Il catalogo dei genitori - terza puntata

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leggendo Marina Zulian responsabile della BibliotecaRagazzi di BarchettaBlu

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Il libro delle famiglie è un albo illustrato del Battello a Vapore molto particolare, con colori forti nel classico e riconoscibilissimo stile di Todd Parr. Come si può evincere dal titolo il libro parla di famiglie, genitori e figli, ma anche di diversità, complessità e possibilità. L’autore scrive una speciale dedica:”Alla mia famiglia che qualche volta non mi ha capito, ma mi ha incoraggiato comunque a inseguire i miei sogni anche quando non li condivideva; E adesso capisco che per farlo, ci vuole un sacco d’amore”. In effetti la famiglia è spesso un punto di riferimento che a volte critica, a volte sostiene e altre volte non condivide. Sarebbe bello che tutte le famiglie, come quella di Todd Parr, incoraggiassero comunque a portare avanti i propri ideali e le proprie convinzioni. Ma purtroppo non è sempre

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così! In ogni pagina colorata si trovano poche parole e semplici illustrazioni esemplificative: nella prima scena Parr scrive che Alcune famiglie sono grandi e disegna tanti coniglietti di varie misure e nella seconda scrive Alcune famiglie sono piccole e disegna un papà con la carrozzina e un unico figlioletto. E così via: Alcune famiglie sono dello stesso colore. Altre sono di colori diversi. Tutte le famiglie amano abbracciarsi. In alcune famiglie si vive vicini. In altre si vive lontani. In alcune famiglie ci si assomiglia tutti. Alcune famiglie assomigliano ai loro animali. Tutte le famiglie sono tristi quando perdono qualcuno che amano. In alcune famiglie i fratelli hanno mamme e papà di-

puntata versi. Alcune famiglie adottano dei bambini. Alcune famiglie hanno due mamme e due papà. Altre hanno un solo genitore invece di due. Tutte le famiglie amano festeggiare insieme i momenti speciali. In alcune famiglie tutti mangiano le stesse cose. In altre tutti mangiano cose diverse. Alcune famiglie sono tranquille. Altre rumorose. Questo libro viene presentato come un semplice e giocoso aiuto ai genitori che desiderino far capire ai bambini il valore delle differenze. Effettivamente ci sono tantissimi modi di essere una famiglia e sfogliando questo libro se ne possono scoprire tanti. Molto interessante è che, tra le pagine che elencano le differenze, ci sia ogni tanto una pagina che


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racconta una similitudine importante: a tutte le famiglie piacciono gli abbracci, in tutte le famiglie si soffre se accade qualcosa di triste e si è allegri e si festeggia per un evento lieto. Il messaggio al bambino è che in fondo tutte le famiglie, pur nelle loro diversità, sono accomunate nei sentimenti. Il messaggio è sicuramente rassicurante per il bambino che ha bisogno di sentirsi sicuro, ma ad una lettura più approfondita può risultare a volte un po’ utopistico e stereotipato. In generale non amo troppo gli illustratori che usano colori così forti e segni così netti; spesso penso alla complessità delle diverse situazioni, alle sfumature che sono sostanziali e a come sia difficile rappresentarle in questo genere di libri. Tuttavia apprezzo lo sforzo per dare sicurezza ai bambini, insegnando loro che posso-

no considerare le differenze senza paure o ansie poiché non sono sinonimo di mancanza ma di ricchezza. Il libro è consigliato per bambini dalla scuola d’infanzia, ma come spesso accade, può essere uno spunto di discussione anche con bambini molto più grandi. Un altro aspetto interessante, emerso durante la lettura di questo libro con un gruppo di bambini di 4 anni, è che spesso i bambini pensano che ciò che accade con i loro genitori e nella loro famiglia, accada anche in tutte le altre. In particolare una bambina che vive con i genitori e la nonna ha esclamato: ”Ma come?! Non c’è in tutte le famiglie una nonna che vive nella stessa casa con mamma papà e nipoti?” Normalità e diversità sono quindi concepiti dai bambini in modo diverso rispetto a noi adulti; importante è

che i bambini capiscano che in ogni famiglia ci possono essere delle differenze, ma che per questo una famiglia non sia meno importante o bella di un’altra. Ci sono molte ricerche e molti studi sulle diverse tipologie di genitori e di famiglie: monogenitoriali, nucleari o plurinucleari, monoetniche o differenti per appartenenza etnica. Ci sono pluralità di forme e modelli familiari e genitoriali con famiglie miste, con famiglie di differente provenienza geografica, famiglie autoctone, ecc. Indipendentemente dal tipo, non sempre la genitorialità viene però espressa come capacità di provvedere all’altro, di conoscerne il funzionamento, di entrare in risonanza affettiva con l’altro. Non sempre la famiglia, la coppia genitoriale riesce a provvedere alla protezione e all’accudimen-

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to dei più piccoli. In questo senso è bello il forte richiamo alla necessità di supportarsi vicendevolmente all’interno dei nuclei famigliari con cui il libro termina; l’autore dedica le ultime due pagine a quella che definisce una cosa che unisce tutte le famiglie del mondo: In tutte le famiglie, l’unione fa la forza!

