scuola e adozione
Lorenza Del Vento Mediatore Feuerstein
Imparare ad imparare:
il programma di Arricchimento Strumentale di Reuven Feuerstein 24
Se si cerca sul dizionario il termine “metodo” si trova questa definizione: “insieme di procedimenti messi in atto per ottenere uno scopo”. Parlando allora di Metodo Feuerstein cosa si intende? Certamente una serie di “azioni” che l’adulto Mediatore mette in atto con lo scopo di ottenere quella che Reuven Feuerstein chiama la Modificabilità Cognitiva Strutturale (MCS): “modificabilità cognitiva come forza posseduta da ciascuno e attraverso la quale l’uomo è in grado di auto-modificarsi in modo molto più significativo di quanto comunemente si creda” (Reuven Feuerstein, 2008, p. prefazione). La MCS va intesa proprio come cambiamento della struttura del cervello e del pensiero, frutto di un lavoro sistematico di mediazione e sollecitazione che
interviene sulla plasticità del cervello. È un po’ come l’effetto di un allenamento sulle prestazioni di un atleta: l’allenamento modifica la sua struttura muscolare e le abilità in gara, portando l’atleta alla vittoria o comunque al raggiungimento di risultati via via migliori. Certo è riduttivo pensare alla Mediazione Feuerstein come a un training, a un addestramento. Non è una semplice tecnica ma ogni intervento del Mediatore parte da un intento pedagogico e dalla fiducia smisurata nelle capacità umane, tale per cui tutto può essere modificabile, chiunque può essere modificabile, il Mediatore stesso si modifica nell’esperienza di mediazione. Come ottenere questo scopo? Proponendo al bambino Esperienze di Apprendimento Mediato, che stimolano, grazie all’interazione
con il Mediatore, la creazione di nuove capacità di pensiero, di elaborazione di concetti, di riflessione per sviluppare flessibilità mentale, capacità di ragionamento, pensiero ipotetico e inferenziale. Feuerstein, in particolare, mise a punto dei Tools, degli Strumenti che consentissero al Mediatore di seguire un Programma di Arricchimento Strumentale (PAS), “una strategia per lo sviluppo delle strutture cognitive dell’individuo in fase di apprendimento” (Reuven Feuerstein, 2008, p. 43). Attraverso l’applicazione del PAS, il cui scopo è migliorare la capacità di avere un pensiero autonomo e flessibile, è possibile potenziare le funzioni cognitive carenti che caratterizzano l’atto mentale dell’apprendimento, consentendo al bambino di “imparare ad imparare”.
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Il focus del lavoro è posto sul processo mentale più che sul risultato raggiunto: la domanda del Mediatore è “dimmi come hai fatto a dare questa risposta!”. In tal modo al ragazzo si chiede un lavoro di metacognizione da compiere insieme
all’adulto, mediatore con lui di stimoli e processi attraverso l’utilizzo di criteri specifici, detti Criteri di Mediazione, che danno qualità all’interazione tra Mediatore e bambino. In particolare il Mediatore Feuerstein, di fronte
all’errore, non dirà mai al bambino “è sbagliato!”, ma piuttosto lo inviterà a pensare bene proprio perché la finalità non è didattica (acquisizione di contenuti) ma proprio meta cognitiva (acquisizione di consapevolezza del processo compiuto
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dal pensiero per giungere a quella risposta piuttosto che a un’altra). Uno degli obiettivi principali del PAS è quello di recuperare le funzioni cognitive carenti, cioè “le condizioni mentali essenziali all’esistenza delle operazioni mentali e di ogni altra funzione del comportamento, (…) suddivise, per natura, nelle fasi dell’atto mentale, corrispondenti ai processi di input, elaborazione e ou-
tput” (Reuven Feuerstein, 2008, p. 117, 178). Ogni volta che il Mediatore PAS lavora con il bambino, ha come obiettivo non solo l’esecuzione pratica dello Strumento ma soprattutto il lavoro di generalizzazione che ne consegue, formulando quello che in termini tecnici chiamiamo il Principio e il Bridging. Il Principio è proprio la generalizzazione dell’esperienza metacognitiva
appena vissuta sulla scheda, è la “regola” di pensiero che posso estrarre da quanto fatto. Non è il Mediatore a dettare il Principio ma piuttosto invita il bambino e lo accompagna nella riflessione su quanto fatto e nella ricerca di ciò che ritiene più significativo e che merita d diventare “regola”. Per esempio, posso riflettere con il bambino su come ha fatto a lavorare “bene”: controllando il comportamento, rimanendo concentrato, osservando con calma, raccogliendo con sistematicità i dati, ecc. Poi lo invito a scegliere uno di questi aspetti e a farla diventare una regola: il Principio. Infine partendo dal Principio ne cerchiamo esempi applicabili nei diversi contesti di vita: a scuola, a casa, nel tempo libero, nelle relazioni interpersonali. Questo “ponte” tra la “regola” (Principio) e l’esperienza è il Bridging, vale a dire l’esempio trat-
to dal Principio, ciò che dal generale riporta il bambino al particolare in un continuo passare tra concreto e astratto, tra generale e particolare che va a costituire il vero valore del PAS perché agisce sulla flessibilità del pensiero e sulla plasticità dell’intelligenza. In questo senso, per esempio, se con il bambino formuliamo il Principio: ”quando sono calmo penso meglio”, evidenziando in tal modo l’importanza del controllo dell’impulsività, possiamo insieme a lui fare esempi di situazioni concrete in cui si è trovato a pensare bene perché era riuscito a stare calmo o viceversa quando si è accorto che non era riuscito a pensare bene perché si era lasciato prendere dall’agitazione o dall’impulsività. Appare evidente allora che la stessa pagina dello Strumento affrontata da persone diverse e in situazioni differenti fa emergere riflessioni e Principi
molto diversi. In tal senso il Metodo Feuerstein è davvero personale e non standardizzabile. Cosa vuol dire concretamente per una famiglia seguire con il proprio bambino un percorso PAS? Le modalità applicative del PAS possono in parte variare da professionista a professionista in base alle esigenze che incontra. L’esperienza ha dimostrato l’efficacia non di un intervento isolato ma piuttosto nella ricerca, a volte anche faticosa, di un lavoro di rete tra Mediatore Feuerstein, neuropsichiatra, famiglia, scuola e tutte le altre figure professionali che possono ruotare intorno al bambino, come logopedisti, psicomotricisti o psicologi. Si è arrivati a sviluppare un modello del tutto personalizzabile e, per certi aspetti, unico rispetto ad altri modelli di applicazione del Metodo Feuerstein, perché integrato nel contesto scolastico affinché il
bambino sia il più possibile a mente fresca e per avere un canale privilegiato di scambio e condivisione di obiettivi con la scuola. Certamente l’efficacia del percorso di potenziamento è data soprattutto dal ruolo che la famiglia decide di giocare: si possono registrare cambiamenti significativi nel bambino solo se nella sua quotidianità si riesce davvero a creare un Ambiente Modificante, che stimoli continuamente l’intelligenza. Per questo motivo è importante la ripresa dei Principi sviluppati durante l’ora di PAS da parte dei genitori in tutte quelle situazioni di vita comune in cui può essere utile richiamarli. Solo in questo sforzo congiunto si può davvero ottenere la Modificabilità Cognitiva Strutturale e un reale cambiamento. Reuven Feuerstein, R. F. (2008). Il Programma di Arricchimento Strumentale di Feuerstein. Fondamenti teorici e applicazioni pratiche. Trento: Erickson.
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