INDICE Ottobre 2015 - Numero 9 - Anno 1
Editoriale - Torna il campionato, F9 non se n'è mai andato p.3 A tu per tu - Filippo Magnini p.45 L'Ospite Riccardo Amato p.67 Made in Italy - Settore giovanile p.89 Oltre il Confine -
Il calcio che (non) ho visto in America p.1011
La scatola dei ricordi - ValenciaBayern Monaco 00/01 p.1213 Il Personaggio - Luca Toni p.1415 Self Made Manager - Arno Rossini p.1617 L'angolo del Goal Italiano ed Internazionale! p.1819 All'ombra dei Campioni - La nazionale di Gibilterra p.2021 Speciale Videogames - Fifa vs. Pes p.2225 Davide contro Golia - Clamoroso al Cibali! p.2627 Crescendo si sbaglia - Pelè p.2829 Alzati e segna -
Tutta colpa della Nazionale p.3031
Oltre il Calcio - Tu vo' fa l'americano p.3233
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EDITORIALE FALSO NUEVE: SOCIAL, CONTEST E NUOVO NUMERO
Nuovo mese, nuovo numero. Quello di questo mese è stato per certi versi un numero di transizione per noi della redazione. Non meno ricco di qualità, di informazioni curiose e di articoli validi, per carità, ma alle spalle di ciò che vedete c'è tanto di più. Molte cose bollono in pentola e presto vi potremo mostrare alcune sorprese che stiamo preparando per Voi e per noi nel tentativo di continuare quel processo di crescita cominciato il primissimo giorno e che ancora non accenna a fermarsi. Non posso dire molto in questa sede ma sono sicuro che sarà qualcosa che Vi piacerà e che darà soddisfazioni anche a noi della redazione che da tempo ormai proviamo a completare il progetto 'F9' a 360°. Nel frattempo abbiamo continuato a muoverci sui social dove la Vostra risposta è sempre positiva: con Facebook abbiamo ad esempio dato vita al contest i cui nomi dei vincitori verranno annunciati proprio in questo numero; Twitter invece – dove è giusto ricordare che abbiamo già da un po' superato i 20.000 followers – è stato terreno anche di nuovi 'esperimenti', come le 'Twittercronache' dei match di serie A e del Campionato Europeo di Basket che hanno riscosso un grande successo e che quindi sicuramente riproporremo. Ma torniamo al numero: settembre ha un po' chiuso il cerchio dei mesi che affondano le proprie radici nel periodo estivo, con ottobre si torna definitivamente alla normalità. Anche in questo numero non mancano delle belle e valide esclusive che Vi invito a leggere perché sono il segno di una voglia continua di superarsi e di provare ad offrire sempre qualcosa di nuovo. Un altro motivo importante per andare a sfogliare questo numero poi è – come già accennato in precedenza – la presenza all'interno dei nomi dei vincitori del contest che abbiamo organizzato con il nostro partner SoloPorteros, che colgo l'occasione per ringraziare. C'è stata una grande partecipazione e questo ci rende molto orgogliosi e speriamo di poter riproporre iniziative simili – con il supporto di nuovi partners – anche nei prossimi mesi. Cos'altro aggiungere? Penso sia un numero che troverete interessante, noi il nostro l'abbiamo fatto ora sta a Voi leggerlo con un semplice click. ALESSIO NICOTRA Direttore di 'Falso Nueve'
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A TU PER TU << FILIPPO MAGNINI
FILIPPO
MAGNINI INTERVISTA ESCLUSIVA
Negli ultimi anni il nuoto italiano ha avuto la fortuna di poter contare sul talento di numerosi atleti che sono riusciti a regalare – grazie alle loro splendide prestazioni – al nostro paese tante soddisfazioni. Tra questi spicca sicuramente Filippo Magnini, probabilmente il miglior stileliberista italiano di sempre visti i risultati raggiunti, che vanta una bacheca davvero di tutto rispetto: padrone assoluto nei campionati italiani, il nuotatore nato a Pesaro si è imposto più e più volte nel corso degli anni anche agli Europei e ai Mondiali, per la gioia di tutti gli appassionati del nostro paese che hanno seguito e sostenuto l'atleta in queste competizioni così prestigiose e difficili. Tantissime medaglie che non fanno altro che confermare – qualora ce ne fosse bisogno – il valore e il talento di questo atleta che rappresenta senza dubbio un'eccellenza dello sport italiano. Noi di Falso Nueve abbiamo contattato in esclusiva Filippo Magnini per parlare un po' con lui della sua carriera e dei suoi prossimi obiettivi.
Secondo molti sei il miglior stileliberista italiano di sempre nelle distanzi brevi e il tuo ricchissimo palmares ne è la conferma. Qual è il segreto del successo di Filippo Magnini? Lavoro, Lavoro e ancora Lavoro. Non esistono scorciatoie nello sport. Bisogna cercare di porsi sempre nuovi obbiettivi e cercare con tutte le forze di raggiungerli. Inoltre uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta aiutano a mantenere sempre un buon stato di forma. Io ho la fortuna di essere supportato da aziende come Natura Nuova e AVD Reform, che mi forniscono sempre il giusto carico di energia.
Quando hai capito che il nuoto sarebbe diventato la tua vita?
Mi piaceva il calcio da piccolo e anche altri sport. Poi sono cresciuto e ho scoperto che essere un nuotatore era quello che sognavo di diventare da grande, e fortunatamente ci sono riuscito.
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A TU PER TU<< FILIPPO MAGNINI Tra le tante sfide che hanno segnato la tua carriera consegnandola di fatto alla storia ci sono anche le sfide con Michael Phelps. C'è però una gara che ricordi con maggiore piacere? Perché? Sarebbe scontato dire le gare dove ho conquistato la medaglia d’oro Mondiale. Però il bronzo che ho conquistato a Kazan assieme ai miei compagni mi ha dato una soddisfazione incredibile. Sarà perché è ancora molto fresca nella mente, o sarà forse perché in tanti mi avevano dato per vecchio e invece sono riuscito a farli ricredere.
C'è invece qualche rimpianto o qualcosa che non faresti se potessi tornare indietro?
Ho sempre tentato di dare il massimo e fortunatamente mi trovo a un punto della mia carriera dove non ho rimpianti particolari per ciò che ho fatto. Ovvio una gara si può sbagliare, può capitare di arrivare stanchi o in condizioni fisiche non perfette però l’importante è l’aver dato il 11 0%.
C'è grande attesa per l'Italia in vista di Rio 201 6. Come vedi la situazione del nuoto italiano in vista della rassegna olimpica? I Mondiali di Kazan hanno confermato che abbiamo una buonissima squadra. Molti giovani stanno crescendo e stanno diventando molto competitivi, pertanto ho sensazioni positive verso Rio, l’importante è lavorare bene attraverso una preparazione accurata per farsi trovare pronti.
Oltre al nuoto qual è il tuo rapporto con gli altri sport?
Sono uno sportivo e seguo con piacere gli altri sport. Mi piace guardarli alla tv e anche praticarli. Molti grandi sportivi mi onorano con la loro amicizia e a me fa sempre piacere quando l’Italia riesce a trionfare in giro per il mondo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro e cosa ti piacerebbe invece fare?
Non mi piace far programmi a lunga scadenza. Sono un tipo che vive alla giornata perciò in questo momento sono concentrato sulla preparazione agli Europei in vasca corta in Israele che avranno luogo a Dicembre.
Alessio Nicotra
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L'OSPITE << RICCARDO AMATO
ISNEI DTAVEVERRO DA SCUDETTO? Analisi della squadra nerazzurra: ambizioni e possibilità nella corsa verso la vittoria del campionato.
