Se io fossi te - La relazione e i rapporti interpersonali

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le relazioni degli leggendo affetti

Marina Zulian BarchettaBlu

Se io fossi te

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Ci sono molti libri che parlano di rapporti interpersonali poiché la relazione con l’altro è una dimensione costitutiva della vita umana; qualsiasi attività in cui bambini o adulti sono coinvolti con altri contiene anche un aspetto relazionale. Nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni, ogni bambino è coinvolto in molteplici contesti relazionali: con i genitori, con i fratelli, con i familiari, con i compagni di scuola e di gioco. Ogni relazione umana sottintende una comunicazione nella quale ciascuno fa vedere qualcosa di sé; Le relazioni interpersonali significative che il bambino instaura con le figure che popolano il suo mondo, cioè gli adulti di riferimento e gli altri bambini, sono fondamentali nella strutturazione della fiducia in sé e nell’altro.

testimone d’eccezione: l’albero. L’albero accoglie prima il bambino, poi l’adulto e infine il vecchio in ogni momento della crescita e rappresenta l’amore incondizionato e la capacità di accettare l’altro in qualsiasi fase della vita. «C’era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le foglie con le quali intrecciava corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul tronco dell’albero e si dondolava attaccato ai rami. Ne manUn piccolo libro specia- giava i frutti e poi, insiele, parabola della vita dal me, albero e bambino giosuo inizio al suo sfiorire, cavano a nascondino. che prende in considera- Quando era stanco, il zione la bellezza e la com- bambino si addormentava plessità delle relazioni fra all’ombra dell’albero, mendue soggetti che crescono tre le fronde gli cantavano e cambiano, è L’albero di la ninna-nanna. Il bambino amava l’albero con S. Silverstein. La vita, l’amicizia, l’amo- tutto il suo piccolo cuore. re, la morte hanno tutti un E l’albero era felice. Nel bambino la fiducia in sé e nell’altro si sviluppa nei primissimi anni di vita attraverso le relazioni primarie che egli instaura con i genitori. In seguito, la fiducia si plasma grazie anche alle relazioni che instaura con altre figure adulte di riferimento, insegnanti ed educatori ad esempio, e con i pari. Per il bambino, e poi per l’adulto, avere fiducia significa sapere che le persone rispettano gli impegni e che sugli altri, oltre che su di sé, si può contare.


Ma il tempo passò e il bambino crebbe...». Questo è solo l’inizio, ma ci fa già capire come siano veramente felici e fortunate quelle persone che possono donare tutte se stesse per far felici gli altri. Persone che non chiedono mai nulla, ma donano sempre, gratuitamente e forse senza mai essere ringraziate. … come una mamma o un papà con il loro bambino. Nato come libro per bambini, L’albero è diventato un cult soprattutto tra gli adulti: la storia d’amore tra un essere umano che attraversa le stagioni della vita perdendo progressivamente la spontaneità e la capacità di amare disinteressatamente e un albero, radicato, immutabile, felice nel rendere felice l’altro. L’albero si innamora del bambino. Il bambino si innamora dell’albero. Il

bambino cresce, diventa sempre più esigente. L’albero invece è sempre lì, immutabile e disponibile. Felicità, tristezza, amore avrebbero potuto essere sentimenti vissuti allo stesso modo da un uomo e da un albero. Ma gli equilibri a volte sono difficili e l’amore incondizionato, la capacità di donare e di accettare l’altro in qualsiasi fase della vita sono prerogative di pochi. La prima volta che ho letto questo libro ho pensato immediatamente a mio papà: un papà forte e sincero, un papà paziente e disponibile, un papà che ha rappresentato sempre un faro, un punto di riferimento, un pozzo a cui attingere consigli e suggerimenti. Anche ora che il mio papà non c’è più, lo immagino trasformato in un albero, che gioca ancora con i suoi amati bambini.

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Bibliografia Kimura Yuuichi, In una notte di temporale, Salani, 1998. L. Dal Cin, Ranocchi nel fango, Fatatrac, 2008. P. Valdivia, Quelli di sopra e quelli di sotto, Kalandraka, 2009. E. Battut, Oh, che uovo!, Bohem, 2005.

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M. Letèn, Un uomo strano, Il castoro, 2005. R. Hamilton, B. Cole, Se io fossi te, Il castoro, 2009. L. Salemi, Fratelli per forza, Edizioni EL, 2001. Dr. Seuss, La battaglia del burro, Giunti Junior, 2002.

