In punta di dita

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leggendo Marina Zulian responsabile della BibliotecaRagazzi di BarchettaBlu

Leggere, fare e raccontare

Le mille possibilità di stare (bene) nella biblioteca di Barchetta Blu 32

7. Questo mese: In punta di dita

Educare al bello è un progetto molto ambizioso ma allo stesso tempo semplice soprattutto se iniziato sin da quando i bambini sono piccolissimi. La cosa fondamentale è che questo concetto dovrebbe essere costantemente presente nella mente e nel pensiero di educatori e adulti in genere. La strada da percorrere verso il bello nasce da una disponibilità di relazioni verso gli altri e continua con l’organizzazione

di ambienti pensati con cura e attenzione: in casa, a scuola, al parco, per le strade e nelle piazze. L’armonia degli spazi e dei colori, l’equilibrio delle forme e delle dimensioni abitua il bambino ad una piacevole sensazione di accoglienza. In un contesto del genere il bambino si sente libero di esprimere la propria originale visione del mondo, soprattutto attraverso il linguaggio del gioco. La naturale capacità di rappresentazione grafica e pittorica dei bambini, ricorda l’opera di Mirò, artista che ricerca nei suoi quadri e nelle sue sculture la relazione primordiale di forme, colori ed equilibri. Quando Mirò afferma che lavora molto con le dita, che sente il bisogno di sporcarsi dalla testa ai piedi con il colore, ricorda proprio i bambini piccolis-

simi che anche al nido si esprimono attraverso segni lasciati con le dita, con le mani, con i piedi e con altre parti del corpo. Nel libro Con gli occhi di Mirò, di Paola Franceschini, si viaggia alla scoperta di Mirò attraverso il percorso di Erri, pittore surreale e sognatore. Si tratta di un albo illustrato per bambini, ragazzi e adulti che narra del viaggio nei luoghi frequentati dal grande artista. I colori, le linee, i temi e la luce dei quadri e delle sculture di Mirò sono proposti in maniera divertente e accattivante. L’avvincente percorso nasce da una casuale macchia di caffè sul foglio bianco e dal pensiero di come Mirò avrebbe saputo cosa farne di quella macchia. Per l’artista anche una piccola emozione poteva servire


per mettere in moto l’immaginazione. Una macchia sul muro, un filo che usciva dalla tela, un granello di polvere. Ogni cosa ne faceva nascere un’altra e poi un’altra. Come si racconta nel libro, Mirò riuscì ad avere la libertà di intrecciare la realtà con il sogno, la poesia con la pittura, i colori con la musica. Infatti, i titoli dei quadri di Mirò erano delle vere e proprie poesie. Le sculture nascevano dalle cose che custodiva nel suo studio come ad esempio bottiglie, pezzi di legno, ferri, cartoni. Non c’è bambino che non ami copiare Mirò e costruire le proprie opere con materiali recuperati in casa. Anche questa volta l’arte stimola la creatività. In particolare i bambini rimangono molto colpiti dalla scultura che si chiama L’orologio del vento; l’ha creata quando aveva settantaquattro anni. Un orologio che non funzionava con gli ingranaggi, come quelli del padre orologiaio, ma con le emozioni. Mirò ha continuato sempre a provare, sperimentare e a ricercare. Aspettava il tempo giusto per ogni cosa, ascoltava le parole silenziose delle cose. Sembra facile, ma, di fatto, è

molto difficile mettere in atto queste idee nella vita quotidiana! Fino a novant’anni non ha mai smesso di restare incantato davanti ad uno spicchio di luna. Per colorare usava le dita, il pugno, camminava a piedi nudi sulla tela appoggiata per terra. Si sporcava di colore la faccia, i capelli, proprio come i bambini del nido nei loro laboratori di pittura con i colori a dita. L’artista è quasi come se volesse ricordarci che i bambini devono poter esplorare il colore; devono poterlo toccare, stringere tra le mani e poi, solo in seguito possono iniziare a stenderlo sul foglio, a tracciare linee, segni e impronte che prenderanno un senso solo in un secondo momento. Alla fine, come scritto nelle ultime pagine del libro, si sente solo un fortissimo, prepotente, insopprimibile desiderio di … dipingere. E allora lasciamoci andare con i nostri bambini e riscopriamo il piacere di giocare con forme e colori. Le esperienze di relazione con l’arte in generale possono essere quindi stimolanti e possono attivare quella meraviglia e quella curiosità che spingono poi all’esplorazione e alla conoscenza degli altri e di se.