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partita ufficialmente la seconda era Mancini. Nei sei mesi successivi all’esonero di Walter Mazzarri qualcosa era già cambiato in termini di fortuna, ma i risultati, le vittorie, dovevano essere ancora registrate, a partire da settembre, con ordine e costanza. L’Inter non si è fatta attendere, ha risposto sul campo e ha soddisfatto i propri tifosi a colpi di calciomercato. Sono premesse importanti per capire il momento della squadra milanese, prima nei numeri e destinata a macinare molti punti nelle prossime partite di campionato. L’acquisto più importante è
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stato sicuramente il tecnico ex Manchester City, più maturo rispetto alla prima esperienza in nerazzurro, ambizioso e vincente: pochi conoscono il campionato italiano come Roberto Mancini, vero specialista quando si gioca nei confini nazionali. La dirigenza, con ben 1 0 nuovi calciatori (Biabiany, Murillo, Miranda, Kondogbia, Montoya, Melo, Telles, Perisic, Ljajic e Jovetic) consegnati al tecnico, ha rivoluzionato una squadra ora più forte per centimetri, forza fisica ed esperienza. Analizziamo insieme i punti di forza di questa Inter e chiediamoci: questa squadra è
da scudetto? Le vittorie contro Atalanta, Carpi, Milan, Chievo ed Hellas Verona erano scontate a inizio stagione? Il rallentamento subito con le gare contro Fiorentina e Sampdoria rappresenta invece un vero campanello d'allarme o semplicemente un fisiologico calo? LA DIFESA - Fuori Ranocchia, capro espiatorio nella sfortunata passata stagione, dentro Murillo e Miranda. Montoya e Telles per gli esterni, promosso con asterisco Santon e Juan Jesus dirottato sulla fascia sinistra. La rivoluzione passa anche da qui, da una difesa insicura e
L'OSPITE << RICCARDO AMATO fragile prima, rocciosa e cattiva poi. Il colombiano Jeison Murillo, miglior giovane della Copa America 201 5 e Joao Miranda, colonna dell’Atletico Madrid di Simeone. L’Inter blinda così la porta di Handanovic. Dopo cinque partite di campionato, è solo uno il gol subito, con l’apporto eccezionale di Medel come difensore nelle ultime gare. Su una difesa bunker si costruiscono di solito i grandi successi. LA MEDIANA - A centrocampo, dopo il botto Kondogbia, soffiato ai cugini del Milan, è scoppiata la Melo-mania. Proprio lui, Felipe Melo, si è trasformato in pochi giorni da giocatore scorretto e discusso a beniamino. La sua cattiveria e la sua tenacia sono marchi di fabbrica indelebili, Roberto Mancini non ha potuto farne a meno ed ha insistito parecchio per portarlo a Milano. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il “comandante” è già insostituibile. La linea a tre in mezzo al campo non avrà certo nel palleggio la sua dote
migliore, ma avrà due compiti ben precisi: proteggere una difesa ancora da registrare e sostenere un attacco atomico. La riscoperta di Guarin, giocatore dal potenziale enorme mostrato solo a tratti in nerazzurro, può fare la differenza anche in fase realizzativa. Gnoukouri e Brozovic consentono un moderato turn-over, senza perdere smalto nella zona più delicata del campo. JO-JO & CO - L’ultimo giorno di mercato, con gli arrivi di Melo, Telles (titolare designato sulla fascia sinistra) e Ljajic ha completato una rosa ora generosa. Proprio il talento serbo proveniente dalla Roma può portare quel vento fresco sulla trequarti interista, rispolverando quell’antica intesa con l’amico Jovetic, il vero top player dell’Inter. Jo-Jo e i suoi fratelli hanno tutto per prendersi l’Inter. Con un indizio che li favorisce. L’idea tattica di un 4-3-3 con Perisic, Icardi e Jovetic là davanti, fa già sognare San Siro per qualità ed emozioni da vive-
DOPO DUE STAGIONI CON IL MANCHESTER CITY, IL RITORNO DI STEVAN JOVETIC IN ITALIA È STATO DEVASTANTE: 3 GOL NEI PRIMI 180 MINUTI
-re. Gol, talento ed imprevedibilità, tutte insieme, non si sono ancora viste, ad eccezione di alcune giocate di Icardi e Jovetic, specialisti di Serie A dotati di una personalità sopra la media. L'infortunio dell'ex calciatore del City ha un po' condizionato gli ultimi risultati della squadra nerazzurra segno di quanto questo calciatore può risultare davvero importante per Roberto Mancini. La classifica premia l’Inter – tra le prime della classe in questa prima parte del campionato appena uscita dall’officina del calciomercato. Tempo e pazienza ci diranno se queste prime apparizioni vincenti saranno state vane o se fungeranno da trampolino. Cinque vittorie su cinque, per un bottino da 1 5 punti, sono state seguite da una sconfitta e un pareggio che fanno comunque 1 6 punti in 7 gare. Le basi per pensare in grande ci sono tutte – specie in un campionato che al momento non ha trovato la sua favorita - l’undici titolare deve essere ancora amalgamato e le seconde linee ancora apprezzate. La vera forza di questa Inter può essere la sua rosa. Una buona difesa, un centrocampo battagliero e un attacco formato Champions spingono il club in lidi inesplorati. Per pochi. Se Roma e Juventus saranno umane, se Fiorentina e Napoli riporteranno i piedi per terra dopo i grandi salti delle ultime giornate, l’Inter potrà puntare al titolo.
Riccardo Amato
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MADE IN ITALY << IL SETTORE GIOVANILE
IL CURIOSO CASO DEL SETTORE GIOVANILE
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.Società o tifosi, chi ha le colpe più grandi? Tra i nostri baby il potenziale c'è, basta solo saperlo valorizzare e sfruttare al massimo.
rmaI da anni l’Italia calcistica viene accusata di non puntare sui prodotti del vivaio, andando a cercare sul mercato magari giocatori già “stagionati”, o comunque giovani, appartenenti però ad altre nazionalità; quanti argentini diciottenni sono passati dai nostri stadi? Quanti brasiliani? Solo negli ultimi 1 0 anni ne possiamo contare a centinaia, arrotondando per difetto. E quanti di questi sono diventati poi campioni affermati? Thiago Silva, Julio Cesar, Kakà, Pogba e poco altro. Ecco, tralasciando i giocatori appena citati che hanno fatto la fortuna delle
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squadre in cui hanno militato, i più si sono chiesti se non sarebbe stato meglio investire in casa nostra piuttosto che andare ad arricchire squadre e campionati esteri. C’è stato chi ha tirato in ballo la cantera del Barcellona, chi ha parlato delle giovanili dell’Ajax, chi del modello Arsenal. Ma quanti, in sostanza, avrebbero accettato una soluzione del genere? Andiamo nel dettaglio; in Italia, storicamente, il tifoso non ha pazienza e se non si ha pazienza allora non si può invocare a furor di popolo un ‘undici’ di soli ragazzini.I blaugrana di Spagna hanno impiegato diversi anni prima di
poter fare affidamento sulla corazzata che tutti abbiamo imparato a conoscere, l’Ajax produce sempre ottimi talenti ma a livello di titoli europei, ultimamente, non si annotano grandi risultati (l’Eredivisie, con tutto il rispetto, non è da prendere in considerazione) mentre sull’Arsenal si sono sprecati i giudizi sulla mancanza di vittorie. Ecco, se i Gunners avessero giocato in Serie A probabilmente Wenger non sarebbe durato tutti questi anni; perché? Perché in Italia manca la cultura del “aspetto 3,4,5 anni nella mediocrità per poi vincere tutto”. E nessuno può negarlo. Non si discute
MADE IN ITALY<< IL SETTORE GIOVANILE .della validità di alcuni ragazzi usciti dai vivai dei club italiani, pensiamo magari ai vari Balotelli, Candreva, Pirlo o Marchisio ma di quelli che, etichettati in passato come potenziali stelle, hanno poi deluso le aspettative dei tifosi: Meggiorini, prodotto giovanile dell’Inter che non è mai esploso come ci si sarebbe aspettati; Acquafresca, quello che “l’Inter ha sbagliato a scambiare con Milito, se ne pentirà in futuro”. Passando poi da Destro e Giovinco fino a Comandini, Ventola e tanti altri finiti nel dimenticatoio, o quasi. Il calcio, soprattutto a quei livelli, necessita di esperienza che possono offrire solo quelli che questo sport lo vivono da anni e che sanno come affrontare momenti difficile e tifosi arrabbiati. E qui torniamo al connubio pazienza-tifosi italiani, che spesso non funziona. Per questo motivo bastano tre sconfitte consecutive per pretendere la testa dell’allenatore di turno, bastano quattro partite sottotono per chiedere la
cessione di qualche giovane non ritenuto all’altezza, bastano una serie di passaggi sbagliati per rendere giustificabili piogge di fischi da lanciare al mal capitato in questione. Risultato? Da noi bollati come inadeguati e all’estero amati: Pellè, Verratti, Rossi, Caldirola, Santon. Si potrebbe scrivere un elenco infinito di questi nomi, ma il discorso è sempre uguale; chi avrebbe la pazienza di aspettare? Qui di seguito la formazione che affrontò la Germania all’Europeo U-21 nel 2009: Consigli; Motta Andreolli Bocchetti Criscito; Candreva Cigarini Morosini; Balotelli Acquafresca Giovinco, allenatore Casiraghi. Da quel giorno sono passati cinque anni e sono pochi quelli che hanno fatto il salto di qualità. Pensate che una formazione del genere, oggi, possa vincere in Europa? O, per non esagerare, in Italia? In quella Germania (che vinse l’Europeo, ndr) figuravano già dei giovanissimi Ozil, Howedes, Hummels, Boateng e, in porta,
Neuer. Quindi, vero è che in Italia spesso le società decidono di non puntare sui loro giovani, preferendo mandarli in prestiti infiniti tra Serie B e Lega Pro ma un cambiamento, sotto questo punto di vista, dovrebbe venire anche e soprattutto dai tifosi e dalla stampa. Basta criticare un ragazzo di 1 7 anni se sbaglia una partita, basta etichettarlo come ‘brocco’ al primo passaggio indirizzato male o al primo tiro spedito in curva. Lasciamo lavorare gli allenatori in pace, lasciamo sbagliare i nostri ragazzi e lasciamoli crescere. Serve solo un po’ di quella famosa pazienza, senza aspettarsi di vedere dei nuovi Iniesta o Xavi e magari, tra qualche anno, si potrà parlare di cantera azzurra. Perché di mostri sacri ne nascono due ogni cinquant’anni, ma di campioni ne possiamo trovare quanti ne vogliamo. Anche in casa nostra.
Ruggero Tracuzzi
"Se non si ha pazienza allora non si può invocare un u n d i c i d i so l i ragazzini"
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OLTRE IL CONFINE << SOCCER U.S.A.
UN CALCIOFILO A NEW YORK Il calcio che (non) ho visto girando per le più famose strade della "Grande Mela".
