IoArch 58 Mar_Apr 2015

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Anno 9 - n 58 - Aprile 2015 - euro 4,50

SPECIALE

NEL SEGNO DI EXPO 2015 Paolo Bodega

IL CAMPUS APERTO Coima Image

VIVERE NEL BOSCO RossiProdi Associati

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IN CANTIERE A OCCHI APERTI 12

Il passato prossimo? Inquinato. Il presente? Senza futuro. Il futuro? In discarica. Expo: 30 milioni di italiani (gli altri 30 non sanno cos'è) sparano contro. Il pedone milanese frigna perchè il turista invade il marciapiedi. Il vegano vomita contro la sagra del cibo. Il filologo della comunicazione boccia il "VeryBello". Il burocratismo trionfa. Il furfantaggio ingrassa. Una voce fuori dal coro? Sola. Noi stiamo da quella parte. Discutere sulla validità di un'Expo oggi non ha più senso. Il mondo, partendo da Shanghai a ritroso negli anni, è pieno di edifici, piste, stadi che, finita la festa, marciscono. E Milano? Sembra davvero una metropoli che riesce a dare del tu al resto del mondo, come ha scritto Gianni Biondillo? O si gioca la faccia? Amarla o odiarla. Scegliere. MdC

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4 IL CAMPUS APERTO

70 LETTURE DI PASSAGGIO

12 VIVERE NEL BOSCO

74 EQUILIBRI DI FORMA

20 PROGETTARE UNA COMUNITÀ Ecoquartiere di via Cenni a Milano

78 UNCONVENTIONAL SIMONE

24 SPECIALE EXPO

82 ALLA RICERCA DELLA CONCA D'ORO

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 58

Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Cristina Amodeo Alice Ceccherini

Politecnico di Milano, nuova sede di Lecco

Le torri verdi di Milano Porta Nuova/Isola

Cronache da un cantiere

Contributi Atto Belloli, Moreno Maggi, Silvia Zotti, Marianna Zuretti

Web www.ioarch.it

Pubblicità Franco Bonisoli pubblicita@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a - 20132 Milano Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 redazione@ioarch.it | www.ioarch.it

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Centro culturale a Rosignano Marittimo Intecs headquarters, Roma Intervista con Simone Micheli

Premio Carlo Scarpa per il giardino 2015

Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (6 numeri) euro 27,00; estero euro 54,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi, non verranno restituiti.

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OCCHIELLO DEL SAPERE ‹ LUOGHI

POLITECNICO DI MILANO, NUOVA SEDE DI LECCO

IL CAMPUS APERTO Il progetto dello studio Paolo Bodega Architettura per il polo universitario lecchese integra strutture ospedaliere recuperate e nuovi ambiti funzionali in un sistema interconnesso con la città e il territorio, tra i primi in stile anglosassone realizzati in Italia

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› LUOGHI DEL SAPERE

Fondata nel 1989, la sede di Lecco del Politecnico di Milano è stata oggetto di un intervento di ampliamento iniziato nel 2011 che ha portato alla costruzione di un nuovo campus nell’area dismessa dell’ospedale a sud della città. Il progetto dell’architetto Paolo Bodega è basato su precise linee guida: creare spazi fluidi e aperti alla città eliminando ogni barriera fisica e mentale grazie all’integrazione di nuo-

A sinistra, l’edificio A: le facciate sono rivestite da brise-soleil filtranti e fotovoltaici (foto ©Giuseppe Giudici). In alto, passato e presente convivono in armonia nel progetto (foto ©Paolo Bodega Architettura). In basso, planimetria generale del livello 0 (courtesy Paolo Bodega Architettura).

ve forme di uso e relazione e un sistema di aree chiuse e aperte accessibili a chiunque. La planimetria rivela dunque un percorso che taglia perpendicolarmente il campus e funge da ponte urbano attraversato da studenti e gente comune. Il senso di apertura del complesso si traduce visivamente in leggerezza, trasparenza, luminosità e permeabilità prospettica. Anche i materiali e i colori attingono

all’identità del luogo: acciaio, vetro, alluminio e il bianco RAL 9016 degli involucri, lo stesso della carta da disegno progettuale. L’intervento ha previsto l’impiego di sistemi edilizi industrializzati ed energeticamente efficienti: elementi strutturali prefabbricati in cemento e sistemi performanti in alluminio, acciaio e vetro per gli involucri, realizzati su disegno dello studio Bodega. Agli elementi strutturali si sovrappongono brise-soleil filtranti e fotovoltaici, elementi trasparenti e opachi studiati per migliorare le prestazioni dell’edificio – in classe energetica B - in termini di esposizione e isolamento. Dimensionato per una popolazione di circa duemila studenti, il progetto del Polo Universitario comprende la realizzazione di un nuovo edificio (Corpo UFN 1), il recupero delle strutture preesistenti (Corpo UFR 1 e UFR 2) e la ristrutturazione del vecchio padiglione ospedaliero da adibire alla residenza studentesca Adolf Loos. Destinato alle aule e ai laboratori, il primo ambito presenta uno sviluppo a L ed è suddiviso in due parti: l’edificio A di tre piani (di cui uno interrato) che funge da collegamento tra le vie Previati e Ghislanzoni, e l’edificio B sviluppato su quattro livelli. Sui fronti esposti a sud-ovest (Corpo B) e sud-est (Corpo A), sistemi di schermatura sono integrati a elementi a palpebra che fungono da diffusori di luce naturale all’interno delle aule. La sede degli Uffici Pro-rettorato è stata individuata nella villetta un tempo adibita agli

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‚ LUOGHI DEL SAPERE La forma della struttura permette un alto grado di flessibilità degli spazi. Sulle palpebre frangisole sono stati effettuati notevoli studi, a destra uno schizzo esemplificativo (courtesy

Paolo Bodega Architettura).

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› LUOGHI DEL SAPERE

In basso, a sinistra, sezioni dell’edificio

(courtesy Paolo Bodega Architettura). In questa

pagina, in alto le ali dinamiche frangisole che permettono un migliore irraggiamento della struttura. Lunghe balconate corrono lungo i fronti esterni del corpo B (foto ©Beppe Raso). In basso a destra, schema funzionale del polo.

uffici amministrativi dell’ospedale e oggetto di restauro conservativo con adeguamenti impiantistici e funzionali. Il corpo a pettine dell’ospedale, destinato a ospitare locali tecnologici al piano interrato e uffici e servizi su due livelli fuori terra, è stato recuperato nella sua morfologia originaria tranne che per le due facciate vetrate realizzate in corrispondenza delle testate verso nordovest. L’efficienza energetica dell’edificio è stata incrementata con un guscio interno a bassissimo spessore composto da lastre di fibrogesso e isolanti multiriflettenti. Inoltre, all’interno di una delle corti aperte definite dalla sua pianta a pettine, è stata inserita una struttura a telaio in acciaio bianco su due livelli adibita a sala lettura con una scenografica quinta trasparente affacciata sul giardino e un grande oblò centrale in copertura a garantire una corretta illuminazione naturale degli ambienti. La distribuzione delle aree funzionali, lo studio dei percorsi, del ricovero e consultazione dei volumi e l’ergonomia delle postazioni seguono le norme del British Standards Institution (BSI). Il progetto degli interni rivela uno studio cromatico coordinato: ogni corpo ha una propria colorazione declinata secondo tonalità differenti in base ai vari livelli. La scelta dei materiali di finitura è sottesa alle caratteristiche prestazionali richieste dal capitolato: gomma per le pavimentazioni di aule,

laboratori, uffici e collegamenti orizzontali, grès porcellanato opaco con caratteristiche e formati diversi per gli altri ambienti. La climatizzazione è affidata a un sistema modulare di pompe di calore che utilizzano acqua di falda. In copertura sono installati pannelli fotovoltaici per la produzione di 20 kWh di energia elettrica, collettori solari termici per la produzione di acqua calda e un rotore eolico ad asse verticale. Tutti i materiali utilizzati sono stati scelti in base alle

caratteristiche di sostenibilità ecologica, riciclabilità e del ciclo di vita (LCA). Di diversa tipologia e conformazione, le aule sono state progettate e configurate partendo da un modulo base di 60 posti sino a 152 posti a sedere per garantire alti gradi di flessibilità nella gestione degli ambienti. Il disegno degli spazi aperti sottolinea quello delle architetture attraverso grandi aree verdi, bordure di Pyracantha Saphir e percorsi e arredi in cemento texturizzato

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‹ LUOGHI DEL SAPERE

Paolo Bodega Architettura Paolo Bodega (Lecco, 1961) consegue il diploma e master in Disegno Industriale allo IED e si laurea in architettura nel 1987 al Politecnico di Milano. Durante gli anni di formazione lavora presso lo studio del padre Carlo ed è ricercatore per il Centro Ricerche Strutture Naturali di Milano. Dal 1987 al 1992 lavora per il Renzo Piano Building Workshop di Genova collaborando sino al 2000 come local architect. Dal 2002 al 2008 è docente a contratto presso la facoltà di IngegneriaArchitettura del Politecnico di Milano. Dal 1992 è tra i soci di Bodega Ceppi Piancastelli Associati per poi fondare il proprio studio a Lecco. Nel 2010 il suo progetto L’Albero di Cristallo, edificio energeticamente autonomo, è esposto alla Biennale di Architettura e vince il primo premio Lega Ambiente 2010 con La casa del Ben Essere, prototipo di edificio a impatto zero. Tra i progetti in realizzazione, l’Heritage Museum di Tripoli, il villaggio satellite ecosostenibile Zaffiro degli Urali a Ektul e l’estensione dell’aeroporto internazionale di Krasnodar in Russia, la nuova sede della Facoltà di Ingegneria-Architettura del Politecnico di Milano, il quartiere residenziale Sun Flower a Riga. www.paolobodega.com

In alto, la sala lettura. Per gli interni è stato fatto un lungo studio sui cromatismi per aiutare l’orientamento degli studenti. Ogni corpo ha una colorazione differente (foto ©Beppe Raso e Giuseppe Giudici).

Nella pagina accanto, un’aula standard (foto ©Beppe Raso).

SCHEDA Località Lecco Anno di realizzazione 2011-2014 Committente Politecnico di Milano Progetto architettonico Paolo Bodega architettura Progetto strutture Gamma Engineering Srl Progetto impianti elettrici, meccanici e prevenzione incendi Technion Srl Acustica Biobyte Srl General Contractor Colombo Costruzioni SpA Superficie del Campus e futura sede C.N.R. 22.225 mq

Superficie del lotto Didattica e laboratori 14.170 mq Superficie coperta 6.530 mq Superficie coperta interrata 2.570 mq SLP totale 17.790 mq SLP edifici esistenti 5.515 mq SLP nuova edificazione 11.195 mq SLP sala lettura 1.080 mq Superficie a verde filtrante 2.665 mq

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› LUOGHI DEL SAPERE

AMEA SISTEMI

EDIL BI

L’involucro su misura

Qualità nei dettagli

VETRO G

L’azienda lecchese è specializzata nella realizzazione di building skin in vetro e alluminio con soluzioni tecnologiche customizzate al progetto degli architetti. Attraverso materiali e sistemi appositamente ingegnerizzati e prodotti per il campus del Politecnico, Amea ha realizzato frangisole speciali a ciglia movimentabili, parapetti in alluminio estrusi a disegno, rivestimenti in composito di alluminio con finitura bianco puro lucido.

Specializzata in finiture d’interni, l’azienda si distingue per le scelte di stile, l’avanguardia nei prodotti e nelle soluzioni lavorative, l’attenzione ai dettagli. Dalla realizzazione alla ristrutturazione dall’ammodernamento alla rimodulazione di abitazioni, immobili industriali, negozi ed esercizi pubblici, Edil Bi opera quale global service per migliorare la qualità della vita attraverso soluzioni sostenibili nel presente e nel futuro.

Specializzata nella produzione di prodotti vetrari per l’edilizia, Vetro G è tra le prime vetrerie in Italia in grado di certificare le proprie realizzazioni con il marchio di qualità UNI già dal 1998. L’azienda dispone di due linee automatizzate per la produzione di vetrate isolanti doppie e triple e di ben cinque centri per il taglio delle lastre di vetro, ognuno con specifiche attitudini. Le soluzioni adottate nel campus di Lecco prevedono l’uso di vetri performanti ad alta prestazione isolante e acustica.

AMEA SISTEMI SRL

EDIL BI SPA

VETRO G SRL

Via Lombardia, 87 23888 La Valletta Brianza LC T. 039 9285371 / 039 514212 info@ameasistemi.it | www.ameasistemi.it

Via Ventina, 17 23100 Sondrio T. 0342 515007 info@edilbi.it | www.edilbi.it

Via Stelvio, 471 23013 Cosio Valtellino SO T. 0342 635421 info@vetrog.it | www.vetrog.it

Trasparenza e innovazione

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‹ DESIGNCAFÈ LA CASA INTELLIGENTE

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TaHoma 2.0 è l’evoluzione del sistema di domotica senza fili Somfy che permette di controllare e gestire tutti i dispositivi domestici anche da remoto tramite device in modo facile e intuitivo, grazie a nuove funzioni, all’interfaccia personalizzabile e all’home page panoramica. Semplice da installare in quanto wireless, TaHoma è la prima soluzione per l’abitazione connessa con certificazione SySS alta protezione ed è compatibile con oltre 100 dispositivi Somfy e molti altri dei migliori brand specializzati nella Home Automation. www.somfy.it

Sono state presentate a Made Expo le novità 2015 di FerreroLegno: la nuova texture Ontario per la porta Replica declinata nei cinque effetti decorativi Cenere, Polvere, Perla, Sabbia e Cuoio; il pannello Premium in cristallo tamburato e profilo sottile in alluminio della linea Scenario che permette di separare o creare continuità visiva tra gli ambienti della casa, e infine il sistema di chiusure minimaliste Skema pensato per creare ripostigli, cabine armadio su misura, chiudere vani sottoscala, nicchie e quadri di controllo. Una soluzione versatile che offre una straordinaria libertà progettuale rendendo ogni vano parte integrante della parete. www.ferrerolegnoporte.it

TECNOLOGIA PANORAMICA IL FUTURO È IN LEGNO La crescente importanza delle costruzioni in legno in Italia sarà argomento di discussione durante il Forum Internazionale dell’edilizia in legno 2015. Un’occasione di confronto per costruttori, progettisti, ingegneri e architetti che si basa sull’esperienza dell’Holzbau-Forum di Garmisch, in Germania, nato 20 anni fa per promuovere la cultura delle costruzioni in legno.

4° FORUM INTERNAZIONALE DELL’EDILIZIA IN LEGNO Villa Quaranta, Verona - 22 maggio 2015 www.forum-legno.com

LAMINATO IMPRESSIVE UN PAVIMENTO INNOVATIVO IN ESCLUSIVA ITALIANA Quick-Step Impressive è una collezione di pavimenti laminati con un aspetto e una superficie assolutamente naturali. Le autentiche venature del legno nelle doghe sono riprodotte perfettamente anche nella bisellatura del pavimento. Grazie all’esclusivo rivestimento idrorepellente HydroSeal, il laminato Impressive diventa molto più resistente all’acqua. Il pavimento, disponibile in 16 varianti, è dotato del sistema di posa senza colla Uniclic® che ne permette un immediato utilizzo. Impressive è un’esclusiva nazionale Virag. www.quick-step.it [ 10 ]

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I nuovi sistemi per porte e scorrevoli panoramici Schüco permettono di realizzare grandi superfici vetrate caratterizzate da un design minimale, facili da movimentare ed energeticamente performanti. Lo scorrevole in alluminio Schüco ASS 77 PD garantisce grande luminosità e performance in qualsiasi condizione climatica e si distingue per i profili sottilissimi con montante centrale in vista di soli 3 cm, telaio esterno a scomparsa - inserito nel raccordo alla struttura dell’edificio - e nessun ingombro a terra grazie al telaio inferiore inserito direttamente nel pavimento. Inoltre, le nuove tipologie con binario a due o tre vie consentono la realizzazione non solo di aperture fino a 18 metri lineari ma anche di configurazioni ad angolo completamente apribili. www.schueco.it


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‹ OCCHIELLO

Le terrazze del Bosco Verticale sono concepite come stanze all’aperto (foto ©Kirsten Bucher). A destra, una delle lobby d’ingresso. Le aree comuni sono state progettate e curate da COIMA Image in collaborazione con Dolce Vita Homes (foto ©Arianna Garutti).

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› BOSCO VERTICALE

MILANO PORTA NUOVA/ISOLA

VIVERE NEL BOSCO Come si vive nelle torri residenziali del Bosco Verticale a Milano oggetto di curiosità e a volte di critiche, ma anche molto celebrate. Cerchiamo di capirlo con l’aiuto di chi già le abita Premiato dal Museo di Architettura di Francoforte come il più bel grattacielo del mondo, aggiudicandosi l'International HighRise Award 2014, il Bosco Verticale, progettato da Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra rappresenta un esperimento di forestazione urbana e di architettura residenziale unico al mondo. Realizzato all'interno dell'area di Porta Nuova Isola, progetto sviluppato da Hines Italia a Milano, il Bosco Verticale è stato fonte di studio sin dalle prime fasi progettuali per essere replicato in altri contesti metropolitani. La principale particolarità consiste nell’idea di base del progetto: offrire non solo ai suoi residenti, ma all'intera città un’architettura viva, pensata come nuovo landmark urbano in grado di trasformare ciclicamente la propria pelle,con il susseguirsi delle stagioni e la diversità della vegetazione, parte integrante delle torri residenziali. Una caratteristica sperimentata in diretta dai residenti che già dallo scorso autunno e inverno abitano gli appartamenti e stanno vivendo il risveglio primaverile delle diverse

specie arboree piantumate sui terrazzi. Trasposizione verticale di 10mila mq di vegetazione boschiva, le torri sono studiate per favorire la biodiversità offrendo riparo a diverse specie animali. Il progetto botanico dell’agronomo Laura Gatti, con la collaborazione di Emanuela Borio, ha scartato piante che possono causare allergie o che sono facilmente attaccabili da parassiti, garantendo ai residenti la possibilità di vivere in sicurezza a contatto con una natura gestita in modo centralizzato a livello condominiale. I residenti ci confermano che «questo mix tra interno ed esterno e la percezione di abitare il verde come elemento domestico» sono le qualità più apprezzate, insieme alla «luminosità degli appartamenti, favorita dalle grandi aperture vetrate che permettono agli interni comunicare con le terrazze lunghe oltre 3 metri, garantendo viste panoramiche suggestive». Altro elemento di rilievo «la capacità del verde di filtrare l’ambiente urbano circostante e garantire la giusta privacy» grazie alla presenza

FONTANOT

Il design su misura Le scale delle lobby, appositamente realizzate da Fontanot, sono costituite da doppie strutture laterali accoppianti in acciaio inox Aisi 304 lucido. I gradini, con struttura interna in acciaio al carbonio verniciato e carter di finitura nella parte inferiore sempre in inox, sono predisposti per il contenimento di una pedata in pietra naturale Limestone Rustic Green, 2 cm di spessore. La ringhiera è in vetro temperato stratificato extra-chiaro con molatura a filo lucido sui tre lati e incastonata alla struttura laterale. Ancora inox per il corrimano, fissato alla ringhiera con speciali rotule in acciaio.

ALBINI & FONTANOT SPA Via P. Paolo Pasolini, 6 47853 Cerasolo Ausa RN T. 0541 906111 www.fontanot.it | www.fontanotcontract.com

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‹ BOSCO VERTICALE UN INVOLUCRO VEGETALE

foto ©Paolo Sacchi

foto ©Kirsten Bucher

119 alberi di grandi dimensioni, 562 di media e piccola altezza, 4.300 arbusti da fiore di oltre 30 specie diverse. Sono dati che danno un’idea della complessità del progetto botanico del Bosco Verticale, frutto di uno studio interdisciplinare durato più di due anni, che ha dovuto tener conto di una serie di fattori come i carichi statici, i grandi aggetti dei terrazzi a sbalzo e la messa in sicurezza delle essenze selezionate dall’agronomo Laura Gatti con la collaborazione di Emanuela Borio in base a precisi criteri estetici, botanici e di distribuzione. Arup Italia ha sviluppato un sistema post-teso che tiene conto sia del peso delle piante, pre-coltivate in air pot dal vivaio Peverelli, sia delle sollecitazioni dinamiche del vento. Il sistema ha previsto vasche di c.a. gettate in opera che contengono più di 5 mc di terra, il rinforzo della rete elettrosaldata del fondo a cui si aggrapperanno le radici degli arbusti, prove di resistenza alle raffiche - fino a 190 Km/h - effettuate nella galleria del vento del Politecnico di Milano, l’ancoraggio degli alberi al fondo delle vasche tramite cinghie di vincolo nella zolla e a funi di ritenuta fissate ai terrazzi soprastanti.

