L'avvocato non basta

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GSD attiva sul territorio gruppi di auto aiuto dedicati al Post adozione e all'Attesa, organizza incontri di sensibilizzazione e informazione, copre le spese vive contribuisce a coprire i costi

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psicologia-pedagogia e adozione 6

di Monica Nobile pedagogista, counsellor

L’avvocato non basta

Succede, può succedere, che in una famiglia con figli adolescenti, accadano eventi che i genitori, da soli, non sono in grado di gestire. Mi riferisco, in particolare, a quando si rende necessario, per diversi motivi, il ricorso alle autorità esterne. Ho raccolto spesso, in questi anni, testimonianze e richieste di aiuto da genitori che si trovano a far fronte a comportamenti illegali da parte dei figli o a comportamenti che per il grado di pericolosità comportano l’intervento delle forze dell’ordine. Una fuga prolungata da casa, il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti, un furto, un atto di vandalismo, un comportamento sessuale pericoloso perché messo in atto con persone molto più adulte, l’utilizzo trasgressivo di internet, la diffusione in rete

di video provocanti sino ad essere pesantemente pericolosi, azioni sconsiderate in conseguenza ad abuso di alcolici… Quello che accade in una famiglia quando si verificano questi ed altri casi è drammatico. I genitori si sentono inadeguati, spiazzati e smarriti, spesso drammaticamente soli. Non basta più la punizione, il comportamento fermo del genitore, il dialogo, saltano i normali parametri che in una famiglia si utilizzano per far fronte all’adolescenza dei figli. E saltando i parametri, rischiano anche di saltare le competenze genitoriali. Ci si chiede cosa si è sbagliato: si può essere all’altezza quando un figlio l’ha combinata così grossa da portare la famiglia in questura e dall’avvocato? È necessario riflettere su

alcune questioni rispetto ai ragazzi adottati. La prima è che la ricerca identitaria tipica dell’adolescenza diventa prorompente nell’adolescenza adottiva. In questa fase di crisi succede che gli adolescenti adottati mettano in atto comportamenti e codici trasgressivi che trovano anche radice nei loro vissuti precedenti all’adozione, in istituto o in situazione di pesante disagio sociale. La seconda è che la percezione del rischio da parte degli adolescenti adottati sembra essere (anche dai dati forniti dalla lettera-


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tura in materia) molto più bassa rispetto ai coetanei. Sono ragazzi che hanno sperimentato nella loro infanzia la capacità di affrontare situazioni estreme sviluppando resilienza e resistenza ad interventi educativi. La terza è che il disagio espresso da questi ragazzi in ambito sociale spesso coincide e si accompagna ad un disagio a scuola sino all’estrema conseguenza dell’abbandono scolastico. Ecco perché le famiglie hanno bisogno di un aiuto che coniughi aspetti legali e aspetti educativi, peda-

gogici, psicologici e di terapia familiare. Se da un lato la famiglia deve affrontare il “calvario” istituzionale del caso, dall’altro ha bisogno di essere accompagnata nella gestione del terremoto che questi eventi comportano. Le vie legali sono lunghe, tanto che i ragazzi difficilmente colgono il nesso tra il loro comportamento e la conseguenza penale di questo. Possono passare anni. Nel frattempo, da subito, la famiglia ha bisogno di ripensarsi, di riorganizzarsi dalle fondamenta, per evitare che il comportamento distrutti-

vo di un figlio si traduca in una distruzione del clima familiare sino a trasformare la casa in una gabbia dove nessuno può sentirsi bene e al sicuro. C’è bisogno di esperti che aiutino i diversi membri della famiglia a rimettere in circolo emozioni e sentimenti, c’è bisogno di un accompagnamento della famiglia che ha bisogno di trovare risposte per riorientare e riformulare il proprio stile educativo. C’è bisogno di esperti che aiutino i ragazzi a ritrovare un posto nella scuola, anche attraverso l’intervento con i suoi insegnanti, perché an-


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dare a scuola, per un figlio “nei guai”, rappresenta un fondamentale atto di normalità di cui c’è particolare bisogno proprio in questo tipo di situazioni. Ho conosciuto, nel Veneto, una realtà interessante, nata da poco per volontà di un gruppo di avvocati che hanno costituito un’associazione con psicologi e pedagogisti, proprio nel tentativo di dare una risposta adeguata alle famiglie che si trovano ad affrontare queste difficoltà. Penso sia una giusta idea, che possa essere un’esperienza da proporre e da estendere in altri territori affinché esista un luogo dove portare non solo quesiti tecnici ma anche il proprio dolore e i propri profondi interrogativi. C’è poi un’ulteriore considerazione da fare, che riguarda la vita sociale e di

relazione dei genitori che affrontano questo tipo di difficoltà. Quando ci si trova davanti ad un avvocato o a un maresciallo, tutto sembra andare in pezzi, tutto viene messo in discussione, dalle relazioni tra i componenti della famiglia alle relazioni all’interno della coppia, dalle scelte di stile educativo ai ruoli genitoriali, fino appunto alla vita sociale di tutti i membri della famiglia La vita di relazione dei genitori può essere essere messa fortemente in pericolo; le trasgressioni pesanti dei figli, le loro azioni illegali o devianti, comportano sentimenti di vergogna, di pesante tristezza, di tendenza a chiudersi in casa perché tutto è troppo difficile da affrontare, ma anche da raccontare e da condividere.

Ed ecco perché c’è bisogno di un gruppo che accolga e che consenta il confronto, la circolazione di storie ed esperienze, ma anche che dia semplicemente calore e solidarietà, per poter restituire la fiducia nella possibilità di affrontare, un gruppo che stani i genitori immersi nel malessere domestico e li riporti in una dimensione dove poter pensare, dire, stare in silenzio e ascoltare, ma comunque ricostruire la serenità che occorre per andare avanti. Una famiglia che entra drammaticamente in crisi ha bisogno di una comunità accogliente che la aiuti a ipotizzare, a pensare come possibile una strada da intraprendere per poter ritrovare la serenità. Dobbiamo cercare, ciascuno con il proprio ruolo ed il proprio contributo, di provare a costruirla.


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