Alla ricerca dei fratelli

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giorno dopo giorno

di Serena Bellavita

Alla ricerca dei fratelli 16

Io e mio marito abbiamo adottato in Cambogia a gennaio 2009. Nostra figlia aveva appena compiuto cinque anni (così ci hanno detto, anche se si tratta sicuramente di un’età presunta): non era certo grandicella, ma abbiamo subito capito che si trattava di una bambina molto sveglia e precoce. Passato qualche giorno dal nostro arrivo a Milano, la bambina fece un disegno che solo da un annetto lei stessa ha tolto dalla porta della sua cameretta. Disegnò una palafitta con una scala che porta all’interno della capanna; in cima vi erano due piccole figure vicine, una con i capelli lunghi e l’altra con i capelli corti. Le faccine sono colorate di giallo… Appena lo vediamo io e mio marito prendiamo la bimba sulle ginocchia e le chiediamo chi siano queste due figure, anche se io

nel mio intimo sapevo già la risposta. Nostra figlia era in Italia neanche da un mese, ma con i gesti e qualche parolina in italiano ci fece capire che si trattava dei suoi genitori. Dopo un paio di mesi ci disse più chiaramente che quella che piangeva era la sua mamma per il dolore di vederla andare via e il suo papà che la consolava. Potete solo immaginare come ci siamo sentiti e come mi sono sentita io in particolare… ero così triste perché potevo solo immaginare cosa potesse sentire nel suo cuore una mamma che per amore della propria bimba e per darle un futuro migliore decide di darla in adozione. Da quel momento nostra figlia ha iniziato a parlarci del suo passato, della sua famiglia, di come lei e gli altri suoi fratelli fossero arrivati in Istituto e tanto altro ancora. Ci

disse che erano in sei figli e che i suoi genitori, spinti dalla nonna perché in casa la situazione era difficile e la nonna voleva un futuro migliore per i suoi nipotini, decisero di mandare in Istituto quattro di loro (due femmine e due maschi)… Lei parlava spesso dei suoi fratelli e chiedeva dove fossero e noi non sapevamo cosa risponderle. Non nascondo che eravamo abbastanza arrabbiati col nostro ente, che continuava ad asserire di non avere alcuna notizia a riguardo. Anzi... erano anche un po’ irritati quando tiravamo fuori questa storia dei fratelli. Dopo qualche mese dal nostro ritorno in Italia, ci incontrammo con altre famiglie del nostro ente che avevano adottato in Cambogia nel nostro stesso istituto e scoprimmo che anche i loro figli racconta-


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