IoArch 112 - Jul/Aug 2024

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ioArch

Vi presentiamo Pietra Kode: le pietre italiane di un tempo ricodificate da DEKTON per l’architettura di domani.

VICENZA KODE

TRAVERTINO KODE CEPPO KODE

NEBBIA
GRAFITE SABBIA MARMORIO CEPPO

ON TIME new version

Project: New SDA Bocconi campus Rome, Italy
Architect: Il Prisma
Photo
© Moreno Maggi

SOMMARIO

ioArch 112

DESIGNCAFÈ

10 Gae, la progettista totale | TRIENNALE MILANO

14 Manipolazione dell’immaginario | MART ROVERETO

18 La regina viarum | PARCO ARCHEOLOGICO DELL’APPIA ANTICA

20 Riccardo Morandi | LE STORIE DI LPP

24 Quando l’arte rafforza l’impresa | FONDAZIONE CASOLI

26 Povere creature | MAN NUORO

30 Capital Brutalism | NATIONAL BUILDING MUSEUM WASHINGTON

194 Avanguardia Ucraina | ROYAL ACADEMY OF ARTS LONDRA

72 | 162 | 180 | Libri

REPORT

32 La progettazione d’interni è ancora figlia di un dio minore? di Aldo Norsa

FOCUS

44 Il verde come strumento di progetto | USM

46 Hydra, la tenda a pergola | KE

WORK IN PROGRESS

48 Settimo Milanese | MAB. COMPLESSO RESIDENZIALE 50 Parabiago | DAP STUDIO. POLO CULTURALE 52 Venezia | DAVIDE MARAZZI. IL BOSCO DELLO SPORT

San Giuliano Terme | L22. IL NUOVO POLO DELLA SCUOLA SANT’ANNA 56 Abruzzo | LAP. LE SCUOLE CONSAPEVOLI

58 Roma | ADAT STUDIO. MUSEO DELLA SCIENZA

60 Manhattan | RAFAEL VIÑOLY. THE GREENWICH

LPP - ARCHITETTI ITALIANI I profili di Luigi Prestinenza Puglisi

62 Labics

TRASFORMARE RELAZIONI - TOTALLY CONNECTED di Carlo Ezechieli 73 Nostalgia del futuro | NERI&HU

ARCHIWORKS 86 Restauro del memoriale Brion | GUIDO PIETROPOLI

Medtec School | FILIPPO TAIDELLI

Pareti in sughero come i lecci del parco | ESTUDIO ALBAR

Un accogliente presidio alpino | CLAUDIO LUCCHIN

SOMMARIO io Arch 112

PROGETTARE PER L’OSPITALITÀ

108 ROMA

Il luogo dove la storia prende vita | ACPV ARCHITECTS

114 ROMA Il razionalismo si veste di verde | 3C+T CAPOLEI CAVALLI

120 MILANO

Custodire il passato. Vivere il presente | STUDIO MARCO PIVA

126 TIROLO

Integrare paesaggio e architettura | G22 PROJECTS

130 PADOVA

Limitare l’impatto ambientale del turismo | STUDIO APOSTOLI

134 GUASTALLA

Passato agricolo e involucro contemporaneo | ARCHIPLAN STUDIO

140 BRUCOLI

Abitare in un faro con vista sull’Etna | ITINERA

144 BUDAPEST

Dorothea Hotel | LISSONI & PARTNERS

148 BUDAPEST

Eclettismo anticonformista ungherese | BOWLER JAMES BRINDLEY

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile

Sonia Politi

Comitato di redazione

Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli

Antonio Morlacchi, Sonia Politi

In copertina Baldessari e Baldessari

Concept per il bistrot del Mart di Rovereto.

Contributi

Filippo Cannata, Luisa Castiglioni, Giorgio Donà, Carlo Ezechieli

Roberto Malfatti, Aldo Norsa, Mario Pisani, Luigi Prestineza Puglisi

Ludovica Serafini e Roberto Palomba

Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

150 MILANO

Contraste, a cena come a teatro | DEBONADEMEO STUDIO

154 ROVERETO

La sera ci troviamo al Mart | BALDESSARI E BALDESSARI

158 PALERMO

LUCE

Sartoria, un progetto che gioca sulla luce e sul colore | MADONIA

160 Ospitalità, benessere su misura | FILIPPO CANNATA

DOSSIER CUCINA E BAGNO

164 La cucina tra arredo e funzionalità | GIORGIO DONÀ

172 Chi dice bagno dice... | LUDOVICA SERAFINI E ROBERTO PALOMBA

ELEMENTS a cura di Elena Riolo

181 Milano Design Week

181

Marketing e Pubblicità

Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

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Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004

Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540

Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

Dal 22 maggio 2024 al 12 gennaio 2025 in Triennale Milano è allestita la mostra Gae Aulenti (1927-2012), realizzata in collaborazione con l’Archivio Gae Aulenti e curata da Giovanni Agosti con Nina Artioli, direttrice dell’Archivio Gae Aulenti, e Nina Bassoli, curatrice per Architettura, rigenerazione urbana e città di Triennale Milano.

Sotto. Parigi, Musée d’Orsay, 1986. Foto di Mario Carrieri. A destra, dall’alto in senso orario. La mostra apre con la ricostruzione dell’Arrivo al Mare, realizzata per la XIII Triennale del 1964. Foto Alessandro Saletta DSL Studio. La Gae, foto ©Cesare Colombo Courtesy Archivio Cesare Colombo. Disegno di Sgarsul per Poltronova ©Aga.

GAE, LA PROGETTISTA TOTALE

LA MOSTRA DEDICATA A GAE AULENTI (1927-2012), IN

TRIENNALE MILANO FINO AL 12

GENNAIO 2025, RICOSTRUISCE

IN MANIERA SPETTACOLARE

IL PERCORSO UMANO E LA CARRIERA DI UNA DELLE PRIME

PROFESSIONISTE DONNA

ITALIANE

La mostra monografica dedicata a Gae Aulenti, in Triennale Milano fino al 12 gennaio 2025, è un insieme di ambienti in scala 1:1 che ricrea alcuni degli interni e delle scenografie prodotte nella sua lunga carriera. Attorno a queste ‘stanze’, con documenti anche inediti scorre la vita privata della Gae, dal primo viaggio a Praga nel 1947, al Festival mondiale della gioventù comunista, alle critiche rivolte alla postmoderna piazza Cadorna dalle pensiline rosse e verdi e con gli innesti grafico-scultorei di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen.

Una piazza ‘teatrale’ come le scenografie che Gae Aulenti realizzò a partire dal 1974 (ricostruita nella mostra quella dell’Elektra di Richard Strauss, diretta da Giuseppe Sinopoli nel 1994 al Teatro alla Scala per la regia di Luca Ronconi).

Nel 2012, poche settimane prima della scomparsa e da poco conclusi i lavori per Palazzo Branciforte a Palermo, sede della Fondazione Sicilia, Triennale Milano le consegnò la Medaglia d’Oro alla carriera.

Una carriera iniziata negli anni Cinquanta

nella redazione della Casabella diretta da Ernesto Nathan Rogers e proseguita coltivando e tenendo insieme i molteplici aspetti della disciplina architettonica.

In alto, la ‘stanza’ che ricorda lo showroom

Fiat realizzato da Gae

Aulenti a Zurigo. Foto

©Alessandro Saletta

DSL Studio.

Sopra, Milano, Piazza

Cadorna (2000), foto

©Guia Sambonet.

Gli oggetti che disegnava – alcuni diventati oggetti di culto, come le lampade Pipistrello, Bugia e Cestello o il Tavolo con ruote – nascevano per completare le architetture degli interni; il progetto dello spazio si sviluppava intorno al percorso artistico, come nel Museé d’Orsay di Parigi, forse il suo intervento più conosciuto, che la tenne impegnata per dodici anni, o nella

ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia. Curato da Giovanni Agosti, che l’ha ideato, insieme a Nina Artioli e Nina Bassoli, l’allestimento di Gae Aulenti (1927-2012) è realizzato da Tspoon.

Insieme ai partner istituzionali di Triennale Milano, la mostra è sostenuta anche da Regione Umbria, Camera di Commercio dell’Umbria e Martinelli luce. Technical Partner iGuzzini ■

MANIPOLAZIONE

DELL’IMMAGINARIO

DA UN’IDEA DI VITTORIO SGARBI, FINO ALL’1 SETTEMBRE AL MART DI ROVERETO

LA GRANDE ESPOSIZIONE ARTE E FASCISMO INDAGA L’ARTE DEL VENTENNIO

Tra pittura, scultura, manifesti, documenti e materiali, la mostra del Mart Arte e Fascismo, curata da Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, espone 400 opere di architetti e artisti come Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt, Arturo Martini, Marino Marini, Massimo Campigli, Achille Funi, Fortunato Depero, Tullio Crali, Thayaht, Renato Bertelli, Renato Guttuso.

Nell’allestimento di Baldessari e Baldessari (progetto grafico di Cesaretti + Polizzi), il percorso è organizzato in otto sezioni cronologiche e tematiche, una delle quali dedicata all’architettura, considerata dal fascismo la più

Fortunato Depero Il Duce nel mondo 1934.

Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Fondo Depero.

importante tra le arti per il suo ruolo nella rappresentazione del potere e nella costruzione di una nazione moderna. In mostra disegni, progetti, modelli e fotografie, per la maggior parte provenienti dall’Archivio del ‘900 del Mart, di opere di Angiolo Mazzoni, Marcello Piacentini, Adalberto Libera, Luciano Baldessari, Figini e Pollini, Mansutti e Miozzo, Giuseppe Terragni.

Al contrario di altri regimi, in Italia almeno fino al 1938 quello fascista non impone uno stile ma fa proprie alcune delle tendenze artistiche che si affermano in quel periodo.

Da destra in senso orario.

Olmedo Mezzoli (Milano 1908 - 1982), In palestra 1940 Mart. Collezione Vaf-Stiftung.

Roberto Iras Baldessari (Innsbruck, 1894 - Roma 1965), Luna (Ritratto del duce), 1934. Mart.

Antonio Maria Morera Navigatore, 1937, Iotti Antichità.

Uno straordinario apparato di premi, esposizioni pubbliche, convenzioni e mostre delinea un sistema delle arti organizzato che permette di intercettare gli artisti più significativi, di sostenerne l’opera e di inglobarli per dare voce ai temi e ai miti dell’ideologia di regime. Il rapporto stesso tra gli artisti e il potere non è definito né unico. Accanto a fascisti dichiarati, come Depero e Sironi, altri si muovono, più o meno distanti ma comunque presenti nel panorama italiano del tempo. Si sviluppa così un’eterogenea e dinamica

presenza di espressioni e correnti. Accanto al persistere di ricerche di avanguardia legate al Futurismo, si delinea una linea di ‘ritorno all’ordine’ – che confluisce nel movimento del Novecento italiano, creato da Margherita Sarfatti – funzionale all’affermazione della tradizione italiana. Anche questa tendenza trova varie declinazioni, dal rinnovato sguardo ai maestri antichi fino a più radicali affermazioni di un’arte di propaganda volta alla costruzione del consenso.

Realizzata in collaborazione con Trentino

Marketing e Azienda per il Turismo Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo e sostenuta da Casse Rurali Trentine, la mostra Arte e Fascismo è aperta dal martedì alla domenica (h. 10-18, ven. fino alle 21) ■

Sopra. Sergio Musmeci e Zenaide Zanini Cavalcavia sulla via Appia Antica, Roma 1980-99: prospetto (Fondazione Maxxi Roma).

A destra. Francesco Jodice, Via Appia 2024, epigrafe cementizia in via di Porta San Sebastiano.

Promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura con l’organizzazione di Electa, L’Appia è moderna è curata da Claudia Conforti Roberto Dulio Simone Quilici e Ilaria Sgarbozza. Progetto espositivo di Piovenefabi.

LA REGINA VIARUM TRA L’ANTICO E LA MODERNITÀ

LA MOSTRA L’APPIA È MODERNA, A ROMA PRESSO IL CASALE DI SANTA MARIA NOVA FINO AL 13 OTTOBRE, RESTITUISCE IL DISEGNO CHE IL NOVECENTO HA IMPRESSO A UNA DELLE PIÙ NOTE VIE CONSOLARI, PARTE VIVA E ATTIVA DELLA CITTÀ CONTEMPORANEA

Il catalogo di Electa è illustrato in copertina da una foto di Francesco Jodice che riprende un dettaglio della proprietà De Laurentiis-Mangano.

“La classicità – scriveva nel 1937 Margherita Sarfatti – è antiromantica, antiborghese, estranea al culto feticistico della ruina”. Ma le dimore che sorgono lungo l’Appia nella prima metà del Novecento – tra gli autori Marcello Piacentini, Raffaele De Vico, Enrico Del Debbio – si conformano a quell’immaginario rusticheggiante e archeologizzante sostenuto dall’ideologia dell’epoca. Un immaginario poi ripreso dai divi di Cinecittà: piscine moderne e classici ninfei accendono l’interesse popolare e si attestano come immaginario alternativo, opposto a quello elitario e prescrittivo del “più grande museo archeologico a cielo aperto”. Ma la modernità della via consolare non risiede solo in quest’anima ‘pop’, che inizia sui rotocalchi negli anni Cinquanta e prosegue, a distanza di decenni, anche nel cinema e nelle serie televisive. Ve n’è un’altra che, sfidando gli stereotipi, vuole reimmettere l’Appia nei flussi

della contemporaneità urbana con i progetti, realizzati o solo immaginati, di Luigi Moretti, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Lucio Passarelli. Significativo di quest’anima il ponte – uno degli snodi più articolati della tangenziale est – progettato da Sergio Musmeci e completato nel 1981.

Il merito della mostra, organizzata in cinque sezioni che prendono in considerazione anche i fermenti artistici legati all’area, consiste nel fatto, come ricorda Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività Contemporanea, che “molti conoscono l’appassionata battaglia condotta nel secondo dopoguerra da Antonio Cederna per la tutela dei monumenti e del paesaggio dell’Appia. Molto meno noti sono gli interventi, attuati o solo progettati, che miravano a inserirla nella modernità”

Completa il percorso il personale racconto – in otto fotografie – di Francesco Iodice ■

di lpp

RICCARDO MORANDI l’eleganza dell’ingegneria italiana

di Luigi Prestinenza Puglisi

Illustrazioni di Roberto Malfatti

Il ponte Morandi a Genova, completato nel 1965 e crollato il 14 agosto del 2018, è stata una costruzione prodigiosa, un miracolo della tecnica. A partire dalle sue ampie luci e dal fatto che è stato costruito letteralmente in aria. Infatti, il tratto di autostrada sarebbe dovuto passare sopra la linea ferroviaria, il torrente Polcevera e un insediamento abitativo, senza toccare, anche in fase di cantiere, nulla, lasciando cioè scorrere inalterata la vita che si svolgeva sotto.

Riccardo Morandi era, insieme a Pier Luigi Nervi, uno dei maestri della scuola di ingegneria italiana, unanimemente considerata la più importan-

te al mondo. Scuola che vantava, oltre ai due, numerosi personaggi di primissimo piano: basti citare Silvano Zorzi e Sergio Musmeci. Professionisti che, con un regolo calcolatore in mano, sono in grado di compiere prodigi riuscendo a immaginare strutture leggere con luci libere di centinaia di metri per infrastrutturare un Paese in quegli anni in poderosa crescita.

Il 14 agosto del 2018 della gloriosa tradizione, sviluppatasi tra gli anni Cinquanta e Settanta, si è però da tempo persa traccia, a causa di una cultura architettonica sempre più masochista che tende a vedere questi personaggi non più come

protagonisti ma alla stregua di cementificatori, rispetto ai quali contrapporre i miti dell’ecologia dei cespugli verdi e della decrescita felice. Ed è chiaro che a questo punto il dramma del crollo del ponte sarebbe stato attribuito alla hubris di queste forze del male tecnologico e non alla condotta demenziale di un Paese che se ne infischia della manutenzione del suo patrimonio di opere e non si cura se i carichi di esercizio di una infrastruttura si sono decuplicati.

Morandi e Nervi avevano concezioni diverse, se non diametralmente opposte. Per Nervi una buona struttura produceva una immagine architettonica convincente. Per Morandi non era affatto detto. Per ogni problema erano possibili decine di soluzioni ma solamente alcune erano accettabili dal punto di vista estetico. Interrogato su questa affermazione, Morandi se la cavava affermando che i buoni progetti erano generati da una componente inconscia che non può essere descritta ulteriormente.

In realtà due criteri li aveva ben presenti. Il primo era l’inserimento nell’ambiente. Non mimetico ma tale da qualificarlo con strutture in grado di competere per eleganza e leggerezza con la natura stessa. Competizione che poteva avvenire a questo punto grazie al secondo criterio: il contrasto tra forze. Mentre Pier Luigi Nervi lavora per forma, cioè attraverso strutture che ottimizzano con la propria geometria il gioco delle forze, Morandi lavora per compensazione, cioè per contrapposizione. Se, per capirci con un esempio, una trave è soggetta a torsione, cerca di inserire una componente che esercita una contro-torsione, rendendo inutile l’utilizzo di grandi sezioni resistenti. Lo stesso per le travi che terminano con sbalzi, messi in ulteriore tensione da tiranti, che ridimensionano il momento flettente in mezzeria. E soprattutto con l’utilizzo della precompressione delle armature, che rende la zona tesa della trave più resistente e quindi consente l’utilizzo di altezze e larghezze ridotte. Una sua specialità questa, sancita da numerosi brevetti.

Le strutture pertanto hanno sempre un visibile

A sinistra. Il ponte Bisantis (1958-1962) che con una sola arcata collega il centro di Catanzaro con il rione De Filippis e la periferia nord della città.

A destra. Mensole sbalzi, travi e telai del cinema Maestoso.

Riccardo Morandi.

carattere dinamico. Bruno Zevi lo aveva notato affermando che le opere di Morandi “sembrano raggelate un momento prima del crollo”, una frase che solo gli stupidi hanno interpretato come profezia del disastro del ponte di Genova. Philip Johnson aveva inoltre affermato che “Nervi è stato per me un grande progettista di coperture, le più belle coperture del mondo, ma Morandi ha maggior classe, una maggiore carica progettuale di base, e realizza dei magnifici ponti, delle strutture molto belle, bellissime”. Morandi, tra il 1902, anno della nascita, e il 1984, anno della morte, realizza una quantità impressionante di opere, tutte di eccellente qualità. Comincia con strutture modeste, continua con la realizzazione di numerose sale cinematografiche che con capienze che superavano le 2.000 persone, sono oggetti molto interessanti dal punto di vista statico: tra questi il Maestoso a Roma con i suoi telai zoppi, credo sia il suo capolavoro. La sua fama deriva prevalentemente dai ponti. Sperimentatore nato, inventa sistemi leggeri, funzionali, economici e facilmente realizzabili nelle

situazioni orografiche più disagiate. Suo è il ponte Amerigo Vespucci sull’Arno a Firenze (195456), un capolavoro di eleganza e di inserimento ambientale. Per questa sua abilità riconosciuta universalmente è chiamato a realizzare impegnativi progetti all’estero e tra questi il Ponte sulla laguna di Maracaibo (1957-62), gigantesco con i suoi 8.678 metri, caratterizzato da cinque grandi campate di 235 metri l’una. Morandi ha un ruolo formidabile nella realizzazione della città industriale di Colleferro, che lo vede impegnato a partire alla metà degli anni Trenta: mostrandosi un progettista versatile in grado di disegnare le tipologie edilizie più disparate, dalla chiesa, alla colonia operaia, agli stabilimenti industriali.

Realizza strutture di grande impegno, quali le aviorimesse Alitalia di Fiumicino e il centro di manutenzione per il Boeing 747, tra il 1961 e il 1970, e il padiglione interrato per il Salone dell’automobile di Torino (1958-59), un altro dei suoi capolavori, che fa pensare a un’estetica nutritasi dell’apporto migliore del futurismo ■

Il ponte strallato General Rafael Urdaneta in Venezuela (1962) attraversa per 8.678 metri lo stretto che separa il Mar dei Caraibi dal lago di Maracaibo. Illustrazione ©Roberto Malfatti.

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QUANDO L’ARTE RAFFORZA L’IMPRESA

L’OPERA COLLABORATIVA DI AGOSTINO IACURCI CON FONDAZIONE ERMANNO CASOLI

La Fondazione Ermanno Casoli, nata nel 2007 in memoria del fondatore di Elica Ermanno Casoli, promuove iniziative in cui l’arte contemporanea diventa uno strumento didattico e metodologico capace di migliorare gli ambienti di lavoro e di innescare processi di crescita e di coinvolgimento dei dipendenti. Il premio omonimo è concepito come una commissione che la fondazione affida a un artista per realizzare un’opera d’arte permanente in un’azienda, con la partecipazione attiva delle persone che vi lavorano.

Quest’anno, vincitore della xxii edizione del premio Ermanno Casoli, a cura di Marcello Smarrelli, è Agostino Iacurci che ha realizzato un’opera site-specific nel nuovo stabilimento

di Airforce a Cerreto d’Esi (Ancona), azienda del gruppo Elica fondata nel 1997 a Fabriano, specializzata in sistemi di aspirazione per la cucina.

L’installazione Fiori diversi al naturale, composta da dipinti su carta, interventi pittorici, elementi scultorei e piante, è stata realizzata tramite workshop guidati da Iacurci e Smarrelli con la collaborazione di tutti i dipendenti dell’azienda – circa 100 persone con profili professionali eterogenei, senza alcuna distinzione organizzativa – trasformando un’ampia porzione della sede, finora utilizzata solo come area di transito, in un luogo di sosta e incontro. Ciascuno dei partecipanti ha realizzato il disegno di un fiore, contribuendo a creare un

Agostino Iacurci, Fiori diversi al naturale, 2024 china su carta fatta a mano, legno, vetro idro-smalto su muro pavimento in resina sintetica, lamiera e tubolari di ferro, smalto, ferramenta, mastelli, terriccio, piante vive.

Foto ©Lorenzo Palmieri.

Nella foto, Francesco Casoli, Agostino Iacurci, Viviana Cattelan, Cristina Casoli e Marcello Smarrelli.

erbario concepito dall’artista come un ritratto collettivo della popolazione aziendale. Il giardino, destinato a crescere e a svilupparsi nel tempo grazie alle cure e all’impegno attivo delle persone che vivono l’azienda, diventa così un simbolo tangibile della loro volontà di radicarsi e crescere insieme come una comunità coesa e collaborativa.

L’installazione è completata da elementi scultorei – le fioriere con le loro sedute – disegnati dall’artista con l’apporto di Startt, studio di architettura e trasformazioni territoriali di Roma ■

Foto ©Culto Productions
Malvasia
Design Francesca Lanzavecchia s-cab.it

POVERE CREATURE

AL MAN DI NUORO LA MOSTRA DIORAMA GENERATION EARTH PROPONE

L’ILLUSIONE DI UN MONDO VEROSIMILE

Il Man di Nuoro si trasforma in un gigantesco diorama – illusione di un mondo verosimile, dispositivo usato soprattutto nei musei di storia naturale per illustrare gli ambienti della biosfera – con la mostra Diorama - Generation Earth , in programma fino al 10 novembre 2024.

Derivato dal greco dià (attraverso) e òrama (visione), diorama significa vedere attraverso o all’interno di qualcosa. In questo caso, attraverso spaccati di mondi naturali e innaturali, popolati di creature e vegetazioni reali o ricreate, in una prospettiva che rende sempre più ambiguo il limite fra autentico o generato dall’intelligenza artificiale. Ripensare la nostra relazione con il pianeta implica la ricerca di nuovi linguaggi e forme di comunicazione, essenziali per rinnovare le connessioni tra il mondo umano e quello non umano.

In alto. Wangechi Mutu, Untitled, 2004. Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano.

Accanto. Thomas Grünfeld, Misfit (pavone e pinguino), 2005. Tassidermia. Collezione Jan Peter Kern, Germania. ©2024 l’artista e ©Siae.

WELLBEING ACOUSTIC TECHNOLOGIES

Acoustic lamps

Acoustic curtains

Acoustic panels

Acoustic furniture

Acoustic textiles

Da sinistra, in senso orario.

Susanna Bauer, Spring Song lX, 2024.

Thomas Grünfeld Misfit (pecora e bulldog francese), 2022 tassidermia, galleria MassimoDeCarlo ©2024 l’artista e ©Siae.

Théo Massoulier, CriSpr II, 2023. Meessen Bruxelles.

Thomas Thwaites GoatMan, 2016.

Foto ©Sarah Illenberger Grapevine with Balloons, 2024.

È dalla convinzione di dover partecipare attivamente a questo processo di reinvenzione che nasce la mostra a cura di Chiara Gatti ed Elisabetta Masala in collaborazione con Storyville.

Gli artisti selezionati, come Vanessa Barragão, Mariko Kusumoto, Sarah Illenberger, Bauer Massoulier, Thomas Grünfeld, Wangechi Mutu, offrono attraverso le loro opere, fra dipinti e sculture, installazioni e video, un ventaglio di interpretazioni dall’invenzione del paesaggio naturale alle visioni dell’intelligenza generativa.

L’esposizione torna a proporre al pubblico una esperienza di ‘attraversamento’ del museo, già sperimentata nel 2022 con la mostra Sensorama , interrogandosi ancora una volta su temi di attualità ■

CAPITAL BRUTALISM

STORIA E FUTURO DEGLI EDIFICI PUBBLICI IN BETON BRUT DI WASHINGTON IN UNA MOSTRA AL NATIONAL BUILDING MUSEUM

Non solo il neoclassico del Campidoglio e della Casa Bianca: a Washington DC molti edifici pubblici, costruiti negli anni della Guerra Fredda, sono in stile brutalista. Adottato principalmente per ragioni economiche, il cemento armato a vista ha dato vita a capolavori come il Weaver Building e l’Humphrey Building di Marcel Breuer.

Per quanto generalmente odiati dall’opinione pubblica, che ha definito la sede dell’Fbi di Charles Murphy il più brutto edificio del mondo, anche negli Stati Uniti cresce un movimento che ne reclama la conservazione. Tema difficile, data la natura rigida di questi blocchi per uffici del passato, difficilmente adattabile

alle esigenze e alle performance energetiche attuali, ma a maggior ragione importante, oltre che per motivi culturali, per la necessità di contenere l’impatto ambientale nel mondo delle costruzioni.

Così, oltre a ricostruire – attraverso documenti, disegni originali, modelli e un reportage fotografico di Ty Cole – la storia e la presenza nel paesaggio urbano di sette edifici di Washington emblematici del periodo e dello stile brutalista, la mostra Capital Brutalism (al National Building Museum di Washington DC fino al 17 febbraio 2025) presenta una serie di ipotesi di riuso elaborate da noti studi di architettura statunitensi – Studio Gang, Brooks + Scarpa,

Dall’alto in senso orario. Humphrey Building. Foto ©Ty Cole.

Hirshhorn Museum parte del complesso dello Smithsonian com’è e come potrebbe essere con la ‘bolla’ gonfiabile immaginata nel 2009 da Diller Scofidio + Renfro. Il progetto The Bubble venne cancellato nel 2013 per preoccupazioni relative ai costi.

Diller Scofidio + Renfro, Gensler e Bldus – che, insieme a gruppi di studenti della School of Architecture dell’università del Nevada di Las Vegas hanno immaginato possibili futuri per queste architetture ■

La progettazione d’interni è ancora da considerare figlia di un dio minore?

Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 70 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

Nell’annuale classifica delle 200 maggiori società di architettura (e design) italiane predisposta dalla società di ricerca Guamari una quota importante è rappresentata dalla progettazione di interni. In base ai bilanci 2022 (non essendo quelli del 2023 ancora disponibili in toto) le specializzate in interiors rappresentano infatti il 6,2 per cento (che equivale a circa 48 milioni) della cifra d’affari totale (il grosso dell’attività è attribuibile alla progettazione architettonica e a quella integrata all’ingegneria), ma sono numerose le realtà, soprattutto al vertice, che al proprio interno possono contare su una divisione ad-hoc. Tenendo presente che la progettazione di interni, al livello delle maggiori società, ha come principale mercato il terziario (oltre a uffici, anche attività alberghiere e commerciali) seguito dal residenziale (in senso lato, con specializzazioni quali gli studentati, le residenze per anziani).

Scorrendo le prime posizioni della classifica Guamari si notano: Lombardini22, che tra i ben 16 brand tramite i quali opera ne conta almeno quattro di interior design (Degw, Eclettico, L22 Living e L22 Retail); Acpv Architects, che fino al 2020 poteva contare su una società specializzata oggi incorporata; Archea Associati che ha al suo interno un dipartimento dedicato che vale il 20 per cento del fatturato; Luca Dini Associati – a cui nel maxi-intervento Neom in Arabia Saudita è stata riservata l’isola di Sindalah – che offre servizi di progettazione completi, dall’urban all’interior design residenziale e ricettivo (senza dimenticare che all’origine di tutto vi è la specializzazione negli interni degli yacht, svolta ancor oggi da una società ad-hoc); Progetto Cmr che opera nel settore tramite una business unit trasversale alle sue nove società specializzate.

Altre grandi realtà imprenditoriali preferiscono scindere l’attività nell’architettura da quella negli interni operando con società distinte: è il caso di Lissoni Associati (che si distingue da Lissoni

Casal Ribeiro); Red Star, che fa capo a Fuksas Architecture; Stefano Boeri Interiors, la più recente in quanto nata nel 2018. Numerose ma più piccole sono le società che hanno nella progettazione di interni il proprio core business, tra cui citiamo in ordine di fatturato: Fortebis; Peregalli Sartori; Coima Image; Themenos Progetti; Dimore Studio; Global Planning Architecture; Emme Elle Architettura; Michele Bönan Interiors; Mdb Architettura; Studio AD2; M²Atelier; Pierattelli Architetture; Pelizzari; ASZ Architetti.

4 DOMANDE per 6 architetti

Per meglio comprendere l’attuale importanza dell’offerta architettonica d’interni abbiamo rivolto 4 domande a 6 architetti

Stefano Boeri, Piero Lissoni

David Morini, Claudio Pierattelli

Andrea Sensoli, Matteo Thun

1 Perché avete scelto la progettazione d’interni come principale attività?

2 Come si ripartisce il portafoglio tra residenziale, terziario e altre destinazioni?

3 Quanto pesa l’attività all’estero? Come ci si afferma e in quali specifici mercati?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta il vostro saper fare?

Stefano Boeri e Giorgio Donà Stefano Boeri Interiors

1 _ La scelta recente di costituire una società ad hoc dimostra l’importanza che attribuiamo all’esplorazione di un mercato dalle grandi potenzialità che richiede competenze sempre più specifiche. Stefano Boeri Interiors nasce dalla volontà di creare un laboratorio di ricerca e progettazione su una sfera vitale della vita quotidiana.

In alto, Swing l’installazione che Stefano Boeri Interiors ha realizzato per Amazon per la Milano Design Week 2023. Foto ©Diego Ravier.

2 _ La società opera su più campi di mercato, con prevalenza per quello ricettivo e residenziale nel quale ha sviluppato sinora il suo maggior portfolio. Si occupa inoltre di curatela e organizzazione di eventi e di progettazione e realizzazione di mostre e allestimenti fieristici e culturali. In questo ampio contesto operativo Stefano Boeri Interiors può contare su competenze specifiche di project management, ricerca e coordinamento tecnico, engineering e validazione progetti.

3 _ Oltre ai mercati ‘storici’ di Stefano Boeri Architetti, come la Cina, l’Europa del Nord e i Balcani, stiamo esplorando i mercati Mena (Middle EastNorth Africa) e quello, del tutto particolare perché già altamente competitivo, nordamericano.

4 _ Seppur con forme differenti ogni progetto è rappresentativo di un metodo trasversale a tutte le scale che attinge da discipline, culture e professioni nuove e alternative per rendere ogni processo creativo un’occasione di evoluzione progettuale. Ne sono un esempio la piazza italiana al centro dell’allestimento del Padiglione Italia ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte che si terrà nel mese di ottobre; ‘Swing’, la grande altalena collettiva disegnata per Amazon a Milano in occasione della Design Week 2023; l’allestimento realizzato per la mostra, a Milano e poi a Miami, di Buccellati intitolata ‘Galateo. A Journey into Conviviality’ del 2022; ‘Isola’, la collezione di piani cottura e cappe per cucine disegnate per Smeg e il progetto di interior sviluppato per la Résidence Cartier di via Montenapoleone a Milano.

4 DOMANDE per 6 architetti

1 Perché avete scelto la progettazione d’interni come principale attività?

2 Come si ripartisce il portafoglio tra residenziale, terziario e altre destinazioni?

3 Quanto pesa l’attività all’estero? Come ci si afferma e in quali specifici mercati?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta il vostro saper fare?

Piero Lissoni è ritratto

Lissoni Associati | Lissoni Casal Ribeiro

1 _ Un gruppo che fa solamente architettura di interni è interessante perché permette al suo fondatore di mischiare le competenze, far collaborare designer e architetti e quindi sviluppare con l’apporto di tutti un modello e un linguaggio molto più preciso. Teniamo a distinguerci dai decoratori di interni, perché siamo progettisti impegnati a promuovere la cultura dell’architettura di interni.

2 _ La nostra attività è suddivisa equamente tra due società distinte: la prima, Lissoni Casal Ribeiro, è specializzata nel residenziale (70 per cento) mentre il ricettivo pesa per il 25 per cento. La seconda, Lissoni Associati, si concentra maggiormente nel commerciale/retail (41 per cento), ma si occupa anche di hospitality (23 per cento), exhibitions & events (10 per cento) e di interni di yachts e aerei (10 per cento).

3 _ L’attività all’estero è per noi preponderante: sommando i fatturati delle due società il mercato nazionale pesa infatti per poco più di un quinto. I progetti per clienti extra-Ue sono decisamente quelli che contano di più, con particolare focus sul Medio Oriente (Arabia Saudita in primis) e Cina, ma anche sulla più vicina Svizzera.

4 _ Un esempio può essere il Grand Park Hotel a Rovigno in Croazia. Lissoni Casal Ribeiro ha sviluppato il progetto di interni che include le camere e tutte le aree comuni, comprese le aree pubbliche esterne sul lungomare che collega la struttura al centro storico della città. Ma anche il progetto curatoriale che riguarda la scelta delle opere d’arte di sette diversi artisti inserite sia nelle aree comuni che nelle camere con l’obiettivo di creare un dialogo con le soluzioni architettoniche. Inoltre, in collaborazione con lo stilista Carlos Baker, abbiamo sviluppato la collezione di divise del personale dell’hotel, dal general manager ai camerieri, dal receptionist al facchino, dai pool boy a chi opera nell’area wellness.