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utto è cominciato in aereo. Dopo circa otto ore di volo, tre film e due pasti completi, cominciai a scorgere dal finestrino la terra ferma: N e w York Ci ty! Istintivamente cercai uno stadio con rettangolo verde munito di aree di porta e cerchio di centrocampo ma l’unica cosa che notai fu che più l’aereo viaggiava avvicinandosi, più aumentava il numero di campetti da baseball. Avrà influito sicuramente il jet lag e il fatto di vedere il sole per 36 ore di fila ma la cosa mi fece sentire spaesato, noi italiani siamo abituati a ben altro. Il giorno successivo andai
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subito nel cuore pulsante della città, Manhattan: grattacieli che sembrano non finire mai, strade larghe e circolazione continua di auto non più piccole di un fuoristrada, tantissima gente in giro di tutte le razze, colori, religioni, un vero e proprio “melting pot”. Superato l’iniziale stupore e sgomento cominciai a far caso ai vari negozi e alle insegne pubblicitarie, neanche a dirlo tutto grandissimo. Pubblicità di vario genere, dal vestiario alla profumeria, ma quelle che hanno colpito la mia attenzione sono state le locandine dei film e la promozione fatta alle squadre locali non di calcio ma
di b a se b a l l in primis (New York è considerata la capitale del baseball nel mondo), di b a s ke t b a l l e footb a l l americano, ovviamente. Non un cartellone era dedicato al calcio, o per meglio dire al soccer, eppure da noi in Italia se ne continua a parlare come di un nuovo sport nazionale. La capacità propagandistica è davvero immensa, basti pensare ai bus, ai taxi, ai maxi schermi sui grattacieli e possiamo solo immaginare a quante persone possa arrivare un messaggio promozionale che gira per la città anche solo per un’ora. Un esempio potrebbe essere Times
OLTRE IL CONFINE << SOCCER U.S.A. Square, la quale probabilmente nasce proprio con lo scopo di dare risonanza ad uno spettacolo a Broadway, ad un nuovo film in uscita nelle sale o ad una partita importante. Ricordo ancora tutto ma niente riporta alla mia mente il soccer, Pirlo e Villa con la maglia celeste dei New York City magari, nulla di tutto questo. Piccola curiosità, la suddetta squadra è in parte di proprietà dei N e w York Ya n ke e s, formazione di baseball. Dopo aver passato la giornata in giro tra la Fifth Avenue e Broadway, nel tardo pomeriggio mi riavvio verso l’hotel, nel New Jersey, facilmente raggiungibile con la efficientissima metropolitana, e poco prima di rientrare nel palazzo mi accorgo che proprio di fronte c’è un campo d’allenamento di football. Tento di fare qualche foto e magari chiedere di parlare con qualcuno ma un omone al cancello mi intima di allontanarmi facendomi notare che il cancello era chiuso e un motivo c’era, probabilmente una
partita di campionato alle porte, meglio non insistere. Nei giorni successivi cercai di far caso a quello che mi circondasse ma non riuscii a trovare nulla che fosse anche lontanamente assimilabile al calcio. Fossi andato in un qualsiasi bar in Italia, Inghilterra, Spagna o Germania, sicuramente non avrei avuto difficoltà nel conoscere i risultati delle ultime partite, i marcatori e le classifiche . Oltre a visitare in lungo e in largo l’isola di Manhattan, ho avuto il tempo di fare una gita “fuori porta” alla volta della capitale degli Stati Uniti, Wa sh i n g ton D . C. In una città piena di spazi verdi ho avuto modo di vedere campi da baseball ma ancora niente soccer. Ho conosciuto un uomo, sulla sessantina, che ha accompagnato me ed il mio gruppo nella visita della capitale. Tra una rievocazione storica ed un aneddoto sulle sue esperienze, ho avuto modo di chiedergli come venisse visto il calcio da quelli parti: più che altro portato avanti dalle comunità
sudamericane. Sull’aereo che mi ha riportato in Italia ho avuto modo e sicuramente tempo di riflettere sul come mai ci sia questa discrepanza tra ciò che si dice e ciò che realmente c’è. Secondo il mio modesto parere è vero che il Calcio stia cominciando ad essere seguito da molte persone “a stelle e strisce” anche perché se così non fosse non ci sarebbe la possibilità di investire così tanti soldi negli ingaggi di star europee sul viale del tramonto, ma nelle strade ancora prevale tutt’altra tradizione, ragazzi con maglie degli Yankees, casacche dei Knicks ed un Paese intero che una volta l’anno si ferma per il S u p e r B owl . Accontentiamoci di mandare a fine carriera i nostri veterani e di godere del più bel gioco del mondo (per noi), ma osserviamo bene l'esempio di organizzazione statunitense che può fare scuola a tutto il mondo, non solo nello sport. E n ri co Ca sta g n ol a
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LA SCATOLA DEI RICORDI << CHAMPIONS LEAGUE 2001
MLaILAnoNtOte20d0i 1 O l i ve r K ah n
Il Bayern Monaco di Hitzfeld batte il Valencia di Cuper per 6-5 ai calci di rigore. Tedeschi di nuovo campioni dopo 25 anni.
M
ilano protagonista. No, non stiamo parlando dell'Expo o delle due squadre della città, ma della finale di Champions League 201 5/201 6. Dopo la finale di Roma del 2009 che vide protagoniste Barcellona e Manchester United, ecco di nuovo l'Italia come tappa per l'ultimo match della massima competizione europea. Un bel premio per la capitale lombarda, che si consola (almeno parzialmente) con la partita delle partite, dovendo rinunciare anche per quest'anno alle due squadre più rappresentative della città. Un'occasione da non perdere
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per l'impianto milanese, che in questi mesi sarà riammodernato per essere poi tirato a lucido in vista dell'ultimo epilogo della Champions League. Poi toccherà alle nostre italiane (Roma e Juventus ) cercare di arrivare fino in fondo e magari, chissà, riuscire poi anche a trattenere anche la Coppa tra le mura nazionali. Aprendo la scatola dei ricordi, bisogna tornare indietro al lontano 24 Maggio 2001 per ritrovare una finale disputata allo stadio "Giuseppe Meazza" di Milano; in campo a sfidarsi per la coppa dalle grandi orecchie il temibile Bayern
Monaco di Otmar Hitzfeld e la sorpresa Valencia di Hector Cuper. Due squadre che non
sono nate per dare spettacolo, ma che puntano sulla forza fisica dei vari Effenberg e Jancker da una parte e di Carew dall'altra e sull'estro e la fantasia dei vari Mendieta, Aimar, Elber e Scholl. Match che pare subito in discesa per gli spagnoli, che al 3' trovano subito la rete del vantaggio. Azione confusa in area bavarese con Andersson a terra e Lizarazu a contendere il pallone a Mendieta; sembra una comunissima azione di ostruzione, ma per l'arbitro Jol non ci sono dubbi
LA SCATOLA DEI RICORDI << CHAMPIONS LEAGUE 2001 nell'assegnare il calcio di rigore al Valencia. Dal dischetto Mendieta è freddo ed insacca nonostante il tuffo nella direzione giusta del portierone Oliver Kahn . Passano pochi minuti e l'arbitro Jol pareggia i conti assegnando un rigore anche al Bayern Monaco (stavolta decisamente evidente) per un fallo in ritardo di Angloma su Effenberg. Scholl va alla battuta, ma il tiro centrale del numero 7 bavarese è respinto col piede da Canizares . Nonostante l'errore il Bayern non si scompone e continua a fare la partita al confronto di un Valencia troppo timido e rinunciatario. Al minuto 7 della ripresa però, ecco la seconda opportunità di pareggio per il Bayern Monaco, con il secondo rigore assegnato dall'arbitro Jol per un tocco di mano di Carboni nel tentativo di anticipare Jancker. Decisione che pare giusta a primo impatto, ma che in realtà è condizionata dalla vistosa spinta dell'attaccante bavarese sul difensore. Sul dischetto si
presenta il capitano Effenberg , che con un destro preciso spiazza Canizares. Le due squadre non si risparmiano e giocano colpo su colpo a viso aperto fino al 90, quando arriva il fischio finale dell'arbitro Jol. Ai supplementari poche idee e squadre stanche con la partita che si trascina inesorabile verso i calci di rigore. Parte male il Bayern Monaco, che fallisce il primo tiro con Paulo Sergio, ma Kahn rimedia alla grandissima parando il terzo calcio di rigore di Zahovic. Canizares pareggia i conti con il collega ipnotizzando Andersson, ma ancora Kahn sale sugli scudi intercettando il tiro di Carboni con l'aiuto della traversa. Si va ad oltranza quando l'ennesima parata di Kahn su Pellegrino, regala al Bayern Monaco una vittoria incredibile, che si chiude con il capitano Effenberg che al centro del campo solleva al cielo una coppa dei campioni che mancava dalle parti di Monaco da ben 25 anni. Quella notte di Maggio, tutt'altro
che indimenticabile, viene ricordata solo per la grandissima prestazione di Oliver Kahn. Uno dei migliori numeri uno del panorama mondiale e vero ed assoluto protagonista anche del post match. Indimenticabile la gioia appena respinto il tiro dal dischetto di Pellegrino, ma ancora più bella rimane l'immagine del portierone tedesco, inginocchiato vicino al collega Canizares nel tentativo di consolarlo della bruciante sconfitta. Forse l'immagine più bella di quella finale del 2001 , che è valsa ad Oliver Kahn anche il premio FIFA fair-play.
