INDICE Giugno 2015 - Numero 5 - Anno 1
Editoriale - A piccoli passi verso nuovi traguardi p.3 A tu per tu - Nicolò Barella p.45 L'Ospite - Luca Bertolini p.67 Il Personaggio - Luis Suarez p.89 Made in Italy - Scandalo del Catania Calcio p.1011 Oltre il Confine - Gent e Midtjylland p.1213
La scatola dei ricordi - BayernManchester Utd. p.1415 Self Made Manager - Unay Emery p.1617 INSERTO SPECIALE! - Copa America 2015 All'ombra dei Campioni - Il Bala Town p.1819 Davide contro Golia - Perugia '78'79 p.2021 Crescendo si sbaglia - Federico Macheda p.2223 Alzati e segna - Il Taping, tra moda e realtà p.2425 Viaggio nei Templi del calcio - Gli stadi della Copa America p.2627 The Fighter - Jonas Gutierrez p.2829 Oltre il Calcio - Stan Wawrinka p.3031 Pezzi di Storia&Film del mese - p.3233
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EDITORIALE
FALSO NUEVE: A PICCOLI PASSI VERSO NUOVI TRAGUARDI
Ambizioni. Sono le ambizioni a fare la differenza tra chi si ferma al primo ostacolo e chi continua a proseguire per la propria strada nonostante tutte le difficoltà e gli imprevisti che si presentano lungo il proprio percorso. Il problema però è che – a volte – queste sono troppo grandi se non vengono accompagnate dai mezzi necessari per provare quantomeno a soddisfarle e a raggiungere i nostri obiettivi finali. A mio avviso l'ambizione resta in ogni caso uno degli ingredienti essenziali della natura umana: senza di essa saremo poveri, vuoti, privi di scopo. Nella redazione di 'Falso Nueve' di ambizione se ne vede tanta, ognuno dei nostri redazionisti sta portando avanti le proprie personali battaglie – lavorative e non – per raggiungere col tempo i traguardi che si è posto e che insegue con tenacia. La rivista è entrata prepotentemente nella routine quotidiana di ognuno di noi e occupa man mano un ruolo sempre più importante. Sono passati 6 mesi da quando abbiamo iniziato a pensare a un prodotto del genere e da quando abbiamo iniziato a lavorarci e la cosa che mi stupisce e mi rende fiero delle persone con cui lavoro è che l'entusiasmo iniziale non è mai calato, anzi probabilmente è gradualmente aumentato. Lo vedo dalla continua ricerca di idee e argomenti originali per i pezzi, lo intuisco dalle intere serate passate a studiare modi per migliorare e far crescere la nostra rivista, lo percepisco dal fatto che quando c'è da fare un po' più di lavoro nessuno si tira mai indietro. Anche nel processo realizzativo di questo numero di luglio non sono mancati gli imprevisti ma alla fine ce l'abbiamo fatta, grazie all'impegno di tutti i redazionisti – menzione speciale per il nostro Nicolò che hanno dato il proprio contributo anche in fase di impaginazione e al solito stakanovista Andrea, senza cui non sapremo davvero come fare. E' il bello di quella che in campo musicale – e non solo si definisce "autoproduzione": dietro 'Falso Nueve' non c'è nessuno, se non un gruppo di ragazzi che lavora a tutti gli step del processo realizzativo del numero, dal giorno in cui si pensa alle idee per i nuovi pezzi fino alla correzione della bozza finale e alla promozione del numero (e qua credo vada fatta un'altra menzione speciale, questa volta per il nostro Angelo). Avevamo grandi aspettative per il numero di giugno – viste le eccezionali esclusive e la qualità dei pezzi di tutta l'edizione – e i numeri ci hanno dato davvero ragione dal momento che abbiamo stabilito il nostro personalissimo record di letture di un numero. Un traguardo importantissimo di cui andiamo decisamente fieri ma che puntiamo però a superare già con questo nuovo numero – che non ha nulla da invidiare al precedente – perché per chi ha grandi ambizioni il vero traguardo non arriva mai... ALESSIO NICOTRA Direttore di 'Falso Nueve'
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A TU PER TU<< NICOLò BARELLA
INTERVISTA ESCLUSIVA
NICOLò
BARELLA
Tra le rocce impervie e scoscese, il mare cristallino che si intreccia tra coste e campagne, la Sardegna racchiude e cresce i suoi atleti. Uomini che si erigono dal nulla come Gigi Riva, padano doc, la faccia scolpita nel marmo e un sinistro che fa tremare l'aria, come un Rombo di Tuono. Cagliari non è nuova ai talenti, li vede crescere per poi spiccare il volo. Le magie di Zola, la fantasia di Brugnera, i colpi di Conti e il tridente classe operaia LangellaEspositoSuazo. L'essenza di un calcio puro e apparentemente lontano anni luce. Nicolò Barella, classe '97, è uno dei prodotti di maggior lustro della disastrosa stagione del Cagliari, terminata con la retrocessione in serie B. Fa il suo esordio in prima squadra con Gianfranco Zola, che a gennaio, negli ottavi di Coppa Italia gli regala novanta minuti al Tardini contro il Parma. “L'ho vissuta con tranquillità, anche se in campo ho avvertito all'inizio un pizzico di emozione" racconta Barella ai microfoni. Così il 3 maggio 2015 arriva l'esordio in Serie A, il mister Gianluca Festa lo lancia nella mischia e Nicolò porta a casa una bella prestazione. Il cagliaritano è dotato di ottima tecnica, una grande corsa ed è uno specialista negli inserimenti. È un jolly in mezzo al campo, ma il ruolo che ricopre meglio è l'interno destro di centrocampo, la cosiddetta mezzala. Arriva facilmente in zona gol e dà grandi soddisfazioni anche in fase realizzativa poichè dotato di un buon tiro da fuori area. Poi è arretrato pian piano fino a diventare regista davanti alla difesa. Arretra lui, ma la sua carriera fa solo passi in avanti: in pochi anni passa dai Giovanissimi provinciali (dove giocava attaccante) alla Primavera. E in contemporanea si fa anche tutta la trafila in azzurro fino ad arrivare all’Under 18, dove è il croupier del centrocampo di mister Vanoli. Se rimarrà col Cagliari in serie B avrà modo di maturare e di fare esperienza. A 18 anni, senza tante pressioni in terra sarda, può crescere ancora e diventare uno dei centrocampisti più forti del panorama italiano. Attualmente c’è chi lo paragona a Cambiasso, altri addirittura a Verratti. Nomi importanti, paragoni forti, per ora più grandi di lui, che risponde giocando la carta dell'umiltà, sapendo che di strada da fare ce n’è ancora tanta.
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A TU PER TU<< NICOLò BARELLA Ecco la breve intervista esclusiva che ha dedicato alle pagine di Falso Nueve:
Quando hai iniziato a giocare a calcio? "Ero veramente piccolo, ho iniziato a tirare i primi calci a un pallone all'età di 3 anni e mezzo, nella scuola calcio Gigi Riva. Nel 2006 sono entrato a far parte del settore giovanile del Cagliari in cui ha fatto tutta la trafila sino alla Prima squadra."
Alcuni giornali, tra cui la Gazzetta dello Sport, ti hanno definito lo Steven Gerrard sardo. Cosa ne pensi di questo paragone? "Penso che sia un po' azzardato, visto che di campioni del calibro di Steven Gerrard ne nascono davvero pochi. Però non ti nascondo che questo paragone mi ha riempito d'orgoglio, anche perchè il suo palmares parla da solo e fare la sua carriera non sarebbe affatto male."
Quale è attualmente il centrocampista più forte del mondo? "Finché non smetterà di giocare, il centrocampista più forte del modo sarà sempre Andrea Pirlo. Tuttavia per completezza e per come ricopre tutti i ruoli del centrocampo preferisco Andrés Iniesta."
Edoardo Ridolfi
BARELLA VANTA GIÀ UN RUOLO DI PRIMO PIANO IN NAZIONALE: NELL'ITALIA UNDER 18 È IL CROUPIER DI MISTER VANOLI
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L'OSPITE<< "LA PREPARAZIONE FISICA NON ESISTE" Preparazione atletica di Zeman a Roma nel 2012
La prepanroan zesiiostne e fisica
O forse sì? Un confronto tra la provocazione del Prof. Paco Seirulo e il faticoso programma atletico che il Maestro Zeman non ha mai cambiato.
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ualche tempo fa ho letto "Zemanologia", in cui gli autori, Massimiliano Palombella e Francesco Spaziani Testa, parlano della "filosofia di gioco e di vita" di un maestro e genio del calcio. Tra tutti i capitoli, uno dei più interessanti tratta della preparazione atletica precampionato delle 3 stagioni di Zeman con la Roma (dal 1 997 al 1 999 e 201 2-201 3); una sequenza di sedute di allenamento che ha subito pochissime variazioni durante la sua carriera da allenatore e che viene poi riproposta a cicli nel corso della stagione regolare. Una settimana intera
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di fondo, con distanze tra 8 e 1 0 km al giorno, una settimana di ripetute sui 1 000 m per 9 o 1 0 volte al giorno, una settimana di "piramidi" con distanze totali di 11 km circa ed infine lavori di velocità sui 40, 60 e 90 m con distanze totali tra i 1 200 e 2700 m. Per passare poi ai lavori di forza che prevedono le famigerate serie di ripetute sui gradoni. Tutti i giocatori dicono che sia stata la più terribile che abbiano mai fatto. I risultati migliori il tecnico li ha raggiunti con il "Foggia dei miracoli" ad inizio anni '90 ed ultimamente con il Pescara nella stagione 2011 -201 2. Proprio durante la
stagione della vittoria del campionato di serie B ho sentito Zeman dire quanto segue: "Alcuni giocatori si lamentano che li faccio correre troppo? A Pescara vivo sul lungomare, e ogni mattina alle 6 vedo un sacco di persone che corrono. E non li paga nessuno.” In questa frase si racchiude tutto il pensiero zemaniano sul giocatore di calcio; è un atleta prima che praticante di uno sport specifico. Nel corso delle mie personali "ricerche calcistiche" ho letto varie dichiarazioni di alcuni allenatori, tra i più vincenti, che contraddicono in toto il credo del Maestro.
L'OSPITE<< "LA PREPARAZIONE FISICA NON ESISTE" Guardiola, ad esempio, dice: "Ciò che conta è la collaborazione collettiva in campo, quando queste cose funzionano la squadra va bene. Per questo la preparazione fisica non esiste, ciò che conta è l’organizzazione in campo”. Pep lavora con possessi palla, rondos, partite a pressione ed al limite interval trainings. Mourinho ha dichiarato: "Per me avere una buona resistenza vuol dire essere adatto e pronto per un’idea di gioco, essere capace di realizzare azioni individuali e collettive richieste all’interno di quel modello di gioco” per cui ogni singola esercitazione deve avere una finalità tattica che lo riconduca all'organizzazione generale di squadra, anche la prima del primo allenamento. A proposito di Mourinho una lettura da non mancare è "Questione di metodo", l'unico vero libro che spiega il credo dello Special One e la Periodizzazione Tattica tanto in voga attualmente. Da ultimo la provocazione, o la più profonda verità del Prof. Seirulo preparatore atletico Barcelona dal 1993, con lui e Guardiola il triplete del 2009 e con Luis Enrique il triplete 2015
Seirulo: "Prima erroneamente pensavo che si dovesse formare un’atleta, per poi trasformarlo in un giocatore di qualsiasi sport. Se si voleva allenare la resistenza, si allenava senza differenza in montagna o al mare\ in qualunque posto. E poi questa resistenza veniva adattata allo sport specifico. Così però è sbagliato". Per il Prof un giocatore deve essere atleta coordinato sulla palla e con la palla, quindi la preparazione fisica va fatta utilizzando il pallone da calcio perchè il giocatore stesso e le sua abilità personali fanno la differenza in campo. Forza, accelerazione, velocità massima devono essere tutte correlate a palla, compagni e avversari; alle situazioni di gioco in sostanza. Sempre secondo il Prof. non esisterebbe la preparazione precampionato generale e reputa dannose le continue doppie sedute quotidiane. "Per me è necessario prepararsi esclusivamente per la prima partita del campionato. Poi per la
seconda \ e così via". Quindi qual’é la strategia piú efficace? La conclusione sarebbe facile perchè Pep e Mou hanno vinto tutto, il Prof ha fatto parte del Barcellona e il Maestro non ha mai primeggiato se si escludono alcuni campionati minori; ma il problema della preparazione di un giocatore e di una squadra di calcio intera non va ridotto a chi ha vinto che cosa. Fondamentale per una preparazione fisica vincente di una squadra di calcio è la capacità di adattamento dell' allenatore e del suo staff alla realtà nella quale lavora. Il Prof. non potrebbe proporre la sua metodologia di preparazione in una squadra di una lega minore in cui i giocatori non raggiungono l'intesità necessaria in una esercitazione con la palla. Solo il Guardiola del Bayern non è quello del Barcellona. Il limite del Maestro è questo ("Modulo e sistemi di allenamento non li cambierò mai, qui a Roma come in un'altra città"); se allenasse il Barcellona proporrebbe la stessa metodologia di "Zemanologia". Lu ca B e rtol i n i
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IL PERSONAGGIO<< LUIS SUAREZ
LU I S
SUAREZ
il cammino verso la redenzione Il peccatore grazie alla sua Sofìa riesce a riprendere in mano le redini della sua vita difficile e dannata ed assicurarsi così un posto in Paradiso.
