Cuore e batticuore - Aiutare i bambini ad esprimere le emozioni

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Marina Zulian esperta nella ideazione, progettazione e gestione di servizi per l’infanzia, per le famiglie, per le scuole. Responsabile della BibliotecaRagazzi di BarchettaBlu. Consulente in progetti di lettura e di psicomotricità. Mamma di Tommaso e Giuliano

Cuore e batticuore

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Le emozioni ci accompagnano in tutta la vita e ognuno di noi le affronta in modo diverso. Proprio tutti i sentimenti e le emozioni che proviamo fanno di noi persone uniche e irripetibili. Però quando non riusciamo a vivere le nostre emozioni fino in fondo, queste ci sovrastano e ci sopraffanno. Più ci carichiamo di emozioni che non esprimiamo, più riempiamo il nostro cuore e la nostra mente di sentimenti che non manifestiamo, più aumenta una specie di rumore, di disturbo di fondo che ci ostacola nello svolgimento anche delle più semplici attività quotidiane. A volte le emozioni non espresse si ritorcono contro noi stessi provocando malesseri psichici e fisici; altre volte si rivolgono contro gli altri anche con esplosioni e

comportamenti violenti a distanza di tempo. Quando le emozioni fanno troppo male i bambini non riescono ad esprimerle e vanno quindi aiutati dagli adulti ad affrontarle, capirle ed elaborarle; consentire alle emozioni di esistere permette ai bambini di evitare molte esperienze di sfiducia e di dolore. Fondamentale è allora iniziare ad ascoltare le proprie emozioni e accogliere quelle dei bambini; spesso quest’ultimi non riescono a raccontarcele con le parole ma riescono a farlo attraverso le espressioni, i gesti, i movimenti. Nel libro Batticuore e altre emozioni, Roberto Piumini racconta le emozioni dei bambini con leggerezza e ironia. Per i più piccoli, i sentimenti e le sensazioni che coinvolgono e sconvolgono il corpo, sono spesso

difficili da capire e da spiegare. La rabbia e gli starnuti, i sospiri e il batticuore, il rossore e il singhiozzo, lo sbadiglio e molte altre sensazioni insolite sono i pro-

tagonisti delle filastrocche, magistralmente costruite come ballate. Il cuore batte come un tamburo, la faccia si fa rossa come una mela, le parole si spezzano e non riescono a uscire tutte intere. Si trat-


ta delle emozioni che quasi sempre dicono la verità su ciò che sentiamo. Non dobbiamo aver paura, non ci dobbiamo spaventare, le emozioni vogliono solo farsi ascoltare. A volte, dentro, il cuore, d’improvviso, si mette a battere furiosamente, e batte, batte forte, tormentoso: metti una mano sul petto: si sente. Cos’è? Perché risuona quel tamburo? Scoppia la guerra? Una rivoluzione? Nessuna guerra o battaglia, davvero: il cuore batte per un’emozione. Un’emozione, oppure una stanchezza: il cuore dà un segnale, dà un avviso, basta un po’ di paura, un po’ di stizza, o che qualcuno ti abbia sorriso. Il cuore batte sempre, per fortuna, ma qualche volta batte un po’ più forte perché qualcosa, dentro, ti emoziona: pericolo di vita, non di morte. (R. Piumini)

Quando i bambini reprimono i loro sentimenti, quest’ultimi non scompaiono ma rimangono all’interno di una specie di cassa risonante, proliferano e si sedimentano per riemergere quando meno ce lo aspettiamo. In un bambino, una sofferenza psichica, porta ad un dolore non solo nella vita presente, ma anche in quella futura. Reprimere i sentimenti che fanno male non serve a farli sparire ma serve piuttosto a renderli più forti e più grandi a causa di tutta la pressione usata per tenerli nascosti. Inoltre le emozioni represse possono cancellare tutti i piaceri e le gioie della vita. Quando il mondo delle emozioni non viene condiviso ci si sente soli e spaventati, mentre quando si raccontano a qualcuno, le proprie emozioni sembrano meno gigantesche e spaventose. Senza accanto un genitore che li ascolti, senza poter contare sull’empatia di un adulto, i bambini si trovano da soli e mettono spesso in atto comportamenti di autocontenimento che sono ancora più dolorosi degli scoppi di aggressività. I bambini decidono di affrontare le emozioni più dolorose o difficili senza chiedere aiuto agli altri. I bambini si convincono che

a loro stessi non importa niente di ciò che gli succede e che neanche agli altri interessa. A volte i bambini sono convinti che dopo aver chiesto aiuto per affrontare i loro stati d’animo, si possano sentire peggio; ciò poiché si vergognano a raccontarsi agli altri, nel timore di essere fraintesi o rifiutati. Addirittura ci sono bambini, i cui genitori sono ad esempio depressi, che pensano che raccontare le proprie emozioni potrebbe in qualche modo ferire le persone che li ascoltano. La psicoterapeuta inglese Margot Sunderland ha ideato una serie di guide scritte in modo semplice e chiaro con suggerimenti e attività che possono aiutare educatori e genitori nel supportare i bambini. Ci si chiede come sia la vita di un bambino che si tiene per sé tutte le emozioni dolorose e cosa un adulto possa fare senza preconcetti e con una maggiore consapevolezza. Nel libro Aiutare i bambini ad esprimere le emozioni, oltre alla favola illustrata Uno scricciolo di nome Nonimporta, il testo comprende una guida introduttiva alla lettura della storia e numerosi esempi di attività per aiutare i bimbi ad esprimersi in modo creativo e giocoso. Nonostante le disavventu-