Dall'alto, piante del terzo, dodicesimo e quattordicesimo piano. In alto a destra, un ambiente living. La progettazione degli interni è stata curata da COIMA Image in collaborazione con Dolce Vita Homes (foto ©Kirsten Bucher).

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› BOSCO VERTICALE

VANONCINI

KONE

CLIMAVENETA

Grazie alla tecnologia Struttura e Rivestimento Vanoncini ha realizzato gli interni a secco dei 26 piani fuori terra e ha curato la protezione passiva al fuoco delle aree interrate dell’intero plesso. L’azienda, specializzata in edilizia sostenibile, ha fornito un solido supporto tecnico alla progettazione ridefinendo le metodologie costruttive e le stratigrafie di progetto, al fine di raggiungere gli elevati standard abitativi richiesti.

Tecnologia, innovazione, eco-efficienza e design, tutto in unico ascensore: KONE MonoSpace® Special. L’ampia scelta di finiture disponibili e l’attento supporto offerto dagli specialisti KONE durante la progettazione, hanno regalato ai residenti ascensori unici nel design, sicuri e con elevato comfort durante la corsa. La serenità degli utenti è infine garantita dal Servizio di manutenzione KONE che completa un’offerta all’altezza del grattacielo più bello del mondo.

Per la climatizzazione del Bosco Verticale sono state installate quattro unità INTEGRA ERACS2WQ 2152 di Climaveneta in grado di produrre contemporaneamente acqua calda e refrigerata. La loro capacità di lavorare sfruttando l’acqua di falda ha permesso di accrescere l’efficienza energetica del complesso e di ridurre drasticamente le emissioni locali di CO2, contribuendo così all’attribuzione della certificazione Leed Gold

VANONCINI SPA

KONE SPA

CLIMAVENETA SPA

Via Natta, 3 24030 Mapello BG T. 035 4652465 info@vanoncini.it | www.vanoncini.it

Via Figino, 41 20016 Pero MI T. 02 339231 | Fax 02 33923654 www.kone.it

Via Sarson, 57/c 36061 Bassano del Grappa VI T. 0424 509500 - Fax 0424 509509 info@climaveneta.it | www.climaveneta.it

Sistemi costruttivi a secco

Essere all’altezza

Comfort sostenibile

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‹ BOSCO VERTICALE

di 119 alberi di grandi dimensioni, 562 di media e piccola altezza e 4.300 arbusti da fiore di oltre trenta specie diverse. L’involucro vegetale delle torri è una vera e propria pelle che respira proteggendo gli ambienti interni dall'irraggiamento diretto – ma al contempo lascia passare la luce – e che presenta numerosi vantaggi: ripara dal vento, rilascia umidità, cattura le polveri sottili e gli inquinanti atmosferici, mitiga l’isolamento acustico, assorbe CO2 e produce ossigeno. Le due torri, di centodieci e ottanta metri di altezza, si affacciano inoltre sul grande parco pubblico dei Giardini di Porta Nuova, un’area verde di 90 mila mq. COIMA Image, in collaborazione con Dolce Vita Homes, ha supportato i residenti nella progettazione degli interni e nella selezione dei prodotti di arredo di tutti gli ambienti proponendo soluzioni chiavi-in-mano e collaborando con aziende leader nel mondo del design. Le finiture delle unità residenziali si identificano in tre stili rappresentativi della qualità del vivere: lo stile contemporary, caratterizzato da pareti in bianco puro, pavimenti a grandi lastre di tipo gres Slimtech nella zona giorno e in rovere naturale nella zona notte; A sinistra, lo schema illustra i meccanismi di recupero e riciclo delle acque.

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Alida Forte Catella - COIMA Image Guidata dall’a.d. Alida Forte Catella, COIMA Image nasce come società di consulenza e di progettazione integrata nel campo dell’architettura, interior design e space planning e vanta un’esperienza pluriennale, focalizzata sui temi dell' efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. COIMA Image propone soluzioni innovative per l’abitare contemporaneo, garantendo la qualità del 'Made in Italy' con il brand Dolce Vita Homes www.coima.it


› BOSCO VERTICALE

STRATEGIA GREEN L’idea progettuale del Bosco Verticale rappresenta un manifesto urbano di sostenibilità ambientale che va ben oltre le ormai acquisite istanze di efficienza energetica impiantistica e dell’involucro. Le due torri Confalonieri e De Castilia sono pre-certificate in classe energetica Leed con valori di progetto pari rispettivamente a B EPh 38,8 e 34,6 kWh/mq/anno. Entrambe beneficiano del sistema impiantistico centralizzato e integrato del complesso di Porta Nuova-Isola in grado di recuperare e trasferire l’energia in eccesso dagli uffici alle residenze, oltre ad attingere al serbatoio geotermico per il riscaldamento. Inoltre, il progetto ha previsto l’installazione di pale eoliche per la produzione di elettricità e di pannelli fotovoltaici e solari per acqua calda e il recupero e riciclo delle acque meteoriche e grigie per l’irrigazione.

PEVERELLI

Il verde in tutte le sue forme

lo stile boutique caratterizzato da pavimenti a grandi lastre di tipo gres Slimtech con pareti in bianco avorio per la zona giorno e in rovere naturale chiaro con sfumature platinum per la zona notte; e lo stile gipsy caratterizzato da pareti bianco perla, pavimenti della zona giorno notte e bagni in parquet teak naturale. I tagli e le metrature dei diversi appartamenti rispondono a ogni tipo di esigenza: dai 60 mq dei bilocali compatti e funzionali sino ai 500 mq delle penthouse e dei duplex

Grazie alle grandi aperture vetrate, gli interni del Bosco Verticale godono di un notevole apporto di luce naturale e offrono una gradevole continuità tra interni e esterni.

Nata nel 1890, l’azienda si contraddistingue da sempre per la costante ricerca della perfezione e lo sviluppo di nuove tecnologie lavorando al completamento di opere sempre più complesse e innovative come il Bosco Verticale di Milano, insignito dell’International Highrise Award come grattacielo più bello del mondo, per il quale Peverelli ha fornito piante pre-coltivate in vivaio con sistema air pot.

PEVERELLI SRL Via Oberdan, 2 22073 Fino Mornasco CO T. 031 880320 info@peverelli.it | www.peverelli.it

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‹ DESIGNCAFÈ

LE VILLE VERTICALI Con la Oxygen Tower l’architetto Massimo Roj (Progetto CMR) ha vinto il People’s Choice Award all’ultimo Mipim di Cannes. Alta 210 metri, la torre residenziale allinea su 75 piani 116 ville, ciascuna con giardino e piscina privati, alto tasso di comfort, finiture raffinate e tecnologie eco-friendly. Sviluppato per Jakarta, in Indonesia, il progetto è interamente italiano e coinvolge, oltre a Progetto CMR, Peia Associati per gli interni, Tecnimont Civil Construction e Permasteelisa per l’ingegneria strutturale e impiantistica, Cimolai Costruzioni. Materie e colori degli interni sono di Oikos Paint. Il progetto era in mostra durante la designweek milanese negli spazi di Palazzo Litta.

MIGLIORARE LE COMUNITÀ LOCALI Annunciati i vincitori dei Global Holcim Awards 2015, la più importante competizione internazionale dedicata alla progettazione sostenibile. Primo premio (200mila dollari) al progetto di conversione di una riserva d’acqua dismessa in un parco pubblico a Medellín, in Colombia firmato da Mario Camargo e Luis Tombé di Colectivo720 insieme a Juan Calle e Horacio Valencia di EPM Group. Una serie di interventi architettonici e di paesaggio che, adeguandosi alla morfologia dei serbatoi e dei bacini idrici, conferiscono nuova identità estetica e funzionale a un’infrastruttura nascosta. Secondo premio ($100.000) al progetto di Robust Architecture Workshop per la creazione di una biblioteca ad

Ambepussa, in Sri Lanka, quale occasione di riconnessione del tessuto sociale della città dopo la guerra civile. Bronzo al progetto Dryline del consorzio capitanato da BIG, Bjarke Ingels Group e One Architecture che prevede un sistema di protezione dagli allagamenti per Manhattan.

PER UN’ARCHITETTURA VIVA

URBANISTICA PER IL SUD

IL TESORO LIQUIDO

Da tempo impegnato in attività di ricerca sulla morfologia architettonica e le trasformazioni urbane, Giuseppe Strappa intende esaminare il tema del progetto con occhi nuovi e riconsiderare il ruolo dell’architetto alla luce delle attuali condizioni di crisi come protagonista di una fertile fase d’instabilità che può condurre verso grandi cambiamenti.

Partendo da alcune prove d’innovazione realizzate nell’ambito della pianificazione regionale del territorio e del paesaggio, il testo riflette sulla peculiarità e le problematicità della situazione meridionale nella gestione delle trasformazioni urbane e cerca di tracciare ipotesi di lavoro per il prossimo futuro. Con saggi di Rosaria Amantea, Massimo Angrilli, Alberto Clementi, Matteo Di Venosa, Carlo Donolo, Mariavaleria Mininni, Pino Scaglione.

Analizzando i tre fondamenti nell’organizzazione del sistema idrico-potabile - amministrazione, gestione e tutela, Silvana Di Giuseppe intende dimostrare come la tanto temuta scarsità di risorse sia dovuta a un approccio che non considera il ciclo naturale dell’acqua nella sua interezza e che solo una maggiore conoscenza delle disponibilità naturali può determinare una più coerente ed efficiente gestione della risorsa idrica in termini di funzionalità industriale.

L’architettura come processo. Il mondo plastico murario in divenire Autore Giuseppe Strappa Editore Franco Angeli 300 pp – euro 36,00 ISBN 978-88-9170-597-6

Paesaggi interrotti A cura di Alberto Clementi Editore Donzelli 180 pp - euro 25,00 ISBN 978-88-6036-844-7

La risorsa idrica potabile Autore Silvana Di Giuseppe Editore Dario Flaccovio 222 pp - euro 32,00 ISBN 978-88-579-0317-0

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CONTROPARETE FONOASSORBENTE

PAVIMENTO VINILICO DECORATIVO www.evolutionpanel.com www.evolution-virag.com


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ECOQUARTIERE DI VIA CENNI A MILANO

PROGETTARE UNA COMUNITÀ Quattro torri di nove piani collegate da corpi a due piani per un totale di 123 appartamenti realizzati in soli 18 mesi. È il progetto di costruzione con struttura portante in legno più importante d’Europa

A sinistra, la corte: lo spazio semi-pubblico centrale. Sopra, uno dei tetti verdi realizzati sui corpi lineari di due piani (foto ©Pietro Savorelli). L’intervento mira a sviluppare un’idea di mixed development come descrive il disegno a destra (courtesy RossiProdi).

Costruire più alloggi a canoni inferiori a quelli del libero mercato non basta: la risposta al nuovo bisogno abitativo e al degrado di molte periferie consiste nella capacità di fare della casa un elemento promotore di sviluppo urbano e coesione sociale. Vincitore di un concorso internazionale indetto nel 2009 da Polaris Real Estate con Fondazione Housing Sociale di Milano, completato a fine 2013 e oggi tra i nominati del Mies van der Rohe Award 2015, il progetto dell’ecoquartiere di via Cenni nasce dal concetto di comunità e si basa su un’idea di mixed development, in considerazione del fatto che ad una varietà tipologica di tipi edilizi, di servizi e alloggi può corrispondere una maggior varietà dal punto di vista sociale, presupposto per la vita e la crescita di una comunità, fatta di diversità e di relazioni. L’elemento compositivo generatore del progetto è lo spazio aperto, pubblico e semipubblico, visto come flusso di attività. L’idea di flusso dà forma e qualità agli spazi interni ed esterni del nuovo complesso, favorisce l’integrazione tra servizi e funzioni diverse

e tra la comunità da insediare e il quartiere. Per questo motivo il centro del complesso è occupato da uno spazio semi-pubblico verde, permeabile al quartiere e su cui affacciano servizi di vicinato, spazi comuni e alcune residenze di tipologia a schiera, con giardini

privati. Quattro corpi di fabbrica sono disposti intorno a questa corte verde, dalla quale si accede al ballatoio di distribuzione a tutti gli appartamenti (di 50, 75 e 100 mq). Da ciascuno dei quattro corpi lineari a due piani, sui quali si sviluppano dei tetti verdi e alcune

TORRE A SERVIZI LOCALI E URBANI

SERVIZI LOCALI E URBANI

CASCINA TORRETTE DI TRENNO

SERVIZI INTEGRATIVI ALL’ABITARE

SERVIZI INTEGRATIVI ALL’ABITARE

FUNZIONI COMPATIBILI CON LA RESIDENZA

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I quattro architetti partner dello studio. Dall’alto a sinistra in senso orario: Fabrizio Rossi Prodi, Marco Zucconi, Simone P. G. Abbado, Emiliano Romagnoli.

RossiProdi Associati Srl Lo studio RossiProdi Associati ha sede a Firenze. La società è stata fondata nel 2006 da Fabrizio Rossi Prodi, laureatoin architettura all’Università di Firenze dove oggi insegna. I punti di forza dello studio sono i progetti urbani e i sistemi di spazi pubblici oltre che i progetti sugli insediamenti residenziali e l’housing sociale. Lo studio è specializzato nella progettazione di ospedali, strutture sanitarie e spazi per l’istruzione. Tra gli altri progetti da segnalare, i nuovi dipartimenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia (su IoArch 57), la realizzazione di due dipartimenti e della biblioteca della Facoltà di Agraria al Campus universitario dei Rizzi (Udine), il Misericordia Hospital a Grosseto, Housing and Ricreational Park a Pesaro, l’incubatore all’interno del Polo Scientifico e Tecnologico a Sesto Fiorentino (FI). www.rossiprodi.it

Sopra, il complesso si compone di quattro torri di sette piani che si ergono da ciascuno dei quattro corpi di fabbrica (foto ©Pietro Savorelli). Sotto, prospetti dell’intervento (courtesy RossiProdi).

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vasche per orti, si eleva una torre di ulteriori sette piani. Con la corte centrale, il ballatoio, su cui affacciano appartamenti da 100 mq dedicati ai giovani, alle famiglie solidali e alle famiglie numerose rappresenta il secondo elemento tipologico ripreso dalla tradizione lombarda perché favorisce istanze di condivisione e comunità, mentre per il suo disegno, come per quello di logge, aggetti e diaframmi delle coperture e in generale gli impaginati e il ritmo dei vuoti e delle aperture lo studio RossiProdi ha assunto a riferimento il cospicuo patrimonio figurativo del razionalismo lombardo, anche per radicarsi nella tradizione e nei principi insediativi di questa area culturale. Per dare valore ai luoghi dell’abitare e della vita quotidiana il progetto favorisce la mobilità alternativa, lasciando ai margini quella carrabile. L’area risulta interamente pedona-


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le, con un parcheggi ad anello nel sottosuolo e ulteriori posti auto in parcheggi perimetrali al piano terra. Le costruzioni hanno un basamento interrato di cemento armato e una struttura in elevazione portante interamente in pannelli massicci di legno incollato a strati incrociati (X-Lam), elemento che ha permesso di dimezzare i tempi di realizzazione, ridurre i costi e migliorare la sicurezza in fase di cantiere. L’uso intensivo del legno (che ha prestazioni termiche sette volte migliori del calcestruzzo) e la coibentazione esterna e interna hanno permesso di realizzare un complesso multipiano in classe energetica A Cened: nel peggiore dei casi la trasmittanza dei muri perimetrali si attesta a 0,15 W/m2K, meno della metà di quella richiesta per legge, e l’involucro così concepito assicura uno sfasamento dell’onda termica di 11 ore che si abbina perfettamente allo sfruttamento della funzione free-cooling, resa disponibile dalla ventilazione meccanica. Il sistema di riscaldamento-raffrescamento utilizza come risorsa l’acqua con l’uso pompe di calore a inversione condensate ad acqua la cui efficienza stagionale viene ulteriormente migliorata dal recupero di calore estivo per la produzione di ACS

SCHEDA Località Milano Anno di costruzione 2012-2013 Committente Polaris Investment Italia SGR Project manager Arch. Riccardo Ronchi (Polaris) Direzione lavori generale Tekne SpA Team di progetto Tekne S.p.A., RossiProdi Associati Srl, Borlini & Zanini SA, D&D Srl

Progettista capogruppo, progetto architettonico e direzione artistica RossiProdi Associati Srl (Fabrizio Rossi Prodi, Marco Zucconi, Simone Abbado, Emiliano Romagnoli), con Francesca Genise, Tommaso Rafanelli

Progetto strutturale ed impiantistico Tekne SpA Validazione progetto e controllo tecnico Italsocotec SpA

Gestore Sociale DAR=CASA Impresa costruttrice Carron SpA., Service Legno Srl Importo lavori 18.950.000 € Superficie lorda 30.325 mq Volume lordo 30.600 mc

Sopra, ballatoio di distribuzione agli appartamenti che corre attorno alla corte collegando i quattro corpi di fabbrica (foto ©Pietro Savorelli).

FAVARO1

Architectural surfaces Per la pavimentazione dei vialetti pedonali del complesso di via Cenni è stato selezionato Recycle di Favaro1. Realizzato con inerti di porfido a permeabilità elevata (50 l/sec mq), Recycle ha permesso di evitare ristagni e ruscellamenti dell’acqua piovana, di alimentare le falde e recuperare parte delle acque per l’irrigazione delle aree verdi attraverso la realizzazione di trincee drenanti e vasche di contenimento, generare un’azione di rinfrescamento dell’aria in prossimità del terreno ed evitare isole di calore attraverso la naturale evaporazione dal sottosuolo.

FAVARO1 SRL

Via Noalese, 79 31059 Zero Branco TV T. 0422 4868 info@favaro1.com | www.favaro1.com

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SPECIALE EXPO MILANO 2015

EXPO CRONACHE

1,3 MILIARDI DI INVESTIMENTI DIRETTI E QUASI UN MILIARDO SPESO DA PAESI E IMPRESE PRESENTI A EXPO CON PROPRI PADIGLIONI Nei mesi scorsi abbiamo visitato a più riprese il cantiere più grande d’Europa e intervistato centinaia di progettisti, direttori dei lavori, imprese, fornitori che hanno lavorato con impegno e dedizione per recuperare gli anni perduti dalla politica e dagli interessi fondiari e assicurare quel risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti, compresi scettici e ‘gufi’. In queste pagine un resoconto, inevitabilmente parziale (la sola anagrafica fornitori di Expo2015 SpA conta più di 7mila record, si veda dati.openexpo2015.it) di questa indagine per osservare più da vicino le scelte, le tecniche e le innovazioni messe in campo per realizzare questo parco della nuova architettura attraverso il quale si muoveranno milioni di visitatori.

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Oltre l’Esposizione Universale e il suo indotto sull’economia del Paese (uno studio della Camera di Commercio di Milano, non indenne da appunti motivati – cfr. lavoce.info - parla di un aumento totale del PIL di 10 miliardi) rimane l’eredità per Milano. Un’area di più di un milione di metri quadri irraggiungibili e privi di valore interamente urbanizzata e collegata alla città, per il cui futuro si cominciano a intravedere proposte intelligenti come il trasferimento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale. Che potrebbe anche conciliarsi con Nexpo, la proposta di cloud farm e hub tecnologico per imprese ad elevato valore aggiunto avanzata da Assolombarda. Staremo a vedere


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DA UN CANTIERE

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IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE IL FUTURO È NELLA MICROMOBILITÀ PEM, COLLEGAMENTO CON CASCINA MERLATA CARDO E DECUMANO ARCHITETTURE TESSILI CASCINA TRIULZA IL VERDE E L’ACQUA I CLUSTER PADIGLIONE ZERO E EXPO CENTER LA VELA DI PALAZZO ITALIA ACCIAIO DA ESPOSIZIONE EMIRATI ARABI UNITI BIELORUSSIA

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GERMANIA SPAGNA ISRAELE URUGUAY MESSICO CILE CINA LA SHITANG DI CHINA VANKE INTESA SANPAOLO ENEL VATICANO CARITAS FOOD FOR SOUL

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Il sistema delle infrastrutture LA STRATEGIA DI EXPO È ORIENTATA AL CAR FREE: MENO PARCHEGGI, PIÙ TRASPORTO PUBBLICO E BIKE SHARING

Il viadotto Expo lungo il percorso autostradale che dallo svincolo dell’autostrada A8 arriva al parcheggio di Cascina Merlata e prosegue poi, in galleria artifi ciale, fi no a Molino Dorino (foto ©Stefano Gusmeroli - Milanofoto.it).