Damiano Boccalini
BAYERN CAMPIONE! Oliver Kahn consola il collega Santiago Canizares.
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IL PERSONAGGIO << LUCA TONI
LUCA TONI
Da Modena a Berlino, il cammino di un campione lungo la strada del goal
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hissà se Cinesinho, quando lo allenava nei giovanissimi del Modena, pensava di avere davanti a sè una delle prime punte più prolifiche del calcio italiano. Perché è proprio da lì, da quella Modena, che Luca Toni muove i suoi primi passi nel calcio, cominciando il suo cammino nel 1 994, con l’esordio in serie C1 . Quella del campione si rivela da subito la stoffa più adatta per lui e i suoi passi cominciano a percorrere la strada che ha come destinazione il Veneto. Dai 1 5 goal con il Treviso in serie B, bastano pochi chilometri per raggiungere la massima serie.
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E’ con la maglia del Vicenza, infatti, che Luca raggiunge il suo primo importante traguardo: l’esordio in serie A, nell’ottobre del 2000. Ma l’elite del calcio non sembra essere ancora la casa di Luca, che dopo un passaggio a Brescia scende di categoria, trasferendosi a Palermo. Qui, con 30 reti in 45 partite, si consacra definitivamente a bomber di razza, raggiungendo il primo titolo di capocannoniere, permettendo alla sua squadra di essere promossa in serie A e di varcare, nella stagione successiva, la soglia del calcio europeo con una clamorosa
qualificazione alla coppa Uefa. Ed è in Sicilia che Toni conia quel gesto che contraddistingue ogni suo goal, quell’ esultanza che lo fa riconoscere in tutti gli stadi d’Italia: la mano destra che ruota attorno all’orecchio destro. Ora la serie B non può che stare stretta ad un attaccante come Luca, che fa della prestanza fisica il suo punto di forza. La porta principale sulla serie A si apre definitivamente a Firenze, nel 2005. Una stagione da record con un nuovo titolo da capocannoniere conquistato mettendo a segno 31 reti, superando i grandi Kurt
IL PERSONAGGIO << LUCA TONI Hamrin e Gabriel Omar Batistuta, che tanto hanno fatto sognare la Fiorentina e il pubblico del Franchi. Luca sembra non volersi fermare e i suoi passi si fanno sempre più rapidi, verso traguardi sempre più dolci. Da Firenze a Coverciano la strada non è lunga. La maglia da viola diventa azzurra, come azzurro è il cielo di Berlino nella notte del 9 luglio 2006, quando Luca e la nazionale italiana alzano al cielo la coppa del Mondo. In quel Mondiale il sigillo di bomber Toni non può mancare, e arriva nei quarti di finale contro l’Ucraina, con una doppietta che spalanca le porte della semifinale. La Germania diventa una vera e propria terra di conquista per Luca, che a 30 anni, con la maglia del Bayern Monaco, raggiunge il titolo di capocannoniere della Bundesliga, e in finale di coppa di Germania contro il Borussia Dortmund, segnando la doppietta decisiva per la vittoria, mette in mostra quel meritato appellativo
che mister Omar Hitzfeld gli dedica, “un animale da goal che non vuole mai riposare”. Ma la Baviera diventa presto un ricordo e all’improvviso Luca sembra smarrire il vizio del goal. Le successive esperienze in Italia non si rivelano esaltanti e al Genoa risuonano forti le parole del presidente Preziosi: “Un voto a Toni? Tre, come i goal fatti in campionato”. Anche a Torino,
con la maglia della Juventus, il rettangolo di gioco diventa sempre più lontano e il goal un miraggio. Bomber Toni non segna più e il dramma della perdita di un figlio fa nascere in lui l’ipotesi di ritirarsi dal calcio giocato. Ma quando la strada sembra essere arrivata al termine, quando sembra che le scarpette da calcio non possano fare altro che restare appese ad un chiodo, Luca trova la forza di rialzarsi e di ricominciare il suo cammino. Nel 201 3 inizia la sua seconda vita nel pallone, con l’ Hellas Verona. Ed è proprio nella città di Giulietta che rinasce il suo
amore per il goal. Se nel suo primo anno in gialloblu diventa il miglior marcatore di sempre dell’Hellas in un singolo campionato, nella stagione successiva, all’età record di 38 anni, le sue 22 reti gli permettono di diventare il capocannoniere più anziano della serie A, togliendo il primato a Huebner. In quella stessa stagione riesce a bissare anche un altro record, quello di essere il primo italiano a vincere la classifica cannonieri con due diverse squadre, cosa riuscita solo ad un certo Zlatan Ibrahimovic. “Il calcio era il mio sogno. E i sogni si conquistano con i sacrifici”. E Luca il suo sogno più
grande lo ha raggiunto, e nonostante un infortunio al ginocchio che lo terrà fermo per circa due mesi, a 38 anni è pronto a sognare ancora e a continuare a muovere nuovi passi lungo la strada del goal, nel segno di quel colpo di testa che ha fatto e fa sorridere ed esultare tutti i suoi tifosi. NEL 2005, TONI VINCE LA SCARPA D'ORO ED E' IL PRIMO ITALIANO AD AGGIUDICARSI QUESTO RICONOSCIMENTO
Elena Tonon
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SELF MADE MANAGER << ARNO ROSSINI
ARNO ROILSBSIDIENLLIO SVIZZERO A
Il tecnico ticinese rifiutò di andare alla Lazio per ragioni economiche. Ora lavora per la Nazionale svizzera e... non solo
lcuni media italiani la definirono una favola, ma essa mai si concretizzò, rimanendo solo un’effimera possibilità, sfumata sul più bello. Arno Rossini , classe 1 957, nella primavera del 201 2 fu a un passo da un clamoroso cambio di vita e di carriera: da bidello della Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona, ad assistente di Vladimir Petkovic, su una delle più importanti e roventi panchine d’Italia. Il ticinese alle spalle aveva un’esperienza da calciatore nel massimo campionato elvetico con la maglia del Bellinzona, dove poi ha anche allenato, prima di ricoprire lo stesso ruolo anche
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fino a notte fonda, in compagnia del presidente Lotito, in quel di Villa San Sebastiano. Il problema del mancato ingaggio fu solo di economica.” grande natura
nel Locarno, nel Sion e in numerose squadre regionali. Allo Young Boys ha invece fatto da assistente per Petkovic.
Arno Rossini, il pubblico in Italia l'ha conosciuta solo come "il Attualmente lavora ancora bidello che rifiutò la Lazio". per Petkovic. Da dove nasce il vostro rapporto di Le dà fastidio? “Per la verità la storia del collaborazione? “Conosco Vlado da più di 20 anni. L'ho avuto alle mie dipendenze come giocatore per un anno e mezzo a Bellinzona. In seguito abbiamo sempre mantenuto ottimi rapporti: è davvero una Perché scelse di non seguire persona splendida e diventerà Petkovic nella capitale? uno dei migliori allenatori “La trattativa con la Lazio durò d'Europa nei prossimi anni.” bidello mi ha parecchio divertito. Ha molto più impatto sul pubblico ed è forse meglio che informare che sono in possesso della licenza Uefa Pro.”
SELF MADE MANAGER << ARNO ROSSINI Esattamente, qual è il suo la Nazionale. La ruolo per la Federazione mia fortuna è che ho bisogno di Svizzera di calcio? “Il mio ruolo presso il settore tecnico della Federazione è di osservatore per la nazionale maggiore. Da inizio settembre collaboro attivamente con Petkovic nelle analisi degli avversari. Sono stato a San Marino a seguire l'Inghilterra e in Lituania per osservare San Marino, prossimo avversario della Nazionale rossocrociata.”
dormire poche ore... Chiaramente se la mole di lavoro dovesse poi aumentare, riconsidererò la mia posizione. Rossini a Sion per breve tempo spalleggiò
Giochiamo ai Gennaro Gattuso nel ruolo di allenatore. pronostici. abitanti e giocatori di alto livello è Quale sarà il tecnico straordinario. Spero che il Come si riesce a passare dal rivelazione dell'attuale Serie A sorteggio dell'Europeo 201 6 ci calcio regionale a un ruolo 201 5/201 6? possa riservare l'Islanda! chiave di un'importante Ho visto lavorare Di Francesco Sarebbe un’occasione per del Sassuolo e mi ha fatto una approfondire la sua storia nazionale? Ho fatto esperienza in tutte le buonissima categorie dalla Seconda Lega Punterei quindi [ndr: categoria paragonabile all’Eccellenza] alla Super League
come allenatore. Impari in qualsiasi categoria dove alleni, purché il tuo lavoro sia svolto con passione e professionalità. I problemi principali li ho trovati confrontandomi con certi dirigenti poco competenti. I rapporti con i giocatori spesso sono inquinati dai loro presunti dirigenti."
impressione. calcistica." su di lui.
Torniamo al calcio europeo. Stiamo assistendo a un livellamento della qualità di tutte le nazionali e non esistono più le cosiddette squadre "materasso" o gli squadroni imbattibili. Lei, che da osservatore sta girando un po' tutta Europa, chi vede bene in prospettiva? Qual è il segreto del successo calcistico dell'Islanda, paese di soli 320mila abitanti?
Preferisce allenare e stare a bordo campo o rimanere in tribuna a fare l'osservatore? La situazione attuale non mi Da sempre preferisco stare sul campo ad allenare, ma il nuovo ruolo di osservatore con la Nazionale svizzera lo trovo stimolante sotto ogni punto di vista.
