Così come stanno le cose

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di Anna Guerrieri

Così come stanno le cose ...

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Non è facile in questo periodo trovare “buone notizie” da dare. Anche in ambito adottivo il nostro paese vive un momento di intensa incertezza e direi di confusione. A fronte di dibattiti che si aprono e chiudono repentinamente, a fronte di notizie in eccesso che vengono spesso usate e abusate, poi assistiamo ad una situazione complessa internazionalmente in cui la percezione è che le adozioni internazionali come le abbiamo sempre conosciute stiano mutando profondamente e radicalmente. Paesi come la Colombia e l’Ucraina hanno negli anni drasticamente cambiato il proprio approccio. Paesi che hanno chiuso anni fa, come la Cambogia, con l’intento di migliorare il sistema e riaprire, non hanno poi riaperto. Paesi come la Federazione Russa sono percorsi da dibattiti interni molto intensi, talvolta aspri, che portano a “chiusure” e “congelamenti” a livelli sia centrale che regionale. Paesi come la Repubblica Democratica del Congo che periodicamente bloccano le pratiche adottive fermando coppie e bambini ormai abbinati. Dal punto di vista di chi desidera adottare si prefigurano “attese” complesse, irte di dubbi e di colpi di scena dolorosi o quanto meno preoccupanti. In un clima così, a chi si occupa di adozione, forse resta soprattutto un dovere: cercare di fare il proprio lavoro senza clamore ma costantemente, dalla parte dei bambini e dalla parte delle famiglie. Facendo il proprio lavoro, forse non si farà sempre la cosa giusta o la cosa più efficace, ma si farà sicuramente qualcosa di serio per le famiglie. Questo, come associazione famigliare, chiediamo in questo istante alle Istituzioni Italiane. Fortunatamente tuttavia, con umiltà e con soddisfazione, ci sentiamo di dire che sul versante “scuola e adozione” tante cose si stanno muovendo e sembrano muoversi in senso positivo. I protocolli provinciali di Monza, La Spezia e ora di Cremona, la lettera di Genitori si diventa pubblicata sul sito dell’USR Umbria, la partenza dei lavori a Messina, i tanti convegni dedicati al tema in generale e al Protocollo MIUR CARE, sono


una testimonianza dell’efficacia del fare “rete” tra: famiglie, associazioni famigliari, operatori, servizi, istituzioni, enti locali. Il lavoro continuo con il MIUR sta dando i primi reali risultati, sia in termini di aiuto diretto alle famiglie, sia in termini di decisioni che piano stanno venendo prese. In particolare, come riportato efficacemente nel sito di CARE che si occupa di diffondere ogni informazione sul tema, nei mesi di Giugno e Luglio 2013, due Direzioni Generali del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) hanno espresso pareri favorevoli sul caso particolare di un bambino adottato internazionalmente per cui la famiglia chiedeva la possibilità di permanere un anno in più alla scuola dell’Infanzia in Regione Veneto. Si tratta di una situazione che riguarda tante famiglie adottive i cui figli sono arrivati recentemente per adozione internazionale in età di primo obbligo scolastico. Il caso specifico riguarda un bambino della provincia di Treviso, per cui la famiglia aveva chiesto la deroga all’obbligo scolastico, ossia la possibilità di permanere nella scuola dell’Infanzia oltre il compimento del sesto anno di età, alla luce delle sue necessità psicofisiche. Il bimbo era arrivato in Italia da un anno circa e la sua situazione veniva descritta da ampia documentazione dei Servizi territoriali e dell’Ente Autorizzato che aveva curato l’adozione e che sosteneva la famiglia nella richiesta. La famiglia ha sollevato il caso presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e l’Ufficio Scolastico Territoriale di Treviso. Il CARE informato della situazione ha proceduto a presentare ulteriormente la situazione presso il MIUR, anche perché si trattava di una situazione “esemplare” di molte altre situazioni. L’interesse sollevato ha portato l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto a fare richiesta formale al MIUR in merito a questa situazione particolare. È da ricordare che in Veneto, l’11 aprile 2012, è stato firmato un Protocollo di intesa tra l’Ufficio Scolastico Regionale, le Aziende UU.LL.SS. della Regione Veneto, il Pubblico Tutore dei minori del Veneto, gli Enti Autorizzati, inerente l’inserimento e l’integrazione scolastica del minore adottato). Di

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tale Protocollo (correlato alla Deliberazione della Giunta Regionale 2497 del 29/11/2011), l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto aveva per altro dato comunicazione al MIUR proprio a riscontro della Circolare per la ricognizione delle buone prassi che il MIUR stesso aveva diffuso nel giugno 2012 per richiesta del Gruppo di lavoro sul tema. Quindi era di particolare importanza per l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto ottenere una risposta sul caso specifico del bambino in questione, alla luce dell’impegno che la Regione stessa aveva messo nella scrittura di un Protocollo che riguardava il tema “scuola e adozione”. La risposta, arrivata in giugno dalla Direzione Generale Ordinamenti Scolastici, dice che “in casi eccezionali e debitamente documentati, può essere possibile derogare di un anno l’iscrizione alla classe di scuola primaria, a norma dell’articolo 114, comma 5, del decreto legislativo n. 297/1994.” La risposta arrivata in luglio dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione (presso cui è attivato il Protocollo MIUR CARE e presso cui sono attivi i due gruppi di lavoro sul tema e dice che “al fine di consentire la piena inclusione scolastica del minore, è possibile posticipare di un anno l’iscrizione alla prima classe della scuola primaria. La possibilità di operare in tal senso trova riscontro anche nel dispositivo D. Lgs 297/94 art. 114 comma 5 e nella Convenzione sui Diritti del Fanciullo (New York 1989 – Ratificata con L. 176/1991). È dovere dell’istituzione scolastica, garantire il perseguimento degli obblighi di tutela, dell’interesse superiore del minore, anche consentendo deroga all’obbligo scolastico, laddove motivata da adeguata certificazione e sempre in via eccezionale.” Tali pareri delle Direzioni Generali del MIUR e le loro motivazioni, pur centrate su un caso specifico della Regione Veneto, sono di grande rilievo e mettono al centro del dibattito il superiore interesse dei bambini e delle bambine ricordando come si possa derogare all’obbligo scolastico quando in gioco è la salute dei bambini, basandosi sulla definizione di salute dell’OMS secondo cui la salute è “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale”. Questo, che sembra un piccolo passo ma per tanti ha già significato una reale differenza, è un passo significativo su cui ne verranno costruiti tanti altri in un lavoro stabile che ci auguriamo tutti porterà alla costruzione di linee di indirizzo ben più esaustive.


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