Uh! Che paura!

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leggendo Marina Zulian responsabile della BibliotecaRagazzi di BarchettaBlu

Uh! Che paura!

Strategie per riconoscerla e affrontarla 30

Una delle prime emozioni che i bambini manifestano fino da piccolissimi è la paura; anche se questa emozione può essere dolorosa, è importante che il bambino impari a riconoscerla e ad affrontarla, rafforzando così la propria capacità di superamento delle difficoltà. Le paure rappresentano dei meccanismi di autodifesa e permettono all’essere umano di fermarsi in tempo in presenza di un rischio; solo condividendo le paure con genitori e adulti, i bambini imparano a comprenderle, e possono fare in modo che non si manifestino in modo eccessivo, impedendo loro di avere una vita normale. Le storie che parlano delle paure, grazie anche alle immagini sapientemente realizzate con colori e tratti particolari, danno lo

rittura il risultato opposto a quello previsto. Quando un bambino manifesta paura, l’adulto viene condizionato impaurendosi a sua volta; genitori e insegnanti tendono a sminuire Non esistono ricette pre- con frasi quali «Devi cercaconfezionate per insegna- re di calmarti» o «Non c’è re ai bambini a supera- niente di cui aver paura, re, ad esempio, la paura calmati e rilassati». Come dell’abbandono, la paura sempre, e prima di tutdell’estraneo o la paura to, bisogna riconoscere al del buio. Ogni giorno con bambino il diritto di aver pazienza e costanza si può paura, altrimenti lo si laalmeno rendere la paura scia ancora più solo e non meno sconosciuta e si pos- si riesce a trasmettergli il sono stabilire delle modali- sostegno dovuto. Queste tà per affrontarla nella vita modalità di aiuto possono di tutti i giorni. Spesso le ritorcersi contro e provocastorie attingono a situazio- re nei bambini una chiuni del vivere quotidiano e sura e quindi una sempre quindi ricalcano difficoltà minore condivisione delle che realmente accadono. sue emozioni. A volte, e inconsapevolmente, gli adulti ricorrono Per essere utili e restituia modalità di aiuto con- re un minimo di serenità troproducenti e utilizzano possiamo iniziare dicendo frasi che ottengono addi- «capisco la tua paura di...» spunto ai bambini di parlare delle loro paure e ai genitori di contenere emotivamente i bambini, rassicurandoli e insegnando loro alcune strategie.


© francesca visintin

altri animaletti si nascondano disagi più grandi. In certi casi è assolutamente insufficiente usare un linguaggio quotidiano semplificato e quindi i bambini continuano ugualmente a mettere in atto comportamenti oppositivi e aggressivi, senza un’apparente motivazione. Qualche tempo fa sono andata al parco con mio figlio di sette anni. Generalmente lui è allegro, attivo, entusiasta di correre e giocare liberamente con Chissà quante paure i suoi amici. La sua allehanno loro quando noi giochiamo in soffitta! gria è contagiosa e spesso gli altri bambini lo seguono Stridono, squittiscono e sbuffano per cacciarci nelle sue idee: salire sugli alberi, nascondersi tra i via. cespugli, scoprire zone ineD’altra parte, è molto dif- splorate del parco... sembra ficile parlare con i bambini non aver paura di nulla! A delle loro paure poiché a un tratto l’ho sentito urlaNel poetico e tenero Uh! volte sono anche le nostre. re a squarciagola «AiutooChe Paura due bambine Spesso succede che dietro oo! Aiutoooo!». Sono corsa molto simili di aspetto vivo- alle paure di ragni, topi o pensando a un infortunio, «Anch’io ho avuto paura quella volta, ma poi sono riuscita a...». Bambini e adulti, nelle loro vite, sperimentano momenti sereni e altri angoscianti. Quando vorremmo aiutare qualcuno negli attimi di paura ci rendiamo conto di quanto sia difficile trovare le parole e i modi giusti per essere davvero utili. Proprio per questo possiamo fare una sorta di allenamento e prepararci con delle frasi di vero aiuto e sostegno. Anche provare a vedere le cose da diversi punti di vista, mettendo in evidenza che a volte le paure sono frutto della nostra elaborazione, può aiutare i bambini a sdrammatizzare e vivere le paure in modo diverso.

no alcune delle più comuni paure dei bambini in modo opposto: la prima ha paura del pipistrello, della civetta, del ragno e del topolino; la seconda invece ride col buffo animaletto a testa in giù, si fa cullare dal verso della civetta e gioca con le fantastiche tele sferruzzate del ragno. Questo breve racconto fa riflettere sulle piccole paure e si conclude con un pensiero che rovescia la situazione:

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ma invece era fermo immobile, paralizzato alla vista di un piccolo ragnetto. Una vecchietta che ha assistito alla scena lo ha subito rimproverato dicendo «Basta strillare, non è niente, fai spaventare inutilmente tua mamma e gli altri!». Mio figlio continuava a strillare in preda a una crisi e non ne voleva sapere di muoversi. Tutti ci guardavano e anch’io, poiché il mio tono suadente e le mie parole rassicuranti non sortivano alcun effetto, stavo per disperarmi. Per fortuna il suo amico Marco, generalmente timido e riservato, senza proferire parola ha preso il ragnetto e lo ha portato via. Per tutto il pomeriggio non ne abbiamo più parlato, ma la sera, in un momento di tranquillità avrei voluto riprendere il discorso. Purtroppo non riuscivo a trovare il momento e le parole giuste. Ma che sorpresa quando, prima di addormentarci, ho letto il libro Benno, non ha mai paura. Mi chiamo Benno. Benno cuor-di leone. Benno senza-paura. Nessuno, a parte me, ha il coraggio di scendere dallo scivolo a testa in giù! Max è un fifone. Ha persino paura di salire in piedi sull’altalena.

Benno adora i film dell’orrore, mentre Max si copre gli occhi. Benno ama arrampicarsi, mentre Max preferisce giocare con la palla. Improvvisamente Benno si accorge di avere un ragno sulla mano e inizia a urlare come un matto. Max corre in suo aiuto, prende il ragno e lo porta via. Max ha paura di tante cose, ma non dei ragni. La notte Benno non riesce a dormire pensando ai mostri sotto al letto e a Max che, se racconta a tutti ciò che è successo al parco, lo farebbe diventare lo zimbello della scuola. Benno decide di confidarsi con il papà. «Avere paura è normale» mi spiega lui. «Anche tu alla mia età avevi paura?», chiedo stupito. «Sì, avevo paura dei mostri sotto al mio letto» mi risponde «E che cosa facevi per superare le tue paure?» gli chiedo ancora. «Chiamavo il mio papà, insieme cercavamo i mostri... ma non li trovavamo mai!» mi dice con un sorriso. A scuola Max non ha detto niente. Io non lo prendo più in giro. E anche Max è cambiato. L’altro giorno è sceso dallo scivolo a

testa in giù. Mi chiamo Benno. Benno cuor-di leone. Benno senza-paura. Al LunaPark sono coraggiosissimo... mi diverto allo stand delle paperelle senza timore di essere preso in giro! La prima cosa da fare con i bambini spaventati è quella di verbalizzare la loro paura. Benno è riuscito a fidarsi del proprio papà e gli ha raccontato il suo disagio. Purtroppo la maggior parte dei bambini non parlano dei propri sentimenti di paura. Generalmente scelgono di vivere affrontando da soli ciò che li spaventa. La cosa più grave è che molti bambini non hanno neanche idea del fatto che potrebbero essere aiutati ad affrontare ciò che li spaventa e stare meglio; quindi non hanno mai chiesto aiuto e mai viene loro in mente di farlo. Addirittura molti bambini spaventati pensano che sentirsi spaventati faccia parte della vita e non hanno proprio idea di cosa potrebbe voler dire vivere senza la paura. I bambini spaventati credono che l’unica strada sia resistere. Di certo rimproveri, divieti e minacce non servono, ma a volte neanche pazienti discorsi sporadici sono suf-


ficienti a far sentire i bambini compresi e protetti. Con i bambini che si chiudono nel silenzio e nell’isolamento è inutile cercare di scoprire le cause del disagio chiedendo cosa c’è che non va? o tempestandoli di domande come in un interrogatorio. Siamo noi adulti che dovremmo aver bene chiare le cose utili da dire e i messaggi importanti da

dare ai bambini. Si può per esempio iniziare dicendo che è molto coraggioso raccontare a un adulto che c’è qualcosa che spaventa. Purtroppo a volte il problema è che proprio gli adulti spaventano con certi loro atteggiamenti e quindi è necessario anche sottolineare che i bambini hanno dei loro diritti, primo fra tutti quello di essere rispettati e trattati bene. Un

adulto che spaventa i bambini spesso lo fa perché quando era piccolo qualche adulto lo ha spaventato. Quindi è importante aiutare i bambini a trovare il modo migliore per affrontare un adulto che spaventa; per esempio si può insegnare loro delle frasi da usare «Mi stai facendo paura, non riesco ad ascoltare quello che mi dici. Per favore parlami con più cal33