È difficile conciliare le sue due carriere professionali?
Per adesso riesco a conciliare l’impegno a scuola e il lavoro per
sorprende. Ovunque i metodi d’allenamento sono diventati di buonissima qualità e di conseguenza sono stati "prodotti" giocatori di buon livello. Sette anni fa ho seguito uno stage in Danimarca e già lì avevo notato una grande evoluzione nella metodologia di allenamento. Il fenomeno Islanda ha dell'incredibile. Per rapporto
Una domanda su un suo connazionale: Lucien Favre, al centro delle polemiche dopo le dimissioni dal Borussia Mönchengladbach. Lo conosce? Condivide la sua scelta o un allenatore dovrebbe sempre cercare di risollevare le sorti della sua squadra? Sì, conosco Lucien Favre dai primi tempi in cui allenava in Svizzera romanda. Il capolavoro della sua carriera l'ha svolto con lo Zurigo, riuscendo a vincere il titolo davanti al Basilea! In Germania, prima a Berlino, poi al Borussia (portato in Champions) ha avuto ancora grande successo. Dare un giudizio sulle sue dimissioni resta però sempre difficile dall'esterno. Da quello che è dato sapere era molto stimato da giocatori e dirigenti."
Omar Cartulano
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L'ANGOLO DEL GOAL ITALIANO<<
G@dOiseAgnidLic!alcio
L'ANGOLO DEL
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G@dOiseAgnidLic!alcio L'ANGOLO DEL GOAL INTERNAZIONALE<<
L'ANGOLO DEL
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All'OMBRA DEI CAMPIONI << LA CENERENTOLA GIBILTERRA
LA CENERENTOLA GIBILTERRA
ALLA CONQUISTA DELL'EUROPA
La favola della Nazionale fatta di pompieri, poliziotti, magazzinieri e fratelli.
A
vete mai provato la sensazione di sentirvi dire l'ennesimo "no" quando chiedete a vostro fratello più grande di poter giocare a pallone con lui e i suoi amici? "No sei troppo piccolo, che ci facciamo con te?". Ecco più o meno la risposta che si è sentita dare la nazionale di Gibilterra fino al 201 3, anno in cui le è stato concesso di partecipare alle qualificazione di Euro 201 6. Flash back - La piccola dipendenza d'oltremare del Regno Unito ha dovuto guerreggiare molto con la Spagna, che ha cercato di impedire la partecipazione alle
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qualificazioni per motivi storici, in quanto fino al Trattato di Utrecht stipulato nel 1 71 3, Gibilterra era un dominio spagnolo. Dopo quell'accordo Madrid ha più volte tentato di riconquistare quel lembo di terra, ma i Gibilterrini, forti delle loro Colonne d'Ercole hanno sempre detto no a qualsiasi referendum pro-Spagna, mantenendosi fedeli alla dipendenza britannica. Ai problemi storici si è aggiunta la paura che Gibilterra potesse diventare un precedente per nazionali come Catalogna e Paesi Baschi, che da anni ambiscono all'indipendenza sia calcistica che politica. E' stata
una battaglia lunga e piena di ostacoli, con gli spagnoli che hanno cercato di dimostrare come le strutture gibilterrine non fossero a norma e hanno aggiunto che sarebbero stati disposti a boicottare tutte le competizioni a cui Gibilterra avesse preso parte. Nonostante questo la Federazione non si è mai arresa e così nel 201 3 la Uefa ha dovuto, suo malgrado, procedere all'affiliazione. Oltre le colonne d'Ercole Gibilterra è una piccola favola del calcio, una nazione di circa trentamila abitanti, dove il calcio è passione pura, non un motivo di vita. Lo stadio
ALL'OMBRA DEI CAMPIONI<< LA CENERENTOLA GIBILTERRA "Victoria" conta appena cinque mila posti a sedere, ma la sua posizione arroccata sulla Rocca di Gibilterra è a dir poco mozzafiato. La sua rosa vanta quattro giocatori professionisti (Wiseman, Walker, Artell ed Hernandez, un diciannovenne di grande speranza per il futuro), poi diversi dilettanti tra cui l'elettricista Brian Perez, il poliziotto Lee Casciaro, il magazziniere Rafael Bado e il pompiere portiere Jordan Perez. Se ci fate caso diversi cognomi tendono a ricorrere, questo perchè Gibilterra è un vero e proprio affare di famiglia, con addirittura tre gruppi di fratelli: i Casciaro (Kile prima punta, Lee e Rian centrocampisti), i Chipolita (Joseph e Roy, difensori) e i Perez (Jordan, portiere e Brian, centrocampista). Inoltre a breve sorgerà un nuovo stadio da diecimila posti che soddisferà i requisiti richiesti della Uefa, il suo nome sarà Europa Point, a picco sul mare e affacciato sulle Colonne d’Ercole.
La prima volta non si scorda assist del fratello avvocato Ryan mai - Quando tuo fratello indovina il diagonale e firma il maggiore ti fa giocare per la prima volta con tutti i suoi amici più grandi non va mai gran che bene, fatichi a importi fisicamente e se va bene non ti obbligano a stare a porta, ma dentro di te sei soddisfatto. Basta riuscire a rubare palla al 1 0 della squadra avversaria, a compiere quel piccolo miracolo, per dare un senso al tutto. Così Gibilterra il 7 settembre 201 4 fa il suo esordio europeo, e poco importa se viene schiantata 7 a 0 dalla Polonia, l'importante è esserci, dimostrare che nonostante la voglia del predominio spagnolo, i Gibilterrini, fieri della propria storia, non si sono piegati davanti a niente e nessuno. La loro Federazione è una delle più antiche al mondo, fondata nel lontano 1 895. Il cammino a Euro 201 6 prosegue con sconfitte su sconfitte, ma un raggio di sole scende sui ragazzi di Dave Wilson il 29 marzo 201 5, quando il poliziotto Lee Casciaro, su assist del fratello avvocato Ryan,
momentaneo pareggio contro la Scozia. La partita terminerà 6 a 1 , ma è comunque un passo avanti per una Nazionale che sta tentando di ottenere l'affiliazione per disputare le qualificazioni ai Mondiali 201 8 e che nei prossimi anni cercherà di portare a casa i primi punti ufficiali.
Edoardo Ridolfi
La formazione del gibilterra, tra e l e t t r i c i st i e avvocati.
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SPECIALE CALCIO E VIDEOGAMES<< PES VS. FIFA
VS Si rinnova l'epica battaglia a colpi di pad ! L'egemonia del calcio mondiale da tempo si gioca fra Canada e Giappone: no, non siamo in un episodio di Holly e Benji, ma nel mondo reale, anzi, nel mondo calcistico virtuale, quello di Pro Evolution Soccer e FIFA, le due saghe di videogiochi calcistici che da più di vent'anni si danno battaglia sulle vendite e che hanno conquistato miliardi di videogiocatori: al pallone, anche in versione di pixel poligonali, non si può proprio resistere. Anche per la stagione 201 5/201 6 Konami e EA Sports hanno rilasciato i nuovi titoli, rspettivamente Pro Evolution Soccer 201 6 e FIFA 1 6: quest'anno è stata Konami ad anticipare la compagine canadese, uscendo il 1 7 settembre, una settimana prima del titolo EA che è invece uscito
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il 24 settembre. In questi 21 anni circa le case si sono alternate sul trono di regina dei videogiochi di calcio: EA ha potuto sempre contare sul fatto di essere il gioco ufficiale della FIFA, e di avere quindi a disposizione gran parte delle licenze per i nomi dei giocatori, cosa che PES nelle sue prime versioni, quando si chiamava ancora ISS non aveva, assolutamente da ricordare il talento azzurro Roberto Faggio, o Alessandro Del Paolo, giocatori che tutti abbiamo controllato coi nostri primi gamepad. Per un periodo però, il controllo lo prese Konami, che portò una svolta sia dal punto di vista grafico, iniziando ad avere i volti dei giocatori realistici, sia dal punto di vista del gameplay, rendendolo dinamico, frenetico,
divertente. Queste innovazioni sono poi state raggiunte anche da EA che a questo ha aggiunto una grafica ancora più curata e un sistema di controllo a più direzioni, che ha aggiunto un realismo mai visto in un titolo calcistico fino a quel momento. Konami da quel punto di vista ha faticato a rispondere e infatti dal 2007 in poi FIFA è tornato a comandare sul mercato delle console. Nelle ultime stagioni però è successa la stessa cosa anche alla EA: l'onnipotenza sul mercato ha fatto un po' sedere gli sviluppatori del gioco, che hanno smesso di innovare il gioco, tenendo una solidissima base e aggiungendo qualche piccolo dettaglio, qualche miglioria estetica e qualche modalità, in particolare l'Ultimate Team, che è diventata
SPECIALE CALCIO E VIDEOGAMES<< PES VS. FIFA la modalità regina del titolo canadese alla quale Konami ha risposto introducendo la modalità MyClub. Abbiamo provato entrambi i titoli usciti in queste settimane e abbiamo provato a dare una risposta all'annosa domanda: è meglio PES o FIFA?