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Nel libro dei sogni del piano di candidatura ci si sarebbe potuti arrivare in barca. Per fortuna e più prosaicamente raggiungeremo l’Esposizione Universale in treno. La notizia più interessante infatti è proprio del 15 aprile e arriva dalla Torre di controllo FS di Milano Greco Pirelli, dove 200 operatori monitorano il traffico ferroviario in Lombardia e sull’asse che va da Torino a Padova (il 30% del traffico nazionale): a Rho/Fiera, la stazione di Expo, fermeranno ogni giorno 19 treni Frecciarossa, 18 Frecciabianca, 26 collegamenti internazionali con Francia e Svizzera e 285 corse giornaliere dirette (in media sulle 24 ore, una ogni 5’) dei treni regionali, collegati in più punti alla rete metropolitana cittadina. Unica nota negativa – ma già si sapeva – nessun collegamento diretto con gli aeroporti: da Malpensa si arriva alle stazioni di Centrale e Porta Garibaldi, da Linate si prende il taxi (potenza delle corporazioni). Al confine ovest del sito espositivo, il capolinea della linea rossa della metropolitana e la stazione ferroviaria di Rho/Pero – da poco dotata di area wi-fi - sono i punti di accesso del trasporto pubblico diretto a Expo,

a cui sono collegati da una passerella ciclopedonale in acciaio lunga 500 metri e larga 11 che scavalca la ferrovia. Da qui si prevede che transiterà quasi un terzo dei visitatori. Per il resto quella che fino a ieri era una landa desolata confinante con carceri e capannoni in abbandono è collegata alla città, alla Lombardia e al mondo da nuove infrastrutture stradali, completate o tuttora in fase di cantiere. Infrastrutture essenziali non tanto in funzione del flusso di veicoli privati, ampiamente scoraggiato (il parcheggio giornaliero costa come un bed&breakfast e deve essere prenotato in anticipo) quanto per l’imponente organizzazione logistica del sito: in base alle previsioni di flusso dei visitatori si calcola che solo per cibo e bevande ogni notte saranno almeno 600 gli automezzi che attraverso 10 varchi stradali controllati consegneranno all’interno del sito 180 tonnellate di merce, mentre 130 tonnellate di rifiuti verranno smaltite da un altro centinaio di automezzi. Delle nuove infrastrutture stradali la più evidente, e la prima ad essere completata, è il viadotto Expo: una costruzione mista cal-

cestruzzo-acciaio costituita da una travata continua a cinque campate (53 m. di luce) dallo sviluppo totale di 265 metri (pool di progettazione Pro Iter, Erre.Vi.A, Politecnica e studio Antonio Citterio Patricia Viel and partners) e per la cui costruzione è stata costituita una società ad hoc, la Pontexpo (consorzio Eureka-CMB, CCC, Gruppo Vitali e CIC). Partendo a nord dal nuovo svincolo dell’autostrada A8 il viadotto scavalca il nodo autostradale e la linea ferroviaria per proseguire, con un chilometro di galleria artificiale che corre sotto l’area di Cascina Merlata, verso la SS33 del Sempione, il parcheggio di interscambio di Molino Dorino e la SS11. A loro volta, i citati nuovi svincoli autostradali lungo la A8 conducono all’accesso est del sito espositivo, in prossimità della Collina e dell’Albero della vita, dove è stato realizzato un parcheggio per i bus GT dei visitatori. Classificate da Regione Lombardia come essenziali, connesse e necessarie per un investimento complessivo di circa 15 miliardi (studio preliminare CERTeT-Bocconi) le infrastrutture stradali comprendono arterie


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Sopra, mappa della rete stradale, accessibilità a Expo 2015 (Regione Lombardia). A destra, immagine della stazione ferroviaria di Rho Fiera Expo Milano 2015 situata a pochi metri dall’Esposizione Universale, raggiungibile a piedi imboccando un sottopassaggio pedonale (courtesy Gruppo FS italiane).

come Pedemontana Lombarda, BreBeMi e Tangenziale Est Esterna di Milano che poco hanno a che vedere con Expo, mentre indispensabili, ma tuttora in corso, appaiono gli interventi su scala minore relativi alla viabilità cittadina nelle direzioni di Expo, per bucare, con il minor disagio possibile per i residenti, la densa e disomogenea maglia urbana che dal bordo occidentale della città si spinge, priva di una precisa gerarchia degli itinerari, verso Expo e verso gli agglomerati residenziali e produttivi circostanti. Per quanto riguarda la mobilità in città, sul piano del trasporto pubblico è da segnalare il completamento della linea 5 della metropolitana, che ora raggiunge lo stadio di San Siro (anche se alcune stazioni intermedie saranno aperte solo in autunno) mentre solo lo scorso febbraio sono iniziati i lavori per due brevi tratte della linea 4, il cui completamento è previsto ormai al 2022. Prima di allora presumibilmente i viaggiatori che sbarcano all’aeroporto Linate potranno raggiungere solo la nuova stazione FS di Forlanini, collegata al passante ferroviario cittadino

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Il futuro è nella micromobilità Quale l’impatto di Expo sul sistema milanese della mobilità? Cosa si è fatto e cosa si sarebbe potuto fare? Da un colloquio con Fabio Casiroli, fondatore e partner di Systematica, alcune proposte per il futuro. Perchè Milano non chiude il 31 ottobre.

Mappa della distribuzione dei fl ussi di traffi co diretti a Expo 2015, scenario progettuale (Centro Studi PIM).

Professor Casiroli, rispetto agli ingressi giornalieri a Milano che già impattano notevolmente sul traffico della città, quanto e come influiranno i 20 milioni di visitatori previsti nei mesi di Expo 2015? Il valore totale delle presenze è ancora incerto. Se i visitatori saranno veramente 20 milioni (e tutti speriamo sia così) è probabile che nella fascia di punta antimeridiana giungano ai varchi di accesso di Expo tra 140mila e 250mila visitatori. Per quanto riguarda le modalità di trasporto che verranno utilizzate per accedere al sito espositivo la componente del traffico privato dovrebbe pesare per il 38.5% (19% auto private, pari a 22mila unità al giorno, e 19.5% bus GT, pari a 1.200 unità al giorno), mentre il trasporto pubblico dovrebbe servire oltre il 60% della domanda. Si tratta di valori che produrranno un sovraccarico del trasporto pubblico e della rete stradale. Non mancheranno i disagi per l’utenza tradizionale, ma ritengo che l’eccezionalità dell’evento e la ricchezza

generata possa renderli accettabili. Quali saranno gli effetti sulla città di Milano delle nuove infrastrutture legate a Expo 2015? C’è stata un’adeguata riflessione sul lungo termine in merito alla reale utilità delle opere? In altre parole, quanto fatto in vista di Expo potrà contribuire a migliorare l’attrattività della città? In un quadro di significativo deficit infrastrutturale le nuove opere non potranno che migliorare il quadro della mobilità metropolitana, benché l’aver utilizzato le risorse in misura fortemente sbilanciata verso le opere stradali costituisca, a mio parere, un errore strategico. L’evento in sé contribuirà certamente a rendere la città più attrattiva, ma resta da valutare se questo effetto proseguirà nel post Expo, rispetto al quale permangono ancor oggi profonde incertezze. Si tratta di una situazione ampiamente criticabile, poiché evidenzia una carenza di programmazione molto grave, da colmare immediatamente. Secondo lei cosa si sarebbe dovuto fare che non si è fatto? Come andava pensato l’inserimento del sito di Expo nel tessuto metropolitano? E c’è ancora modo di intervenire? Ben prima che si decidesse il sito dell’esposizione ritenevo, avendo prodotto ampie riflessioni in merito con i colleghi del Laboratorio di Macrourbanistica del Politecnico,

che fosse utile una connessione ferroviaria diretta fra l’aeroporto di Linate e il nuovo polo fieristico. A maggior ragione questa idea trova giustificazione nel momento in cui viene deciso di collocare il sito in prossimità della nuova Fiera. Una breve tratta ferroviaria ipogea fra l’aeroporto di Linate e la linea Milano-Venezia all’altezza dell’ex scalo di Segrate sarebbe stato ideale per organizzare servizi diretti con Expo garantendo tempi di percorrenza intorno ai 20 minuti. Dopo l’evento avrebbe permesso un collegamento permanente con Rho-Fiera e le funzioni del post Expo. Lo scambio con la rete urbana sarebbe avvenuto a Lambrate con MM2 e a Garibaldi con MM2 e MM5. I tempi per realizzare questa semplice opera non sono più compatibili con l’evento ma il valore della proposta a mio parere resta valido per il futuro Che fine hanno fatto i Raggi Verdi? E quali potrebbero essere gli interventi per incrementare la mobilità dolce, oggi per raggiungere l’Expo e domani un nuovo pezzo di città? Le piste ciclabili (i Raggi Verdi) potrebbero favorire una mobilità dolce protetta ma la loro realizzazione mi sembra in alto mare. Rilancio invece in questa sede un mio vecchio cavallo di battaglia: la micromobilità, un sistema di trasporto pubblico individuale con vocazione urbana, realizzato per mezzo di biciclette (tradizionali o a pedalata assistita) e veicoli compatti (massimo due passeggeri) a emissioni basse o nulle, destinati all’impiego autonomo da parte dell’utenza. I veicoli sono resi disponibili attraverso cellulare, internet o presso punti di aggregazione disposti a copertura del territorio, in numero tale da rispondere alla domanda di mobilità, integrando la rete di trasporto pubblico collettivo di superficie e sotterranea. Già oggi il sistema esiste e a Milano ha avuto successo (bike e car sharing), ma l’offerta di mezzi di questa natura dovrà passare dalle attuali quantità a diverse decine di migliaia. Fra qualche anno non ci stupiremo nel vedere circolare grandi quantità di micro veicoli a noleggio, né della tecnologia avanzata che li caratterizzerà: saranno in larga misura driverless e li potremo chiamare a domicilio. Molte sperimentazioni sono in atto con veicoli di questa natura e la nuova mobilità urbana molto più vicina di quanto ci si possa immaginare. Speriamo che Milano possa entrare nel novero delle città virtuose

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PEM, collegamento con Cascina Merlata UNA PASSERELLA LUNGA 341 METRI CONGIUNGE IL VILLAGGIO EXPO AL SITO ESPOSITIVO. LA CAMPATA CHE SCAVALCA AUTOSTRADA E FERROVIA È STATA VARATA IN UNA SOLA NOTTE È costruita per restare, la bianca passerella ciclopedonale in acciaio che dall’area di Cascina Merlata, a sud del sito espositivo dove sorgono le torri del villaggio Expo che ospitano le delegazioni dei Paesi stranieri, scavalca l’autostrada A4 e la ferrovia terminando in prossimità dell’Open Air Theater.

1.200 tonnellate di acciaio per i profi li, le travi e i tubolari della struttura, lamiere grecate per gli impalcati, lamiere forate di rivestimento

Immagini della passerella PEM. In alto, l’accesso dal sito espositivo, in basso, lo spazio interno (foto ©Daniele Mascolo/ Expo 2015).

te lungo lo sviluppo longitudinale, chiuse sia superiormente che inferiormente da un orizzontamento realizzato da una doppia orditura di profi li anch’essi in acciaio e irrigidito da un sistema di controventamento. Profi li IPE e HE, tubolari quadri e rettangolari e travi a cassone ne conformano la struttura. In acciaio anche le lamiere grecate degli impalcati e le caratteristiche lamiere forate del rivestimento

SCHEDA Progetto preliminare Uffi cio di piano Expo 2015 SpA Dir. Construction & S. M. Progettista responsabile Ciro Mariani Strutture Monica Antinori, Roberto Conta Progetto esecutivo Metropolitana Milanese SpA Collaborazione alla progettazione Stefano Rossi Imprese Giugliano Costruzioni Metalliche SpA (mandataria), R.C.M. Costruzioni Srl (mandante)

Un’opera che si sviluppa completamente in elevazione (da un massimo di 9 metri a un minimo di 4,4) composta da due tronconi iperstatici con campate di 65 e 80 metri (lato Expo) e di 50, 105 e 41 metri sul lato di Cascina Merlata, in parte in piano (circa 180 m dall’estremo Sud) e la restante parte in pendenza (5%) che poggiano su pile in calcestruzzo (in fase di esecuzione si è dovuto rinaunciare alle pile in acciaio con dispositivi di smorzamento previste dal progetto preliminare). La passerella è formata da due travi-parete reticolari in acciaio disposte verticalmen-

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Il Decumano misura 35 metri di larghezza e un chilometro di lunghezza (foto ©OpenExpo Flickr). Questa tensostruttura è stata una delle prime opere realizzate (foto ©Daniele Mascolo/Expo 2015). I materiali con cui sono stati realizzati il Cardo e il Decumano sono PVC, ETFE e acciaio (foto ©Maffeis Engineering spa).

Cardo e Decumano La soluzione elaborata risponde pienamente alle richieste progettuali di leggerezza, comfort climatico e ricerca esaustiva delle caratteristiche formali dei materiali membranali. Le tende, elemento caratteristico dei viali principali di Expo, il Cardo e il Decumano, sono costituite da una tensostruttura in funi a curvature contrapposte, una membrana di copertura di Pvc riciclabile e strutture verticali di ancoraggio. La struttura è composta da un cavo portante superiore e uno stabilizzante inferiore che ha il compito di resistere alle sollecitazioni delle azioni esterne ottimizzando i pesi della struttura. Le tende crescono per moduli nei quali sviluppano un andamento inclinato per far defluire l’acqua meteorica. La copertura in membrana da un lato è posta sui cavi di intradosso, dall’altro lato sui cavi di estradosso, soluzione che garantisce un gradevole effetto estetico di movimento evitando l’effetto tunnel e permette un agevole deflusso di aria calda al di fuori del volume coperto dalle tende. I pali che sorreggono le tende sono alti 12 metri con un diametro di 38 cm. Data la particolare leggerezza della struttura utilizzata sono state effettuate prove sperimentali in galleria del vento e analisi statisti-

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che per valutare l’azione della neve. Per le funi sono state impiegate funi spiroidali in acciaio ad alta resistenza zincate a caldo. Per quanto riguarda la membrana di copertura è stato utilizzato un tessuto composito poliestere più PVDF con elevate caratteristiche prestazionali a bassa trasmittanza e ad alta riflettenza solare. Gli elementi pneumatici in ETFE, impiegati per la copertura dell’ingresso ovest, sono preassemblati in officina su telai in alluminio e successivamente fissati su carpenteria metallica. I cuscini sono composti di un layer superiore e di un layer inferiore, serigrafati per garantire adeguato ombreggiamento

SCHEDA Progetto preliminare Uffi cio di piano Expo 2015 SpA Dir. Construction & S. M. Progettista responsabile Massimo Majowiecki Coordinamento progettuale Matteo Gatto Progettazione specialista Ciro Mariani, Monica Antinori Consulenze Politecnico di Milano Progetto esecutivo Metropolitana Milanese SpA Responsabili opere civili Roberto Conta Collaborazione alla progettazione Massimo Majowiecki


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Architetture tessili Alla realizzazione del progetto di Massimo Majowiecki per il Decumano ha collaborato Maffeis Engineering SpA, un grande studio di Solagna, vicino a Bassano del Grappa, specializzato nella progettazione di strutture leggere , che opera in tutto il mondo e che in Expo ha lavorato anche alle membrane di Kuwait, Germania e Messico. Antonio Diaferia, che ha risposto alle nostre domande, è ingegnere strutturale e project manager della società veneta. Il vostro studio è specializzato nell’ingegnerizzazione di membrane e materiali tessili per l’involucro architettonico. Tecnologie abbastanza recenti che forse questa Expo contribuirà a far conoscere, diffondendone l’utilizzo anche in Italia. Quali sono i principali accorgimenti da seguire per la messa in opera di queste soluzioni? In fondo l’utilizzo di questi materiali non è nuovo se si pensa alle coperture dei circhi (realizzati con PVC/PES) o alle coperture degli stadi molte volte realizzati con PTFE/fiberglass). Una tecnologia invece ancora poco applicata e conosciuta è quella con i cuscini in ETFE, anch’essi presenti in Expo, all’ingresso ovest. Gli accorgimenti da seguire durante la progettazione e realizzazione di queste strutture sono gli stessi che deve adottare un sarto quando realizza un abito. La tela deve calzare a pennello altrimenti possono sorgere problemi estetici quali grinze o nei casi più gravi addirittura strutturali, se la tela non dovesse essere correttamente tensionata. La modellazione 3D, la ricerca di forma con

software sofisticati e dedicati a questo come la conoscenza e l’esperienza in questo settore sono fondamentali per ottenere un risultato corretto. Chiaramente in eventi come l’Expo l’architettura si spinge oltre lo standard per realizzare oggetti sorprendenti per materiali, forme e tecnologie, e l’uso di membrane come elementi strutturali certamente facilita la realizzazione di forme particolarmente articolate, complesse e sinuose. Possiamo affermare che progettare vele e involucri leggeri a membrana sia un lavoro più vicino all’ingegneria nautica che a quella civile? Sì, per molti aspetti relativi appunto alla ricerca di forma e il taglio in vari pezzi del tessuto che una volta assemblato genera la forma desiderata. Si pensa spesso che una tensostruttura possa andare bene solo per architetture temporanee. Eppure le tende del Decumano sono lì ormai da più di due anni e hanno protetto i lavori del cantiere più grande d’Europa. Vediamo nel mondo soluzioni tessili (per esempio a copertura di stadi o piazze, come la piazza di Palazzo Lombardia a Milano) che sono permanenti. Tende e membrane possono davvero entrare a far parte a pieno titolo dei materiali da costruzione? Sono già un materiale da costruzione. Le membrane vengono utilizzate per coperture permanenti come stadi e non solo. Il Centre Pompidou di Metz di Shigeru Ban è interamente rivestito con PTFE-Fiberglass. La membrana è molto più leggera di qualsiasi altro materiale e quindi grava meno sulle strutture portanti (il peso è trascurabile a differenza di quello che invece bisognerebbe considerare se

La struttura in sospensione è collegata a cavi tiranti in tensione, collegati agli alberi su ogni lato e quindi alle fondazioni in calcestruzzo. Questo design supporta in modo stabile il rivestimento in PVC (courtesy ©Maffeis

Engineering Spa).

si decidesse di utilizzare vetro, lamiera, legno o altro). Esteticamente la membrana offre possibilità che altri comuni materiali non possono dare se si pensa alle forme che si possono ottenere. Per questo non ci sono appunto limiti alla fantasia. Come siete passati dal concept all’esecuzione della copertura del Decumano? Il Decumano è la tensostruttura per eccellenza progettata dallo studio del professor Majowiecky. Non vi è infatti solo la tela come elemento strutturale capace di lavorare solo a trazione ma ogni singolo portale è concepito come un sistema di funi portanti e stabilizzanti tra di loro e collegate a terra con un sistema di pali e funi di strallo. Gli unici elementi compressi sono i pali inclinati o dritti presenti ai lati del camminamento. Seppur di semplice lettura in chiave geometrica ogni singolo portale ha un limite di tolleranza costruttiva bassissimo. I cavi di strallo prima e le funi portanti e stabilizzanti poi sono dotate di un valore di pretensione accuratamente progettato, controllato e verificato in sede di montaggio. La tela infine, preconfezionata e dotata di tutti i dettagli costruttivi, dovrà essere semplicemente aperta in copertura e tensionata. È facile immaginare che un errore di costruzione o installazione della struttura portante - ancoraggi, funi e colonne metalliche - non consenta l’installazione della membrana come sopra menzionato. Quali software utilizzate nel vostro lavoro? Secondo voi la tecnologia BIM sarà indispensabile in futuro? Soft ware finalizzati alla visualizzazione come Sketchup sono rapidi ed efficaci per mostrare in 3D al committente come funzionano il sistema e il dettaglio costruttivo mentre Autocad e Inventor sono lo strumento di lavoro principale per la messa in tavola delle strutture in acciaio, profi li di fissaggio, collegamenti, poi procediamo all’analisi degli elementi finiti con Strand 7. Un soft ware sviluppato da noi (Tensile Draw) all’inizio della nostra carriera e in continua evoluzione è lo strumento base con cui ricercare la forma delle membrane. Il BIM oggi è indispensabile per avere un controllo generale su tutto il progetto in ogni fase di gestione, progettazione, computo, coordinamento tra le diverse figure che operano su progetti sempre più complessi. Altri lavori importanti che vi vedono impegnati nell’immediato futuro? Soprattutto stadi, specie in Qatar per il 2022 ma anche in Canada e in India, e centri commerciali (Al Wahda Arches a Doha e Ikea Shopping Center di Brescia)

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SPECIALE EXPO MILANO 2015

Cascina Triulza UN ATTENTO PROGETTO DI RESTAURO PER L’UNICO EDIFICIO RURALE GIÀ PRESENTE NEL SITO, CHE DIVENTERÀ UNA LEGACY DI EXPO ALLA CITTÀ

In alto, vista prospettica della cascina (foto ©OpenExpo Flickr). Nella pagina accanto, in alto a destra, la ristrutturazione dello spazio destinato ai workshop (foto ©Marco Ferrari-That’s All).