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n'assenza pesante nella Copa America è quella di un uruguagio, nato il 24 Gennaio 1 987 a Salto, una piccola cittadina di campagna, “El Pistolero” come lo chiamano da queste parti, ha una storia difficile, particolare, non da The Fighter ma quasi. Luis Alberto Suàrez è un dannato, lui meglio di ogni altro calciatore suo coetaneo sa cosa significhi scendere e risalire dall’inferno. Solo nel 201 4 è caduto e si è rialzato tre volte, non come un Cristo, nessuno lo considera un Messia, nemmeno i suoi tifosi; è sempre stato un tipo po’ ambiguo, testardo, un
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peccatore che si è guadagnato spalla. Da lì il terzo crollo: la nomina di razzista, violento e quello psicologico. Tabarez cannibale. Il primo scivolone di Suàrez è collettivo: al suo Liverpool infatti sfugge di mano l’opportunità forse irripetibile di ritornare a vincere la Premier. Il secondo è fisico: a metà maggio avverte un dolore al ginocchio, la diagnosi è chiara: infortunio al menisco, Suàrez deve operarsi. E’ una lotta contro il tempo perché tra meno di un mese iniziano i mondiali e lui ci deve essere ad ogni costo. Luisito infatti ci sarà, ha lasciato il segno in quel mondiale, forse Chiellini porta ancora la cicatrice sulla
non sembra il tipo che fatica a trovare le parole ma quella volta c’è chi giura che non sapeva proprio come dirglielo. El Maestro lo prende in disparte e dice solamente “ E’ la peggior notizia che abbia mai dato ad un calciatore, Luis. Nove giornate. Non puoi mettere piede in nessuno stadio, devi stare anche lontano dalla squadra.” Circola (forse più in Inghilterra che in Uruguay) una leggenda metropolitana secondo cui Suàrez a 1 5 anni diede una testata all’arbitro durante Nacional-Danubio. Di questo
IL PERSONAGGIO<< LUIS SUAREZ
particolare episodio non ci sono fonti attendibili che lo attestino ma risulta difficile pensare che il peccato originale possa essere scaturito a partire da quel gesto, piuttosto esso è il frutto di una situazione di vita difficoltosa, nel passaggio forzato che ha portato un ragazzino di 7 anni che vive in campagna e gioca a piedi nudi sul prato, a trasferirsi in una metropoli come Montevideo, lontano dagli amici e lontano dal callejòn, il vicoletto dove giocava a calcio. Una volta arrivati a Montevideo però la mamma, la signora Sandra, si preoccupa subito di cercagli una squadra e la trova: è l’ Urreta. Lì viene notato e portato alle giovanili del Nacional. Suàrez a 1 3 anni fa una vita sregolata, frequenta cattive amicizie e ogni sera torna a casa sempre più tardi. La separazione dei suoi l’ha segnato. A 1 5 anni Suàrez però conosce la sua Beatrice, tale Sofia Balbi , una tredicenne casa e chiesa che metterà per sempre ordine nella
vita di Luisito. Il parallelismo con la Beatrice dantesca non è fatto a caso: da quando infatti lo ha incontrato non ha fatto altro che tirarlo fuori da quei gironi infernali nei quali lui ha sempre dimostrato di avere facile accesso, per condurlo piano piano in Paradiso. In seguito alla crisi che colpisce le banche nel 2002 però Sofia e la sua famiglia sono costretti a trasferirsi. Vanno a Barcellona e da quel momento Suàrez farà di tutto per cercare di diventare un calciatore professionista e giocare in Europa per potersi così ricongiungere alla sua amata. Inizia a segnare a raffica, addirittura quando gioca male e non fa gol piange, anche se la squadra vince. Nel 2005 a 1 8 anni debutta in prima squadra e quell’anno gli scout del Groningen , società olandese, lo notano e lo acquistano per 800.000 euro. Finalmente Suàrez ce l’ha fatta, ha raggiunto il suo obiettivo. Sofìa si trasferisce con lui nella fredda
cittadina di Groniga e da lì inizia il percorso che porta l’attaccante uruguayano a giocare prima con l’ Ajax, club con cui esploderà, e poi a consacrarsi definitivamente con i Reds . Piccolo aneddoto: quando la bella Sofìa si trasferisce a Barcellona, Suàrez lo stesso Natale riesce ad andarla a trovare grazie all’aiuto del suo procuratore Daniel Fonseca. Durante quella vacanza gli chiederà di portarlo al Camp Nou , vuole visitarlo, magari comprarsi una maglietta, degli scarpini, ma non se lo può permettere, così mentre sono nei paraggi scovano un cancello incustodito e socchiuso. I due entrano e riescono a raggiungere il campo di gioco. Nel 2004 Luís è un ragazzo che vuole davvero giocare per il Barcelona, non per i motivi che possiamo immaginare, ma per una questione molto più basilare e per lui vitale: vivere insieme a Sofia. Oggi Suàrez è un giocatore del Barcelona e quando firmò il contratto nell’estate 201 4 un dirigente rivolgendosi a Sofia le disse “Meno male che sei venuta anche tu. Ci sarebbe da saldare il conto per l’ingresso allo stadio, quello che non avete pagato dieci anni fa”. El Pistolero ha realizzato il suo sogno, ora sembra essere arrivato finalmente in Paradiso.
Massimiliano Puglisi
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MADE IN ITALY << CATANIA, 'MELIOR DE CINERE SURGO'
CATANIA
melior de cinere surgo
La squadra etnea è finita al centro dello scandalo 'I treni del gol'. Abbiamo sentito quattro personalità legate al Catania e alla sua squadra per commentare con loro quanto accaduto
"E
chi deve essere custode di questo nobile tesoro? La comunità? No! La responsabilità è individuale, non collettiva. Da oggi in poi ciascuno di voi sarà custode in prima persona della sua integrità". Scriveva così nel 1 889 nel suo 'L'uomo che corruppe Hadleyburg' Mark
Twain , uno dei padri della
letteratura americana. Spesso però la responsabilità dei singoli arriva inevitabilmente a macchiare il nome e la tradizione di una squadra e di una città che finiscono preda degli eventi e vittime di carnefici insospettabili. E' il caso del Catania che, dopo due stagioni già disastrose con
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la retrocessione in B prima e la salvezza nella serie cadetta raggiunta proprio nelle battute finali nonostante ambizioni ben diverse poi, è finito al centro dell'indagine "I treni del gol" che prende il nome da quei "treni" che nelle intercettazioni telefoniche emerse nelle scorse settimane venivano utilizzati per sostituire i nomi dei giocatori " corrotti". Sette dirigenti etnei indagati, compreso il presidente Pulvirenti , e tanti dubbi sul futuro della società che in ogni caso risulta irrimediabilmente sfregiata dalle azioni di alcuni singoli che per un discutibile "bene superiore" rischiano di rovinare per sempre quella che era una bellissima storia di
calcio e di passione. Ma Catania – una delle piazze più calde del tifo italiano che ha continuato a sostenere la squadra nonostante i pessimi risultati delle ultime due stagioni - e i catanesi non ci stanno e per questo, piuttosto che soffermarci ulteriormente sui continui sviluppi che emergono dalle indagini degli inquirenti, abbiamo deciso di raccontarvi l'altra faccia della medaglia, quello di chi con quella maglia ha sognato e sofferto, restando costantemente al suo fianco. E' il caso di Max Licari , stimato giornalista catanese che in merito alla vicenda che ha coinvolto la squadra etnea ci ha detto: "Dobbiamo essere pronti
MADE IN ITALY << CATANIA, 'MELIOR DE CINERE SURGO' a pagare, perché ci sarà da pagare ed è giusto che si paghi. La storia ci dice che non esiste nessun "Sistema Catania", ma un articolato meccanismo in cui gli attuali dirigenti del Catania si sarebbero, a quanto pare, inseriti con particolare protervia. Addossare tutto al Catania, far pagare solo i tifosi rossazzurri senza scavare fino in fondo sarebbe un errore gravissimo, un errore potenzialmente fatale per il calcio italiano".
Il tifoso e speaker radiofonico Mario Licciardello invece ha commentato così quanto accaduto: "C'è poco da dire, è
disgustoso ciò che è successo. Il prezzo da pagare sicuramente sarà alto e il conto dovremo pagarlo noi tifosi e appassionati che di fatto siamo la parte offesa. Spero che si possa salvare almeno il titolo e ripartire con una dirigenza diversa, da qualsiasi categoria". Abbiamo voluto
sentire anche Blazej Augustyn – fresco di trasferimento in Scozia all' Hearts of Midlothian – che ha indossato la maglia del Catania per due stagioni e che
avevamo avuto il piacere di intervistare in occasione del numero di maggio: "In primis il mio pensiero va ai tifosi. Catania è una piazza calda che si meriterebbe la serie A: mi ricordo ancora quando ero in rossazzurro e, pur non giocando spesso, la gente mi chiedeva sempre le foto o mi fermava per strada facendomi sentire sempre importante e questa è una cosa che non succede ovunque, quindi anche per questo rispetto molto la tifoseria. Poi c'è un bellissimo centro sportivo e sarebbe un peccato se una società così importante e con una struttura così all'avanguardia dovesse ripartire dal fondo del calcio italiano". Infine abbiamo
parlato con Giovanni Lanza, uno dei tantissimi tifosi che hanno continuato a manifestare il proprio amore e il proprio supporto per la squadra etnea in un momento così difficile: "Da tifoso mi sento tradito e danneggiato perché ho amato la maglia rossazzurro sia nei momenti belli che nei momenti brutti. Si è rotto qualcosa è vero,
ma non sarà mai distrutta una tifoseria come la nostra. Adesso toccherà pagare per ripulire il nostro nome e per ripartire a testa alta con orgoglio e soprattutto lealtà". Quattro delle
mille e più voci che hanno continuato a sostenere un Catania tradito e ferito ma pur sempre vivo. Riprendendo quanto scriveva Twain, i tifosi sanno che ognuno di loro dovrà individualmente farsi carico dei problemi che affliggono in questo momento la squadra e diventare custodi dell'integrità – in questo caso morale – di un bene così importante come il Catania e come la sua tradizione. Un bene corrotto dalle scelte sbagliate e indifendibili di pochi singoli che potrà trovare una cura solo con il sostegno di chi è rimasto sempre al fianco di quei colori. Melior de cinere surgo, oggi più che mai.
Alessio Nicotra
SONO SETTE I DIRIGENTI ROSSAZZURRI FINITI NEL MIRINO DEGLI INQUIRENTI NELL'INDAGINE "I TRENI DEL GOAL"
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OLTRE IL CONFINE << GENT E MIDTJYLLAND
GENT E MI INDUOTVJI CYAMLPLIONAI DNELDNORD
La stagione appena trascorsa ha festeggiato l'ingresso tra le grandi di due nuove squadre in Belgio e Danimarca, esempi di programmazione e tenacia
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and, quasi 250 mila abitanti, Fiandre Orientali. Herning , vicina a quota 50mila anime, Jutland. Due città che prima della fine della stagione 201 415 avremmo potuto accomunare soltanto scomodando il mondo del ciclismo. La città fiamminga è infatti nota per una delle principali competizioni del circuito internazionale, la classica Gand-Wevelgem, mentre Herning è stata la località di partenza del Giro d’Italia 201 2 e soprattutto è il luogo di nascita di Bjarne Riis, l’unico danese vittorioso a un Tour de France. Quest’anno
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Gand e Herning hanno però trovato qualcosa in grado di unirle, fregiandosi per la prima volta del titolo di capitali del rispettivo calcio nazionale.