Attualmente stiamo lavorando a un progetto per lo sviluppo di edifici residenziali high-end in Brasile: l’incarico comprende progettazione architettonica, landscape e interior, oltre che la grafica per la segnaletica e per l’impaginazione di un libro promozionale. È il tipico esempio di collaborazione a 360 gradi che siamo in grado di proporre grazie a un approccio che combina diverse discipline.

La terrazza del Grand Park Hotel a Rovigno (Croazia). Foto ©Tommaso Sartori.
da Veronica Gaido.

4 DOMANDE per 6 architetti

1 Perché avete scelto la progettazione d’interni come principale attività?

2 Come si ripartisce il portafoglio tra residenziale, terziario e altre destinazioni?

3 Quanto pesa l’attività all’estero? Come ci si afferma e in quali specifici mercati?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta il vostro saper fare?

David Morini

Pelizzari Studio

1 _ La progettazione degli interni è sempre stata il focus mio e di Claudia Pelizzari, fondatrice della società di cui sono il Ceo. Il design degli spazi della vita quotidiana ci ha sempre appassionato e il nostro obiettivo è migliorare l’esperienza dei nostri committenti nella loro intimità. L’approccio è sartoriale e attento al contesto geografico, nel rispetto dei materiali locali e delle tradizioni costruttive dei luoghi, oltre che ovviamente finalizzato a esaudire le esigenze dei clienti.

2 _ I nostri progetti sono per la maggior parte residenziali high-end nel contesto di ville e appartamenti. Il settore ricettivo (hotel, ristoranti) è cresciuto negli ultimi anni e riteniamo di aver sviluppato un approccio vincente per chi investe in queste tipologie edilizie. La nostra ricerca ci ha inoltre portato in questi anni a sviluppare molti elementi d’arredo tailor-made che sono poi entrati nelle linee di produzione di primarie aziende del made in Italy.

3 _ La nostra attività è interamente concentrata sul mercato italiano, anche se lavoriamo per

circa un 40 per cento per una committenza straniera (Stati Uniti, Regno Unito) per investimenti sul territorio nazionale. In effetti il mercato interno ha grandi possibilità: nel nostro caso, operando soprattutto sul costruito, riteniamo che vi siano opportunità significative per migliorare, restaurare e rendere contemporanee le ville e i palazzi di cui il nostro territorio è ricco.

4 _ Uno degli ultimi progetti completati (di cui stiamo attualmente curando l’espansione) è il Rastrello Boutique Hotel a Panicale in Umbria. Si tratta del restauro conservativo di un antico palazzo per una committenza americana in un borgo fortificato di notevole interesse. L’intervento è finalizzato alla trasformazione in struttura ricettiva 4 stelle con un’allure contemporanea ed eclettica, sempre però rapportandosi con i materiali e le tradizioni locali. Ad oggi questo intervento è diventato un punto di riferimento per il territorio e ha incentivato diverse altre attività turistiche.

Un interno del Rastrello Boutique Hotel in Umbria. Foto ©Mattia Aquila. A sinistra, David Morini e Claudia Pelizzari.

Materiali, finiture e sensazioni tattili influenzano il carattere di ogni stanza. Per questo è sempre più importante che tutti i dettagli siano coordinati alla perfezione. I diversi sistemi di cerniere a scomparsa di SIMONSWERK consentono la massima libertà di progettazione unendo design, finiture e funzionalità ai massimi livelli adattandosi, in modo quasi naturale, alle esigenze dei diversi materiali.

www.simonswerk.it

Claudio Pierattelli Pierattelli Architetture

4 DOMANDE per 6 architetti

1 Perché avete scelto la progettazione d’interni come principale attività?

2 Come si ripartisce il portafoglio tra residenziale, terziario e altre destinazioni?

3 Quanto pesa l’attività all’estero? Come ci si afferma e in quali specifi ci mercati?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta il vostro saper fare?

1 _ Dall’hospitality al residenziale, la progettazione degli interni è una parte fondamentale del nostro lavoro. Un comun denominatore tra i nostri progetti – dalla riqualificazione di appartamenti privati e ville storiche al boutique hotel Pieve Aldina nella campagna toscana – è la scelta di preservare l’autenticità di un luogo valorizzando le preesistenze e di entrare in un contesto senza stravolgerlo. Cerchiamo sempre di arrivare a un’idea di purezza stilistica, prediligendo arredi dal gusto contemporaneo, colori morbidi e contrasti raffinati, materiali locali ed elementi della tradizione. Per noi l’interior design è un processo per gradi che passa da forme e funzioni, accostamenti tattili e materici fino al cosiddetto moodboard. Manteniamo un costante dialogo con i clienti per arrivare a un’armonia complessiva che soddisfi la nostra visione progettuale rispecchiando le esigenze di chi abiterà gli spazi che progettiamo. Crediamo nel potere narrativo dell’architettura: raccontare di volta in volta una nuova storia attraverso il nostro lavoro ci riempie di soddisfazione.

2 _ La nostra società si occupa prevalentemente di progetti in ambito residenziale spaziando da appartamenti privati a dimore storiche fino al social housing. Ma lavoriamo molto anche in ambito hospitality su tipologie diverse come l’hotel extra lusso, l’agriturismo immerso nel paesaggio o l’hostel contemporaneo nei centri delle città.

L’altro nostro focus è il product design, che di recente ci ha visti impegnati al Salone del Mobile dove abbiamo presentato la poltrona Miki per Lema.

3 _ Per il momento Pierattelli Architettura opera solo sul mercato italiano con sede centrale a Firenze e filiale a Milano.

4 _ Menziono un recente progetto di ristrutturazione e interior a Firenze, Villa il Gioiello, dimora storica immersa nel verde reinterpretata assegnandole un nuovo valore. Un luogo nel quale abbiamo voluto fare emergere le preesistenze aggiungendo però anche tratti e funzioni della contemporaneità, dando forma a interni dal fascino senza tempo nei quali spicca un dialogo ricercato tra opere d’arte del ‘900 e arredi realizzati su nostro disegno. Tra le varie stanze della villa, per le quali abbiamo scelto colori, forme e materiali in accordo con le specificità del luogo, cito la zona living e la sala lettura, nella quale abbiamo posizionato una grande libreria geometrica in noce canaletto con fianchi metallici in ottone spazzolato e mensole illuminate da luce indiretta. Nella camera padronale al primo piano, che si apre sul panorama delle colline toscane e sulla loggia con un salotto esterno, abbiamo invece progettato una scala in legno sempre di noce canaletto con parapetto trasparente, adatta a enfatizzare e rendere sofisticato lo spazio.

Un interno di Villa il Gioiello a Firenze. Andrea, Massimo e Claudio Pierattelli ritratti da Iuri Niccolai.

A better world needs better buildings

Soluzioni invisibili per un benessere che si sente

Monoblocchi con VMC integrata che semplificano la progettazione e la gestione del foro finestra. Le nostre soluzioni, conformi ai CAM (Criteri Ambientali Minimi), sono anche funzionali alle certificazioni LEED, BREEAM e WELL degli edifici.

4 DOMANDE per 6 architetti

1 Perché avete scelto la progettazione d’interni come principale attività?

2 Come si ripartisce il portafoglio tra residenziale, terziario e altre destinazioni?

3 Quanto pesa l’attività all’estero? Come ci si afferma e in quali specifi ci mercati?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta il vostro saper fare?

Render di una villa privata che ASZ con il brand Superfuturedesign* sta realizzando a Dubai.

1 _ La nostra società svolge l’attività di progettazione di interni attraverso il marchio Superfuturedesign*, dove l’asterisco sta proprio a indicare la relazione con il gruppo Asz. Questa è stata una scelta obbligata dal contesto. Premesso che era mia volontà partire da solo e subito, la mia situazione personale, nel contesto più generale di chi inizia la professionale di architetto a Firenze, non lasciava spazio che alle ristrutturazioni residenziali. Da lì nacque una certa specializzazione sul campo ma fu l’incontro molto precoce con il gruppo Gucci, per la progettazione dei negozi, a rafforzare la mia attività, anche in senso imprenditoriale, gettando le basi per gli anni a venire.

2 _ La nostra attività riguarda per un 40 per cento il residenziale, un 40 per cento il retail e un 20 per cento il direzionale e ricettivo. È nostra intenzione incrementare l’ultima categoria come naturale applicazione congiunta delle conoscenze sviluppate nelle prime due.

3 _ L’estero è senz’altro preponderante, ma nel nostro caso lo considero normale in quanto ci siamo internazionalizzati proprio per sviluppare la branca creativa della società, in alternativa alle restrizioni del contesto professionale di cui parlavo prima. Ci si afferma facendo leva

sull’indiscussa competenza che all’estero viene riconosciuta ai progettisti italiani quanto a lifestyle. In questo senso tutti i mercati vanno bene: noi abbiamo eletto il Medioriente, e Dubai nello specifi co, perché abbiamo intuito la direzione internazionale e multiculturale che la città sta prendendo. Dubai è una vasta comunità di espatriati, in cui non ci si sente forzati a vestire il costume nazionale. Ho sempre pensato che questo Emirato è abbastanza lontano dal rappresentare un mercato esotico; pur essendo emergente con una totale nuova mentalità è anche abbastanza vicino all’Occidente dal punto di vista normativo e culturale.

4 _ Vorrei evidenziare due progetti. In campo residenziale una villa sul mare, che stiamo realizzando appunto a Dubai, in cui credo che abbiamo catturato bene lo spirito del luogo e espresso adeguatamente la personalità del cliente: il risultato sarà una bella architettura, fresca e contemporanea. Nel retail vado fiero dell’area Trend all’interno del Level Shoes nel Dubai Mall: questo specifico ambito ci ha permesso di dare la più libera espressione alla nostra componente innovativa progettuale.

MATERIA VIVA INGEGNO VERO

WOLF HAUS significa oltre 50 anni di esperienza nella costruzione di edifici in legno. Combinando il legno, tecnologia di prefabbricazione avanzata e il nostro know-how, offriamo soluzioni e consulenza per realizzare strutture abitative e ricettive di massimo comfort e performance. Wolf System S.r.l. |

Hotel ARIA Retreat & SPA - Cima di Porlezza (CO) foto: Andrea Martiradonna

4 DOMANDE per 6 architetti

1 Perché avete scelto la progettazione d’interni come principale attività?

2 Come si ripartisce il portafoglio tra residenziale, terziario e altre destinazioni?

3 Quanto pesa l’attività all’estero? Come ci si afferma e in quali specifici mercati?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta il vostro saper fare?

1 _ La nostra società affronta i nuovi progetti secondo una visione olistica: architettura, interior e product design sono frutto di uno stesso approccio che ci permette di dare coerenza al progetto nella sua globalità. I diversi dipartimenti hanno competenze specifiche perché ciascuna disciplina necessita di un alto livello di competenza, sia tecnica che artistica. Per questo motivo abbiamo anche un dipartimento di styling che lavora a stretto contatto con gli interior designer nella ricerca di materiali e prodotti e che si interfaccia con i fornitori in modo da assicurare una continua evoluzione e la ricerca dell’innovazione.

2 _ Abbiamo molti progetti in ognuno dei settori: residenziale, direzionale, ricettivo, commerciale. Abbiamo registrato un picco di commesse per grandi proprietà residenziali durante i due anni della pandemia mentre, attualmente, stiamo assistendo a un rinnovato interesse verso gli investimenti nel settore ricettivo.

3 _ I progetti della nostra società sono prevalentemente in Europa, sviluppati per clienti di diverse origini. Attualmente stiamo lavorando in Francia, Germania, Svizzera e nell’Europa dell’Est, a Praga e a Bucarest. Negli ultimi anni abbiamo visto un incremento di opportunità sul

L’ingresso di Casa Brivio, un recente progetto di Matteo Thun & Partners per un modello ibrido di ospitalità nel centro storico di Milano. Foto ©Marco Bertolini. Matteo Thun è ritratto da Catherina Hess.

territorio italiano, spesso per conto di investitori stranieri. Oltre i confini europei stiamo completando progetti in Canada e Corea del Sud; nel settore del design di prodotto l’ambito si estende anche a Cina e India.

4 _ Nel 2022 è stato inaugurato il The Julius, nel centro di Praga: un albergo progettato per offrire soggiorni brevi ma anche di medio e lungo termine, che abbina al comfort di un appartamento i servizi di un hotel. La vera sfida è stata la scala progettuale: in un progetto di grandi dimensioni gli spazi sono pensati per dare una sensazione di comfort familiare, per far sentire l’ospite come a casa. Lo stile delle camere è timeless e ha allo stesso tempo una forte identità. Le aree pubbliche invece sono studiate in modo da relazionarsi con la cultura e la tradizione del design locale: vi sono riferimenti ad artisti del luogo e una reinterpretazione del patrimonio culturale che caratterizza la capitale della Repubblica Ceca.

Un altro progetto inaugurato proprio quest’anno è Casa Brivio, una tipica residenza milanese che è stata trasformata in una struttura ricettiva di lusso: il ‘modernismo’ milanese degli anni ‘60 è stato reinterpretato in chiave contemporanea.

Usm Haller, il verde come strumento di progetto

Il programma Un mondo di piante consente combinazioni complementari con accessori per piante integrati nel sistema. L’ultima novità è l’inserimento della tonalità Verde Oliva nella palette di colori della linea.

I sistemi di arredamento USM Haller con cui comporre soluzioni contenitive, madie, credenze e carrelli si basano su una struttura flessibile e modulare. L’elemento centrale del sistema è la sfera di giunzione in ottone cromato, cui si collegano i tubi che servono per creare la struttura portante, estremamente resistente alla pressione e alla trazione, nella quale si inseriscono i pannelli di rivestimento in metallo verniciato e tre possibili materiali: lamiera d’acciaio verniciata a polvere, metallo perforato e vetro.

La flessibilità del sistema è data anche dalla scelta tra i 15 colori a catalogo di piani e rive-

stimenti. Novità 2024, la finitura Verde Oliva è ora disponibile fra i colori standard. Con il programma Un mondo di piante , USM Modular Furniture ha introdotto una nuova gamma di accessori per piante che portano tutti i benefici della natura nelle case, negli uffici e negli spazi pubblici.

Questa soluzione amplifica le proprietà calmanti e rasserenanti del verde, colore simbolo della vita che continua e si rinnova, segno di equilibrio e di crescita, in grado di rassicurarci e darci speranza.

www.usm.com

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Per le due terrazze vista lago che dominano l’ultimo piano dell’hotel Eala è stato realizzato un progetto di copertura utilizzando Hydra tenda a pergola minimale e resistente.

Hydra la tenda a pergola per un hotel sulle rive del Garda

L’Eala Lake Garda Hotel è una struttura 5 stelle lusso in cui vivere un’esperienza unica di relax. Un progetto ambizioso che si propone come oasi di tranquillità, dove l’arte dell’ospitalità si manifesta nella struttura, nei servizi e nella cucina d’eccellenza.

Per le due terrazze vista lago che dominano l’ultimo piano dell’hotel, la committenza ha richiesto una struttura protettiva e ombreggiante, che fosse allo stesso tempo minimale e resistente, considerata la caratteristica e intensa ventosità della zona del Garda.

Con la consulenza del KE Store Caiola Outdoor è stato realizzato un progetto di copertura utilizzando Hydra, tenda a pergola dalle linee pulite e dal design ricercato, nella versione addossata.

Attraverso l’accostamento di più moduli, ciascuno con telo indipendente, Hydra è scalabile in larghezza, permettendo così la copertura di una superficie importante, con la gestione

di apertura e chiusura a seconda delle diverse esigenze.

In questo progetto il colore selezionato per meglio adattarsi al contesto è Carbon con telo grigio: la scelta cromatica ha tenuto conto della struttura e dell’architettura dell’edificio, oltre che delle vetrate e delle strutture preesistenti.

Proprio per assecondare la forma triangolare della terrazza, le strutture sono state installate con una disposizione a sbalzo e leggermente sfalsate: una finezza progettuale che esalta il dialogo di queste architetture vista lago.

La stilistica e la cura dei dettagli restano capisaldi della produzione di KE: una combinazione di expertise, made in Italy e affidabilità ancora una volta al servizio dell’ospitalità di altissimo livello.

www.keoutdoordesign.com

lega 6005

SETTIMO MILANESE

COMPLESSO RESIDENZIALE

DI MAB ARQUITECTURA

È in via di completamento la conversione a residenziale di un’area industriale dismessa in via della Libertà, lungo il bordo occidentale del comune di Settimo Milanese, a breve distanza dal centro cittadino e dai principali servizi pubblici. Il progetto, affidato allo studio Mab Arquitectura di Floriana Marotta e Massimo Basile, sviluppa un Slp di 10.500 metri quadrati per circa 140 appartamenti distribuiti in due edifici in linea e uno misto linea-torre, tra loro aggregati secondo un impianto a corte aperta con il fine di creare all’interno dell’isolato uno spazio pubblico dalla dimensione domestica.

L’assetto planivolumetrico generale è concepito in modo da organizzare la qualità degli affacci rispetto al contesto attraverso l’orientamento degli edifici, disponendo i corpi di testata verso i punti meno favorevoli, e attraverso il disegno del verde, con una strategia già collaudata dallo studio, particolarmente attento al disegno del territorio e ai temi della rigenerazione urbana. Due edifici in linea sono disposti perpendicolarmente tra loro e rileggono i limiti sud-est dell’area,

mentre il terzo edificio è di tipo misto linea-torre e definisce il limite interno della corte attraverso una giacitura ruotata di 45 gradi.

I materiali utilizzati rimandano ai caratteri del centro storico del comune, con la parte basamentale e i piani attici dei due edifici in linea rivestiti in mattoni faccia-a-vista, i piani intermedi finiti in intonaco e le cornici dei vani-finestra e delle logge in metallo effetto corten. Il corpo alto del terzo edificio, la parte più riconoscibile dell’intervento, è invece caratterizzato da una facciata “a telaio” composto dalla combinazione di marcapiani continui in intonaco e paraste rivestite in mattoni che schermano un terrazzo continuo ■

Località Settimo Milanese (Milano)

Committente Settimo Borgo

Progetto architettonico Mab Arquitectura

Team di Mab Massimo Basile, Floriana Marotta, Margherita Locatelli, Michele Antinori, Andrea Zammataro

Progetto strutture Vito De Luna

Progetto impianti Bo.Mo. Stp

Impresa esecutrice Edilvit

Superficie dell’area 11.270 mq

Slp 10.500 mq

Cronologia 2016 - in corso

DIAMO AI PROGETTI

L’ECCELLENZA CHE MERITANO

Giffoni Multimedia Valley (Salerno) con il suo prestigiosto festival del cinema, ha scelto Mitsubishi Electric per la realizzazione di sistemi per il riscaldamento e raffrescamento d’aria.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.

Vista dall’alto assonometria e la piazza.

PARABIAGO

IL POLO CULTURALE DI DAP STUDIO

Dalla trasformazione di un edificio a ponte della sede storica del calzificio Rede e dalla demolizione di alcuni edifici industriali nascerà a Parabiago, nell’hinterland milanese, un nuovo polo civico multifunzionale che ospiterà servizi e spazi per la cultura e il tempo libero. Il progetto, con una superficie di circa 14.000 metri quadrati, assume valenza urbana, con la creazione di una nuova piazza che si svilupperà su più livelli e la sistemazione dei collegamenti con il centro storico cittadino.

Dal punto di vista architettonico l’obiettivo è duplice: da una parte il recupero della memoria industriale con la ripresa del rivestimento in clinker originario, dall’altra l’intento di comunicare il nuovo ruolo dell’edificio e di dare vita a un landmark urbano.

Il sistema di nuovi volumi in copertura si sovrappone alla preesistenza. Il loro rivestimento in lamiera forata bianca, che lasciando trasparire la luce di sera li renderà visibili anche a distanza, genera un forte contrasto con la massività

dell’edificio industriale rivestito in clinker scuro.

L’attacco a terra genera una forte relazione tra la nuova piazza esterna e la base del volume, che viene in parte svuotato e reso permeabile con la creazione di un porticato d’ingresso e ampie superfici vetrate.

All’interno l’organizzazione è articolata in ambiti diversi, con il volume a ponte che verrà trattato come un spazio intermedio di percorso tra le funzioni e come elemento di collegamento alla scala urbana, liberamente attraversabile.

L’intervento è suddiviso in più lotti. Il primo, attualmente in corso, è finanziato con fondi Pnrr nell’ambito di un Pinqua (Programma nazionale per la qualità dell’abitare) ■

Località Parabiago (Milano)

Committente Comune di Parabiago

Progetto architettonico Dap studio

Strutture Studio Scolari

Impianti Projema srl

Cronologia Primo lotto in costruzione

Attraverso il tempo, efficace sempre.

VENEZIA TESSÉRA

IL

BOSCO DELLO SPORT

DI DAVIDE MARAZZI ARCHITETTI

Sorgerà nel quadrante di Tesséra, nei pressi dell’aeroporto Marco Polo, la nuova cittadella della pratica e della cultura sportiva di Venezia. Fondamentale, nello sviluppo del masterplan, l’elemento paesaggistico, ispirato ai boschi di pianura che cingono i nuclei abitati: 79 dei 115 ettari dell’area saranno a bosco e a verde attrezzato, con 60mila nuove alberature, metà delle quali ad alto fusto. Tra il verde e gli spazi per lo sport all’aperto (aree fitness, skateboard e pump track; campi da basket, volley e calcetto), troveranno posto uno stadio per il calcio e il rugby da 16.000 spettatori e un’arena coperta multifunzionale da 10.000 spettatori. Inoltre, su una superficie di sei ettari sorgerà un campus per la formazione sportiva con un centro natatorio indoor e outdoor. Dal punto di vista dell’architettura, la struttura del

nuovo stadio è avvolta da una pelle che rimanda al paesaggio lagunare, mentre quella dell’arena coperta si ispira alle vetrate a rullo tipiche della produzione muranese costituite da dischi di vetro colorato, assemblati e legati tra loro con profili metallici. «I l Bosco dello Sport propone un modello civico per la formazione, l’aggregazione e l’inclusione – afferma Davide Marazzi. I l modello è quello dell’Olympiapark di Monaco di Baviera, con l’obiettivo di dare vita ad un ambito urbano dinamico, vivo e attivo 7 giorni su 7 e aperto a tutti». Un parco attrezzato dove coesistono sport professionistico, pratica quotidiana amatoriale, formazione, svago e intrattenimento.

Dopo un percorso di sviluppo tecnico, urbanistico e amministrativo di due anni il progetto è oggi alla fase esecutiva: i lavori

di realizzazione, per un investimento di 315 milioni di euro finanziato per due terzi con risorse proprie del Comune di Venezia e per un terzo dal governo nazionale, sono stati avviati in questi giorni e si concluderanno entro il 2026 ■

Località Venezia Tesséra

Masterplan e concept design Marazzi Architetti

Consulenza tecnica generale F&M Ingegneria

Viabilità Studio Martini

Aspetti ambientali Agriteco

Strategia energetica e impiantistica Manens-Tifs

Capogruppo lavori stadio Fincantieri

Capogruppo lavori arena indoor Impresa Cev

Capogruppo opere a verde Consorzio Leonardo Servizi

Capogruppo appalto viabilità Adriastrade

Capogruppo appalto opere di urbanizzazione Carron

SAN GIULIANO TERME LOMBARDINI22

PER IL NUOVO POLO DELLA SCUOLA SUPERIORE SANT’ANNA

Avviato il primo lotto di lavori per la costruzione del Parco scientificotecnologico Sant’Anna, su un’area del comune di San Giuliano Terme in prossimità del centro di ricerca del Cnr - Istituto di chimica, della sede del Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Pisa e di altre strutture già parte dell’Istituto Sant’Anna. Il masterplan di Lombardini22 prevede la realizzazione di cinque edifici dedicati a programmi avanzati di robotica e scienze della vita, un edificio di servizi generali dedicato all’accoglienza, con aula magna, caffetteria e mensa, e un edifico per la ricerca avanzata. Fondamentale nel piano anche la mobilità dolce, con una pista ciclabile che unirà San Giuliano Terme e Pisa al nuovo parco tecnologico, e la riorganizzazione del flusso veicolare perimetrale.

Il differente orientamento degli edifici comporrà punti di vista diversi sull’intorno, spazi gerarchici non lineari e faciliterà l’orientamento. La loro rotazione attorno a un asse verde centrale genererà spazi aperti di relazione e due piazze principali. La progettazione include

inoltre misure di mitigazione delle ondate di calore e di possibili inondazioni, minimizzando l’impermeabilizzazione del suolo.

Progettati in una logica Nzeb e con un parco fotovoltaico in copertura, gli edifici saranno caratterizzati da una doppia pelle in lamiera di alluminio stirato che avvolge pannelli prefabbricati modulati in cls con un componente isolante interno.

«In ogni edificio è costante la creazione di vuoti dove ricca è la presenza di verde. Le corti interne – spiega Marco Zanibelli, direttore di L22 Edu (Education & Student Housing) – contribuiscono alla percezione diversificata del luogo» ■

Località San Giuliano Terme (Pisa)

Concept design, progetto urbanistico e architettonico, ricerca neuroscientifica Lombardini22

Impianti Prisma Engineering

Strutture Sps Studio

Fondazioni Icop

Superficie 20.000 mq

Superficie del lotto 43.250 mq

Superficie costruita 9.150 mq

Aree verdi 19.100 mq

Aree sportive 3.600 mq

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ABRUZZO

LE SCUOLE ‘CONSAPEVOLI’ DI LAP ARCHITETTURA

Avviati in sei comuni d’Abruzzo – Altino, Fontecchio, Fossacesia, San Pio delle Camere, Rosello e Mosciano – i cantieri di quelle che lo studio di Daniel Caramanico, Federico Sorgi e Simone Esposito chiama ‘scuole consapevoli’: sei progetti diversi accomunati dall’idea di essere luoghi protettivi e affettivi.

La composizione architettonica delle nuove scuole, l’organizzazione degli spazi interni ed esterni, lo studio dei percorsi e l’integrazione di servizi sono stati creati appositamente per i bambini, per far loro sperimentare le sensazioni e la spazialità utili per lo scopo che li porta a vivere per alcuni anni un luogo che a loro appartiene e che deve suscitare affetto.

Al contempo le sei ‘scuole consapevoli’ sono state progettate con un occhio di riguardo verso i cittadini che per altre ragioni frequentano lo stesso spazio, dagli operatori scolastici alle famiglie e ai visitatori, verso i quali è importante che l’ambiente interno ed esterno sia una prosecuzione dei propri retroterra culturali, un continuum di culture e pensieri che aggiornano ma non cancellano la storia dei luoghi.

L’adozione combinata di strategie attive e passive dell’architettura bioclimatica permette di ridurre la dipendenza da fonti fossili di energia e favorisce un utilizzo più efficiente delle risorse energetiche disponibili, realizzando edifici a basso impatto ambientale che si integrano nell’ambiente circostante. L’adattamento alle condizioni atmosferiche e climatiche del luogo, come la luce solare, il vento e le temperature garantisce elevati livelli di comfort climatico interno.

I render, dall’alto, si riferiscono: all’asilo nido di Fossacesia, dove aggiungendo parti che dialogano naturalmente tra loro l’architettura diventa un gioco per promuovere la creatività dei bambini; al nido e materna di Altino, il cui nome trae ispirazione dalla coltivazione del peperone dolce per il quale il comune è conosciuto a livello internazionale; al nido e materna di Mosciano, che propone un’architettura custode delle forme, dei materiali e delle tensioni architettoniche del vicino convento e del suo ulivo secolare; e infine al nido d’infanzia di Fontecchio, un edificio che sarà realizzato mediante la tecnologia della stampa 3D in calcestruzzo, con pareti curvilinee e ambienti privi di spigoli ■

Originali anche i nomi assegnati ad ogni scuola. Dall’alto.

Il nido di Fossacesia I cinque sensi

La materna di Altino Rosso all’insù L’asilo di Mosciano Corte degli ulivi

Il nido 3desideri di Fontecchio, costruito in calcestruzzo a stampa 3D.

L’eccellenza del serramento italiano che rende unico ogni progetto

Qualità e attenzione per ogni dettaglio, vocazione artigianale unita ad un’assidua ricerca tecnologica per offrire il meglio in termini di performance, un costante sviluppo per produrre sistemi e soluzioni sostenibili e di alto livello estetico.

ROMA

IL MUSEO DELLA SCIENZA DI ADAT STUDIO

Sorgerà di fronte al Maxxi, sul sito dello Stabilimento militare di materiali elettronici di precisione, Science Forest, il nuovo museo della scienza di Roma. Il progetto vincitore, scelto da una giuria presieduta da Daniel Libeskind tra più di 70 progetti candidati, è di Adat Studio, fondato a Roma nel 2022 da Antonio Atripaldi e Andrea Debilio, con 2Lmf e Margherita Brianza di P’arcnouveau per il paesaggio.

Integrato nella città presente e in quella futura – qui sono previsti tra l’altro il Progetto Urbano Flaminio e il Grande Maxxi – e mantenendo l’impianto urbano esistente, l’intervento prevede la conservazione delle mura perimetrali dello stabilimento e lo svuotamento

dell’area interna, trasformata in una sorta di parco pubblico popolato da una serie di ‘capsule’ sospese, di diverse geometrie e dimensioni, sorrette da una selva di alberi artificiali e connesse tra loro da corridoi vetrati.

Con una struttura concepita come una scatola bioclimatica passiva che permette ai visitatori di esplorare le dinamiche delle comunità vegetali al suo interno, il complesso sarà coronato da una teca semitrasparente aperta per favorire la ventilazione naturale e l’effetto camino; la copertura, così come il fronte sud della facciata, saranno completamente rivestiti da celle fotovoltaiche che garantiranno una rilevante produzione di energia elettrica.

Gli ambienti del piano terra saranno accessibili a tutti: foyer a doppia altezza, caffetteria, bookshop e ristorante, così come il parco centrale aperto alla città, daranno vita a una galleria polivalente ‘diffusa’ per allestimenti speciali e incontri dedicati alla scienza che renderanno il museo un luogo di incontro attivo, di studio e di dibattito.

L’inizio dei lavori è atteso per il 2025 ■

Progetto architettonico Adat Studio (Antonio Atripaldi e Andrea Debilio) capogruppo, con 2LMF

Progetto di paesaggio Margherita Brianza, P’arcnouveau

Ingegneria Wsp

Antincendio e sicurezza Gae Engineering

Superficie 19.000 mq + 4.500 mq parco

KÖMMERLING A PROVA DI CAM

LA SOLUZIONE IDEALE, PER IL RISPETTO AMBIENTALE

La direttiva EPBD prevede di raggiungere per gli edifici non residenziali e pubblici la classe di prestazione energetica E entro 2027 e la classe D entro il 2030. Il prodotto Kömmerling, si distingue garantendo il rispetto dei criteri CAM, diventando soluzione ideale nella sfera dei bandi pubblici. kommerling.it

The Greenwich by Rafael Viñoly abbandona la logica della torre superslim a favore di piani interni più spaziosi. Il progetto strutturale che caratterizza anche l’aspetto architettonico ha permesso di realizzare interni quasi privi di colonne. Render courtesy March.

MANHATTAN, NEW YORK

THE GREENWICH BY RAFAEL VIÑOLY

Dopo quattro anni di interruzione e una significativa variante urbanistica sono ripresi i lavori di The Greenwich, grattacielo residenziale al 125 di Greenwich Street disegnato da Rafael Viñoly prima della sua scomparsa nel 2023. Al contrario del precedente 432 Park Avenue, che aveva dato avvio al trend dei superslim, in questo caso lo studio americano ha optato per un’altezza minore – The Greenwich è alto ‘solo’ 274 metri – in cambio di una maggiore superficie ai piani, che anche grazie a interni quasi privi di colonne ha consentito di realizzare 272 appartamenti di generose dimensioni e con una grande flessibilità in pianta.

Architettonicamente l’edificio si caratterizza per due monumentali travi a “I”, ruotate tra loro di 90 gradi, che ne sostengono strutturalmente il nucleo. Due livelli intermedi destinati agli

impianti – uno al di sopra dei primi otto piani e il secondo a metà della torre –agiscono da frangivento strutturali e interrompono visivamente la continuità delle facciate, interamente vetrate e con spigoli arrotondati, che aprono le unità residenziali alla luce e ad ampie viste panoramiche.

Il progetto degli interni, firmato dallo studio Mawd, oltre alle residenze comprende uno spazio fitness di 1.390 metri quadrati in sommità e 2.500 metri quadrati di attrazioni e servizi al basamento.

Sviluppata da Fortress Investment Group, Bizzi & Partners e Bilgili Holding, che ne hanno affidato la commercializzazione a Knight Frank (i prezzi partono da 1.115.000 dollari per un monolocale), la consegna di The Greenwich by Rafael Viñoly è prevista per fine 2024 ■

RIGORE, LEGGEREZZA, ELEGANZA E COERENZA CARATTERIZZANO

LE ARCHITETTURE DELLO STUDIO

ROMANO CHE DEL CONTESTO

GUARDA AI VALORI PIÙ CHE AI

SEGNI, PER REALIZZARE NUOVI

SISTEMI DI RELAZIONI RISPETTOSI

MA NON SUCCUBI DELLA STORIA

La passerella di collegamento delle due ali di Palazzo dei Diamanti a Ferrara: una struttura leggera in legno carbonizzato solo in parte vetrata. Foto ©Marco Cappelletti.