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Il solo manufatto già esistente all’interno del sito espositivo, Cascina Triulza, costruzione del XIX secolo della tradizione rurale lombarda, è stata completamente ristrutturata da Expo 2015 SpA e affidata a Fondazione Triulza, un network di organizzazioni del terzo settore che coordina gli eventi della società civile che si svolgono qui nei sei mesi di Expo. Cascina Triulza è il centro dello sviluppo sostenibile e della ricerca tecnologica sul tema dell’alimentazione e con Palazzo Italia fa parte del patrimonio materiale che al termine della manifestazione Expo 2015 SpA lascerà in eredità alla città. Il complesso si estende su un’area di 7.900 mq nelle vicinanze dell’accesso ovest e il progetto di restauro, ponderato in funzione della temporanea destinazione espositiva (con l’area mercato riservata ai piccoli produttori, aree espositive multifunzionali, un auditorium e un ristorante) è volto a mantenere riconoscibile e a valorizzare, anche con il progetto del verde, l’originaria vocazione rurale, rinnovando alcuni elementi architettonici e particolari decorativi, rispettando e difendendo altri caratteri specifici dell’edilizia rurale minore. L’intento di preservare il carattere del nucleo

agricolo si manifesta soprattutto attraverso la ricostruzione dell’impianto a corte su cui si affacciano gli edifici della cascina. Grande attenzione è stata posta nel disegno e nella scelta del materiale delle pavimentazioni e nell’illuminazione. L’intervento ha riguardato la ristrutturazione di tre edifici con valore storico e la costruzione di un nuovo fabbricato destinato ad auditorium con 200 posti a sedere. Preservate le murature originarie, si è intervenuti sulla struttura, sui solai e sulle coperture. Gli interventi sono volti anche alla riqualificazione energetica (il fabbricato ha ottenuto la certificazione LEED), con la riduzione del 76,5% del fabbisogno di energia, per più della metà prodotta da fonti innovabili, e la riduzione del 48,8% del fabbisogno di acqua per usi sanitari. Con caratteri paesaggistici tipicamente lombardi, il progetto del verde, che si estende su più di 1.700 mq di superficie, comprende una alberata a gelso potato “a tetto”, un frutteto con alberi ornamentali (giuggioli, melograni, kaki, nespoli, meli), un pergolato a vite e un orto in vasche di 270 mq. La dotazione di arredi fissi si limita a un’unica seduta continua in doghe di legno dove i visitatori potranno organizzare pic-nic

SCHEDA Progetto preliminare Uffi cio di Piano Expo 2015 SpA: arch. Ciro Mariani, arch. Gianluca Lugli, arch. Benedetta Cremaschi, arch. Andra Pezzoli, d.ssa Cristina Martone Impresa esecutrice Torelli Dottori SpA Ristrutturazione Vanoncini Spa Progetto definitivo ed esecutivo Metropolitana Milanese SpA

Direzione Lavori Metropolitana Milanese SpA Superficie complessiva 7.900 mq Budget 9,4 milioni di euro


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VANONCINI Struttura e Rivestimento il sistema costruttivo che unisce il passato al futuro Le maestranze Vanoncini fi rmano il recupero di un’antica costruzione rurale che, dato il suo pregio storico, architettonico e ambientale è stata rimessa a nuovo e al termine dell’Esposizione Universale rimarrà in eredità alla città di Milano. Il sistema costruttivo a secco Struttura e Rivestimento e l’utilizzo di isolanti altamente tecnologici sono valsi la certifi cazione energetica Leed. Vanoncini ha realizzato involucro, pareti, contropareti e controsoffi tti e, per garantire il massimo comfort acustico, ha curato il rivestimento dell’auditorium impiegando pannelli di legno microforati.

Spaccato assonometrico del mercato

(courtesy Studio Architettura Arch. Giampaolo Artoni. Allestimenti curati dall’Arch. Giampaolo Artoni. Sketch prodotto dall’Arch. Valenza Gaia).

VANONCINI SPA Via Natta, 3 - 24030 Mapello BG T. 035 4652465 info@vanoncini.it | www.vanoncini.it

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Il verde e l’acqua LA SILVA, GLI STAGNUM, GLI HORTI E IL PERISTILIO: ISPIRATO ALL’ANTICA ROMA IL PROGETTO DEL VERDE È UN ECOSISTEMA CHE RACCONTA LA STORIA DEL PAESAGGIO ITALIANO

Una vista sul canale perimetrale e sul bosco naturale a pronto effetto ma di nuovo impianto che funge da fi ltro tra Expo e l’esterno del sito (foto ©OpenExpo Flickr) come illustrato nel disegno.

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Gli interventi paesaggistici di Expo si inseriscono nel più ampio contesto regionale lombardo di parchi e sistemi verdi integrandosi ad essi. Il progetto ha come obiettivo la creazione di un paesaggio antropico che trova nell’acqua e negli elementi agroambientali la chiave per reinterpretare i caratteri identitari dell’area, contribuendo a costruire nuove connessioni col territorio e qualificare lo spazio pubblico. Gli spazi verdi occupano più del 50% dell’intera superficie. Le scelte progettuali per il progetto paesaggistico sono state tradotte in diversi modelli di paesaggio in dia-

logo tra loro in cui si confrontano ambienti spontanei e ambienti costruiti. Sono state due le idee di fondo: la prima è stata di creare una fascia esterna boscata con piante tipiche del nord Italia e della Pianura padana che siano anche in grado di mitigare, sul sito espositivo, l’effetto del contesto circostante, altamente infrastrutturato; la seconda è quella di sostenere la metafora del Cardo e del Decumano ricomponendo la geometria di epoca romana che ancor oggi influenza il paesaggio agrario lombardo e alla cui geometria si ispirava il masterplan messo a punto in fase di candi-

datura dalla consulta internazionale composta da Stefano Boeri, Jacques Herzog, Richard Burdett, Joan Busquets e William McDonough Per queste ragioni il paesaggio di Expo si articola negli ambienti della silva, bosco naturale a pronto effetto ma di nuovo impianto, che delimita e connette, il cui elemento principale è la stratificazione vegetale di alberi e arbusti; degli stagnum, vasche di fitodepurazione che si configurano come veri e propri giardini d’acqua, con specie acquatiche prevalentemente autoctone; e degli horti, aree fruibili verdi interne con


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Cristina Martone Laureata in Scienze Naturali, Master in Architettura del paesaggio, da più di dieci anni lavora a progetti e realizzazioni di spazi aperti su piccola e grande scala. Dal 2010 lavora per Expo 2015 SpA nella Direzione Construction & Dismantiling in qualità di Senior Landscape Design e Supervisor della realizzazione lavori delle opere a verde del sito espositivo e nella Direzione Event & Entertainment Division.

pergolati, orti, frutteti e prati fioriti. L’ultimo elemento è il peristilio, che caratterizza le passeggiate e le piccole e grandi piazze. Nell’antica Roma cortili contornati da colonne, qui sono stati interpretati in modo che gli alberi vadano a sostituire le colonne. Per tutti gli spazi tecnici sono inoltre state previste pareti e coperture verdi. 4.000 mq di terreno retrostante Cascina Triulza, la sola costruzione rurale già presente nel sito prima della sua urbanizzazione, sono stati infi ne piantumati a fi lari, secondo la tradizione agricola lombarda. La maggior parte delle piante è stata coltivata in air pot, un brevetto britannico che favorisce lo sviluppo delle radici nelle piante da vivaio e le protegge fi no al momento in cui vengono messe a dimora, permettendone il travaso in ogni stagione. L’air pot è una plastica riciclabile perforata con coni che puntano l’apice verso l’esterno con cui viene fasciata la zolla. In questo modo le radici si spingono verso l’esterno e vengono a contatto con l’aria e la luce: si verifica così il fenomeno dell’air punning, che di fatto pota in continuazione le radici, così che quando si toglie la fascia si avranno delle piccole radici pronte ad attecchire nel terreno in qualsiasi stagione

In alto, uno dei vivai dove sono state messe a coltura gli alberi prima del loro trasporto e trapianto nel sito (foto courtesy Peverelli). Accanto, un render della piazza dell’ingresso ovest, dove è stato creato anche un “giardino delle farfalle” (courtesy Expo2015 SpA).

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I NUMERI DEL VERDE 260.000 mq di aree pavimentate per percorsi pedonali

450.000 mq destinati ad aree verdi e pavimentazione in calcestre con più di 12.000 alberi di più di 250 specie 85.300 arbusti 107.600 piante acquatiche 151.700 erbacee 77.000 mq di superficie del canale perimetrale di cui 9.000 mq di vasche di fitodepurazione che restituiscono le acque meteoriche pulite al sistema di irrigazione agricola circostante

1.700 mq di area a verde della cascina Triulza che diverrà la sede del Centro per lo Sviluppo Sostenibile, struttura all’avanguardia nella ricerca tecnologica sul tema alimentare 4.000 mq ambito dei filari 8 aree rettangolari destinate a hortus

Sopra, piante già messe a dimora qui contenute nell’innovativo air pot. Sotto, la Collina Mediterranea (foto courtesy Expo2015 SpA).

La Collina Mediterranea È questa l’area dove si trova la piazza di Slow Food. Costruita in rilevato, la collina mediterranea presenta una geometria di tipo piramidale a base triangolare, con altezza massima di circa 12 metri e una superficie di 12mila mq, con falde inclinate che presentano una pendenza continua e costante. Il triangolo scaleno sul quale sorge la collina porge il lato corto a sud mentre quello più lungo è esposto a nord est verso il canale perimetrale. La vegetazione rievoca elementi tipici del paesaggio mediterraneo. I pendii sono le aree a maggiore densità arborea, interessati prevalentemente dal querceto, dalla foresta sempreverde mediterranea con le tipiche macchie arbustive e dall’uliveto con erbacee fiorite. Ai piedi del querceto, sul versante est, un fi lare di gelsi, altro elemento fondamentale dei paesaggio italiano. Il versante ovest ospita una foresta sempreverde e un querceto misto. Nel versante sud troviamo la sughereta e al piede un uliveto, melograni e lavande

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I Cluster Nel Cluster della frutta e dei legumi una sequenza continua di spazi pubblici coperti da una pergola su grande scala richiama l’estetica delle cassette da frutta (foto ©OpenExpo Flickr). Sotto, la sua organizzazione in pianta; in verde le aree coltivate.

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FILIERE ALIMENTARI E IDENTITÀ TEMATICHE SONO I TEMI CONDUTTORI DEI NOVE CLUSTER CHE ACCOLGONO 58 DEI 140 PAESI PARTECIPANTI A EXPO Dalla posizione marginale cui erano relegati nelle passate Esposizioni, con la soluzione dei Cluster i Paesi che non possiedono un padiglione self-built diventano elementi centrali di attrazione di Expo Milano 2015. I diversi concept sottoposti poi alla valu-

tazione dei partecipanti sono emersi da un workshop di tre settimane organizzato nel 2012 da Matteo Gatto, titolare della progettazione esecutiva e delle strutture di Expo 2015, e da Luisa Collina per il Politecnico di Milano, che aveva coinvolto 18 diverse Università e scuole di architettura. Alla base della loro realizzazione strutturale il legno lamellare, insieme ad altri materiali di semplice assemblaggio e smaltimento per le architetture, i tamponamenti e i rivestimenti: legno, lamiera stirata, tessili speciali. Bilfi nger Sielv, Rubner e Moretti Interholz si sono poi aggiudicate la costruzione dei padiglioni, che pur nella loro modularità presentano caratteristiche architettoniche uniche. Un recente accordo di Expo con Contrasto/Magnum ha permesso di realizzare, all’interno di ciascun Cluster, una straordinaria mostra fotografica sulla specifica fi liera alimentare o identità tematica rappresentata.

FRUTTA E LEGUMI In due lotti separati da un percorso trasversale sono ubicati otto padiglioni costituiti da moduli base di 125 mq, per una superficie totale di circa 1.125 mq. Il Cluster è caratterizzato da una grande copertura in legno, giardini di forma geometrica prospicienti il Decumano, un piccolo frutteto e un mercato che lo collega con il Cluster delle spezie. Sviluppo dei contenuti Università Vita Salute S. Raffaele Responsabili scientifici e coordinatori di ricerca Roberto Mordacci

Concept e layout della mostra Matteo Vercelloni Massimo Ferrari

Mostra fotografica Irene Kung Costruttore Bilfi nger Sielv Area totale 3.705 mq Area espositiva 1.125 mq


SPECIALE EXPO MILANO 2015 SPEZIE Qui sono raccolti i Paesi che fanno del commercio delle spezie la loro principale fonte di ricchezza. 3 padiglioni singoli e 2 doppi, per un totale di 875 mq circa al piano terra. L’area espositiva è caratterizzata dalla presenza di vasche in legno per la coltivazione delle spezie, nelle quali le nazioni potranno mettere in mostra le proprie tecniche e pratiche agricole. Sviluppo dei contenuti Università IUAV di Venezia

Responsabili scientifici e coordinatori di ricerca Benno Albrecht, Michele Brunello

Concept e layout della mostra Michele Brunello Pierluigi Salvadeo, Corrado Longa, Silvia Bertolotti Mostra fotografica Alex Webb Costruttore Bilfi nger Sielv Area totale 3.702 mq Area espositiva 875 mq

CAFFÈ Il Cluster è caratterizzato da 8 padiglioni in 3 lotti. La copertura e le pannellature sono in legno e la pavimentazione è colorata con le tonalità del caff è. Un’area comune da 3.000 mq è corredata da 122 mq di area eventi e da 1.250 mq di area espositiva. Vi sono inoltre serre per la conservazione di piante di caff è, aree di ristoro e la mostra fotografica. Sviluppo dei contenuti Università Commerciale Luigi Bocconi; Università del Caffè illycaffè Direttore del cluster Roberto Morelli Responsabile scientifico Università Commerciale Luigi Bocconi, Chiara Mauri; Università del Caffè illycaffè

Coordinatore di ricerca illycaffè Concept e layout della mostra Politecnico di Milano Alessandro Colombo, Stefan Vieths Francesca Rapisarda, Università del Caffè illycaffè

Mostra fotografica Sebastião Salgado Costruttore Bilfi nger Sielv Area totale 4.427 mq Area espositiva 1.250 mq

RISO L’architettura del Cluster riprende il paesaggio delle risaie e off re un gioco scenografico di specchi. Nello spazio comune sono presenti dei chioschi per la distribuzione del riso. Vi sono anche delle risaie con vasche inondate con 16 cm di acqua a circolazione forzata in cui troviamo coltivazioni di diverse varietà di riso, su una superficie di oltre 400 mq. Sviluppo dei contenuti Università degli Studi di Milano Bicocca

Responsabile scientifico e coordinatore di ricerca Marialuisa Lavitrano

Concept e layout della mostra Agnese Rebaglio Davide Crippa, Barbara Di Prete e Francesco Tosi Mostra fotografica Gianni Berengo Gardin Costruttore Moretti Interholz Area totale 3.546 mq Area espositiva 1.000 mq

Dall’alto, immagini di cantiere dei Cluster delle Spezie, che accoglie 4 Paesi; del Caffè (9 nazioni), dove copertura e rivestimenti creano ombre e chiaroscuri tipici delle zone dove il caffè viene coltivato. Accanto, le superfi ci specchianti, che richiamano i paesaggi delle risaie allagate, del Cluster del riso, dove sono presenti 5 Paesi (foto ©OpenExpo

Flickr).

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ZONE ARIDE Caratterizzato da 24mila cilindri semitrasparenti in PVC serigrafato sorretti da una struttura in acciaio, il Cluster dedicato ai Paesi che affrontano i problemi della desertificazione è costituito da 8 edifici modulari posti attorno ad una piazza coperta con una fontana d’acqua al centro, a ricordare un’oasi. Il lotto è posto in zona nord-est nella stessa area dei Cluster BioMediterraneo e Isole.

CACAO La forma del Cluster richiama gli alberi sotto ai quali crescono le piante di cacao. Il terreno su cui si sviluppa segue un’orografia irregolare che genera i percorsi di accesso agli spazi dei diversi paesi ospitati. Il progetto si articola attorno a 2 aree eventi e un percorso con banchi attrezzati alla presentazione di prodotti legati al mondo del cacao. Vi sono 350 mq di aree a prato.

Sviluppo dei contenuti Politecnico di Milano Responsabile scientifico Luisa Collina Concept e layout della mostra Michele Zini

Sviluppo dei contenuti

Alessandro Biamonti, Barbara Camocini

Mostra fotografica Georg Steinmetz Costruttore Rubner Area totale 4.030 mq Area espositiva 1.250 mq

Università Cattolica del Sacro Cuore

Responsabile scientifico e coordinatore di ricerca Pier Sandro Cocconcelli

Concept e layout della mostra Fabrizio Leoni Mauricio Cardenas, Cesare Ventura Mostra fotografica Martin Parr Costruttore Moretti Interholz Area totale 3.546 mq Area espositiva 875 mq

Il Cluster delle Zone Aride (5 Paesi) è caratterizzato da migliaia di cannucce in PVC serigrafato. Qui sopra, il Cluster del Cacao, che ospita 6 Paesi (foto ©OpenExpo Flickr).

BILFINGER SIELV

Standard tedeschi, ingegno italiano Bilfi nger SIELV Facility Management opera da 50 anni in Italia nel settore dell’impiantistica civile e industriale, nel facility management e come general contractor. La società adotta un approccio multidisciplinare al progetto che, esaminandone ogni singolo dettaglio, consente di defi nire strategie di gestione a lungo termine per l’ottimizzazione dei costi. Con oltre 400 professionisti e più di mille collaboratori, oggi Bilfi nger SIELV fa parte del gruppo tedesco Bilfi nger, multinazionale di ingegneria e servizi con 74mila professionisti organizzata nelle tre business units Industrial, Power System e Building & Facility. Numerosi gli incarichi affi dati a Bilfi nger SIELV Facility Management in Expo: oltre alla costruzione dei cluster Caffè, Frutta e legumi e Mercato e spezie, la società di ingegneria e facility management si è occupata

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dell’impiantistica generale dell’infrastruttura del sito (la c.d. “piastra”), ha realizzato gli impianti elettrici e meccanici delle architetture di servizio e dell’Open Air Theater e si occuperà, durante tutto lo svolgimento dell’Esposizione Universale, della sorveglianza tecnologica e del pronto intervento (facility management tecnologico). Bilfi nger SIELV inoltre ha realizzato gli impianti elettrici e meccanici dei padiglioni di vari Paesi.

BILFINGER SIELV FACILITY MANAGEMENT SRL Zona Industriale, VIII Strada, 9 30030 Fossò VE T. 041.5170039 sielv.fm@bilfinger.com www.bilfinger.com | www.sielv.it

Cantiere dell’Open Air Theater: Bilfi nger ha curato gli impianti elettrici e meccanici.


WE MAKE IT WORK

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www.bilfinger.com

COSTRUTTORE E FACILITY MANAGER DI EXPO MILANO 2015


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In alto, foto di cantiere del cluster di Cereali e Tuberi (6 Paesi). Sotto, da sinistra, pianta dello spazio dedicato a 11 Paesi che affacciano sul Mediterraneo e, a destra, il cluster di Isole, mare e cibo (4 Paesi) (foto ©OpenExpo Flickr).

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CEREALI E TUBERI Questo Cluster è dedicato a quei Paesi che basano la propria economia agricola su cereali e tuberi. È composto da 7 edifici modulari rivestiti di juta, il corridoio centrale è ricoperto da frangisole e accompagna verso una piazza coperta, caratterizzata da un grande camino, sulla quale si affaccia un edificio destinato a cucina.

ISOLE MARE E CIBO Raggruppa Paesi accomunati da una dieta basata sullo sfruttamento delle risorse marine. È costituito da due edifici realizzati mediante moduli e una zona degustazione, oltre ad una piazza coperta caratterizzata da frangisole di canne di bamboo. C’è un bambooseto di circa 80 mq, diviso in piccole vasche disposte negli spazi aperti.

BIO-MEDITERRANEO Questo Cluster raggruppa 11 Paesi accomunati dalla dieta mediterranea. Il progetto si sviluppa attorno a una piazza semicoperta che ospita 4 strutture per la distribuzione di prodotti tipici. La colorazione del pavimento richiama le diverse tonalità del mare. Sono presenti vasche per una superficie di 160 mq, alte 40 cm, con arbusti mediterranei.