Una consacrazione attesa un secolo – 11 5 anni: tanti sono quelli attesi dai tifosi fiamminghi dalla fondazione a oggi, prima di vedere la propria squadra alzare al cielo il trofeo di campioni belgi. La squadra di Gand già ci era andata vicina in due occasioni, cogliendo il secondo posto nel 1 955 e nel 201 0. Hein Vanhaezebrouck, allenatore dei Buffalo (il logo della squadra si rifà a Buffalo Bill, passato da Gand a inizio
‘900 con il suo show), ha affermato che la squadra si è resa conto di poter compiere finalmente l’impresa in seguito alla vittoria sull’Anderlecht nell’ultima giornata del campionato regolare. Nei dieci incontri dei playoff infatti i biancoblu sono stati capaci di recuperare lo svantaggio dal Bruges, conquistando la Jupiler League con una giornata d’anticipo in seguito alla vittoria per 2-0 sullo Standard Liegi. Protagonisti della partita decisiva il capitano Sven Kums autore della sua unica rete stagionale proprio nel momento clou, e uno dei principali eroi della cavalcata, il
OLTRE IL CONFINE << GENT E MIDTJYLLAND
SVIATCHENKO PORTA IN TRIONFO SISTO
brasiliano Renato Neto, autore di tre importantissimi gol nella fase dei playoff. I nuovi campioni belgi hanno sovvertito i pronostici estivi, visto che nella scorsa stagione erano arrivati soltanto settimi dopo aver cambiato ben 3 allenatori prima dell’arrivo di Vanhaezebrouck, che in un solo anno ha spinto i Buffalo dove mai nessuno prima era riuscito: la fase a gironi della Champions League.
Un 1 6enne di successo – Il
Midtjylland, a differenza del Gent, non ha una storia secolare e anzi, non è ancora nemmeno maggiorenne. La nascita risale infatti al 1 999, anno in cui Ikast FS e Herning Fremad si unirono per creare un club che potesse puntare a qualcosa di più ambizioso che i modesti risultati ottenuti negli anni dalle due squadre rivali. C’è voluta qualche stagione di assestamento nella Superligaen danese prima che i risultati arrivassero, ma la tenacia è infine stata ripagata nel 201 5 dopo i secondi posti ottenuti nel 2007 e 2008. Gli Ulvene, i lupi, hanno replicato
l’impresa compiuta nel 201 2 dal FC Nordsjælland, spezzando anch’essi l’egemonia delle squadre della capitale danese e assicurandosi il primo titolo nazionale a tre gare dal termine, in virtù del pareggio a reti inviolate ottenuto contro il Vestsjaelland. Capitan Nielsen e compagni avevano in ogni caso già capito di essere a un passo dal sogno dopo il decisivo scontro del 29° turno contro il blasonato FC Copenhagen. In quell’occasione la squadra dello Jutland si impose per 2-0, grazie soprattutto a un’incredibile partita del principale gioiellino della squadra, classe ’95 e di origini ugandesi, Pione Sisto. Suo il bellissimo lancio per l’1 -0 messo in rete dall’accorrente André Rømer (classe ’93) e da applausi a scena aperta il tiro a giro sul secondo palo con cui ha portato la squadra al raddoppio dopo aver ubriacato la difesa del FC Copenhagen. La giovane ala danese sembra non avere intenzione di fermarsi ed è stata pure capace di giustiziare, con la decisiva rete dell’1 -2, i padroni di casa della Rep.Ceca nel match inaugurale del recente Europeo U21 .
La “fodboldakademi” – I lupi di
Danimarca sono entrati in così poco tempo nell’élite del calcio scandinavo grazie all’innovativo progetto che sono riusciti ad avviare. La società danese è un esempio d’innovazione nel campo dello scouting in virtù dell’accurato monitoraggio dei giocatori di 60 diverse leghe, dei quali il club raccoglie i più disparati dati statistici, sulla base di “key performance indicators”. Con queste ricerche scientifiche il FCM riesce a scovare i talenti per la prima accademia calcistica del paese, in grado di attirare giocatori da tutta Danimarca – qui è cresciuto Simon Kjaer – e anche dall’Africa grazie alla collaborazione con la squadra nigeriana del FC Ebedei , nella quale esplose per esempio Obafemi Martins .
Omar Cartulano
I DANESI DEL MIDTJYLLAND FESTEGGIANO UN GOL IN SUPERLIGAEN
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LA SCATOLA DEI RICORDI << BAYERN - MANCHESTER UNITED
BAYERN MANCHESTER UNITED
DAL SOGNO all'incubo
Il suicidio dei tedeschi che, in una calda serata spagnola, persero la partita più pazza della storia del calcio.
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el calcio, come nello sport in generale, il tempo è una misura relativa; ci sono quelle volte che sembra non passare mai e, al contrario, ci sono momenti in cui ti aggrapperesti alle lancette dell'orologio pur di non farlo scorrere, per quanto stia andando via velocemente. Basta un risultato, favorevole o meno, per passare dal "mancano solo 1 5 minuti" al ben più emblematico "cavolo, mancano ancora 1 5 minuti!". Il confine che separa gioia e tristezza, in questi casi, è davvero sottile, sottilissimo. Chissà quanti tifosi del Bayern Monaco, in quella maledetta
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notte di Barcellona del 26 Maggio 1 999, avranno pensato di potersi rilassare perchè, in fondo, mancavano solo 3 minuti. Chissà quanti tifosi del Manchester United si saranno disperati perchè, purtroppo, mancavano solo 3 miseri minuti. Eh sì, perchè se è vero che la palla è rotonda, è vero anche che una finalista di Champions League, al 90°, in vantaggio di una rete, difficilmente può farsi "scippare" la coppa dalle grandi orecchie. Saranno i 3 minuti più brutti della storia del Bayern Monaco. La sfida promette spettacolo già solo per alcuni dei nomi presenti in campo: da
Kahn e Lothar Matthaus a Giggs , Beckham Oliver
e Gary Neville, l'arbitro è Pierluigi Collina. Nonostante le assenza di Keane e Scholes, gli inglesi sono i favoriti grazie alle grandi individualità che militano nella squadra di Sir Alex Ferguson. Dopo soli 5 minuti pero', i pronostici vengono ribaltati grazie alla punizione dal limite di Basler, che trova impreparato Schmichel sul primo palo e sigla la rete del vantaggio. Il gol del centrocampista tedesco sembra distruggere l'entusiasmo dei Red Devis, perchè durante tutto il resto della partita gli uomini in
LA SCATOLA DEI RICORDI<< BAYERN - MANCHESTER UNITED maglia rossa non riescono a portare pericoli rilevanti alla porta difesa da Kahn. Anche nel corso del secondo tempo la musica non cambia e lo sterile possesso palla inglese non riesce a scalfire la solida difesa bavarese. Minuto 90: il Man of the Match Basler viene sostituito da Salihamidzic, accompagnato dalla standing ovation del pubblico del Camp Nou ormai in attesa solo del triplice fischio dell'arbitro italiano. Il quarto uomo alza la lavagnetta per indicare il recupero; un luminoso 3 rosso spegne le speranze del Manchester United di poter riaprire la partita. O forse no? Passano 30 secondi; calcio d'angolo per lo United con David Beckham sul pallone, palla al centro e serie di rimpalli con la difesa del Bayern che riesce ad allontanare la sfera bollente al limite dell'area. Arriva Ryan Giggs, mancino, che lascia partire uno dei pochi tiri di destro della sua carriera, sul quale arriva Sheringham che, con un
guizzo, gira in rete la palla del pareggio. I tifosi del Bayern rimangono congelati sugli spalti, al contrario dei "colleghi" inglesi che si lasciano andare a festeggiamenti sfrenati sulle tribune. Il finale di questa incredibile partita, però, deve ancora essere scritto: passano 40 secondi, siamo al 92° e c'è un altro calcio d'angolo dalla sinistra per Beckham. I tedeschi, che per tutto l'incontro avevano sostenuto i propri ragazzi in campo, cominciano a sudare freddo, sentendo nel profondo che sta per accadere qualcosa di tremendo. Palla telecomandata sulla testa di Sheringham che la spizza alla cieca verso la porta, in spaccata arriva Solskjaer che, di punta, manda la sfera sotto l'incrocio. La panchina dello United esplode, giocatori e dirigenti entrano in campo correndo con le braccia al cielo mentre il norvegese scivola sulle ginocchia sul prato verde sotto la sua curva. Pochi metri più indietro, le lacrime dei ragazzi in
maglia grigia, forse non ancora realmente consapevoli di cosa sia accaduto. Alcuni sono a terra con il volto coperto, altri fissano il vuoto e altri ancora sono rimasti appoggiati al palo, li dove si trovavano per difendersi dal corner degli avversari. Mancano ancora 30 secondi ma nessuno ha voglia di continuare, deve essere proprio Collina ad andare ad esortare i bavaresi a rimettersi in piedi per far finire la partita. Al triplice fischio, lo United è campione d'Europa per la seconda volta. Nella notte di Barcellona si è assistito a una delle partite più incredibili della storia di questo sport; una pagina di calcio che rimarrà impressa negli occhi di tutti quelli che hanno assistito all'impresa del Manchester ( o al suicidio del Bayern, se preferite). Erano solo 3 minuti ma nel calcio, il tempo, è una misura relativa.
Ruggero Tracuzzi
"Pochi metri più indietro, le lacrime dei ragazzi in maglia grigia"
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SELF MADE MANAGER << UNAY EMERY Ha trascorso la sua carriera calcistica se m pre ne l l e divisio ni inferiori del calcio spagnolo, giocando per squadre come Racing Ferrol e Lorca. Si è ritirato nel 2005, a trentaquattro anni.
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Il tecnico del Sevilla, vincitore di due Europa league, è un vincente. Ma qual è il suo segreto?
a giovane non ha avuto una carriera calcistica memorabile: ha sempre militato in squadre minori e di gol non ne ha mai fatti molti, probabilmente l’apice lo raggiunge con le cinque presenze in Liga con il Real Sociedad , ma è proprio questo che ha permesso ad Unai Emery di diventare l’allenatore vincente che è oggi. A 33 anni Emery è un giocatore del Lorca (una squadra della terza categoria spagnola che oggi a causa di problemi finanziari non esiste più) ma non gioca molto per via di un infortunio al ginocchio, così il presidente di allora, tale
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Joaquín Flores, gli chiede di ritirarsi dal calcio giocato per allenare la squadra. Emery accetta la sfida. Quell’anno ottiene la promozione in seconda divisione e vince il premio come miglior allenatore della serie; qualche anno dopo lo stesso Emery rivelerà quanto fu strano quella volta salutare i suoi compagni di squadra dopo l’allenamento e poi tornare qualche giorno dopo ad allenarli. Dopo essere stato protagonista anche nella stagione successiva con l’ Almeria (promozione in Liga e di nuovo premiato come miglior
allenatore), Emery si afferma nell’élite come tecnico di un Valencia mantenuto ad alti livelli nonostante le pesantissime cessioni nel corso degli anni. Dopo quattro anni decide di accettare una nuova sfida: allenare lo Spartak Mosca. L’avventura si rivela più breve del previsto, come spesso accade da quelle parti infatti i tecnici stranieri non sono capiti subito, così a novembre dello stesso anno viene esonerato. Chi lo vuole fortemente è il d.s. del Siviglia, Monchi , che non si lascia sfuggire l’opportunità di riportare il tecnico in Spagna.