In copertina c’è anche un altro augurio, che faccio mio e dedico a tutti i bambini: Con gli occhi di Mirò puoi avventurarti senza paura nel buio della notte e scoprire che puoi vedere più lontano che di giorno, perché solo di notte si vedono le stelle!

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Un invito a usare le dita viene anche dal simpatico e colorato albo In punta di dita di Laura Crema. Quasi come un gioco di fantasie e di invenzioni si possono prendere le tre tinte primarie e creare infinite combinazioni di forme e colori. Il gioco consiste nel lasciare delle piccole tracce che danno spazio a molti modi di interpretazione: macchiette colorate diventano nasi, orecchie e scarabocchi si trasformano in ombelichi e ginocchia. Le possibilità sono infinite ma in ogni impronta c’è qualcosa di noi stessi, un pezzetto della nostra identità. Un grande foglio vuoto, bianco, dove tutto può ac-


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cadere, giallo, rosso e blu sul banco, un po’ d’acqua nel bicchiere. All’inizio intingo un dito, com’è morbido il colore! Premo piano, un po’ impaurito, sento battere il mio cuore … Pasticciando con le dita io mi sento un gran pittore, senza usare la matita riesco a disegnare un cuore. Una poesia invita i bambini a disegnare intingendo le dita nel colore a tempera. Possiamo con i nostri bambini seguire passo passo le istruzioni del libro e divertirci a trasformare tutti i segni in occhi, lentiggini ma anche colli lunghi di giraffa e orecchie di topolino. Il mondo di segni e puntini si trasforma per magia a seconda di chi lo crea e di chi lo guarda. Vola la fantasia nei bambini che disegnano in mille modi diversi lo stesso oggetto. Se anche le cose son

sempre le stesse, ognuno di noi le disegna diverse perché ciò che cambia nelle persone sono il cuore, la testa e l’immaginazione. Un altro modo semplice per far giocare i bambini con la fantasia e la creatività ma con un materiale poco costoso come la carta è suggerito dal libro Cos’è della casa editrice Artebambini. Il progetto nasce da una ricerca che verte sull’utilizzo di materiali anche banali o di situazioni casuali, come può essere un foglio macchiato o un semplice pezzetto di carta strappata, per cercare di stimolare la creatività nei bambini. Si parte da un frammento di carta insignificante. Cosa posso rappresentare con un pezzettino di carta colorata? E da qui il libro: la carta strappata diventa una nuvola o la chioma di un albero, una pera matu-

ra e così via. Un libro bello e colorato, un viaggio di scoperta, che insegna ai piccoli ad esprimersi in modo creativo, liberando la propria fantasia.

Bibliografia Con gli occhi di Mirò, P. Franceschini, Artebambini, 2008 In punta di dita, L.Crema, Lapis, 2012 Cos’è?, E. Comer, Artebambini, 2013 Achille il Puntino, di G. Risari, Kalandraka, 2008 Un libro, di H. Tullet, Panini, 2010 Il punto, di P. Reynolds, Ape Junior, 2003 Piccolo blu e piccolo giallo, di L. Lionni, Babalibri, 1999 Piccola macchia, di N. Nèouanic, Stoppani, 2005 Un colore tutto mio, di L. Lionni, Babalibri, 2001 Rosso Blu Giallo, di E. Bardella Rapino, Bohem, 2008 Giotto il leprotto, di C. Pierre, Emme, 2001


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