scuola e adozione
di Monica Nobile pedagogista, counsellor
Il talento del dolore 12
Giorgio, lo chiamerò così, ha tredici anni. E’ stato adottato all’età di quattro anni. E’ in perenne tumulto, fisico ed emotivo. Con la scuola fa fatica. O meglio, gli insegnanti fanno fatica con lui. Disturba, ha improvvisi attacchi di aggressività verso i compagni, interviene a sproposito. Gli insegnanti, in questi anni, hanno sovente telefonato ai genitori, chiedendo di venire a riprenderselo perché non sapevano come tenerlo. In quinta elementare tanta era la difficoltà che la famiglia è stata caldamente invitata a ritirarlo da scuola, così Giorgio ha seguito un percorso di educazione parentale e ha fatto gli esami da privatista. Quando è arrabbiato vede rosso, spacca, alza la voce, cerca lo scontro fisico. Sta meglio con gli adulti, forse perché i coetanei sono spa-
ventati dalle sue modalità irruente e bizzarre. Mario, lo chiamerò così, ha 14 anni. Ha una lesione cerebrale dalla nascita. Per muoversi ha bisogno del deambulatore, non riesce a scrivere se non utilizzando la tastiera del computer, parla con grande fatica. E’ amato da tutti, a scuola, è gentile, sorridente, si fa benvolere, dai compagni e dagli insegnanti. Tutti vedono in lui il coraggio e la forza nell’affrontare la sua disabilità, tutti lo vedono un ragazzino disabile che si impegna. Giorgio, in occasione del suo compleanno, ha invitato a casa sua Mario. Per farlo muovere meglio in casa, per farlo sentire a suo agio, in quattro e quattr’otto ha scardinato la porta e l’ha tolta perché il passaggio con il deambulatore fosse più semplice. Sono usciti insieme, Gior-
gio e Mario. Girare per Venezia, per un disabile, significa affrontare e superare infinite barriere. A Venezia ci sono calli strette, ponti, pavimentazioni sconnesse. Eppure loro se ne sono stati in giro tutto il pomeriggio. Al loro ritorno Giorgio ci ha raccontato il tragitto; così abbiamo scoperto che hanno camminato a lungo e scalato ben due ponti. Né io, né sua madre abbiamo voluto sapere come mai avessero fatto, abbiamo preferito non sapere, pensando subito a quanti incidenti sarebbero potuti capitare a Mario, sarebbe potuto cadere, avrebbe potuto farsi male… Noi abbiamo visto le difficoltà di Mario, i suoi limiti. Giorgio ne ha visto la forza e la capacità di superare limiti all’apparenza invalicabili. Ne ha visto le possibilità.