Mestieri

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editoriale

di Simone Berti

Mestieri «Tante volte mi era capitato di leggere fatti di cronaca dove, a margine di episodi di vario genere, i soggetti coinvolti venivano appellati come rom, zingaro, albanese, romeno, negro ecc., notizia assolutamente ininfluente rispetto al fatto accaduto. La cosa mi ha sempre dato molto fastidio, ma, come spesso accade, quando i fatti riguardano gli altri, un po’ ti scivolano sopra. Poi un bel giorno capita a tuo figlio, figlio nato in un paese straniero, figlio di genitori italiani e quindi cittadino italiano. Ma questo poco importa ai giornalisti, è molto più interessante sbattere la sua (falsa) cittadinanza o comunque il suo paese di nascita ben chiaro e visibile nel titolo dell’articolo. Del resto si sa, che certi paesi, che certe razze, sono tutti ladri, delinquenti, prostitute ecc., disconoscendo storia, letteratura, geografia, come sino a non molti anni fa, ma forse anche oggi, i meridionali erano sporchi, fannulloni e mafiosi. Scopri così quanto il bel popolo italiano sia razzista e xenofobo e quanto tuo figlio dovrà farci i conti tutta la vita con questi suoi ignoranti connazionali. Un consiglio ai tanti, troppi, giornalisti razzisti e xenofobi: cambiate mestiere!». Riceviamo la lettera di questa madre che ci porta ad affrontare ancora una volta un tema su cui più volte siamo tornati nel nostro giornale, che riguarda il deprecabile uso sensazionalistico della titolazione della nostra stampa e la pessima abitudine di fornire come elemento centrale della notizia la cittadinanza del responsabile, come a fornire la chiave di lettura dell’accaduto. In questo modo la stampa entra in sintonia con un tratto del razzismo diffuso e subdolo che ri-


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