LABICS

di Luigi Prestinenza Puglisi

Labics nasce nel 2002 a Roma, fondato da Claudia Clemente e Francesco Isidori. Si impone subito come uno degli studi di architettura più interessanti della Capitale. Merito di una ricerca progettuale che punta alla qualità perseguita attraverso il rigore formale ma, a differenza del precedente della così detta Scuola Romana, evitando di cadere in posizioni teoriche asfittiche e con occhio attento alla realizzabilità dei progetti ed alla loro piacevolezza. Gli edifici sono, infatti, scrupolosamente curati nelle proporzioni e nei ritmi delle partiture. Non manca il gusto per la decorazione che, però, evita eccessi e comunque ha sempre la funzione di chiarire la logica dell’edificio e delle sue parti. L’architettura è, come scriverà Claudia Clemente, concepita come una struttura in cui le relazioni, sia tra persone, sia tra cose, sia tra spazi sono esatte. E che quindi va oltre il minimalismo che per ridurre il “più” corre il rischio di arrivare a un “meno” deprimente. Ma, anche, evita un approccio ornamentale, effervescente e auto-compiaciuto che si perde dietro i segni, a scapito dell’integrità della costruzione e quindi della chiarezza spaziale. Per perseguire il risultato, il progetto si muove tra due polarità: da un lato l’attenzione al contesto

Fondato a Roma nel 2002 da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, Labics coniuga ricerca teorica e sperimentazione applicata. Il campo di interesse e di attività attraversa le diverse scale e complessità del progetto, dal disegno urbano a quello degli spazi interni. I lavori dello studio sono stati esposti in diverse mostre, tra cui la Biennale di Architettura di Venezia. www.labics.it

e ai suoi valori, più che ai suoi segni, dall’altro l’idea che il contesto stesso debba essere ri-scritto trovando una nuova coerenza. Basta quindi con la stupidaggine del genius loci inteso come essenza del luogo da scoprire e a cui obbligatoriamente affidarsi e sottostare, per proporre invece una logica più laica tesa alla realizzazione di un nuovo sistema di relazioni rispettoso della storia ma non succube, perché libero da preconcetti e tabù e pertanto in grado di ipotizzare anche scelte alternative. In proposito è interessante rileggere la vicenda del concorso per la sistemazione del Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Concorso del 2017 vinto da Labics. Nel 2019 Vittorio Sgarbi riesce a bloccarlo. Le motivazioni convincono poco: il progetto è infatti accusato di deturpare irrimediabilmente il capolavoro ferrarese attribuito a Biagio Rossetti. In realtà si tratta di alcuni interventi minimali ma perentori, necessari per rendere l’edificio funzionante come museo. E, comunque, di aggiunte rimovibili in caso che nel tempo si cambiasse opinione o mutassero le richieste funzionali. Nonostante le proteste della comunità degli architetti che sottolinea la giustezza dell’intervento e l’inopportunità di cestinare il progetto vincitore di un concorso

già espletato e valutato da tecnici ampiamente qualificati, Sgarbi riesce nell’operazione e lo blocca. Labics, invece di abbandonare il campo, incassa il colpo e rilancia. Se ogni lavoro è una sintesi di diversi fattori in gioco, non esiste infatti una unica soluzione: se ne possono trovare altre, egualmente soddisfacenti, che possono soddisfare addirittura le richieste di Sgarbi. Dopo un lungo dialogo, che a tratti si trasforma in un braccio di ferro, si trova la soluzione e Labics può finalmente iniziare e completare l’opera. Dimostrando che non esiste un solo modo per fare un progetto ma che questo non vuol dire che ogni compromesso vada bene, perché l’edificio alla fine deve essere caratterizzato da interna coerenza, da integrità

formale. Un approccio metodologico questo che può implicare, nel caso degli interventi sui contesti storici, la rivalutazione dell’effimero. Nel senso che i nuovi progetti possono essere leggeri e reversibili ma comportarsi come un intervento più radicale: cioè essere permanenti concettualmente ma temporanei fisicamente. Un po’ come è successo per il concorso per la passeggiata archeologica tra piazza Venezia e il Colosseo da Labics recentemente vinto. Dove gli interventi leggeri previsti prefigurano scenari possibili. Mostrando che rigore, leggerezza, eleganza e coerenza sono virtù ancora spendibili nella ricerca architettonica a condizione che le si sappiano attualizzare ■

Il collegamento tra l’ingresso principale e l’ex museo del Risorgimento. Sotto, le superfici tecnologiche nascondono gli impianti nelle sale espositive principali e i portali in ottone brunito. Foto ©Marco Cappelletti.

Palazzo dei Diamanti

Località Ferrara

Committente Comune di Ferrara

Progetto architettonico e direzione lavori Labics

Progetto strutture e impianti 3TI progetti Italia

Progetto opere di restauro Elisabetta Fabbri

Progetto opere di allestimento Giovanni Di Vito

Progetto del paesaggio Stefano Olivari

Progetto luce giardino Massimiliano Baldieri

Cronologia 2017-2023

In alto, la nuova libreria ricavata negli ambienti dell’ex museo del Risorgimento. Accanto, un’altra vista degli ambienti espositivi principali.

Una serie organica di interventi di restauro e di adeguamento degli spazi espositivi ha permesso di valorizzare il complesso cinquecentesco. L’intervento più evidente riguarda la continuità dei percorsi con la realizzazione del collegamento tra le due ali del Palazzo: una struttura leggera, trilitica, realizzata in legno carbonizzato – solo in parte chiusa da vetrate – che si estende nel giardino sul retro, rimarcandone le geometrie principali. Coerentemente con la struttura spaziale del Palazzo – caratterizzato da una alternanza di pieni e vuoti – il nuovo intervento definisce stanze all’aperto nel giardino, che ne estendono la logica amplificandone la sequenza.

Riaperto inoltre un secondo importante collegamento, che nel corso del tempo era stato interrotto, tra il cortile principale e l’ex Museo del Risorgimento, nei cui ambienti, completamente restaurati, sono state allocate nuove funzioni pubbliche con una caffetteria, una libreria, una sala didattica e una polifunzionale.

I principali ambienti espositivi preesistenti, le cosiddette ali Rossetti e Tisi, sono state dotate di nuove superfici altamente tecnologiche che nascondono le dotazioni impiantistiche senza alterare la consistenza delle murature antiche. Nell’ala Rossetti sono state realizzate nuove pavimentazioni in terrazzo alla veneziana e in entrambe le ali inseriti nuovi portali in ottone brunito che rimarcano la sequenza spaziale propria del Palazzo rinascimentale.

L’ingresso principale del frantoio, protetto da uno sbalzo della copertura, al di sopra trattata a verde.

Della zona

collinare in cui si inserisce, l’edificio riprende i caratteri geomorfologici con l’impiego di un conglomerato lapideo di colore scuro. Foto ©Marco Cappelletti.

Frantoio Manni a Seggiano

Località Seggiano (Grosseto)

Progetto architettonico Labics

Superficie complessiva 2.000 mq

Superficie utile 400 mq Cronologia 2016-2023

Il progetto si inserisce all’interno della Valle dell’Amiata, una zona collinare nel sud della Toscana alle pendici dell’antico vulcano del monte Amiata. Il progetto, con l’intento di valorizzare al massimo la componente naturalistica e paesaggistica di queste colline, si compone di un sistema di setti paralleli che ricordano i terrazzamenti agricoli che venivano realizzati tempo fa su terreni non pianeggianti. Sui setti poggiano le coperture trattate a verde, così da far ‘scomparire’ l’edificio nel paesaggio.

Attraverso questi setti, realizzati con l’impiego di un conglomerato lapideo di colore grigio scuro, a

sistema con le origini geomorfologiche vulcaniche dell’Amiata, l’edificio emerge quindi come un elemento puro e assoluto, privo di caratterizzazioni formali, inserito in un contesto paesaggistico fortemente identitario nei confronti del quale non si pone in contrasto ma, al contrario, cerca di rimanere il più possibile neutrale e integrato. L’edificio destinato a frantoio è stato pensato e progettato per avere un impatto visivo minimo e considerarsi come un intervento di grande compatibilità paesaggistica.

Il manufatto lineare si inserisce nel declivio naturale del terreno senza modificare l’orografia dell’area.

Pianta del piano terra e atrio di ingresso di CuBo. L’edificio a pianta quadrata è circondato da colonne in calcestruzzo facciavista. Foto ©Aldo Amoretti

Località Roma Trigoria

Committente Campus Bio-Medico

Progetto architettonico Labics con Topotek1

Progetto impianti, strutture e DL Planning

Superfice lorda 10.500 mq

Superficie utile 6.500 mq

Cronologia 2020-2023

Il CuBo del campus biomedico di Roma

Acronimo di Cultural Box (nome scelto dagli studenti tramite concorso interno), il Cu.Bo è il primo degli edifici che, su un piano di sviluppo trentennale, formeranno il complesso del futuro campus

Bio-Medico di Roma.

L’organizzazione spaziale prevede diversi gradi di specializzazione: alcuni ambienti hanno una maggiore connotazione funzionale – come l’aula magna da 330 posti e le aule di simulazione – altri un grado medio e una buona flessibilità, come le aule per la didattica ordinaria e gli spazi di studio. Impostato su una pianta quadrata di 66x66 metri, l’edificio si sviluppa su due livelli fuori terra e un livello interrato per un totale di circa 10.000 metri quadrati. I livelli fuori terra accolgono otto aule per la didattica, ciascuna da 176 posti e divisibile in due, una caffetteria, sale meeting e una sala per gli studenti. Il livello interrato ospita un simulation center e i locali degli impianti.

La tipologia sovrappone una struttura lineare –che alterna fasce piene e vuote – con il tipo a corte, e sviluppa due fasce profonde 13,2 metri di profondità che si attestano lungo i fronti sud e nord, dove sono collocate le aule, mentre nella parte centrale, affacciati sul cortile, si trovano i principali spazi pubblici: l’atrio, l’aula magna e lo spazio studio.

I quattro fronti sono caratterizzati da portici di diverse altezze e profondità, scanditi dal ritmo verticale costante dei sostegni in cemento armato facciavista.

Sopra. Interno e esterno dell’installazione fatta di superfici specchianti. Foto ©Marco Cappelletti.

Località Università Statale di Milano

Cortile d’onore

Committente

Elica e Fondazione Ermanno Casoli

Progetto architettonico Labics

Cronologia 2018

Visionair, un’installazione per Elica

Parte della mostra House-in-motion dell Fuorisalone milanese del 2018, l’installazione Visionair, commissionata da Elica e Fondazione Ermanno Casoli, scaturiva da una riflessione sul tema del ribaltamento o inversione del punto di vista, citando in architettura il cambio di paradigma degli innovativi piani aspiranti progettati e realizzati da Elica.

La struttura, che con un modulo di base pari a un terzo dell’intercolumnio instaurava uno stretto dialogo con il portico del cortile d’onore della Ca’ Granda, con materiali specchianti creava un’immagine astratta se vista dall’esterno e immersiva all’interno. Come in un caleidoscopio, le immagini

video dell’interno venivano scomposte, ribaltate, ricomposte in forme nuove, generando un racconto inaspettato del quale entrava a far parte anche il visitatore.

Il modulo di base generava tre famiglie di superfici verticali che si intersecavano nello spazio: due parallele ai portici e la terza inclinata a 45 gradi a definire la sezione diagonale che tendeva verso il cornicione del portico.

Letta come prototipo, l’installazione si inserisce all’interno di un percorso di ricerca che lo studio Labics porta avanti da anni sulla relazione tra struttura e spazio; struttura intesa anche come idea di massima riduzione dell’architettura.

FORMA, FUNZIONE E MOSCHETTO

All’inizio del Novecento in Italia lo ‘spirito nuovo dei tempi’ si riflette nel razionalismo del Gruppo 7 (Terragni, Castagnoli, Figini, Pollini, Frette, Larco e Rava), di Giuseppe Pagano e Adalberto Libera. Progressista, il razionalismo si sviluppa in un’epoca dominata da una cultura reazionaria: “uno stile eretico – scrive Bruno Zevi – sostanzialmente antifascista anche se commissionato dal fascismo” È questa l’originale commistione che rende difficile stabilire un confine netto tra razionalismo – che secondo Fabio Isman si prolunga negli anni Cinquanta e Sessanta, con la cattedrale di Cristo Re di Adalberto Libera a La Spezia e il grattacielo Pirelli di Ponti e Nervi a Milano – e architettura del Ventennio. L’itinerario culturale del libro, che attraversa tutta l’Italia, da Milano, Como e Roma (per non dire di Forlì) alle città di fondazione, dalle colonie estive agli esperimenti ‘irregolari’ come la Tresigallo di Edmondo Rossoni (il disegno in copertina è quello degli ex-bagni pubblici del borgo), descrive con ricchezza di particolari gli esiti di un fertile connubio di cui rimangono ovunque tracce significative e spesso tuttora in uso. Se di molte delle architetture toccate dal libro esistono già ricerche sfociate in testi approfonditi, Andare per l’Italia razionalista è insieme un racconto e un regesto, ricco di particolari e con qualche gossip che rende bene il senso di un’epoca. La struttura per capitoli è anche un’utile premessa per organizzare altrettanti viaggi a tema. Per esempio a Cernobbio, per visitare il capolavoro di Cesare Cattaneo (oggi sede dell’omonimo archivio).

IL RITO SUPREMO

C’è da chiedersi perché l’autrice affronti con Stefano Catucci e i borsisti del corso di dottorato della Sapienza un tema lasciato ai margini della riflessione. Nel 1955 Goffrey Gorer ragionava sul fatto che la morte, nella società del perbenismo del XX secolo, mette in atto forme patologiche di pudore. Qualche anno dopo Philippe Ariès, scrivendo Storia della morte in Occidente, rompe il tabù dei tabù e affronta la questione della morte. L’interesse dell’autrice può forse venire dell’aver abitato, con gli alberi e le tombe, in un monolocale presso il Père-Lachaise, il cimitero di Parigi. In realtà la morte offre un’ampia possibilità di strategie progettuali per ideare nuove relazioni e ripensare riti, tombe e ciò che resta dell’essere umano. Nuove ipotesi per lo spazio che accoglie il corpo del defunto, in funzione dello scambio simbolico tra chi resta e chi ci lascia, consapevoli che la dipartita spesso avviene in ospedali e hospice. I progettisti un tempo avevano modo di rappresentare l’ultima dimora, memori del passo di Adolf Loos. E ciò avveniva attraverso il cubo monolitico del monumento a Sarfatti di Giuseppe Terragni; il masso oppressivo e unificante di Mario Fiorentino alle Fosse Ardeatine; il giardino iniziatico che Carlo

Scarpa propone per la famiglia Brion o la città labirinto di Alessandro Anselmi per Parabita. Ora tutto ciò appartiene al passato. Avanzano nuove ipotesi e l’architettura del memoriale diventa land art, e tornare alla terra divenire terra, coi cimiteri come una comunità di compost In forme diverse dal passato l’architettura deve tornare a misurarsi con il rito del distacco dal defunto.

Mario Pisani

Architettura e morte. Riti, sepolcri e resti dell’umano Caterina Padoa Schioppa LetteraVentidue, Siracusa, 2024 160 pp, ill, 22 euro ISBN 978-8-8624-2940-5

CONVERSAZIONI CON KENNETH FRAMPTON

“un intellettuale e un critico prima, e un architetto poi”. Liquida Rossi: “non l’ho mai considerato un architetto, ma piuttosto un artista metafisico e un intellettuale radicale”. Idem per Tafuri “in alcun modo avvicinabile”. Apprezza Argan e Cacciari. Tra i filosofi Heidegger e Habermas. Chiude con un bell’aforismo di Alvaro Siza: “un architetto è uno specialista della non specializzazione” Mario Pisani

Andare per l’Italia razionalista

Fabio Isman

Il Mulino, Bologna, 2024

160 pp, 14 euro

ISBN 978-88-15-38874-2

“Anche se ho indossato il mantello dello storico di architettura, ho sempre scritto da architetto”, afferma Kenneth Frampton. Si forma all’Architectural Association e, tra il 1962 e il 1965, nella redazione di Architectural Design. Realizza le residenze Corringham a Bayswater, Londra, che distribuisce ogni appartamento su quattro semi-livelli e mostra doppio orientamento. Si trasferisce negli Stati Uniti e rinuncia a progettare per insegnare storia dell’architettura, prima a Princeton, chiamato da Eisenman, poi alla Columbia. Torna in Europa, ad Amsterdam con Hertzberger e infine all’Accademia di Mendrisio. Mentre trova reazionaria la Strada Novissima di Portoghesi, nel 1980 pubblica Modern Architecture: a Critical History, dove, in sintonia con Sigfried Gideon, Reyner Banham e Leonardo Benevolo individua nella tettonica e nel Regionalismo critico “una cultura del costruire che resiste agli imperativi globali della produzione e del consumo”. Tra i progettisti seguiti con interesse i greci Pikionis e Kostantinidis, Ungers per la Germania. In Italia Valle, Gregotti, De Carlo per il villaggio Matteotti a Terni, Aymonino per il Gallaratese e Grassi,

Memoria come palinsesto Gaia Caramellino, Federica Doglio LetteraVentidue, Siracusa, 2024 120 pp, 6,90 euro ISBN 978-88-6242-896-5

TOTALLY CONNECTED

a cura di Carlo Ezechieli

UNA PROSPETTIVA SUL LAVORO RECENTE DI NERI&HU E SULLA CAPACITÀ DI INNOVARE A PARTIRE DALLA RICERCA DI CONNESSIONI CON I LUOGHI E CON LA TRADIZIONE

The Brick Wall. Boutique Hotel and Cultural event space. Tsingpu Yangzhou Retreat. Foto ©Chen Hao.

Livelli di connessione

Il futuro ha origine dal passato, e ad ogni passato corrisponde un luogo. In poche parole, il futuro ha delle radici antiche, ed è questo livello di consapevolezza ciò che sta emergendo in un mondo sempre più globalizzato e sempre più tendente all’omologazione. In molti Paesi, ma forse in modo più evidente in Cina, dove per decenni uno sviluppo forsennato ha spianato intere foreste per costruire città, le esperienze di architettura più interessanti emergono proprio dalla riscoperta della storia e delle tradizioni. È una questione di connessioni e di identità che, quasi per reazione, sembra prendere il posto di una modernità ipertecnologica, parte di un sistema infrastrutturale globale sostanzialmente indifferente ai luoghi che tende, pericolosamente, ad annullare le differenze. Ed è qui che si apre il tema principale della società odierna: quello della totale dipendenza da un sistema infrastrutturale globale. A cosa servirebbero i nostri ormai indispensabili smartphone al di fuori di un’infrastruttura globale? Quanta strada potremmo fare a bordo di un’automobile senza una rete stradale moderna e una rete di assistenza e rifornimento? Come potrebbero funzionare i sistemi di Intelligenza Artificiale qualora privi di un sistema di connessioni in rete? A differenza che in passato, ogni prodigio del progresso odierno è inservibile senza un sistema infrastrutturale ormai ipertrofico che, molto più importante delle stesse strutture, funziona in modo del tutto indipendente dai luoghi e da un qualsivoglia nesso connettivo con questi ultimi. Il recupero di una condizione connettiva storica e locale è ciò che contraddistingue i casi più interessanti di architettura di questi anni ed è una forza positivamente divergente.

Neri&Hu

Fondato nel 2004 da Lyndon Neri e Rossana Hu, Neri&Hu Design and Research Office è uno studio di architettura con base a Shanghai. Con progetti in corso a livello internazionale Neri&Hu hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in campi che vanno dall’architettura al design.

NOSTALGIA DEL FUTURO

UN INCONTRO CON LYNDON NERI E ROSSANA HU. I FONDATORI DELL’OMONIMO STUDIO E DIRETTORI CREATIVI DI STELLAR WORKS SONO TRA GLI ESPONENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DELLA NUOVA ARCHITETTURA CINESE. UN DIALOGO TRA STORIA, TRADIZIONE E PROGETTI INEVITABILMENTE RIVOLTI AL FUTURO

di Carlo Ezechieli

In occasione della Milano Design Week 2024 l’azienda giapponese Stellar Works ha presentato l’installazione The canvas and the Plinth Ad occuparsi della direzione creativa è lo studio di architettura Neri&Hu, di Lyndon Neri e Rossana Hu. Li abbiamo incontrati per capire come riescono, fondendo tradizione e modernità, a creare spazi che raccontano storie e suscitano emozioni. In questa intervista ci parlano di alcuni dei loro progetti più emblematici e di come riescono a coniugare estetica e funzionalità, rispettando al contempo il contesto culturale e storico dei luoghi in cui operano.

Come descrivete la vostra ricerca in architettura?

Prima di tutto, per me riguarda il mio viaggio personale nel corso degli anni, ci spiega

Rossana Hu. È una ricerca correlata alla ricerca della mia identità. Si tratta di esplorare l’architettura e di usarla come intermediario per arrivare all’abitare. Per me è lo stesso, aggiunge Neri. Siamo entrambi cresciuti in Asia e abbiamo studiato negli Stati Uniti, dove al centro di tutto c’era la cultura europea e la sua architettura, dal Rinascimento al Bauhaus. Ed è stata un’occasione importante per definire la nostra individualità. Vorrei trovare il modo di utilizzare l’architettura per esprimermi, come fanno un artista, un pittore o un musicista con la loro arte.

Come pensate che il vostro passato abbia influenzato voi e la vostra formazione? L’influenza del passato è stata determinante e i luoghi in cui siamo cresciuti sono stati fondamentali. Siamo nati e cresciuti entrambi in

famiglie cinesi, con un forte senso di comunità. In Cina è normale che nella stessa casa vivano due o tre generazioni, siamo abituati a condividere gli spazi con più persone. Questo porta a cercare un modo per coabitare, spesso attraverso una mediazione. In alcuni casi si vive ancora nelle tradizionali case a corte, dove gli spazi sono tutti condivisi.

Andare a studiare in America è stato quasi uno shock, almeno inizialmente. Il senso di comunità che ci ha accompagnato nei nostri anni di formazione sembrava completamente assente, tutto ruotava attorno alla propria individualità. Ricordo che durante la mia prima lezione chiamai il mio professore Sir. Lui si mise a ridere e mi disse di chiamarlo per nome perché la mia voce era importante quanto la sua. Mi ci volle un anno per capire questa cosa, non la dimenticherò mai.

Sotto, il volume dell’Experience center e,in basso, vista del complesso dal padiglione della distilleria.
Foto ©Chen Hao.
CHUAN MALT WHISKY DISTILLERY - SEZIONE LONGITUDINALE

Le radici rappresentano la tradizione, e nelle vostre architetture l’identità culturale è molto presente. Nonostante questo, oggi in Cina compaiono sempre di più edifici enormi come quelli dello studio Zaha Hadid. Come fate, nei vostri progetti, a bilanciare la tradizione e la modernità?

Io penso che il nostro linguaggio architettonico sia moderno, risponde Lyndon Neri. La tradizione emerge in modi diversi, ad esempio attraverso l’uso di materiali tradizionali, di texture o di proporzioni. Spesso utilizziamo materiali riciclati, che nella nuova architettura diventano una traccia del passato e allo stesso tempo un modo ecologico e razionale di costruire. Un altro modo in cui teniamo la cultura all’interno dei nostri progetti è la filosofia, in particolare quella orientale. Se vogliamo citare un caso specifico, si può far riferimento al concetto di nostalgia della filosofa russa Svetlana Boym, che afferma che all’inizio la nostalgia è quasi una condizione patologica, come quella che provano i soldati in guerra quando pensano alle loro case. Boym però sostiene che qualcosa di negativo può diventare positivo. Se la nostalgia è solo un ricordo di un momento del passato è fine a sé stessa, ma se si cerca di comprenderla, può aiutare a capire un determinato momento del passato che a sua volta ci aiuta a comprendere il presente e di conseguenza la modernità.

Nella cultura cinese la nostalgia è molto presente. Vi sentiti nostalgici quando siete all’estero?

Si, siamo molto nostalgici, ci manca casa e ci mancano i nostri amici. E questo fa sì che vogliamo portare la nostalgia all’interno dei nostri progetti, ma in modo positivo. La nostalgia deve servire come strumento per creare energia, per generare qualcosa che sia di ispirazione. Un giorno, guardando una nostra architettura magari sarà possibile riconoscere concetti del passato, come ad esempio le proporzioni dello spazio o determinati materiali, e grazie ad essi sarà più facile capire la modernità. Ad esempio, in un nostro progetto nel centro della Cina, a Zhengzhou, abbiamo ricostruito una corte ma sviluppandola in verticale, riprendendo il principio della tradizione in chiave moderna. Eppure entrando in quello spazio le persone sono riuscite a riconoscere una corte tradizionale, riconducendola a quella delle case dei loro nonni. Le persone riescono a percepire il passato nonostante si tratti di un progetto del presente.

Cosa, secondo voi, fa di un’architettura un capolavoro? Che qualità deve avere? Secondo me, risponde Hu, è qualcosa che definisce, che riesce a durare nella memoria delle persone. Credo, aggiunge Neri, che per poter definire tale un’opera si deve trattare di

un’architettura che testimonia un particolare momento storico o sociale. Deve avere un significato per la società in quel determinato periodo. Ad esempio, se pensiamo ai progetti di Louis Khan o di Le Corbusier in India, come ad esempio Chandigarh, non si tratta solo di opere fine a sé stesse, ma di riuscire a creare una comunità e di rappresentarla. Un altro esempio di questo tipo potrebbe essere il monumento alla Shoa nella Judenplatz di Vienna: è come una scultura, un volume puro. Sono rimasto ad ammirarla senza parole. Questa architettura definisce un particolare momento storico, seppur doloroso, ma è proprio per questo che l’architettura fa il suo dovere: acquista significato solo quando rappresenta la società.

Quale consiglio potreste dare a un giovane architetto?

Prima di tutto, risponde Rossana Hu, consiglierei di trovare se stessi, di capire le proprie origini prima di cercare di pensare troppo alle tendenze e di essere futuristici. Prima di essere un buon architetto, bisogna essere una brava persona. L’architettura, aggiunge Neri, non è solo costruire edifici, ma riguarda costruire relazioni e connessioni umane ■

Sopra. L’acqua piovana raccolta in copertura cade nella corte interna della distilleria creando dei giochi d’acqua. A destra, vista della lobby di ingresso. Foto ©Chen Hao.

1. Corte interna

2. Sala degustazioni

3. Cocktail bar

4. Vip Lounge

5. Bagni

6. Spazio di supporto alla degustazione

SEZIONE TRASVERSALE

1. Fontana

2. Vassoio in metallo per giochi d’acqua

3. Struttura in acciaio

4. Calcestruzzo liscio prefabbricato

5. Calcestruzzo liscio in opera

6. Striscia di illuminazione in rame

7. Muratura in mattoni

8. Striscia Led a incasso

9. Struttura in calcestruzzo in situ

10. Calcestruzzo aggregato prefabbricato

11. Lucernario con doppi vetri

12. Calcestruzzo aggregato in situ

13. Parete in cartongesso

14. Struttura metallica per botti

15. Pannello in cemento faccia a vista

The Chuan Malt Whisky Distillery

È il progetto vincitore del concorso per la realizzazione della prima distilleria di Pernod Ricard in Cina. A renderlo unico è il lotto in cui si trova, ovvero il monte Emei, patrimonio Unesco dal 1996. Oltre a rispettare il patrimonio culturale e materiale del luogo, la nuova architettura è innovativa e visionaria. Il concept è strettamente legato al concetto dello Shan-shui che significa ‘acqua di montagna’. Mentre shan rappresenta la forza e la permanenza, shui è la fluidità e la trasformazione: due forze opposte e complementari. La proposta è concepire un gesto la cui vera forza risiede nella sua umiltà e semplicità, nel profondo rispetto per la natura. Gli edifici di produzione del whisky sono situati

sul lato nord del sito. Si sviluppano in lunghezza, paralleli tra loro e seguono la pendenza del terreno in modo tale che le linee dei tetti siano sfalsate tra loro. Le tegole di argilla sono recuperate e contribuiscono a dare un aspetto vernacolare alla struttura sottostante di travi e pilastri in cemento. Il riempimento dei muri in pietra è realizzato con i massi estratti dal terreno durante la livellazione del sito.

In contrasto con gli edifici produttivi si pongono quelli destinati alla visita, costruiti sulle geometrie fondamentali del cerchio e del quadrato, che nella filosofia cinese rappresentano rispettivamente il cielo e la terra.

L’edificio circolare della degustazione è parzialmente sommerso nel terreno, con cinque sale sotterranee che circondano un cortile a cupola che contiene una cascata al centro. La parte superiore della cupola emerge leggermente dal terreno con tre anelli di mattoni concentrici richiamando la silhouette del monte Emei. Questa forma scultorea del terreno diventa una presenza distintiva che può essere vista da ogni parte del sito e nel frattempo funge da destinazione per i visitatori, che da qui possono godere di una vista panoramica completa. L’edificio quadrato del ristorante e del bar è situato più in basso nel pendio e si affaccia sulla riva del fiume.

PIANTA PIANO TERRENO

Località Yangzhou, China

Progetto architettonico e interni

Neri&Hu Design and Research Office

Finiture e impianti PG, Kohler, Duravit, Zucchetti

Area di intervento 32.000 mq

Superficie lorda 4.200 mq

Cronologia novembre 2015 - ottobre 2017

1. Piazza d’ingresso

2. Giardino acquatico

3. Giardino di bambù

4. Anfiteatro

5. Reception

6. Biblioteca

7. Giardino del tè

12. Ristorante

PLANIMETRIA GENERALE
8. Camera degli ospiti nel cortile
9. Camera degli artisti
Giardino fiorito
Piazza degli eventi
Teatro
Prato
Camera con vista lago
Retro
Tsingpu Yangzhou Retreat. Vista su uno dei percorsi connettivi che si sviluppano a reticolo all’interno del complesso.

4 2 3 1

PLANIMETRIA, AREA RECEPTION, PRIMO PIANO

1. Reception and tea room

2. Office

3. Toilets

4. Courtyard

PROSPETTO RECEPTION

SEZIONE AA RECEPTION

SEZIONE BB RECEPTION

Tsingpu Yangzhou Retreat

Il progetto prevede il riutilizzo adattivo di vecchi edifici ancora presenti nell’area e l’aggiunta di altri per soddisfare le esigenze del nuovo hotel. L’insieme degli edifici si trova in prossimità del West Lake di Yangzhou. La vicinanza del lago consente di godere di un’ottima vista panoramica sul paesaggio e sui laghi circostanti. Le preesistenze si presentavano come una serie di elementi disconnessi tra loro. Da qui nasce l’idea degli architetti di sovrapporre ad essi una griglia che andasse a creare un sistema unico. Il progetto si presenta come chiuso e compatto all’esterno nascondendo la sua natura frammentata all’interno. È evidente, pertanto, la volontà degli architetti di richiamare la tradizione vernacolare cinese. I volumi pieni delle camere,

infatti, affacciano sui vuoti delle corti che appaiono di diversa natura. Quella centrale, ad esempio, più ampia rispetto alle altre, è costituita da uno specchio d’acqua che rievoca i laghi della zona.

La griglia crea una forte gerarchia degli spazi e una netta distinzione tra pubblico e privato. Grazie ad essa si passa dagli ambienti privati delle camere a quelli comuni del ristorante e della biblioteca.

Per enfatizzare ulteriormente la volontà di privacy, gli architetti hanno fatto in modo che anche le coperture dei volumi interni al muro perimetrale non fossero mai più alte rispetto a quest’ultimo, in modo che non siano mai visibili dall’esterno: per vedere che cosa succede

all’interno dell’edificio è necessario entrare. I percorsi sono disposti in modo da creare viste prospettiche diverse che invoglino il visitatore a scoprire l’architettura. I muri che li perimetrano sono stretti e costruiti interamente con mattoni grigi di recupero posizionati con trame differenti in modo da creare giochi di luci differenti.

Dall’alto, vista dall’ingresso verso lo specchio d’acqua della principale corte interna e uno degli altri cortili. Foto ©Pedro Pegenaute.

contraddistingue per l’uso sapiente dei materiali e la cura dei particolari. Foto ©Pedro Pegenaute.

Vista del ristorante. Situato in un padiglione indipendente dal complesso principale, questo spazio si

Sopra e di lato, vista del grande volume circolare interno al museo. Foto ©Tian Fangfang e Zhu Runzi.

Località Xi’an

Committente Yungao Hotels

Progetto architettonico Neri&Hu Design and Research

Local architect China Northwest Architectural Design and Research Institute

Contractor Power China Chonqing Engineering

Lighting Linea Light (China)

Area di intervento 1.492 mq

Superficie lorda 1.990 mq

Completamento Dicembre 2021

Qujiang Museum of Fine Arts Extension

Il Museo delle Belle Arti di Qujiang si trova nella città di Xi’an, a sud della famosa ‘pagoda della grande oca selvatica’. Il progetto riguardava la costruzione del nuovo ingresso est del museo. L’intento non era solo quello di costruire un nuovo volume che soddisfacesse le esigenze di ampliamento del museo, ma creare un vero e proprio monumento per la città, che durasse nel tempo e diventasse un simbolo per il tessuto urbano circostante. Pertanto, era fondamentale prestare molta attenzione ai dettagli per rendere il progetto distinguibile e unico.

L’edificio si può suddividere in quattro parti: la Base, la Circolazione, chiamata Sculptural Walk, il Podio e, infine, il Monumento vero e proprio. L’intera base è parzialmente interrata rispetto al livello della strada, questo perché è concepita come uno spazio continuo per il pubblico. Da

qui si può accedere alla Sculptural Walk, ovvero alle scale mobili che si trovano all’interno di un volume plasmato come una vera e propria scultura, caratterizzato com’è da spazi che si comprimono e si espandono man mano che si scende, culminando con un lucernario alto tre piani che conferisce un senso di drammaticità e fascino allo spazio. A questo piano si ha l’accesso al museo e ad altri servizi come negozi e ristoranti. Mentre tutta la base è costruita in calcestruzzo gettato in opera, il volume del podio, che contiene altri negozi, è interamente vetrato. La sua architettura più semplice e leggera separa sia visivamente che tecnicamente la parte sottostante da quella soprastante, cioè il Monumento. Quest’ultimo ha forma circolare e si sviluppa su due livelli. Al suo interno si trovano una

lounge al piano inferiore e un anfiteatro all’aperto a quello superiore. Giocando con l’inversione di pieno e vuoto, e con la sezione dell’anfiteatro, gli architetti fanno in modo che la parte inferiore delle gradonate del teatro diventi inaspettatamente il soffitto scolpito per il livello della lounge. L’intero volume cilindrico è composto da unità di travertino rosso a forma di diamante disposte in modo da creare delle fessure in facciata che facilitano il passaggio della luce. Il colore rosso del materiale, inoltre, contribuisce a rendere il volume molto distinguibile all’interno del tessuto urbano.

Sopra, l’ingresso del museo con il grande volume circolare centrale.

SEZIONE LONGITUDINALE
1. Piazza centrale
2. Scale mobili
PIANTA PIANO SECONDO
4. Bar&Lounge
5. Patio e vuoto
PIANTA PIANO SECONDO
SEZIONE LONGITUDINALE

1. Spazio polivalente

2. Spogliatoio

3. Servizi igienici

4. Anfiteatro all’aperto

5. Caffetteria

6. Servizi igienici

Progetto

Neri&Hu Design and Research Office

Finiture e impianti PG, Kohler, Duravit, Zucchetti

Superficie lorda 1.500 mq

Cronologia Settembre 2016 - Maggio 2019

Località Beidaihe New District, Qinhuangdao (Hebei)
architettonico e interior design
Sopra. Vista del prospetto principale dello spazio espositivo. Foto ©Pedro Pegenaute.
SEZIONE LONGITUDINALE PIANTA PIANO TERRENO

Dall’alto. Lo spazio all’interno del grande patio centrale. Scorcio di un percorso espositivo.