Sviluppo dei contenuti Università degli Studi di Milano Responsabile scientifico Francesco Bonomi

Sviluppo dei contenuti Università di Lingue e Comunicazione, IULM

Sviluppo dei contenuti Università Federico II di Napoli Responsabile scientifico e coordinatore di ricerca

Claudio Gandolfi , Gian Vincenzo Zuccotti

Responsabile scientifico e coordinatore di ricerca

Coordinatore di ricerca Ambrogina Pagani, Guido Sali Concept e layout della mostra Franco Tagliabue

Vincenzo Russo

Concept e layout della mostra Marco Imperadori

Cherubino Gambardella

Concept e layout della mostra

Alessandro Rocca, Maria Feller, Marta Geroldi

Valentina Gallotti

Cherubino Gambardella, Stefano Guidarini Camillo Magni, Lorenzo Capobianco

Mostra fotografica Joel Meyerowitz Costruttore Rubner Area totale 3.820 mq Area espositiva 1.125 mq

Mostra fotografica Alessandra Sanguinetti Costruttore Rubner Area totale 2.535 mq Area espositiva 750 mq

Mostra fotografica Ferdinando Scianna Costruttore Rubner Area totale 7.304 mq Area espositiva 2.625 mq


EXPO 2015 PARTE DA CMS La realizzazione dell’imponente struttura in acciaio del Padiglione Zero porta d’ingresso di EXPO 2015, rappresenta per CMS un importante successo e il raggiungimento di un obiettivo complesso e ambizioso, che ha richiesto un alto livello di professionalità, un’elevata capacità di coordinamento, grande flessibilità gestione sinergica dei processi costruttivi e infine un’organizzazione aziendale capace di dialogare con partner di massima rilevanza. CERTIFICAZIONI: UNI EN ISO 9001:2008 - UNI EN ISO 14001:2004 - UNI EN ISO 3834-2:2006 - SOA QUADRIFOGLIO: CAT. OS18-A CLAS.VI° CAT. OG1 CLAS. III° ATTESTATO CENTRO DI TRASFORMAZIONE - CONFORMITA’ CONTROLLO PRODUZIONE EN 1090-1:2009+A1:2011

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Padiglione Zero e Expo Center AL CENTRO DELLA TERRA: DUE PADIGLIONI ISPIRATI AL PROFILO DEI COLLI EUGANEI CHE RIPRENDONO L’IDEA DELLA CROSTA TERRESTRE

Sopra, immagine di cantiere del Padiglione Zero (foto ©OpenExpo Flickr). Sotto, schema compositivo e render (courtesy Michele De Lucchi’s archive).

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Il Padiglione Zero e l’Expo Center sono i primi padiglioni che il visitatore incontra raggiungendo Expo dagli ingressi ovest. L’architettura di entrambi è stata concepita come se la struttura fosse una fetta di crosta terrestre tagliata. La loro costruzione geometrica è formata da elementi ripetuti e simmetrici. Sembrano due sezioni di ambienti montuosi con coni a punta tonda rivestiti a veneziana in legno massello. In pianta sono rettangolari e utilizzando la schematizzazione delle curve di livello riproducono montagne, colline e valli. Ciascuna collina è sorretta da travi reticolari in acciaio zincato disposte a raggiera, a loro volta costituite da profi li laminati aperti e tubolari di dimensioni varia-

bili in funzione della luce. In acciaio anche le colonne di sostegno delle travature reticolari. La scelta di questo materiale è lungimirante nell’ottica del riutilizzo post evento. PADIGLIONE ZERO Il Padiglione Zero, che ha già vinto il Wallpaper Design Award per la categoria Best building site, si compone di 8 coni di diverse dimensioni organizzati attorno ad un patio scoperto di 450 mq chiamato la valle delle civiltà. La parete esterna seziona i coni evidenziando i rilievi. La composizione dei coni è progettata in modo che metà del padiglione sia rispecchiato con una parte riflessa perfettamente uguale (con risparmio dei tempi

PADIGLIONE ZERO Curatore prof. Davide Rampello Progettazione preliminare Coordinamento progettuale Fiera Milano SpA Progetto architettonico Michele De Lucchi Progetto strutturale e impiantistico Milan Ingegneria Srl

Progettazione definitiva ed esecutiva Iteco Italian Engineering Company Srl

Impresa P&I Project Integrator Costruttore metallico C.M.S. Srl Superficie 7.500 mq lordi


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della progettazione strutturale). L’intera copertura è formata da gradoni di legno di abete poggianti sulle strutture portanti in acciaio. L’esplorazione dell’interno del Padiglione Zero avviene attraverso 13 grotte tematiche ricostruite in ambienti di quasi totale assenza di luce. EXPO CENTER L’Expo Center presenta le medesime tecnologie costruttive, materiali e soluzioni impiantistiche adottate nel Padiglione Zero pur mantenendo diverse vocazioni espositive. Si compone di un grande cono di 31,5

metri e di 6 coni più piccoli costituiti da travi reticolari in carpenteria metallica disposte a raggiera sorrette da colonne in acciaio che si compenetrano formando un ambiente interno più lineare. Laddove necessario, sono state previste travi reticolari circonferenziali che forniscono rigidezza al guscio e divengono elementi di sostegno delle travi intermedie, inserite per limitare a non oltre 6 metri la lunghezza degli arcarecci. 1.400 le tonnellate di acciaio utilizzate per costruirlo. All’interno di Expo Center troviamo un grande auditorium, una Open Plaza e uno spazio meeting

EXPO CENTER Progettazione preliminare Coordinamento progettuale Fiera Milano SpA Progetto architettonico Michele De Lucchi Progetto strutturale e impiantistico Milan Ingegneria Srl

Progettazione definitiva ed esecutiva Progetto architettonico e strutturale Iteco Italian Engineering Company Srl

Progetto impiantistico Stain Engineering Srl Architettura Studio Rotre Impresa P&I Project Integrator Costruttore metallico Stahlbau Pichler Srl Superficie coperta 7.870 mq

Sopra, vista sul cantiere dell’Expo Center. Sotto, interni dello stesso (foto ©Daniele Mascolo/ Expo 2015) e disegno

che rappresenta la composizione del padiglione (courtesy

Michele De Lucchi’s archive).

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La vela di Palazzo Italia 350 TONNELLATE DI ACCIAIO, VETRO FOTOVOLTAICO E UN DESIGN INNOVATIVO PER LA COPERTURA DI 4.500 MQ DI PALAZZO ITALIA

La grande vela di copertura di Palazzo Italia completata e, a destra, in una fase di cantiere (foto courtesy

Stahlbau Pichler e ©Daniele Mascolo/Expo 2015).

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La struttura del principale edificio italiano è alquanto complessa e prevede sei piani per cento metri di diagonale, appoggiati su otto basi con un grande spazio vuoto centrale. Il progetto impiantistico è altrettanto articolato. Le soluzioni adottate sono caratterizzate da involucri ad alte prestazioni, un approccio progettuale a forte integrazione, massimo impiego di fonti rinnovabili, impianti a elevata efficienza. Il cemento bianco utilizzato per il rivestimento esterno è fotocatalitico e contribuisce all’assorbimento di inquinamento nell’aria schiarendo le particelle grazie ad una reazione fotolitica. A copertura del Palazzo Italia, circa 13.200 mq, vi è una vela dal design innovativo che interpreta l’immagine della chioma di una foresta, caratterizzata da vetro fotovoltaico e da campiture geometriche per lo più quadrangolari, sia piane sia curve, che assieme all’involucro ramificato dell’edificio è espressione d’innovazione in termini di progettazione e tecnologia. L’andamento della copertura trova il suo punto di maggior espressione architettonica in corrispondenza del cuore della piazza inter-

na: un grande lucernario vetrato di forma conica si inserisce in sospensione sulla piazza e sulla scala centrale irradiandole di luce naturale. La vela è ampia 4.500 mq ed è costituita da un’orditura primaria in travi reticolari di acciaio per un peso complessivo di 350 tonnellate. La carpenteria metallica è completata da un’orditura secondaria in profi li tubolari circolari e da nodi di collegamento realizzati con giunti nascosti

SCHEDA Progetto architettonico Nemesi & Partners Susanna Tradati e Michele Molè Engineering Proger SpA Strutture e impianti Bms Progetti Srl Realizzazione Palazzo Italia Italiana Costruzioni SpA con Consorzio Veneto Cooperativo ScpA

Involucro esterno Italcementi SpA e Styl-Comp Group Vela di copertura Stahlbau Pichler Srl Superficie 13.275 mq


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STAHLBAU PICHLER progetta, produce e costruisce in tutta Europa strutture in acciaio e facciate continue. La capacità di dar vita alle architetture più evolute unendo la creatività italiana con la precisione tedesca è la caratteristica peculiare dell’azienda. La Vela di copertura di Palazzo Italia all’Expo 2015, progettata da Nemesi&Partner ne rappresenta la perfetta sintesi. www.stahlbaupichler.com

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Acciaio da Esposizione Da oltre trent’anni Stahlbau Pichler progetta, produce e costruisce in tutta Europa strutture in acciaio e facciate continue. Con più di 200 collaboratori, una capacità produttiva di 25.000 ton/anno, 70.000 mq di facciate continue e più di 2.500 opere realizzate, l’azienda di Bolzano è tra quelle maggiormente presenti sul cantiere di Expo. Luca Benetti, che ne è il direttore, ci parla della sua esperienza

Disegno della struttura in acciaio dell’Expo Center

(disegno courtesy Stahlbau Pichler Srl).

Dopo l’Expo Gate, costruito in meno di tre mesi, ora state completando numerose opere all’interno dei sito espositivo. Dall’Expo Center alla vela di copertura di Palazzo Italia, uno degli elementi più innovativi e significativi dell’intero progetto, oltre a cinque padiglioni nazionali. Cosa vi rende così competitivi? La nostra azienda vanta un’esperienza internazionale consolidata grazie alla realizzazione negli anni di edifici tecnologicamente all’avanguardia, ma anche in virtù di progetti complessi e ambiziosi frutto del genio di architetti universalmente riconosciuti per creatività e unicità. Quest’attitudine deriva da un approccio specializzato al singolo incarico: operiamo con la mentalità dell’impresa artigiana e con la capacità della grande industria. Siamo riusciti nel tempo ad emergere per tale peculiarità, arriviamo a rendere vero e concreto anche il progetto più incredibile con perizia e precisione. Oltre a ciò, la nostra capacità produttiva ci rende competitivi anche in termini di tempistiche: siamo sempre in grado di consegnare il lavoro nei tempi concordati, anche quando sono stretti, come nel caso di Expo. Emirati, Bielorussia, Germania, Cile, Svizzera. Ciascuno con procedure e caratteristiche diverse e sempre con tempi stringenti. Come avete fatto a seguire contemporaneamente tanti progetti diversi? L’ottima organizzazione interna è senza dubbio un tratto distintivo di Stahlbau Pichler. Sia-

mo abituati a operare contemporaneamente su più fronti, ma è chiaro che questa partecipazione massiccia dell’azienda all’allestimento di Expo Milano 2015 ci ha messi particolarmente alla prova. Per operare al contempo su tutti i padiglioni e le opere assegnateci abbiamo dovuto riorganizzare i nostri team di lavoro in modo da raggiungere la massima efficienza negli uffici di progettazione, in produzione e in cantiere. Tutte le squadre attive sul singolo progetto dovevano essere perfettamente coordinate per operare con fluidità ma anche per rispondere prontamente alle emergenze che, in un contesto complesso come questo, sono sempre dietro l’angolo. Ci tengo comunque a sottolineare che è nostra abitudine soddisfare caratteristiche sempre diverse, ogni volta che ci approcciamo a un progetto, al di là di Expo, quindi per i nostri collaboratori la normalità è lavorare in condizioni di “unicità”. Fin dal Crystal Palace l’acciaio è sempre stato protagonista di rilievo delle esposizioni internazionali. È corretto affermare che oggi l’elemento principale che fa la differenza rispetto al passato sia il contenuto di progettazione? Negli anni è cambiato il modo di progettare che è passato da metodi di natura statica a metodi di natura dinamica, sono mutate le normative e sono cambiati i software, ciò che è rimasto uguale è il concetto del costruire bene, a regola d’arte. Il BIM è stato la naturale evoluzione di sistemi di progettazione sempre più integrati e la nostra azienda adopera questa tecnologia ormai da diversi anni. Sicuramente, per chi opera nel settore delle costruzioni a secco, l’apporto del BIM è fondamentale. In termini di efficienza e integrazione la tecnologia BIM ha portato notevoli vantaggi per aziende come la nostra, che si occupano di strutture e sistemi di facciata in acciaio. Certo, diventa limitante parlare solo di questo, ogni Esposizione è diversa dalle precedenti per spirito, temi proposti, interpretazioni architettoniche, sicuramente rimane il fatto che l’acciaio è un materiale che si presta

perfettamente a soddisfare le caratteristiche tipiche di questi eventi perché capace di tradurre le idee più ardite, ma anche per la velocità costruttiva che porta con sé, sia in termini di montaggio che di smontaggio. Oltre alla decostruzione, oggi si richiede anche la riciclabilità dei componenti. Essendo riciclabile al 99% l’acciaio è la soluzione ideale per affrontare la sfida dell’efficienza richiesta da Expo 2015. Le infrastrutture realizzate con questo materiale rispondono agli obblighi di sostenibilità imposti per le opere di Expo, ma offrono evidenti vantaggi anche in termini di rapidità costruttiva, leggerezza ed economicità. Ogni padiglione doveva rispettare vincoli ferrei in tema di sicurezza, sostenibilità, velocità costruttiva e riuso. Tutte le realizzazioni di cui ci siamo occupati rientrano perfettamente nei dettami dello statuto. Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, per fare un esempio, è stato progettato per essere smontato e ricostruito a Dubai per l’Esposizione Universale del 2020. Credo che la fatica del lavoro possa essere compensata per lei dall’opportunità di avere partecipato a un’esperienza irripetibile. Ci parli di questi ultimi anni trascorsi nel cantiere più grande d’Europa. Sicuramente. Ogni persona che in azienda ha vissuto questi mesi con le fatiche e le problematiche di incarichi tanto impegnativi continuerà a portare nella propria memoria soprattutto la soddisfazione di essere stata parte attiva di un progetto irripetibile. Su tutto prevale l’orgoglio di avere contribuito a creare il nuovo volto internazionale dell’Italia. Abbiamo avuto momenti di confronto, anche di difficoltà, è normale, ma l’obiettivo finale non è mai mutato e nessuno lo ha perso di vista: seguire ogni opera ottenendo il migliore risultato per tutti, progettisti, committente ed Expo. Siamo stati incaricati di realizzare opere importanti, emblemi di nazioni che nel proprio padiglione accoglieranno ospiti provenienti da tutto il mondo, facendo orgogliosa mostra di identità e cultura vive e presentando prodotti della propria terra, pertanto abbiamo cercato di seguire ogni progetto come se fosse l’unico, dedicandogli un team specifico, composto da progettisti, operai, montatori. Ho trascorso molto tempo a Milano in questi ultimi mesi proprio per poter seguire personalmente l’avanzamento dei lavori e per garantire quell’affidabilità e quel rapporto umano diretto che mai deve venire a mancare e che è il vero filo conduttore dell’Expo cosicché tra popoli e nazioni si instaurino relazioni e dialogo

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Emirati Progettato da Foster + Partners, che negli Emirati lavora alla costruzione di Masdar City, la prima città a energia zero, e con la collaborazione di Marco Visconti Architects, il padiglione, uno dei più ampi di Expo, dopo la manifestazione verrà smontato per essere riassemblato ad Abu Dhabi. Nella progettazione nessuna delle strategie attive e passive di sostenibilità ambientale è stata trascurata: uso di materiale riciclato, legno certificato, materiali locali. Alte 12 metri, le pareti d’ingresso simulano un canyon, fornendo ombreggiamento e favorendo la creazione di correnti d’aria per il raffrescamento naturale, cui contribuisce anche un’elevata massa termica. Come in uno showroom di innovazione tecnologica, l’impiantistica è estremamente sofisticata, con fotovoltaico (anche su moduli orientabili) e pannelli solari per la produzione di acqua calda integrati in copertura, un sistema di ventilazione mista e purificazione notturna, sistemi di recupero di calore dalle acque di scarico, vasche per la raccolta e il riuso delle acque meteoriche e recupero dell’acqua di condensa. I corridoi generano energia cinetica e l’illuminazione è a fibre ottiche

SCHEDA Committente UAE National Media Council Progetto architettonico e strutturale Foster + Partners

Local architect Marco Visconti Architects Consulente paesaggio WATG Progetto impiantistico Foster + Partners; Manens Tifs

Project & construction management Fraser Randall Costruttore metallico Stahlbau Pichler Srl Superficie lorda 5.085 mq Superficie interna netta 3.500 mq

Sopra, elemento centrale del padiglione in costruzione (©Open Expo Flickr). Foto della struttura in carpenteria metallica delle pareti verticali (foto ©Lorenzo De Simone). Sotto, pianta del padiglione (courtesy Foster+Partners).

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Bielorussia

Vista della ruota, della copertura verde e della struttura metallica del padiglione della Bielorussia (foto ©OpenExpo Flickr). Sotto, sezioni del padiglione.

Una grande ruota immersa in una collina verde come richiamo diretto alla morfologia tipica del paesaggio locale: il padiglione della Bielorussia si estende per 550 mq a cui si aggiungono 313 mq di pavimentazione libera permeabile. I volumi del padiglione sono divisi in due ali, alte 10 e 8 metri, unite da una “ruota della vita” che si appoggia ad entrambe per rimanere in equilibrio. La struttura in acciaio dell’intero padiglione è costituita da profi li cavi circolari, solai d’interpiano in lamiera grecata e pannellature di tamponamento facilmente smontabili. Sono stati utilizzati legno per le pavimenta-

zioni e serramenti vetrati per le pareti delle sale conferenze anche al fine di favorire l’illuminazione e l’areazione. La ruota della vita è realizzata interamente in acciaio, con travi a cassone ottenute da piastre saldate e assemblate mediante bullonatura. Il sistema di inverdimento spiovente, che copre tutta la struttura per una superficie totale di circa 1.200 mq, ha uno spessore di 10 cm e un peso massimo di 100 kg/mq (nel caso in cui sia saturo d’acqua). Il verde pensile è formato da stuoie precoltivate di sedum (pianta idonea a coperture con pendenza fino a 50°) e graminacee su un supporto geotessile biodegradabile e da una rete sintetica di rinforzo. Lo strato vegetale è trattenuto da profili a “L” di acciaio ed è dotato di uno strato drenante e di accumulo di lana di roccia di 50 mm

SCHEDA Committente Repubblica della Bielorussia (Ministero degli Affari Esteri) General contractor Stahlbau Pichler Srl Progetto esecutivo, strutturale e costruzione metallica/facciate Stahlbau Pichler Srl Manto erboso della copertura Euroambiente Srl con Climagruen GmbH

Progetto architettonico e design team Kolya Shizza Superficie 550mq+313mq (pavimentazione permeabile)

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CLIMAGRUEN Living buildings

L’azienda altoatesina ha curato il sistema di inverdimento spiovente per il padiglione della Bielorussia. Ha fornito le stuoie precoltivate e montato sia la rete elettrosaldata come sistema di supporto sia i profi li a “L” di trattenimento del sistema del verde pensile sulla struttura di sostegno predisposta in cantiere. Climagruen ha provveduto anche alla fornitura e al fi ssaggio dello strato drenante e di accumulo idrico sull’impermeabilizzazione, che garantisce un’idonea distribuzione dell’acqua sulla copertura, e alla realizzazione dell’impianto di irrigazione dinamica e di fertilizzazione automatica.

CLIMAGRUEN Via della Vigna, 43 39100 Bolzano T. 0471 913 832 – Fax 0471 050 722 www.climagruen.it | info@climagruen.it


Se conviene all‘ambiente conviene a tutti Climagrün è la sua impresa specializzata per tetti verdi, facciate vegetali, sistemi di anticaduta dall‘alto e impianti fotovoltaici integrati nel verde pensile.

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Germania Questo padiglione traduce i paesaggi della Germania agricola nella sua architettura attraverso la rappresentazione stilizzata di campi e prati e una struttura dai dolci pendii. L’intero edificio ha una lunghezza di circa 120 metri, una larghezza di 34 metri e le zone di esposizione coprono un’area di circa 2.700 mq tra piano terreno, primo piano e copertura. Lo spazio espositivo è interamente permeabile e digrada verso l’alto fino ad un’altezza di 10 metri. È da questo paesaggio che emergono gli alberi stilizzati in membrana tessile, che creano una tettoia protettiva sugli ambienti esterni. La struttura di ogni “albero” è costituita da una colonna tubolare centrale ancorata al pian terreno. Alla sommità della colonna, sei travi a sbalzo orizzontali fissate trasversalmente alla colonna sorreggono un tubo perimetrale che serve da elemento di fissaggio della membrana semitrasparente a forma di petalo. Dodici colonne collocate sulla circonferenza sorreggono una trave reticolare perimetrale e altre quattro travi reticolari, due in ogni direzione, a formare la struttura principale di copertura. In totale per il padiglione tedesco sono state utilizzate 431 tonnellate di acciaio

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SCHEDA Committente Ministero Federale per l’Economia e l’Energia

Affidataria gestione e organizzazione padiglione Messe Frankfurt GmbH

Ideazione, progettazione, realizzazione padiglione Joint-venture Milla & Partners (impostazione concettuale, allestimento espositivo, progettazione multimediale); Schmidhuber (ideazione spazi, progetto architettonico, masterplan); Nüssli Deutschland (esecuzione e gestione del progetto)

Site supervision F&M Ingegneria SpA Ingegneria tensostruttura Maffeis Engineering SpA Realizzazione strutture in acciaio Stahlbau Pichler Srl Membrane tessili Taiyo Europe Superficie totale 4.933 mq Superficie espositiva 2.680 mq

Sopra, esterno del padiglione e vista delle particolari membrane (foto ©Gruppo Nüssli/Nicolas Tarantino). Sotto a sinistra,

struttura metallica

(foto ©Lorenzo De Simone).