SELF MADE MANAGER<< UNAY EMERY stagione i risultati tardano ad arrivare, addirittura il Siviglia tocca il fondo della classifica, ma Monchi, convinto della scelta che ha fatto, continua a dargli fiducia e non passa molto tempo prima che Emery possa cogliere i frutti del suo duro lavoro: quinto posto e vittoria dell’ Europa League battendo in finale, a Torino, un quotatissimo Benfica. Il resto è storia nota. Ma qual è il segreto di Unai Emery? Due Europa League di fila con una squadra che di anno in anno si priva dei suoi migliori interpreti non possono essere una casualità, dietro deve esserci un metodo. Da giocatore sappiamo che non ebbe molta fortuna e mancando quindi del talento necessario al grande calcio nasce in lui la voglia di imparare come migliorare le proprie lacune, riflettendo su cosa gli allenatori che lo hanno avuto a disposizione di volta in volta non sono riusciti ad insegnargli. Questa ricerca dell’errore nel lavoro degli altri lo ha reso estremamente esigente con il
proprio operato e con quello di chi gli sta intorno. Addirittura circola un aneddoto in quel di Valencia di quanto lui sia un perfezionista e metodico: un suo giocatore (non si sa il nome) stanco di essere ripreso ad ogni errore, gli chiese di andarci piano e lui prendendolo da parte gli rispose “Io non ti riprenderò solo in due occasioni: quando non sono qui e quando non ci alleniamo”. Il giocatore in questione restò al Valencia per tutti e quattro gli anni in cui allenò Emery. Gli errori ci sono, impossibile prescindere da essi, ma allora che gli errori entrino a far parte del processo di crescita. Oltre che nella cura dei particolari la bravura dell’ex tecnico del Valencia sta nel dare un’ impronta di gioco alla sua squadra cosicché pur cambiando gli elementi in campo il gioco non ne risente. Questo metodo è risultato fondamentale nella sua carriera in quanto ha sempre allenato squadre che poi spesso e volentieri si sono private dei giocatori migliori per
monetizzare; così facendo si è però comunque assicurato di dare una sua identità alla squadra a prescindere dai giocatori che la compongono. Prima di ogni partita lui è quell’allenatore che va in campo, odora l’erba, saggia il terreno, va verso la bandierina e immagina già l'incontro, parla da solo, gesticola: si immedesima. E’ questo il segreto di Unai Emery: dedizione al lavoro che va fatto giorno per giorno ed è anche qui che risiede la gioia dell’essere un allenatore vincente. Il suo gioco aggressivo, fisico, intenso, ma allo stesso tempo molto tattico e ben preparato ha stregato diversi club nel panorama del calcio internazionale pronti a fare follie pur di averlo. Emery ha però rinnovato il suo contratto dichiarando di voler vincere la Champions con il Siviglia. Non ci stupiremmo se un giorno dovesse riuscirci.
Massimiliano Puglisi Il 22 maggio 2008 viene presentato come nuovo tecnico del Valencia firmando per due stagioni e diventando l'allenatore più giovane della storia d e l c lu b .
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COPA AMERICA SPECIALE
TUTTE LE EMOZIONI DEL TORNEO PER NAZIONALI PIU ANTICO DEL MONDO
OLTRE IL COnfine<< SPECIALE COPA AMERICA
P er gli appassionati del gioco
più bello del mondo gli anni dispari nella stagione estiva sono assolutamente i meno apprezzati visto che tutte le manifestazioni estive come Mondiali, Europei o Olimpiadi si giocano negli anni pari. Ogni quattro anni però, ecco l'ancora della salvezza, ci si deve giusto abiturare al fuso orario ma per la propria passione questo ed altro. Dopo 4 anni dall'ultima edizione disputatasi nel 2011 in Argentina è tornata la Copa America: ad ospitare la manifestazione, è stato il Cile che per la settima volta ha fatto da padrone di casa nel torneo per nazionali più antico del Mondo. Già dalla vigilia si prospettava una grandissima edizione, ai nastri di partenza erano tante le nazionali che potevano puntare alla vittoria finale: su tutte, dopo le ottime cose viste ai Mondiali in Brasile, le quattro favorite erano Cile, padrone di casa e trascinata da un pubblico eccezionale, Argentina, con uno dei reparti offensivi più devastanti mai visti in circolazione, Brasile, mai fidarsi dei giocolieri del futbol e Colombia, che un'infornata di talento così non l'aveva mai avuta. La suddivisione in tre gironi ha apparecchiato il tavolo per questa lotta a quattro: nel girone A sono andati i padroni di casa, nel girone B i vice campioni mondiali e nel girone C, quello più tosto, Brasile e Colombia, un bel rematch dei quarti di finale dell'anno scorso, ma ci arriveremo. Nel girone A il Cile ha avuto vita abbastanza facile,
conquistando il primo posto nel girone con 7 punti, frutto di due vittorie contro Bolivia ed Ecuador e del vorticoso pareggio per 3-3 contro il Messico. Trascinatori della Roja Arturo Vidal, autore di 3 gol e svariati assist, il Mago Valdivia in modalità Pirlo con magici palloni per due attaccanti in ottima forma, Edu Vargas e Alexis Sanchez. Il numero 23 della Juventus si è però reso protagonista di un brutto gesto fuori dal campo: nella sera fra la seconda e la terza giornata del girone, Vidal ha fatto serata in un casinò vicino a Santiago, e al ritorno
La caricatura del nostro Luca Spigarelli: Vidal a tutta birra!
a casa si è schiantato contro un palo, distruggendo la sua Ferrari e mettendo in pericolo diverse persone. All'arrivo della polizia Vidal, con un tasso alcolico superiore al consentito, ha cercato di far valere la sua fama per non incorrere in guai con la legge, fallendo abbastanza miseramente: nottata in cella per lui, e scuse pubbliche il giorno dopo in conferenza stampa, con immediato perdono del ct Sampaoli che non può davvero fare a meno del suo miglior giocatore. Nella terza giornata il Cile, per chiudere la vicenda,
oltre il CONFINE<< SPECIALE COPA AMERICA strapazza per 5-0 la Bolivia, e chiude i conti per il girone, volando ai quarti di finale. Il girone B sembrava sulla carta quello meno spettacolare, l'Argentina sembrava aver in pugno il girone e l'accesso ai quarti con la squalifica di Luis Suarez per l'Uruguay, ma né la Celeste né il Paraguay hanno lasciato carta bianca alla Seleccion che comunque si è portata a casa il girone, con un reparto offensivo del genere era francamente impossibile non superare il primo turno, anche se non è mancata qualche difficoltà: nella prima gara è arrivato un 2-2 contro il Paraguay, che ha rimontato il doppio vantaggio albiceleste firmato da Aguero e Messi grazie alle reti di Valdez e Barrios. Seconda classificata proprio la nazionale di Ramon Diaz, che ha tenuto dietro l'Uruguay che ora deve sperare di essere la miglior terza classificata. Il gruppo C come da pronostici è stato quello più duro e pieno di sorprese, già dalla prima giornata: ai nastri di partenza, come detto, Brasile e Colombia dovevano darsi battaglia per il primo posto senza troppi problemi, e invece non è stato così: il Brasile vince a fatica contro il Perù trascinato da un sontuoso Neymar, la Colombia invece stecca l'esordio col Venezuela. La seconda giornata invece inverte la tendenza: si affrontano Brasile e Colombia, nel rematch dei quarti di finale del Mondiale carioca, se i Cafeteros steccano anche la seconda gara sono fuori, ma il neo acquisto dell'Inter Murrillo decide in match in mischia da
calcio d'angolo, e nel finale prende vita una mischia che parte da un anno fa: l'estate scorsa il Brasile eliminò la Colombia ma durante il match, nel finale, Camilo Zuniga stese malamente Neymar con una ginocchiata sulla schiena, che rischiò di paralizzare il talento brasiliano. Qualche frase di troppo durante la partita, con il numero dieci verdeoro che non ha dimenticato il colpo subito dal colombiano, e al triplice fischio che sancisce la sconfitta del Brasile Neymar è in possesso del pallone e lo scaglia contro Zuniga, centrandolo in pieno. Si accende un parapiglia, con il giocatore del Barça che accenna una testata su Murrillo e poi viene violentemente spinto da Carlos Bacca. L'arbitro non ci sta ed espelle sia Neymar che il puntero del Siviglia. Nei gironi successivi il numero 1 0 verdeoro riceverà quattro giornate di squalifica: la sua Copa America è finita, anche perché il Brasile a sorpresa rinuncia al ricorso per abbreviare la pena di qualche giornata. La terza giornata del gruppo
C vede impegnate Colombia contro Perù e Brasile contro Venezuela: chi vince passa il turno, chi perde è fuori e il pari accontenta entrambe, visto che le due migliori terze classificate passano il turno e serve almeno avere 3 punti per fare meglio dell'Ecuador terzo nel girone A. La gara fra i Cafeteros e il Perù è tesa, i peruviani tengono bene il campo e la Colombia fatica a trovare il varco, nel finale però si accende James Rodriguez che prova in tutti i modi a sbloccare il match: non ci riuscirà e lo 0-0 con cui termina il match qualifica automaticamente al secondo turno il Perù per via dei più gol fatti rispetto alla Colombia, che deve sperare in un buon risultato fra Brasile e Venezuela: con una vittoria di una delle due è la seconda migliore terza e passa, col pareggio invece sarebbe ultima. Il Brasile privo del suo numero 1 0 gioca in scioltezza contro il Venezuela e passa subito in vantaggio con Thiago Silva che piazza una zampata su corner di Robinho. I verdeoro controllano la gara e ad inizio ripresa trovano il raddoppio
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con Roberto Firmino su grande azione di Willian sull'esterno. Nel finale, i vinotinto trovano il gol della bandiera su ribattuta da calcio di punizione con Miku, più rapido di tutti sulla bella parata di Jefferson. La Colombia quindi soffre tanto ma accede al turno successivo, ai quarti di finale sarà sfida spettacolo con l'Argentina. Gli altri accoppiamenti invece vedono il Cile affrontare l'Uruguay, il Brasile affrontare il Paraguay, e la Bolivia invece contro il Perù, in una sfida fra outsider. Il primo quarto di finale, quello fra Cile e Uruguay è una gara tutt'altro che spettacolare: la squadra di Tabarez conosce bene la Roja e blocca tutte le fonti di gioco, il Cile trascinato dalla sua gente lotta su ogni pallone, la svolta della gara, nervosissima, arriva quando Edinson Cavani già ammonito, sfiora appena Jara, che frana a terra accentuando vistosamente il contatto. Per l'arbitro ci sono gli estremi per un altro giallo e quindi il rosso,
che toglie il Matador dalla partita e di fatto condanna l'Uruguay, che a pochi minuti dal termine sugli sviluppi di un calcio d'angolo trova il gol del vantaggio con Mauricio Isla, ben imbeccato dal solito Valdivia al limite dell'area. Nel finale di partita arriva un altro rosso per la Celeste ai danni di Fucile, il Cile si aggiudica il primo quarto e vola in semifinale. Nel secondo quarto di finale si affrontano le due outsider della competizione, Bolivia e Perù, e ad avere la meglio sono i peruviani, trascinati dalla tripletta di Paulo Guerrero, che nel giro di 1 80 secondi ne fa due e poi nel finale, su un clamoroso errore della difesa, confeziona anche il 3-0. Nel finale accorcia le distanze la Bolivia su rigore ma ormai è troppo tardi, passa il Parù che se la vedrà coi padroni di casa. Iniziano i quarti di finale difficili, quelli con le favorite al titolo finale in campo, e la prima sfida mieterà sicuramente una vittima
illustre, visto che si affrontano Argentina e Colombia. La gara è tesa e si gioca sui dettagli, non bastano i tempi regolamentari per decretare un vincitore e nemmeno i supplementari sono sufficienti, si va ai rigori: parte la Colombia, che segna con James, per l'Argentina pareggia i conti Messi. Percorso netto che continua fino al quarto rigore: segnano per la Colombia Falcao e Cuadrado al secondo e terzo penalty e per l'Argentina rispondono Garay e Banega, ma sul quarto rigore per la Colombia si presenta Luis Muriel in uno scontro fra blucerchiati dal dischetto. La conclusione del numero 20 è però altissima e l'Argentina ha una grossa occasione per passare. Lavezzi segna e mette la Seleccion in vantaggio ma al quinto rigore Cardona segna e incredibilmente Biglia spara largo, si va ad oltranza. Il sesto rigore lo tira Zuñiga ma Romero lo para, per l'Argentina va Rojo che colpisce la traversa, nessuna vuole vincere 'sta partita. Si arriva al settimo turno e per la Colombia batte Murrillo, ma ancora una volta la conclusione è altissima sulla traversa, l'Argentina schiera Tevez e dal dischetto non sbaglia: botta centrale e albiceleste in semifinale in attesa di una fra Brasile e Paraguay. L'ultimo quarto di finale decide tutto, se ci sarà un super Clasico in semifinale o se sarà ancora una volta la Copa America delle outsider. I preamboli sembrano Brasile, che dopo un quarto d'ora trova il vantaggio con Robinho, ma l'assenza di Neymar