Aranya Art Center

L’Aranya Art Center si trova nel quartiere balneare Beidaihe della città di Qinhuangdao, sul golfo di Bohai. Non è semplicemente uno spazio espositivo, ma è concepito come un importante luogo di incontro e di scambio per i cittadini. All’esterno l’edificio appare monolitico e compatto: la matericità massiccia lo fa sembrare una roccia immutabile all’interno del tessuto residenziale in continuo cambiamento. I prospetti, interamente in calcestruzzo, sono caratterizzati dall’alternarsi di superfici lisce e superfici sagomate. Le prime riflettono la luce durante le ore diurne, mentre le seconde, attraverso le loro inclinazioni, creano dei giochi di ombre diversi tra loro. Inoltre, alcune delle aperture delle facciate sono incorniciate da elementi in bronzo, anch’essi utili per catturare i raggi solari. Caratteristica principale dell’architettura è il vuoto centrale, attorno al quale ruotano tutti

gli spazi, che si sviluppano a spirale e sono interconnessi tra loro. Al loro interno i visitatori possono muoversi liberamente, seguendo un percorso scenografico con viste prospettiche dirette sia verso l’interno sia verso l’esterno. Gli spazi espositivi sono pensati per favorire un’immersione totale nell’arte. Il percorso parte dal basso dove si trovano la caffetteria, la galleria e l’anfiteatro, e conduce i visitatori attraverso cinque spazi espositivi distinti e culminanti sul tetto, dove si ha una visione a 360 gradi del centro della città.

Il vuoto centrale consente alla pioggia di entrare all’interno dell’edificio, dove convoglia in uno spazio circolare al centro dell’anfiteatro che diventa come una vasca. La presenza dell’acqua evoca la vicinanza con l’oceano.

A sinistra, i Propilei con il celebre motivo degli anelli intrecciati e, sotto visti dall’interno del memoriale, delimitato dal muro di confine inclinato di 60 gradi.

MEMORIALE BRION

VIAGGIO NEL LABIRINTO DELL’ALDILÀ

COMPLETATO DOPO UN LAVORO DURATO 8 ANNI

IL RESTAURO DEL CAPOLAVORO DI CARLO SCARPA.

LO RIVISITIAMO CON GUIDO

PIETROPOLI, COLLABORATORE

DI SCARPA, TESTIMONE

DIRETTO DELL’OPERA

ORIGINARIA E AUTORE

DELL’INTERVENTO

Non si contano, in millenni di storie di poeti e scrittori, preti e sedicenti profeti, le descrizioni del mondo che tutti attende dopo la morte, ma solo Carlo Scarpa a quel mondo ha dato forma e sostanza architettonica, così che non solo la famiglia ma i 15mila visitatori che ogni anno raggiungono il piccolo cimitero di San Vito di Altivole, visitando il memoriale Brion ne abbiano esperienza sensibile. E, se se la sentono, raggiunto il padiglione sull’acqua, possano restare soli con sé stessi e il proprio destino. Progettata e costruita, su incarico della vedova e dei figli del titolare della Brion Vega, tra il 1970 e il 1978 su un lotto di 2.400 metri quadrati che dal cimitero esistente si estende a est e a nord, questa poetica architettura per l’elabora-

zione del lutto si potrebbe definire – come si direbbe oggi – un lavoro di design & build, come testimoniano gli oltre 2.200 schizzi e disegni che Scarpa sviluppò per affrontare e risolvere gli innumerevoli dubbi che il compito sollevava e per spiegare alle maestranze, in un dialogo ininterrotto fino alla sua morte, le intenzioni progettuali. Intenzioni che comprendevano la pietas verso la famiglia amica, la volontà di instaurare quel dialogo con il luogo – la campagna, l’orientamento, l’acqua – necessario per una tomba, la reinvenzione della ‘tradizione’ e il perfezionismo del progettista. Due gli elementi fondativi dell’opera: il muro di contenimento che delimita lo spazio del memoriale, inclinato di 60 gradi “a suggeri-

re il disvelamento, quasi l’emersione – spiega Pietropoli – dell’area interna, che è posta 77 centimetri più in alto del piano di campagna”; e i Propilei dell’ingresso, con la scala slittata a sinistra “ forse perché – prosegue l’architetto –Scarpa sapeva che il cuore, dove si custodiscono gli affetti, è da quella parte”. Anche in questo caso anticipando quell’embodiment, quella percezione olistica e cinestetica di un’architettura che chiama in gioco i cinque sensi, oggi in uso nelle neuroscienze.

Varcati i propilei, che si concludono nel motivo dei due anelli intrecciati, il percorso si sviluppa in due direzioni: a sinistra, verso l’arcosolio che protegge i sacelli dei due coniugi, il portico, la cappella dei familiari e il tempietto; a destra, verso lo specchio d’acqua e il piccolo padiglione della meditazione.

L’agire del tempo e le infiltrazioni hanno reso indispensabile il restauro dell’opera, avviato nel 2016 e generosamente finanziato dagli eredi Ennio e Donatella Brion, che nel 2022 hanno poi donato il memoriale al FAI. Un restauro particolarmente impegnativo sia per la varietà dei materiali – cemento armato a vista, legno massiccio, plywood marino, intonaco su cocciopesto, tessere di mosaico vetroso, metallo –

sia per l’espressa volontà di “pulire senza spianare” l’impronta delle tavole delle casserature, conservando l’originalità dell’opera anche per il cemento armato, che mostrava pericolosi affioramenti dei ferri cui si è posto rimedio non già con un banale coating edilizio ma con interventi puntuali, che andranno ripetuti. Il restauro ha posto rimedio anche a precedenti frettolosi interventi (operati nel 1980 in occasione di una visita dell’allora presidente francese Mitterand) e alla ricollocazione nel pannello dorato est/ovest all’interno del padiglione della meditazione – grazie al ritrovamento dei disegni originali negli archivi del Maxxi di Roma e del Mak di Vienna – della finestrella a carabottino rimossa in occasione di quel precedente restauro.

L’assidua frequentazione dell’opera per seguire i lavori di restauro ha condotto Guido Pietropoli alla conclusione che “nell’architettura di Scarpa non esiste alcuna decorazione gratuita: ogni sua parte è necessaria e nulla può essere aggiunto o tolto senza vanificarne il senso. Oggi il memoriale Brion si presenta meno delabré, ma mi auguro che il lavoro svolto porti il visitatore a concludere che non è stato fatto nulla” ■

In alto la planimetria del memoriale, che si sviluppa su un’area di 2.400 mq posta a est e a nord del cimitero di San Vito. Il cemento armato a vista venne realizzato con casseforme che erano quasi opere di ebanisteria.

Interno del tempietto con l’altare in muntz metal e il crocefisso in ebano e argento. A terra la lastra che segna la posizione del feretro.

Guido Pietropoli

Dopo la laurea all’Università Iuav con Carlo Scarpa, Guido Pietropoli lavora con il maestro dal 1968 al 1978. Collabora poi con Luigi Caccia Dominioni e Guillermo Jullian de la Fuente sul progetto del mai realizzato ospedale di Le Corbusier a Venezia. Con sede a Rovigo, lo Studio Pietropoli opera in Italia e all’estero nell’ambito dell’urban design, dell’architettura residenziale, del design, del restauro e degli allestimenti espositivi e museali. Dal 1995 fa parte del team l’architetto Martino Pietropoli. Guido Pietropoli ha tenuto corsi universitari e conferenze in tutto il mondo. Ultimi libri pubblicati: A fianco di Carlo Scarpa e Carlo Scarpa 1968-1978 quasi un racconto www.studiopietropoli.it

CREDITI DEL RESTAURO

Località San Vito di Altivole (Treviso)

Committente Ennio Brion

Progetto di restauro Guido Pietropoli

Direzione lavori Guido Pietropoli, Paolo Faccio

Imprese esecutrici Seres, Leonardo

Opere in legno Carlo Capovilla, Venezia

Parti in metallo Paolo e Francesco Zanon, Venezia

Intonaci a calce Calchèra San Giorgio

Cronologia del restauro 2016-2023

Foto Guido Pietropoli

PER IL RESTAURO, RICERCHE D’ARCHIVIO

MATERIALI ECOLOGICI E ALTO ARTIGIANATO

Basato sulla minuziosa consultazione degli archivi dei disegni originali e condotto nel rispetto delle soluzioni architettoniche e materiche di Carlo Scarpa, il restauro conservativo che Ennio Brion ha affidato all’architetto Pietropoli ha riportato all’aspetto originario la ‘macchina poetica per l’elaborazione del lutto’. Dopo la fase di pulitura, condotta anche con biocidi ecologici a base di origano e microsabbiature delle superfici in cemento con gusci di noce per conservare l’impronta della casseforme, è iniziato il restauro delle parti in cemento (che presentavano affioramenti delle armature), il reintegro, grazie all’abilità del laboratorio di falegnameria di Carlo Capovilla, delle parti in legno del padiglione sull’acqua (il manufatto che ha subito l’intervento più complesso e radicale) e il restauro dei mosaici. Le parti in metallo sono state oggetto di interventi della storica officina veneziana di Paolo e Francesco Zanon. Le carpenterie non a vista sono state sostituite con metalli non ossidabili, mentre le altre parti sono state smontate, ripulite o trattate con nuove dorature.

Calchèra San Giorgio

Per il parziale rifacimento degli intonaci a calce su supporto in cemento sono stati impiegati materiali

Calchèra San Giorgio, sempre espressamente formulati. In particolare: cocciopesto per gli intonaci di fondo e tonachino con grassello a rasare per ravvivare l’aspetto estetico delle fasce di finitura bianche, riportate all’originale voluto da Scarpa.

www.calcherasangiorgio.it

Il padiglione sull’acqua e, sotto, l’arcosolio visto dalla vasca. Con un’anticipazione di decenni, l’opera chiama in gioco i cinque sensi.

Nel memoriale il beton brut quasi non possiede motivazioni statiche e talvolta dopo il getto, viene scalpellato come una pietra.

Una seconda pelle in vetro serigrafato riveste una facciata strutturale a montanti e traversi in alluminio FWS 50 SG (Structural Glazing) di Schüco. Foto ©Barbara Corsico.

MEDTEC SCHOOL, PIEVE EMANUELE

DOVE MEDICINA

Filippo Taidelli Architetto

Filippo Taidelli, con studio a Milano dal 2005, si occupa di progettazione integrata su varia scala. L’attività si focalizza sulla ricerca e su interventi in ambito sanitario e nel settore del retrofit urbano per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Negli ultimi anni, ha insegnato presso lo Ied a Torino e al Politecnico di Milano.

www.filippotaidelli.com

CARATTERIZZATO DA UNA FACCIATA TRASPARENTE E UNA STRUTTURA PORTANTE IN LEGNO LAMELLARE IL ROBERTO ROCCA

INNOVATION BUILDING DI FILIPPO TAIDELLI AMPLIA IL

CAMPUS DELL’HUMANITAS UNIVERSITY

E INGEGNERIA BIOMEDICA CONVERGONO

Filippo Taidelli lo definisce “un hangar della conoscenza capace di riconfigurare il proprio layout per interpretare bisogni e funzioni che ancora non immaginiamo”. La nuova sede del corso di laurea in Medicina e Ingegneria Biomedica (Medtec School), che nasce dalla collaborazione tra Humanitas University e Politecnico di Milano, si sviluppa su tre livelli per una superficie di 6mila metri quadrati e si aggiunge, in continuità fisica e visiva – ma con una propria specifica identità – ai quattro volumi compatti del campus, sempre progettati dallo studio milanese e completati nel 2017. Una facciata trasparente, il brise-soleil zincato che protegge l’ampia terrazza all’ultimo piano e un coronamento in lamiera microforata dan-

no forma a un’architettura permeabile e identitaria per un luogo di formazione in cui scienza e innovazione incontrano le nuove frontiere della medicina e dell’ingegneria biomedica. Incontro favorito dal layout interno, con l’ambiente aperto e collaborativo, cui accedono anche realtà scientifiche esterne all’università, del piano terra: una grande navata di 500 mq dominata da una scala a vista che conduce al livello superiore, circondata al perimetro da 200 mq di aule riconfigurabili in quanto dotate di arredi e pareti mobili.

Il primo piano accoglie gli utenti in spazi di lavoro informali come l’AI Center, il centro di Intelligenza Artificiale di Humanitas, e laboratori avanzati di stampa 3D.

I piani superiori dell’edificio, a sbalzo su un basamento vetrato conferiscono leggerezza alla nuova Medtec School dell’Humanites University. Per garantire alti flussi di passaggio in totale sicurezza la bussola d’ingresso è stata realizzata con i sistemi di porte automatiche Geze dotate della funzione di sfondamento meccanico verso la via di fuga. Il connubio tra la robustezza delle ante scorrevoli realizzate con profili in alluminio dedicati Geze GE50NR e la nuova automazione ECdrive T2 garantisce aperture sicure e durature per qualsiasi utente e in qualsiasi condizione d’impiego. Foto ©Mauro Davoli.

In un contesto in cui le tecnologie sono così avanzate e dove data scientist, medici e ingegneri lavorano insieme la sfi da è stata quella di progettare un edifi cio al passo con questa idea di innovazione e proiezione nel futuro

Filippo Taidelli

Al secondo piano infine, affacciati sul verde della terrazza, gli uffici dirigenziali e amministrativi.

Un livello interrato, costruito come gli altri edifici del campus su palancole all’interno di una vasca in c.a. che lo ripara dalla falda acquifera, che nel Parco Sud Milano è prossima al terreno, oltre ai locali tecnici ospita un laboratorio di ottica di precisione e alcune aree di servizio per gli studenti.

L’involucro trasparente dell’edificio, caratterizzato da una doppia pelle di vetro serigrafato, genera una macchina bioclimatica che garantisce il massimo apporto di luce naturale e la continuità visiva con il parco esterno mentre, all’interno, mette in comunicazione le di-

verse pertinenze d’uso.

La struttura è la combinazione di un sistema di travi-pilastri in legno lamellare con fondazioni, solai e core della distribuzione verticale in cemento armato.

A conferma del livello di innovazione costruttiva raggiunta, l’edificio ha ricevuto il Wood Architecture Prize di Klimahouse che premia le opere architettoniche realizzate in legno, mentre per l’elevato grado di efficienza energetica e di compatibilità ambientale ha ottenuto la certificazione Leed Gold ■

CREDITI

Progettazione architettonica Filippo Taidelli Architetto

Progettazione e direzione lavori Techint Engineering

Progetto della luce Rossi Bianchi Lighting Design

General contractor Colombo Costruzioni

Sistemi per facciate Schüco Italia

Strutture in legno lamellare Gruppo Rubner

Porte automatiche Geze

Pannelli fonoassorbenti Fantoni

Banchi studio Lamm

Arredi Arper, Manerba, Pavimentazioni Forbo

Slp 6.000 mq

Investimento 18 milioni di euro

Completamento 2023

Sezioni trasversale e longitudinale. A destra pianta del piano terra (courtesy Filippo Taidelli Architetto).

Nella progettazione degli ambienti interni grande attenzione è stata dedicata all’insonorizzazione con l’impiego del sistema fonoassorbente 4akustik di Fantoni nella versione Random, con lamelle a passo sfalsato che donano dinamicità alle superfici. Conforme allo standard F 4 stelle della norma giapponese JIS la più rigorosa al mondo quanto a contenuto di formaldeide, 4akustik Random è in classe di reazione al fuoco B-s1,d0. Il prodotto è mappato Leed. Foto ©Barbara Corsico.

Per il Roberto Rocca Innovation Building, Lamm ha fornito 359 banchi studio E4000, design Lucci e Orlandini. Adattabile ad ogni tipo di spazio, nelle due aule di grandi dimensioni il sistema integrato e continuo di sedute e tavoli E4000 è disposto in piano e in file diritte. Dotati di un piano di scrittura ribaltabile di 35 cm

di profondità (5 in più rispetto allo standard), i banchi studio sono attrezzati con canaline di elettrificazione e prese elettriche.

I sedili, gli schienali e il piano di scrittura sono in laminato Hpl Abet 657 con finitura legno; le strutture sono verniciate in nero semi-opaco. www.lamm.it

LAMM
Foto ©Mauro Davoli
Foto ©Mauro Davoli

Lungo le due facciate principali in sughero dell’abitazione progettata da Estudio Albar sono disposte 26 grandi aperture quadrate. Foto ©Imagen subliminal Miguel de Guzmán + Rocío Romero.

RESPONSABILITÀ

AMBIENTALE NON SIGNIFICA

PRODURRE PIÙ ENERGIA

VERDE, MA CONSUMARE

MENO. CON CASA EÑE

LO STUDIO SPAGNOLO

ALBAR HA TRADOTTO

IN ARCHITETTURA GLI

ELEMENTI-CHIAVE DELLO

STANDARD PASSIVHAUS

CASA EÑE

PARETI IN SUGHERO COME I LECCI DEL PARCO

Il lotto di progetto – poco meno di 2.000 metri quadrati – si trova in una posizione invidiabile, a mezz’ora di macchina da Madrid, sul confine tra una tranquilla zona residenziale a sud e il Parco regionale dell’alto bacino del Manzanarre a nord, con ettari di lecci, cisto e ginepri. Sullo sfondo, la Sierra de Hoyo.

Casa Eñe è un parallelepipedo lungo 40 metri e profondo solo 6. Un volume semplice entro il quale è ‘scavato’, in corrispondenza della sola elevazione prevista, uno spazio a portico protetto a nord da un grande alzante scorrevole in legno-alluminio dai profili minimali aperto sul paesaggio del parco. Il portico è in asse con la piscina esterna.

All’estremità ovest, una scala metallica a chiocciola conduce alla copertura calpestabile in ghiaia, da attraversare per raggiungere il volume superiore, indipendente dall’abitazione: un padiglione con due finestre, una rivolta a nord e l’altra a ovest ma completamente chiuso a sud, adibito a studio professionale.

Tutto in Casa Eñe, dall’orientamento alle scelte architettoniche e costruttive, fa parte delle strategie passive adottate, in linea con lo standard Passivhaus tedesco, perché secondo Estudio Albar “responsabilità ambientale non significa produrre più energia verde, ma consumarne di meno”.

I primi requisiti dell’istituto di Darmstadt

Estudio Albar

Lo studio viene fondato nel 2013 da Irene García e Daniel Lozano, all’epoca ancora studenti, con la volontà di sviluppare un’architettura semplice, senza artifici, pensata per le persone e sempre focalizzata sui dettagli. Dal 2019 l’attività si è concentrata esclusivamente sulle case unifamiliari, sull’efficienza energetica e sull’edilizia industrializzata in legno con materiali naturali. www.estudioalbar.com

Il programma abitativo di 250 metri quadrati si sviluppa secondo uno schema molto semplice: un parallelepipedo stretto e lungo il cui perimetro è liberato da qualsiasi partizione. In alto, schema del telaio in legno (©Estudio Albar).

apparivano però spesso vagamente ‘punitivi’ nei confronti degli abitanti, esageratamente prescrittivi riguardo alla costruzione e indifferenti alla relazione con il luogo: finestre sigillate, ventilazione forzata, abbattimento dei ponti termici.

Niente di tutto questo riguarda Casa Eñe, che fa dell’architettura lo strumento per trasformare i criteri vincolanti in altrettanti elementi di relazione con il paesaggio – a cominciare dal rivestimento esterno in sughero, come le cortecce dei lecci del parco – e di comfort per gli abitanti: nello spazio interno di 250 metri quadrati, pavimentato in calce naturale continua, la circolazione si sviluppa lungo il perimetro, in costante contatto con il giar-

dino e il paesaggio del parco che le finestre portano all’interno, come un altro elemento della casa.

Ampiamente basato sulla prefabbricazione in legno, con una struttura portante a telaio, isolamento in lana di roccia e pareti divisorie rivestite con tavole di legno impiallacciate in rovere naturale, il processo costruttivo ha permesso di ottenere da un lato un elevato controllo della qualità e dall’altro una notevole riduzione dei tempi (e di conseguenza dei costi): l’abitazione è stata realizzata in soli sei mesi, cui si sono aggiunte poche settimane per l’assemblaggio in cantiere ■

CREDITI

Località Spagna, nord di Madrid

Committente Privato

Progetto architettonico Estudio Albar

Serramenti Sistema per serramenti Uniform – magis40

Serramentista Blas Recio e Hijos

Superficie 250 mq

Cronologia 2022

In pianta la circolazione si sviluppa lungo il perimetro, portando il paesaggio all’interno della casa e dando vita ad ambienti aperti e liberi. I profili interni delle finestre, in legno di pino lamellare si accompagnano al design e contribuiscono alla generale sensazione di comfort. Foto ©Imagen subliminal Miguel de Guzmán + Rocío Romero.

UNIFORM

Fondamentale per massimizzare il comfort e ridurre il consumo energetico di Casa Eñe è stato l’impiego di sistemi per serramenti minimali Uniform magis40, una combinazione di legno di pino lamellare certificato Fsc e alluminio con un profilo anta visibile di soli 40 mm. magis40 è il primo serramento al mondo ad aver ottenuto la classe di efficienza energetica phA nella fascia climatica 4, così come certificato dal Passivhaus-Institut di Darmstadt, raggiungendo eccellenti valori di isolamento termico e rendendolo di fatto una finestra passiva. Con questa soluzione è possibile sfruttare il soleggiamento in inverno, azzerando praticamente il ponte termico tra serramento e parete. www.uniform.it

La palazzina Comando sullo sfondo del

Dettaglio di una finestra d’angolo. Il corpo di guardia. Facciate e coperture degli edifici sono interamente rivestite in lastre di alluminio Prefalz di colore bianco P.10 prodotte da Prefa. Foto ©Paolo Riolzi.

Dall’alto in senso orario. Planimertria del Villaggio Alpino Tempesti e sezione longitudinale della palazzina alloggi (courtesy Cl&aa).
gruppo Sella.

CASERMA TEMPESTI, CORVARA

UN ACCOGLIENTE PRESIDIO ALPINO

LA CASERMA CHE PENSA ALLA

QUALITÀ DELLA VITA DEGLI ALPINI DI STANZA IN VAL BADIA E DEGLI ATLETI

OSPITATI. PROGETTO DI CLAUDIO

LUCCHIN & ARCHITETTI ASSOCIATI

All’inizio della statale 243 del passo Gardena, il ‘Villaggio Alpino Tempesti’ si sviluppa su un’area di circa 16mila metri quadrati a ridosso degli impianti di risalita del comprensorio sciistico di Corvara.

Oltre alle funzioni logistico-addestrative delle Truppe Alpine, la caserma è un importante presidio per operazioni di ricerca e salvataggio di turisti e escursionisti in difficoltà. Il com-

plesso ospita inoltre atleti, anche di altri reparti dell’esercito, che qui possono allenarsi nelle rispettive specialità, e militari di altri Paesi europei nel quadro delle attività del Ministero della Difesa.

Su incarico della Provincia autonoma di Bolzano e con la supervisione della Direzione dei Lavori e del Demanio, lo studio Claudio Lucchin & Architetti Associati ha progettato la riedificazione delle palazzine alloggi, servizi, comando e corpo di guardia del Villaggio. Rivestiti interamente di lastre di alluminio Prefalz di colore bianco, tra le quali si aprono finestrature – relativamente generose considerando la quota e il clima – funzionali al layout degli ambienti interni, i differenti volumi si

Claudio Lucchin & architetti associati L’esperienza di Claudio Lucchin come progettista si avvia nel 1991 quando vince il concorso per la progettazione della nuova Fiera di Bolzano e l’appalto per il Palazzo del ghiaccio della città. Nel 2004, con Angelo Rinaldo e Daniela Varnier, fonda Claudio Lucchin & architetti associati, che si occupa di progettazione architettonica e urbanistica prevalentemente in progetti di carattere pubblico. www.cleaa.it

presentano con un linguaggio architettonico contemporaneo che si mimetizza nel paesaggio delle Dolomiti.

Lo stesso carattere si riflette negli spazi interni: luminosi, confortevoli e – nella palazzina alloggi, che in 26 camere ospita il personale volontario e atleti paralimpici – privi di barriere architettoniche. Nella stessa palazzina si trova anche una sala pranzo con cucina. Più piccole, la palazzina di comando e il corpo di guardia ospitano invece funzioni amministrative, di servizio e una palestra pavimentata in gomma naturale.

Tutti gli ambienti sono studiati per rispondere ad elevate caratteristiche di isolamento acustico e di fonoassorbenza.

Con pareti portanti in X-Lam coibentate, protette dallo strato esterno di lastre di alluminio prodotte da Prefa e rivestite all’interno in cartongesso, il progetto è configurato per lo standard costruttivo ‘Casa Clima A’.

L’intervento, del costo di 6,6 milioni di euro, è il risultato di un accordo di programma tra la Provincia autonoma di Bolzano, il Demanio e il Ministero della Difesa in base al quale la Difesa cede alla provincia aree dismesse (in questo caso si tratta di una porzione dell’aeroporto militare di San Giacomo a Bolzano, dove verrà costruita una nuova stazione ferroviaria) in cambio della riqualificazione di strutture militari attive ■

Sotto. Un’altra vista invernale del complesso di Corvara. Foto ©Paolo Riolzi.

CREDITI

Località Corvara

Committente Provincia autonoma di Bolzano

Progetto architettonico e DL generale

Claudio Lucchin & architetti associati (capogruppo)

Progetto strutture e impianti, DL operativa e sicurezza Bergmeister Srl

Geologo Michele Nobile

Progettazione acustica ArchAcustica

General contractor Unionbau Ag

Sistemi in alluminio per finestre Schüco

Serramentista Tecnoserramenti Group

Rivestimenti in alluminio Prefalz bianco P.10 di Prefa

Lattoneria/posa dei rivestimenti Unionbau Ag

Slp 2.850 mq

Volumetria 11.650 mc

SCHÜCO

SISTEMI PER FINESTRE IN ALLUMINIO

Per rigore, pulizia formale e elevate prestazioni di isolamento termico, con valori Uf fino a 1,3 W/m2 (gli edifici si trovano a 1.500 metri slm), nel progetto di ricostruzione della caserma Tempesti sono stati adottati sistemi per finestre in alluminio Schüco AWS 75 BS.HI (Block System High Insulation). All’esterno, gli infissi si integrano completamente nella muratura: l’anta a scomparsa con telaio fisso ricopre completamente quello della parte apribile e preserva l’uniformità delle facciate. All’interno i profili di anta sottili, privi di fermavetro interno, scompaiono nel telaio lasciando in vista soli 73 mm per ottenere la massima trasparenza possibile ottimizzando l’apporto di luce naturale negli ambienti. Inoltre, sono rivestiti con una sottile lamina di vero legno, ottenuta impiegando la tecnologia Schüco Smartwood, creata per rispondere alla crescente domanda di serramenti in grado di integrarsi ai diversi stili di interior design. Il particolare processo produttivo di Schüco Smartwood prevede l’ossidazione dei profili in alluminio, l’applicazione del tranciato in legno grezzo, la levigatura e infine più mani di trattamento e finitura superficiale, con un risultato piacevole al tatto, alla vista e un ridotto impiego di materia prima (lo spessore delle lamine è di soli sei decimi di millimetro). www.schueco.it

Sopra. La facciata interna della palazzina Alloggi nel punto in cui piega per far posto alla mensa.

In basso. Dettaglio esterno dei sistemi per finestre in alluminio Schüco AWS 75 BS.HI Foto ©Paolo Riolzi.

In alto, i prospetti longitudinali dell’edificio dove ora è insediato il Bulgari Hotel Roma. Il palazzo era stato costruito negli anni Trenta del Novecento su progetto di Vittorio Ballio Morpurgo. La terrazza al quinto piano dell’albergo, progettato da Acpv Architects, domina il centro monumentale della città. Il progetto del verde è di Margherita Brianza, P’arcnouveau. Foto ©Leo Torri.

PROGETTARE per l’Ospitalità

Roma

Il luogo dove la storia prende vita

Il progetto di Acpv Architects per la nona proprietà di Bulgari Hotels & Resorts attraversa due millenni dai marmi della Roma imperiale all’architettura razionalista degli anni Trenta, per interpretare il luogo, la cultura e la maestria artigianale delle creazioni della maison che qui è stata fondata 140 anni fa

A destra, la statua di Augusto Imperatore proveniente dalla collezione Torlonia accoglie gli ospiti. Foto ©Leo Torri.

L’edificio monumentale che ospita il Bulgari Hotel di Roma – per una superficie complessiva di 14mila metri quadrati su sette piani, di cui uno interrato – è un emblematico esempio di architettura razionalista italiana: progettato da Vittorio Ballio Morpurgo e costruito tra il 1936 e il 1938, sorge in un sito storico dal forte valore simbolico, di fronte al Mausoleo di Augusto del I secolo e all’Ara Pacis voluta dal primo imperatore di Roma e custodita all’interno del museo di Richard Meier. Come per tutti gli altri Bulgari Hotels & Resorts, il progetto di riqualificazione dell’ edificio e l’interior design è stato affidato

Nella sezione, la profonda trasformazione dell’edificio di Morpurgo che la nuova destinazione d’uso ha reso necessaria. Disegno courtesy Acpv.

ACPV Architects

Fondato nel 2000 a Milano da Antonio Citterio e Patricia Viel, attualmente lo studio comprende 160 professionisti guidati da 10 partner. Dalla pianificazione urbana agli sviluppi residenziali e a uso misto, dai campus aziendali agli edifici pubblici e agli hotel, ogni progetto di Acpv Architects incarna una visione in cui la natura e le aspirazioni umane più nobili possano trovare nuova centralità.

www.acpvarchitects.com

allo studio Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel, che ha bilanciato il rigore estetico delle pietre utilizzate nella Roma imperiale e lo stile architettonico essenziale dell’edificio attraverso texture particolarmente ricche. I chiari motivi ispiratori del progetto sono due: da una parte la celebrazione della Roma antica e della figura di Augusto; dall’altra il rispetto del palazzo che ospita l’hotel e i rimandi alla sua epoca di riferimento. Gli anni Trenta sono evidenziati attraverso le collezioni

di Gio Ponti, che in quegli anni – dal 1923 al 1933 – fu direttore artistico di Ginori. Nello stesso periodo, precisamente nel 1934, riapriva la boutique Bulgari di Via dei Condotti, completamente rimodernata. La progettazione e la direzione lavori del restauro dell’edificio e dell’apparato decorativo – con il grande mosaico raffigurante le ‘Origini del mito di Roma’, gli affreschi e i bassorilievi interni ed esterni – è stata curata dall’architetto Gennaro Farina, che con il

suo studio Polis si è occupato anche della progettazione urbanistica. Il progetto del verde, con più di 4.500 piante dislocate nei vari ambienti dell’albergo, a cominciare dal monumentale portico esterno, dove una vegetazione di felci, sterlizie e banani si relaziona con la verticalità dello spazio e garantisce agli ospiti del caffè la privacy mantenendo una relazione visiva con la piazza e il Mausoleo, è stato sviluppato dallo studio milanese P’arcnouveau di Margherita Brianza.

Sopra, la pianta del piano terreno evidenzia l’accurata articolazione degli ambienti comuni. Foto ©Leo Torri.

L’ingresso e gli spazi comuni

Collocata al centro del vestibolo circolare di ingresso – alto 5 metri, interamente rivestito in marmo di Chiampo e scandito da grandi portali in marmo nero antico che riprendono il disegno di quello in fior di pesco degli scaloni storici – una scultura romana dell’imperatore Augusto seduto proveniente dalla collezione Torlonia accoglie gli ospiti (nei prossimi cinque anni cederà il posto ad altre quattro statute della collezione, restaurate nei laboratori Torlonia con il contributo di Bulgari). A pavimento, una stella a otto punte in marmo nero antico, simbolo di Bulgari, richiama anche la stella che si trova al centro di piazza del Campidoglio. Adiacenti al vestibolo la reception, la lobby lounge con le porcellane Ginori disegnate da Gio Ponti,

e la biblioteca, affacciata su via della Frezza e arredata con le librerie Infinito disegnate da Franco Albini per Cassina nel 1956. Le camere e le suite

Rifuggendo da qualsiasi immagine stereotipata, nel progetto di interni l’interpretazione della Roma antica si manifesta attraverso il tema del colore, che nelle 114 camere – in prevalenza suite, tra cui la Bulgari suite di quasi 300 metri quadrati e un costo vicino ai 40mila euro per notte –viene declinato in quattro palette con l’impiego di tessuti, rivestimenti a parete, boiserie e soprattutto marmi: quei marmi che Augusto fece portare a Roma fin dai confini dell’impero per “trasformare la città di mattoni in una città di marmo” e il cui impiego si ricollega anche

all’uso pionieristico e spregiudicato delle pietre nella gioielleria che ha caratterizzato la storia della Maison Bulgari.

La terrazza

Al quinto piano, la terrazza è lo spettacolare rooftop con una vista che domina tutto il centro monumentale di Roma, da Villa Medici e Trinità dei Monti al Tevere e al Colle del Gianicolo. Quintessenza della terrazza romana, con oltre 200 vasi smaltati colorati e una grande varietà di piante e fiori autoctoni, il progetto di Margherita Brianza (P’arcnouveau) si ispira ai giardini delle ville dell’antica Roma come la Villa di Livia e Villa Adriana. Il pavimento è interamente realizzato in opus spicatum e una fontana in mosaico con la stella a otto punte rende omaggio alle tante fontane della città.