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Anche in molti altri libri per l’infanzia, viene evidenziato come il punto di vista dei bambini sia molto diverso da quello dei genitori. In Per fortuna c’è la mamma il bambino si chiede “Cosa farà la mamma mentre io sono all’asilo? come farò a sconfiggere il buio, il freddo, gli orchi mostruosi che mi fanno paura? Ho anche tanta fame e dovrei andare in bagno ... Dov’è la mia mamma? Mammaaa!”. “La mia mamma sa fare cose straordinarie. La mia mamma mi cuce vestiti bellissimi. La mamma inventa storie avventurose”. La giornata della mamma vista dagli occhi di un bambino durante una normale, lunghissima giornata dalla sveglia all’asilo, dalla cena alla nanna è molto diversa da quella che effettivamente vive la mamma. E come il titolo ci fa intuire, anche in Mentre la mamma è al lavoro di Silvia Teodosi si

affronta lo stesso argomento. Leggendo queste pagine insieme al proprio figlio si può cogliere l’occasione per confrontare le situazioni di fantasia con quelle reali. È difficile per un bambino capire cosa fa la mamma tutto il giorno senza di lui. La mamma dice Vado al lavoro, ma cosa sarà veramente questo lavoro? e soprattutto cosa farà la mamma mentre è al lavoro? In modo semplice e diretto il libro racconta la giornata tipo di Mia, una bambina che va all’asilo e della sua mamma mentre è al lavoro. Il confronto è immediato perché in ogni pagina si illustra in parallelo cosa fa la piccola Mia da quando entra all’asilo a quando esce e quello che fa la sua mamma dal momento in cui arriva in ufficio a quando va a prendere la sua piccola al pomeriggio: mentre Mia fa la merenda la sua mamma prende un caffè, mentre Mia fa un riposino, la mamma vorrebbe riposarsi ma continua a lavorare. Come ultimo libro dedicato ai più piccoli, forse politicamente scorretto e spudoratamente dalla parte delle mamme, e non dei papà, consiglio Scacciabua. Nelle prime pagine si parla del Superpapà che porta il suo bambino sulle spalle in

mezzo alla neve, che quando il bambino gioca, corre o salta e sfortunatamente cade e si fa la bua, arriva il superpapà di corsa, gli dà un bacino e immediatamente la bua sparisce. Quando i nostri bambini cadono, il primo e fondamentale metodo per rassicurarli è quello di guarire la bua con un bacino. Il valore altamente terapeutico dell’affetto è davvero reale, i bambini ci sorridono incoraggiati e ricominciano a correre e a cadere. Il nostro papà Scacciabua è quindi un supereroe risucchiatore di piccoli inciampi. Ma che cosa succede quando il nostro supereroe dimostra tutti i suoi limiti, cadendo rocambolescamente nel tentativo di salvare il figlio? Un giorno infatti una brutta caduta dalle scale ha fatto piangere il cucciolo. Il Superpapà è subito corso per compiere la sua missione di Scacciabua, ma patapunfete, sulle scale è inciampato anche lui. Ma allora anche i Superpapà si fanno la bua? E chi scaccia adesso la superbua? Meno male che c’è la Supermamma! Anche in questo caso il punto di vista dei bambini è molto diverso da quello degli adulti. Agli occhi del


bambino il papà è perfetto e sa sempre come affrontare la situazione; nel momento della rovinosa caduta del papà, il bambino si rende conto però che i genitori sono tutt’altro che capaci di fare ogni cosa e che anche loro a volte hanno bisogno di qualcun altro che li aiuti. Segnalo anche una lunga e completa bibliografia tratta dal Database di Liber e intitolata Di mamme ce n’è una sola? Nella premessa si descrivono mamme perplesse, stanche, schiacciate dal peso di una responsabilità nuova e sconosciuta, dolorosamente combattute tra istinto protettivo e aggressività. Dai libri della bibliografia emerge un ritratto delle mamme dei nostri giorni, perennemente divise tra l’idillio e la lotta nel rapporto con il proprio bambino e le sue incessanti pretese. Vengono proposte testi di vario genere rivolti a bambini e ragazzi che hanno come protagoniste figure di madri. Quasi per riscattare l’immagine dei papà, presento questo meraviglioso libro per ragazzi e, oserei dire anche per adulti. Si tratta del dolce e coinvolgente The frozen boy del bravissimo Guido Sgardoli. Racconta la storia del dottor Robert Warren, uomo e papà di-