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In alto, una vista notturna dello spazio esterno (foto ©Gruppo Nüssli/Nicolas Tarantino). Sotto, disegni

dell’organizzazione dei fl ussi di visitatori

(©Schmidhuber/Milla & Partners) e vista dall’alto

delle membrane della copertura (courtesy Maffeis Engineering SpA).

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Spagna DUE IMPONENTI CASEGGIATI AFFIANCATI FANNO DA INVOLUCRO ALLO SPAZIO ESPOSITIVO IBERICO. UNA SOLUZIONE INTELLIGENTE DOTATA DI COMPLESSITÀ TECNICA, SPAZIALE, FUNZIONALE E TEMATICA Lo Studio B720 dell’architetto Fermín Vázquez ha vinto il concorso indetto dall’ente pubblico Acciòn Cultural Espanola cui hanno partecipato altri 31 progettisti. Il padiglione si adegua alle richieste di Expo: padiglioni effimeri e sperimentali. La struttura prefabbricata si ispira a una serra a doppia navata a forma di portico, e occupa l’area del lotto a L per il 70%, il massimo consentito. La restante parte è completata da un patio de naranjos (giardino degli aranci). Spazi esterni e interni si compenetrano, con una prevalenza di zone all’aria aperta. L’idea dei progettisti era creare un padiglione in cui venisse chiaramente trasmessa l’idea della fusione di due qualità della Spagna: la tradizione e l’innovazione che prende corpo nei due grandi edifici paralleli, entrambi formati da strutture in legno, uno dei quali è ricoperto di acciaio. Il piano terra è completamente permeabile mentre ai livelli superiori troviamo gli spa[ 54 ]

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zi espositivi più strutturati e riservati, oltre a una coltivazione idroponica di fragole che richiama la coltivazione in serra che contribuisce a larga parte del valore aggiunto della produzione agricola spagnola.


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ASSONOMETRIA COSTRUTTIVA Facciata F1 Policarbonato compatto trasparente F2 Policarbonato alveolare multicella F3 Finestre con listelli orientabili Rivestimento R3 Pannelli in corteccia di sughero naturale R4 Acciaio zincato colorato R5 Lamiera di acciao inox lucidato a specchio R6 Rivestimento interno dell’esposizione Struttura E1 Pilastri e travi in legno lamellare E2 Pannello strutturale di legno laminato E3 Ancoraggi di acciaio

La struttura è composta per il 25% di compensato stratificato di legno di pino proveniente dalla Spagna che permette di ottenere una elevata capacità di riciclaggio. La copertura è di policarbonato compatto, trasparente per le zone aperte e opaco per le zone climatizzate. Il processo di costruzione della struttura si basa sull’assemblaggio a secco, facile da montare e smontare. Negli spazi interni tutti i materiali tradizionali utilizzati richiamano la cultura e la tradizione alimentare spagnola: il sughero dei tappi di vino, il legno delle botti, lo sparto utilizzato nella spremitura delle olive, mentre acciaio zincato, legno lamellare e pavimentazione in superfici ultracompatte Dekton® si ricollegano all’innovazione. Data la sua natura transitoria, tutto è ispirato al concetto di architettura temporanea con l’impiego di materiali sostenibili a bassa emissione e moduli prefabbricati. Alla fine dell’Esposizione la struttura sarà smantellata e riutilizzata in altro contesto

Pavimento P1 Pianterreno consolidato P2 Alluminio estruso scanalato P3 Canali di drenaggio P4 Lamiera forata in alluminio anodizzato Copertura interne C2 Membrana impermeabilizzante C5 Finitura di terriccio naturale

SCHEDA Committente Acción Cultural Española AC/E Progettisti b720 Arquitectos Local architects Arquipielago, B2fR Architetti Structure engineering Miguel Nevado Services engineering K2 Consulting sl Lighting design Artec 3 Landscape Manel Colominas Exhibition consultants Manuel Artiz, Antoni Miralda Roberto Vásquez

General contractor Empty Site manager Angel Arribas Strutture di legno Albertani Corporate SpA Superficie oltre 3.300 mq Superficie occupata 2.563 mq Superficie lorda 2.341 mq Budget 12.000.000 euro

Nella pagina accanto, dall’alto, interno da cui si riconoscono le due navate: il legno rappresenta la tradizione e l’acciaio l’innovazione. Sotto, due viste degli interni (foto ©Marianna Zuretti). A sinistra, sezione completa del padiglione. In questa pagina, in alto, assonometria costruttiva e materiali (courtesy Studio B720). A destra, immagini della pavimentazione che riproduce con tecnologia ink-jet il genoma del pomodoro (corutesy Cosentino).

Cosentino

la sequenza del genoma del pomodoro Elemento fondamentale di molti piatti della dieta mediterranea, in realtà il pomodoro arriva in Europa solo nel XVI secolo, portato (sia pure inizialmente a solo scopo ornamentale) dagli spagnoli. E proprio del pomodoro, nel 2012, è stata completata la decodifi ca del genoma, un passo fondamentale per migliorare le varietà coltivate e in generale per il futuro dell’agricoltura. Un perfetto esempio di connubio tra tradizione e innovazione nel campo dell’alimentazione, tema a cui si ispira l’intero concept del padiglione spagnolo, tradotto da Cosentino nella realizzazione ad hoc di lastre di superfi cie ultracompatta Dekton® con la riproduzione tramite stampa ink-jet del genoma del pomodoro per la pavimentazione della zona espositiva e dello spazio pubblico al piano inferiore per una superfi cie totale di 330 mq. Oltre che con tecnologia ink-jet, Dekton@ è personalizzabile anche mediante fresatura, che consente di ottenere incisioni su progetto fi no a uno spessore di 5 mm. Nelle fi niture Zenith e Domoos spessore 2 cm, Dekton® è stato utilizzato anche per la pavimentazione e la realizzazione di piani di lavoro in altre aree del padiglione.

COSENTINO Via Trentino Alto Adige 69 - Cazzago di Pianiga VE T. 041 51 03 096 www.cosentino.es | venezia@cosentino.com

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Israele L’AGRICOLTURA DEL PAESE SU UNA GRANDE PARETE (QUASI) VERTICALE Il padiglione si trova vicino a Palazzo Italia e a una striscia di terreno, lato est, adibita a giardino che si affianca all’area esterna pavimentata del lotto dove sostano i visitatori. L’elemento che lo caratterizza è un grande campo agricolo verticale, sul lato est esterno, alto quasi 13 metri e composto di piastrelle modulari di coltivazione in PVC poggiate su una sottostruttura metallica in profi li tubolari completa di un sistema di irrigazione a goccia computerizzato e di una vasca per la raccolta dell’acqua. Il campo è formato da un’ampia gamma di coltivazioni del Paese: sorgo, trifoglio, diverse varietà di patata, spelta, ceci, peperoncini, carote, pomodori, erba medica, grano, fave e barbabietole, che compongono un piacevole mosaico agricolo e cromatico.

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Il complesso, lungo 68 metri e con una larghezza massima di 15, è realizzato in carpenteria metallica con pannelli di tamponamento esterni realizzati a secco su profi li d’acciaio con interposizione di pannelli isolanti. La composizione degli spazi interni si organizza in lunghezza. La parete d’entrata è composta di un sistema di schermi Led di 50x100 cm che conduce all’area di attesa coperta. La sala espositiva, che si compone di due spazi di circa 220 mq, occupa la parte centrale del padiglione. L’area di ristoro si apre sulla corte esterna, mentre le zone di servizio, la terrazza e l’area vip sono ubicate nella parte posteriore del lotto. Il proposito, al termine di Expo, è di mantenere il padiglione in loco e di convertirlo in un Centro Giovani

SCHEDA Progetto architettonico Knafo Klimor Architects Local architect PRR Architetti (Linda Greco) Direzione lavori PRR Architetti (Stefano Rigoni) Progetto parete verde Green Wall Progettazione strutturale Engineering project Srl Exhibition design FM scenografi e e arch. Letizia Lionello General contractor Paolo Beltrami SpA Dimensioni della parete verticale 68 x 12,4 metri Superficie lorda totale 2.370 mq

Sopra, vista dell’ingresso al padiglione di Israele dal Decumano, con la parete sulla quale viene realizzato il campo verticale. Nei disegni, lo sviluppo del concept (foto e disegni courtesy Knafo Klimor Architects e PRR Architetti).


Edilizia

CIVILE

EDIFICIO RESIDENZIALE Cremona

SANITARIA

FONDAZIONE RESIDENZA BERARDI-MANZONI Roncadelle (BS)

RESTAURI

VILLA MEDICI DEL VASCELLO San Giovanni in Croce (CR)

SCOLASTICA

SCUOLA PER L’INFANZIA SABBIONI Crema (CR)

PRODUTTIVO C2 GROUP SRL Cremona

SPORTIVA

PISCINA CONVERTIBILE Treviglio (BG)

Infrastrutture

STRADALE PONTE Ostiglia (MN)

CONSOLIDAMENTI IDROVORA SAN SIRO San Benedetto Po (MN)

Piazza Paolo Beltrami,1 26024 PADERNO PONCHIELLI (CR) tel.0374 366411 - fax.0374 366460 E-mail: beltrami@paolobeltramispa.it

www.paolobeltramispa.it

MOBILITÀ

PARCHEGGIO SOTTERRANEO Cremona


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Uruguay L’architettura del piccolo padiglione consiste in una struttura a spirale elaborata a partire da materiali interamente riutilizzabili e riciclabili. Le scelte costruttive sono state dettate principalmente da due fattori: la velocità di montaggio e la semplicità di smontaggio. La struttura è in acciaio con solaio in legno. L’edificio presenta, all’esterno della facciata vera e propria in aquapanel, una sorta di seconda pelle costituita da lamelle in acciaio bianco all’interno delle quali trovano posto i legni rustici di faggio che fungono da diaframma verso il panorama dell’esposizione e accompagnano la salita dei visitatori lungo la rampa esterna. A piano terra il pavimento in battuto di cemento a vista è stato scelto in continuità con la piazza, con l’idea di generare uno spazio che fosse un unicum per intessere una relazione più stretta tra interno ed esterno. In Uruguay è diff usa la cultura gastronomica dell’asado, carne alla griglia cucina[ 58 ]

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ta sulla parrilla, come quella in cemento e mettoni refrattari collocata al centro della sala del padiglione, collegata a camini che espellono il fumo in copertura. Una copertura realizzata con terra naturale e vegetazione diff usa che ospita, oltre agli impianti a servizio del padiglione, due pannelli solari termici per la massima sostenibilità ambientale dell’edificio

SCHEDA Concept architettonico Javier Diaz Charquero e Daniel Gimenez

General contractor Campana Costruzioni Srl Direzione lavori generale MSC Associati Srl Impianti Canobbio Group Superficie lotto 760 mq Superficie coperta 270 mq

Foto esterne e interne della struttura. L’Urugay è stato uno dei padiglioni più rapidi nella fase di costruzione (foto ©MSC Associati Srl).


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Messico

In alto, vista dal retro del padiglione, è chiaro l’intento di rendere l’effetto della foglia di mais (foto ©Ilario Nicolò). Sotto, prospetti longitudinale, frontale e posteriore (courtesy arch. López Guerra Almada).

Progettato da Francisco López Guerra, ingegnerizzato da Favero & Milan Ingegneria e da Maffeis Engineering per le tensostrutture, costruito da Nüssli, è uno dei padiglioni più belli di Expo: un’incredibile struttura leggera in acciaio, avvolta da una membrana microforata e semitrasparente. Una struttura semplice ed essenziale, facile da allestire e virtualmente smontabile ed itinerante. La pelle dell’edificio, combinata a un involucro a doppio strato in ETFE, a inclusione delle aree climatizzate, forma una superficie che, ad allestimento completato, splenderà,

con le parole di López Guerra, «come una lanterna». Mentre il motivo ispiratore della pannocchia di mais - una delle più importanti eredità alimentari del Messico - caratterizza l’edificio dal punto di vista iconico, l´impianto - che ha dovuto adattarsi a un lotto lungo e stretto si articola secondo i flussi di movimento dei visitatori, gestiti attraverso un esteso sistema di rampe che si sviluppano longitudinalmente dando origine a uno spazio vario ed estremamente dinamico, nonché funzionalmente corretto rispetto ai profili di sosta, di attesa e di percorrenza

SCHEDA Progettista Loguer Design Mexico Consulente scientifico Juan Guzzy Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva strutturale e impiantistica, progettazione ai fini della CVI Expo, coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione F&M Ingegneria

Costruttore Nüssli Ingegneria tensostruttura Maffeis Engineering SpA Superficie del lotto 1.910 mq

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Cile Con 4.300 chilometri di lunghezza il Cile presenta una varietà incredibile di climi e ambienti naturali, tutti rappresentati all’interno del padiglione disegnato dall’architetto Cristian Undurraga. Il padiglione, che si sviluppa su un lotto di 1.910 mq, si presenta come una grande architrave in legno avvolta da uno scheletro in travi incrociate. Un volume regolare sospeso su sei pilastri d’acciaio che creano uno spazio intermedio dove i visitatori sono accolti da una grande tavola e da cui si diparte la grande rampa centrale che conduce alla zona espositiva al livello superiore. Le tavole utilizzate per produrre le grandi travi lamellari, realizzate in Italia, sono in legno di abete proveniente dal Cile, dove il padiglione, disassemblato, verrà trasportato a conclusione della manifestazione . Costruito in prossimità dell’Open Air Theater, curiosamente l’architettura del padiglione si confronta con quella, interamente in acciaio e dipinta di bianco, della copertura fotovoltaica del palco dove si svolgeranno gli eventi di maggior richiamo dell’esposizione

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SCHEDA Progettisti Undurraga Devés Arquitectos, arch. Cristian Undurraga Local architect Progettisti Associati Architettura Srl Progettazione strutturale e impiantistica e direzione lavori F&M Ingegneria Spa Exhibition design El Otro Lado Multimedia Design RIOLAB General contractor Sarappalti Spa, Valori Scarl Consorzio Stabile, Stahlbau Pichler Spa

Strutture in legno Albertani Corporates Spa Superficie 1.910 mq

Dall’alto, vista del padiglione del Cile in fase di costruzione e dettaglio dall’interno

(courtesy F&M Ingegneria). A destra, il fronte che affaccia sul Decumano (foto ©OpenExpo Flickr).


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Cina LEGNO, PVC E BAMBOO. TECNICA RAISED BEAM PER LA COMPLESSA COPERTURA CINESE CHE SI ESTENDE IRREGOLARMENTE PER 4.000 MQ

Vista della complessa copertura ondulata del padiglione cinese durante i lavori e una sezione del padiglione (courtesy Studio Link-Arc).

La copertura è l’elemento più caratteristico del padiglione nazionale cinese. La sua sagoma ondulata, che si estende per 4.000 mq, è il risultato della fusione dello skyline di Pechino (sul lato nord) con il profi lo di un paesaggio naturale (sul lato sud), che corrisponde al punto più basso dell’edificio. Il tetto è un omaggio al sistema tradizionale cinese raised-beam ed è sorretto da una struttura leggera di legno e acciaio. Tre i livelli che compongono la copertura: l’elemento strutturale portante in acciaio e legno, una membrana semitrasparente in PVC e l’ultimo strato, sollevato di 60 cm dalla membrana e composto di pannelli di

bamboo intrecciato di 4x2 metri. L’idea, pienamente riuscita, era di creare una texture armoniosa che fi ltrasse la luce al fine di creare un ambiente interno suggestivo. I pannelli esterni sono per la maggior parte realizzati in paglia di grano pressata che ha un impatto minimo sulla qualità dell’aria interna all’edificio ed è facilmente riciclabile. Sul lato sud un percorso inclinato che si snoda attraverso un paesaggio di coltivazioni tipiche cinesi conduce il visitatore al padiglione. Il piano terra è caratterizzato dalla presenza di campi di grano che mutano in una installazione multimediale al centro dell’edificio

SCHEDA Progettisti Tsinghua University, Studio Link-Arc, LLC Progettazione strutturale e impiantistica Simpson Gumpertz & Heger, F&M Ingegneria Spa

Local partner e D.L. Ing. Sandro Favero (F&M Ingegneria)

General contractor China Arts Construction and Decoration Company Ltd, Unique Europe Srl, Bodino Engineering Srl

Construction project consultant Ingembp Srl Strutture in legno lamellare Stratex SpA Strutture in acciaio Compagnia Industriale Profi lati SpA Profili in alluminio e pannellatura del tetto Amea SpA

Superficie lorda 4.590 mq

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La shitang di China Vanke

Il padiglione corporate China Vanke. Sotto, un’immagine dell’allestimento interno (foto © Gruppo Nüssli / Nicolas Tarantino).

In cinese shitang significa mensa, che porta con sé il significato di comunità e dunque di città, la materia di cui si occupa China Vanke, urban developer quotato alla borsa di Shenzhen (34,6 miliardi di dollari il fatturato) che, come riferisce Ansa, aprirà propri uffici in Italia. Per realizzare il padiglione a Expo la compagnia cinese del real estate ha investito circa 30 milioni di euro e ha scelto l’architetto Daniel Libeskind, che su una base di 36 x 19 metri ha disegnato una fluida architettura-scultura il cui involucro è rivestito con lastre tridimensionali di grès porcellanato di colore rosso lacca cangiante sotto la luce del sole.

Il padiglione è un volume organico curvilineo alla cui sommità è collocata una terrazza panoramica accessibile attraverso scalinate. L’impronta a terra ricalca, con una geometria sinuosa, il setback del lotto ed è studiata per integrare gli accessi e le scale in relazione ai flussi dei visitatori negli spazi pubblici circostanti. Le opere costituenti la struttura portante sono in acciaio laminato. All’interno, una foresta virtuale di 1.200 fusti di bamboo provenienti dalla Cina sostiene più di 200 monitor dove verranno proiettati cortometraggi che ritraggono momenti di vita nelle comunità shitang cinesi

SCHEDA Progetto architettonico Studio Libeskind LLC

Exhibition design Ralph Appelbaum Associates, Han Jiaying (graphic design)

General contractor Bodino Engineering Srl Exhibition general contractor Nüssli Direzione tecnica Bodino Engineering, Arch. Paolo Primus

Structural design Ramboll UK Ltd Project management J&A Consultants Srl Rivestimento materiale ceramico Casalgrande Padana

Superficie 1.000 mq

Nüssli per Expo Specializzata nella costruzione di architetture temporanee per eventi, fiere e esposizioni, la società svizzera Nüssli è arrivata in Italia, dove ha aperto una propria sede, nei primi anni Duemila, per le Olimpiadi Invernali di Torino. È una delle imprese che si è aggiudicata il maggior numero di incarichi in Expo, dove è general contractor dei padiglioni Messico, USA, Kuwait, Svizzera (Nüssli Schweitz AG), Germania (Nüssli Deutschland Gmbh).

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Per il padiglione di China Vanke Nüssli Italia, insieme a CWS Multimedia ha realizzato il bosco di bamboo dell’allestimento interno. «Per realizzare questo lavoro – spiega Emanuele Rossetti, direttore generale di NUSSLI Italia – abbiamo coinvolto il maggiore esperto italiano di calcolo strutturale in bamboo, che su nostro mandato è andato in Cina per studiare le varietà della pianta locali e acquistare direttamente le canne necessarie all’installazione»


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Intesa Sanpaolo L’edificio si affaccia sul Decumano ed è realizzato con l’utilizzo di materiali che evocano i temi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile.

Le similitudini tettoniche di Michele De Lucchi proseguono con il padiglione Intesa, che ricorda tre sassi levigati dall’acqua

Le scandole bianche che caratterizzano il padiglione (foto ©Alberto Bianchi).