oltre il CONFINE<< SPECIALE COPA AMERICA Neymar là davanti si fa sentire e la trama di gioco verdeoro non è ficcante come dovrebbe, se poi il tuo miglior difensore si improvvisa pallavolista in area di rigore a meno di venti minuti dalla fine, la semifinale si fa sempre più lontana: clamorosa sciocchezza di Thiago Silva, palla presa vistosamente con la mano e rigore per il Paraguay, dal dischetto va Gonzalez che non sbaglia, è 1 -1 . Si va ai supplementari e come per Argentina e Colombia sono i rigori a decidere l'incontro. Dal dischetto a tradire i carioca sono Everton Ribeiro e Douglas Costa, mentre nel Paraguay sbaglia solo Santa Cruz al quarto tiro, e per la seconda volta in partita Gonzalez realizza e manda il Paraguay alla sfida con l'Argentina. Le semifinali della Copa America 201 5 sono assolutamente spettacolari: il Cile passa contro il Perù non senza soffrire, a decidere il match è l'attaccante del Napoli Edu Vargas, che prima è abile in ribattuta dopo un palo di Sanchez dalla distanza a firmare l'1 -0 e poi, dopo un clamoroso autogol di Medel, su recupero a metà campo dello stesso difensore
dell'Inter, spara un incredibile destro dai 35 metri che sorprende il portiere e manda la Roja in finale dopo 28 anni, alla ricerca di un titolo che al Cile manca da sempre. Quella fra Argentina e Paraguay invece è la partita più spettacolare dell'intera competizione: nell'arco di tutta la Copa America ci si aspettava di vedere un'Argentina arrembante e padrona del campo, invece nelle 4 precedenti partite l'albiceleste si era limitata a fare il minimo indispensabile per passare il turno pur disputando buone gare. In
semifinale però ecco l'incredibile potenziale offensivo della Seleccion dispiegato quasi al massimo: 6-1 al Paraguay, gara mai in discussione. Segnano Rojo e Pastore per aprire le danze, Lucas Barrios riapre il match ma sale in cattedra Angel Di Maria che in pochi minuti sigla una doppietta propiziata dal grande lavoro di Pastore e Messi, il centrocampista del Manchester United firma anche l'assist per il gol di Agüero e tre minuti dopo è il Pipita HIguain a chiudere il conto e a firmare il 6-1 con la quale l'Argentina va in finale. Per il gradino più basso del podio si affrontano Perù e Paraguay, e ad avere la meglio sono i biancorossi, che vincono per 2-0 grazie alle reti di Carrillo e Guerrero, mentre per il trono di Regina del Sudamerica la Roja e l'Albiceleste si danno battaglia: la gara, come la più classica delle finali, è tiratissima. Da subito entrambe giocano con
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Grafica a cura di @disegnidicalcio che ringraziamo per il loro splendido lavoro
grandissimo ritmo e coraggio lottando su ogni pallone come se fosse l'ultimo, ma al 24' minuto la svolta: nell'Argentina, quasi fosseuna maledizione, si fa male Angel Di Maria costretto ad uscire per un problema muscolare, al suo posto il Pocho Lavezzi. Le occasioni non mancano, da una parte ci prova Edu Vargas con le conclusioni dalla distanza prima e Valdivia che pecca di altruismo, dall'altra parte è il Kun Agüero ad attentare alla difesa cilena con ottimi movimenti e con un colpo di testa da calcio di punizione. La gara non si sblocca e al coraggio inizia a subentrare la paura di non portarsela a casa, i gialli iniziano ad accumularsi nel Cile e la marcatura su un Messi finora non pervenuto iniziano a diventare difficoltose visto che con una zampata può portarsi a casa gioco, partita e incontro. A pochi minuti dal termine arrivano le occasioni più ghiotte della sfida: da una parte Sanchez si inventa una girata al volo su
lancio di Aranguiz e sfiora il palo alla destra di Romero, dall'altra a una manciata di secondi, Messi semina il panico centralmente, allarga a sinistra da Lavezzi che mette in mezzo, dall'altra parte c'è Higuain che trova solo l'esterno della rete da pochi passi con una popolazione che in quegli istanti trattiene il fiato per un'eternità. Si va ai supplementari, dove il solo Mati Fernandez attenta alla porta di Romero, che ribatte di pugno. La finale si decide ai rigori: segnano Mati Fernandez, Messi e Vidal in sequenza, il secondo tiro dell'Argentina se lo prende il Pipita Higuain, che come in diverse occasioni anche in Serie A, l'ultima nella decisiva gara contro la Lazio, spara altissimo sulla traversa. Aranguiz non sbaglia e per la Seleccion va Ever Banega, che sceglie di andare a sinistra: Claudio Bravo fa lo stesso e intercetta il rigore, ora tocca a Sanchez per chiudere i conti. l'Attaccante dell'Arsenal va al centro, col
cucchiaio, Romero va a sinistra: gol, il Cile è campione per la prima volta nella sua storia in ogni competizione, un successo meritato, guadagnato con ottime prestazioni e soprattutto con il grandissimo lavoro di Jorge Sampaoli, ct che ha saputo gestire ottimamente i suoi giocatori e trascinare la Roja a questa prima storica vittoria. Al termine della competizione sono stati anche rilasciati i trofei di miglior portiere, capocannoniere, miglior giovane giocatore e il premio Fair Play: ad aggiudicarsi quest'ultimo è stato il Perù, il miglior portiere è andato a Claudio Bravo del Cile, il miglior giovane giocatore è stato invece Jeison Murrillo della Colombia e futuro difensore dell'Inter, mentre il titolo di capocannoniere se lo sono spartiti Edu Vargas e Paulo Guerrero, entrambi in cima con 4 reti realizzate. È stata una grandissima edizione della Copa America, tanti pronostici sono stati completamente ribaltati, tante
oltre il CONFINE<< SPECIALE COPA AMERICA due anni ha centrato e fallito due finali piuttosto importanti: troppo facile dare la colpa a un Leo Messi troppo poco in mostra in queste due finali, non si può pretendere che faccia tutto quanto da solo, è il cast di supporto che dev'essere più freddo e cinico, e se il tuo miglior scudiero ti abbandona sempre sul più bello, leggasi Angel Di Maria, o se Higuain fallisce sempre l'occasione decisiva come capitato anche al Mondiale contro la Germania, purtroppo per la Seleccion nonostante quel reparto offensivo il guizzo per arrivare alla vittoria mancherà sempre, almeno in questa clamorosa generazione albiceleste.
Leo Messi, deluso, si toglie la medaglia del secondo classificato
Nicolò Vinci formazioni hanno sorpreso, su tutte Perù e Paraguay autrici di un ottimo percorso, altre hanno deluso, la Colombia con un solo gol realizzato con in rosa giocatori come James Rodriguez, Cuadrado, Falcao, Jackson Martinez e Bacca
non ha rispettato le attese, il Brasile a sua volta, complice un Neymar ancora troppo bambino non ha saputo fare a meno del suo numero 1 0 nelle fasi importanti per proseguire il suo cammino, e poi l'altra big, l'Argentina, che nel giro di
Lo splendido spettacolo di fuochi artificiali per la vittoria del Cile all'Estadio Nacional de Chile di Santiago
ALL'OMBRA DEI CAMPIONI << BALA TOWN
uN MIRACOLO CHIAMATO
BALA TOWN
C'
Alla scoperta della squadra gallese, espressione di un piccolissimo paesino, che parteciperà alla prossima edizione dell'Europa League
è un posto, nel nord del Galles, che la stragrande maggioranza di voi non conoscerà. Si chiama Bala: è un piccolo villaggio, situato nella contea di Gwynedd, che si affaccia sul lago da cui prende il nome. Il Bala Lake è il più grande lago naturale di tutto il Galles, ed è un posto meraviglioso che a primo impatto dà subito una sensazione di pace e tranquillità. Il suo nome in gallese, infatti, vuol dire “lago della serenità”. E proprio lungo le sue sponde, negli ultimi anni, sta avendo luogo una di quelle favole calcistiche che popolano l’intero globo
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mondiale, che ti fanno dire “non è possibile” e poi invece ti lasciano a bocca aperta. Qua non ci sono i riflettori di grandi stadi, non sono presenti top player o calciatori strapagati, ma solo una piccolissima realtà che contro alcuni di essi rischia di giocarci. Il Bala Town, infatti, nel mese di luglio prenderà parte ai preliminari di Europa League, risultando come una delle più piccole realtà calcistiche di sempre a calcare un panorama così importante. Già, perché il piccolo villaggio gallese conta appena 1 980 abitanti , che non sarebbero sufficienti neanche per riempire tutto il settore ospiti dell’Old
Trafford per intenderci. Grazie al secondo posto conquistato nell’ultima stagione della Welsh Premier League, i “lakesiders ” hanno staccato il pass per il primo turno preliminare di Europa League, bissando così il traguardo di due stagioni fa. Nell’estate del 201 3 gli avversari dello storico debutto europeo del Bala furono gli estoni del Levadia Tallin, che vinsero 3-1 in casa ribaltando lo 0-1 subito in Galles ad opera di Ian Sheridan , che grazie a questo gol è entrato di diritto nella storia del club britannico. Quest'anno invece l'avversario dei gallesi sarà il Differdange, compagine lussemburghese.
ALL'OMBRA DEI CAMPIONI<< BALA TOWN Il club, fino al 2004, militava nella Welsh National League, terza serie in ordine di importanza. Dopo la promozione in seconda serie, nel 2009 è arrivata la prima storica volta nella Premier League, festeggiata come fosse una Champions League. Ma il processo di crescita del Bala Town non si è arrestato e, dopo due stagioni di assestamento, i bianconeri hanno cominciato a lottare con le più importanti squadre gallesi come Bangor, Llanelli, Barry Town e New Saints. Il teatro dove questi attori non professionisti si esibiscono è il Maes Tegid , il quale è stato dotato di una tribuna con capienza di 500 spettatori soltanto nel 2007 ed oggi riesce a contenere circa 3000 persone, praticamente più dell’intera cittadinanza di Bala. Purtroppo l’esordio europeo del 201 3 non è avvenuto al Maes Tegid, poiché l’impianto non era conforme agli standard europei, e anche in questa stagione il Bala si dovrà trasferire al Corbett Sports
Stadium di Rhyl. I giocatori nella rosa del Bala sono quasi tutti di nazionalità inglese o gallese: molti di loro non sono neanche professionisti, come il bomber europeo Sheridan che si divide tra il campo da calcio e lo studio da avvocato. C’è comunque qualcuno che ha giocato a livelli più alti: il difensore Ryan Valentine ad esempio, che può vantare un trascorso nelle giovanili dell’Everton e otto presenze con l’under 21 gallese. Oppure anche (l’unico) nordirlandese del gruppo Conall Murtagh che ha giocato anche in Scozia ed Inghilterra. Da notare anche la storia del centrocampista Mark Jones : era considerato uno dei migliori talenti gallesi, ma nel 201 0 ha rifiutato di diventare professionista accettando un contratto part-time dal Bala Town: “voglio giocare a calcio per passione, non per soldi” è stato il suo pensiero. C’è anche un nazionale di Gibilterra, uno dei senatori della squadra,
ovvero il 34enne David Artell , che ha fatto parte dello storico esordio della sua nazionale nel febbraio 201 4. Il manager del Bala Town è Colin Caton , al timone della squadra da ben dodici stagioni e quindi uno dei più longevi allenatori del panorama calcistico gallese. Insomma questa piccola isola felice sembra uscire dalla penna di uno scrittore ma in realtà è tutto vero. Il Bala Town va controcorrente rispetto al calcio che conosciamo noi, ma proprio la storia dei Lakesiders ci fa capire come non servano idee iperboliche o cifre esorbitanti per scrivere storie memorabili. Per un piccolo villaggio di 1 980 anime l’Europa League potrebbe sembrare una eresia, ma lungo le sponde del “lago della serenità” niente è impossibile.
Leonardo Bossi
IAN SHERIDAN BOMBER DI COPPA, HA SIGLATO IL GOL DECISIVO NELLA PRIMA VITTORIA DI UNA PARTITA DI EUROPA LEAGUE IN CASA
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DAVIDE CONTRO GOLIA<< IL PERUGIA 78-79
IL PERUGIA DEI MIRACOLI
Dal baratro al sogno scudetto; l'incredibile storia del Perugia 1978/79 che con D'Attoma alla presidenza e Castagner in panchina concluse la stagione da imbattuta a soli tre punti dal Milan di Liedholm.