strutto dal rimorso e dai sensi di colpa. Con le sue ricerche ha contribuito alla realizzazione delle bombe che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki, e per queste esplosioni nucleari suo figlio è morto. Dopo un matrimonio naufragato, la morte del figlio, la solitudine per aver dedicato tutta la vita esclusivamente agli studi e alla ricerca, si trasferisce in Groenlandia in una stazione scientifica isolata tra i ghiacci. Abbandonata la base militare e avventuratosi tra i ghiacci con l’intenzione di farla finita, si imbatte in qualcosa di totalmente inaspettato. Proprio quando la speranza sembra abbandonarlo, un evento a cui la scienza non sa dare un nome né una giustificazione, cambia per sempre la sua vita. Prima di lanciarsi dalla scogliera, viene distratto e salvato da un bagliore metallico, proveniente da qualcosa incastrato nel ghiaccio. Avvicinatosi, si accorge che a creare il riflesso non è un oggetto, ma il corpo ibernato di un ragazzo. Protetto e nascosto da una spessa lastra di vetro, a strapiombo sul mare, c’è il corpo di un ragazzino che indossa abiti antichi. Il ragazzo nel blocco di ghiaccio viene trasportato nell’infermeria del laboratorio e diventa l’attrazione di tutti. A chi ap-

partiene il corpo? Cosa ha fatto sì che si trovasse in mezzo ai ghiacci? In quale epoca è vissuto il ragazzo, visti i suoi abiti fuori moda? Un giorno, il corpo di Jim, così si chiama il ragazzo, viene rianimato e riprende vita. In quella base militare americana, in quella terra di ghiaccio e luce perenni, quel fisico nucleare, tormentato dalle morti in Giappone, incessantemente percorso da rimpianti per suo figlio prematuramente scomparso, decide di rimandare il suicidio e di prendersi cura di un ragazzo. Robert si prende cura di lui in ogni momento, parlandogli dolcemente, trasmettendogli calore. Così facendo, anche il suo cuore arido e cinico ritorna a battere. Ma la rinascita di Jim è un caso così straordinario che attira l’attenzione della comunità scientifica, che vuole studiare questo evento unico. Robert comincia ad affiancare il medico che tiene Jim sotto osservazione; passa ore al suo capezzale, gli legge poesie, brani di libri, articoli finché il ragazzo inizia ad aprire e chiudere gli occhi, articolare suoni e muovere parti del corpo. Il medico dell’infermeria convince Robert a non abbandonare il ragazzo in balia di esperimenti scientifici, persuaso tra l’altro del fatto che il corpo


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del ragazzo stia subendo un processo di deterioramento molto rapido. Warren coglie la sua “seconda possibilità”: tenta di riportare il ragazzo da dove è venuto, nascondendosi con lui, cercando di comunicare attraverso i gesti, nel silenzio ma nell’empatia. Il ragazzo inizia a invecchiare rapidamente e i servizi segreti vogliono prenderlo per farne una sorta di cavia. Per impedire ogni accanimento sul corpo debole di Jim, Robert lo rapisce e con lui intraprende un viaggio all’ultimo respiro che porterà entrambi a riconciliarsi con i rispettivi passati, in un finale catartico e commovente. Qualcuno mi ha detto che ho ricevuto in dono una seconda possibilità. E da qui che intendo ripartire. Dalle occasioni perdute, senza guardare al passato, senza sapere che cosa sia giusto e cosa non lo sia. Jim e Robert riprendono a vivere in modo parallelo con un analogo processo di scongelamento. Se Jim rivive solo dopo aver eliminato il ghiaccio che lo ha tenuto prigioniero, anche Robert torna alla vita solo dopo aver sciolto il dolore che bloccava il suo cuore ibernato. The frozen boy è un romanzo che coinvolge dall’inizio