Ricorda tre sassi levigati con quattro cascate d’acqua che scorrono tra le connessioni. La struttura portante in legno lamellare è costituita da nove portali arcuati posati a passo di cinque metri. All’interno, travetti e assito in legno lasciano la struttura lignea a vista. L’invo-

lucro è costituito da una doppia pelle in legno che crea un’intercapedine dove l’aria sale per induzione favorendo il raffrescamento. 1.290 “scandole” bianche posate in file ordinate e distanziate in modo da creare spazi vuoti per l’illuminazione naturale caratterizzano l’esterno. Verticalmente ogni scandola si sovrappone leggermente a quella sottostante come nei tetti delle case di montagna. La struttura è smontabile, ecologica ed elegante. All’interno domina il legno di abete rosso. Il padiglione si sviluppa su due livelli e accoglie un’installazione artistica multimediale di Studio Azzurro

SCHEDA Committente Intesa Sanpaolo Progetto architettonico Michele De Lucchi Team di progetto Alberto Bianchi (responsabile di progetto), Simona Agabio (design team), Matteo Di Ciommo, Francesco Faccin (modello di studio), Fabio Calciati (renders)

Progetto strutture e impianti Jacobs Italia S.p.A Impresa edile e impiantistica Esiet S.p.A. Realizzazione strutture e facciata L.A. Cost Srl Superficie 1.104 mq

Bancomat e servizi bancari Il padiglione disegnato da Massimo Colombo, responsabile del Polo immobiliare Lombardia di Intesa San Paolo con la collaborazione dello studio D2U di Jacopo Della Fontana è un punto di accoglienza per effettuare operazioni bancarie. Con affaccio diretto sul Decumano in corrispondenza dell’accesso ovest, è caratterizzato da una sagoma a tronco di piramide rivestita con doghe di legno. Gli spazi sono organizzati su due livelli collegati da una scala sagomata. In questa struttura il verde è pensato come raccordo tra il pian terreno e la copertura terrazzata arricchita da un giardino pensile. La struttura sorge su una platea di fondazione in cemento armato ed è interamente in carpenteria metallica

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SPECIALE EXPO MILANO 2015

Enel Per il padiglione di Enel lo studio Piuarch non ha immaginato un contenitore chiuso,ma una semplice griglia a terra nelle cui intersezioni sono installati dei pali di policarbonato alti sino a 7 metri che si illuminano, emettno suoni e vapori al passaggio delle persone e che delimitano lo spazio espositivo. I camminamenti sono passerelle di legno coperte da pensiline di vetro serigrafato. Attraverso la griglia di tubi si raggiunge lo spazio centrale nel quale c’è la control room in cui si comprende come funziona l’intero sistema. Un secondo volume ospita la sala riunioni e gli spazi di rappresentanza in cui le superfici vetrate sono trattate con diversi gradi di trasparenza. L’intero sistema è alimentato da pannelli fotovoltaici posti sui volumi del padiglione. La struttura verrà poi smontata e riutilizzata in altri contesti

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SCHEDA Committente Enel Concept e Progetto Architettonico Piuarch (Francesco Fresa, Germàn Fuenmayor, Gino Garbellini, Monica Tricario).

Progetto Impiantistico (MEP) ESA Engineering, team: Francesco Gori, Laura Cocchini, Laura Razzolini, Claudia Iacopo

Progetto Strutture FV Progetti, team: Filippo Valaperta, Sabina Franco, Orlando Briccola

Progettazione Verde Cornelius Gavril Computi metrici, specifiche tecniche e sicurezza GAD Studio, team: Paolo D’Adda, Luca Cedrelli, Vittorio Grechi

Superficie 900 mq

Dall’alto, render e prospetto del padiglione dell’Enel. Sulla destra, specifi che dei tubi in policarbonato che costruiscono l’ambiente e un altro render (courtesy Piuarch Srl).


SPECIALE EXPO MILANO 2015

Vaticano

Vista del padiglione della Santa Sede (foto ©OpenExpo Flickr). Sotto, sezione e pianta (courtesy quattroassociati).

Il padiglione del Vaticano è uno dei più piccoli, la base 15 metri per 25, l’altezza 15. La struttura è coperta esternamente da scritte leggere in acciaio poste sulla facciata e sulle pareti che riportano alcuni aforismi biblici. L’aspetto complessivo è quello di un blocco costituito da un unico materiale, quasi come fosse una pietra, alla cui soglia si trova un’enorme vela gialla in tessuto che maschera l’ingresso. Per garantire il contenimento dei costi di costruzione è stata scelta una struttura portante in acciaio assemblata in opera senza ausilio di saldature e sono state impiegate tecniche co-

struttive a secco per i tamponamenti esterni e interni, che assicurano velocità nei tempi di realizzazione. La copertura di 318 mq è realizzata con lamiera grecata e circa metà di questa prevede un sistema a verde intensivo. Tutte le strutture portanti, le sottostrutture, i solai intermedi e di copertura sono in carpenteria metallica. Le pareti di contenimento in cartongesso garantiscono un’elevata resistenza al fuoco. Al termine dell’Esposizione la decostruzione della struttura portante, della copertura e del rivestimento richiederà solo due settimane di lavoro

SCHEDA Progetto architettonico quattroassociati Progetto strutture BiEsse Consulting Progetto impianti ESA Engineering General Contractor Borio Mangiarotti Strutture metalliche MAP Tetto verde Limonta Sas Superficie coperta 350 mq

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SPECIALE EXPO MILANO 2015

Render dell’edicola e sotto, dell’interno con l’installazione Energia. A sinistra, il concept sulla base del quale è stato sviluppato il progetto: moduli regolari suddivisi e ruotati in modo differente creano i cinque ambienti del padiglione e” (courtesy Piuarch).

Caritas

Una struttura leggera e non allineata per il padiglione della Caritas progettato da Piuarch

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Dividere per moltiplicare: Piuarch dà dimensione fisica a un concetto filosofico con il piccolo padilglione di Caritas, un cubo spezzato che declina architettonicamente l’idea della condivisione come ricchezza. La semplicità è l’elemento centrale nella composizione delle forme: un cubo che si divide in cinque volumi simili ma diversi per dimensioni, che si configurano in base alle diverse funzioni che ospitano. Gli ambienti si dispongono sul terreno mantenendosi uniti da un vertice, richiamando la pianta quadrata da cui nasce l’edicola. L’uniformità dell’insieme è data dal profilo strutturale, che mantiene le stesse dimensioni esterne, il colore e il materiale unitario. Il rivestimento esterno è realizzato in rete di PVC pre-tesata che consente il passaggio

dell’aria senza necessità di condizionamento, favorendo la naturale luminosità degli ambienti per ridurre al minimo l’impiego di energia. Il lotto occupato da Caritas si compone di diversi elementi: una parte esterna pavimentata di 200 mq che accoglie i visitatori, una parte coperta di 150 mq dove sono dislocate le diverse aree, una parte a verde di 550 mq. Al centro di questo itinerario l’installazione Energia, realizzata nel 1973 da Wolf Vostell proveniente dal museo di Malpartida in Estremadura dove è abitualmente esposta: una denuncia del consumismo rappresentata da una vecchia Cadillac cinta da forme di pane. Al termine dell’evento il padiglione sarà smontato e riutilizzato in altri contesti e altre funzioni

SCHEDA Committente Caritas Internationalis, Caritas Italiana Caritas Ambrosiana

Ideazione Caritas Ambrosiana (Sara Zandrini Alessandro Comino)

Concept e Progetto Architettonico Piuarch Progetto Impiantistico (MEP) ESA Engineering Progetto Strutture FV Progetti Direzione Lavori e Coordinamento Sicurezza Arch. Laura Romanò

Involucro esterno e tamponamenti Amea Sistemi Srl

Installazione interna Energia di Wolf Vostell Superficie coperta 200 mq


SPECIALE EXPO MILANO 2015

Food for Soul Talento e creatività contro lo spreco: nei primi 30 giorni di Expo, 40 chef stellati cucineranno per gli indigenti rielaborando le eccedenze alimentari provenienti dalle cucine di Expo 2015

Sopra, disegno degli interni del refettorio. Sotto, prospetto del progetto di ristrutturazione (courtesy Studio di Architettura, Laura Romanò).

Il progetto nasce da un’idea dello chef Massimo Bottura sostenuto da Davide Rampello, responsabile eventi Expo. Il surplus alimentare dei padiglioni dell’evento sarà utilizzato da quaranta chef di fama internazionale che a rotazione cucineranno per i bisognosi all’interno dell’ex-teatro annesso alla parrocchia San Martino del quartiere Greco a Milano, ristrutturato ad hoc. L’intervento di restauro e rifunzionalizzazione è affidato al Politecnico di Milano e prevede la realizzazione di una cucina professionale, di un ampio salone centrale con tavoli da otto posti ciascuno, progettati da celebri autori del

design internazionale: Mario Bellini, Pierluigi Cerri con Philippe Casens, Aldo Cibic, Antonio Citterio, Terry Dwan, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Piero Lissoni, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Franco e Matteo Origoni, Italo Rota, Patricia Urquiola. Il ricavato della vendita dei tavoli, battuti all’asta lo scorso 16 dicembre, è stato devoluto alla Caritas Ambrosiana per contribuire alla realizzazione e alla futura gestione del refettorio, progettato dall’architetto Laura Romanò. Gli interni e gli esterni sono arricchiti dalle opere di esponenti di spicco dell’arte contemporanea italiana. All’ingresso, un porta-

le alto più di 5 metri progettato da Mimmo Paladino, affiancato dalla scritta al neon No more excuses di Maurizio Nannucci. Nella sala, un grande aff resco di Alessandro Cucchi e un’opera ispirata al tema del pane di Carlo Benvenuto. L’elemento più caratteristico resta l’imponente cappa ricoperta di rame della cucina che, coprendola quasi interamente, permette l’illuminazione naturale degli spazi. Terminata la funzione prevista nel periodo di Expo, la struttura continuerà a svolgere un compito sociale in uno dei quartieri più multietnici della città

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‹ DESIGNCAFÈ (foto ©Roberto Mascaroni)

UN PALINSESTO DEL MODERNO MUSEO PIETÀ RONDANINI_ MICHELANGELO Milano Castello Sforzesco Cortile delle Armi

Inaugurazione 2 maggio 2015

L’ULTIMO MICHELANGELO AL CASTELLO SFORZESCO SABATO 2 MAGGIO CON IL NUOVO MUSEO DEDICATO ALLA PIETÀ RONDANINI INAUGURA A MILANO IL PROGRAMMA DI EXPO IN CITTÀ Dopo quasi sessant’anni trascorsi nel Museo d’Arte Antica del Castello in una nicchia firmata BBPR all’interno della Sala degli Scarlioni, la Pietà Rondanini trova la sua definitiva collocazione nell’antico Ospedale Spagnolo, sempre all’interno del Castello Sforzesco di Milano, in un nuovo spazio restaurato e restituito alla città con un allestimento essenziale firmato da Michele De Lucchi. L’intervento è frutto di un lavoro interdisciplinare volto a garantire la più alta valorizzazione e sicurezza dell’ultimo capolavoro di Michelangelo, per il quale sono stati progettati una speciale piattaforma antisismica e antivibrante e un sistema di illuminazione appositamente realizzato da Artemide.

L’ARCHITETTURA MODERNA E CONTEMPORANEA DI MILANO Ai visitatori di Expo Carlo Berizzi propone una serie di percorsi tematici alla scoperta di una delle città architettonicamente più stimolanti d’Europa. Dalle testimonianze dei primi anni del Novecento, quando Milano divenne un importante laboratorio di sperimentazione grazie alla presenza di figure come Giuseppe Terragni, Gio Ponti e Giuseppe Pagano e delle riviste Domus e Casabella, alla ricostruzione post-bellica e i progetti di Luigi Caccia Dominioni, BBPR, Ignazio Gardella e Franco Albini, generazione di architetti protagonista anche nel campo del design di cui oggi Milano è considerata capitale mondiale. La guida affronta infine le grandi trasformazioni dell’ultimo decennio e i nuovi progetti di sviluppo urbano che hanno coinvolto, oltre a eccellenti architetti milanesi come Cino Zucchi e Stefano Boeri, firme di fama mondiale come Zaha Hadid, David Chipperfield, Rem Koolhaas e Daniel Libeskind. Carlo Berizzi (Bergamo,1972) è ingegnere, architetto e docente di Composizione Architettonica e Urbana presso l’Università di Pavia. Nel 2011 fonda l’associazione GA-Milano per la promozione dell’architettura milanese moderna e contemporanea. Dal 2013 è presidente dell’Associazione Interessi Metropolitani che studia e promuove le trasformazioni urbane del capoluogo lombardo.

Milano. Guida all’architettura Autore Carlo Berizzi Editore DOM publishers 300 pp - euro 38,00 ISBN 978-3-86922-397-1 (Italiano) 978-3-86922-396-4 (Inglese)

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Il testo edito da Skira è interamente dedicato a un’opera degli architetti Mario Asnago e Claudio Vender, maestri del movimento moderno e protagonisti del panorama architettonico milanese: l’edificio situato all’angolo tra via Rossini e viale Majno realizzato nel 1962 e recentemente ristrutturato e adattato alle nuove esigenze d’uso quale sede degli uffici di ManpowerGroup, che ne ha ristudiato lo space planning. Il testo è corredato da riproduzioni dei disegni originali e da un portfolio fotografico di Federico Brunetti relativo alle recenti opere di restauro filologico e recupero funzionale di un edificio che aveva perso la sua identità originaria senza riuscire a trovarne una nuova per molto tempo. Architetto e docente incaricato di disegno e produzione dell’immagine per il design presso il Politecnico di Milano, Federico Brunetti studia e utilizza i processi e metodi di rappresentazione ottici e fotografici come strumento di lettura del progetto.

Asnago e Vender L’edificio di via Rossini a Milano A cura di Federico Brunetti Editore Skira 104 pp – euro 29,00 (italiano/inglese) ISBN 978-88-572-2628-6

L’ORTO IN CITTÀ DI PIUARCH Presentato durante la Milano Design Week 2015, L’Orto fra i cortili è il progetto verde firmato da Piuarch realizzato sul tetto dell’edificio che ospita lo studio in via Palermo, nel cuore di Brera. I 300 mq di copertura saranno convertiti in un vivaio permanente con un ecosistema completo che si sviluppa dal semenzaio fino a terminare in compost per alimentare un nuovo ciclo stagionale e fornire cibo, decoro ed essenze. Il concept si basa sull’ideazione di un sistema modulare di pallet usati sia come piano di calpestio che, rovesciati, come vasche per il terreno di coltura. Un sistema che permette di costruire strutture facilmente assemblabili, ideato per essere ripetibile su ampia scala a costi ragionevoli per dare nuova vita a superfici inutilizzate. L’Orto fra i cortili contribuisce inoltre alla riqualificazione energetica dell’edificio: lo strato di vegetazione migliora l’isolamento e incrementa l’inerzia termica dei locali sottostanti, mentre il sistema a pallet favorisce il controllo delle acque piovane riducendo il flusso di scarto nel sistema cittadino.


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‹ SPAZI PER LA CULTURA

CENTRO CULTURALE LE CRESTE, ROSIGNANO MARITTIMO (LI)

LETTURE DI PASSAGGIO Una scatola aperta attraversata da camminamenti pubblici e circondata dal verde. È il nuovo centro culturale progettato da area_progetti e Una2, esempio di architettura pubblica non autoreferenziale che instaura un rapporto fluido con il paesaggio urbano Il centro culturale Le Creste è frutto del concorso di progettazione internazionale bandito nel 2007 e vinto dal gruppo di lavoro formato dagli studi area_progetti e

Sopra, i camini di ventilazione in lamiera colorata e la biblioteca visibili dal lato della ferrovia. In basso, l’emeroteca e la caffetteria. Nella pagina accanto, dall’alto partendo da sinistra, ingresso pedonale tra la biblioteca e la caffetteria ed elemento di copertura frangisole (foto ©Andrea Brosio). Sotto, prospetto e planimetria del complesso (courtesy area_progetti e Una2).

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Una2 Architetti Associati assieme a Laura Ceccarelli e Andrea Michelini. Si tratta di un progetto che si propone come un vero e proprio tassello all’interno del mosaico ur-

bano, rifiutando un ruolo da protagonista fine a se stesso e collaborando invece alla funzionalità e alla riqualificazione dell’intera area. Il centro culturale è stato realizzato nella frazione di Rosignano Solvay in una zona periferica piuttosto degradata racchiusa tra la ferrovia e il nucleo storico del Villaggio Solvay realizzato ai primi del Novecento. Il complesso presenta un’impostazione planimetrica a piastra, è definito da tre blocchi distinti e funzionalmente autonomi ed è attraversato da un percorso pedonale coperto utilizzato sia dagli utenti del centro sia dalle persone dirette al vicino sottopassaggio tra la città e il mare. Il blocco maggiore ospita la biblioteca, quello intermedio la ludoteca, l’informa-giovani e uno spazio polivalente, il più piccolo l’emeroteca con caffetteria. Sviluppato su un unico livello fuori terra di 2.325 mq, il complesso è circondato dal verde in maniera tale da risultare poco visibile soprattutto a ridosso della strada


› SPAZI PER LA CULTURA

ferrata, dove il terreno è stato rialzato per schermare acusticamente e visivamente le sale lettura realizzando una duna in terra armata (alta 3,20 metri). Da questo lato, la struttura è individuabile unicamente grazie ai camini di ventilazione in lamiera colorata che, simili a periscopi, punteggiano la copertura rivestita da tetto verde estensivo non calpestabile. Degradante dalla duna protettiva alla pavimentazione esterna in legno, il giardino è stato realizzato utilizzando il materiale di risulta e piantumato con essenze stagionali. La struttura portante del complesso è costituita da pilastri circolari in cemento armato e solaio di copertura con doppia orditura di travi in legno lamellare e soprastante tavolato in legno. Le murature di tamponamento sono interamente realizzate con balle di paglia pressate. A livello delle fondazioni, una rete di canali interrati assicura la ventilazione naturale dell’edificio ed è collegata a una serie di canali secondari di dimensioni variabili che distribuiscono l’aria alle bocchette nei diversi ambienti. Anche l’apporto di luce naturale contribuisce al risparmio energetico del complesso grazie a un sistema di illuminazione dotato di controllo automatico dell’intensità luminosa. Gli spazi interni sono caratterizzati dalla commistione di arredi di produzione e pezzi unici disegnati e realizzati appositamente in base alle diverse funzioni

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‹ SPAZI PER LA CULTURA

AREA PROGETTI Specializzato nel coordinamento della progettazione e direzione lavori di grandi opere soprattutto in ambito culturale e nella trasformazione e restauro di edifici e complessi storici, lo studio di Torino realizza strutture pubbliche e private, tra cui molte biblioteche, avvalendosi della consulenza dei maggiori esperti europei in ambito biblioteconomico. Tra le più recenti, le biblioteche di Fiorano Modenese (2011) e del Movicentro di Chivasso inaugurata nel 2012. Nello stesso anno vince il concorso per la nuova biblioteca di Monza in collaborazione con lo studio londinese Bisset Adams. www.area-progetti.it

UNA2 architetti associati Paola Arbocò, Pierluigi Feltri e Maurizio Vallino progettano e realizzano uffici, istituzioni pubbliche, strutture e servizi sanitari, spazi pubblici, musei, strutture di servizio per aree archeologiche e monumentali, impianti sportivi, edifici scolastici e universitari, strutture ricettive, residenze. Tra i lavori recenti, la passeggiata della Darsena a Genova (2012), il recupero di manufatti bellici nel Parco di Portofino (2013), l’ospedale di Biella e il nuovo complesso scolastico di Mezzanego (2013). Tra i concorsi vinti, il Nuovo Palazzo del Cinema a Venezia (2005) e la ristrutturazione degli edifici industriali ex Incet a Torino (2012). www.una2.net

SCHEDA Località Rosignano Marittimo (LI) Anno di progetto/realizzazione 2008/2013 Committente Comune di Rosignano Marittimo (LI) Progetto architettonico e arredi area_progetti, Una2 Sopra, la presenza di elementi immediatamente riconoscibili permette di individuare velocemente i diversi spazi. Qui a fianco, particolare dei caratteristici tubi di ventilazione colorati. Nella pagina accanto, i luminosi interni della biblioteca (foto ©Andrea Brosio).

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Architetti Associati, arch. Andrea Michelini, arch. Laura Ceccarelli

Progetto strutturale ing. Marco Cuccureddu, area_progetti

Progetto impianti Golder Associates Coordinamento sicurezza arch. Paola Arbocò, Una2 Architetti Associati

Direzione lavori arch. Domenico Racca e ing. Marco Cuccureddu (area_progetti), arch. Pierluigi Feltri (Una2 Architetti Associati), P.I. Costantino Basile (Golder Associates)

Superficie coperta 2.850 mq Superficie lotto 9.986 mq


› SPAZI PER LA CULTURA

Le sezioni del progetto (courtesy area_progetti e Una2).