K. Cave, C. Riddell, Qualcos’Altro, Mondadori, 2002.

B. Friot, S. Bonanni, Il mio mondo a testa in giù, Il castoro, 2008.

In una notte di temporale, una piccola capretta bianca vaga nell’oscurità. Senza pensarci un attimo si rifugia in una capanna abbandonata sul pendio di una collina. Si accomoda in un angolo a riposare ascoltando il picchiettare della pioggia sul tetto. Ma ansimando qualcun’altro entra nella capanna. La capretta non capisce che il suo compagno di sventura è un lupo goloso di carne di capra, e il lupo non si accorge che la sua compagna è una succulenta capretta. Grazie a questo equivoco, il lupo e la capretta iniziano a parlare, scoprendo così di avere molte cose in comune:

l’amore per le colline verdeggianti, la passione per il buon cibo, ma soprattutto la stessa identica paura dei temporali! Fra lampi e tuoni si confidano ricordi, abitudini, desideri e scoprono di assomigliarsi e di avere le medesime reazioni. A causa dell’infuriare del temporale, dello scrosciare della pioggia e soprattutto dell’oscurità della capanna, nessuno dei due si rende bene conto della situazione. L’oscurità non permette loro di vedersi ed il raffreddore non consente loro di annusarsi reciprocamente. In una notte di temporale è un delicato e profondo racconto sulla diversità,

B. Pitzorno, L. Terranera, L’isola degli smemorati, Unicef, 2003. S. Silverstein, L’albero, Salani Editore, 2000. A. Cousseau, Io, Manola e l’iguana, Il castoro, 2009. B. Masini, R. Piumini, Ciao, tu, Rizzoli, 1998.

sull’amicizia e sui pregiudizi che spesso accompagnano i rapporti con gli altri. I due protagonisti pensavano di trascorrere una pessima serata ed invece scoprono che una brutta situazione può trasformarsi grazie alla condivisione con l’altro. Il breve racconto illustrato richiede ai lettori grandi e piccini di immedesimarsi nei due protagonisti, raccontati in modo non stereotipato e non legato al loro ruolo tradizionale. Mettendosi nei panni della capretta e del lupo si impara a guardare la realtà e gli altri dai diversi punti di vista.


Una buffa e sorprendente storia in rima per scoprire le gioie e le fatiche dell’essere piccoli e dell’essere grandi è Se io fossi te, di R. Hamilton. Un papà e una bambina giocano a scambiarsi i ruoli. La sera, al momento di andare a letto, Giulia è sveglissima, mentre il suo babbo sbadigliando dice: «Se io fossi te, mi rannicchierei tutto e mi addormenterei». E Giulia risponde: «Ma tu non sei me». Comincia così un simpatico gioco dove entrambi si divertono a mettersi nei panni dell’altro e immaginano che gusto ci sarebbe a portare in giro il papà in passeggino, a mettergli sempre il tutù, a dargli sempre la pappa e mai il gelato. In questa sorprendente storia gli esiti sono imprevedibili! Il racconto è pieno di ritmo e di sorprese surreali. Durante la lettura, ogni papà con il proprio figlioletto di 4-5 anni può far nascere un divertente gioco che scatena a poco a poco la fantasia e l’imma-

ginazione di entrambi, in uno spassoso scambio di ruoli familiari, alternando storia letta e momenti di vita quotidiana. Raffinato e originale è invece il libro Quelli di sopra e quelli di sotto, dell’editore Kalandraka, da poco entrato nel mercato editoriale italiano dopo i successi in Spagna. Storie che pescano dalla tradizione o che si distinguono per l’originalità: viene dal Cile l’autrice di questo bell’albo, capace di insegnare ai bambini a guardare il mondo con occhi diversi. Esistono due tipi di abitanti. Quelli di sopra e quelli di sotto. Quelli di sopra vivono come quelli di sotto. E quelli di sotto come quelli di sopra, però al contrario. Quest’albo spicca per la semplicità e l’originalità della sua proposta narrativa ed estetica. Propone la concezione del mondo alla rovescia, una sorte di riflesso della realtà in una dimensione parallela. Invece d’immaginare dei

modi di vita diversi oppure antagonisti, l’impostazione del racconto presenta due mondi con abitudini addirittura complementari. L’unica differenza fra di loro è che gli avvenimenti succedono in piani opposti. Se si potessero ribaltare questi due mondi sarebbero esattamente coordinati. Le illustrazioni ci presentano un originale vicinato, dei personaggi dalle forme basiche, delle scene simmetriche e dei colori morbidi e caldi. La linea dell’equatore divide il mondo in due metà: una sta sopra, l’altra sotto. È una linea immaginaria, una convenzione che gli uomini adottano per dividere la terra in due emisferi; quegli stessi uomini, però, dimenticano che di convenzione si tratta e ne fanno una linea di separazione netta tra loro. L’autrice prende questa linea conferendole la concretezza di un segno orizzontale rosso che divide ogni pagina del libro, mostrandone al contempo l’assoluta inconsistenza. Il lettore costretto a compiere un gesto concreto capovolgendo il libro più volte per poterne leggere immagini e parole, scopre che sopra e sotto il mondo è sempre fatto di stagioni, di donne, di uomini, di bambini. Uguali quanto basta e di-