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Bibliografia

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Uh! Che paura! A. Rouvière, E. Battut, Edizioni Arka, 2009 Benno non ha mai paura. P. Goossens, T. Robberecht, Clavis, 2009 Che strizza. P. Balducci, Panini Editore, 2001 Filastrocche per giocare alla paura. C. Albaut, Motta Junior, 2008 Mostro, non mangiarmi. C. Norac, Adelphi, 2006 Mamme e mostri. G. Quarenghi, C. Carrer, Giunti Kids, 2004 La Maschera. G. Solotareff, Babalibri, 2006. Mi sembra di vedere un dinosauro. E. Dodd, Lapis Edizioni, 2009. A spasso col mostro. J. Donaldson, A. Scheffler, Edizioni EL, 2006 Ciripò, Lilli, Rataplan e altri animali paurosi. Favole per aiutare i bambini a vincere le ansie più comuni. G. Maiolo, G. Franchini, Erickson, 2003 Il diavolo al mulino. R. Piumini, Emme Edizioni, 2001 Kirikù e la strega Karabà. M. Ocelot, Ape Junior, 2007 Le sette paure di Ciripò. G. Franchini, G.Maiolo, Edizioni Erikson, 2005 Anche gli orchi hanno paura. Una storia per insegnare ai bambini ad affrontare le proprie paure. C. Scataglini, Erickson, 2008 Aiutare i bambini… che hanno paura. Attività psicoeducative con il supporto di una favola. M. Sunderland, Erickson, 2004

Link http://digilander.libero.it/icsorgiano/Alonte/bimbi2003/fluido/paura/copertina2.html http://gold.indire.it/nuovo/gen/show-s.php?ObjectID=BDP-GOLD00000000001B1500 http://gold.indire.it/nuovo/gen/show.php?ObjectID=BDP-GOLD000000000029C7AD


ma», oppure «La mia maestra mi fa paura, puoi fare qualcosa per aiutarmi?». Nel libro di Benno, il protagonista ha condiviso con il papà la sua paura, ha scoperto che anche il papà ne ha e si è sentito subito rassicurato. Anche in Che strizza! si sottolinea come chi ha paura di tutto e di tutti, non ha certo una vita facile poiché si spaventa in continuazione. Strizza è molto sospettosa e si guarda sempre intorno nel timore che compaia qualche pericolo. Un giorno Strizza si è presa una paura grandissima per un grande temporale; era terrorizzata. Ma a Strizza è successa una cosa strana. Quando tutto è finito lei si è accorta che non era morta. Così ha pensato che forse si era spaventata più del necessario. «In fondo se sono sopravvissuta a una paura del genere, forse potrei anche sopportare di vedere un ragno senza scappare dalla stanza». Dopo quell’avventura Strizza è diventata più coraggiosa e ora riesce a fare un sacco di cose di cui prima aveva paura: può persino andare in cantina da sola, un po’ di tremarella ce l’ha ancora, ma con l’aiuto di una pila arriva all’ultimo scalino! E a chi le chiede come fa, lei risponde che è tutta una questione

di allenamento. Gli albi illustrati sono efficaci se contengono situazioni simili a quelle vissute dal bambino, nelle quali potersi identificare facilmente con il protagonista. Questo può accadere se autori e illustratori conoscono in profondità le emozioni e i sentimenti che i bambini provano di fronte a fatti simili. La descrizione deve essere puntuale ed efficace e all’interno della storia ci devono essere dei messaggi che il bambino può utilizzare per superare il problema e ritrovare fiducia circa le proprie possibilità di miglioramento. Utili possono essere le frasi tipo «C’è qualcuno che ti ascolta e che può aiutarti», «Ora hai paura, ma le cose possono cambiare»; queste frasi non creano false illusioni ma affermano come stanno veramente le cose e come le situazioni possano evolvere. Soprattutto quando si parla di paure che creano angoscia nei bambini, è necessario che la storia si componga di tre fasi, come ci insegna la psicoterapeuta Margot Sunderland: 1. fase dell’empatia, in cui si descrivono accuratamente la situazione iniziale e i comportamenti del personaggio principale in risposta a tale situazione, che devono essere simili a quelli attuati dal bambino.

2. fase della crisi, in cui la risposta comportamentale del personaggio non basta più a fronteggiare la situazione ed egli si rende conto che deve affrontarla diversamente. 3. fase dell’empowerment, in cui, più che un semplice lieto fine, vengono illustrate delle strategie per superare il problema, delle soluzioni alternative che siano alla portata del bambino. Anche nel raccontare le nostre paure di adulti e di quando eravamo bambini, possiamo utilizzare questo schema. Così facendo, la storia viene ascoltata con attenzione dai bambini; essi sono stimolati a capire gli stati d’animo dei personaggi fino nei più piccoli particolari. In alcuni casi il bambino non riesce subito a identificarsi, ma sente che qualcosa a lui conosciuto sta avvenendo. L’adulto che legge o racconta non deve aver fretta di arrivare alla situazione finale, ma piuttosto deve rallentare, soffermarsi sui sentimenti che riguardano lo stato d’animo del bambino e aiutarlo a rielaborarli fino in fondo. Inoltre l’adulto non deve cadere nella facile tentazione di evidenziare l’identificazione con il protagonista, magari attribuendogli lo stesso nome del bambino o facendo dei paragoni più