Faremo un rapido confronto fra i titoli in questione, basandoci su diversi parametri che saranno la grafica, il gameplay e le modalità a disposizione sia offline che online. Partiamo dalla prima cosa che salta all'occhio giocando, l'aspetto visivo del gioco: entrambi i titoli sono molto curati esteticamente, PES ha una grafica più definita e colori più pieni mentre Fifa ha una grafica un po' più realistica, con toni meno pieni, inoltre è stata aggiunta fra gli effetti ambientali oltre alla pioggia e alla neve anche la nebbia. I giocatori, quelli con licenza, sono simili se non fotorealistici, mentre quelli sprovvisti di faccia sono invece abbastanza anonimi. Diciamo che anche dal punto di vista grafico si può notare la differenza: PES è più arcade mentre Fifa è più simulativo. Veniamo al punto più succoso del nostro speciale, quello relativo al gameplay e alle modalità: PES, in campo, dopo anni di giocatori legati a binari che avevano pochissima libertà di movimento si è finalmente slegata da questi vincoli ed è diventato molto più godibile: non si va più in porta con una
Neymar in maglia carioca in PES 2016 serie di passaggi filtranti, bisogna ragionare molto di più per poter arrivare alla conclusione, è un gameplay molto più ragionato del passato ma comunque piuttosto dinamico. Fifa invece ha introdotto nel suo gameplay il no touch dribbling, che permette ai giocatori di muoversi attorno al pallone senza toccarlo ma rimanendone sempre in controllo, metodo utile per mettersi davanti di corpo sul pressing avversario e subire un fallo, per abbozzare una finta e disorientare il difensore e creare così un vantaggio consistente. Questa aggiunta ha stravolto il gameplay di Fifa rispetto al titolo precedente: su Fifa 1 5 bastava scegliere una squadra con giocatori veloci azzeccare il tempo del passaggio filtrante alto e tirare sul primo palo, 95 volte su 1 00 era gol, se invece la difesa chiudeva bene non c'era da preoccuparsi, perché bastava un tiro dalla distanza che finiva inesorabilmente all'incrocio dei pali, insomma
la varietà non è che fosse così tanta. Quest'anno la difesa è molto più organizzabile e forte, il passaggio filtrante alto non è più abusato in favore del gioco sugli esterni. Dura la vita anche per i così detti skiller: le finte sono sempre divertenti da usare ma sono molto più difficili da incastrare perché i difensori sono molto più reattivi e riuscire a trovare il tempo giusto per andarsene via non è facile. Fifa 1 6 è un titolo non semplice a cui approcciarsi, è meno immediato dei precedenti titoli, i nuovi movimenti implementati sono importantissimi nel gameplay e per riuscire a creare il varco giusto bisogna ragionare. Veniamo ora alle modalità dei due titoli, sia offline che online: PES offline propone la carriera da allenatore in una delle squadre disponibili, la Champions League e la modalità Diventa un Mito, dove bisogna crescre il proprio calciatore virtuale e farlo arrivare al top a suon di allenamenti, e partite, fino ad
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SPECIALE CALCIO E VIDEOGAMES<< PES VS. FIFA all'elite del calcio mondiale. Online invece è presente l'intramontabileCampionato Master e la modalità MyClub oltre alla modalità stagioni online con una caratteristica particolare: in Fifa il matchmaking prevede che si affrontino giocatori che scelgono squadre della stessa fascia suddivisa per stelle, su PES invece si può tranquillamente giocare Empoli contro Real Madrid, la differenza sostanziale è che in questo modo il giocatore con la squadra meno forte in caso di vittoria otterrà un grande numero di punti e potrà essere promosso alla divisione successiva e così via, su Fifa invece la modalità stagioni è come un piccolo campionato: hai un determinato obiettivo di punti da raggiungere e 1 0 partite a disposizione per farcela, man mano che si sale di divisione i requisiti crescono. La modalità MyClub invece è una specie di Ultimate Team dove il giocatore può creare la propria squadra con i
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giocatori che più preferisce, ma i pacchetti di figurine sono stati sostituiti da delle palle colorate. Online Pes è migliorato moltissimo, non ci sono più tempi biblici di caricamento della partita o problemi di lag che rendevano spesso le gare ingiocabili, finalmente Pes online è diventato un titolo godibile. Offline invece le altre modalità sono state poco curate, diventa un mito è identico alla versione di PES 201 5 e c'è stata qualche novità nella modalità carriera ma niente di stravolgente. Una grossa pecca del titolo giapponese è la mancata possibilità di giocare online in cooperativa con un amico, cosa che invece si può fare sul titolo di casa EA. Veniamo dunque alle modalità di Fifa 1 6: la suddivisione è praticamente identica fra offline e online tranne che per la modalità carriera, disponibile solo offline: ci sono le stagioni, le stagioni in co-op, il pro club, la carriera allenatore, la carriera
giocatore e l'Ultimate Team, dove si può giocare sia offline che online anch'essa con le sue stagioni o i semplici match, e da quest'anno è stato aggiunto anche il FUT Draft, un nuova modalità dove scegli una formazione, un capitano e poi il resto della squadra tra una rosa di 5 giocatori divisi per ruolo, l'obiettivo è riuscire a comporre la miglior squadra possibile scegliendo o i migliori giocatori che il gioco ti propone o magari scegliendo la via dell'intesa per avere una squadra che in campo sta più composta e gioca meglio. Si dovranno giocare 4 partite e al termine ti verrà data una ricompensa sotto forma di pacchetti dove si potranno trovare giocatori per il tuo club, fortuna permettendo, un fattore piuttosto importante nella modalità Ultimate Team giocata come si deve e senza l'aiuto di trucchi come l'acquisto illegale di crediti. La modalità Pro Club invece non è stata modificata rispetto allo scorso anno ma giocata
SPECIALE CALCIO E VIDEOGAMES<< PES VS. FIFA con amici è una delle più soddisfacenti dell'intero gioco: con intesa fra compagni andare alla conquista della divisione 1 sarà un'epica cavalcata da ricordare negli anni. Online Fifa almeno in queste prime settimane dall'uscita ha avuto qualche problema: spesso risulta difficile trovare un avversario con cui giocare e ogni tanto nonostante il dato della latenza sia segnalato su livelli ottimi la partita inizia a laggare pesantemente, diventando a tratti ingiocabile. Comunque niente che non si possa risolvere con la stabilizzazione dei server che avverrà sicuramente in questi giorni. Fortunatamente almeno in queste prime settimane non è ancora stata trovato un exploit con cui fare gol facili: l'anno scorso i longshot assurdi e i gol da calcio d'inizio erano all'ordine del giorno, per ora da segnalare ci sono solo una
grande efficacia dei tiri di precisione, dei tiri al volo e dei colpi di testa, ma è il crossare che risulta difficile quindi la cosa si equilibra parecchio. Un grande grande pregio ancora in forza al titolo di casa Konami è la modalità modifica dove si possono sistemare tutti i giocatori del database come si preferisce: da quest'anno è stata reintrodotta la possibilità di caricare immagini esterne tramite USB quindi è possibile sistemare tutta la Premier League coi nomi e loghi originali, per i più appassionati un'aggiunta per niente da trascurare, mentre su Fifa le modifiche si possono attuare solo alle statistiche e agli scarpini, niente di che. Per questa stagione le due case si sono date veramente da fare e hanno fornito all'utenza due titoli di tutto rispetto: Pes potrebbe aver trovato la giusta strada per
risollevarsi dalle ceneri delle ultime stagioni, Fifa non grandissimi stravolgimenti ma qualche aggiunta degna di nota per rendere il titolo un po' più equilibrato e non schiavo della corsa dei soliti 3-4 giocatori infermabili. Il giudizio finale verrà come al solito dato dai dati di vendita dei due titoli e dal gradimento dell'utenza, ma le disparità fra i due giochi si sono appianate tantissimo: un plauso a Konami che ha saputo rimboccarsi le maniche e confezionare un PES divertente come non si vedeva da anni, uno anche alla EA che corretto ciò che non andava in Fifa 1 5. Per le varie modalità online disponibili abbiamo leggermente preferito Fifa, e voi invece quale titolo avete preferito?
Nicolò Vinci
Il modello 3d di paul pogba su pes 2016, da applausi
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DAVIDE CONTRO GOLIA<< CLAMOROSO AL CIBALI
C L A M O R OS O AL CIBALI
Il Catania batte l'Inter del Triplete in una notte magica al Massimino.