Il ristorante

Affidato allo chef abruzzese Niko Romito, sullo stesso livello della terrazza il ristorante offre ai 54 ospiti una splendida vista sul Mausoleo di Augusto e sull’Ara Pacis da un ambiente elegante, con pareti in legno di mogano, opere d’arte Bulgari e raffinati divanetti ai tavoli. La Bulgari Spa Una grande natatio, piscina di 20 metri di lunghezza decorata con scintillanti mosaici di Bisazza che richiamano i motivi delle celebri Terme di Caracalla, è posta al centro dell’area di 1.500 metri quadrati della Spa del Bulgari. Otto colonne rivestite in marmo arabescato scanalato si ergono al centro della vasca, alimentata da due bocche in bronzo che riecheggiano la fontana esterna di Morpurgo

e che sono state forgiate con la tecnica della fusione a cera persa, la stessa utilizzata per le statue nell’antica Grecia. Due nicchie in mosaico contengono due rare statue in terracotta del xix secolo raffiguranti l’allegoria della bellezza e del silenzio. Le finestre lasciano filtrare una luce magica, calda, soffusa e policroma: i vetri sono stati realizzati con l’antica tecnica dei rulli veneziani, reinterpretati con il disegno del pavimento del Pantheon su cui spunta la stella di Bulgari, questa volta in foglia d’oro. La spa si completa con otto sale trattamenti, firmati Augustinus Bader, una Spa Suite con una grande vasca in onice avorio, un parrucchiere e il centro fitness con tecnologie e attrezzi di ultima generazione ■

CANCIAN PAVIMENTI

Azienda storica Veronese che fin dal 1840 realizza in tutta Europa pavimenti in Terrazzo alla Veneziana. Una tecnica chiamata anche Seminato alla Veneziana, nome che deriva dalla tecnica di esecuzione che prevede la semina, cioè la distribuzione dei frammenti di marmo eseguita spargendo a mano marmo e madreperla sulla malta ancora fresca. Cancian ha partecipato al progetto con una pavimentazione in opera in Terrazzo alla Veneziana su disegno di Acpv. L’inserimento di decori in marmo richiama gli elementi classici della tradizione romana. Il pavimento, di circa 600 mq, occupa le parti comuni di questo prestigioso hotel. www.cancianpavimenti.it

ZANINI SAN.CO

Per la nona struttura mondiale di Bulgari Hotels & Resorts Zanini San.co ha fornito le porte tagliafuoco in legno noce verniciato in classe di reazione al fuoco B-s2,d0 e le porte vetrate tagliafuoco a disegno con intelaiatura in legno certificate per la tenuta fumi SA. Queste ultime raggiungono un’altezza di sei metri e una larghezza di tre. Alcune di queste presentano un sopraluce centinato, anch’esso vetrato EI’60. Delle circa 290 porte installate, 180 sono accessoriate con cerniere Tectus di Simonwerk, la gran parte dei chiudiporta sono Dormakaba. www.zaniniitalia.com

CREDITI

Località Roma, piazza Augusto Imperatore 10

Committente Edizione Property

Gestore alberghiero Bulgari Hotels & Resorts

Progetto architettonico e interior design Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel; project director Roberto Mariani

Progetto di restauro, direzione lavori e progettazione urbanistica Gennaro Farina (Studio Polis)

Progetto strutturale AI Enginerring

Progetto Mep Ariatta ingegneria dei sistemi

General contractor Carron

Progetto del paesaggio Margherita Brianza, P’arcnouveau

Verde Vannucci Piante

Al terzo piano con affaccio spettacolare sul mausoleo di Augusto la Bulgari Suite di circa 300 metri quadrati con arredi firmati da Antonio Citterio e tappezzerie realizzate su misura da Rubelli.

Lighting design Metis

Serramenti Secco Sistemi, Carretta Serramenti

Porte interne Lualdi

Porte tagliafuoco Zanini San.Co

Pavimenti e rivestimenti Rigo Marmi (marmi), Cancian

Pavimenti (terrazzo alla veneziana), Friul Mosaic (mosaici), Fornace Sugaroni (opus spicatum), Vescom, Rubelli (tappezzeria), Skinmax (boiserie)

Luci Barovier & Toso, Flos, FontanaArte, Oluce

Spa (prodotti e tecnologie) Starpool

Superficie complessiva 14.000 mq

Camere 114, di cui 48 suite

Completamento giugno 2023

Al massiccio impiego di marmi si aggiungono opere di arte musiva come nelle nicchie della Spa (sopra) che accolgono due rare statue in terracotta dell’Ottocento. Foto ©Leo Torri.

Il concetto di private Spa, di cui Starpool è pioniere, viene applicato nella Suite Bulgari al secondo piano dell’albergo. Una suite di 300 mq che si affaccia sul Mausoleo di Augusto. Al suo interno, la doccia di vapore Steam Shower.

RIGO MARMI (capogruppo), ZANET, DANI MARMI, CANCIAN, FRIUL MOSAIC

La Spa, elemento distintivo dell’hotel, si sviluppa su 3 livelli e comprende due saune finlandesi e due bagni di vapore della linea Classic Collection di Starpool realizzate su misura. Marmo decorato per le colonne che si innalzano dal centro della piscina.

5 storiche realtà delle pietre naturali

Per la realizzazione del Bulgari Hotel di Roma, un’unione di aziende storiche nell’ambito del marmo, mosaico e seminato, hanno dato vita ad un’opera di straordinaria unicità.

Un gruppo coeso che ha saputo coordinare un lavoro di progettazione, fornitura e installazione, mantenendo comunque lo spirito artigianale delle singole aziende.

Per i bagni sono stati utilizzati materiali di pregio quali: Quarzite Aquamix, Giallo Broccatello, Red Jasper, Taj Mahal e mosaico artistico realizzato interamente a mano.

Nella Spa imponenti colonne in Arabescato Corchia, pavimenti e rivestimenti in Striato Olimpico.

Roma

Il razionalismo si veste di verde

A due passi da via Veneto un portico ricoperto di rampicanti accoglie gli ospiti in un cortile alberato aperto alla città vestibolo del 5 stelle The Rome Edition. Progetto architettonico di 3C+t

Capolei Cavalli, interior design

Studio Urquiola

Il cortile interno è attraversato da una pensilina coperta, in legno e metallo con finitura in bronzo, che conduce all’ingresso vero e proprio dell’hotel.

Progettato negli anni Trenta dall’ingegner Cesare Pascoletti, collaboratore di Marcello Piacentini, l’edificio che sorge all’angolo tra via San Basilio e salita di San Nicola da Tolentino era la sede storica della Banca Nazionale del Lavoro (oggi Bnl/Bnp Paribas). Dopo il trasferimento della banca nel vasto complesso di via Tiburtina, il palazzo è stato trasformato per ospitare l’hotel cinque stelle The Rome Edition.

Incaricato della trasformazione, lo studio 3C+t Capolei Cavalli si è mosso nell’ottica di preservare ed enfatizzare l’identità razionalista originaria, sia negli ambienti aperti al pubblico sia negli spazi privati delle 93 camere e suite. Il primo contatto con l’albergo avviene attraverso un portico in travertino che collega due volumi edificati, in disposizione simmetrica e prospettica caratteristica dell’architettura del periodo, e che introduce a un cortile popolato di piante di aranci e rampicanti e attraversato da una pensilina coperta, in legno e metallo con finitura in bronzo, che conduce all’ingresso vero e proprio. Concepito come un grande spazio verde semi-urbano, il cortile, arredato per sostare all’aperto, è aperto alla vita cittadina e

agisce da filtro e da connessione tra lo spazio pubblico e gli ambienti privati dell’hotel. Dal cortile si coglie l’intero edificio, con le facciate esterne che mostrano una netta separazione tra quelle romane in travertino utilizzate nel basamento a doppio ordine e la parte superiore in pietra calcarea di origine probabilmente africana. Ideale prosecuzione dello spazio esterno

Un portico in travertino introduce a un cortile popolato di piante di aranci e rampicanti sul quale si apre il vasto atrio rivestito in Travertino Navona caratterizzato da grandi finestre a doppia altezza.

3C+t Capolei Cavalli Fondato a Roma nel 1960 lo studio, con circa 40 collaboratori guidati da Giancarlo, Fabrizio (nella foto) e Pierfrancesco Capolei con Giunio Valerio e Paolo Romano Cavalli, intreccia l’attività professionale e l’insegnamento presso ‘La Sapienza’. Il lavoro di progettazione si è così sviluppato attraverso i filtri delle implicazioni politiche, sociali, tipologiche ed economiche e l’insegnamento universitario si è arricchito del confronto con la committenza, la ricerca industriale, i materiali e le maestranze. www.capoleicavalli.it

è il vasto atrio monumentale rivestito in Travertino Navona (tagliato in falda a parete e in controfalda a pavimento) che si apre appena varcato l’ingresso. Concepito come luogo di pausa e di sosta anziché mera zona di transito, è caratterizzato da grandi finestre a doppia altezza, cui si contrappongono, posti all’interno di nicchie delle stesse proporzioni, specchi anticati retroilluminati, tipici dello stile del

brand. All’atrio si collegano due luoghi cult del brand Edition: l’Infinity bar, una scatola in marmo Verde Alpi e vetro brunito, con il soffitto nero riflettente, e l’invernale Punch Room con camino e una boiserie impiallacciata in noce nazionale. Sulla sinistra, oltre ai sistemi di risalita e alla scala principale originale, conservata, due sale per eventi privati con allestimento flessibile prolungano la hall:

possono esserne completamente separate o ricongiunte in caso di eventi importanti. Sulla destra invece, una buffer room collegata al cortile esterno, con boiserie in legno chiaro e parquet a terra, introduce al Fusion Restaurant, con area preparazione a vista, pannelli di legno che incorniciano foto in bianco e nero della dolce vita romana, parquet e tappeti. Agli spazi comuni del piano terra si aggiunge la

terrazza con piscina all’ultimo piano, con bella vista sul Gianicolo. Pavimentato in travertino anche a bordo piscina, lo spazio, protetto da una cortina di piante di bambù, è caratterizzato da alberelli e arbusti in vaso che delimitano piccoli salotti privati.

In generale, i materiali impiegati sono più preziosi negli spazi comuni che nelle camere e nelle suite, caratterizzate da pochi elementi fondamentali. Parquet, boiserie in legno con finitura noce nazionale e geometrie rigorose, vetro rigato trasparente o retrospecchiato e brunito con profili metallici, pietra locale e ‘peperino’ grigio nei bagni, tende e tessuti in colori chiari e naturali danno vita ad ambenti ‘classici’ nel senso razionalista del termine, ovvero privi di eccessi e concepiti con ordine e senso del limite ■

PIANTA PIANO TERRA

Il cortile, arredato per sostare all’aperto, è aperto alla vita cittadina e agisce da filtro e da connessione tra lo spazio pubblico e gli ambienti privati dell’hotel.

In basso. Tutti i bagni delle camere sono rivestiti in peperino grigio, una roccia vulcanica del Viterbese.

CREDITI

Località Roma

Committente San Basilio Property

Insegna alberghiera Edition Hotels

Progetto architettonico 3C+t Capolei Cavalli Architects

Interior design Studio Urquiola

Progetto del paesaggio Gmp studio - Garden 26

Landscape Design

Progetto strutture Proges Engineering

Progetto Mep Tekne - Euro Engineering

Impresa edile NS Costruzioni

Serramenti 3emmegi

Verde Vivai Torsanlorenzo

Appaltatore d’interni Medea 1905

Comandi elettrici Vimar

Superficie 12.000 mq, 93 camere e suite Cronologia 2018-2023

PIANTA PIANO QUINTO
PIANTA PIANO SETTIMO

All'ultimo piano, un’ampia terrazza ospita una piscina, un bar e una zona privata.

Per i comandi elettrici di The Rome Edition i progettisti hanno scelto Eikon Exé di Vimar con placca in bronzo scuro spazzolato e comando tradizionale. Essenza di materia e forma e sintesi di prercisione tecnologica e artigianalità, Eikon Exé è disponibile in diversi materiali, inclusa pietra, metallo o vetro, per inserirsi in ogni ambiente con dettagli di stile che ne definiscano l’identità. La forma squadrata e planare restituisce un piacevole effetto filo superfice che esalta la matericità della placca.

Oltre al comando tradizionale, Eikon Exé è disponibile nelle declinazioni Vintage, Flat e il nuovo comando Tondo.

Dotati di retroilluminazione personalizzabile, i comandi possono essere incisi a laser con icone per identificare le diverse funzioni. www.vimar.com

VIMAR

Milano

Custodire il passato. Vivere il presente

La storica sede milanese di Generali è stata trasformata nell’hotel Palazzo

Cordusio Gran Meliá. Concept, arredi e finiture di Studio Asah, direzione artistica e architettura di Studio Marco Piva

Concepito nel 1897 da Luca Beltrami come la quinta di fondo della ‘nuova’ piazza Cordusio, per più di un secolo Palazzo Venezia, caratterizzato dalla decorazione a mosaico del nicchione centrale (allegoria della Provvidenza) e da una monumentale cupola sommitale, è stato la sede milanese di Generali. Rifunzionalizzare l’edificio vincolato assegnandogli nuove destinazioni d’uso – in particolare l’attuale destinazione alberghiera per il brand Gran Meliá – era dunque un’operazione delicata, affrontata brillantemente con soluzioni che conciliano la natura urbana dell’intervento con le esigenze funzionali della sua messa a reddito. Ad esempio, il progetto ha previsto anche di uniformare le insegne dei negozi brandizzati al piano terra, così da rendere l’intero perimetrto esterno coerente con il progetto e la natura dell’edificio.

Il progetto di restauro e rifunzionalizzazione è stato gestito da Generali Real Estate e MHI con Studio Marco Piva, che si è occupato della progettazione e della direzione artistica delle facciate esterne e di tutte le porzioni soggette a vincolo monumentale dell’architettura degli interni, delle terrazze e della corte. Disegno courtesy Studio Marco Piva.

Il progetto illuminotecnico è teso a esaltare le caratteristiche storiche e architettoniche del palazzo.

Il concept di Studio Asah, partner di lunga data di Meliá, è stato concretamente sviluppato e condotto da Studio Marco Piva, vincitore della gara per l’architettura indetta da Generali Real Estate. Lo studio si è occupato della direzione artistica delle porzioni soggette a vincolo monumentale, delle pratiche edilizie, del distributivo dell’architettura degli interni e delle terrazze e della realizzazione della corte interna. Restaurato, lo storico portone del palazzo è oggi l’ingresso principale dell’hotel: una seconda porta in vetro svolge una funzione di filtro verso una prima hall di accoglienza e verso la corte interna a pianta poligonale, che una copertuta vetrata retta da una serie di

pilastri in carpenteria metallica ha trasformato in uno spazio multifunzionale per eventi, meeting, banchetti e conferenze. Restaurato anche il monumentale scalone di marmo e la scritta “Generali Assicurazioni” sopra il portale in Brown Antique allo sbarco del secondo piano.

La reception vera e propria di Gran Meliá Palazzo Cordusio è collocata invece nella

Giochi di luce enfatizzano e valorizzano l’ingresso centrale dell’hotel, i due lati destinati a uso commerciale e le superfici in rame della Cupola e della sua lanterna. A destra, l’ingresso monumentale.

Studio Marco Piva Marco Piva opera in Italia e all’estero per progetti di industrial design, architettura, interior, in particolare per interventi di hospitality. La ricerca materica e tecnologica, i valori della differenziazione, della contaminazione e dell’innovazione sfociano in una intensa attività, divenuta una delle più rappresentative del panorama italiano. Lo studio è attualmente composto da un centinaio di collaboratori, distribuiti tra la sede principale di Milano e quella di Shanghai. www.studiomarcopiva.com

maestosa cupola sommitale, dove una scala elicoidale in ferro battuto, originale e restaurata, conduce alla lanterna con vista panoramica a 360 gradi.

Al livello dal quale si innalza la cupola sono state ricavate anche le zone bar e ristorante, mentre sopra la terrazza è stata realizzata una pergola, disegnata a quattro mani insieme alla Soprintendenza: una struttura architettonica caratterizzata da fili in acciaio inox per la crescita di rampicanti.

La nuova destinazione ricettiva ha comportato lo stravolgimento della distribuzione interna: oltre agli interventi impiantistici e meccanici e l’inserimento di nuovi corpi elevatori, sono stati aperti molti varchi, anche in murature portanti per un’efficace distribuzione delle 84 camere e suite, in parte collocate anche nell’adiacente palazzo Cassi-Ramelli di via Mercanti.

Nel progetto degli interni lo studio Asah di Álvaro e Adriana Sans ha impresso agli spazi uno stile sofisticato e contemporaneo. Gli arredi fissi delle camere – testiere, lavandini, pannelli tv, frigobar – e delle aree comuni – bar, banconi, mensole, lavandini dei bagni pubblici – sono stati realizzati su misura su disegno dello studio spagnolo, mentre gli arredi e l’illuminazione decorativa sono stati accuratamente selezionati tra i migliori marchi e designer italiani e spagnoli. La maggior parte delle soluzioni abitative è caratterizzata da grandi finestre e in alcuni casi balconi privati che assicurano abbondante illuminazione naturale e affacci unici sul centro di Milano. Tutte le camere e suite, così come alcune pareti nei corridoi, sono impreziosite da tessuti e pattern Rubelli che richiamano le radici veneziane di Generali ■

In alto, scorcio della facciata interna e della terrazza al quinto piano. Foto ©Maurizio Morra. A destra, particolare decorativo di facciata restaurato. Foto ©Andrea Martiradonna.

PIANTA PIANO TERRA
PIANTA PIANO SECONDO
PIANTA PIANO QUINTO

La parte sicuramente più interessante del nostro progetto architettonico è la corte interna, uno spazio storicamente adibito a zona di rimessaggio dei cavalli, poi diventato parcheggio, ora trasformata in un luogo di socialità

La consulenza e la progettazione illuminotecnica è stata condotta da Studio Marco Piva in collaborazione con Hi Lite Next. Il principale obiettivo è stato quello di preservare ed enfatizzare le caratteristiche storiche e architettoniche del palazzo. Con più di 400 sorgenti luminose sull’intero immobile sono state studiate, oltre alla quotidiana coreografia crepuscolare, scenografie luminose per celebrare eventi e momenti particolari. Barre Rgbw anche nel cortile, integrate nella copertura vetrata e sul cornicione interno. Tutto l’impianto è dimmerabile e programmabile attraverso un’intuitiva interfaccia digitale. www.hi-lite.it

HI LITE NEXT
La copertura della corte interna e la cupola in rame illuminata. Foto ©Maurizio Morra.

Palazzo Cordusio Gran Meliá è il secondo hotel a marchio Gran Meliá in Italia dopo Villa Agrippina a Roma e la quarta proprietà a Milano di Meliá Hotels

International. In questa pagina, le diverse zone Isola Bar, Cocktail Bar e ristorante. Foto courtesy Meliá Hotels International.

La ridistribuzione degli spazi interni ha preservato le parti strutturali e gli elementi vincolati, rifunzionalizzando le aree per la nuova destinazione d’uso.

La maggior parte degli arredi è stata realizzata su disegno di Studio Asah. Tessuti di Rubelli incorniciati come dipinti richiamano il nome del palazzo, a sua volta dovuto alle origini veneziane delle Assicurazioni Generali. In questa pagina, la Bedroom Master Suite.

CREDITI

Località Milano

Committente Generali Real Estate, Meliá Hotels International

Progetto architettonico e illuminotecnico facciata, architettura degli interni e rapporti con la soprintendenza

Studio Marco Piva

Concept generale, interior design, FF&E Studio Asah Restauro conservativo Gasparoli

Project manager e direzione lavori Artelia

Progetto esecutivo architettura e interior design, impianti e strutture Tekne

General contractor Percassi

Illuminazione esterni Hi Lite Next

Serramenti Cipriani

Coperture vetrate Gualini

Arredi Molteni, Cassina, Fornasetti

Bagni Duravit, Grohe, Batcho

Studio Asah

Specialista nello sviluppo di progetti di architettura e design per resort e hotel, lo studio di Álvaro e Adriana Sans ha sviluppato molteplici progetti in tutto il mondo. Tutti hanno un comune denominatore: il rispetto per l’ambiente, i materiali, le tradizioni e la cultura locale. www.asah.es

Un hotel si rinnova integrando paesaggio e architettura

A Tirolo, sopra Merano, un albergo si evolve ampliando la propria offerta con una spa scenografica, un ristorante e un bar. Il progetto di G22 Projects dimostra come l’architettura possa influenzare l’esperienza del benessere

Le doghe di legno a forma di V rappresentano in modo astratto l’immagine coordinata della struttura alberghiera recentemente rinnovata e ampliata.

La riqualificazione dell’hotel SomVita Suites, condotta dallo studio altoatesino G22 Projects, ha previsto ampliamenti e cambiamenti radicali preservando lo spirito originario della struttura alberghiera votata fin dal 1963 a una vacanza rilassata in un’atmosfera familiare. In equilibrio tra semplicità e minimalismo, il nuovo design architettonico ha integrato tre diversi edifici in una sola unità coerente e armoniosa. La ristrutturazione ha portato anche all’espansione del garage sotterraneo, superando le sfide poste dalla pendenza estrema del terreno tra l’ingresso e il giardino. L’omogeneità dell’intera struttura è stata ulteriormente enfatizzata dall’uso di un linguaggio progettuale coerente con quello dell’edificio originale, collegando visivamente le nuove aggiunte con la storia del luogo. L’architettura rispecchia un forte desiderio di privacy e di qualità dell’esperienza: un sistema di logge serve sia per assicurare la privacy degli ospiti sia per evitare elementi in facciata troppo

Parapetti trasparenti e elementi senza telaio FIN-Vista di Finstral con pannelli scorrevoli Slim-line garantiscono alla sauna una vista panoramica sul paesaggio. Foto ©Alex Filz.

appariscenti. Nello stesso tempo, l’ampio ricorso ad elementi vetrati (tutti i serramenti e le facciate vetrate sono stati prodotti e installati da Finstral), sia nelle suite sia negli spazi comuni, dà vita e interni ricchi di luce naturale e enfatizza il dialogo con il paesaggio alpino circostante.

G22 Projects

La volontà dello studio di Lana (Bolzano) fondato da Philipp Nösslinger, Claudine Holstein e Norbert Gufler è di lasciare tracce che influiscano positivamente sull’ambiente. Per G22 Projects una buona architettura non è sufficiente per realizzare un progetto sostenibile: anche un’attenta organizzazione, il coordinamento di tutte le parti, il controllo puntuale e preciso delle maestranze sono elementi essenziali del progetto.

www.g22projects.com

L’uso del legno in esterno genera giochi di ombre e luci all’interno. L’integrazione di doghe di legno a forma di V inserite nel design dell’elevazione sottolinea l’identità visiva del SomVita Suites. Questo elemento è stato impiegato anche all’ingresso, illuminato in modo discreto in modo da essere

immediatamente riconoscibile anche di sera senza apparire invadente, come richiesto dalla committenza.

L’elemento più visibile e riconoscibile del recente rinnovamento è la nuova area spa, situata all’ultimo piano, identificata dai colori più scuri che la distinguono dal

La nuova sky pool all’ultimo piano dell’hotel si distingue per il suo particolare controsoffitto che origina riflessioni e rifrazioni di luci e ombre.

Grande luminosità negli spazi interni e dialogo con il paesaggio grazie alle pareti vetrate Finstral FIN-Vista alluminio/alluminio senza telaio o con pannelli scorrevoli Slimline per le parti comuni e ai serramenti Finstral FIN-Project alluminio/ alluminio con ante Slimline per le camere e le suite che affacciano su loggiati protetti. Sotto, una seconda piscina si trova nel giardino dell’hotel.

resto dell’edificio. La spa si caratterizza per la piscina a sfioro riscaldata tutto l’anno con vista mirabile sulla valle sottostante. La sua particolarità risiede non solo nella collocazione ma anche nei materiali scelti per la realizzazione del controsoffitto riflettente. La progettazione della piscina e del controsoffitto ha richiesto un’attenzione particolare agli aspetti tecnici e estetici, per assicurarsi che tutto fosse in armonia con il linguaggio progettuale dell’hotel, che predilige forme semplici, colori neutri e una sensazione generale di eleganza e tranquillità. È stato impiegato un materiale altamente specifico: un rivestimento chiamato 3D Plate Dune Small, distribuito in Italia da Alpewa.

Particolare la sua capacità di creare effetti visivi grazie alla texture tridimensionale che cattura e riflette la luce in modi che esaltano l’ambiente circostante. Il design ondulato del materiale aggiunge così un elemento di movimento visivo, evocando l’acqua che è l’elemento centrale dell’area benessere ■

La scelta dell’acciaio inossidabile 3D Plate Dune

CREDITI

Località Tirolo (Bolzano)

Committente Famiglia Somvi

Progetto architettonico G22 Projects

Serramenti e pareti vetrate Finstral

Controsoffitto piscina a sfioro Alpewa - Fielitz Dune Small

Installatore Schlosserei Pichler Thomas

Sauna Madera

Cronologia 2022-2023

Small per il controsoffitto della piscina a sfioro è stata dettata dalla necessità di integrare qualità estetica e funzionalità. Le proprietà riflettenti e la texture del materiale di Fielitz, distribuito in Italia da Alpewa, contribuiscono a diffondere e far vibrare la luce creando un’atmosfera ideale per un’area dedicata al relax e al benessere. Il materiale, qui utilizzato per il controsoffitto, è adatto anche per facciate e rivestimenti di parete interni. www.alpewa.com

ALPEWA

Padova

Limitare l’impatto ambientale del turismo

Sollevati da terra per non intaccare la vegetazione del parco, collegati tra loro da percorsi in legno non trattato, i green lodge di Studio Apostoli suggeriscono una forma di turismo responsabile nei confronti dell’ambiente

PROSPETTO SUD-OVEST BLOCCO 4+3

Il legno di larice dei lodge dialoga con gli arbusti, che circondano e penetrano nelle architetture, e non aggiunge quindi altri materiali al paesaggio. Foto ©Alessandro Romagnoli.

Realizzati con materiali naturali ed ecosostenibili, i nuovi green lodge del complesso Terme Preistoriche Resort & Spa a Montegrotto Terme (Padova) progettati da Studio Apostoli rappresentano un modello di ospitalità e benessere a emissioni zero. La struttura si compone di una villa storica ristrutturata e di sette suite inserite in quattro volumi a palafitta in legno che si raccordano tra loro grazie a un sistema sollevato di rampe, passerelle e terrazze accessibili. 160 micropali sostengono le nuove costruzioni e gli spazi esterni, per non intaccare le radici degli alberi secolari. L’architetto Alberto Apostoli, già intervenuto nel complesso alcuni anni fa per realizzarne il centro benessere, spiega che il primo passo è stato quello di capire dove posizionare i lodge senza abbattere gli alberi e gli arbusti che costellano il lotto ma integrandoli anzi direttamente negli edifici. I lodge sono quindi plasmati sulla morfologia del terreno e, dal loro interno, alberi e natura diventano parte integrante dell’architettura grazie a patii interni e a sistemi vetrati. I volumi risultano sollevati da terra mediante un fitto tracciato di pali in acciaio infissi al suolo che sorregge anche percorsi, passerelle

e terrazze. Alle travi in acciaio sono fissati anche i parapetti in acciaio color antracite e vi è appoggiata la pavimentazione esterna di tavolato in legno antiscivolo. I lodge sono realizzati mediante un sistema costruttivo prefabbricato in legno e materiali ecocompatibili e avvolti da un rivestimento

Studio Apostoli In oltre venticinque anni di attività, Studio Apostoli ha realizzato centinaia di progetti in tutto il mondo ed è stato fra i primi a introdurre il concetto di cultura del benessere in tutti gli ambiti: dalle spa agli hotel, dal residenziale al mondo del lavoro. Lo studio offre anche servizi di consulenza strategica che accompagnano i clienti nelle scelte imprenditoriali di gestione, posizionamento e comunicazione

www.albertoapostoli.com

in listelli di larice. Impiegato sia in facciata sia per le pavimentazioni, il legno è privo di trattamenti; in tal modo la colorazione si modificherà nel corso del tempo assumendo un tipico aspetto argentato. Il quarto lodge si distingue per il rivestimento esterno in pietra e intonaco, per il manto di

copertura in coppi e, a livello strutturale, per la presenza di un piano interrato in cemento armato. I solai fuori terra, il tetto a falde e le pareti sono realizzati con struttura prefabbricata in legno. Le ampie terrazze calpestabili delle suite presentano vasche idromassaggio con acqua termale, utilizzata

I lodge, tra i 35 e gli 80 metri quadrati, sono disposti su uno o due livelli.

SEZIONE A-A BLOCCO 1

Tra design e tecnologia, gli ambienti interni sono scaldati da radiatori

Pettine a tre elementi di Antrax IT, design Andrea Crosetta. Foto ©Chiara Grossi.

CREDITI

Per preservare l’integrità del bosco non sono stati eseguiti scavi per le fondazioni e non sono state impiegate attrezzature pesanti per il trasbordo e il montaggio dei componenti. Foto ©Alessandro Romagnoli.

anche a servizio del riscaldamento a pavimento delle unità abitative. In questo modo, le emissioni clima-alteranti del complesso sono pari a zero.

La dimensione dei lodge varia da 35 a 80 metri quadrati, su singolo o doppio livello, con pavimentazioni in parquet di tipo industriale, ricavato da tasselli di scarto, che persegue la logica di limitazione dell’impatto ambientale. Gli arredi sono in legno, e gli imbottiti e i tendaggi sono realizzati con filati ecosostenibili. Le carte da parati con scenografie botaniche sono realizzate su rivestimenti ecologici, in tessuto-non-tessuto composto da cellulosa proveniente da foreste certificate Fsc ■

Località Montegrotto Terme (Padova)

Progetto architettonico Studio Apostoli

General contractor Wolf System

Strutture prefabbricate in legno Wolf Haus

Serramenti Reynaers Aluminium

Parquet Woodco

Porte Zanini

Arredi Lago, Varaschin, Gabana Arredamenti

Termoarredi Antrax IT

Impianto clima Aermec

Arredobagno Jacuzzi, Kaldewei, Marazzi, Newform

Superficie costruita 615 mq (case), 370 mq (passerelle)

Superficie lotto di intervento 1500 mq

Fine lavori 2022

Blocco
PLANIMETRIA PIANO TERRA

La scelta della prefabbricazione ha permesso di gestire il cantiere con precisione e in maniera agile e veloce.

Wolf Haus Italia è specializzata in sistemi costruttivi prefabbricati in legno e misto legno-acciaio che consentono di realizzare qualsiasi tipologia di edificio, anche multipiano. Gli elementi strutturali che compongono pareti e solai vengono ingegnerizzati e preassemblati in stabilimento, lasciando al cantiere solo la fase di montaggio, la realizzazione di impianti e finiture. Per il progetto dei green lodge Wolf Haus ha operato come general contractor: dalla progettazione esecutiva alla messa in opera delle fondazioni in micropali, dagli scavi alla ricostruzione del volume preesistente, fino alla costruzione dei nuovi lodge in legno a telaio, compresi impianti e finiture.

Una complessità ulteriore è derivata dal sito: le strutture sono state costruite all’interno di un parco, con un accesso al cantiere non semplice. Tutte le lavorazioni si sono quindi svolte senza l’impiego della gru e già in fase di progettazione esecutiva si è scelto di ideare e prefabbricare elementi di ridotte dimensioni, facili da movimentare in uno spazio così delicato. Gli standard di comfort e risparmio energetico, insieme alle certificazioni antisismiche e antidanno, alla velocità di esecuzione e al basso impatto ambientale, rendono gli edifici altamente performanti e con bassi costi di gestione. www.wolfhaus.it

Il contatto con il parco è diretto, sia attraverso le ampie aperture dell’involucro e le terrazze sia grazie ai patii interni vetrati, dove sono stati mantenuti alberi secolari e arbusti.

WOLF HAUS

Guastalla

Tracce del passato agricolo in un involucro contemporaneo

Piccole e puntuali operazioni pensate e messe a punto da Archiplan, trasformano l’involucro e l’assetto distributivo interno di un complesso agricolo nell’agriturismo La Pervinca

Pur apparendo con tutta evidenza moderno l’edi cio sembra esistere in quel punto e in quel paesaggio da sempre, tanta è la coerenza con i manufatti agricoli tipici della pianura emiliana.

Progettato da Archiplan Studio, l’agriturismo

La Pervinca è situato nella campagna emiliana di Guastalla (Reggio Emilia) a pochi chilometri dal ‘grande fiume’. La realizzazione occupa due fabbricati in origine del tutto simili ai cascinali che si possono vedere poco lontano: uno destinato agli animali e al ricovero degli attrezzi; l’altro, adiacente, a uso abitativo.

La Pervinca nasce da un intervento che rilegge i luoghi e le funzioni di un tempo, per trascriverli e rinnovarli attraverso la bellezza dell’imperfezione e il rapporto con il paesaggio.

L’intervento si configura come un sistema di piccole operazioni puntuali che hanno coinvolto l’involucro edilizio e l’assetto distributivo interno per rendere l’architettura coerente con il nuovo programma funzionale votato all’ospitalità.

Dall’edificio di dimensioni maggiori, l’ex casa dei contadini con fienile annesso, sono state eliminate le logge di ingresso di recente realizzazione, che alteravano il rapporto tra pieni e vuoti della facciata, sostituite ora da un serramento collocato sul filo esterno dei fronti. Il sistema di aperture introdotto nel volume ori-

Prospetto del fronte principale. Sotto, la vista dalla campagna e a destra lo spazio esterno per gli ospiti. Foto ©Giuseppe Gradella.

ginariamente destinato a fienile mantiene così i principi di serialità e di simmetria già presenti nell’adiacente edificio residenziale. Le altre aperture presenti sulla facciata anteriore e laterale del fienile sono mantenute con le forme e le dimensioni esistenti. La struttura risulta così ritmata da una teoria regolare di finestre, alleggerita nell’insieme dalla porzione bassa di facciata con mattoni a vista dipinti di bianco e dal piano superiore evidenziato con l’uso di un intonaco di colore grigio. Il volume più piccolo e basso dell’ex porcilaia è caratterizzato invece da un rivestimento in lamiera verniciata color grigio chiaro che incornicia grandi porte-finestre ad arco. Al suo interno ospita gli spazi comuni e la sala per le colazioni.

Archiplan Studio

Lo studio, con sede a Mantova, svolge da anni un’attività di ricerca legata al progetto di architettura, indagando le relazioni con il contesto, che si traduce in gesti e interventi puntuali che ricercano nella propria costruzione le ragioni di appartenenza ai luoghi, di appropriatezza e di spiritualità. Condivisione di intenti e dedizione al mestiere danno vita ai progetti. www.archiplanstudio.com

Il grande corpo centrale, riconvertito in bed&breakfast è affiancato da due pertinenze: il vecchio fienile, trasformato in abitazione e l’autorimessa, entrambi rivestiti in metallo a citazione delle costruzioni in lamiera diffuse nel contesto agricolo emiliano. Foto ©Simone Marcolin.

L’agriturismo è una piccola realtà, con sole undici camere, situate ai piani primo e secondo, tutte dotate di bagno privato. Essenziali e candide, le camere assumono un’aura quasi spirituale nella loro semplicità. Ad arredarle bastano una struttura per appendere gli abiti, qualche madia e il letto concepito con magatelli trasversali in legno, una sorta di tatami, su cui appoggia direttamente il materasso.

Nei servizi igienici, alcuni lavabi su misura sono

sostenuti da antiche travi in legno ridipinte, e alle pareti, bianche piastrelle in ceramica richiamano l’aspetto dei vecchi caseifici.

