Lettera a un bimbo già nato

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giorno dopo giorno

di Antonella Avanzini

Lettera a un bambino già nato 22

Io e mio marito abbiamo fatto tre viaggi in Russia. Oltre alla tipologia di viaggio prettamente turistico, al viaggio per lavoro, al viaggio sentimentale sessuale nei territori dell’est, ce n’è almeno un altro: i nostri sono stati tre viaggi del tipo “più di così non potrà mai esserci niente”; perché partire per andare in un paese per portare a casa due figli, partire in due e tornare in quattro, per sempre, è stato un viaggio S-T-R-A-O-R-D-IN-A-R-I-O !!!! Dei luoghi in cui sono stata ricordo ogni millimetro, ogni odore, ogni colore. Più che un viaggio però è più giusto chiamarlo una deportazione. Tutto l’iter adottivo che precede i viaggi nel paese estero è molto lungo, difficile, si impegnano moltissime energie da parte di tante strutture, tanti operato-

ri. Quando parti sei quasi arrivato in fondo. Ci sono voluti tre anni prima di arrivare ad avere il biglietto dell’aereo per andare a vedere i miei futuri figli. E non potete immaginare cosa abbia voluto dire preparare i documenti necessari a convincere lo Stato Federale Russo a far uscire definitivamente dalla Russia due cittadini russi. Proporzionato a cosa chiedono per farvi solo passare, o a cosa chiedono per farvi solo sposare, è molto, ma molto, ma molto di più. Da parte dei russi la Russia è ancora un paese “oltrecortina”, il mondo di qua è ancora un altro mondo, a cui si guarda, sì, ma ancora con un moderato ma tangibile sospetto, soprattutto nelle zone un po’ più provinciali. Arrivato in Russia, il genitore adottivo trova ad aspettarlo una persona

russa di riferimento, che si occuperà della sua procedura di adozione; persona pagata dall’ente italiano a cui si dà l’incarico per fare da intermediario con lo Stato della Federazione Russa. Per questa persona far adottare bambini è un lavoro, e lo svolge ovviamente con “spirito russo”. Il lavoro svolto prima del viaggio è tantissimo! Sia in Russia, perché convincere lo stato russo, che l’ente italiano per cui tu lavori ha diritto a dare in adozione un certo numero di bambini russi, è un lavoro non indifferente, soprattutto di alta “diplomazia” e svolto nei vari dipartimenti. Tanto lavoro anche in Italia, fatto da noi futuri genitori, dall’ente italiano che gestisce i rapporti tra lo stato russo e la coppia che vuole adottare e anche dalle strutture pubbliche italiane. Quando arrivi in


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