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i sono storie nel mondo del calcio che spesso creano vere e proprie favole. Storie di provincia che iniziano da un quasi fallimento e si trasformano in uno scudetto sfiorato alle spalle del Milan con una stagione perfetta. È la favola del Perugia di Ilario Castagner, che nella stagione 1 978/1 979 arrivò ad un passo da un incredibile scudetto. Una favola, quella dei grifoni (come per il Genoa, il Grifo è simbolo anche della città di Perugia), cominciata nel lontano 1 974, quando l'imprenditore Franco D'Attoma, perugino di adozione, decise di entrare nel
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circo del pallone salvando la società ad un passo dal fallimento. D'Attoma, ignorante di calcio per sua stessa ammissione, decise di circondarsi di gente esperta del settore per lavorare nel rilancio del Perugia; i nomi forti furono quelli di Silvano Ramaccioni come direttore generale e del giovanissimo Ilario Castagner come allenatore. Dopo una stagione di rodaggio, il campionato successivo fu l'inizio del capolavoro per il trio D'Attoma-RamaccioniCastagner, con una squadra composta da giocatori sconosciuti come Alex Frosio e Renato Curi che regalarono
al Perugia una storica promozione in Serie A. L'obiettivo conquistato è di quelli importanti e da mantenere come diktat del presidente D'Attoma. Proprio per questo, nel corso degli anni al gruppo già consolidato di giocatori si aggiungono gente del calibro di Aldo Agroppi , Walter Novellino e Salvatore Bagni solo per dirne alcuni, con il tecnico Castagner che in tre stagioni conquista un ottavo posto (1 976) e due sesti posti (1 977-1 978). Ma la stagione migliore del Perugia di D'Attoma e Castagner deve ancora arrivare. È il 1 978/79 e i grifoni
DAVIDE CONTRO GOLIA<< IL PERUGIA 78-79 in classifica a quota 41 punti. Eppure i grifoni erano lì, a soli Non è però il piazzamento a fare scalpore, ma il numero alla voce sconfitte che indica un incredibile zero. Una stagione perfetta (eguagliata solo tredici anni dopo dal Milan) chiusa con 11 vittorie e 1 9 pareggi alle spalle del Milan di Liedholm, che conquistò lo scudetto della stella con soli tre punti in più degli uomini di Castagner. Numeri importanti ai quali si aggiunge quello come difesa meno battuta del campionato con soli 1 6 reti subite, grazie alla presenza nel reparto arretrato del portiere Malizia, di capitan Frosio e di Della Martira. Il tutto condito dalla presenza in cabina di regia di Vagnini, dalla corsa senza freni di Bagni (8 reti) e dalla cattiveria sotto porta dell'attaccante Speggiorin (9 reti). La favola del Perugia dei miracoli, come è stato definito dalla stampa di quei tempi, poteva avere un esito ancora migliore se non fosse stato per gli infortuni sul più bello di Frosio che dovettero rimanere lontani dai campi per quasi tutto il girone di ritorno.
due punti dal Milan capolista, a sei giornate dalla fine. I tifosi sognavano l'aggancio ai rossoneri, ma il pareggio casalingo per 1 -1 (rete di Chiodi su rigore per il Milan e pareggio sempre dal dischetto di Casarsa per il Perugia) lasciò inviolate le distanze e permise agli uomini di Liedholm di mantenere il primato in vetta alla classifica. Alla fine fu scudetto Milan, con i grifoni che e Vannini, che dovettero rimanere lontani dai campi per quasi tutto il girone di ritorno. Eppure i grifoni erano lì, a soli due punti dal Milan capolista, a sei giornate dalla fine. I tifosi sognavano l'aggancio ai rossoneri, ma il pareggio casalingo per 1 -1 (rete di Chiodi su rigore per il Milan e pareggio sempre dal dischetto di Casarsa per il Perugia) lasciò inviolate le distanze e permise agli uomini di Liedholm di mantenere il primato in vetta alla classifica. Alla fine fu scudetto Milan, con i grifoni che chiusero al secondo posto davanti a Juventus, Inter e Torino. Un piazzamento importante che regalò comunque al Perugia la qualificazione in Ilario Castagner, artefice del Perugia 1978/79 insieme al presidente Franco D'Attoma
Renato Curi, stroncato da un infarto nella stagione 1978/79
Europa.
Oggi, a 37 anni di distanza dal Perugia di D'Attoma, nella città del Grifo si respira aria nuova grazie alla presenza del vulcanico presidente Massimiliano Santopadre. L'imprenditore romano ha preso le redini della società in Lega Pro e l'ha portata ad un passo da un incredibile ritorno in Serie A. Una semifinale play-off persa contro il Pescara non ha cancellato l'entusiasmo di Santopadre, pronto a ripercorrere le orme di D'Attoma, per riportare Perugia in alto già a partire dalla prossima stagione quando alla guida dei biancorossi ci sarà l'ex Cesena Pierpaolo Bisoli. Sarà l'uomo giusto per riportare il Perugia nell'olimpo della Serie A? Sarà il degno erede di Castagner? Solo il tempo potrà darci le risposte giuste.
Damiano Boccalini FFFFFFFFFFFF
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CRESCENDO SI SBAGLIA<< FEDERICO MACHEDA FEDERICO MACHEDA CON LA MAGLIA DELLO UNITED CHE ESULTA DOPO UN GOL in premier league.
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FEDERICO
L
MACHEDA
Storia dell'attaccante romano che fece innamorare lo United con un gol all'Old Trafford a soli 17 anni e che poi si è perso per strada, tra prestiti e poca fiducia nei suoi confronti.
’Italia è stata da sempre la patria dei bomber, anche se ultimamente questa figura sembra essere venuta un po’ meno. In prospettiva non si intravede il goleador che possa trascinare la Nazionale, ed uno di questi attaccanti emergenti che sembra essersi perso un po’ per strada è Federico Macheda. Classe 1 991 , romano, approda nelle giovanili della Lazio, squadra per cui fa anche il tifo, ma nel 2007 a soli sedici anni è protagonista di un caso di mercato: il Manchester United lo scippa al club di Lotito, facendo leva sul fatto che in Italia non si possono offrire contratti professionistici sotto i 1 6 anni. Arrivato in Inghilterra, Macheda viene inserito nell’under 1 8 dei
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Red Devils. Kiko (così è soprannominato) finisce la sua prima stagione con 1 2 reti all’attivo e l’anno dopo continua a mantenere standard realizzativi molto alti: viene così aggregato in prima squadra. Il 5 aprile 2009 Macheda è in panchina con lo United. E’ in corso una partita fondamentale in chiave titolo contro l’Aston Villa, e sul 2-2 Ferguson si gioca il tutto per tutto, facendolo esordire a pochi minuti dal termine. E lui, con la leggerezza di un 1 7enne, al minuto 89 si prende la scena: riceve palla da Giggs poco dentro l’area di rigore, spalle alla porta. Con un guizzo sposta il pallone di tacco verso l’interno e senza neanche guardare la porta calcia di
destro a giro sul secondo palo. La rete si gonfia, l ’Old Trafford esplode, Macheda viene sommerso dai compagni e lo United si avvicina al titolo. Sette giorni dopo, la storia si ripete: subentra a partita in corso contro il Sunderland e realizza il gol del 2-1 deviando un tiro di Carrick. Alla fine il Manchester vince la Premier League, il nome di Macheda è sulla bocca di tutti e sembra essere solo l’inizio di una carriera piena di gol e successi. Il club del patron Glazer pensa già a prolungargli il contratto, il suo valore di mercato si impenna, ma quell’inizio folgorante poi si rivelerà solo un fuoco di
paglia. Nella
stagione
successiva
CRESCENDO SI SBAGLIA<< FEDERICO MACHEDA non trova continuità gioca solo 1 0 partite e realizza una sola rete. L’annata 201 0-11 vede l’attaccante romano trovare poco spazio nelle rotazioni di Sir Alex Ferguson, mentre con l’Under 21 arrivano gol e buone prestazioni. A gennaio 2011 , ecco che il ritorno in Italia diviene realtà: la Sampdoria, orfana di Cassano e Pazzini, decide di puntare su di lui, ma i sei mesi in blucerchiato si rivelano negativi: 1 4 presenze, neanche un gol in campionato e retrocessione in Serie B. Torna così all’ovile per la stagione 2011 -1 2, ma a gennaio cambia di nuovo aria dopo essere sceso in campo soltanto in 6 occasioni. Questa volta è il QPR che punta di lui, ma il talento ed il fiuto del gol mostrato nei primi anni sembra oramai scomparso e Macheda non lascia traccia a Loftus Road. Finito il prestito al QPR, nella stagione successiva Macheda fa di nuovo le valigie a gennaio e cambia nazione. Stavolta
sono i tedeschi dello Stoccarda a puntare su di lui e sulla sua voglia di rinascita, ma anche in questo caso Kiko non lascia il segno e chiude l’esperienza in Bundes con lo zero nella casella dei gol. A soli 22 anni,
la carriera di Macheda sembra oramai compromessa, e nel settembre del 201 3 il Manchester lo rispedisce in prestito per la quarta stagione consecutiva. La destinazione è il Doncaster, nella Championship inglese, dove Federico gioca 1 5 partite realizzando 3 reti prima di essere rispedito al mittente nella finestra di mercato invernale. Lo United, però, non ha più intenzione di puntare su di lui, così si fa avanti il Birmingham . Con i blues, sempre nella serie B inglese, Macheda sembra rinascere: segna ben 1 0 reti in 1 8 partite e a tratti sembra di rivedere quel ragazzino sbarbato che aveva fatto innamorare i tifosi dei Red Devils solo 5 anni prima. A fine
stagione, il contratto con lo United scade e Macheda si svincola, trovando poi un accordo triennale con il Cardiff, club con il quale ha disputato la stagione appena conclusa. Con i gallesi l'attaccante ex Samp gioca una stagione abbastanza anonima: tre gol in quattro partite tra ottobre e novembre e tre gol nel mese di marzo per un misero totale di sei reti. Nulla in confronto ai presupposti che si erano creati nei primi anni di carriera. Oggi, a quasi 24 anni, Macheda è oramai scomparso dai radar del calcio che conta, anche se si porterà sempre dentro l’emozione di quel gol all’Old Trafford che proiettò “Mack the knife”, almeno per un po’, nel paradiso del calcio inglese ed europeo.
Leonardo Bossi
macheda con al e x f e r g u so n , allenatore dei red de vil s f ino al 2013
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ALZATI E SEGNA << TAPING TRA MODA E REALTA' Mario Balotelli esulta dopo il 2-0 nella semifinale di Euro12 contro la Germania.
T A P I N G TRA MODA E REALTA' I veri vantaggi del taping neuromuscolare e i motivi della sua grande popolarità nello sport
V
arsavia 28 giugno 201 2: è il 36esimo di una partita sentitissima tra Italia e Germania, una sfida che vale la finale dei campionati europei di calcio, gli azzurri sono in vantaggio dopo un colpo di testa di Balotelli che proprio in quell’istante riceve un gran lancio di Montolivo e al limite dell’aria di rigore lancia un siluro all’incrocio dei pali. È il 2-0 e finale ipotecata. Balotelli esulta togliendosi la maglia mostrando il fisico e tre strisce azzurre nel dorso che attraggono la curiosità di milioni e milioni di spettatori. Che cosa sono? Eppure sembra di averle già viste!