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re, le delusioni e i dispiaceri, il protagonista della storia ripete sempre “non importa”, riempiendosi di preoccupazioni e tristezze sino ad essere così gonfio e carico da rimanere incastrato in una siepe. L’unico modo per liberarsi è raccontare tutte le emozioni che si è tenuto dentro fino a quel momento. La favola è stata scritta proprio per tutti quei bambini che cercano di affrontare da soli le proprie emozioni, che non si permettono mai di protestare o dire che non sono d’accordo. Spesso sono talmente pieni di emozioni non espresse, sono talmente abituati a rimanere impassibili, che è come se fossero imprigionati in una gabbia che più che difenderli li schiaccia. I bambini si convincono che possono eliminare dolori e frustrazioni portandosi dentro le emozioni doloro-

se e irrisolte, reprimendo i propri turbamenti, ingoiando i sentimenti che fanno male; in realtà vivono continuamente esperienze disorientanti o insopportabili senza riuscire a elaborarle con chiarezza; proprio come lo scricciolo Nonimporta, che trattiene tutte le emozioni dolorose, per il timore che esprimendole possa provocare qualche disastro. Ma andarsene in giro per il mondo con i freni emotivi perennemente tirati, limita la capacità di giocare, di imparare, di crescere e priva la vita dei bambini di gran parte della sua ricchezza. Lo scricciolo Nonimporta, dopo una vera indigestione di emozioni dolorose e grazie all’aiuto di un amico, impara a reagire, a esprimere i propri sentimenti, a far valere i propri diritti e a dire: “Mi importa!”. La lettura, l’ascolto della favola e l’osservazione dei disegni aiutano il bambino nel difficile compito di leggere in se stesso, di accogliere anche le emozioni più dolorose, di svelarle e lasciarle traboccare, piano piano, senza timore di fare male agli altri, di condividere con gli altri i sentimenti e le emozioni che lo opprimono.

Anche in Milly, Molly e TVB, due amiche imparano a esprimere le loro emozioni e il loro affetto con le persone che le circondano. Il tema della breve storia per bambini di 4-5 anni è ancora l’importanza di manifestare i propri sentimenti. Quando il bambino cerca di affrontare le proprie emozioni da solo, convincendosi di non aver bisogno di nessuno e decidendo di non chiedere aiu-

to a nessuno, non si rende conto che fra genitori e insegnanti ci sono adulti felici di aiutarlo. Quando Milly e Molly manifestano i loro sentimenti vengono ricambiate con amore e simpatia. Invece, quando il bambino si sforza di tenere sotto controllo le emozioni, impedisce a se stesso di percepire la realtà che lo circonda e di concentrarsi sulle esperienze positive,


perché la sua mente è troppo impegnata a proteggersi dalle sue stesse emozioni. Infatti, reprimere le proprie emozioni è un lavoro molto stressante e faticoso. Anche per un adulto può risultare sfiancante trascorrere del tempo con un bambino che reprime troppe emozioni; a volte si viene contagiati da quell’insostenibile livello di ansia. In relazione a questi bambini qualcuno potrebbe pensare “che bravi a gestire così bene i propri stati emotivi, senza disturbare o ferire gli altri”; ma il prezzo che pagano questi bambini, che apparentemente non disturbano la tranquillità degli adulti, è spesso molto alto. Pur di non provare ancora quelle esperienze di nonaccoglienza e di non-ascolto, i bambini vorrebbero annullare se stessi e le loro emozioni cercando di bloccare ogni entrata o uscita di sentimenti. Anche gli apprendimenti sono ostacolati dal continuo brusio interno; infatti, a scuola questi bambini sono sottoposti ad un’enorme e costante fatica consistente nel cercare di trovare un posto alle nuove conoscenze e nozioni. La grande difficoltà di concentrazione nello studio è un altra delle conseguenze

