urbane di recente formazione la risorsa agricoltura in termini funzionali, produttivi, spaziali, sociali, ecologici; temi ripresi nel presente Capitolo e ulteriormente approfonditi. Il Quaderno 10 della collana Re-cycle Italy “True-Topia. Città Adriatica riciclasi”16 raccoglie gli esiti di una sperimentazione teorica e applicata sul tema della città contemporanea italiana a partire dal caso studio – emblematico e rappresentativo – della agglomerazione urbana lineare lungo la costa di Marche e Abruzzo. La posizione culturale proposta è ben precisa; la complessità della condizione contemporanea è tale da richiedere capacità visionaria e radicamento al reale, appunto tra utopia e realismo. A partire da una campionatura di condizioni di abbandono rilevate nel territorio, tramite l’estrusione di tasselli da una planimetria di città reale che contengono attività prevalenti (infrastruttura, residenza, produzione, commercio, turismo) e la loro ricomposizione in una città immaginaria ma verosimile, si avvia un ragionamento sulla costruzione della città contemporanea. Le ipotesi formulate nel workshop aprono un ventaglio di sperimentazione molto vario e diversificato e una serie di temi che trovano occasione di ulteriore approfondimento nel Quaderno 20 della collana Re-cycle Italy “Capannoni riciclasi”17 e nelle pagine che seguono. Gli insediamenti urbani, anche nelle condizioni più compromesse, possono conoscere processi di diffuso rinnovamento solo tramite l’attuazione di processi di partecipazione attiva. Ogni azione re-cycle non può, infatti, prescindere dal ruolo partecipe e propositivo della comunità di abitanti. Nel convegno Op-position18 emerge, tra i vari temi affrontati, il valore “politico” piuttosto che “autoriale” dell’agire dell’architetto contemporaneo e un approccio “tattico” piuttosto che pianificatorio. Così nel Quaderno 09 della collana Re-cycle Italy “People meet in the re-cycle city”19, è stato affrontato il ruolo attivo della comunità nei processi di trasformazione di luoghi della città contemporanea con pratiche sperimentali condivise a partire dagli spazi di vita quotidiana. Il coinvolgimento attivo degli abitanti è ancora più determinante per i processi di riciclo dei territori più compromessi e fragili, là dove sembrerebbe ancora più assente il senso di comunità, ma dove si registrano inaspettate forme di coesione sociale e reciproco sostentamento, potenzialità e vocazioni inespresse in attesa di essere valorizzate. La tesi espressa in questo Capitolo dell’Atlante, quindi, proporre visioni, prefigurazioni, strategie che interpretano nuovi immaginari in grado di determinare un cortocircuito tra uno slancio fortemente innovativo, necessario per superare la condizione attuale di stallo, ed il radicamento ai luoghi e alle storie; raccontano di un «bisogno di utopia e il richiamo ad un approccio neo-neo realista»20. La tesi proposta si attua secondo modalità operative visionarie o prefigurative ma contestuali e adattive; l’approccio proposto è una sorta di “utopia del reale” per rintracciare il fantastico e il poetico nell’ordinario, per svelare inventiva e creatività latenti celate nella presunta banalità del quotidiano.
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15. Manigrasso Michele, Misino Paola (a cura di), Orditure del Terzo Paesaggio, Dal consumo di suolo al riciclo delle aree produttive agricole, 07 Re-cycle Italy Aracne, 2014. 16. Menzietti Giulia (a cura di), TRUE-TOPIA. Città adriatica riciclasi, Re-cycle Italy 10, Aracne, 2014. 17. Coccia Luigi, Gabbianelli Alessandro (a cura di), Capannoni riciclasi, Re-cycle Italy 20 Aracne, 2015. 18. Marini Sara, Roselli Cesira (a cura di), Op_positions I, 05 Re-cycle Italy, Aracne, 2014; Marini Sara, Roselli Cesira (a cura di), Op_positions II, 06 Re-cycle Italy, Aracne, 2014. 19. Paolella Adriano (a cura di), People meet in the recycled city. La partecipazione attiva dei cittadini al progetto di recupero, riuso, re-cycle dell’edificato abbandonato e dei paesaggi del rifiuto, 09 Re-cycle Italy, Aracne, 2014. 20. Ciorra Pippo, Astuti come le colombe, in Menzietti Giulia (a cura di), TRUE-TOPIA. Città adriatica riciclasi, Re-cycle Itly 10 Aracne, 2014.
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La Metropoli Paesaggio Un nuovo ciclo di vita per Reggio Calabria – Visioni. Progetto di Vincenzo Gioffrè con Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera, Elvira Stagno. (UdR Reggio Calabria)
UTOPIE DEL REALE
In quest’ottica il concetto di paesaggio è da intendersi in chiave contemporanea come risposta alla condizione ibrida post-moderna dei territori urbano/rurali, riassume in sé le componenti produttiva, ecologica, identitaria-storico-culturale, sociale e comportamentale e si configura come esito, sintesi e sintassi di una nuova ricerca estetica e figurativa sui temi della sostenibilità. L’agricoltura è strumento per ammagliare territori di margine, ridare continuità funzionale e percettiva ma soprattutto produttiva in chiave multifunzionale anche in relazione ad un modello di sviluppo utopico di neo-ruralismo e di autoproduzione di beni primari in associazione a nuove forme di abitare. La reinterpretazione della città contemporanea è ipotizzata a partire dall’assegnazione di un nuovo ciclo di vita al vastissimo repertorio di elementi costitutivi più banali – capannoni, case, infrastrutture – tramite una riconfigurazione architettonica, spaziale, simbolica. I processi sperimentali legati a nuove attività sostenibili di produzione di energia rinnovabili sono concepiti in una visione sistemica che pone al centro l’ecologia urbana e le pratiche di resilienza. Il ruolo della comunità di abitanti è considerato determinante nelle pratiche partecipate come fattore imprescindibile per avviare qualsiasi processo di rinnovamento della città dal suo interno. Il Capitolo 4 dell’Atlante Re-cycle è un progetto in progress; la narrazione è condotta con casi studio distribuiti nel territorio nazionale21 rappresentativi di condizioni emblematiche ma ricorrenti, affrontate con approcci e processi trasferibili o sperimentabili, con dovute correzioni di tiro, in altri contesti similari. Lo scopo è avviare un laboratorio permanente di idee che possa essere la base di dialogo con le comunità locali e gli enti pubblici, punto di partenza per ulteriori studi e approfondimenti sul rinnovamento della città contemporanea in Italia.