La Pervinca è «un posto bello, in grado di educare inconsapevolmente » affermano gli architetti, che all’interno hanno optato per soluzioni delicate, dove a prevalere è il colore bianco. Sulle pareti sono stati lasciati gli appunti delle pesate di fieno, alcune scritte a matita, e frammenti dei vecchi intonaci dilavati, puliti e fissati nel

loro stato di degrado a testimoniare il passato contadino e la fragilità essenziale dei materiali. La scelta del nome non è causale: l’ispirazione nasce infatti proprio dalla pervinca, fiore semplice e discreto di colore indaco. La cromia simboleggia il risveglio interiore, che agisce positivamente sul sistema nervoso e sulla serenità psicofisica ■

PROSPETTO NORD

In facciata è evidenziata la porzione inferiore dell’edificio, che funge da basamento all’intero sistema attraverso l’eliminazione dell’intonaco esistente lasciando a vista il mattone.

Foto ©Giuseppe Gradella.

PREFA

I sistemi di rivestimento in alluminio sono i grandi protagonisti dell’identità del nuovo agriturismo progettato da Archiplan Studio, in stretto dialogo con l’intonaco grigio chiaro dell’abitazione adiacente, nonostante la differenza di altezze tra i due corpi. È stato scelto il nastro Prefalz di Prefa per le facciate, per la copertura e per le entrate ad arco, nel colore grigio chiaro P.10, per richiamare un materiale di uso comune per gli annessi agricoli tradizionali.

La variabilità della superficie metallica in alluminio, liscia per il nastro Prefalz, crea effetti di rifrazione, contrasto e movimento rispetto all’intonaco, grazie alla luce naturale e ai raggi solari.

La realizzazione del grande edificio è stata affidata all’azienda Bs Lattoneria, che ha posato i rivestimenti a regola d’arte curando ogni dettaglio. www.prefa.it

Negli interni sia pubblici sia privati Archiplan ha scelto un linguaggio essenziale e delicato dove a prevalere esono il colore bianco e le memorie del passato agricolo. Foto ©Simone Marcolin.

Località Guastalla (Reggio Emilia)

Committente Privato

Progetto architettonico e d’interni Archiplanstudio

Pavimentazione indoor e outdoor Isoplam

Rivestimenti in alluminio Prefa

Serramenti bianchi e porte interne Dieffe

Serramenti grigi Padana Infissi

Elettrodomestici cucina Negrini

Piccoli elettrodomestici Smeg

Superficie oltre 400 mq Cronologia 2020-2022

CREDITI
PIANTA PIANO PRIMO
PIANTA PIANO TERRA

Nelle camere situate al piano primo e secondo, i letti sono concepiti con magatelli trasversali in legno una sorta di tatami, su cui poggiano direttamente i materassi. Foto ©Giuseppe Gradella.

Tecniche ed estetiche, le pavimentazioni interne ed esterne sono connotate da un materiale quasi primitivo nella sua essenza come il cemento, applicato nel rivestimento continuo Deco Nuvolato di Isoplam nella tonalità Mineral Gray. Si caratterizza per giochi di colore che da uno sfondo più chiaro virano verso nuance più scure, mentre le componenti in cemento, quarzo e pigmenti restituiscono tutto il carattere del calcestruzzo. È garantita resistenza all’usura, agli urti, al calpestio e agli eventi atmosferici, oltre a essere idrorepellente, antimacchia e antipolvere in seguito all’aggiunta di appositi sigillanti e protettivi. www.isoplam.it

ISOPLAM

Brucoli

Abitare in un faro con vista sull’Etna

Dopo anni di abbandono il faro di Brucoli, in Sicilia, trova una nuova identità come guest house con il progetto di recupero e trasformazione dello studio Itinera

Il faro di Brucoli situato nell’antico e omonimo borgo marinaro in provincia di Siracusa era in stato di completo abbandono a esclusione della scala che conduce alla lanterna ancora funzionante.

Nell’antico borgo marinaro di Brucoli in provincia di Siracusa, a ridosso del quattrocentesco castello aragonese, un faro imponente domina la costa sin dal 1911. La costruzione, dichiarata di interesse monumentale nel 2015, è stata recentemente riconvertita a luogo per l’ospitalità grazie al progetto realizzato da Giuseppe Di Vita, partner dello studio associato Itinera di Caltanissetta. Il complesso restauro – sul sito gravavano tre vincoli: monumentale, paesaggistico e archeologico – ha dato luogo a una trasformazione rispettosa del paesaggio e del contesto naturale in cui è inserito il faro.

L’intervento ha risanato, riqualificato e ridisegnato la distribuzione degli spazi interni ed esterni del faro nel rispetto della tradizione costruttiva mediterranea, garantendo la

trasmissione del valore culturale e identitario del bene.

Il progetto recupera l’essenza della struttura, eliminando le parti non originali e restituendo un’immagine e una funzionalità ottimale all’involucro.

La riconversione del complesso in chiave turistico-culturale ha comportato in primo luogo un’attività di ricerca filologica sul manufatto edilizio, condotta in maniera accurata per rilevare le numerose superfetazioni e le manomissioni dell’impianto originario.

Oggi, a conclusione dei lavori, il faro ospita al piano terra la zona cottura-pranzo e living e un bagno, mentre al primo piano vi sono tre camere da letto con due bagni.

La scala, con accesso esterno, conduce a un’ampia terrazza panoramica, dominata dalla

Vista dell’ampio solarium panoramico dominato dalla lanterna. Foto ©Benedetto Tarantino.
Foto ©Rosario Scalia

Itinera Studio Associato Lo studio di Caltanissetta viene fondato nel 1993 da Filippo Maria Vitale, Cataldo Pilato e Giuseppe Di Vita. Lo studio opera nei settori dell’architettura, della pianificazione e dell’ingegneria. Giuseppe Di Vita (nella foto), progettista della riqualificazione del faro di Brucoli, dal 2019 è direttore del museo diocesano di Caltanissetta. www.itinera.org

lanterna ancora funzionante che indica la strada di accesso al porto canale. Particolare attenzione è stata dedicata al consolidamento della struttura muraria mediante l’utilizzo di rete in fibra di vetro e di intonaco strutturale a base di calce e con l’impiego di materiali e tecnologie biocompatibili in linea con lo spirito del restauro. È stato inoltre applicato un intonaco deumidificante a microcelle di ultima generazione che ha permesso di migliorare il

benessere dei fruitori e ridurre di 3 gradi celsius la temperatura interna. Per gli interni è stata scelta una pavimentazione in pietra di Modica mentre per realizzare i percorsi esterni sono stati riutilizzati i conci in pietra rinvenuti nelle aree adiacenti.

La trasformazione del vecchio faro in guest house di charme è stata resa possibile dal progetto Valore, Paese, Dimore dell’Agenzia del Demanio tramite una concessione cinquantennale alla società Azzurra Capital ■

Località Brucoli (Siracusa)

Committente Azzurra Capital

Progettazione architettonica

Giuseppe Di Vita – Itinera Studio Associato

Restauro e riconversione Emma Lavori

Serramenti Secco Sistemi

Luci Viabizzuno

Superficie 220 mq

CREDITI
Il faro ospita al piano terra la zona cottura pranzo e living, oltre a un bagno, mentre al primo piano vi sono tre camere da letto con bagno en-suite.
PIANTA PRIMO LIVELLO
PIANTA SECONDO LIVELLO

Il progetto di Itinera ha previsto la realizzazione di una guest house destinata a ospitalità di fascia alta, con finiture da hotel 5 stelle.

Per ampliare la capacità ricettiva, nell’edificio è stata inserita un’ampia superficie soppalcata. Foto ©Benedetto Tarantino.

La riconversione a guest house semplice nella sua intrinseca natura, ha comunque comportato la rispondenza a una serie di normative in materia sanitaria e di ospitalità che ha reso il progetto complesso e articolato

Giuseppe Di Vita

La scelta degli infissi esterni in ottone non trattato di Secco Sistemi ha restituito al manufatto architettonico la chiave di lettura modernista che è il linguaggio con il quale si è operato nel progetto di restauro. Il sistema a taglio termico OS2 selezionato è una soluzione che associa valenze formali e performance di alto livello. Il serramento mantiene le proprie prestazioni inalterate nel tempo anche in

contesti aggressivi come quello marino. Gli spessori minimi dei profili assicurano il massimo apporto di luce naturale in tutti gli ambienti. Sono oltre 40 i profili che il sistema OS2 mette al servizio dei progettisti e molteplici le combinazioni con le quali esprimere una creatività finalizzata alla ricerca della massima trasparenza e della purezza delle linee. www.seccosistemi.com

SECCO SISTEMI

Budapest

Dorothea Hotel patrimonio culturale e contemporaneità

Tre edifici storici contigui ma con differenti storie, corti e facciate armonicamente riuniti nel progetto di riqualificazione in chiave contemporanea condotto da Lissoni & Partners

All’ingresso, il tavolo su misura disegnato da Piero Lissoni è illuminato da una lampada realizzata ad hoc per l’hotel ispirata ai chandelier boemi. Foto ©Tommaso Sartori.

Il progetto di hospitality di Autograph Collection, brand del gruppo Marriott International, è nato dall’unione di tre palazzi storici. L’intervento architettonico guidato da Lissoni Casal Ribeiro – dipartimento di Lissoni & Partners specializzato in architettura – si sviluppa infatti nell’isolato del centro della capitale ungherese che comprende il palazzo Weber (1871), sede neorinascimentale di una banca; il palazzo Mahart (1913), quartier generale in stile art nouveau di una compagnia di navigazione; e il palazzo Münnich (1937), edificio modernista con elementi art déco e Bauhaus. Esperti locali di conservazione storica hanno collaborato al progetto per mantenere gli elementi chiave di ogni epoca. La nuova struttura ospita l’albergo e alcune residenze private, per le quali lo studio milanese si è occupato dell’architettura e del layout ma, al contrario dell’hotel, non dell’interior design e del paesaggio. Al centro del progetto c’è un nuovo livello all’ultimo piano, che offre viste panoramiche sulla città, e la conversione di tre piccoli cortili in un’unica ampia corte. Il giardino coperto, adatto per tutte le stagioni, costituisce ora il cuore degli spazi pubblici dell’albergo. Anche nello sviluppo degli interni del

Il progetto architettonico, condotto da Lissoni Casal Ribeiro ha riunito tre edifici di stile e periodi diversi. I tetti sono stati riconfigurati in un nuovo piano nobile aperto verso la città: un chiaro segno contemporaneo sovrapposto alle facciate storiche restaurate.

Dorothea Hotel il punto di partenza è stato il contesto storico e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche di pregio, con l’introduzione di elementi inaspettati e talvolta ironici. Questo approccio si può leggere

Lissoni & Partners

Con sedi a Milano e New York, Lissoni & Partners vanta una storia trentennale nello sviluppo di progetti internazionali nei campi dell’architettura, del paesaggio, degli interni, del product e del graphic design, oltre a essere responsabile della direzione artistica per alcune importanti aziende di arredo. Guidato da Piero Lissoni, lo studio coniuga competenze diverse con un approccio sartoriale ispirato da un senso di rigore, semplicità e coerenza www.lissoniandpartners.com

LA CORTE COPERTA

1. Entrata principale

2. Ascensore per disabili

3. Bar

4. Lounge Area

5. Caminetto

6. Fontana con acqua

7. Zona ristorazione

8. Pergole

9. Ingresso secondario

10. Gazebo

11. Spazio semi-privato

12. Accesso dalla scala dell’Heritage

nella scelta di materiali, arredi, componenti decorative, così come nella selezione delle opere d’arte e nel progetto fotografico, in collaborazione con l’artista locale Zoltán Tombor, che si sviluppa per tutto l’albergo e che traduce in maniera moderna stilemi e costumi locali.

L’accorpamento di diversi edifici ha portato a lavorare sulle diverse altezze e a generare luoghi a multipla altezza o volumi dalle proporzioni più intime. L’ampia lobby, con pavimento nero realizzato in terrazzo alla veneziana, è caratterizzata da grandi composizioni di bassorilievi in cemento che reinterpretano soggetti decorativi della tradizione ungherese.

A rivestire il volume della scala preesistente sono state selezionate ceramiche blu che richiamano le tipiche piastrelle della manifattura Zsolnay, ancora attiva e promotrice di molteplici attività culturali. La stessa idea di recupero delle tradizioni locali è impiegata per le scandole nei diversi toni del blu che rivestono il bancone del bar, uno spazio contraddistinto da imbotti e boiserie in legno e dai contrasti cromatici degli arredi. La tensione tra il patrimonio culturale e la contemporaneità è l’elemento cardine anche nelle 216 stanze e suite suddivise tra quelle affacciate verso l’esterno e sulla città (Heritage), e quelle che invece guardano la corte (Contemporary) ■

CREDITI

Località Budapest

Committente Marriott International

Progetto architettonico, interior design, paesaggio

Lissoni Casal Ribeiro

Rivestimenti Agglotech, Atlas Concorde, Listone Giordano, Marazzi

Rubinetteria Fantini

Porte interne Bertolotto

Illuminazione Lumoconcept

I tre piccoli cortili interni sono stati trasformati in un’unica corte: un giardino coperto fruibile tutto l’anno su cui affacciano alcune delle 216 camere dell’hotel.

I bassorilievi in cemento dell’area reception sono realizzati in Ungheria, su disegno dello studio di progettazione italiano. I pattern ispirati alla

tradizione locale sono reinterpretati in chiave contemporanea, grazie alla loro composizione grafica e al materiale impiegato. Foto ©Tommaso Sartori.

Budapest

Eclettismo anticonformista ungherese

Bowler James Brindley con gli ungheresi di Bánáti + Hartvig Építéz ridisegna gli interni dello storico palazzo Drechsler di Budapest e lo riconverte nell’ultima destinazione fuori dagli schemi del brand W Hotels

Fa parte dell’identità del marchio W Hotels Worldwide di Marriott Bonvoy dare vita ad alberghi originali e anticonformisti, dove sentirsi liberi e a proprio agio. E così, con la medesima filosofia lontana dalle convenzioni, gli interior designer Bowler James Brindley di Londra e gli ungheresi Bánáti + Hartvig hanno radicalmente trasformato gli interni di palazzo Drechsler di Budapest, oggi nuova destinazione del brand nato vent’anni fa a New York. Costruito in stile neorinascimentale nel 1886 come istituto pensionistico dell’azienda delle ferrovie ungheresi, l’edificio in seguito divenne residenza di aristocratici magiari e poi sede dell’Accademia del balletto nazionale ungherese, per essere infine abbandonato fino al recente restauro che lo ha riportato all’antico splendore.

purezza del fondo bianco candido, attraversato da un reticolo di venature grigie, si alterna al nero profondo arricchito da pennellate chiare di Marvel Dream, in un ambiente reso caldo da arredi blu e dorati di sapore retrò.

Le superfici effetto marmo di Atlas Concorde uniscono al design ricercato elevate prestazioni in termini di igiene, pulizia e manutenzione.

Le qualità intrinseche del materiale assicurano inoltre ai rivestimenti elevate performance antiscivolo e di resistenza all’usura, garantendo comfort e bellezza inalterata nel tempo ■

Il palazzo storico

Drechsler ospita il W Budapest dove si trova il ristorante

Nightingale by Beefbar rivestito con le superfici effetto marmo di Atlas Concorde.

Al progetto hanno preso parte alcuni marchi italiani come Atlas Concorde, scelta per i rivestimenti delle sontuose sale da bagno delle 151 camere e del ristorante. Due le collezioni Atlas Concorde selezionate dagli architetti: Marvel Dream, nel colore black atlantis, e Marvel Shine, nel colore statuario supremo. Nei bagni delle camere le due linee si contrappongono e si intrecciano per creare geometrie scenografiche che richiamano la passione della città per il gioco degli scacchi, accentuandone i riflessi.

Nei pavimenti del ristorante dell’hotel la

W Lounge con il mix di arredi verde intenso e corallo abbinati al pavimento a scacchi. Il pattern è ripreso anche nei bagni delle 151 camere per gli ospiti.

Milano

Contraste a cena come a teatro

Il rinnovo degli ambienti del ristorante milanese, curato dallo studio

Debonademeo, si basa su tre approcci progettuali: il recupero del patrimonio storico-artistico, la funzionalità e l’esperienza per ospiti e commensali

L’ingresso del ristorante è una scatola rivestita di una brillante lamina color champagne dove si staglia la scultura a parete Il segreto che introduce al grande salone ristorante. Foto ©Serena Eller Vainicher.

Il nuovo Contraste, ristorante dello chef uruguaiano Matias Perdomo fondato nel 2015 e oggi completamente rinnovato, rievoca l’impianto delle antiche stanze comunicanti, ognuna caratterizzata da una nuance dominante.

Eliminate le pareti interne esistenti, il progetto firmato dallo studio Debonademeo ruota intorno a un sistema di tendaggi drappeggiati in velluto a tutta altezza in quattro diversi colori che rende autonomo ogni ambiente a seconda delle esigenze.

L’escamotage delle quinte teatrali consente di trasformare la grande unica sala principale in cinque diverse zone – quattro sale ristorante e l’area relax – che si susseguono, ambienti di dimensioni più piccole che contribuiscono a generare un senso di intimità. Grande attenzione è stata riservata allo studio dell’acustica attraverso l’utilizzo di tendaggi e pavimenti fonoassorbenti.

Ogni zona possiede un carattere unico: ognuna è ispirata a uno dei quattro elementi (terra, aria, acqua, fuoco) contraddistinta da un colore specifico, per offrire ai commensali un’esperienza diversa ogni volta che visitano il ristorante.

La distribuzione interna dei locali è stata adattata con concretezza dallo studio

Debonademeo alle esigenze contemporanee, a

garantire una gerarchia più fluida dei percorsi e degli ambienti. Non si è trattato di un mero restyling: il rinnovo degli ambienti si è sviluppato a partire da un’analisi scientifica condotta da un comitato tecnico che ha recuperato il patrimonio storico-artistico degli interni.

Sono stati coinvolti artigiani e maestranze specializzate nel restauro, che si sono occupate del recupero certosino degli elementi del palazzo di fine Ottocento come porte, finestre,

PLANIMETRIA

Debonademeo Studio

Luca De Bona e Dario De Meo fondano lo studio Debonademeo, con sedi a Padova e Milano, nel 2010. Una doppia prospettiva segnata da innovazione e tradizione che caratterizza progetti volti a superare il dualismo forma-funzione arricchendolo di valori espressivi. La ricerca in micro e macro-scala rilegge e fonde vari ambiti: architettura, design, grafica e arte per creare contesti e manufatti capaci di raccontare storie e indurre emozioni.

www.debonademeo.it

Lo studio Debonademeo ha profondamente trasformato gli ambienti eliminando le pareti

interne esistenti e suddividendo lo spazio con un sistema di tendaggi fonoassorbenti.

Su ogni tavolo (Pedrali) le lampade ad arco in metallo dalla finitura champagne sono realizzate ad hoc, in collaborazione con Karman. Foto ©Serena Eller Vainicher.

I tavoli e le poltroncine in pelle (Pedrali) sono accostati a carrelli giallo fluo con maxi ruote progettati su disegno da Debonademeo.

stucchi, affreschi, maniglie e del grande camino in legno. La ricerca estetica di superfici, sia per il pavimento vinilico a fasce di seminato rosa, blu, grigio chiaro e antracite, sia per la boiserie e il rivestimento delle pareti, è stata l’ispirazione creativa per conferire carattere e movimento agli ambienti del ristorante. Le carte da parati che rivestono le pareti di ogni stanza sono state disegnate ad hoc dallo studio Debonademeo.

Oltre alla sala principale, c’è una saletta in

blu Klein riservata, con pochi tavolini bar di Pedrali dalla finitura Fenix arancio fluo, una lunga panca a parete in pelle grigia e plafoniere a globo in vetro di Karman.

Anche nei servizi, concepiti come prosecuzione dell’area accoglienza, si ritrova la boiserie riflettente in metallo a finitura champagne dell’ingresso, pavimenti e rivestimenti vinilici, un lungo lavabo a vasca unica in marmo rosa del Portogallo su disegno dello studio di Luca De Bona e Dario De Meo ■

CREDITI

Località Milano, via Meda 2

Interior design Debonademeo

Realizzazione Allestimenta

Arredi Pedrali

Tende Alessandro Bini

Carte da parati Wall&decò

Pavimenti Tarkett

Illuminazione Karman

Per gli ospiti sono stati scelti arredi Pedrali sobri, confortevoli e perfettamente integrati ai tendaggi e agli apparati decorativi ottocenteschi. Al tavolo Inox con base centrale tonda in ghisa sabbiata, colonna e copribase in acciaio inox, sono accostate le poltroncine Ester disegnate da Patrick Jouin con forme sinuose e morbide in una sintesi di eleganza, ergonomia e funzionalità. La poltrona ha scocca imbottita in schiumato poliuretanico con cinghie elastiche e gambe in pressofusione di alluminio. www.pedrali.com

Il nome del locale rappresenta un viaggio immersivo tra sensazioni contrastanti. Nell’alternanza percettiva degli interni si passa dai colori freddi ai colori caldi, da superfici ruvide ad altre morbide da elementi storici a pezzi d’arredo contemporanei

De Bona

PEDRALI

Rovereto

La sera ci troviamo al Mart

Quinte mobili organizzano lo spazio della caffetteria del museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nel nuovo progetto di allestimento di Baldessari e Baldessari

La caffetteria si apre sulla piazza centrale del Mart, proprio accanto all’ingresso del museo disegnato da Mario Botta.

Entro un perimetro fisico estremamente semplice, con il nuovo progetto di allestimento della caffetteria del Mart lo studio Baldessari e Baldessari inserisce un ‘perimetro culturale’ rappresentato da una collezione di pezzi del design italiano ideati da quattro diverse generazioni di progettisti che di per sé costituisce già un primo significativo nucleo di una nuova collezione del museo di Rovereto.

La sala rettangolare, che un vestibolo collega al bookshop interno, misura 22 metri per 12 con un’altezza al controsoffitto di 3,60 metri. L’ingresso principale e una lunga finestra che si estende da pavimento a soffitto si affacciano sulla piazza centrale del complesso disegnato da Mario Botta.

La selezione di arredi è ‘orchestrata’ da grandi teli-quinta che riproducono esemplari dell’originale ricerca pittorica di Gillo Dorfles: canvas che salendo e scendendo all’occorrenza dal soffitto organizzano lo spazio, così da consentire la creazione di differenti zone, dalla pausa breve di un caffè al tempo più lungo della conversazione e della lettura fino alla cena conviviale (la sera la caffetteria si trasforma

in ristorante gourmet, affidato allo chef Alfio Ghezzi e alla sua brigata).

Un’altra importante caratteristica dell’arredo sono gli elementi disegnati a misura dallo studio, come il nuovo banco lineare, una coppia di esili quinte metalliche mobili che secondo la loro posizione definiscono e movimentano

Bozzetto di Paolo Baldessari per il progetto di allestimento.

Baldessari e Baldessari Con sedi a Milano e Rovereto, lo studio fondato da Giulio Baldessari con Michela e Paolo (nella foto), opera in architettura, industrial e visual design. Pluripremiato, ha in corso progetti di architettura, di restauro e di interni sia pubblici sia privati. Nel campo del product design Baldessari e Baldessari collabora con numerose aziende tra cui Riva 1920, De Castelli, cc-tapis.

www.baldessariebaldessari.it

All’interno, grandi quinte mobili che riproducono gigantografie di opere di Gillo Dorfles separano o unificano lo spazio. Attorno ai tavoli rotondi con finitura in

ottone, realizzati su disegno come il bancone, le poltroncine Luisa di Franco Albini e gli sgabelli Mezzadro di Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Foto ©Paolo Riolzi.

A sinistra. Sezione e pianta dello spazio.

Sotto, il sofà e i tavoli della zona ristorante sono illuminati dalle sospensioni Aim di Ronan e Erwan Bouroullec.

Pannelli acustici inclinati appesi al controsoffitto.

Una delle tele mobili che organizzano lo spazio. Foto @Paolo Riolzi.

A destra. Lampade da terra The Great JJ reinterpretazione gigante della lampada da tavolo di Jac Jacobsen (1937). Tra le sedute si notano le Sanluca dei fratelli Castiglioni, le Ghiaccio di Piero Lissoni e, sul fondo, le poltroncine in midollino Charlotte di Mario Botta.

LA SELEZIONE DI DESIGN

dinamicamente lo spazio, e i tavoli di differente forma e misura con finitura brass (ottone). Il progetto illuminotecnico agisce sulla differenziazione, intensità e calore della luce attraverso corpi pendenti, a incasso e da terra. È una luce pensata come segno grafico capace di teatralizzare lo spazio, sottolineare i dettagli, scandire pieni e vuoti, attraverso pause e accelerazioni che conferiscono un forte e rinnovato carattere a tutto l’insieme.

La nuova proposta progettuale è passata anche per la completa sostituzione del controsoffitto,

ora in cartongesso integrato con pannelli fonoassorbenti disposti in modo inclinato rispetto al piano di fondo, il tutto tinteggiato in colore nero. Altro intervento del restyling è stata la completa sostituzione del pavimento, ora in legno di rovere texturizzato Kerakoll, personalizzato in opera con un ciclo di pigmentazione ecosostenibile in colorazione nero scuro che – in dialogo con il blu cobalto di un’importante superficie parietale –conferisce un tono elegante e raffinato allo spazio ■

Poltrone e poltroncine Luisa (Franco Albini), Sanluca (Achille e Pier Giacomo Castiglioni), Uragano e Louisiana (Vico Magistretti), Ghiaccio (Piero Lissoni), Charlotte (Mario Botta)

Sedute Silver (Vico Magistretti), Seconda (Mario Botta), Mezzadro (Achille e Pier Giacomo Castiglioni)

Tavolo 833 Cavalletto (Franco Albini)

Libreria Space (Ennio Arosio)

Lampade pendenti Aim (Ronan e Erwan Bouroullec)

Lampade da terra The Great JJ, reinterpretazione della lampada da tavolo disegnata nel 1937 da Jac Jacobsen, Luminator (Achille e Pier Giacomo Castiglioni).

Palermo

Sartoria un progetto che gioca sulla luce e sul colore

Il progetto di Maria Eliana Madonia trasforma lo spazio di una modesta attività commerciale nel centro storico di Palermo in un locale in cui l’uso della luce e del colore genera profondità e nuove proporzioni

PLANIMETRIA

STRUTTURA LUCI E PROSPETTIVA BANCO

Nel progetto, il disegno della luce genera geometrie e simmetrie specchiate e riflesse che amplificano lo spazio del locale palermitano.

Sartoria è un nuovo cocktail bar di Palermo che con l’hashtag miscelazionedemocratica si propone di rendere accessibile a tutti il bere di qualità. L’ambiente nasce dalla riqualificazione, condotta da Madonia Architettura, dello spazio di una modesta attività commerciale, che secondo Maria Eliana Madonia era “un vuoto privo di identità e proporzione”.

L’idea progettuale nasce da una suggestione: la memoria di un’antica cappella, ancora appena leggibile nell’impianto spaziale preesistente e in alcuni elementi della composizione della facciata esterna.

La luce, vera misura di questo progetto, ne descrive le geometrie che definiscono lo spazio tra materie, colori, texture, oggetti. Gli archi e i cerchi diventano autentiche linee luminose che misurano lo spazio e modificano la percezione della profondità.

La tridimensionalità è arricchita dalla presenza del disegno della bottiglieria in cui la luce gioca con la trasparenza e il colore dei vetri delle bottiglie disposte su esili piani aggettanti.

Gli archi della bottiglieria si riflettono poi negli archi contrapposti, definiti da linee di luce e da grandi campi cromatici, sotto i quali sono disposti i tavolini. Nel tempo i muri del locale sono diventati manifesti murali su cui le persone scrivono appunti e pensieri. Giocando con le regole della prospettiva lineare classica, il bancone occupa l’asse longitudinale dello spazio e segna la linea-soglia attraverso la quale si specchiano le forme che definiscono involucro e funzioni.

Nel processo ideativo e realizzativo la tecnologia ha svolto un ruolo necessario e imprescindibile, ma subordinato e a servizio dell’idea progettuale. La solidità della struttura metallica, all’apparenza esile e sospesa, l’efficienza delle sorgenti luminose variabili per intensità e qualità della luce, il controllo del suono, la gestione domotica costituiscono infatti alcuni degli elementi fondamentali del progetto d’interni.

Sartoria è uno degli oltre settanta progetti della mostra itinerante dell’Aiac Nuove normalità ■

SCHIZZO PROSPETTIVA

CREDITI

Località Palermo, discesa dei Giudici 1/A

Committente Intothebar

Progetto e direzione lavori Maria Eliana Madonia

Integrazione e controllo impianti

Gstudio Engineering

Arredi S Cab

Completamento 2021

Le pareti accanto ai tavolini sono grandi lavagne a disposizione degli ospiti del locale. Foto ©Roberto Collura.

Maria Eliana Madonia Nei suoi progetti Maria Eliana Madonia ricerca l’essenziale al di là delle mode. L’architettura è il risultato di un processo che tende alla chiarezza, attinge ai materiali della realtà per trascenderla e produrre utilità e bellezza. Per Maria Eliana la soluzione di un dettaglio è la ragione dell’intera costruzione, il disegno della luce è misura dello spazio, la dimensione artistica è intelligenza.

S CAB

Le poltroncine e gli sgabelli Lisa, progettati da Marcello Ziliani per S Cab, si ispirano alle atmosfere degli interni anni Cinquanta e Sessanta. Maria Eliana Madonia li ha scelti per il design essenziale dalle linee pulite e avvolgenti e per le finiture eleganti e sobrie, in sintonia con il linguaggio del locale. Fattore determinante per la scelta di Lisa, oltre alle qualità estetiche, è stata l’impilabilità di entrambe le versioni: poltroncina e sgabello. Da Sartoria si trovano inoltre altri arredi di S Cab: i tavoli con basamento Tiffany e le poltrone Lady B www.scabdesign.com

Storie di luce

In queste pagine alcuni esempi della realizzazione del progetto illuminotecnico per l’Hotel Habita 79 di Pompei. I corpi illuminanti sono gestiti da un sistema di controllo che consente di impostare scene luminose diverse.

Ospitalità

Lampade decorative disseminate nei diversi ambienti contribuiscono alla creazione di atmosfere suggestive e accattivanti.

Filippo Cannata

Dopo la formazione presso il GE Lighting Institute di Cleveland e il Politecnico di Darmstadt, Filippo Cannata (Brescia, 1962) apre il proprio studio lavorando tra gli altri con Sottsass, Mendini, Portoghesi, Fuksas, Boeri e l’artista Mimmo Paladino. Al centro della sua ricerca l’uso emozionale e poetico della luce, intesa anche come strumento per il benessere dell’uomo. Tra i progetti di lighting design in corso il parco della Reggia di Caserta, il museo di Capodimonte a Napoli, la torre Unipol e il villaggio olimpico a Milano. www.cannatalight.it

LA LUCE NELL’OSPITALITÀ UN’ESPERIENZA

DI BENESSERE SU MISURA

L’industria dell’ospitalità si sta trasformando profondamente, adattandosi ai continui cambiamenti della nostra società. Gli hotel stanno superando la loro funzione tradizionale di luoghi dove dormire e mangiare, evolvendo in vere e proprie ‘cliniche del benessere’. Queste strutture non si limitano più a soddisfare solo i bisogni fisici, ma abbracciano anche il benessere emotivo degli ospiti, ponendo un’attenzione sempre più scientifica ai dettagli. L’illuminazione negli hotel si articola su tre livelli fondamentali: funzionale, decorativo ed economico. Il livello funzionale garantisce comfort visivo e sicurezza. Il livello decorativo crea un’atmosfera unica e definisce l’identità visiva dell’hotel. Il livello economico riguarda l’adozione di sistemi di controllo smart che riducono i costi operativi e di manutenzione, contribuendo a un significativo risparmio energetico.

Tuttavia, è importante ricordare che, oltre all’illuminazione, il benessere degli ospiti coinvolge anche altri aspetti sensoriali come l’acustica, l’olfatto e il tatto. Grazie

ai dati psicografici, oggi siamo in grado di comprendere come ogni elemento influenzi l’umore delle persone, guidandoci in un processo di progettazione consapevole e mirato. Considerando che gli hotel guadagnano

principalmente dai servizi aggiuntivi come ristoranti, spa e boutique, una luce progettata con cura può migliorare sensibilmente l’esperienza degli ospiti. Soluzioni innovative come l’illuminazione dinamica circadiana possono mitigare gli effetti del jet lag, rendendo il soggiorno più riposante e rigenerante. Inoltre, la luce può svolgere un ruolo importante nel marketing subliminale, stimolando l’uso dei servizi accessori e incentivando gli acquisti. Ad esempio, una luce soffusa su una bottiglia di vino pregiato può invogliare all’acquisto, una promessa di piacere che si insinua nella mente dell’osservatore.

Pensare alla luce oggi solo dal punto di vista estetico-funzionale è molto riduttivo; oggi siamo molto oltre. La luce va intesa come una leva finanziaria e un valore con ricadute sul brand e la sua notorietà.

L’illuminazione dell’hotel del futuro sarà estremamente flessibile e reattiva, capace di adeguarsi a diverse funzioni e creare molteplici atmosfere, rendendo ogni soggiorno un ricordo prezioso e ogni ritorno una certezza ■

UNA STAGIONE IRRIPETIBILE

Curato da Anna Chiara Cimoli, il primo volume dei quaderni della Fondazione Casva, voluta dall’architetto Zita Mosca Baldessari (1934-2021) per studiare e valorizzare i fondi archivistici conservati presso il Casva del Comune di Milano, ripercorre le vicende del Bar Caffè Craja, negli anni Trenta rinomato ‘covo delle avanguardie’ in piazzetta Filodrammatici a Milano. Progettato nel 1930 da Luciano Baldessari (che aveva vissuto tre anni a Berlino e ben conosceva la cultura dei caffè mitteleuropei) con Luigi Figini e Gino Pollini e passato alla storia come locale capace di chiamare a raccolta le menti più creative della Milano dell’epoca, il Craja si proponeva come alternativa razionalista e antiborghese ai caffè storici del centro. Smantellato nel 1964, il suo carattere moderno era evidente dalla scelta dei materiali, vetro e metallo in primis, e nell’uso dei colori, a cominciare dal rosso vivo dei serramenti delle cinque vetrine esterne. Da una delle quali si affacciava la curiosa figura di un camerieremanichino in lamiera colorata, opera di Marcello Nizzoli, mentre all’interno un rigoroso assetto geometrico di linee e piani ortogonali convergeva in un ideale punto di fuga prospettico, rimarcato dalle tesserine ceramiche bianche, verdi e nere della pavimentazione, verso la fontana in metalli nichelati – opera di Fausto Melotti – collocata nella parete vetrata di fondo. Un soffitto a campiture rettangolari in vetro laccato bianco alla nitro nascondeva la sorgente luminosa e illuminava il locale in modo uniforme. Il libro è un memoir della figlia di Antonio Craja. La prolissità, che di solito è un difetto, ci riporta all’interno di una stagione creativa irripetibile.