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o meno espliciti tra la situazione narrata e quella vissuta realmente. Tutto il lavoro sarebbe vanificato. Può incoraggiare la riflessione del bambino magari domandando «come si sente il protagonista quando gli è successa quella disavventura?». Naturalmente una storia non basta per superare una paura, ma può essere lo spunto da cui partire almeno per riconoscerla. Ancora una volta raccontare una storia può essere il modo più utile per offrire il nostro aiuto e placare anche il nostro senso di inadeguatezza. Inoltre, anche quando noi adulti siamo abbastanza sicuri di conoscere la causa scatenante di una paura, non possiamo pretendere che il bambino sia in grado di parlarne apertamente. Il bambino ha bisogno di poter parlare indirettamente

di sé e delle proprie paure, utilizzando la metafora e l’identificazione nei personaggi e nelle situazioni di fantasia che richiamano la situazione reale. Anche in psicoterapia si utilizza il meccanismo della proiezione: si tratta di una strategia di difesa per la quale, invece di descrivere le proprie paure, le si proietta su altre persone reali o immaginarie per tenere a debita distanza la parte di sé che si ritiene pericolosa. I protagonisti delle avventure si trovano a dover affrontare le paure che quotidianamente vivono i bambini: la paura di crescere, la paura dell’abbandono, la paura che i genitori si separino, la paura della scuola, la paura di fare brutti sogni, la paura del distacco, del diverso e di non essere accettati. Le storie rispondono in modo semplice e immediato agli

interrogativi che i bambini si pongono, mostrando loro in modo fantastico la strada che stanno percorrendo, gli ostacoli e le difficoltà che possono incontrare. Si può anche tentare di sdrammatizzare le paure, ma non si può sminuire il sentire dei bambini. Attraverso filastrocche divertenti e rime fantasiose si può giocare con le parole raccontando di mostri, lupi, streghe e temporali. Dato che la rima e la poesia costituiscono un ottimo approccio comunicativo con i bambini, è spesso più semplice affrontare tematiche difficili come quella della paura. I bambini sono affascinati dalle ripetizioni, dalle combinazioni di parole, dagli speciali effetti ritmici e musicali. Anche nelle filastrocche le tematiche tengono conto delle paure che i bambini


possono incontrare nel loro sviluppo. Purtroppo molti bambini pieni di paure si sentono assaliti dall’ansia, si sentono soli e decidono di rifugiarsi in se stessi piuttosto che confessare il loro disagio; questi bambini pensano che gli adulti non siano in grado di capirli. La paura di non essere all’altezza, di non essere adeguati, di rimanere soli sono solo alcuni dei temi di molti libri per bambini; queste storie sono utili per far comprendere che le preoccupazioni si possono superare se si ha fiducia negli altri e nella possibilità di una soluzione. La paura, oltre che con la chiusura e l’isolamento, si può manifestare in molti modi e a volte si manifesta con una esagerata iperattività. Naturalmente anche le cause sono varie e comprendono quelle immaginarie dei

bambini con poca stima di sé e quelle reali dei bambini che hanno subito violenze e abusi. In questo ultimo caso i bambini percepiscono il mondo esterno come insicuro e minaccioso. Le ansie possono arrivare a diventare paure paralizzanti e se vi è un disordine emotivo interiore, non permettono di affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Se i bisogni affettivi vengono repressi, si possono generare addirittura comportamenti ossessivi. Tutti gli adulti hanno quindi il compito di dare la possibilità ai bambini di esprimersi in libertà e di sentirsi rassicurati da una presenza stabile e stimolante; ciò può avvenire se le risposte degli adulti sono adeguate alla capacità di comprensione dei bambini e al loro mondo fantastico e irrazionale.

La senti che arriva ti assale piano piano è come un gigante o come un brutto nano Fa correre i brividi su e giù per la schiena a volte è più forte di una grossa balena Non sai che nome darle ti fa sudar le mani, è come l’abbaiare di più di cento cani. Si insinua minacciosa e sibilante striscia è più schifosa e viscida di una velenosa biscia. Se cerchi di prenderla oppure di imbrogliarla ti sfugge dappertutto, fai fatica a fermarla. Ma allora sai chi è questa strana figura? Io so che nome darle, acccidenti è la paura!

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