in disparte e guardata con sospetto. Emma-Jean frequenta la scuola media, detesta il disordine e per questo ha preso l’abitudine di osservare con distacco gli altri e il mondo. Figlia di un matematico, non riesce a capire perché i suoi coetanei si comportino in maniera cosi illogica; per questo li studia e li osserva con curiosità. Per questo è molto sola. Ma quando una sua A volte sono però gli adulti compagna le svela una cata indurre questi comporta- tiva azione della prepotenmenti di autocontenimen- te Laura, Emma-Jean inito, magari rispondendo zia a pensare come aiutare alle richieste di aiuto con la compagna in difficoltà. poca attenzione o con fra- Infatti, il suo meravigliosi stereotipate come per so papà, prima di morire esempio “non è niente, tut- improvvisamente, le aveva insegnato che tutto può to passerà”. A qualsiasi età possiamo essere risolto. Risolvere concederci di accettare tut- i problemi altrui divento ciò che sentiamo dentro ta così uno degli impegni e possiamo accordarci la giornalieri di Emma-Jean possibilità di vivere le no- che si dimostra felice di postre emozioni, dando sem- ter portare un po’ di ordine pre la possibilità ai propri nella vita degli altri. La bambini di esprimere le loro e di trovare consolazione in un adulto. A questo proposito, originale e commovente è la storia raccontata in Emma-Jean è caduta dall’albero la cui protagonista è una ragazzina tenera, intelligente, socievole e apparentemente serena; tuttavia rispetto alle sue coetanee sembra diversa, non uniformata; spesso viene tenuta un po’ dei bambini che si autolimitano nell’esprimere le emozioni: è come se si cercasse di ascoltare la radio con una forte interferenza. Le emozioni non affrontate sono una interferenza così forte che occupa gran parte dello spazio nella mente del bambino da lasciarne poco per qualsiasi interesse o curiosità; così i bambini sono troppo imbottiti per riuscire ad imparare.

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storia ci aiuta a capire che senza pregiudizi e preconcetti, riuscire ad esprimere con coraggio le proprie insicurezze e le proprie paure ci permette di scoprire i sapori della vita. Questo vale anche per gli adulti che troppo spesso liquidano le emozioni dei bambini e dei ragazzi in modo sbrigativo e affrettato. Esemplare l’inizio del quinto capitolo nel quale si parla proprio di una mamma che accoglie lo sfogo disperato della figlia con la sua inutile massima

Il tempo guarisce tutte le ferite! Era ciò che la madre aveva detto anche quando era morto il criceto della figlia, ai tempi della seconda elementare quando la figlia non era riuscita ad entrare nella squadra di calcio ... eppure una parte della ragazza sperava che la madre si sarebbe avvicinata a lei e che con un colpetto sulla spalla le avrebbe detto: È la storia peggiore che ho sentito oggi! Devi esserci rimasta molto male ... Quando un bambino riesce

con le parole a raccontarci una sua difficoltà, non bisogna sminuirla ma, anche se può essere utile sdrammatizzare, è meglio sempre dimostrare empatia rispondendo “Capisco quello che provi ... “. Per qualsiasi persona, bambino o adulto che sia, le esperienze di ascolto, accettazione, consolazione sono fondamentali per potersi aprire agli altri e per poter condividere dolore e gioia. Ogni genitore può spiegare al proprio figlio che raccontando le emozioni


che si sono tenute dentro per tanto tempo è come appoggiare una valigia pesantissima che si è portata da soli per tutta la vita. Consegnare la valigia ad una persona fidata è come chiedere di preoccuparsi al proprio posto per un po’, poiché si è troppo stanchi di pensare a tutto da soli. I bambini hanno bisogno di scoprire il proprio personale modo di esprimere le emozioni; hanno la necessità di trovare il proprio modo di comunicare e di essere ascoltati. Ma i bambini non sempre riescono a parlare con facilità delle

emozioni che li tormentano; a volte usano espressioni standard come “non ho niente!” o tengono il broncio o si chiudono in un muro di silenzio. Di solito le poche parole che i bambini scelgono per esprimere le emozioni sembrano agli stessi bambini riduttive, piatte e non del tutto significative. Queste parole non riescono a rappresentare la forza che li attraversa in quel momento. Nel mondo dell’immaginario in cui il bambino vive, così pieno di colori, magie, immagini e luci, queste piccole parole non sono sufficientemente

cariche di sentimento. Si può quindi aiutare i bambini a esprimere le emozioni anche attraverso altri modi: storie animate e personaggi mediatori, giochi simbolici e messe in scena, disegni e collage sono solo alcuni esempi di attività che possono permettere di parlare di emozioni con una incredibile ricchezza di sfumature. Appuntamento alla prossima cronaca dalla Biblioteca di BarchettaBlu. Buone letture.

Bibliografia

C. Norac, C. K. Dubois, Dolci Parole, Babalibri, 2000 S. Roncaglia, F.Biasetton, Chi ha rapito Giallo Canarino?, Nuove Edizioni Romane, 2003 G. Pittar, C. Morrell, Milly, Molly e TVB, EDT Giralangolo, 2008 R. Piumini, Batticuore e altre emozioni, Giunti Progetti Educativi, 2010 L. Tarshis, Emma-Jean è caduta dall’albero, Rizzoli, 2009 M. Sanderland, Aiutare i bambini … a esprimere le emozioni, … a seguire sogni e speranze, …che hanno paura, … che fanno i bulli, … che temono di non essere amati, … con poca autostima, … pieni di rabbia o odio, … a superare lutti e perdite, Edizioni Erickson, 2006 T. Gordon, Né con le buone, né con le cattive, Ed. La Meridiana, 2001

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