MENEGUZZO IL MUSEO SON MÌ

È un percorso attraverso l’arte contemporanea la biografia di Giovanbattista Meneguzzo (per tutti Giobatta) scritta da Francesca Interlenghi. Lasciato il paese dov’era nato ma fermatosi a breve distanza a Malo, nel cuore di una provincia veneta ai tempi bianca di fede e potere politico e nera di miseria, Meneguzzo (19282021) riuscì a portare qui, nel suo Museo Casabianca che insieme alle opere d’arte collezionava anche le anime degli artisti che le producevano, il mondo che animava la sua curiosità. Tenacemente ancorato alle proprie origini (si esprimeva solo in dialetto), Meneguzzo era nomade nell’anima. Diplomato geometra per necessità, per più di vent’anni partecipò al processo di rinnovamento del centro urbano di Malo come tecnico comunale esterno con interventi di sobria originalità, come appunto la trasformazione del contenitore agricolo già di proprietà dei conti Morandi Bonaccorsi nel museo/laboratorio Casabianca (1978, oggi museo/archivio), contenitore culturale della sua collezione di grafica e per tanti anni motore di incontri e di mostre come la rassegna di architettura ‘Segno-Ambiente’ (1980), che ambiva a indagare l’architettura non solo come ars aedificandi ma anche “come punto di convergenza dei molteplici elementi che caratterizzano l’esperienza dell’abitare e la dimensione del nostro esistere” (pag. 189). E a proposito di architettura, Meneguzzo fu il solo a costruire – per abitarvi – lo ‘Scarabeo sotto la foglia’, il progetto di casa che Gio Ponti regalò ai lettori del numero 414 di Domus. Con interni bianchi, di cemento e moquette, disegnati da Nanda Vigo.

ARCHITETTURE LETTERARIE

Architetto, disegnatore e autore, nel 2010 Matteo Pericoli ha avviato un Laboratorio di architettura letteraria che invita i partecipanti a trasformare in architetture racconti e romanzi. Non si tratta di immaginare o dare forma ai luoghi e agli ambienti che la scrittura racconta, bensì di comprendere la struttura stessa del racconto e tradurla in un edificio. Un’operazione di metaletteratura nella quale la costruzione narrativa dell’autore nelle mani del lettore acquista concretezza in forma di disegni o di modelli. Il libro stesso, che contiene dodici esempi riferiti ad altrettanti romanzi, come Cuore di Tenebra (Conrad), L’avversario (Carrère) o Gli anni di Annie Enraux, elaborati da Pericoli stesso, si presenta come una struttura architettonica, nello specifico un museo nel senso greco del termine di luogo sacro alle Muse, ideale per l’ispirazione e la contemplazione. Le architetture che nascono dal Laboratorio sono per forza di cose soggettive. Ad esempio, davanti al racconto di Amy Hempel Il raccolto, che narra per due volte un incidente stradale del quale la scrittrice stessa è vittima – ma la seconda inizia con le parole spiazzanti “ometto molte cose quando dico la verità” – due gruppi partecipanti al Laboratorio immaginano costruzioni differenti, anche se entrambe dall’aspetto ingannevole come il racconto, con spazi inaspettati, colonne che non reggono alcunché e elementi di arredo – di cemento – che sono invece le vere strutture dell’edificio. Per molti versi sorprendente, Il grande museo vivente dell’immaginazione fa nascere la voglia di provarci da soli, con un racconto amato, carta da disegno, matite colorate, cartoncino, colla e forbici.

Il tempo del Craja. Biografia di un caffè Enrica Craja

Nomos Edizioni, Busto Arsizio, 2024

240 pp, 24,90 euro

ISBN 979-12-5958-155-6

Francesca

Allemandi, Torino, 2024

288 pp, 30 euro

ISBN 978-88-422-2607-9

Il

Matteo

Il Saggiatore, Milano, 2022

166 pp, 25 euro

ISBN 978-88-428-3218-8

Giobatta Meneguzzo. Mi sono tanto divertito
Interlenghi
grande museo vivente dell’immaginazione
Pericoli

Dossier Cucina e Bagno

B+C=1

Unox Casa ∙ Elica

Abimis ∙ Arrital ∙ Arrex

Franke ∙ Cesar ∙ Ernestomeda

Signature Kitchen Suite

Whirlpool ∙ Doimo Cucine

Fantin ∙ Smeg

Falmec ∙ Airforce

Forme e Stile ∙ Eggersmann

Very Simple: Kitchen

Faber ∙ Schiffini

Axor ∙ Ritmonio ∙ Tubes

Alice Ceramica ∙ Vismaravetro

Rubinetterie Stella

Zucchetti ∙ Ceadesign

Fima Carlo Frattini

Gruppo Geromin ∙ Frattini

Grohe ∙ Carimali ∙ Zazzeri

Duravit ∙ Ronal Bathrooms

QuadroDesign ∙ Fantini

Victoria + Albert ∙ Cerasa

a cura di Elena Riolo

CLa cucina tra arredo e funzionalità

Le diverse identità di un ambiente da sempre vissuto come il vero centro della casa e da sempre in costante e profonda evoluzione

Giorgio Donà

Dal 2018 Giorgio Donà è partner e direttore di Stefano Boeri Interiors.

Lavora a progetti e ricerche su diverse scale e ambiti. Oltre a progetti di architettura e di interni, lo studio si occupa di allestimenti espositivi, eventi e product design.

La cucina è il fulcro della casa, un ambiente dove si incrociano le vite e le quotidianità di un qualsiasi nucleo. È qui che ci si trova davanti ai fornelli per scaldare il latte o cucinare una pasta, e mentre si svolgono queste attività si pensa, si ragiona, si parla.

La cucina raccoglie tutte le esigenze quotidiane legate alla trasformazione, conservazione e utilizzo responsabile delle risorse, come l’energia e l’acqua, prendendosi cura non solo degli alimenti, ma anche delle persone. Questi i motivi che rendono la cucina il cuore della casa, soprattutto per noi italiani, dove la cura del cibo e il riciclo dei rifiuti sono parte di una circolarità virtuosa. È un ambiente vivo, dove si sperimentano materiali che devono durare e resistere ad azioni esterne e nel tempo. È il luogo della passione, del confronto e del dialogo, proprio perché vi si interagisce costantemente con gli oggetti. La cucina deve essere funzionale, integrandosi con il contesto e utilizzando tecnologie che ne migliorano l’uso quotidiano. Dal punto di vista progettuale, è un luogo interessante perché ibrido: un ambiente domestico, un dispositivo funzionale

e fondamentale che ci lega alla nostra quotidianità e alle risorse.

Deve essere pensata per poter assumere forme diverse e integrarsi con altri spazi. Oltre alla questione dell’arredo, dovremmo focalizzare la nostra attenzione anche sulla tecnologia e sugli elettrodomestici: elementi funzionali che ci connettono con aspetti essenziali e primordiali: l’energia, il calore, l’acqua e il cibo.

È qui che entra in gioco l’etica: immaginando uno spazio che permetta di muoverci responsabilmente. La tecnologia infatti dovrebbe aiutarci a fare scelte più etiche e responsabili, insegnandoci a cucinare risparmiando energia e conservando meglio i cibi. In equilibrio tra tecnologia avanzata e arredo, con Smeg abbiamo creato Isola, una collezione di elettrodomestici che arredano, introducendo colore e luce, per spazi adattabili alle esigenze in evoluzione.

Ciò che vince è il progetto, che deve essere coerente e versatile, creando scenari diversi e soluzioni adattabili al calore domestico di ogni habitat e generazione.

Foto ©Lorenzo Iannuzzi

Il totem tecnologico

SuperOven Model 1 di Unox Casa, con cappa integrata e cassetto porta accessori, sfrutta la potenza e la versatilità di due forni professionali.

UNOX CASA

Coolatai House, design minimale e tecnologia

A Wye River in Australia, lo studio di architettura e interior design Cera Stribley ha progettato Coolatai House: un rifugio sereno caratterizzato da ampie vetrate che incorniciano l’ambiente circostante, tra la vegetazione e le acque dell’oceano, valorizzandone colori e sfumature. All’insegna della convivialità, il cuore dell’abitazione è l’ampio spazio cucina circondato da vetrate modulari aperte sulla natura e sul resto della casa. Al centro della sala è collocata una struttura in acciaio inossidabile dalle linee pulite e dal design moderno. I rivestimenti a specchio amplificano il richiamo della natura e riflettono trame e nuance degli esterni.

Inserito tra le linee minimali e i toni argentati della cucina vi è il forno professionale per la casa SuperOven di Unox Casa. Come ogni strumento dell’azienda padovana, presente sul mercato dal 2020 per proporre forni dalle prestazioni professionali anche nel settore

residenziale, Model 1 fonde tecnologia all’avanguardia con un design italiano senza tempo. Il forno, intelligente e intuitivo, è un elemento centrale in un ambiente cucina ad alte performance e di impronta professionale come quello della residenza di Wye River, in quanto trasforma il mero spazio di preparazione in un luogo di creatività e sperimentazione.

È la nuova visione Starred Living a incarnare la mission di Unox Casa di portare il ristorante stellato nel residenziale di alta gamma: i prodotti di punta del brand si fanno catalizzatori di eccellenza culinaria dando vita a un lifestyle unico ed elitario.

Model 1 e la cucina di Coolatai House condividono l’anima, oltre che lo spazio: la struttura in acciaio inox, il design minimale e funzionale, le linee dritte, la natura tecnologica, il carattere resistente e performante uniscono strumento e ambiente, rendendoli sinergici. www.unoxcasa.com

ELICA

Un modo inedito di immaginare la cucina

A EuroCucina 2024, nello spazio espositivo di 780 metri quadrati realizzato dallo studio Calvi Brambilla and Partners, Elica si è presentata con numerose novità: elettrodomestici innovativi che consolidano l’evoluzione dell’azienda nel mondo del cooking.

In Elica dal 2005, Fabrizio Crisà ha ricoperto per due anni il ruolo di art director e product designer e da oltre 15 guida il design center del gruppo in qualità di Chief Design Officer con la responsabilità dell’innovazione, un ruolo chiave anche nel processo di ideazione di nuovi prodotti.

In particolare Lhov, vincitore del Compasso d’Oro 2024, l’elettrodomestico all-in-one che integra cappa, piano con 5 zone di cottura e forno in uno unico prodotto, dopo essere stato lanciato due anni fa, è oggi disponibile sul mercato. Connotato da un’estetica lineare in vetro nero, Lhov coniuga alte prestazioni, funzioni ispirate al mondo professionale e un potente sistema di aspirazione che per la prima volta rimuove odori e vapori non solo dal piano, ma anche dal forno: in questo modo, all’apertura, non ci si imbatte più in aria e vapori bollenti.

Lhov è un’invenzione firmata da Fabrizio Crisà, chief design officer di Elica, che ci ha spiegato: «Lhov sembrava un sogno, è diventato una

realtà. È nato osservando le persone in cucina, vedendo come si muovono e di cosa hanno bisogno. Oggi il vero living è la cucina, luogo di convivialità e condivisione, il cuore della casa. E Lhov interpreta questo cambiamento diventandone il protagonista. Se da un lato è la migliore espressione della trasformazione di Elica, dall’altro ne costituisce la genesi. Lhov, infatti, ci ha fatto comprendere che potevamo entrare nel mondo della cottura direttamente dalla porta principale, realizzando una cosa mai fatta prima».

La modalità di cottura tradizionale può essere combinata con quella a vapore; il grill può essere attivato anche solo in metà della cavità, evitando sprechi di energia e abbattendo i consumi. Si può attivare il forno anche in base alla ricetta: basta selezionare tipo di pietanza, dosi e livello di cottura e Lhov farà tutto da sé, spegnimento compreso. www.elica.com

Fabrizio Crisà

ABIMIS

Cucina professionale a casa

Ispirata agli anni Cinquanta, la linea Ego progettata da Alberto Torsello per Abimis reinterpreta la cucina professionale per gli ambienti domestici con un’estetica identitaria caratterizzata da volumi generosi e forme arrotondate. Realizzata in acciaio inox, è disponibile in finitura orbitata a mano, lucida a specchio, verniciata lucida e opaca con colori Ral. Ego ha ante raggiate a filo battente integrate nella struttura e rinforzate internamente con pannelli alveolari in alluminio, che garantiscono robustezza e leggerezza. La cerniera cardine è completamente invisibile, su brevetto del marchio nato dall’esperienza di Prisma, azienda che da oltre 40 anni produce cucine professionali in acciaio inox per il settore della ristorazione. www.abimis.com

Le cucine in acciaio

Lo spazio ospita

riunioni e un

ARRITAL

Il nuovo showroom firmato Amdl Circle

In corso Europa a Milano, in un edificio progettato negli anni Cinquanta da Vico Magistretti, ha trovato sede il nuovo showroom di Arrital. La cucina è cultura, relazione, emozione. E così, il concept architettonico sviluppato da Amdl Circle, con il design dell’art director Franco Driusso per la progettazione delle composizioni esposte in armonia con gli interni, si traduce in un palcoscenico trasformabile che coltiva connessioni e sapori: un ambiente multifunzionale pensato per accogliere eventi e stimolare l’immaginazione e la condivisione di idee. La flessibilità e la trasparenza dei tre livelli riflettono l’approccio innovativo del marchio. Soluzioni distintive come la coltivazione sospesa di piante, la scala interna in ‘rosso Vico’, la matericità della calceterra, dell’alluminio e del legno creano un’atmosfera accogliente rendendo identitario l’ambiente. www.arrital.it

inox di Abimis sono tutte diverse tra loro in quanto il marchio non contempla la produzione seriale.
reception, area per showcooking, ambienti espositivi, uffici
sale
palcoscenico per eventi collegati tra loro tramite la scala rosso Vico.
Foto ©Nicolas Matheus

1

3

4

1. Dalla ricerca Arrex nasce l’anta Gea, espressione del pensiero green dell’azienda. Viene proposta in 5 finiture eco pet, 3 cementi pet 100% riciclabili e una inedita selezione di colori laccati raccolti in 4 mood: Aria, Acqua (nella foto), Terra e Fuoco. I colori delle nuove finiture si ispirano a superfici naturali solide, materiche, brillanti. www.arrex.it

2. Il design modulare della nuova cappa Maris Modular di Franke si adatta a cucine di qualsiasi dimensione. La struttura in metallo black matt e ripiani in vetro grigio fumé è completata da illuminazione dimmer e comandi touch. La cappa può essere installata sia in modalità aspirante sia filtrante. www.franke.com

3. Il percorso di ricerca cromatica delle superfici intrapreso da Cesar con lo studio Garcia Cumini ha condotto allo sviluppo di Nuance, la nuova finitura che utilizza il linguaggio visivo astratto per raccontare le sfumature del colore sul vetro. La finitura è declinata in quattro colori pilota: Arenaria (nella foto), Blu Fes, Verde Comodoro, Rosso Jaipur. www.cesar.it

4. Grandi possibilità di personalizzazione per il modello di cucina outdoor K-Garden, ideato da Giuseppe Bavuso per Ernestomeda , che mantiene le caratteristiche estetiche del progetto K-Lab, ma si arricchisce di postazioni multifunzionali, composte da piastre, griglie, Bbq sia elettrico sia a gas e tutto l’occorrente per cucinare all’aperto. www.ernestomeda.com

5. Patricia Urquiola ha firmato per Signature Kitchen Suite il cabinet modulare e free standing Mantle per il Frigorifero convertibile sottopiano, con l’obiettivo di trasformare l’elettrodomestico in un vero elemento d’arredo. È proposto con il rivestimento in formelle Cimento, sempre di Urquiola, in diverse colorazioni e nella finitura in legno, naturale o tinto colore. www.signaturekitchensuite.it

6. La Kitchen Suite WCollection di elettrodomestici builtin Whirlpool nasce per semplificare le azioni quotidiane. I nuovi forni e piani a induzione sono infatti dotati della tecnologia 6° senso, ideata per rendere intuitivo l’utilizzo dei prodotti che monitorano e regolano in autonomia temperature e fasi di cottura. www.whirlpool.it

7 . Con il sistema AllarounD di Doimo Cucine il punto d’avvio del progetto è la selezione dello spessore dell’anta. In questa composizione le basi, i pensili e le colonne con ante D23 lisce in XMatt Neve e top in Okite Bianco Assoluto si accostano alla boiserie, lo schienale e il piano snack in laminato Hpl Kaspio Oro. www.doimocucine.com 8 6 7

8 . Nuova veste per la cucina workstation della collezione Frame di Fantin disegnata da Salvatore Indriolo e lanciata nel 2018: l’estetica tono su tono, con il nuovo top in vetro acidato e in tinta, restituisce una superficie satinata e morbida al tatto, facile da pulire e resistente. Disponibile in 35 finiture. www.fantin.com

9. Isola disegnata da Stefano Boeri Interiors per Smeg è la nuova collezione di piani cottura a induzione, con e senza cappa integrata, e cappe a sospensione. Grazie all’illuminazione perimetrale, il piano cottura in vetro emerge come protagonista, differenziandosi dagli altri presenti sul mercato, che tendono a sparire alla vista. www.smeg.it

10. Brera 75 di Falmec è la nuova versione compatta di Brera: la soluzione aspirante integrata nel piano (da 75 cm) è un unico elemento, dalla superficie monocromatica e uniforme, che nasconde al suo interno tecnologie all’avanguardia. Il potente motore brushless garantisce massima efficacia aspirante e silenziosità. www.falmec.com 9 10

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11. Con la collezione di cappe e piani aspiranti Innova di Airforce l’aria è aspirata, filtrata, pulita e diretta in soluzioni salvaspazio dal design rigoroso. Nell’immagine, il nuovo piano aspirante Visio che per la prima volta consente la disponibilità del primo cassetto della base che lo ospita, grazie al posizionamento del motore sul retro. www.airforcespa.it

12. L’ambiente cucina, concepito e sviluppato da Forme e Stile attraverso l’integrazione di processi automatizzati e di tecniche artigiane, si caratterizza per l’alternanza del legno rovere tabacco e del grès marmoreo delle colonne e dell’estesa base di lavoro. I pensili sono grigio tortora. Al centro dello spazio l’isola detta i movimenti completandone il layout. www.formestile.com

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13. Skywalk Eggersmann rompe il carattere monolitico delle isole cucina con la diagonale centrale che enfatizza le scelte materiche. Tra i materiali disponibili: acciaio nero, ottone e acciaio inossidabile lucidato o laminato a caldo. Nell’immagine, la combinazione di ottone bronzato e quarzite Taj Mahal. www.eggersmann.com

14. Le ultime creazioni di Very Simple: Kitchen sono la cucina ad angolo, i nuovi pensili e una linea di accessori realizzati in collaborazione con lo studio svedese Form Us With Love, per ampliare ulteriormente le tante combinazioni e possibilità offerte dal marchio di cucine freestanding in acciaio inox semplici, colorate e modulari. www.verysimplekitchen.com

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15. La gamma di piani aspiranti Galileo di Faber si arricchisce di quattro nuovi modelli, tra cui Galileo Slim che si distingue per il suo stile compatto, con una larghezza di 60 cm. Nonostante le dimensioni ridotte, il sistema integra piano a induzione ed elemento aspirante, consentendo di raccogliere e fi ltrare i fumi direttamente alla fonte. www.faberspa.com

16. Tra le cucine più emblematiche di Schiffini , marchio acquisito da Scic nel 2023, Cinqueterre è un simbolo della storia del design italiano. Il progetto del 1999 venne ideato da Vico Magistretti in alluminio in un mercato fi no ad allora dominato dal laminato. Ora è stata introdotta la nuova fi nitura in pietra naturale, in portoro, pregiata varietà di calcare nero ligure. www.schiffini.it

Foto ©Matteo Bianchessi

BLudovica Serafini e Roberto Palomba

Serafini e Palomba fondano nel 1994 Palomba Serafini Associati, con sede a Milano. Si occupano di architettura, interior design, industrial design, yacht design e consulenze per i più affermati brand del panorama internazionale. Il loro segno distintivo emerge dalla capacità di coniugare una visione contemporanea della società e delle esigenze delle persone con una profonda conoscenza delle radici storiche e culturali dell’architettura e del design. www.palombaserafini.com

Chi dice bagno dice...

L’ambiente bagno oggi ha fatto tanta strada. È cambiato moltissimo negli anni e noi lo abbiamo accompagnato e a volte guidato in questo percorso

di Ludovica Serafini e Roberto Palomba

Adesso il bagno non rappresenta più quel luogo dove ci si andava a nascondere, ma è diventato una vera e propria Wunderkammer: il bagno da mostrare, il bagno da vivere, il bagno da ostentare e, chi dice bagno, oggi sempre di più dice un bagno da abitare.

Non a caso lo abbiamo trovato tra le più importanti vetrine del Salone del Mobile e, come tutti gli anni, il Salone rappresenta il bilancio di un periodo e di un comparto produttivo importante per il made in Italy. Ne siamo testimoni: il bagno ha attraversato diversi periodi e ha fatto molta strada. Da luogo delle funzioni a spazio delle emozioni, da luogo dove l’acqua veniva sprecata a uno degli ambienti più importanti dove l’acqua viene risparmiata.

Il bagno oggi è una stanza buona, in tutti i sensi, ed è diventato un luogo dove la progettazione rappresenta un atto di responsabilità ancor prima di una visione

estetica. Ironicamente, potremmo dire che come adolescenti siamo stati chiusi in bagno 30 anni fa e ogni giorno, con lo stesso stupore e con la stessa leggerezza di adolescenti, affrontiamo ancor oggi la progettazione per questa stanza.

Strada ne è stata percorsa tanta, appunto, così come sono stati ideati e realizzati infiniti prodotti, e sono state messe a punto innumerevoli innovazioni. La domanda è: cosa possiamo fare ancora di buono per far sì che questa stanza sia ancora migliore?

Oggi, rispetto a quando abbiamo iniziato ci sono molti progettisti proprio dedicati al mondo bagno. L’innovazione e l’evoluzione sono diventate un fatto quotidiano.

Noi, che siamo stati tra i primi a dare il calcio di inizio a questo processo, ci auguriamo che le nuove generazioni siano in grado di raccogliere il testimone e immaginare gli sviluppi futuri di questo ambiente.

Foto©Simon

Comfort e personalizzazione per un design d’autore

Il suo elemento distintivo è una lieve smussatura dei bordi e della maniglia a leva. È il miscelatore Axor Citterio C, minimalista nello spirito, morbido nelle forme. Ci spiega Antonio Citterio, legato all’azienda tedesca fin dal 2001: «il bagno è diventato una sorta di salotto, un luogo dove possiamo rilassarci e prenderci cura di noi stessi. Allo stesso tempo, soprattutto in città, anche i bagni di lusso stanno diventando sempre più piccoli. Per questo ho avvertito la necessità di creare un nuovo linguaggio estetico per il lavabo. La collezione doveva essere snella e compatta, con una morbidezza che esprimesse il nostro desiderio di comfort e di

una materialità ridotta, rispettosa dell’imperativo contemporaneo di creare di più, con meno. Doveva adattarsi a ogni stile di vita, soprattutto per quanto riguarda i colori delle superfici. Più di ogni altra cosa, il design di ogni pezzo doveva risultare imperituro, attirando e coinvolgendo l’utente non solo al primo sguardo, ma per tutta la vita del prodotto».

Axor Citterio è disponibile con la superficie parzialmente incisa per i modelli monocomando e con la superficie completamente incisa per i modelli due fori. A completare il design elegante e minimalista è la funzione CoolStart, dalla portata costante di soli 5 litri/minuto, che

Il miscelatore Axor

Citterio C, design

Antonio Citterio, ha funzione CoolStart che permette un notevole risparmio idrico.

permette un notevole risparmio idrico. I miscelatori, sia del lavabo sia della vasca da bagno, sono disponibili in diverse forme e dimensioni. La collezione del marchio, che fa parte del gruppo Hansgrohe, include anche accessori per la doccia, garantendo così un design coerente in tutto l’ambiente bagno. Per chi desidera un tocco più personale, è previsto un modello con taglio cubico, disponibile con un pattern standard, ma anche con altri motivi predefiniti, realizzabili tramite il servizio Axor Signature, nonché nell’intera gamma di superfici Axor FinishPlus www.axor-design.com

AXOR

RITMONIO

Una riconversione industriale, estetica e funzionale

A Vicenza, l’ex fabbrica di trenini Lima (Lavorazione Italiana Metalli e Affini) diventa abitazione, grazie al progetto di Beltramelli Interior Design Studio che riesce a preservare la memoria storica del luogo e a celebrarne il passato industriale. “Nei miei progetti cerco sempre di dare risposta a due delle principali esigenze umane: il senso estetico e la praticità, intesa come semplificazione della vita di tutti i giorni per chi abita questi luoghi. Questa storia mi ha ispirato molto, l’intervento è stato complesso, composto da mille dettagli e sfaccettature, a volte intimo”. La cucina e l’area del convivio sono interpretate come epicentro

di benessere famigliare. L’area living è socialità, relazioni, fino alla palestra integrata nella zona giorno. L’uso di divisori semitrasparenti e di aree lievemente rialzate permette di mantenere una separazione visiva, senza interrompere la continuità dello spazio. Elementi strutturali originali come le travi a vista e le grandi finestre riflettono il passato dell’edificio. I tagli nel pavimento e a soffitto simulano binari e rotaie, aggiungendo un senso di direzione e movimento allo spazio. Molto accurata la selezione di colori, arredi e materiali, come nei bagni della zona notte dove l’uso delle soluzioni Ritmonio è una deliberata espressione

di personalità. I miscelatori Diametro35, nelle configurazioni in finitura black e in acciaio inox, con le loro linee pulite e minimaliste si inseriscono armoniosamente nel progetto dallo stile industriale. www.ritmonio.it

Località Vicenza

Committente Privato

Progetto architettonico Beltramelli Interior Design Studio Serie di rubinetteria Diametro35 in finitura black e in acciaio inox

Foto Irene Azzolin

Nella stanza da bagno, Dots. funge da scaldasalviette per teli e accappatoi.

TUBES

Il calore del design

Proseguendo una collaborazione di lunga data, avviata con successo nel 2004, Ludovica Serafini e Roberto Palomba hanno firmato l’allestimento dello spazio espositivo al Salone Internazionale del Bagno e due nuovi prodotti per Tubes, tra cui Dots. Realizzato con grande precisione attraverso lavorazioni cnc, a partire da un blocco di alluminio parzialmente riciclato e interamente riciclabile, Dots può essere inserito come unico punto a parete o in configurazioni multiple, consentendo infinite possibilità di espressione. Questa versatilità si riflette sia nell’aspetto estetico, grazie alla scelta tra 140 colori Ral, sia nella libertà di disposizione degli elementi. Nonostante sia alimentato elettricamente, il basso voltaggio (24 volt) consente di installarlo anche in ambienti umidi e in prossimità dell’acqua, come in una doccia walk-in, sopra una vasca e nelle imbarcazioni. www.tubesradiatori.com

ALICE CERAMICA

Il processo produttivo si fa racconto

L’azienda produce mille pezzi al giorno per 15 collezioni a catalogo. Da oggi anche Lunaris – ecosistema di lavabi in ceramica dalla particolare vasca semicircolare, strutture in acciaio inossidabile e specchi che si ispirano alla luna – progettato da Manuel Di Giacobbe, art director e responsabile marketing dell’azienda. Alice ha inoltre inaugurato a Milano Madreforma, il suo primo showroom monomarca. Lo spazio è concepito da /à-ro/ studio come il racconto del processo produttivo

riassunto in 9 passaggi chiave. Sanitari e lavabi, piatti doccia e strutture, accessori e specchi si presentano direttamente sui carrelli utilizzati dai maestri ceramisti nei reparti dell’azienda oppure sui mattoni refrattari, posati come se dovessero entrare nel forno di cottura. Stampi e forme, matrici e calchi divengono così parte integrante del percorso esperienziale che si fa racconto. www.aliceceramica.com

Gli specchi e i lavabi in ceramica nelle finiture zenzero e grigio entrambe matt fanno parte di Lunaris, la nuova collezione disegnata da Manuel Di Giacobbe.

Foto ©Carlo William Rossi, Fabio Mureddu
Dossier

1. Disegnato da Castiglia Associati, Suite di Vismaravetro è un sistema in costante evoluzione. In cristallo e alluminio fino a 300 cm di altezza, permette di combinare cristalli di finiture differenti nello stesso elemento. La porta battente apre anche verso l’interno e la parte divisoria interna non è più fissa. Nell’immagine, la versione con cristallo bronzo e profilo in rame spazzolato. www.vismaravetro.it

2. Side è la terza collezione progettata dallo Studio Meneghello Paolelli per Rubinetterie Stella Le manopole ne sono il cuore: la leva è divisa in due volumi primari e distinti che vivono di natura propria a livello formale e materico e che possono essere declinati e personalizzati a seconda delle diverse esigenze del cliente. www.rubinetteriestella.it

3. La prima collezione di rubinetti disegnata dallo studio di Monica Armani e Luca Dallabetta è la linea di miscelatori monocomando e rubinetteria tradizionale Sablier di Zucchetti . Oltre alla tradizionale lavorazione dell’acciaio spazzolato, si è sperimentata una nuova finitura superficiale, utilizzando la tecnica della sabbiatura per un effetto matt. www.zucchettidesign.it

4. Con Cut Plus , Ceadesign torna alle origini rinnovando il suo primo progetto di miscelatore realizzato nel 1998 con la collaborazione di Mario Tessarollo e Tiberio Cerato. Il restyling punta sull’innovazione del suo funzionamento: una volta impostata la temperatura è sufficiente un solo gesto per regolare il flusso d’acqua. www.ceadesign.it

Foto ©Jonas Marguet

5. La principale caratteristica del miscelatore Slide in puro acciaio Inox 316 disegnato da Davide Vercelli per Fima Carlo Frattini è la sua modalità di apertura: grazie a un meccanismo basato sullo scorrimento di due porzioni cilindriche su un piano inclinato, con una semplice pressione è possibile regolare il flusso dell’acqua con precisione. www.fimacf.com

6. Altana è la minipiscina del brand Hafro, parte del Gruppo Geromin , per vivere esperienze wellness in ambienti outdoor e indoor. Firmata dal designer Antonio Bullo, è dotata di tecnologie innovative che permettono di ridurre i consumi di energia. La versione Plus aggiunge ai getti Whirpool anche il sistema idromassaggio Airpool. www.gruppogeromin.com

7. Marco Piva sceglie l’acciaio inossidabile per Aline , la rubinetteria disegnata per Frattini con corpo cilindrico e slanciato che si eleva da una base quadrata. La maniglia, priva di tagli sul retro, è un prisma alternato di triangoli a tutta altezza. La bocca di erogazione è dotata di un getto orientabile e di un aeratore a risparmio d’acqua. www.frattini.it 8

8. Grohe si è presentata al Salone con il suo brand premium Grohe Spa nell’installazione Aquatecture, nel cortile d’onore di Palazzo Reale, mettendo in mostra le docce modulari, la nuova finitura Satin, la Allure Gravity Private Collection e, nell’immagine, Icon 3D : soluzione bagno stampata in metallo in 3D che unisce estetica e tecnologia. www.grohespa.com

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9. Design essenziale, funzionalità e sostenibilità sono alla base della collezione Navis316 di Carimali design water_ space, prodotta con la specifica lega AISI316l La linea è versatile grazie alla sua estetica che si esprime per sottrazione. L’ambientazione outdoor evidenzia l’eleganza e le caratteristiche tecniche dell’acciaio inox spazzolato. www.carimali.it

10. Disegnata da Studio Batoni per Zazzeri , la linea di rubinetti Surf in fusione di ottone si distingue per il corpo centrale con diverse curvature e la bocca inclinata che si raccorda con il corpo. La doccetta, sottile e stondata sui bordi, ha un ampio raggio sulla sommità con impugnatura in silicone e flessibile in pvc di colore nero. www.zazzeri.it

11. Starck 1 , il celebre cono di Philippe Starck per Duravit , festeggia il suo 30° anniversario rinnovandosi con l’innovativa tecnologia c-bonded che unisce lavabo e base. Oltre alla ceramica bianca lucida già esistente, il lavabo abbinato al mobile è ora disponibile anche in bianco satinato e nero opaco e lucido. www.duravit.it

12. Il concept Wellness proposto da Ronal Bathrooms vede protagonista Nami , la vasca freestanding in acrilico di Glass 1989, con finitura esterna in gelcoat, disponibile in bianco opaco e bianco lucido, dotata di scarico up&down nella stessa finitura della vasca, proposta con sistema airpool e luce led perimetrale. www.ronalbathrooms.com

13 . Dallo studio sul supercerchio (squircle), che unisce le proprietà di un quadrato a quelle di un cerchio, nasce il disegno della manopola che contraddistingue Super disegnata da Calvi Brambilla per QuadroDesign che offre una superficie di appoggio generosa senza la durezza degli angoli a 90° di un quadrato. www.quadrodesign.it

14. La nuova collezione di vasche e lavabi Seros di Victoria + Albert si distingue sia per il processo creativo sia per la sua produzione. Il brand di House of Rohl ha infatti incaricato la scultrice britannica SophieElizabeth Thompson di creare forme dinamiche e fluide che potessero ispirare la linea realizzata in Quarrycast. www.vandabaths.com

15. Acqua Essenza è la nuova proposta di Fantini nell’ambito del Wellness Ritual. Grande attenzione alla facilità d’uso nella progettazione, affidata a Bertrand Lejoly. I pulsanti sono stati concepiti per attivare o disattivare la doccia con una semplice pressione e per regolare il flusso dell’acqua con una leggera rotazione. Finitura: matt gun metal pvd. www.fantini.it 16

16. Des Evolution di Stefano Spessotto di Studio Dedalo per Cerasa è un sistema d’arredo trasversale, flessibile e personalizzabile. Si compone di mobili da bagno, colonne, lampade, tavolini, specchi e mensole. Nell’immagine, uno dei quattro mood della collezione: Deep green con finiture scure e sofisticate. www.cerasa.it

UN TALENTO NATURALE

Diretta da Antonino Saggio, la collana Imprinting nasce per promuovere la produzione della nuova architettura italiana. Il volume curato da Michela Falcone presenta i lavori di Stefano Pujatti, architetto friulano che si forma tra Italia (Iuav) e Stati Uniti (master al Sci-Arc di Los Angeles con Wolf D. Prix) e vive e lavora tra Chieri e Toronto. Opera prima il cimitero di Villanova, a sud di Pordenone. Il progetto per le terme di Grado sfrutta le maree per il riciclo delle acque, con pedane galleggianti che si muovono in sintonia con il mare. Per l’hotel 1301 Inn di Piancavallo riutilizza i detriti dell’edificio preesistente e inserisce spazi comuni e funzioni di servizio nell’ingresso a tripla altezza. Un tetto retto da colonne diagonali lascia scorrere senza intralci la neve. La modernità delle forme, le soluzioni innovative e l’audacia del segno architettonico si integrano tuttavia con il carattere del luogo.