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Infatti il tape o taping, una benda adesiva anallergica di tessuto colorato, ha avuto il suo lancio mediatico ai Giochi della XXIX Olimpiade a Pechino nell’agosto del 2008 per poi espandersi a tutte le discipline sportive e in tutti gli ambiti della riabilitazione. Nello sport l’applicazione del taping kinesiologico può rendersi necessaria durante l’attività come Balotelli, per la riabilitazione come visto nei numeri precedenti per la lesione muscolare di Paul Pogba o per il recupero. Si possono considerare due approcci: modalità compressiva e modalità
decompressiva da stabilire in
base al tipo di obiettivi che si vogliono raggiungere. Il primo caso si utilizza durante un’attività sportiva, il nastro ha la funzione di sostenere il muscolo per migliorare la contrazione in quelli indeboliti, ridurre l’affaticamento muscolare, evitare eccessive escursioni articolari che possono risultare dannose, ridurre crampi e probabilità di lesioni. La seconda modalità è presa in considerazione in fase di riabilitazione o recupero, il taping ha l’obiettivo di migliorare la circolazione sanguigna e il drenaggio linfatico, ridurre
ALZATI E SEGNA << TAPING TRA MODA E REALTA' crampi e probabilità di lesioni. La seconda modalità è presa in considerazione in fase di riabilitazione o recupero, il taping ha l’obiettivo di migliorare la circolazione sanguigna e il drenaggio linfatico, ridurre l’infiammazione e il dolore. In entrambi i casi il taping ha anche la funzione di garantire una maggiore stabilità dell’articolazione interessata. Pertanto, oltre ad attenuare il dolore, la funzione principale del bendaggio con il tape è di avere un maggiore controllo posturale che può migliorare le prestazioni dell’atleta durante la gara. Questo è il principale motivo per cui è utilizzato in tutti gli sport e ormai il tifoso lo considera come una continuazione della divisa di gara del proprio beniamino. Il bendaggio con il taping può durare dai 3 ai 5 giorni. Ci sono varie forme di bendaggio che sono applicate dal fisioterapista scelte in base alla tipologia e al distretto anatomico in cui si possono adattare meglio. Le forme più utilizzate sono: a Y con una coda, a Y con due code, a rete centrale, a barra intera, a ventaglio, a ciambella. Inoltre il
tape può avere diversi colori che possono essere scelti su base psicologia e seguendo la teoria energetica dei colori per favorire la guarigione. Il rosso è un calore caldo ed è utilizzato per migliorare la circolazione sanguigna, il blu, invece, è un colore fresco ed è impiegato in stati infiammatori, il giallo ha un effetto positivo sulla concentrazione, il nero ha un effetto neutro e psicologicamente significa silenzio, profondità e sicurezza mentre il verde è considerato guarigione e ha un effetto di contro bilanciamento. Lo spessore e il peso del taping sono paragonabili a quelli della porzione di cute presa in considerazione, è assicurata la traspirabilità e permeabilità, può essere usato in acqua e non lascia alcun residuo. Gli studi riguardo il taping sono iniziati negli anni ’60 e gli studi scientifici confermano una sua utilità nella riabilitazione. Tuttavia il modo di concepire la sanità è cambiato: non è più importante garantire la salute alle persone ma l’unica cosa importante è guadagnare nel garantire la salute agli individui. Così anche il
Diverse forme e colori del taping neuromuscolare.
tape è stato oggetto di una grande campagna pubblicitaria che ha avuto sede in palcoscenici seguiti da miliardi di persone come le Olimpiadi, le manifestazioni sportive di rilievo le competizioni calcistiche di grande importanza consentendo a questa metodica di diventare una vera e propria moda, non più solo per gli sportivi, ma anche per le persone comuni che vogliono imitare i propri idoli.
Angelo Russo
Il taping ha avuto il suo lancio alle Olimpiadi del 2008 in tutte le specialità. Nella foto taping nella spalla di una giocatrice di beach volley
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viaggio nei templi del calcio << STADI DELLA COPA AMERICA L'imponente Estadio Nacional de Santiago, lo stadio della Finale
CAOTTNROAVSECRSIAOMI OSUIOLI CSTILAEDI
L'
Viaggio alla scoperta degli impianti che hanno ospitato la 44esima edizione della Copa America
estate, si sa, è il periodo dei viaggi e delle vacanze. Spesso, nella “stagione del sole”, riusciamo a concederci un momento di ferie all’interno del quale trovare lo spazio per un itinerario lontano da casa. C’è chi sceglie il mare, chi preferisce la montagna e chi, invece, opta per un’esperienza d’avventura o di scoperta. Quello che è certo è che ce n’è per tutti i gusti. Questo mese, non troppo casualmente, vi proponiamo un nostro, originalissimo, percorso. La nazione scelta per il nostro giro è, non per caso, il Cile. Non vi offriamo, però, un tour naturalistico a spasso per la Patagonia o tra le coste del
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Pacifico. Visiteremo e cercheremo di conoscere meglio, i nove stadi, con le otto città d’appartenenza (due sono a Santiago n.d.a), che sono stati protagonisti della “Copa America 201 5” appena conclusasi. Come in una faticosa scalata, proprio in tema d’avventura, partiremo dal più piccolo, per capienza, fino ad arrivare al grande “Estadio Nacional” di Santiago. La nostra passeggiata comincia da Rancagua, città del centro del paese più famosa per vicende storiche che per motivi di sport, pochè da lì partì la "Reconquista" cilena ai danni degli spagnoli nel 1 81 4. Lo stadio è “El Teniente Codelco” che con i suoi sedicimila, o poco
più, posti a sedere fa da teatro, solitamente, alle partite del club locale dell’O’Higgins. Ebbe uno dei suoi momenti di gloria più importanti nel 1 962, quando ospitò alcune delle partite del Mondiale sudamericano. Spostandoci leggermente più a nord arriviamo a La Serena, città di circa duecentomila persone che rappresenta una sorta di “terrazza sull’oceano". Incontriamo l’“Estadio La Portada”, tana del Deportes la Serena, completamente restaurato per la competizione di quest’anno. Poco più di diciassettemila posti ma un gran valore simbolico. Anche in questo caso si fa riferimento al periodo coloniale ed il suo nome
viaggio nei templi del calcio<< STADI DELLA COPA AMERICA “Portada” ricorda la grande porta che apriva la città al mondo nel diciottesimo secolo. Dal centro nord ci spostiamo a Temuco, città più a sud tra quelle presenti nella manifestazione. Siamo nella regione dell’Araucanìa, la terra dei Mapuche. Da queste parti hanno deciso di intitolare lo stadio a un grande della politica cilena: German Becker. Uno tosto, imprenditore cattolico che si è speso per la gente e che ha voluto la costruzione dell’impianto nel 1 964. “El Municipal”, questo l’altro nome, è più che un semplice campo da gioco, è il simbolo delle conquiste della gente. Il nostro su e giù continua, è il momento di far tappa a circa 1 .700 km più a nord di Temuco, siamo ad Antofagasta. Ci aspetta l’“Estadio Regional” con i suoi cinquantuno anni di storia. Si, cinquantuno ma potevano essere di più. Perché “el Regional” avrebbe potuto esser una tra le sottosedi del mondiale del ’62. Era stato progettato per questo, poi dei problemi finanziari e il progetto
de l’“Estadio Dittborn” di Arica rovinarono i sogni. Poco male, quest’anno ha ospitato la gara d’esordio della “celeste” uruguagia contro la Giamaica. Torniamo al centro del Cile, precisamente nella regione di Valparaìso, e ci fermiamo a Viňa del Mar e nella città che prende il nome dalla regione. “El Sausalito” di Viňa è uno tra gli stadi più antichi tra quelli citati. Risale al 1 929 ed è la casa del CD Everton, club di seconda divisione cilena. A Valparaiso c’è il “Figueroa Brander”: ha la particolarità d’esser stato inaugurato nel giorno di Natale del 1 931 , è una struttura multifunzionale, usata per eventi sportivi e non. Ci restano le ultime tre tappe del nostro viaggio. L’arrivo è previsto nella capitale, Santiago de Chile, ma prima dobbiamo fermarci a Concepciòn per far visita al “Municipal”. Con i suoi trentasettemila posti a sedere è il terzo più grande del gruppo e ospita ben tre squadre, l’Universidad e il Club Deportes
de Concepciòn e il Fernandez Vial. Finalmente arriviamo a Santiago. Per primo conosciamo il tempio del Colo Colo, el “Monumental David Arellano”. Uno tra i più giovani tra i nove, aperto al pubblico nel 1 975, ospita la torcida bianconera dei Mapuche più titolati di Cile. L’“Estadio Nacional” è la casa dell’Universidad de Chile. Era chiamato “elefante bianco” per la sua maestosità; prima di essere rinnovato poteva accogliere più di settantamila persone. È stato il simbolo di una delle pagine più buie della storia cilena perché durante il regime Pinochet venne utilizzato come campo di concentramento per dissidenti politici e nemici del dittatore. Il nostro cammino finisce qui, certamente una nuova idea di viaggio low cost.
Luigi Provini
L'estadio municipal de conception con i suoi caratteristici posti a sedere gialloblù
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THE FIGHTER << JONAS GUTIERREZ
J O N AS GUTIERREZ S
Dalla più dura delle battaglie alla più dolce delle vittorie
pesso nel mondo del calcio si crede di essere invulnerabili, invincibili. Soprattutto dall’esterno si ritiene che chi riesce a correre senza sosta per 90 minuti, chi fa del benessere fisico un lavoro oltre che uno stile di vita, non possa mai soffrire i patemi dei “comuni mortali”. Eppure, la pioggia cade in egual misura sia sulla testa del povero che su quella del ricco. Per quanto si continui a credere che la vita di un calciatore professionista sia quasi o del tutto priva di sofferenza ma colma solo di gioie e divertimento, alle volte bisogna fare i conti con la
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realtà,
purtroppo. Jonas Gutierrez nasce il 5 luglio 1 983 a Buenos Aires nel barrio Presidente Roque Sáenz Peña. Giocatore di fascia, comincia la sua carriera nel Vélez Sársfield nel 2001 e vi rimane per 4 stagioni vincendo un campionato Clausura nell’ultimo anno di permanenza. Acquistato nel 2005 dal Maiorca fa il suo esordio nella Liga spagnola dove rimane per tre stagioni. Nel 2008 cambia nuovamente campionato trasferendosi a Newcastle in Premier League, superando quota 1 00 presenze con i Magpies. Sembrerebbe proprio che
Jonas sia entrato nella ristretta cerchia dei “presunti \”, meglio fermarsi perché proprio quando si ha l’impressione di essere al di sopra di tutto, in quel momento la vita ti dà un motivo per ricrederti. Nel maggio del 201 3 Gutierrez, dopo uno scontro di gioco rimediato nella partita contro l’Arsenal con l’allora giocatore dei Gunners Bacary Sagna, effettua dei controlli e scopre di avere un tumore al testicolo. La sua prima reazione è esattamente quella che ci si può aspettare da un essere umano:” Sono andato a casa a piangere”. Il tumore viene asportato e il ragazzo di
THE FIGHTER<< JONAS GUTIERREZ Buenos Aires può tornare in campo nel 201 4, stavolta in prestito al Norwich City ma a causa di problemi muscolari riesce a scendere in campo solo in quattro occasioni. A settembre è costretto a fermarsi perché la sua battaglia per la vita non è ancora vinta. Dei forti dolori ai reni suonano da campanello d’allarme; dagli esami si evidenzia infatti una recidiva del tumore che lo obbliga a tornare in Argentina per sottoporsi a cure chemioterapiche che hanno portato delle conseguenze sul suo fisico: “È stata dura vedere i miei capelli che cadevano. Non volevo tagliarli. Lottare contro un cancro rende insignificanti tutti gli altri problemi”. Durante le cure viene asportato il testicolo sinistro, ormai compromesso dalla malattia che rischiava di espandersi diventando infermabile. Dopo 3 mesi di sofferenze, “el galgo” torna ad allenarsi con i Toons e stavolta sembra non voglia più tornare in ospedale. Torna a giocare una partita
ufficiale con la squadra riserve del Newcastle in un match di F.A. Cup giovanile contro in West Ham: non timbra il cartellino nel 4 a 1 finale ma poco importa. Il suo ritorno al St. James Park avviene il 4 Marzo del 201 5, nella partita contro il Manchester United; al suo ingresso in campo, in sostituzione al difensore Ryan Taylor, capitan Coloccini gli passa la fascia e tutto lo stadio esplode in un’ovazione tutta per lui. Potrebbe bastare questo a dare il lieto fine ad una brutta esperienza, ma il calcio può dare gioie incommensurabili. Nell’ultima partita di Premier il Newcastle United affronta il West Ham in un vero e proprio spareggio salvezza. Ai Magpies servono i tre punti per essere sicuri di mantenere la categoria mentre gli Hammers non hanno più nulla da chiedere al campionato. Il primo tempo si conclude sullo 0 a 0 e tanto basterebbe per portare ai bianconeri la salvezza visto il momentaneo pareggio a reti
bianche dell’Hull City contro il Manchester United. Al 54’ su assist proprio di Jonas Gutierrez va a segno Moussa Sissoko sbloccando così il risultato. A pochi minuti dalla fine sono tutti pronti a festeggiare ma sul prato c’è ancora chi deve pareggiare i conti con la sorte: al minuto 85 Gutierrez lascia partire un preciso diagonale su cui non può nulla il portiere avversario, è gol! La festa è completa al St. James Park. La squadra è salva e il ragazzo venuto da Buenos Aires può riprendersi la sua vita. Non è facile esprimere attraverso poche colonne un’esperienza così devastante come quella vissuta da chi deve affrontare una malattia che nella maggior parte dei casi non lascia scampo. Certo è che questo è uno dei tanti esempi di come non bisogna mai demordere, perché per quanto possano esistere ostacoli insormontabili nell’arco della nostra vita, se ci sarà sempre la speranza a sostenerci si può contare in un gol allo scadere\
Enrico Castagnola
"I'm alive again, more alive than I had been in my whole entire life. 03-11-14": il tatuaggio di gutierrez per festeggiare la battaglia vinta contro il cancro.