alla fine ed è scritto con sapienza e coraggio. Ci vuole coraggio per parlare di morte e di rinascite, di vita e di relazioni tra marito e moglie e tra genitori e figli. Nel libro si racconta di come Robert aveva trasferito sempre maggior tempo dalla famiglia alle sue ricerche, finchè la moglie Susan, constatato di essere vedova di un vivo, si era scoperta non più disposta a comprenderlo e ad assecondarlo. È fantastico come l’autore, dividendo il libro in tre parti, Bianco, Blu e Verde, ci catapulta magicamente in tre mondi esteriori e interiori completamente diversi ma al tempo stesso irresistibili. Il Bianco è quello delle nevi della Groenlandia, del desiderio di oblio e di morte ma anche della seconda possibilità; del bagliore che rischiara tutto il suo presente, il futuro e anche il passato. Come il ghiaccio è mutevole e instabile, lo è anche l’umore dell’essere umano. La mente del protagonista è come accecata e i pensieri erano grovigli di serpenti impegnati a contorcersi e difficile tenerli a bada. Il Blu è quello dell’oceano profondo e misterioso, del cielo e del riscatto. Robert si riscopre padre e sente nascere in lui il bisogno di proteggere quella creatura che miracolosamente è soprav-

vissuta al tempo. Il momento dello scioglimento, della confusione, della riscoperta delle emozioni. Alle volte aveva paura, una sensazione che partiva da dentro, dal punto esatto nel quale stava il cuore e che si diffondeva a tutto il resto del corpo. In quelle occasioni, anziché di dormire, aveva voglia di piangere, anche se piangere era una cosa per bambini piccoli e non per uno come lui. Eppure anche se avrebbe voluto piangere e non si sarebbe vergognato di farlo, non ci riusciva. Il Verde è quello della brughiera, delle chiome degli alberi, dei campi, del muschio; continua la vicenda delle due anime sole che si vanno cercando, che comunicano senza parole. L’uomo e il ragazzo erano due punti silenziosi in un universo che giganteggiava, eterno e che si muoveva secondo una concezione del tempo infinitamente dilatata. L’uomo e il ragazzo. E nient’altro. Un romanzo tenero che tocca corde profonde e sensibili non senza fornire una buona dose di brividi e avventura. Alla fine Robert si sente pieno di luce e di aria pulita. Ha colto la sua seconda possibilità e al termine del romanzo, quando il ragazzo non c’è più, Robert


Bibliografia Il libro delle famiglie. T. Parr, Piemme, 2012 Per fortuna c’è la mamma. A. Baruzzi, San Paolo, 2008 Mentre la mamma è al lavoro. S. Teodosi, GradoZero, 2009 Scacciabua. E. Jadoul, Babalibri, 2011 The frozen boy. G. Sgardoli, San Paolo, 2011 Link http://www.liberweb.it/upload/cmp/Temi_emergenti/ pdf/mamme.pdf

sa comunque da dove ripartire. Con alcuni passaggi estremamente toccanti, come quando Robert acquista il gelato al giovane Jim ricordandosi di non aver mai comprato un gelato al figlio Jack o come il tentativo di Jim di camminare appoggiato alle stampelle, il pianto confortato da un abbraccio, lo scambio reciproco dei nomi, il libro ci esorta a non mollare mai, a credere nelle seconde possibilità. Quante volte ho pensato “ormai non posso più tornare indietro”, “ormai non potrò avere ancora un’altra possibilità”. Ma ogni giorno i miei bambini mi hanno insegnato che c’è sempre un’altra possibilità, che non ci si può fermare al passato

e che nonostante possano accadere cose “tremende”, almeno agli occhi dei bambini, si può tornare a sorridere, a volte anche dopo solo cinque minuti. L’uomo e il ragazzo. Il presente e il passato. Le disillusioni e le speranze. Chi della vita si stava per sbarazzare e chi ne è sempre rimasto aggrappato. Da un lato un uomo che avrebbe voluto abbandonare la propria vita, dall’altro un ragazzo che non l’ha mai voluta mollare. Tra i due intensi protagonisti si è creato un legame fondato sul più primordiale dei bisogni. Quello di amare. E di sentirsi amati. E questo è proprio ciò di cui tutti noi,

grandi e piccini, abbiamo costantemente bisogno. La scrittura di Sgardoli esprime perfettamente questa essenziale e primitiva necessità e ci cattura in ogni riga, lasciandoci un senso di commozione infinita; lo stile della scrittura ricco e complesso è al tempo stesso semplice e si completa perfettamente con l’immensa forza della storia. The frozen boy parla di amicizia, fiducia, responsabilità, di scelte. Ma soprattutto di seconde possibilità. E quindi ricordiamoci di dare sempre a noi stessi e a nostri figli “un’altra possibilità”.


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