Nei progetti di Pujatti anche l’acqua diventa materiale dell’architettura, come nell’Atelier Fleuriste a Chieri, dove scorre lungo la facciata in vetro per abbassare la temperatura, aggiungendo un effetto straniante alla vetrina, e nella Maison Glacé di Toronto, dove bagna una rete

L’ARCADIA DIETRO CASA

A parte gli erbari, molto meglio un formato tascabile come questo libriccino per leggere di giardini: si porta facilmente con sé camminando in mezzo alla ‘natura selvatica’ del titolo. Che forse non esiste, essendo stata, la crosta terrestre, operosamente esplorata, smossa, coltivata e lavorata in 25.000 anni di Sapiens Sapiens. Figurarsi in un giardino, che chiamare selvatico è un ossimoro, ma anche un desiderio, legato alla crescente consapevolezza ambientale. Si può dunque immaginare un ‘giardino selvatico’? Sì, risponde l’architetto paesaggista e botanico Antonio Perazzi, e ne abbiamo bisogno, perché “il giardino è una convenzione per indicare tutta la natura”. Ma come controllare la natura di cui è composto? “Non esistono più erbacce – scrive Perazzi – ma solo cattivi giardinieri, che non sanno come agire senza andare contro natura”. Il resto è racconto, tra ricordi personali, preziose informazioni botaniche e poesia, che aiuta a comprendere il significato più autentico dell’ormai abusato termine ‘biodiversità’, perché dall’osservazione degli alberi si può comprendere la natura geologica del terreno, perché il bosco porta con sé suoni e odori che altrimenti non esisterebbero,

metallica giustapposta all’involucro che, ghiacciando, si trasforma in una seconda pelle esterna: la camera d’aria che si crea protegge l’edificio dai rigori del clima. Il talento, la ricerca e la sperimentazione, accompagnate a una buona dose di sarcasmo verso la produzione architettonica corrente, emergono da ogni progetto dell’originale architetto e del suo studio ElasticoFarm.

Stefano Pujatti

Michela Falcone

LetteraVentidue, Siracusa, 2023

140 pp, 18 euro

ISBN 978-88-6242-851-4

perché anche ristrutturare un casale comporta il rischio di perdere il volo delle rondini che ritornano al nido lasciato l’anno prima. E perché tra ‘selvaggio’ e ‘selvatico’ c’è la stessa differenza che corre tra un bosco percorso da moto da cross che mettono in fuga gli animali, ‘selvatici’ appunto, e una foresta pulita e curata con il taglio selettivo.

ARCHINERVI

Il volume di Electa riunisce gli esiti di un progetto di valorizzazione e di ricerca condotto da Csac - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e il Centro Archivi Architettura della Fondazione Maxxi di Roma, che conservano i due più consistenti e significativi fondi documentari su Pier Luigi Nervi. I due archivi sono complementari tra loro e contribuiscono in egual misura a mettere in luce la creatività di uno dei più grandi progettisti italiani del Novecento. Una figura in cui “si assommano – affermò Luigi Carlo Daneri, suo stretto collaboratore –in perfetta e inscindibile unità, le qualità, solitamente distinte, dell’architetto, del costruttore, dello scrittore e del docente”. Grande attenzione è dedicata nel testo all’importanza e alla complessità della gestione e valorizzazione degli archivi: dalla catalogazione, alla digitalizzazione, al restauro, alla disseminazione anche online, con un approfondimento sulle possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale a un archivio di disegni di architettura e ingegneria. Basandosi appunto sui documenti d’archivio, il volume ricostruisce dettagliatamente la biografia di Nervi, l’attività dell’impresa Nervi & Bartoli e illustra un primo regesto di 90 opere, altrettanti esempi di architettura strutturale con i quali Nervi ricercava “quella sintesi di sensibilità statico-estetica, scienza tecnica e padronanza dei procedimenti esecutivi, che ha prodotto i capolavori di tecnica e arte delle grandi costruzioni del passato”. Il lavoro, tuttora in corso, e la pubblicazione sono stati finanziati dal Fondo Cultura 2021 del Mic.

La natura selvatica del giardino

Antonio Perazzi

Einaudi, Torino, 2024

130 pp, 13 euro

ISBN 978-88-06-26226-6

Pier Luigi Nervi

Due fondi storici un archivio digitale

A cura di Francesca Zanella e Carla Zhara Buda

Electa, Milano, 2024

176 pp, 25 euro

ISBN 978-88-9282-254-5

elements

MilanoDesignWeek

Il Salone del Mobile, con il Fuorisalone, è il luogo d’eccellenza per riflettere sul mondo del design e del progetto, per esplorare come cambia il modo di vivere, abitare, arredare.

La nostra selezione guarda al sistema creativo e produttivo dell’arredo proponendo soluzioni che si distinguono per forza materica, espressiva innovazione funzionale e tecnologica.

a cura di Elena Riolo
Un angolo della mostra Nella pancia del Guerriero, nata dalla collaborazione inedita tra Vito Nesta, Sara Ricciardi e Alessandro Guerriero nello spazio-atelier di Vito Nesta a Milano.

MILANI

LUNAPIENA. La lampada è progettata dallo studio Basaglia + Rota Nodari, artefici dell’intera collezione SpazioMilani. Una sfera opalina, retta da una decorativa struttura in tondino decorativo, diffonde perfettamente la luce ideale per illuminare terrazze, pergolati o pergole. www.sm-milani.com

NARDI

MAXIMO. Il divano modulare con struttura in resina rigenerata e tessuti ad alta componente riciclata permette di realizzare innumerevoli configurazioni, a partire dal singolo modulo poltrona. Le linee pulite messe a punto da Raffaello Galiotto si sviluppano in orizzontale dando un senso di profondità e lunghezza; la struttura, piena e robusta, è resa esteticamente leggera dalla modulazione delle sezioni triangolari e dai dettagli arrotondati. www.nardioutdoor.com

MAUGOUST CHENAIS

PRIMA MATERIA. Lo sgabello scultoreo progettato dagli architetti Cécile Chenais e Laurent Maugoust è in un monumentale blocco di onice iraniano mescolato con un travertino Osso molto puro. L’edizione limitata è stata in mostra durante il Fuorisalone a Palazzo Litta, con la collaborazione della Galleria B, produttrice di tappeti, moquette, tessuti e carta da parati, fondata da Roxane Bernini e Bérangère Thiébaud. www.maugoustchenais.com

FANTONI

DECUMANO. Nasce dal disegno di un incrocio ortogonale di travi leggere che reggono il piano la gamma progettata da Giulio Iacchetti e Matteo Ragni che comprende tavoli fissi e regolabili in altezza, rettangolari, quadrati e rotondi di diverse dimensioni, in finiture rigorose che permettono di giocare col dettaglio del giunto. Il piano trasparente enfatizza la semplicità della soluzione della struttura. www.fantoni.it

Foto ©Eye Studio
Foto ©Guillaume Grasset

Davide Angeli è deputy managing director di Amdl circle, studio di architettura fondato da Michele De Lucchi, dove il cerchio simboleggia il confronto, lo scambio, lo strumento principale per progettare un futuro migliore. www.amdlcircle.com

Un errore consapevole nato da sperimentazioni formali e tecniche

Typo significa errore di battitura, sbaglio accidentale. La natura di questa nuova sedia è frutto di una calibrata sperimentazione condivisa da noi progettisti e da un’azienda come Mara molto disponibile nei confronti dell’innovazione. Partendo dallo studio delle tecniche di piegatura dei profili in acciaio, abbiamo messo a punto una lavorazione non convenzionale in grado di restituire un effetto inedito: piegando lungo la diagonale il tubo di acciaio, il mate-

riale si deforma drappeggiando pieghe nette e controllate che assomigliano alle nervature tipiche del corpo umano e dei materiali tessili. Questo dettaglio genera ‘l’errore’, voluto e ricercato, che è l’anima del progetto. In questo modo le sedie esprimono una forte personalità e un senso più umano e morbido lontano dalla durezza del metallo e si distinguono l’una dall’altra per leggere differenze.

Davide Angeli

iGUZZINI

NEWFO E FILORAIL Newfo è il primo prodotto ideato appositamente per essere abbinato a Filorail: binario elettrificato a bassissima tensione praticamente invisibile. Il nuovo piccolo proiettore introduce nel lighting i canoni geometrici dello squircle design, a metà fra il cerchio e il quadrato, e unisce prestazione ottica a forma poetica. www.iguzzini.com

MARA

TYPO. La sedia nasce dal dialogo tra materiali: la struttura è metallica, lo schienale e la seduta in legno. È stato inoltre inserito un dettaglio tessile, una fettuccia in cotone rigenerato che spunta dalla struttura: grazie a questo gancio, collegato a un meccanismo innestato nel tubo a sezione quadrata, è infatti possibile regolare l’altezza dello schienale.

www.marasrl.it

ARPER

CATIFA CARTA. Progettata nel 2001 da Lievore Altherr Molina e primo prodotto di Arper a ottenere una certificazione ambientale, la seduta si rinnova ora con la scocca composta da PaperShell che fornisce resistenza e comfort ridefinendo gli standard di design sostenibile. Derivato dagli scarti del legno, il nuovo materiale, utilizzato per la prima volta per un prodotto di design, è il risultato di una ricerca scientifica avanzata.

www.arper.com

Foto ©Salva López
Nella foto da sinistra
Davide Angeli Michele De Lucchi, Andrea Borgogni.

DANTE NEGRO

DOLMEN. Reinterpretazione del gazebo e dei suoi complementi. Il progetto di Margherita Rui, tra paesaggio, design e architettura, è stato presentato in anteprima nel 2022 a Edit Napoli. La collezione si amplia quest’anno con un divano modulare di dimensioni generose pensato anche per essere vissuto non solo all’aperto ma anche in spazi interni. www.dantenegro.com

CALLIGARIS

MARA. Imbottita e rivestita a scelta con tessuti e pelli a catalogo, la seduta, progettata da Busetti Garuti Redaelli, è arricchita da due inserti in legno di frassino tinto nero opaco poro aperto e noce canaletto. Il design organico, morbido e rotondo insieme al meccanismo girevole rende la seduta una perfetta espressione del concetto di cocooning. www.calligaris.com

FENIX

THEIA. Lampada da terra e, allo stesso tempo, oggetto contenitore, l’invenzione di Dwa Design Studio ispirata al mito greco della dea della luce è pensata per custodire ed esibire oggetti preziosi. All’esterno, la lampada presenta un involucro Fenix Viola Orissa, mentre all’interno la finitura riflettente in Plex Copper di Homapal crea un contrasto cromatico aggiungendo profondità. www.fenixforinteriors.com

KNOLL

MR CHAIR. Durante la Milano Design Week 2024 l’azienda ha presentato tre nuove finiture per alcune collezioni del periodo Bauhaus. La sedia e i tavolini MR di Ludwig Mies van der Rohe sono ora disponibili in onyx, bianco e rosso scuro, tutte in finitura ultra opaca. Nell’immagine, la sedia con o senza braccioli. www.knolleurope.com

Foto ©Federico Cedrone

La vetrina privilegiata del Salone del Mobile, ieri e oggi

Il Salone del Mobile è per noi un’occasione importante sia per mostrare il lavoro di ricerca e sviluppo condotto nel corso dell’anno sia per osservare le novità presentate dagli altri attori del settore. È il momento in cui i nostri progetti vedono finalmente la luce, frutto di mesi di messe a punto, confronti e prototipi, un momento di conferma o ridiscussione dei nuovi progetti grazie al feedback di migliaia di visitatori. L’attesa, l’ansia positiva e la speranza di vedere apprezzato il nostro lavoro ci accompagnano sempre.

Ricordiamo con piacere l’inizio della collabo-

PORRO

QUILT. La panca metallica rivestita in tessuto trapuntato è pensata da Werner Aisslinger per offrire una seduta collettiva conviviale intorno al tavolo o uno spazio d’attesa, da sola o in serie creando composizioni lineari e rigorose. Nell’immagine, la panca è con il tavolo Ryoba di Piero Lissoni.

www.porro.com

Busetti Garuti Redaelli è un team di designer che crea prodotti per rispondere alle nuove esigenze che emergono al mutare di sensibilità e stili di vita. Oltre alle influenze dei grandi maestri del design italiano, l’approccio dello studio è profondamente influenzato dai valori del design scandinavo.

www.bgr-id.it

razione con Pedrali ormai 10 anni fa. Dopo un periodo in cui osservammo l’azienda, la sua evoluzione e l’apertura nei confronti di giovani designer, decidemmo di proporci con la poltroncina imbottita Log: che venne presentata al Salone con un ottimo riscontro. Successivamente abbiamo sviluppato i primi elementi dell’ormai numerosa famiglia di pouf Buddy, che nel corso degli anni si è inserita anche negli spazi di lavoro fino agli ambienti outdoor con il nuovo Buddy Oasi.

Busetti, Garuti, Redaelli

PEDRALI

BUDDY OASI. La soluzione d’arredo per l’esterno disegnata da Busetti Garuti Redaelli – amplia la collezione di imbottiti Buddy con un sistema di pouf e divani dalle generose dimensioni, che mantengono il contrasto tra i volumi pieni della seduta e la leggerezza delle gambe tipico della collezione. Il tratto distintivo è lo schienale mobile in schiumato poliuretanico da posizionare sul pouf per creare diverse configurazioni.

www.pedrali.com

PLATEK

IN CURVED AIR. La prima collaborazione di Gordon Guillaumier con Platek dà vita a una presenza slanciata ed essenziale: lo stelo in cima nautica intrecciata tinta in pasta si equilibra con il cemento spazzolato del basamento, levigato a terrazzo con procedimento manuale, e con la superficie liscia della cupoletta metallica. L’ottica Fresnel, realizzata su misura, è il cuore della fonte luminosa.

www.platek.eu

Foto ©Andrea Garuti

KERAKOLL

HUETOPIA. L’installazione di Nichetto Studio evoca l’idea di un luogo immaginario, un panorama composto da 14 forme distinte, caratterizzate da elementi rotanti, organici, sfaccettati e cubici, interpretazioni di elementi architettonici essenziali. Questi solidi sono un omaggio all’eclettismo di Color Collection, con i suoi 150 colori contemporanei e 15 superfici uniche, e Fugabella Color, la resina-cemento in 50 tonalità. www.kerakoll.com

EGOUNDESIGN

VORONOI. Il sistema scultoreo di piccoli contenitori assemblabili in verticale è generato con la stampa in 3D utilizzata per la prima volta per l’ottone. La collezione nasce infatti dalla collaborazione con 3D4Mec, prima azienda al mondo ad aver sviluppo stampanti industriali 3D per ottone. Il processo di lavorazione permette di modellare forme intricate e dettagliate che raggiungono un’inaspettata leggerezza senza compromettere la resistenza del prodotto. www.egoundesign.com

ENTO

XŪ. Il suo nome in cinese significa vuoto. La maniglia in ottone di Neri&Hu riprende infatti la parte interna della canna di bambù: il suo gambo cavo. Il richiamo formale permette di ridurre al minimo l’utilizzo di materiali, secondo una linea seguita dall’azienda negli ultimi anni.

www.ento.it

DESALTO

ROLLER. Scomporre la seduta in elementi grafici essenziali. Da questo assunto nasce la collezione di poltrone, pouf e chaise longue progettata da Francesco Rota a partire da rulli tondi e ovali, geometrici, scultorei e definiti in poliuretano a diverse densità. Lo scheletro portante è un tubo rotondo in metallo, che sostiene i cuscini di seduta.

www.desalto.it

Foto ©Sebastian Quadrelli

FLOS

EMI. Una tecnologia brevettata Flos dà origine ad apparecchi di dimensioni compatte dotati di un’unità ottica antiriflesso. La collezione nasce infatti dalla volontà di Erwan Bouroullec di portare la qualità del settore professionale anche nell’illuminazione degli ambienti domestici. Declinata in quattro versioni – a sospensione, a soffitto, da terra e da tavolo – fornisce una luce potente ma al tempo stesso delicata, concepita per essere riflessa. www.flos.com

ANTRAX IT

LANA. Il radiatore modulare disegnato da Amdl Circle si sviluppa a partire da una formella quadrata di 33x33 cm, con angoli stondati ed effetto bombato, realizzata in fusione di alluminio 100% riciclabile. La superficie curva è ulteriormente lavorata con una plissettatura superficiale, ispirata ai filati del mondo tessile cui rimanda anche l’accostamento di più moduli, orientati in orizzontale o verticale. www.antrax.it

Eclettico, anticonvenzionale ed empatico. È l’approccio al design di Francesca Lanzavecchia, fondatrice dell’omonimo studio con sede a Milano oltre che cofondatrice, insieme a Hunn Wai, di Lanzavecchia + Wai, con sede a Milano e Singapore. Il suo lavoro si radica nel solco di un’intensa attività di ricerca e di squadra con le aziende.

www.lanzavecchia-wai.com www.instagram.com/fralanzavecchia/

Il design come fedele compagno di vita

Nonostante le sue forme semplici e organiche, la sedia outdoor Malvasia esprime una sfida produttiva: quella di estrapolare schienale e seduta da un unico pezzo traforato e calandrato, saldandoli poi al telaio in tubolare in maniera pressoché invisibile. Un trattamento complesso che ammorbidisce la freddezza impenetrabile del metallo, portandolo vicino al suo limite di flessibilità. Quella con S Cab è una collaborazione felice perché per me il design non si riduce al prodotto finito, ma si estende all’intero processo produttivo.

Gli oggetti, infatti, non sono semplici manufatti

inanimati, ma estensioni funzionali e simboliche di chi siamo, inquilini della nostra quotidianità famigliare, promotori di rituali d’uso, con cui intrattenere uno scambio, una relazione affettiva. Per me essere designer significa al contempo essere ricercatori, sperimentando una trasversalità di materiali, forme e usi; ingegneri, strutturando la sostanza tramite una razionalità analitica propensa all’innovazione; artigiani, modellando il reale attraverso una manualità sartoriale; e, infine, narratori di storie di vita.

Francesca Lanzavecchia

S CAB

MALVASIA. Semplice, essenziale, traforata: progettata da Francesca Lanzavecchia, la seduta da esterni proietta attraverso le sue trame metalliche intrecci di luci e ombre. Le gambe, caratterizzate da una doppia incurvatura, conferiscono leggerezza poetica all’arredo, il cui profilo minimal si completa con l’aggiunta di braccioli e morbide cuscinature.

www.s-cab.it

Foto
©Erwan
Bouroullec
Foto
©Guido
Stazzoni

CESARE ROVERSI ARREDAMENTI

6X6. La semplicità di costruzione è la principale caratteristica del sistema disegnato da Nicholas Bewick: il progetto flessibile di telai da personalizzare con diversi materiali di finitura e accessori nato per combinare configurazioni di arredo e divisori. Il suo giunto, con la sua forma ovale, è l’elemento che collega i listelli di legno lamellare. Compose your Life da Agape 12 durante la settimana del design ha mostrato la sua versatilità per definire microambienti multifunzionali.

www.roversi.it

QU

MAGRITTE FLOOR E TABLE. Discreti ed eleganti, il nuovo corpo illuminante da terra e l’apparecchio da tavolo condividono la semplicità del tratto. Sono caratterizzati da un corpo in alluminio trattato superficialmente in diverse finiture per integrarsi al meglio con l’ambiente e da una sorgente 8W. www.qu-lighting.com

KARL LAGERFELD MAISON

WELLEN. La collezione, il cui nome significa onde in tedesco, firmata dal guest designer Toan Nguyen e realizzata esplorando gli archivi del marchio di moda e valorizzando punti a coste, curve e forme generose e ondulate: tutti elementi creativi identificati negli schizzi dello stilista. In particolare, il divano e poltrona cromata rimandano allo spirito anni Settanta.

www.karllagerfeldmaison.com

NO–WALL HOUSE. Il concept esplora forme di dialogo tra arredo e architettura mettendo al centro la logica sistemica e modulare, a servizio della creatività progettuale. Attraverso nuove potenzialità di integrazione tra i tre sistemi dell’azienda veneta – Freedhome, Wallover e il nuovo Architype – le pareti sono sostituite quasi totalmente da soluzioni d’arredo bifacciali. www.caccaro.com

CACCARO

Formafantasma di Andrea Trimarchi e Simone Farresin, fonda la sua attività sull’indagine delle forze ecologiche, storiche, politiche e sociali che modellano la disciplina del design oggi. La sua progettualità va oltre l’estetica e porta alla creazione di nuovi scenari e strategie che integrano natura analitica, forma e ricerca nell’innovazione sostenibile. www.formafantasma.com

La realtà del prodotto è oggi la sua formulazione

La collezione Earthic, insieme all’installazione che l’ha annunciata durante il Fuorisalone 2024, enfatizza il significato della sostenibilità dei processi produttivi rispetto alla mera estetica. Spesso si parla di qualità nella produzione, in termini di prestazioni dei prodotti, ma raramente si mette in primo piano il processo decisionale che sta dietro la loro realizzazione. Fin dall’inizio l’obiettivo è stato quello di creare un progetto di superfici che potesse diventare una piattaforma per studiare come l’azienda potesse rendere i propri processi ancora più sostenibili, analizzando i flussi di rifiuti. Una componente

che oggi è centrale nello sviluppo delle superfici è l’utilizzo degli scarti dei processi produttivi. La nostra collaborazione con Cosentino è proprio questo: un processo di progettazione del prodotto dall’interno, dove le scelte estetiche corrispondono anche a scelte etiche e sostenibili. Il processo decisionale in questa prospettiva è ciò che è rilevante per il design di oggi. Il materiale si esprime in tre palette colori molto sobrie e facili da implementare negli interni perché volevamo che fosse il più versatile possibile.

Andrea Trimarchi e Simone Farresin

COSENTINO

EARTHIC BY SILESTONE XM. Esito di un intenso progetto di ricerca sulla sostenibilità del prodotto e dei processi produttivi, le superfici della nuova collezione sono ottenute da una nuova miscela di minerali di prima qualità e oltre il 30% di materiali riciclati, come vetro, pet, bio-resina post-consumo e frammenti riciclati di Dekton. La linea si declina in due serie di colori: tre superfici firmate da Formafantasma e tre motivi e colori di Raw. www.cosentino.com

VIABIZZUNO

ILSILENZIO. Pensato per l’installazione in spazi lavorativi e uffici, il sistema di illuminazione a sospensione per interni ha struttura realizzata in estruso di alluminio ossidato. Il sistema modulare, configurabile anche con pannelli fonoassorbenti in diversi formati, è gestibile da device mobile tramite l’app Viascenario, il sistema di controllo wireless Viabizzuno. www.viabizzuno.com

CAIMI

STILEMI. Dopo un’attenta ricerca nell’Archivio Mendini, l’azienda ha individuato alcuni segni caratteristici del linguaggio formale ed estetico di Alessandro Mendini traducendoli in sedute informali che possono essere usate anche come tavolini, comodini o semplici strutture di appoggio. Disponibili in diversi colori. www.caimi.com

LYXO

ILLO. Lo sgabello-tavolino disegnato da LCM Marin Design Studio è un gioco di clessidre in- e outdoor, un oggetto polifunzionale versatile e colorato utilizzabile come sgabello o tavolino. Realizzato in polietilene con stampaggio rotazionale, 100% riciclabile, è disponibile in una vasta gamma di colori. www.lyxodesign.com

DIEFFEBI

FRANNY. Disegnato

da Elisa Ossino, il desk dalle linee essenziali si caratterizza per il pannello in tessuto rivestito e fonoassorbente disponibile nella versione rettangolare a fascia oppure rotondo o quadrato fino a terra. I colori della struttura e quelli del piano sono abbinabili a piacere; 18 le varianti per il tessuto del pannello. La scrivania può essere completata con uno o due cassetti sospesi lateralmente sotto al piano. www.dieffebi.com

ANTOLINI

CRISTALLO VITRUM WOW. Lo straordinario natural quartz dalle venature ambrate che richiama l’atmosfera cristallina di una lastra di ghiaccio perenne, è la materia prima della scenografica vasca scavata a massello da un unico blocco di pietra naturale e lucidata a mano: l’opera testimonia una maestria artigianale tramandata da generazioni e una lavorazione controcorrente rispetto alla frenesia produttiva di oggi.

www.antolini.com

DE CASTELLI

ELIZABETH. La caratteristica piegatura del metallo conferisce movimento alla lastra che forma la superficie della madia disegnata da Nathalie Dewez, trasformando ogni riflesso in luce. Declinato in acciaio, rame oppure ottone utilizzati come tessuti plissettati, l’arredo è disponibile in versione consolle e madia.

www.decastelli.com

Foto ©Max Zambelli
Foto ©Alberto Parise

PROTEK

BIGFOOT OUTDOOR. La nuova versione per esterni del sistema di arredo a scomparsa brevettato consente di ottimizzare ogni spazio e di celare alla vista quanto non in uso, senza ingombri ulteriori. Il frontale è personalizzabile in base alle finiture dell’architettura. Il sistema è integrabile nel muro in fase di progettazione e ristrutturazione dell’immobile, in adiacenza a una parete già esistente o indipendente e autoportante. www.protek-controtelai.com

Come creare valore per le aziende del design made in Italy

Non imponiamo i nostri disegni o progetti, noi lavoriamo insieme alle aziende del design made in Italy per capire le esigenze, conoscerle e individuare le potenzialità del mercato. Proprio come abbiamo fatto con Diemmebi, realtà industriale vocata all’arredo da comunità, per cui abbiamo realizzato diverse collezioni di sedute e arredi outdoor di cui abbiamo curato l’intera immagine. Il nostro mestiere è puro design industriale, non pensiamo al ‘prodotto vetrina’ ma a una strategia aziendale di lungo respiro.

MASIERO

PALLADIO. La nuova collezione della Linea Atelier si compone di sospensioni, plafoniere e applique. Dal telaio in metallo verniciato nero, declinato in forme rettangolari, quadrate, circolari o ellittiche in più dimensioni, pendono uno o molteplici livelli di schiere di losanghe sfaccettate in cristallo color golden fumé. www.masierogroup.com

Gli architetti e designer Alberto Basaglia e Natalia Rota Nodari si affacciano sulla scena dell’architettura nel 1997, fondando lo studio associato che porta il loro nome. Molte le collaborazioni in essere, moltissimi i progetti realizzati: dal recupero di edifici di archeologia industriale a progetti di design industriale. www.basagliarotanodari.com

Cogliamo le energie specifiche del nostro interlocutore e troviamo il modo di potenziarle attraverso la creazione di visioni alternative, spesso complementari a ciò che già esiste.

Un oggetto di design è il frutto dell’impegno comune di molte persone dalle diverse e specifiche competenze tecniche, industriali, commerciali, estetiche.

Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro collettivo.

URBANTIME

CABANA. L’ultimo nato della collezione Zeroquindici è un sistema giocoso e colorato disegnato dallo studio Basaglia + Rota Nodari, art director del brand di Diemmebi. La piccola architettura è composta da tavolo e panche in acciaio verniciato, ombreggiati da un parasole in tessuto regolabile in altezza. www.urbantime.it

NEMO LIGHTING

LBB01. La lampada, dal design essenziale e geometrico, venne disegnata nel 1950 da Lina Bo Bardi per la Casa de Vidro, progetto simbolo dell’architettura brasiliana modernista. Lo stelo telescopico e i diffusori orientabili a 360° in alluminio verniciato nero consentono un’illuminazione diretta e indiretta, mentre la finitura interna è bianca opaca. www.nemolighting.com

BUDRI

MARGRAF

COLONNA CORINTHIO. La collezione Frammenti firmata da Raffaello Galiotto si ispira alla magnificenza delle architetture antiche. Dall’ampia materioteca Margraf, il designer ha scelto tre marmi, provenienti da Italia, Brasile e Vietnam: uno per il tavolo Palladio, uno per la seduta Peloponneso e per la colonna è stato selezionato il marmo Notre Dame dalle profonde venature scure. www.margraf.it

CORTEZA ROUND DINING TABLE. Il tavolo fa parte della nuova collezione Geodies firmata da Patricia Urquiola in cui lastre di marmo convivono con quarzi, geodi e rocce. Il piano è realizzato da una grande lastra in onice bianco; estensioni in resina integrano le parti erose dall’evoluzione della cava. Anche le gambe combinano i due materiali. www.budri.com

HANA-ARASHI. Composta da una poltrona, un pouf, tavolini, due cesti, lampade da terra e a sospensione, la serie disegnata da Nendo trae origine dal tessuto a rete Maris, completamente riciclabile, impermeabile e disponibile in 180 colori. La nuova collezione rappresenta il secondo capitolo, dopo il lavoro dei fratelli Campana, del progetto Mottainai, che punta a donare nuova vita ai ritagli di tessuto destinati allo smaltimento. www.paolalenti.it

PAOLA LENTI
Foto ©Marco Reggi

Matteo Brioni è fondatore di una propria realtà imprenditoriale, attiva nella produzione in chiave contemporanea di finiture in terra cruda per il mondo dell’architettura. www.matteobrioni.com

Outsider nella ceramica maestro nella terra cruda

Sono nato e cresciuto in una fornace a Gonzaga, quindi da sempre vivo immerso nel mondo affascinante dei materiali e dei rivestimenti. Negli anni mi sono specializzato nella ricerca sull’intonaco, sulle superfici materiche in terra cruda o in argilla. La collaborazione con un’azienda importante come Atlas Concorde è stata quindi una sfida per me da affrontare con il medesimo ap-

PASSONI DESIGN

RADICE. In equilibrio tra la praticità di una sedia standard e il comfort di una poltrona, la seduta progettata da atelier oï ha struttura in legno abbinata a elementi imbottiti. Le tre gambe sono radicate per garantire stabilità, mentre l’asse principale si dispiega come rami per formare la seduta e i braccioli, evocando la struttura di un albero. www.passonidesign.it

ATLAS CONCORDE

proccio sartoriale con cui sviluppo ogni mio progetto.

Al suo brief molto specifico abbiamo saputo rispondere con prototipi che sono stati poi facili da traslare nella produzione. I numeri e il confronto con il mercato hanno poi dato ragione a questo sodalizio, che sono convinto continuerà nel futuro.

BOOST NATURAL PRO. La collezione per pavimenti, rivestimenti ed elementi d’arredo amplia la linea Boost Natural con otto nuovi colori ispirati alla terra cruda: un materiale sempre più apprezzato nel design di interni per il suo aspetto naturale e materico cui l’azienda unisce le performance tecniche del grès porcellanato e della ceramica. Nell’immagine, la nuova cromia Sand. www.atlasconcorde.com

ALBED

ENTRE-DEUX. La collezione immagina il vano porta come un invito alla connessione invece che alla separazione tra due ambienti attraverso il telaio-cornice che sporge e accompagna il transito. Il portale firmato da Alfonso Femia ha ricevuto la Menzione d’Onore al XXVIII premio Compasso d’Oro. Ha telaio in alluminio in sei finiture, in legno o in marmo, e pannello della porta in vetro o in legno e, a scelta, con illuminazione integrata. www.albed.it

Da sinistra in senso orario.

Davyd Burliuk Carousel, 1921. National Art Museum of Ukraine. © The Burliuk Foundation. Volodymyr Burliuk Ukrainian Peasant Woman, 1910–11 © Museo Nacional Thyssen-Bornemisza Madrid.

Marko Epshtein, The Tailor’s Family, c. 1920. National Art Museum of Ukraine.

AVANGUARDIA UCRAINA

IN THE EYE OF THE STORM. MODERNISM IN UKRAINE, 1900–1930S È IL TITOLO DELLA MOSTRA ALLA ROYAL ACADEMY OF ARTS CON 65 CAPOLAVORI DEI PRIMI DECENNI DEL NOVECENTO. A LONDRA FINO AL 13 OTTOBRE

Malgrado brevi stagioni di indipendenza, fino alla fine dell’Ottocento l’Ucraina non veniva percepita come un’entità nazionale. Per secoli terra di confine tra differenti imperi, accolse popolazioni diverse: gli incontri e gli scambi tra ucraini, polacchi, russi e comunità ebraiche diedero vita a un profilo culturale specifico difficilmente riconosciuto all’estero anche perchè, dopo il 1932, l’Unione Sovietica vietò tutti i gruppi artistici indipendenti per imporre il realismo socialista come unica forma di espressione artistica. È per questo di grande novità e interesse la mostra In the Eye of the Storm, che si tiene a Londra, curata da Konstantin Akinsha, Katia Denysova, Olena Kashuba-Volvach e Ann Dumas, con prestiti provenienti perlopiù dai

musei d’arte e di arti performative di Kiev. Il fermento artistico che nel primo decennio del Novecento animava le capitali dell’Europa occidentale, con il cubismo e il futurismo, fu un riferimento per i lavori dei giovani artisti ucraini esposti nella prima sala delle Gabrielle Jungels-Winkler Galleries, ma le massime espressioni del modernismo in Ucraina furono le scenografie e gli allestimenti teatrali, illustrate nella seconda sala da lavori di Alexandra Exter, Vadym Meller e Anatol Petrytskyi. Importante spazio è poi dedicato alla Kultur Lige, il movimento fondato da giovani artisti ebrei come El Lissitzky, Issakhar Ber Ryback e Sarah Shor, per promuovere una sintesi tra avanguardia europea e tradizione artistica ebraica.

La mostra prosegue infine con le prime espressioni artistiche dell’Ucraina sovietica, promosse soprattutto negli istituti d’arte di Kharkiv (allora capitale della giovane repubblica) e di Kyev, finchè dieci anni dopo, nel 1932, tutto si dovette uniformare al realismo socialista, piegando d’imperio l’arte a strumento di propaganda politica.

In the Eye of the Storm è organizzata dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid in collaborazione con la Royal Academy of Arts di Londra; il Museum Ludwig di Colonia, il Museo reale di Belle Arti del Belgio, il Belvedere di Vienna e il network Museums for Ukraine ■

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