T
utti gli Interisti ricorderanno il 201 0 come l’anno del Triplete, ma a sud, precisamente a Catania, quell’anno verrà sempre ricordato per l’impresa compiuta al Massimino dai rossazzuri di Mihajlovic contro gli uomini di Mourinho. E’ il 1 2 Marzo, si gioca l’anticipo della 28esima giornata di campionato e lo Special One, squalificato, si trova in tribuna e, a giudicare dall’atteggiamento dei suoi in campo, si capisce che con la testa è già a Stamford Bridge. Si, perché Mourinho 4 giorni dopo, esattamente il 1 6 Marzo 201 0, avrebbe affrontato il “suo” Chelsea agli Ottavi di Champions League. Poi quella
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partita lì la vinse grazie ad un gol di Eto’o che consacrò di fatto il fortunoso cammino dei nerazzurri in quella competizione: ma questa è un’altra storia. Dall’altro lato del Massimino c’è un’altra vecchia conoscenza dell’ex club di Moratti: Sinisa Mihajlovic, che invece sembra quanto mai determinato a portare a casa il match. Affronta ancora una volta il suo passato, ma stavolta ha preparato molto bene la partita. Il destino del serbo sembra indissolubilmente legato a quello dell’Inter, infatti, dopo anni passati a indossare quei colori prima come calciatore e poi come vice-allenatore, diede del filo da torcere al suo
ex club già quando sedeva sulla panchina del Bologna: quel giorno il tabellone alla fine disse 2-0 per i ragazzi di Mourinho ma la formazione rossoblu’ era riuscita più volte ad impensierire la retroguardia avversaria. Il primo tempo al Cibali è molto statico e tattico, le due squadre si studiano ma non affondano: il Catania ci prova con Ricchiuti e Capuano, poi l’Inter con Snejider, Eto’o e Milito. Ma nulla di fatto, i portieri dormono sonni tranquilli e le due squadre tornano negli spogliatoi sullo 0-0. Nel secondo tempo però cambia qualcosa: nell’Inter fuori Mariga – che era stato scelto da Baresi per rimpiazzare l’infortunato Thiago Motta nella speranza di
DAVIDE CONTRO GOLIA<< CLAMOROSO AL CIBALI dentro Quaresma. La mossa si rivela propiziatoria. Con il portoghese l’attacco nerazzurro sembra in grado di creare molte più occasioni e infatti al minuto 53 i nerazzurri passano in vantaggio grazie ad una splendida azione di Eto’o che serve un assist perfetto a Milito che a quel punto deve solo appoggiare in rete battendo così Andujar dopo 237 minuti di imbattibilità interna: è 0-1 . Il Catania sembra in palla: l’Inter però non riesce a concretizzare e negli ultimi 20 minuti esce clamorosamente di scena: da qui ci sarà solo Catania. Al 73' cross basso di Alvarez da destra e piattone vincente di Maxi Lopez che ristabilisce la parità. L’urlo dei tantissimi tifosi presenti si innalza come un’unica voce che spinge i rossazzurri a non accontentarsi e a provare – a 1 7’ dalla fine – l’ impresa. Qualche minuto dopo l’Inter fa un altro cambio: dentro Muntari , fuori lo stacanovista Cambiasso. Il cambio si rivelerà decisivo perché nel giro di 30 secondi il ghanese si farà espellere per doppia ammonizione: prima per il fallo su Mascara, poi per il tocco di mano sulla punizione battuta dallo stesso Mascarinho. Nemmeno il tempo e l’ex Udinese va subito sotto la
doccia, causando pure il rigore per gli etnei (il tocco di mano era dentro l’area). Dal dischetto va Mascara che con un cucchiaio degno del miglior Totti beffa Julio Cesar e porta il Catania in vantaggio: è tripudio al Massimino. Il tracollo dell’Inter si definisce al 90esimo quando Martinez entra in area, supera tutti e completa la rimonta segnando il definitivo 3-1 . Era il 4 giugno del '61 quando Sandro Ciotti dalla radio esclamò per la prima volta ''Clamoroso al Cibali'' per scandire la vittoria per 2 a 0 del Catania contro l'Inter. Erano passati 49 anni da quella famosa esclamazione e lo
Stadio "Angelo Massimino" di Catania, detto anche Stadio Cibali, dal nome del quartiere catanese nel quale è collocato, cinque anni fa è stato scena di un altro clamoroso risultato ai danni dell'Inter. Partita sotto il segno della lettera M . M ilito segna per l'Inter. M axi Lopez, M ascara e M artinez per il Catania. M untari è
determinante nel match. M ihajlović vince, M ourinho perde. Per i tifosi rossazzurri uno splendido deja vù, è proprio vero: clamoroso al
Cibali!
Massimiliano Puglisi
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CRESCENDO SI SBAGLIA << VITOR PELé
PDI NEOLMEE'
Ma non di FATTO P
La storia del centrocampista portoghese: dall'arrivo all'Inter, all'affare Quaresma, fino al mancato trasferimento al Genoa, luci e ombre di un talento mai sbocciato.
robabilmente non tutti sanno che O Rei Pelé – forse il giocatore più forte della storia del calcio – è stato davvero vicino a vestire la maglia dell' Inter. Lo stesso ex calciatore brasiliano lo ha ammesso qualche anno fa quando, nel corso di un'intervista, spiegò: "Amo da sempre Milano, mi voleva l'Inter di Angelo Moratti che, quasi all'inizio della mia carriera, mi fece una corte spietata ma il Santos non volle sentire ragioni". Un enorme
rimpianto sia per quello che allora era il presidente del club nerazzurro sia per tutti i tifosi interisti che avrebbero potuto
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vantare tra le tante stelle che hanno vestito la maglia del club milanese anche il giocatore che, sotto molti punti di vista, ha cambiato il modo di giocare a pallone. C'è stato però un Pelé che ha vestito la maglia nerazzurra: stiamo parlando di Vitor Hugo Gomes Pacos o più semplicemente Pelé appunto, centrocampista portoghese classe 1 987. Dopo aver iniziato la propria carriera al Vitoria Guimaraes e aver ben figurato al Mondiale Under 20 del 2007, l'Inter decide di acquistare dal club portoghese il giovane mediano – che firma con la società di Moratti un quinquennale - per una cifra
vicina ai 2 milioni di euro. Nonostante i pochi milioni sborsati per assicurarselo, le aspettative sul ragazzo nato ad Oporto sono alte e viene più volte chiamato in campo: saranno 1 5 a fine stagione i gettoni con la maglia nerazzurra, arricchiti anche dai goal alla Lazio e alla Roma nella semifinale e nella finale di Coppa Italia (persa dall'Inter contro i giallorossi per 2-1 ). Quella milanese è però una parentesi che, per quanto fruttuosa visto che mise in bacheca sia Scudetto che Supercoppa, durò appena 1 anno: sul gong della sessione estiva del 2008 infatti l'Inter
CRESCENDO SI SBAGLIA << vitor PELé decide di inserirlo nell'affare Quaresma, cedendolo così al Porto con una valutazione di circa 6 milioni di euro. Portoghese che va, portoghese che trovi, ma quella è un'altra storia. L'ascesa del centrocampista però subisce un brusco stop con il suo arrivo ai Dragoes: dopo 6 mesi deludenti, i biancoblu decidono di cederlo in prestito al Portsmouth che, a sua volta, a fine stagione non esercita il riscatto e lo rimanda alla base. L'estate del 2009 sembra voler riaprire nuovamente le porte dell'Italia al calciatore in cerca di rivalsa dopo un'annata che aveva cancellato quanto di buono fatto all'Inter: il Genoa mostra un forte interesse, il giocatore si sottopone persino alle visite mediche ma, senza alcuna spiegazione ufficiale, il trasferimento salta. Passa qualche giorno e Pelé finisce al Real Valladolid per un nuovo prestito con diritto di riscatto che a fine stagione non verrà esercitato. Dopo due anni di prestiti e mancati trasferimenti, il
Porto (con cui il giocatore disputa solo due gare) opta alla fine per una cessione a titolo definitivo accettando l'offerta di 680.000 euro dei turchi dell'Eskisehirspor. L'allora 23enne sembra riprendersi in Turchia – seppur comunque non rispettando le aspettative che avevano convinto l'Inter ad investire su di lui quando era più giovane – e dopo 3 anni passa ai greci dell'Ergotelis. Solo una stagione con il club greco che però gli vale la chiamata di un club più prestigioso, l'Olympiakos. I biancorossi investono poco meno di 450.000 euro e decidono di puntare sulla voglia di riscatto del ragazzo di Oporto che, dopo diversi prestiti e fallimenti, sembra poter essere vicino a raggiungere quella maturità calcistica che da un talento del genere ci si aspetta molto prima. Niente da fare, nonostante il club greco riesca a vincere il campionato, il contributo dell'ex Inter è davvero irrilevante visto che, a stagione conclusa, sono solo 5 le volte le
volte che scende in campo. La stagione successiva il club biancorosso gli comunica che non fa più parte del progetto e, dopo sei mesi ai margini della rosa, lo scorso gennaio si trasferisce in prestito al Levadiakos, dove resta fino a giugno prima di accordarsi con l'Anorthosis, club cipriota. Oggi a 28 anni Pelé sembra solo un lontano parente di quel ragazzino con gli occhi sognanti, un sorriso a 32 denti, il piede buono e uno splendido futuro davanti che sembrava avere quando approdò all'Inter. Nessuno pensava che avrebbe potuto ricalcare le orme del celebre omonimo, questo è certo, ma sicuramente sembrava avere le carte per costruire una carriera decisamente più brillante. Dentro a quella valigia sempre pronta per cercare fortuna in nuovi paesi e nuove squadre probabilmente Pelé porterà anche qualche "ma", qualche "se" e il rimpianto di ciò che poteva essere e che però, in fin dei conti, non è stato.