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versi quanto basta. Alla fine della lettura si scopre come effettivamente tutto sia comunque possibile, con testi e illustrazioni che possono essere lette in due sensi. Gli abitanti dei due mondi non si conoscono, non comunicano, diffidano gli uni degli altri. Se gli abitanti di sopra e gli abitanti di sotto si guardassero davvero, avverrebbe una specie di miracolo: da sopra cadrebbe l’acqua che innaffia la terra e sotto nascerebbero gli alberi, come racconta una delle immagini più poetiche. Paloma Valdivia gioca con gli opposti e la simmetria, suggerendo situazioni di confronto e relativizzazione: «La primavera entra da una parte e spinge l’autunno dall’altra». Senza punti di riferimento, le categorie del sopra e del sotto perdono di senso: non resta altro

da fare se non accettare l’inconfutabile verità che, fondamentalmente, è tutta una questione di punti di vista. Proprio come questo libro, fatto di poche parole e di segni e colori che si ripetono, la conclusione non è difficile nella sua assoluta semplicità: «Ogni tanto puoi guardare al contrario». Richiamandosi al concetto che nei rapporti con gli altri tutto è relativo, tutto può essere capovolto e guardato da una angolazione diversa, c’è l’allegro e irriverente libro Il mio mondo a testa in giù, vincitore del Premio Andersen 2009, per ragazzi di novedieci anni. Sono una quarantina di brevi e brevissimi, surreali e irriverenti racconti in un mondo alla rovescia visto dalla parte dei bambini. Raccontano di maestri

che finiscono negli acquari, di scherzi telefonici, di rapporti con famiglia e amici, di piccole grandi avventure e disavventure quotidiane. È il mondo adattato ai bisogni dei ragazzi, alle loro paure, alle loro conquiste; sono racconti in grado di penetrare nelle emozioni, nelle paure e nelle fantasie dei bambini e di smascherare la realtà dei rapporti tra bambini e adulti al di là delle rappresentazioni convenzionali che spesso vengono fornite. Le storie di Bernard Friot sono condensate in racconti brevi, fulminanti, a volte di una sola pagina, che uniscono l’immediatezza, lo humour e la scorrevolezza del racconto a un immancabile tocco surreale e a volte ribelle. Le sue storie sono tanto brevi quanto avvincenti, tanto rapide quanto profonde.


L’ultima recensione la dedico ad un libro per adolescenti. Si intitola Ciao, tu, di Roberto Piumini e Beatrice Masini. Purtroppo, essendo del 1998 non è facile trovarlo in libreria ma sicuramente in biblioteca si riesce a rintracciare. Uno scambio di biglietti tra due quindicenni per indovinarsi, scoprirsi, sapersi. Viola e Michele s’innamorano; questo non è un amore come tanti altri ma una specie di continuo enigma. Viola conosce tutti i pregi e difetti di Michele, però Michele all’inizio non conosce Viola. La protagonista scrive dolci bigliettini al suo amato e Michele cerca di scoprire dagli indizi chi è la sua ammiratrice. Capiscono di amarsi in una maniera nuova. Non solo per l’aspetto fisico, ma anche per il carattere e il modo di pensare. Con il susseguirsi delle situazioni, i due ragazzi si conoscono meglio e si confidano paure e solitudini, momenti di difficoltà e di depressione. La storia del loro lento conoscersi e scoprirsi si scandisce con un lento avvicinamento, ricco di confidenze, pensieri, riflessioni, rivelazioni sui rapporti con i loro coetanei e con gli adulti. Un libro per viaggiare verso l’età adulta con l’unica certezza che niente è tutto bianco o tutto nero: nei

rapporti con gli altri ciò che conta sono le sfumature. Da tutti questi libri si comprende come per comunicare efficacemente con un bambino e instaurare con lui un rapporto positivo non basta leggergli un libro cambiando le intonazioni, usando la mimica facciale e gestuale. L’adulto che legge deve mettersi anche in una dimensione di ascolto: ascolto di ciò che prova il bambino, ascolto di ciò che chiede il bambino, ascolto di ciò che si domanda il bambino. La cosa più difficile per un genitore o un insegnante è, infatti, trovare un’empatia nella comunicazione e nella relazione. Ancora una volta, attraverso il libro, adulti e bambini possono migliorare la qualità delle relazioni: simpatia reciproca, condivisione e concezione che l’altro è colui che dà qualcosa, sono essenziali per il rafforzamento della personalità e assumono un’importanza centrale per lo sviluppo sociale e personale del bambino.

Appuntamento alla prossima cronaca dalla Biblioteca di BarchettaBlu. Buone letture.

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