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OLTRE IL CALCIO << STAN WAWRINKA Foto (C) Omar Cartulano
STAN WALW R I N K A a rivincita dei secondi Il tennista svizzero ha sorpreso tutti andando a conquistare con tanta tenacia il secondo Slam della sua carriera sulla terra rossa del Roland Garros
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uando dici “tennis” in Svizzera, ma anche nel mondo, qualsiasi persona, anche i meno appassionati di sport, pensano sicuramente a sua maestà Roger Federer. Il basilese ha infatti saputo costruirsi una carriera e anche una reputazione con ben pochi eguali nella storia dello sport internazionale. Fiumi d’inchiostro si sono spesi per le sue gesta dentro e fuori dai campi da gioco di tutto il mondo. Classe cristallina e testa sulle spalle, Roger è divenuto un modello apprezzato ovunque. Tuttavia, se lo sport sa regalarci grandi
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emozioni e continuerà a farlo questo mese è un uomo, non è solo in virtù delle spesso relegato nell'ombra, che sensazioni inenarrabili sta dimostrando quanto paga il regalateci da uomini dotati di lavoro e la voglia di non mollare classe e talento leggendari, ma mai per arrivare a risultati... anche e soprattutto perché “STANtastici”! resta un mondo imprevedibile, dove spirito di sacrificio, Il Numero 2 – Per Jonathan passione smodata per la Wawrinka non ci sono dubbi: “Mio fratello ha propria disciplina, "Ever tried. Ever failed. No matter. sempre coraggio di Try Again. Fail again. Fail better”: dimostrato di spingersi il tatuaggio sul suo braccio avere la testa più dura della oltre i propri mia e sin dalla limiti, sono condizioni imprescindibili per gioventù non ha mai smesso di ottenere grandi vittorie o anche credere di poter arrivare ad alti solo per arrivare ai più alti livelli livelli. La caparbietà è una delle dello sport internazionale. sue migliori qualità, non lascia L’atleta di cui vi parliamo mai la presa.” Non per nulla, tra
OLTRE IL CALCIO << STAN WAWRINKA i tanti soprannomi affibbiati al romando, “Iron Stan” è uno di quelli che gli calza più a pennello. Testardo in allenamento e instancabile in campo – per informazione chiedere a Djokovic, più volte costretto a interminabili match o a Chiudinelli, Berdych e Rosol, costretti con lui alla partita di doppio più lunga della storia della Coppa Davis, ben 7 ore – il fattore mentale è però da sempre stato croce e delizia del campione losannese. Impossibili da dimenticare i plateali gesti in occasione della finale del suo primo Slam vinto, l’ Australian Open 201 4, quando Wawrinka si indicò la testa con l’indice, come a ricordare a se stesso e a tutti quanti che il suo principale limite è sempre stata la testa e che ora sarebbe potuta divenire la sua forza. Certo, perché il numero 2 elvetico, sin da quando vinse il Roland Garros juniores nel 2003, ha dovuto per anni crescere e vivere nell’ombra del campionissimo Roger che proprio a partire da quell’anno con il suo primo Slam iniziò a macinare titoli su titoli. Un Federer e Wawrinka in azione durante la Coppa Davis 2014
rapporto sempre molto Foto (C) O.Cartulano discusso quello tra i due leader della racchetta rossocrociata, ma in ogni caso di assoluta amicizia, prova ne è il bellissimo exploit alle Olimpiadi del 2008 quando insieme conquistarono la lo scorso anno ha probabilmente medaglia d’oro in Doppio o il scacciato definitivamente recente storico titolo di Coppa l’ingombrante ombra di King Davis. Roger riuscendo a sconfiggerlo persino alla finale del Master di Two is better than one – Come Montecarlo, il primo della sua ben noto agli appassionati di carriera altrimenti comunque tennis, dal 2005 praticamente abbastanza povera di successi nessuno aveva saputo se comparata a quella di altri interrompere la striscia di vittorie tennisti che hanno vinto due negli Slam dei famigerati Big Slam o magari nemmeno uno. A Four. Ci era riuscito solo Del Parigi, la casa adottiva di Rafael Potro nel 2009 prima del trionfo Nadal, tutti si attendevano il suo australiano di Stanimal che ha ennesimo successo o altrimenti bissato l’impresa un anno dopo la consacrazione di Novak al recente Roland Garros. In Djokovic – al quale manca mezzo pure il sorprendente proprio il Roland Garros per successo di Cilic agli US Open, ottenere il Career Grand Slam – altro episodio che fa vacillare la e invece a sorprendere tutti è tradizione, messa in crisi anche stato lo svizzero. Ora dal fatto che Murray ha vinto assolutamente, più che mai, solamente due Slam, tanti Wawrinka è cresciuto ed è quanti quelli di Stan. Il romando diventato Stan The Man . Chissà, se dovesse trovare la Foto (C) Omar Cartulano continuità, fin dove saprà spingerlo ancora il suo rovescio...
Omar Cartulano "Stan è stato straordinario. Ho guardato la finale ed era evidente che meritasse il successo. Impeccabile e dai nervi saldi nei momenti chiave”
(Rafa Nadal sulla vittoria di Wawrinka al Roland Garros 2015)
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pezzsi tdoi ria Curiosità dal mondo, per ogni epoca.
La prima edizione della Coppa America si è giocata in Argentina ed è stata vinta dall’Uruguay nella finale contro i padroni di casa. Le altre due partecipanti, Brasile e Chile, arrivarono rispettivamente terza e quarta.
La squadra che ha vinto più edizioni del torneo sudamericano è l’Uruguay con 15 titoli in bacheca seguito dall’Argentina con 14. Entrambe sono anche le squadre che hanno preso più parte alla rassegna continentale: 43 presenze per la “celeste” e 42 per l’ “albiceleste” seguite dal Chile, “la roja”, con 37. Il Chile ha vinto quest’anno per la prima volta, battendo in finale ai rigori l’Argentina. Il giocatore più presente nella competizione sudamericana è Sergio Livingstone, portiere cileno, che ha collezionato ben 34 gettoni. I capocannonieri della storia della Coppa America sono l’argentino Norberto Mendez e il brasiliano Zizinho che sono riusciti a mettere a segno un totale di 17 reti ciascuno. Guillermo Stabile è l’allenatore che è riuscito a vincere più edizioni, portando a casa dalla panchina 6 titoli. La partita con la durata maggiore nella storia del torneo fu BrasileUruguay del 1919. La partita infatti arrivò a durare 150 minuti poiché si ricorse a 4 tempi supplementari da 15 minuti l’uno. A sbloccare il risultato nel terzo tempo supplementare fu Arthur Friedenreich, brasiliano di origini tedesche, che permise la prima affermazione continentale alla Seleção. L’ultima selezione nazionale ad esordire fu il Giappone che partecipò all’edizione del 1999 in Brasile, come detentrice della Coppa d’Asia del 1992 (dopa la rinuncia dell’Arabia Saudita, vincitrice nel 1996)
FRASE CELEBRE “Un grande giocatore vede autostrade dove altri vedono solo sentieri” Vujadin Boskov.
Enrico Castagnola
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film dmeelse
I film del mese consigliati dagli avvenimenti calcistici.
“POLAR EXPRESS”: Il calcio italiano non si ferma mai. Che sia per l’imminenza di una partita importante o per l’attesa della chiusura di una trattativa di calciomercato oppure, perché no, per lo scoppio dell’ennesimo scandalo. Adesso sotto i riflettori si trova Catania ed in particolar modo il Catania Calcio. All’interno dell’inchiesta “i treni del gol” il 23 giugno del corrente anno sono stati arrestati sette dirigenti della squadra etnea tra i quali il presidente Antonino Pulvirenti, l’amministratore delegato Pablo Cosentino e il direttore sportivo Delli Carri. Rei di aver offerto dei soldi (si parla di 100mila euro a partita) ad alcuni giocatori avversari al fine di truccare le partite a favore dei rossoazzurri per evitare così la retrocessione. Al momento gli interrogatori hanno portato all’ammissione di colpa dell’ex presidente che ha lasciato la sua carica all’interno della società ma il futuro della stessa è ancora tutto da vedere. “CORONATION”: La 44° edizione della Coppa America ha incoronato il Cile che, dopo 37 partecipazioni condite da 4 secondi posti, è riuscito ad alzare la coppa superando in finale l’Argentina. “La roja” dopo lo 0 a 0 dei tempi regolamentari e dei supplementari si è dimostrata più fredda dagli undici metri: per l’Argentina solo Messi riesce a metterla dentro, mentre Banega e Higuain sbagliano consegnando ad Alexis sanchez il penalty decisivo, e il cileno non si lascia sfuggire l’occasione e mette fine ai giochi con uno “scavetto”. “RICATTO D’AMORE”: Sembrava che questi ultimi mesi in serie A di Mohamed Salah fossero solo primi con la maglia viola della Fiorentina la quale, forte dell’accordo con il Chelsea detentore del cartellino del giocatore, pensava di poterlo trattenere e costruire attorno a lui la squadra per il prossimo anno. Evidentemente però non la pensa alla stessa maniera il fantasista egiziano, corteggiato tra le altre da Inter Juve e Roma, il quale non solo non ha risposto ad un generosissimo adeguamento di contratto (3 milioni più bonus) ma non si è presentato in ritiro. In difesa della società toscana vi è il contratto firmato da entrambe le parti ma pare proprio che se il giocatore non esprimerà le sue intenzioni, i viola saranno costretti ad agire per vie legali. Staremo a vedere. “L’EREDITA’”: Spesso anzi spessissimo si fanno dei paragoni sui nuovi giovani talenti calcistici, accostandoli ai più grandi della storia. Lionel Messi ormai non è più paragonato ma è diventato di diritto termine di paragone. Il fortissimo giocatore argentino porta però da sempre il peso dell’eredità di Diego Armando Maradona, e forse proprio per questo continuo accostamento o confronto che la “Pulga” non riesce mai ad esprimersi ai massimi livelli in nazionale, mettendo in campo prestazioni extraterrestri con il Barcellona. Negli ultimi due anni con l’ “albiceleste” è giunto in finale ai Mondiali brasiliani del 2014 perdendo di misura con la Germania e in fondo alla Coppa America del 2015, sconfitto ai rigori dai padroni di casa del Cile. “RAGAZZE VINCENTI”: Nella settima edizione del campionato mondiale di calcio femminile tenutasi in Canada, la selezione statunitense ha conquistato il suo terzo titolo mondiale, battendo in finale il Giappone con il risultato di 5 a 2. La partita si è messa subito in discesa per le ragazze a stelle e strisce che dopo soli 16 minuti di gioco si trovavano già in vantaggio di quattro reti a zero grazie anche alla tripletta della campionessa Carli Lloyd.
Enrico Castagnola
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i nopsatrrti ners
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redazione Direttore
'FALSO NUEVE' – Luglio 201 5
Alessio Nicotra
Vice-Direttore
Leonardo Bossi Angelo Russo
Grafica e Impaginazione Andrea Zifarelli
Redazione
Damiano Boccalini Omar Cartulano Enrico Castagnola Luigi Provini Massimiliano Puglisi Edoardo Ridolfi Ruggero Tracuzzi Nicolò Vinci Facebook: Falso Nueve – La Rivista Twitter: @F9_magazine Email : redazionefalsonueve@gmail.com Sito Web: https://falso9nueve.wordpress.com/ Vi Ricordiamo che potrete trovare ' Falso Nueve' anche sul Play Store dove troverete l'apposita app I diritti di tutte le foto e le immagini riportate su questo numero appartengono esclusivamente ai rispettivi proprietari. ©
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