Alessio Nicotra
HA VESTITO LA MAGLIA DELL'INTER PER UNA STAGIONE COLLEZIONANDO 15 PRESENZE E 2 RETI
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ALZATI E SEGNA << TUTTA COLPA DELLA NAZIONALE
TUTTA COLPA DELLA
NAZIONALE L
Analisi sull'infortunio che ha coinvolto Nikola Maksimovic durante un allenamento con la sua Nazionale
Le società di calcio lasciano partire a malincuore i propri talenti per le nazionali, scongiurando qualsiasi problema fisico che possa capitare ai propri tesserati. Nell’ultimo periodo gli impegni delle nazionali sono stati fatali per molti giocatori, tra l’agonismo patriottico e il cambio repentino di tipologia di allenamento, diversi commissari tecnici hanno dovuto subire le critiche da parte dei club. Pochi mesi fa ci furono parole al veleno per Antonio Conte dalla sua vecchia squadra a causa dell’infortunio al legamento crociato anteriore che colpì
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cause sono dovute o a un’instabilità cronica dell’articolazione della caviglia o un forte stress come nel calciatore serbo che ha subito un duro contrasto durante un allenamento preparatorio alla sfida contro l’Armenia, valevole per le qualificazioni agli Europei del 201 6. La frattura genera un forte dolore che impedisce di camminare e di caricare sul piede colpito, un gonfiore, un ematoma e chiari segni d’infiammazione. Il giocatore si è sottoposto a una radiografia Si tratta di una lesione all’osso a Torino che ha evidenziato la ridotta più esterno del piede, tra il frattura quinto dito e il retropiede. Le chirurgicamente. A seguito Claudio Marchisio: “Non capisco perché in Nazionale li fanno lavorare così tanto” sono state le dichiarazioni di John Elkann, presidente della Fiat. Tornando ai giorni nostri, a Settembre del 201 5, Miralem Pjanic, Stefan De Vrij e Nikola Maksimovic sono stati colpiti da infortuni. Per i primi due, dopo tanta preoccupazione, non è stato riscontrato nulla di grave mentre il giocatore del Torino ha subito una frattura del quinto metatarso del piede sinistro.
ALZATI E SEGNA<< TUTTA COLPA DELLA NAZIONALE dell'operazione il giocatore è stato costretto a indossare il gesso per circa due settimane. Per diminuire i tempi di recupero, in caso di fratture ossee in campo professionistico, lo staff medico è solito applicare un ciclo di terapia in camera iperbarica per ossigenare al meglio e favorire l’ossificazione. Durante il periodo con il gesso il giocatore deve eseguire esercizi isometrici ed essere sottoposto a elettroterapia con lo scopo di mantenere tonici i muscoli dell’arto inferiore malato. La fisiokinesiterapia al piede inizierà soltanto quando la frattura si consolida e una radiografia conferma la calcificazione. Bisogna ristabilire tutti i movimenti del piede e della caviglia e rinforzare tutti i muscoli che s’inseriscono in questa delicata parte del corpo. L’assetto posturale deve essere bilanciato poiché uno squilibrio del piede può ripercuotersi su tutte le strutture superiori con danni al ginocchio, anca e schiena del giocatore in periodi futuri.
È importante ricordare che il piede è sia un organo motorio sia un organo sensoriale. La sensitività della parte estrema del nostro corpo è determinante per la deambulazione ed è necessaria una rieducazione con esercizi propriocettivi camminando su piattaforme divergenti. A tal scopo sono utili anche esercizi su tavole oscillanti, validi anche per testare l’equilibrio del calciatore. Nikola Maksimovic non è il solo in serie A ad aver avuto una lesione del genere, un grande talento italiano ha subito di recente lo stesso tipo di frattura per ben due volte: Stephan El Shaarawy il quarto osso metatarsale sinistro nel 201 3 e il quinto osso del metatarso destro nel 201 5. L’ex giocatore del Milan è stato costretto rispettivamente a cinque e quattro mesi di stop, ma adesso è finalmente tornato nei campi di gioco in un grande club europeo, l’AS Monaco, e ha riconquistato la fiducia del commissario tecnico italiano. Per il difensore granata i tempi di
recupero si attestano intorno ai tre mesi, periodo che sarà rivisto durante tutta la riabilitazione per assicurare un rientro ai massimi livelli nel terreno di gioco, al fianco di capitan Glik, per contribuire a portare il più in alto possibile il Toro di Ventura.
Angelo Russo
CON IL TORINO 62 PRESENZE TRA CAMPIONATO E COPPE E N E SS U N G O L P E R I L D I F E N SO R E S E R BO
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oltre il calcio << the italian job
THE ITALIAN JOB
T
Gallinari, Belinelli e Bargnani si rituffano nella loro avventura americana con uno spirito diverso dopo l ottimo Europeo giocato.
L’Europeo di Basket che si è da poco concluso ha visto l’Italia chiudere al quinto posto, strappando così il pass per il torneo pre-olimpico in vista di Rio 201 6. Gli azzurri ci hanno emozionato nelle partite del girone, battendo sia la Spagna (che poi ha vinto il trofeo) sia la Germania, con due prestazioni veramente maiuscole. Tutto lo stivale ha riscoperto la bellezza di questo sport, milioni di persone si sono innamorate dello “step back” di Gallinari , delle “bombe” di Belinelli e della ritrovata verve di Bargnani . Senza dimenticare i vari Gentile, Hackett, Aradori e
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compagnia bella: ognuno ha dato il massimo. Peccato solo per l’infortunio del nostro capitano, Gigi Datome, che ha dovuto salutare anzitempo la competizione. Ci sarebbe piaciuto vedere Gigione in azione, ma purtroppo la dea bendata ha deciso che doveva andare così. Questo Europeo, nonostante l’eliminazione ai quarti contro gli ottimi lituani, può dare una grossa mano ai tre italiani che da questo mese saranno impegnati in NBA. Dico tre e non quattro perché Datome, dopo soli due anni, lascia l’America e torna a giocarsi le sue (ottime) carte in Europa,
per la precisione al Fenerbahce in Turchia. Invece, il trio Gallinari-BelinelliBargnani sarà ancora in giro per gli States e sarà parte di uno dei più grandi show sportivi di tutto il pianeta. Il “Gallo” ha giocato un Europeo a tratti sublime. Le sue medie parlano chiaro: 1 7,9 punti e 6,9 rimbalzi a partita, 56,9% dal campo e 87,9% dalla lunetta. La sua mossa migliore, ossia lo step-back (passo indietro e tiro in sospensione) è diventato un cult grazie anche alla straordinaria telecronaca di un genio assoluto come Flavio Tranquillo, così come i suoi tiri
OLTRE IL CALCIO << THE ITALIAN JOB in precario equilibrio o da posizioni impossibili che puntualmente finivano dentro, eludendo qualsiasi legge della fisica. In America li chiamano i “circus shot”, e i tifosi dei Nuggets ne hanno già visti diversi in questi anni. Gallinari torna in NBA e sarà sicuramente uno degli uomini fondamentali dei prossimi Denver Nuggets. Per le “Pepite” sarà quasi impossibile conquistare i playoffs, considerando sia il livello della Western Conference sia il roster a disposizione. Oltre a Faried e Wilson Chandler, Denver non ha altre star a disposizione, e la star potrebbe essere proprio il nostro Danilo, che dopo l’infortunio di un paio di anni fa è tornato a fare grandi cose con la casacca dei Nuggets. Il “Beli ” in estate ha cambiato squadra. Dopo il biennio con gli Spurs, che lo ha consacrato come il primo e finora unico
italiano in grado di vincere il titolo NBA, il ragazzo di San Giovanni accettato
in le
Persiceto ha avances dei Sacramento Kings , franchigia in
piena ricostruzione. A differenza di Gallinari, Belinelli non sarà l’uomo copertina dei Kings, ma potrà contare su due star come Rajon Rondo e DeMarcus Cousins. Sacramento ha costruito un ottimo roster e potrà lottare per un posto nella postseason, e Belinelli potrebbe risultare decisivo grazie alle sue incredibili triple. All’Europeo è risultato il primo nella classifica delle triple segnate per ogni partita, con una media di 3,4 realizzazioni a gara, ed ha tirato con il 40% da dietro l’arco. Numeri importanti che, se venissero confermati in NBA, porterebbero Belinelli ad essere uno dei migliori tiratori della lega. Non a caso, nel 201 4 è riuscito a vincere la gara dei tiri da 3 all’All Star Game.. Infine ecco il “Mago”. E’ questo il soprannome di Andrea Bargnani, reduce da due stagioni fallimentari (non solo per colpa sua) ai New York Knicks. Complice anche un lungo infortunio, il ragazzo che nel 2006 fu scelto per primo al Draft non è mai entrato nel cuore dei tifosi della Grande Mela: in più,
la squadra ha giocato delle stagioni pessime e allora ecco il tanto sospirato cambio di casacca. A dir la verità, non è che Bargnani si sia spostato più di tanto: infatti giocherà con i cugini dei Knicks, ovvero i Brooklyn Nets di Joe Johnson e Brook Lopez. Il roster non è stellare, ma considerato il livello delle squadre a Est non ci stupiremmo di ritrovare il Mago anche ai playoff. Bargnani porta in dote un Europeo giocato ad ottimi livelli: ottime prestazioni in difesa, buone percentuali in attacco (1 4,8 punti di media e 50% dal campo) ed una intensità che sembrava smarrita negli ultimi anni. Gallo, Beli e Mago: un trio di italiani pronto a farci divertire nella prossima NBA.
Leonardo Bossi
gallinari fu scelto nel 2008 dai ny knicks, belinelli nel 2007 dai golden state warriors mentre bargnani fu il primo, nel 2006, con i toronto raptors
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i nopsatrrti ners
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redazione Direttore
'FALSO NUEVE' – OTTOBRE 201 5
Alessio Nicotra
Vice-Direttore
Leonardo Bossi Angelo Russo
Grafica e Impaginazione Andrea Zifarelli Alessio Cricchio
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