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‹ LUOGHI DEL LAVORO

INTECS SPA HEADQUARTERS

EQUILIBRI DI FORMA Per la nuova sede di una società di tecnologie informatiche, Modostudio con l’architetto Sofia Cattinari progetta un edificio dal carattere scultoreo in dialogo con il paesaggio della periferia est di Roma

In alto, vista della facciata rivolta verso l’anello che circonda il Complesso Capannacce. La particolare composizione della facciata permette di riconoscere dall’esterno scale e piani. A destra, particolare dell’ingresso (foto ©Julien Lanoo).

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La nuova sede Intecs è stata realizzata all’interno del Tecnopolo Tiburtino, area produttiva dedicata alla ricerca avanzata e situata a est di Roma. L’edificio, che presenta una forma compatta con pianta quadrata a corte interna, è stato progettato per instaurare una serie di relazioni volumetriche e visuali con il contesto. La collocazione sull’anello viario che circonda la collinetta verde del Tecnopolo, sulla quale si insedia lo storico Complesso Capannacce, permette di cogliere in movimento il suo intrinseco andamento rotazionale. La dinamicità del complesso è enfatizzata dalla facciata caratterizzata da un’alternanza di pannelli vetrati e in acciaio riflettente ruotati gradualmente sul proprio asse. Inoltre, gli elementi in acciaio presentano differenti profondità in funzione della loro posizione garantendo effetti visivi diversi a seconda del lato dal quale si osserva il fabbricato.

La facciata permette di leggere chiaramente tutti i collegamenti – scale, terrazze e piani inclinati - tra i quattro piani fuori terra nei quali gli uffici si alternano alle sale riunioni. La flessibilità degli interni è garantita dalla semplicità dello schema a pianta quadrata con corte centrale che assicura l’apporto di luce naturale e uno spazio esterno dedicato al piano interrato, raggiungibile dalla corte per mezzo di una grande scala elicoidale. La composizione interna degli ambienti e la distribuzione verticale consentono una suddivisione in due unità autonome con doppia hall d’ingresso e due corpi scale che si svolgono lungo i quattro lati della facciata esterna segnandone la superficie. Sia l’involucro dell’edificio che i suoi impianti sono stati progettati per garantire la classe energetica A certificata Casaclima. Fondamentale a tal scopo è l’involucro esterno, leggero ma fortemente isolato e traspirante associato a una struttura interna


› LUOGHI DEL LAVORO

Sopra, visuale orientata verso sud ovest dal terrazzo pavimentato in legno. A destra, pianta con arredi del piano terra (courtesy Modostudio). In basso, il nuovo corpo di fabbrica inserito nel contesto (foto ŠJulien Lanoo).

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‹ LUOGHI DEL LAVORO

Modostudio Cibinel Laurenti Martocchia architetti associati Fondato a Roma nel 2006, lo studio si occupa di progettazione architettonica, urbanistica e industrial design coniugando alla sperimentazione le conoscenze tecniche acquisite dai fondatori - Fabio Cibinel, Roberto Laurenti e Giorgio Martocchia - in anni di lavoro presso gli studi internazionali di Massimiliano Fuksas, Piero Sartogo, Erick Van Egeraat e Kas Oosterhuis. Vincitore di diversi riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali, attualmente lo studio sta completando il piano di recupero per l’area ex-Fonderie Riunite a Modena. www.modostudio.eu

‘pesante’ a elevata inerzia termica, realizzata con tecnologia tradizionale in calcestruzzo e strutture verticali in acciaio. Dal punto di vista impiantistico l’edificio è stato dotato di sistemi a pompa di calore tipo VRV integrati a sistemi di ventilazione meccanica controllata associata a recuperatori di energia ad alto rendimento. Il fabbisogno energetico del complesso è parzialmente soddisfatto dall’utilizzo di fonti rinnovabili quali collettori solari termici e pannelli fotovoltaici posti in copertura

SCHEDA Località Roma Anno di realizzazione 2010-2014 Committente Intecs SpA Progetto Modostudio, Sofia Cattinari Studio Ingegneria strutturale Ing. Gilberto Sarti Impianti e consulenza Casaclima Ing. Michele De Beni Prevenzione incendi Ing. Fernando Orlandi Direzione lavori Arch. Gaia Grossi Superficie 3.500 mq Impresa Cogei Costruzioni SpA, Cami Srl

Dall’alto, vista della corte interna. La corte permette una maggiore flessibilità degli spazi garantendo un’illuminazione naturale agli ambienti. Negli interni risaltano il calcestruzzo e le strutture verticali in acciaio (foto ©Julien Lanoo). Nel disegno, prospetto del’edificio e del Complesso Capannacce (courtesy Modostudio).

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› DESIGNCAFÈ

COLORE E MATERIA SECONDO LIBENSKIND

Visitabile fino al 24 maggio presso il Cortile Farmacia dell’Università Statale di Milano l’istallazione Future Flowers realizzata da Daniel Libeskind con la collaborazione di Oikos per il FuoriSalone 2015. “Una composizione dedicata alla gioia della luce, del colore e alla magia della linea retta”, come dichiarato dall’autore, che ha sviluppato tridimensionalmente un suo disegno della serie Chamber Works per creare un insieme di linee e piani strutturata su pannelli piegati, tagliati e arricchiti con i colori della nuova tavolozza sviluppata da Oikos con l’architetto statunitense.

Nelle immagini, l’installazione Future Flowers esposta in uno dei cortili dell’Università Statale di Milano.

CITTERIO & VIEL

Ritmo, interferenza costruzione, relazione

PRESENTATO PRESSO IL CORTILE D’ONORE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO DEEP WORDS LIGHT

NEL CORSO DELLA MILANO DESIGN WEEK USM, CHE 50 ANNI FA HA INVENTATO IL CONCETTO DI MODULARITÀ NEI SISTEMI DI ARREDO, HA PRESENTATO RETHINK THE MODULAR

CON COSENTINO AL FUORISALONE È l’installazione realizzata da Antonio Citterio Patricia Viel & Partners Studio in collaborazione con il Gruppo Cosentino nell’ambito della mostra evento Energy for Creativity, organizzata in occasione della Milano Design Week 2015. Interamente realizzato con la superficie ultracompatta Dekton® by Cosentino, il progetto trae ispirazione dal Teatro Olimpico del Palladio nel ricreare un palcoscenico all’aperto definito da 4 grandi steli e da una quinta a base triangolare. Composte ognuna da 15 lastre di 142x320 cm di Dekton® by Cosentino, le steli sono bilanciate alla base da una grande pedana di 17,50 x 7,35 m. Ogni lastra è caratterizzata da un testo inciso con un’innovativa tecnologia di fresatura sviluppata dal dipartimento R&S di Cosentino ed enfatizzato dalle luci radenti di Led incassati nella pedana. www.dekton.it

foto courtesy Cosentino

Parte del più ampio project50 promosso da USM Haller, annunciata come una delle esposizioni più ambiziose sulla modularità, rethink the modular analizza e reinterpreta un tema decisivo del designe e della progettazione di interni contemporanea. L’installazione presenta, insieme a pezzi storici, i lavori elaborati da un gruppo di studenti di sette università di design – tra cui l’AA di Londra e il Politecnico di Milano - messi a punto nel corso di un workshop intensivo organizzato dall’azienda svizzera. Gli studenti si sono concentrati sugli aspetti di dinamicità e comunicazione reinterpretando la modularità attraverso i temi del ritmo, dell’interferenza, della costruzione e della relazione. www.usm.com/project50

rethink the modular nell’interpretazione di Dimitri Bähler

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‹ DESIGN

INCONTRI

UNCONVENTIONAL SIMONE Doppio anniversario per Simone Micheli, 50 anni di vita e 25 di carriera, dall’Unicorno del 1990 alla società di progettazione Simone Micheli Architectural Hero fondata nel 2003. Sono centinaia i progetti sorprendenti e inconfondibili realizzati dall’architetto toscano con base a Firenze e a Milano, specie nel settore dell’ospitalità, delle spa e del benessere

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› DESIGN

La galleria espositiva New Urban Face realizzata nello Spazio ex Cobianchi di Piazza Duomo a Milano (foto ©Jürgen Eheim).

Parlaci dei tuoi maestri, di Koenig e di Giovanni Michelucci e della tua collaborazione con Bruno Zevi. Tre amici e ispiratori. Koenig fu il mio relatore di tesi alla Facoltà di Architettura di Firenze e mai i suoi consigli cesseranno di influenzare la mia filosofia progettuale. La visione secondo cui design e architettura sono creature ibride, per metà calate nella realtà e vincolate ai risultati imprenditoriali e per metà frutto di creatività e di orizzonti ideali, discende dalle intui zioni di Koenig che parlava del design come una strana creatura, simile a “un pipistrello mezzo topo e mezzo uccello”. L’amicizia e le discussioni che ebbi con Giovanni Michelucci e la seppur casuale quanto intensa collaborazione che mi legò a Bruno Zevi definiscono poi il compimento coerente del mio percorso formativo che da 25 anni è alla base della mia attività progettuale come un filo rosso che attraversa e unisce ogni opera. Oggi il contesto culturale e sociale è ben diverso da quello in cui operarono i miei mentori e dunque sono evidenti le differenze del mio fare architettonico, ma altrettanto chiare sono le connessioni che avvicinano il mio operato a quella concezione organica dell’architettura che Zevi teorizzò e che Michelucci mise in atto. Ti senti più architetto o designer? O ritieni che questa distinzione sia superata? Mi ritengo un progettista globale. La differenza tra design e architettura secondo me risiede nelle regole del gioco, ma il gioco nella sua essenza resta identico: migliorare la qualità della vita accrescendo il benessere, che è più di un fatto fisico: è esperienza sensoriale e mentale, emozione e stupore. Stupore e curiosità hanno mosso gli uomini fin dagli albori della nostra vita sulla Terra e

sono stati la spinta alla scoperta, all’invenzione e al progresso. Nelle mie opere cerco di ricreare lo stesso stupore e la stessa meraviglia affinché i fruitori si sentano stimolati e liberi di indagare dimensioni nuove per ritrovare se stessi, le proprie riflessioni autentiche, i propri desideri intimi e le originarie emozioni. La tua notorietà comincia con le istallazioni di Abitare il Tempo. Ci vuoi parlare di quell’esperienza? Riaffiorano antichi ricordi. Abitare il tempo mi ha tenuto a battesimo. Nell’89 partecipai alla prima conferenza stampa chiedendo a Carlo Amadori, poi diventato mio grande amico, se ci fosse spazio per un giovane come me, desideroso di creare e presentare il suo credo emotivo al mondo. A quei tempi l’entusiasmo veniva apprezzato e così, coinvolto in una mostra per la Regione Toscana curata da David Palterer e grazie alla collaborazione della Marioni Ceramiche di Calenzano, nac-

que il mio primo vaso, l’Unicorno. Negli anni seguenti incontrai numerosi compagni d’avventura (da Fumio Shimizu ad Alessandro Mendini, Achille Castiglioni, Ettore Sottsass e molti altri) e si susseguirono senza soluzione di continuità le mostre che ho curato a Verona e in giro per il mondo. Il mio rapporto con Verona è quindi inevitabilmente ricco di ricordi felici e momenti di magica condivisione, come quella che mi lega a Maurizio Marcato, abile interprete di molte mie architetture e grande amico sempre pronto a emozionarsi, a capire, indagare, scoprire. Sei molto conosciuto per l’architettura dell’ospitalità. Quali sono a tuo avviso le “varianti universali”, quelle valide a Gubbio come a Dubai, a Milano o a Macao, di un’efficace progettazione alberghiera? Credo che la risposta a questa domanda risieda nel far sì che ogni progetto sia concreta soluzione delle necessità reali e proprie dell’uo-

Un’immagine del MiSha, il ristorante del luxury hotel Seven Stars Galleria di Milano (foto ©Jürgen Eheim). In apertura, un ritratto di Simone Micheli di Maurizio Marcato.

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‹ DESIGN

In alto, la spa dell’Hotel Exedra a Milano (foto ©Jürgen Eheim). A destra, lo spazio espositivo L'Archivolto Events realizzato nel 2010 per l’omonima casa editrice milanese (foto ©Alberto Ferrero).

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mo; ogni progetto deve porsi l’obiettivo di generare benessere e di accrescere la qualità della vita di chi lo abiterà, anche solo temporaneamente. In questo consiste l’universalità del progetto, dal momento che anche l’essenza dell’uomo è universale. È poi necessario adattare l’obiettivo generale al contesto locale: non solo le caratteristiche del territorio o le esigenze del committente ma anche il background culturale di ogni diverso Paese, in modo che ogni fruitore possa dentro di sé pensare che “il progettista ha pensato proprio a lui, ai suoi bisogni e desideri specifici”. Bada bene, non si tratta di limitazioni ma di stimoli creativi. Ogni anno appaiono nuovi materiali di elevata qualità e prestazioni che facilitano il compito di disegnare lo spazio. Quanto ti hanno aiutato nel tuo lavoro di progettazione e quanto viceversa il progettista aiuta l’industria a fare ricerca e innovazione? Come vivi questa simbiosi, se esiste? Certo che esiste! L’attenzione verso i materiali è essenziale per la riuscita del progetto. La sua forma così come le sue capacità di svolgere la funzione propria sono intrinsecamente legate al tipo e alla qualità dei materiali utilizzati. Ogni materia ha caratteristiche peculiari, prestazioni particolari, qualità specifiche e situazioni in cui riesce meglio a tirar fuori i tratti distintivi. È compito basilare del progettista conoscerle e utilizzare i materiali che meglio rispondono alle esigenze dell’opera. Ogni materiale ha un’anima che legandosi agli altri spiriti deve conferire vita al progetto. I materiali sono i principi

primi di ogni progetto ed è attraverso le loro combinazioni e relazioni che l’opera architettonica prende vita. La ricerca industriale amplia le possibilità di scelta del progettista. Nello stesso tempo però è proprio al progettista che spetta il compito di conoscere e interpretare i bisogni degli uomini trasformando una richiesta in un oggetto concreto che la soddisfi. È in questo processo di interpretazione dei sogni, dei desideri, delle volontà anche più intime dell’uomo che si verifica la simbiosi. Riferendo all’industria le richieste degli utenti, guidando e contribuendo alla ricerca e al progresso scientifico, il progettista si pone al centro di un sistema di scambi e relazioni, portando l’umanità a scoprire nuovi orizzonti e nuove possibilità

di espressione e cultura. Spesso il progettista deve osare, squarciare il velo delle consuetudini affinché gli spiragli del prossimo futuro illuminino già frammenti del presente. Intervenire sull’esistente è difficile ma necessario. Come sono i tuoi “innesti”, come si relazionano con il luogo, la cultura che “incorpora” e le mutate esigenze che impongono un uso diverso degli spazi? Come Baudelaire, anch’io sostengo che ogni epoca ha la sua forma di bellezza, manifestazione effimera di una bellezza eterna universale e inafferrabile. Dal passato si deve apprendere e trarre insegnamento senza replicarlo passivamente ma ogni tentativo di riportarlo in vita è vano. Le grandi cattedrali medievali mostrano il sudo-


› DESIGN

IMMAGINAZIONE E COERENZA

re e la fatica impiegata per realizzarle; riprodurle oggi significherebbe soltanto realizzare contenitori vuoti e falsi. Nelle fattezze irregolari e mai identiche del mattone è presente il lavoro degli uomini; pretendere di raggiungere lo stesso risultato attraverso le tecniche seriali della moderna industria equivale a raccontare una menzogna. I miei “innesti” manifestano la volontà di riportare in vita il passato in maniera anticanonica e innovativa, affinché esso dialoghi e si confronti con il presente, mostrando inoltre i frammenti di visioni future. Le differenze e le peculiarità di ogni epoca devono essere esaltate, i materiali e le tecniche differenti vanno messe a confronto. Prendi ad esempio RubensLuciano Offices & Showroom, una vil-

la veneta sulla Riviera del Brenta trasformata in spazio di lavoro. Nel mio progetto di interior design e illuminotecnico la simmetria e l’ordine settecentesco si amalgamano armonicamente e organicamente con la fluidità e la purezza delle forme nuove, la consistenza materica dei dettagli in pietra e il meraviglioso soffitto a cassettoni dialogano per aperto e manifesto contrasto con il rigore degli spazi interni, con il parapetto in cristallo e con l’elevato gradiente tecnologico che in ogni ambiente favorisce l’interazione con l’uomo. Il candore e la trasparenza in alta definizione permettono di leggere il passato, valorizzandone e ripercorrendone l’antica intensità, in uno spazio adatto alle richieste contemporanee del committente

Dall’alto in senso antiorario, il Barcelò Milan Hotel, il ristorante Aquadulza a Maccagno, Varese (foto ©Jürgen Eheim) e il Wellness & Beauty Center realizzato all’interno del New York Palace Hotel di Budapest (foto ©S.M.A.H).

Un hotel competitivo deve stupire, offrire benessere e attrarre. Ma per gli investitori la sperimentazione è un rischio da evitare, spesso semplicemente cambiando nome a modelli superati che anche le catene internazionali stanno ormai abbandonando. Secondo Simone Micheli l’hotel di successo dovrà assomigliare sempre più a un’opera d’arte: per unicità, straordinarietà, coerenza. Ma a differenza di un’opera d’arte dovrà essere progettato con precisione millimetrica, come si fa con il design industriale. Tutto conta: gli aspetti prettamente architettonici come lo spazio, la luce, i colori, e quelli gestionali, del servizio al cliente, della tecnologia e le strategie logistiche. Fare contract significa sviluppare un processo propositivo globale con una regia intelligente che eviti incongruenze e inefficienze economiche. Basato su decenni di esperienza dell’autore nel settore e con il contributo di 26 esperti (docenti, manager, imprenditori, gestori di patrimoni alberghieri e consulenti di marketing), Progettare l’hotel opera è un testo prezioso per chiunque, progettista o manager, operi nel settore alberghiero. Progettare l'hotel opera Visioni, percorsi, direzioni progettuali dal Grand Hotel a oggi Simone Micheli Editore Franco Angeli 192 pp – euro 25,00 ISBN 978-88-917-0506-8

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‹ PREMI

PREMIO CARLO SCARPA PER IL GIARDINO 2015

ALLA RICERCA DELLA CONCA D’ORO

XXVI EDIZIONE DEL PREMIO CARLO SCARPA Treviso, Fondazione Benetton Studi Ricerche

Mostra fino al 5 luglio 2015

Dopo le Cave di Cusa nel 1999 il premio Carlo Scarpa torna in Sicilia, dedicato questa volta a Maredolce - La Favara, un luogo nel cuore del quartiere Brancaccio che conserva la memoria del paesaggio arabo e normanno di Palermo

Sopra il titolo, il quartiere Brancaccio e Maredolce-La Favara, con la borgata di Ciaculli e gli agrumeti in primo piano; a destra, il palazzo della Favara visto da est e un particolare del sistema di irrigazione (foto di Margherita Bianca - Fondazione Benetton Studi Ricerche, 2015).

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Prezioso frammento di un mosaico perduto, circondato e compresso da alte cortine di edifici e infrastrutture stradali che ne hanno scomposto l’originario perimetro, dimenticato nella topografia e nella percezione degli abitanti, all’origine La Favara (dall’arabo fawwarah, fonte che ribolle) era un luogo paludoso alimentato dalle sorgenti del vicino Monte Grifone e dal fiume Oreto che sofisticati interventi idraulici trasformarono in bacino di irrigazione di colture pregiate: agrumi, canna da zucchero, oliveti e vigneti. Divenne un lago così esteso da essere chiamato maredolce al confronto col vicino mare, con un’isola al centro celebrata da poeti e viaggiatori, e tra le molte architetture, di residenza e di servizio, vi sorse il castello di Maredolce, luogo “di sollazzo” di Ruggero II per la bellezza dei giardini, i piaceri della caccia e, ci piace credere, per il diletto che l’incontro di culture diverse e il confronto di idee crea nell’architettura, nel paesaggio e nei luoghi. Del bacino, da lungo tempo scomparso e divenuto terra coltivata, rimane l’impron-

ta orografica, mentre nel palazzo e nel suo intorno gli spazi e le testimonianze ancora presenti sono stati di recente oggetto di indagine storica e di restauro, così che oggi Maredolce - avamposto di uno stretto ventaglio di paesaggi superstiti che disegna verso sud un mirabile mosaico di ambienti coltivati, residuo ultimo della Conca d’Oro, che qui prendono il nome di “giardino” - inizia a svelarsi agli occhi degli abitanti come un luogo nel quale riconoscere il passato della propria cultura e una ritrovata attitudine verso il paesaggio. Presentata poche settimane fa in Triennale a Milano, la campagna 2015 del Premio Carlo Scarpa per il Giardino prosegue a Treviso presso la sede della Fondazione Benetton Studi Ricerche e il Teatro Comunale della città con l’inaugurazione, l’8/9 maggio, della mostra dedicata a Maredolce - La Favara e la cerimonia ufficiale di consegna del sigillo di Carlo Scarpa. Altre iniziative sono in programma per l’autunno a Parigi, Granada e Palermo


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